La Costruzione di una Solida Repubblica

di DaGio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Giunti al Termine ***
Capitolo 3: *** Il Fato non mente mai ***
Capitolo 4: *** Il Primo Passo ***
Capitolo 5: *** Dispersione ***
Capitolo 6: *** Lo Spirito Insetto ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Avatar: La Leggenda di Aang
- La costruzione di una solida Repubblica -


PROLOGO:


Il cielo tornava a schiarirsi, dopo che la luna riapparve da dietro ai nuvoloni grigi che la nascondevano. Una figura poco illuminata dalla flebile luce camminava in controvento: si trattava di un ragazzo alto un metro e settantacinque, vestito con un kimono verde molto più corto del normale, come quelli utilizzati dai cittadini comuni e dai taglialegna, come una tunica, raccolto da una fascia celeste appena più in su della vita. Indossava un paio di pantaloni neri e due stivali in cuoio marroni.
Il fruscio delle foglie e dell'erba aumentò e l'oscurità si faceva più densa a intervalli, quando le nubi tornavano a coprire la sfera argentea più in alto nel cielo. Il vento portava quelle nuvole verso sud-ovest, quindi più in avanti il ragazzo avrebbe potuto trovare bel tempo, con un pizzico di fortuna. Ad un tratto la misteriosa figura deviò dal sentiero principale, per riparare dentro ad una cavità nel piccolo colle alla sua sinistra. Dopo pochi minuti, prelevò dei rami e pezzi di legna raccolti durante il tragitto e li posò a terra, ammucchiandoli per bene, quindi vi avvicinò la mano destra, dal cui palmo ne scaturì una fiammella non troppo grande che prese a bruciare la legna. Un fremito scosse per due lunghi secondi il ragazzo, il quale cominciava a scaldarsi dopo aver marciato con quel freddo fino a notte tarda. Ora il suo volto era ben illuminato dal piccolo falò e si potevano notare decisamente più dettagli. Gli occhi castani e i corti capelli del medesimo colore, labbra carnose e un lieve taglio sulla guancia destra che sarebbe sicuramente scomparso col tempo.
Nemmeno lui sapeva con certezza cosa stava facendo e perché ma era già arrivato sino a quel luogo, nel Regno della Terra e Ba Sing Se distava ancora solo due chilometri.
"Come posso trovare quello che cerco..." mormorò sospirando, in tono sconsolato.
Si trovava nel Regno della terra da quasi una settimana, dopo aver saputo del piano d'invasione della Nazione del Fuoco e della cometa di Sozin. Quegli ultimi giorni sarebbero stati decisivi per le sorti del mondo intero e decine di volontari stavano accorrendo da tutte le parti per tentare di far pendere la bilancia della buona sorte dalla parte dei popoli oppressi dal Signore del fuoco Ozai, il monarca assoluto che tentava di conquistare definitivamente tutti i territori delle altre tre regioni.
Il ragazzo prelevò dallo zainetto un sacco a pelo che distese a terra, vi ci si infilò dentro e si rannicchiò in posizione fetale, scaldandosi il più possibile per rendere più facile il riposo. Non voleva bruciare il Ki, l'energia interiore, che da poco aveva imparato a sentire ed accumulare. Il falò rimase inaspettatamente acceso ancora per un paio di minuti, fino a quando il giovane non si addormentò pensando alle imprese e avventure compiute in così pochi giorni. Era giunto da luoghi lontani, apposta per aiutare il Regno della Terra a resistere alla minaccia che sarebbe giunta a momenti da parte della Nazione del Fuoco. Certo non sarebbe stato facile farsi vedere come un amico dalla resistenza, comprendendo lui stesso che un dominatore del fuoco non poteva essere che ostile agli occhi di quella gente, ma d'altronde anche il vecchio generale Iroh e altri ex membri della Nazione del Fuoco erano accorsi a Ba Sing Se, secondo alcune fonti provenienti da un piccolo villaggio vicino alla grande città di Omashu. Ormai era fatta, perché giunto fino a quel luogo non poteva certo tornare indietro e poi anche lui voleva dare il suo modesto contributo per liberare il mondo dal Signore del fuoco Ozai. Così, con quei pensieri non più confusi, il ragazzo finì in un sonno profondo e ristoratore che lo avrebbe portato a svegliarsi di mattina, in una nuova giornata che lo avrebbe permesso di avvicinarsi sempre più alla capitale di quella Monarchia Confederata.
Quando il giovane si svegliò, aprì gli occhi lentamente e constatò che intorno a lui era ancora tutto troppo buio. Doveva essere ancora presto e decise di concedersi ancora qualche minuto prima di alzarsi per controllare quanto mancasse all'alba. Dopo essere uscito con estrema lentezza dal sacco a pelo, il ragazzo si rimise le calzature e sporse la testa fuori dalla cavità in cui si trovava, poi notò che l'orizzonte prendeva a rischiararsi e rientrò per mettere in ordine i suoi indumenti. Prese uno specchietto che usò per vedere il suo viso stravolto riflesso: i capelli erano schiacciati da una parte e le occhiaie visibili come non mai. Lì vicino scorreva un filo d'acqua, probabilmente a causa di una qualche sorgente all'interno del colle, quindi sistemò una scodella di dimensioni discrete e attese che si riempisse, poi si diede una sciacquata alla faccia, al collo e bevve pochi sorsi. Doveva rimettersi in marcia e riprendere il cammino più velocemente che poteva se non voleva tardare allo scontro finale. Ma qualcosa attirò la sua attenzione proprio quando mise lo zaino in spalla e uscì dalla cavità, qualcosa che gli mise suggestione. Si trattava della Cometa di Sozin, che sembrava divenire sempre più grande man mano che si avvicinava e tra poco sarebbe iniziato il piano d'invasione dei nemici. Doveva sbrigarsi e prepararsi all'imminente battaglia per la libertà, prima che il mondo cadesse nelle tenebre e nella distruzione.
"Ba Sing Se, sto arrivando!" disse incamminandosi per il sentiero principale, aumentando il passo. Purtroppo però la cometa era più vicina di quanto pensasse e a breve in cielo sarebbero comparsi anche i mezzi fluttuanti più avanzati della Nazione del Fuoco, cosa che avrebbe potuto ostacolarlo non poco.

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Capitolo 2
*** Giunti al Termine ***


Capitolo 1 - Giunti al termine -



Il cielo si era tinto di rosso, segno dell'arrivo della Cometa di Sozin. Tre ragazzi si arrampicavano silenziosamente sulla cima di un alto rilievo e poco più avanti uno spettacolo inquietante si mostrava ai loro occhi.
"Siamo in ritardo! La flotta è già salpata!" esclamò Sokka in tono sconsolato.
Un'imponente flotta di aeronavi si accingeva a levarsi da terra per partire alla volta dei territori ancora liberi del Regno della Terra, capeggiati da Ozai in persona, che probabilmente si trovava nel più grande dei velivoli, al centro.
"Allora salperemo anche noi" rispose Toph con decisione. La sua determinazione e il suo ottimismo rendevano le cose più semplici di quanto non sembrassero ma era il suo carattere e poteva dirsi un pregio che rassicurava molto anche i compagni di viaggio. Forse tale ottimismo era dato dal fatto che fosse ceca e non potesse assistere a quello spaventoso scenario?
"Dov'è l'aeronave più vicina?" domandò prendendo lo slancio, come per saltare da un momento all'altro.
"Proprio..." fece per rispondere Sokka, indicando il mezzo a loro meno distante, come se l'amica avesse potuto vederlo, ma non fece in tempo a finire la frase che Toph li afferrò entrambi e si catapultarono assieme verso il velivolo più vicino. La dominatrice della terra non aveva calcolato perfettamente l'altezza e finirono con il superare di almeno due metri la zona dove sarebbero dovuti atterrare, quindi lanciò un grido per un istante, sentendosi sospesa nel vuoto e infine caddero tutti nell'aeronave.
Sokka e Suki riuscirono ad atterrare in piedi ma Toph rischiò di prendersi una facciata, se non fosse stato per i due amici che l'afferrarono in tempo. La dominatrice emise un sospiro di sollievo, forse non avrebbe fatto mai più una cosa del genere.
Ora però erano dentro e dovevano affrettarsi a prendere il controllo del mezzo.
I velivoli dovevano essere circa quattordici, in formazione a triangolo, più quello in avanti, al centro, dove si trovava il Sognore del fuoco Ozai che già sogghignava al solo pensiero di poter regnare su tutto il mondo.
Nel frattempo, parecchi chilometri più distanti dal mare che separava le isole della Nazione del Fuoco dal Regno della Terra, proprio nel deserto antecedente la grande città di Ba Sing Se, un forestiero continuava imperterrito il suo viaggio, non curandosi del colore del cielo e proseguendo di gran fretta verso la meta.
"Eccola lì" mormorò all'improvviso, puntando gli occhi verso la capitale del Regno della Terra, città che non doveva distare ancora più di poche ore, se avesse continuato di quel passo. Le gocce di sudore che gli solleticavano il collo e la fronte, il calore che accresceva sempre più in ogni parte del suo corpo ma anche la forza che ribolliva dentro sé. La Cometa di Sozin accresceva le sue forze, anche se non ai livelli dei veri dominatori della Nazione del Fuoco. Dopo mezz'ora circa, il giovane scorse un gruppo di persone avvolte da abiti molto simili che si spostavano a velocità incredibile in direzione di Ba Sing Se. Il ragazzo riconobbe solo l'emblema del Loto Bianco e questo gli bastò per fargli credere di non avere di che temere da loro, giunti fin lì per il suo stesso scopo.
"Non così in fretta, figliolo!" esclamò una voce alle sue spalle, mentre sentiva la lama di un coltello premergli la gola ma senza lacerarla.
"Fermo! Sono venuto per liberare la capitale! Non voglio ostacolarvi!" fece il ragazzo nel tentativo di giustificare la sua presenza in quel luogo.
"Ci stavi forse seguendo? A me parrebbe di si" replicò la voce profonda. Sembrava che a parlare fosse un'uomo di una certa età e il giovane ne ebbe la conferma non appena vide il suo interlocutore. Si trattava dell'ex generale Iroh, fratello del signore del fuoco Ozai e membro del Loto Bianco.
Intanto la flotta di aeronavi fluttuava sopra al mare sempre più vicina alla costa del Regno della Terra e Sokka si era appostato dietro una porta di ferro blindata, dietro alla quale doveva trovarsi la sala di comando del velivolo. Anche Suki si mise su di un lato dell'ingresso, facendo quanto più silenzio possibile mentre si avvicinava lentamente anche Toph.
"Shhh!" fece Sokka per chiedere silenzio, ma la dominatrice sembrava infischiarsene tranquillamente.
Dentro la cabina gli ufficiali e il capitano udirono come dei colpi al portone e si voltarono allarmati, quando una ragazzina buttò giù la porta con un calcio, usandola come armatura e avvolgendosela attorno al corpo, entrando all'interno della sala di comando sotto lo sguardo stupito dei presenti. Ma non passarono due secondi che subito gli uomini della Nazione del Fuoco presero a infierire lanciando sfere di fuoco, attaccando di continuo ma risultando del tutto inefficaci contro l'avversaria, che non esitò a proteggersi innalzando una piccola barriera dal pavimento e intrappolando due dei nemici alle pareti, essendo tutto in metallo.
Il capitano e un'altro ufficiale continuavano a scagliare palle di fuoco e la ragazzina avanzò, schivando e parando gli attacchi, fino a quando non decise di strappare uno dei tubi che passavano per il soffitto e lo scaraventò contro un'avversario, mettendolo KO in un colpo. Il capitano sembrava preso dal panico e non smetteva di sferrare attacchi ma la dominatrice saltò sul soffitto e avanzò a gattoni restandovi appiccicata come un insetto... un'insetto invincibile!
La ragazza decise di farla finita, quindi atterrò proprio davanti al nemico, il quale rimase paralizzato dalla paura, poi caricò un pugno che assestò direttamente in faccia al pover'uomo, facendolo volare fuori dalla cabina, tra i due ragazzi che la guardarono stupiti.
"È così che si fa" disse Toph levandosi l'armatura dal corpo.
"Bel lavoro Toph! Prendiamo il controllo della nave. Vai al timone" si congratulò Sokka.
"Ma che idea grandiosa! Far guidare l'aeronave a una ragazzina cieca" esclamò con sarcasmo la dominatrice della terra.
"Stavo parlando con Suki..." rispose il ragazzo stizzito.
"Questo è molto più sensato" si affrettò a replicare Toph, mentre la Guerriera Kyoshi andava al timone.
"Come facciamo con il resto della ciurma?" chiese la ragazza.
"Scendi fino ad avvicinarti all'acqua. Mi è venuta un'idea" rispose Sokka sorridendo, poi si avvicinò al sistema di comunicazione ed afferrò la cornetta, quindi si schiarì la voce ed iniziò a parlare.
"Attenzione ciurma, è il capitano che vi sta parlando. Per favore, dirigetevi tutti al vano bombe immediatamente, serviremo torta e crema dolce. Dobbiamo festeggiare un compleanno molto speciale".
La voce risuonò all'interno di tutto il velivolo e alle due ragazze non parve poi così convincente ma a quanto pare funzionò e la nave cominciò a virare poco più a dritta, abbassandosi di molto rispetto al resto della flotta.
Solo dopo un paio di minuti il vano bombe era pieno zeppo di soldati e uomini dell'equipaggio che avevano lasciato i loro posti per recarsi in quella zona della nave sotto l'ordine del capitano, quindi nessuno si era accorto che si trattava di un comando proveniente da Sokka e soprattutto, nessuno sospettava che si trattasse di una trappola.
"Ciao, io sono Quin Li. Lavoro alle trasmissioni" disse uno dei soldati rivolgendosi ad un'altro membro dell'equipaggio, nell'attesa che cominciasse il festeggiamento.
"Ciao, io lavoro in sala macchine. Ecco perché non ci siamo mai visti prima, l'aeronave è molto grande eh?" rispose l'uomo che poteva essere tranquillamente definito come "un'energumeno".
"Già..." fece Quin Li non sapendo bene cosa dire, "tu lo sai di chi è il compleanno?"
Ad un tratto un'altro soldato comparve alle loro spalle rispondendo alla domanda con voce euforica.
"Non posso credere che il capitano si sia ricordato del mio compleanno! È davvero affettuoso!"
Ma gli altri due non fecero in tempo a fargli gli auguri che il pavimento si aprì in due, facendo cadere in acqua tutti i presenti e quindi l'intero equipaggio. In effetti il vano bombe non era altro che un'enorme sala composta da un portellone che faceva da base apribile, dove in teoria venivano fatti gettare gli ordigni esplosivi.
Una moltitudine di grida si udirono all'improvviso e solo quando furono a mollo in mare aperto si resero conto di quel che era successo.
"Tanti auguri" disse l'energumeno della sala macchine, luogo in cui avrebbe fatto meglio a restare.
L'aeronave stava riprendendo quota e Sokka aveva gli occhi fissi su un velivolo in particolare, quello più grande.
"Signore del fuoco Ozai, stiamo arrivando!"
Nel frattempo la città di Ba Sing Se pareva essere molto rumorosa, forse a causa dei carri e delle macchine da assalto che brulicavano per le varie sezioni della capitale e in particolare vicino alle mura interne ed esterne.
Poco più distante sventolava una bandiera su cui era rappresentato l'emblema del loto bianco e proprio sotto erano raggruppate delle figure misteriose.
"Ba Sing Se, l'Ordine del Loto Bianco è qui" disse un signore anziano. Doveva trattasi del Re Bumi di Omashu.
"Ed è qui per liberarti!" concluse un'altro membro dell'Ordine, un vecchio maestro della Tribù dell'Acqua del Nord.
Intanto un ragazzo sui quattordici anni si preparava ad attaccare furtivamente il primo corpo di guardia delle mura esterne. Dopo essersi messo d'accordo con Iroh, al giovane era stato assegnato un compito ben preciso: infiltrarsi e mettere fuori combattimento i soldati posti sulle mura e la fanteria che comprendeva la retroguardia. Un lavoro che avrebbe svolto insieme ad altri volontari giunti da paesi differenti.
Ora si trovava dentro un piccolo tunnel creato da un dominatore della terra scampato alla prigione e si accingevano a prendere di soppiatto il primo corpo di guardia.
Gli ufficiali avevano appena notato il gruppo di persone fuori dalle mura e la loro bandiera ma non sarebbero riusciti a dare l'allarme.
Il ragazzo, non appena uscito dalla piccola galleria sotterranea, si affrettò a lanciare una catena che intrappolò tre avversari, mentre l'alleato aveva sbarrato il passaggio ai nemici rimanenti sollevando una barriera di terra. Un ufficiale non esitò a scagliare contro gli infiltrati una vampata di fuoco ma il quattordicenne la fece dissolvere nel nulla e gli spedì contro una sfera ardente di colore giallo che lo portò a schiantarsi contro gli altri soldati, rimasti storditi. Il dominatore della terra non fece che rinchiudere tutti i nemici dentro una gabbia di roccia, concludendo l'azione.
"Ottimo lavoro, posso sapere il tuo nome? Non è da tutti creare una fiamma da quel colore così splendente, come se fosse d'orata" chiese l'uomo.
"Io sono Oirad e..." rispose il ragazzo ma non fece in tempo a finire la frase che due soldati provenienti da una torre di guardia vicina, gli si lanciarono contro, armati di lancia e daga.
Il giovane estrasse a sua volta una spada piuttosto corta e poco più larga del normale a un solo taglio che pareva essere più chiara, emanando un bagliore argenteo che quasi accecò gli avversari. Il dominatore della terra sbatté con forza un piede al suolo e provocò una voragine che inglobò uno dei nemici, mentre Oirad scattò contro l'altro soldato schivando un montante, incastrando la sua lama tra il manico e il braccio dell'avversario e portandosi alle sue spalle, mettendogli in leva il gomito e disarmandolo per poi spazzargli le gambe con la sua stessa arma facendolo cadere a terra privo di sensi.
" Anche tu non mi hai detto il tuo nome" disse il ragazzo rinfoderando la spada.
"Jin Lyo, ero uno dei generali di questa città" rispose il dominatore della terra.
Più tardi i due si incontrarono con un gruppo di cittadini che stavano organizzando la resistenza da quando Ba Sing Se era stata occupata.
"Siete solo voi? Avete eliminato le guardie a est?" domandò una ragazza armata di spada e scudo, probabilmente sottratti a soldati della Nazione del Fuoco.
"Si, noi abbiamo fatto il nostro dovere. Gli altri alleati stanno scavando delle gallerie per raggiungere il centro città e poter prendere il controllo del posto più facilmente. La guarnigione sarà confusa" rispose Jin Lyo.
La resistenza interna aveva piazzato degli esplosivi in diversi punti della città per rallentare e bloccare gli eventuali rinforzi, anche perché i numeri non erano dalla loro parte. Soltanto quel gruppetto era composto da al massimo sei persone mentre gli occupanti potevano contare su centinaia di uomini schierati e organizzati bene, per non contare l'efficienza dei loro mezzi. I due infiltrati si erano messi d'accordo che avrebbero sabotato le basi dalle quali sarebbero usciti i carri che ancora non erano stati posizionati all'esterno in difesa della città.
Oirad aveva individuato e raggiunto la base più vicina ma non erano certo pochi i soldati di guardia. Avrebbe dovuto sfruttare la confusione durante l'attacco della resistenza nei pressi del centro e delle esplosioni provocate dagli ordigni piazzati in precedenza.
Anche Jin Lyo aveva riscontrato il problema delle guardie e aveva in mente la stessa identica cosa: attaccare nel momento più opportuno.
All'esterno delle mura, invece, l'ex generale della Nazione del Fuoco, Iroh, si preparava a scatenare tutta la sua potenza, ampliata notevolmente grazie alla Cometa di Sozin.
"Soltanto ogni cento anni un dominatore del fuoco può riuscire a raggiungere questo tipo di potere" disse l'uomo con assoluta calma.
Quando inspirò profondamente, parve sentire la forza accrescere a dismisura, gli sembrava di visualizzare la Cometa come se fosse vicinissima; ne sentiva l'ardere continuo e l'intensità delle fiamme e del calore. Riusciva a vedere le scintille, a contemplarne i colori e tutte le preoccupazioni che poteva avere fino a un attimo prima svanirono, nell'assoluta certezza che la capitale sarebbe stata ripresa e liberata totalmente. Poi prese a respirare a fondo poco più velocemente e intorno al gruppo si formò un cerchio di fuoco ogni volta che inspirava, fino a quando le fiammate non iniziarono ad accrescere sempre più, fino a raggiungere i cinque o sei metri di altezza e anche oltre. Dopo qualche istante l'uomo emise un ringhio spaventoso e tese le braccia in avanti, aprendo i palmo delle mani. Il gesto portò tutto il fuoco apparso a raccogliersi in un'unica enorme sfera che rimase per qualche secondo sospesa in aria di fronte all'anziano. Non passò molto prima che il concentrato di calore e fiamme si scagliò a velocità incredibile contro parte delle mura della città, aprendo un grande varco.
A quel punto il re di Omashu decise di agire e cominciò sollevando uno spesso disco di terra sotto di lui, facendone una piattaforma che utilizzò per spostarsi verso la capitale senza faticare troppo. Solo un paio di sfere di fuoco vennero lanciate contro il vecchio e gli altri membri, i quali non fecero che deviare o controllare loro stessi le fiamme. Dopotutto il fratello del Signore Ozai era benissimo in grado di farcela da solo e far svanire il fuoco altrui era una cosa che lo aveva sempre divertito, quindi gli attacchi non centrarono mai i bersagli. Inoltre quelle poche guardie erano giunte da dietro le mura stesse ed erano solo in due perché le altre non avevano fatto in tempo ad accorrere che gli invasori irruppero agilmente sul posto, mentre il corpo di guardia incaricato di sorvegliare tutte le mura era stato messo KO dai sabotatori giunti tramite i tunnel.
Il vecchio maestro dell'acqua creò una cascata che passò sopra a una piccola muraglia interna e trasformò l'elemento in ghiaccio, permettendo ad un maestro di spada di utilizzarla come scivolo e sbaragliare tutti i soldati che gli sbarravano la strada, cosa che fece anche il dominatore dell'acqua, intrappolando definitivamente i nemici abbattuti.
Poco più avanti una vampata di calore e fiamme riuscì quasi a bloccare i due uomini, probabilmente si trattava di uno di quei carri corazzati e sofisticati. Il fuoco però non riuscì a colpire l'obiettivo e deviò verso il cielo, formando una colonna alta decine di metri. A comandarla in quel preciso istante era un dominatore del fuoco disertore, un vecchio maestro che aveva incontrato anche l'avatar Aang durante il suo lungo tragitto. L'uomo spinse la colonna di fiamme contro i mezzi stessi che l'avevano alimentata, portandoli a schiantarsi l'uno contro l'altro. Così accadde anche per i rinforzi successivi. Era uno spettacolo incredibile, così tanta potenza e distruzione in poco tempo e tutto era dovuto alla Cometa di Sozin. Era giunta l'ora della vera e propria insurrezione e gli ordigni piazzati dalla resistenza esplosero là dove erano posizionate le varie trincee e gli schieramenti degli avversari. Il frastuono provocato mise in subbuglio l'ordine tra le fila di tutte le guardie e Oirad ne approfittò per correre verso l'entrata della caserma dove erano stati posizionati i carri da combattimento che avrebbero intensificato la difesa contro l'Ordine del Loto Bianco e la resistenza stessa.
Un paio di soldati erano rimasti e videro il ragazzo che prontamente sguainò la spada e ne rese la lama incandescente, quindi saltò contro uno degli avversari arroventandone l'arma che scottò le mani del nemico, poi con una sfera di fuoco lo spinse violentemente contro la parete dell'edificio che sorvegliava. L'altro soldato si era avvicinato nel frattempo e riuscì a buttare a terra il ragazzo con un calcio allo stomaco. Oirad gemette e cercò di riprendersi ma l'avversario si affrettò a colpirlo con un fendente dall'alto, che il giovane riuscì a parare con la spada impugnata con una sola mano. Oirad era in grado di dominare il fuoco e nonostante fosse rafforzato dalla presenza della Cometa di Sozin, non riusciva ancora a concentrarsi del tutto per emanare le fiammate che gli sarebbero bastate per vincere lo scontro. Il ragazzo approfittò della forza che il nemico usava per premere la sua arma, quindi inclinò la lama della spada verso sinistra e rotolò dalla arte opposta. In tale modo che il soldato affondasse nel nulla poiché l'arma scivolò su quella dell'avversario, andando a colpire nient'altro che il terreno e facendogli perdere l'equilibrio. Oirad approfittò del vantaggio posizionandosi dietro al nemico, per poi colpirlo col pomo della spada in testa, facendolo cadere a terra come un sacco di patate.
Era fatta, anche se avrebbe dovuto rimanere concentrato se non voleva diventare un'ostaggio da usare contro i suoi stessi alleati. Purtroppo quel giorno non si sentiva così forte come tutti i dominatori del fuoco, problema semplicemente dovuto dal fatto che, forse, per lui il dominio funzionava in maniera differente. Innanzitutto il ragazzo non utilizzava l'ira e la rabbia per far scaturire le fiamme dal suo corpo, a differenza della stragrande maggioranza dei dominatori della Nazione del Fuoco. In effetti lui non era nemmeno un abitante di quella regione.
Non c'era più tempo e doveva sbrigarsi prima che i mezzi corazzati nemici riuscissero a fare rifornimento e partire per fermare l'attacco guidato dal Loto Bianco.
Dentro il largo ingresso, quasi tutto in metallo, il giovane non riusciva a vedere praticamente niente ma per fortuna era addestrato a situazioni del genere e l'oscurità non fu un problema. Ora non gli restava che individuare e manomettere i carri, pur facendo molta attenzione alla moltitudine di dominatori del fuoco che facevano da piloti e per questo la zona doveva esserne piena.
Nel frattempo la flotta di aeronavi era a quasi un chilometro dalla costa del Regno della Terra e il Signore del fuoco Ozai, con un ghigno malefico che pareva cinico oltre ogni limite, voleva cominciare a pregustare il sapore della vittoria. Dopo aver teso il braccio destro in avanti, una grande fiamma scaturì dal palmo della mano, puntando verso terra e pochi secondi più tardi, un'enorme fiammata larga e potente, devastò tutto ciò che si trovava al di sotto della nave stessa. Era letteralmente un'ondata di fuoco che distruggeva ogni cosa, alberi, piante, capanne e animali.
L'unica minaccia a frapporlo tra lui e il resto del mondo era l'Avatar Aang che si trovava un chilometro più distante ma riusciva a vedere benissimo quel che stava accadendo in lontananza.
"Momo, è ora che tu vada" disse rivolgendosi al piccolo animale da compagnia, dopodiché respirò profondamente e si preparò a fermare il suo nemico, affrontando così anche il destino che lo chiamava a salvare il mondo.
Il signore del fuoco Ozai riuscì a scorgere almeno cinque dischi di roccia che volavano ad alta velocità contro la sua aeronave ma era troppo tardi per intercettarli. I proiettili di terra centrarono in pieno una delle ventole e uno dei motori a carbone che permettevano al velivolo di muoversi in equilibrio e velocemente, quindi la parte destra del mezzo colpita venne subito danneggiata e dopo un secondo anche una potente fiammata raggiunse il bersaglio già indebolito, facendo esplodere la sala macchine e bloccando definitivamente l'avanzata della nave. Ad attaccarli era stato proprio l'Avatar e quando Ozai lo vide provò una sensazione di angoscia che andava dallo stupore alla rabbia. Avrebbe messo fine a quel l'infinito confronto. L'aeronave però aveva perso anche l'assetto di stabilità e finì inesorabilmente per precipitare contro la miriade di cocuzzoli rocciosi che si estendevano per almeno due chilometri. Il Signore del fuoco fece in tempo a togliersi la veste, bruciarla e saltare sopra la punta di una roccia di fronte ad Aang, aiutandosi con due fiammate scaturite da entrambe le mani per darsi la spinta. I più forti dominatori si trovavano finalmente l'uno contro l'altro, pronti ad affrontarsi a vicenda per imporre pace o caos.
In lontananza un cannocchiale era puntato sui due e ad osservare la situazione era proprio Sokka che in quel momento si era posto con l'aeronave in testa al resto della flotta.
"Cos'è successo?" domandò Suki avvertendo il frastuono del velivolo che si era schiantato più avanti.
"Quello è Aang!" annunciò il ragazzo distogliendo lo sguardo dal cannocchiale, "è tornato!"
L'Avatar aveva cominciato a discutere inizialmente con l'avversario, implorandolo di fermare quella follia, ma Ozai credeva di avere tutto il potere e pensava che l'essersi incontrati doveva essere un segno della provvidenza, dopo che altri signori del fuoco non erano riusciti in quell'impresa. Così iniziò uno scontro senza precedenti, in cui entrambi si destreggiarono nell'uso dei loro elementi. Aang contrattaccava maggiormente con terra, aria e fuoco per dileguare e contrastare le fiamme del nemico. L'acqua doveva essere utilizzata con più riguardo dato l'aridità che c'era in quel punto ma più indietro doveva esserci un torrente e spostandosi avrebbe potuto cogliere l'occasione per sfruttare al meglio anche quell'elemento.
"Vai Aang! Colpiscilo così!" esultava Sokka osservando il duello.
"Non dovremmo aiutarlo?" domandò Suki preoccupata.
"Aang penserà ad Ozai. Noi dovremmo impedire che la flotta rada al suolo il Regno della Terra" rispose il ragazzo voltandosi.
"E come facciamo capitano boomerang? Io non vedo attraverso questo scatolone di metallo" replicò Toph alzando le mani al cielo.
Ad un tratto gli occhi del giovane guerriero parvero illuminarsi, come se la risposta fosse giunta dal cielo più semplice che mai.
"Ah! Con un colpo di aeronave!" esclamò infine.
I due compagni rimasero perplessi udendo quella risposta apparentemente insensata, quindi lasciarono che Sokka armeggiasse con il timone e i comandi di elevazione della nave, portando la a sollevarsi e indietreggiare fino a giungere sopra i velivoli che coprivano il fianco sinistro della formazione.
Intanto i dominatori aveva cominciato a proiettare quantità di fuoco inesorabili, come un'unica cascata di lava ardente che dall'alto colava e disintegrava tutto ciò che le stava sotto o davanti. Alberi e animali, qualsiasi cosa si trovasse nei paraggi sarebbe finita sotto le fiamme più dense al mondo, rinforzate dalla Cometa di Sozin.
"Wow, è davvero un sacco di fuoco, vero?" mormorò Toph percependo il calore sprigionato da tutto quel fuoco e l'odore che esso emanava bruciando ogni cosa. Sokka portò il timone a tutta dritta, dandosi da fare con leve e corde varie che servivano a far innalzare o abbassare l'aeronave. Improvvisamente una valvola cominciò a surriscaldarsi e il termometro misurò una temperatura fuori dal limite di sicurezza, mentre la lancetta che segnava la pressione era al massimo. Proprio come il ragazzo si aspettava, uno dei motori con le ventole adiacenti implose e come era successo per la nave di Ozai, quando Aang l'aveva colpita, anche il loro velivolo aveva preso a destabilizzarsi e cominciava a precipitare verso destra, dove era schierato il resto della flotta.
"Sarà un viaggio turbolento, raggiungiamo la parte più alta della nave" annunciò il ragazzo afferrando per la mano la dominatrice della terra e conducendo la all'uscita.
"E dopo?" chiese Suki fermandosi un momento.
"Proteggiamoci a vicenda e se ne usciamo vivi, te lo farò sapere" rispose Sokka, poi la baciò ed entrambi corsero via dalla plancia. Certo non era il momento più romantico per dirsi frasi affettuose e dolci, ma doveva rassicurarla, soprattutto in un momento in cui niente era certo e l'unica speranza era rimanere uniti. Era passato un po' di tempo dall'ultima volta che si erano baciati e avevano trovato tempo per stare assieme e anche se i momenti così erano sempre meno frequenti, ogni volta i due sentivano di amarsi di più ed erano certi di quei loro sentimenti che provavano l'una per l'altro.
Dopo pochi secondi l'aeronave ebbe il suo primo impatto, scontrando con la parte superiore del velivolo sotto ad essa, per proseguire con quella successiva e quella dopo ancora, lacerando ogni sommità delle navi e causando esplosioni interne ed esterne.
I tre ragazzi salirono la scala che portava al piano più alto della nave e Toph sfondò direttamente la tettoia, notando che stava tutto crollando intorno a loro e dovevano sbrigarsi. Ora si trovavano esattamente sopra il velivolo ma la dominatrice non poteva stare a lungo in equilibrio, tanto che Sokka dovette afferrarle la mano e portarla lontano dalla superficie ricurva dove erano al momento.
Non dovevano fermarsi, mentre l'aeronave continuava a tranciare un mezzo dopo l'altro, ma ecco che ad un tratto si spezzò. Il velivolo si divise proprio tra il ragazzo con la dominatrice e Suki, che sprofondò più in basso insieme all'altro pezzo della nave.
"Suki!" gridò Sokka tendendo le la mano invano.
"Io sto bene, porta a termine la missione!" gli rispose la ragazza che riuscì a ma tenersi in equilibrio. La parte del mezzo su cui era rimasta era appoggiata contro un'altra aeronave fortunatamente, permettendole di non precipitare del tutto.
"No!" cercò di replicare il ragazzo, quando la dominatrice della terra non lo spinse più avanti per continuare l'avanzata verso la prua.
"Sokka dobbiamo muoverci!" esclamò Toph, avvertendo le forti vibrazioni della sommità della nave, indice di altri probabili cedimenti che avrebbero potuto farli cadere da un momento all'altro.
Troppo tardi, infatti dopo appena qualche istante un grande frammento di uno dei velivoli appena distrutti si schiantò proprio più lontano da loro, distruggendo la parte del mezzo sulla quale si trovavano. I due ragazzi caddero sopra un'altro pezzo di aeronave, attutendo il colpo con una capriola. I due si trovavano esattamente dalla parte opposta rispetto a dov'erano prima, quindi proprio sulla poppa. Corsero ancora fino a giungere davanti ad una grande pala.
"Toph, piega il metallo del timone per dare alla nave una spinta laterale, così virerà e colpirà le altre" disse il ragazzo senza scomporsi e modificando leggermente il piano in base alla situazione.
"Ricevuto!" rispose la dominatrice, quindi scostò Sokka dal suo fianco sinistro, si sputò sulle mani per inumidirle leggermente e cominciò a piegare la pala in modo da fare girare il velivolo verso destra. La nave finì inesorabilmente per colpire con il mascone destro la fiancata del mezzo che l'affiancava, completando quella parte fondamentale del piano.
"Te l'ho mai detto che sei fantastica nel dominio del metallo?" si congratulò il ragazzo.
"Mi piace sentirtelo dire" rispose la ragazzina.
Ma la nave in cui si trovavano non era più quella priva di equipaggio dov'erano in precedenza e dopo neanche un minuto comparve da uno sportello dietro di loro, un soldato pronto ad arrostirli per bene.
I due ragazzi si diedero alla fuga, mentre il dominatore del fuoco iniziò a lanciargli contro una poderosa fiammata, sicuramente al di sopra della norma per un qualsiasi guerriero regolare della Nazione del Fuoco. I fuggitivi erano in trappola perché la curvatura improvvisa della superficie sulla sommità dell'aeronave li fece scivolare in basso, costringendo Sokka ad estrarre la spada e usarla per arpionarsi al metallo sottostante, riuscendo a fermarsi in tempo atterrando sopra una protuberanza di ferro che si estendeva su di un lato della nave.
La dominatrice della terra, invece, si reggeva solamente alla mano sinistra dell'amico, rischiando di precipitare nel vuoto.
"La mia gamba..." gemette il ragazzo, sdraiato su quel pezzo metallico la cui estremità ricordava tanto una chiave inglese. "Non mollare Toph!" gridò poi, tenendo salda la presa sulla mano della ragazza.
"Signorsì capitano!" disse in tutta risposta la dominatrice, con voce indubbiamente disperata.
Le cose si complicarono quando ai loro lati comparvero altri soldati che si misero in posizione, pronti a incenerire gli intrusi. Sokka aveva ancora la sua fidata arma a disposizione ed era anche l'unica possibilità di salvezza se solo fosse riuscito a mettere a segno il colpo. Non c'era altra possibilità. Il ragazzo estrasse prontamente il boomerang che lanciò contro ad uno degli avversari che cominciava a emettere fuoco dalla mano destra, poi afferrò anche la spada scagliandola contro l'altro soldato, tagliando anche la corda con la quale si sosteneva. I due nemici erano precipitati e loro erano in salvo o quasi.
"Addio, spada spaziale..." mormorò Sokka vedendo la spada da lui stesso creata con frammenti di un una piccola meteora mentre volava lontano, insieme ai due soldati.
Purtroppo non era finita lì, infatti altri dominatori li avevano raggiunti ancora e questa volta erano almeno in cinque. Non c'era più speranza e Toph stava per mollare la presa, reggendosi ormai solo con le dita a quelle dell'amico.
"Non credo che il boomerang stia tornando Toph!" la avvisò il ragazzo, come per avvertirla sul fatto che probabilmente non c'era più nulla da fare, anche se il loro compito lo avevano svolto e anche alla perfezione.
"Forse questa è la fine" aggiunse con voce tremante.
Invece non era così, ancora una volta. I soldati nemici parvero terrorizzarsi all'improvviso, come se avessero visto un mostro, quando si trattava solo di un'altra aeronave che si stava dirigendo verso di loro rischiando la collisione. I dominatori scapparono per ritirarsi in coperta, dove sarebbero stati più al sicuro e avrebbero potuto salvarsi.
L'impatto fu devastante ma la nave aveva rallentato alla fine, permettendo ai due ragazzi di non subire lo spostamento improvviso del mezzo e cadere, passando appena sotto di loro. I fuggitivi saltarono sull'altro velivolo giunto come per miracolo proprio in quel momento, anche se Sokka doveva essersi rotto una gamba.
"Cos'è successo? Il boomerang è tornato?" domandò Toph incuriosita ma sollevata dall'essere ancora salva.
"No" rispose il ragazzo voltando lo sguardo più avanti, "è tornata Suki".
La ragazza era appesa ad una cima e sorrideva notando che i due erano ancora interi, più o meno.
Nel frattempo a Ba Sing Se la situazione era in continuo mutamento ma ad avare la meglio erano i membri del Loto Bianco che continuavano a eliminare i carri corazzati, guardandosi le spalle a vicenda. In tal modo la resistenza avrebbe potuto badare semplicemente alla fanteria senza rischiare troppo contro i mezzi più avanzati.
Oirad si trovava dentro ad uno dei due edifici dove erano situati i carri e in poco tempo era riuscito a svuotare parecchie casse di combustibile, radunando diversi ordigni esplosivi che aveva trovato sul posto. Il ragazzo aveva in mente di bloccare definitivamente il passaggio dei carri otturando le uscite ma sempre più gente si radunava, portando ceste di carbone dall'esterno e lui doveva agire immediatamente. Decise di concentrarsi, per cui ci vollero almeno due minuti, quindi respirò profondamente portando tutta l'energia che aveva raccolto verso i punti da dove sarebbe scaturito il fuoco. Si sentiva pronto per scatenare un'azione di sabotaggio coi fiocchi ma sarebbe stato inevitabile essere visti da qualcuno.
Ad un tratto sbucò fuori da un'angolo coperto da alcune casse di carbone, le gettò a terra e ne rovesciò un sacco che aveva in mano contro i mezzi fermi per il rifornimento. Anche un paio di soldati vennero colpiti dai tizzoni ancora tiepidi, mentre un decina di guardie iniziarono a sferrare attacchi con sfere di fuoco e qualcuno gli si avvicinò armato di lancia o spada. Oirad continuava a schivare e spargere carbone da una parte all'altra, saltando sopra quasi ogni mezzo, fino a quando non decise di sprigionare tutta l'energia accumulata, creando un piccolo cerchio di fuoco che prese ad allargarsi. A quel punto i soldati non poterono fare altro che indietreggiare recandosi alle uscite, permettendo al ragazzo di inseguirli e non appena si trovarono tutti fuori, Oirad accese le micce degli esplosivi nascosti sopra alle saracinesche degli ingressi.
Quando il ragazzo saltò all'esterno dell'edificio, l'esplosione fu tale da farlo cadere a terra, facendolo rotolare contro gli avversari che non vedevano l'ora di fargliela pagare per il crimine commesso.
Il giovane estrasse la spada con la mano destra, mentre con la sinistra provocò un'ondata di calore che costrinse un gruppo di soldati a fermare l'avanzata chiudendo gli occhi per non rimanere accecati. Un'altra più numerosa formazione di guardie gli si gettò addosso ma Oirad riuscì a indietreggiare, disarmando gli uomini bloccati in precedenza e usandoli come scudi, spingendoli contro gli altri avversari. Un dominatore del fuoco lo mise in difficoltà con una fiammata di notevoli dimensioni ma il ragazzo non si perse d'animo e provviste a dileguarla usando anch'esso il dominio. Sudava e tremava, senza contare le energie che si stavano man mano affievolendo sempre più, ogni secondo che passava. Sapeva di non essere fatto per il combattimento; che ogni volta in cui anche solo si arrabbiava o rischiava uno scontro il suo corpo andava in tilt ma non poteva tirarsi indietro durante un confronto. Non si era mai arreso e sapeva che non lo avrebbe mai fatto, sapeva che in qualche modo se la sarebbe cavata, com'era sempre successo e doveva fare affidamento sulle sue sole forze per sopravvivere. I nemici lo avevano circondato ma qualcosa aveva fatto tremolare il terreno, qualcosa di inaspettato e forse Oirad sapeva di cosa in realtà si trattasse. Una ventina di uomini e donne comparvero con feroci grida di incoraggiamento, saltando fuori da tunnel sotterranei che avevano scavato per prendere il controllo del centro cittadino. Inutile dire che ormai il ragazzo era salvo e approfittò del momento per riprendersi e dare fondo a tutte le sue ultime energie per liberarsi dei nemici.
Non lontano da lì, il vecchio e a dir poco euforico re Bumi era appena tornato in superficie dopo aver solcato a lungo il terreno. Con una faccia stupita vide una fila di carri corazzati venirgli contro, cominciando a fare fuoco a volontà. L'uomo però riuscì prontamente a erigere una barriera di roccia, parando gli attacchi, quindi decise di contrattaccare sollevando dei cumuli di terra che scagliò contro le bocche dei mezzi da dove uscivano le fiamme, rendendolo inutilizzabili. Subito dopo il vecchio re innalzò diverse colonne dal terreno proprio sotto ai carri, catapultandoli uno sopra l'altro impilandoli come un' ammasso di ferraglie. I soldati che guidavano i carri erano storditi e feriti, in alcuni casi erano anche privi di senso, come nei mezzi posti più in basso, schiacciati dagli altri.
Iroh, che si trovava davanti al palazzo reale, socchiuse gli occhi per qualche istante e quando li riaprì fece scaturire dalle dita un'enorme sfera infuocata che andò a bruciare uno stendardo della Nazione del Fuoco, ormai sconfitta dal Loto Bianco e dai volontari accorsi per liberare quella città.
Oirad e Jin Lyo si erano riuniti e si preparavano a mettere in fuga e inseguire i soldati nemici, mentre le altre squadriglie di volontari avevano sistemato per bene le sentinelle e le guardie sulle torri e le mura, da dove avrebbero potuto sferrare poderosi attacchi dall'alto.
Era finita. Aang aveva combattuto ininterrottamente contro il Signore del fuoco, rischiando anche di perdere, anche se alla fine lo stato di Avatar si era fatto sentire e il ragazzo ora si preparava a dare il colpo di grazia all'avversario.
Ozai era in ginocchio, con le braccia e le mani bloccate, mentre Aang aveva il pollice puntato contro la sua fronte. Ad un tratto, ecco che gli occhi e la bocca del ragazzo si illuminarono d'azzurro e anche lo sguardo terrorizzato del nemico cominciò a illuminarsi ma di una luce color arancio, quasi rossa. Anche i loro corpi presero a brillare sempre più e due diverse aure si formarono attorno ai più potenti dominatori allora esistenti. Sembrava che il cielo fosse diviso tra loro, da una parte era rosso e dall'altra era azzurro, come due forze opposte che cercavano di prevalere l'una sull'altra. Ma Aang sapeva che gli bastava aver appreso una semplice cosa per vincere: infatti l'Avatar avrebbe dominato direttamente l'energia interna dell'uomo, rendendo il proprio spirito inalterato perché lui stesso non ne rimanesse corrotto dall'energia dell'avversario. La questione non era semplice e il ragazzo rimase quasi pervaso dalla forza di Ozai, fino a rimanere illuminata d'azzurro solo la pupilla dell'occhio destro. Ma non poteva finire lì, non così: in quel modo e dopo tutte le avventure, gli insegnamenti, l'amore e le lezioni di vita apprese durante il suo tragitto. I suoi compagni combattevano e non si sarebbero fermati, quindi lui avrebbe fatto lo stesso. Non poteva deluderli, non lui. Così come una lampo di luce irrompere tra l'oscurità della notte, l'Avatar sprigionò tutta la sua energia, tutto il suo spirito, facendo scaturire dal corpo un fascio di luce celeste che prevalse su quello del Signore del fuoco. Anche il cielo si tinse di un unica sfumatura che oscillava tra il blu più denso e scuro a quello più chiaro e sottile, quasi come fosse una flebile luce ma pronta a dominare su tutto. Un raggio accecante perforò le nuvole sopra ai due, oltrepassandole di centinaia di metri e non rimase nulla del l'influenza di Ozai, che crollò a terra. Aang riuscì a riprendersi abbastanza in fretta e dopo aver barcollato per pochi attimi, si mise per bene in piedi. L'uomo provò a sferrare un paio di attacchi, ansimando ma non accadde nulla.
"Che cosa mi hai fatto?" mormorò guardando con occhi stanchi l'avversario.
"Ti ho tolto il dominio del fuoco. Non potrai mai più usarlo per minacciare o ferire nessun altro" rispose Aang avanzando. Di fronte a lui c'erano solo fiamme e distruzione ma non sarebbe durato a lungo. Il ragazzo si concentrò a fondo, inspirò e chiuse gli occhi, per riaprirli sotto stato di Avatar per pochi istanti. Aveva ripreso le forze e iniziò a dominare l'acqua di un fiume per spegnere il fuoco che pervadeva l'area, dalle foreste alle aeronavi precipitate a terra.
Aang si recò subito dal velivolo dal quale stavano uscendo i suoi amici, notando che Sokka doveva essersi rotto una gamba e Suki lo aiutava a reggersi per poter camminare.
"C'è l'hai fatta! Avresti dovuto vederti, eri strepitoso!" esclamò il guerriero della tribù dell'acqua, a dir poco esaltato dall'azione dell'amico.
"Quindi hai...insomma, hai finito il lavoro?" domandò Suki avvicinandosi a Ozai e indicandolo.
"Io sono ancora vivo!" replicò l'uomo dando un'occhiataccia alla ragazza, che si ritrasse immediatamente con uno sguardo perplesso.
"Ho imparato che c'era un'altro modo per sconfiggerlo e ripristinare l'equilibrio. Gli ho portato via il suo dominio" ammise il ragazzo.
"Wow! E chi te l'ha insegnato? chiese Toph esterrefatta.
"Una Tartarugaleone..."
"Vivi delle avventure straordinarie quando sparisci" concluse la dominatrice.
"Ehi guardati un po' rammollito, ora che il tuo dominio è scomparso dovremmo chiamarti il Signore fallito!" infierì Sokka non badando a irritare l'uomo che fino a pochi minuti prima era il più forte dominatore del mondo.
"Io sono il Re Fenice, ragazzino!" rispose Ozai cercando di rialzarsi, ma era troppo debole e cascò a terra come un sacco di patate.
"Ooh scusa, non volevamo offenderti re fenicie che si è fatto prendere a calci!" continuò a provocarlo Toph.
"Si! Che ne dite in vece di Re dei ragazzi che non vincono mai?" azzardò a esprimersi Suki con poca convinzione.
"Lascia a noi i soprannomi, tesoro..." commentò la dominatrice della terra.
Quella battaglia era giunta al termine, così come la guerra stessa e ora avrebbero potuto pensare a divertirsi e vivere in pace e serenità, mentre la Cometa di Sozin scompariva all'orizzonte come se non fosse mai passata, abbandonando quei cieli par altri lunghissimi anni.
Pochi giorni dopo migliaia di abitanti si riunirono davanti al palazzo reale della Nazione del Fuoco, dove il nuovo re Zuko e l'Avatar Aang avrebbero costruito un nuovo mondo, insieme, da bravi amici.
Katara e Sokka avevano rivisto il loro padre, fiero delle azioni che avevano contribuito alla liberazione delle quattro regioni. Anche tutti i guerrieri e i combattenti di vari villaggi e popolazioni si erano riuniti disponendosi in file ordinate. Il loto Bianco era al completo, insieme ad alcuni dei volontari che avevano contribuito alla liberazione di Ba Sing Se, che al momento era sotto la tutela dei membri della resistenza. Toph si trovava proprio lì vicino, forse nella speranza di trovare anche i suoi genitori che potevano volerle bene ma non si fece troppe illusioni: dopotutto aveva scoperto una nuova vita, più libera e divertente che la madre e il padre non le avrebbero mai concesso. Ad un tratto un colpo di gong annunciò l'arrivo sul grande balcone del palazzo, del nuovo Signore del fuoco.
La folla iniziò ad acclamarlo e ad esultare come non mai, con grida di gioia e felicità.
"Vi prego, il vero eroe è l'Avatar" disse Zuko scostandosi per presentare a tutti i presenti l'ultimo dominatore dell'aria.
"Oggi, finalmente la guerra è finita!" continuò il Signore del fuoco, mentre la folla applaudiva e sembrava in preda al delirio, esultando parole di immensa stima verso i due ragazzi di fronte a loro.
"Ho promesso a mio zio che avrei ristabilito l'onore della nazione del fuoco e giuro che lo farò. La strada davanti a noi è tortuosa e cento anni di lotta fra noi ci hanno lasciato un mondo ferito e diviso. Ma con l'aiuto dell'Avatar possiamo tornare sulla retta via e iniziare una nuova era di pace e di amore"
Detto questo, Zuko si chinò per prepararsi ad essere ufficialmente incoronato davanti al popolo.
"Viva il nostro Signore del fuoco Zuko!" annunciò uno dei sacerdoti ponendo il fermaglio dorato sul capo del ragazzo in ginocchio, rendendolo re a tutti gli effetti, sotto gli scroscianti applausi della folla.
L'Avatar e il Signore del fuoco erano insieme, di fronte ad un futuro incerto e magari ancora colmo di insidie e pericoli, anche se il loro potere aveva raggiunto l'apice e probabilmente non avevano più nulla da temere.
Conclusa la cerimonia, i presenti tra il pubblico si diedero alla pazza gioia: c'era chi ballava, chi mangiava e qualcuno si tratteneva dal caos circostante chiacchierando in modo molto pacato... o quasi.
"E quindi sono riuscita a piegare il metallo per la prima volta per liberarmi. Ma non finisce qui, perché dopo riuscii a compiere molte altre azioni come sopra l'aeronave! A bordo di quel mezzo misi KO tutti gli ufficiali senza farmi un graffio!" diceva Toph, raccontando le sue avventure ad alcuni membri del Loto Bianco e al gruppo formato da una decina di persone provenienti dalla capitale del Regno della Terra, i quali sembravano molto affascinati dalla storia della ragazza.
"Ahahah, davvero incredibile! Sono felice che abbiate fermato gli invasori perché non so quanto avremmo potuto resistere a Ba Sing Se" si congratulò re Bumi.
"Già! Com'è andata la liberazione della città?" domandò la dominatrice curiosa.
"Bé posso dirti con sincerità che se non fosse stato per le squadre inviate prima per eliminare le sentinelle, non credo saremmo riusciti a prendere la capitale tanto facilmente. Molti di quelle persone ora si trovano a Ba Sing Se ma alcuni di loro sono proprio fra noi!" spiegò il vecchio uomo.
"Ad esempio qui abbiamo due elementi che hanno giocato un ruolo decisivo per la liberazione, sapendo destreggiarsi nel conflitto contro gli occupanti" intervenne Iroh spuntando all'improvviso dietro a loro.
Oirad si sentiva un po' in imbarazzo sentendosi tirare in causa, anche se non poteva che essere felice di quel complimento da parte dell'ex generale della Nazione del Fuoco.
"Oh e quindi voi avete partecipato alla liberazione della capitale?"
"Si, proprio così" rispose Jin Lyo facendo un lieve inchino.
L'anziano re di Omashu diede un colpetto col gomito al fianco del quattordicenne, facendogli capire che sarebbe stato bene presentarsi a dovere.
"Ehm, io sono Oirad, piacere. Per me è un onore conoscere la maestra del dominio della terra dell'Avatar" si presentò il ragazzo sprofondandosi in un inchino.
"Io mi chiamo Jin Lyo e un tempo ero uno dei generali di Ba Sing Se" disse l'altro uomo.
La ragazza strinse la mano ad entrambi e si inchinò leggermente, sempre con un bel sorriso stampato in faccia e con un'espressione che non poteva che rallegrare chiunque la guardasse.
"Eh... e così tu sei l'unica dominatrice del metallo? Caspita sono davvero sorpreso e lieto di conoscerti" farfugliò Oirad non sapendo cosa dire per rompere il ghiaccio.
"Si, anche credo che tutti i dominatori della terra possano farlo se riescono a raggiungere un alto livello del loro dominio" rispose Toph.
"Se volete scusarci noi del Loto Bianco andremmo da mio nipote, ora che sembrerebbe libero e finalmente disponibile per una chiacchierata. Intanto ho notato che avete trovato modo di continuare la conversazione, quindi vi lascio. A più tardi" si congedò Iroh, andandosene con l'amico Bumi. Ed ecco che Oirad si trovava al centro di una discussione senza sapere come andare avanti. Per i due vecchietti era stato facile come bere un bicchier d'acqua, si erano semplicemente congedati e basta, ma il ragazzo si sentiva a disagio e sperava che Jin continuasse a parlare ma invece di aiutarlo in quella situazione di imbarazzo, lo fissava aspettandosi che riprendesse il discorso. Che situazione.
"Ma dimmi, tu da dove provieni esattamente. Il tuo nome è insolito per un'abitante della Nazione del Fuoco" chiese inaspettatamente la dominatrice.
"Ecco io, esattamente è complicato da spiegare. In effetti non sono un'abitante di questa regione ma provengo da molto lontano, verso il confine a sud ovest" rispose Oirad, lieto che non fosse costretto a parlare di sua iniziativa.
"Ma che tipo misterioso. Ma sei un dominatore anche tu?" domandò Toph ancora più curiosa.
"Bé, non esattamente..." fece per rispondere il ragazzo ma l'uomo al suo fianco lo interruppe prima che riuscisse a completare la frase.
"Ahah, eccome se è un dominatore! Quando ero con lui lo ho visto controllare un fuoco dalle fiamme più dorate che mai. Abbiamo fatto un lavoro di squadra impeccabile direi"
Ma perché Jin Lyo doveva intervenire per complicare le cose, come se non fosse già abbastanza una situazione difficile che turbava il giovane più che mai, mettendolo a disagio di fronte a tutte quelle persone che li ascoltavano?
"Wow sul serio? Quindi sei un dominatore del fuoco. È raro trovare un abile dominatore così giovane... a proposito, quanti anni hai scusa?" continuava la ragazzina.
"Io ho quattordici anni, comunque non sono ancora in grado di sfruttare a pieno le mie potenzialità quindi sto cercando un maestro e credo che chiederò ad Iroh di addestrarmi" disse Oirad, rivelando le sue intenzioni.
"Quindi ti sei prefissato uno scopo. Vuoi diventare ancora più abile nel tuo dominio eh? Ma perché proprio Iroh, se posso chiedere? In questo modo sarai costretto a seguirlo a Ba Sing Se, dove probabilmente si stabilirà"
"Già ma il fatto è che lui mi sembra la persona più adatta, inoltre avevo comunque intenzione di trovare casa in quella zona, anche perché non avrei dove andare. Ho lasciato casa mia quasi un anno fa e dopo aver saputo dell'attacco al Regno della Terra sono andato a prestare aiuto a Ba Sing Se"
Quella conversazione rischiava di continuare ancora a lungo e il ragazzo si sentiva alquanto a disagio, cosa che la dominatrice aveva notato in qualche modo, forse dal lieve tremolio della sua voce e dal modo insicuro in cui si esprimeva. Di certo poteva risultare strano che un semplice ragazzino proveniente da molto lontano, in grado di dominare il fuoco già abbastanza bene, cercasse proprio un maestro come Iroh per allenarsi. C'erano così tanti dominatori esperti lì e lui voleva a tutti i costi seguire quel vecchio generale fino alla capitale del Regno della Terra? Per quale motivo? E perché proprio in un momento di pace come quello? Ma non importava poiché per scoprirlo, la ragazza avrebbe avuto tutto il tempo che voleva, essendo anche lei diretta laggiù.
La guerra era finita e tutto sembrava tornare dopo anni alla normalità, finalmente. Certo rimanevano ancora diversi misteri da svelare e Zuko in persona si era recato alle prigioni per risolverne uno lui stesso, mentre in un futuro più vicino di quanto pensassero, il Signore del fuoco, l'Avatar Aang e tutti i loro amici avrebbero costruito le basi per quella che sarebbe divenuta la più prospera e ampia repubblica di sempre.
Intanto si sarebbero tutti recati a Ba Sing Se, poi avrebbero organizzato il sistema del nuovo governo mondiale e da lì si sarebbe sviluppato un mondo migliore. Solo qualche cosa, o qualcuno, avrebbe potuto ostacolarli nel frattempo.

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Capitolo 3
*** Il Fato non mente mai ***


Capitolo 2 - Il fato non mente mai-

Il verso dei lucertogrilli e degli altri più numerosi insetti rompeva indubbiamente il silenzio di quel luogo, sovrastato da un chiaro cielo blu dov'erano presenti poche nuvole bianche e il sole splendeva più vivace che mai. L'erba verde e la terra fertile di quella zona della città, a fianco alla piccola casa di ristorazione, non erano certo una rarità a quell'epoca e Sokka si impegnava a immortalare quel momento di quiete, ritraendo in un disegno gli amici mentre sorseggiavano del buon tè, per quanto l'abilità del ragazzo glielo consentisse. Un'opera discreta, certo, seguita da battute e lamentele da parte degli altri presenti ritratti, qualche scherzo e una bella dose di risate. Certo che sarebbe stato bello se di giornate così ce ne fossero state altre e probabilmente erano lì ad attenderli. Iroh non faceva altro che preparare la bevanda che più amava, nel modo migliore che potesse fare, cercando di perfezionarsi sempre più, aiutato dal nipote ovviamente. Aang uscì dopo appena qualche minuto, sentendosi in pace con sé stesso e con tutto il resto, anche se Katara lo raggiunse immediatamente sulla piccola terrazza. Nel frattempo Oirad era entrato proprio lì, in quel modesto e confortevole edificio dove veniva servito ottimo tè; dove avrebbe avuto inizio una nuova ed emozionante avventura.
"Buon giorno figliolo, avevo sentito che ti eri diretto da queste parti. Accomodati pure!" lo invitò Iroh indicandogli un tavolo.
Il ragazzo fece un lieve inchino e subito dopo salutò anche gli altri coetanei amici dell'Avatar, i quali non avevano la minima idea di chi fosse con esattezza quel giovane dall'aspetto assolutamente ordinario. L'unica a sapere qualcosa di più era Toph Beifong che esaminò i movimenti del nuovo arrivato, provando una indescrivibile curiosità.
Oirad aveva le idee chiare e sapeva bene ciò che avrebbe voluto chiedere al vecchio proprietario del locale, benché gli risultasse difficile organizzare una frase opportuna per farlo. Il vecchio uomo gli porse sopra al tavolo un piccolo vassoio dov'erano posti una tazza di tè e un piccolo contenitore di biscotti, il tutto senza che il ragazzo se ne accorgesse subito.
"Ma no, la ringrazio però non vorrei approfittare..." farfugliò Oirad vedendo ciò che aveva di fronte.
"Su, bevi tranquillo un po' del mio tè! Scommetto che non hai mai assaggiato nulla di simile prima! E in ogni caso non faccio pagare chi ha aiutato a liberare Ba Sing Se" disse Iroh sorridendo.
"Allora la ringrazio" rispose il ragazzo.
In effetti quella bevanda era particolarmente buona e anche i biscotti sembravano essere squisiti, così tanto che il giovane porse i suoi complimenti e decise di rimandare a più tardi la domanda che aveva in mente di porre all'uomo.
"Allora? Ti piace fare lo scroccone vero?" gli chiese una voce alle sue spalle.
Oirad trasalì quasi, rischiando che un sorso gli andasse di traverso ma quando si voltò vide subito il suo interlocutore apparso all'improvviso.
"M-ma ti sembra forse questo il modo? E poi scroccone a chi?" balbettò adirato Oirad.
"Quanto chiasso per così poco, eddai..." rispose Toph in tono scaltro.
La dominatrice della terra se n'era saltata fuori così di colpo, senza un minimo preavviso e aveva sputato istantaneamente una sentenza contro il coetaneo, il quale sembrava non aver gradito quel modo di fare.
"Ma senti tu! Lo sai di non potertene uscire in maniera così inopportuna..." replicò il ragazzo pulendosi la bocca da poche gocce di tè che a causa della dominatrice aveva quasi spruzzato a terra, ma non riuscì a concludere la frase che Toph lo interruppe.
"Sei proprio noioso eh? Comunque, ora che hai tempo, vorresti spiegarmi che cosa hai intenzione di fare realmente qui? Non dirmi che ci vuoi vivere sul serio perché non la bevo"
Quella ragazzina sembrava davvero sfacciata e dal suo comportamento pareva non preoccuparsi minimamente di quel che potesse definirsi una cosa privata, per quanto il giovane si sentisse in imbarazzo e farlo notare.
"Che dici tu, così di punto in bianco?!" mormorò Oirad allontanandosi dalla tipa alquanto invadente.
Per fortuna dopo pochi secondi giunse nuovamente il proprietario del locale, portando con sé una piccola busta ben impacchettata e sembrando non essersi accorto per niente del battibecco tra i due clienti e amici.
"Ecco tieni, questo è un dono che voglio farti e spero tu abbia piacere di accettare" annunciò Iroh porgendo al ragazzo il pacchetto.
Oirad scrutò con interesse e curiosità quella busta ben fatta che doveva confezionare chissà quale misterioso oggetto, anche se il suo atteggiamento era al momento più sul perplesso poiché la ragazzina si era messa a palpare il dono come per esaminarlo tramite il tatto.
"Ahah, Toph vuoi accertarti che sia una cosa di valore?" rise l'uomo.
""La ringrazio infinitamente. Di qualsiasi cosa si tratti sono certo che ne avrò cura e lo terrò come un oggetto di immenso valore" ringraziò il ragazzo.
Non era ancora riuscito a chiedere quella cosa ad Iroh ma c'erano complicazioni dovute alla dominatrice che lo metteva in uno stato di agitazione e ansia, non badando all'indiscrezione nei suoi confronti.
"Ma non dovevi proporre qualcosa ad Iroh? Se non ricordo male avevi in mente di domandargli una cosa per te molto importante, motivo stesso per cui sei giunto fin qui" si intromise Toph, sapendo perfettamente ciò che il ragazzo avrebbe voluto chiedere all'uomo.
"No ecco! Cioè io veramente non..." balbettò Oirad preso alla sprovvista.
"Ahahah, sei diventato dannatamente rosso all'improvviso!" rise la ragazzina.
"Hm? Oh scusate davvero ma ora devo andare ad accogliere altri clienti. Perdonami Oirad ma potremmo continuare la chiacchierata questa sera?" disse il vecchio proprietario notando la piccola fila che si stava creando pian piano.
"Ma certo, non si preoccupi. Allora tornerò verso le sette se per lei va bene" rispose il ragazzo alzandosi da tavola. Iroh si inchinò e lo salutò cordialmente, quindi si recò all'ingresso del locale per ricevere i nuovi clienti, mentre Oirad aveva rimandato tutto un po' a causa della sua insicurezza, un po' per via della dominatrice che aveva deciso di complicargli la vita.
"Adesso ti decidi a dirmi perché sei qui?" gli chiese Toph.
Il ragazzo la guardò in malo modo e si recò all'uscita senza dire una parola, infastidito da quella presenza neanche lontanamente piacevole.
"Non sono affari che ti riguardano, scusa" mormorò mentre si allontanava sempre più.
Toph Beifong rimase ad osservarlo perplessa, come se in quell'individuo ci fosse qualcosa di estremamente misterioso e lei non poteva che esserne attirata per la curiosità. Magari quel tipo celava in sé qualche strano mistero, forse voleva complottare contro Aang ma non pareva essere una persona malvagia.
"Uff..." sbuffò la ragazzina rannicchiandosi sopra la sedia.
Quel giorno sembrò passare senza problemi né liti, senza combattimenti né altro di negativo che potesse riguardarli. La pace sembrava dominare su tutto e tutti, così anche la quiete e il silenzio giunsero con il calare della notte, quando l'Avatar, Katara e Zuko si erano diretti verso il palazzo reale per discutere con il nuovo re di Ba Sing Se.
Sokka si era recato in biblioteca insieme a Suki, perché aveva deciso ciò che avrebbe voluto fare: voleva studiare per scrivere le nuove leggi di quel mondo e per farlo avrebbe preso spunto dai regolamenti e dalle costituzioni degli altri paesi, in modo da formarne uno unico che potesse andare bene per tutti. E poi chissà, non gli sarebbe dispiaciuto diventare giudice in futuro.
La giustizia non era certo roba che in pochi potessero comprendere, poiché quasi tutti gli abitanti del mondo avevano visto coi loro stessi occhi quel che era capitato a inventarsi delle leggi in cui erano incluse pene di morte o torture. La giustizia era un argomento serio da affrontare e per svilupparla in una certa maniera c'era bisogno di qualcuno che conoscesse bene il principio di bene e male. Sokka poteva ambire a quel tipo di occupazione e farsi carico di molte responsabilità.
Intanto Oirad aveva preso alloggio dentro una vecchia casa abbandonata dopo la guerra interna della capitale, nonostante fosse un'abitazione in rovina e lontana dal resto della città. Il ragazzo l'aveva scelta perché non aveva molti soldi con sé e magari gli sarebbero serviti per altri scopi, quindi decise semplicemente di iniziare qualche piccola riparazione e poi l'avrebbe sistemata e ristrutturata meglio, col tempo.
Quella sera non era particolarmente di ottimo umore ma era un po' teso perché tra poco sarebbe dovuto tornare al locale di Iroh per chiedergli di insegnargli a dominare il fuoco. Dopo aver lasciato quel posto, Oirad aveva aperto il pacchetto donatogli dal vecchio uomo, scoprendo che all'interno vi era come una pedina sopra la quale era rappresentato un fiore di loto. Che cosa voleva significare? Non era certo un membro del Loto Bianco lui, eppure quello era il simbolo degli appartenenti a quell'ordine.
"Ad ogni modo lo scoprirò a breve" si disse, incamminandosi verso il centro cittadino.
Quando il ragazzo giunse di fronte alla porta in legno scorrevole del locale, notò che c'era molta gente in giro e questo lo rallegrò, perché tutte quelle persone spensierate e felici rendevano tutto così vivace.
"Eccoti, vedo che sei in orario" lo accolse Iroh con un sorriso.
"Ah si! Buona sera!" fece Oirad irrigidendosi all'improvviso.
I due salirono le scale e si sedettero davanti un tavolino sulla veranda, dove l'uomo aveva già posto un vassoio con del tè e un contenitore colmo di spezie.
"Sai, dicono che il sapore possa diventare più gradevole aggiungendo qualcuna di queste erbe speciali" lo informò Iroh, non che al ragazzo interessasse particolarmente.
"Dunque io volevo farti una domanda..." disse Oirad prima di bere un sorso di quella squisita bevanda calda.
"Dimmi pure, ti ascolto" rispose l'uomo soffiando lievemente per raffreddare il suo tè.
"Intanto premetto che si tratta di una cosa un po' particolare..."
"Spiegati meglio"
Il viso e il tono di Iroh sembravano emanare così tanta fiducia e dolcezza che il giovane non poté non soffermarsi per un secondo su quel volto, mentre una leggera brezza gli accarezzava piacevolmente il corpo.
"Io vorrei che lei diventi il mio maestro, ecco!" esclamò convinto il ragazzo.
"Non posso" rispose subito Iroh.
"Perché?"
"Non sono un guerriero. Ormai quella via non mi riguarda più ma ci sono molti altri che..."
"Non è così! Non esiste nessun'altro invece!" lo interruppe bruscamente Oirad abbassando lo sguardo, poi iniziò a raccontare all'uomo che cosa lo rendeva particolare.
"Signore, io sono stato addestrato dai Guerrieri del Sole circa un anno fa"
"Cosa?" domandò Iroh stupito.
"È proprio così e anche i miei poteri non sono come quelli di tutti gli altri. Io non ho avuto benefici dalla Cometa di Sozin e neanche quando c'è il sole che splende nel cielo su di me. Allo stesso tempo non vengo indebolito dalla notte, quindi mantengo sempre la mia forza che tuttavia rimane discreta e che non riesco ancora del tutto a controllare" spiegò il ragazzo.
"Molto strano. Ma perché proprio io? È perché non hai terminato il tuo allenamento con quel popolo?" chiese l'uomo.
"Deve sapere che quando avevo iniziato ad esercitare il mio dominio con i Guerrieri del Sole, vidi molte cose come i draghi e l'uso che quegli abitanti facevano del loro enorme potere. Un giorno giunse la notizia che il Signore del fuoco Ozai aveva in mente di ridurre in cenere il resto del mondo che ancora non gli apparteneva e, una settimana dopo, arrivarono da noi l'Avatar e Zuko, desiderosi di apprendere l'antica forma di dominio del fuoco. In quel momenti vidi così tanta speranza che decisi di incamminarmi verso Ba Sing Se per fermare Ozai, nonostante non avessi ancora concluso il mio addestramento. Ora non posso tornare indietro perché gli anziani del villaggio mi hanno imposto di proseguire il mio cammino da solo, in modo da trovare un mio stile e imparare ad utilizzarlo al meglio. Anche tu hai appreso il dominio del fuoco in parte tramite i Guerrieri del Sole, quindi sei l'unico a cui posso rivolgermi!" concluse Oirad.
Certo era una storia interessante e per quanto l'uomo potesse rifiutarsi, quel ragazzo avrebbe certamente insistito.
"Ora comprendo il motivo della tua richiesta e anche se mi ero promesso di non fare più nulla del genere, accetto" rispose Iroh con un sospiro.
Gli occhi del giovane parvero illuminarsi all'improvviso, come se quella risposta lo avesse cambiato e il suo umore sembrava essere più gioioso che mai.
"Si! La ringrazio davvero, maestro!" esclamò con entusiasmo, alzandosi di colpo e rischiando di rovesciare il tè per terra.
Finalmente era fatta, aveva appena dato il via ad una nuova svolta nel percorso della sua vita e uno dei suoi obiettivi era stato portato a termine con successo: ora aveva un maestro e non uno qualsiasi ma probabilmente il più forte al mondo!
Quella sera, i due si salutarono e l'uomo disse ad Oirad che il giorno dopo avrebbero iniziato l'allenamento, così da mettersi subito al lavoro e magari concludere il più presto possibile lo scopo del ragazzo.
In effetti il destino aveva voluto far si che accadessero parecchie cose solo in così pochi giorni, anche se non tutto il bene del mondo giunge da solo, all'improvviso. Spesso ad accompagnarlo ci sono anche le tenebre, la distruzione e il male stesso, che si accingevano a muovere le loro crudeltà esattamente verso coloro che pensavano di aver ormai concluso ogni sorta di conflitto.
Più ad est, attorniato da una miriade di oscuri servi e belve feroci, un potente dominatore aveva appena dato il via ad una bellicosa azione contro la libera Ba Sing Se e se non fosse stato per un giovane guerriero che da lontano li spiava, nessuno se ne sarebbe accorto in modo da poter dare l'allarme.
"Diamine! Devo recarmi alla capitale!" imprecò il ragazzo.
Egli aveva una lunga tunica rossa con rifiniture dorate, pantaloni marroni chiari e un paio di stivali in cuoio spessi. Gli occhi castani e i capelli lunghi del medesimo colore, ora mossi dal vento caldo, mentre un lieve pizzetto ben curato si poteva notare sul mento del guerriero. Aveva un simbolo impresso nel braccio destro: lo stemma della Nazione del Fuoco.
"Il mio Signore Zuko non ne sarà contento, quindi vedi di non commettere troppe idiozie" mormorò poi, rivolgendosi al lontano uomo che annunciava una ipotetica marcia sulla più grande città del Regno della Terra. Poi il guerriero si mosse di fretta e con uno scatto scomparve nella foresta accanto, dove solo una moltitudine di occhi giallognoli, appartenenti a diverse creature, potevano abitarvi incontrastati.
Il fato aveva predisposto tutto perché gli eventi si susseguissero come era stato deciso e le cose non sarebbero cambiate, poiché al massimo, per quanto qualcuno avesse cercato di modificare il corso della storia, essa non avrebbe potuto fare altro che rivelarsi dinnanzi ai loro occhi.

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Capitolo 4
*** Il Primo Passo ***


Capitolo 3 - Il primo Passo-



Fuoco e scintille, fumo e ustioni sulla pelle, il tutto contornato da mille esplosioni nell'arco di centinaia di metri: questo era ciò che si sarebbe aspettato Oirad, seduto a meditare insieme al vecchio maestro.
"Rammenta che questa tipologia di dominio nasce dalla concentrazione e dall'intensità dell'amore per la vita, infatti è un potere difficile da controllare anche solo a livello base, anche perché rimarrà forte di giorno come di notte o durante un'eclissi" disse Iroh a bassa voce.
Il ragazzo non aveva troppe difficoltà nella meditazione, però non riusciva a concentrarsi sempre, in qualsiasi situazione; problema che avrebbe risolto con il suo addestramento e col tempo, se si fosse dimostrato paziente e desideroso di apprendere.
Ormai erano passate due ore abbondanti e Oirad cominciava a sentire e distinguere chiaramente quella sensazione che lo portava ad accumulare energia, un sentimento che non riusciva a definire con esattezza ma lo percepiva dentro e intorno a sé. Immaginava di avere una qualche aura che lo proteggeva da tutto ciò che era "esterno" a lui, come se una fiamma avesse cominciato ad ardere più intensamente nel suo corpo, in fondo allo stomaco, e il calore provocato arrivava a costituire un'armatura in grado di muoversi con lui, che sentiva di poter manipolare questa energia.
Dopo appena qualche minuto, il ragazzo riaprì lentamente gli occhi inspirando ed espirando profondamente, fino a quando vide il maestro davanti a sé.
"La sento, però ora non c'è più..." mormorò Oirad.
"Hai evocato un'aura davvero completa e in maniera eccellente. L'hai portata fino a quasi un metro al di fuori del tuo corpo, estendendosi come una fiamma rossa. Ora devi cercare di farlo anche in stato non meditativo. Credi di riuscirci?" domandò Iroh.
"Ho afferrato quella sensazione, ora posso provare a riprodurla in più situazioni"
"Molto bene. Cominciamo!"

Un vento forte spirava da levante e un senso di irrequietezza tesseva un velo di dubbi e preoccupazioni inconsce nella mente del giovane Avatar, impegnato a guardare il paesaggio dalla finestra.
"Aang, io vado da Suki. Appena torno mi preparo e usciamo per la nostra serata?" disse Katara, intenta ad aprire il portone del palazzo in cui si trovavano.
"Come? Ancora da Suki? E cos'avrà da dirti quella ragazza, per l'ennesima volta?!" rispose il ragazzino, irritato.
"Consigli, presumo..."
"E riguardo a cosa?"
"Beh tra poco sarà il compleanno di Sokka, quindi penso voglia chiedermi consiglio su cosa regalargli, non ti pare?" replicò schietta la ragazza.
In tutta risposta Aang emise una smorfia e sbuffò, per sentir poi il rumore del portone sbattere in malo modo.
"Che giornata..." sospirò, annoiato da tutta quella quiete.
Forse gli mancavano un po' quelle loro avventure, quegli scontri e incontri con persone diverse; il potere dei quattro elementi racchiusi e dominati da una sola persona, in grado di tener testa ad un intero esercito, quelli si che erano tempi! Però adesso la pace regnava incontrastata e il mondo era divenuto migliore, più sano e privo di guerre inutili. Nessuno avrebbe più perso la vita a causa di una stupida battaglia insensata, nessuno. Eppure il giovane Avatar aveva come un presentimento, come se qualcuno avesse voluto metterlo in guardia.
Nel frattempo, nel grande bosco appena fuori dalle mura occidentali, un forestiero si affrettava ad avvicinarsi alla grande città, avvolto da un mantello marrone. Saltava da un albero all'altro con agilità, ad una velocità più che notevole.
Una miriade di corvi bianchi scattarono in volo, gracchiando e agitandosi, scappando dall'albero dov'erano appollaiati.
Il ragazzo misterioso balzò dal ramo più alto, riuscendo a darsi così tanta spinta da distruggere il tronco stesso su cui si trovava, lanciandosi sopra le grandi mura esterne e oltrepassandole.
Un puntino luminoso che nessuno aveva notato e che le guardie non avrebbero mai distinto da un semplice uccello. Non appena cominciò a perdere quota, il forestiero evocò una fiamma intorno a sé stesso e un potente fuoco scaturì dalle gambe e dai piedi, permettendogli di planare verso il palazzo reale.
Proprio in quel momento Zuko stava scendendo i gradini dell'edificio, quando vide pioversi contro un ragazzo, il quale atterrò in ginocchio proprio davanti ai suoi piedi, provocando una vampata di calore notevole ed una nuvola di polvere che si levò da terra.
"Pessime notizie, mio signore!" esclamò il tizio avvolto dal mantello.
"Parla, cos'hai scoperto?" domandò Zuko tossendo a causa della nube di terriccio e polvere.
"Stanno arrivando e hanno deciso di muovere la maggior parte delle truppe. Non sono riuscito a capire chi sia al comando ma l'ho intravisto da lontano"
"Quanto tempo abbiamo?"
"Pochi minuti, se non di meno... cavalcano delle bestie alate" rispose infine il ragazzo.
"Molto bene Firas. Ora diamo lo stato di allarme generale!" concluse il Signore del Fuoco.
In quell'esatto istante, Oirad stava cercando di concentrarsi più che poteva e quando finalmente riuscì ad avvertire l'aura di calore formarsi attorno al suo corpo, il maestro Iroh gli diede un calcio alla gamba sinistra, mettendolo in ginocchio.
"Ahi!" gemette l'allievo.
"Concentrati!" lo rimproverò l'uomo.
Certo era facile a dirsi ma in pratica doveva essere molto più complicato di quello che sembrava, poiché quella prima prova consisteva nel riuscire a trovare il giusto equilibrio e la giusta concentrazione, in una situazione di caos o in presenza di forti rumori, circondato da pericoli imminenti e offuscato da pensieri negativi che potevano sicuramente riempire la mente. Una operazione faticosa che sarebbe stato in grado di effettuare soltanto con il giusto, lento e completo allenamento.
"In fondo si tratta solo di una questione di abitudine. Vedrai che col tempo imparerai. Io riuscii nel campo di battaglia a controllare alla perfezione il mio dominio e anche se il tuo sembra essere differente dal tipo di controllo del fuoco normale, il metodo per questo genere di situazioni non cambia".
Il ragazzo provò nuovamente a sentire quella sensazione, quindi regolò il respiro e si fece forza, liberando la mente da qualsiasi genere di pensiero. Era il momento!
Questa volta però ad interrompere e distrarre l'allievo non fu Iroh ma una forte esplosione lì vicino, che emise un frastuono quasi insopportabile.
"Che diamine?!" imprecò il maestro.
Passarono pochi secondi di silenzio assoluto, quando anche diverse grida squarciarono quel momento, mescolandosi ad altri forti rumori.
Una cortina di fumo avvolse il locale e il giardino del vecchio uomo, portando con sé una penetrante puzza di bruciato e diverse scintille incandescenti che rischiavano di far incendiare l'ambiente circostante, trasportate dal vento.
"Cosa sta succedendo?!" si chiese il ragazzo sporgendosi dalla porta dell'edificio.
Il paesaggio e l'atmosfera che il giovane vide con i suoi stessi occhi, gli fecero comprendere la gravità della situazione: fuoco e macerie; schegge e persone che scappavano in ogni direzione, il caos totale.
"Oirad, recati subito in un luogo sicuro. Io devo andare da mio nipote!" esclamò Iroh.
Sembrava quasi che il maestro ne sapesse proprio quanto l'allievo, riguardo alla situazione attuale.
"Ma potreste aver bisogno di me!" replicò Oirad.
"Non è il momento di disubbidire al tuo maestro! Ora corri al riparo. Il tuo obbiettivo adesso è quello di completare l'addestramento e poi potresti servire quando sarà tutto finito. Per il momento ti ordinò di starne fuori".
L'allievo non aggiunse altro, forse perché contraddire il maestro avrebbe potuto comportare la conclusione precoce degli allenamenti. Forse perché sapeva già che avrebbe disubbidito in ogni caso, pur di non perdere il mentore.
Nel frattempo l'Avatar Aang sentiva il gong e il suono delle campane echeggiare per la città, mentre lui si affrettava a planare con il suo bastone-aliante verso la piccola casa dove alloggiava Suki.
La zona pareva essere piuttosto tranquilla, lontana dal resto delle abitazioni più vicine al disastro che stava accadendo.
"Perdonami Zuko, prometto che arriverò presto, non appena mi sarò accertato che Katara è al sicuro..." mormorò Aang, pensando alle stesse parole che aveva pronunciato pochi minuti prima, rivolgendosi al signore della Nazione del Fuoco, quando questi gli aveva chiesto di intervenire subito per difendere la città.
Purtroppo Zuko non l'aveva presa bene dopo aver udito la risposta del giovane amico, arrivando a dargli dell'irresponsabile.
In quel momento Iroh aveva raggiunto la parte nord-est delle mura, attorniato da qualche decina di guardie e feriti che venivano trasportati verso il centro cittadino, decisamente più sicuro rispetto alla zona attaccata.
Il nipote fluttuava sulla cima di una torre, mantenendosi in volo grazie al fuoco che emanava dagli arti inferiori, deciso a respingere gli avversari con un poderoso muro di fiamme del rosso più acceso che avesse mai visto.
I nemici però erano troppi e molti di questi volavano cavalcando bestie simili a cavallette, verdi e grandi tre o quattro volte un uomo, giungendo sempre più numerosi da posti diversi, contemporaneamente. Cosa alquanto difficile da gestire, così come da contenere.
D'un tratto il signore del fuoco volò in direzione dello zio, accorgendosi della sua presenza.
"Zio! Non siamo riusciti ad avvisarti in tempo ma dov'eri? Ci stanno attaccando sempre su più fronti! Di questo passo finiremo per cedere le mura esterne" disse il ragazzo in tono sconsolato.
"Mi spiace, ero impegnato in una faccenda delicata. Dimmi, chi sono gli aggressori?"
"Insetti, mostri, uomini e dominatori... non si capisce bene chi siano ma sembra fossero parte di una setta fedele a mia sorella Azula"
"Hanno intenzione di liberarla? O forse pensano a vendicarla e continuare ciò che tuo padre aveva in mente?"
"Non lo so. Quel che è certo sta intorno a noi! Penseremo prima a respingerli, poi ci daremo da fare per scovare chi si cela a opera di tutto questo" concluse il nipote.
Iroh si rimboccò le maniche facendo scaturire fuoco e fiamme dalle gambe, lanciandosi in aria per contrastare meglio la minaccia aerea.
Intanto Sokka e una dozzina di guardie scelte che stavano presidiando il palazzo reale, erano stati attaccati da un gruppo di dominatori della terra e soldati in armatura, ingaggiando così uno scontro nel pieno centro della capitale.
Sfortunatamente ad avere la meglio, inizialmente, furono gli assedianti che riuscirono a mettere KO almeno la metà del piccolo corpo di guardia.
"Dannazione! Restate uniti voi è formate una barriera!" ordinò il ragazzo che si ritrovava nella critica situazione di dover elaborare una strategia vincente in pochi secondi, circondato dai nemici.
Il problema si risolse prima del previsto, risparmiando a Sokka una perdita di tempo nell'intento di pianificare la tattica di difesa più opportuna.
Infatti una decina di massi vennero scagliati contro gli aggressori, che caddero a terra tramortiti.
"Allora che cosa avevi in mente di fare? Non vorrai mica rubarmi tutto il divertimento?!" esclamò Toph con un sorriso che faceva quasi paura.
"Grazie! Però sappi che me la stavo cavando benissimo anche da solo" rispose Sokka.
"Come no! Coraggio, diamoci dentro!" esultò la dominatrice dallo sguardo cinico.
Il problema per loro potevano rappresentarlo il centinaio di grandi insetti volanti diretti proprio in quella zona, contando poi che la ragazzina non poteva sentirli con il suo dominio.
A quelli avrebbe potuto pensarci l'Avatar, già, proprio quello che non era presente in quel momento a causa di qualche inconveniente personale. In quei delicatissimi minuti Aang stava cavalcando Happa, diretto verso le mura esterne dove si trovava Zuko.
Katara stava bene e appena aveva visto l'Avatar raggiungerla per accertarsi che stesse bene, si era quasi commossa ma gli aveva riferito che le priorità andavano alla difesa della città. Si erano abbracciati e promessi che sarebbero tornati sani e salvi a casa, nn appena fosse finito l'assedio.
La ragazza però non poteva starsene con le mani in mano, non lei che possedeva un potere eccezionale e un dominio dell'acqua perfetto o quasi. Inoltre le sue abilità come guaritrice avrebbero solo giovato al resto delle truppe che era stato portato negli edifici per le cure.
"Katara, da questa parte!" sentì chiamare mentre correva nel centro della città. Si trattava del fratello che scattava in sua direzione evitando la moltitudine di proiettili lanciati dai nemici in volo.
La giovane dominatrice della terra pensava di aver risolto il problema formando una solida cupola di roccia intorno a sé stessa ma in tal modo non avrebbe potuto contrattaccare e dare un aiuto concreto ai compagni.
Toph non era tipo da restarsene ferma e immobile ad attendere che lo scontro finisse, quindi si decise ad uscire dalla barriera che la proteggeva, frantumandola e scagliando per aria i vari frammenti che la componevano. Solo un paio di colpi andarono a segno.
Si sentiva quasi inutile, minacciata da qualcosa che non poteva avvertire grazie alla sua abilità, qualcosa che poteva "tranquillamente" sconfiggerla senza che lei se ne accorgesse.
D'un tratto due soldati in groppa ai rispettivi insetti volanti si lanciarono in picchiata contro la dominatrice, la quale si accorse solo all'ultimo della loro presenza ma qualcuno impedì loro di raggiungere l'obbiettivo.
Una vampata di fuoco e calore spinse violentemente gli aggressori contro una parete del palazzo in lontananza, facendogli perdere i sensi.
"Scusate se ci ho messo tanto" annunciò Oirad, comparendo all'improvviso con un braccio teso e fumante.
Toph non si era accorta del ragazzo, probabilmente a causa della paura, rimanendo perplessa riguardo a quella stupida e banale entrata in scena, anche se felice dell'intervento dell'amico.
"Si, devo dire che iniziavo a pensare che fossi scappato" disse lei in tono ironico.
Oirad si massaggiò la testa, pensando al perché di tutte quelle battute inferte dalla dominatrice e da lui subite. Avrebbe forse continuato per molto?
Era il momento di passare alla controffensiva. Sokka estrasse il suo fidato boomerang e lo scaraventò contro due insetti che arrivavano dall'alto, i quali riuscirono a schivarlo per un soffio. Quando i nemici furono abbastanza vicini al ragazzo, però, ecco che l'oggetto li colpì entrambi, centrando la testa di uno, rimbalzando e prendendo anche quello affianco.
Katara si mise in guardia preparando una piccola barriera d'acqua prelevata dalla sacca che reggeva dietro alla schiena, pronta ad intervenire in qualsiasi momento, mentre Toph sollevò dal sottosuolo una moltitudine di pietre e rocce che prese a far girare, fino a creare un tornado di massi e terra. L'area intorno a loro era praticamente al sicuro, poiché nessuna di quelle bestie volanti avrebbe potuto avvicinarsi più di tanto alle rocce roteanti.
Oirad avrebbe dovuto concentrarsi parecchio ma risultava difficile, anche se in un primo momento gli era sembrato di avere la situazione in mano. Sudava e non aveva idea se stesse facendo bene a lottare fin da subito, prima di aver terminato l'allenamento.
"Accidenti! Quando abbiamo attaccato Ba Sing Se per liberarla mi sono fatto onore! Oggi non sarà diverso!" gridò estraendo la spada e scattando verso un'insetto diretto in picchiata contro di lui. Il ragazzo saltò nn appena gli fu abbastanza vicino, riuscendo a mozzare un'antenna del volatile con un colpo ascendente ma per sbaglio un'ala riuscì a urtarlo, spingendolo addosso un altro nemico. Katara riuscì a immobilizzare l'insetto lanciandogli contro un getto d'acqua e ghiacciandola, cosa che non avrebbe resistito per molto tempo ancora.
Oirad aveva un forte male alla testa, sentiva fischiare le orecchie e tossiva a causa della polvere che aveva sollevato dopo essere caduto. Intorno a lui c'erano le guardie che urlavano, sbraitando ordini da una parte all'altra e persone ferite o prive di sensi sparse a terra. La miriade di assalitori che svolazzavano nei dintorni e soldati che compivano razzie dovunque.
Alzò una gamba e si resse con un ginocchio, poi chiuse gli occhi. Sentiva ancora una scintilla ardere dentro di sé. Forse si trattava della forza di volontà e di quel minimo di energie che gli rimanevano. Eppure si sentiva svenire. Non ci vedeva più.
Cosa stava accadendo? Dove si trovava e per quale motivo? Era dentro alla sua stessa mente e quello che vedeva doveva essere una sorta di suo alter-ego dei suoi pensieri.
Il ragazzo era circondato dalle tenebre ma in lontananza si poteva scorgere un leggero bagliore che riusciva quasi a fargli chiudere le palpebre da quanto era forte, nonostante si trattasse di una piccola luce. Era una fiamma gialla. L'alter-ego di Oirad si avvicinò di poco, fino a quando ne riuscì ad avvertire il calore. In quel momento la sentì. Percepì forte più che mai quella sensazione che lo rinvigorì.
"E andiamo..." si disse.
Forse aveva perso i sensi per qualche attimo, eppure gli sembrava di aver semplicemente chiuso gli occhi. Li riaprì e quando accadde, rivide tutta la scena a suo vantaggio: i soldati, le bestie volanti e quei pochi dominatori. Toph non riusciva più a mantenere il tornado di massi rotanti e gli avversari se n'erano accorti molto bene.
"Ti va un lavoro di squadra?" domandò alla ragazza stremata.
"Come?"
"Dovresti aiutarmi a fare una cosa" spiegò Porad indicando una roccia piana.
La scena che molti cittadini e assedianti poterono osservare molto bene, rispecchiava esattamente l'epicità dell'attacco da parte del Loto Bianco in quella stessa città.
Un urlo divertito echeggiò per la capitale, non appena Oirad passò per gli edifici volando sopra una tavola di pietra. Un mezzo che poteva dirsi primitivo ma nn esisteva nessun altro apparecchio volante che fosse in grado di contrastare la minaccia, mentre il ragazzo poteva semplicemente evocare e scagliare sfere di fuoco per respingere tutti coloro che si ritrovava davanti o ai lati. Certo, non erano attacchi veramente poderosi e le fiammate avevano dimensioni ancora piuttosto semplici e ridotte, però era abbastanza per far schiantare al suolo qualche nemico svolazzante.
La dominatrice della terra si era stancata parecchio utilizzando tutte quelle rocce in precedenza, ma doverne controllare solo una per lei era un giochetto, nel vero senso della parola.
"Si! Vai così!" li incitava Katara dal basso.
Anche Iroh e Zuko videro la scena mentre si avvicinavano al palazzo reale, punto ormai dove il grosso della battaglia si stava svolgendo, mentre l'Avatar era impegnato a proteggere tutto il perimetro delle mura, cosa che risultò faticosa ma tutto sommato semplice.
Il gruppo vicino al palazzo però non era l'unico a darsi da fare maggiormente, infatti un altro ragazzo un po' più grande stava combattendo direttamente all'esterno delle mura, mettendo in fuga tutti gli avversari.
"Bene! Ora non mi resta che raggiungere gli altri al centro ed eliminare le ultime sacche di feccia che vi si annidano!" disse in tono compiaciuto.
La battaglia infuriava ed era un continuo lanciarsi a vicenda ogni tipo di elemento, dall'acqua gelida alla solida terra, al Fuoco ardente, per non parlare poi delle frecce scagliate dai soldati invasori. Ormai non giungevano più rinforzi dall'esterno, mentre la guarnigione di Ba Sing Se era riuscita finalmente a riorganizzarsi meglio e sempre più uomini accorrevano, guidati dai loro ufficiali.
Era rimasto un gruppo di dominatori corazzati sopra il tetto del palazzo reale, ancora in piedi nonostante le ore di combattimenti. Erano capeggiati da un dominatore della terra che pareva risultare un osso duro e continuava a sferrare, insistente, feroci attacchi alle guardie sottostanti.
Toph provò a dirigere Oirad vicino al tetto ma il generale avversario la distrò scagliandole contro un masso delle dimensioni di una testa umana, forse più piccolo. Ovviamente non sapeva che la dominatrice era cieca e per questo, distrarla poteva essere più difficile del previsto, anche se, in compenso, l'avrebbe colpita e messa fuori combattimento più facilmente. Peccato perché gli sembrava così abile da voler proporle di schierarsi dalla loro parte. La roccia però non riuscì a centrare il bersaglio poiché Oirad avvisò l'amica in tempo con un urlo, anche se la dominatrice perse la concentrazione per allontanarsi, schivando il colpo e non ebbe più il controllo della tavola di pietra sopra alla quale stava volando il ragazzo.
Oirad finì per saltare prima dell'impatto della roccia contro il palazzo reale, compiendo una capriola in aria che gli permise di stabilizzarsi meglio e trovare il punto dove atterrare.
Si trovavano faccia a faccia, l'uno davanti all'altro, senza nessuno ad aiutarli ma destinati a lottare là sopra.
"Dannato, mi hai fatto scomodare per venire qua su?! La pagherai!" disse Oirad, pensando di fare qualche battutina sul campo, tanto per farsi due risate. Non funzionò.
Il generale sollevò una piccola tegola componente il tetto, notando che l'oggetto era stato creato lavorando anche la terra, elemento che l'uomo poteva controllare, quindi la spinse contro il ragazzo. Oirad, in tutta risposta, estrasse la spada lucente e rotolò sulla destra, schivando l'attacco e procedendo in direzione dell'avversario, arrivandogli a meno di qualche centimetro, quando evocò una sfera di fuoco dorato che fece esplodere in faccia al nemico. Quest'ultimo tentò di coprirsi il volto ma, così facendo, abbassò la guardia, permettendo al ragazzo di sferrare un attacco consecutivo con l'arma.
Il generale arretrò di parecchi metri, utilizzando le tegole della tettoia e scivolandosi sopra, evitando in tal modo di essere colpito, anche se un piccolo taglio sul braccio non poté evitarlo in alcun caso.
"Maledetto"imprecò l'uomo con un gemito. Era stufo di battersi contro quel ragazzino e dopo aver sguainato una scimitarra molto grande, si lanciò verso Oirad che aspettava immobile, in guardia. L'impatto sembrò quasi creare un'onda d'urto e tra i due non era facile capire chi fosse il più abile spadaccino, portando a pensare ad un pareggio.
La situazione sembrò migliorare quando Toph, fluttuando sopra ad un disco di roccia, intervenì sollevando un polverone con l'intento di accecare il nemico invasore. Una mossa buona ma non estremamente utile, perché l'avversario sfruttò parte di quella stessa terra, trasformandola in sabbia e scaraventandola contro la dominatrice. La ragazzina, percependo la massa leggera di granelli troppo tardi, rischiò di precipitare di sotto, se Oirad non fosse accorso a prenderla al volo.
"Grazie" disse Toph con sollievo.
Non era così abituale il fatto che qualcuno si prendesse cura di lei ultimamente, non accadeva da quando aveva lasciato la propria famiglia e sebbene ricevesse aiuti da parte di Sokka e degli altri amici in caso di difficoltà, doveva ammettere che quel ragazzo le aveva mostrato fiducia e tenacia, con tutta quella vigorosa forza di combattere e mettersi alla prova. Lei era cieca nel senso che non aveva la vista e molti l'avevano trattata con più riguardo proprio per quello, cosa che la irritava tantissimo e che Oirad non aveva mai fatto. Tutto sommato ciò significava che avrebbe potuto fidarsi di lui.
I due stavano cominciando a subire qualche colpo ma l'intero esercito della città non era più così impegnato da essere impossibilitato ad intervenire, quindi qualcuno arrivò per scacciare quell'ultimo avversario. Bastò solo una persona per affrontare il generale nemico.
Un'enorme tronco infuocato venne gettato violentemente contro il punto esatto in cui si trovava l'aggressore, che riuscì per un soffio a schivare l'attacco, nonostante il raggio dell'urto fu molto ampio, tanto quasi da raggiungere perfino i due dominatori sull'estremità del tetto.
"Ma chi è stato a fare una cosa simile?!" disse Toph sbalordita.
"Laggiù!" rispose Oirad indicando una persona appena giunta sopra il palazzo reale, come per magia. Si trattava di un ragazzo misterioso, dall'aria passiva, quasi annoiata. Indossava una lunga tunica senza maniche rossa, dalle rifiniture dorate, pantaloni marroni chiari e calzava un paio di stivali in cuoio neri.
"Tre bambocci contro uno? Vediamo cosa farete" disse il generale nemico. Dopo un'istante il ragazzo appena arrivato si mobilitò quasi istantaneamente dietro alle spalle dell'avversario.
"Come..." farfugliò quest'ultimo, incredulo.
"Taci!" infierì lo sconosciuto.
Poi tutto venne inghiottito da un bagliore accecante che squarciò il cielo e un forte rombo assordante si fece largo tra il caos della città in subbuglio.
Il corpo dell'assediante precipitò giù dalla tettoia, scomparendo nel vuoto, mentre il ragazzo che gli aveva inferto il colpo di grazia si allontanava come se nulla fosse mai accaduto, tranquillo e incolume.
"E tu chi saresti?" si affrettò a domandare Oirad.
"Il mio nome è Firas" rispose l'altro, saltando in cima ad un tetto lì vicino e raggiungendo la folla che si era radunata nella piazza principale, davanti al palazzo reale, dov'erano situati anche l'Avatar e Zuko.
"Già... e ora noi come facciamo a scendere?" chiese Toph.
Fortunatamente Happa andò a prenderli poco dopo e li condusse da tutti gli altri, i quali acclamarono i ragazzi che avevano scacciato gli invasori, nonostante gli applausi e le persone che esultavano fossero poche, poiché la maggior parte era ancora troppo scossa dall'accaduto per poter anche solo accennare un sorriso.
"Ehi, tutto bene?" domandò Aang avvicinandosi a loro.
"Si, tutto ok. Voi invece?" disse Toph.
"Si si, ovviamente ho dovuto salvare io la situazione, però devo dire che non è stato difficile" rispose Sokka con poca, per non dire misera, modestia.
"Non mi pare il momento di scherzare! Fortuna che siamo riusciti a ridurrei danni, ma anche così rimangono pur sempre qualche centinaia i feriti..." aggiunse Katara.
Ovviamente a discutere dell'assedio e a proposito delle conseguenze, non potevano mancare Iroh e il nipote.
"Ma cosa ti è venuto in mente? Si può sapere perché mi hai disubbidito? Che cosa speravi di ottenere con un'incoscienza simile?" sbraitò subito il vecchio maestro, accanendosi sull'allievo.
"Però..." aggiunse l'uomo, "... devo ammettere che te la sei cavata molto bene ed hai portato a termine la prima prova del tuo allenamento con successo".
"Quindi?" chiese Oirad.
"E in fondo hai anche messo in pratica un piccolo appunto che ti avevo detto, infatti hai imparato direttamente sul campo. In conclusione non hai proprio disubbidito completamente al tuo maestro" finì Iroh.
"Grazie! Sapevo di non averti deluso veramente" esultò il ragazzo.
A dire il vero il maestro aveva puntualizzato il fatto di non essere del tutto deluso, ciò non significava che fosse davvero soddisfatto dell'atto del giovane allievo. Iroh si limitò a emettere un sospiro di sollievo, tanto per evitare altri commenti che avrebbero potuto mettere l'allievo a disagio davanti a tutti.
"Piuttosto discutiamo delle faccende serie, zio!" li interruppe Zuko.
"Già!" esclamò Aang, d'accordo per trovare una soluzione al più presto.
"Se si parla di strategie io ci sono!" fece Sokka.
Ma in realtà c'erano poche valide soluzioni al momento e pensare di scegliere quella più giusta poteva sembrare molto facile, anche se sbagliare poteva significare perdere più di quanto si aspettassero.
"Cecheremo e scoveremo l'artefice di tutto questo, lo neutralizzeremo e porremo fine a questa minaccia!" intervenì Iroh con decisione.
Probabilmente l'uomo aveva ragione e sicuramente era la persona più saggia presente in quel momento, inoltre si trattava di un ottimo stratega, cosa che lo poneva su un piano più alto rispetto a molti altri. Formare una forza per individuare il leader di quell'assedio poteva essere veramente la soluzione migliore da prendere, in modo da non dover impiegare un vasto numero di forze, senza considerare che avevano già abbastanza cose da mettere a posto dalla fine della guerra contro Ozai.
"D'accordo, io e Aang andremo a scovare l'artefice di tutto questo! Basteremo noi" esclamò Zuko con convinzione.
"Se è così ci sarò anche io! Vi servirà una guaritrice!" aggiunse Katara.
"No!" intervenne lo zio.
"Cosa?" fece Aang voltandosi verso l'uomo.
"Voi tutti servite qui. Guardatevi in giro! Non vedete quanta paura, quante vittime e distruzione circondano questa città? Le vostre abilità serviranno più a Ba Sing Se, credetemi!" spiegò Iroh, con voce imponente.
Effettivamente non c'era altra scelta, poiché il caos e la disperazione erano quasi al colmo, proprio in quella città che si pensava ormai al sicuro da qualsiasi minaccia e, soprattutto, nessuno avrebbe mai potuto credere ad un nuovo attacco, un'altra guerra in un periodo che doveva appartenere soltanto alla pace.
"Ok ma allora chi andrà? Non c'è nessuno più forte di me e dell'Avatar!" replicò il nipote.
"Organizzeremo un corpo di spedizione, abbiamo molti elementi forti tra di noi, in questo luogo" rispose Iroh.
Parole scelte non a caso, evidentemente, proprio perché gli "elementi" presenti in quel posto erano davvero forti e con abilità diverse. A quel punto, infatti, Sokka, Suki, Toph e Iroh stesso fecero un passo in avanti. Fuoco, terra e due ottimi combattenti, non si poteva chiedere di meglio per una squadra dedita alla ricerca di qualcuno o qualcosa. Certo, se ci fosse stato anche Aang tra loro, la cosa sarebbe stata molto più semplice, però qualcun altro decise di rafforzare il gruppo.
"Ci sarò anche io!" esclamò Oirad, avanzando verso gli altri volontari della squadra.
Toph accennò a un sorriso, intuendo che il ragazzo doveva essere ben determinato a perseguire il proprio scopo come apprendista. Anche Iroh sembrava alquanto compiaciuto, sebbene non ritenesse ancora abbastanza pronto l'allievo per un viaggio del genere.
"Chiedo di poter partecipare alla spedizione!" gridò anche Firas, correndo incontro al gruppo.
"E sia! La mia spia verrà con voi per affrontare chi si cela dietro a tutto questo. Lui è a conoscenza più o meno del luogo in cui potrebbe trovarsi il nostro nemico. Vi sarà di grande aiuto" acconsentì Zuko, pur rimanendo dell'opinione che se fossero andati lui ed Aang, avrebbero sicuramente acciuffato il responsabile dell'assedio."
Era deciso dunque: il gruppo che sarebbe andato in ricognizione per trovare il nemico, era appena stato formato e sicuramente non avrebbe avuto successo senza prima incontrare qualche difficoltà, cosa che i membri del corpo di spedizione non escludevano affatto. Solo uno stolto avrebbe potuto dubitare riguardo a pericoli e rischi da affrontare durante un compito del genere. Non c'era spazio per i dubbi e nemmeno tempo per i ripensamenti, quindi se qualcuno avesse voluto tirarsi indietro avrebbe dovuto farlo già da quel momento.
"Prepariamoci" disse Iroh.

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Capitolo 5
*** Dispersione ***


Capitolo 4 - Dispersione-

 
Il sole stava per sorgere, illuminando con i suoi primi flebili raggi le alture nei pressi di Ba-Sing-Se, fino a colpire i tetti degli edifici più alti, scoprendo dall'oscurità le parti annerite dal fuoco e dalle esplosioni avvenute il giorno prima. Il corpo di spedizione era pronto per mettersi sulle tracce del nemico, mentre l'Avatar Aang e il Principe Zuko erano impegnati a ristabilire l'ordine in città e ad occuparsi dei feriti, oltre che alla riorganizzazione delle difese in caso di altri attacchi.
"Siete a posto? Avete con voi le provviste e il materiale necessario?" chiese Iroh, rivolgendosi ai ragazzi alle sue spalle.
Inutile dire che Sokka aveva esagerato come al solito, portando con sé un sacco enorme pieno di utensili e viveri, in grado di supportare l'intero gruppo per settimane.
"Uhm... forse, non credi di aver esagerato un tantino?" domandò Suki perplessa.
"Niente affatto, perché?" rispose il ragazzo in tutta sincerità.
"Bene! Allora siiiiiiiiii parte! Siamo stra-pronti!!" esclamò euforica Toph.
"Ma si può sapere tutto quell'entusiasmo da dove le esce?" disse Oirad con un briciolo di imbarazzo.
"Eeeeh? Ma che ti prende, dai?!" continuò la dominatrice, divertita nel vedere l'amico a disagio. "M-ma la vuoi smettere? Ti delizia così tanto infastidirmi?"
Iroh era felice che almeno i giovani dominatori stessero iniziando con spensieratezza quella loro missione. Dopotutto erano già stati coinvolti in diversi scontri e il coraggio non gli mancava di certo, inoltre avevano dimostrato tutti di essere abili combattenti, anche se l'uomo si sentiva un po' in colpa per aver loro permesso di partecipare alla spedizione: in fondo si trattava di ragazzini. Ormai la decisione era stata presa e non ci sarebbero stati ripensamenti. Tutti loro avevano deciso per loro volontà di partire per quella nuova avventura.
Ed ecco che la luce prese ad illuminare anche l'erba e la terra sotto ai loro piedi, predominando sul buio che le aveva lasciato spazio a mano a mano che il tempo scorreva ed ogni singola goccia di rugiada andava a rimpicciolirsi sempre più, evaporando e creando banchi di leggera foschia che si disperdevano nell'aria, fluttuando leggeri verso il cielo.
Il piccolo e vivace corpo di spedizione era appena partito per scovare il leader dei loro nuovi nemici, marciando verso est come la guida Firas gli aveva suggerito. In quel momento fu come se l'ombra dei loro corpi si fosse unita in un'unica grande entità alle loro spalle.
Dopo ore ed ore di viaggio, i sei decisero di fare una breve pausa, consumando un discreto pasto a base di fogli di gigan-lattuga condite con olio e spezie, accompagnate da uova di salmonazzi. Quando ripresero il cammino, però, qualcuno pareva già aver notato la loro presenza e anche le sventure del gruppo ebbero inizio.
"Un momento!" disse Firas, fiutando qualcosa nell'aria.
"Sniff, si devi aver sentito anche tu l'odore di prelibate erbe per la preparazione del mio magico tè verde" aggiunse Iroh annusando con esagerazione un cespuglio di fronte a lui.
"Guarda che quelle sono piante velenose" lo avvisò Suki.
Un fruscio appena percettibile dalla loro destra venne successivamente avvertito chiaramente da tutti, eccetto Sokka, il quale era distratto dal rumore assordante che faceva il sacco porta viveri.
"C'è qualcuno! State in guardia" esclamò Firas, materializzando una sfera di fuoco dalla mano sinistra.
Ad un tratto una figura irriconoscibile inciampò sopra qualche ramo, cadendo allo scoperto, mostrandosi così ai sei membri della spedizione, allarmati fin troppo per una possibile minaccia che si rivelò essere soltanto un vecchietto mingherlino con pochi capelli bianchi in testa e dalla lunga barba incolta.
"No, per favore non fatemi del male! Sono troppo giovane per morire!" implorò il vecchio con le lacrime agli occhi.
"Uh? E questo tizio chi sarebbe?" si chiese Sokka perplesso.
"Perdonaci, non volevamo spaventarti ma credevamo ci stessi seguendo" si scusò Iroh.
Pochi minuti più tardi il gruppo si trovava già invitato nel villaggio distante solo un centinaio di metri da dove si trovavano, ascoltando ciò che l'anziano aveva da raccontare nella sua umile casa in legno e paglia.
"Dunque stai dicendo che quegli esseri hanno attaccato anche questo piccolo paese? Ma a quale scopo lo avrebbero mai fatto? Mi pare di aver intuito che qui abitano solo contadini" domandò Iroh non riuscendo a spiegarsi un'azione simile.
"Probabilmente lo scopo degli assalitori è anche quello di incutere timore alla popolazione, oltre a voler bloccare magari l'economia del Regno della Terra" rispose Oirad.
"Può darsi ma dovete sapere che durante l'attacco alcuni dominatori che difendevano il villaggio sono stati catturati e portati sulle montagne a nord" spiegò il pover'uomo.
La situazione era a dir poco grave ma non potevano certo permettersi di allontanarsi dal loro obiettivo principale e la decisione da prendere in merito avrebbe potuto condizionare notevolmente il loro percorso.
"Mi spiace, non possiamo permetterci di badare ad ogni inconveniente sul cammino. Abbiamo una missione ben precisa" disse Firas alzandosi dalla sedia sopra la quale era seduto.
"Ma come puoi dire una cosa simile?" fece Toph sconcertata.
"A quei dominatori ci penserà qualcun altro ma noi no di certo! Perfino questo vecchio potrebbe volerci depistare!".
"Però non possiamo abbandonare quelle persone" aggiunse Suki in tono sconsolato, "inoltre non credo potrà costarci così tanto tempo".
"Io non sono d'accordo con Firas" intervenne Iroh.
Anche Oirad annuì, acconsentendo ad andare a soccorrere i dominatori catturati dai loro stessi nemici, pensando che infondo avrebbero potuto cogliere l'occasione per prendere informazioni riguardo agli avversari.
Firas fece una smorfia ma si vide costretto ad accettare quella piccola deviazione, senza smettere di pensare ad un eventuale trappola da parte dell'uomo anziano.
Quando finalmente tutti riuscirono a mettersi d'accordo sul come affrontare la situazione, la marcia riprese a passo veloce nel tentativo di giungere il prima possibile nella zona dove credevano di trovare gli abitanti catturati. Da una missione di esplorazione e inseguimento, si stava trasformando in un'operazione di salvataggio e questo implicava che stavano affrontando una sorta di corsa contro il tempo, considerando la scarsa conoscenza del posto.
"Maestro Iroh, durante il viaggio avremo la possibilità di mandare avanti il mio addestramento?" chiese Oirad rivolgendosi all'uomo al suo fianco, mentre camminavano a passi sempre più lenti per via del notevole dislivello che stavano attraversando.
"Mio giovane allievo, molto probabilmente ci saranno occasioni lungo questo percorso, per far si che tu sviluppi al meglio il tuo dominio" rispose Iroh, alzando lo sguardo alla pendio della montagna che si faceva ripida passo dopo passo. "dopo tutto, il modo migliore per giungere a destinazione, è affrontando il sentiero che ci si pone davanti, anche se faticoso e ricco di ostacoli. Vedrai che diverse cose non si possono semplicemente spiegare ma le devi vivere tu stesso, perché solo così si avrà la certezza di apprendere velocemente e completamente le propria abilità".
Il ragazzo aveva compreso appieno quelle parole, il cui significato lo aveva già capito durante gli scontri a Ba Sing Se. L'apprendimento sul campo aiutava parecchio e solo affrontando il percorso che si faceva più arduo di fronte a sé, avrebbe trovato ciò che cercava. Un discorso filosofico che poteva sembrare assurdo, come tutti quelli che i saggi mistici delle montagne facevano nei racconti folcloristici ma c'era del vero nelle parole del vecchio generale e il ragazzo si fidava ormai ciecamente del suo mentore.
Dopo un paio d'ore il gruppo si trovò di fronte ad una nebbia fitta che si muoveva lentamente verso di loro, formando una sorta di muro grigio. L'odore che si poteva percepire non poteva certamente essere definito gradevole e il paesaggio seminascosto dalla nebbia rendeva l'atmosfera ancora più misteriosa, mentre i rilievi aguzzi che sorgevano dal pendio suggerivano che un pizzico di cautela sarebbe stato raccomandabile.
"La cosa non mi piace..." mormorò Toph.
"Perché sento come se la situazione stesse per prendere una brutta piega?" si domandò invece Sokka.
Iroh non si fece troppi problemi e materializzò una sfera di fuoco ardente dalla sua mano destra.
"È inutile farsi ipotesi al riguardo. Dobbiamo inoltrarci laggiù perché non ci sono alternative".
Così dal più anziano alla più giovane, tutti si addentrarono tra la fitta nebbia, non immaginando a cosa quell'azione li avrebbe portati.
Ad un tratto la terra cominciò a tremare e rombi di sassi che rotolavano provocando piccole frane, fecero allarmare i ragazzi che si trovavano improvvisamente troppo distanti gli uni dagli altri, non essendosi accorti che avevano preso distanze troppo lunghe per muoversi nella foschia.
"Rimanete uniti!" gridò Firas.
"Dove siete?" urlava Suki spaventata, non vedendo più i compagni.
L'unica ad essere ancora piuttosto tranquilla era la dominatrice della terra, la quale si era già messa all'opera per salvare la situazione. Un'enorme muro di terra sbocciò dal terreno più in alto, davanti a loro, bloccando tutte le roccia che rischiavano di cadere nelle vicinanze. Un'ondata di lava però si rivelò la brutta sorpresa del momento, avendo constatato poi Toph che si trattasse di un vulcano la montagna che stavano salendo.
"Ma perché quel vecchio non ci ha avvertiti?" disse la ragazzina, impegnata a ricoprire il magma con altra terra.
"Temo che la risposta sia evidente, ora" annunciò una voce lontana.
I membri del gruppo non riuscivano a vedere ad un palmo dal naso, quindi non provarono neanche a guardarsi intorno, se non per cercarsi a vicenda, chiamandosi e urlando i nomi dei compagni nel vano tentativo di riunirsi.
"Ora basta!" esclamò Firas.
Il ragazzo fece scaturire due potenti fiamme dalle mani, puntate verso il basso, dandosi la spinta necessaria a schizzare in aria sperando di ottenere una migliore visuale dall'alto. Era tutto inutile perché il fumo provocato dalle frane e dalla lava si era mescolato alla nebbia.
"No Firas, le nubi causate da esplosioni vulcaniche riescono a raggiungere altezze elevatissime e possono diventare molto pericolose" lo avvertì Sokka. Sfortunatamente Toph, per quanto fosse un'abile dominatrice della terra, non poteva fare più di tanto, rischiando di facilitare la fuoriuscita di magma sotto ai loro piedi. Si trattava di una trappola dalla quale sarebbe stato molto difficile uscire ed il fumo imponeva al gruppo un tempo ben limitato, essendo tossico per loro.
"Correte avanti! Avverto un movimento sismico più grande in arrivo!" gridò Toph, formando un disco volante con la base di terra che la circondava, proprio come aveva fatto a Ba Sing Se, aiutando Oirad.
Il giovane dominatore del fuoco, intanto, stava tossendo rumorosamente per via della cenere che rischiava di soffocarlo, anche se era riuscito a ricongiungersi con Firas.
"Trovati! Saltate su!" esclamò Toph, raggiungendo e portando in salvo i due ragazzi.
La dominatrice non poteva reggere a lungo quella massa di terra in quelle condizioni, con la temperatura che si alzava a dismisura e la nube soffocante che li confondeva. I tre stavano fluttuando ad una velocità pazzesca sul disco di roccia che solo dopo un paio di minuti li portò fuori dal fumo tossico.
I ragazzi erano in condizioni spaventose e sarebbero potuti svenire sul momento ma l'improvviso ritorno all'aria pulita e sobria li fece star meglio.
Quando la ragazzina perse le forze, permettendo al disco di precipitare bruscamente dentro una grotta, frantumandosi in mille pezzi, la preoccupazione fu subito rivolta agli altri tre compagni rimasti dentro la nube.
Oirad e Firas tossivano ancora rumorosamente, piegati in due sul terreno mentre perdevano gocce di sudore che scendevano dalla fronte e dal collo.
Toph tirò un sospiro di sollievo quando vide una scia di fuoco spingersi in aria, formando un arco diretto verso l'esterno del fumo: doveva trattarsi di Iroh e la ragazza ne ebbe la certezza quando vide altre due fiammate emergere dal punto in cui l'uomo doveva essere atterrato. Anche Sokka e Suki erano con lui.
 
Nel frattempo, l'Avatar Aang stava sorvolando la città di Ba Sing Se, in groppa al suo bisonte volante Happa, accompagnato dal piccolo amico Momo. La capitale del Regno della Terra pareva essere al sicuro ma il giovane dominatore dell'aria non poteva certo restarsene con le mani legate in quel posto, senza intervenire davvero. Purtroppo doveva ammettere che anche lì c'era bisogno di lui e si sarebbe sforzato di mostrare pazienza, anche se Zuko non la pensava in questo modo.
Il nuovo Signore del Fuoco aveva già incontrato qualche conoscenza per assicurarsi che la città rimanesse ben sorvegliata e si era convinto di dover partire per cercare l'artefice dell'attacco, a tutti i costi.
"No e poi no! Credi forse che io possa permetterti di andartene ancora? Credi che non ne abbia abbastanza?!" gridò Mei inferocita. Sfortunatamente il ragazzo non si era immaginato che la moglie del Signore del Fuoco potesse essere più adirata e convincente del Signore del Fuoco stesso... "Ascoltami, perfavore!" la supplicava Zuko, senza ottenere alcun risultato.
"Tu devi ascoltare me ora! Ci siamo sposati praticamente due giorni fa e tu vorresti già sparire nel nulla? Oseresti far tutto questo alla tua amata? Che fine ha fatto la luna di miele che mi avevi promesso eh?"
Niente da fare. Il ragazzo pareva essere proprio in gran difficoltà ma forse avrebbe potuto rivolgersi a qualcun altro per assicurarsi che la missione andasse a buon fine. Aveva già inviato Firas con gli altri ma non bastava. Chi avrebbe mai accettato un compito del genere, mostrandosene all'altezza? Quando Zuko uscì dalla stanza dov'erano situati gli alloggi reali e dove era stato appena sottomesso dalla dolce moglie, fu allora che la risposta alle sue domande gli andò a sbattere letteralmente contro.
"Ah!"
"Dah!"
Il ragazzo per poco non cadde a terra dopo essersi scontrato con una ragazza che proveniva dalla direzione opposta. Dopo essersi massaggiato la fronte, il Signore del Fuoco notò che si trattava di Ty Lee, la ragazza acrobata amica d'infanzia di Mei.
"Oh, perdonami!" si scusò lei.
"No, tranquilla ma fai più attenzione la prossima volta" rispose Zuko.
"A dire il vero non ho potuto fare a meno di ascoltare la discussione"
"Cosa?!"
"Già e se vuoi potrei andare io al posto tuo..."
Gli occhi del ragazzo si illuminarono per lo stupore: in effetti Ty Lee era perfetta come agente di rinforzo alla spedizione, avendo dimostrato enormi capacità nel combattimento, sapendo contrastare qualsiasi guerriero, pur non possedendo alcun dominio lei stessa.
"Affare fatto!”

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Capitolo 6
*** Lo Spirito Insetto ***


Capitolo 5- Lo Spirito Insetto


"Coff! Coff!" tossivano i due dominatori del fuoco, lasciando solo brevi pause
per prendere fiato.
La grotta dentro alla quale si trovavano, dopo che Toph era riuscita a porli
in salvo, era terribilmente calda, tanto che persino chi riusciva ad evocare le
fiamme, sembrava insopportabile, come se fossero rinchiusi in una fornace.
"Almeno la nube tossica è lontana da qui" mormorò la ragazzina, scrutando con
i sensi tramite i piedi, la galleria che proseguiva all'interno della grotta.
Quando i due ragazzi si ripresero del tutto, non ebbero dubbi sul da farsi:
proseguire per un sentiero aperto e non addentrarsi sicuramente nel tunnel
vicino a loro, cosa che invece a Toph sembrò più consona.
"Ehi tu, non avrai intenzione di entrare lì, vero?" domandò Firas alzando la
voce.
"Certo, perché?" chiese a sua volta la dominatrice.
"È tutto buio e si muore dal caldo, non se ne parla neanche!"
"O questo o la nube, il ché si può tradurre in una lenta e dolorosa morte per
asfissia..."
"Ma c'è un vulcano in eruzione, non sarebbe ancor più rischioso se la parete
crollasse?" replicò Oirad.
"Ehi bello, guarda che io la controllo la parete di roccia! Inoltre l'oscurità
non è un problema per me. Con chi credete di avere a che fare? Tsk!" concluse
Toph.
I due dominatori del fuoco si guardarono a vicenda, perplessi, poi fecero
spallucce e seguirono la ragazzina. Discuterne ancora sarebbe stato decisamente
inutile e poi se poteva sopportare lei, loro non si sarebbero certo lamentati.
La galleria era abbastanza grande per potervi camminare mantenendo quasi
sempre una posizione retta, senza doversi piegare troppo spesso, inoltre
sembrava fatta proprio su misura per i tre ragazzi, i quali cercavano la via
d'uscita affidandosi totalmente alla dominatrice della terra. Il calore non era
poi così insopportabile e gli stracci impregnati di acqua che coprivano il viso
dei dominatori, riusciva a ridurre notevolmente l'aria calda e la polvere che
comunque fuoriuscivano dalle pareti.
"Eccola, sento che siamo vicini all'uscita!" annunciò Toph con entusiasmo.
"Certo che è proprio strano" commentò Oirad guardandosi attorno.
"Che cosa? Non ti fidavi di me, forse?" domandò la ragazzina.
"Non è questo... volevo dire che sembra strano come siamo riusciti a trovare
un simile passaggio. A dirla tutta non sembrerebbe affatto un tunnel creato
naturalmente dall'erosione"
"Hai ragione, sembra che qualcuno lo abbia scavato"
Ad un tratto un forte rumore fece venire la pelle d'oca ai tre ragazzi, oltre
a  provocare un piccola frana di fronte a loro, che Toph si preparò a
rimediare.
"O qualcosa..." aggiunse Firas.
In quel preciso istante il pavimento cominciò a tremare, facendo oscillare i
dominatori che iniziarono istintivamente a correre più veloci che potevano
verso l'unica direzione possibile, in cerca di salvezza. Fortunatamente
l'uscita distava ancora pochi metri ed i ragazzi riuscirono per un soffio a
superarla, vedendosi crollare il tunnel proprio dietro alle loro spalle.
"Wow, c'è mancato poco" disse Toph ansimando.
In effetti i tre se l'erano vista brutta, riuscendo a scampare al pericolo
proprio all'ultimo, anche se il problema non era la frana della galleria in sé,
quanto ciò che l'aveva provocata.
Ecco un suono ripetitivo, quasi tremante, come di sassi che si colpivano in
modo vibrante e solo poco più tardi, si riuscirono a notare due enormi chele
marroni, parte dell'apparato digerente di un grosso verme dalle centinaia di
zampette lunghe e sottili e dal corpo che pareva rivestito da un robusto
esoscheletro.
"E quello che diamine sarebbe?" bisbigliò Oirad.
Il colorito del ragazzo era passato dal roseo-rosso dovuto al calore, al rosa
più opaco, quasi pallido.
"È uno scolombrico!" esclamò invece Firas, arretrando di qualche passo.
"Beh, scolombrico o no, dobbiamo assolutamente sbrigarci! All'attacco!" gridò
a squarciagola Toph, caricando contro il nemico, alto circa cinque o sei metri
più di lei.
Oirad sbatté la mano sulla sua stessa faccia e prese fiato, quindi mise da
parte i pensieri minacciosi che avrebbe voluto trasformare in risposta e scattò
al fianco della dominatrice, sguainando la lucente spada.
La bestia fece la prima mossa, portando in picchiata l'enorme testa e le chele
contro i due, nel tentativo di inghiottirli subito. Toph eseguì un piccolo
balzò e ricadde al suolo con tutto il peso, sbattendo i pugni delle mani nel
terreno e flettendo le gambe. A quel punto una spessa colonna di terra
fuoriuscì dal suolo come una pianta cresciuta troppo in fretta, colpendo e
placcando lo scolombrico che rimase stordito. Oirad ne approfittò per azzardare
un attacco alle zampe sul fianco sinistro, pensando di far accasciare la
creatura su di un lato, o quanto meno rallentarla. Il fendente riuscì a
malapena ad eliminare una zampa e l'avversario reagì sollevando la coda che
finiva in una tenaglia più grande della testa, agitandola contro il ragazzo, il
quale schivò una serie di colpi con agilità.
"State indietro, femminucce..." li avvertì una voce alle loro spalle.
I due si voltarono e videro Firas, con l'aria spavalda che aveva stampata in
faccia, mentre fluttuava a due metri dal terreno, mantenendosi a mezz'aria
grazie a due potenti fiammate che scaturivano da entrambe le braccia.
Lo scolombrico non si fece intimidire e tentò una codata contro il terzo
possibile pasto della giornata ma evidentemente, proprio quel giorno, sarebbe
toccato un bel digiuno alla creatura. Firas si portò più in alto del vermone,
schivando l'attacco e poi si diresse contro la testa della creatura,
accecandola con una poderosa frustata di fuoco, lanciata dal piede destro del
ragazzo. Lo scolombrico non voleva perdere la preda comunque, così non si fermò
e cercò di affettare il piccolo avversario che continuava a dargli filo da
torcere.
Firas era letteralmente tra le fauci del verme, però una barriera di fiamme e
scintille sembrava tenere alla larga le chele e non passò molto tempo prima che
il dominatore si decise a concludere lo scontro con un colpo di grazia.
"Mangiati questo, bestiaccia!" esclamò, caricando un pugno arroventato che
giunse al destinatario più veloce che mai, causando un'esplosione di fiamme.
Un'ondata di fumo nero sommerse ogni cosa nel raggio di centinaia di metri,
inclusi gli altri due ragazzi, rimasti allibiti da quei pochi secondi che si
erano rivelati sufficienti perché l'amico mettesse KO lo scolombrico.
La figura del dominatore del fuoco era oscurata dalla nube provocata da lui
stesso, riuscendo ad intravvedersi meglio solo dopo qualche minuto.
Seguì un periodo di silenzio durante il quale si potevano notare le facce dei
compagni di spedizione, rimasti a bocca aperta, anche se non passò troppo tempo
prima che la ragazzina si decise a parlare con impudenza, come al solito.
"Femminucce a chi?!"

In quello stesso istante, a quasi un chilometro di distanza, l'altra parte del
corpo di spedizione si era ripresa da poco dalla fuga attraverso la fitta
nebbia tossica ed il vecchio Iroh sembrava risentire parecchio di quell'ultimo
sforzo di porre tutti in salvo. Grazie a lui, infatti, Sokka e Suki si erano
salvati e dopo una mezz'ora buona avevano cominciato a mostrare segni di netto
miglioramento.
Il trio non poteva certo rimanere fermo in quel punto del vulcano, dove ancora
diverse rocce incandescenti cadevano, come una pioggia di lava dal cielo. Sul
fianco della montagna, non lontano dalla sommità, si riusciva ad intravvedere
una piccola grotta chiusa da sottili colonne di roccia che formavano come una
gabbia.
"Sembra che laggiù ci sia un passaggio!" esclamò Sokka asciugandosi il sudore
dalla fronte.
Suki e il ragazzo cercavano di sostenere il vecchio Iroh che ansimava ancora,
continuando a respirare con affanno e tossendo di tanto in tanto. Era davvero
incredibile come la situazione fosse cambiata da un momento all'altro; come
l'ambiente circostante, la temperatura e la loro salute stessa, fossero
peggiorati in pochissimo tempo. Il frastuono proveniente dalle crepe nel
terreno e dal sottosuolo era davvero spaventoso, provocando a volte un forte
tremore e piccole frane che causavano altro fracasso. Esplosioni e gas che
fuoriuscivano dalle rocce rendevano quell'impresa più rischiosa di quanto già
non fosse, incutendo un minimo di timore nell'animo del gruppo di spedizione,
ormai diviso da più di un'ora.
Quando finalmente i tre giunsero di fronte alle colonne di terra, videro
increduli ciò per cui si trovavano in quel luogo.
"I dominatori prigionieri!" disse Suki.
La ragazza era sconcertata nel vedere come i poveri prigionieri si trovassero
in pessime condizioni, sembrando ridotti in pelle e ossa. I loro visi
sconvolti, sudati e anneriti da ustioni e ceneri, dimostravano che nessuno si
era preso cura di loro da molto tempo e stavano andando lentamente verso una
morte lenta ma certa.
"Cosa diavolo ha potuto ridurli così? Chi è stato a rinchiuderli qui dentro e
perché non hanno usato il loro dominio per liberarsi?!" domandò furioso Sokka.
"Aspetta, guarda le loro mani ed i loro piedi..." rispose Iroh, facendo notare
ai giovani come gli arti dei dominatori della terra fossero avvolti da spessi
stracci e legati così stretti da far perdere la sensibilità di mani e piedi.
"Oh no" mormorò la ragazza.
"Così non possono usare il loro dominio! Ma certo!" esclamò Sokka.
"Proprio così" aggiunse Iroh che iniziava a riprendersi anche lui.
Ad un tratto, però, qualcun altro decise di aggiungersi alla conversazione,
balzando improvvisamente alle spalle dei ragazzi e raggiunto, poco dopo, da
uomini con armature ed elmi che li facevano sembrare insetti, con corte antenne
e piccole chele sulle mandibole.
"Vedo che il gruppo si è ristretto molto. Avete litigato forse?" disse una
voce rauca.
Quando i tre si voltarono, videro il vecchio che li aveva convinti a recarsi
lassù, ingannandoli e separandoli con la fitta nebbia che li aveva portati in
trappola.
"Tu! Si può sapere chi saresti?" domandò Iroh puntando il dito contro
l'anziano malvagio.
"Ahah, a dire il vero speravo che moriste tutti tra quel fumo tossico e la
lava incandescente. Vorrà dire che ci penserò io, Xin-Zu!" rispose il
vecchietto.
I tre non riuscivano bene a comprendere la natura di quell'uomo, però sapevano
bene che li avrebbe ostacolati e loro avrebbero dovuto combatterlo, così come
il suo seguito di guardie.
"Basta, mi sono già stancato di ascoltare fesserie!" sbottò Iroh.
Il dominatore del fuoco voleva concludere l'affare prima che l'eruzione
vulcanica peggiorasse ed il tempo era agli sgoccioli, così evocò un giavellotto
di fuoco che scagliò contro Xin-Zu. Il colpo sembrò anche andare a segno ma
qualcosa sembrò interferire: qualcosa di inaspettato.
Gli occhi del vecchio divennero azzurri e scintille dello stesso colore
scaturirono dall'addome, dove l'attacco era stato lanciato. Dopo qualche
secondo il fuoco uscì dal lato opposto del corpo, come se il giavellotto avesse
trapassato il corpo dell'anziano, senza arrecargli danni. Un grido sovrastò
qualsiasi altro rumore e poi una potente onda d'urto investì ogni cosa nel
raggio di centinaia di metri.
Iroh e i due ragazzi furono spinti contro la parete rocciosa, dove rimasero
storditi dopo la schienata non da poco. Il vigoroso dominatore del fuoco
sembrava aver intuito cosa potesse aver fatto l'avversario ma non poteva
giungere a conclusioni troppo affrettate, anche se ciò che vide dopo lo
convinse decisamente a dichiarare cosa stesse accadendo. Infatti il loro nemico
stava fluttuando proprio dinnanzi ai loro occhi, emanando un'aura violacea
tutt'intorno a sé.
"Tu! Tu sei uno spirito!" annunciò Iroh.
Xin-Zu esplose in una chiassosa risata, esageratamente lunga e strana per
essere quella di un vecchio.
"Oh ma abbiamo una persona colta qui! Il nobile generale Iroh che sa
riconoscere uno spirito! Quale onore" disse la creatura.
Sokka e Suki erano perplessi e si domandavano entrambi cosa fosse accaduto al
vecchio che li aveva buttati a terra come pezzi di carta.
"Alcuni monaci riescono ad entrare in contatto con il mondo spirituale ma a
volte può accadere che spiriti malvagi prendano il sopravvento sulla mente
della persona" spiegò Iroh.
I due ragazzi non avevano idea di come l'uomo sapesse cose simili ma
speravano che potesse dire loro come avrebbero sconfitto il nemico sovrumano
che avevano davanti, nel caso ci fosse stato un modo e sperando di non essere
costretti a finire loro stessi nel mondo degli spiriti per riuscirvi.
"Devo dire che la tua potenza non è affatto male. La tua sfortuna è che io
sono uno spirito troppo potente per il tuo dominio e gli altri due giovanotti
che ti affiancano sono sempliciotti senza alcun potere!" infierì Xin-Zu.
"Ehi! Sempliciotti?! Vieni qui a dirmelo se ne hai il coraggio!" replicò
Sokka, innervosito.
Peccato che il vecchio fluttuante si avvicinò veramente al ragazzo, tanto da
poterlo quasi toccare.
"Siete solo sem-pli-ciot-ti!" ripeté lo spirito, scandendo bene le parole.
Sokka deglutì un paio di volte e cercò di stringersi di più con la schiena
alla roccia sulla quale era appoggiato.
"O-ora va meglio" confessò.
Suki scosse lentamente la testa, imbarazzata. Effettivamente Xin-Zu si era
mosso davvero con rapidità fino al giovane, senza che Iroh potesse fare nulla
per fermarlo.
L'uomo sapeva bene che per sconfiggerlo non avrebbero dovuto far nulla di
particolare, eccetto stancare l'avversario e ferire il corpo nel quale si
trovava, in modo tale da costringere lo spirito ad abbandonarlo, privo di
energie.
"Possiamo cominciare il gioco, direi" annunciò Xin-Zu.
Senza che nessuno se ne fosse accorto, la guerriera Kyoshi aveva già estratto
il suo ventaglio da combattimento e in pochi istanti riuscì a scagliarlo contro
l'avversario, il quale vide tagliarsi gran parte della propria barba a causa
della parte tagliente dell'oggetto.
In quel momento, dopo essere riuscito a schivare l'attacco per un soffio, lo
spirito cercò di contrattaccare ma non riuscì nemmeno a capire cosa stesse
accadendo, che Sokka lo colpì in piena fronte con un colpo di boomerang.
L'anziano posseduto cadde all'indietro, picchiando nuovamente la testa al
suolo. Fu in quell'istante che Iroh decise di porre fine a quello scontro,
fulminando le altre guardie alle sue spalle e gettandole di forza sopra al
vecchietto.
Dietro il fumo provocato da quell'ultimo attacco, pareva non esserci nessuno
ancora in piedi e una volta dissolta la piccola nube, i tre constatarono con i
loro stessi occhi l'efficacia della combinazione dei colpi. Il lavoro di
squadra era risultato incredibilmente efficace in quella situazione.
"Siiii! Il Trio Apocalittico vince!" esultò Sokka, compiendo un piccolo salto
e alzando i pugni al cielo con entusiasmo.
"E perché non Trio Kyoshi?" domandò Suki.
Sokka parve non approvare il nuovo nominativo del piccolo gruppo ma non riuscì
neanche ad esprimere il proprio dissenso, quando un frastuono attirò la sua
attenzione.
Dall'ammasso di corpi, infatti, ne uscì l'anziano ormai sbarbato e dall'aria
alquanto traumatizzata.
"Ohi ohi la mia povera schiena!" gemette il vecchietto.
"Un momento, sembra diverso da prima" disse Iroh avvicinandosi all'uomo.
Dopo averlo esaminato abbastanza, il dominatore del fuoco si convinse che lo
spirito doveva aver abbandonato il corpo.
"Xin-Zu non è più in possesso del suo corpo" affermò, indicando il povero
anziano.
"Ma... se lui non è lì... vuol dire che" fece Sokka, allontanandosi dai due
compagni.
"Che ti prende, si può sapere?" domandò Suki, perplessa.
"Lontani da me!" gridò il ragazzo, mettendosi in guardia, "lo spirito si è
impossessato di uno di voi!!" si affrettò a concludere con uno sguardo
sinistro.
"Per quel che mi riguarda potrebbe benissimo trovarsi dentro di te. Ora che ci
penso non sarebbe così male tirarti un bel ceffone dopo che mi hai accusata!"
rispose Suki mettendo le braccia conserte, offesa.
"State calmi voi! Non è possibile, perché lo spirito è troppo debole per
prendere subito il possesso di un altro corpo!" intervenne Iroh, ponendo fine
ad ogni sorta di discussione al riguardo.
"Dici così solo perché Xin-Zu...sei tu!" gridò Sokka in tono accusatore. Così
si avvicinò alla ragazza e dopo averla afferrata per mano, si allontanarono
dall'uomo.
"Sokka!" esclamò Suki scandalizzata.
Il vecchio dominatore sbuffò abbassando lo sguardo, non sapendo più cosa fare
per convincere il ragazzo, anche se la risposta giunse poco dopo e non era
affatto una cosa positiva.
"Quindi io sarei uno spirito debole eh?!" urlò una voce tonante, proveniente
dal cielo.
I tre si guardarono attorno, comprendendo che lo spirito fosse ancora in quel
luogo, fra loro ma non sapendo con esattezza dove si trovasse, mentre Sokka
riuscì finalmente a convincersi che Iroh non poteva effettivamente essere il
nuovo corpo di Xin-Zu.
"Ebbene state pur certi che ho un'ultima sorpresina da farvi, prima che me ne
vada. Buona fortuna e speriamo di rivederci, nel mondo degli spiriti! Ahahah!"
disse lo spirito, poco prima di volatilizzarsi apparentemente nel nulla,
proprio sopra i tre che solo allora si accorsero dello spirito fluttuante.
Dopo qualche istante, un rombo assordante attirò il trio, seguito da un forte
terremoto che prese a sgretolare il suolo e anche le colonne di roccia che
chiudevano il passaggio alla grotta del monte, dove erano imprigionati i
dominatori della terra.
"Presto, affrettiamoci a portarli in salvo!" ordinò Iroh, percependo come la
situazione stava peggiorando notevolmente.
Fu una sorpresa, però, quando nella cavità Suki riuscì a sentire le grida di
qualcuno, provenienti da uno strettissimo passaggio all'interno della grotta.
"Ma questa voce!" sussultò la ragazza.
Si trattava di Toph che era situata dalla parte opposta del passaggio, insieme
ai due dominatori del fuoco. Nel frattempo il soffittò stava cominciando a
crollare e le pareti franavano pericolosamente da lato a lato.
"Suki, come state?" domandò Toph.
"Noi stiamo bene, però dobbiamo sbrigarci ad andare via da qui! Presto, apri
un passaggio col tuo dominio!" rispose Suki.
"No! Abbiamo trovato una via che sembra portare alla foresta dalla parte
opposta rispetto al villaggio. Firas conosce quel posto e ci condurrà verso la
base nemica"
"Non ti preoccupare per noi! Voi portate in salvo i prigionieri!" aggiunse
Oirad.
"D'accordo ma sarebbe meglio se ci aspettaste..." replicò Suki preoccupata.
"Porteremo a termine la missione!" disse Firas, poco prima che un'enorme masso
si frappose tra le pareti nello stretto passaggio, rischiando di cadere sopra
la guerriera Kyoshi.
Da quel momento il corpo di spedizione si divise, divenendo ulteriormente
vulnerabile e ristretto rispetto a prima, senza contare che i tre ragazzi erano
ancora giovani e inesperti, fatta eccezione per Firas.
Il vulcano era in piena eruzione e fiumi di lava sgorgavano dalla sommità poco
distante dell'enorme cratere.
Tutti i prigionieri vennero trascinati di forza lontani da quel posto e
nonostante si trattasse di una quindicina di persone, a forza di arrancare,
gattonare, zoppicare lungo la discesa, riuscirono a mettersi in salvo.
"Quel dannato spirito. Quello spirito aveva le sembianze di un insetto!"
mormorò Iroh asciugandosi il sudore dalla fronte.
La decisione era stata presa e qualsiasi cosa fosse accaduta, da lì in poi,
sarebbero stati separati dai compagni. Il trio correva insieme ai prigionieri,
cercando aiuto per i dominatori della terra in gravi condizioni, fra gli alberi
e le piante selvatiche alle pendici del vulcano.
"Ma tu guarda cosa deve accadere proprio alla vigilia del mio compleanno!" si
lamentò Sokka.

Dall'altra parte del monte sommerso di lava, i tre ragazzi si spostavano a
passo veloce in una zona più sicura, lungo un sentiero immerso in una fitta
vegetazione, circondato da rovi e alberi di ogni sorta, nonostante le piante
parevano appartenere ad un ambiente tropicale. C'erano palme e qualche cactus
fiorito, oltre ad una moltitudine di piante grasse che dovevano far presupporre
una forte carenza di acqua piovana per lunghi periodi durante l'anno.
"Si va per di qua! Ricordo molto bene questa via" disse Firas convinto.
"Prego, le consentiamo di starci davanti per arrivare a destinazione, o
potente guida" rispose Toph con sarcasmo, facendo ampi gesti con le braccia per
indicare la cosiddetta magnificenza del dominatore più anziano fra loro.
Il ragazzo aggrottò leggermente la fronte ma non si scompose, voltandosi e
mettendosi in cammino per il sentiero, lasciando i due compagni alle sue
spalle.
Oirad era affianco alla ragazzina e si massaggiò la testa, imbarazzato perché
avrebbe voluto ringraziarla per ciò che aveva fatto per loro, anche se
sospettava che la dominatrice non stesse aspettando altro, tenendo in serbo
qualche battuta spiacevole.
"Comunque..." si decise il ragazzo.
"Comunque cosa?" lo interruppe bruscamente la ragazza.
"Te lo stavo giusto per dire!"
"Oh scusa, è che mi parevi poco convinto"
"Niente affatto! Sei tu che mi hai interrotto in maniera inopportuna!"
"Sono tutta orecchie!"
"Comunque..." proseguì Oirad schiarendosi la voce, "volevo ringraziarti per
prima..." concluse, finalmente.
"Wow, ce n'è voluto di tempo prima di pronunciare certe parole. Sinceramente
ti facevo più rispettoso ed educato" infierì Toph, prontamente.
Proprio come aveva previsto il ragazzo: la dominatrice covava una rispostaccia
che non vedeva l'ora di sputargli contro. Come se non bastasse non era nemmeno
poi del tutto scorretta quella sentenza e il maestro Iroh lo avrebbe
rimproverato sicuramente per il mancato rispetto.
La ragazzina pareva essersi accorta del senso di colpa che aveva inferto al
compagno di viaggio e sembrò non convincersi di aver detto la cosa giusta.
"Ma tranquillo, guarda che scherzo!" aggiunse con un sorriso.
"Uh?" fece il ragazzo.
"Dico, in fin dei conti è comprensibile che tu non mi abbia ringraziato che
ora. Prima eravamo in pericolo di vita e dovevamo fuggire. Ora invece ci siamo
ripresi e ti sei mostrato gentile nei miei confronti... a contrario di qualcun
altro".
Firas emise un grugnito, intuendo di essere stato appena menzionato
indirettamente e negativamente in un discorso.
Oirad era rimasto perplesso e senza parole ma fece un lieve sorriso in tutta
risposta, anche se la dominatrice non poteva certo vederlo. Dopotutto non si
aspettava che la ragazzina sarebbe stata capace di dire una cosa simile, così
come non si era accorto che entrambi erano arrossiti dopo quella frase.
"Ehi voi, state fermi! Vedo qualcosa su quella collina di fronte a noi!"
esclamò Firas abbassandosi di scatto.
Era vero, infatti proprio davanti a loro sembrava esserci una sorta di
carovana in movimento: riuscivano ad intravvedersi sbarre e code; zampe e
fruste; carri e vagì i colorati di viola e giallo.
Pareva trattarsi di una sorta di circo.

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