Companions on Holiday! di Inuchan (/viewuser.php?uid=1424)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un bell'inizio... ***
Capitolo 2: *** S'avvicina il grande giorno...! ***
Capitolo 1 *** Un bell'inizio... ***
Come al solito erano lì, sdraiati sul letto mezzi nudi dopo
essersi ubriacati e dopodichè addormentati. Certamente non erano un bello
spettacolo. Per non parlare della stanza! Vi erano lattine di birra sparse su
tutto il pavimento e i vestiti giacevano in disordine sui loro letti. Irritato,
Sousuke, uscì dalla cuccetta e si diresse lungo il corridoio. “ ’Ndo cacchio
vai?!” era Kurz ancora in stato di ebrezza e barcollante.”Sai che ore sono?!”
“Mi fate ribrezzo…vado a fare un giro…” fece Sousuke. E si avviò. Il sergente
biondo guardandolo allontanarsi gli disse:” Tu non me la racconti
giusta..hic!…ho capito, sai..vai da Kaname per fare…” Prima ancora che finisse,
Sousuke gli mollò un pugno sul naso facendolo cadere a terra. “Fatti i cavoli
tuoi, stronzo!” L’ arroganza dell’amico cominciava a infastidirlo. Kurz
rialzandosi fece per asciugare il sangue che gli sgorgava dal naso e, non
contento, rispose allo stesso modo. Come ovvio finirono corpo a corpo e alla
fine attirarono l’attenzione di Melissa, che accortasi li fece smettere. Sousuke
aveva un occhio nero e il labbro spaccato mentre Kurz sfoggiava il naso
sanguinante e una gamba gonfia, forse rotta, dopo essere caduto dalle scale
durante lo scontro. “Che cazzo state facendo voi due?!” domandò Melissa. Sousuke
sbuffò:” Rompeva…” il biondo tirò un urlo mentre cercava di alzarsi:” Merda…!
Sousuke, mi hai rotto una gamba, demente!” continuava a imprecare e il compagno
un po’ preoccupato cercò di aiutarlo ad alzarsi, ma l’altro lo scansò. Melissa
rivolgendosi a Sousuke:”Qui ci penso io…” così lo aiutò ad alzarsi e insieme si
diressero in infermeria.
La mattina seguente Sousuke si alzò tardi. La nottata lo
aveva stancato. In quel momento si stava chiedendo dove fosse Kurz e come stesse
la sua gamba, ma era ancora un po’ arrabbiato con lui. Quella, però, era una
grande mattinata: lui, Kurz e Melissa avevano due settimane di vacanze. Il
maggiore Kalinin era stato clemente, dopotutto era una lauta ricompensa per il
servizio prestato. Pochi festeggiavano il Natale a casa e aveva in programma di
chiedere a Kaname di passarle insieme a lui.
Quand’ebbe finito di prepararsi si recò agli alloggi del
capitano per cercare Kaname. La trovò fuori dalla porta della sua cuccetta
intenta a rispecchiare il suo bel viso nello specchietto del Beauty-case.
“Buongiorno Sousuke!” disse lei raggiante.”Dormito bene? Dove sono i tuoi amici?
E poi…che hai fatto alla faccia?” Per un attimo lui rimase in silenzio.
Osservava il viso di lei , sempre sorridente che lo riempiva di gioia. Sentiva
di provare qualcosa per la ragazza che aveva davanti a sé. Avrebbe voluto
passare le vacanze di Natale insieme a Kaname. “Beh…ho dormito poco…sai, quando
sei in stanza con due come quelli…” Si guardarono e poi risero. Per Kaname era
strano il viso di Sousuke sorridente. Era solito avere espressioni serie e
composte e quella volta la sorprese.
Si avviarono verso l’uscita e nel tragitto si scontrarono con
Kurz e Melissa. Kaname rimase a bocca aperta nel vedere Weber in quelle
condizioni: trascinava la gamba sinistra ingessata aiutandosi con un paio di
stampelle e aveva il naso medicato. I loro sguardi s’incrociarono: Kurz cerco di
non fissarla a lungo e lei si accorse che era di umore pessimo. La domanda venne
spontanea:” Che cos’è successo? Sai qualcosa?” Kaname volle una spiegazione da
Sousuke.” Penso che sia stato ieri sera…abbiamo litigato…anche per questo ho
l’occhio nero e..” Chidori cambiò espressione e senza aggiungere altro
s’incamminò in silenzio seguendo i tre fino all’uscita.
Fuori nevicava intensamente e i fiocchi cadevano così fitti
che si riusciva a stento a vedere un palmo dal naso. Fecero fatica a raggiungere
l’ elicottero, che con le lunge pale sollevava la neve in un turbine bianco. Il
primo a salire fu Kurz, aiutato da Melissa e a sua volta seguita da Sousuke e
Kaname. Nessuno disse una parola. Erano tutti in evidente imbarazzo. In
particolare Kaname che sperava di trascorrere le vacanze con loro, ma dopo
l’episodio tra Sousuke e il compagno si domandava se sarebbe stato davvero così.
Trascinata dai suoi pensieri, quest’ultima pose lo sguardo sul paesaggio
invernale al di fuori del finestrino e con aria nostalgica ripensò al tempo fino
a quel momento trascorso insieme a Sousuke. Dal loro primo incontro le era
sempre piaciuto. Forse non proprio dal loro primo incontro. Lo considerava un
ragazzo imprevedibile e allo stesso tempo interessante. Le sarebbe piaciuto
poter intensificare la loro amicizia ed anche per questo non aveva intenzione di
litigare. Sapeva che una volta scesa dall’elicottero non l’avrebbe più rivisto
per molto tempo. Dopotutto la stavano solo accompagnando a casa e abitavano
nell’ hotel poco distante. Doveva trovare un modo per riappacificare lui e il
suo compagno, ma soprattutto di fargli capire che ormai per lei, era più di un
amico.
“Stiamo per atterrare.” la frase riportò Kaname alla realtà.
Le sembrava che fosse trascorso pochissimo tempo nonostante fosse passata quasi
un’ora. Scesero e s’incamminarono verso il centro della città, ma Kaname non
parlò. Non sapeva da dove iniziare e evitò gli sguardi degli altri. “Ehi,
piccola kana” cominciò Kurz “dove passerai le vacanze e con chi?” “ancora non
so…forse con le mie compagne di classe…e voi?” rispose Kaname tentando di
allungare il discorso. “Boh…però penso proprio che Melissa saprà rallegrarmi le
vacanze!” La sedicenne sorrise mentre l’amica diede un botta in testa al
malcapitato.
Senza nemmeno accorgersene arrivarono a destinazione. Sousuke non aprì bocca
se non per salutare l’amica. Promise che si sarebbero sentiti e questo la
rincuorò. Kaname li osservò allontanarsi e quando fu sulla soglia della porta,
il suo viso venne rigato da una lacrima. |
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Capitolo 2 *** S'avvicina il grande giorno...! ***
“Aah… casa dolce casa…” dissero in coro Kurz e Melissa mentre
osservavano la stanza dell’hotel nel disordine in cui l’avevano lasciata molto
tempo prima: un cestino pieno di lattine di birra, la scrivania con almeno un
centimetro di polvere e i vestiti, come sempre fuori posto.
“Cazzarola… ecco dove avevo lasciato la mia maglietta
preferita!”, esclamò Kurz indicando una t-shirt con la scritta PLAYBOY in bella
vista, che indicava la sua vera natura di don Giovanni. Si trovava in fondo al
suo letto, piena di pieghe e macchie. Guardandola disgustata, Melissa commentò:
“Il solito… se lo stilista che ti vestiva quando facevi il modello vedesse in
che condizioni sono i tuoi vestiti, gli verrebbe un infarto!”. Il ragazzo
rispose alzando le spalle e, sbadigliando rumorosamente, si stese sul letto.
Sousuke stava aiutando Melissa ai fornelli mentre Kurz
sonnecchiava disteso sul divano in una posa quasi oscena.
Nell’abitazione aleggiava un buon profumo di verdure e stufato. Non era una cena
giapponese, ma italiana, e persino Sousuke la preferiva alla sua. Finito di
preparare la tavola, quest’ultimò andò a svegliare l’amico.
“Ehi… sveglia. È pronta la cena… come ti senti?”, disse.
“Così così… un po’ di mal di testa, ma comunque… grazie Sou”,
rispose l’altro mostrando un lieve sorriso.
Sagara lo aiutò ad alzarsi ed insieme raggiunsero il loro
superiore.
“Perché?”, pensava Kaname. “Perché sono stata così idiota?
Dovevo parlargli! Ho sbagliato…”. Ormai era tardi per telefonargli: stava per
scoccare la mezzanotte. Voleva sentire la sua voce e parlare con lui… ma non
poteva. Voleva dichiararsi, ma non ci riusciva. In quel momento si chiedeva se
anche Sousuke stesse pensando a lei. “Cosa prova lui per me? Che cosa farà
domani? Mi telefonerà? Ho deciso. Sarò io a chiamarlo!”, e pensando ancora al
ragazzo che amava, s’addormentò stringendo il suo peluches preferito .
Il giorno dopo, 23 dicembre, ore 6.30
Dalle veneziane entravano diversi fasci di luce chi
illuminavano la stanza. Qualcuno arrivava anche al volto di Melissa che per
questo si fregò ripetutamente gli occhi fino a scorgere bene ogni particolare
della stanza. Non fu la prima a svegliarsi: Sousuke gironzolava avanti e
indietro da almeno un’ora.
“Che fai già sveglio?”, domandò Melissa mezza addormentate e
con voce flebile.
“AH… non mi ero accorto che eri sveglia”, rispose. “Comunque
ho già preparato la colazione, bisogna solo scaldarla… svegliamo anche Kurz?”:
La ragazza osservò con un sorriso sornione il compagno che
dormiva nel letto vicino e guardando Sousuke disse: “Mmh… ci penso io!”.
Mao si avvicinò quatta quatta a Kurz. Quest’ultimo, ancora
nel mondo dei sogni, si rigirò nel letto più volte e, ad un certo punto, si
voltò verso la ragazza. Mormorò qualcosa e lei, incuriosita, aguzzò l’udito e
ascoltò: “Ah… Tessa… che carine le tue mutandine …”.
L’espressione di Melissa cambiò fino ad assumere un aspetto
terrificante. Afferrò Kurz per la camicia e lo scaraventò giù dal letto sotto
gli occhi dell’amico.
“AAHIA!!! Che cacchio fai, sorellina??!”, urlò il malcapitato
che giaceva a gambe all’aria sul pavimento. Fortunatamente cadde di schiena e
non subì ulteriori danni alla gamba sinistra.
Sousuke, ancora attonito, aiutò l’amico a rialzarsi e si
lasciò scappare un sorrisetto che fece incavolare di più Kurz che, con aria
seccata aggiunse:
“… Tsk… andate tutti e due a quel paese!”.
La sveglia di Kaname cominciò a suonare. Aveva un timbro
piuttosto forte che destò la ragazza quasi immediatamente. Ma Kaname non era una
leader nello svegliarsi in fretta. Infatti, dopo essersi seduta sul letto,
cominciò a barcollare fino a richiudere gli occhi. Purtroppo non essendo
sdraiata, finì con lo sbattere la testa sul muro dietro la sua schiena. “Ohi
ohi… che botta”, si lamentò. Ormai sveglia si alzò, tuttavia ancora instabile.
Marciò verso la finestra così lentamente e goffamente da sembrare ubriaca; si
affacciò e osservò sorridente il paesaggio: era tutto
bianco e nevicava ancora molto intensamente. Rimase incantata davanti allo
splendido spettacolo che aveva davanti a se, con alberi innevati e il cielo
colmo di candidi fiocchi di neve che cadevano silenziosi. Un brivido intenso le
percorse tutto il corpo: si stava letteralmente congelando! Chiuse in fretta la
finestra e pensò tra sé e sé: “Che cretina che sono… star lì impalata al
gelo!!!” si vestì e scese per la colazione.
Finito di mangiare rimase per un attimo in silenzio fissando
l’orologio. Erano le nove e un quarto. Aveva l’impressione di dimenticare
qualcosa. Ma cosa? Chinò la testa e rifletté. Poco dopo la rialzò e urlando
disse: “Accidenti!! Devo telefonare a Sagara!!!!”. Cominciò a correre disperata
per tutta la casa in cerca del telefono e, una volta trovato, lo strinse tra le
mani esitando. Stava per premere il pulsante “chiamata” quando si fermò di
scatto. “Ma… ma io… IO NON HO IL NUMERO DI SOUSUKE!!!”.
Nel frattempo la combriccola all’hotel aveva finito di fare
colazione. Kurz aveva proposto di andare all’aperto ad osservare il quartiere
innevato, ma la vera ragione era un’altra. I tre si prepararono e scesero.
Usciti, si trovarono ad ammirare il piccolo giardino ormai tutto bianco con
almeno 30 centimetri di neve.
“Era da molto tempo che non vedevo così tanta neve!”, esclamò
entusiasta Melissa mentre ne tastava un po’.
Sousuke fece un giro completo del giardino guardandosi
attorno, mentre il terzo si appoggiò ad un albero cercando di piegarsi fino a
toccare con le mani la soffice neve. Con questa iniziò a fabbricare della palle.
“Ehi, sorellina! Guarda un po’ qui!”. La ragazza si voltò e non ebbe nemmeno il
tempo di posare lo sguardo sull’amico che le arrivò una palla di neve dritta in
faccia.
“Ah… bastardo!!!”. Mao cominciò a correre verso il biondino,
ma quest’ultimo si nascose dietro l’albero continuando a lanciare neve. Finì in
fretta le munizioni e così lei, consapevole dell’invalidità dell’amico, si fermò
e raccolse un grande mucchio di neve. Per un instante rimasero immobili.
“Preparati a soccombere, stronzetto!”, disse lei ridacchiando, e lanciò l’enorme
mucchio di neve addosso al ragazzo.
In quel momento arrivò Sousuke che ansimando chiese:
“Ho sentito delle urla. È successo qualcosa? Dov’è Kurz??!”.
Mao ridendo indicò la montagnola bianca lì vicino. Sousuke
notò che spuntava un braccio dal cumulo e riportò alla luce il compagno.
Meglio se torniamo di sopra…”, aggiunse Sagara, e così
tornarono nella loro abitazione.
“Cacchio… sono già le undici!”, osservò Mao ricordando a
Sousuke che doveva telefonare a Chidori e gli porse il telefono. “Vi lasciamo
alla vostra intimità…”, concluse Kurz mentre si dirigeva insieme all’amica in
cucina. Sousuke rimase nella stanza da letto, digitò il numero dell’amica e
stette in ascolto.
Kaname udì il suono del telefono e rispose speranzosa:
“Pronto? Chi parla?”.
“Sono Sagara”. Sul viso di lei comparve un sorriso.
“Ciao… come va?”.
“Bene grazie. Senti… volevo chiederti se domani sei libera…”.
“Sì, perché?”.
“Beh… io e i miei camerati… ehm… amici… volevamo passare la
vigilia e il Natale insieme a te. Vuoi venire?”.
“Sì… dimmi quando”.
“Domani sera alle sei, va bene?”.
“Ok! Allora a domani!”.
“A domani, Chidori. Ti voglio bene…” Click.
Kaname rimase a bocca aperta e con gli occhi spalancati. Cosa
voleva dire con “ti voglio bene”?? il suo viso cominciò ad arrossire e le venne
il batticuore. Non poteva credere alle parole appena pronunciate da quel ragazzo
sempre imbronciato. Aveva sognato? No. Era vero. Chiuse gli occhi sorridendo e
si lasciò cadere sul letto e nei suoi pensieri c’era posto solo per Sousuke.
Quando il sedicenne ebbe finito la telefonata, i suoi due
compagni uscirono dalla cucina. “Ehi, Sou… me daresti il numero di Kaname?”,
disse Melissa facendo l’occhiolino a Kurz mentre Sousuke era voltato dall’altra
parte. “Sì, ma… a che ti serve?”.
“Così… solo per aggiungerlo alla rubrica o per emergenza…”.
Dopo aver pranzato decisero di andare a prendere i regali.
Arrivati in centro si divisero: Melissa si staccò dal gruppo e gli altri due si
diressero assieme verso un negozio di gioielleria. Sagara ammise di non avere
idea di cosa prendere a Kaname e Kurz, sorridendo, disse: “Ci penso io… vedi
quella catenina laggiù?”, e indicò una graziosa collana d’oro con un cuore a
metà. “per me
dovresti prenderle quella… è come se la metà del tuo cuore appartenesse a lei,
che ne dici?”. Il più giovane si avvicinò al vetro e guardò incantato il
gioiello. “Dico che è un’ottima idea… grazie mille, Kurz!”. Mentre il moro
si avviava all’entrata, il biondo si allontanò per poi
scomparire dentro un vicolo.
Nel frattempo l’anziana del gruppo aveva già incartato tre
regali che teneva fra le braccia. Essi le impedivano di vedere dove andava e
infatti poco dopo andò a sbattere contro una persona. Era Kaname. Da poco
lontano Sousuke osservò la scena incuriosito e fece attenzione a non farsi
notare nascondendosi in un cespuglio. Notò che si stavano scambiando qualcosa,
ma le foglie gli impedivano da vedere i dettagli.
Le ragazze si salutarono e così anche lui si allontanò
facendo finta di non aver visto nulla.
Il primo ad arrivare all’hotel fu Kurz che sistemò con cura i
suoi regali sul tavolo. Posò le stampelle al muro e provò a camminare senza, ma
con risultati scadenti: stava per cadere, ma fortunatamente si aggrappò alla
scrivania con una mano. Si rialzò e si mise a saltellare per arrivare alla
finestra. Guardò fuori in cerca dei compagni, ma non c’era traccia di loro. Con
lo sguardo fisso sul panorama nevoso cominciò a pensare all’imminente ritorno
sul Tuahta De Danaan. Come si sarebbe presentato dal maggiore? Quale sarebbe
stata la scusa inventata per l’ingessatura? Kalinin infatti non sapeva ancora
nulla.
I suoi pensieri furono interrotti dal suono delle chiavi
nella serratura. Erano Mao e Sagara. Kurz guardò con aria di rimprovero gli
amici: “Ehi, sono gia le quattro! Sbrighiamoci a preparare tutto altrimenti non
saremo pronti per l’arrivo di Kaname!”.
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