Segret Agent 00Smoker

di Hunterwolf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** arma letale : 1°parte ***
Capitolo 2: *** arma letale : 2°parte ***
Capitolo 3: *** arma letale : 3°parte ***
Capitolo 4: *** arma letale : 4°parte ***
Capitolo 5: *** arma letale : 5°parte ***
Capitolo 6: *** arma letale : 6°parte ***



Capitolo 1
*** arma letale : 1°parte ***


Esistono due facce del mondo : quella dove la pace regna sovrana, dove tutto è immerso nell’oro e nella lussuria, una dimensione parallela dove il tempo e lo spazio non esistono… ma dietro questa maschera di gioia, ogni giorno si combatte una battaglia invisibile : nazione contro nazione, ogni governo si contende un potere tanto grande quanto sconosciuto. Invisibile. Invincibile. Letale, e cerca di proteggerlo con tutte le sue forze. Ma questa guerra non si combatte più a viso aperto, con la spada e il fucile in mano… i soldati si sono evoluti e sono diventati inafferrabili come le società che li comandano ; in sintesi… spie e società segrete che si battono ai margini della gente e del mondo conosciuto.
Tra tutte le società segrete esistenti al mondo, soltanto una possiede una tecnologia talmente avanzata da vincere sempre contro i loro avversari... è conosciuta come “S.S.M.”, comandata dal cosi detto stato Maggiore e lì, tra le migliori spie, si aggira il migliore dei migliori… 00Smoker.
Da alcuni punti di vista, quella poteva essere una giornata tranquilla : non era successo niente di particolare sia nel mondo che all’agenzia e l’agente 00Smoker si stava godendo un breve periodo di vacanza.
Il sole batteva una certa costa, da qualche parte nel globo e le onde s’ infrangevano violentemente sulla scogliera a picco. Proprio su di essa, c’era una casa che si affacciava sul mare, e, sul terrazzo di legno nero di questa, Smoker stava tranquillamente leggendo il giornale del mattino, appoggiando i gomiti sulla ringhiera di vetro e incurvando la schiena : il suo corpo era stato scolpito da un durissimo addestramento militare, e presentava muscoli d’acciaio, spalle forti con una cicatrice sulla destra e tratti decisi ; il volto non ne presentava, era intatto, con occhi color metallo lucente e capelli lievemente lunghi, perennemente scompigliati e ondulati di argento lavorato scintillante. Era tanto affascinante quanto letale e spietato, diretto, freddo e per certi versi anche bastardo.
Indossava soltanto dei pantaloni neri e degli stivali con fibbie laterali dei cuoi scuro, sul naso portava degli occhiali neri da sole e sulle labbra aveva appoggiato un sigaro acceso da un po’, aveva un sapore deciso e dolciastro, che gli prendeva la gola e gli riscaldava la bocca.
Gli articoli sul giornale sembravano tutti uguali : finanza, economia, rapporti intercontinentali.
“Che palle… forse alla fine… è arrivata la pace… quella vera…” pensò ironico, ma qualcosa attirò la sua attenzione ; si mise dritto con la schiena, si alzò sulla fronte gli occhiali neri e lesse con più attenzione. Un’intera pagina era stata dedicata per una notizia eclatante, quasi impossibile : il presidente del regno di Alabasta, Cobra Nefertari, era stato rapito da alcuni giorni dalla sua residenza nella capitale Alubarna e la polizia di tutto il mondo era nel tentativo di rintracciare i suoi rapitori, che insolitamente non avevano chiesto nella cifra di riscatto.
“Interessante…” nella mente della spia cominciarono a sorgere le prime deduzioni, i primi sospetti, le strategie dei presunti rapitori… ma poi, all’interno della casa, un allarme luminoso e sonoro cominciò a squillare con insistenza e non smise finché Smoker non rientrò, portandosi dietro quel articolo per sicurezza : chiuse immediatamente la porta laterale del balcone e scattò un meccanismo si sbarramento, con lastre di metallo scuro e lucido, di tutti le finestre, impedendo alla luce di sbirciare.
Nel buio più assoluto, l’agente prese un accendino d’acciaio dalla tasca destra dei pantaloni e se lo portò alla bocca.
-Qui 00Smoker. La zona è stata isolata. Parlate pure.- disse con voce normale e subito apparse uno schermo digitale in mezzo alla stanza con il simbolo della sua agenzia di spionaggio, la S.S.M. : uno scudo grigio con all’interno una specie di rosa dei venti di una sfumatura più sul nero, e, sopra lo stemma, due pistole nere incrociate. Sotto il simbolo veniva illustrata tutta la sigla originale : Segret Society More.
-Smoker !! Da quanto tempo non ci sentiamo !!- disse una voce dallo schermo e poi apparse il volto di un uomo sulla cinquantina, con un cappello nero, gli occhiali rotondi, baffi e barba a coda di cavallo neri e un complete giacca e cravatta nero e bianco. Era il capo assoluto della società, quello con solo un grado in più rispetto a Smoker, l’agente 000Sengoku
-Un secolo, capo. Praticamente, solo una settimana fa.- rispose accendendosi tranquillamente un altro sigaro.
-Le precauzioni non sono mai troppe. Sono sicuro che avrai gia saputo la notizia del rapimento del presidente Cobra.-
-Esatto. Arriva al nocciolo.- tagliò corto l’albino forse un po’ irritato.
-Ti aspettiamo in agenzia il più presto possibile, sta arrivando un elicottero a prelevarti. Ci parleremo faccia a faccia più tardi.- concluse Sengoku interrompendo la trasmissione sullo schermo ; Smoker schiacciò un pulsante sul coperchio dell’accendino e tutte le lastre si sbloccarono facendo entrare la luce abbagliante del mattino.
Frugò nell’armadio a muro in quella stanza e prese una camicia bianca pulita, se la mise con cura, abbottonando i bottoni uno per uno e infilandola dentro i pantaloni ; poi si alzò il colletto e tirò fuori anche una cravatta nera e la legò attorno al collo, ma non la strinse fino in fondo e la lasciò un po’ sfatta, abbassandosi il colletto e slacciandosi i primi due bottoni della camicia. Infine prese una giacca nero corvino, dello stesso colore dei pantaloni : infilò prima il braccio sinistro e poi il destro, tirò un po’ il colletto e si allacciò due dei tre bottoni d’oro. Si era vestito con una cura immensa, come un guerriero che si metteva l’armatura per scendere sul campo di battaglia ; intanto l’elicottero era arrivato, lo si capiva dal tipico rumore che produceva, e Smoker si incamminò verso il terrazzo, ma prima di andare, dotò la sua immagine riflessa le vetro a specchio della porta scorrevole.
Rimase fermo per un secondo, osservando la sua opera e alla fine sorrise soddisfatto ; schiacciò un pulsante invisibile sul muro e si aprì una cassaforte con dentro due magnifiche pistole Desert argentate come i suoi capelli. Le prese e le allacciò in un fodero dietro la schiena, sotto la giacca e, infine, uscì fiero e con gli occhiali neri sugli occhi di metallo.
Dal cielo, cadde una scaletta di funi, che l’agente afferrò la volo e che lo sollevò in aria, portandolo verso lo stato Maggiore.
Verso sera l’elicottero arrivò alla base e atterrò su una piattaforma pentagonale, esattamente sul tetto dell’agenzia.
-Grazie per aver scelto la compagnia delle spie, Wild Wings !!!- esclamò il giovane pilota togliendosi il casco nero con le cuffie di volo. Smoker da prima lo guardò neutro da sotto gli occhiali neri, ma poi sospirò rassegnato.
-Basta che mi fai scendere, Ace. Non c’è bisogno che fai questa scena tutte le volte…- commentò acido, ma poi il ragazzo si mise a ridere e si voltò verso di lui, muovendo leggermente il sedile di pelle nera su cui era seduto.
-Agli ordini !!! 00Smoker !!! Sempre al tuo sevizio !!!- quel pilota era tanto irritante quanto simpatico, tipico dei giovani agenti, infatti aveva solo venti anni, il suo viso non era ancora stato segnato delle dure missioni e dalle guerre invisibili : i capelli erano neri e leggermente lunghi, scompigliati da casco, il viso lentigginoso e il corpo cominciava a presentare i tipici muscoli da addestramento ferreo. Ace faceva parte della sezione delle spie-pilota, quindi portava una giacca nera da aviatore con il colletto e le maniche di pelliccia bianca, ma sotto si quella doveva obbligatoriamente portare la camicia bianca, pantaloni neri e la cravatta del colore che preferiva ; ma ovviamente il colletto della camicia era sempre alzato o piegato male, la cravatta allentata e i pantaloni strappati. Era un ribelle a tutti gli effetti, un po’ come Smoker, forse per questo facevano parte della stessa squadra.
L’albino scese dal mezzo e si tolse gli occhiali, ma prima di andare si voltò verso il suo pilota.
-Forse dovresti far preparare il nostro aereo da missione. Ho come l’impressione che ripartiremo presto.-
-Ho capito !!! Allora lo faccio revisionare !!!- disse mente l’agente si era incamminato verso l’interno della base.
Subito all’ingresso, c’era una specie di ascensore con uno scherzetto vicino alle due porte : un programma di password delle impronte digitali e di una parola segreta, diversa per ogni agente.
Appoggiò la mano sullo schermo e uno scanner rosso gli analizzò la mano. POSITIVO. Poi apparse una tastiera, e lì digitò il suo codice segreto. POSITIVO anche quello. Le porte si aprirono e lo portarono al piano terra, dove un agente amico lo stava aspettando. 

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Capitolo 2
*** arma letale : 2°parte ***


Le grigie porte dell’ascensore si aprirono velocemente, componendo il corpo dell’agente un pezzo alla volta, partendo dal centro fino alla fine delle spalle, svelando le eleganti gambe e il volto tenace ; lo scenario davanti ai suoi occhi non cambiava mai, il suo era un mondo che non muta, rimaneva intatto nello spirito e nel corpo anche dopo tanti anni : il salone centrale era come il cuore di tutta l’agenzia, una grande e immensa stanza ovale e blu scura dove si tenevano sotto controllo tutti gli eventi che accadevano nel mondo intero. 
Verso il fondo della sala c’era un grande schermo digitale di colore verde chiaro con la mappa del globo, in una tonalità di verde più scura rispetto alla sfondo, con i nomi di tutte le capitali, delle sedi secondarie dell’agenzia, degli stati nemici e di quelli alleati : tutto ciò che era “buono” veniva segnato con un punto blu, mentre il resto con uno rosso lampeggiante, quando i punti blu e quelli rossi lampeggiavano, voleva dire che stava accadendo qualcosa di grave in un determinato stato. In quel momento, i punti dello stato di Alabasta lampeggiavano a tutta forza senza un attimo di tregua.
Smoker si avvicinò allo schermo, e nel frattempo osservava il resto della sala, i banchi super tecnologici degli operatori, gli agenti in camicia bianca e cravatta che li monitoravano nervosi per la situazione, e le altre spie che parlavano tra di loro.
“La situazione… sembra seria…” pensò con le mani in tasca, spostando gli occhi verso gli uffici posizionati in alto della sala, dalle loro pareti di vetri, si notavano gli agenti addetti alle informazioni estere ; li vedeva apparentemente tranquilli, ma sapeva che anche loro erano sotto torchio… una spia doveva sempre essere in grado di mostrarsi calma, anche se la situazione era difficile.
Arrivò praticamente sotto lo schermo, e vide un agente in nero, con i capelli arancione tirati distrattamente all’indietro, e una tecnica con il camicie bianco e dei lunghi capelli rosa che gli cadevano sulle spalle e sulla schiena. L’albino rimase fermo per qualche minuto, ma poi l’agente in nero si accorse di lui e si voltò di scatto, rivelando un viso giovane, forse qualche anno in meno di Smoker, considerando che lui ne aveva 34, una cicatrice ad “X” sul mento e occhi verde brillante ; il suo corpo era atletico e muscoloso, come quello del suo scorbutico e freddo collega albino, e avvolto in un completo nero con camicia bianca e cravatta blu scuro. 
-Ciao doppio-zero Smoker !!- disse con un grande sorriso sulle labbra.
-Drake !! Sono contento di rivederti. L’ultima volta che t’ho visto, eri su un ghiacciaio a gelarti il culo… giusto ??- la sua voce era diventata pungente come un coltello.
-E tu in un deserto a cuocerti le palle…-
Si guadarono con malignità, ormai si conoscevano da un sacco di tempo, si parlavano spesso in quella maniera spiritosa e, a volte, cattiva. Alla fine scoppiarono a ridere e si abbracciarono forte, da veri amici di vecchia data.
-Ma vi sembra il momento di scherzare ??- chiese la tecnica che li guardava quasi irritata dal loro comportamento ; anche lei aveva qualche anno in meno dei due agenti, non faceva parte del dipartimento delle spie, ma di quello dei tecnici addetti alla raccolta di informazioni sugli stati nemici. Il suo volto era severo, autoritario, gli occhi scuri e coperti da un paio di occhiali con vetro trasparente e montatura d’argento.      
-Questo è il momento migliore per scherzare, Hina.- rispose Smoker tornando serio come sempre. Lei fece un sospiro rassegnato fece segno ai due agenti di seguirla : li portò nella stanza dello spionaggio dello stato di Alabasta ; la stanza era più piccola rispetto al salone centrale, ma sul fondo c’era uno schermo verde con la cartina dei quello stato, con le varie città, la capitale e il palazzo del presidente. Sotto di esso erano posizionati dei pannelli di controllo e monitoraggio ultra tecnologici ; i tre rimasero in piedi e Hina cominciò a spiegargli la situazione.
-Secondo il rapporto dell’agenzia su quel territorio, il presidente Cobra Nefertari è stato rapito quattro giorni fa, intorno alle 22.30 e le 23.00. Le telecamere nel suo palazzo sono state disattivate alterando il segnale del satellite, e gli agenti sul posto eliminati.-
I due agenti non dissero nulla e la fecero continuare. 
-Non abbiamo idea di chi sia il responsabile di questo rapimento, ma sappiamo che hanno anche rubato dal computer dello stato un intero fascicolo segreto.- fece una paura e si tolse gli occhiali, voltandosi verso Smoker e Drake con faccia seria.
-Sappiamo che tipo di fascicolo ?- chiese Drake.
-Non ne sono sicura, ma ho buone ragione per creder che hanno preso quello sulle azioni belliche di Alabasta e sulle sue forze militari. Quindi navi da guerra, numero di truppe, carri armati e altro.-
In quel momento, nel cervello di Smoker cominciò a formulari una ipotesi, ma per esserne sicuro puntò gli occhi sulla tecnica e parlò.
-Perché pensi che sia proprio quello sul potere militare ?? Hai già controllato il computer dello stato ??-
A quella domanda, lei strinse i pugni e gli diede le spalle arrabbiata, facendo finta di controllare i pannelli e lo schermo.
-Scommetto tutto quello che vuoi, che hanno infettato il programma di quel computer con un potente virus…- disse con una specie di sorriso sulle labbra e accendendosi un sigaro ; Hina si voltò subito, sconcertata, mentre l’altro agente era rimasto a bocca aperta. – tu hai gia controllato, per questo che sei arrabbiata : hai detto che potrebbe essere quel fascicolo solo perché ogni volta che provi ad entrare nel programma di Alabasta, il sistema si blocca solo quando arrivi alla sezione “Informazioni Militari”… c’ho preso ??-
Alla tecnica gli si drizzarono i capelli dalla rabbia e cercò di dare un pugno a quel uomo che a volta odia, ma ovviamente l’albino lo fermò con facilità, avvolgendo la mano sinistra di Hina con la sua destra.
-Ma… a che diavolo serve che io ti spieghi la situazione, se sei perfettamente in grado di arrivarci da solo ?!?!?! Eh, brutto bastardo ??- gli urlò in faccia, mentre Drake rideva per la scena.
-Perché questo è il tuo lavoro. Il tecnico aggiorna l’agente e l’agente ascolta, elabora ipotesi e, infine, il tecnico da gli ordini o li riferisce.-
Drake li allontanò l’uno dall’atro, in quel momento Hina avrebbe pure potuto ucciderlo.
-Va bene. Non è il momento per ammazzarsi a vicenda. Allora tecnico, quali sono gli orridi ??- gli fece un grosso sorriso e le mise le mani sulle spalle per tranquillizzarla.
Lei si calmò e gli diede un foglio con tutti gli ordini di Sengoku.
-Bene, ora che sapete tutto… sparite, non vi voglio vedere per tutto il resto della mia vita !!- praticamente gli cacciò, ma prima che andassero, lei fermò l’albino.
-Smoker, Sengoku mi ha detto che vuole vederti subito, la cosa sembra urgente.-
L’agente non si voltò e lesse il foglio che gli aveva dato. Quando tornò nel salone centrale, diede il foglio a Drake e si diresse verso l’ufficio del suo unico superiore.
Si trovava al fondo di un corridoio secondario, che Smoker percorse tutto d’uno fiato, aspirando ed espirando lentamente quel fumo dal sapore dolce ed inteso.
Alla fine del corridoio, di trovò davanti una porta nera con il solito sistema di riconoscimento ; il sistema riconobbe le sue impronte digitali e la sua password e la porta di aprì, rivelando una stanza grigio chiaro, con delle grandi vetrate sul fondo. Era notte fonda e si vedano le stelle e la luna piena che si specchiava in un mare sconosciuto.
Prima di quelle vetrate, c’era la scrivania nera dell’agente con tre zeri, seduto su una poltrona girevole dietro il tavolo con computer, e che lo guardava con occhi neutri.
-Finalmente. Cominciavo ad annoiarmi.- commentò con voce severa, poi fece segno a Smoker di avvicinarsi a lui.
-Perché mi hai chiamato ?- tagliò corto spegnendo il sigaro sul legno del tavolo, facendo irritare Sengoku.
-Non lo sai che esistono i possa cenere ?!?!- lo rimproverò alzandosi di scatto e sbattendo le mani su quella superficie liscia. – comunque… dopo una lunga riflessione, ho deciso che eseguirai tu la missione sul rapimento di Cobra.-
-Si, lo sapevo gia, che bisogno avevi di dirmelo ??-
Sul volto del suo capo apparse un sorriso carico di divertimento e si aggiustò gli occhiali rotondi con fare misterioso.
-Ho anche deciso che verrai affiancato da una nuova recluta dell’agenzia : una spia con un’ottima preparazione teorica, ma ha bisogno di un allenamento sul campo.-
Smoker alzò un sopracciglio e si avvicinò di più alla scrivania nera, sporgendo il collo e mostrando la sua espressione furiosa.
-Cosa ?!?! Capo, non la voglio una spia senza esperienza…- disse apparentemente calmo, ma poi la porta si aprì e Sengoku si alzò per accogliere la nuova recluta.
Da quella, entrò una giovane donna, sulla ventina d’anni, piuttosto alta, con i capelli neri che gli arrivano alle spalle, gli occhi blu scuro con occhiali rettangolari Magenta e il corpo atletico ma anche sinuoso, mostrando curve femminili e delicate coperte da un completo nero con una cravatta grigio scura e stilavi scuri con gli stessi stivali di Smoker, fibbie laterali di cuoi nero. 
L’albino rimase immobile davanti alla sua presenza, l’immagine di quella ragazza si era fatta strada nella sua mente perennemente concentrata, e si era insinuata nella sua anima smuovendola ; anche lei rimase colpita alla vista di quel agente così bello, con le spalle larghe fa vero uomo, la cravatta e la camicia slacciata da cuoi si intravedeva un petto muscoloso e fermo… i loro occhi si incontrarono in una scintilla di sorpresa mista ad un'altra sensazione, ignota e dolce.
-00Smoker, ti presento l’agente Tashigi !!- esclamò il loro capo per rompere il silenzio che si era formato.
-Molto piacere di conoscerla, Smoker !!- disse lei guardando solo la spia dai capelli argentei e porgendogli la mano.
-Piacere mio… Tashigi- gli strinse la mano e se la portò vicina, mescolando l’acciaio dei suoi occhi con il blu di quello di Tashigi.

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Capitolo 3
*** arma letale : 3°parte ***


Tashigi lasciò la mano calda di Smoker con un po’ d’imbarazzo, la sua presa era d’acciaio e la pelle liscia ; non aveva mai visto un uomo così affascinante, che emanava rispetto ed autorità da tutti i pori.
-Così, sei nuova ?- chiese l’agente, cercando un sigaro e l’accendino nella tasca interna della giacca nera.
-Si, signore !! Sono diventata una spia del dipartimento di spionaggio da circa due mesi, e poi…- parlava con tatto, ma il suo tono di voce sembrava come quello di una risposta registrare che compaiono sui computer, doveva essere veramente molto nervosa, e la presenza di quel uomo l’aveva messa in ansia, i suoi occhi di metallo l’avevano confusa ; Smoker le mise l’indice destro sulle labbra, in segno di star zitta, e ne approfittò per sentirle, per toccarle… morbide e carnose, le osservò con occhio da vera spia, ma poi li riportò all’altezza di quelli di Tashigi, che lo guardava stupita e stregata.
-Prima di tutto, non chiamarmi signore. Secondo, non c’è bisogno che mi rispondi in modo così freddo. Terzo… benvenuta.- le disse, sfoggiando un sorriso appena accennato ; fecero entrambi un passo indietro, allontanandosi, mentre Sengoku guardava in silenzio quella scena alquanto strana : 00Smoker non era mai stato così gentile con una donna, anzi, a volte si comportava da vero stronzo.
-Mi scusi… Smoker. E solo che è la mia prima missione e cercavo di dare una buona impressione. Cercherò di migliorare.- si portò una mano dietro la nuca ed arrossì sincera ; l’albino si accese il sigaro e aspirò una grossa boccata di fumo, alzando la testa all’indietro
-ALLORA, VECCHIACCI !!! E’ QUI LA FESTA ?!?!?!?!- esclamò euforico Ace, spalancando la porta dell’ufficio e alzando il pugno al cielo, con una cravatta rosso fuoco che gli sventolava dal collo ; Tashigi si voltò confusa, quel ragazzo l’aveva presa alla sprovvista.
-Wow !!!!!! Sei tu il nuovo membro della nostra squadra !!!!- continuò con quella voce da festaiolo piena d’entusiasmo, mentre la ragazza continuava a guardarlo come un alieno.
-Ma che diavolo, agente 0Ace !!! Non sapete che si usa bussa alla porta di un superiore ?!?!?- urlò Sengoku fumante di rabbia.
-Ma bussare è una cosa noiosa, da veri damerini !!! Solo le matricole bussano alla tua porta.- rispose con un sorriso da furbetto, e la faccia del suo capo si tinse di un rosso vivissimo, era sul punto d’esplosione. 
Smoker si passò una mano sugli occhi rassegnato, quel moccioso era un caso del tutto disperato, non aveva il minimo senso del decente.
-Tashigi, ti presento il nostro pilota, Ace. Moccioso, ti presento il nuovo agente, Tashigi…- la voce era bassa e gli occhi fissi su ragazzo con le lentiggini e i capelli neri ; all’improvviso, Smoker si sentì scoppiare il cervello e l’ulcera dalla rabbia, quel maledetto moccioso aveva rovinato quel atmosfera così bella e spontanea.
-Tashigi ?!?! Che bel nome, complimenti !!!- disse Ace stringendole la mano destra e scuotendola velocemente.
-Gr... razie… mi fa p…piacere conoscer…rti…- cercò di rispondere lei, ma il modo che quel ragazzo usava per stringere la mano era troppo brusco, gli occhiali stava per cadere e la giacca nera si era spostata sul braccio destro, facendo intravedere la spalla sinistra, coperta da una camicia bianca.
-Sei carina…- continuò lui, fermandosi e guardandola negli occhi, con espressione stranamente seria ; lei era rimasta paralizzata da quella affermazione, e tutto quello che riuscì a fare fu indietreggiare la mano e voltare gli occhi altrove, con le guance lievemente rossastre.
La collera di Smoker aumentò a dismisura e cominciò a fissare Ace con sguardo assassino ; aspirò nervosamente un’altra boccata di fumo, poi un’altra e un’altra ancora, finché non finì il sigaro e spense, quello che rimase, con la mano destra, probabilmente scottandosi la pelle e emettendo un fumo puzzolente, mentre il ragazzo la guardava impaurito dalla scena.
-Ehi, Smoker… calmati… volevo solo essere simpatico… io…- cercò di dire con voce tremante, ma l’espressione dell’albino non cambiò e lui abbassò la testa, facendo finta di guardarsi gli anfibi.
-Non voleva offenderti, credimi.- disse l’uomo per consolarla, avvicinando la mano scottata verso la sua spalla, ma lei reagì nella maniera più inaspettata : si voltò verso l’agente con un gran sorriso e gli prese la mano ferita.
-Guarda che non mi sono offesa, è solo che sono rimasta un po’ stupita, tutto qui !!-
Aveva un bellissimo sorriso, e lui non poté fare altro che guardarla, forse un po’ in preda a un sentimento che non conosceva ; gli lasciò la mano e si rivolse ad Ace, ringraziandolo per il complimento, e lui ovviamente si scusò per il comportamento decisamente maleducato.
-Se avete finito, voltatevi. Siete qui per lavorare, non per perdere tempo. Ricordatevelo !!- ordinò Sengoku, aggiustandosi gli occhiali rotondi, e poi accarezzandosi la barba a coda di cavallo.
I tre si misero uno affianco all’altro e attesero gli ordini, con la nuova spia che aveva negli occhi l’entusiasmo da prima missione.
-Dunque, partirete per lo stato di Alabasta e cercherete di scoprire chi a rapito il presidente Cobra. Voglio un lavoro discreto. Distaccato e fatto come si deve.-
-Dobbiamo anche recuperare il materiale informatico che hanno rubato, oltre che eliminare i rapitori e smascherare un probabile complotto internazionale ??- chiese Smoker serio.
Il suo capo lo squadrò da sotto il cappello, odiava quando anticipava i dettagli e gli ordini, e odiava che conoscesse anche quelle informazioni top-segrete dell’agenzia.
-Complotto ?? Quale complotto ??- Tashigi non era molto informata sulla sua prima missione, quindi tutto quello che stavano dicendo le sembrava strano. Sengoku pigiò sulla tastiera del computer e fece apparire una schermata digitale azzurrina davanti ai tre agenti : c’era un file non aggiornato, colonne di informazioni e disegni di armi da guerra con navi, carri armati, caccia bombardieri e una sezione in scala di una immensa corazzata navale, la più grande mai vista a memoria d’ingegnere.
-Quando lo stato Maggiore ha stretto un’alleanza con i più importanti stati del mondo, ci ha consegnato, per ogni singolo stato, un fascicolo con tutte le loro informazioni, pubbliche e segrete.-
Ace aguzzò la vista e analizzò la corazzata navale con occhio esperto : non era solo un pilota di aerei ma anche di navi, sommergibili, veicoli di grossa taglia e tutto quello che si poteva muovere con un motore a scoppio.
-Questa nave è… una Pluton !!- esclamò il ragazzo, catturando l’attenzione di Smoker.
-Una “Pluton” ?! E’ un tipi di nave da guerra ??- chiese l’albino, guardandolo per la prima volta come un suo pari, e non solo come un moccioso casinista, che non faceva altro che procurargli grane.
-Wow !!! C’è qualcosa che io so e tu no ?!?! Questo è un momento storico !!- urlò contentissimo e alzando le braccia al cielo, mentre l’agente col doppio-zero era sul punto di ucciderlo.
-Che cosa sai su questa corazzata navale, agente 0Ace ??- domandò di nuovo la ragazza.
-Chiamami solo Ace !!! Comunque, si dice che, molti anni fa, lo stato di Alabasta, durante una immensa guerra, abbia progettato la più grande armata da guerra della storia, “Poseidon”, ma l’arma in  questione fu troppo potente e ci volle un’altra arma, per contrastare la prima, così venne costruita Pluton. Va guerra venne vinta, e da allora l’esistenza di queste due navi si perse, ma ho sentito dire che il presidente Cobra conserva tutti i dati bellici nel computer dello stato, quindi è logico che ci siano anche quelle due navi da guerra.-
Il pilota non era mai stato così serio in tutta la sua carriera, e aveva lasciato Smoker e Sengoku a bocca aperta. Il capo fece scomparire la schermata e li guardò neutro, congiunse le mani e assunse un tono autorevole e deciso.
-Non credo ci sia più nulla da dire. Potete ritirarvi e prepararvi alla partenza, solo non metteteci troppo tempo, chiaro.-
I tre raddrizzarono la schiena e annuirono all’unisono ; ritornarono nel salone principale, dove li stavano attendendo Drake e un agente addetto ai gadget super speciali delle spie : un tipo grande e grosso, con i capelli azzurri e il ciuffo all’in su, con indosso un camice bianco e una camicia hawaiana rossa e verde ; lo si notava subito, perché non portava i pantaloni, mostrando a tutta l’agenzia un paio di mutande blu scuro, che teneva pure basse.
-Ehi, 00Smoker, 0Ace !!! Siete SUPER oggi ????- urlò per salutarli, mettendosi in posa e congiungendo gli avambracci e un tatuaggio che aveva proprio in quel punto : una stella azzurra. Tashigi, vedendo quello strano personaggio, cominciò a temere di essere finita nell’agenzia sbagliata.
“Sono tutti… un po’… fuori di testa… ma Smoker… mi sembra l’unico… sano di mente… qui dentro…” pensò guardandolo, notando la sua espressione impassibile, la fermezza nei suo occhi.
-Franky… ma quand’è che ti deciderai a metterti i pantaloni ?- chiese l’albino spazientito, forse non lo pagavano abbastanza per fare la spia in un’agenzia così poco convenzionale.
-MAI !!!! SUPER !!!! Allora, le volete vedere le modifiche che ho fatto al vostro aereo da missione, e le nuove armi ??- chiese tornando in una posizione decente, con Drake che tratteneva a stento le risate.
-Tu non sei autorizzato a ridere.- lo fulminò Smoker, e l’agente dai capelli arancione scoppiò a ridere comunque.
Franky li portò tutti nel magazzino dei mezzi di trasporto speciali, mentre l’albino presentava la ragazza al suo amico, ma con gli occhi Smoker continuava a fissarla, come se non avesse mai visto una donna così bella, divorandola con lo sguardo.
Il magazzino era grande, immenso e pieno di aerei e altri mezzi ultra-tecnologici, e affianco a questo c’era uno studio dove venivano progettate le armi delle spie : pistole, fucili, misco-spie per le missioni, e altro ancora.
L’aereo di Ace si notava subito : era un jet completamente nero, con delle fiammate rosse sui lati, e opportunamente modificato per eventuali attacchi dal cielo.
-Ah, eccola lì la mia fidanzata, piccola mia !!!- esclamò il ragazzo correndo per abbracciare il muso del jet.
-E’ innamorato del suo aereo ??- chiese Tashigi divertita.
-Perché gli piacciono più i motori delle ragazze…- rispose con un sorriso carico di malizia, una cosa che non faceva spesso, ma vennero interrotti da Drake, che si mise davanti alla ragazza con una valigetta nera in mano : aprì la valigetta e le mostrò due pistole Gold Cup di metallo scuro, complete di custodia da mettere dietro la schiena.
-Queste sono per te !! Le diamo sempre agli agenti nella loro prima missione !! Buona fortuna !!-
Allungò le mani e le prese, ci guardò dentro e vide riflessi i suoi occhi blu e quelli acciaio di quel uomo che le stava affianco, e senza capirne il motivo, si sentì felice ; prese la custodia e l’allacciò sotto la giacca, le fece roteare tra le dita e le infilò al loro posto.
-Grazie !! Farò del mio meglio !!-
-Lo so…- sussurrò Smoker, facendole segno di seguirla verso il jet.
“Finalmente… Smoker… forse hai trovato… qualcuno… come te…” pensò Drake, guardando il suo amico e la sua squadra prendere il volo verso Alabasta, lo stato della sabbia, augurandosi che Tashigi fosse la persona giusta per quel uomo così immensamente bastardo. 

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Capitolo 4
*** arma letale : 4°parte ***


La nuova recluta si era addormentata sul sedile dell’aereo, e Smoker la guardava affascinato, era diversa da tutte le donne che aveva incontrato nell’agenzia : conservava una certa purezza, un tepore candido che fuoriusciva lento dai vestiti neri e avvolgeva dolcemente l’agente dai capelli argentei.
Il suo solito sigaro era spento, appoggiato su un tavolino vicino agli occhiali della ragazza, e le prime luci del mattino filtravano attraverso i finestrini trasparenti, illuminando il suo volto deciso e marcato, in contrasto con quello giovane e grazioso di lei.
“Non sembra… una spia…” pensò passandosi una mano sugli occhi, strofinandoseli per essere sicuro che Tashigi non fosse solo il frutto della sua immaginazione o un sogno ad occhi aperti ; per sua fortuna era reale, il petto si alzava ed abbassata a ritmo del suo respiro, la camicia e la cravatta erano lievemente allentate, ma bastavano per intravedere il collo e il seno…
-Ehi, Smoker !! Prima che le salti addosso, vieni a farmi da secondo !- sussurrò Ace, cercando di non svegliare la ragazza ; la spia si alzò bruscamente e si sgranchì una spalla… forse era intenzionato a prendere a pugni il suo pilota, ma per fortuna non fu così.
Si sedette nella postazione a destra e si accese il sigaro, poi si mise le cuffie e puntò distrattamente lo sguardo fuori dal vetro del finestrino ; Ace non si era mai interessato ai pensieri del suo collega, ma in quel momento la cosa era diversa.
-Sembra proprio che tu non abbia mai visto un esemplare di homo sapiens femmina…- osservò sarcastico.
-Di quel genere, mai. Ha quel aria da ragazza immacolata che…-
-Che cosa ??- chiese Tashigi apparendo all’improvviso alle loro spalle, con lo sguardo ancora assonnato e la camicia fuori dai pantaloni. Il ragazzo con le lentiggini per un attimo sudò freddo e fece sbandare leggermente l’assetto di volo, mentre Smoker era rimasto calmo e concentrato come sempre.
-Parlavamo di te, sai.- le spiegò l’agente, ed al pilota gli si sbiancarono i capelli dall’imbarazzo. – sembri un po’ troppo… come dire… “brava ragazza” per fare questo lavoro.-
-In effetti, è vero !! Ma è un vantaggio per le missioni : così nessuno sospetta la mia vera identità !!-
-Bella strategia !! Non c’è che dire, sei…- cercò di complimentarsi Ace, ma l’albino lo fisso malamente.
-Ace, per favore, guarda la strada. Vorrei arrivare ad Alabasta col culo intatto…-
-Più che la strada… dovrei guardare il cielo !! E poi, siamo praticamente arrivati.- corresse il pilota irritato, perché il suo collega doveva sempre rimproverarlo a quella maniera ??
La ragazza si rimise in ordine e si affacciò : il panorama era incredibile, mai vista tanta sabbia dorata in un territorio così grande.
Lo stato di Alabasta era essenzialmente un deserto, e, col passare degli anni, le oasi erano diventate città industrializzate con un complesso sistema di immagazzinamento dell’acqua piovana e sotterranea ; la gente aveva imparato a sopravvivere in un ambiente praticamente sterile e aveva prodotto una cultura e una politica raffinata come poche.
-Molto bene, agenti !! Atterreremo sulla superficie del deserto di Alabasta tra pochi minuti, il tempo è soleggiato e non c’è un filo di vento !! E’ il vostro pilota 0Ace che vi parla, e vi dice di accomodarvi ai sedili, allacciarsi le cinture e godervi la discesa !!- annunciò a gran voce, e schiacciando i tasti dell’accensione del super acceleratore : Smoker spense il sigaro e andò a sedersi vicino a Tashigi, era la sua prima missione, quindi non conosceva i metodi di atterraggio di Ace.
-Io mi stringerei di più la cintura.- disse con tono di rassegnazione.
-Perché, scusa ?? In fondo, dobbiamo solo atterrate… non sarà così devastante. No ?- la ragazza cominciava ad essere preoccupata, e dallo sguardo del suo collega non deduceva nulla di buono.
-Preparatevi… per l’INFERNO !!!!!!- urlò e poi spinse l’aereo a tutta velocità in picchiata, oltrepassando la barriera del suono ; i due agenti vennero letteralmente schiacciati contro i sedili, ma Ace si stava divertendo come un matto, e quindi capovolse l’aereo e finirono a testa in giù, completamente sotto-sopra !!
-In fondo, non è poi così devastante…- commentò l’albino verso Tashigi che era indecisa se urlare o prendere a pugni il pilota.
-VA BENE, SMOKER !!! MI RIMANGIO TUTTO QUELLO CHE HO DETTO !!! MA ADESSO, FALLO SMETTERE !!!- lo supplicò, prendendo la sua mano per la paura di cadere ; quella dell’uomo era asciutta e non tremava, mentre la sua sembrava quasi sul punto di staccarsi dal polso.
-Va bene, ribelle… ti sei divertito abbastanza !! Riporta questa carretta a posto !!-
Il ragazzo sbuffò, ma si concesse un paio di giri della morte e un altro sbalzo di velocità ; quando atterrarono sul terreno sabbioso, alzando una gran quantità di sabbia, azionò la scaletta della discesa e sfoggiò un enorme sorriso.
-Grazie mille per aver scelto la compagnia di volo Wild Wings, aerei delle spie !!!-
La nuova recluta lo guardò con occhi satanici e assetati di sangue : lo prese per la cravatta rossa e se lo portò vicino.
-Hai voglia di fare lo spiritoso……- gli chiese a bassa voce, tirando fuori una delle due pistole e puntandogliela ammezzo agli occhi.
-Ammazzalo pure, Tashigi.- disse Smoker ormai sceso per terra, ma la ragazza lo lasciò andare bruscamente e scese lentamente le scale.
Ace cercò di scusarsi, ma non appena appoggiò un piede su uno dei gradini, lei schiacciò il grilletto e fece partire un colpo vicino all’anfibio destro del pilota, facendogli perdere l’equilibrio e cadere gli per le scale, per finire infine con la faccia nella sabbia.
-Ti risparmierò, ma non lo fare mai più !!-
Il moro alzò il braccio sinistro e il pollice, mormorò qualcosa me fu incomprensibile da capire.
-Va bene, giovani. Basta divertirsi, siamo qui per lavorare !!- la voce di Smoker si era tinta di autorità e severità, si mise gli occhiali neri e li fece calmare ; era ora di smetterla di fare gli scemi, quella missione era veramente importante !
Camminò per un po’ in mezzo a quel deserto, con gli altri due che lo seguivano in coda, poi si fermò e prese la pistola desert : caricò un proiettile e lo sparò in cielo, senza nessun obbiettivo ; poi, qualcosa nell’aria si alterò, il paesaggio davanti ai loro occhi si mosse come acqua sfiorata da una foglia leggera, e Smoker attraversò quella specie di barriera e scomparse.
-Smoker !!! Dove sei finito ??- urlò Tashigi commendo nella stessa direzione e toccando timorosa la superficie del deserto finto.
-Sta tranquilla, bellezza. Lui sta anche meglio di te.- la calmò Ace, ma lei non capì subito, e quando si rigirò, vide spuntare il braccio e la mano dell’agente che gli indicava di entrare.
-Forza, non avere paura, c’è l’aria condizionata qui dentro !!-
Si fece forza e si buttò quasi a peso morto, e chiudendo gli occhi, oltre il muro, e, quando li riaprì, si accorse di essere all’interno di una grossa cupola di materiale opaco sorretto da un’impalcatura di assi i metallo ; al centro c’era una struttura cubica completamente nera e senza finestre.
-Questa sarà la nostra base operativa.- disse Smoker alzandosi gli occhiali da sole sulla fronte. – allora, siamo vicini alla capitale, ma dobbiamo elaborare un piano.-
L’interno della base era a dir poco all’avanguardia : c’erano un sacco di dispositivi super-tecnologici, con computer, schermi di spionaggio, sistemi di intercettazione telefonica e via dicendo.
L’albino si tolse la giacca e la cravatta nera e li buttò su un tavolo a caso, si slacciò la camicia e accese una schermata sul palazzo del presidente Cobra.
-Allora, io direi che dobbiamo prima fare un sopraluogo nel palazzo, poi dovremmo anche parlare con la figlia del presidente, forse potrà darci altre informazioni.- spiegò illustrando tutti i dati sullo schermo.
-Va bene, chi ti porti dei due ??- chiese ironicamente il moro, togliendosi anche lui il giubbotto da aviatore.
-Mi sembra ovvio. Ci porto lei, tu star ai alla postazione e ci guiderai all’interno, tutto chiaro ??-
-Chiarissimo !!- esclamò Tashigi grintosa, mentre Ace prendeva dei mini-auricolari per i due agenti ; si diresse alla postazione e si mise delle cuffie con microfono.
-Quando vuoi, sono pronto, capo !!-
Così lo voleva : scattante e senza timori. Smoker sorrise e si rimise la cravatta, ma al posto della giacca elegante, prese da una porta un giubbotto di pelle nera da motociclista.
-Forza, novellina. Andiamo !!- la incitò l’uomo, con gli occhiali neri sul naso e l’aria da mascalzone.
-Non chiamarmi novellina.- ribatté lei, ed uscirono da una porta sul retro, dove li stava aspettando una moto sportiva e selvaggia, blu brillante metallico e nera.
Smoker le lanciò un casco integrale nero e accese il motore della bestia di metallo, ruggendo furiosa.
-Ci sposteremo con questa…- chiese perplessa.
-Da meno nell’occhio dell’aereo, e occupa meno parcheggio !!- rispose saltando in sella. Tashigi sorrise, forse rassegnata, e abbracciò il torace dell’agente.
La città di Alubarna era veramente immensa, piena di case in stile orientale, tipiche dei luoghi desertici, ma non mancavano gli edifici moderno e i lussuosi grattacieli di vetro luccicante, i mercati affollati e le tipiche attrazioni locali ; parcheggiarono la moto vicino al palazzo, situato sopra una specie di collina artificiale, e si arrampicarono per centinaia di scalini bianchi. Arrivati in cima, videro un palazzo bianco con tre torri con cupole blu intenso, attorno il giardino era pieno di palme, erba e poliziotti locali che avevano circondato la zona.
Quelli non furono un problema, bastò fingersi anche loro agenti di polizia e si infiltrarono nell’edificio senza destare sospetti.
L’interno era spazioso e regnava il caos più totale : agenti da tutte le parti e operatori del palazzo interrogati senza sosta.
-Ottimo. Questa confusione farà al caso nostro.- commentò Smoker togliendosi gli occhiali e mettendoli in una tasca interna della giacca ; Tashigi lo ascoltava in silenzio e cercava di leggere nel suo volto tutti i trucchi di quel mestiere segreto.
-Ace, mi senti ??- sussurrò a un micro-microfono sul colletto nero del giubbotto.
<< Forte e chiaro. Che stanza dovete raggiungere ?? >> chiese diretto.
-In quelle della video sorveglianza.-
<< Okay, ci metto un secondo. >> rispose schiacciando uno dopo l’atro i tasti della tastiera e cercando tutte le cartine ; ci mise pochi secondi per trovare la strada più discreta e sicura e diede ai due agenti tutte le informazioni necessarie : presero una rampa di scale alla loro destra e poi un corridoio a sinistra, per sbucare davanti ad una porta blindata grigia.
-Chiusa a chiave. Che facciamo ??- domandò la ragazza cercando di aprirla comunque ; lui non rispose e prese le due pistole, le puntò contro una finestra e sparò due colpi.
-Ma sei impazzito ??-
-Tranquilla, è un diversivo.- e subito dopo la porta si aprì e due persone uscirono a controllare la situazione ; le due spie si nascosero dietro la parete e poi entrarono nella stanza con scherno con tutte le stanze della fortezza. Smoker chiese ad Ace di mostrargli le registrazioni del giorno del rapimento, ma qualcosa bloccò il sistema informatico.
<< Credo che il virus che hanno impiantato sia ancora funzionante, tutto il sistema non risponde. >>
-Riesci almeno a capire che tipo di virus è ??- gli chiese la novellina.
<< Forse si….. qui sullo schermo ci sono scritte due lettere….. B.W. Significano forse qualcosa ?? >>
Quelle parole fecero innervosire l’albino che uscì di scatto dalla stanza e si diresse verso la stanza del vice-presidente, forse sapeva a chi appartenevano quelle iniziali, forse si sarebbe di nuovo imbattuto in un vecchio e scomodo rivale.

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Capitolo 5
*** arma letale : 5°parte ***


Smoker non amava gli Stati del mondo e la loro schifosa concorrenza, non amava occuparsi di spie al di fuori della sua agenzia ; aveva deciso di diventare una spia solo perché era la cosa giusta da fare, il suo dovere personale verso il mondo.
Tuttavia, odiava tutti, e tutto ciò che potesse portarlo verso ad un possibile avversario, non certo perché temeva di essere sconfitto, ma semplicemente perché in tutte le battaglie combattute, in tutte le missioni svolte, non aveva mai trovato una spia alla sua altezza, una che riuscisse a metterlo in difficoltà. Non aveva senso impegnarsi, se il risultato della lotta era più che scontato, la vittoria facile non mai stata attraente per un agente violento come lui.
La pensava così, finché non incontrò quel degno antagonista… un uomo forse uguale identico a lui, il suo alter ego, ma che agiva per fini molto più loschi.
In quel momento, era incazzato come non mai, aveva abbandonato la sua postazione ed era andato altrove, e anche se Ace continuava a chiamarlo, aveva buttato l’auricolare e l’aveva schiacciato con le suole dei suoi stivali ; percorreva i corridoi del palazzo come solo una macabra ombra carica di morte poteva fare. Tashigi aveva provato a seguirlo, ma non conosceva la struttura dell’edificio e finì col perdersi.
-Ace, non trovo Smoker !!! Non c’è un modo per rintracciarlo ??- gli chiese sfinita per la ricerca, appoggiandosi nella penombra si una parete isolata.
<< Si !! Il suo accendino è dotato di un sistema di comunicazione, e quindi di rintraccio, ma conoscendolo, sono sicuro che l’avrà spento… >> rispose sconsolato, neanche lui poteva fare qualcosa.
-Ma perché si è così arrabbiato ??-
<< Ho fatto qualche ricerca, e sembra che quella sigla appartenga ad un’altra agenzia di spionaggio, quella che ci da più filo da torcere. La Baroque Workes. >>
La ragazza si tirò subito su, e si rimise a correre. Era proprio una scema, eppure riconoscere i propri nemici era una delle prime cose che si imparava, per una spia era fondamentale.
-Ace, ceca di rintracciarlo comunque !! Guidami tu !!-
<< Hai tuoi ordini, bellezza !! >>
Il ragazzo si scrocchiò le dita e il collo, e come un grande pianista, sulla tastiera del suo strumento, pigiò i tasti del computer e si infiltrò nel sistema personale dell’agente 00Smoker, però trovando una password per attivare le comunicazioni.
Si stravaccò sulla sedia girevole, seduto della parte dello schienale, e la fece girare, nel tentativo di trovare una possibile combinazione.
-Quale parola potrebbe mettere uno come lui ??- si chiese ad altra voce, ma non servì a molto : lui e Smoker lavoravano insieme da tre anni e le poche volte che aveva parlato di cose normali, l’albino l’aveva trattato con freddezza, quasi come la sua vita provata fosse un tabù, quindi non aveva la più pallida idea delle sue abitudine e dei suoi pensieri. Non sapeva assolutamente dove sbattere la testa.
Intanto la ragazza continuava a cercarlo, ma si imbatté in un gruppo di guardie e dovette battere la corda, arrampicandosi per una scala sconosciuta.  Si ritrovò in un corridoio buio e infestato da telecamere di sorveglianza, doveva essere entrata in una zona proibita, forse quella dei ministri e del presidente.
“Accidenti… e adesso…” pensò all’inizio, ma poi si accorse che le telecamere non si muovevano e le solite lucette rosse erano spente.
“Il sistema… deve essere… ancora rotto… in questa… zona…” ma i suoi pensieri vennero interrotti dal suono dei passi degli agenti di polizia, che probabilmente si erano accorti di lei, e percorse di corsa tutto il corridoio, scontrandosi violentemente contro il petto muscoloso di un uomo ; caddero entrambi a terra e Tashigi perse gli occhiali
-Ma guarda dove vai, ragazzina !!!- le urlò quello, massaggiandosi l’addome con la mano destra, ma lei non rispose, era troppo occupata  a cercare le sue lenti ; l’uomo la riconobbe subito e la sua rabbia si sbollì subito, mentre guardava intenerito quella scena.
-Dove sono i miei occhiali ?? Senza quelli non vedo niente !!- disse preoccupata, credendo che non li avrebbe trovati mai più !!
Erano caduto poco distanti dai due, e ci pensò lui a prenderli ; non riusciva a vedere bene l’uomo, le immagini erano sfocate e distorte, ma intuita che era molto belle, con i capelli chiarissimi, anzi argentei.
-Cerchi questi…- sussurrò dolcemente avvicinandosi al livello dei suoi occhi blu e mettendogli le lenti sul naso… solo in quel momento Tashigi si accorse che quel uomo era Smoker… era vicino, troppo vicino a lei, talmente vicino che ne sentiva il fiato, caldo e dolciastro, come la sua marca preferita di sigari.
-Posso sapere che ci fai qui ?- chiese semplicemente avvicinandosi ancor più al suo volto, quasi sfiorando le labbra della ragazza.
Anche se aveva di nuovo i suoi occhiali, vedeva ancora tutto distorto, si sentiva stordita, ma quando le parole di Smoker raggiunsero le sue orecchie, la rabbia prese il suo cuore e riprese lucidità.
-Piuttosto, che ci fai tu qui ?? Insomma, te ne sei andato di punto in bianco, senza dare spiegazioni, senza dire nulla !! Ti sembra forse il modo di comportarsi ??-
Davanti a quella sgridata, la prima vera in tutta la sua vita, l’agente rimase di stucco, con gli occhi spalancati e sconcertati.
-Io… ero preoccupata… per te… non avevo idea… di dive fossi andato… e non sapevo… dove cercarti…- continuò a spezzoni e con voce tremante, teneva gli occhi bassi, ma quando li alzò notò quelli dell’uomo, la guardava in modo strana, come se la volesse ringraziarla ; lui era rimasto immobile, seduto per terra affianco a lei, allo stesso livello, anche se distanti.
-E’ la prima volta che qualcuno si preoccupa veramente per me…- aveva preso la mano di Tashigi, l’aveva fatto spontaneamente, senza pensarci, e senza accorgersene, cominciò a sentire la rabbia che evaporava dal suo corpo possente e si avvicinò di più a lei, che lo guardava con tenerezza.
Intorno il silenzio più assoluto, come se si fossero isolati dal mondo intero, ma il rumore delle guardie che salivano le scale li riportò alla realtà, facendo risvegliare la rabbia ancestrale di Smoker.
“Che scocciatura… quei soldati…” pensò infuriato, si rialzò e corse per il resto del corridoio, portandosi dietro Tashigi, tenendola ancora per mano.
-Io, non sono abituato a scusarmi !!- disse voltandosi.
-Tranquillo, accetto le tue “non-scuse”, che poi sono scuse !!- rispose lei stringendolo di più. Si fermarono davanti ad una porta di legno nero e con una chiusura ad allarme, si misero l’uno di fronte all’altro, mentre riprendevano fiato.
-Conosci la Baroque Workes ? Sono sicuro che qui c’è uno dei suoi sicari…- disse l’agente, mentre cercava un sigaro nella tasca interna del giubbotto di pelle. Lei si tolse gli occhiali, asciugandosi alcune gocce di sudore sulla fronte, e si slacciò i bottoni della giacca nera.
-Si, ma sono veramente una novellina, se non sono neanche riuscita a riconoscerla della sigla… scusa.-
Accese l’accendino, ma la fiamma blu e rosso sangue cambiò improvvisamente direzione quando la ragazza disse quelle parole ; Smoker si trovò costretto ad avvicinarsi verso la fiammella, aspirò una grossa boccata di fumo e prese dolcemente il volto di Tashigi con la mano sinistra.
-Tu puoi chiamarti “novellina”, ma io non posso… non lo capisco questo tuo ragionamento, come questa storia delle scuse senza senso. Perché ??-
Aveva un senso del dovere che oltrepassava la sua giovane età, era severa con se stessa, come se quella non fosse la sua prima missione, e questo colpì moltissimo l’albino, lo colpì molto il suo visino sconsolato, tanto che gli venne quasi voglia di consolarla.
Intanto, Ace si scervellava sul codice d’accesso di 00Smoker : era davanti a quel computer da un pezzo, aveva persino consultato la cartella personale dell’agente sul sito segreto dell’agenzia, ma nulla, tutte le parole che aveva messo erano state rifiutate.
-Che cazzo !! Eppure, sono sempre stato sicuro di sconoscerlo quel maledetto fumoso !!- si disse in preda alla disperazione ; continuava a girarsi sulla sedia, sempre con il mento appoggiato sullo schienale, aveva fatto tanti di quei giri, gli era venuta la nausea.
-Insomma !! Pensa come Smoker, pensa come Smoker, pensa come Smoker… se io fossi lui, metterei una parola con un certo significato…- ipotizzò cadendo a terra con le vertigini, ma ancora lucido.
-Metterei un evento importante, una data da ricordare, oppure…- in quel momento, un lampo di genio passo per l’anticamera del suo cervello e di fece strada in tutta la sua materia grigia. Era troppo ovvio, era talmente ovvio da essere impossibile.
-Il nome del suo nemico giurato…- si alzò subito e raddrizzò la sedia, si sedette e cominciò a schiacciare la tastiera.
Altrove, le guardie in nero del palazzo aveva raggiunto i due agenti e gli avevano puntato addosso le armi, ignari di chi fossero.
-Mani in alto !! Voi non siete addetti del corpo di guardia !!- urlò uno di loro con un fucile in mano ; Smoker rimase impassibile, voltando solo gli occhi, fissandolo con la coda degli occhi.
-Anche tu, mocciosa !! Mani in alto, subito !!- ordinò un altro con la pistola nella mano destra. Tashigi continuava a guardare l’albino e, per la prima volta, colse nel colore grigio acciaio dei suoi occhi, una sfumatura cupa, severa, violenta, assetata di sangue… che gli mise a dosso una certa paura.
Ci furono diversi spari, ma nessuno dei presenti nel corridoio aveva premuto il grilletto delle loro armi, anche i due agenti non avevano fatto nulla. I rumori erano venuti dall’altra parte della porta nera e da un altro corridoio ; tutte le guardie si distrarono e la maggior parte di loro abbandonò la postazione per andare a controllare.
Rimasero in quattro a puntare le armi sugli agenti in nero, e Smoker ne approfittò per prendere Tashigi tra le braccia e prenderle le sue pistole dalla schiena, lei fece lo stesso e li mise sotto fuoco incrociato.
L’albino era più alto di lei, e fu costretta a mettersi sulla punta dei piedi, solo per appoggiare il mento sulla spalla ferma dell’agente.
-Allora, stronzetti… toglietevi dalle palle, se non volete una pallottola lì dove non batte il sole…- sibilò Smoker con una voce che sembrava più uno stridio, metallo sul metallo.
I quattro, al suono di quelle parole, tremarono ed indietreggiarono, ma uno di loro riprese coraggio e si scagliò contro i due.
-Non credere di farci paura !!!- disse, ma Tashigi si voltò di scatto e la guardia si ritrovò con una desert puntata al livello del petto. Non si tirò indietro, era troppo tardi. Lei sparò, senza esitazione e lo colpì sull’addome, facendolo cadere al suolo, finito, con sangue che zampillava e che macchiò la camicia bianca dell’uomo.
Solo silenzio, poi i due dalla parte di Smoker, presi dalla rabbia, corsero verso di lui, ma l’agente albino fece roteare le pistole e le puntò all’indietro, col caricatore rivolto verso l’alto ; schiacciò il grilletto, senza neanche prendere la mira, e li prese in piena fronte… l’odore del sangue li avvolgeva, mentre l’ultimo dei quattro cadde a terra, riversando lacrime nella pozza di sangue del suo collega.
Smoker si avvicinò a lui e si inginocchiò, rimanendo sulla punta dei piedi, per non sporcarsi i pantaloni, e lo fissò come solo lui sapeva fare, furia e intimidazione mescolati assieme.
-Sei rimasto solo tu.- disse spegnendo il sigaro sul pavimento bagnato di liquido rosso e viscoso.
-Ti prego... non uccidermi…- lo supplicò con voce spezzata, quindi l’agente lo prese per la cravatta nera e lo fece rialzare.
-Tu apri questa porta, e forse ci penso.-
La guardi disattivò il sistema d’allarme della porta e l’aprì.
-Fatto, adesso poss…- cercò di dire, ma Tashigi l’aveva colpito con il manico della desert e lo tramortì.
-Mi hai anticipato. Complimenti.-
-Grazie !!-
Entrarono subito, e videro un uomo di spalle davanti ad una scrivania, era vestito di bianco, in contrasto con i capelli neri tirati all’indietro ; allacciata alla coscia sinistra aveva una custodia per due pistole, due desert dorate.
-Ci rincontriamo…- disse Smoker, riprendendosi le sue pistole e stringendone i manici con rabbia.
Ace alla fine aveva digitato il codice corretto e aveva aperto un contatto con il suo collega.
<< Smoker !! Mi senti ?? >> disse, ma lui non rispose ; l’uomo di voltò lentamente, e mostrò il volto oscuro, diviso da una cicatrice laterale, gli occhi gialli e freddi come quelli di un coccodrillo.
-00Smoker… è passato tanto tempo. Ti sono mancato ??- chiese divertito, mettendosi una mano sulla cravatta bianca, su una camicia rosso sangue.
Doveva essere più vecchi rispetto all’albino, forse di una decida d’anni, ma il loro fisico era presso che identico, scolpito dal tempo e dalla brutalità dei loro addestramenti.
<< Smoker… di chi è quella voce ?? >> continuò a chiedere Ace, ma niente, nemmeno una parola, mentre sul monito era rimasta il codice segreto dell’agente. Il nome del suo nemico. Crocodile.  

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Capitolo 6
*** arma letale : 6°parte ***


L’agente in bianco era davanti a Smoker, con occhi glaciali, uno sguardo strafottente, e le mani nelle tasca bianche dei pantaloni. Da una delle due pistole usciva un sottile filo di fumo scuro, era stato a lui a sparare uno dei colpi ; tutto in quelle due spie era perfettamente in contrapposizione, persino le loro pistole.
-Col cazzo che mi sei mancato.- rispose l’albino stranamente calmo.
-Non posso che dire lo stesso. Come stanno le tue desert ?- chiese Crocodile fissando il buco rotondo, con dei motivi ad aspirale, dell’arma del suo nemico. L’albino non rispose subito e caricò la pistola nella mano destra con aria minaccioso, odiava essere preso per il culo da quel uomo, quel essere che gli aveva messo i bastoni tra le ruote gia troppe volte nelle sue missioni.
-Perché non glielo chiedi direttamente…- fece qualche passo in avanti, ma si fermò subito, qualcosa lo deconcentrò : lo sguardo fisso del coccodrillo su Tashigi, le sue labbra che si allungavano sempre più in quel suo caratteristico sorriso.
-Ti porti dietro gli allievi adesso ?- gli chiese quel maledetto essere in bianco.
-Piantala di guardarla. Lei non è tua, lei è mia…- la vice di Smoker era diventata più ferma e profonda, e la faccia di Crocodile tornò seria come quella della spia in nero ; la ragazza trattenne le parole, avrebbe voluto dire qualcosa al suo collega albino, ma dalla sua bocca non riuscì a far uscire un solo suono dallo stupore.
Un suono aveva spezzato il silenzio della stanza, un suono di passi pesanti, ma lontani, forse venivano dal giardino.
Poi l’occhio attendo dell’albino cadde su una lieve macchia rossastra su una parete chiara, un foro da proiettile nello stesso punto, ed infine su una finestra rotta, guarda caso, quella di fronte a loro e alle spalle del coccodrillo. Doveva esserci stata una sparatoria, ma non vedeva altre pistole a parte quelle di Crocodile, anche se per terra c’erano diversi bossoli vuoti. Solo quando gli occhi arrivarono al livello del pavimento, si accorse che dietro la scrivania c’erano dei corpi neri privi di vita con un lieve odore di morto.
-Che cosa ci sei venuto a fare qui ?- chiese Smoker abbassando l’arma e mettendosi la mano sinistra dietro la schiena.
“Qui… ci vuole… un diversivo…” pensò l’agente in nero e fece un segno a Tashigi ; lei prese qualcosa di nascosto dalla tasca posteriore dei pantaloni e la lasciò dentro il pugno della mano destra.
-Non sono certo bravo come te a nascondere le cose…- si voltò completamente, e notò il gesto del braccio della ragazza, i suoi muscoli tesi per lanciare qualcosa sul terreno ; il suo corpo scattò veloce ed estrasse una pistola dorata, che puntava dritta sulla ragazza, ma Smoker, con un veloce movimento di braccio, si mise tra i due e lo cercò di colpirlo con il rovescio dell’arma.
Ci volle un secondo, un momento e la stanza si riempì di uno strano fumo grigio nero. Alcuni spari partirono in varie direzioni, forse dalle armi delle due spie, ma non si capì da quelle delle due.
-ESCI DALLA FIENSTRA !!- urlò l’albino a Tashigi e lei cercò di arrivare a quella rotta davanti a sé, ma una mano le prese violentemente il colletto della giacca e della camicia e sentì la stoffa stringergli il collo, soffocandola lentamente.
Crocodile la trascinò lontano, in un angolo isolato dalle finestre e le avvolse il braccio destro attorno al collo.
-Ma…le…dett…o…- cercò di dire Tashigi, ma la presa di quel uomo era troppo forte per lei.
-Scusa, hai detto qualcosa ?- l’agente in bianco le sussurrò questo, la sua voce era molto più macabra rispetto a quella di Smoker, che, inspiegabilmente, non era nei dintorni.
Lei non riusciva a vederlo nella la cortina di fumo era troppo fitta, ma, quando lo vide prendere la seconda pistola dalla custodia, cercò di liberarsi da sola, con tutte le sue forze… allentò la presa del nemico e caricò la testa all’indietro, colpendolo sulla mascella.
-PUTTANA !!!- gridò Crocodile assieme ad una smorfia di dolore, lasciando andare la presa.
“Che… male… merda…” Tashigi cadde a terra e si portò una mano alla testa, ma subito estrasse le pistole da dietro la schiena e si rimise in piedi : il nemico era praticamente sparito nel fumo, lei si girava attorno puntando le due armi davanti a sé, finché una mano estranea si avvicinò alle sue spalle.
-NON LA TOCCARE, BASTARDO !!!- urlò con rabbia Smoker, afferrando quella mano, dando un violento calcio nell’addome del suo odioso rivale, tanto potente che quello si accasciò a terra con respiro mezzo mozzato, e per far in modo che non li seguisse, gli prese la testa e la sbatté con furore sul pavimento, lasciandolo mezzo tramortito, ma con la forza necessaria per sparare un colpo.
Il proiettile colpì Smoker sopra la spalla destra, lo fece cadere sul pavimento in una morsa di dolore orribile.
-Smoker !!-
-Non badare a me, stupida !!!-
Con uno sforzo dilaniante, prese la ragazza per un braccio e la portò alla finestra rotta, da cui si buttarono entrambi ed atterrarono su di un tetto ad un livello più basso da quella stanza del palazzo.
Si sedettero un momento sulle tegole bianche, ruvide al tatto e Smoker ne approfittò per guardarsi il braccio ed assicurarsi che Tashigi stesse bene ; allungò la mano verso la sua guancia destra, ma lei la prese di scatto e la strinse tra le sue guardandolo con occhi spalancati.
-Mi dispiace !! E’ TUTTA COLPA MIA SE QUELLO TI HA SPARATO !!- disse al suo superiore, la voce era spaventata, ma ancora lucida, gli occhi appannati dalle lacrime.
Lei cercò di guardare la ferita sul braccio di Smoker : lo sparo si era portato via un pezzo di cuoio del giubbotto, un disgustoso liquido rosso fuori usciva da quel buco ed il volto dell’albino era coperto di sudore.
Dissolse lo sguardo ed abbassò gli occhi, commiserandosi.
Semplicemente lui non rispose, ma la sua mano si liberò di quelle dalla giovane spia e si diresse sul suo volto, che avvolse dolcemente sfiorandole la guancia con il pollice.
La pelle dell’uomo era bollente, a causa dei pugni che aveva dato, mentre quella di Tashigi era fredda come il ghiaccio, quindi quel calore gli diede sollievo sulla faccia : chiudendo gli occhi, prese quella grossa mano e la diresse verso le labbra e poi sull’altra guancia, falla parte del dorso.
Smoker non aveva mai fatto una cosa del genere per una donna, ma la sua volontà era ipnotizzata dalla purezza di quella ragazza, che si stava disperando per qualcosa che non aveva neanche commesso, e non rispondeva più al suo padrone… avrebbe voluto fissarla all’infinito, come se non ci fosse un domani, ma il suo accendino cominciò a vibrare e si sentì la voce preoccupata del giovane pilota Ace.
<< Ehi, ragazzi ??!!?? Ma che succede, state bene ??? >> chiese a squarcia gola, forse con l’intento di rendere sordo l’albino.
-Ace, parla piano che ti sento…- disse irritato Smoker, togliendo la mano dal volto della giovale spia, ma stringendole comunque le mani.
<< CAPO !!!! SEI VIVO !!!!! >>
-Perché ? Avevi dei dubbi ??-
<< No, ma Crocodile è un osso duro !! E Tashigi come sta ? >>
L’albino passò l’oggetto di metallo alla ragazza, per poter comunicare di persona con il suo collega coetaneo.
-Ace !! Io sto bene, non ti preoccupare, ma Smoker è stato colpito in una sparatoria !!-
<< CHE COSA !! Tornate immediatamente alla base, poi parleremo di quello che ho scoperto. >> continuò con aria più preoccupata che poteva.
-Si preoccupa un sacco.- osservò la mora.
-Tra i due, se io sono quello freddo e controllato, lui è quello petulante che non fa altro che preoccuparsi.- gli fece notare l’albino con un mezzo sorriso sulla faccia.
L’albino si alzò e porse la sua mano alla ragazza, ma lei si alzò da sola e si slegò la cravatta grigia : la legò attorno alla spalla del suo collega e ci fece un bel nodo.
-Non fermerà il sangue, ma ti farà arrivare alla base con abbastanza forze !!- spiegò lei.
-E’ una maniera per farti perdonare ?- le chiese sorridendo.
I due scesero lungo il tetto, fino ad arrivare al giardino dell’ingresso, completamente sgombro grazie alla bravata del coccodrillo ; Smoker si calò giù per primo ed aiutò la sua “allieva” a scendere, le porse le braccia e lei si aggrappò ad esse, e quando i suoi piedi toccarono la terra, le braccia dell’uomo la strinsero e la tirarono su portandola al livello dei suoi occhi d’acciaio.
-Sei stata brava oggi…- sussurrò lui, le sue labbra erano vicinissime a quelle di Tashigi e per un momento si toccarono lievemente, con lo sguardo ammaliato di lei, tra quelle braccia forti di quel uomo così affascinante e bello ai suoi occhi… ma tutto quello durò soltanto un attimo, e Smoker la rimise sul terreno e la portò fino alla moto.
Quando arrivarono, il pilota gli venne incontro con gli occhi lucidi e le braccia spalancate con l’intento di abbracciarli tutti e due.
-Rognosissimi fedifraghi, ero così in ansia !!!!!-
-Si, lo so.- disse l’albino lasciando che Ace lo abbracciasse, per poi passare alla ragazza che per qualche ragione ricambiò il gesto, giusto per farlo scollare.
-Allora, come sta la tua spalla, vecchio ?-
-Crocodile mi ha sparato un colpo desert, come mi dovrei sentire ??-
I due ragazzi portarono il vecchio nella base e lì improvvisarono una “operazione” di estrazione del proiettile.
Fecero sedere l’albino sul tavolo col computer e gli sfilarono la giacca di pelle e la camicia, facendo attenzione e non fargli muovere il braccio, una goccia di sudore scese dalla sua fronte ed arrivò al mento dove cadde sul pavimento nero.
-La ferita non è molto grave, se non fosse stato per il giubbotto, avrebbe potuto prenderti l’arteria.- disse Tashigi disinfettando il buco circolare sulla spalla dell’albino.
-Io ne comprerei ancora di quei giubbotti !!- commentò Ace per rendere le cose meno drammatiche.
-Ah, Ace nel giubbotto c’è una cosa che ho preso nel palazzo, un computer con tutti i dati aggiornati di Cobra e del vice-presidente.-
Smoker lo indicò e contemporaneamente dovette soffocare una smorfia di dolore, Tashigi gli aveva infilato delle pinza speciali nella carne e stava per estrarre il proiettile.
Il pezzo di metallo dalla forma affusolata aveva la coda schiacciata ma la punta era perfettamente intatta, tutta la superficie lucida era ricoperta di sangue scarlatto dall’odore pungente ; mentre lei ricuciva la ferita, Ace era seduto per terra a gambe incrociate e guardava ipnotizzato quella macabra scena.
-E’ forse un bello spettacolo, marmocchio ??- chiese Smoker molto irritato.
-No, ma…-
-Ma cosa ??-
-Ho scoperto di non sapere molto su di te quindi…- il pilota incrociò le dita delle mani e le fissò con aria vuota, gli occhi erano secchi e gli si riempirono di lacrime amare, forse perché a volte era davvero inutile, forse perché se avesse contattato Smoker prima non si sarebbe preso una pallottola nella spalla, o forse per altri motivi.
L’albino allungò la mano sulla testa di Ace e gli accarezzò i capelli perennemente scompigliati.
-Non prendertela, la colpa non è tua. Sono solo io che non ti dico mai nulla.-
-Ma perché ?- chiese la ragazza finendogli di fasciare la spalla.
-Perché l’avrei reso un bersaglio.-
Nel gergo delle spie, rendere una persona un “bersaglio” voleva dire che ti ci affezionavi e quindi i nemici sapevano dove puntare in una situazione di lotta ; Smoker lo sapeva perfettamente e per questo motivo aveva deciso di non essere troppo confidente con il suo pilota o con altre spie nell’agenzia.
A quelle parole, Ace scoppiò in una risata immensa e si contorse sul pavimento dal tanto ridere, sotto gli occhi increduli e confusi della nuova spia ; l’albino non ci vide più e prese il moro per la camicia, portandolo al livello dei suoi occhi furiosi.
-TI FA TANTO SPACCARE QUESTA COSA ??? IO STO CERCANDO DI PROTEGGERTI, BRUTTO IDIOTA !!!!-
-Scusa, ma questi sono i rischi del nostre mestiere, vecchio !! Non è da te non rischiare !!-
Smoker diventò rosso di rabbia ed imbarazzo, mostrare quella sua debolezza non gli piacque per niente, mentre Tashigi li guardava trattenendo a fatica le risate… in fondo i suoi due superiori si voleva bene e si proteggevano le spalle a vicenda proprio come dovrebbero fare due amici.

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