Groupie per caso

di Ramble On
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dazed and confused ***
Capitolo 2: *** Nella tana del lupo ***
Capitolo 3: *** Going through changes ***
Capitolo 4: *** Tomorrow never knows ***
Capitolo 5: *** Learn to fly ***
Capitolo 6: *** Highway to hell ***
Capitolo 7: *** Communication breakdown ***
Capitolo 8: *** Whole lotta love ***
Capitolo 9: *** A day in the life ***
Capitolo 10: *** I'm with the band ***
Capitolo 11: *** Love bites ***



Capitolo 1
*** Dazed and confused ***


Avevo quindici anni quando mio padre se ne andò di casa.
 
Quindici anni, una madre alcolizzata e troppa indipendenza da spendere male. Non ho mai avuto orari, sono sempre stata libera di passare tutta la notte fuori casa, tanto nessuno se ne sarebbe mai accorto. Spesso rientravo a casa in tempo per prendere lo zaino e fuggire a scuola.
Più sto lontana da casa, più sto bene.
In quel periodo ho iniziato ad andare in qualche locale per ascoltare musica dal vivo e a conoscere persone nuove, in particolare musicisti. Mi hanno sempre affascinata, e parlare con loro ti fa dimenticare tutto lo schifo in cui sei costretto a vivere ogni giorno. 

Nel locale in cui i Led Zeppelin suonavano quella sera c'era un'atmosfera pazzesca e la musica rimbombava potente nelle mie orecchie.
Avendo perso di vista le compagne di classe con le quali ero venuta, decisi di andare a prendermi qualcosa da bere. Quando mi avvicinai al bancone del bar per ordinare una birra, un uomo corpulento, avvolto in una giacca di almeno due taglie in meno alla sua, si sedette vicino a me e mi tese la mano. Iniziammo a parlare. Mi riempiva di complimenti e di domande. Mi chiese quanti anni avessi, se avessi degli interessi particolari e cosa fossi  venuta a fare lì. Parlammo a lungo di musica e mi stupii di quanto se ne intendesse. Quando finii di rispondere a tutte le sue domande, se ne andò pregandomi di tornare la sera successiva. Mi disse che gli ero piaciuta e che aveva una grande occasione per me. 
La cosa non mi disturbò e dal momento che le mie compagne mi proposero di ritornare anche la sera successiva, accettai. 
Il locale era così pieno che per entrare dovemmo farci largo a gomitate. 
Lasciai che le altre ragazze si sbracciassero sotto il palco nel vano tentativo di farsi notare dalla band e mi diressi verso il bar. 
Mentre bevevo il mio Gin Tonic, si avvicinò l'uomo della sera precedente del quale mi ero completamente dimenticata. Mi riempì nuovamente di complimenti e mi chiese cosa ne pensavo dei Led Zeppelin.
Gli risposi che li trovavo semplicemente fantastici. Sembrò soddisfatto della mia risposta e mi offrì da bere. 
Non saprei dire per quanto tempo parlammo, ma ad un certo punto mi chiese se volevo sedermi con lui e alcuni suoi amici. Ci pensai un attimo e, non so se per l'alcool o per le sostanze che più tardi scoprii di aver assunto, accettai.
Dal momento in cui mi alzai dalla sedia le mie gambe diventarono di pietra e la mia vista si offuscò. La testa mi girava da matti e mi dovetti aggrappare a quell'uomo per camminare. Ci avvicinammo ad un tavolino appartato e mi fece sedere su una poltroncina di velluto. Le ultime cose che sentii furono la musica martellante e la voce di quell'uomo spiegare ai presenti -È molto piccola ancora, ma si dovrà abituare-.
Poi mi addormentai.
Mi risvegliai che potevano essere passati giorni ore o minuti. Volevo scendere ed andarmene a fare un giro, ma il mio corpo non si spostava e dalla mia bocca non uscivano parole. Stranamente non mi preoccupai della situazione. Sentii la mia testa così leggera come non succedeva da tempo. 
I miei occhi sembravano essere l'unica padre del corpo che ancora seguiva il cervello. Roteavano allegri tentando di seguire le luci che sguazzavano nel locale. 
Le altre ragazze sedute sui divanetti avevano più o meno la mia età, erano schifosamente belle e ridevano alle ridicole battute di quell'uomo. Ogni minuto che passava mi sembrava sempre più grasso e viscido. 
Dopo vari tentativi di rialzarmi, finalmente parve accorgersi di me. 
-Si è risvegliata la nostra amica. Hai dormito bene?-.
Scossi la testa e provai a parlare, ma la mia gola era completamente secca. 
Una delle ragazze mi passò una bottiglia di vodka. Ne buttai giù in sorso e sentii la mia gola in fiamme. 
Tutti scoppiarono a ridere. 
-grazie- riuscii a balbettare senza ottenere risposta.
La testa mi iniziò a girare e le loro bocche mi apparvero allungate e le loro voci sempre più lente e cupe. Scoprii che l'uomo si chiamava Grant. Peter Grant. Ma il perché tutte quelle ragazze gli stavano addosso non lo capii subito. 
Quando il locale cominciò a svuotarsi, Grant licenziò le numerose ragazze che gli ronzavano intorno e rimanemmo in quattro più lui. Una delle ragazze mi prese sotto braccio e insieme alle altre due che si continuavano a ridere con Grant, mi portò fuori dal locale.
Salimmo in una limousine nera con degli interni in pelle che mi sembrarono comodissimi. Ci venne offerto da bere e qualche spinello da fumare. Non mi posi alcuna domanda su dove fossimo diretti e cosa avremmo fatto una volta giunti a destinazione, mi sentivo così bene seduta tra quelle persone sorridenti e silenziose. 
Ci fermammo nel parcheggio di un hotel. 
Una volta scesi dalla macchina, Peter corse dentro l'albergo per non farsi bagnare dalla pioggia. Io e le altre iniziammo a correre sotto l'acqua tra le risate. Eravamo completamente fatte e volevamo raccogliere ogni singola goccia di pioggia per berla.
Sentii Grant chiamarci per nome ed invitarci ad entrare. Una volta in albergo Peter ordinò alle ragazze di andare nelle camere. 
Poi mi prese per mano e mi portò in ascensore. Quando rimanemmo soli iniziò a girarmi la testa e a sentii una profonda nausea. Tutta l'euforia precedente si era esaurita. Ero troppo presa dal mio malessere per riuscire ad ascoltare quello che mi stava dicendo Peter. A giudicare dal tono doveva essere un rimprovero o una raccomandazione e io avevo sempre odiato ogni tipo di ordine o comando.
Le porte dell'ascensore si aprirono e incominciammo a camminare lungo il corridoio. Mi sembrò infinito: ad ogni passo tutto si contorceva e le pareri si restringevano sempre di più. 
Solo quando sentii la parola Led Zeppelin uscire dalla bocca di Grant, iniziai a realizzare l'enorme errore che avevo fatto. Capii chi fosse realmente Peter Grant. Sentii il mio stomaco contorcersi ancora di più e la nausea aumentare passo dopo passo. Guardai il mio polso fino stretto nella sua mano unta. Non avrei mai avuto la forza per liberarmi. Rassegnata continuai a camminare sperando in un miracolo. 
Improvvisamente ci fermammo davanti alla camera 263
Peter bussò alla porta gridando con la sua voce sgraziata. 
Dopo qualche secondo, la porta si spalancò e sulla soglia apparve lui. Il diavolo.

 
 
angolo dell’autrice
Allora, questa è la mia prima storia.
Non chiedetemi come mi sia venuta in mente, ma purtroppo così è stato.
Ahhh e vorrei precisare che io non ho assolutamente nulla in contrario alle Groupies, anzi le invidio molto e sono sicura che se avessi avuto la possibilità di vivere in quegli anni, sarei diventata anche io una di loro.
Lo stesso vale per Peter Grant. Diciamo che non mi sta molto simpatico, ma so che in fondo in fondo era un brav’uomo.
Bene detto questo, vi prometto che dal prossimo capitolo entreranno in gioco anche i nostri eroi.
Rimanete con noi!
Adiossss
:*

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Capitolo 2
*** Nella tana del lupo ***


-Questa è per te Jimmy- disse Peter trascinandomi. –Mi raccomando divertitevi!-.
Mi spinse velocemente dentro la camera di Jimmy e chiuse la porta alle sue spalle.
Terrorizzata mi appiattii contro il muro. Jimmy sorrise e si avvicinò a me.
Per quanto la testa mi girasse vorticosamente e le mie gambe avessero iniziato a ballare il tiptap da sole, non potei evitare di ammirare la sua bellezza. I suoi occhi verdi.
-Come ti chiami?- mi chiese dolcemente.
Senza nemmeno aver ascoltato la domanda, aprii la bocca e gridai –Io non sono una groupie!-.
Successivamente scivolai a terra e, sotto lo sguardo stupito di Jimmy, gattonai fino al bagno dove detti il meglio di me.
Vomitai anche l’anima, tenendo chiusa la porta con una gamba per paura che Jimmy Page potesse vedermi in quelle condizioni.
 
 
Quando riuscii a rialzarmi, mi avvicinai al lavandino per sciacquarmi il viso. Guardai il mio riflesso nello specchio e sperai con tutta me stessa di essere finita nella camera di Peter Grant e che non ci fosse veramente Jimmy nella stanza accanto ad aspettarmi.
A luce spenta scivolai fuori dal bagno.
La perfezione fatta uomo dormiva beatamente nella sua camicia a fiori, disteso sul letto.
Volevo andarmene da quella camera, ma pensai che non ci sarebbe stato nulla di male se mi fossi riposata qualche minuto. Le mie gambe continuavano ad essere di gelatina e le mie palpebre si facevano sempre più pesanti.
Guardai l’orologio sul comodino. Segnava le cinque e mezzo di mattina.
Mi convinsi che non sarebbe stato facile trovare un taxi a quell’ora , avrei aspettato le sette e me la sarei svignata senza svegliare l’uomo sdraiato sul letto. Un piano perfetto.
Mi stesi esausta sul letto vicino a Jimmy e mi addormentai.
 
 
Mi risvegliai convinta di essere nel letto di casa mia. Sentii nell’aria il profumo dei cornetti ai frutti di bosco appena sfornati da mia madre. Aprii delicatamente gli occhi e vidi la sagoma di mio padre seduto sulla poltrona. Dopo essermi stiracchiata mugolando, mi venne una tremenda nausea.
Spalancai gli occhi e ricordai che mia madre non sfornava più cornetti da quando avevo tredici anni e mio padre non poteva essere nella mia stanza. Lui se n’era andato.
Al suo posto, un cinese seduto sulla poltrona, mi fissava sornione.
-Sei molto carina quando dormi-.
Provai a rispondere, ma fu più forte di me. Corsi in bagno e ripresi l’allegra attività della notte precedente.
Sentii Jimmy parlarmi dall’altro lato della porta.
-Come stai?-
-Secondo te?- risposi annaspando.
-Bhè… Inizio a pensare che ti venga da vomitare ogni volta che mi guardi in faccia… Nessuna mi ha mai detto che sono brutto-.
Spalancai la porta.
-Nessuna te lo ha mai detto perché tutte le ragazze che frequenti sono delle groupies. Ti direbbero che sei biondo pur di venire a letto con te-
-E tu?-
-Io non sono una groupie- cantilenai.
-Ma ci verresti a letto con me?-
Cercai di assumere un tono tra lo scandalizzato e lo sprezzante.
-Assolutamente no!-
-Se lo dici tu…-
Improvvisamente mi cedettero le gambe, ma Jimmy fu pronto a sostenermi. Mi fece sedere sul letto.
-Credo che tu debba mangiare qualcosa-
-Non ho fame. Mi viene da vomitare-
-Non l’avrei mai detto-
-Che fai , ironizzi?-
Jimmy sorrise –Non mi permetterei mai-.
Il cinese riuscì a strapparmi un sorriso.
Prese il cornetto ancora fumante e me lo offrì. Lentamente ne mangiai un pezzo.
Dopo qualche boccone mi sentii molto meglio.
-Come ti senti?-
-Meglio, grazie-
Jimmy si alzò in piedi e iniziò a girare intorno al letto.
-Se affermi di non essere una groupie, cosa ci fai qui?-
-è stato un malinteso. Io ero lì e non ho capito cosa intendeva il tuo amico per “grande occasione”-.
Mi resi conto da sola che quello che avevo appena detto, non solo non era un granchè convincente, ma non aveva proprio senso.
Jimmy sorrise di nuovo e si rimise seduto. Si accese una sigaretta e me ne offrì una.
-Dimmi piccola, come ti chiami?-
-Eva-
-Okay Eva, io sono Jimmy-
-Credi alla mia storia Jimmy?-
-è piuttosto confusa, ma ci credo. Molte ragazze sono capitate qui per caso…-
Jimmy si stava avvicininado sempre di più con quel suo sorriso irresistibile stampato sulla faccia.
Rimasi paralizzata. Sentivo il suo respiro sulla mia pelle.
-I..io non credo di voler sapere cosa è accaduto a queste ragazze-.
Jimmy si allontanò e io ripresi a respirare.
-Vedremo! E ora Eva credo che ti debba fare una bella doccia-
-Puzzo?-
-Diciamo che non profumi di rose. Dai vieni qua-.
Mi tirò su per un braccio e si assicurò che non vacillassi troppo. Mi accompagnò in bagno e mi preparò la vasca piena di acqua calda.
-Io esco bambolina, vado a cercarti qualche vestito di ricambio. Non aprire a nessuno, okay?-
Annuii.
-Fai la brava e riposati-.
 
 
 
Lentamente mi tolsi i vestiti e mi immersi nella vasca da bagno. Chiusi gli occhi e ripensai alla strana avventura della notte precedente. Quel Peter Grant mi avrebbe sentita. Come si era permesso di ingannarmi? O forse mi ero ingannata da sola?
Improvvisamente sentii bussare alla porta. Prima delicatamente, poi sempre più insistentemente.
-Jimmy alzati e aprimi!-
Era la voce di una ragazza.
Continuò a bussare.
-Ti giuro che se non apri questa porta, la butto giù io a calci-
Battè un ultimo colpo sulla porta e se ne andò.
Che caratterino.
Passò un po’ di tempo e sentii di nuovo bussare alla porta.
questa ragazza non si dà pace.
-Jimmy, si può sapere che cazzo di fine hai fatto? Lori si lamenta che non apri-.
La voce dell’uomo mi spavento, ma ricordai che Jimmy aveva chiuso a chiave la porta.
L’uomo continuava a parlare.
-…Lo sai che dopo non ti parla più no? Ho preso il passpartout almeno può vedere che sei solo. Lo sai quant’è paranoica…-
-Non sono paranoica Robert-
I due continuarono a blaterare. Poi la porta fece “Clack” e capii di non essere più sola.
La fortuna non volle essere dalla mia parte. Mentre i due intrusi continuavano a chiamare il loro amico, mi iniziò a prudere il naso. Misi la testa sott’acqua.
Mannaggia a me e a quando mi sono messa a ballare sotto la pioggia .
Nello stesso istante in cui i due aprirono la porta del bagno, io non riuscii a trattenermi dallo starnutire.
Un sonoro “etciuu” uscì dalla mia bocca.
Gli intrusi, una ragazzina mora e Robert Plant in persona, mi fissarono incuriositi.
Fui io ad interrompere il silenzio imbarazzante.
-Hem… Ciao-
Robert mi fissò interessato e abbozzò un’espressione soddisfatta.
La ragazzina indignata mi puntò il dito contro.
-Tu! Tu brutta bastarda, dì al tuo amichetto che con me è finita-
Senza darmi il tempo di controbattere, si girò e uscì sbattendo rumorosamente la porta..
-Vuoi una foto?- chiesi al biondo che continuava a fissarmi.
-Uo-oh. E così tu saresti la nuova ragazza di cui parlava Peter stamattina. Però niente male- Disse scrutandomi attraverso l’acqua che ricordai fosse trasparente.
Istintivamente tentai di coprirmi con la schiuma da bagno.
-Come hai detto di chiamarti bellezza?-
-Non l’ho mai detto,“bellezza”. Comunque mi chiamo Eva- sbottai infastidita.
-Bella e anche di carattere. Comunque, come saprai, io sono Robert- disse pavoneggiandosi –ma tu puoi chiamarmi Percy-.
-Piacere Robert- risposi secca.
Robert o Percy non sembrava demordere.
-Vuoi sapere perché mi chiamano così?- chiese ammiccando.
-No grazie. Tu vuoi sapere perché mi chiamano Eva?-
-Certo-
-è il mio nome-.
Il sorrisetto da idiota che aveva stampato sulla faccia svanì all’istante.
-Jimmy, Robert! Vi cerca Peter!-
Altri due uomini fecero irruzione nel bagno.
-Avete capito?… Oh ciao!-
 I due rimasero a fissarmi a bocca aperta.
-Ciao, fate pure- dissi cercando di ricreare la schiuma con il sapone.
-Bonzo, Jonsey… Lei è Eva, la nuova amica di Jimmy-
-Piacere- disse Bonzo offrendomi la mano.
Robert si mise a sedere sul bordo della vasca giocherellando con il tappo dello shampoo.
L’altro ragazzo, Jonsey, evitava di guardarmi.
-Sei sempre così timido Jonsey?-
Il ragazzo arrossì.
-Eh? Io, no no!-
Gli sorrisi e mi rivolsi a Robert.
-Per fortuna non hai ancora il potere di far svanire le bolle Robert, quindi smettila di fissarmi-
Il biondo alzò le mani –Sono colpevole baby!-
Lo ignorai.
Mentre i ragazzi continuavano a discutevano allegramente delle loro prestazioni sessuali della notte precedente, finalmente rientrò Jimmy con i vestiti puliti.
Fu piuttosto stupito di trovarmi ancora nella vasca da bagno con Robert appollaiato sul bordo, Jonsey appoggiato al lavandino e Bonzo seduto sul tappetino.
-Eva!- esclamò. Ci guardò uno ad uno. –Ora qualcuno di voi mi spiega cosa è successo-.
 
 
angolo dell’autrice
Ed ecco che sono arrivati anche loro!
Lo so che Jonsey sembra buono, ma ho scoperto che in realtà ci ha sempre ingannate a tutte quante.

http://www.youtube.com/watch?v=-CZLzofE-os . Questa è la prova!
Comunque, vabhè non ho nulla da dire!
Bye bye amici.

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Capitolo 3
*** Going through changes ***


Nonostante avessi provato in ogni modo a spiegare l’equivoco che si era creato, tutti continuavano a pensare che io fossi la nuova groupie di Jimmy.

Il fatto che lui non negasse né confermasse l’ipotesi non faceva altro che alimentare queste chiacchiere infondate.

La cosa terribile era che nessuno aveva ancora accennato all’argomento “sesso con Jimmy Page” e Robert non aveva fatto nulla per nascondermi che avrebbe volentieri fatto un giro sulla giostra. (Questo era il suo modo di esprimersi).

Io ero stata piuttosto chiara con lui affermando che nessuno di loro avrebbe mai avuto i biglietti per la mia giostra.

 

Dopo pranzo Robert e Bonzo insistettero così tanto perché andassi a sentirli provare, che fui costretta ad accettare.

Pensai che quella per fortuna sarebbe stata l’ultima sera che i Led Zeppelin passavano a Londra, il giorno dopo sarebbero partiti ed io sarei tornata alla mia vita normale. Si sarebbe trattato solo di un giorno, niente più. Infondo non era male la loro compagnia ed era sempre meglio che starmene a casa con mia madre o vagare da sola per strada.

Uscendo dall’albergo per salire in macchina con due delle groupies, vidi la ragazzina che si era intrufolata in camera di Jimmy quella mattina tentare di incenerirmi con lo sguardo.

 

Nello studio di registrazione ci aspettava Peter Grant, piuttosto spazientito per il ritardo dei suoi pupilli.

Io e le altre ragazze rimanemmo fuori a fumarci una sigaretta con lui mentre i ragazzi preparavano gli strumenti. Rientrando li trovammo assorti nelle loro prove ed incredibilmente seri. Mi misi seduta estasiata dalla loro musica. Notai con piacere di non essere l’unica che li guardava come una cretina, anche le due groupies li ammiravano sognanti.

Jimmy finì il suo assolo e Robert riprese a cantare. La sua voce mi fece venire i brividi lungo la schiena. Purtroppo il biondo si accorse dell’effetto che mi stava provocando, così ne approfittò per “strizzarsi i limoni” facendomi l’occhiolino.

 

Dopo un’ora Bonzo propose una pausa. Mentre gli altri chiacchieravano con le groupies, Jimmy mi fece cenno di seguirlo.

Entrammo nello studio di registrazione e mi passò delle grandi cuffie nere.

-Dimmi che ne pensi-.

Mi fece sentire alcuni dei pezzi appena registrati.

-Li trovo fantastici-

-Si sente qualche rumore sotto?-.

Chiusi gli occhi e mi concentrai sulla musica.

-Assolutamente nulla. Suono perfetto direi-.

Jimmy si chinò su un foglio e cominciò a prendere appunti.

Rimanemmo in silenzio per un po’.

-Jimmy…-

Alzò lo sguardo e smise di scrivere.

-Dimmi-

-Mi dispiace averti fatto litigare con la tua ragazza prima-

-la mia ragazza?- mi guardò stupito.

-Quella che mi ha trovata nuda nella tua vasca. Robert mi ha detto che avete fatto una bella litigata-

Scoppiò a ridere.

-La mia ragazza? Quella è solo una groupie-

-è la stessa cosa - ribattei.

-No. Un conto è una groupie, un conto sono le nostre mogli o fidanzate-

Sbiancai.

-Mogli o fidanzate? Vuoi dire che ci sono ragazze che accettano di fare sesso con voi pur sapendo che siete sposati?-

-Certo- mi rispose con naturalezza.

-Lo trovo… semplicemente disgustoso. Queste ragazze non hanno un minimo di dignità-

-Loro amano la nostra musica, non noi-

-Anche a me piace la vostra musica, ma non per questo mi lascio usare da voi!- sbottai.

-Perché non hai il coraggio di farlo Eva-

-Ma che dici?-

-Tu sei la tipica figlia di papà abituata ad avere tutto e subito. Stavolta sai che non è così e hai paura di non essere all’altezza o magari di soffrire…-

Lo fermai prima che potesse finire la frase. Questo era veramente troppo!

-Ah! E così io avrei paura di non essere all’altezza? Mi dispiace, ma ti sbagli. Non c’è nulla che io non sappia fare-.

-Mostramelo allora, non vedo l’ora-

Lessi una nota di divertimento sul suo viso.

-Dimostrami che non sei una ragazzina viziata-

-Non mi abbasserò al tuo livello, ma ci riuscirei senza sforzo-

-Tipica risposta da snob-

-Smettitela!-

-Avanti Eva, fammi vedere che mi sbaglio, che saresti la groupie migliore di tutte quelle con cui sono stato-

-Quello è poco, ma sicuro-

-Allora avanti, cosa aspetti?-

-Rischierei di farti innamorare Page-

-Potrei farti innamorare io-

-Ho i miei seri dubbi al riguardo-

-Bene se nessuno dei due si innamorerà non ci sono problemi no?-

-Basta così!-

-Viziata-

Uscii dalla stanza lasciando lì Jimmy che si accarezzava la guancia rossa, dove gli avevo appena stampato una schiaffo, con un ghigno soddisfatto.

 

Scoprii che Robert stava origliando perché non riuscì a scansarsi in tempo da evitare una portata sulla faccia.

-Oddio scusa!-

Robert era sdraiato a terra dolorante.

-Ahhhhhhhh!-

-Ti fa male?-

-Ho bisogno del ghiaccio-.

Con l’aiuto di Jonsey riuscii ad alzarlo e a portarlo in un’altra stanza. Si mi se seduto sulla poltrona con il ghiaccio appoggiato sulla testa.

-Problemi di coppia?- mi chiese abbozzando un sorriso.

-Io e l’idiota non siamo una coppia- risposi secca.

-Quindi la giostra è libera?-

-Diciamo che ho finito i biglietti-

-Cazzo hai diciotto anni! Comunque si possono sempre ristampare-

-Andiamo Robert, quando ti deciderai a lasciarmi in pace?-

-Quando avrò fatto un giro sulla giostra- mi guardò negli occhi –Stai tranquilla che accadrà-

-Per fortuna che domani ve ne andate. Non vi sopporto più-

-Stasera c’è sempre la festa d’addio-

-Ahahaha, dubito che ci verrò-

-Non sai cosa ti perdi, comunque se vuoi venire…- prese una penna e un foglio dal tavolino, scrisse qualcosa e me lo passò.

-Se ci ripensi, questo è il numero della mia camera. La festa è in albergo-

-Grazie-.

Guardai il foglietto dubbiosa.

Entrarono Bonzo , Jimmy e una delle due groupies.

-Io vado a casa, buona fortuna per il tour-

-Sicura che non vuoi rimanere?- chiese Bonzo.

-No no, grazie. Divertitevi- guardai Jimmy –e non abbiate rispetto delle donne, mi raccomando-.

Jimmy sorrise –Mi raccomando Eva fai la brava e non far innamorare troppi ragazzi-.

Lo ignorai per evitare di ucciderlo.

-Se cambi idea sai cosa fare- gridò Robert.

Annuii sorridendo. Col cavolo che avrei messo piede in quell’albergo .

 

Camminai senza sosta fino a casa mia. Ripensai a quello che mi aveva detto Jimmy. Più ci pensavo più mi sentivo ferita nell’orgoglio.

L’ultima volta che una ragazzina mi disse che ero una figlia di papà le mollai un pugno sul naso e le dissi –Sempre meglio essere figlia di papà che figlia di puttana-. Avevo sedici anni e mio padre se n’era appena andato.

Da quel momento dovetti cavarmela da sola: ben presto scoprii che in strada vigeva la legge del più forte. Mi ci volle un anno per diventare la più forte nel quartiere e a scuola.

Giunsi presto alla conclusione che non c’era nulla di impossibile per me. Per questo le parole di Jimmy mi avevano ferita. Lui non sapeva quanto dovetti combattere, da sola.

 

Rientrai a casa che era già ora di cena. Ovviamente mia madre non mi fece alcuna domanda su dove avessi passato la notte precedente e tutta la giornata successiva. Io comunque non avevo nessuna voglia di raccontarle con chi e dove ero stata. Per quanto non le fregasse nulla di me, non le sarebbe piaciuto sapere delle proposte di Robert e della scommessa di Jimmy.

Mi sedetti a tavola per la cena. Mia madre non si mise seduta. Mi guardò come se volesse dirmi qualcosa, ma non ne avesse il coraggio.

-Eva ha chiamato di nuovo la scuola-.

Mi precipitai a mordere il pane.

-Dicono che anche oggi non sei andata a lezione-

-Quindi?- chiesi alzando il sopracciglio con aria di sfida.

-Penso che tu sia poco controllata…-

Poco controllata? Io potrei anche andarmene di casa, te ne accorgeresti dopo due giorni perché nessuno fa la spesa.

Sbottai.

-Te ne accorgi ora che non sono controllata?Sono quattro anni che vivo da sola. Tu sei sempre troppo presa dai tuoi problemi per pensare ai miei-

Mia madre mi fissava spaventata.

-Vuoi sapere perché non sono andata a scuola questa mattina? Lo vuoi veramente sapere? Ho passato la notte a vomitare in un albergo. Ma per quanto ne puoi sapere tu, potrei anche essere morta!-

Mi alzai da tavola e andai in camera, presi la giacca e riempii la borsa con tutto quello che trovai in giro. Decisi che avrei passato la notte da qualche compagna di classe. Uscii di fretta senza salutare mia madre.

Cominciai a correre sotto la pioggia senza una meta. Stufa di tutto. Stufa di mia madre, stufa di essere messa alla prova dalla vita.

Ormai fradicia decisi di entrare in un bar per chiamare qualcuna delle mie compagne.

-Buonasera-

-Sera. Potrei usare il telefono?-

-Sono cinque pounds al minuto-.

Frugai nella borsa e tirai fuori il portafogli.

-Ce l'ho!-

-Prego allora. È qui-

Il ragazzo del bar mi accompagnò al telefono. Gli feci cenno di andarsene -é una telefonata personale- dissi.

Aprii la mia agenda in cerca di qualche numero, ma tutte le pagine erano completamente bianche.

Fu in quel momento che ricordai di avere in tasca il biglietto di Robert. Era bagnato, ma i numeri ancora leggibili. Composi di fretta il numero.

Il telefono squillava.

Avanti rispondi.

-Haloa! Questa è la camera di Robert Plant, mi dica-

-Robert, sono Eva-

-Tesoro! Sapevo che non avresti resistito. Dimmi dove sei che mando qualcuno a prenderti-

-Grazie Percy-.

 

Presi una cioccolata calda e mi misi ad aspettare la macchina mandata da Robert.

Ora ti faccio vedere io Jimmy Page.

 

*angolo dell'autrice* 

Haloa! Finalmente ce l'ho fatta, grazie all'aiuto di una mia cara amica che mi sostiene sempre!

 Bene bene, amici miei, fatemi sapere cosa ne pensate e alla prossima.

Bye bye

Ramble On.

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Capitolo 4
*** Tomorrow never knows ***


Le porte dell’ascensore si aprirono al terzo piano dell’albergo mostrando un corridoio pieno di gente intenta a festeggiare.

Appena le porte si richiusero alle mie spalle, venni intercettata da Jonsey in dolce compagnia di una ragazzina.

I due mi accompagnarono fino alla camera di Robert, dove venivano ammessi solamente pochi intimi.

 

Ovviamente Robert non fu capace di trattenere il suo entusiasmo nel vedermi e corse ad abbracciarmi sollevandomi da terra.

-Sapevo che saresti venuta!-

-Non farti strane idee Robert. Sono qui solo perché ho litigato con mia madre-

Solamente per questo.

Robert eclissò la mia risposta in maniera impressionante.

-Ti capisco se mi ami, Eva. Poche donne sono riuscite a resistere al mio fascino-

-Io sono una di queste-

-Vedremo cara! Vedremo-

-Chi l’ha dura la vince-

-In questo caso si potrebbe dire: chi l’ha duro la vince-.

Rimasi basita da questa perla di saggezza.

Il biondo mi fece l’occhiolino e se ne andò facendo ondeggiare la chioma.

 

Rimasi con Jonsey, il quale volle a tutti i costi presentarmi la sua amica.

La piccola groupie si faceva chiamare Blue ed aveva appena compiuto quindici anni.

Era incredibilmente bella con le sue ciglia lunghe e i suoi occhi malinconici.

Parlava come una bambina e si mordicchiava in continuazione le unghie laccate di rosso lanciando sguardi carichi d’ammirazione verso Jonsey.

Scoprii che non era solo estremamente timida, ma anche incredibilmente logorroica.

Mi raccontò di quanto le mancasse la sua famiglia, di come si vivesse bene in America e del suo gatto Figaro. Blue sognava di poter tornare presto in America come le aveva promesso Jonsey.

 

Ascoltavo distrattamente tutte le paranoie della ragazzina annuendo ogni tanto.

Ero troppo impegnata ad osservare Jimmy con la coda dell’occhio.

Quell’uomo mi fissava da quando ero arrivata.

Se ne stava seduto sulla poltrona con una bottiglia di Jack Daniel’s in una mano e la sigaretta nell’altra.

Mi fissava e basta, quasi con sguardo assente come se non stesse guardando me, ma dentro di me.

Non si era nemmeno degnato di venirmi a salutare, né tanto meno io avrei sacrificato il mio orgoglio rivolgendoli la parola per prima.

Mi voltai per guardarlo negli occhi.

Continuò a fissarmi senza cambiare espressione aspirando il fumo della sigaretta.

Venni richiamata all’attenzione da Blue che mi offrì da fumare e continuò la storia della sua capretta Bessie.

 

Per la gioia della piccola groupie, si avvicinò a noi Jonsey offrendoci due bottiglie di birra.

-In bagno c’è Bonzo nudo che canta Janis Joplin- ci informò sedendosi sul letto in mezzo a noi.

Scoppiammo tutti e tre a ridere e ci lasciammo cadere sul letto.

In un secondo dimenticai tutte le mie preoccupazioni.

Risi fino a sentir mancare il respiro. Risi di gusto senza un motivo valido.

Ridevo per il puro gusto di farlo.

Blue alternava una risata soffocata ad un battito di ciglia rivolto a Jonsey.

 

Bonzo, uscito in mutande dal bagno, mise un disco di Elvis Presley e Robert, dopo essersi liberato delle groupies che lo sommergevano, iniziò a ballare ondeggiando per la stanza seguito dalle sue ammiratrici.

Purtroppo anche Peter Grant decise di ballare, dando così vita al festival del doppio mento ballerino.

Una gioia per i miei occhi.

 

Il biondo a torso nudo ancheggiò fino al letto dove io, Jonsey e Blue eravamo ancora sdraiati in preda alle risate.

Con sguardo malizioso mi tese la mano.

-Scusi signorina, mi concede questo ballo?-

Dopo qualche tentativo riuscii ad afferrare la sua mano per mettermi a sedere.

-Mi faccia pensare…- guardai verso Jimmy. Era impegnato a chiacchierare con Bonzo.

-Si glielo concedo…-

-Signori e signore- disse soddisfatto rivolgendosi a Jonsey e Blue –questo è il primo passo verso il cedimento di Eva Rigby-.

-Se vuoi ancora ballare muoviti e tappa quella bocca-.

Scesi dal letto senza lasciare la presa e barcollando raggiungemmo le altre coppie che ballavano.

Notai che Jimmy aveva ripreso a fissarmi.

Mi divertii a fingere che il mio sguardo finisse su di lui casualmente, accarezzandolo un’istante, per poi spostarsi dopo qualche secondo su Robert.

 

 

Il mio cavaliere mi fece vorticare per poi stringermi a sé ed infine farmi fare il casquette.

Con la testa che girava e il cuore palpitante, lasciai Robert a ballare e andai a prendermi da bere. Buttai giù il bicchiere tutto d’un fiato e tornai a ballare.

 

Robert mi prese per la vita avvicinandomi a sé.

Mi strinse a lui permettendomi di appoggiare la testa sulla sua spalla.

-Questa sera ci sono biglietti disponibili?-

-Mi dispiace, ma è sold out-

-Non riesco mai a trovarli! La prossima volta mettimeli da parte- sussurrò così vicino al mio orecchio che riuscii a sentire il suo respiro sulla pelle.

-Vedremo cosa si può fare-

Sorrisi maliziosa.

-Fammi indovinare… Quelli di stasera li ha comprati tutti il cinese vero?-

-No. Il cinese non ha comprato nulla-.

Robert mi guardò stupito.

-Non ci posso credere! Jimmy può salire sulla giostra senza biglietto? Cos’è esiste una specie di abbonamento e io non ne so nulla?-

Scoppiai a ridere.

-Lui non ci va proprio sulla giostra-.

Robert smise di ballare e mi guardò negli occhi.

-Eva cara, quanto lo vorrai far aspettare quel povero ragazzo?-

Povero ragazzo.

Istintivamente cercai Jimmy con lo sguardo.

-Non credo che abbia tanta voglia di aspettare me ora che hanno fatto pace-.

Indicai a Robert il suo amichetto e Lori appartati in un angolino.

-è sempre il solito. Cosa ti aspettavi da uno come lui?- disse scrollando le spalle.

-Assolutamente nulla- sussurrai tornando verso il letto.

 

 

-Mi gira la test- brontolai stendendomi sul piumone.

Blue non rispose. La scossi e mi accorsi che stava piangendo.

-Cosa c’è ora?-

la ragazzina singhiozzò e si strofinò energicamente gli occhi. Arrotolai il maglione intorno alla mano e cercai di pulirle il trucco colato sulle guance rosse.

Respirò profondamente. Tra le lacrime riuscì a biascicare un -Voglio Jonsey-.

Le sorrisi rassicurante e andai a cercare il bassista.

Lo trovai seduto con la testa tra le mani.

-Jonsey?- dissi delicatamente.

Scosse la testa.

-Jonsey ti vuole Blue... è in lacrime-

-Dille che non ho voglia di starla a sentire-

-Bhè se è per questo nemmeno io, la storia della capretta Bessie si è rivelata piuttosto deludente..-

-Sul serio Eva. Dille che non ho voglia di parlarle ora-

-Non ho intenzione di fare da portavoce Jonsey- sbuffai.

-Va bene, va bene. Vado-

-Fai l'uomo!-.

Jonsey si allontanò lasciando il suo posto libero. Trascinai la sedia fino al tavolo dove Robert e Bonzo stavano giocando a strip poker con delle groupies e Peter Grant.

Era pietosamente evidente che Robert perdesse di proposito per mettersi in mostra. Una tattica di gioco alquanto strana visto che di solito si cerca di vincere, ma Robert Ego Plant può tutto.

Alzai lo sguardo distrattamente e mi ritrovai Jimmy seduto difronte.

I nostri sguardi si incrociarono, si cercarono ed infine si trovarono.

Mi alzai dal tavolo dicendo a Grant che sarei andata a cercare del ghiaccio che tra l'altro aveva appena riportato lui.

Uscii dalla camera e una volta in corridoio cercai il terrazzo.

Mi accesi una sigaretta. Tempo due secondi e lui fu dietro di me.

-Ghiaccio? Avresti potuto trovare una scusa migliore-

La sua voce.

-Tipo?-

-Devo dimostrare a quel tipo attraente che non sono una ragazzina viziata-

Touche.

-Oh allora si che avrebbe funzionato!-

-Cosa sei venuta a fare qui?-

-L'hai detto ti no?-.

Jimmy alzò le spalle.

-Non è solo questo... Ti ho osservata bene, c'è qualcosa che non va-

-Ho litigato con mia madre- risposi secca.

-Ora è tutto più chiaro-.

Bella per te Jimmy!

Rimanemmo in silenzio per un po'.

-Sei ancora convinta di volermi dimostrare...-

-No. Assolutamente no-

-Immaginavo-

-Sei anche un sensitivo?-

-Nel tempo libero. Dimentichi che sono un mago cara-

-Tra te e Robert non so chi è più pieno di sé-

-Forse io...-.

Ed ecco che Jimmy Page, l'uomo pantera, si stava di nuovo avvicinando alla sua preda con passo felino.

-Sei sicura allora?-

-S...sicurissima- balbettai.

-Come vuoi allora-.

Si allontanò da me quando la mia faccia era ormai a due centimetri dalla sua.

Rimasi sola sul terrazzo.

Mi resi conto solo ora di quanto fosse freddo.

 

Quando entrai in camera capii che disgraziatamente Robert aveva perso a strip poker. Girava nudo per la camera rendendo noto, anche ai pochi che non lo sapessero ancora, il motivo per cui veniva chiamato Percy.

Cercando di non sembrare turbata da quella visione passai oltre e corsi a rifugiarmi sotto il piumone vicino a Blue che dormiva come un angioletto.

Chiusi gli occhi e caddi in un sonno profondo.

 

 

*angolo dell'autrice*

Haloa a tutti voi amici! E anche questo capitolo è andato! 

Domani partirò per la Grecia, quindi non so quando riuscirò ad aggiornare, ma non credo che mi farò vedere prima della fine della settimana prossima.

Vi ho lasciato un bel capitolo lungo, quindi fatevelo bastare. 

Detto questo, vi saluto.

Adiosss

p.s.  Per la rubrica "Viva Jimmy" di oggi---> http://blackqueen22.deviantart.com/art/Jimmy-Page-dress-up-Game-158875953

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Capitolo 5
*** Learn to fly ***


Mi svegliai di soprassalto con le tempie ancora pulsanti. 
Istintivamente ruotai più volte la testa per assicurarmi di essere sola nel letto. 
Tirai un sospiro di sollievo nel vedere Blue dormire come un angioletto accanto a me. 
Sdraiata a pancia in su, tentai di riconoscere la stanza in cui mi trovavo. Sicuramente non si trattava né della mia camera né della stanza d'albergo in cui ci eravamo addormentate la sera precedente. 
Pensai che si potesse trattare della camera di Blue. 
Una camera piuttosto particolare e senza porte, ma pur sempre con un letto. 
Mentre mi stiracchiavo ancora assonnata, sentii delle voci. 
Incuriosita mi alzai senza svegliare la ragazzina. Mi infilai un'eccentrica vestaglia rosso fuoco che trovai abbandonata su una sedia. 
Percorsi un breve corridoio in direzione delle voci. 
Mi bloccai colta da un tremendo, terribile, terrifico presentimento, quando vidi una bacchetta di legno sopra al lungo divano che avevo di fronte. 
Ovviamente, non feci in tempo a rintornarmi per cercare un'altra via d'uscita, che qualcuno uscì dalla stanza alla mia destra.
Mi ritrovai davanti quello splendore di Peter Grant. 
-Buongiorno bambina! I tuoi amici ti stavano proprio aspettando- 
che culo!"
Decisi di giocarmi la carta della svampita, magari non era ancora troppo tardi per tornare a casa sana e salva. 
-Chi sarebbero i miei amici?-
Peter mi guardò sorridendo. 
-Non fare la finta tonta. A proposito, la tua amichetta dorme ancora?- 
ok niente da fare
-Non sapevo di avere così tanti amici!- esclamai ironica. -Si comunque dorme-. 
-Bene, allora la sveglio io! Tu vai pure. La colazione è pronta e tra qualche ora atterriamo- 
Lo guardai senza capire, o meglio, sperando di aver capito male. 
Grant non mi dette il tempo di chiedere spiegazioni e dandomi una sonora pacca sul sedere se ne andò.
-Ciccione-. Sibilai. 


Venni improvvisamente sballottata contro il muro. 
Probabilmente quella botta servì a rinfrescarmi la memoria. 
Guardai fuori dalla strana finestra e a malincuore, vedendo solo un mare di nuvole, constatai che mi trovavo in un aereo. 
La mia prima reazione fu di aprire quel maledetto finestrino e buttarmi di sotto dalla disperazione. 
Respirai dando il tempo necessario al mio cervello per elaborare un'opzione migliore.
Adirata continuai a percorrere velocemente l'aereo fino a quando non mi trovai davanti quei quattro. 
I ragazzi non sembrarono sorpresi dal mio umore. 
-Buongiorno!- trillò Robert abbracciandomi. 
Rimasi perfettamente immobile. 
-Hmm mi sa che qualcuno è di cattivo umore oggi..-
-Non ti si può nascondere nulla Bonzo- lo riprese sarcastico Jonsey osservandomi. 
Jimmy alzò lo sguardo muovendo le sue lunghe ciglia nere. 
brividi
Gli puntai l'indice contro in segno d'accusa. 
-Voglio sapere chi di voi ha avuto la geniale idea di portarmi qui- chiesi in preda all'ira. 
Bonzo alzò le spalle, Jimmy abbassò lo sguardo incrinando leggermente le labbra, Jonsey mi guardò timoroso. 
Alzai gli occhi al cielo e guardai Robert. 
-Ovviamente sono stato io tesoro!- 
-Non avevo dubbi- risposi piatta. 
-Anzi, a dir la verità dovresti ringraziare i miei bicipiti bambola!-. 
Il biondo incordò il braccio destro e me lo mostrò orgoglioso. 
-Cercherò di rimanere calma...- 
Respirai profondamente, guardandomi intorno in cerca di un posto a sedere. 
Jonsey sembrò leggermi nel pensiero e mi lasciò il suo posto. 
-Grazie Jonsey- dissi sedendomi, poi tornai a fissare Robert. -Allora idiota di una fatina bionda che non sei altro, facciamo che ora i tuoi super bicipiti mi riporteranno a terra, okay?- 
Sentii Jimmy sussurrare -Fatina bionda- e trattenere a stento una risata. 
Robert non venne minimamente scalfito dalla mia sfuriata. 
-Temo che non sarà possibile mia cara!- 
-Cosa vuol dire "temo che non sarà possibile"?- 
Prima che Robert potesse rispondermi, Bonzo si affrettò a riempirgli la bocca con una fetta di pane e marmellata. 
-Robert intendeva dire che non sarà possibile SUBITO, ma appena arriveremo potrai prendere il primo aereo se vorrai-
-Semfre che fu lo boglia- disse Robert masticando. 
-oh santo Bonzo, grazie!-.
Mi girai verso Robert -Certo che lo voglio. Facciamo così: il viaggio di ritorno me lo pagate voi, e non scatta la denuncia per sequestro di persona-.
Jonsey e Bonzo scoppiarono a ridere. 
-Come sei venale!- si lamentò Robert imbronciato. 
-Una groupie che ci denuncia per sequestro di persona non è molto credibile- Jimmy sorseggiò il suo the guardandomi fisso negli occhi -ora che ci penso... nemmeno come groupie sei credibile-. 
Serrai i pugni ed aprii la bocca pronta ad aggredirlo. 
-Basta così voi due!- si intromise Jonsey smorzando la tensione. 
-Tu Eva, mangia con calma, noi ci andiamo a preparare che tra poco atterreremo- 
-Dove siamo diretti tanto per la cronaca?- chiesi. 
-Ad Amsterdam dolcezza!- gridò Robert alzando le mani al cielo. 
Amsterdam, non male.


I quattro se ne andarono riprendendosi anche la vestaglia. 
Arrivò Blue a fare colazione. 
-Buongiorno Eva- 
-Ciao-
-Dormito bene?- 
Rimasi stupita da quanto riuscisse ad essere calma in una situazione del genere. 
-insomma... Diciamo che mi aspettavo un risveglio diverso-
-oh capisco! Ieri sera è successa una cosa meravigliosa!-
-Fantastico- dissi senza alcun interesse. Non ero proprio dell'umore di ascoltare qualcuna delle sue stravaganti storie.
Lei non sembrò prestare attenzione e continuò a chiacchierare. 
-Jonsey, ieri sera ha detto che gli piaccio!- 
-Mi sembra più che normale. Altrimenti non saresti la sua groupie no?- 
-Come sei acida Eva! Ti è andata male ieri sera?- 
-Oh non ti ci mettere pure tu ora!- sbottai. 
Me ne andai lasciandola lì.
Mentre mi dirigevo verso la camera, venni intercettata da Peter. 
-Finito di mangiare?- 
-Si-
-Bene allora siediti che stiamo per atterrare- 
-Dovrei prendere una cosa in camera...-
Il ciccione sbarrò la strada con il suo corpo. 
-Mi dispiace bambina, ma si stanno preparando. Dovrai aspettare per vederli!- 
-E chi li vuole vedere?- sfastidiata mi girai e percorsi tutta la lunghezza dell'aereo fino a sedermi nel primo posto in cui vidi qualcosa che somigliava a una cintura di sicurezza.
Presto fui raggiunta da tutti. 
-Che fai metti anche la cintura di castità?- 
Chiese Grant alludendo al fatto che io ci tenessi alla mia vita.
-Sai, io non ho una cintura di grasso incorporata a proteggermi in caso d'urto- 
In un momento come quello, che Peter ci potesse rimanere male, era l'ultima cosa di cui mi sarei potuta preoccupare. 
-È sempre così acida?- "Sussurrò" a Robert. 
-Questo è niente...-.
 
L’atterraggio fu piuttosto brusco e, se non fosse sempre stato seduto accanto a me, avrei giurato che il pilota fosse Bonzo.
 
Appena scendemmo dall’aereo, i ragazzi e Blue si intrufolarono nel primo bar aperto. Io rimasi fuori con Peter. Per quanto non vedessi l’ora di tornare a casa, non mi erano mai piaciuti gli addii.
-Bene, le nostre strade si dividono. Io torno a Londra- annunciai.
-Okay, nessuno ti costringe a rimanere-.
Rimasi in attesa.
-Che c’è?- chiese notando che lo stavo fissando.
-Sto aspettando i soldi. Sai quando il tuo branco di amici strampalati mi ha rapita, non ho fatto in tempo a passare a casa a prendere il portafogli-.
Peter mi guardò con un’espressione di stupore misto a divertimento.
-Fammi capire, i soldi te li dovrei dare io?-
-Si. Tu, i Led Zeppelin o chi per loro. Questo era il patto-
-Io non ne sapevo nulla e sinceramente di solito non pago il viaggio ad una persona dalla quale sono appena stato aggredito verbalmente-
Sapevo che c’era qualche trucco sotto.
In quel momento uscì Robert dal bar con un’aria troppo soddisfatta per i miei gusti.
-Ancora qui bambina?-
-Robert per favore, dì al tuo capo di darmi i soldi. Grazie-
I due si lanciarono un eloquente sguardo d’intesa.
Bastardi.
-Peter saresti così gentile da pagare il viaggio ad Eva? Io ho perso il portafogli-
-Mi rifiuto categoricamente-
Robert, ancora più soddisfatto, mi guardò alzando le sopracciglia.
-Sentito piccola? Niente soldi-
-Cosa dovrei fare allora?- chiesi scocciata.
-Potresti trovarti un lavoro e guadagnare qualcosa. Certo ci metteresti una vita…-
Strinsi i pugni.
-…. Ma per tua fortuna c’è un’altra soluzione!-
Non voglio sapere qual è.
-Sarebbe?-
-Vieni con noi-
Scoppiai a ridere.
-Non se ne parla. No. Mai. Punto.-
I due alzarono le spalle.
-Buona fortuna allora!-
Presero le valigie e, seguiti dagli altri, che nel frattempo erano usciti dal bar, si incamminarono lasciandomi sola e senza un soldo in mezzo all’aeroporto.
Rimasi lì impalata.
 
-Aspettate!- gridai correndo come una matta.
Robert si girò con un ghigno stampato in volto.
-Sapevo che non avresti resistito al mio fascino-
Senza pensarci due volte gli tirai una ginocchiata in mezzo alle gambe.
Godei immensamente nel vederlo piegarsi in due per il dolore.
-Questa volta rido io, idiota!-
 
Fu così che ebbe inizio la mia Odissea.
 
 *angolo dell'autrice*

Ce l'ho fatta! Dopo amen e non senza l'aiuto della mia Slittina <3.
Comunque finalmente siamo riusciti a partire per il tour e.... 
Non voglio svelarvi nulla!  Continuate a seguirmi e scoprirete come andranno le cose 
Adiossss 
:*

Ramble On 

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Capitolo 6
*** Highway to hell ***


Bussai controvoglia alla porta sperando vivamente che nessuno venisse ad aprire. 
Avevo deciso che almeno il mio primo giorno di prigionia lo avrei passato lontano dai quattro sequestratori, il che mi era sembrato un piano facilmente applicabile visto che due di loro non mi rivolgevano parola e gli altri due erano troppo impegnati per stare con me. 
Purtroppo, nel giro dei cinque minuti che mi allontanai dalla camera per cercare qualcosa da fare, venni subito intercettata da Peter e gentilmente persuasa a chiedere scusa al "povero" Robert per l'incidente avvenuto quella mattina. 
Così, trascinando rumorosamente i piedi lungo il corridoio dell'albergo, mi ritrovai davanti alla camera del biondo ad attendere.
Bussai una seconda volta e nessuno rispose. Quando ormai trionfante stavo per girare i tacchi e tornarmene in camera mia con la coscienza perfettamente pulita, la porta si spalancò e sulla soglia si materializzò Robert avvolto in nel suo asciugamano bianco di spugna. 
Rimasi in silenzio per qualche secondo tentando di distogliere lo sguardo che inevitabilmente era scivolato sul suo corpo bagnato.
Una scintilla di soddisfazione illuminò i suoi occhi per un istante. 
-Allora, volevi dirmi qualcosa?- chiese con aria di sufficienza -o sei solo venuta qui a contemplarmi?-
Mi venne una mezza idea di rispondergli a tono, ma ricordai in fretta che Grant mi aveva "vivamente consigliato'' di chiedere scusa se avessi voluto dei soldi per comprarmi qualcosa. 
Guardando i vestiti che ormai indossavo da due giorni, decisi che avrei potuto lasciare da parte il mio orgoglio per una buona causa. 
-Sono venuta a chiedere scusa- brontolai a mezza bocca. 
-Scusa non ho sentito bene... Potresti ripetere?- 
Alzai gli occhi al cielo. 
Pensa a quando potrai indossare qualcosa di pulito.
-Robert così mi complichi le cose- 
-Non ho capito bene quello che vorresti dirmi- 
Vestiti puliti, vestiti puliti, magari anche un bel libro.
-Ho detto: scusa!- risposi seccata. 
-Non mi sembri così convinta-
-Oh, andiamo! Non sono assolutamente pentita, è ovvio. Ma...- 
-... ma Peter ti ha convinta a venire a chiedere scusa- concluse lui. 
-Esatto. Ora tu lo sai, io ho fatto il mio dovere, quindi sono libera di tornare in camera mia- 
Robert chiuse la porta alle mie spalle trascinandomi di peso nella stanza. 
-Pensi di cavartela con così poco?-
Mi chiese avvicinandosi a me. 
Il mio sguardo cadde di nuovo sul suo corpo ricoperto di goccioline. Scivolò sulle braccia toniche e percorse tutta la lunghezza del suo busto. Lo trovai piuttosto interessante ed un piacevole calore pervase il mio ventre. Alzai lo sguardo, ma persino le gocce sulla sua barba bionda avevano qualcosa di profondamente lussurioso. 
-Cos'altro dovrei fare allora?- 
Chiesi alzando un sopracciglio. 
-Non ti conviene sfidarmi così apertamente bambolina, potresti farti male- 
Sorrisi maliziosamente. 
-A me sembra che quello che si fa male qui sei solo tu- indicai il punto in cui aveva preso la mia ginocchiata soddisfatta. 
-Oh, oh! La nostra Eva ha messo i dentini?- 
Si avvicinò ancora di più. Potevo chiaramente sentire il suo respiro caldo entrare invadente nelle mie labbra.
-Io ho sempre avuto i dentini- sibilai. La mia voce tradì una nota di eccitazione che Robert percepì al volo. 
Mi guardò divertito. 
-Hmm fammi controllare se ci sono veramente questi dentini- 
Si passò la lingua sulle labbra pregustando la vittoria. 
Non trovai la forza di reagire e rimasi ferma ad attendere la mia inesorabile fine.


Improvvisamente qualcuno bussò alla porta della camera. 
Robert sfastidiato, mi fece cenno di scansarmi e aprì la porta. 
Una figura longilinea fece il suo ingresso nella camera. 
-Cosa vuoi Jonsey?- chiese il biondo senza preoccuparsi di mascherare un certo dissenso. 
-Ciao Jonsey- lo salutai. 
-oh Eva sei qui! Volevo solo avvertirvi che io e Blue stiamo uscendo. Se volete venire con noi, vi aspettiamo-
Sollevata dalla buona notizia, fissai Jonsey e annuii con veemenza. 
-Credo che sia un'ottima idea. Tu Robert vestiti pure, io aspetto di sotto con loro- 
Uscii velocemente con Jonsey lasciando che Robert si preparasse senza nemmeno avergli dato il tempo di controbattere.


-Ho interrotto qualcosa? Prima intendo...- 
-Oh no, assolutamente- risposi imbarazzata. 
Jonsey mi lanciò un'occhiata sospettosa. 
-Puoi fidarti di me, non lo vado mica a dire a Jimmy-
-A Jimmy?- 
-Sei la sua groupie no?-
-Jonsey ti prego basta! Se ancora non vi fosse chiaro: io NON sono la groupie di nessuno. Sono qui perché voi mi avete sequestrata. Punto- 
Il bassista si mise a ridere e mi passò un braccio sulle spalle. 
-Cara la mia Eva, non credi che sequestrare sia una parola un po' grossa? Ricordati sempre che ci sono ragazze che pagherebbero per essere al tuo posto- 
-Mi dispiace per loro se sono così stupide, ma non ci posso fare nulla.. Non è stata una mia idea venire qui con voi-
-Come la facciamo lunga. Non puoi cercare di divertiti un po'?-
Alzai un sopracciglio. 
-Tu riusciresti a divertiti se avessi due uomini pronti a saltarti addosso ogni minuto?- 
Jonsey rise di gusto. 
-Bhè se fossero due donne, ci riuscirei! Comunque seriamente, Robert scherza. Non farebbe mai qualcosa se tu non lo volessi veramente- 
Rimasi in silenzio per un po'. Allora quello che stava per succedere prima lo avevo voluto anche io? Avevo veramente desiderato Robert?
Jonsey tirò fuori dalla tasca una busta di carta bianca e me la porse. 
-Questi te li manda Peter-
Afferrai di corsa la busta e la aprii. Soldi. 
-Allora? Pensi di riuscire a divertiti almeno un po'?- 
Sorrisi e abbracciai Jonsey. 
-Grazie. Grazie!- 
Il ragazzo impacciatamente si staccò da me e mi fece cenno di girarmi. 
Blue tossicchiò nervosamente per attirare la nostra attenzione su di lei. 
La salutai con la mano. 
-Ciao Eva, hai avuto i tuoi soldi?- 
Le sventolai la bustina davanti alla faccia. 
-Certo cara!- 
-Hanno influito positivamente sul tuo umore a quanto pare.- 
-A quanto pare..- risposi distrattamente. 
La mia attenzione venne totalmente catalizzata da Robert scendeva le scale sistemandosi con una mano la sciarpa di seta colorata intorno al collo facendo ondeggiare i suoi lunghi boccoli biondi. 
-Allora si va ragazzi?- 
Jonsey si affiancò a Robert mentre Blue mi prese sotto braccio e mi offrì una sigaretta. 
Camminavano per le vie di Amsterdam sotto gli sguardi curiosi dei passanti. Qualcuno riconobbe Robert e Jonsey e si fermò a chiedergli un autografo. 
I due vennero presto accerchiati da un gruppo di ragazzine scatenate e urlanti. 
Jonsey sorrideva imbarazzato alla folla delle sue fans, cercando di continuo lo sguardo di Blue. 
Robert, invece sguazzava negli sguardi carichi di ammirazione delle ragazzine e nei loro urlerei isterici. 
Patetico"
-Non sei gelosa?- mi domandò Blue mentre ce ne stavamo in disparte ad osservare la scena. 
-Assolutamente no. Dovrei esserlo?- 
Lei scrollò le spalle. 
-Per Robert- 
Ci risiamo"
-Blue, non ti ci mettere anche tu. Non mi in interessa nessuno di loro. Mettitelo bene in testa-
-Nemmeno Jonsey?- 
-Nel nessuno è compreso anche lui, quindi no. Non mi interessa-
-Come vuoi. Nel caso basta che tu me lo dica subito. Sai, tu hai molte più possibilità di me...- 
Sospirai. Blue sembrava ancora di più una bambina con i suoi grandi occhi tristi. 
-Nel caso sarai la prima a saperlo, ma non tu preoccupare okay?- 
Lei scosse la testa ed allargò la bocca dipinta di rosso in un grande sorriso. 
-E poi, mi sembra che Jonsey sia molto più interessato a te!- 
Blue spalancò la bocca e si appese al mio braccio. 
-Wow! Tu lo pensi veramente?- 
-Certo. Sarei una stupida a non pensarlo- 
Rimase in silenzio, probabilmente intenta a chiedersi se fosse una stupida, poi mi abbracciò lasciandomi senza fiato.


-Eva, questo tuo lato romantico da dove viene fuori?-
Mi separai velocemente da Blue e lanciai un'occhiata a Robert. 
-Plant ti consiglio di tappare la bocca- 
-Altrimenti?- 
-Ci tieni ai gioielli di famiglia bella Fatina?- 
Robert sorrise formando una piega sul suo volto. 
-Sei piuttosto monotona bambolina. Dovresti ampliare il tuo repertorio di minacce-
-Non credo ce ne sia bisogno-
Mi avvicinai a lui pronta a rifilargli un'altra ginocchiata. Contro ogni mia aspettativa, Robert mise una mano sul mio ginocchio piegato facendola scivolare poi sulla coscia e allargandomi la gamba la intrecciò alla sua vita. Mi ritrovai così a due centimetri da lui. 
-Un sorriso per la stampa- sussurrò indicando con un cenno del capo un fotografo che ci seguiva da un bel po'. 
Non feci in tempo a girarmi che Robert, portò la mano ancora libera dietro la mia nuca e avvicinò il mio volto al suo facendo aderire le nostre labbra. 
L'ultima cosa che vidi prima del flash accecante fu l’espressione rassegnata del povero Jonsey.

 *angolo dell'autrice*

Io vi chiedo umilmente perdono bella gente, ma non ho avuto un minuto libero in questo mese. Nemmeno uno, nada de nada. 
Ma ora per la vostra gioia sono tornata!! 
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, e se anche non lo fosse, fatevelo andare bene! <3 
Adiosss! 

:*

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Capitolo 7
*** Communication breakdown ***


Prima di entrare in sala da pranzo presi una copia del giornale incriminato e lo sfogliai fino ad arrivare alla pagina dedicata ai gossip. Respirai profondamente cercando di sembrare calma. 
Entrai nel salone e avanzai velocemente fino al tavolino dove Robert stava tranquillamente facendo colazione.
-Buongiorno cara. Sei qui per il bis?- mi chiese il biondo.
Tutti i miei buoni propositi vennero spazzati via in un secondo. Sbattei rumorosamente il giornale facendo tremare la tazzina del caffè. 
Nella pagina dove l'avevo aperto c'era un'enorme fotografia. Due persone erano intente a scambiarsi un bacio passionale tra gli sguardi della folla.
Robert alzò un sopracciglio assumendo un'aria interrogativa. 
-Leggi- sbraitai. 
-Se sapessi leggere questa maledettissima lingua- disse cercando di decifrare gli strani accostamenti di lettere che gli stavo gentilmente indicando con il mio dito medio. 
-si chiama Olandese ignorante. Parla di te, Robert!- 
-Non mi sembra che parli solo di me- mi fece notare indicando le due figure nella fotografia. 
-Tu non comprendi la gravità di questo articolo!-
-No, effettivamente non ci vedo nulla di male-
-Ah si? Il fatto che la mia reputazione cadrà a pezzi non pensi che possa bastare?- 
-Cara Eva, ammesso che tu abbia una reputazione, non dovrebbe essere molto carina a giudicare da come usi bene la tua lingua- 
Avvampai. 
-Vorrei ricordarti che sei stato TU a baciarmi, caro- Risposi nervosamente. 
Robert chiuse il giornale e bevve un sorso del suo caffè. 
-Non mi sembravi così dispiaciuta- 
-Mi hai colto di sorpresa- 
-Una piacevole sorpresa...- 
Cercai di evitare il contatto visivo. 
I suoi occhi azzurri avevano qualcosa di veramente magnetico. 

L'entrata trionfante di Peter mi fece ritornare alla realtà. 
Il ciccione sorridendo, dopo essersi preso di petto tutti i tavolini, arrivò al nostro tavolo con un'altra copia del giornale incriminato. 
-Vedo che avete una copia anche voi. A quanto pare le notizie volano, eh?- 
-Già...- 
Robert si limitò a sfoggiare un sorrisone compiaciuto. 
Peter guardò Robert soddisfatto e facendoci passare un braccio sulle spalle, esclamò tutto soddisfatto -Ottimo lavoro ragazzi, veramente!- 
Robert continuò a sfoderare i suoi sorrisi da ebete, orgoglioso per complimenti di Cicciopanza. 
-Questo è il genere di pubblicità che voglio- continuò Peter ingurgitando quella che doveva essere la mia colazione. 
La porta a vetri si aprì nuovamente e fece il suo ingresso una figura elegante. Jimmy avanzò lentamente verso di noi, evitando di guardarmi. 
-Buongiorno Pagey!- lo salutò Robert alzandosi per lasciargli il posto. 
Jimmy lo salutò distrattamente con un cenno del capo. 
Robert insospettito guardò Peter, il quale scrollò le spalle. 
-Hai letto l'articolo vero Jimmy?- 
Chiese trionfante Peter avvicinando la rivista al chitarrista. 
Jimmy si limitò a dare un'occhiata alla foto, ed emise un sospiro sprezzante. 
Mi sentii pervadere da un enorme peso e la gola mi si strinse. 
-Qualcuno ha visto Bonzo stamattina?- 
Chiesi tentando di cambiare discorso. 
-Si è uscito con Richard per comprare qualcosa- rispose Peter -ed ora che mi ci fai pensare, ancora non ha visto il vostro articolo. Ma forse è meglio se glielo fai vedere tu questo piccolo trofeo, Eva!- 
Giusto piccolo trofeo.
-C'è da vantarsene infatti- 
Guardai Jimmy sperando che mi rivolgesse almeno uno sguardo, ma lui continuò a fissare il piatto vuoto. 
Il moro si alzò da tavola e se ne andò senza dire una parola.
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo. 
-Lascialo perdere, si è svegliato con la luna storta- sussurrò Robert prendendomi la mano. 
Istintivamente ritirai la mano e mi alzai velocemente da tavola. 
-Vedi Peter, questa ragazza mi farà impazzire: mi bacia e il giorno dopo mi insulta- 
-Queste sono le donne Robert, te l'ho sempre detto...- 
-Mi sa che cambierò gusti allora... Ho sempre pensato che Jimmy fosse un bel ragazzo…-
Decisi di prendere le scale per evitare di incontrare Jimmy. Salii gli scalini due a due voltandomi di continuo per controllare che non mi stesse seguendo nessuno. 
Arrivata al terzo piano, voltai velocemente l'angolo urtando contro qualcuno. 
-Eva!- 
-Jonsey! Dove vai?-
-Da Blue... Tu?-
-Sono senza una meta precisa. Sai Peter sta facendo vedere quel maledetto articolo a tutti. Credo che ormai lo sappia anche il cameriere di quel...- 
-...bacio- completò Jonsey serio. -si credo che lo sappiano. Ho visto che stamattina avevano tanto da confabulare con quella rivista in mano- 
Alzai gli occhi al cielo. 
-Apposto!- 
-L'ha vista anche Jimmy vero?- 
-Non lo so- mentii. 
-Io spero per te che non l'abbia vista- 
Lo spererei anche io, se non sapessi già che ha letto quell'articolo.
-Non mi importa. Può leggere quello che gli pare. Io non ho nessun obbligo con lui- 
-Ma ti piace- 
Notai nella voce di Jonsey una leggera nota di dispiacere. 
-N-no- 
Mi guardò scettico. 
-Eva, potrai mentire quanto ti pare a Blue, ma non a me- 
Ma tu e Blue non avete niente di meglio da fare che parlare di me?
-Non si dicono le bugie Eva! Robert ti piace e si vede- 
La voce di Bonzo alle mie spalle mi fece trasalire. 
-Ciao Bonzo- 
-Piccolina, le mie congratulazioni per ieri! Quella foto è qualcosa di spettacolare-
Io e Jonsey ci scambiammo un'occhiata. 
-Hem, grazie-
Bonzo mi batté una pacca sulla spalla e si concentrò sul suo amico. 
-John, tra dieci minuti proviamo quindi vatti a preparare- poi tornò a rivolgersi a me -Stasera faremo faville Eva. Tieniti in forma che a Robert piace festeggiare dopo i concerti- 
-Ne terrò conto- 
Bonzo strizzò l'occhio e se ne andò portandosi via anche Jonsey.


Davanti alla porta della mia camera c'era Blue. 
-Blue?- 
-Chi altri sennò?-
-Scusa, ma da lontano ti avevo scambiata per un palo della luce. Che ci fai qui?- 
-Pensavo che Jonsey fosse con te-
La piccola groupie mi parlava con un tono stranamente serio. 
-No, perché mai dovrebbe essere con me?- 
-Lui sta sempre con te. Parla continuamente di te. Per lui esisti solo tu- 
Due grandi lacrime scivolarono sulle guance di Blue. 
-Vuoi entrare un attimo in camera?- 
Lei esitò un istante. 
-Va bene- rispose con il labbro inferiore tremolante. 
Aprii la porta e tenendola per mano la feci sedere sulla poltrona, poi le accesi una sigaretta. 
-Avanti, parla-
-Non ho niente da dire-
-Non mi sembra. Su Blue, fai un grande respiro e sfogati- 
-Io credo di non piacere più a John. Lui parla sempre e solo di te. "che carina Eva". "Si è messa in un bel guaio Eva". "Oggi Eva ha fatto una battuta divertentissima"- 
Rimasi stupita dal discorso di Blue: per quale assurdo motivo Jonsey parlava sempre di me con lei?
-Blue, io credo che...-
-Lasciami finire Eva! Tu hai già Robert e Jimmy, non ti bastano? Vuoi anche John?- 
-... Io non voglio proprio nessuno!- 
Blue riprese a singhiozzare e a guardarmi con i suoi occhioni. 
-Ho paura che Jonsey non mi voglia più- 
-Basta! A lui piaci tu. Non sono mica io la sua groupie no?- 
-Io e lui non abbiamo mai fatto sesso Eva-
Rimasi senza parole per qualche secondo. 
-Tu e lui non avete mai...-
-No. Jonsey è bravo a parole, ma non con i fatti- 
-E per tutto questo tempo?- 
-Abbiamo parlato e riparlato. Lui mi racconta di sua moglie. Mi giura di essere innamorato di me, ma non vuole tradire sua moglie- 
-è una situazione piuttosto strana. Voglio dire, non mi sembra che gli altri si facciano tanti problemi-
-Assolutamente no. E io non so più cosa pensare-

Lasciai che Blue se ne andasse in camera a preparare le valigie dopo averle promesso che avrei indagato sul suo Jonsey, poi riordinai le mie cose e uscii per cercare un po' di pace in vista del concerto che incombeva.


*angolo dell'autrice*
Hello everybody! 
Ce l'ho fatta nonostante non abbia avuto un momento di pace (tranne che per andare a vedere il documentario sui Rolling Stones al cinema)!
Non so che scrivere, quindi bho!
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento :3
Aurevoir :*

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Capitolo 8
*** Whole lotta love ***


Venni sballottata con le altre groupies nei camerini dei quattro Led Zeppelin, dove ci vennero offerti "sali e vitamine" ben esposti su un piatto argentato. 
Ovviamente Blue ne prese una manciata mandandoli giù con un'abbondante sorso di vodka.
-A volte mi chiedo come faccia Jonsey a sopportarti- 
La biondina mi lanciò un'occhiata torva e sprofondò nella poltrona dove fino a poco tempo prima era stato seduto il suo amato bassista. 
-Io eviterei l'argomento. Piuttosto stasera ho voglia di fare una scommessa-
Mi accesi una sigaretta e mi sedetti sul bracciolo della poltrona in attesa. 
-Quale delle due- disse indicando le due groupies intente a rifarsi il trucco -si prenderà Jimmy?- 
Sentii nuovamente quella spiacevole sensazione allo stomaco, simile ad un nodo che si stringe. 
-La mora. Mi sembra più intrigante- buttai lì per niente convinta. 
Le due ragazze ridevano per qualsiasi cosa dicessero. Più che groupies mi avevano dato da subito l'idea di due oche invaghite di qualcuno di quei quattro deficienti, probabilmente Jimmy o Robert. 
Blue osservò attentamente i loro comportamenti. 
-No, io credo che sceglierà la bionda. Jimmy adora le ragazze dall'aria innocente-
Tirai svogliatamente una boccata di fumo. 
-Avrei detto che la bionda fosse più adatta a Robert...- 
Blue si girò verso di me sorridendo maliziosamente, assumendo un'espressione adulta che non le si addiceva per niente. 
-Robert ha già scelto-
Lasciò che ci fosse una pausa teatrale prima di dirmi quello che tanto già avevo immaginato. 
-Robert questa sera avrà te- 
Un conto è sapere una cosa, un altro conto è sentirsela dire in faccia. 
Per un secondo la mente mi si oscurò. 
Dovrei smetterla con questi "sali minerali".
-Sciocchezze- 
Blue alzò le spalle. 
-Piuttosto, tu che hai intenzione di fare con Jonsey?- 
-Non ne ho idea. Magari stasera è la volta buona...- 
Sollevata dal fatto che la conversazione avesse preso un'altra piega, tornai a guardare le due ragazze ignorando il discorso prolisso di Blue. 
Era chiaro che quella per loro sarebbe stata la prima volta. Chissà dove le avevano trovate, sapevo che solitamente era Cole che si occupava della giusta compagnia.
Le due erano in evidente imbarazzo e fremevano per l'eccitazione. 
Più guardavo la mora, più mi chiedevo cosa potessero averci trovato in lei. Era vestita in maniera volgare ed aveva una bocca enorme che la rendeva simile ad un cavallo ogni volta che rideva nervosamente, cioè sempre.


Entrò Cole nella stanza e ci invitò a seguirlo dietro il palco per sentire il concerto. Percorremmo un lungo corridoio dal quale in lontananza si sentiva la loro musica.
Blue stava letteralmente volteggiando convinta di essere in un bel prato fiorito. Le altre due la guardavano intimorite, ma gli si leggeva negli occhi che provavano un'enorme ammirazione nei nostri confronti. 
Mi appoggiai a Cole ridendo e facendo la stupida. 
Mi sentivo superiore alle due ragazze, come se loro fossero le nuove arrivate ed io quella più esperta. 
Velocemente il cervello mi ricordò che io non avevo avuto le palle di fare un bel niente con i Led Zeppelin, nonostante avvessi avuto diverse occasioni, quindi mi staccai da Cole e rivolsi un sorriso gentile alla ragazza mora.
I ragazzi erano lì sul palco. Davanti a loro la platea era completamente avvolta nel buio, ma si distinguevano chiaramente le grida della folla. 
Bonzo ci vide salire sul palco dal retro accompagnate da Cole e ci strizzò l'occhio, tornando subito a concentrarsi sulla batteria e lasciando che la sua potenza rimbombasse tra il pubblico. 
Io e Blue ci sedemmo sulle casse come ci aveva ordinato Cole mentre le altre due groupies rimasero ferme, indecise sul da farsi. 
Blue si sedette e piantò gli occhi fissi sul suo bassista. 
-Così lo consumi-
-Sto solo provando l'effetto degli occhi magnetici- 
-Ovvero?-
-Lo fisso così tanto da fargli sentire il mio sguardo sulla schiena, così lo costringo a girarsi- 
La guardai cercando di capire se mi stesse prendendo in giro o se fosse seria. Purtroppo per me, era seria. 
-Non credo che funzioni Blue, sta suonando- cercai di farle notare. 
Lei per tutta risposta mi azzittì portandosi un dito alle labbra. 
Mentre Blue era in preda alla follia, il mio sguardo si posò su Robert. 
Jeans attillati, camicia aperta e un sorriso malizioso. Scosse la chioma e con un colpo d'anca si girò verso di noi, poi tornò a rivolgersi alla folla che lo acclamava con un boato.
Rimanemmo tutte in silenzio, stregate dalla magia che il gruppo era stato capace di creare. 
Poi vidi il mago, colui che aveva creato tutta questa meraviglia. Istintivamente gli sorrisi, gesto che non avrei mai fatto in condizioni normali. Jimmy per tutta risposta, si limitò a guardarmi senza esprimere alcuna emozione, poi guardò la ragazzina mora per qualche secondo. Lei sorrise cercando di sembrare disinvolta. 
Il concerto si concluse sulle note di "Whole lotta love". I ragazzi salutarono il pubblico ringraziandoli per il loro sostegno. 
Un ultimo rullo di batteria echeggiò nell'aria ed il palco rimase vuoto. 
Rientrammo tutti nei camerini dove, per evitare di essere assaliti da giornalisti e fans, i ragazzi si cambiarono in fretta. Uscimmo di corsa e ci infilammo nelle limousine che Peter aveva saggiamente fatto preparare. 


-Non ho voglia di tornare subito in albergo- annunciò Bonzo. 
-Nemmeno io, tu Jimmy?- 
Il chitarrista non rispose subito alla domanda di Jonsey, troppo impegnato ad osservare la groupie con il suo sguardo famelico. 
-Per me possiamo andare da qualche parte prima- 
-Tranquilli ragazzi! Ho già prenotato in uno di questi fantastici coffeshop che hanno qui- li informò Robert prima di sedersi accanto a me. -Allora Eva, ti siamo piaciuti?- 
-Diciamo che siete riusciti a stupirmi- 
-Be', è buona come cosa. Rob, passami una birra-
Robert prese una birra dal frigobar e la passò a Bonzo. 
-E come ti sono sembrato sul palco?- chiese Robert ammiccando. 
-Sei riuscito ad essere fastidioso persino lì- 
Robert incrociò le braccia sul petto e corrugò la fronte. 
Sul sedile davanti al nostro, Jimmy e la nuova groupie Linda stavano facendo amabilmente conversazione. Linda era palesemente presa da Jimmy e lo fissava come fosse ricoperto d'oro colato. 
-Non sono fastidioso. Sei tu che non sai apprezzarmi- Robert ripartì alla carica. 
-Fastidioso ed esibizionista puntualizzerei-
-Addirittura?- 
-Non sono io quella che va in giro senza mutande...-
Sul volto di Robert si accese un sorriso soddisfatto. Immediatamente mi resi conto di quello che avevo appena detto. E purtroppo non solo io: Jimmy, che a quanto pare non si era perso una sola parola del nostro discorso, interruppe la conversazione con Linda, alzò un sopracciglio in segno di dissenso e piantò i suoi occhi su di me. 
-Ah, ah! E come mai te ne sei accorta?-
Preferii rimanere in silenzio ed ignorare tutti gli sguardi fissi su di me. 
-E comunque, se porto la biancheria o no lo possiamo verificare subito...- 
Robert fece scivolare la sua mano sulla mia gamba nello stesso esatto momento in cui Jimmy stava facendo scivolare la sua lingua nella bocca di Linda. La trovai una strana coincidenza. 
Prima che Robert potesse azzardare la mossa successiva, la macchina si fermò davanti al pub. 
Scesi velocemente mettendomi in mezzo tra Jonsey e Blue.
La mia amica groupie mi lanciò un'occhiata piuttosto eloquente per invitarmi a lasciarli da soli. 


Una volta entrati, mi fiondai al bancone, ma venni subito raggiunta da Robert. 
-Due birre grazie- 
Le due birre divennero presto quattro, poi otto.
Con la testa che mi girava mi appoggiai a Robert barcollando. 
-Non reggi niente Eva- 
-Sto bene io!- 
Il biondo si mise a ridere e mi accompagnò a sederci. Seduti al tavolo vicino al nostro, Jimmy e Linda si stavano divertendo parecchio. 
Robert mi fissava insistentemente. 
-Che vuoi?- 
-Sei bellissima Eva. Te l'ha mai detto nessuno?- 
Rimasi stupita da quel complimento gratuito e per qualche secondo non seppi cosa rispondere. 
-Si. Credo di si- 
Robert si avvicinò al mio volto e mi spostò una ciocca di capelli dietro all'orecchio. 
Istintivamente mi voltai ed incrociai lo sguardo di Jimmy. 
-Ti dà fastidio non è vero?- 
-Cosa?- chiesi fingendo di non capire. 
-Lo sai a chi mi riferisco- 
Con un cenno del capo indicò il chitarrista e la sua groupie. 
-No-
Robert mi guardò scettico. 
-Hmmm-
-Ti ho detto di no-
-Bhè, dimostramelo-
Senza farmelo ripetere due volte, mi avvicinai di più al biondo e sfiorai le mie labbra contro le sue. In fondo io e lui ci eravamo già scambiati un bacio e questo sarebbe stato puro ed innocente come l'altro. 
I magici effetti dell'alcool.
Prima che potessi scansarmi, Robert mi prese il volto tra le mani e lo avvicinò al suo.
-Pensi che questo possa bastarmi?-
Lasciai che le mie labbra si dischiudessero al contatto con le sue ed accolsi la sua lingua. 
La mia mente si svuotò in un attimo da ogni pensiero. Improvvisamente c'eravamo solo noi in quel pub squallido. 
I nostri baci divennero sempre più ardenti e le nostre lingue intrapresero una danza senza fine. 
Le mani di Robert si insinuarono sotto la mia gonna accarezzandomi le gambe. 
-Che ne dici se andiamo in albergo?- 
Mi chiese con voce roca. 
Acconsentii senza riflettere.
Per tutto il tragitto non ci rivolgemmo parola, forse troppo imbarazzati perché entrambi consapevoli di quello che presto sarebbe accaduto. 
Salimmo in silenzio con l'ascensore e sempre in silenzio percorremmo tutto il corridoio. 
La porta della camera si chiuse alle nostre spalle. 
Robert mi spinse contro la parete mi poggiò l'indice sulle labbra invitandomi a non proferire parola. 
-Vuoi tutto quanto il mio amore?- 
Gli passai le braccia dietro il collo e lo feci avvicinare a me catturando la sua bocca in un lunghissimo bacio. Le sue mani si rifugiarono nuovamente sotto la mia gonna. 
-Ma allora la porti la biancheria!- 
-Cosa ti aspettavi? Non sono una poco di buono io- 
-Io sarei un cattivo ragazzo?- 
-Non lo so- risposi maliziosamente -Vediamo- 
Robert mi sollevò di peso e mi portò sul suo letto. 
Mi fece sedere sul bordo, rimanendo in piedi davanti a me. 
Istintivamente iniziai a slacciare i suoi pantaloni, ma Robert mi prese delicatamente la mano. 
-Abbi pazienza Eva, prima voglio dedicarmi a te-
Mi sollevò il mento con una mano e si chinò a baciarmi sulle labbra. Aveva labbra morbide e carnose. 
Mi fece sdraiare sul letto, mettendosi al mio fianco. Fece scivolare via la mia gonna ed a ogni tocco, il mio respiro si fece più affannoso. Rotolai sopra di lui, spingendo il mio bacino contro il suo. 
-Ti voglio vedere nuda- disse Robert con voce carica d'eccitazione. 
Lo accontentai togliendomi la camicia e la biancheria rimasta. 
Tornai a sdraiata sul letto. Robert si dedicò a me con cura lasciandomi una scia di baci roventi sul collo. Scese poi verso i capezzoli, gustandoli e leccandoli. Ed infine, si concentrò sul mio ombelico mimando con la sua lingua quello che di lì a poco avrebbe fatto più in basso. 
Arrivò il momento in cui nessuno dei due poteva aspettate oltre. 
Facendo leva con le mani, mi misi seduta sul letto e slacciai i jeans di Robert. 
-Vedi che non sei un bravo ragazzo?- esclamai maliziosamente quando ebbi la conferma che non portava le mutande. 
Robert ghignò togliendosi la camicia e fece scivolare via i pantaloni. 
Si posizionò sopra di me penetrandomi e spingendo con tutte le sue forze. Mi aggrappai a lui sentendo il piacere crescere sempre di più. 
Le sue spinte si fecero sempre più veloci e vigorose. Quando sentii il respiro venirmi meno, provai un piacere intenso. Inarcai istintivamente la schiena, feci sprofondare le mie unghie nella sua schiena e venni invocando il suo nome. 
Qualche secondo dopo anche Robert raggiunse l'apice del piacere ansimando. Si accasciò su di me esausto emettendo un ultimo gemito soddisfatto.
Rotolò di fianco a me e mi prese delicatamente la mano. 
-Mi hai deluso- 
Lo guardai scandalizzata. 
-Cosa vorresti dire?- 
-Non c'è nulla che il maestro ti debba insegnare bambina-
Rimasi a guardarlo finché non scoppiammo entrambi a ridere di gusto.
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
E quindi…. E insomma…
Non so cosa dire, mi scuso solamente per il ritardo, puramente accademico.
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
Ciao ciao bella gente!
<3 

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Capitolo 9
*** A day in the life ***


Bruxelles.
 
Mossi la pedina in diagonale concludendo l’ennesima partita con la mia vittoria.
-Scacco matto!
Jonsey si portò esausto le mani nei capelli.
-Spiegami quale trucco usi, ti prego.
-Nessun trucco caro. È  tutto qui dentro.
Risposi battendomi l’indice sulla testa.
-E comunque- continuai –è finalmente giunto il momento . Voglio sapere tutto.
-Che ne dici di un’altra partita?
-Non se ne parla. Assolutamente no!
Presi gli scacchi e cominciai a riporli nella scacchiera con l’aiuto di Jonsey.
-Però voglio sapere anche io di ieri sera.
Si lamentò lui.
-Io ho vinto tre partite su tre, quindi posso starmene zitta ed ascoltare il tuo racconto.
-Come vuoi tu… Tanto Robert ci ha già raccontato tutto.
Gli lanciai un’occhiata divertita.
-Ah-ah! Come no!
Il bassista fece le spallucce.
-Non ci credere allora…
-Lo ha fatto veramente?
Jonsey rimase in silenzio.
-Che infame! Quel biondo cotonato me la pagherà cara.
Chiusi con forza la scacchiera e la gettai a terra.
Il mio amico si affrettò a raccoglierla e ad appoggiarla delicatamente sul tavolino.
-Calma, calma.
-Gli faccio saltare via i gioielli di famiglia!
Jonsey prese un po’ troppo sul serio le mie minacce e si decise a cambiare discorso.
-Non volevi sapere di me e Blue?
Mi accesi una sigaretta e gli feci cenno di continuare a parlare.
-è successo. È successo quello che non doveva accadere. Ieri non ho saputo resisterle.
-Ma è fantastico Jonsey. Voglio dire, dopo tutto questo tempo…
Il ragazzo si rabbuiò.
-Non lo è, Eva. Io mi sento tremendamente in colpa.
-Per tua moglie?
-Per lei, per le bambine e per la stessa Blue. Io ho ingannato tutti.
-Credo che tu stia esagerando. Insomma…
-Io non sono come gli altri! Non riesco a non pensare a chi mi sta aspettando a casa.
Guardai Jonsey stupita. Avevo sempre sospettato che avesse una sensibilità spiccata, ma non che fosse così inspiegabilmente diverso dagli altri.
Aspirai a lungo il fumo della sigaretta cercando le parole giuste per dargli conforto. Purtoppo non ero mai stata brava con le parole, quindi riuscii solo a buttare là una domanda banale.
-Cosa pensi di fare?
-Credo che la chiamerò e le dirò tutto. Anzi, lo farò subito. Devo togliermi questo peso.
Jonsey si alzò di scatto dalla poltrona.
-E con Blue?
-Chiuderò una volta per tutte la questione. E dammi retta, fossi in te, chiuderei subito con Robert. È un bravo ragazzo, ma non pensa alle conseguenze che potrebbero avere le sue azioni. A lungo andare finirà per spezzarti il cuore.
-Nessuno può spezzarmi il cuore.
Jonsey sorrise amaramente.
-Lo spero. Veramente.
Mi stampò un bacio sulla fronte ed uscì dalla stanza.

 
 
Spensi la sigaretta nel posacenere di vetro e chiusi gli occhi lasciando che i pensieri prendessero il sopravvento.
-Ciao bellezza.
-Pensavo proprio a te.
Mi girai di scatto verso la porta, ma Robert era già saltato sul divano dove ero seduta io.
-Vuol dire che hai smesso di ignorarmi?
-Ti ho ignorato?
-Si. E il fatto che tu stia ignorando di avermi ignorato, vuol dire che mi stai doppiamente ignorando!
-Oseresti dire che sono un’ignorante?
Robert incrociò le braccia al petto ed alzò il mento.
-Stai sminuendo il problema cara.
-O forse sei solo tu che ne stai facendo una questione di stato inutilmente.
-Sono punti di vista. E comunque, hai ignorato le mie provocazioni.
Lo fissai cercando di capire dove volesse arrivare.
-Del tipo?
-Ho commentato il tuo culetto con Jimmy quando ti sei piegata per prendere la valigia, appena scesi a Bruxelles, e non ti sei nemmeno girata.
-Cosa hai fatto tu?
La mia pazienza conosceva un limite e questo limite era stato ampiamente messi alla prova e superato più e più volte da Robert.
Il biondo alzò le mani in segno di scuse.
-Hai un bel didierto Eva. È un dato di fatto.
-Provaci ancora e ti cambio i connotati.
-Non lo faresti mai.
-Quando meno te lo aspetti, Plant.
Fece finta di non sentirmi e si sdraiò sopra le mie gambe, intrecciando le mani nei miei capelli.
-I have a bird that whistles, I have a bird that sings.
Lasciai perdere la palese provocazione. Se c'era una cosa che avevo imparato in questi giorni su Robert, era che arrabbiarsi con lui è totalmente inutile: riesce sempre ad averla vinta.
-Non dovresti essere alle prove per stasera?
-Teoricamente si…
Robert si tirò su finendo a due centimetri dal mio viso.
Respirai profondamente cercando di concentrarmi su qualcos’altro.
-Perché non vai, allora?
Chiesi con tono distaccato.
-Avevo voglia di divertirmi un po’, prima.
Il suo ghigno dava l’idea di non promettere nulla di buono.
Infatti, prese il mio volto tra le mani e lo avvicinò al suo.
-Baciami.
Sussurrò.
Sorrisi e feci aderire le mie labbra alle sue, accogliendo subito la sua lingua.
Come se la serata precedente non fosse mai finita, riprendemmo a baciarci e ad esplorare i nostri corpi, presi dalla passione.
Delicatamente mi fece mettere seduta sopra di lui, sfilandomi poi la maglietta.
-Forse dovremmo andare in camera. Qui potrebbe vederci chiunque.
-Ancora più eccitante no?
Ripresi a baciarlo sul collo accondiscendendo al suo desiderio.
Mi alzai in piedi, seguita da Robert ed iniziammo a spogliarci.
Mi tolsi velocemente i pantaloni lasciandolo a bocca aperta.
-Non porti le mutande Eva!
-Non ti facevo così pudico.
Gli lanciai un’occhiata maliziosa e mi avvicinai a lui passandogli la lingua sulle labbra.
-Ho imparato dal maestro.
Robert mi strinse a sé prendendomi per i fianchi, fino a far aderire i nostri bacini.
La sua eccitazione premeva contro di me.
Si tolse i pantaloni e mi fece sdraiare sul divano sotto di lui.
Lasciandomi una scia di baci, arrivò fino alla mia femminilità provocandomi vortici di piacere.
-Robert, ti voglio. Ora.
-Ogni tuo desiderio è un ordine.
Risalì il mio corpo con un’altra scia di baci ardenti. Mi guardò negli occhi e lo accolsi dentro di me.
Ad ogni spinta il mio desiderio cresceva ed i nostri respiri si facevano sempre più corti.
La mia testa iniziava a farsi sempre più leggera…
 
-Eva, l’ho fatto. L’ho fa… Ma che cazzo state facendo???
Io e Robert ci girammo contemporaneamente verso la porta dalla quale Jonsey ci guardava scandalizzato.
-Io… Ripasso più tardi magari.
Robert notò subito che l’occhio di Jonsey cadde inevitabilmente sul mio corpo sudato.
-Ottima idea, bravo!- disse coprendomi con il suo corpo –Chiudi anche la porta.
Jonsey, rosso come un pomodoro, ubbidì e chiuse la porta alle sue spalle.
Robert mi guardò divertito.
-Dove eravamo rimasti?
-Più o meno così.
Risposi mettendomi nella posizione di prima.
-Ah, si ora ricordo…
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Okay, questo capitolo non ha un grande senso fondamentalmente, però così è venuto e così lo dobbiamo accettare. Poi non sono nemmeno troppo in ritardo :D
By the way, ringrazio il mio amico (magari) Bowie che mi ha accompagnato nella stesura del capitolo.
E ringrazio tutti voi che mi leggete, recensite, ricordate e preferite!
Bb everybody! Se y’all soon (I hope so).
:*

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Capitolo 10
*** I'm with the band ***


Non ricordo di aver mai passato tanto tempo sotto alle lenzuola come nei giorni che passammo a Bruxelles. 
Robert ed io ci consumavamo a vicenda. La nostra storia era paragonabile ad una candela sempre ardente. 
Nel frattempo anche le relazioni con gli altri si erano andate modificando. 
Robert e Jimmy avevano avuto diverse discussioni per motivi a me sconosciuti. 
Jonsey e Blue non si parlavano. Lei, per non sentirsi sola, prese a seguire Bonzo come un cagnolino. 
Jonsey dapprima mi era sembrato più rilassato, ma con l'andare del tempo, il suo volto aveva assunto un colore piuttosto pallido ed i suoi occhi erano segnati da due profonde occhiaie. 
Jimmy aveva oltrepassato il suo periodo di sguardi inceneritori, di battutine a mezza bocca, ora mi ignorava e basta. Quando c'ero io lui non c'era. Se mi vedeva cambiava strada, o se eravamo costretti a stare nello stesso posto, faceva semplicemente finta che non esistessi, tormentando Robert con scomode domande sul suo rapporto con la moglie Maureen. 
Il cicciobomba guardava tutti dall'alto, come fossimo le sue pedine, e rideva di noi con Cole.

-Eva, ho bisogno del tuo aiuto.
Jonsey sedette al tavolo che avevo occupato io per la colazione. 
-Dimmi tutto. 
-Non posso più sopportare questa situazione. Voglio fare pace con Blue! 
Sfoderai la mia migliore espressione da "te l'avevo detto io che sarebbe andata così", ma prima che potessi ribadire il concetto, Jonsey mi fermò. 
-Lo so, lo so. Hai sempre ragione, somma e potente Eva!
-Così mi fai passare per una strega. 
-Maga va bene?
-Nah. Di mago ce n'è già uno.
Sussurrai indicando con lo sguardo Jimmy seduto al tavolo da solo, due file davanti a noi. 
-Ancora niente eh? 
Scossi la testa e svuotai l'ennesimo bicchiere di spremuta. 
-Mi manca Blue, lei è così...
Il mio cuore smise di battere. Jimmy. Lui mi stava fissando, ne ero sicura. Il suo sguardo pesava su di me. Non potevo girarmi anche se sentivo che prima o poi l'avrei fatto. 
Mi concentrai con tutta la mia forza di volontà sulle labbra di Jonsey, cercando di riprendere il filo del discorso. 
-Eva ci sei? Ti senti bene? 
-Hu? Certo certo. Ti manca tua moglie...
-Ma no! Cioè quello è ovvio, ma mi manca anche Blue. 
Non riuscii a resistere un secondo di più. 
Girai verso destra lo sguardo incontrando il suo. Jimmy sorrise soddisfatto. 
Istintivamente chiusi gli occhi e tornai a guardare Jonsey. 
-Eva, sicura che va tutto bene? Sei pallida e stai sudando a freddo.
-F-forse è meglio che vada a prendere un po' d'aria. 
Dissi alzandomi dalla sedia di scatto. 
-Ti accompagno...
-No!- Esclamai terrorizzata -no, grazie. Vado da sola.

Mi alzai lasciando di corsa la sala da pranzo. Camminai velocemente fino al terrazzo del secondo piano. Aprii le imposte e finalmente fuori, mi accesi una sigaretta. 
Uno, due, tre tiri e poi di nuovo il gelo. 
-Hai finito di parlare di me? 
La sua voce vellutata mi accarezzò la nuca. 
-Non stavo parlando di te. 
-Non mentire. 
-Come fai a saperlo? 
Jimmy sorrise, guardandomi come se fossi una povera deficiente. 
-Lo hai detto tu stessa no? Sono un mago. 
-E questo come fai a saperlo? 
Mi resi subito conto della banalità della mia domanda, ma lasciai a Jimmy il piacere di rispondermi. 
-Domanda piuttosto banale. La risposta è uguale alla precedente. Hai da accendere? 
Gli passai il mio accendino evitando accuratamente di guardarlo negli occhi. 
-Hai resistito più di quanto pensassi. Tre minuti d'orologio. Complimenti. 
-Perchè non mi lasci in pace? 
-Ci ho provato. 
-Riprovaci. 
Capii di essere stata troppo azzardata. La sua mano bianca mi afferrò il polso e mi costrinse a guardarlo finalmente negli occhi. 
-Non essere cattiva, Eva. Vuoi forse che Jimmy ti punisca? 
Non avevo la minima idea di cosa volessero dire le sue parole, ma mi assalì una strana paura. 
-No. Non lo voglio. 
Jimmy lasciò il mio polso. 
-Ora lasciami in pace, per favore. 
Dissi con tono quasi supplichevole. 
Il suo volto si oscurò. 
-Non posso. 
-Ti prego.
Gli occhi di Jimmy si illuminarono di uno strano bagliore. 
-Sei sicura che Robert sia capace di darti quello che desideri?
-Si. 
Bisbigliai. 
Jimmy rimase in silenzio valutando la mia risposta. 
-Guardami negli occhi e dimmi che non mi vuoi. 
Sollevai lentamente la testa ed incrociai le sue iridi brillanti. 
-Io non ti voglio. 
Mi meravigliai di essere riuscita a pronunciare la frase con un tono stranamente deciso. 
Jimmy non sembrò della mia stessa opinione. 
-Sei così vulnerabile! Pensi di darmela a bere? Questa è la tua ultima occasione. 
-Io non ti voglio. 
Gridai infuriata. 
-Sappiamo entrambi che verrai da me prima o poi. A che serve prolungare l'agonia?
La sua tortura psicologica aveva un effetto distruttivo su di me. Per quanto mi potessi sforzare di non privare alcuna emozione, dentro di me regnava sovrano il caos. 
-Eva, sei qui? Oh!
-Robert! 
Mi lanciai verso di lui, abbracciandolo contenta per il suo salvataggio. 
Mi passò un braccio dietro la schiena stringendomi a lui e facendomi sentire protetta. 
Robert e Jimmy si scambiarono un'occhiata eloquente e Jimmy si congedò in silenzio. 
-Tutto okay? 
-Si. 
-Mi ha detto Jonsey che ti sei sentita poco bene. 
-Sto meglio, grazie. Ho solo bisogno di riposare. 
Robert mi scansò delicatamente una ciocca di capelli dal viso. 
-Hai preparato tutto per la partenza tesoro?
-Si, penso di si. A che ora partiamo? 
Robert guardò l'orologio che portava al polso. Mi aveva raccontato di quando Elvis Presley in persona li aveva invitati a casa sua regalandogli cinque orologi. Mi aveva raccontato anche di come Peter si fosse seduto con tutti i suoi 200 chili sopra al padre di Elvis. Quella storiella mi aveva sempre fatto morire dal ridere, ma in quel momento non ero dell'umore giusto. 
-Tra un'oretta dobbiamo essere in aeroporto. Vieni in camera mia un po'?


Guardai per l'ultima volta Bruxelles mentre l'aereo si preparava a decollare alla volta di Montreal. 
Presi posto vicino al finestrino per godremi gli ultimi tratti del panorama di Bruxelles. 
Reclinai il sedile e mi preparai per un dormire vista la durata del viaggio. 
-Eva! Aiutami tu.
Aprii un occhio faticosamente. 
-Che è successo ora? 
-Ho bisogno dell'aiuto di una donna. Sono questioni di cuore. 
Jonsey si inginocchiò davanti a me. 
-Mi aiuterai vero? 
Sospirai profondamente. Come avrei potuto dirgli di no? 
-Non fare quello sguardo da cagnolino bastonato John, o non avrai alcun aiuto da me. 
-Grazie! Grazie! Sei un'amica. 
Mi prese la mano, facendomi alzare in piedi e mi trascinò fino ad un tavolino. 
-Parla. 
-Ho deciso che riconquisterò Blue. 
-Bene, io come posso esserti utile?
-Mi servono idee. 
-Parlarle? 
Jonsey corrugò la fronte. 
-Pensavo a qualcosa tipo fiori.
-Banale. E Blue non è tipo da fiori. 
-Un regalo? 
-Non vi dovete sposare! Qualcosa di più semplice. 
-Una serenata!
-Fuori dalla camera d'albergo e solamente con il basso? 
-Un trucco di magia? Sono bravo!
Alzai il sopracciglio e feci schioccare rumorosamente la lingua. 
-Io spero scherzi. 
-Bhè cosa c'è di male? 
-Tutto! 
-Allora dimmi qualcosa tu.
-Che ne pensi di una lettera? 
-Una lettera? Potrebbe essere una buona idea. Vado a prendere carta e penna!
Lasciandomi piuttosto interdetta, si alzò dalla sedia e lo vidi sparire nella stanza di Peter. 
Tornò nel giro di due secondi trafelato. 
-Eccomi... Allora, vai! 
-Io? La dovresti scrivere tu. 
-Sono negato. Aiutami almeno un po'. 
-Sei un bugiardo... Okay, facciamo una frase per uno. 
-Va bene. 
-Scrivi: cara Blue.
Jonsey prese la penna ed iniziò a scrivere. 
-Cara Blue, i tuoi occhi sono due...

-Finito! 
Jonsey alzò il braccio in attesa del mio cinque. 
-Finito cosa tesoro?
Robert si sedette al tavolino con noi offrendomi un bicchiere. 
-Abbiamo scritto una poesia per Blue. 
-Eva mi ha aiutato!
Spiegò Jonsey. 
-Ora te la leggiamo. 
Robert mi fece mettere seduta sulle sue ginocchia facendo scivolare la sua mano sulla mia schiena. 
Jonsey si schiarì la voce ed iniziò a leggere. 
-Cara Blue, i tuoi occhi sono due. Di bocca solo una e non la supera nessuna. 
Il tuo volto è così carino che sembri un bel gattino. Lo so che con le parole non ci so fare, voglio solo farmi perdonare. Non essere gelosa delle altre, tu sei l'unica fra tante. 
Ci girammo soddisfatti verso Robert. 
-Che ne pensi? 
Chiese Jonsey. 
-Hmm, perfetta. Lascia che modifichi qualcosa...
Robert prese la penna ed iniziò a scarabocchiare qualche parola sul foglio. 
-Molto meglio. Ora sentite qui: Cara Blue, i tuoi occhi sono due. Di bocca solo una e come te non ci lavora nessuna. Il tuo volto è così carino, che ne dici di farmi un bel....
-Robert! 
Jonsey si allungò su tavolo cercando di strappare dalle mani di Robert la poesia. 
-No. Non è finita, aspettate! Continua: lo so che con le parole non ci so fare, infatti voglio solo scopare. Non essere gelosa delle altre, ma sappi che tu sei solo una delle tante. Molto meglio non trovate?
Jonsey si lasciò scivolare sul tavolino rassegnato. 
-Chi ha scritto questa accozzaglia senza senso? 
-Oh James, ti prego salvami tu da questi incompetenti. 
Jimmy guardò me e Robert e ci rivolse un sorriso tirato. 
-Che bisogna fare? 
-Aiutami a scrivere una poesia per Blue, non ho idee. E loro due non collaborano. 
-Io te l'ho data un' idea, ma l'hai bocciata. 
Brontolò Robert. 
-La tua non era un'idea, ma la morte della poesia. 
-Bene, allora vado a scrivere canzoni. Quelle sembra che qualcuno le apprezzi. 
Si alzò dal tavolo e se ne andò offeso. 
-Dici che gli passa? 
Chiesi un po' preoccupata. 
-Tranquilla. Mezz'ora ed è tutto come prima. Fa sempre così quando scopre di non essere il numero uno in qualcosa. 
Spiegò Jimmy. 
-Ora pensiamo alla nostra poesia però. 
-Io non credo che sia giusto. Dovresti scriverla da solo, altrimenti perde tutto il suo significato. 
-Cosa dovrei scrivere allora? 
-Quello che ti senti. 
-Eva ha ragione. Scrivi quello che pensi e non ti preoccupare: se dovesse andare male, ti presterò una delle mie groupie. 
Ghignò Jimmy. 
-Grazie, ma rifiuto l'offerta. 
In quel momento Blue attraversò la stanza ancheggiando paurosamente. 
-Jonsey ripenditi!
-Hai visto quant'è bella? 
La squadrai. 
-Più che altro ho visto che le sta per partire un'anca. 
-Non essere gelosa Eva. 
-Non essere fastidioso Page. 
-Non ce la posso fare. Vado a parlarle.

Io e Jimmy rimanemmo nuovamente soli. 
-Per il discorso di oggi...
-Mi sembra di essere stata chiara Jimmy. 
-Non essere aggressiva, smascheri le tue insicurezze. Comunque volevo solamente chiederei scusa. 
Lo guardai incredula. 
-Cosa? 
-Ho detto scusa. Ti avevo sopravvalutata, non potresti mai essere il mio tipo. 
-O...okay. 
-Senza rancore eh? 
Scossi la testa. 
-Okay. 
-Ora scusa, ma il dovere mi chiama. Ciao. 
Si alzò e se ne andò. 
Chiusi lentamente la bocca e mi versai il liquore rimasto nel bicchiere.



Angolo dell'autrice:
Salve gente! Non ho nulla da dire se non ringraziarvi tutti <3 
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento. é anche più lungo del precedente xD 
Fatemi sapere cosa ne pensate 
:*

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Capitolo 11
*** Love bites ***


Montreal
 
 
 
Non avevo mai avuto problemi con le ragazze che seguivano il gruppo. Io, al contrario delle altre, ero considerata la "fidanzata" di Robert, e nessuna aveva ancora osato provare a mettersi tra noi due. 
Ma di tutte le grupies che orbitavano intorno ai Led Zeppelin, ce n'era una che mi stava cordialmente antipatica. 
Magrolina, riccia e con una bocca un po' troppo grande per il suo volto scarno. 
Sentivo Jimmy chiamarla spesso "il mio angelo", ma il suo vero nome era Lori o Lori il cavallo, come la chiamavamo io e Blue. 
Perché Jimmy la preferisse a tutte le altre era un mistero. 
Jonsey ipotizzava che si scambiassero consigli per domare i loro capelli ricci, ma dubito che facessero questo tutte le volte che scomparivano dal gruppo. 
Io e Lori cavallo non avevamo mai avuto una conversazione vera e propria, ma le battutine che faceva a Robert, alludendo ai loro tempi passati, mi facevano saltare i nervi. 
Robert non faceva niente per migliorare la situazione, anzi negli ultimi giorni si era mostrato insolitamente distaccato rendendomi ancora più agitata e di cattivo umore.
 
Quella mattina eravamo tutti nella suite di Peter per discutere del concerto della sera precedente. Jimmy insolitamente allegro e gentile con me. Robert insolitamente non geloso e distante.
Jonsey era troppo occupato con Blue per accorgersi che qualcosa non andava. 
Fortunatamente Bonzo, mi propose di accompagnarlo a comprare qualcosa da riportare a Pat e Jason. 
Accettai senza pensarci due volte.
 
-Sei stata veramente gentile ad accompagnarmi. 
Bonzo mi sorrise dolcemente e mi fece passare il braccio intorno alle spalle. 
-Meglio così. Un altro minuto in quell'albergo e sarei impazzita. 
-Che ha combinato stavolta? 
Chiese incuriosito anche se era ovvio che avesse capito. 
-Non cosa gli sia preso, ma in questi ultimi giorni lo vedo così distante...
-Sarà lo stress per il tour, no? 
Si affrettò a dire Bonzo sorridendo imbarazzato. 
Capii che c'era qualcosa in più che sapeva e che non voleva o non poteva dirmi. 
Prima che potessi cercare di convincerlo a parlare mi prese sottobraccio ed entrammo in un negozio di antiquariato. 
Aprimmo la porta facendo suonare il campanello. Nessuno venne ad accoglierci. 
-Pat adora questo genere di cose. 
-Sono molto belle effettivamente. -Dovresti vedere a casa nostra, abbiamo un letto in mogano veramente stupendo. 
Camminammo lungo il negozio in cerca di un regalo. 
-Non c'è anima viva. 
-Vuol dire che siamo liberi di prendere tutto quello che vogliamo senza pagare. 
Sghignazzò Bonzo dirigendosi verso una scatola di vinili. 
Una voce alle nostre spalle ci fece trasalire. 
-Non credo che sia proprio così! 
Ci girammo di scatto. Un vecchietto sorridente ci fece incontro. 
-Ma noi scherzavamo, ovviamente. 
Cercai di giustificarmi. 
-Non ho dubbi. Posso aiutarvi comunque? 
-Si grazie, sto cercando un regalo per mia moglie. 
Bonzo e il vecchietto si allontanarono mentre io rimasi indietro. 
C'erano oggetti di ogni tipo: tagliacarte, accendini, lampade, vecchi libri. 
Su un tavolino in mogano trovai un carillon. Feci girare la manovella e le note di "Let it be" si liberarono nell'aria. 
Rimasi ad ascoltare incantata. 
Appena la melodia finì rigirai la manovella per far ripartire la musica. 
-Pensi di comprarlo o vuoi rimanere qui tutto il giorno? 
Mi girai di scatto facendo cadere a terra il carillon. 
-Scusi. Sono qui solo per dare un'occhiata. 
Mi piegai a terra per raccoglierlo, ma il ragazzo fu più veloce di me. 
-Scusa tu, non volevo spaventarti. 
-Però ci sei riuscito. 
Il ragazzo mi sorrise. 
-Ammetto che ci avevo pensato. 
-Lo fate con tutti i clienti? 
-No, solamente con le ragazze carine. 
Sorrisi compiaciuta. 
-Se è una tecnica per cercare di farmi comprare qualcosa, sappi che non funziona. Non ho nemmeno il portafogli. 
-Puoi pagare domani. 
Disse riponendo il carillon sul tavolo. 
-Spiacente, ma non ho proprio soldi. 
-Cerchi lavoro allora? 
-Nemmeno. È una situazione un po' più complicata. Diciamo che sono partita con degli amici piuttosto di fretta e senza soldi. 
Mi guardò scettico. 
-Non mi credi eh? 
-Mi sembra un po' una scusa campata per aria. Comunque, il mio nome è Tim. 
-Eva. 
Risposi porgendogli la mano. 
-E dimmi Eva, sbaglio o il tuo amico è John Bonham? 
-Conosci i Led Zeppelin? 
Domandai stupita. 
-Lavorerò pure in un negozio di antiquariato, ma ho pur sempre venticinque anni, non sono così vecchio dentro. 
Scoppiai a ridere. 
-Hai ragione. Comunque è proprio lui. 
-Caspita! E tu saresti una sorella, cugina o qualcosa del genere di qualche componente della band? 
-Non proprio. 
-Ah! Dovevo immaginario, sei una di quelle ragazze che li accompagnano nei tour...
-Una groupie? No, non esattamente. 
-Sei la loro manager? Non credo ci siano altri ruoli. 
Mi immaginai manager dei Led Zeppelin con tanto di vestiti e ciccia alla Peter Grant. 
-Nemmeno. Senti, non lo so nemmeno io e sinceramente non mi va di parlarne con uno sconosciuto. 
Tim incassò il colpo. 
-Scusa, hai ragione. Volevo solamente chiacchierare con qualcuno che avesse meno di 80 anni. 
Disse passandosi una mano tra i capelli nervosamente. 
Mi misi a ridere. 
-Scusa tu. Hai beccato la giornata sbagliata. 
-Domani potrebbe essere la giornata giusta? 
-Mi stai chiedendo di uscire? 
-Sono consapevole di non essere spigliato con le ragazze come potrebbero essere i tuoi amici, comunque... Si. Ti andrebbe di uscire con me? 
Rimasi a pensare qualche secondo. Tim mi guardava con i suoi occhioni azzurri da bambino in attesa di una risposta. 
Pensai che saremmo potuti uscire da amici. Avrei avuto qualcuno con cui sfogarmi, una persona che non girasse nella band. Non frequentavo persone normali da un po' e poi Robert non si sarebbe preoccupato, non stavamo nemmeno insieme. E le cose ultimamente non andavano per il verso giusto... 
-Okay. Si potrebbe fare. 
-Ottimo! 
-Hai un foglio? 
-Vado a prenderlo. 
Tim si scapicollò in cerca di un foglio andando a sbattere contro un tavolino. 
-Tutto okay, giuro! 
Gli sorrisi. 
-Vedi di non morire prima, o domani non potremo vederci. 
Tim tornò con carta e penna dove scribacchiai il numero dell' hotel e della mia camera. 
Glielo porsi e lui se lo mise in tasca dopo averlo osservato come se fosse un trofeo.
 
 
Rientrammo in albergo giusto in tempo per l'ora di cena. 
-Ragazzi, questa sera ci hanno invitato a una festa. È roba importante a scopo promozionale. Quindi vedete di mettervi un po' in tiro.- Peter ci scrutò uno per uno, poi si soffermò su di me. -Tu troverai quello che ti devi mettere in camera tua. 
-Okay capo. 
-Robert niente camicie slacciate e limoni in mostra. 
Il biondo si guardò compiaciuto il pacco. 
-Non penso ci sia altro da dire. Comportiamoci in maniera decente. Qualche domanda? 
Alzai la mano. 
-Io.
-Sentiamo. 
-Vorrei sapere dove troverai un vestito elegante che abbracci tutte le tue forme.
Sentii le risate soffocate di Jimmy e Robert. Peter gonfiò il petto. 
-Ora se non ci sono VERE domande, andate a prepararvi.
Il ciccione ci congedò frettolosamente riservandomi una personale occhiata di disprezzo.
 
 
Ci misi qualche minuto a capire se quel vestito me lo sarei dovuto mettere sul serio o se si trattava di uno scherzo di Cicciopanza. Quando Blue venne a bussare in camera con un vestito simile al mio, mi rassegnai al mio destino.
 
-Potrei accorciarlo. 
-Eva sei bellissima così. Credimi ti sta veramente bene. 
Mi girai un'altra volta davanti allo specchio. 
-Mi sento così inadeguata. 
-Smettitela. Scommetto che quando Robert ti vedrà rimarrà senza parole. 
-Già. 
-Che è questo tono? 
-Non ti sei accorta? Sono due giorni che non mi parla praticamente. 
-Dove è finita la Eva che conosco io? Quella che non si lascia coinvolgere sentimentalmente? Io fossi in te lo lascerei perdere. 
Abbozzai un sorriso. 
-Ora andiamo giù prima che salga Peter a cercarci. 
-Allora possiamo anche prendercela comoda.
 
Alla nostra vista i ragazzi rimasero a bocca aperta. 
Jonsey si sbrigò a prendere Blue sotto braccio per accompagnarla alla macchina. 
Io rimasi indietro con Cole, Grant e gli altri tre. 
-Devo dire che sembri quasi una donna con questo vestito. 
Commentò Cole facendo cadere il suo sguardo fastidioso nella mia scollatura. 
Robert storse la bocca. 
-Grazie Richard, ma ora potresti anche guardarmi negli occhi se non vuoi che ti ficco una scarpa in culo. 
-Ecco, basta sentirla parlare per capire che è sempre la stessa. 
Sghignazzò Grant. 
Mi morsi la lingua per non rispondergli a tono. 
Contro ogni mia aspettativa, Jimmy mi si avvicinò. 
-Posso accompagnarti alla macchina? 
-Credo di potercela fare da sola. Saranno si e no cento metri. 
Jimmy sorrise. 
-Insisto. 
-Come vuoi. 
Il chitarrista mi prese sotto braccio facendomi sussultare quando la sua mano accidentalmente sfiorò il mio fianco.
Mi voltai per osservare la reazione di Robert. Non provai nessun senso di colpa quando vidi la sua espressione contrariata, era sempre l'uomo che da due giorni aveva deciso di ignorarmi.
 
 
-Con questo vestito sembri una principessa. 
-Odio le principesse. 
Jimmy scolò il bicchiere di Jack Daniel's e si passò la lingua sulle labbra. 
-Era per fare un complimento. 
-Ritenta. 
-Sei bellissima stasera. Va bene così?
-Perfetto. 
Mi avvicinò l'ennesimo bicchiere. 
-Peter si è raccomandato di comportarci bene. 
Sorrise socchiudendo gli occhi. 
-Noi ci stiamo comportando bene signorina Rigby. Almeno per ora. Che ne dice di brindare? 
-A cosa signor Page? 
-Bisogna per forza brindare a qualcosa? 
Mi resi conto che stavo flirtando con Jimmy Page e la cosa non mi dispiaceva e non dispiaceva nemmeno a Robert a giudicare da come se la stava spassando circondato da un branco di adulatrici. 
Jimmy notò che stavo guardando il suo amico e richiamò la mia attenzione. 
-Io direi di brindare ad un nuovo inizio. 
Sorrisi convinta e avvicinai il mio bicchiere al suo facendoli scontrare.
 
-A cosa pensi Eva? 
-A Robert. 
Jimmy sospirò. 
-Non ti ha ancora parlato? 
Alzai le spalle e rimasi in silenzio. 
-È diventato più vigliacco di quanto mi ricordassi. 
-Se non mi vuole più me lo potrebbe venire a dire in faccia. 
-Non è questo. Credo che si sia innamorato di te. 
Sentii qualcosa bruciarmi nel petto. 
-Io non lo capisco più Jimmy. 
-Non posso fare io quello che dovrebbe fare lui. Ti dico solo che le cose cambieranno d'ora in poi. 
Smisi di torturare il ghiaccio nel bicchiere con la cannuccia. 
-L'avevo capito. 
-Mi dispiace, ma io non posso aggiungere altro. 
-Evviva l'omertà. 
-Una cosa posso dirtela. Lui non ti merita. 
-Tu pensi di meritarmi di più?
-Credo di si. 
Rimanemmo in silenzio imbarazzati. 
-Credo che sia meglio che io me ne vada. 
-Aspetta!
Mi avvicinai a lui portando la mia mano sul suo viso. Gli accarezzai le guance e le labbra. Jimmy intrecciò la sua mano tra i miei capelli. 
Mi avvicinai ancora di più al suo viso e dischiusi le labbra.
I nostri sguardi si incontrarono per qualche secondo. 
-Non sai quanto ti desidero Eva, ma non così. 
Si allontanò da me lasciandomi sola con il bicchiere vuoto ancora in mano. 
Dietro di me c'era Robert. 
-Cosa stavi facendo? 
-Che ti importa? Ti sei ricordato che esisto? 
-Non rendere la cosa più complicata di quanto sia. 
Sbattei il bicchiere sul bancone. 
-Mi volete spiegare che cos'è questa cazzo di cosa? 
Robert sembrava piuttosto brillo ed io stavo per piangere dalla rabbia. 
Mi prese con rabbia e mi strinse a se baciandomi aspramente lasciandomi senza parole. 
Le mie lacrime bagnarono il suo volto. 
Mi meravigliai di quanto mi fosse mancato il suo profumo. 
-Io ti devo parlare. 
-Non voglio parlare ora. Ho capito. 
Robert mi strinse ancora più forte baciandomi la fronte. 
-Andiamo in albergo?
Riuscii a pronunciare un debole "si" ed uscimmo dal salone sotto lo sguardo contrariato di Jimmy.
 
 
Quella fu la nostra notte più bella. Io e Robert ci amammo senza alcun pudore, contenti di esserci ritrovati. Facemmo l'amore più e più volte senza mai essere stanchi, entrambi consapevoli che quella sarebbe stata l'ultima volta. 
Non trovai il coraggio di chiedergli spiegazioni e nemmeno ero sicura di volerle, mi bastava vivere quel momento e poterlo ricordare per sempre. 
Mi sentii pronta a separarmi da lui pur sapendo che in qualche modo ci saremmo appartenuti ancora.
 
Mi svegliò il telefono sul comodino che squillava incessantemente. Pensai subito a Tim e mi affrettai a rispondere. Non vedevo l'ora di vedere qualcuno che non avesse a che fare con la band. 
-Bonjour Tim! 
La voce che rispose dall'altro capo non era proprio quella di Tim. 
Rimasi senza fiato per qualche minuto. 
-Mamma?


*angolo dell'autrice*
A due giorni dalla terza prova cosa faccio invece di studiare? Pubblico un nuovo capitolo ovviamente! :D
Comunque spero che vi piaccia almeno la metà di quanto sia piaciuto a me (modestia).
Non so cosa dire se non che devo fuggire a studiare ._.
Spero vivamente di aggiornare presto, ma ne dubito fortemente.
Adios zan-zan!
<3

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