The Vampire Diaries - La quarta stagione secondo me

di Magica Emy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitoo 35 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Da piccola aveva sempre avuto paura del buio. Pensava che, una volta spenta la luce, tutti i mobili della sua camera compreso l'armadio, si spostassero per lasciare spazio all'uomo nero. Al mostro che, rimaneva nascosto per tutto il giorno aspettando che scendesse la notte, solo per spaventarla quando si trovava nel suo letto, rannicchiata tra le lenzuola e tremante di paura. Meno male che poi sua madre la raggiungeva sempre, per rimboccarle le coperte e leggerle la consueta favola della buonanotte. La sua sola presenza bastava per rassicurarla, per far sparire qualunque mostro che attendesse nascosto nel buio, fino a dissolverlo come fumo che si disperde. Ma stavolta era diverso. Stavolta non ci sarebbe stato nessuno a consolarla, ad alleviare la sua pena. Perchè stavolta era lei il mostro. Quel mostro, che aveva sempre cercato di tenere lontano e che adesso le era piombato addosso improvvisamente, rendendola ciò che era. Ciò che l'avrebbe cambiata per sempre. Adesso, però, non aveva più paura del buio. Quell'oscurità che tanto aveva temuto da bambina, ora la faceva sentire al sicuro. Era a questo che stava pensando Elena mentre, rannicchiata in un angolo della sua stanza, con le tende tirate, si asciugava pian piano le lacrime che le rigavano le guance. 


- Ma dove diavolo si è cacciata Bonnie? Mi aveva detto che ci avrebbe raggiunti tra 5 minuti. Quanti sono per lei 5 minuti?
Esclama Caroline battendo nervosamente un piede sul pavimento di cotto, frustrata. Stefan, in piedi vicino a lei con le braccia incrociate, la fissa sospirando. 
- Calmati, ok? Quell'incantesimo non è stato facile per lei la prima volta. Avrà bisogno di un pò di tempo...
- Tempo per cosa? Per fallire miseramente come hai fatto tu? Elena non aprirà quella porta! 
Esclama Damon, fissando il fratello con occhi pieni di livore. Non lo perdonerà mai, Stefan lo sa bene. Sa di averlo perso un'altra volta. Ma ha altro per la testa per pensarci. Adesso la sua priorità è quella di non perdere anche Elena, e di aiutarla a condurre una vita normale. Per quanto sia possibile, almeno. 
- Questo non mi sembra il momento più adatto per mettersi a discutere. Elena ha bisogno di tranquillità adesso, e dell'appoggio di tutti noi. Anche del tuo. 
- Ma davvero? E dimmi, era a questo che pensavi quando hai deciso di lasciarla morire in fondo al mare? 
Damon sputa le parole con rabbia, avvicinandosi pericolosamente al fratello, mentre lo vede abbassare lo sguardo, affranto. 
- Io... non immaginavo che sarebbe successo...
- Non immaginavo che sarebbe successo - dice, scimmiottandolo con voce lamentosa - è tutto qui quello che sai dire? Sai, le persone muoiono quando stanno troppo tempo senza respirare, il cuore smette di pompare e...
- Basta così! - esclama a un tratto Caroline, interrompendo quell'assurda discussione - non è parlandone e continuando ad accusarlo continuamente che risolveremo la situazione! 
- Oh, è vero. Scusami! E quale sarebbe la tua geniale soluzione, wonderwoman? 
Ribatte lui, sarcastico. Non sopporta di trovarsi nella stessa stanza con loro, e preferirebbe di gran lunga andare a farsi una bevuta piuttosto che essere costretto ad ascoltare simili stupidaggini. Viene però distratto dalla voce della vampira, che ha appena messo via il cellulare. 
- Ci siamo - dice - a momenti sarà qui. 
- Diciamo pure tra tre, due, uno...
Il maggiore dei Salvatore si precipita ad aprire la porta prima ancora che Bonnie abbia il tempo di bussare, facendola trasalire. 
- Era ora streghetta - dice a denti stretti - spero che nel frattempo il tuo abracadabra non si sia arruginito! 
- Non sei di aiuto, Damon - ribatte lei con aria infastidita - e non sono nemmeno sicura che tutto questo sia una buona idea. 
- Si tratta di Elena, Bonnie - si intromette l'amica, avvicinandosi a lei - per favore, cerca di ragionare. Avrà bisogno di camminare alla luce del sole, e di uscire da quella stanza in cui si è rintanata da questa mattina! 
La strega fa un lungo sospiro rassegnato. No, non può certo lasciarla in quella situazione. 
- E va bene, ma facciamo presto. Dov'è l'anello? 
- Eccolo.
Stefan glielo porge, osservandola mentre lo rigira tra le dita. 
- Era di sua madre - spiega - le è molto affezionata. Non riesco ad immaginarne uno migliore di questo. 
Un semplice cerchio di oro bianco, ornato solo da un piccolo topazio che sembra brillare tra le sue mani...

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Stefan bussa ancora un paio di volte. Nessuna risposta. 
- Elena, per favore, cerca di ragionare. Sei rimasta chiusa qui dentro per tutto il giorno, e questo non ti fa certo bene! Non puoi continuare così, apri la porta! Ho bisogno di parlarti. 
- E' inutile, fratellino. Tutto fiato sprecato. Credo che in questo momento abbia bisogno di starsene un pò per conto suo. 
Stefan guarda il fratello come se gli fossero improvvisamente spuntate due teste. 
- Ma davvero? E cosa ne sai tu, di quello di cui ha bisogno?
- Sicuramente ne so molto più di te - ribatte Damon rivolgendogli uno sguardo gelido - e ti ricordo che se si trova in questa situazione, è soltanto colpa tua! 
Il minore dei Salvatore fa un lungo sospiro, poi abbassa gli occhi, fingendo di guardare la punta delle sue scarpe. Qualunque cosa, pur di non affrontare quello sguardo ostile che sembra quasi trapassarlo, e che gli fa un male insopportabile. 
- Quante volte hai ancora intenzione di rinfacciarmelo? 
Dice. Damon si esibisce in uno dei suoi ghigni di scherno, che in realtà nascondono una rabbia troppo a lungo repressa, prima di ribattere: - Bè, abbiamo l'eternità davanti a noi... e adesso, grazie a te, ce l'ha anche il tuo grande amore che, tra parentesi, non sei nemmeno stato capace di salvare! Questo ti basta? 
- Ok, va bene. Forza, fallo e togliamoci il pensiero. 
Damon lo guarda senza capire. 
- Fare... che cosa? 
- Colpiscimi, Damon. Sfogati pure su di me, se questo può farti sentire meglio! Coraggio, so che muori dalla voglia di farlo!
- Sono già morto! E tu sei il solito, insopportabile martire che sarei felice di prendere a calci nel culo! Ma non servirebbe a niente. Non riporterà indietro Elena. Non le restituirà la sua umanità. 
Stefan fa un sorriso triste.
- Allora vattene fuori dai piedi e lascia che sia io ad occuparmene! 
- Sai una cosa? è proprio quello che farò!
Ribatte, poi fa per andarsene ma improvvisamente si volta di nuovo. 
- Ripensandoci, se proprio insisti...
Si avventa su di lui e, prima che Stefan possa rendersene conto lo colpisce con forza sullo stomaco, facendogli perdere l'equilibrio. Il vampiro si accascia a terra, dolorante, ma non dice una parola. Forse si merita quel trattamento. Nemmeno lui riuscirà mai a perdonarsi per ciò che ha fatto. In quell'istante la porta si apre improvvisamente, rivelando un'Elena dai capelli scomposti e gli occhi arrossati dal pianto. 
- Volete smetterla voi due... Stefan! 
Esclama, poi si china su di lui con aria preoccupata, aiutandolo a rialzarsi. 
- Ehy... stai bene?
- Elena... 
Le accarezza lentamente una guancia, ancora bagnata di lacrime. Damon osserva la scena con le braccia incrociate, e l'aria fiera e sicura che lo contraddistingue. In realtà ogni parola, ogni piccola attenzione che il fratello riserva alla donna che anche lui ama, è come una pugnalata. 
- Voi due mi date il voltastomaco!
Esclama con disgusto, poi volta loro le spalle e fa per andarsene, ma la voce di Elena lo blocca. 
- Sei tu che mi dai il voltastomaco! E non pensare di svignartela come al tuo solito, non ti vergogni a fare sempre la parte dell'idiota?
- Ah, sarei io l'idiota ora? Ma si, fai pure! Continua pure ad offendermi e ferirmi, del resto è quello che ti riesce meglio! 
- Damon, smettila!
Ribatte Elena, poi lo spinge via senza rendersi conto che adesso la sua forza è addirittura triplicata. Ma è troppo tardi. Damon sta già ruzzolando giù per le scale senza riuscire a fermarsi. 
- Oh mio Dio!
Grida lei, coprendosi gli occhi con entrambe le mani. Il vampiro intanto tenta a fatica di rialzarsi, asciugandosi col dorso della mano un rivolo di sangue che gli cola dal labbro inferiore. 
- Notevole...
Sussurra, sorridendo. Elena corre intanto ad affacciarsi sulla scala, osservandolo con aria colpevole. 
- Va tutto bene? Mi dispiace, io... io non volevo...
Lo vede scuotere la testa con aria divertita, per poi voltarle le spalle mentre esclama: - Se non altro, adesso sei in grado di difenderti da sola!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Elena aiuta Stefan ad entrare in camera sua e sedersi sul letto. 

- Come ti senti? 
Dice, sedendogli accanto. 
- Sto bene - risponde lui - ci vuole ben altro che un pugno nello stomaco per mettermi K.O.!
Elena lo fissa intensamente. 
- Io... non mi riferivo a quello. Cioè, pensavo... Klaus è morto da almeno tre giorni ormai, e tu sei... 
- Sono ancora qui - Stefan conclude la frase per lei - siamo ancora qui. Tutti quanti. E a questo punto, sinceramente, sono ottimista. Vuoi sapere cosa penso di tutta questa storia? Penso che Klaus ci abbia preso in giro tutti. Non è da lui che discendiamo, è l'unica spiegazione possibile. 
- Si, sono d'accordo. 
I loro sguardi si cercano, le loro mani si intrecciano. Stefan sospira. 
- Ciò che mi interessa di più in questo momento, però, è scoprire di chi era il sangue che ti ha dato Meredith. Dovremmo... 
- No - lo interrompe Elena - non voglio. Non voglio parlare di questo, adesso. Voglio dire... non cambierebbe le cose. Ed io desidero solo tornare a una vita normale. Il più possibile. 
Il vampiro la guarda sorridendo, poi tira fuori l'anello che aveva tenuto in tasca fino a quel momento. 
- Bè, allora questo sarà il primo passo per cominciare a farlo. 
Dice, porgendoglielo. Elena lo guarda come rapita, rigirandolo più volte fra le mani. 
- è l'anello di mia madre. Come fai ad averlo? Hai rovistato nei miei cassetti? 
Stefan scuote la testa, divertito. 
- In realtà il lavoro sporco lo lascio fare a Damon... no, scherzo. Sono colpevole di aver rovistato tra la tua roba!
Elena scoppia a ridere. La prima, vera risata da quando tutto ha avuto inizio. Stefan riesce a pensare solo a questo. A quanto sia bello vederla ridere di nuovo. A quanto questo rappresenti davvero un nuovo inizio per lei, una nuova vita. 
- Questo significa che adesso sono la tua fidanzata ufficiale?
Scherza, guardandolo maliziosa. 
- Per ora... significa solo che potrai finalmente camminare alla luce del sole. Anche se... ammetto che sarebbe bello. 
Le accarezza il viso, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. 
- Ma io so aspettare - aggiunge poi, guardandola con affetto - non c'è nessuna fretta. Io ti amo, Elena, e voglio solo che tu stia bene e che capisca cosa vuoi veramente. Il resto non conta. 
Elena lo abbraccia con slancio. 
- Ti amo anch'io, Stefan - sussurra con le lacrime agli occhi - ma in questo momento è tutto... tutto troppo difficile, e...
Stefan la scosta da sè quanto basta per guardarla negli occhi, mentre le prende la mano. 
- Lo so, lo so che è difficile. So perfettamente come ti senti, e non devi pensare nemmeno per un secondo di essere sola. Devi fidarti di me. Ti starò sempre vicino, sempre. 
Le sfiora le labbra con un bacio lieve, ma carico di promesse. Elena non si oppone, ma sa perfettamente che qualcosa dentro di lei sta cambiando. E non si tratta solo della sua nuova condizione. è... qualcosa che tenta lentamente di affiorare tra i suoi ricordi, e che ora si rende conto di non poter più ignorare...


Quando Damon si richiude la porta alle spalle è già notte inoltrata. Sa bene che dovrebbe andarsene da quella casa, che la sua presenza lì non serve proprio a niente. Tuttavia, l'unica cosa che è in grado di fare è sedere sotto il portico, con il bicchiere pieno a fargli compagnia. Guarda davanti a sè, sospirando con forza. Si aspetta che da un momento all'altro il suo migliore amico lo raggiunga per sedersi vicino a lui. L'unico, miglior compagno di bevute che abbia mai avuto. Ma Rick non è più qui, adesso. E non tornerà. Ogni volta che ci pensa gli viene voglia di mettersi a urlare per la frustrazione. Ma a cosa servirebbe? Niente lo riporterà indietro, e dovrà accettarlo prima o poi. Ma è difficile. Come è difficile vedere Elena in quelle condizioni, e soprattutto sapere che adesso si trova di sopra con Stefan. L'unica cosa che gli riesce terribilmente facile, invece, è odiare suo fratello. Odiarlo con tutte le sue forze, per quello che le ha fatto. Per come ha stravolto la sua vita così improvvisamente, donandole un'immortalità che lei non avrebbe mai chiesto. Ma non può immischiarsi, si ripete per la centesima volta. Elena ha scelto Stefan, ed è Stefan che vuole al suo fianco. Lui non deve più interferire, punto. Messaggio ricevuto. Allora perchè quel terribile senso di angoscia e frustrazione che sente dentro non accenna ad abbandonarlo, neppure per un attimo? è talmente intenso, e bruciante che nemmeno i fumi dell'alcool riescono a placarlo. Ha già vuotato il quarto bicchiere, ma non sembra mai abbastanza. Forse dovrebbe andarsene in giro a combinare qualcosa di stupido come al suo solito. Forse, lo farebbe sentire meglio. Oppure rimarrebbe l'idiota di sempre. Idiota, come lo ha definito Elena. E forse ha proprio ragione. Perchè continuare ad amarla così disperatamente, ormai non ha più alcun senso. Tutto a un tratto, i suoi sensi annebbiati scorgono un'esile ombra lontana, che rapidamente avanza verso di lui...

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Tutto a un tratto, i suoi sensi annebbiati scorgono un'esile ombra lontana, che rapidamente avanza verso di lui. Si esibisce in un sorriso sghembo. 
- Il piccolo Gilbert... Che diavolo ci fai quà fuori a quest'ora? Torna immediatamente dentro!
Jeremy lo guarda, esterrefatto. 
- Ho appena finito il turno! Sei fatto? 
Damon gli mostra il bicchiere vuoto, agitandolo sotto il suo naso. 
- Solo ubriaco.
Dice. Lo vede scuotere la testa. 
- Non dovresti essere qui. Nessuno di voi dovrebbe essere qui! Ne ho abbastanza di voi vampiri, non vi sembra sia arrivata l'ora di lasciarci un pò in pace?
Esclama, incenerendolo con lo sguardo. Il vampiro volta la testa dall'altra parte. L'ultima cosa di cui ha bisogno adesso, è mettersi a discutere anche con Jeremy. 
- Vedi - dice a voce bassa - non vorrei passare per lo stronzo della situazione, ma ti ricordo che anche tua sorella adesso ha le zanne! 
Jeremy non sembra più arrabbiato. Adesso è decisamente livido. 
- Tu non sei solo stronzo, sei anche un idiota!
- E tu sei proprio uguale a tua sorella, lo sai? 
- Bè, se è così non farti venire in mente di baciare anche me, allora! 
Damon lo fissa intensamente, indeciso se ucciderlo subito oppure farlo prima soffrire strappandogli la pelle di dosso. Opta comunque per una terza opzione. 
- Molto divertente - sibila a denti stretti - che ne dici di filare immediatamente dentro prima che ti prenda a calci nel sedere? 
- Avevo ragione, sei fatto. 
Dice il ragazzo, prima di entrare in casa e richiudersi la porta alle spalle. 
- Sono ubriaco!
Replica Damon. 
- Ubriaco e fatto!
Lo sente esclamare dall'interno. 
Non passa molto tempo che, una presenza alle sue spalle cattura la sua attenzione. 
- Che ci fai qui? 
Dice, rivolto all'ombra esile ed alta che lo sta osservando. 
- Io... avevo bisogno di prendere un pò d'aria. E Jeremy ha detto che ti avrei trovato qui fuori. 
Si avvicina di più per sedersi accanto a lui, e solo allora Damon alza lo sguardo verso di lei. Anche se avrebbe preferito non farlo. La sua pelle sembra quasi trasparente ora, e le sue labbra più violacee. Il vampiro ha come l'impressione che sia addirittura più magra. 
- L'odore del sangue di tuo fratello è una tentazione troppo forte, non è vero? Dovresti nutrirti, sei debole. 
La vede giocare nervosamente con il minuscolo anello che porta al dito, segno che forse ha deciso di reagire almeno un pò. Alza comunque le mani in segno di resa. Forse si è sbilanciato un pò troppo. 
- Va bene, messaggio ricevuto. Non sono affari miei. Scusami se mi sono intromesso nella tua vita, c'è già Stefan per quello!
Esclama abbassando lo sguardo, mentre sente che Elena gli prende la mano, stringendola forte tra le sue. Quel solo, semplice contatto basta a scatenare in lui un terremoto di emozioni tali che, ha quasi paura di non riuscire a contenerle tutte insieme. 
- Damon, io ho bisogno del tuo aiuto tanto quanto ho bisogno di quello di Stefan, e di Caroline... e di tutti i miei amici. E... mi dispiace per prima. Davvero. 
Sta dicendo Elena, ma lui non l'ascolta quasi. Guarda il suo viso, le sue guance scarne e, improvvisamente, gli viene voglia di abbracciarla. Di stringerla forte a sè per rassicurarla, per dirle che ci sarà sempre per lei. Qualunque cosa accada. Ma non può affrontare l'argomento adesso, semplicemente perchè non tocca più a lui farlo. Stefan, infatti, saprà starle vicino meglio di chiunque altro. E mai come in questo momento vorrebbe ricordarle che lei ha scelto suo fratello, ora e per sempre. Non può dimenticarlo. "Sarà sempre Stefan". E' quell'ultimo, doloroso pensiero a dargli la forza di lasciare la sua mano, di alzarsi per allontanarsi da lei, quando in questo momento l'unica cosa che vorrebbe fare è... no, non importa. Ora va bene così. Elena segue ogni suo movimento con espressione confusa, come se non capisse. 
- Damon...
- Buonanotte Elena. 
La interrompe con quelle semplici parole, allontanandosi nella notte e lasciandola lì, sola e piena di dubbi. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


- Credi davvero che me ne starò qui ad osservarla mentre divora il suo primo, innocente coniglietto? 
Esclama Bonnie con gli occhi sgranati, incenerendo Caroline con lo sguardo. Ma la vampira apre le braccia sorridendo, come se il fatto di trovarsi in cima a quella montagna alle 8 del mattino, fosse la cosa più naturale del mondo. 
- Rilassati, Bonnie - dice poi, rivolta all'amica - non l'ho certo portata qui per dare la caccia ai conigli! 
- Ah, no? Allora per cosa? 
Ribatte la strega, sempre più confusa. Le labbra di Caroline si aprono ancora in un largo sorriso mentre prende Elena per mano, facendole fare un passo avanti. 
- Benvenuta in cima alla montagna più alta di Mistic Falls, amica mia - aggiunge rivolta alla neovampira, che le rivolge uno sguardo curioso - Bè, non è fantastico quassù? Ne è valsa la pena fare tutta quella strada per poi avere davanti un panorama mozzafiato come questo, no? 
- Parla per te, Car - esclama Bonnie, massaggiandosi le ginocchia ancora doloranti - io sono stanca morta! 
- Non darle retta Elena, e osserva bene tutto quello che ti circonda. Da qui puoi vedere tutta la città. 
Elena annuisce. Il solo fatto di trovarsi all'aria aperta dopo tre giorni di reclusione, al buio, e poter finalmente sentire il calore del sole sulla pelle, la rende quasi euforica. Lancia uno sguardo all'anello che porta al dito, immaginando cosa potrebbe succederle se adesso lo togliesse. è tutto così strano. Se ne rende conto ancora una volta mentre comincia a guardarsi intorno. è come se le fronde degli alberi, il cielo sopra di lei e qualunque altra cosa rientri nel suo campo visivo, avessero acquistato improvvisamente dei colori più forti. Più brillanti. Come se fino a quel momento avesse tenuto delle bende davanti agli occhi, che le impedivano di vedere chiaramente. Ma quell'euforia non dura molto. Lentamente, infatti, si accorge che in mezzo a tutti quei colori c'è qualcosa... qualcosa che non riesce a definire. Sembra dapprima un sommesso mormorìo, ma che in breve tempo si trasforma in un vero e proprio rumore assordante. Lo riconosce, non sa come ma, riesce a riconoscerlo. Il fluire lento e costante del sangue sotto la pelle, centinaia di cuori che sembrano battere all'unisono... tutto questo rappresenta per lei un richiamo irresistibile. Si porta una mano alle labbra, come per mettere fine a quell'insopportabile bruciore alle gengive che torna improvvisamente ad assillarla, e al quale non può opporsi. 
- Elena, guardami, va tutto bene. Non spaventarti, solo... respira profondamente. 
Caroline, accortasi di quello che sta succedendo all'amica, cerca di tranquillizzarla aiutandola a riprendere il controllo di sè. Elena respira profondamente un paio di volte, fino a che sente i canini ritrarsi lentamente. Guarda Caroline, che le sorride. 
- Brava. Dimmi adesso, come ti senti? 
Le chiede con dolcezza. 
- Io... credo di avere la gola in fiamme. 
Sussurra lei. A quelle parole, Bonnie indietreggia istintivamente. Sentir parlare così la sua migliore amica, la spaventa e la sconvolge allo stesso tempo. 
- Bè, è normale. Quello che hai appena sentito è il fracasso che gli esseri umani fanno senza neanche rendersene conto, e solo respirando. Tutti i tuoi sensi adesso sono all'erta, e molto più sviluppati rispetto a quelli di un comune mortale, e da qui puoi sentire praticamente ogni singolo abitante dell'intera città. Questo ci riporta al perchè della nostra visita in questo posto. Se ti abituerai a resistere al richiamo del sangue su questa montagna, infatti, ti sarà più facile camminare in mezzo alla gente e condurre una vita normale. 
Caroline le prende la mano, stringendola forte. 
- Hai bisogno di nutrirti con costanza - aggiunge - ma senza eccessi. Con moderazione. 
Elena annuisce, senza dire una parola. è ancora scossa per quello che ha appena provato. E il bruciore alla gola non accenna a diminuire, divenendo un bisogno sempre più forte. Quasi un chiodo fisso. Viene però distratta dalla voce di Bonnie e... dalle sue vene pulsanti. 
- Bene, adesso che abbiamo capito cosa ci facciamo qui, mi spieghi perchè diavolo ci hai trascinato anche me? 
- Perchè noi tre siamo amiche da sempre - spiega Caroline - ed è giusto che anche tu sia qui a sostenere Elena in un momento così difficile della sua vita. Insomma, abbiamo sempre fatto tutto insieme, e...
- Car, è tutto a posto - la interrompe Elena. Davvero. Se Bonnie non se la sente, io... posso capirlo. Non voglio costringerla ad assistere a tutto questo, se lei non è pronta. Ed è evidente che non lo è. In fondo... chi lo sarebbe? Insomma, guardami, non sono certo un bello spettacolo! 
Dopo quelle parole, Bonnie corre ad abbracciare l'amica, chiedendosi chi sia il vero mostro tra loro tre in quel momento. 
- Oh Elena, mi dispiace tanto! Io voglio veramente starti vicino, e sostenerti! E' solo... così difficile per me vederti in questo stato.
Dice, sinceramente dispiaciuta mentre sente che Elena ricambia l'abbraccio, con slancio. 
- Va tutto bene, Bonnie... 
Le sussurra, ma il profumo che emana l'amica le riempie subito le narici, confondendole le idee. Lo sente, riconoscendolo ancora una volta. è forte ed inebriante, e le scorre sotto la pelle in un richiamo così potente che non può più opporsi. Ne ha bisogno. Ha bisogno del suo sangue, solo di un goccetto che plachi la sua insopportabile sete. Poi starà bene. Le basta solo un piccolo sorso...

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


A quel punto, è tutto un susseguirsi di immagini confuse nella sua mente. Le sue labbra che, lentamente scoprono i canini, le mani di Caroline che con forza l'allontanano da Bonnie, e le urla di quest'ultima, che si accascia a terra piangendo. Sono proprio quelle a riportarla alla realtà, a farle prendere coscienza di ciò che stava per fare. 
- Oh Dio, no... no, Bonnie...
- Stà lontana da me! 
La sente gridarle contro, tremante e con gli occhi sgranati dallo choc. 
- Bonnie, no! Non fare così! Elena, tranquilla, non è successo niente... non hai fatto niente...
Sente a malapena la voce di Caroline che, invano, sta cercando di rassicurarla, ma non serve a niente. Lei non lo merita. Non merita l'aiuto di nessuno. E' soltanto un mostro, un orrendo mostro da cui tutti dovrebbero stare lontani. 
Mentre corre via, lontano dalla voce di Caroline che le intima di fermarsi e tornare indietro, e dal pianto insistente di Bonnie che non accenna a diminuire, l'unica cosa a cui riesce a pensare è di aver superato il limite stavolta. Come ha potuto cercare di mordere la sua migliore amica? La sua sete di sangue l'ha davvero resa schiava fino a questo punto? Ed è in mezzo a tutte quelle violente emozioni, così difficili da gestire e che le pesano dentro come un enorme macigno, che si fa strada improvvisamente un ricordo lontano. Lo stesso che la tormenta già da un pò, ma più vivo e presente che mai adesso, come forse non lo era mai stato prima. 
" Allora, dimmi un pò. Cos'è che voglio?"
" Vuoi un amore che ti divori. Vuoi passione, e avventura... e anche un pò di pericolo."


Elena corre, corre senza fermarsi, perchè adesso sa cosa deve fare...


Bonnie, seduta sull'auto di Caroline osserva l'amica che, poco più in là sta parlando al telefono, gesticolando forsennatamente. è agitata, troppo agitata. La segue con lo sguardo mentre raggiunge la macchina, rimettendo il cellulare nella borsa. 
- Ho chiamato Stefan e gli ho detto tutto - la sente dire, la voce stridula - accidenti, accidenti! Non può essere andata lontano, dobbiamo assolutamente ritrovarla!
La strega le lancia un'occhiataccia. 
- No, Caroline - dice - tu devi ritrovarla. Io non voglio averci niente a che fare con questa storia. 
La vampira si volta verso di lei prima di mettere in moto, sgomenta. 
- Cosa? Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Elena è fuori di sè in questo momento, insomma... è una mina vagante! Un pericolo per sè e per gli altri!
- Me ne sono accorta, c'ero anch'io quando ha cercato di mordermi! 
- Ma non lo ha fatto! 
- Solo perchè tu l'hai fermata in tempo! Altrimenti...
Caroline sospira, poi ingrana la marcia. 
- Bonnie, ti prego. Non pensare a questo adesso...
- Come puoi chiedermi di non pensarci? 
Ribatte lei, chiudendo gli occhi e riaprendoli subito dopo. 
- Ascolta...
- No, ascolta tu ora, ok? Ho perso mia nonna per colpa dei vampiri, e mia madre adesso è una di loro. E tutto questo, per proteggere Elena. Sempre e soltanto lei. 
La vampira scuote la testa. 
- Tutto quello che è successo non è certo colpa sua. 
Dice, cercando di farla ragionare mentre la vede prendersi la testa fra le mani. 
- Lo so - replica con un filo di voce - ma in un modo o nell'altro... sono sempre io a farne le spese. Sempre io a soffrirne. E sono stanca. 
Caroline non può fare a meno di provare empatia nei confronti dell'amica. Ha ragione, non meritava di passare attraverso tutto questo. 
- Mi dispiace - dice, guardandola con affetto - dico sul serio. Per tutto quanto, e sai che sono dalla tua parte, ma... si tratta di Elena. Per qualche attimo nessuna delle due dice una parola. Caroline tiene gli occhi fissi sulla strada, chiedendosi quale sia il modo migliore per rimettere le cose a posto senza che qualcuno debba soffrirne per questo. Forse è inevitabile...
E' proprio Bonnie, alla fine, a rompere il silenzio per prima. 
- Quella non è Elena - dice - io non so più chi sia, nè cosa ne abbia fatto della mia migliore amica. Perciò mi dispiace Car, ma non posso venire con te a cercarla. Non ora. Io... ho solo bisogno di tornare a casa. 
L'amica si volta verso di lei. 
- E' davvero quello che vuoi? 
La vede annuire lentamente. 
- Ok. Ti accompagno. Spero solo che nel frattempo Stefan si sia già messo sulle sue tracce. 
- Posso andare a piedi. 
- No - scuote la testa con decisione - scordatelo. Non ti lascerò andare a piedi, sei ancora scossa. 
Bonnie si rilassa contro lo schienale dell'auto, facendo vagare lo sguardo tra le file degli alberi che circondano la piccola stradina che hanno appena imboccato, e che tra non molto le condurrà davanti al vialetto di casa sua. Dovrebbe sentirsi in colpa visto che si rifiuta di collaborare alle ricerche, ma tutto quello che riesce a provare è solo un gran sollievo. Ad un tratto, voltandosi verso Caroline, nota qualcosa di strano. 
- Che cos'hai lì? 
Domanda. 
- Dove? 
Risponde la vampira. 
- Tra i capelli. Ecco qui. 
Dice, tirando fuori da una delle sue ciocche bionde un minuscolo filo d'erba, rimastole impigliato. 
- Oh, e anche dall'altra parte. Ecco fatto. Perchè hai dell'erba sui capelli? 
Chiede distrattamente, mentre si libera di essa gettandola dal finestrino. Caroline sorride. 
- Oh, bè... è una lunga storia - dice - posso solo dire che ieri sera Tyler è stato piuttosto... esuberante. Anche più del solito. 
Bonnie le rivolge uno sguardo interrogativo, mentre un piccolo campanello d'allarme comincia a suonare nella sua testa, non facendole presagire nulla di buono. 
- Che vuoi dire? 
- Che l'ho trovato davanti casa al mio rientro, e non mi ha nemmeno dato il tempo di aprire la porta che... insomma, lo abbiamo fatto in giardino. Forse, non mi ero ancora ripulita bene i capelli...
Ma la strega non l'ascolta più ormai, è solo troppo sconvolta. Avrebbe dovuto prevederlo che quel maledetto non avrebbe certo perso tempo!
- Tu... hai fatto sesso con Tyler? Sull'erba?
E' tutto ciò che riesce a dire, mentre sente che le mani iniziano a tremarle. 
- Bè, si lo so, forse è stato tutto un pò azzardato, ma lui era così.. passionale...
- Caroline, come hai potuto? Voglio dire...
Il sorriso sulle labbra dell'amica si spegne lentamente, mentre la guarda come se fosse improvvisamente diventata pazza. 
- Ti crea qualche probema che faccia sesso con il mio ragazzo, di tanto in tanto? 
- No - si affretta a dire Bonnie con aria nervosa - come ti viene in mente! Ci mancherebbe... 
- Allora perchè la mia vita sessuale tutto a un tratto è diventata più importante della scomparsa di Elena? 
Esclama la vampira, un pò infastidita dalla piega che ha preso l'argomento. 
- Hai ragione, scusami. Forse, però, c'è qualcosa che dovresti sapere... 
- Non ora Bonnie - la interrompe - ho altro per la testa. Stefan l'aveva affidata a me questa mattina, ed io... ho combinato un casino. Forse non era ancora pronta ad uscire. Dio, se dovesse succederle qualcosa o, peggio, dovesse combinare qualcosa di irreparabile, io... 
Bonnie le prende la mano, cercando di tranquillizzarla. E anche di tranquillizzare se stessa. 
- Sono sicura che sta bene, Car. Non preoccuparti. 
Dieci minuti dopo, Caroline bussa alla porta di casa Salvatore. 
- Uh, barbievampira a ore dodici - esclama Damon, non appena se la trova davanti - stavo giusto andando a fare una doccia, sei qui perchè volevi vedermi nudo? 
La vampira gli lancia un'occhiataccia torva. 
- Piuttosto mi faccio impalettare e gettare nel fuoco - ribatte incrociando le braccia - Elena è scomparsa e la sto cercando da più di mezz'ora, ormai. L'hai per caso vista? 
Lo vede aggrottare le sopracciglia, mentre la squadra da capo a piedi. 
- Perchè dovrei sapere dove Elena decide di passare le sue giornate? Bye biondina!
Dice, poi fa per chiuderle la porta in faccia, ma Caroline la blocca sul tempo, trattenendola con una mano. 
- Damon, aspetta - esclama con aria grave - parlo sul serio, era sconvolta quando è scapata e sono terribilmente preoccupata!
Il vampiro sgrana gli occhi azzurri, fingendosi sorpreso. 
- Scappata? Bè, non c'è da meravigliarsi, con la faccia che ti ritrovi l'avrai sicuramente spaventata. Voglio dire, ti sei vista? Chi non lo sarebbe! 
Dice con aria divertita, indicandola con un gesto della mano. Caroline ha voglia di spaccargli quel faccino insolente, tuttavia cerca di imporsi un certo autocontrollo. Non può certo perdere del tempo prezioso facendo il suo gioco. 
- Molto divertente - sibila infatti a denti stretti - peccato che questo sia un momento poco consono alle tue battutine idiote! 
- E' quello che pensavo anch'io - ribatte lui - lo sai? E' davvero un momento poco consono alla tua presenza, perciò levati dai piedi! Ho da fare! 
Ma lei non demorde. 
- Se non la troviamo adesso rischia di mettersi in pericolo facendo qualcosa di stupido! 
Grida con voce stridula, cercando di convincerlo a collaborare. Damon sospira, spazientito. 
- E allora? La gente fa continuamente cose stupide!Sparisci, Caroline!
Lo guarda fisso per un lungo momento, mentre lui le rivolge un piccolo ghigno di scherno che, ha il potere di farla infuriare ancor più di quanto non sia già frustrata in quel momento. 
- Fottiti Damon!
Esclama alla fine, scandendo bene le parole come se parlasse ad un perfetto imbecille, per poi voltarsi e andare via. 
- Buona giornata anche a te, baby!
Le grida dietro lui, prima di richiudersi la porta alle spalle. A quel punto osserva la figura che, in piedi davanti a lui, fa un lungo sospiro di sollievo. 
- Ok Elena, adesso vuoi dirmi cosa diavolo sta succedendo?

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


- Ok Elena, adesso vuoi dirmi cosa diavolo sta succedendo?
La neovampira si morde le labbra, nervosamente. 
- Grazie per non averle detto che sono qui. 
Dice con un filo di voce. Damon incrocia le braccia. 
- Non hai risposto alla mia domanda. 
Ribatte. 
- Ti prego, non chiedermi niente. Per favore. 
La guarda. Ha l'aria esausta e gli occhi gonfi ed arrossati. Deve aver pianto. La sua pelle, pallida e tesa, è adesso così trasparente da lasciare intravedere dei minuscoli capillari bluastri intorno agli occhi, e sulle mani scarne. Il tutto sembra quasi conferirle l'aspetto di un fantasma. Damon non sopporta di vederla in quello stato. Sa che deve fare qualcosa. 
- Sei disidratata - osserva - se non ti nutri immediatamente rischi di essiccarti. 
La vede scuotere la testa con vigore. 
- Non mi interessa. 
Dice. 
- Non dirlo nemmeno! Di là c'è un'enorme scorta di...
- Damon, smettila - lo interrompe - non berrò quella roba! 
E' più cocciuta del solito, almeno in questo non è cambiata. Ma non l'avrebbe lasciata vincere. Le avrebbe tenuto testa ad ogni costo. 
- "Quella roba" come la chiami tu, è l'unica cosa che può tenerti in piedi in questo momento! E poi lo hai già fatto una volta. 
Esclama, deciso. Elena indietreggia di qualche passo, abbassando lo sguardo. 
- Ed ho giurato di non farlo mai più - sussurra, quasi come se parlasse a sè stessa - non mi importa di cosa mi accadrà, qualunque cosa è meglio che vivere in questo orribile modo. Questa non è vita! Non può esserlo, perchè io sono già morta. 
Conclude, rassegnata. Damon vorrebbe avvicinarsi a lei, mettere fine al dolore che sta provando in qualche modo. In qualunque modo. Tutto, pur di non sentirla parlare così. Come se per lei non ci fosse più speranza. Ma intuisce che quello non è il momento opportuno. 
- Ok, sai cosa? Vado di là a prenderti una sacca. 
Dice dopo un attimo di esitazione, poi si allontana lentamente, per tenerla d'occhio ancora un pò. Darebbe qualunque cosa per sapere cosa sia successo, ma non se la sente di forzarla. Sarà lei a decidere se e quando vorrà parlare. 
- Potresti pensare che sia un hamburger frullato o roba del genere - dice, tentando di distrarla mentre la raggiunge con una sacca di sangue in una mano - magari lo butteresti giù molto più volentieri, e...
Si interrompe improvvisamente, notando l'occhiataccia che gli sta intanto lanciando Elena. 
- Va bene, la smetto!
Esclama, sollevando le mani in segno di resa. Guarda la sacca, poi lei, e improvvisamente gli viene un'idea. 
- Stavo pensando - dice infatti, cercando di prepararsi ad una sua possibile reazione negativa - non sei certo obbligata a berlo da qui, esistono i bicchieri. Se aspetti un secondo vado a prendertene uno. 
Attende qualche attimo prima di allontanarsi, ma lei non ha alcuna reazione. Si limita a tenere lo sguardo basso, assente. Come se si trovasse in un'altra dimensione. Damon poggia con cautela la sacca sul piccolo tavolo in legno al centro della stanza, poi si dirige in cucina. Elena non si muove ancora, ma l'intenso odore del sangue le sta già riempiendo le narici. Ed è così forte, così inebriante che non è più sicura di riuscire a resistere oltre. La gola le brucia in maniera insopportabile, ed i suoi canini premono dolorosamente per uscire mentre, la pelle del suo viso sembra tendersi ancora di più rendendo sempre più evidenti le sottili venuzze bluastre, che adesso sembrano pulsarle dall'interno. Seguendo un ritmo incalzante che lei non può più ignorare. Con un rapido movimento raggiunge la piccola busta in plastica, ansiosa di assaporare il liquido che contiene. L'afferra con entrambe le mani, con un'espressione estatica dipinta sul volto magro, prima di aprirla e lasciare che il sangue raggiunga finalmente le sue labbra. Che scenda lentamente a bagnare la sua lingua, la sua gola, arsa da una sete troppo a lungo trattenuta. A quel punto, niente di tutto ciò che la circonda ha più importanza. Beve, beve avidamente mentre sente che le forze le tornano pian piano, che la sua pelle si distende, riempiendosi dall'interno. Che quel senso di vertigine e debolezza è già sparito. Proprio in quel momento Damon è di ritorno e, non impiega molto a capire cosa stia succedendo. Elena ha ceduto, sapeva che sarebbe successo di lì a poco. 
- Bè, immagino che questo non ti serva più.
Dice alludendo al bicchiere che tiene in mano, ma si accorge che la sua voce l'ha distratta. Come se si fosse improvvisamente destata da un sogno. E' allora, infatti, che Elena si accorge di ciò che stava facendo e, d'un tratto, disgustata da sè stessa e da quel sangue di cui sente ancora il sapore, getta la sacca ormai vuota in un angolo del pavimento. Lontano da sè. Si accascia a terra, prendendosi la testa fra le mani e scoppiando in un dirotto pianto. Damon accorre subito in suo aiuto, chinandosi su di lei per risollevarle il viso. 
- Elena, calmati, va tutto bene...
Le sussurra, cercando di asciugare le lacrime che le rigano le guance, ma lei non sembra nemmeno ascoltarlo. 
- Io... avevo sete... avevo tanta sete...
Grida disperata, senza riuscire a calmarsi. 
- Guardami, guardami Elena! Per favore! Lo so, so che avevi sete, ma cerca di calmarti adesso. Non hai fatto proprio niente di male. 
La prende tra le braccia, stringendola forte e cullandola dolcemente, anche se sa che quella crisi tremenda non si placherà tanto facilmente. La conosce bene, c'è passato anche lui. Ma adesso è lì per starle vicino, per prendersi cura di lei. Non la lascerà soffrire da sola.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Un'ora più tardi Damon è seduto sul divano, con Elena rannicchiata contro il suo petto e la testa poggiata sulla sua spalla. Le sue dita sono intrecciate a quelle di lei, e ogni tanto sfiorano il piccolo anello in oro bianco che, d'ora in avanti non dovrà togliere mai più. Damon cerca di muoversi il meno possibile, per non spaventarla o agitarla ulteriormente. Sa che ha appena smesso di piangere, e che ora ha bisogno di un pò di tranquillità. Improvvisamente la sente sospirare e rannicchiarsi ancora di più contro di lui e, cercando di ignorare la violenta esplosione di emozioni che questo gli provoca, si sporge piano per guardarla ancora una volta. Sembra esausta, spossata, ma è sicuro che quella terribile crisi che ha appena superato, in fondo, sia servita a qualcosa. Osserva il suo viso, che adesso sembra aver perduto quel pallore spettrale che tanto l'aveva preoccupato, per tornare ad assumere il colorito di sempre, e le lunghe ciglia delle sue palpebre chiuse. Ha finalmente smesso di singhiozzare, cedendo a quel dolce torpore post-traumatico, tipico di quelle situazioni. Il vampiro sa di essere tremendamente egoista, ma vorrebbe che in quel momento il tempo si fermasse. Che Elena rimanesse lì, tra le sue braccia, aggrappata alla sua camicia come se lui fosse la sua unica ancora di salvezza, per sempre. Che non ricordasse più che alla fine di tutto questo, ci sarà Stefan ad attenderla. Sempre e comunque. Ma anche i sogni più belli sono destinati a finire, e Damon se ne rende conto quando la vede riaprire gli occhi lentamente. Tuttavia Elena non sembra contrariata, o infastidita di trovarsi in quella posizione. Si limita semplicemente a restarci, stringendo più forte le mani di Damon. 
Per un lungo momento nessuno dei due dice una parola, sarebbe superflua a quel punto. Elena prova uno strano senso di calma, una tale tranquillità interiore che, ad un certo punto, le sembra quasi naturale confidarsi con lui. Esprimere quello che sente. è lei, infatti, a rompere il silenzio per prima. 
- Oggi ho quasi morso Bonnie - sussurra - e non me ne sono neanche resa conto. è avvenuto tutto... come per un riflesso condizionato. Insomma, un minuto prima la stavo abbracciando, e quello dopo...
- Accidenti - la interrompe Damon, facendo un sorriso sghembo - eravamo quasi sul punto di liberarci di quella fastidiosa strega e tu, che fai? Ti fermi sul più bello? 
Elena gli lancia un'occhiataccia.
- Smettila!
Esclama dandogli un colpetto sul braccio, ma non può fare a meno di sorridere. 
- E' una cosa seria - continua poi - se non ci fosse stata Caroline, io... sarei andata fino in fondo. E non me lo sarei mai perdonata. Come ho potuto solo pensare di farle del male?
- Il punto è che non hai pensato. Hai semplicemente agito d'istinto. 
Risponde Damon, cauto. D'un tratto si accorge che Elena gli sta di nuovo stringendo la mano, giocherellando con le sue dita. Chissà se si rende conto di quello che sta facendo, oppure se è semplicemente sovrappensiero. 
- Ma io non sono questa. Io non sono così. 
Dice. 
- Adesso sì, adesso sei anche questa. 
La vede scuotere la testa, contrariata. 
- Ma non voglio!
Esclama con aria fiera. Il vampiro la guarda con affetto. 
- Non puoi opporti - dice - e non puoi combatterla. Devi solo accettarla, e imparare a conviverci. Questo è l'unico modo che hai per evitare che prenda il sopravvento su di te. 
- Non posso, non riesco ad accettare tutto questo... è così difficile.
Damon scuote lentamente la testa, e per un attimo anche lui ricambia la sua stretta. Elena fissa lo sguardo sulle loro mani intrecciate, poi torna a guardare quei magnetici occhi azzurri che la sconvolgono tanto, e che sembrano leggerle dentro meglio di chiunque altro. 
- Nessuno ha detto che sia facile - lo sente dire a voce bassa - ascolta, non ti mentirò Elena. Non ti farò sentire meglio dicendoti che presto passerà e che ti ci abituerai, perchè non è così. Potrebbero volerci mesi, anni o addirittura secoli. A volte avrai voglia di urlare e di spaccare tutto, persino di fuggire da te stessa. Ma non servirà a niente. La tua sete di sangue non si placherà per questo. Non ti aiuterà a ritrovare un equilibrio, se non lo accetti tu per prima. 
La vampira è piacevolmente sorpresa. Non avrebbe mai pensato di sentirgli dire certe cose. Intuisce che deve aver sofferto molto più di quanto abbia sempre lasciato intendere. 
- Io so solo che non voglio fare del male alle persone che amo.Voglio essere me stessa. 
Damon sorride. 
- Tu sei te stessa, e lo sarai sempre. Solo... con qualche istinto omicida in più!
Scherza, facendole sollevare la testa di scatto. 
- Damon! 
La sente replicare, e scoppia a ridere. 
- Ok, ok! La smetto!
- Ascolta - dice poi, tornando improvvisamente serio - ricordi di quando qualche tempo fa ti ho parlato di quel bottone che, basta pigiare pre spegnere le emozioni? Bè, non esiste quel bottone, Elena. Tutte le tue paure, le tue sensazioni, faranno sempre parte di te.Non potrai mai liberartene, ma solo fingere che non esistano. Puoi provare ad ignorarle, ma saranno sempre lì, in agguato. Saranno dentro di te, e ti investiranno quando meno te lo aspetti. Molto più intense, violente e amplificate di almeno cento volte. Rabbia, dolore, passione, desiderio...
Elena crede di sapere di cosa sta parlando. Le sente dentro, tutte, in quel preciso istante. E sono così forti, talmente intense che non sa se sarà in grado di controllarsi. Non in quel momento. Non davanti ai suoi occhi, chiari e penetranti che adesso la fissano intensamente, facendole quasi mancare la terra sotto i piedi. Ed è strano, ma anche se sa benissimo di non avere più un cuore ormai, ha quasi la sensazione di sentirlo battere furiosamente nel petto, come un tamburo. Le loro dita si cercano ancora, intrecciandosi e sciogliendosi per poi intrecciarsi ancora, come se seguissero passi di una lenta, ritmica danza. 
"Voglio che trovi tutto quello che stai cercando. Ma ora come ora, voglio che dimentichi questo incontro." 
Quelle parole, di nuovo vive dentro di lei. Come se, d'un tratto, non fossero mai state cancellate... 
Ora più che mai ha bisogno di capire. Ha bisogno di sapere. 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Ora più che mai ha bisogno di capire. Ha bisogno di sapere. 
- Damon, io...
Comincia, la voce tremante, ma l'improvviso, insistente suono del cellulare di Damon le impedisce di continuare la frase. Il vampiro sbuffa, infastidito, poi prende il telefono dalla tasca dei pantaloni, guardando il display. 
- E' Stefan. 
Dice. La sua voce sembra aver perso tutta la dolcezza di poco prima, tornando d'un tratto al suo solito tono duro, deciso. Quasi arrabbiato. Elena scuote la testa lentamente. Damon la guarda, ha capito. 
- Fratello - esclama portandosi il cellulare all'orecchio - cosa posso fare per te?
" Damon, sto cercando Elena. So che questa mattina era con Caroline e Bonnie, ma a quanto pare è scappata. La sto cercando da ore ormai, e sono molto preoccupato. Non è che per caso l'hai vista, o magari ti ha chiamato?"
Mentre Stefan parla, Elena è stupita dal fatto di poter sentire ogni singola parola di quello che sta dicendo, anche se lui è all'altro capo del filo. Il suo udito adesso è eccezionale. Damon torna a guardarla mentre risponde: - No, mi spiace Stefan, non l'ho proprio vista. Ora scusami ma devo lasciarti. 
" Damon..."
Chiude la comunicazione, senza smettere di fissare Elena. 
- Lo sai che non puoi nasconderti per sempre, vero?
Dice. La vede abbassare lo sguardo. 
- Io voglio solo... rimanere qui per un pò. 
Il vampiro sospira, poi le prende la testa fra le mani, accarezzandole le guance con i pollici, lentamente. Riesce ancora a sentire il suo profumo, quel dolce aroma di gelsomino che emana la sua pelle. Si, è sempre la sua Elena. Non è mai cambiata. I loro sguardi si incontrano di nuovo, perdendosi l'uno nell'altro. Inevitabilmente. Ghiaccio e cioccolato. " Unione improbabile " pensa Elena, mentre entrambi si rendono conto di non potersi più trattenere ormai. Si appartengono, si vogliono. E lo sanno bene. I loro visi sono vicini, troppo vicini. Le loro labbra si cercano, si incontrano, si sfiorano, finendo per fondersi insieme in un bacio carico di passione. Elena affonda le mani fra i suoi folti capelli neri, attirandolo più vicino mentre solleva il bacino quanto basta per cambiare posizione, aderendo così completamente al suo corpo. Le dita di lui si insinuano intanto sotto la sottile stoffa della sua maglietta, sfiorandole la pelle nuda e infiammandola di desiderio. A quel punto, presa da un impeto di passione, la ragazza lo sorprende sedendo a cavalcioni su di lui e, senza tante cerimonie gli strappa di dosso la camicia con furia quasi animalesca, facendo saltare tutti i bottoni. 
- Ehy... dove sono finite le tue buone maniere? Questa era la mia camicia migliore...
Sussurra Damon con voce roca, lanciandole uno sguardo malizioso. A quelle parole, Elena sembra improvvisamente rendersi conto di quel gesto, forse un pò troppo azzardato, finendo per irrigidirsi tra le braccia del vampiro. Lo vede sorridere mentre le accarezza la schiena con studiata lentezza, nel tentativo di rilassarla. 
- Guarda che non mi stavo mica lamentando. Posso sempre sostituirla con una nuova. 
Chiarisce, prima di ricominciare a baciarla con foga e, con un rapido movimento ribaltare la posizione, stendendosi su di lei. A quel punto si libera in fretta di ciò che resta della sua camicia, d'un tratto diventata troppo stretta, per gettarla ai suoi piedi in un angolo del pavimento. La guarda negli occhi carichi di desiderio, finalmente libero di occuparsi di lei e del suo collo candido, tracciandovi una scia di piccoli baci roventi che la fanno gemere dal piacere. Elena si rende conto di desiderarlo talmente tanto da starne male, ed è così agitata che vorrebbe strapparsi i vestiti di dosso tutti in una volta, per placare quel senso di dolce frustrazione che la porta a fremere violentemente contro quel corpo scultoreo. Non crede di aver mai provato niente di simile in vita sua, e quando sente che le sue labbra calde scendono a tormentarle i fianchi, ha quasi paura di poter esplodere dall'emozione. A quel punto gli prende la testa fra le mani, costringendolo a risalire verso il suo viso per baciarlo con passione, avvolgendogli le gambe attorno ai fianchi per sentirlo più vicino. Chiude gli occhi, sentendo che le dita del ragazzo le sollevano la maglietta quanto basta per cominciare ad armeggiare con la chiusura del suo reggiseno, ma proprio in quel momento, l'immagine del volto di Stefan le compare davanti improvvisamente, facendola trasalire. Apre gli occhi di colpo, interrompendo bruscamente il bacio e allontanando Damon da sè, sollevandosi di scatto per rimettersi a sedere. Il vampiro la guarda con espressione confusa.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Elena apre gli occhi di colpo, interrompendo bruscamente il bacio e allontanando Damon da sè, sollevandosi di scatto per rimettersi a sedere. Il vampiro la guarda con espressione confusa. 
- Che c'è - dice - ho fatto qualcosa di sbagliato? Forse... sto andando troppo in fretta? Perchè se è così, possiamo... 
- No, Damon - lo interrompe, cercando di sfuggire al suo sguardo inquisitore - non hai fatto proprio niente di sbagliato. Tu non c'entri. è solo che... 
Lascia la frase in sospeso, senza trovare la forza per continuare. La verità è che è troppo difficile anche per lei. Sembra tutto... così confuso, quasi irreale. Lo vede avvicinarsi nuovamente per sfiorarle una guancia con le dita, prima di depositarle un piccolo bacio sulla spalla. Quel semplice contatto ha la capacità di scatenarle dentro le stesse emozioni di poco prima, facendola combattere contro l'irresistibile desiderio che ha di baciarlo ancora. Di abbandonarsi totalmente a lui. Ma non può. Sa che non può farlo. 
- Solo... che cosa? Elena, dimmi perchè ci siamo fermati. 
Damon insiste, sollevandole il mento con un dito per costringerla a guardarlo negli occhi. Per costringerla ad affrontarlo. è a quel punto che si accorge delle sue lacrime che, silenziose, stanno scendendo a rigarle le guance. Scuote la testa, incredulo, mentre la vampira comincia a singhiozzare. A quel punto si allontana da lei con uno scatto improvviso, rialzandosi in piedi per voltarle le spalle. 
- Stefan - dice, la voce atona - si tratta di lui, non è vero? Ma certo, avrei dovuto immaginarlo.
- Damon, non è come pensi...
- Davvero? - la interrompe, voltandosi di nuovo e trafiggendola con lo sguardo - Allora spiegami com'è, perchè io penso che tu stia di nuovo giocando col fuoco! Insomma, prima mi salti addosso e finiamo per arrotolarci sul divano come due animali arrapati, e l'attimo dopo mi respingi come se fossi la creatura più orripilante sulla faccia della terra! Perchè, perchè lo fai, a che gioco stai giocando? 
- Mi dispiace, mi dispiace tanto. Io... non posso farlo. Sai cosa provo per lui... 
Sussurra, la voce rotta dal pianto. Damon annuisce, guardandola con disprezzo. 
- Certo che lo so. L'unica cosa che mi sfugge, però, è cosa provi per me! Ti va di rispondermi, oppure devo pensare che tu ti stia divertendo a prendermi in giro ancora una volta?
Elena lo guarda con espressione addolorata. Sul suo viso non sembra più esserci traccia di quella dolcezza che vi aveva letto poco prima. I suoi lineamenti, adesso, sono induriti da una rabbia che sta cercando di reprimere con tutte le sue forze, e che lei sente di meritare. Tutto a un tratto, sembra tornato il Damon di un tempo. Cinico, arrabbiato, deluso. Si rende conto che è proprio questo che gli ha appena fatto. Lo ha deluso, di nuovo.
- Non ti sto prendendo in giro, e lo sai. Ma Stefan fa parte di me, è dentro di me e non posso semplicemente comportarmi come se non fosse mai esistito, perchè non è così! Sono innamorata di lui e... 
" e anche di te " sta per sfuggirle dalle labbra socchiuse, ma si trattiene appena in tempo. è davvero questo ciò che prova?Non lo sa più nemmeno lei, adesso ancor più di prima. Improvvisamente ha come la sensazione che la sua mente assomigli ad un enorme gomitolo di lana infeltrito, e pronto ad esplodere da un momento all'altro. Si avvicina per sfiorargli il braccio, nel tentativo di ristabilire un possibile contatto con lui, ma l'unico risultato che ottiene è quello di farlo ritrarre all'improvviso, come se lo avesse morso una tarantola. 
- Non toccarmi!
Sibila a denti stretti, incenerendola con lo sguardo prima di voltarle nuovamente le spalle. Parole dure, taglienti, che su Elena hanno l'effetto di una doccia fredda. Si stringe nelle spalle, rassegnata, mentre sente di nuovo salire le lacrime. Non credeva che tutto questo le avrebbe fatto così male. 
- Damon, non voglio ferirti...
Sussurra, quasi come se parlasse a sè stessa. 
- E' troppo tardi, Elena. 
Lo sente risponderle con voce grave. 
- Io... 
- Non venire mai più a cercarmi - aggiunge poi, interrompendola - non chiamarmi, e soprattutto non rivolgermi più la parola. Almeno finchè non ti sarai chiarita le idee. Cerca di capire cosa vuoi realmente perchè, anche se abbiamo l'eternità davanti, non resterò certo qui ad aspettarti per sempre!


Stefan tamburella nervosamente le dita sul suo ginocchio mentre, seduto sul divano di casa Gilbert osserva Caroline che, passeggiando da una parte all'altra della stanza si torce le mani, disperata. 
- Dove può essere andata? Ormai si sta facendo buio e noi non abbiamo cavato un ragno dal buco! E se le fosse successo qualcosa? Se avesse... 
- Caroline, stà calma - la interrompe lui, sospirando - sono sicuro che sta bene, ok? 
La vampira lo guarda come se fosse pazzo.
- Ah, si? E come puoi averne la certezza? - esclama aprendo le braccia - L'abbiamo cercata dappertutto senza il minimo risultato! Riprova a chiamarla. 
Stefan scuote la testa. 
- E' inutile - dice - ha lasciato il telefono in camera sua. 
Si prende la testa fra le mani, chiudendo gli occhi. Non ha idea di dove possa essere finita, e se dovesse succederle qualcosa di brutto non riuscirebbe mai a perdonarselo. è stato lui a dare inizio a questa orribile storia, e per la prima volta si rende conto che forse Damon ha sempre avuto ragione. Non avrebbe dovuto dare ascolto ad Elena quella notte, ma solo tirarla fuori da quella maledetta auto e sforzarsi di ignorare le sue proteste. Solo così l'avrebbe tratta in salvo. Ma Matt sarebbe morto a quel punto, e nemmeno questo sarebbe riuscito a perdonarsi. E non avrebbe potuto farlo nemmeno Elena. Dannazione, perchè non è riuscito a salvarli entrambi? Perchè qualunque siano le tue intenzioni, finisce sempre per fare la cosa sbagliata? è a questo che sta pensando mentre l'improvviso scattare della serratura cattura la sua attenzione. La porta si apre lentamente, e prima che possa rendersi conto che si tratta di Elena, Caroline è già corsa ad abbracciarla. 
- Oh mio Dio, oh mio Dio! Ero così preoccupata... stai bene? 
Esclama con le lacrime agli occhi, mentre la scosta da sè per assicurarsi che sia tutta intera. Elena sorride debolmente, annuendo. 
- Sto bene, Car. E' tutto a posto, davvero. Io avevo solo bisogno... di camminare un pò. 
Dice con un filo di voce, sciogliendosi dolcemente dall'abbraccio dell'amica per andare incontro a Stefan, che le prende le mani. I suoi grandi occhi verdi la scrutano con attenzione mentre le sorride, finalmente sollevato. 
- Elena, non hai idea di come mi sia sentito - dice, stringendo più forte le sue mani - che cos'hai fatto per tutto questo tempo? Dove sei stata fino ad ora? 
- Ve l'ho detto, avevo bisogno di camminare per schiarirmi le idee, ma non ho fatto niente di male. Te lo giuro, Stefan. 
" Se tralasciamo il fatto che stavo quasi per farmi tuo fratello sul divano di casa vostra. Ma questo è un particolare trascurabile, no? "
Abbassa lo sguardo, quasi come se avesse paura che il vampiro possa sentire cosa pensa, cosa prova. Il ricordo di ciò che è successo con Damon, e le sue ultime parole le pesano ancora dentro come un macigno. Il dolore e il senso di colpa sono ad un tratto talmente insopportabilida farle venire voglia di piangere di nuovo. Lotta nel tentativo di ricacciare indietro le lacrime, che impudicamente pretendono di rigarle il viso e svelare così i suoi sentimenti. Svelare la sua colpa. 
- Mi dispiace, mi dispiace tanto... 
E' tutto ciò che riesce a dire, la voce tremante, prima che le sue mani sguscino via da quelle di Stefan e che lei corra a rifugiarsi in camera sua, incapace di trattenersi oltre. Mentre si butta sul letto, lasciando che le lacrime prendano il sopravvento e lavino via tutte quelle forti emozioni, ormai troppo difficili da gestire, si rende conto cher le sue scuse non erano certo riferite al fatto di essere scappata. In realtà voleva scusarsi per aver passato la giornata insieme a Damon. Per averlo baciato, accarezzato e desiderato con tutta sè stessa, e perchè, nonostante tutto, sa di desiderarlo ancora. Sa che mentre Stefan le stringeva le mani, l'unica cosa a cui riusciva a pensare erano le mani di Damon sul suo viso, sulla sua pelle... 
Si lascia andare ad un breve ma intenso pianto liberatorio che, tuttavia, non riesce a placare il senso di colpa che sente bruciarle dentro come lava bollente. Si asciuga via le lacrime con gesti lenti, per poi rialzarsi in piedi ed avvicinarsi allo specchio, fissando la sua immagine riflessa con lo sguardo spento. Si tocca il viso, i capelli, come per assicurarsi di essere ancora lei. Di essere la stessa Elena di qualche giorno prima, quando non sapeva ancora cosa significasse quel prepotente bisogno di sangue, che sembra attanagliarle la gola in una morsa dolorosa. Senza un attimo di tregua. Quando era ancora umana. Sfiora il telefono distrattamente, poi lo prende tra le mani. Ha bisogno di parlare con Bonnie. Deve dire alla sua migliore amica che le dispiace per ciò che ha cercato di farle, e che non accadrà mai più. Ma è davvero così? Può veramente fidarsi del suo nuovo, imprevedibile istinto, dopo quello che è successo? Mentre scorre i numeri sul display alla ricerca di quello di Bonnie, nota le numerose chiamate ricevute da Stefan e Caroline durante la giornata. Che stupida che è stata a farli preoccupare a quel modo. Perchè non ha lasciato che la trovassero per riportarla a casa? Perchè Damon era stato l'unico che avesse davvero voglia di vedere in quel momento? E soprattutto, perchè lui si è divertito a cancellarle dalla mente il ricordo del loro primo incontro? Compone il numero dell'amica, accorgendosi poco dopo che ha il telefono staccato. Non vuole farsi trovare, non vuole parlarle. E forse è comprensibile, farebbe meglio a lasciarla in pace. Mentre sta per riporre via il cellulare, sconsolata, sente che qualcuno sta bussando alla sua porta. 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***



Mentre sta per riporre via il cellulare, sconsolata, sente che qualcuno sta bussando alla sua porta. è Stefan. 
- E' aperto.
Dice, mentre lo vede entrare, cauto. Le sorride timidamente. 
- Sono venuto per vedere come stavi - sussurra - ma se preferisci restare da sola, posso...
- No - lo interrompe - rimani. Ti prego. 
Stefan sospira a lungo e con forza, passandosi le mani tra i capelli in un gesto che tradisce enorme disagio. 
- Elena - dice dopo un lungo momento di silenzio, dentro al quale si insinua il rumore del ticchettìo dell'orologio - quello di prima non voleva essere un rimprovero. So che non hai fatto niente di male. 
La vampira gli rivolge uno sguardo interrogativo. 
- Come puoi saperlo? 
Domanda. 
- Mi fido di te, so che non mi mentiresti mai. 
Lo sente risponderle, mentre il senso di colpa torna a bruciarle dentro più che mai, divorandola inesorabilmente. Come ha potuto fargli questo? E perchè continua a fidarsi di lei così incondizionatamente, senza chiederle niente? Non dovrebbe fare così, lui dovrebbe... odiarla, non guardarla a quel modo. Non con quello sguardo così aperto e sincero. Così puro. Lei non lo merita di certo. 
- Io... non volevo farti stare in pena. Mi dispiace. 
E' tutto quello che riesce a dire, senza nemmeno avere il coraggio di guardarlo in faccia. Il vampiro le sorride con affetto. 
- Lo so, e va tutto bene. La cosa importante, adesso, è che tu sia di nuovo a casa. 
Dice semplicemente. Mai come in questo momento Elena ha avuto voglia di gettargli le braccia al collo per stringerlo forte, ma si trattiene, e non sa neanche il perchè. Si siede invece ai piedi del suo letto, subito imitata da lui. Stavolta la neovampira solleva lo sguardo, incontrando i suoi occhi. Restano in silenzio per un lungo momento, come se le parole non fossero necessarie a quel punto. Come se, improvvisamente, fossero tornati a comunicare come un tempo, quando gli sguardi che si lanciavano dicevano già tutto. Ma un tempo, l'immagine del viso di Damon non si sarebbe mai sovrapposta a quella del fratello, confondendole le idee. Un tempo, i suoi occhi azzurri non sarebbero mai comparsi così improvvisamente, dal nulla, per prendere il posto di quelli di Stefan. Per guardarla con quell'intensità di cui solo lui è capace. Elena chiude gli occhi per un attimo, e quando li riapre si accorge che l'immagine di Stefan le appare finalmente più chiara. Nitida, proprio come doveva essere. Come è sempre stata. Lì, vicina al suo viso e con quei grandi occhi verdi che non si stancano mai di vegliare su di lei, come se volessero proteggerla per sempre. Ora a quel "per sempre" avrebbero finalmente potuto dare un senso. 
- Ascolta - lo sente dire poco dopo - noi due non abbiamo mai parlato di... quella notte. La notte dell'incidente, intendo. 
Elena scuote lentamente la testa. 
- Non c'è proprio niente da dire, Stefan. 
Lui le rivolge uno sguardo incredulo. 
- Certo che c'è, insomma, dovrai affrontarlo prima o poi. Dovremmo farlo insieme. 
La vede sospirare, infastidita. 
- No - ribatte con fermezza - parlarne non cambierà le cose. Non cambierà il fatto che sono... 
Non riesce a continuare la frase, e questo per Stefan è come una pugnalata al petto. Sapeva che stesse soffrendo per tutto questo, ma non aveva ancora capito quanto. E lui era l'unico responsabile del suo dolore. 
- Mi dispiace, Elena - dice, la voce ridotta ad un flebile sussurro - mi dispiace di averti lasciata morire a quel modo, e se solo trovassi il coraggio di dirmi cosa pensi realmente di me... 
- Stefan, che stai dicendo - lo interrompe, incredula - pensi... che sia colpa tua? Qui c'è un'unica responsabile di quello che è successo, e sono io! Tu non c'entri nulla! 
Lo vede abbassare lo sguardo, lentamente, mentre nota una lacrima brillare tra le sue ciglia socchiuse. Come può pensare che lui c'entri qualcosa con tutto questo? Gli prende il viso tra le mani, costringendolo a guardarla in faccia ancora una volta. 
- Stefan, guardami - esclama - ti prego! Sono stata io a chiederti di portare fuori Matt prima di me, la colpa è solo mia! Tu ti sei limitato a rispettare la mia scelta, come hai sempre fatto. E non devi, nemmeno per un secondo, sentirti responsabile di qualcosa che non hai commesso. 
Il vampiro le rivolge uno sguardo addolorato, mentre gli occhi gli si riempiono di lacrime. 
- Avrei potuto salvarvi entrambi... 
- E so che lo avresti fatto, lo so. Ma non è colpa tua. Era giusto così, e sono felice che Matt stia bene. Non avrei mai potuto perdonarmi se gli fosse successo qualcosa. 
Elena asciuga le sue lacrime con gesti veloci delle dita, sfiorandogli poi le labbra socchiuse mentre lo sente risponderle: - Stai dicendo che è giusto che ora tu stia in queste condizioni? Che era giusto sacrificarti per... 
- Hai fatto solo quello che ti ho chiesto di fare - lo interrompe, guardandolo con affetto - lasciandomi libera di scegliere, ancora una volta. Ed io ti amo tanto per questo. 
Lo bacia, senza nemmeno permettergli di replicare e, mentre assapora il gusto delle sue lacrime sente che ciò che ha appena detto è la verità. è così, lei lo ama. Lo ama ed ha bisogno di lui per raggiungere di nuovo un equilibrio. Per stare finalmente bene, senza più sofferenza nè sensi di colpa. Lo ama... ma allora perchè ha bisogno di ripeterselo continuamente, come un disco rotto, per poterci davvero credere?

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Quella sera, mentre sta tornando a casa, Stefan si chiede se quella di lasciare Elena da sola con Caroline sia stata davvero una buona idea. Forse, dopo quello che è successo avrebbe dovuto... no, non può sempre essere così iperprotettivo. Adesso Elena è a casa sua, al sicuro, e non ha alcun motivo per continuare a preoccuparsi. Del resto Caroline ha insistito così tanto per rimanerle vicino, che alla fine ha dovuto cedere per forza. E poi, non vuole certo che pensi che non abbia più fiducia in lei dopo l'incidente di quel giorno. Non è stata certo colpa sua se Elena ha deciso di scappare, sarebbe potuto capitare anche a lui di perderla di vista. Quando apre la porta, il suo primo pensiero è quello di aver sbagliato ingresso. Si guarda attorno, esterrefatto, pensando che quel posto assomigli più ad una specie di cantiere polveroso che a casa sua. La stanza da pranzo, infatti, è avvolta nel caos più totale. Il grande tavolo in ciliegio è stato scaraventato a terra e rotto in più parti, ed il servizio di porcellana è praticamente sparito dalla vetrina per finire disseminato sul tappeto, in mille pezzi. Dappertutto, lampade e vasi rovesciati negli angoli più disparati, e bottiglie di vetro rotte disseminate sul parquè e sulle scale. 
- Che diavolo è successo qui? 
Esclama in preda al più totale stupore, mentre tenta di farsi spazio in mezzo a tutta quella confusione. Quando rialza lo sguardo, seduto in un angolo del divano, nota Damon. è di spalle, con un bicchiere vuoto in mano e non si prende nemmeno la briga di rispondere. Stefan sospira, scuotendo lentamente la testa. Probabilmente è meglio non fare domande. 
- Elena è tornata a casa. 
Dice semplicemente. Lo vede fare spallucce. 
- Te l'ho forse chiesto? 
Lo sente rispondere. La sua voce sembra impastata dai fumi dell'alcool, ma pur sempre dura, tagliente. Stefan sa che il fratello è furioso con lui, e che non gli passerà tanto facilmente. Ma adesso si sta parlando di Elena, e non riesce proprio a comprendere quel suo disinteresse improvviso. 
- Pensavo che visto che oggi mi hai praticamente sbattuto il telefono in faccia - ribatte - e non ti sei nemmeno preso la briga di aiutarmi a ritrovarla, ti interessasse almeno sapere che sta bene. 
Dopo un lungo momento di silenzio, durante il quale Stefan continua a tenere lo sguardo fisso su di lui, incuriosito, Damon finalmente risponde. 
- Che importanza vuoi che abbia che io lo sappia o meno? - dice - è tornata da te. Fra le tue braccia. è questo ciò che conta di più, no? 
Il fratello nota una punta di sarcasmo nella sua voce, e la cosa lo infastidisce non poco. 
- Si può sapere che problemi hai? - sbotta infatti - perchè fai così, non ti ho mai chiesto di restare fuori dalla sua vita! 
A quel punto lo vede alzarsi di scatto e lanciare in aria il bichiere che fino a quel momento aveva tenuto in mano, per poi raggiungerlo con un balzo deciso e guardarlo finalmente in faccia. Il rumore improvviso del vetro infranto contro il pavimento fa trasalire Stefan, mentre nota che Damon gli lancia un'occhiata che lo gela fino al midollo. 
- Vedi, fratellino - sibila a denti stretti, sputando le parole con rabbia - il tuo difetto peggiore, oltre a quello di essere un colossale tritapalle senza pari, è l'egocentrismo. Sei così fastidiosamente presuntuoso da credere che l'intero universo non abbia nient'altro da fare che ruotare intorno a te. Non ti è passato per la testa nemmeno per un secondo che forse, quella di restare fuori dalla sua vita sia semplicemente un'idea mia? 
Lo sta affrontando a muso duro, rabbioso, disperato. è proprio disperazione quella che adesso sta leggendo sul suo viso? Quella che indurisce i suoi lineamenti e adombra i suoi occhi azzurri, facendoli assomigliare più a due abissi scuri e inquietanti? Stefan conosce quello sguardo, lo ha già visto altre volte, e non gli fa certo presagire niente di buono. 
- Davvero? E da quando? Gli risponde incrociando le braccia, deciso a tenergli testa. Anche se sa che potrebbe pagarne le conseguenze. 
- Da adesso! 
Lo sente esclamare, prima di voltargli le spalle per allontanarsi di nuovo. 
- Sei ubriaco. 
è più un'affermazione che una domanda. 
- No. Non del tutto, almeno. 
Damon si dirige verso la porta d'ingresso, aprendola con gesti furiosi. 
- Dove stai andando? 
Si sente chiedere. Sorride con disprezzo. 
- A rimediare. Abbiamo finito lo champagne. 
Dice, prima di richiudersi violentemente la porta alle spalle. Stefan sospira, passandosi le mani tra i capelli, nervoso. Non ha idea di cosa diavolo stia succedendo, ma non vedeva Damon in quello stato da molto tempo, ormai. Troppo tempo. E la cosa lo preoccupa non poco.


- Dammene un altro. 
Eslama Damon, sollevando il bicchiere vuoto verso la barista, che lo guarda esterrefatta. 
- Quello era il sesto! Non ti sembra di esagerare adesso, occhi di ghiaccio? 
Gli lancia uno sguardo malizioso, che il vampiro però sceglie di ignorare. Non ha tempo per queste cose. Tuttavia si rialza in piedi lentamente, poggiando il bicchiere sul bancone per avvicinarsi alla ragazza, sfiorandole i riccioli biondi con le dita. è carina, ha un viso gradevole. La fissa intensamente, catturando il suo sguardo in una morsa invisibile prima di sussurrarle: - Guarda questi occhi di ghiacio tesoro, e fai esattamente quello che ti dico. Consegnami la bottiglia. 
La ragazza molla davanti a sè la bottiglia di bourbon che fino a quel momento aveva tenuto in mano, senza smettere di fissarlo. 
- Brava piccola, così. 
Si risiede, per prenderla e berne una lunga sorsata. Sta esagerando stavolta, lo sa bene. Ma non gli importa. Anche se non sta funzionando. Anche se il dolore che prova non lo abbandona un attimo, e sembra quasi farsi via via più forte ad ogni sorso. Sospira, pulendosi le labbra con il dorso della mano, e quando rialza lo sguardo nota che il posto vicino a lui è improvvisamente occupato. 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Damon sospira, pulendosi le labbra con il dorso della mano, e quando rialza lo sguardo nota che il posto vicino a lui è improvvisamente occupato. 
- E' troppa per te. Offrimene un pò. 
E senza nemmeno dargli il tempo di replicare, Meredith gli strappa via la bottiglia di mano per vuotarla nel suo bicchiere. Damon le lancia un'occhiata incuriosita, squadrandola da capo a piedi con un sorrisetto beffardo stampato sul viso. 
- Notevole, per una che passa il suo tempo a salvare vite umane. 
Dice, piacevolmente colpito. La donna accosta il bicchiere alle labbra, vuotandolo in un unico sorso. 
- Fuori dalle mura dell'ospedale sono semplicemente una come tante. 
Ribatte, sventolandolo poi sotto il naso della barista, che si affretta a riempirlo nuovamente. 
- Una come tante che viene qui, nel cuore della notte, ad affogare nell'alcool le sue pene d'amore. 
Stavolta è lei a guardarlo incuriosita. 
- Davvero? E tu cosa ne sai delle mie pene d'amore? 
Gli chiede, giocando distrattamente con una ciocca dei suoi capelli, di un chiaro castano naturale. Damon solleva le sopracciglia. 
- Niente - risponde - ma conosco quello sguardo. 
La vede sorridere debolmente. 
- Già - dice - è lo stesso che hai tu. E credo anche di poter intuire il nome della responsabile. 
Il vampiro non risponde ma il suo sguardo si incupisce improvvisamente, e questo non sfugge certo agli occhi attenti della dottoressa, che subito aggiunge: - Faresti meglio a dimenticarla, Damon. Ora è tutto diverso per lei, non potrà più tornare indietro. 
Lo vede rialzarsi in piedi con uno scatto nervoso, facendola trasalire, per poi avvicinare il suo viso a quello di lei quanto basta per poterle sussurrare all'orecchio: - Potrei dirti la stessa cosa. Nemmeno lui tornerà più indietro. 
Infine si volta ed esce dal locale, lasciando che la donna continui a perdersi nei suoi tristi pensieri. Quelli che anche lui, segretamente, condivide. Gli stessi che, adesso, gli bruciano dentro come mai avrebbe immaginato. Vaga a lungo senza meta per quelle strade sconosciute, lo sguardo basso, l'andatura lenta e pesante, come se portasse su di sè tutto il peso del mondo. E forse è proprio così. Non sa quanto tempo sia passato da quando è uscito dal locale. Potrebbero essere cinque minuti, o forse sei ore. La sua mente, annebbiata dall'alcool, non è in grado di fare neanche i calcoli più semplici al momento, Damon se ne rende conto. Come si rende conto che ridursi così per colpa di una donna non ha assolutamente senso, e che non può continuare a perdere il suo tempo dietro una come lei. Una che ha già scelto, in fondo. Ed ha scelto suo fratello. Il solo pensiero di Stefan gli mette improvvisamente addosso una collera irrefrenabile, troppo difficile da gestire per uno nelle sue condizioni. D'un tratto lo assale il folle desiderio di urlare, di fare a pezzi qualunque cosa gli capiti a tiro, persino di distruggere sè stesso. Distruggere ciò che prova per Elena, senza pietà, per gettarlo lontano come carta straccia. In un luogo dove nessuno possa trovarlo. Dove non possa più tornare a tormentarlo come sta già facendo, rendendo insopportabile la sua esistenza. Dei passi leggeri, dietro di lui si insinuano improvvisamente tra i suoi pensieri, distraendolo. Si volta di scatto, accorgendosi che una giovane donna gli sta sorridendo cordialmente. è la barista del locale di prima, ma non indossa più la sua divisa, ora. Damon osserva il grazioso abitino che le mette in evidenza i fianchi sottili, notando che i suoi capelli biondi adesso sono legati da un sottile nastro bianco. Qualche ricciolo ribelle le ricade disordinatamente sulla fronte, conferendole un aspetto... delizioso. 
- Credi di aver bevuto abbastanza per stasera? 
La sente dire mentre si avvicina a lui. Il vampiro sente che tutti i suoi sensi sono all'erta ora, permettendogli di percepire il dolce aroma del suo sangue. Di quel sangue che sente scorrere sotto quella pelle candida, e che rappresenta per lui una tentazione troppo forte. 
- Ora che ci penso... no. 
Dice a voce bassa, scrutandola con attenzione. La ragazza scoppia a ridere. 
- Io invece credo proprio di si - ribatte divertita - e sembri a pezzi. Ce l'hai la macchina, ti serve un passaggio? La mia è qui vicino.
Damon si esibisce in uno dei suoi accattivanti sorrisi. 
- In effetti mi servirebbe proprio, sei molto gentile... 
Esita. 
- Loren - dice lei - mi chiamo Loren. E tu, bello sconosciuto, ce l'hai un nome? 
Gli lancia un sorriso malizioso, che lui stavolta sceglie di ricambiare mentre, improvvisamente, sa di non potersi più trattenere. Più le sta vicino, più la sua gola brucia in maniera insopportabile. E' troppo tempo che non assaggia del sangue fresco. Troppo, troppo tempo. Fa un altro passo verso di lei, permettendo così ai loro corpi di sfiorarsi. A quel punto le sue dita le percorrono il viso lentamente, soffermandosi sulle sue labbra socchiuse per sfiorarle con tocco gentile, prima di rispondere: - Si, ce l'ho. Damon. Peccato, però, che non vivrai abbastanza a lungo da poterlo ricordare. 
E senza nemmeno darle il tempo di capire l'afferra con violenza, affondando i canini sul suo morbido collo quel tanto che basta per gustare a fondo il dolce sapore di quel nettare scarlatto, tanto a lungo desiderato. La ragazza emette un gemito strozzato mentre tenta di allontanarlo da sè, senza risultato, finchè sente che le forze l'abbandonano lentamente. A quel punto la mente di Damon sembra svuotarsi di colpo. L'unica cosa di cui è consapevole in quel momento, infatti, è l'aroma delicato del sangue della sua vittima, che scende a placare la sua gola, arsa dalla sete. Che riscalda le sue membra, il suo corpo, cancellando finalmente il dolore. Cancellando la sua pena. è questo ciò di cui aveva bisogno e, mentre sente che il battito del cuore della ragazza diventa sempre più debole, fino a ridursi ad un flebile sussurro non udibile da un orecchio umano, si rende conto che forse lo ha sempre saputo. Non può cambiare la sua natura, nè fuggirla. Lui è così. Lui è questo. 
Rabbia. Dolore. Morte. Devastazione. 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Bonnie si affaccia alla finestra, aprendo lentamente le tende. Respira a pieni polmoni l'aria fresca della notte, illuminata da poche, minuscole stelle. Il cielo sopra di lei è scuro, proprio come il suo umore. Non riesce a dormire, nè a placare il suo senso di colpa per ciò che è successo. Sa che avrebbe dovuto partecipare alle ricerche per ritrovare Elena e, soprattutto, che avrebbe almeno potuto chiamarla. Oppure rispondere al messaggio che Caroline le ha lasciato in segreteria. Ma ormai non ha più senso pensarci. La cosa importante è che Elena sia tornata a casa, e che adesso stia bene. Al sicuro. Ma lontano da lei. Per quanti sforzi faccia, infatti, non riesce proprio a dimenticare che la sua amica più cara abbia tentato di aggredirla. Di nutrirsi di lei, come un qualunque mostro privo di scrupoli e sentimenti. Ma non Elena. Lei non è così, non lo è mai stata, ma ha dovuto arrendersi a quel nuovo istinto che adesso la domina completamente. Come tutti gli altri. No, non sarà mai più come prima. E deve accettarlo e comportarsi di conseguenza. Ha bisogno di una pausa da tutto questo caos, ha bisogno di raccogliere i pensieri ed esplorarli fino in fondo, uno per uno. Finchè non sarà tutto più chiaro. Più facile. Ma il problema è che la sua stessa vita non è facile in questo momento, perchè sa che qualcosa in lei sta cambiando. Ed è qualcosa che sembra divorarla dall'interno, e che fa fatica a capire. Di certo, le voci che continua a sentire nella sua testa non l'aiutano. Sono deboli, dei flebili sussurri che l'accompagnano durante il giorno, e che mettono a dura prova il suo sistema nervoso. Adesso però si sono fatte più frequenti, più insistenti di prima. Come se cercassero di comunicarle qualcosa di importante, che lei però non riesce a decifrare. Cosa vorrà dire tutto questo? Oh Dio, non ce la fa a pensarci, adesso. Ha solo bisogno di dormire un pò. Mentre tira le tende, facendo piombare la stanza nella semioscurità, sfiora con le dita la piccola pianta che tiene sul davanzale, e che ha sempre adorato. Sua nonna gliela regalò il giorno del suo quattordicesimo compleanno, chiedendole di averne sempre cura. Ora quella piantina rappresenta l'unico legame che le sia rimasto con lei, l'unica cosa che la faccia sentire davvero vicina a quella saggia donna con cui è cresciuta, e che le manca terribilmente. Soprattutto adesso. La osserva, affascinata da quei delicati petali di rosa che, d'un tratto, però, sembrano quasi richiudersi su sè stessi, accartocciandosi fino a sparire. Strabuzza gli occhi, sbalordita, per essere sicura che non sia tutto frutto della sua immaginazione. No, non può essere... 
Le foglie, fino a pochi minuti prima vive e di un allegro verde brillante, hanno appena seguito il comportamento della piccola rosa, finendo per accartocciarsi a loro volta. Per ingiallirsi, inevitabilmente, staccandosi una ad una e lasciando la piantina spoglia, priva di vita. Come può essere accaduta una cosa del genere? D'un tratto è paralizzata dallo choc. Fissa le sue mani tremanti, senza capire, mentre gli occhi le si riempiono di lacrime e quelle voci insistenti tornano ad abitarle la mente...


Nemmeno Elena riesce a dormire quella notte. è ancora provata dagli avvenimenti della giornata e, il battito del cuore di suo fratello, lento e regolare, che dorme nella stanza di fianco non migliora certo la situazione. La sua sete non è diminuita nonostante si sia nutrita, e non crede che lo farà mai. Non si placherà, deve solo imparare a conviverci e, magari, col tempo sarà più facile accettarla. Accettare sè stessa. La sua nuova sè stessa. è proprio come diceva Damon. 
Damon. Ogni volta che pensa a lui è come se ricevesse una pugnalata in pieno petto, come se cercassero di strapparle il cuore senza pietà. Lo ha ferito e deluso, di nuovo. Per l'ennesima volta. E cree di poter capire come possa sentirsi adesso, anzi, lo sa per certo. Perchè adesso conosce esattamente i motivi che spingono un vampiro a compiere gesti sconsiderati, a volte folli, a volte senza nemmeno un motivo valido. Lei lo sa, può capirlo, e d'un tratto prova un senso di forte, prepotente vergogna per averlo sempre criticato e offeso ma, soprattutto, per avergli dato del pazzo. Un pazzo sanguinario e senza scrupoli, che non si fa problemi ad uccidere qualunque persona innocente gli capiti a tiro. Ma questo non significa certo che riesca a giustificarlo, come non può giustificare sè stessa per aver tentato di aggredire Bonnie. Oppure per non essere riuscita a pensare a nient'altro, se non ad assecondare il desiderio improvviso di correre da lui. Di rifugiarsi da lui, rifiutando di vedere chiunque altro. Forse aveva solo voglia di saperne di più su quel ricordo che, d'improvviso ha prepotentemente occupato la sua mente, impedendole di concentrarsi su qualunque altra cosa. Ma perchè ha deciso di cancellarlo dalla sua memoria così, di punto in bianco, privandola di un pezzo così importante della sua vita? Lei... non sa più cosa pensare. è solo stanca e terribilmente confusa, e forse non ha più senso continuare a domandarselo. Non ha più senso pensare a Damon. Non sarebbe dovuta andare da lui, quello che è successo tra loro è stato un errore. Un errore che non dovrà ripetersi mai più... 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Stefan sta mettendo in ordine i suoi libri quando un improvviso, assordante rumore proveniente dal piano di sotto cattura la sua attenzione. Lascia quindi la sua stanza per scendere le scale di corsa, precipitandosi ad abbass

are il volume della radio, con aria infastidita. Scuote la testa, contrariato, incrociando le braccia mentre osserva Damon che, seduto sul divano, sta mordendo sul collo una ragazzina bionda dalla pelle candida. Un'altra ragazza, distesa ai suoi piedi respira affannosamente, portandosi di tanto in tanto le mani sul profondo squarcio che presenta la sua spalla, segno evidente che il fratello si è nutrito anche di lei. Damon interrompe ciò che sta facendo all'improvviso, allontanando da sè con un rapido movimento la ragazza che tiene tra le braccia, per lanciare uno sguardo di fuoco all'indirizzo di Stefan.
- Che diavolo fai? Non vedi che ho ospiti?
Esclama contrariato. Il minore dei Salvatore ricambia il suo sguardo, sospirando.
- Che stai combinando?
Dice.
- Non lo vedi da solo?
- Quello che vedo è assolutamente ignobile!
Damon fa un sorriso sghembo, poi si avvicina alla ragazza sul divano e, fissandola intensamente, usa la coercizione mentale affinchè se ne resti tranquilla dov'è. Subito dopo si rialza in piedi per avvicinarsi al fratello, che lo guarda come se non credesse ai propri occhi.
- Cos'era quella - dice con sarcasmo - una lezione di moralismo? Devo ammettere che fatta da uno che per tutta l'estate si è divertito a disseminare cadaveri squartati in giro per le città, suona alquanto grottesca. Non trovi? Hi rippah!
Solleva il braccio in segno di saluto, poi scoppia a ridere. Ma è una risata amara. Stefan scuote la testa un paio di volte, amareggiato da quelle parole prima di ribattere: - Piantala, Damon! Sai che quel periodo è finito!
Lo vede passarsi le mani tra i folti capelli scuri, scostandoli dalla fronte con gesti nervosi.
- Allora lascia che inizi il mio!
Esclama divertito. Il fratello decide di ignorare quelle parole. Se non gli da troppo peso, infatti, magari quella sua stupida aria da esibizionista si placherà. Forse.
- Devo parlarti di Elena.
Dice, ma non appena pronuncia il nome della ragazza lo vede irrigidirsi all'improvviso, mentre il suo sguardo sembra farsi più cupo.
- Quale parte di "non mi interessa quello che fa Elena" non ti è chiara?
Lo sente dire con voce grave. D'un tratto, sembra aver perso quell'aria da spaccone onnipotente che tanto lo aveva infastidito prima.
- Non si tratta di quello che fa Elena - risponde Stefan - ma di quello che noi possiamo fare per lei.
- Togli pure quel "noi" fratello, di qualunque cosa si tratti.
Damon gli volta le spalle, allontanandosi di qualche passo per avvicinarsi alla finestra. Fissa lo sguardo davanti a sè, fingendo di osservare con attenzione gli alberi del giardino attraverso i vetri. Odia doversi sentire così ogni volta che si parla di lei. è come se un improvviso calore salisse a bruciargli il petto, senza tregua, facendogli quasi venire voglia di urlare. Lo sente. Non è mai andato via. Quel violento tumulto di emozioni che torna a fargli male, che lo tormenta in modo insopportabile. Ascolta a malapena le parole di Stefan, che continua a parlare.
- Caroline e gli altri hanno pensato che potremmo organizzare una festa qui, per cercare di tirarla un pò su di morale, ed io ho appoggiato l'idea.
- Perfetto - ribatte Damon, subito - dimmi pure quando tu e quel branco di sfigati avete intenzione di cominciare, così non mi farò trovare in casa!
Per un attimo il fratello non dice una parola. Si limita a rimanere esattamente dove si trova, non sapendo cosa pensare. Quel repentino cambiamento d'umore nasconde di certo qualcosa di più profondo del semplice odio che Damon nutre nei suoi confronti.
- Ma quanto sei collaborativo!
Sbotta, mentre lo vede finalmente voltarsi verso di lui. Si guardano intensamente, sfidandosi con gli occhi. Come hanno sempre fatto. A Stefan sembra che mai niente sia cambiato fra loro.
- Sparisci Stefan ho da fare!
Lo sente dire, sputando quasi le parole con rabbia. Quella rabbia che non sa come placare. D'un tratto, in quello sguardo furioso e fiero, ha come l'impressione di rivedere sè stesso, quando la voglia di affondare i canini su qualunque vena pulsante si trovasse sulla sua strada, era troppo forte. Troppo potente per essere controllata. Ma se ora è riuscito a risollevarsi da quell'abisso senza fine, lo deve anche a lui. A quel fratello, che adesso lo fissa con occhi pieni di livore. Quel fratello, che ancora una volta si rende conto di amare più di sè stesso, e a cui sente di dover ricambiare il favore.

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


- Non te lo farò fare

di nuovo - dice Stefan a voce bassa, l'aria seria - non ti permetterò di distruggere così la tua vita, Damon! Non ho idea di cosa diavolo stia succedendo, ma devi smetterla di fare così.
Lo vede sorridere con aria strafottente.
- Altrimenti?
Dice sarcastico.
- Altrimenti non ti libererai di me nemmeno per un solo istante. Ti starò col fiato sul collo ogni secondo della tua esistenza, perchè so che tu non sei questo. Sei migliore di così.
- Cos'è, una minaccia?
Stefan sospira.
- Damon...
Il maggiore dei fratelli non gli da nemmeno il tempo di finire la frase che, si avventa su di lui con furia quasi animalesca, prendendolo per la camicia e avvicinando il viso a quello di lui quel tanto che basta per intimidirlo. Per spaventarlo, anche se Stefan non sembra per niente intimorito.
- Apri bene le orecchie - sibila a denti stretti - perchè non lo ripeterò un'altra volta. Non osare dirmi ciò che devo o non devo fare della mia vita, perchè potresti pentirtene amaramente! Lasciami in pace!
- So che ce l'hai con me - ribatte il vampiro, deciso a non cedere - e ne hai tutte le ragioni! Ma non prendertela con te stesso, nè con quelle povere innocenti - indica con un gesto della mano le due ragazze che, poco più lontane li fissano con occhi vitrei - peggiori solo la situazione!
Damon ha il respiro affannoso, gli occhi fiammeggianti. Ogni singola fibra del suo essere è sul piede di guerra.
- è proprio vero, sai? è con te che dovrei prendermela, infatti!
Dopo quelle parole lo colpisce violentemente alla mascella, pazzo di rabbia, facendogli perdere l'equilibrio e battere violentemente la testa contro la vetrina che, tremolante, rischia di venire giù da un momento all'altro. Dopo l'iniziale sbandamento, Stefan reagisce colpendolo a sua volta e, a quel punto, i due vampiri iniziano a picchiarsi senza ritegno, come se non ne avessero mai abbastanza. Damon striscia come un serpente lungo il pavimento, nel tentativo di schivare i colpi del fratello per raggiungere la sedia vicina e spezzarne una delle gambe, con un colpo secco. Stefan lo afferra intanto per le caviglie, ma il vampiro è più veloce di lui e, con un colpo ben assestato si libera di quella stretta d'acciaio, riuscendo a rialzarsi in piedi. A quel punto, con quell'improvvisato paletto di legno in una mano, si scaglia nuovamente sul fratello, scaraventandolo violentemente contro la parete di fronte per poi bloccarlo con il proprio corpo. Lo sente gemere dal dolore mentre, esausto e sanguinante punta il paletto contro il suo cuore.
- Avanti, che cosa aspetti a farlo?
Sibila Stefan, guardandolo con aria di sfida. Damon sorride con disprezzo.
- Credi forse che abbia paura?
Dice, mentre si accorge che la sua mano trema. Lo vede scuotere la testa lentamente.
- No - replica - ma se non lo fai adesso potresti pentirtene, perchè non me ne starò certo a guardare tutti i casini che farai senza muovere un dito. Sarò lì per riprenderti, e anche per ostacolarti se necessario, ma pur sempre alle tue calcagna. Proprio come hai fatto tu con me. Finchè non capirai che non è così che si risolvono i problemi!
Quelle parole hanno l'effetto di far infuriare Damon ancora di più. La sua collera è irrefrenabile ora e, a quel punto, cieco di rabbia, pianta quel paletto contro il suo addome con tutta la forza di cui è capace, mentre lo sente urlare dal dolore. Stefan spalanca gli occhi e la bocca, portando istintivamente le mani sul profondo squarcio del suo stomaco, emettendo piccoli gemiti soffocati che fanno sorridere Damon. Il vampiro lo fissa per qualche attimo, allontanandosi da lui lentamente mentre lo vede crollare a terra, preda di una dolorosa agonìa.
- Allora in bocca al lupo, fratello. Ne avrai bisogno!
Esclama, prima di voltargli le spalle e andarsene, lasciandolo solo.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


- Caroline, smettila di insistere, ti ho già detto che non me la sento di venire!
Esclama Bonnie, parlando al ricevitore che tiene in mano mentre passeggia da una parte all'altra della sua stanza. Ha l'aria nervosa e infastidita, e la voce stridula dell'amica che non ne vuole proprio sapere di arrendersi, sembra solo peggiorare la situazione. è stanca e spossata, reduce di una notte insonne, e la testa le pulsa così dolorosamente che, l'ultima cosa che le serve in questo momento è partecipare ad una festa. Tanto più se si tratta di una festa organizzata per Elena. Ogni volta che pensa a lei, infatti, Bonnie non può fare a meno di associare al suo nome parole come "vampiro" e "pericolo", e anche se sa che non dovrebbe, in realtà è questo ciò che pensa. Che potrebbe succedere di nuovo. Che Elena non è in grado di controllarsi e che... accidenti, forse ha fatto male a fare quell'incantesimo sul suo anello. Probabilmente la cosa più saggia che potesse fare in quel momento era quella di rinchiuderla al buio in una cripta, per un tempo abbastanza vicino a "per sempre". Se solo non avesse dato retta a Caroline...
Ma non ha intenzione di farsi fregare di nuovo, stavolta sarà irremovibile.
- No, sono stanca - le ripete per la centesima volta - credo che non mi reggerei in piedi. Va bene, ma non cambierò idea! Ciao.
Riattacca, sospirando spazientita. Ha ben altro da fare adesso, che pensare a queste sciocchezze. Con un rapido movimento prende le candele che aveva preparato sul suo letto, per disporle in modo circolare sul pavimento. Poi spegne la luce, rannicchiandosi al centro del cerchio così creato, chiudendo gli occhi e concentrandosi per accendere le candele con la sola forza del pensiero. Poco dopo, infatti, delle deboli fiammelle stanno già illuminando la piccola camera, fino a pochi attimi prima immersa nell'oscurità. A quel punto, sa di non potersi più tirare indietro. Questa storia va già avanti da troppo tempo, ormai, e prima che il suo sistema neroso venga meno, deve assolutamente scoprire cosa sta succedendo nelle sua testa. Si prende il viso fra le mani, ripetendo ad alta voce le parole lette sul grimorio, come una litanìa.
"Besins Eracols aiutami a trovare chi notti insonni vuol farmi passare"
"Besins Eracols aiutami a trovare che notti insonni vuol farmi passare..."
Improvvisamente, le fiammelle che la circondano cominciano a tremolare. è come una danza, dapprima lenta, quasi impercettibile, ma che via via sembra prendere forza e farsi sempre più evidente, più veloce...
"Besins Eracols aiutami a trovare chi notti insonni vuol farmi passare..."
Bonnie riapre gli occhi di colpo, giusto in tempo per notare che le candele intorno a lei, adesso, sono spente. Tutte, e nello stesso istante, proprio come se avessero obbedito ad un tacito comando, facendo ripiombare la stanza nella totale oscurità. Si guarda intorno, cercando di abituarsi a quel buio improvviso ma, quando rialza lo sguardo, una luce intensa torna a ferirle gli occhi, facendola sussultare. Di fronte a sè una donna alta, dai lunghi capelli biondi e dalla pelle diafana, la fissa con espressione addolorata. La strega la guarda a bocca aperta, senza avere il coraggio di proferire parola.
"Bonnie, ho bisogno di te..."

Frizzanti note di una scatenata melodia si diffondono tutte intorno, riempiendo ben presto il salotto di casa Salvatore e, le orecchie di tutti i presenti, che si dimenano come impazziti al ritmo della musica assordante. Elena si guarda intorno, sicura di non conoscere la maggior parte della gente che si trova in quella stanza. Tutta colpa di Caroline, come al solito, Quella ragazza ha un concetto un pò strano di "festa per pochi intimi", che di sicuro differisce dal suo. Comunque sia non può fare a meno di esserle grata per tutto ciò che sta facendo per lei, aveva proprio bisogno di staccare la spina dai problemi in questo momento. Sorride divertita, seguendo il ritmo insieme a Stefan che, vicino a lei, la osserva con aria incuriosita.
- Che c'è?
Gli chiede Elena ad un certo punto, lanciandogli uno sguardo interrogativo.
- Niente - risponde lui - stavo solo pensando a quanto tu sia bella stasera.
Elena lancia un'occhiata al semplice abito di taffettà rosso che indossa. Non sa perchè, ma è sicura che ci sia dell'altro.
- E...?
Lo incita infatti, invitandolo a continuare. Il vampiro si fa improvvisamente serio.
- Perchè credi che ci sia qualcos'altro?
Dice. La ragazza lo guarda.
- Perchè te lo leggo negli occhi.
Ribatte. Stefan sospira.
- Bè, mi chiedevo solo... come ti senti. Insomma, con tutta questa gente vicino non dev'essere facile per te...
- Stefan, sto bene - lo interrompe, prendendogli le mani - davvero. Non preoccuparti per me. Prima o poi dovrò abituarmi al fatto di sentire... ciò che sento. Ma non darò di matto, te lo prometto.
Il vampiro lascia la sua mano per accarezzarle la guancia, sorridendo.
- Non ho alcun dubbio su questo. Ti stai comportando benissimo.
Le sussurra all'orecchio, ed in quel momento le scatenate note della canzone che fino a poco prima li aveva tanto divertiti, lasciano il posto ad una lenta e romantica melodia. Elena nota che intorno a loro cominciano a formarsi delle coppie, e mentre si lascia andare a quelle delicate note, tra le braccia di Stefan, si rende conto che non sa se si stia effettivamente comportando bene. La gola continua a bruciarle come se le stesse andando a fuoco, e tutta quella gente che balla vicino a lei non l'aiuta certo a mantenere il controllo come vorrebbe. I loro cuori, lenti e regolari sembrano battere all'unisono, mentre sotto la loro pelle può distinguere alla perfezione il rumore assordante delle loro vene pulsanti. Centinaia di vene pulsanti che, a tratti, sembrano quasi prendere il sopravvento sulla musica in sottofondo, confondendole le idee. Respira profondamente nel tentativo di rilassare la mente, stringendosi di più a Stefan e lasciandosi cullare da quelle forti braccia, che la fanno sentire protetta e al sicuro. In quel momento, un tocco gentile le accarezza una spalla, facendola improvvisamente tornare alla realtà. è Matt, e la guarda con un sorriso timido stampato sul volto.
- Ehy...
- Ciao... Stefan, posso rubarti la damigella per qualche minuto?
Lo sente dire. Il vampiro annuisce.
- Certo - dice - purchè me la riporti presto!
Strizza l'occhio ad Elena, che gli lancia uno sguardo malizioso prima di allontanarsi con Matt. I due si dirigono in giardino, sedendosi sulla minuscola panchina in pietra. Il ragazzo la guarda a lungo, non sapendo da che parte cominciare. è difficile per lui affrontare un argomento così delicato, ma sente che deve farlo. Non può più continuare a vivere come se non fosse mai successo niente, è già troppo difficile affrontare il fatto che lui sia ancora vivo. Ed Elena, invece...
Si schiarisce la voce, mentre il cuore prende a battergli furiosamente nel petto.
- Ti... trovo bene.
Dice, accorgendosi poco dopo della stupida osservazione che ha appena fatto. Come fa a star bene, se adesso è un vampiro?Eppure guardandola, si rende conto che non è affatto cambiata. Che è sempre la stessa, la ragazza dall'aria sbarazzina e la risata contagiosa a cui vuole un bene dell'anima. è lì, davanti a lui, e gli sorride come una volta. Come quando l'ha conosciuta. Per un attimo gli viene in mente l'assurda idea che tutto ciò che è successo sia solo un orribile incubo, un incubo da cancellare per sempre. Ma non è così. Quella è la realtà, purtroppo. E niente sarà più come prima, almeno per lei.
- Grazie.
Risponde la vampira, giocando distrattamente con una ciocca dei suoi capelli corvini, mentre si accorge che il nervosismo di Matt adesso è palpabile. Il suo cuore batte all'impazzata, il sangue nelle sue vene scorre più velocemente...
- Elena, io... insomma, perchè lo hai fatto? Perchè ti sei sacrificata per me? Se avessi lasciato che Stefan ti salvasse per prima...
- Tu saresti morto.
Lo interrompe lei, con una nota di rimprovero negli occhi.
- E tu saresti al mio posto!
Replica il ragazzo, mentre il suo sguardo si fa improvvisamente triste. Elena non riesce a credere alle proprie orecchie. Quello che dice non ha alcun senso.
- Matt, smettila! - esclama - Se ti fosse successo qualcosa non avrei mai potuto perdonarmelo! Come credi che starei adesso?
Lo vede scuotere la testa con vigore, l'aria contrariata prima di ribattere: - Ed io? Come credi che stia io? Guardami, sono ancora vivo! E tu, invece... ogni volta che mi fermo a guardarti, riesco solo a pensare che non sei più tu.
Elena abbassa lo sguardo, lasciando che quelle parole mettano radici dentro di lei. Avverte una dolorosa stretta al petto, mentre si rende conto che probabilmente Matt ha ragione. Per gli altri, infatti, lei non è più ciò che era prima e, nonostante stia cercando con tutte le sue forze di rimanere ancorata alla sua umanità, per loro resta sempre... un vampiro. Lo legge nei suoi occhi, e in quelli di Bonnie...
Forse è vero. Non potrà più essere quella di un tempo. Ricaccia indietro le lacrime, stringendo forte i lembi del suo vestito, come se per lei rappresentassero la sua unica ancora di salvezza.
- Ehy... non mi pento di quello che ho fatto - sussurra - e non lo farò mai. Perchè l'unica cosa che volevo in quel momento, era proteggerti. E sono contenta di esserci riuscita.
Matt sospira.
- A questa condizione?
Dice. La vede annuire.
- Io sto bene, Matt. Dico sul serio, e non voglio mai più sentirti fare certi discorsi. Ok?
- Come puoi chiedermi questo? Elena...
- Sei qui - lo interrompe, guardandolo con affetto - sano e salvo. E questa per me è la cosa più importante. Ti voglio bene, Matty.
Gli occhi del ragazzo si riempiono di lacrime.
- Anch'io ti voglio bene - dice, mentre sente che la voce gli si incrina - e non potrò mai dimenticare quello che hai fatto per me. Ti sarò debitore per il resto della mia vita.
Poi fa per abbracciarla, ma la vede ritrarsi all'improvviso. L'odore del sangue dell'amico, infatti, è una tentazione troppo forte da sopportare. Adesso ha solo bisogno di calmarsi un pò.
- Meglio di no, ti prego - sussurra, scuotendo la testa lentamente - credo... sia il caso di rientrare.
Il ragazzo annuisce, mentre Elena si rialza in piedi per tornare dentro, dirigendosi al piano di sopra. Lontana dagli sguardi degli amici. Ha voglia di restare sola, almeno per un pò.
Intanto, vicino al tavolo delle bevande, Caroline e Tyler discutono animatamente...

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Intanto, vicino al tavolo delle bevande, Caroline e Tyler discutono animatamente. La vampira cerca di esprimergli i suoi dubbi riguardo alla riuscita della festa. Non è più sicura, infatti, che invitare tutta quella gente sia stata una buona idea, soprattutto per Elena e per il suo sistema nervoso, anc

ora troppo fragile per essere sottoposto ad una simile tortura.
- Credo di aver fatto un casino, e me ne accorgo solo ora.
Conclude infatti, sbuffando. Tyler scuote la testa, divertito.
- Non dire stupidaggini, è tutto assolutamente perfetto!
E prima che la vampira possa rispondergli, annulla la poca distanza tra loro per baciarla con passione. Caroline gli getta le braccia al collo, ricambiando il bacio con altrettanto trasporto, quando da lontano vede arrivare Bonnie. Ha l'aria truce ed accigliata, e si dirige verso di loro con passo malfermo. L'amica non può fare a meno di chiedersi se stia bene, mentre allontana da sè il fidanzato con dolcezza, per rivolgerle un gran sorriso.
- Bonnie, che sorpresa! Credevo non avessi voglia di venire!
Esclama, porgendole un drink che la ragazza beve tutto d'un fiato, senza pensarci. Aveva proprio bisogno di qualcosa di forte.
- Ho cambiato idea e... eccomi qui.
Dice restituendole il bicchiere vuoto, mentre lancia a Tyler un'occhiata di fuoco che lo fa sorridere.
- Bè, meglio così. Benvenuta allora!
Risponde Caroline, troppo distratta a fguardarsi intorno per accorgersi di cosa sta succedendo proprio ad un palmo dal suo naso. Scruta la folla che si muove disordinatamente per il grande salone, cercando Elena con lo sguardo, senza trovarla.
- Ehm... io credo di aver perso di vista la festeggiata. Sarà meglio che vada a vedere dove si è cacciata.
Dice, prima di stampare a Tyler un bacio sulla guancia e allontanarsi in tutta fretta. Rimasti soli, l'ibrido e la strega continuano a lanciarsi delle strane occhiate indecifrabili, finchè è lei a rompere il silenzio per prima.
- Che cosa credi di fare?
Sibila a denti stretti, tremante di rabbia. Lo vede sorridere con aria sorniona mentre si serve un drink, prima di rispondere: - Esattamente quello che sto facendo. Divertirmi un pò prima del gran finale.
Bonnie scuote la testa.
- Non ti permetterò di approfittarti ancora di Caroline in questo modo - sussurra, incenerendolo con lo sguardo - perciò se hai ancora intenzione di continuare per questa strada, ti avverto che te ne farò pentire amaramente!
Tyler incrocia le braccia, sempre più divertito.
- Ma davvero? E in che modo, di grazia?
- Ti ricordo che in questo momento sei un semplice ibrido come tutti gli altri, e per me sarebbe davvero facile strapparti il cuore dal petto in questo preciso istante. Il problema è che non ho nessuna voglia di dare spettacolo, perciò credo che mi limiterò ad impedirti di tornare nel tuo corpo per un tempo abbastanza vicino a... per sempre.
Lo vede passarsi le mani tra i capelli, come se stesse cercando di riordinare le idee, pur mantenendo quell'antipatico sorrisetto indisponente che Bonnie sarebbe davvero felice di cancellargli.
- Permettimi di rinfrescarti la memoria - replica - perchè vedi, il fatto è che non potrei tornarci comunque, visto che il mio corpo è andato completamente bruciato!
Scandisce le ultime parole, sputandole con rabbia, proprio come se parlasse ad una perfetta imbecille. Il ricordo di ciò che è accaduto, infatti, lo rende terribilmente furioso. La strega fa un passo avanti lanciandogli uno sguardo fiero, proprio come se lo stesse sfidando, sicura del fatto suo.
- A quanto pare, non è così.
Annuncia con voce ferma, mentre lo vede improvvisamente cambiare espressione. Il viso dell'ibrido si contrae infatti in una smorfia dolorosa, proprio come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco.
- Cosa?
Esclama infine, traducendo in parole il suo pensiero.
- Il tuo corpo è ancora sano e salvo - continua Bonnie - e se vuoi sapere dove si trova, ti consiglio di darti una regolata. Sono io che detto le condizioni, ricordi? Prendere o lasciare!
Tyler poggia il bicchiere vuoto sul tavolo vicino con gesti nervosi, squadrandola da capo a piedi con aria grave prima di ribattere: - Se stai bluffando, strega, giuro che...
- Non sto bluffando - lo interrompe lei - non sono così stupida da rischiare la pelle per niente.
L'ibrido l'afferra per un braccio, stringendolo forte fino a farle male.
- Dimmi dov'è! Immediatamente!
Bonnie si libera di quella stretta d'acciaio con un violento strattone, guardandolo come se fosse un insetto da schiacciare.
- Toglimi le mani di dosso, lurido randagio! Lo saprai a tempo debito, e solo se lo vorrò io. Per il momento assicurati di comportarti bene, altrimenti lo ridurrò ad un mucchietto di cenere prima ancora che possa accorgertene!
Sibila, per poi voltargli le spalle e allontanarsi con passo malfermo, sospirando profondamente. Ha l'aria stanca e tesa e non si accorge che, poco più avanti, Jeremy la sta fissando, incuriosito. Il ragazzo si alza lentamente dal divano sul quale era seduto per andarle incontro, sorridendole.
- Ehy, Bonnie!
Esclama allegro, facendola trasalire.
- Oh, scusami, ti ho spaventata?
Aggiunge poi, dispiaciuto, notando la sua reazione. Bonnie scuote la testa, passandosi le mani tra i capelli, a disagio.
- Io... no Jeremy, è che... ero sovrappensiero, non mi ero accorta che stessi arrivando. Tutto qui. Che bello vederti!
Dice, accorgendosi che la voce le trema. L'ultima cosa di cui ha bisogno in questo momento, è proprio mettersi a fare conversazione. E oltretutto con Jeremy, che continua a squadrarla da capo a piedi con quello sguardo inquisitore, che la preoccupa non poco.
- Già, anche per me è bello vederti. Ti vedo un pò giù di tono, qualcosa non va? Prima ti ho vista discutere con Tyler, e mi chiedevo...
- Oh, sai com'è fatto Tyler - lo interrompe, subito - vuole sempre avere l'ultima parola su tutto!
Accidenti. Deve mettere fine a questa conversazione, e deve farlo immediatamente. Jeremy annuisce con aria complice.
- Già, ne so qualcosa - dice - comunque se ti va di divertirti un pò o semplicemente di parlare, basta che fai uno squillo e ti raggiungo, ok? Senò a che servono gli amici, ti pare?
Le strizza l'occhio con fare giocoso, mentre la vede sorridere. Ma è una risata forzata, di quelle che non arrivano agli occhi.
- Ehm... certo. Lo terrò presente. Ora, se non ti spiace...
Bonnie non continua la frase, ma fa un gesto eloquente che fa capire al ragazzo che ha fretta di andarsene. O forse, solo fretta di allontanarsi da lui.
- Certamente, và pure se vuoi!
Esclama, indietreggiando di qualche passo per lasciarle spazio. La segue con lo sguardo mentre si allontana velocemente, scuotendo la testa più volte con aria preoccupata. Non ha idea di cosa stia succedendo, ma ciò che ha visto non gli piace per niente...

Quando Bonnie raggiunge il giardino, si rende conto di aver trattenuto il respiro fino a quel momento. Deve andarsene da lì. C'è stata anche troppo, e non cree di essere in grado di sopportare tutta quella tensione. Si guarda intorno ancora una volta, confusa e spaventata. Cosa ci fa lì? Perchè si è lasciata convincere da quella strana donna che, adesso, in piedi davanti a lei, la guarda sorridendo? D'un tratto le sembra di trovarsi nel bel mezzo di un terribile incubo, dove un fantasma comparso dal nulla non ha niente di meglio da fare che tampinarla per tutto il giorno, facendole venir voglia di darsi alla fuga. Ma non può scappare da lei, e lo sa bene. La guarda. I lunghi capelli biondi le incorniciano il volto, pallido e scarno e, le sue labbra, rosee e sottili, si aprono in un largo sorriso ogni volta che Bonnie incrocia il suo sguardo, conferendole quasi un'aria... familiare. Ma è proprio di quel sorriso che la strega sente di aver paura. La tiene in pugno, senza che riesca a ribellarsi in alcun modo. è come se una forza oscura si irradiasse dalla sua figura sottile, impadronendosi di lei per ottenebrarle la mente. Confondendole le idee. Controllandola, per piegarla al suo volere.
- Perchè mi hai costretta a venire qui?
Le chiede con voce tremante, mentre la vede piegare la testa di lato per guardarla, come se non riuscisse ad inquadrarla bene.
- Perchè volevo vederlo.
Risponde soavemente. La vee avvicinarsi ed indietreggia istintivamente, come se stesse cercando di proteggersi. Anche se sa di non poterlo fare. Non più, ormai.
- Non posso fare quello che mi hai chiesto.
Sussurra, mentre sente che gli occhi le si riempiono di lacrime. La donna la fissa a bocca aperta, lanciandole un'occhiataccia che la gela fino al midollo.
- Non puoi tirarti indietro proprio ora - esclama, facendola trasalire - sai che è la cosa migliore che tu possa fare. Per tutti quanti. E quando avrai finito, sarà come se non fossero mai esistiti...

Le pesanti porte in legno scuro di casa Salvatore, intanto, si spalancano improvvisamente, mentre Damon fa il suo ingresso nel grande salone pieno di gente...

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Le pesanti porte in legno scuro di casa Salvatore, intanto, si spalancano improvvisamente, mentre Damon fa il suo ingresso nel grande salone pieno di gente. Avanza con passo malfermo, l'aria stanca e disorientata, attirando l'attenzione di un paio di ragazzi, che lo fissano spaventati. L

a sua camicia è strappata e intrisa di sangue rappreso, gli occhi spiritati. è completamente ubriaco, e la testa gli pulsa in maniera insopportabile, anche per colpa della musica assordante.
- Che cazzo avete da guardare - esclama, voltandosi verso il gruppetto con aria minacciosa - non avete mai visto un uomo insanguinato?
Mentre li vede fuggire via, terrorizzati, da lontano incrocia lo sguardo di Stefan, che si precipita a raggiungerlo con aria tesa e preoccupata.
- Che cosa diavolo hai combinato - sussurra, per non farsi sentire dagli altri - Ti sembra questo il modo di presentarti, non vedi che qui è pieno di gente?
- Bè, per questo è più divertente, no?
Esclama Damon, strizzandogli l'occhio con aria divertita. Stefan lo guarda. Ha l'aspetto di uno che ha appena compiuto una strage, e non osa neanche immaginare cosa possa avere combinato. Sa soltanto che deve allontanarlo da lì immediatamente, prima che tutti gli altri si accorgano della sua presenza. E che la festa vada a rotoli.
- Và immediatamente di sopra, e restaci!
Ribatte scuotendolo per la spalla, ma il fratello si libera della sua mano con un violento strattone, mentre sibila a denti stretti: - Non mi toccare o qui dentro faccio un casino, e sai che ne sono capace.
Poi, con il dorso della mano si pulisce un rivolo di sangue che gli cola dalle labbra e, lanciandogli un ultimo sguardo gelido gli volta le spalle, scomparendo tra la folla. Stefan lo segue con lo sguardo, scuotendo la testa più volte. Non può continuare così, questo è davvero troppo.

Per quanti sforzi faccia, Elena si rende conto di non riuscire proprio a restare lontana dalla camera di Damon. Quella porta chiusa rappresenta come una specie di calamita per lei, che per tutto il tempo non ha fatto che camminare avanti e indietro per il lungo corridoio del piano di sopra, senza decidersi ad entrare. Ma perchè, poi, dovrebbe farlo? Si chiede, mordendosi le labbra con aria nervosa e passandosi più volte le mani sul viso, come per cercare di calmarsi. Di riflettere. Ma non è proprio in grado di farlo, in questo momento. L'unica cosa che sa, infatti, è che deve entrare in quella stanza. Non le interessa se è sbagliato o se questa cosa non ha senso, sa che deve farlo. Adesso. Con uno scatto improvviso, la sua mano si avvicina alla maniglia, abbassandola bruscamente. La porta si apre di colpo, rivelando una grande camera immersa nella penombra. Elena accende la luce con mani tremanti, guardandosi attorno, incuriosita. Nella parete di fronte nota subito una enorme libreria in ciliegio, contenente una montagna di libri dai generi più svariati, che la lasciano piacevolmente colpita. Non sapeva che Damon amasse la lettura. Forse, però, ci sono ancora tante cose che non sa di lui. Guarda la finestra aperta, ipnotizzata dal ritmico movimento delle sue tende chiare, che svolazzano mosse dal vento. Il suo letto è ancora disfatto, e sul piccolo comodino vicino nota un libro che riconosce subito come Cime tempestose. Da bambina era il suo preferito. Si avvicina per prenderlo in mano, sorridendo. Non credeva che il vampiro fosse il tipo da leggere certe storie melense e sdolcinate, non ce lo vede proprio. Si siede sul letto, respirando l'inebriante profumo che quelle candide lenzuola emanano, e che le fanno venir voglia di sdraiarvisi sopra. Sospira profondamente, sfogliando distrattamente il libro che tiene in mano quando, un rumore improvviso alle sue spalle la fa trasalire.
- Che diavolo ci fai tu qui?
La sua voce, forte e chiara come sempre, la spaventa a tal punto da lasciar cadere il libro, che atterra sul pavimento con un sordo tonfo. Era così persa nei propri pensieri da non accorgersi nemmeno della sua presenza. Si rialza dal letto con uno scatto improvviso, terribilmente imbarazzata, sentendosi come un ladro sorpreso a rubare dei gioielli preziosi. La sua mente lavora febbrile alla ricerca di qualcosa da dire, ma si rende conto che qualunque giustificazione non servirebbe a niente, a quel punto. Come fa a spiegargli che è stata colta dall'irrefrenabile impulso di entrare in camera sua e violare la sua privacy? Farebbe meglio ad andarsene subito ma, non sa perchè, non riesce a muoversi. Rimane esattamente dov'è, mentre si accorge che Damon avanza verso di lei, con aria minacciosa.
- Ti ho chiesto che cosa stai stai facendo in camera mia, e sei pregata di rispondermi!
Esclama con voce tagliente, incenerendola con lo sguardo. è abbastanza vicino perchè la ragazza si possa notare le chiazze scure che macchiano la sua camicia, strappata in più punti. è sangue. Lo guarda, sconvolta e spaventata, senza avere il coraggio di dire una sola parola. Deve andar via immediatamente. Ma non appena tenta di muovere qualche passo sente che il vampiro l'afferra saldamente per un braccio, bloccando così ogni suo possibile tentativo di raggiungere la porta.
- Non pensarci nemmeno!
Esclama, proprio come se le avesse letto nel pensiero, mentre la vede divincolarsi, infastidita.
- Lasciami!
Protesta Elena, ma più tenta di liberarsi più lui aumenta la presa, stringendole il braccio fino a farle male.
- Non finchè non mi dirai cosa credevi di fare qui dentro!
- Ti ho detto di lasciarmi!
Grida la vampira, liberandosi di lui con un forte strattone che rischia quasi di fargli perdere l'equilibrio. Per un lungo momento nessuno dei due dice una parola. Si limitano a fissarsi in silenzio, sfidandosi con lo sguardo, come se entrambi si stessero preparando ad affrontare una guerra. Gli occhi azzurri di Damon sono pieni di livore mentre, con uno scatto fulmineo che fa trasalire la ragazza si scaglia su di lei con rabbia, scaraventandola violentemente contro la parete di fronte per bloccarla con il proprio corpo.
- Non provarci mai più!
Sibila a denti stretti contro il suo viso, terrorizzandola ancora una volta. Elena scuote la testa lentamente, mentre sente che gli occhi le si riempiono di lacrime. è paralizzata dallo choc e, l'odore inebriante del sangue mischiato all'alcool, che il ragazzo si porta addosso le riempie ben presto le narici, confondendole le idee. I loro visi sono di nuovo vicinissimi, le loro labbra quasi si sfiorano...
La vampira sa di non riuscire a combattere contro quel violento terremoto di emozioni che sembra investirla improvvisamente, e che la porta a fremere contro il suo corpo scultoreo, che non ne vuole proprio sapere di darle tregua. Le mani di Damon scendono a bloccarle i polsi in una morsa dolorosa, portandola a gemere infastidita.
- A quanto pare sei dura d'orecchi, Elena - continua, rabbioso - quando ti ho chiesto di non venire più a cercarmi e di restare fuori dalla mia vita, intendevo anche fuori dalla mia camera!
- Damon, mi stai facendo male... ti prego...
è tutto quello che riesce a dire lei, mentre comincia a singhiozzare, incapace di reagire. Incapace di combattere. Non può, non ce la fa contro di lui. Il vampiro si rende conto di ciò che le sta facendo solo quando vede le sue lacrime che, copiose, scendono a bagnarle le guance pallide, mentre il viso le si contrae in una smorfia dolorosa. Allora, istintivamente molla la presa, lasciando liberi i suoi polsi sottili e allontanandosi di qualche passo, per permetterle di scostarsi dalla parete su cui l'aveva bloccata. Elena si asciuga il viso con gesti veloci, cercando di riprendere il controllo di sè, mentre lo vede voltarle le spalle. è decisa più che mai ad allontanarsi da lì nel più breve tempo possibile, ma, mentre sta per aprire la porta, sembra ripensarci e tornare sui suoi passi. Sospira profondamente, schiarendosi la voce un paio di volte prima di chiedergli: - Perchè hai del sangue addosso?
Solo allora lo vede voltarsi di nuovo verso di lei, lanciandole uno sguardo indecifrabile che potrebbe voler dire qualunque cosa.
- La ragazza che ho incontrato stasera ne ha perso troppo - dice, esibendosi in uno dei suoi soliti sorrisi sghembi - l'ho dissanguata, ma ne è proprio valsa la pena!
Elena sgrana gli occhi, inorridita da quelle parole.
- Che... hai fatto?
è tutto ciò che riesce a dire, mentre si accorge che la voce le trema.
- Il sapore del sangue fresco è davvero impareggiabile - continua Damon, ignorando le sue parole - ed il suo era così dolce e gustoso...
- Damon, smettila...
- Dovresti provarlo, sai? C'è una differenza notevole tra...
- Ti ho detto di smetterla - sbotta all'improvviso, guardandolo incredula - perchè mi fai questo? Perchè ti diverti a fare del male ale persone innocenti?
Il ragazzo sorride con disprezzo.
- Perchè sono un vampiro, Elena - replica sarcastico - e fa parte della mia natura affondare i canini su qualunque cosa respiri a questo mondo. Meglio se umana, però! Sai, non vado molto d'accordo con gli scoiattoli! E, ora che ci penso, tutto questo fa anche parte di te...
- No - lo interrompe lei, tappandosi le orecchie con entrambe le mani, per non essere più costretta ad ascoltare quelle atrocità - io non sono così! Io non posso...
- Non puoi... che cosa? Assecondare il tuo istinto di nutrirti del sangue delle persone, oppure accettare il fatto di essere morta?
Il vampiro non si ferma. Attacca instancabile, inesorabile, senza nemmeno lasciarle il tempo di pensare. La sfida, la tenta, la sfinisce senza pietà, finchè non la vede prendersi la testa fra le mani, sopraffatta da quelle orribili parole.
- Basta, Damon - urla, al limite della sopportazione - ti diverte così tanto torturarmi in questo modo? Stai facendo tutto questo solo perchè mi sono rifiutata di venire a letto con te, non è vero?
Stavolta è lui a lanciarle uno sguardo incredulo.
- è questo che pensi? Riduci tutto ad una questione di sesso, ora?
Esclama, frustrato.
- Perchè, di cos'altro si tratta - ribatte lei, guardandolo con disprezzo - è l'unica cosa a cui riesci a pensare!
Quelle parole lo feriscono molto più di quanto non dia a vedere e, mentre respira profondamente nel tentativo di non esplodere di rabbia ancora una volta, si limita a scuotere la testa mentre dice a voce bassa: - Se questo è ciò che credi, allora non hai capito proprio niente!
Elena annuisce, facendo un passo verso di lui, come se volesse di nuovo sfidarlo.
- L'unica cosa che ho capito - dice convinta - è che mi fai schifo!
Sputa quelle parole con rabbia e disgusto, scuotendolo nel profondo.
- Il sentimento è reciproco.
Replica lui, la voce atona, con la sensazione che un enorme macigno gli sia appena piombato addosso...

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Vengono d’un tratto distratti dalla voce di Caroline che, accortasi della presenza di Elena in quella stanza, si avvicina incuriosita.

- Ehy… ti cerco da almeno mezz’ora! Si può sapere che fine hai…

Si interrompe, notando le occhiate di fuoco che i due non smettono intanto di lanciarsi, e il suo sorriso si spegne lentamente.

- Va tutto bene, Elena?

Chiede, allarmata. Solo allora la vampira si volta verso di lei, annuendo energicamente.

- Si, è tutto a posto. Andiamo, Car.

Dice, prendendola per un braccio e trascinandola con sé, ansiosa di mettere quanta più distanza possibile tra lei e Damon. Si richiude violentemente la porta alle spalle, lasciandolo solo. Arrabbiato, deluso e ferito come mai avrebbe immaginato di sentirsi. Si toglie la camicia di dosso con gesti furiosi, per poi gettarla in un angolo del pavimento e dirigersi verso il bagno. Ha bisogno di fare una doccia, e soprattutto di calmarsi. Mentre assapora la piacevole sensazione di refrigerio che l’acqua fresca gli provoca sulla pelle nuda, pensa a quanto Elena si sbagli sul suo conto. Ancora una volta. Come può sminuire in questo modo l’amore che prova per lei? Perché non è in grado di accettarlo per quello che è, e soprattutto, accettare sé stessa e  ciò che è diventata? È più facile nascondere la testa sotto la sabbia per lei, continuare a negare l’evidenza e lasciare che sia lui a sbagliare per entrambi. Solo così non sarà costretta a fare una scelta. Solo così riuscirà a tagliarlo fuori dalla sua vita, senza doversene sentire responsabile. Ma ora ha davvero superato i limiti, non può accettare anche questo. Deve dimenticarla, o ciò che prova per lei finirà per distruggerlo completamente…

 

Quando scende di sotto, Damon è ancora frastornato dal ritmo della musica assordante. Non è riuscito a smaltire la sbornia di poche ore prima nemmeno con quella doccia rigenerante, e a questo punto gli rimane un’unica cosa da fare: affogarla in un altro drink. Cerca di farsi spazio in mezzo a tutte quelle gambe saltellanti, dirigendosi con passo malfermo verso il tavolo delle birre, ed è allora che li nota. Stefan ed Elena, felici e spensierati che ballano fra tutta quella gente, guardandosi intensamente come se al mondo non esistessero che loro. Una fitta dolorosa gli attraversa il petto, mentre cerca di distogliere lo sguardo da quel romantico quadretto che gli da sui nervi. Sta per aprire una lattina di birra dalla marca sconosciuta, quando sente che una mano si posa sula sua spalla.

- Un Gilbert alla volta, per favore – esclama senza voltarsi – ho avuto una giornata dura!

Jeremy sospira, scuotendo la testa.

- Damon ,devo parlarti.

Dice con aria grave, e prima ancora che il vampiro abbia il tempo di rispondergli lo trascina fuori, costringendolo a seguirlo sul retro. Damon lo guarda, senza capire, allontanandosi di qualche passo e incrociando le braccia al petto.

- Di qualunque cosa si tratti – sbotta infastidito – vedi di darti una mossa! C’è una festa di là che non mi voglio perdere!

Il ragazzo fa una piccola smorfia di disappunto, mentre dice: - Si tratta di Bonnie, e…

- Bonnie? – lo interrompe lui, guardandolo come se gli fossero improvvisamente spuntate due teste – cosa vuoi che me ne importi di quella stupida strega?

- Stà zitto e ascoltami! Era qui poco fa, e non era sola. C’era un… fantasma con lei, una strana donna che la seguiva ovunque andasse, e non so cosa stia succedendo, ma… ho un brutto presentimento.

Damon lo guarda fisso per un lungo momento, indeciso se andarsene e piantarlo lì come un salame, oppure se prenderlo a calci.

- Un fantasma, eh? – esclama infine, con un sorrisetto beffardo stampato sul volto – Dovresti smetterla di fumare quella roba, Jeremy!

Non riesce proprio ad evitare un tono sarcastico. Lo vede lanciargli un’occhiataccia mentre si avvicina di più, nel tentativo di attirare la sua attenzione.

- Piantala – ribatte, immusonito – dico sul serio! Ascolta, ho bisogno del tuo aiuto per scoprire…

- No, ascolta tu adesso – lo interrompe il vampiro – se non la pianti immediatamente di tormentarmi con questa storia senza senso, giuro che dimenticherò che sei il fratello di Elena e ti ficcherò quel tuo stupido anello talmente su per il culo che riuscirai a vomitarlo! Sono stato chiaro o vuoi una dimostrazione pratica?

Dopo quelle parole, se Jeremy era arrabbiato, adesso è decisamente livido. Con un unico passo deciso annulla la già breve distanza tra loro, prima di sibilargli a denti stretti: - Fottiti, Damon! Se non vuoi aiutarmi, vorrà dire che farò da solo!

Poi gli volta le spalle, allontanandosi prima che il vampiro possa aggiungere altro.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


A Nic è sempre piaciuto sedersi al limitare del fiume e godere dell’aria fresca mattutina, è una cosa che lo rilassa. Che lo rigenera, permettendogli di dimenticarsi di tutti i problemi che lo assillano. Problemi insormontabili, visto che legati al padre e al suo impossibile caratteraccio che, puntualmente si scontra con il proprio, rendendo difficile, se non impossibile la comunicazione. Ma forse è meglio così. Lui e quell’uomo sono talmente diversi, che a volte Nic pensa addirittura che tra loro non vi sia alcun legame di parentela. Come può provare repulsione per le sue passioni, spingendolo ad abbandonarle con tanta violenza? Un padre può fare questo? Può odiare fino a questo punto il proprio figlio, tanto da desiderare la sua infelicità?È questo che si chiede mentre, all’improvviso, una figura esile ed alta cattura la sua attenzione. La guarda con un sorrisetto sornione stampato sul viso, che la ragazza però finge di non cogliere. Abbassa lo sguardo sulla sua gonna ricamata, sedendo vicino a lui.

- Mi stavate aspettando?

Dice, ridendo sotto i baffi ed evitando, apposta, di incrociare i suoi occhi chiari. Nic solleva un sopracciglio, l’aria divertita.

- Forse – risponde – e visto che so che venite qui spesso…

Lascia la frase a metà, e stavolta la ragazza si volta verso il suo viso, incuriosita.

- Che fate, mi spiate adesso?

Esclama con tono di finto rimprovero, mentre lo vede sorriderle.

-Vi ho solo vista venire qui un paio di volte – dice – e questo è anche il mio posto preferito. Ci vengo ogni volta che ho voglia di rilassarmi un po’.

La vede annuire, come se condividesse quel pensiero. Per un lungo momento nessuno dei due dice una parola. La giovane donna si limita a guardare davanti a sé, persa in quell’angolo di boschetto che per lei rappresenta quasi un piccolo paradiso. Un luogo magico, che da oggi condivide con quello strano ragazzo che, si accorge, la sta fissando intensamente fino a farla arrossire. Dal canto suo, Nic immagina di percorrere quel profilo perfetto con un dito, soffermandosi sulle sue labbra rosee e sottili, valorizzate da due fossette che, quando sorride si fanno più evidenti, facendogli venir voglia di baciarla. La trova davvero molto bella, ed è quasi tentato di dirglielo, quando lei decide di parlare per prima.

- Vi va di fare un bagno?

Gli chede all’improvviso, cogliendolo alla sprovvista. Ma prima ancora che possa risponderle la vede rialzarsi in piedi di scatto, togliendosi i vestiti con gesti veloci  e, rimanendo in sottoveste, tuffarsi nel fiume per poi riemergerne poco dopo, mentre le sue labbra si aprono in un largo sorriso. Il ragazzo la fissa, piacevolmente colpito, per poi rimettersi in piedi a sua volta, indeciso se seguirla o meno. L’unica cosa di cui è sicuro in quel momento, però, è che potrebbe rimanere lì a guardarla per sempre. Osserva infatti come rapito i riflessi del sole che sembrano quasi danzare sui suoi lunghi capelli biondi, facendola assomigliare ad una dea. Ma lei non si accorge nemmeno del dolce tumulto di emozioni che lo scuotono dentro, e di cui è la diretta responsabile. Si limita a giocare con l’acqua, allegra, e non sembra per niente a disagio nonostante la sua sottoveste bianca, completamente inzuppata, non lasci praticamente nulla all’immaginazione.

- Avanti, cosa aspettate a tuffarvi?

Esclama ridendo, e Nic, incoraggiato da quelle parole si libera in fretta di camicia e pantaloni, rimanendo nudo davanti a lei. La ragazza abbassa lo sguardo e le sue guance si colorano di un rosa acceso, mentre lo vede entrare in acqua e avvicinarsi lentamente. Si sorridono, stavolta guardandosi intensamente, tuffandosi e riemergendo poco dopo, ogni volta sempre più vicini. Le loro mani si intrecciano, i loro visi quasi si sfiorano…  Nic crede di non aver mai provato niente di simile in vita sua, o almeno non paragonabile a quella forte, piacevole scossa che si irradia lentamente lungo tutto il suo corpo, facendogli battere più forte il cuore. Si chiede se anche lei provi le stesse cose, mentre le sussurra: - Conoscerò mai il vostro nome?

La ragazza gli lancia uno sguardo malizioso, prima di rispondergli: - Tatia. Mi chiamo Tatia.

- Tatia…

Ripete lui, annullando la già poca distanza tra loro per prenderla tra le braccia e, proprio mentre sta per baciarla, una voce improvvisa li interrompe, costringendolo a scostarsi bruscamente da lei.

- Nicklaus, nostro padre ti sta cercando.

È Elijah, che con voce forte e chiara lo incita ad uscire dall’acqua, per tornare ai propri doveri. Cosa di cui Nic farebbe volentieri a meno. Il ragazzo sbuffa, infastidito, lanciando un’occhiata alla giovane donna che, intanto, sorridendo, guarda il viso di suo fratello come se volesse studiarlo in qualche modo.

- Che ne dite di fare un bagno con noi prima di andare?

Chiede, giocando distrattamente con una ciocca dei suoi capelli bagnati, ma notando che il ragazzo è un po’ restìo ad avvicinarsi, aggiunge in tono canzonatorio: - Non avrete paura dell’acqua, spero!

Nic intanto osserva la scena divertito, ammirando l’audacia di quella meravigliosa ragazza. Non aveva mai visto nessuna, infatti, rivolgersi così ad un uomo. E per giunta ad un uomo come Elijah, con senso dell’umorismo pari a zero.

- In realtà questo tipo di divertimento non fa per me – lo sente dire, lo sguardo fiero e sicuro che lo contraddistingue – e poi preferisco non macchiarmi i vestiti.

Nic scoppia a ridere, avvicinandosi nuovamente a Tatia per sussurrarle all’orecchio: - Perdonate la maleducazione di mio fratello, ma vedete, è un tipo un po’… come dire… asociale.

- Klaus, andiamo!

Lo sente intimargli con aria minacciosa e, sorridendole un’ultima volta prima di uscire dall’acqua, va a rivestirsi lentamente. Elijah lo osserva, contrariato, scuotendo la testa più volte mentre il fratello, ancora zuppo si allontana, facendogli cenno di seguirlo fuori dal bosco. In quell’istante anche Tatia decide di riemergere dall’acqua, la sottoveste inzuppata completamente incollata al corpo, perfettamente consapevole di aver attirato l’attenzione del giovane, che la fissa senza riuscire a distogliere lo sguardo. Si allontana solo di qualche passo, recuperando i suoi vestiti poco più in là ed indossandoli con gesti lenti e studiati, sorridendogli maliziosa. Infine, strizzando più volte i suoi lunghi capelli gli si avvicina, inebriandolo del suo dolce profumo.

- è un vero peccato che questi semplici giochi acquatici non facciano per voi – gli sussurra, sfiorandogli l’orecchio con le labbra – scommetto che sareste davvero molto sexy senza quella camicia addosso.

Poi si allontana senza voltarsi, lasciando Elijah incapace di replicare, ma piacevolmente colpito da quella audace affermazione.

 

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


È notte fonda, e Jeremy striscia come un serpente lungo la parete rocciosa che dà alla cripta, stando bene attento a non farsi scoprire. Fino ad ora è andata bene, lei non si è accorta della sua presenza. Trattiene il respiro mentre la vede camminare su e giù per quell’inquietante sotterraneo buio, illuminato solo da poche candele che Bonnie sta disponendo tutt’intorno, proprio come se si stesse preparando a praticare un incantesimo. Vicino a lei, il fantasma di quella strana donna che Jeremy aveva notato poche ore prima, alla festa, la sta osservando con un sorrisetto compiaciuto dipinto sul volto. Proprio come se approvasse ciò che le sta vedendo fare. Sapeva che c’era qualcosa di strano. Ha fatto bene a decidere di seguirla.

- Ricordami perché lo sto facendo.

Esclama la strega, passandosi le mani fra i capelli con gesti nervosi. Ha un’aria tesa e preoccupata, e la faccia di una che non dorme da giorni. Il ragazzo non ricorda di averla mai vista in quello stato.

- Perché è la cosa migliore che tu possa fare – risponde il fantasma, guardandola intensamente – e questo è soltanto il primo passo per realizzare il nostro piano.

Bonnie le lancia un’occhiataccia.

- Il “tuo” piano!

Replica acida, sistemando l’ultima candela su di un piccolo vano creatosi nella fredda parete rocciosa.

- Il “nostro”, Bonnie! Ne abbiamo già parlato. Quando il corpo di Klaus sarà tornato al suo legittimo proprietario, avrai finalmente via libera. Quell’incantesimo sarà una liberazione per tutti, specialmente per te. Insomma, non eri tu a volere un mondo senza vampiri? Bene, ora finalmente lo avrai!

Esclama la donna con convinzione. La strega scuote la testa, sul viso un’espressione addolorata. Sospira più volte, come a voler trovare il coraggio di ribattere. Di ribellarsi a quella assurda follia.

- Non a questa condizione – dice infine – non posso utilizzare la magia nera per…

- Per cambiare il corso degli eventi – la interrompe il fantasma – per viaggiare nel tempo, e fermarli prima che bevano il mio sangue, affinchè non possano dare inizio all’intera stirpe di vampiri? Certo che puoi!

A quelle parole Jeremy sgrana gli occhi, esterrefatto. Cos’è questa storia, di cosa diavolo sta parlando? Lancia un’occhiata a Bonnie, che abbassa improvvisamente lo sguardo, l’aria esausta.

- è vietato, Tatia – dice, mentre sente che la sua voce si incrina pericolosamente – è contro natura, non capisci? Aprire un varco spazio-temporale in questo mondo sarebbe una follia, e qualcosa potrebbe andare storto. Io non ho mai praticato la magia nera, mia nonna mi diceva sempre di tenermi lontana da queste cose…

Non riesce a continuare la frase. Rialza gli occhi, fissando ancora una volta lo sguardo sulla donna che le sta proprio di fronte, e che la osserva come se fosse improvvisamente impazzita. I suoi lunghi capelli sembrano risplendere, come accarezzati dai raggi del sole. Proprio come se si trovassero all’aria aperta, e non nel buio di una cripta, aspettando di compiere una strage che potrebbe avere conseguenze terribili.

- Tu lo hai già fatto, Bonnie! Quando hai trasferito Klaus nel corpo di Tyler, ti sei già avvicinata al tuo lato oscuro. Lo hai quasi raggiunto, ora non ti resta che esplorarlo. Puoi farcela, sei la sola che possa riuscirci.

Per un lungo momento la strega resta in silenzio, limitandosi a respirare con forza, come se cercasse di riordinare le idee nella sua testa. Ma è tutto… così confuso. Così assurdo, da non riuscire più a distinguere la realtà. Ha quasi la sensazione di stare impazzendo. E forse è proprio così.

- Come fai a sapere che funzionerà – sussurra – come puoi conoscere questo tipo di incantesimi? Eri forse… una strega?

Non sa perché, ma l’idea che quella donna possa essere stata una strega la terrorizza ancora di più.

- No – la sente rispondere – ma sono cresciuta con una donna che praticava la magia nera, e ne conosco quasi tutti i segreti. Commissionavo erbe per lei, e a volte assistevo a quei riti. Ma non li praticava spesso, solo su richiesta della gente del villaggio. E solo per questioni di vita o di morte. E questa “è” una questione di vita o di morte!

- No. È un territorio sconosciuto per me, qualcosa che potrebbe distruggere l’equilibrio dell’universo!

Tatia scuote la testa, guardandola senza capire.

- Cosa – ribatte – un mondo senza vampiri? È  proprio questo, invece, che potrebbe restituirgli un equilibrio! Prova a pensarci: se impedisci che io venga uccisa ingiustamente, se impedisci a Klaus ed Elijah di bere il mio sangue, loro non potranno trasformarsi, e la famiglia dei vampiri originari non esisterebbe nemmeno. Ognuno sarebbe libero di vivere la propria vita, da umano, anche tua madre e le tue amiche. Caroline ed Elena. Non ci sarebbero più doppelganger, e potresti restituire loro l’umanità perduta, permettere che vivano felici e serene. Sarà come se non si fossero mai trasformate.

Bonnie chiude gli occhi, permettendo a quelle parole di mettere radici dentro di lei. Forse ha ragione. Se facesse come dice, oltre agli originari anche Stefan e Damon sparirebbero per sempre, e così tutti quelli che rappresentano un pericolo per Mystic Falls. Quei due hanno portato solo tragedie e morte nella vita di Elena, e anche in quella della madre. Se non fosse stato per Damon, infatti, sua madre non sarebbe mai diventata un vampiro, e persino sua nonna sarebbe ancora viva.

- E va bene – dice convinta – facciamo questa cosa. Ma prima dobbiamo localizzare il corpo di Klaus. Se scopre che gli ho mentito e che non ho la minima idea di dove si trovi la bara che lo contiene, sono praticamente morta!

- Non credo proprio – replica il fantasma – gli servi, Bonnie! Anche lui ha un suo piano da seguire, e noi lo fermeremo prima ancora che possa attuarlo.

La strega annuisce energicamente. Non permetterà a quell’assassino di fare del male ai suoi amici, dovesse essere l’ultima cosa che fa! Salverà Elena e Caroline, e riavrà indietro sua nonna. Ad ogni costo. A quel punto Jeremy decide di aver sentito abbastanza, e finalmente esce allo scoperto, con occhi sgranati dallo choc.

- Bonnie – esclama arrabbiato, facendola trasalire – sapevo che c’era sotto qualcosa di losco quando mi sono accorto di quel fantasma!

Indica Tatia con un gesto della mano, mentre la vede fissarlo, esterrefatta.

- Ma non pensavo certo che saresti arrivata a questo punto! Klaus è…

Non riesce a continuare la frase perché si accascia a terra all’improvviso, privo di sensi.

- Jeremy!

Grida Bonnie, precipitandosi verso di lui con aria preoccupata, ma la figura alta e minacciosa di Tyler le compare d’un tratto davanti, spaventandola a morte ed intimandole di restare ferma dove si trova.

- Credevi davvero che ti avrei lasciata comandarmi a bacchetta senza muovere un dito, strega? – esclama furioso, incenerendola con lo sguardo – Ora mettiti al lavoro e restituiscimi immediatamente il mio corpo, o il tuo amico qui farà davvero una brutta fine!

Indica Jeremy ai suoi piedi, esibendosi in uno di quei sorrisetti sornioni che riserva sempre ai suoi nemici, prendendosi gioco di loro. Sa di essere sempre un passo avanti. Sa che vincerà anche stavolta. Gli occhi di Bonnie si riempiono di lacrime mentre gli rivolge uno sguardo disperato, che lascia però l’ibrido totalmente indifferente. L’ultima cosa di cui ha bisogno è assistere ai piagnistei di una stupida strega lamentosa.

- Lo farò – la sente sussurrare, con voce rotta dal pianto – ma ti prego, non fargli del male…

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Le prime luci dell’alba filtrano attraverso i vetri della finestra, disegnando tutt’intorno un allegro mosaico di colori che Elena non può fare a meno di ammirare, sorridendo. Tutto questo le ricorda tanto il momento in cui, da bambina, sua madre andava a svegliarla aprendo lentamente le tende della sua camera, permettendo così al sole di entrare per darle il buongiorno. Per scaldare, con i suoi ancora tiepidi raggi la nuova giornata che si apprestava a cominciare, a volte terribilmente assonnata e con la voglia di tornare sotto le coperte, lasciando fuori il resto del mondo. Quella mattina, è esattamente una di quelle giornate in cui si è alzata con la luna storta e con un mal di testa lancinante. Colpa della terribile sbronza della sera prima, che l’ha praticamente stesa. Non crede di aver mai bevuto tanto in vita sua, e si sente stupida per questo. Sa che non è servito a niente. Sa che tutto questo non l’aiuterà ad affrontare ciò che sente dentro, e che la divora ogni giorno che passa. Tutte le sue angosce, le sue paure, infatti, finiscono sempre per confluire in un unico punto: Damon. Per quanti sforzi faccia, si rende conto di non riuscire proprio a dimenticarlo e, una parte di lei vorrebbe odiarlo con tutte le sue forze per questo. Odiarlo, per quello sguardo gelido che le riserva e che, ogni volta, è come una pugnalata in pieno petto. Odiarlo per il modo in cui si ostina a trattarla, e per come stia cercando in tutti i modi di nascondere il buono che c’è in lui, rifugiandosi dietro quella maschera di violento assassino che si ostina a voler indossare, ogni volta che si sente rifiutato da qualcuno. Vorrebbe odiarlo… ma sa di non esserne capace. Ciò che prova per lui è come un profondo oceano di emozioni che, ogni volta sembra colpirla al pari di uno tzunami, schiaffeggiandole violentemente il cuore. Per trascinarlo alla deriva, senza ritorno. Si mette a sedere, tentando di scuotersi di dosso quel dolce torpore sonnolento che sembra non voler più abbandonarla, poi lega i suoi capelli in una disordinata coda di cavallo e si appresta a scendere dal divano su cui si è addormentata la sera prima, insieme a Stefan. Solo che, al momento di rimettersi in piedi, batte violentemente un ginocchio contro il piccolo tavolo proprio vicino a lei, imprecando dal dolore.

- Accidenti!

Esclama, accorgendosi che Stefan si è appena svegliato di soprassalto, e la guarda con espressione preoccupata.

- Che c’è, stai bene ?

Le chiede mentre si mette a sedere a sua volta, notando che la ragazza si massaggia il punto dolorante con fin troppa energia.

- Niente di grave – la sente rispondere, scuotendo la testa – sono solo un po’… maldestra stamattina. Forse non avrei dovuto bere a quel modo, ieri.

Il vampiro sorride divertito, ripensando alla sera prima e a come Elena abbia tentato di far fuori praticamente tutte le bottiglie di birra in circolazione, lasciando gli altri a bocca asciutta. Non ha ancora il senso della misura come vampiro, ci vorrà molta pazienza con lei.

- Se non altro, te ne sei resa conto.

Dice, e senza aspettare che gli risponda le posa un leggero bacio sulle labbra, scostandole i capelli dalla fronte.

- La mia splendida vampira sbronza…

Scherza, facendola scoppiare a ridere. Vengono improvvisamente distratti dalla voce di Caroline che, sdraiata sul pavimento con l’aria di una che ha sicuramente avuto giorni migliori, si guarda attorno, confusa.

- Che succede? È già mattina?

Sussurra, stropicciandosi gli occhi più volte, nel tentativo di mettere meglio a fuoco ciò che la circonda. Si volta verso Elena, che la fissa sorridendo.

- Buongiorno Car – esclama – dormito bene?

- Insomma…

Si lamenta l’amica, mettendosi a sedere.

- Il pavimento è duro, avrei preferito di gran lunga dormire in un…

Lascia la frase a metà, aggrottando d’un tratto le sopracciglia.

- Dov’è Tyler?

Chiede, arricciando le labbra.

- Non ne ho idea – risponde Elena – magari è andato ad allenarsi come ogni mattina. Sai quanto ci tenga a mantenersi in forma, no? Ok, credo che andrò a darmi una rinfrescata.

Stefan annuisce mentre la vede allontanarsi, cercando di farsi spazio tra tutte le bottiglie vuote ed i cartoni di pizza disseminati sul pavimento, che fanno assomigliare la stanza ad un enorme campo di battaglia. La festa della sera prima è stata piuttosto caotica, ma almeno è riuscita per bene e soprattutto… senza intoppi. A parte il casino combinato da suo fratello quando, completamente ubriaco, ha deciso di mettersi a ballare sul tavolo apparecchiato insieme a sei ragazzine altrettanto su di giri, che lo incitavano a spogliarsi completamente e lanciar loro i suoi vestiti. “Effetto Damon” lo chiama lui, specialmente quando si diverte ad usare la coercizione mentale sulle sue povere vittime.

 

Elena raggiunge il piano di sopra barcollando, con la fastidiosa sensazione che un’intera orchestra si stia divertendo a suonare l’inno alla gioia di Beethoven proprio dentro la sua testa. Si dirige verso il bagno principale ma, non appena apre la porta, ciò che si trova di fronte la fa trasalire. I suoi sensi, anche se annebbiati, riconoscono in quella figura slanciata davanti a sé, la ragazza bionda della sera prima. Quella che, dopo aver bevuto come una spugna, si è divertita a ballare con Damon fino a notte inoltrata, facendole venir voglia di strangolarli entrambi. Di prenderli a calci, per sfogare tutta la sua frustrazione. Mentre la osserva, avvolta in un asciugamano bianco, si accorge che quella strana sensazione di fastidio torna ad impadronirsi di lei. Ma è solo un attimo. L’inebriante odore di sangue che ben presto le riempie le narici, infatti, cattura tutta la sua attenzione. Respira profondamente un paio di volte, cercando di riprendere il controllo di sé, per sfuggire all’improvvisa voglia di saltarle addosso e affondare i canini sul suo collo, candido e pulsante. Si avvicina lentamente alla ragazza, notando il profondo squarcio sulla sua spalla destra, segno evidente che Damon si è nutrito di lei. Lo sguardo spento che le rivolge, poi, lascia chiaramente intendere che l’ha anche soggiogata, piegandola al suo volere. Elena scuote la testa, disgustata. Crede di aver visto abbastanza per quella mattina, e mentre si volta per raggiungere la porta ed uscire di lì, dei passi improvvisi catturano la sua attenzione. È Damon, lo sente. Con un passo deciso guadagna il corridoio, ponendoglisi di fronte mentre lo incenerisce con lo sguardo. Il vampiro la ignora, guardando oltre le sue spalle, proprio come se lei fosse trasparente. Il suo stupido atteggiamento strafottente le da sui nervi ancora una volta, ma è evidente che lui lo sta facendo apposta. Non può certo stare al suo gioco.

- Allora piccola, hai trovato il bagno schiuma che cercavo?

Esclama, rivolto alla ragazza che poco dopo esce dal bagno, tenendo un flaconcino azzurro tra le mani. Gli va incontro lentamente, porgendoglielo, ma Damon la prende fra le braccia e le da un bacio appassionato sotto gli occhi di Elena, facendola fremere di rabbia. La vampira non può fare a meno di provare una dolorosa fitta di gelosia che sembra scuoterla nel profondo, e si odia per questo.

- Bene, ora possiamo tornare di là a finire quello che stavamo facendo, che ne dici?

Sussurra all’orecchio della giovane, mordicchiandone delicatamente il lobo mentre i suoi occhi azzurri, stavolta, catturano quelli di Elena in una morsa invisibile, che le provoca un intenso rimescolio dentro.

- Che cosa stai combinando, Damon?

Esclama, mentre sente che la voce le trema.

- Non lo vedi da sola, oppure hai bisogno che qualcuno ti faccia un disegno?

Risponde sarcastico, facendo ridacchiare la ragazza che, lentamente allontana da sé, per intimarle di andare ad aspettarlo in camera. La vampira la vede muoversi come un automa, raggiungendo la stanza di Damon con pochi passi.

- È questo che hai bisogno di fare per divertirti? Soggiogare una povera ragazzina per costringerla a rimanere con te?

Esplode improvvisamente, facendolo sorridere divertito.

- Non ho bisogno di soggiogare una donna per portarmela a letto – dice, guardandola di sottecchi – e poi conosci un modo migliore di questo per divertirsi? Del semplice, puro sesso! Del resto, questa è l’unica cosa a cui riesco a pensare, no?

Elena lo guarda fisso per un lungo momento, accorgendosi che quegli occhi di ghiaccio si divertono a sfidarla. Ancora una volta.

- Sei… deplorevole!

È tutto ciò che riesce a dire, mentre lo vede annuire con aria apparentemente pacifica, se non fosse per quell’odioso sorrisetto sghembo che le fa venire voglia di… baciarlo. No. No, accidenti! Non può, non deve pensare a questo! Non adesso.

- Lo so – risponde lui – lo hai già detto. Milioni di volte. E se pensi di fermarmi con queste stupide offese gratuite, sei completamente fuori strada! Ora, se non ti spiace, c’è una deliziosa fanciulla nuda di là che…

- Cosa ti fa pensare che voglia fermarti? – lo interrompe, livida di rabbia – per quanto mi riguarda puoi farti chi ti pare, capito? Non me ne importa proprio niente!

- Bene.

- Benissimo! Me ne vado!

Gli passa davanti con espressione furiosa, come se stesse marciando invece che camminare, ma la sua voce la blocca all’improvviso.

- Ehm… Elena?

- Che diavolo c’è ancora?

- Stai andando nella direzione sbagliata. Le scale sono dietro di te.

Abbassa lo sguardo, arrossendo dalla vergogna.

- Certo, è ovvio – esclama con aria fiera, sentendosi come una stupida scolaretta pescata con le mani nella marmellata – credi forse che non lo sappia?

Damon ride sotto i baffi, squadrandola da capo a piedi, divertito.

- Allora vai.

Dice.

- Sto andando. E non osare dirmi ciò che devo o non devo fare!

- Sei stata tu a dire che te ne stavi andando.

Gli lancia un’occhiataccia.

- Lo so! Io…

Non riesce a terminare la frase perché un forte rumore improvviso, proveniente dal piano di sotto, cattura la loro attenzione.

- Cosa è stato?

Esclama Damon, sollevando le sopracciglia, allarmato. Elena lo guarda senza capire.

- Non ne ho idea.

Risponde, preoccupata. Il vampiro le restituisce lo sguardo, avvicinandosi a lei di qualche passo.

- Sarà meglio che andiamo a vedere!

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Quando Elena e Damon, allarmati, accorrono al piano di sotto, lo spettacolo che si para loro davanti li lascia senza parole. Dappertutto, disseminati per il grande salone già immerso nel caos, infatti, giacciono i vetri delle finestre, completamente ridotti in frantumi senza un apparente motivo. Caroline e Stefan, inoltre, paralizzati dallo choc, fissano increduli l’imponente figura che pian piano si muove verso di loro, avanzando con la grazia di un felino che, con passo felpato, si prepara ad un attacco a sorpresa. Un attacco perfettamente riuscito, a giudicare dal terrore che si legge sui volti degli ultimi arrivati mentre, pian piano, prendono coscienza di chi si trovano di fronte.

- Klaus…

È tutto ciò che riesce a dire Caroline, con la sensazione di trovarsi nel bel mezzo di un incubo. La sua mente, infatti, lavora febbrile alla ricerca di una possibile spiegazione a quello che sta vedendo, senza risultato. L’ibrido sorride, divertito.

- Redivivo, per servirti! – esclama sarcastico, consapevole che il suo ingresso trionfale abbia causato qualche problema al loro sistema nervoso – Oh, ma che facce scure! Vi sembra questo il modo di accogliere un vecchio amico?

La sua attenzione viene improvvisamente catturata, però, dall’arrivo di Tyler che, con il volto paonazzo e l’aria stravolta si precipita all’ingresso, gridando: - Ragazzi, Klaus è…

Si blocca, incapace di continuare la frase, accorgendosi che è già troppo tardi per avvertire i suoi amici dell’imminente pericolo. Klaus si volta verso di lui incrociando le braccia, seccato.

- Uh, è arrivato il guastafeste! Sapevo che avrei dovuto sbarazzarmene prima, ma poco male: ho tutto il tempo per rimediare. Bè, che dire? Mi piace questa vostra riunione familiare, se non altro mi avete risparmiato la fatica di venirvi a cercare uno per uno.

Dice, facendo un sorriso sornione. Tyler lo guarda con disprezzo. Non può passarla liscia dopo quello che gli ha fatto, non lascerà che sia lui ad avere l’ultima parola. Non stavolta. Con una mossa fulminea l’ibrido prova a colpirlo, cogliendolo di sorpresa, ma mai senza un asso nella manica. Klaus, infatti, molto più veloce di lui si volta di scatto, afferrandolo per la maglietta malandata e scaraventandolo violentemente a terra tra le urla di Caroline, che intanto si precipita a soccorrerlo. Gli sfiora il viso, scostandogli i capelli dalla fronte imperlata di sudore. Si accorge che è svenuto. Elena che ha intanto assistito a quella scena brutale, sconvolta e paralizzata dallo choc, si chiede come sia possibile che Klaus si trovi vivo e vegeto proprio davanti a loro.

- Come…puoi essere ancora qui?

Dice, traducendo in parole quel pensiero. Lo vede fare un passo avanti, l’aria fiera e sicura che lo contraddistingue mentre risponde: - Merito di un piccolo incantesimo praticatomi dalla vostra amica strega, che mi ha permesso di utilizzare per qualche giorno il corpo di quell’inutile ibrido – indica Tyler che giace sul pavimento, ancora privo di sensi – ma ne è valsa la pena. È stato divertente, e…eccitante, vero Caroline?

La guarda, strizzandole l’occhio con fare giocoso mentre la vampira lo incenerisce con lo sguardo, troppo sconvolta per riuscire a replicare in qualche modo. No, non può essere…

Il solo pensiero che quel maledetto assassino abbia osato metterle le mani addosso per tutto quel tempo, la fa quasi impazzire di rabbia. Viene improvvisamente colta dall’irrefrenabile impulso di piantargli un paletto in pieno petto, anche se sa che non servirebbe a niente. Probabilmente non lo scalfirebbe nemmeno.

- Tu…maledetto…

È tutto ciò che riesce a dire prima di lanciarsi su di lui come una furia, sorda ai richiami disperati di Stefan, che cerca di fermarla.

- Caroline, no!

Grida, ma è già troppo tardi. Klaus schiva quel debole tentativo di attacco con estrema facilità, bloccandole le mani dietro la schiena in una morsa dolorosa, per impedirle di muoversi. Gli occhi della vampira si riempiono di lacrime cocenti, mentre si rende conto ancora una volta di non avere  alcuna possibilità contro di lui. Lo sente sfiorargli i capelli con le labbra e respirarne forte il dolce profumo, cercando di resistere a quel rabbioso senso di nausea che lentamente si impadronisce di lei. Il suo odio nei confronti di quel mostro è talmente potente, infatti, da sentirsene quasi sopraffatta.

- Non costringermi a farti del male, tesoro, sai che non è ciò che voglio. In fondo non ho cattive intenzioni, sono qui semplicemente per proporvi un gioco interessante.

Klaus pronuncia quelle parole molto lentamente, cercando di studiare l’effetto che queste producono sui volti dei presenti. Ma tutto ciò che riesce a leggere su quelle facce sconvolte, è l’odio che provano per lui. Ma gli va bene così, in fondo. Più sono infuriati, più il suo divertimento raggiungerà il culmine. A quel punto Damon muove un passo verso di lui, fissandolo intensamente, proprio come se volesse schiacciarlo come si fa con gli insetti. E lui non è altro che questo. Un insetto, ma estremamente fortunato, visto che è praticamente immortale e che le loro vite dipendono dalla sua maledetta esistenza.

- Senza offesa, Klaus – dice – ma cosa ti fa pensare che qualcuno qui abbia voglia di sprecare il suo tempo con te e con le tue stupidaggini? Personalmente io ho altro da fare di sopra, in questo momento, perciò se non ti spiace levarti dai piedi…

- Piantala, Damon – lo interrompe Elena, lanciandogli un’occhiataccia – provocarlo in questo modo non ci aiuterà di certo! Klaus, ti prego, lasciala andare…

L’ibrido la fissa, divertito.

- Sentito? – esclama poi, rivolto a Damon – Dovresti prendere esmpio da questa fanciulla così a modo. È educata, gentile e dalle maniere impeccabili. Peccato che, ridotta così non mi sia più utile di un pelouche da salotto.

C’è qualcosa nel suo sguardo, qualcosa nel modo in cui lo ha detto, che allarma non poco i fratelli Salvatore che, d’un tratto, lanciandosi una semplice occhiata complice cominciano a muoversi lentamente, quasi in sincrono mentre si avvicinano ad Elena, circondandola. Proprio come se volessero proteggerla. Anche se sanno che ormai è in grado di cavarsela da sola, infatti, nessuno dei due vuole rinunciare a prendersi cura di lei. Ancora una volta. Per sempre. Klaus lancia loro uno sguardo divertito e, sfiorando il viso di Caroline con una leggera carezza del dorso della mano, la lascia andare, poi, con un violento strattone che la fa trasalire, rischiando quasi di farla cadere. La vampira, finalmente libera, prende a massaggiarsi le braccia doloranti con un’espressione di disgusto dipinta sul viso.

- Oggi voglio proporvi un quiz molto divertente – comincia l’ibrido, con finto tono amichevole – a cui gradirei che rispondeste con la massima sincerità. E… dimenticavo, se a qualcuno venisse in mente di fare il furbo giocandomi qualche brutto tiro, sappiate che sono pronto a contrattaccare come si deve.

Dopo quelle parole, lo vedono sfoderare il cellulare con aria sicura e piazzarlo proprio sotto al loro naso, facendo un sorriso sghembo. Il gesto sembra cogliere tutti alla sprovvista, ma l’immagine che rimanda il display appare fin troppo chiara. Rannicchiato in un angolo buio di una grotta, Jeremy si massaggia energicamente la testa, sul viso un’espressione sofferente mentre Bonnie, vicino a lui gli accarezza i capelli, parlandogli fitto. Alla vista del fratello gli occhi di Elena si riempiono di lacrime, mentre una rabbia improvvisa sale a sconvolgerle i lineamenti delicati, rendendola furiosa e pronta all’attacco.

- Jeremy, no! Dov’è, cosa gli hai fatto? Lasciali subito andare!

Grida, mentre sente che i canini premono dolorosamente per uscire e che le sue gambe scattano in avanti, senza che riesca più a controllarle, desiderando ardentemente di lanciarsi su di lui per farlo a pezzi. Per strappare via quell’odioso sorrisetto dal suo volto. Stefan, pronto, tenta di bloccarla abbracciandola da dietro, mentre la vede dimenarsi come impazzita.

- Lasciami!

Esclama la vampira, fuori di sé, mentre cerca di liberarsi da quella presa d’acciaio che le incatena le braccia, impedendole il movimento.

- Calmati, Elena – le grida Stefan, nel tentativo di restituirle un po’ di lucidità – devi calmarti adesso! Sai che non possiamo rischiare di metterci contro di lui!

Damon, vicino a loro, annuisce lentamente.

- Già – dice – adesso è tutto chiaro! Ecco spiegato il motivo per cui nessuno di noi ha ancora tirato le cuoia!

Ripensa alle parole di Jeremy, a ciò che gli ha riferito su Bonnie e alla sua richiesta di aiuto, che lui ha liquidato con una minaccia. Rifiutandosi di dargli una mano, perché troppo ubriaco per prestargli davvero attenzione. Quel ragazzo aveva ragione su tutto, e se dovesse succedergli qualcosa adesso…

Il senso di colpa gli brucia dentro come mai avrebbe immaginato, mentre sente la rabbia montargli addosso lentamente, come un pericoloso vulcano pronto ad esplodere. Ascolta a malapena la voce di Klaus, che ricomincia a parlare.

- Che nessuno si muova! – dice – Mi basta una parola, una soltanto, e Rebekah farà a pezzi il ragazzino e la vostra streghetta prima ancora che abbiano il tempo di accorgersene. E conoscete bene il caratteraccio di mia sorella, a volte sa essere alquanto, come dire… distruttiva.

Fa una pausa ad effetto, guardandoli uno ad uno, godendo delle loro facce furiose e spaventate al tempo stesso. Sa di averli in pugno. Come sempre.

- Bene – continua – adesso che abbiamo chiarito le condizioni, la domanda è: - Chi ha ucciso la mia doppelganger?

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Bonnie si china su Jeremy che, rannicchiato in un angolo della cripta sospira rumorosamente, l’aria stanca e sofferente di chi ne ha già subìte abbastanza.

- Come ti senti?

Gli chiede, guardandolo preoccupata.

- Come uno che ha preso un colpo in testa.

Risponde, parlando a fatica. Ma non è questo ciò che importa, adesso. Lui vuole sapere, vuole capire. Andare in fondo a questa storia il più possibile.

- Bonnie…

Comincia.

- Shhh.

Lo zittisce lei, subito, posandogli un dito sulle labbra. Non è il momento per fare domande, e nemmeno per avere delle risposte. Soprattutto sotto gli occhi di Rebekah, che non li perde di vista nemmeno per un attimo, sorvegliando  il territorio come un cane da guardia, pronto ad attaccare da un momento all’altro. Klaus è stato proprio furbo a servirsi di quella psicotica della sorella per tenerli bloccati lì dentro, ma Bonnie non è certo da meno. Non rinuncerà a ciò che è già stato stabilito, ma non ha molto tempo. Deve sbrigarsi. Si rialza in piedi, sentendosi addosso gli occhi di Tatia che, pungenti come spilli, la fissano come se volessero trapassarla.

- Fallo e basta, Bonnie – dice senza mezzi termini – non avere paura di lei, non capirà. È sempre stata un po’ lenta a comprendere le cose.

Sorride, cogliendo alla sprovvista la strega che, certo non si aspettava una battuta del genere da quella donna, sempre così compìta e dai modi raffinati. Non avrebbe mai creduto di poterlo dire, soprattutto perché è la prima volta che le capita una cosa del genere, ma quel fantasma comincia davvero a piacerle. Viene improvvisamente distratta dalla voce di Rebekah, che ha appena messo via il suo cellulare, con cui è in costante contatto con Klaus, per rivolgerle uno sguardo infastidito.

- Che cos’hai da sorridere tanto, tu? – esclama infatti la vampira – Se fossi in te comincerei a pregare tutti i tuoi santi protettori. Ammesso che tu ne abbia qualcuno, ovvio. In caso contrario, ti consiglio di iniziare a scongiurarmi di risparmiarti la vita!

Bonnie la incenerisce con lo sguardo.

- Cambierebbe qualcosa se lo facessi?

Dice. La vede sfiorarsi i capelli fingendo un’aria distratta, prima di rispondere: - Fammi pensare… no!

A quelle parole, Jeremy scuote la testa con aria rassegnata. Non riusciranno mai a sfuggirle, è troppo forte per loro.

- Per quanto tempo hai intenzione di tenerci qui dentro?

Chiede, anche se è sicuro di conoscere già la risposta. Rebekah si volta verso di lui, sorridendogli divertita.

- Almeno finchè mio fratello non si deciderà a mettere fine alle inutili esistenze dei vostri amici. A quel punto, sarò libera di fare di voi quello che voglio. Ma sarà meglio che si sbrighi, perché sto davvero iniziando ad annoiarmi!

Dice sbuffando, mentre cammina su e giù per la cripta con aria seccata. A quel punto, Bonnie capisce di non poter più aspettare. Si mette subito al lavoro, radunando le candele intorno a sé sotto gli occhi allibiti di Jeremy che, a questo punto, ci capisce sempre meno. La vampira, attirata da tutti quegli strani gesti la fissa incuriosita, scoppiando a ridere, mentre la vede accenderle con la sola forza del pensiero e chiudere gli occhi, come se si stesse preparando a raggiungere un’altra dimensione.

- Qualunque scemenza stregonesca tu stia cercando di fare, non ti aiuterà ad uscire da qui!

Esclama. Bonnie però non le da retta e, lanciando a Tatia uno sguardo complice che vale più di mille parole, la incita a cominciare. Il fantasma chiude gli occhi a sua volta, suggerendole parole incomprensibili che la strega sussurra come una litanìa, attirando ancora una volta l’attenzione di Rebekah.

- Vuoi piantarla con questa lag…

Le parole le muoiono in gola, mentre si accorge che le pareti della cripta iniziano a tremare, senza un apparente motivo, facendola trasalire.

- Cosa è stato? – grida – Che diavolo stai facendo?

Ma Bonnie non si ferma, gli occhi chiusi, l’aria concentrata. Basterebbe una sola distrazione, infatti, e tutto sarebbe perduto. Pronuncia quella strana litanìa sempre più velocemente, finchè la sente. Eccola, quell’intensa esplosione di energia che sembra investirla improvvisamente, come un fiume in piena che non è in grado di controllare. Le rocce intorno a loro tremano sempre più forte, fin quasi a spaccarsi, terrorizzando Jeremy come mai avrebbe immaginato.

- Bonnie!

La strega continua, instancabile, sorda alle disperate proteste del ragazzo e della vampira che, fuori di sé dalla rabbia le intima ancora una volta di fermarsi. Ma non può. Non deve. È in quel momento che, un potente boato li scaraventa violentemente fuori dalla cripta, alla velocità di un proiettile, per vederli poi accasciarsi al suolo come spinti da una forza sconosciuta, entrambi privi di sensi. Bonnie apre gli occhi di colpo, rendendosi conto che l’incantesimo ha raggiunto il suo culmine ma, proprio in quell’attimo, le mani di Tatia afferrano i suoi polsi, distraendola e impedendole di continuare.

- Tatia… che stai facendo…

Cerca di protestare la strega, ma è come se la lingua le si fosse incollata al palato, incapace di articolare parola. Sente che le forze la stanno abbandonando lentamente, spingendola verso quel dolce torpore da cui si sente quasi sopraffatta, e che sta cercando di combattere con tutte le sue forze.

- No… ti prego…

Sussurra con un filo di voce, rendendosi conto che il fantasma, guardandola con occhi spiritati, sta lentamente assorbendo tutta la sua energia, donando finalmente un corpo a quel suo spirito, privo di consistenza. Almeno fino a quel momento.

- Le streghe sono particolarmente vulnerabili durante un incantesimo – la sente dire, mentre aumenta la presa sui suoi polsi sottili – specie se non lo conoscono. Mi dispiace Bonnie, ma non posso lasciartelo fare. So che non saresti mai riuscita ad arrivare in fondo a questa storia, non sei ancora pronta. Ma io si, e lo sono da tanto, troppo tempo ormai. E non mi lascerò certo sfuggire questa occasione.

Non si ferma finchè non è sicura che anche l’ultima goccia di energia vitale abbia abbandonato il corpo della strega, donando nuova linfa al suo. Un corpo. Di nuovo in carne e ossa. Dopo tanto tempo…

Si ferma ad osservarla, ora esanime al suolo, con un’espressione di dolore stampata sul viso. Sorride debolmente, annuendo soddisfatta.

- Grazie dell’aiuto, Bonnie – dice – ma da adesso in poi posso cavarmela da sola. La mia prossima tappa, sarà casa tua. Possiedi qualcosa che fa proprio al caso mio.

Poi si allontana, passandosi le mani tra i folti capelli prima di lanciare un ultimo sguardo ai corpi di Jeremy e Rebekah, riversi a terra e privi di sensi. Le sue labbra stavolta si aprono in un largo sorriso mentre i primi raggi del sole le illuminano il volto, dai delicati lineamenti, per troppo tempo rimasto nell’ombra.

- Aspettami Nic, sto arrivando da te.

Sussurra, prima di incamminarsi con passo deciso.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


- Non mi prenderete mai!

Esclama Tatia ridendo, mentre corre a perdifiato per il bosco, tenendo sollevate le sue eleganti gonne ricamate con entrambe le mani, per scoprire  le gambe più di quanto le sia consentito fare. Nic pensa che quella ragazza sia decisamente troppo veloce per riuscire a starle dietro, ma non ha voglia di rinunciare ad inseguirla, dovesse metterci anche tutto il pomeriggio. Lei lo diverte, lo rilassa. Lo fa sentire bene, come se tutto ciò che lo circonda sparisse come per incanto, alla sola vista del suo splendido viso.

- Non contateci troppo – le grida dietro – perché potrei anche…

Si interrompe bruscamente, accorgendosi che Tatia ha appena inciampato sulla radice di un albero e, che rischia di cadere da un momento all’altro. Si precipita verso di lei, correndo con quanto fiato ha in corpo pur di raggiungerla in tempo. L’afferra, così, prima che accada l’inevitabile, parandolesi davanti per sostenerla con le sue forti braccia, impedendole di farsi male in qualche modo.

- …sorprendervi.

Termina la frase, stringendola più forte a sé mentre la fissa intensamente, accorgendosi che la giovane donna ricambia il suo sguardo con altrettanto ardore.

- Vi ringrazio.

Gli sussurra, mentre un lieve rossore le imporpora le guance. Ancora una volta, i loro visi sono troppo vicini…

Tutto a un tratto, però, posandogli le mani sulle spalle, Tatia lo allontana da sé con dolcezza, sciogliendosi da quell’abbraccio per andare a sedersi all’ombra di una quercia e chiudere gli occhi, offrendo il viso il sole. L’aria tiepida le solletica la pelle, ancora accaldata dalla corsa e… dalla vicinanza di quel giovane che, raggiungendola, non riesce a smettere di guardarla. Si avvicina di nuovo, sorridendole mentre le sue mani le sfiorano le guance morbide, come in una timida carezza. La ragazza stavolta non si oppone, lasciandolo libero di percorrerle il viso e, con un dito, di disegnare lentamente il profilo delle sue morbide labbra, accarezzandole e riempiendole di attenzioni, come se si trattasse di un gioiello prezioso. Un gioiello da custodire gelosamente.

- Come potete essere così bella?

Le sussurra, facendole riaprire gli occhi all’improvviso, lusingata da quelle parole.

- Quanto bella?

Chiede, laciandogli uno sguardo malizioso che Nic sceglie di ricambiare.

- Infinitamente – risponde – meravigliosamente bella. Tanto da attirare gli sguardi di tutti, al villaggio. Specialmente quelli di mio fratello.

Tatia ride.

- Siete forse geloso?

Dice, notandolo rabbuiarsi d’un tratto. Nic annuisce lentamente.

- Come potrei non esserlo?

La vede sospirare, giocando distrattamente con una lunga ciocca dei suoi capelli, prima di rispondere con semplicità: - Vostro fratello mi piace molto, ma siete voi quello che amo.

Il giovane è piacevolmente colpito da quella rivelazione che lo scuote violentemente, nel profondo, permettendo ad ogni fibra del suo essere di vibrare dall’emozione, mentre i suoi occhi brillano di un sentimento nuovo, ancora sconosciuto per lui.

- Allora dimostratemelo – esclama tutto d’un fiato, con quell’entusiasmo fanciullesco tipico della sua giovane età – vediamoci questa sera! Al capanno abbandonato, in fondo al bosco!

- Ci sarò.

Risponde lei, senza esitazione, prima di prendergli il viso fra le mani e sfiorare le sue labbra con un bacio.

Lo guarda, e il suo viso sembra illuminarsi mentre gli sussurra: - Devo andare, ora.

Si rialza lentamente, allontanandosi senza voltarsi per lasciarlo lì, con un sorriso estatico dipinto sul volto e la nuova consapevolezza che, da quel momento, niente sarà più come prima.

 

Quella sera Tatia raggiunge il capanno in fondo al bosco, a piedi nudi, lasciando che l’erba fresca solletichi dolcemente la sua pelle accaldata, mentre tra le mani tiene una piccola candela. Cammina lentamente, stando bene attenta che quella debole fiammella non si spenga tanto presto, lasciandola nell’oscurità. Conosce bene quel capanno, ci giocava sempre da bambina e, mentre apre la piccola porticina, che cigola sotto il tocco gentile delle sue mani, si accorge che quel posto sembra non essere cambiato da allora. Con un rapido movimento ne illumina le pareti rocciose, che portano ancora i segni indelebili delle sue scorribande avventurose insieme ai fratelli più grandi, sempre pronti a trascinarla con loro ogni qualvolta si presentasse l’occasione di fare un gioco nuovo. Sorride, ricordando i momenti spensierati della sua infanzia quando, un rumore improvviso alle sue spalle cattura la sua attenzione.

- Nic, siete voi?

Esclama, ma non fa nemmeno in tempo a voltarsi che la debole luce della candela si spegne d’un tratto, tra le sue mani, lasciandola in balìa della più totale oscurità. Tatia si stringe nelle spalle cercando di guardarsi intorno, l’aria tesa e preoccupata. Non dovrebbe avere paura del buio, e lo sa bene, ma sembra essere più forte di lei.

- Nic?

Chiama ancora a gran voce. Nessuna risposta. Solo il lieve cigolìo della porta malandata, che la fa trasalire ancora una volta.

- Chi c’è?

È tutto quello che riesce a dire, prima che le sue urla strazianti risuonino per tutto il bosco, come un’eco indistinta, squarciandone il silenzio all’improvviso.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


La tensione in casa Salvatore si fa sempre più palpabile. Ognuno di loro, infatti, sa di

non avere alcuna possibilità contro Klaus, che li guarda con quell’odioso sorrisetto beffardo stampato sul viso, consapevole di averli in pugno ancora una volta. Tutti quanti.

- Oggi mi sento molto magnanimo – esclama, sollevando le sopracciglia – e visto che sono di animo nobile, ho deciso che se risponderete correttamente otterrete un bonus. E cioè la possibilità di essere torturati e uccisi per primi, evitando così di assistere alle atroci sofferenze che infliggerò ai vostri amici che, ovviamente, avranno la fine che meritano.

Fa una piccola pausa, aspettando una possibile reazione da parte del piccolo gruppetto di vampiri, che è stato così fortunato da sorprendere per intero. Una reazione che però non arriva. I ragazzi, infatti, si limitano a lanciargli sguardi carichi d’odio che lui sceglie di ricambiare, senza esitazione.

- Allora – continua poi – che ne dite? Mi sembra un buon affare, no? Coraggio, non siate timidi! In fondo si tratta solo di una semplice domanda: chi ha ucciso la mia preziosa doppelganger, privandomi così della possibilità di creare altri ibridi?

Sibila quelle ultime parole a denti stretti, sputandole con rabbia. Il pensiero di non aver più modo di costruire il suo esercito di fedeli ibridi, gli è intollerabile. Ma non può perdere la pazienza proprio adesso. Ha atteso così tanto questo momento, infatti, che divertirsi ancora un po’ non farà che prolungare la loro agonìa. Vuole che lo preghino, che si umilino di fronte a lui, scongiurandolo di risparmiare quelle loro inutili esistenze, che continuano a chiamare vite. Vuole vedere il terrore regnare sovrano nei loro occhi, ottenebrare le loro menti. Fino a farli impazzire. Viene improvvisamente distratto dai gemiti di dolore di Tyler che, risvegliatosi, si solleva lentamente per massaggiarsi le braccia doloranti. Caroline, vicino a lui gli prende il viso tra le mani, poggiando la fronte contro la sua mentre gli occhi le si riempiono di lacrime.

- Oh Dio… oh Dio…

Comincia a singhiozzare mentre il giovane la prende fra le braccia, cercando di calmarla.

- Ehy… Caroline, va tutto bene. Sono qui, adesso.

Le sussurra, mentre lei gli rivolge uno sguardo incredulo.

- No, Tyler – replica – non va tutto bene. Se penso che saresti potuto morire in maniera terribile… che ti avrei perso per sempre, io…

- Ma che bel quadretto romantico!

Vengono d’un tratto interrotti dalla voce di Klaus che, furiosa, tuona quelle parole nella loro direzione. La vampira si volta verso di lui, lanciandogli uno sguardo che lo gela fino al midollo. Lo vede sospirare profondamente, scuotendo la testa più volte mentre dice: - Avrei potuto darti tutto, qualunque cosa tu avessi voluto. Ogni tuo desiderio sarebbe stato un ordine per me, e non ti avrei mai fatto mancare nula. Invece…

Si interrompe un attimo e, per la prima volta, Caroline legge nei suoi occhi chiari qualcosa che non vi aveva mai visto prima. Qualcosa di simile al… dolore, forse, e alla delusione. Tutti sentimenti sconosciuti in quel mostro senza cuore, che non esiterebbe un attimo a farli a pezzi. Senza pietà. No, non può essere…

- Invece hai scelto lui – conclude, indicando l’ibrido che lui stesso ha creato e che lo guarda, fremente di rabbia – e la pagherai per questo. La pagherete tutti.

Stefan e Damon, intanto, lanciandosi degli sguardi significativi che valgono più di mille parole, pensano ad un modo per uscire da quella assurda situazione che potrebbe segnare la loro fine per sempre. In qualunque modo la vedano, infatti, sembrano già condannati. Ma è proprio Elena, d’un tratto a prendere la situazione in mano, facendo un passo avanti proprio sotto ai loro occhi, prendendo tempestivamente una decisione. È stanca dele minacce, stanca di tutto quell’orrore. Questa storia deve finire. Adesso. E lei sa cosa fare. Guarda Klaus negli occhi, a lungo, come se volesse sfidarlo prima di esclamare: - Smettila di minacciare i miei amici, Klaus, non ti servirà a niente! Qui c’è un'unica responsabile di ciò che è successo, e sono io! Sono stata io a lasciarmi morire. Io e nessun altro. Perciò se vuoi prendertela con qualcuno, fallo con me! Farò tutto ciò che vuoi, non cercherò di scappare ma, ti prego, libera Bonnie e mio fratello e non far del male ai miei amici. Loro non c’entrano.

A quelle parole, Stefan viene colto dal panico. No, non può permetterle di…

- Elena, no! Non farlo!

Grida con tutte le sue forze e, incapace di trattenersi oltre si scaglia contro Klaus alla velocità di un proiettile, tentando di prevenire qualunque mossa gli sia venuta in mente di fare contro la donna che ama. L’ibrido però è più veloce e, con entrambe le mani lo afferra saldamente impedendogli di muoversi, per poi spezzargli il collo in un’unica mossa, rendendolo inoffensivo. Stefan si accascia a terra tra le urla disperate di Elena che, con la vista velata dalle lacrime lancia a Klaus uno sguardo carico d’odio, che lo diverte ancora di più.

- Allora, chi vuole essere il prossimo?

Esclama scoppiando a ridere mentre Damon, accecato dalla rabbia afferra saldamente la vampira per un braccio, trascinandola dietro di sé con la forza, impedendole di muoversi.

- Damon – protesta lei – non immischiarti!

- Stà zitta, stupida!

Le grida lui.

- Non capisci che se ti metti in mezzo se la prenderà anche con te? Ti prego, lasciami andare…non voglio che faccia del male anche a te…

Il vampiro continua a strattonarla con malo garbo, cercando di ignorare le sue parole.

- Sarò io a farti del male – sibila a denti stretti – se non la pianti immediatamente di provare a immolarti come al tuo solito! Ma che diavolo hai al posto del cervello?

Poi, fremente d’ira si rivolge a Klaus, gridando con quanto fiato ha in corpo: - Dovrai passare sul mio cadavere prima di torcerle anche un solo capello! Sono stato chiaro, oppure devo sillabartelo?

L’ibrido storce la bocca a quell’ennesima provocazione, annuendo lentamente.

- Il tuo spirito combattivo è davvero notevole – dice – devo ammetterlo. E ne sono colpito, sul serio. Ma vedi, il fatto è che non vorrei trovarmi costretto a dover compiere l’azione meschina di piantare un paletto nel petto di tuo fratello, quando si sveglierà dal sonnellino a cui l’ho costretto. Perciò, se vuoi essere ragionevole, ti invito a seguire il consiglio di questa dolce fanciulla e toglierti di mezzo. Adesso!

Urla quell’ultima parola, con aria minacciosa mentre si appresta ad avvicinarsi a lui. Ma Damon non si muove, rimane esattamente dov’è, lasciando che quelle parole mettano radici dentro di lui. Lancia un’occhiata al corpo del fratello, riverso a terra e privo di sensi, accorgendosi che l’ennesima ondata di rabbia lo assale all’improvviso come lava bollente, impedendogli quasi di ragionare. Ma non può lasciarla prevalere, non stavolta. Deve riflettere, e trovare un modo per salvare la vita di entrambi senza altri inutili spargimenti di sangue. Non può permettergli di uccidere Stefan, come non può permettergli di mettere le mani addosso ad Elena e… accidenti, che cosa deve fare? Non ha molto tempo, e sa di non poterlo uccidere senza mettere in pericolo tutti quanti. Compreso sé stesso. Sente che Elena dietro di lui comincia a singhiozzare, sussurrandogli con un filo di voce: - Ti prego Damon, lasciami andare o non avrà pietà per nessuno. Sai che farà esattamente ciò che ha minacciato di fare, e non posso permetterglielo…

Klaus è sempre più vicino ora, sul viso un sorriso soddisfatto di chi sa di aver già vinto. Ma, proprio in quel momento, una voce alle sue spalle lo fa trasalire, distraendolo così dal proposito di strappare Elena dalle grinfie di quel vampiro per poter sfogare su di lei la sua collera e, finalmente, vendicarsi a dovere.

 

 

 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Klaus è sempre più vicino ora, sul viso un sorriso soddisfatto di chi sa di aver già vinto. Ma, proprio in quel momento, una voce alle sue spalle lo fa trasalire, distraendolo così dal proposito di strappare Elena dalle grinfie di quel vampiro per poter sfogare su di lei la sua collera e, finalmente, vendicarsi a dovere.

- Nick!

Si volta, infastidito, per restare completamente senza parole. Osserva la figura alta e longilinea, ora proprio di fronte a lui, non riuscendo a credere ai propri occhi.

- Tatia…?

È tutto ciò che riesce a dire, troppo sconvolto anche solo per poter pensare. Non pronunciava quel nome da tanti, troppi anni e, trovarsi a farlo così, improvvisamente, gli fa uno strano effetto. Come se, d’un tratto, tutti i ricordi legati a quel nome cominciassero lentamente ad affiorare in lui, riscoprendo una calda impronta nel suo cuore, in fondo mai del tutto cancellata. La donna muove qualche passo verso di lui, un’espressione indecifrabile dipinta sul volto pallido, mentre annuisce piano.

- Si – dice – sono proprio io.

Klaus scuote la testa più volte. Per quanti sforzi faccia, non riesce proprio a spiegarsi come sia possibile trovarsela davanti così, come se non fosse mai passato neppure un giorno da quando la vide per l’ultima volta. I suoi lunghi capelli biondi risplendono mossi dal vento, proprio come allora, e l’abito ricamato che indossa è lo stesso di quando, in riva al fiume, giocavano a rincorrersi ridendo spensierati, ignari di ciò che sarebbe successo di lì a poco.

- No, non può essere! Tu sei…

- Morta?

Completa la frase per lui e, solo in quel momento l’ibrido si accorge del paletto che tiene in mano, stringendolo come se fosse l’oggetto più prezioso al mondo. Il paletto di quercia bianca, l’unica arma in grado di ucciderlo davvero. Fa un passo indietro, inorridito, realizzando d’un tratto le sue intenzioni. La donna continua ad avanzare verso di lui con aria minacciosa, sotto gli occhi di Elena e Damon che, sconvolti, assistono allo spettacolo. La vampira non può fare a meno di notare una certa somiglianza tra lei e quella strana donna che, a giudicare dall’abbigliamento, sembra quasi uscita da una favola antica. La sua andatura, leggera e decisa al tempo stesso, le ricorda tanto quella delle fate che, quando era bambina, riempivano le pagine di tutti i suoi libri illustrati, permettendole di volare in alto con la fantasia.

- Si, Nic – continua Tatia – sono morta. E grazie a te. A te e alle tue manie di grandezza, alla tua smania di trasformarti nell’orribile creatura assetata di sangue che sei diventato, e che non assomiglia nemmeno lontanamente a ciò che eri. O a ciò che volevi far credere di essere. Ma adesso sono tornata, e so cosa devo fare! Ho finalmente la possibilità di vendicarmi di te, di ciò che mi hai fatto!

A quelle parole, Klaus sgrana gli occhi azzurri per la sorpresa mentre la vede fermarsi all’improvviso, i delicati lineamenti induriti da una rabbia troppo a lungo trattenuta.

- Di che stai parlando? – esclama – E come fai ad avere quel paletto? Io non…

- Tu mi hai uccisa, Nicklaus! – urla quelle parole con quanto fiato ha in corpo, impedendogli di continuare la frase e facendo trasalire tutti i presenti che, sconvolti, si domandano a loro volta come faccia quella donna ad essere in possesso di quella pericolosa arma – Quella notte, al capanno abbandonato. Era una trappola. Mi hai attirata lì con l’inganno, solo per potermi uccidere! Si, hai messo fine alla mia vita senza pietà, per poi essere capace di bere il mio sangue insieme a tuo fratello! Come avete potuto fare una cosa simile a me? Io…

Non riesce a finire la frase, affrontare quei terribili ricordi è troppo doloroso per lei. Non si muove, ma tiene il paletto a mezz’aria, fissando il vuoto con occhi vitrei e terrorizzando l’ibrido ancora una volta. Quella che ha appena riferito è una visione distorta dei fatti, e lei deve saperlo. Deve sapere che le cose non sono andate così.

- Tatia, no!Quello che dici non…

- Mi hai presa in giro – continua, interrompendolo ancora una volta – Hai approfittato di quello che provavo per te per raggiungere i tuoi sporchi scopi! Io ti amavo, Nic. Ti amavo davvero…

I suoi occhi si riempiono di lacrime, mentre la rabbia accumulata lascia lentamente il posto alla disperazione, scuotendola nel profondo. Klaus fa un passo verso di lei, guardandola commosso. Non avrebbe mai creduto di poter tornare a provare tutte quelle emozioni, in fondo mai andate via. Per tutto quel tempo aveva impedito loro di affiorare, di tornare a possederlo completamente, soffocandole nel profondo del suo cuore fin quasi a stare male. Ma non aveva avuto altra scelta, e quello era l’unico modo che gli era rimasto per provare ad andare avanti, cancellando l’immagine di quella donna meravigliosa che, in fondo, non ha mai smesso di amare. Lo sa, e se ne rende conto ancora una volta mentre osserva il suo viso triste, con la voglia improvvisa di prenderla fra le braccia ed eliminare così, con un colpo di spugna, tutta quella inutile sofferenza. Cancellando il suo dolore. Anche se forse è troppo tardi.

- Anch’io ti amavo – sussurra, perdendosi nei ricordi – e non avrei mai potuto farti del male. Non sai quanto quella notte avessi voglia di raggiungerti al capanno, ma fu mia madre ad impedirmelo. Mi vide litigare con Elijah che, avendo scoperto i nostri incontri segreti, era andato su tutte le furie. Era geloso, non tollerava che ci frequentassimo. E così nostra madre, che odiava vederci sempre in lotta per te. Per conquistarti. Così, quella notte ci impedì di uscire di casa ricorrendo ad un incantesimo, poi sparì. Quando tornò, ci costrinse a bere il tuo sangue prima che mio padre ci piantasse un coltello nel cuore senza tante cerimonie, mettendo così fine alle nostre vite umane. Ci risvegliammo vampiri e, solo allora seppi che il sangue era il tuo. Urlai e mi disperai con tutte le mie forze, ma era troppo tardi. Tu non c’eri più. Mia madre ti aveva ucciso, portandoti via da me ed usando il sangue che ti scorreva nelle vene, per trasformarmi nel mostro che non avrei mai chiesto di diventare. Non ho scelto io tutto questo, Tatia, ti prego di credermi.

Conclude in un soffio, cercando di ignorare la dolorosa fitta che gli attraversa il petto, mentre sente che la donna comincia a singhiozzare, disperata. Lei non sapeva, non credeva che le cose fossero andate così. Non era mai riuscita a vedere il volto di chi, quella notte l’aveva uccisa senza pietà, covando per tutti quegli anni quel’odio che l’aveva avvelenata, consumando lentamente il suo spirito inquieto. Klaus fa un altro, incerto passo verso di lei, stando bene attento a non spaventarla e allungando una mano verso il paletto, cercando di convincerla a consegnarglielo.

- Dammi quel paletto – dice piano – per favore. La mia morte non servirà a cambiare le cose. Non ti aiuterà a dimenticare quello che è successo.

Tatia lo guarda negli occhi, il viso inondato di lacrime e, per un attimo, sembra cedere. Le sue mani iniziano a tremare, lasciando quasi cadere la pericolosa arma di cui è in possesso. Ma è solo un attimo. Poi sembra riprendere il controllo di sé. I suoi grandi occhi si accendono di rabbia mentre lo guarda come se volesse distruggerlo, facendolo trasalire prima di lanciarsi su di lui come una furia, con il paletto puntato contro il suo petto, in una silenziosa minaccia. Minaccia che Klaus cerca di fuggire con tutte le sue forze, schivando i colpi che Tatia, instancabile, tenta di infliggergli senza pietà.

- Tatia, fermati!

Esclama mentre prova, invano, a farla ragionare. È a quel punto che Damon sa di dover agire. Non può infatti lasciare che quella donna, chiunque essa sia, gli pianti quel paletto dritto nel cuore, condannandoli tutti quanti a morte certa. Con uno scatto improvviso lascia il polso di Elena, che intanto assiste alla scena terrorizzata quanto Caroline, per lanciarsi contro la donna alla velocità di un proiettile.

- Non lo farai!

Grida raggiungendola, prima di colpirla violentemente alla schiena con l’aiuto di un piccolo fermacarte recuperato dal tavolo vicino, facendola urlare di dolore. L’ibrido la fissa con occhi sgranati dallo choc mentre la vede accasciarsi a terra, impiegando qualche secondo per capire cosa sia successo. Per un momento fissa Damon con occhi vitrei, per poi chinarsi su di lei e prenderla fra le braccia, scostandole i capelli dal viso sofferente.

- Tatia…

Sussurra, troppo disperato per rendersi realmente conto di ciò che il vampiro ha appena fatto. La sua attenzione, infatti è improvvisamente tutta per lei che, in fondo, continua ad amare come il primo giorno. È un dolore che si rinnova quello, troppo forte per essere dimenticato. Tatia lo guarda con gli occhi socchiusi, respirando a fatica mentre sente che le forze l’abbandonano lentamente. Gli sfiora una guancia con le dita che, d’un tratto, scopre bagnata di lacrime.

- Nic – dice, la voce ridotta ad un flebile sussurro – io volevo solo… riavere indietro la mia vita.

L’ibrido la guarda con affetto, la vista velata dalle lacrime che non riesce a smettere di versare.

- Non volevo che le cose andassero così, e mi dispiace che ti sia stato negato il diritto di vivere la tua vita. Mi dispiace tanto…

Si interrompe d’un tratto, stringendo forte la mano della donna mentre nota che i suoi occhi si chiudono lentamente, lasciando scivolare una lacrima solitaria su quel dolce viso dalla pelle di porcellana, per l’ultima volta.

- Ti prego, non lasciarmi. Non di nuovo…

Sussurra Klaus in preda a disperati singulti, prima di rendersi conto che il corpo di Tatia sta lentamente dissolvendosi fra le sue mani, senza che lui possa far niente per impedirlo. Ancora una volta. Chiude gli occhi per poi riaprirli subito dopo, guardandosi intorno, improvvisamente stanco. Si rialza in piedi, camminando con passo malfermo e lanciando un’occhiata indecifrabile al gruppetto di vampiri, che lo fissano a bocca aperta . Si avvicina pericolosamente a Damon, che si prepara ad un eventuale attacco da parte sua, indietreggiando di qualche passo. Attacco che, però, non arriva. Gli occhi dell’ibrido, infatti, sono vacui e spenti adesso, come se non lo vedessero nemmeno. Come se non riuscisse a vedere nessuno di loro. Perché niente sembra più avere senso per lui, a quel punto. Compresa la sua vendetta. La sua inutile vendetta, che non servirà a riportarla indietro. A riportarla da lui. Proprio come allora.   Scuote lentamente la testa, prima di voltar loro le spalle e uscire dalla porta principale, lasciando la casa. Elena, confusa e disorientata dal rapido susseguirsi di tutti quegli strani eventi lancia un’occhiata a Damon, che le restituisce uno sguardo incredulo prima che il suo viso si contragga in una smorfia dolorosa, e che lui crolli a terra improvvisamente, privo di sensi, senza un apparente motivo.

- Oh mio Dio…

La vampira si china su di lui, senza capire, mentre una strana sensazione di gelo si impadronisce del suo petto, portandola a fremere violentemente, spaventata. Grida più volte il suo nome, scuotendolo con forza, ma sembra tutto inutile. Il vampiro non si muove. I suoi occhi restano chiusi, il corpo completamente abbandonato a sé stesso, riverso sul pavimento freddo, come una bambola rotta.

- Damon, no…

È tutto ciò che riesce a dire mentre sente che gli occhi le si riempiono di lacrime e, quasi non si accorge di Caroline e Tyler che, accorsi immediatamente osservano la scena, sconvolti e spaventati quanto lei.

 

Jeremy riapre gli occhi lentamente, guardandosi intorno con aria confusa e disorientata, con la fastidiosa sensazione di avere tutte le ossa del corpo completamente fuori uso. Cerca a fatica di rimettersi in piedi, gemendo dal dolore non appena le sue ginocchia toccano terra mentre, vicino a sé, nota che Rebekah non ha ancora ripreso conoscenza. Si muove lentamente verso la cripta e, non appena i suoi occhi si abituano al buio, nota che il corpo di Bonnie è riverso a terra in una posizione innaturale, privo di sensi. Preso dal panico si precipita immediatamente da lei, prendendola fra le braccia e scuotendola più volte, nel tentativo di farla rinvenire.

- Bonnie! Bonnie, mi senti? Svegliati, ti prego, devi svegliarti!

Esclama spaventato, finchè non la vede riaprire gli occhi di colpo.

- Jeremy…

Sussurra la strega, sfiorandogli una guancia con le dita mentre il ragazzo fa un lungo sospiro di sollievo.

- Grazie a Dio…

Dice, aiutandola lentamente a rialzarsi. Bonnie, ancora confusa, si appoggia a lui per evitare di cadere, fissandolo con espressione colpevole mentre gli occhi le si riempiono ben presto di lacrime.

- Mi dispiace – dice, la voce rotta dal pianto – io non… sarei voluta arrivare a questo. Ho solo pensato che quell’incantesimo fosse la cosa migliore per tutti. Non avevo idea che Tatia mi stesse ingannando…

- Non c’è tempo per le spiegazioni – replica Jeremy, interrompendola – dobbiamo andarcene da qui immediatamente, prima che Rebekah si svegli!

Lei annuisce, guardandolo preoccupata. Non sa per quanto tempo sia rimasta bloccata in quella specie di limbo, fra la vita e la morte, ma se si è risvegliata significa che, qualunque fosse il piano che Tatia aveva in mente di mettere in atto quando ha assorbito la sua energia, è miseramente fallito. E questo vuol dire che lei non ha assolutamente idea di ciò che può essere successo nel frattempo, perciò le rimane un’unica cosa da fare: scoprirlo. E alla svelta.

 

 

 

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Stefan guarda suo fratello scuotendo la testa più volte, l’aria di uno che non riesce a credere ai propri occhi. Damon è disteso sul letto, in camera sua, con la testa abbandonata contro il guanciale ed il viso contratto in un’espressione di dolore, quasi come se… non fosse più lui. Il vampiro non crede di averlo mai visto così immobile, neppure quando dormiva. Un’improvvisa fitta dolorosa gli attraversa il petto, l’ennesima quel giorno. Sospira profondamente, stringendo i denti nel tentativo di calmarsi, ma non è sicuro di farcela. Non questa volta. Non quando l’unica cosa che vorrebbe fare è prendersela con qualcuno per sfogare tutta la rabbia che sente dentro. Per cercare di lenire quel dolore sordo che, senza tregua, lo tortura come un bisturi su una ferita. Sente a malapena la voce di Abby che, chiamata da Bonnie, si è precipitata da loro non appena ha potuto.

- La magia nera contamina tutto ciò che tocca – spiega – ed il corpo di Tatia era frutto di un incantesimo di quel tipo. Quando Damon l’ha colpita, ne è stato contaminato inevitabilmente.

Elena annuisce, torcendosi le mani per la disperazione. Gli avvenimenti delle ultime ore percorrono la sua mente ancora una volta, proprio come delle vivide istantanee, sconvolgendola e facendole desiderare ardentemente che tutto questo sia solo un incubo. Un terribile incubo, da cui svegliarsi alla svelta. Non ha il coraggio di voltarsi verso Damon, di guardarlo ancora una volta per scoprire che è sempre nella stessa posizione. Che non si è minimamente mosso dal letto in cui giace, avvolto da quell’innaturale torpore che non smette di abbandonarlo un attimo, e che sembra allontanarlo da loro ogni minuto che passa. Non riesce proprio a vederlo in quelle condizioni.

- Dimmi che c’è qualcosa che possiamo fare.

Mormora con un filo di voce, guardando negli occhi la vampira che le sta proprio di fronte e che, purtroppo, scuote tristemente la testa. Quel semplice gesto basta a far riempire i suoi occhi di lacrime mentre, quella flebile speranza nutrita fino a quel momento, lascia via via il posto ad un doloroso magone che, d’un tratto, sembra attanagliarle la gola in una morsa invisibile, impedendole di parlare.

- No, non è possibile…

Sussurra Stefan che, dietro di lei lancia un ultimo sguardo al corpo del fratello, mentre viene assalito da un’angosciosa sensazione di gelo che lo porta a fremere da capo a piedi.

- Non è possibile!

Ripete, gridando stavolta con tutte le sue forze, mentre sferra un violento pugno contro il muro che fa trasalire Elena, prima di voltarsi e uscire dalla stanza, sbattendo la porta. La vampira fa un lungo sospiro, asciugandosi in fretta le lacrime che le rigano le guance, mentre esclama ritrovando improvvisamente la voce: - Non possiamo perderlo così, non può succedere! E non succederà. Perciò per favore Abby, se c’è una possibilità, anche solo una remota possibilità di salvarlo, tu devi dircelo! Vede l’ex strega sgranare gli occhi, prima di rispondere: - È troppo pericoloso.

Elena le si avvicina, sorridendo debolmente, d’un tratto incoraggiata da quelle parole.

- Quindi un modo esiste – dice – ti prego, dimmi di che si tratta!

La vede scuotere la testa con vogore.

- Non posso, mi spiace. E poi, sai che nelle condizioni in cui sono non potrei esservi d’aiuto.

Replica, decisa. Non ha la minima voglia di farsi coinvolgere in questa storia e, per cosa, poi? Per tentare di salvare il vampiro responsabile della sua trasformazione? Quello che l’ha resa il mostro che è adesso, e che odia con tutte le sue forze? No, non può farlo. Elena non può chiederle questo.

- Lo farà Bonnie al posto tuo – la sente dire – lei può farlo! Tu dovrai solo…

- Ti ho detto che è pericoloso – la interrompe – non possiamo rischiare di inoltrarci in un territorio del genere!

Elena si passa le mani tra i capelli con gesti nervosi, cercando di frenare la rabbia che sente montarle dentro improvvisamente e che, come lava bollente, rischia di prendere il sopravvento su di lei.

- Non mi interessa – esclama disperata – io non lo lascerò morire in questo modo, sono stata chiara? Farò qualunque cosa sia necessaria per riportarlo indietro, perciò ti scongiuro di darmi una mano, perché non rinuncerò mai a lui!

La fiera determinazione che legge in quei giovani occhi ardenti, colpisce Abby a tal punto da spingerla a mettere da parte tutto il risentimento accumulato fino a quel momento, finendo per cedere alle sue insistenti richieste d’aiuto. Glielo deve. E lo deve alla madre di quella ragazza, della quale conserva un ricordo meraviglioso che vivrà per sempre nel suo cuore.

- Un modo c’è – dice, finalmente – ma non sarà così semplice, Elena…

 

- Come hai potuto farlo?

Esclama Caroline, furiosa, lanciando un’occhiataccia all’indirizzo di Bonnie che, con aria colpevole abbassa lo sguardo verso la punta delle sue scarpe, incapace di affrontare quegli occhi di ghiaccio che adesso la fissano con livore.

- Stavo solo cercando di proteggervi…

Comincia, con un filo di voce, ma la vampira non vuol sentire ragioni.

- Mandando Tyler incontro a morte certa?

Esclama infatti, incalzandola.

- Lui è qui adesso, Caroline!

- Solo perché il corpo di Klaus non è bruciato!

La strega scuote tristemente la testa.

- Se fosse bruciato – dice – nemmeno tu saresti qui a parlarne, ora. Io ho… solo tentato di salvare la vita ai miei amici!

Quelle parole hanno l’effetto di farla infuriare ancora di più. Come può parlare in questo modo, dopo tutto quello che ha combinato?

- E Tyler? – replica acida – Non era forse tuo amico anche lui? Perché volevi sacrificarlo in questo modo, imprigionandolo nel corpo di quel maledetto per fargli fare una fine… orribile…

Si interrompe, perché un improvviso nodo alla gola le impedisce di continuare la frase. Sente che gli occhi le si riempiono di lacrime mentre pensa a ciò che sarebbe potuto accadere. Bonnie non riesce a vederla in quello stato. Sa di aver sbagliato, e non certo una volta. L’amica ha tutte le ragioni di avercela con lei. Chiunque avrebbe ragione di avercela con lei, in questo momento. Compresa sé stessa.

- Mi dispiace, Car – è tutto ciò che riesce a dire, mentre rialza lentamente lo sguardo – mi dispiace davvero tanto. So di aver fatto un casino, e…

- Per non parlare di quello che hai fatto dopo – la interrompe lei, ignorando le sue parole – allearti con quel fantasma e, lasciare che venisse qui, armata di quel paletto per uccidere Klaus e condannarci tutti quanti!

La strega sgrana gli occhi per la sorpresa.

- No – esclama – non è come pensi! Io non sapevo…

- A che gioco stai giocando, si può sapere? Volevi salvarci oppure sterminarci senza pietà, perché francamente non riesco proprio a comprenderlo!

La vampira la vede prendersi la testa fra le mani, come se cercasse di riordinare i ricordi nella sua mente. Ricordi dolorosi, che contraggono il suo viso in un’espressione sofferente, facendola entrare in lotta con sé stessa. Inevitabilmente.

- Insomma, vuoi lasciarmi parlare o no?

Esplode improvvisamente, facendola trasalire. Caroline sospira, guardandola con disprezzo. Non avrebbe mai pensato di arrivare a questo, un giorno, ma non ha scelta. Lei stessa non le ha dato altra alternativa.

- Avevo buone intenzioni, Car – comincia la strega, abbassando notevolmente il tono di voce – non avevo idea che Tatia mi stesse ingannando per fare il suo gioco, e potersi vendicare di Klaus. Ha assorbito la mia energia e…

- E il paletto di quercia bianca? – la incalza, ancora una volta – Come ha fatto a venire in possesso dell’unica arma che può ucciderlo?

Bonnie annuisce, seria.

- Ho trovato io quell’arma – dice – quando ho localizzato il corpo. L’ho presa e nascosta a casa mia, e c’era anche lei quando l’ho fatto. Deve averla rubata dopo. Io ho dovuto agire in fretta, perché Klaus avrebbe potuto insospettirsi. Mi aspettava nella cripta, e aveva Jeremy. Ho avuto paura. Volevo proteggerlo e proteggere me stessa, preservarmi in qualche modo, nel caso in cui qualcosa fosse andato storto e mi fossi trovata costretta a… usarlo. Ma sarebbe stata l’ultima spiaggia, te lo giuro. Non avrei mai…

Si interrompe, senza avere la forza di continuare. Che cosa sperava di fare, in fondo? Qualunque decisione avesse preso, qualcuno ne avrebbe inevitabilmente pagato le conseguenze. E lei non avrebbe potuto farci nulla. Caroline la guarda, scuotendo la testa. Vorrebbe provare qualunque cosa in questo momento, qualunque cosa che si allontani abbastanza da ciò che prova adesso. La fissa con occhi spenti, senza che il suo cuore registri alcuna emozione se non rabbia, dolore, delusione.

- Sai una cosa, Bonnie – dice infine – potrei anche credere che tu sia stata ingannata come dici, e che abbia preso quel paletto senza la reale intenzione di usarlo. Ma non posso soprassedere al fatto che tu mi abbia nascosto che… quello in realtà non era Tyler, ma Klaus! Ti rendi conto di quello che hai fatto? Per giorni mi hai lasciato credere ciò che non era, permettendo a quell’orribile individuo di mettermi le mani addosso senza dirmi niente!

- Ho dovuto farlo! Non avevo altra scelta.

La strega tenta di avvicinarsi, di ristabilire un possibile contatto con lei ma, l’unico risultato che ottiene è quello di farla ritrarre all’improvviso, come se l’avesse morsa una tarantola. Allora indietreggia istintivamente, con la sensazione che un enorme macigno le sia appena piombato addosso.

- Si ha sempre una scelta, ed io ero la tua migliore amica.

La sente dire con espressione ferita, mentre i suoi occhi sembrano creparsi dall’interno. Proprio come quando erano bambine, e litigavano per l’ultimo dolcetto del giorno del ringraziamento. Quello a forma di cuore, ricoperto di glassa bianca. Entrambe adoravano quella glassa, ma Bonnie doveva sempre avere l’ultima parola su tutto. Così finiva per averla vinta, facendo infuriare l’amica che, nascosta in un angolo osservava ogni sua mossa, facendola sempre sentire in colpa. Proprio come adesso. Ma stavolta non ci sono dolcetti per cui litigare. Stavolta è tutto diverso. Qualcosa si è spezzato dentro di lei, e non importa quanto Bonnie possa provare a risanarlo, perché sarà tutto inutile. Lo sa, lo sente.

- Lo sei ancora…

Dice con un filo di voce, facendo un ultimo, disperato tentativo di riconquistarla. Ma non c’è più niente che possa fare. L’ha persa. Quella nuova consapevolezza le brucia dentro come lava bollente sulla pelle, mentre la sente risponderle, la voce fiera e controllata: - No. Non più, adesso.

Poi le volta le spalle, lasciando casa Salvatore senza voltarsi indietro, mentre gli occhi le si riempiono di lacrime cocenti. Anche Bonnie sta piangendo mentre la vede allontanarsi lentamente, fino a diventare ai suoi occhi un minuscolo puntino che sembra dissolversi lontano, tra le fronde degli alberi.

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Stefan si siede sul letto, prendendosi la testa fra le mani. Non può essere vero. Non sta succedendo realmente. Suo fratello non può morire in questo modo, non è possibile. Da che ha memoria lui e Damon sono sempre stati legati, inseparabili nel bene e nel male e, adesso… non può finire tutto così. Senza che si possa far niente per aiutarlo in qualche modo e, restare semplicemente ad aspettare che si spenga lentamente, come una debole fiammella che ha smesso di illuminare l’ambiente circostante, facendo piombare tutto nell’oscurità. Ed è esattamente così che si sente: cieco, proprio come se stesse brancolando nel buio. E solo. Terribilmente solo, come forse non si era mai sentito da quando è diventato un vampiro. È così buffo pensare di aver passato tutti quegli anni a cercare di allontanarlo dalla sua vita, e da quella delle persone a lui più care, quando l’unica cosa che avrebbe davvero voluto era… averlo vicino. Per sempre. Ora tutto questo non sarà più possibile. La verità di quelle parole lo sconvolge talmente tanto da fargli venire voglia di sbattere la testa contro il muro. Di urlare a pieni polmoni tutto il dolore che sente dentro, per fuggire lontano da tutto e tutti. Per non essere costretto a vedere, ad assistere alla sua fine, sapendo di essere completamente impotente. Ma non servirebbe a niente. Anche se mettesse a ferro e fuoco l’intera città, nessuno potrebbe restituirgli suo fratello. Nessuno può far nulla, a questo punto. Sospira profondamente, passandosi una mano sul viso stanco e segnato, quando il rumore della maniglia che si abbassa cattura la sua attenzione. La porta della sua stanza si apre lentamente, rivelando un’Elena dallo sguardo improvvisamente acceso, che lo spaventa e incuriosisce allo stesso tempo. Lo guarda in silenzio per un lungo momento, mentre le sue labbra si increspano in un timido sorriso.

- Esiste un modo per salvarlo.

Annuncia infine, semplicemente, lasciandolo di stucco.

- Cosa? – dice infatti, rimettendosi in piedi con uno scatto fulmineo e, guardandola come se non credesse alle proprie orecchie – Credevo di aver capito che…

- Abby non ha voluto parlarmene subito – lo interrompe lei – visto che, a quanto pare, c’è la possibilità che possa non funzionare.

Stefan scuote la testa, sgranando gli occhi.

- Non importa, proviamoci lo stesso!

Esclama, mentre sente che una debole fiamma si sta lentamente riaccendendo in lui: la fiamma della speranza, che adesso più che mai arde nel suo petto, con forza crescente, facendolo quasi impazzire di gioia. La vampira annuisce.

- È quello che le ho detto anch’io – risponde – e anche che avrebbe potuto contare su di me.

Lo vede aggrottare le sopracciglia, l’espressione seria, mentre un piccolo campanello d’allarme comincia a suonare nella sua testa.

- Su di te? E che cosa dovresti fare?

Chiede, preoccupato. Elena fa un passo verso di lui, passandosi le mani fra i capelli, come a cercare di ravviarli.

- Unire il mio spirito al suo attraverso un incantesimo – spiega infine – affinchè, ovunque si trovi, possa riportarlo indietro. Ma si tratta di una magia pericolosa, ed Abby ha detto che potrei anche… non risvegliarmi. Ma non importa, io voglio…

- No, Elena – la interrompe Stefan, fuori di sé – frena. Frena immediatamente! Se le cose stanno così, tu non farai proprio un bel niente!

Quel suo tono categorico spaventa un po’ la ragazza, che gli rivolge uno sguardo incredulo mentre scuote la testa con vigore.

- Ma è di Damon che stiamo parlando!

Esclama con convinzione, aprendo le braccia. Stefan sospira a lungo e con forza, con la spiacevole sensazione che il mondo gli stia praticamente crollando addosso. Sapeva che c’era qualcosa sotto, ma non poteva immaginare che il prezzo da pagare sarebbe stato così alto.

- Lo so benissimo! E me ne occuperò io. Se è vero che esiste una possibilità, sono pronto a fare qualunque cosa vada fatta. Ma tu devi restarne fuori!

Replica con voce ferma.

- No Stefan, ti prego, non puoi chiedermi questo. Io non voglio che ti succeda niente di male…

- Ti ho già persa una volta, Elena – la interrompe, cercando di ignorare le sue parole – e non posso permettere che accada di nuovo. Non ti lascerò rischiare ancora la tua vita, perché non potrei mai perdonarmelo stavolta!

Con pochi passi Elena annulla ben presto la già breve distanza tra loro, lanciandogli degli sguardi sinistri che lo gelano fino al midollo, prima di gridare: - Tu non capisci, io DEVO farlo! Ho bisogno di farlo, perché niente avrebbe più senso senza di lui!

Quelle parole, dette in un impeto di rabbia e con tutta quella forza, sembrano quasi scuotere il vampiro nel profondo, scoprendo verità che, fino a quel momento, aveva preferito seppellire dentro di sé. Per ignorarle, soffocandole senza pietà. Come se non esistessero nemmeno. Ma è in quel preciso istante che si rende conto di non averle mai uccise del tutto. Sono sempre state lì, in agguato e pronte a saltar fuori al momento giusto, facendo crollare tutto il suo mondo. Riducendolo miseramente in pezzi, come un castello di carte, abbattendo così anche l’ultima, debole barriera che si era costruito intorno. Una barriera fatta di bugie, che in fondo non sarebbe mai durata a lungo. E forse, lo ha sempre saputo. La verità gli appare improvvisamente davanti, nuda e spietata come solo questa può essere, delineando a chiare lettere tutto ciò che ha sempre rifiutato di credere: lei lo ama. La donna che ama più di sé stesso è innamorata di suo fratello, e non c’è niente che lui possa fare per cambiare questa cosa. Anche se fa male. Anche se, il solo pensiero di lei e Damon insieme, gli da la sensazione che una lama affilata gli trapassi il petto senza pietà, procurandogli un intenso bruciore che scuote ogni fibra del suo essere, facendolo capitolare. Per un lungo momento entrambi rimangono in silenzio, le parole sarebbero superflue a quel punto. Gli occhi di Elena si riempiono di lacrime mentre, pian piano, prende coscienza di ciò che ha appena detto. E di quanto le sue parole abbiano turbato Stefan, che non riesce a smettere di fissarla, proprio come se non fosse in grado di metterla a fuoco. Ma non può più continuare a negare ciò che prova, e lei lo sa bene. Non può più ingannarlo, né ingannare sé stessa, costringendosi a vivere un sogno ad occhi aperti che, di vero ha ormai solo la consapevolezza di ciò che è realmente: qualcosa di bello, ma privo di consistenza. Impalpabile, come fumo che si disperde. No, lui non lo merita. Ha bisogno di sapere la verità e, per il bene che gli vuole, non può più continuare a tacere. Deve dirglielo, e deve farlo ora.

- Stefan, io…

Comincia, la voce tremante, ma si interrompe vedendolo scuotere la testa mentre si avvicina lentamente, prendendole il viso tra le mani e accarezzandolo con dolcezza.

- Non devi spiegarmi niente, Elena – dice a voce bassa, guardandola con affetto – e forse hai ragione, in questo momento Damon ha più bisogno di te che di me. Come tu hai bisogno di lui.

Asciuga con le dita le calde lacrime che le rigano le guance, sorridendole e annuendo debolmente. Anche se sa già che si pentirà di ciò che sta per dire, si rende conto che è la cosa più giusta per entrambi. Deve lasciarla andare.

- Và e riportalo indietro – continua – te ne prego. Riportalo da te.

Elena lo guarda, commossa, prendendogli le mani e stringendole forte tra le sue. Chiude gli occhi per un attimo, lasciando che quelle parole mettano radici dentro di lei, per poi riaprirli e annuire con decisione.

- Prometti solo che farai attenzione.

Lo sente dire.

- Te lo prometto, Stefan. Andrà tutto bene.

Risponde sicura, prima che il vampiro la stringa forte a sé mentre lei ricambia quell’abbraccio, carico di significati. Ancora una volta non c’è bisogno di parole fra loro. Entrambi sanno che quello è un addio e che, da quel momento in poi, niente sarà  più come prima. Ma adesso, la cosa più importante è salvare Damon. La vampira si scioglie dolcemente dal suo abbraccio, sorridendogli un’ultima volta prima di voltargli le spalle e lasciarlo lì, in compagnia di quella nuova, amara consapevolezza che gli pesa dentro come mai avrebbe immaginato.

Bonnie sfoglia il grimorio con aria tesa e preoccupata, lanciando un’occhiata ad Elena che, seduta sul letto, sta accarezzando il viso di Damon con studiata lentezza, come se volesse imprimerlo nella memoria. Il vampiro è ancora nella stessa posizione in cui l’aveva lasciato, gli occhi chiusi, il viso contratto in quell’espressione di dolore che tanto sconvolge Elena. Vorrebbe davvero mettere fine a tutto questo, ma la verità è che non sa nemmeno da che parte cominciare. Non ha la minima idea di cosa fare, sa solo che non può fallire. Non deve. Ha un’unica possibilità di salvarlo, e deve riuscirci a tutti i costi, dovesse essere l’ultima cosa che fa. Viene d’un tratto distratta dalla voce dell’amica, che la riporta bruscamente alla realtà.

- Sei sicura di voler andare fino in fondo? Mia madre dice che ci sono dei rischi che potresti correre.

La vampira annuisce con convinzione.

- Lo so – dice, guardandola – ma posso farcela. Piuttosto, so che per te non dev’essere facile tutto questo, e ti ringrazio tanto per ciò che stai facendo.

Bonnie scuote la testa.

- É davvero il minimo che io possa fare – risponde – insomma… ho praticamente passato questi ultimi giorni a far soffrire le persone che amo di più al mondo e, ora ho solo bisogno di rimediare in qualche modo. Ma se questo significa metterti in pericolo…

- Andrà tutto benissimo, Bonnie – la interrompe lei – ne sono sicura.

Già. E come fa ad esserne sicura? Non si rende nemmeno conto dei rischi che corre, ed in questo è sempre la stessa. Anzi, forse non è mai nemmeno cambiata. È sempre lei. La stessa Elena con cui, da bambina, si contendeva i pastelli a cera per completare i disegni che tanto piaceva fare ad entrambe, e quella che ha dovuto consolare quando la sua storia con Matt è arrivata al capolinea. Naufragando definitivamente. In fondo non l’ha mai persa del tutto, e non riesce proprio a comprendere come possa aver creduto il contrario, fino a quel momento. La sua umanità è ancora viva dentro di lei, rendendola la persona meravigliosa che è e che continuerà ad essere. Per sempre. Ogni volta che si sofferma a guardare il suo bel viso, così aperto e sincero, non può fare a meno di sentirsi in colpa per ciò che stava per farle. Portarle via ciò che le è rimasto di più caro al mondo non era una soluzione, non lo è mai stata. Le basta guardare ciò che sta facendo per quel vampiro, che lei avrebbe volentieri mandato al rogo, per rendersene conto ancora una volta. Deve amarlo davvero tanto per rischiare la sua vita in questo modo, senza nemmeno pensarci due volte.

- Elena, io…

Comincia a voce bassa, ma l’amica la interrompe con un cenno della mano.

- Non dirlo, ti prego.

Dice. Bonnie sospira.

- Volevo solo che avessi una vita migliore di questa, senza più sofferenze né dolore. Solo ora mi rendo conto che ho sbagliato a pensarla così, e mi dispiace. Mi dispiace tanto… potrai mai perdonarmi per questo?

Elena sorride.

- Non c’è nemmeno bisogno di chiederlo, amica mia.

Risponde, poi si sporge quanto basta per prenderle le mani e stringerle forte fra le sue. L’impatto con la sua pelle, sotto la quale può chiaramente distinguere il dolce suono di quelle vene pulsanti, non le sembra più così terribile, adesso. Il suo bisogno di sangue è ancora vivo in lei, non si è mai placato, ma adesso sembra solo… più sopportabile. Più semplice da gestire. Ora sa di potercela fare, doveva solo riuscire ad accettare questa sua nuova condizione, nel migliore dei modi. Senza combatterla. È stato Damon ad insegnarglielo. Guarda il suo corpo inerme ancora una volta, sfiorandogli i folti capelli scuri con le dita e, desiderando ardentemente che quei suoi meravigliosi occhi azzurri tornino ad aprirsi, soltanto per lei. Per guardarla ancora una volta, come solo lui sapeva fare. Tutto a un tratto, però, si accorge con stupore che il suo viso sta lentamente assumendo uno strano colorito pallido, quasi spettrale, mentre la pelle sembra tendersi sotto il suo tocco gentile, divenendo trasparente.

- Che sta succedendo?

Esclama con aria preoccupata, incrociando lo sguardo serio di Bonnie che, dopo una rapida analisi risponde: - Si sta disidratando. Non abbiamo molto tempo, dobbiamo sbrigarci.

Si concentra, prendendosi la testa fra le mani mentre chiude gli occhi, respirando profondamente.

- Ok, ci siamo. Prendi le sue mani e stringile forte. Non aver paura, adesso.

Elena fa come dice, rannicchiandosi vicino a Damon e poggiando la testa sul suo petto, chiudendo lentamente gli occhi. Intreccia le dita alle sue e, mentre Bonnie pronuncia l’incantesimo, ha come la sensazione che un dolce torpore si stia pian piano impadronendo di lei, ottenebrandole la mente, per spingerla a sprofondare in un abisso senza fine…

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Rebekah rincasa sbattendo la porta, furiosa e infastidita dalla misteriosa piega che hanno preso gli ultimi eventi, sfuggendole totalmente di mano. Lancia un’occhiataccia ad Elijah che, in un angolo della stanza, la osserva con aria preoccupata.

- Allora – esclama, sbuffando – si può sapere perché mi hai chiesto di tornare a casa con tutta questa urgenza? Ho ben altro da fare in questo momento, e non ho né il tempo né la voglia di dar retta anche a te! Avrò chiamato Nic un migliaio di volte, ma non ha mai risposto. Dovevamo…

- È proprio di Nic che si tratta – la interrompe il fratello – è qui.

La vampira lo guarda, senza capire.

- Che significa che è qui? Lui non dovrebbe essere a casa, avevamo un piano! Accidenti, se quella maledetta strega non si fosse intromessa, io…

Si interrompe, lasciando la frase a metà mentre si torce le mani, rabbiosa. Non ha idea di cosa sia successo dentro quella cripta, ma quando si è risvegliata era completamente vuota. La voce di Elijah interrompe, comunque il flusso dei suoi pensieri, riportandola bruscamente alla realtà.

- Un piano? – esclama infatti, allarmato – Di che stai parlando? Cosa stavate combinando, voi due?

Rebekah incrocia le braccia, sfidandolo con lo sguardo.

- Niente che ti riguardi!

Risponde, provocandolo, prima di vederlo annullare la già breve distanza tra loro per afferrarle un braccio, strattonandola con forza.

- Rebekah!

Tuona con quella sua voce profonda, facendola trasalire. La vampira comincia a dimenarsi come impazzita, cercando di sfuggire a quella presa d’acciaio con tutta la sua forza finchè, con un violento strattone, riesce ad allontanarlo da sé. Gli rivolge un’occhiata di fuoco, prima di esclamare con rabbia: - E lasciami, non provare più a toccarmi! Dimmi dov’è!

Il vampiro sospira, sollevando le mani in segno di resa. La guarda, facendole cenno di seguirla nella camera di fianco. Rebekah, tenendosi a debita distanza dal fratello per paura di un altro attacco a sorpresa, varca la soglia dell’ampio salone insieme a lui, guardandosi intorno prima che il suo sguardo si focalizzi in un unico punto, al centro di esso. Klaus. È seduto al vecchio tavolo in ciliegio, circondato da vari fogli di carta accatastati disordinatamente gli uni sugli altri, che lui, però, sembra non vedere nemmeno. La sua attenzione, infatti, è tutta per il disegno che ha davanti, e che accarezza dolcemente con le dita, completamente rapito, come se stesse contemplando un’opera d’arte di inestimabile valore. Tatia. La sua Tatia. Non riesce a pensare ad altro, ormai. Nella sua mente, l’immagine della ragazza felice e spensierata che si diverte a farsi rincorrere nel bosco, si sovrappone a quella del suo ultimo ricordo, in cui, disperata e sofferente si abbandona morente fra le sue braccia. Il solo pensare a quelle lacrime che rigavano il suo bel viso gli provoca un dolore insopportabile, che crede di non essere in grado di gestire. Non più, adesso. Lei voleva solo continuare a vivere la sua vita, senza chiedere nient’altro al mondo, se non… un po’ di felicità. Una felicità che le è stata negata, brutalmente strappata in quella orribile notte mentre, ansiosa ed eccitata come solo il suo giovane cuore poteva essere, lo aspettava nel capanno abbandonato. Pronta a donarsi a lui, completamente, non immaginando nemmeno lontanamente di andare incontro a morte certa. Se solo avesse capito. Se avesse saputo… ma non è troppo tardi. Lui può rimediare, può averla di nuovo vicino, regalandole quei sogni che le sono stati strappati via ingiustamente. Regalandole di nuovo una vita vera. In fondo, se è riuscita a tornare una volta, può farlo di nuovo. Deve solo scoprire come, e il gioco è fatto. L’aiuterà, e saranno di nuovo insieme, proprio come una volta. Perché questa, ormai, è l’unica cosa che conti di più al mondo. È talmente assorto nei suoi pensieri  da non accorgersi nemmeno che Rebekah si sta avvicinando lentamente, osservandolo incuriosita. Non ha la minima idea di cosa passi per la mente del fratello, ma basta qualche passo verso di lui per svelare il mistero. Lancia infatti una rapida occhiata ai fogli sparsi disordinatamente sul tavolo, accorgendosi che su tutti, con pochi, essenziali tratti, è disegnato il profilo di una donna dai lunghi capelli e gli occhi chiusi. E non sa bene perché ma, quella strana immagine sembra avere qualcosa di familiare. Come se…no, non può essere…  Com’è possibile che dopo tutti questi anni pensi ancora a lei? È assurdo. Incrocia lo sguardo di Elijah, che scuote tristemente la testa.

- Fa così da quando è tornato – dice – sembra che non mi ascolti nemmeno. Non so più che cosa fare.

La vampira batte violentemente una mano sul tavolo, nel tentativo di attirare la sua attenzione mentre esclama: - Che diavolo stai combinando, Nicklaus? Quando mi hai chiesto di occuparmi di quella faccenda, pensavo che saresti andato fino in fondo! Ti ho chiamato un’infinità di volte, ma non hai mai risposto! Purtroppo Bonnie mi è sfuggita. Quella maledetta si è messa a fare una specie di incantesimo dentro la cripta e, prima che tu dica qualunque cosa… lo so, non avrei dovuto sottovalutarla, ma lei e le sue magie da quattro soldi…

Si interrompe bruscamente, rendendosi conto che Klaus non la sta nemmeno ascoltando, ma che la sua attenzione è ancora rivolta al disegno che tiene fra le mani, osservandolo come rapito.

- Insomma, hai sentito quello che ho detto? Nic!

Grida, strappandogli via il disegno con un rapido movimento, per poi farlo a pezzi proprio sotto ai suoi occhi esterrefatti.

- Si può sapere che diavolo stai combinando? – continua – Ti parlo di una cosa seria e tu, che fai, perdi il tuo tempo dietro a degli stupidi disegni? Ma che cavolo ti prende, ti sei bevuto il cervello, per caso?   Mentre Rebekah continua a parlare a raffica, gli occhi di Klaus vagano inquieti da una parte all’altra della stanza, proprio come se stesse cercando il modo più veloce di sfuggire a quella voce insistente che sembra quasi trapanargli il cervello, distraendolo e innervosendolo non poco.

- Stà zitta.

Dice d’un tratto, a voce bassa, senza nemmeno guardarla. La ragazza scuote la testa con vigore.

- Non ci penso nemmeno – esplode, furiosa – hai idea di quello che…

Ma non riesce a terminare la frase perché l’ibrido, in un impeto di rabbia si scaglia su di lei alla velocità di un proiettile e, prima che possa anche solo replicare, sfila via il pugnale dalla sua tasca per poi piantarglielo nel petto, con tutta la forza di cui è capace.

- Ti ho detto di star zitta – sibila a denti stretti – tu parli troppo, Rebekah!

La osserva accasciarsi lentamente ai suoi piedi, gli occhi sgranati per la sorpresa di quel gesto che, mai si sarebbe più aspettata da lui. Ma è troppo tardi. Le forze l’abbandonano, la sua mente si spegne. Klaus la guarda disidratarsi pian piano, distratto dalla voce di Elijah che, fuori di sé esclama: - Klaus, no! Sei impazzito, perché lo hai fatto?

- Perché tutte quelle sue stupide chiacchiere mi hanno davvero seccato!

Replica, sputando le parole con rabbia, mentre lo vede avvicinarsi lentamente, sul viso un’espressione quasi supplichevole.

- Abbiamo appena scoperto che sei ancora tra noi, fratello – dice, annuendo – che sei vivo. Perciò ti prego, non rovinare questo momento. Non farlo. Possiamo ancora essere una famiglia, andare via da questo posto e…

Si interrompe bruscamente, vedendolo annullare la breve distanza fra loro per lanciargli un’occhiataccia che lo gela fino al midollo.

- Ti avverto – sibila a denti stretti contro il suo viso, ignorando le sue parole – se provi ad estrarre quel pugnale dal suo petto, giuro che lo userò per piantarlo nel tuo prima ancora che tu te ne accorga. Sono stato chiaro?

Poi si allontana, chinandosi sul corpo di Rebekah per scostarle una ciocca di capelli dalla fronte, accarezzandole una guancia con le dita prima di prenderla fra le braccia e dirigersi al piano di sopra, voltando le spalle al fratello e lasciandolo solo, sconvolto e pieno di dubbi.

 

 

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Lo sente, prima ancora di riaprire gli occhi. È come una pugnalata, una fitta improvvisa che, partendo dal centro del petto si irradia lentamente lungo tutto il suo corpo, facendola rabbrividire mentre le lacrime salgono a bruciarle le palpebre. Si guarda intorno, l’aria confusa e disorientata, sentendosi quasi sopraffatta da quel dolore sordo e prepotente che la tortura come un bisturi su una ferita, e di cui non riesce a liberarsi. Ha freddo, un freddo interno che, senza un apparente motivo sembra attanagliarle le ossa in una morsa dolorosa, costringendola a rannicchiarsi su sé stessa mentre si sfiora le guance, bagnate di lacrime. Cosa sta succedendo? È tutto così buio intorno a lei, e non riesce a smettere di piangere. Non crede di aver mai provato nulla di simile in vita sua, nemmeno dopo la morte dei suoi genitori. Sapeva, infatti, che pur non potendoli più vedere le sarebbero comunque rimasti vicino, vegliando su di lei, per proteggerla per sempre. Quel solo pensiero le aveva dato la forza per continuare a vivere, per provare ad occuparsi di suo fratello nel migliore dei modi, anche se sapeva che, senza di loro, la vita non sarebbe stata semplice. Ma ora… il peso della solitudine sembra d’un tratto schiacciarla senza tregua, facendole desiderare ardentemente di mettersi ad urlare con quanto fiato ha in corpo, perché qualcuno venga a prenderla. Perché qualcuno la salvi da quell’inferno che le brucia dentro come lava bollente, divorandola pian piano, ogni minuto che passa. Ma non c’è nessuno attorno a lei, né voci né un respiro, solo buio. Buio, che sembra avvolgerla come un’enorme mantello scuro, facendola quasi scomparire. Elena si sente soffocare, vittima di quelle forti emozioni che le schiaffeggiano violentemente il cuore, ma che non riconosce come sue. Nonostante provi a comprendere cosa stia accadendo realmente, infatti, l’unica cosa che le è chiara in quel momento è che, ciò che prova, non le appartiene. Anche se fa male. Anche se vorrebbe fuggire da sé stessa, strappandosi il cuore dal petto per non essere più costretta a sentire… spegnere le emozioni…

Riapre gli occhi di colpo, mettendosi in ascolto. Cos’è stato? Sembrava che qualcuno la stesse chiamando, pronunciando lentamente il suo nome. Ma quel suono è quasi un sussurro, un’eco indistinta che non è nemmeno sicura di aver sentito davvero. Forse, stava solo sognando. Si, sognando…  Si rende conto che quella è l’unica cosa che vorrebbe fare, adesso. È … così stanca, e debole, che non riuscirebbe a muoversi nemmeno se lo volesse. L’oscurità che l’avvolge le sembra d’un tratto così invitante da farle venire voglia di tirarsela addosso, proprio come una coperta, per chiudere gli occhi e lasciarsi cullare lentamente… fino a… scomparire. Per sempre.

“Elena… Elena…”

Di nuovo quella voce. Flebile, lontana, eppure più vicina e insistente che mai, fino a scuoterla nel profondo. Fino a scoprire lentamente una calda impronta nel suo cuore, impronta indelebile che porta inciso un unico nome: Damon. Ora è finalmente in grado di dare un volto a quella voce che, proprio in quel momento, come un’onda di marèa la investe all’improvviso, permettendole di ricordare tutto. L’incantesimo… i loro spiriti uniti, legati l’uno all’altra… per salvarlo…

Oddio, era lui! Era proprio lui che la chiamava, ne è certa. Le sta chiedendo aiuto! Come ha potuto dimenticare in questo modo? Ma certo, ora è tutto chiaro. Quell’incantesimo li ha uniti, permettendole di immergersi totalmente nello spirito del vampiro, per provare a riportarlo indietro in qualche modo. E anche se non ha la minima idea di ciò che deve fare, sente che quella è la strada giusta da percorrere per provare a salvarlo. È dentro di lui adesso, è il suo dolore che sente. Tutte le paure, le sue emozioni, il suo… senso di vuoto. Quell’angosciosa oscurità che lo circonda, e che sembra non aver fine…  Lui sta soffrendo, sta soffrendo terribilmente, e non può lasciarlo solo. Non adesso, non in preda a quelle violente sensazioni, che lei proverà a combattere con tutte le sue forze. Deve farcela, Damon ha bisogno di lei. A quel punto, spinta da una rinnovata determinazione tenta a fatica di rimettersi in piedi, asciugandosi le lacrime con gesti decisi prima di inoltrarsi in quel territorio sconosciuto, avanzando lentamente nel buio…

 

Non ha idea di quanto tempo abbia camminato, percorrendo quel tunnel oscuro che le fa venire voglia di voltarsi indietro e fuggire a gambe levate, il più lontano possibile da tutto questo. Ma non può. Sa che non può farlo. Anche se è esausta e sente che le forze la stanno lentamente abbandonando, sa che non può cedere. Non può permettere a quel torpore insidioso di impadronirsi delle sue membra, perché questo segnerebbe la fine di tutto. Deve continuare, trovare un appiglio che possa aiutarla a riportarlo indietro. A riportarlo da lei. Ma qui sembra non esserci niente, a parte… un sentiero privo di luce che la terrorizza ad ogni passo, finendo per scoraggiarla sempre di più, mentre sente che il cuore va a fondo come una pietra. Ed è proprio quando crede di aver perso tutte le speranze nutrite fino a quel momento che, finalmente, la vede. Una debole luce proprio in fondo a quel tunnel, cattura d’un tratto la sua attenzione. Sorride, improvvisamente sollevata da ciò che spera non sia solo frutto della sua immaginazione, preparandosi ad attraversarla mentre si accorge che le sue gambe scattano in avanti, senza che riesca a controllarle, ansiose di immergersi in quella che riconosce come la sua unica ancora di salvezza. Comincia a correre, esausta ma ebbra di felicità, sicura che quella sia la strada giusta per trovarlo, per strapparlo via a quel dolore senza fine che lo sta lentamente logorando, allontanandolo da lei ogni minuto che passa. Elena corre, corre senza fermarsi, la luce, d’un tratto vivida e abbagliante sempre più vicina, più vicina… finchè ansante e ormai priva di forze la raggiunge, attraversandola con un balzo deciso, prima di… ripiombare nell’oscurità. Si guarda intorno, a bocca aperta, mentre il suo sorriso si spegne lentamente. Per un momento crede di essere tornata indietro ma, la presenza degli alberi, le cui fronde ondeggiano mosse dal vento, riesce a rassicurarla mentre si rende conto che lo scenario, stavolta, è decisamente cambiato. Non ha nemmeno più la spiacevole sensazione di camminare nel vuoto come prima e, guardando verso il basso si accorge, con sollievo, che i suoi piedi stanno calpestando l’erba fresca, che sembra frusciare sotto i suoi passi lenti ma decisi. Respira profondamente, riconoscendo il luogo in cui si trova. È l’ultima parte del bosco, il posto più isolato di Mystic Falls dove era solita rifugiarsi fino a qualche anno prima, ogni qualvolta sentisse il bisogno di restare un po’ da sola con sé stessa. Per pensare, per riflettere sulla sua vita, quando le uniche preoccupazioni si riducevano al difficile compito di storia che avrebbe affrontato il giorno dopo, oppure a come mettere fine alla sua complicata relazione con Matt Donovan, senza ferirlo troppo. Anche se sapeva che sarebbe stato inevitabile. Dei passi improvvisi interrompono, d’un tratto il flusso dei suoi pensieri, facendola trasalire. Quando rialza lo sguardo, incuriosita, si accorge che Damon è proprio di fronte a lei, e che la sta guardando come se la vedesse per la prima volta…

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Dei passi improvvisi interrompono, d’un tratto il flusso dei suoi pensieri, facendola trasalire. Quando rialza lo sguardo, incuriosita, si accorge che Damon è proprio di fronte a lei, e che la sta guardando come se la vedesse per la prima volta.

- Sei qui…

È tutto quello che riesce a dire mentre, emozionata come non mai, ha quasi la sensazione che il cuore prenda a batterle furiosamente nel petto, realizzando solo in quel momento che tutto ciò che si dice sui vampiri sia assolutamente falso. Il suo cuore non ha mai smesso di pompare e, in fondo, lei lo ha sempre saputo.

- Katherine…

Lo sente dire mentre la scruta con curiosità, cogliendola totalmente alla sprovvista. Ha…davvero sentito bene? Ma cosa...  Si blocca, realizzando finalmente la verità. Quello è il ricordo del loro primo incontro, ecco perché ha subito riconosciuto il luogo in cui si trova. È stato lui ad attirarla lì, affinchè lo raggiungesse nell’unico posto dove si sente al sicuro, fuggendo da tutto quel dolore. Per trovare un po’ di pace. Quella pace che solo lei, adesso, può restituirgli. Sospira, sollevata. È questo l’appiglio giusto, ormai non ha più dubbi. Sa di poterlo salvare. Ma non vuole spaventarlo o rischiare di allontanarlo da sé ancora una volta, deve giocare bene le sue carte. È tutto nelle sue mani, ora. Osserva quei limpidi occhi azzurri che continuano a scrutarla con attenzione, in attesa di una risposta, resistendo a quell’irrefrenabile impulso di gettarsi tra le sue braccia, per stringerlo forte.

- No – dice invece, cercando di mantenersi lucida – io… sono Elena.

Lo vede indietreggiare istintivamente, scuotendo lentamente la testa.

- Oh, tu… assomigli…scusami. È solo che mi ricordi tantissimo una persona. Sono Damon.

Risponde, senza smettere di fissarla. La vampira sorride.

- Non per essere maleducata o altro, Damon – dice – ma il fatto che tu sia qui in un posto sperduto è un po’ inquietante.

Il ragazzo le rivolge uno dei suoi irresistibili sorrisi sornioni, incrociando le braccia.

- Davvero? Senti chi parla – replica divertito – tu sei qua fuori tutta sola!

Elena allarga le braccia, invitandolo a guardarsi intorno.

- Siamo a Mystic Falls, qui non succede mai niente di brutto!

Esclama con convinzione, poi si passa le mani fra i lunghi capelli corvini, sospirando profondamente. È nervosa e stanca, e ha paura di sbagliare, ma sa che deve provarci comunque.

- Io ho…litigato col mio ragazzo, oggi.

Aggiunge così, nella speranza di fargli tornare in mente qualcosa. Qualsiasi cosa che possa darle la possibilità di avvicinarlo in qualche modo, permettendogli di recuperare i ricordi perduti. Ma l’unico risultato che ottiene è quello di fargli sollevare le sopracciglia con aria sorpresa, prima di domandarle: - E per cosa? Se posso chiedere.

La vampira fa un passo verso di lui, sbuffando.

- La vita – risponde – il futuro. Lui ha già pianificato tutto.

- E tu non lo vuoi?

- Io non…

- Ma si – la interrompe, annuendo – vuoi quello che vogliono tutti.

Elena gli rivolge uno sguardo curioso, fingendosi sorpresa.

- Cosa? Uno sconosciuto misterioso che ha tutte le risposte!

Esclama con aria divertita, tornando a guardarlo negli occhi mentre si accorge che lui ricambia il suo sguardo, sorridendole ancora una volta.

- Bè, diciamo solo che sono in giro da un bel po’ – dice – ho…imparato una cosetta o due.

- Ok Damon, allora dimmi un po’: cos’è che voglio?

Lo mette alla prova, mentre lo vede avvicinarsi lentamente, catturando il suo sguardo in una morsa invisibile che le provoca uno stano tremore al petto, rendendola preda di intense emozioni che, in fondo, non ha mai dimenticato.

- Vuoi un amore che ti divori – comincia, a voce bassa – vuoi passione, e avventura…e anche un po’ di pericolo.

È a quel punto che Elena si rende conto di non potersi più trattenere e, annullando con pochi passi la già breve distanza tra loro, risponde, senza smettere di fissarlo: - Sai una cosa? Io… credo di aver già trovato tutto questo.

Poi lo bacia, senza nemmeno lasciargli il tempo di replicare, sentendolo rilassarsi pian piano fra le sue braccia mentre, una piacevole sensazione di completezza si impadronisce ben presto di lei, avvolgendola come in una tenera carezza. Il vampiro le prende il viso fra le mani, accarezzandolo con studiata lentezza mentre le sue labbra si aprono, finalmente in un largo sorriso. Un sorriso carico di promesse che adesso è tutto per lei che, in fondo, ha sempre saputo di appartenergli. Ora e per sempre…

 

Quando Elena riapre gli occhi, la prima cosa che sente è la voce di Bonnie che, chiamandola più volte per nome, la riporta bruscamente alla realtà.

- Elena, Elena… sei sveglia. Sei tornata, ce l’hai fatta!

Esclama, finalmente sollevata, scrutandola con attenzione per assicurarsi che vada davvero tutto bene. C’è stato un momento, infatti, durante l’incantesimo, in cui ha seriamente temuto di perderla. Si agitava, pronunciando parole incomprensibili mentre il viso di Damon sembrava disidratarsi sempre di più, finendo quasi per assomigliare ad una maschera. Lancia un’occhiata al vampiro, che non ha ancora ripreso conoscenza, chiedendosi se quella magia abbia davvero funzionato. Anche Elena si solleva quanto basta per osservarlo con attenzione, le sue dita ancora intrecciate a quelle di lui, come se non volesse più lasciarlo andare. Gli sfiora le guance pallide come in una timida carezza, mentre si accorge che la sua pelle torna lentamente alla normalità, proprio come se si riempisse dall’interno. Solleva la testa verso Bonnie, che le restituisce lo stesso sguardo preoccupato.

- Sta tornando come prima – dice, la voce tremante – questo dovrebbe essere un buon segno. Ma allora, perché non si è ancora risvegliato?

La strega scuote lentamente la testa.

- Non lo so – risponde, perplessa – forse ha solo bisogno di un po’ di tempo.

Gli occhi della vampira tornano a posarsi su di lui, mentre si chiede se la teoria dell’amica abbia davvero un fondo di verità. Un’improvvisa sensazione di gelo sembra d’un tratto impadronirsi di lei, per attanagliarle il petto in una morsa dolorosa che le blocca il respiro, impedendole quasi di ragionare. Non è possibile, non può finire così. Ha fatto tutto ciò che era in suo potere per provare a riportarlo indietro, e le sembrava di esserci riuscita. Ma allora, perché…

- Damon, svegliati, ti prego. Non puoi lasciarmi…

Sussurra con un filo di voce, seriamente spaventata, mentre gli occhi le si riempiono di lacrime. Lo scuote con forza, chiamandolo più volte per nome per cercare di ristabilire un possibile contatto con lui, quando tutto a un tratto, si accorge che quel corpo inerme fino a quel momento sembra avere una piccola, impercettibile reazione. La sua mano, infatti, sta stringendo quella di lei con forza crescente, facendola quasi esplodere dalla gioia.

- Si sta muovendo.

Osserva Bonnie, lanciando un’occhiata ad Elena, che annuisce convinta.

- Si…

Risponde, con voce rotta dall’emozione mentre nota che, pian piano il vampiro comincia a riaprire gli occhi, incrociando ben presto quelli di lei.

- Ehy…

Le sussurra, l’aria confusa, sbattendo più volte le palpebre come se non riuscisse ad inquadrarla bene. La sua mente è come un enorme ammasso infeltrito che gli impedisce di ragionare lucidamente, ma non importa. Ora, tutto ciò di cui ha bisogno per stare bene è proprio lì, vicino a lui. Il resto non conta. Sfiora con dolcezza il viso della ragazza, asciugando quelle calde lacrime che, copiose, scendono a rigarle le guance pallide, mentre la vede sorridergli come non faceva da tempo.

- Damon, sei qui… Oh Dio, sei qui…

Continua a ripetere, non trovando altre parole per esprimere l’immensa felicità che sente in quel momento e, poco importa quanto lui stia cercando di tranquillizzarla sulle sue condizioni, perché non riuscirà a smettere di piangere tanto facilmente. Gli prende il viso fra le mani, guardandolo con infinito affetto prima di sfiorare le sue labbra con un bacio lieve, ma denso di significati.

- Ti amo, ti amo da morire…

Gli sussurra e, prima ancora di rendersi conto delle parole appena pronunciate il vampiro l’attira a sé, baciandola con passione sotto gli occhi commossi di Bonnie che, per la prima volta da quando tutta questa brutta storia ha avuto inizio, si rende conto di aver fatto davvero la cosa giusta. Separarli sarebbe stata una follia, una follia che mai avrebbe potuto perdonarsi.

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


- Per la centesima volta, Elena – sta dicendo Damon parlando al ricevitore, cercando di mantenere la calma, mentre scende le scale di corsa – ti ho detto di si. Non è una bugia, mi sento benissimo, davvero. Ok.

Chiude la comunicazione, sospirando rumorosamente mentre passa vicino al fratello che, in piedi davanti al camino acceso sorseggia un bicchiere di bourbon, l’aria assorta.

- Essere un vampiro l’ha resa paranoica.

Mormora rivolto a Stefan, alzando gli occhi al cielo mentre il vampiro gli rivolge uno sguardo sorpreso, scuotendo lentamente la testa.

- È solo preoccupata – dice – ne ha passate tante. E anche tu.

Abbassa gli occhi sul suo bicchiere pieno, il terzo quella sera, specchiandosi in quel liquido chiaro che gli rimanda un’immagine di sé che quasi stenta a riconoscere. I suoi occhi appaiono leggermente arrossati, e sembra avere l’aria di uno che è appena stato investito da un treno. In parole povere, ha un aspetto orribile. Ma gli passerà. In fondo, sa che prima o poi dovrà farsene una ragione e andare avanti per la sua strada, senza rimpianti. Come è giusto che sia. Rialza lo sguardo verso il fratello, sorridendo debolmente.

- Prenditi cura di lei.

Aggiunge, quasi sussurrando, reggendo a fatica lo sguardo inquisitore di Damon mentre lo vede avvicinarsi con passo deciso, chiedendosi quali siano le sue intenzioni.

- Mi sa che non è l’unica di cui dovrò prendermi cura.

Lo sente dire prima che gli tolga delicatamente, ma con fermezza il bicchiere di mano, per poggiarlo sul tavolo vicino. Stefan fa una piccola smorfia di disappunto, incrociando le braccia infastidito, prima di replicare: - Non è necessario che ti preoccupi per me.

Il ragazzo solleva le sopracciglia, fingendosi sorpreso, mentre le sue labbra si increspano in un sorriso sornione.

- E chi ci pensava a te, io parlavo del bourbon! Stai finendo la mia scorta personale!

Esclama, con tono di finto rimprovero. A quelle parole, il minore dei Salvatore scoppia a ridere.

- Sei un pessimo bugiardo – dice – lo sai?

I loro sguardi si incrociano di nuovo e, per un attimo, Stefan ha come l’impressione che suo fratello torni a guardarlo come una volta. Come quando erano ancora umani, e lui lo coinvolgeva spesso in quelle sue fughe notturne che lo portavano dritto alla taverna, finendo per bere come una spugna e perdere completamente la cognizione del tempo. Come prima che Katherine piombasse improvvisamente in casa Salvatore, fingendo di essere una povera e innocente orfanella e stravolgendo così le loro pacifiche esistenze, con la forza di un violento uragano, per renderli… ciò che sono adesso. Ma sa che non è troppo tardi. Damon è ancora suo fratello, e lo sarà per sempre. Lo osserva mentre gli volta le spalle e prende le chiavi dell’auto, dirigendosi verso la porta d’ingresso. Solo che, a metà streda si blocca improvvisamente, proprio come se avesse dimenticato qualcosa, prima di tornare sui suoi passi e avvicinarsi nuovamente a Stefan, che aggrotta le sopracciglia lanciandogli un’occhiata curiosa.

- Ehy… so che non l’avresti mai lasciata morire. Non è stata colpa tua.

Dice a voce bassa, l’aria seria, cogliendolo totalmente alla sprovvista mentre nota che i suoi occhi azzurri sembrano quasi farsi più scuri, proprio come se riuscissero a leggergli dentro. Ma, prima ancora che il vampiro abbia il tempo di dire una sola parola Damon si è già voltato, raggiungendo velocemente la porta e rimanendo in ascolto per qualche istante, prima di esclamare: - Hai visite, fratello!

Poi abbassa la maniglia e apre di colpo,  trovandosi di fronte Caroline, Tyler e Matt e, facendo loro un cenno di saluto, si allontana per raggiungere la macchina, fischiettando un allegro motivetto in voga. Il piccolo gruppetto si fa avanti timidamente, sorridendo a Stefan che, riappropriatosi del suo bicchiere di bourbon li guarda perplesso, chiedendosi se quella sia l’ora più adatta per ricevere visite. A dire il vero, non è certo così che aveva immaginato di concludere la serata, ma… forse può fare un’eccezione. Vede Caroline fare un piccolo passo verso di lui, rompendo il silenzio per prima.

- Ciao, noi…abbiamo pensato di passare per farti un salutino.

Dice imbarazzata, abbassando lo sguardo sulle buste, colme di patatine che tiene in mano.

- Oppure – aggiunge Matt, subito – per ordinare una pizza ed accamparci qui da te per tutta la notte, come Tyler aveva suggerito.

A quelle parole l’ibrido gli lancia un’occhiataccia, colpendolo sulla spalla con il dorso della mano.

- Io? – esclama – Ma se è stata Caroline a…

- Non dire sciocchezze – lo interrompe la vampira – io ho solo proposto di portarlo al cinema!

Matt ridacchia, divertito.

- Già – dice – a vedere un film sui vampiri!

Caroline sbuffa, infastidita.

- Sono solo curiosa di vedere quanto si avvicinino alla realtà – replica, acida – e comunque era solo un’idea, non dobbiamo mica farlo per forza. E poi…

Si interrompe improvvisamente per avvicinarsi a Stefan, togliendogli di mano il bicchiere con un gesto deciso, prima di continuare la frase.

- …e poi, potremmo iniziare a smettere di bere, tanto per fare un esempio. Un vampiro sbronzo non è mai un bello spettacolo.

- Caroline, non sono ubriaco!

Chiarisce Stefan, guardandola come se le fossero improvvisamente spuntate due teste. La vampira sospira, ignorando le sue parole.

- La verità è che volevamo farti un po’ di compagnia – continua – insomma…so che non dev’essere facile per te affrontare…

- Sto bene, Car – insiste, interrompendola – ragazzi, vi ringrazio per l’interessamento ma, non è necessario che vi preoccupiate per me! È tutto a posto, davvero.

Nello stesso momento in cui pronuncia quelle parole, si rende conto che è la verità. Gli basta infatti sapere che le due persone più importanti della sua vita siano felici e serene, come forse non lo sono mai state prima. Il resto non conta. Ha visto suo fratello soffrire più di mille persone messe insieme in quegli ultimi anni, e adesso si merita proprio un po’ di felicità accanto alla donna che ama. Anche se questo significa…non importa, non deve più pensarci. Elena lo completa, lo rende un uomo migliore, anche se sa che Damon lo è già. Forse, lo ha sempre saputo. Stasera i suoi occhi brillavano di una luce nuova, una luce che crede di non avergli mai visto prima, ed il merito è tutto di quella meravigliosa ragazza che, in fondo, sa che non riuscirà mai a smettere di amare. Una ragazza che, gli eventi dolorosi della vita hanno fatto si che crescesse troppo in fretta, e il cui destino adesso è legato a quello di suo fratello. Per sempre. La voce fresca e squillante di Caroline interrompe il flusso dei suoi pensieri, riportandolo bruscamente alla realtà e spazzando via improvvisamente qualsiasi ricordo doloroso che, stringendogli lo stomaco in una morsa invisibile gli blocca quasi il respiro, rendendolo facile preda di violente emozioni.

- Bene, allora non ti dispiacerà se restiamo con te per un po’, vero?

- Già – si intromette Matt – e se ordiniamo immediatamente una pizza , perché sto morendo di fame!

Stefan scoppia a ridere, invitandoli ad entrare mentre li guarda prendere posto sul suo soffice divano nel giro di pochi secondi, proprio come se non aspettassero altro.

- Ehy, anch’io ho fame – esclama Tyler rivolto all’amico, che lo guarda scuotendo la testa – che ne dici di offrirti volontario per uno spuntino?

A quelle parole, Caroline lo colpisce sul petto con il dorso della mano, lanciandogli un’occhiataccia torva.

- Tyler!

Lo riprende, mentre lui sorride divertito.

- Scherzavo – si difende – anche se mi basterebbe solo un piccolo assaggio…

Comincia a tirare Matt per la maglietta mentre il ragazzo lo spinge via con decisione, esclamando: - Scordatelo, amico!

Poi esplode in una risata contagiosa alla quale, poco dopo, si unisce quella di Stefan, che li osserva con aria divertita. Restare un po’ in compagnia dei suoi amici non potrà fargli che bene, in fondo. Ed è con questa nuova consapevolezza nel cuore che, finalmente più sereno prende posto sul divano insieme a loro, sgranocchiando le patatine che Caroline ha intanto tirato fuori dal sacchetto, per dividerle con gli altri. Ad un tratto, però, la vede aggrottare la fronte con aria preoccupata, prima di esclamare, leggermente allarmata: - Ragazzi, credete che dovremmo ancora preoccuparci di Klaus? Insomma, lui rappresenta sempre una minaccia per noi, e non possiamo certo…

- Amore, rilassati – la interrompe Tyler, accarezzandole il viso e guardandola intensamente – non pensiamoci adesso. Non stasera.

La vampira fa un lungo sospiro, annuendo convinta. Forse ha ragione. È vero, quella è la loro serata, e non può certo rovinarla con quei cattivi pensieri. Sorride al ragazzo che ama, stampandogli un bacio sulle labbra e pensando che, in fondo, tutti loro abbiano bisogno di staccare un po’ la spina da tutti quegli ultimi, orribili avvenimenti, per godersi finalmente un po’ di meritato relax.

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Capitolo 35
*** Capitoo 35 ***


Elena chiude gli occhi, lasciando che il getto d’acqua tiepida le solletichi dolcemente la pelle nuda, cercando di sgomberare la mente da tutti i pensieri che l’affollano, senza tregua. Anche se non è facile. Sa bene, infatti, che per quanto ci stia provando non riesce proprio a smettere di preoccuparsi per Damon, di chiedersi se stia davvero bene come dice. Forse dovrebbe chiamarlo di nuovo per accertarsi che… no, meglio di no. Lo ha già fatto troppe volte per quel giorno, e non vuole certo rischiare di fare la figura della patetica visionaria davanti a lui. Sarebbe troppo. Soprattutto perché gli ha telefonato da appena cinque minuti, e non… ok, si sta di nuovo agitando. Sospira profondamente, uscendo lentamente dalla doccia e avvolgendosi in un morbido asciugamano di spugna, prima di lasciare il bagno e raggiungere la sua camera. A quel punto, una misteriosa figura davanti alla finestra la fa trasalire, interrompendo bruscamente il flusso dei suoi pensieri.

- Damon! Come sei entrato?

Esclama, leggermente allarmata mentre lo vede voltarsi verso di lei.

- Ho scassinato la serratura.

Dice, guardandola con aria molto seria e accorgendosi che il viso della ragazza cambia lentamente, assumendo un’espressione sbalordita. A quel punto, non può proprio fare a meno di scoppiare a ridere.

- Mi ha fatto entrare Jeremy – la tranquillizza, divertito – a quanto pare è di turno al Grill, stasera. Non lavorerà un po’ troppo, quel ragazzo?

Elena scuote la testa, rilassandosi lentamente.

- Lavorare può fargli soltanto bene, specialmente dopo quello che ha passato in quest’ultimo periodo. Dopo quello che abbiamo passato. E, a proposito di questo, io volevo…

IL vampiro la interrompe con un gesto della mano, fissandola intensamente.

- Ferma – dice – prima che tu dica qualunque cosa, Elena, io… ho bisogno di saperlo.

Fa una pausa, perdendosi ad osservare ancora una volta quel dolce viso che tanto ama, e nel quale adesso può leggere chiaramente una leggera apprensione tipica del suo carattere, che lo intenerisce, facendolo sorridere. Il suo sguardo scivola dolcemente lungo la curva delle sue candide spalle nude, immaginando di percorrerle con le dita, per avvolgerle in una tenera carezza. Il desiderio di stringerla forte a sé è d’un tratto talmente intenso da procurargli quasi un dolore fisico, mentre respira profondamente passandosi le mani tra i capelli, nel tentativo di mantenere la calma. Ha bisogno di conoscere la verità, a questo punto. Anche se sa che potrebbe fargli male.

- Quando mi hai detto che mi amavi – comincia, la voce ridotta ad un flebile sussurro – stavi dicendo la verità? Voglio dire… niente dubbi, perplessità, eventuali ex fidanzati all’orizzonte, rimorsi o rimpianti di qualunque…

Elena annulla la distanza tra loro con pochi passi, chiudendogli la bocca con un bacio e mettendo così fine a quell’assurdo sproloquio senza senso.

- Ti basta come risposta?

Gli sussurra contro le labbra socchiuse, mentre sente che lui le cinge i fianchi sottili con le braccia per avvicinarla a sé, in modo che i loro corpi aderiscano perfettamente l’uno all’altro.

- A dire il vero – risponde, sfiorandole la guancia con la punta del naso – credo di non averla capita molto bene.

La ragazza ride, prendendogli il viso fra le mani e guardandolo intensamente  prima di baciarlo di nuovo, stavolta con più passione. Le sue mani sfiorano la morbida stoffa della camicia che indossa, facendolo fremere di desiderio, per poi risalire dolcemente a perdersi tra i suoi folti capelli arruffati, baciandolo sempre più appassionatamente. D’un tratto, però, si allontana di qualche passo, quanto basta per staccarsi da quelle labbra morbide che, rappresentano per lei un’irresistibile tentazione fin dal giorno del loro primo incontro, per mormorare sorridendo: - Adesso ti è più chiara?

Damon scuote la testa senza smettere di guardarla, gli occhi ardenti di desiderio.

- Mmmm… devo dire che non ho ancora afferrato il concetto, che ne diresti di provare a spiegarmelo di nuovo?

E senza nemmeno aspettare che gli risponda, cattura le sue labbra in un bacio talmente intenso da toglierle il respiro, mentre sente che le sue mani le pizzicano i fianchi attraverso l’asciugamano, facendola ridacchiare.

- Mi fai il solletico!

Protesta, scostandosi per sciogliersi dal suo abbraccio. Il ragazzo solleva le sopracciglia con aria sorpresa, incrociando le braccia.

- I vampiri non soffrono il solletico.

Dice.

- Invece si!

Ribatte lei, divertita, giocando distrattamente con una lunga ciocca dei suoi capelli corvini, apparendo ancora più bella ed irresistibile agli occhi di lui.

- Ti dico di no!

- Ed io ti dico di si! Lo sento. Riesco a sentire tutto.

A quel punto Damon si esibisce in un adorabile sorriso sornione, prima di tornarle vicino per attirarla a sé ancora una una volta, con un rapido movimento che la coglie di sorpresa.

- Ah, si? Quindi… senti anche questo?

Le sussurra con voce roca, sfiorandole il viso con le labbra socchiuse, con deliberata lentezza, facendole desiderare che smetta al più presto di infliggerle quella deliziosa tortura a cui la sta sottoponendo, senza pietà. Ma il vampiro sembra non avere la minima intenzione di fermarsi e, sordo ai suoi continui mugolii di protesta scende a tormentarle il collo, percorrendolo con piccoli baci roventi che la infiammano di desiderio, abbattendo in un solo colpo ogni suo possibile tentativo di resistenza.

- E questo, lo senti?

Sussurra contro la sua pelle, stuzzicandola con i denti mentre la sente gemere piano. A quel punto Elena si lascia spingere dolcemente sul letto, sorridendogli mentre lui le si distende accanto, prendendole il viso fra le mani e guardandola così intensamente da farla rabbrividire di piacere.

- Come facevi a saperlo?

Le chiede all’improvviso, cogliendola totalmente alla sprovvista. Elena gli lancia uno sguardo interrogativo, prima di esclamare: - Sapere… che cosa?

- Che era lì che mi ero rifugiato – risponde lui – nel luogo…

- Nel luogo del nostro primo incontro – lo interrompe la vampira, completando la frase che stava per dire – quello che quel giorno mi hai costretta a dimenticare, senza pensare che magari avrei voluto conservare quel ricordo?Che ne avevo tutto il diritto, visto che è stato uno dei momenti più belli e importanti della mia vita!

Conclude in un soffio, sentendosi come se si fosse scrollata un gran peso di dosso. Non c’è rancore nelle sue parole, solo una punta di delusione che la porta ad abbassare lentamente lo sguardo, irrigidendosi tra le braccia di Damon, che la guarda con aria colpevole. Sapeva che prima o poi quel ricordo le sarebbe tornato in mente, era solo questione di tempo. Ed ora, è arrivato il momento di affrontarlo. Per entrambi. Sospira profondamente, sollevandole il mento con un dito per costringerla a tornare a guardarlo, mentre le sussurra: - Mi dispiace tanto, Elena. Mi dispiace di averti soggiogata per farti dimenticare tutto, ma sono stato costretto a farlo.    La ragazza scuote la testa, rifiutandosi di capire. In fondo, cosa c’è da comprendere in tutta questa assurda storia? Quello che dice non ha assolutamente senso.

- Perché?

Domanda, accorgendosi che la voce le trema. E che, forse, non ha nemmeno voglia di sentire la risposta.

- Perché non volevo si sapesse in giro che ero già in città – lo sente spiegare, dopo un attimo di esitazione – e poi… semplicemente perché ricordarti di avermi conosciuto non sarebbe stato un bene per te.

Damon pronuncia quelle parole molto lentamente, come se facesse un grande sforzo per farlo. La verità è che ha paura che lei non riesca a comprendere fino in fondo le sue ragioni e, quando torna a specchiarsi in quei suoi grandi occhi, velati di tristezza, si accorge che i suoi timori erano fondati.

- Ma cosa stai dicendo? – la sente infatti replicare, sforzandosi di mantenere un tono di voce normale quando, l’unica cosa che vorrebbe fare invece è mettersi ad urlare per la frustrazione – Incontrarti quel giorno, in quella strada solitaria, è stata la cosa più bella che potesse capitarmi! Non hai pensato nemmeno per un attimo che non volessi essere trasformata in uno stupido burattino nelle tue mani?

Quelle parole colpiscono il vampiro nel profondo, facendo d’un tratto vacillare tutte le sue sicurezze, per renderlo facile preda di forti emozioni che, con violenza sembrano attraversargli il petto stringendolo in una morsa dolorosa. Si irrigidisce, allontanandosi da Elena per rialzarsi in piedi con gesti nervosi mentre, fregandosi il viso con entrambe le mani, sussurra quasi come se parlasse a sé stesso: - Io… credo di aver fatto male a venire qui.

La ragazza lo segue con lo sguardo mentre si avvicina alla finestra, pentendosi immediatamente delle parole appena pronunciate. Che stupida. Si passa le mani fra i capelli, come per ravviarli o, semplicemente, perché quel gesto la aiuti a rimettere in ordine i pensieri che le affollano la mente, confondendole le idee come non mai. Scende dal letto con un rapido movimento per avvicinarsi a lui e cingergli la vita, abbracciandolo da dietro mentre poggia la testa sulla sua spalla, sentendolo sussultare quando le sue labbra gli sfiorano dolcemente il collo.

- Ehy – mormora, cercando di attirare la sua attenzione – scusami, ti prego. Non ho voglia di mettermi a discutere con te in questo modo, io…

- Non sei mai stata un burattino nelle mie mani – la interrompe, a voce bassa – ho sempre cercato di proteggerti, Elena. In qualunque modo, con ogni mezzo.

- Lo so, e mi dispiace di averlo detto. So che tutto ciò che hai fatto, lo hai fatto solo per prenderti cura di me. Per proteggermi. Ma ora, lascia che sia io ad occuparmi di te. Permettimi di farlo, per favore.

Quelle parole lo colgono di sorpresa, facendolo voltare verso Elena che, prendendogli il viso fra le mani lo bacia dolcemente, permettendo alle dita di lui di scivolarle delicatamente sulla schiena, accarezzandole la pelle nuda con studiata lentezza e facendola rabbrividire di piacere.

E comunque – aggiunge poi, non appena trova la forza di staccarsi dalle sue labbra – non sapevo che fossi lì. Sei stato tu a condurmi in quel luogo, guidandomi con la tua voce. Chiamandomi per nome, affinchè non rischiassi di smarrire la strada e perdermi per sempre.

Damon la guarda con espressione stranita.

- Non ricordo nemmeno di averlo fatto – dice – era tutto così… confuso…

La vede annuire con decisione, prima di prendergli le mani e stringerle forte tra le sue.

- Lo so – risponde – io ho visto cosa c’è dentro di te, Damon, ed è stato…devastante. Ma non dovrai più provare tutto quel dolore, te lo prometto. Non dovrai più soffrire a quel modo, perché adesso ci sono io qui con te, e non permetterò a nessuno di farti del male.

Mentre pronuncia quelle parole, i suoi occhi si riempiono di lacrime. Ciò che ha scoperto durante il difficile viaggio per riportarlo indietro, l’ha scossa nel profondo in un modo che mai avrebbe immaginato possibile. Non pensava, infatti, che il vampiro fosse costretto a convivere con quel dolore insopportabile da cui lei stessa avrebbe voluto fuggire, desiderando disperatamente di strapparsi il cuore dal petto, per gettarlo lontano. Sente che le sue mani le accarezzano il volto, asciugando le lacrime che le rigano le guance pallide mentre le sue labbra si aprono, finalmente, in un caldo sorriso che le riempie il cuore di gioia.

- Non sarai più solo, perché ti starò vicino per sempre. Non ti lascerò. Mai.

Damon la guarda intensamente e, per un lungo momento, si rende conto di non sapere cosa dire. Quelle sono le parole che ha sempre desiderato che qualcuno gli dicesse e che invece, per anni, gli sono state negate, alimentando in lui la convinzione che quel senso di abbandono che gli pesava dentro come un enorme macigno, non sarebbe mai andato via. Lo avrebbe torturato per sempre, finendo per schiacciarlo ogni giorno di più. Ma ora sa che non è così, perché stavolta è tutto diverso. Stavolta sarà come riavvolgere il nastro per ripartire da zero, sapendo di stringere, finalmente le sue mani tra le proprie, come in un’eterna carezza. Ora e per sempre.

- Ti amo, Elena.

È tutto ciò che riesce a dire infine, la voce rotta dall’emozione mentre la sente rispondere: - Ti amo anch’io.

Le sue mani scendono a stringerle i fianchi ancora una volta mentre, stuzzicandole le labbra con le proprie le sussurra: - Dimmelo ancora.

La ragazza sorride, gettandogli le braccia al collo.

- Ti amo – ripete baciandolo – ti amo, ti amo…

A quel punto le parole non servono più, e lo sanno entrambi. Come sanno di non poter più aspettare. Il vampiro la prende fra le braccia, sollevandola di peso per adagiarla sul letto con delicatezza, mentre si stende lentamente su di lei. La guarda a lungo, contemplandola come se la vedesse per la prima volta mentre le sue iridi si colorano via via di un azzurro intenso, accendendosi di desiderio. Elena chiude gli occhi e un lieve rossore imporpora ben presto le sue guance pallide, mentre ha la sensazione che il cuore prenda a batterle furiosamente nel petto quando si accorge che il suo asciugamano sta lentamente scivolando giù, e che le mani sapienti di Damon si fanno strada su di lei. Che prendono ad accarezzarla con studiata lentezza, modellando il suo corpo contro quei palmi bollenti, che infiammano ogni centimetro della sua pelle nuda. A quel punto, la vampira ha quasi l’impressione di poter esplodere dall’emozione e, affondando le dita tra i suoi capelli lo attira a sé con decisione, catturandogli le labbra in un bacio carico di passione che sembra coglierlo di sorpresa. Quel semplice gesto lo porta ad avvicinarsi ancora di più, premendo il bacino contro quello di lei e facendole chiaramente sentire quanto lui la desideri in quel momento. Elena ha un piccolo sussulto, che sfocia ben presto in un vero e proprio gemito quando il ragazzo abbandona la sua bocca per dedicarsi all’invitante incavo tra i suoi morbidi seni. Lo tormenta a lungo,  stuzzicandolo a tratti con il tocco gentile della sua lingua, per poi scendere a percorrerle i fianchi sinuosi con una scia di piccoli baci infuocati, facendola impazzire di desiderio. Lo vuole. Lo desidera così disperatamente da non riuscire quasi più a ragionare e, quando sente che le sue labbra premono contro il  punto più sensibile di lei, strappandole un intenso gemito di piacere che la porta a fremere violentemente contro quel corpo scultoreo, capisce di non poter resistere oltre. Lo afferra allora per le spalle, invitandolo a tornare su e liberandolo della camicia con gesti nervosi, strappandogliela quasi di dosso tanta è la voglia di toccarlo, di sfiorare finalmente con le dita la sua pelle nuda. Damon sorride, piacevolmente colpito dall’impazienza che legge nel suo sguardo implorante e, mentre le sue mani scendono a liberarlo degli ultimi indumenti rimastigli, d’un tratto diventati troppo stretti, la vampira avvolge le gambe attorno ai suoi fianchi. Vuole sentirlo più vicino, provare a placare quel fuoco che sente bruciarle dentro come lava bollente, scuotendola nel profondo. A quel punto, perdendo ogni inibizione si inarca contro di lui e i loro occhi si incrociano di nuovo, ardendo gli uni negli altri mentre Damon affonda dolcemente in lei, riprendendo a baciarla con passione. Le loro dita si intrecciano, i loro corpi si scontrano, perdendosi l’uno nell’altra e fondendosi in uno solo mentre i movimenti divengono sincronizzati, uniti in una danza che li travolge come un fiume in piena, trascinandoli in un vortice di crescente passione. Entrambi sanno che quella è una notte speciale, perché segna finalmente un nuovo inizio. L’inizio della loro vita insieme.

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