Un alfabeto di sfaccettature

di Lux_daisy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo #1-Xanxus x Squalo ***
Capitolo 2: *** Capitolo #2-Yamamoto x Gokudera ***
Capitolo 3: *** Capitolo #3-Dino x Hibari ***



Capitolo 1
*** Capitolo #1-Xanxus x Squalo ***


Salve a tutti ^^ eccomi tornata sul fandom di reborn dopo un paio di mesi di pausa... sarei voluta tornare con una bella fic lunga, con azione,  un pò di humor e tanti personaggi, ma la musa non si è fatta vedere... ergo ho lanciato una piccola sfida a me stessa e ho iniziato questo progetto del tutto nuovo per me: è infatti la prima volta che scrivo drabble, ma devo dire che mi è proprio piaciuto! ho potuto soffermarmi su piccoli aspetti, alternando drabble comiche, serie e passionali u.u ergo spero che vi piacciano come a me è piciute scriverle. Buona lettura!


A come Assurdo

Squalo non riusciva a darsi pace per quella debolezza. Quel pensiero lo aveva tormentato per notti intere, togliendogli il sonno e rendendolo più irritante del solito. “È tutta colpa di quel bastardo” era ciò che continuava a ripetersi, ben conscio di quanto stesse mentendo a se stesso. L’aveva voluto, desiderato, bramato con ogni fibra del suo essere e quando le sue labbra si erano posate su quelle di uno Xanxus appisolato sulla poltrona, l’altro, subito sveglio, ne aveva approfittato per farlo suo sulla scrivania. Ciò che Squalo trovava assurdo era il piacere oltre ogni immaginazione che aveva provato.

B come Boss

Xanxus era il Boss dei Varia, il suo Boss, l’uomo a cui aveva giurato fedeltà ancor prima di rendersi conto delle conseguenze. Innumerevoli volte aveva maledetto se stesso per la sua decisione e altrettante volte il suo cuore gli aveva fatto capire che, senza quello stronzo arrogante, la sua vita non avrebbe avuto senso. Questo si ripeteva Squalo ogniqualvolta era costretto, di giorno, a sgobbare tra missioni e scartoffie e, di notte, a obbedire a ogni lasciva richiesta dell’altro. Del resto Xanxus era il suo Boss e ogni suo desiderio era un ordine.

C come Capelli

I capelli di Squalo erano un simbolo: della sua promessa di fedeltà a Xanxus, ma anche del fatto di non essere riuscito ad aiutarlo a diventare Boss dei Vongola. Avrebbe voluto tagliarseli quei capelli, perché, se l’avesse fatto, significava che la missione più importante era stata portata a termine. Per di più Xanxus non perdeva occasione per afferrarlo dai capelli: che fosse per semplice capriccio, per attirarlo a sé per un bacio quando avrebbe dovuto lavorare o durante le loro notti di passione. Fortuna che c’era Lussuria con le sue spazzole: l’unico a prendersi davvero cura della chioma del capitano.

D come Dolcezza e Dolore

Squalo avrebbe voluto regalare un vocabolario a Xanxus per fargli imparare il significato della parola dolcezza, nella mente il desiderio di non svegliarsi ogni mattina con il corpo pieno di dolori. Sarebbe bastata anche una carezza al posto di un morso, ma se infliggergli dolore era l’unico modo in cui Xanxus sapeva mostrare i suoi sentimenti, allora lo spadaccino avrebbe volentieri sofferto fino alla fine dei suoi giorni.

E come Eccesso

Se c’era una cosa che Xanxus trovava fastidiosamente eccessiva era il volume della voce di Squalo, soprattutto di prima mattina. Essere svegliato dalle sua grida era come farsi trapanare il cervello e neanche tutti i bicchieri al mondo che avrebbe potuto lanciargli gli avrebbero tolto quest’abitudine. Ma la notte, mentre lo faceva suo ancora e ancora, doveva ammettere con se stesso che i gemiti emessi dal suo capitano lo eccitavano tanto da fargli perdere il controllo.

F come Feccia

Ore 9:00- Feccia, dov’è il mio caffè?
Ore 11:00- Feccia, perché non mi hai ancora portato la mia tequila?
Ore 13:00- Feccia, spero per te che la mia bistecca sia pronta.
Ore 14:00- Se qualcuno osa disturbarmi, tu sarai il primo a pagare, feccia!
Ore 16:00- Stupida feccia, non intendo occuparmi delle scartoffie! Pensaci tu!
Ore 18:00- Feccia, c’è una macchia sulla scrivania: pulisci!
Ore 21:00- Feccia, fatti trovare nella mia stanza tra due ore e vedi di non tardare.
Ore 23:00- Feccia, voglio sentirti urlare il mio nome.
La giornata di Squalo scandita da quella feccia del suo Boss.
 
G come Ghiaccio

La tua prigione di ghiaccio è stata il mio incubo per otto anni. Otto lunghi, dannatissimi e interminabili anni in cui non facevo altro che chiedermi se ti saresti mai risvegliato, se avrei mai potuto combattere di nuovo al tuo fianco, se avrei mai potuto guardarti di nuovo negli occhi. Ho versato lacrime su quella tomba, lacrime di rabbia, di colpa e d’impotenza; le ho urlato contro, l’ho maledetta in ogni mio respiro, ma tutto continuava ad essere privo di senso. Perché tu eri come morto e io con te.

H come  Hodavverobisognodiunavacanza

Squalo non ne poteva proprio più. Se quella situazione fosse andata ancora avanti, si sarebbe licenziato dai Varia e messo in pensione. Tra Lussuria che cercava di appioppargli in testa delle ridicole orecchie da gatto, Bel che inseguiva Fran per tutta la tenuta lanciando coltelli a destra e a manca, colpendo poveri ignari, Xanxus ubriaco che cantava, con scarsi risultati, Poison di Alice Cooper e Levi che ripeteva in continuazione “Bossu” con occhi fangirlizzanti, la sua festa di compleanno si era trasformata in un incubo. Voglio andare in vacanza su un’isola deserta! pensò con disperazione.

I come Ira

La prima volta che ci incontrammo, solo guardandoti, capii che non avrei mai potuto batterti. Solo guardandoti nei tuoi occhi di brace, potevo sentire il tuo potere, la tua sofferenza, la tua ambizione. La tua ira. Attraversa le tue vene, ti pulsa dentro ed è parte di te, come le viscere e il sangue. Lo so. L’ho sempre saputo, ma non ne ho mai avuto paura, perché è stata la prima cosa che ho ammirato di te. Ho deciso di seguirla, consapevole del fatto che un giorno, forse, avrebbe potuto distruggerci entrambi.

L come Libro

Squalo credette di aver avuto un’allucinazione quando trovò Xanxus seduto sul divano, intento a leggere un libro e senza il suo whiskey. Avvicinatosi di soppiatto alle sue spalle, si accorse di aver davvero preso un abbaglio: il libro non risultò essere che un mezzo per nascondere la console portatile – sicuramente lasciata in giro da Bel - con cui il Boss era intento a far fuori nemici su nemici. Squalo non riuscì a trattenere una risata a quella scoperta e, come punizione per aver osato tanto, venne spedito a pulire tutte le grondaie del castello.

M come Marchio

Succhiotti, morsi o anche lividi: ognuno di essi era un segno del fatto che Squalo appartenesse a Xanxus. Lo voleva marchiare perché, inconsciamente, una parte di lui temeva che l’altro potesse abbandonarlo, ma, durante le battaglie che combattevano sotto le lenzuola, senza che lui se ne rendesse conto, ogni paura, ogni dubbio, ogni dolore trovava conforto e risposte nel calore dei loro corpi avvinghiati e sudati. Come Xanxus non avrebbe mai ammesso che quelle notti non erano solo sesso, così Squalo non gli avrebbe mai detto che il marchio più profondo glielo aveva già inciso nell’anima.

N come Neve

Xanxus odiava la neve: era fredda e gli ricordava costantemente il gelo di quegli otto anni sprecati, in cui tutti erano andati avanti con le loro vite, mentre lui era rimasto imprigionato in una prigione senza sbarre. Per questo nei giorni di nevicate diventava più intrattabile del solito, sparando a chiunque si azzardasse a pronunciare la parola neve. Ma una volta vide dalla finestra i suoi ufficiali che giocavano con la neve come dei bambini: quando notò Squalo disteso a terra che, ridendo, faceva l’angelo di neve, d’un tratto quella giornata gli sembrò meno brutta.

O come Origliare

-Feccia, sei in ritardo.
*Se non lasciassi le scartoffie a me, finirei prima.
-Mhpf, hai sempre una scusa.
*Voooooiiiii! La colpa è tua che mi dai un orario pure per questo!
-Se non lo facessi, tu non verresti da me.
*Potresti venire tu da me qualche volta!
Risata. -Mi stai invitando a passare nella tua stanza ogni volta che mi va?
*Vooooiii! Non mettermi in bocca parole che non ho detto!
Altra risata. -In effetti non sono le parole quello che vorrei metterti in bocca.
Levi si pentì profondamente di aver origliato.

P come Piume

Squalo si era sempre chiesto perché Xanxus se ne andasse in giro con delle piume nei capelli: aveva iniziato a portarle da quando si era liberato dalla prigione di ghiaccio e da allora non se l’era mai tolte. Il sospetto che c’entrasse Lussuria era sempre stato forte, considerando la sua passione per i boa di struzzo, ma non si poteva certo negare che quelle piume gli dessero un’aria attraente. Soprattutto quando le sentiva accarezzargli la pelle e fargli il solletico, accompagnate dalla sensazione delle mani e della lingua di Xanxus che esploravano ogni centimetro del suo corpo.

Q come Quiete

La mattina appena sveglio era l’unico momento di quiete nella giornata di Squalo. Una volta in piedi avrebbe dovuto affrontare un mucchio di incombenze, per questo gli piaceva rilassarsi alcuni minuti, assaporando la morbidezza del cuscino. Per di più era l’unico momento in cui poteva osservare il volto addormentato di Xanxus e accarezzare il braccio poggiato sul suo petto senza preoccuparsi delle conseguenze. Se si fosse lasciato andare a simili gesti in altri momenti, il Boss come minimo l’avrebbe accolto con la bicchierata di rito. Senza rendersene conto, quel piccolo momento di pace era quindi diventato il suo preferito.

R come Rude

I suoi occhi sono quelli di un predatore: mi incatenano a lui e la bestia sa che non posso sfuggire. La sua bocca è atteggiata in un ghigno arrogante perché lui sa che non voglio nient’altro che essere suo e sa che non lo respingerò mai. La sua lingua è lasciva mentre percorre il mio corpo, provocandomi gemiti che non riesco a trattenere. Il suo membro è duro e caldo: lo sento pulsare dentro di me ed è doloroso, perché a quel bastardo non importa di farmi male. Ma va bene così perché di lui amo anche questo lato rude.

S come Superbia

Squalo era la Superbia: era il suo nome. Era una parte di lui. Ma neanche tutto il suo dannatissimo orgoglio aveva potuto fare niente di fronte all’ira di Xanxus. Aveva rinunciato al titolo di Boss dei Varia, ma non gli era mai importato, perché ciò che voleva era diventare lo spadaccino più forte del mondo. E lo voleva per aiutare Xanxus a diventare Boss dei Vongola. Tutto ciò che aveva fatto l’aveva fatto per lui: la sua spada, la sua anima, la sua vita e il suo orgoglio gli appartenevano e così sarebbe stato fino alla sua morte.

T come Telefono

Superati i dieci anni d’età, una persona dovrebbe essere in grado di tenere in mano un oggetto senza romperlo e dovrebbe capire che urlare costantemente al telefono non è di alcuna utilità. Ma questo sembrava non valere se le persone in questione erano Xanxus  e Squalo. Le loro discussioni al telefono iniziavano con gli insulti giornalieri del Boss, proseguivano con le tipiche grida squalesche e finivano con una povera vittima, ovvero il telefono distrutto dalle fiamme del moro. Lussuria pensava che avrebbero dovuto fare sesso via telefono come le persone normali: avrebbe così evitato di comprare un cellulare al giorno.

U come Ubriaco

A differenza del suo Boss che alternava un respiro a una bevuta, Squalo non reggeva bene l’alcol. La conferma di ciò arrivò durante la festa di compleanno di Xanxus. Bel, annoiato, corresse i drink del capitano: più beveva, più sentiva caldo e la testa e le gambe farsi molli e leggere. La serata finì con Squalo che cantò una versione rock di Happy Birthday to you, per poi vomitare in un vaso. Ciò che gli altri non seppero è che la festa continuò sul letto di Xanxus. La mattina dopo la testa non fu l’unica cosa dolorante per Squalo.

V come Varia

<< Boss, Lussuria voleva cambiare la tappezzeria e i mobili della sala comune, ma Mammon non gli ha voluto dare i soldi ed è finita con l’ala est della Villa invasa da illusioni che hanno terrorizzato tutti. Inoltre il principino ha trasformato le siepi del giardino a sua immagine e somiglianza. Di nuovo. E Levi se l’è presa perché secondo lui dovevano essere a tua immagine: come risultato, più di metà del giardino è bruciato >>. Poi la gente si chiedeva perché Xanxus non volesse neanche mangiare con i suoi uomini. Solo tormentare Squalo gli rendeva sopportabile quei momenti.

Z come Zebrato

Non indosserò mai una roba simile! pensò Squalo con orrore, fissando la camicia zebrata che gli aveva regalato Lussuria. Purtroppo per lui Xanxus lo obbligò ad uscire subito dopo e Mama-Luss convinse il Boss a far indossare a Squalo il suo regalo. Il risultato? Le occhiate voraci che le donne per strada rivolsero a Squalo fecero arrabbiare così tanto Xanxus che riportò di corsa a casa il suo vice, lo spinse sul letto e gli strappò letteralmente la camicia di dosso, facendola a brandelli. Ciò che venne dopo rese Squalo più felice del fatto di aver detto addio a quell’orrore.



Note finali
eccoci qua ^^ spero che questo primo alfabeto xanxussiano e squalescho (?) vi sia piaciuto! loro due sono in assoluto la mia coppia preferita di Reborn: li amo profondamente e quindi non potevo non iniziare con loro :3 ovviamente mi farebbe molto piacere se mi lasciaste qualche commento per farmi sapere che ne pensate ;)
i prossimi in elenco sono i 2 piccioncini per eccellenza: l'idiota del baseball e il bombarolo tsundere! XD
perciò vi saluto: al prossimo capitolo!



Se volete fare delle domande a Squalo e a quella feccia del suo Boss X) : http://ask.fm/SqualoeilBoss

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Capitolo 2
*** Capitolo #2-Yamamoto x Gokudera ***


Salve a tutti! ^^ eccomi tornata con il secondo capitolo, questa volta concentrato sulla coppia 8059! spero di non avervi fatto aspettare troppo :) ringrazio musa07, Kyoite e Rebychan per aver recensito il precedente capitolo e mi auguro che anche qst vi piaccia. Buona lettura a tutti <3



A come Amore

Yamamoto non era certo il tipo di ragazzo che spiccasse per intelligenza e arguzia. Nella sua ingenuità gli sfuggivano spesso molte cose e nel comprendere i suoi sentimenti non aveva fatto eccezione. Inizialmente convinto che il suo desiderio di stare accanto a Gokudera derivasse dalla semplice voglia di essere suo amico, aveva impiegato molto tempo per capire che quello che voleva dall’altro non era semplice amicizia. E c’era voluto un “piccolo incidente al basso ventre” nello spogliatoio della scuola per fargli notare l’attrazione fisica che provava e c’era voluto un bacio rubato sotto l’ombrello durante una giornata di pioggia perché il suo cuore quasi scoppiasse di felicità. Era certamente Amore.

B come Baseball

Gokudera non riusciva proprio a spiegarsi cosa Yamamoto ci trovasse di tanto bello in quell’insulso sport. È proprio un idiota del baseball si ritrovava spesso a pensare. Eppure, nonostante tutto, aveva iniziato ad andare ad assistere alle sue partite, giustificandosi con la scusa del “puro interesse scientifico”, quando in realtà di scientifico il suo interesse non aveva proprio nulla. Ma Gokudera non l’avrebbe di certo mai ammesso, neanche con se stesso. Soprattutto con se stesso, perché ammettere che per tutto il tempo il suo sguardo era concentrato esclusivamente sul moro e su quanto gli donasse la divisa, significava ammettere che gli piaceva e questo era inaccettabile.

C come Casa

Pensare al fatto che si trovasse a casa di Yamamoto per studiare insieme stava rendendo Gokudera decisamente più nervoso del solito. Sarà stato perché il moro trovava ogni scusa per stargli appiccicato o perché ogni volta che alzava lo sguardo si trovava davanti quel suo sorriso sfalda-ginocchia o ancora perché sentiva sempre più caldo, come se la temperatura si fosse alzata di dieci gradi: fatto sta che Gokudera iniziò a pensare di essere malato, vista la velocità con cui il suo cuore stava battendo. Quando l’altro gli prese la mano e annullò la distanza tra loro con un bacio mozza-respiro, Gokudera comprese che quel pomeriggio di studio era appena finito.

D come Dettagli

Gli occhi di un verde brillante. La pelle chiara e morbida. I lineamenti delicati atteggiati in una persistente espressione seccata. Le dita lunghe e affusolate, perfette per un pianista. I jeans a vita bassa ornati a sinistra dall’onnipresente catena. La sigaretta che faceva spesso capolino tra le sue labbra, dando loro un aspetto ancora più invitante. Quel suo carattere scontroso e irascibile. Yamamoto aveva ormai impresso a fuoco nella mente ogni dettaglio che riguardava Gokudera e aveva imparato ad amarli tutti, persino il suo fare arrogante e scazzato, perché, quando lo stringeva a sé, capiva che non sarebbe voluto essere con nessun altro e in nessun altro posto.

E come Eccitato

Che fosse perché durante l’adolescenza gli ormoni impazziscono o che fosse perché l’idiota del baseball tendeva a stargli fin troppo vicino, poco importava, giacché Gokudera sentiva il suo corpo strano, come se non lo controllasse più. E che ciò capitasse solo in presenza del suddetto idiota lo rendeva ancora più confuso. Battito accelerato, calore alle guance, aumento della sudorazione, fremiti diffusi a ogni suo tocco: tutti sintomi di una malattia che Hayato si era convinto di avere. Solo quando vide Yamamoto spogliarsi per l’ora di ginnastica e provò una nuova sensazione al basso ventre, comprese che si trattava di una malattia a cui non voleva dare un nome.

F come Fantasie

Sento il suo corpo fremere sotto il mio tocco; la sua pelle è calda e sudata, morbida come avevo sempre immaginato. I suoi occhi sono lucidi di desiderio e, mentre percorro il petto con la lingua, la sua bocca si lascia sfuggire gemiti che non fanno altro che eccitarmi ancora in più. D’improvviso i pantaloni diventano una costrizione insopportabile: li tolgo e faccio lo stesso con i suoi. Provo un irrefrenabile bisogno di farlo mio perché mi è indispensabile come l’aria. Il richiamo del professore riscosse Takeshi dalle sue fantasie erotiche su Hayato. Per sua fortuna non avrebbe dovuto alzarsi dalla sedia per un’altra mezz’ora.

G come Gelato

Ti va di andare a prendere un gelato insieme? Yamamoto l’aveva buttata lì, quasi per scherzo, convinto che l’altro non avrebbe mai accettato e, invece, lui e Gokudera si erano ritrovati, in un bel pomeriggio di sole, a gustarsi un gelato al parco. Takeshi cercava di nascondere il suo nervosismo – ai suoi occhi quello era come un appuntamento – mentre Hayato sembrava eccessivamente concentrato sul suo cono. Quando a un certo punto spuntò da chissà dove quella peste di Lambo, lui e Gokudera iniziarono a litigare come al solito, con il risultato che il gelato del ragazzo finì per terra. Accortosi di ciò, la voglia di far esplodere Lambo divenne irrefrenabile.

H come Hovogliadite-enonsolodelgelato

Per la fortuna di Lambo, ci pensò Yamamoto a calmare Gokudera prima che questi tirasse fuori la dinamite. Dopo che Haru e I-Pin recuperarono la scemucca, i due Guardiani rimasero di nuovo soli e Takeshi si offrì di dividere il suo gelato. Mentre ne assaggiavano un po’ a testa, entrambi si chiesero – a insaputa dell’altro – se quello poteva essere considerato un bacio indiretto. Pensiero che si perse quando Yamamoto, attratto dalla macchia di gelato sulla guancia dell’altro, senza pensare si avvicinò fino a leccargliela via, lasciando Gokudera di stucco. Neanche la risata e le scuse imbarazzate del moro calmarono il cuore impazzito di Hayato, il cui voltò andò in fiamme.

I come Influenza

Tranquillo Takeshi, ci sono qua io.
Mi prenderò cura io di te.
Vedrai, ti farò stare meglio.
Yamamoto si convinse di star delirando a causa della febbre: come altro avrebbe dovuto considerare quei pensieri su Gokudera che si occupava di lui? Quando d’un tratto apparve un Hayato con la scusa di essere passato per portargli i compiti, il moro credette di trovarsi in un sogno. Uno molto realistico, fra l’altro, vista la sensazione delle sue mani fredde sulla fronte. Non del tutto conscio della situazione, Yamamoto strinse la mano dell’altro e lo avvicinò a sé fino a baciarlo con passione: la morbidezza delle labbra e della lingua sembrò reale.

L come Letto

Le sue mani percorrono freneticamente il mio corpo, mentre la sua lingua stuzzica lasciva il mio orecchio. Sento il suo respiro caldo sul collo e solo questo basterebbe a mandarmi in confusione, ma Takeshi sa come prolungare questa dolce tortura. Mi spinge dolcemente verso la parete della nostra stanza e nel frattempo mi sbottona la camicia. Faccio lo stesso con la sua, mentre le nostre lingue si cercano come se da questo dipendessero le nostre vite. Mi stringo a lui; voglio sentirlo più di qualunque altra cosa. Lui intuisce il mio desiderio e mi accontenta. In dieci anni che stiamo insieme raramente riusciamo ad arrivare in tempo sul letto.

M come Morte

Caro Hayato, se stai leggendo questa lettera, significa che non sono più tornato dalla missione. Mi dispiace infinitamente. Sarei voluto ritornare tra le tue braccia e respirare il tuo profumo, ma non potrò più farlo. Mi si spezza il cuore al pensiero di lasciarti solo dopo tutto il tempo trascorso insieme. Voglio solo dirti che sei stato il mio primo, vero e unico amore: ti ho amato ogni singolo giorno della mia vita e sarei voluto invecchiare con te. Ti prego di non odiarmi se ho infranto la promessa di non lasciarti mai, ma anche se non mi vedrai, io veglierò ogni istante su di te.
Per sempre tuo, Takeshi.

N come Nascosti

Gokudera sentì lo spigolo di un libro perforargli la schiena. Perché, se era venuto in biblioteca con l’idea di studiare in santa pace, adesso si ritrovava stretto tra una parete e uno scaffale stracolmo di volumi? Semplice: perché quell’arrapato fissato del baseball del suo compagno aveva arbitrariamente deciso che quello fosse un luogo più adatto al loro “divertimento” che allo studio. Così, mentre gli altri studenti svolgevano i loro compiti, Hayato doveva sforzarsi di non farsi sfuggire un gemito, cosa che, a causa delle mani e della lingua di Yamamoto, si stava rivelando particolarmente complicata. Non che gli dispiacesse in realtà… stare insieme a Takeshi comprometteva inesorabilmente il suo autocontrollo.

O come Opposti

La Calma purificatrice che lava via ogni cosa e porta la quiete. La Distruzione che attacca senza sosta tutto ciò che ha davanti. Yamamoto e Gokudera possiedono due fiamme dagli attributi opposti che si riflettono nei loro caratteri: ottimista, protettivo e socievole il primo, scorbutico, irruento e solitario il secondo. Non potrebbero essere più diversi, eppure i loro cuori e i loro animi si sono trovati come legati dal filo rosso del destino. Solo Takeshi è in grado di farsi strada nella corazza di Gokudera e solo Hayato riesce a far dimenticare il baseball a Yamamoto. Sono destinati a stare insieme, perché, in fondo, non esiste una Tempesta senza Pioggia.

P come Pianoforte

Aveva ripreso a suonare per lui. Aveva affrontato il passato con i dolori, i rimpianti e la solitudine e l’aveva fatto per lui. Non era più riuscito a lasciar scorrere le mani sui tasti bianchi e neri da quando la madre era morta, perché lei gli aveva insegnato a suonare e lei gli sorrideva sempre mentre lo ascoltava. Solo sedersi al piano faceva crollare tutto il muro di indifferenza e superiorità che aveva costruito, ma lui l’aveva salvato. L’aveva salvato da se stesso, dal vuoto che cercava di riempire con la violenza e gli scontri. E ora, ogni volta che suonava, vedeva il suo sorriso: non era più solo.

Q come Quotidianità

L’incontro sulla strada verso scuola, il sorriso speciale che Takeshi rivolgeva solo al suo amore. Il braccio sulla spalla, gesto all’apparenza semplice ma che provocava scompensi cardiaci ad Hayato già di prima mattina. Gli scambi di sguardi durante le lezioni che spesso valevano più di mille parole. I rendez-vous segreti nei bagni, i pomeriggi passati insieme, i litigi che si risolvevano sempre con le scuse di Yamamoto, perdonato dalla magnanimità di Gokudera; la pace fatta sotto le lenzuola. Ogni istante che trascorrevano insieme era un momento speciale a cui nessuno dei due avrebbe mai rinunciato per nessun motivo al mondo.

R come Respiro

Durante ogni combattimento potevano sentire i loro respiri che si sincronizzavano, mentre insieme affrontavano i nemici come un’unica entità. Non avevano bisogno di parlare: ognuno sapeva cosa l’altro pensava e come avrebbe agito. Così come di notte i loro respiri e i loro gemiti si fondevano in un’unica melodia di piacere, facendo sapere all’altro che tutto quello che avveniva in quei momenti era talmente bello e perfetto da non aver bisogno di parole. E così anche la mattina, al risveglio, quando Gokudera si lasciava cullare dal suono del respiro dell’altro e Yamamoto, fingendo di dormire, si beava nel sentire il cuore di Hayato battere insieme al suo.

S come Sorriso

All’inizio Gokudera aveva detestato quell’onnipresente sorriso sul volto di Yamamoto, non tanto per il sorriso in sé quanto per il corredato ottimismo ad oltranza e il suo modo di fare fin troppo rilassato. Lo esasperava. Lui, così ligio al dovere, come poteva tollerare un simile atteggiamento? Col tempo però la sua irritazione era diventata un inconscio fastidio quando il moro rivolgeva i suoi sorrisi ad altri che non fosse lui. Li voleva tutti per sé, ma non riusciva a capirlo. Convinto di odiarlo, non si rendeva conto che provava esattamente l’opposto e il povero Takeshi aveva dovuto fargli capire che  i sorrisi che rivolgeva a lui erano davvero speciali.

T come Timore

Ogni volta era sempre la stessa storia: Gokudera partiva per una missione e Yamamoto si sforzava, dietro il suo sorriso, di mostrarsi sereno, quando in realtà avrebbe voluto tenerlo accanto a sé anche contro la sua volontà. Sapeva che era il loro dovere come Guardiani e che non si poteva evitare, ma Takeshi non riusciva a fare a meno di provare una paura subdola di perdere la persona più importante. Quando si trattava del compagno, il suo innato ottimismo andava a farsi benedire, ma Yamomoto sorrideva, lo stringeva a sé e lo baciava con amore. E altrettanto faceva quando Hayato si presentava davanti a lui con un “sono a casa”.

U come Uri

-Perché con te Uri è sempre gentile?
*Non lo so. Forse gli piaccio.
-Sono io il suo padrone! Dovrei essere io a piacergli!
*Ahahah. Su, su, Hayato, calmati.
-A te fa le fusa e a me rifila unghiate! Come faccio a stare calmo?
Yamamoto gli si avvicina e gli scocca un leggero bacio sulle labbra. *Forse ha capito quanto amo il suo padrone e vuole dimostrarmi la sua gratitudine per prendermi cura di te.
Gokudera arrossisce fino alle orecchie. –Non dire cose così imbarazzanti, idiota del baseball!
La risata cristallina del moro sveglia Uri che con un agile salto si accoccola sul suo grembo, provocando uno sbuffo irritato di Gokudera.

V come Voglia

Erano trascorse più di due settimane dall’ultima volta che si erano visti. Gokudera era stato via per una missione e,quando trovò l’altro ad aspettarlo in camera loro, si fiondò su di lui e lo strinse con desiderio. Gli erano mancate le sue braccia, il suo profumo, la sua voce, le sue labbra. Ogni cosa. Come aveva imparato a fare, si lasciò andare completamente, godendosi ogni attenzione che Takeshi gli riservava. La voglia che aveva di sentirlo dentro di sé divenne improvvisamente inarrestabile. Gettata al vento ogni inibizione, si ritrovarono nudi in breve tempo e, ben sapendo come dare piacere l’un l’altro, lasciarono che fossero i loro corpi a parlare.

Z come Zucca

Sera di Halloween, casa di Gokudera. Dopo aver impiegato più di tre ore per intagliare le zucche, perse tra discussioni, coccole e tentativi del bombarolo di tenere a freno il moro, finalmente poterono vestirsi per la festa da Tsuna. Quando Gokudera uscì dal bagno con indosso un jeans nero, una maglietta viola con un teschio bianco, una camicia dello stesso colore, un paio di orecchie da gatto e una coda, Yamamoto sgranò gli occhi, in estasi. Gli venne in mente tutta una serie di pensieri decisamente poco casti e, quando Hayato gli chiese di sistemargli meglio la coda, Takeshi non poté più trattenersi. Fu così che arrivarono tardi alla festa.


Note finali
mi sto rendendo che scrivere drabble è più difficile di quello che sembra... spero che vi siano piaciute, anche perchè confesso che mi hanno dato qualche difficoltà in più rispetto a quelle su Xanxus e Squalo... u.u ovviamente, se volete lasciarmi un vostro parere ne sarei felice <3

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Capitolo 3
*** Capitolo #3-Dino x Hibari ***


Ciaossu gente!! ^^ eccomi qua con il capitolo di drabble sulla D18. chiedo scusa x il ritardo ma tra un impegno e l'altro non trovavo mai il tempo di finirlo... però ce l'ho fatta :D ci tengo innanzittutto a ringraziare dal profondo del cuore tutti quelli che hanno recensito non solo i precedenti capitoli di questa raccolta, ma le mie fic in generale: è un grazie davvero sentito perchè senza di voi non sarei andata avanti :D ringrazio anche chi ha solo letto perchè sapere di essere letta da qualcuno è comunque una gran bella cosa <3 detto questo, vi auguro buona lettura!


A come Allenamento

Il loro primo incontro non fu di certo tranquillo; del resto, quando si parlava di Hibari Kyoya, la tranquillità si trasferiva su un altro pianeta. Il povero Dino fu costretto a combattere contro di lui fino alla sfinimento di entrambi, tutto per dimostrargli che era degno di essere il suo maestro. Alla fine il loro allenamento fu questo: uno scontro senza sosta e senza esclusione di colpi, ma per quanto Hibari si sforzasse non riusciva a sconfiggere quel biondino irritante e la cosa lo spingeva a combattere ancora. Voleva morderlo a morte fino a togliergli quel sorrisetto dalla faccia. Dino non era il suo maestro: era solo uno stupido erbivoro.

B come Bacio

Se Dino si fosse reso delle conseguenze di quel gesto, forse si sarebbe trattenuto. Se Hibari non fosse stato distratto da quell’eccessiva vicinanza non richiesta, forse si sarebbe spostato. Se quello scontro non li avesse fatti ritrovare a terra, uno sopra l’altro, forse non si sarebbero persi l’uno negli occhi dell’altro per istanti apparentemente infiniti. Se Dino non avesse d’un tratto pensato a quanto fossero invitanti le sue labbra, forse non le avrebbe sovrapposte con le sue. Se Hibari non si fosse ritrovato stranamente senza forze a quel contatto così nuovo per lui, forse non avrebbe aspettato che l’altro si staccasse per assestargli una tonfata allo stomaco. Forse…

C come Conseguenze

L’improvviso colpo allo stomaco lasciò Dino senza fiato. Rialzatosi, provò a scusarsi, ma lo sguardo leggermente omicida rifilatogli da Hibari gli fece sospettare che fosse meglio tacere. Avrebbe voluto dire tante cose, ma neanche lui sapeva spiegarsi quel gesto. Come doveva comportarsi adesso che aveva superato un limite che non pensava avrebbe mai superato? Una parte di lui avrebbe voluto far finta di niente, ma l’altra parte, che aveva sentito Kyoya rispondere al bacio, anche se impercettibilmente, non vedeva l’ora di provare una seconda, una terza e anche una quarta volta.
Preparati ad essere punito, erbivoro!
Forse Dino avrebbe solo dovuto avere molta pazienza con il suo Kyoya.

D come Disciplina e Desiderio

Nella sua vita Hibari non aveva mai avuto desideri particolari, eccetto svolgere il suo dovere come Presidente del Comitato Disciplinare. L’ordine, le regole, il controllo erano gli elementi costanti delle sue giornate, ma l’incontro con Dino aveva stravolto tutto quanto. Aveva cominciato a provare delle emozioni nuove che non sapeva decifrare: il suo cuore batteva più veloce quando lo vedeva, lo stomaco tremava quando l’altro gli sorrideva e la mente si soffermava su dettagli come gli occhi, la bocca  e le mani, producendo pensieri che lo sconvolgevano ogni volta. L’erbivoro era in grado di fargli dimenticare il suo amore per la disciplina e fargli desiderare un diverso tipo di amore.

E come Esperienza

La scusa ufficiale era “visita amichevole per controllare Tsuna-nii”, ma il vero motivo per cui tornava sempre più spesso a Namimori era lui. Lo trovava, come al solito, sul tetto della scuola e il suo cuore fremeva ogni volta.Finivano quasi sempre per combattere, perché nella lotta Hibari riusciva ad esprimere se stesso ed era uno dei pochi modi in cui Dino riuscisse a comunicare con lui. L’altro era uno decisamente più piacevole per il biondo, che faceva storcere il naso a Kyoya. Ma le volte in cui quei baci si concludevano con una tonfata divennero sempre più rare fino a sparire del tutto. Entrambi avevano accumulato abbastanza esperienza.

F come Fiducia

Dino non aveva mai conosciuto qualcuno come Hibari, freddo, sicuro di sé, asociale e amante della violenza. Era un enigma apparentemente indecifrabile e proprio per questo non poté non sentirsene attratto dal primo istante. Ma Kyoya era come un porcospino: più ti avvicinavi a lui, più lui si richiudeva in se stesso, sfoderando gli aculei. Dino però non si arrese, neanche dopo i colpi ricevuti e le continue minacce di morte, perché, ogniqualvolta riusciva a superare le sue spine, trovava le sue labbra ad attenderlo. Sapeva che, nonostante tutto, Hibari lo desiderava tanto quanto lui: conquistarsi la sua fiducia fu il primo passo per arrivare al suo cuore.

G come Goffo

Senza i suoi picciotti attorno, Dino era tanto imbranato da inciampare sui suoi stessi piedi: l’avevano capito tutti tranne lui. Per questo, quando era solo, Hibari evitava di combattere contro di lui: non ci sarebbe stato alcun gusto nell’affrontare uno capace di mettersi k.o. da solo. Ciò che Kyoya scoprì solo più tardi fu che tutto quello che pensava di sapere su Dino non aveva alcuna importanza sotto le lenzuola, perché, sparita chissà come la sua goffaggine, il biondo si dimostrava incredibilmente abile ad usare mani, bocca, lingua e qualsiasi altra cosa potesse servire, sorprendendo e compiacendo il suo amante ogni volta. E Hibari aveva così smesso di sottovalutarlo.

H come Hobby

Il passatempo preferito di Hibari era combattere e mordere a morte chiunque osasse disturbare la quiete della sua Namimori. Tra i chiunque rientrava un certo biondino dall’irresistibile sorriso il cui hobby, invece, sembrava essere quello di punzecchiarlo e infastidirlo, tanto che Kyoya si chiedeva spesso cosa lo spingesse a tenerlo in vita. Dovrei morderlo a morte, si ripeteva, ma mentre il suo cervello gli diceva una cosa, il suo cuore diceva l’opposto. Ciò che alla fine faceva incazzare Hibari era il fatto che Dino riuscisse a capirlo meglio di chiunque altro. Neanche si rese conto quando smise di volerlo picchiare e iniziò a desiderare ogni cosa di lui.

I come Incubi

Hibari non aveva incubi. Mai. O almeno gli piaceva pensarlo; ma dopo un agguato mortale a cui Dino era sfuggito per miracolo, Kyoya veniva spesso svegliato in piena notte da sogni angosciosi dove Dino moriva più e più volte, in modi sempre diversi. Ogni volta si risvegliava sudato e col fiato corto e l’unica cosa che riusciva a calmarlo era sentire il suo compagno che lo stringeva a sé, sussurrandogli parole rassicuranti. Detestava che quell’erbivoro fosse diventato la sua unica debolezza: notare come pensasse prima a lui che a se stesso continuava a sorprenderlo, nonostante gli anni trascorsi insieme. Ma era una debolezza alla quale non avrebbe mai rinunciato.

L come Lutto

Hibari non pianse quando giunse la notizia di un attentato al Boss dei Cavallone. Non pianse quando venne riportato a casa il cadavere martoriato di Dino e non pianse durante il funerale svoltosi nel suo paese natale. Non versò lacrime neanche quando rientrò nella loro casa ormai vuota e silenziosa, perché ormai il suo cuore era esattamente come quella casa. Non c’era più niente. Dino era stato il suo sole in tutti quegli anni e ora che se n’era andato per sempre, Hibari non riusciva neanche più a pensare. Per questo fece l’unica cosa in cui era dannatamente bravo: combattere e uccidere. Solo la vendetta fece tacere i suoi demoni.

M come Manette

L’utilizzo di un paio di manette che Hibari avrebbe definito consono non rientrava di certo nella concezione di Dino; non quella sera almeno, dato che il biodo voleva usare le manette su di lui e questo Kyoya non poteva accettarlo. Era lui a punire e a mordere a morte gli altri, di certo non quell’erbivoro! Così, pur non essendo esperto in certe cose come il compagno, fu lui a prendere in mano il gioco e fu quindi Dino a ritrovarsi ammanettato al letto, mentre il moro sfruttava tutti gli anni di esperienza per dargli più piacere di quanto l’altro avesse immaginato. La sua bravura non poté non sorprendere il biondo.

N come Namimori

Quando si trattava della Namimori, dire che Hibari diventasse intransigente era un eufemismo. Non c’era studente che non fosse terrorizzato da lui e dal Comitato Disciplinare e chi metteva piede dentro la scuola senza permesso veniva morso a morto, senza eccezioni. Eccetto una, ovvero un giovane e affascinante boss italiano che osava persino mettere piede nell’ufficio di Kyoya, comportandosi come fosse a casa sua. Dopo le prime iniziali punizioni e constatata la loro inutilità, Hibari si era rassegnato all’idea di sbarazzarsi di lui. Il fatto poi che la presenza di Dino lo rendesse felice non avrebbe mai lasciato le sue labbra, dato anche che l’altro le chiudeva con le sue.
 
O come  Ospite
Nella splendida casa in tipico stile giapponese di Kyoya veniva ospitato Dino ogniqualvolta venisse a far visita al suo compagno. Il vero problema, per Hibari, non era, ovviamente, la sua presenza in sé, ma il fatto che il biondo volesse a tutti costi rendersi utile per ripagare l’ospitalità. Data la mancanza dei suoi picciotti, tutto ciò si traduceva in: principi d’incendio, principi di allagamento, principi di distruzione totale causati da Ezio in libertà e di conseguenza principi di emicranie lancinanti per Hibari, che però si dissolvevano davanti al sorriso imbarazzato di Dino.
Erbivoro, c’è un modo migliore per ringraziarmi e di sicuro in camera da letto eviterai di combinare disastri”.

P come Party
Hibari odiava i party e detestava i luoghi affollati, ma quella era la festa per il 30esimo compleanno di Dino e non poteva di certo mancare. Se però avesse saputo che lo stupido erbivoro gli avrebbe chiesto di sposarlo davanti a tutti, l’avrebbe sicuramente ucciso nel sonno la notte prima. Incredulo e confuso, riuscì solo ad annuire, scatenando gioia e congratulazioni, mentre Dino, felice come non mai, gli aveva tolto il respiro con un bacio da “vietato ai minori”. Altrettanto “vietati” furono i loro festeggiamenti privati di quella notte, con Dino che sembrava avere l’energia di dieci uomini e Kyoya che quasi perse la voce a forza di gridare.

Q come Quello
-Sei sicuro di volerlo fare? Intendo quello
*Erbivoro, mi stai forse sottovalutando?
-Non lo farei mai! Ma quello… secondo me non sei ancora pronto.
*E tu che ne sai? Solo perché l’hai fatto altre volte non significa che tu sia così bravo!
-Beh, l’ho fatto molte volte e guarda che ci vuole una certa esperienza…
Occhiataccia. *Non montarti la testa, Cavallone. Anche se non l’ho mai fatto, non sarà così complicato!
Sorriso di sfida. –Molto bene, Kyoya. Se resisti per più di un’ora, dirò a tutti quanto sei stato bravo.
Alla fine Hibari non era davvero pronto ad occuparsi dei cuginetti e nipotini di Dino e resistette solo quindici minuti.
 
R come Ribelle

Perché non provi a ribellarti?gli chiese Dino con un sorriso lascivo mentre teneva le mani di Kyoya bloccate sopra la sua testa. Per tutta risposta il moro affilò lo sguardo e si leccò le labbra con fare volutamente provocatorio, sorridendo poi compiaciuto nel vedere che l’altro aveva sgranato gli occhi per un attimo, sorpreso da quella sfrontatezza che raramente Hibari mostrava sotto le lenzuola. Dino non poté non eccitarsi ancora di più di fronte a quell’esplicita richiesta e dovette ammettere che dosare le sollecitazioni, rendendo quel piacere una sensuale tortura, lo mandava su di giri, come d’altronde facevano i falliti tentativi di Kyoya di trattenere i gemiti.

S come Sensei

Quando Hibari si trovò davanti un Dino con occhiali e cravatta che, sorridendo, affermava di essere il nuovo professore d’inglese della Namimori, per poco non gli venne un colpo. Quando poi notò come tutte le ragazze della scuola gli ronzassero intorno alla stregua di api impazzite, il colpo avrebbe voluto farlo venire a loro, magari con una bella tonfata in testa che non fa mai male. Beh, almeno a lui. Stupido erbivoro, se non la smetti di sorridere in quel modo, quelle sciacquette non ti lasceranno mai in pace! Dovresti fare l’insegnante, non l’amico! L’irritazione costante di quei giorni lo rese talmente inavvicinabile che persino Hibird si tenne a distanza.

T come Tatuaggio

La prima volta che lo vide nudo, Hibari non poté non restare incantato da quelle fiamme, quei colori, quei simboli che ornavano il corpo asciutto e muscoloso di Dino. Quel suo vistoso e particolare tatuaggio lo aveva incuriosito fin dall’inizio, portandolo inizialmente a chiedersene il significato e successivamente a interrogarsi curioso fin dove arrivasse. Dettaglio che scoprì con non poco imbarazzo, quando si ritrovarono sotto le lenzuola. Titubante, seguì la linea delle fiamme con la mano, accarezzandole mentre dal fianco scendevano fino all’inguine, come una visione concessa solo ai suoi occhi . Non avrebbe mai ammesso quanto lo trovasse sensuale, ma Dino lo capì dal suo sguardo e sorrise malizioso.

U come Ufficio

So quanto lo irriti il mio presentarmi nell’ufficio del Comitato senza permesso, ma pur di stare con lui accetterei tutte le tonfate di questo mondo e lui lo sa. Quando lo sento rispondere al bacio, il desiderio di non staccarmi mai dalle sue labbra cresce incontrollabile e vedere quanto diventi docile sotto il mio tocco non fa altro che eccitarmi e farmelo amare ancora di più. Lo spoglio e sento il suo corpo tremare leggermente, mentre la mia lingua assapora quella pelle candida e perfetta e anche se lui fa di tutto per non mostrare emozioni, ormai capisco quando mente.
Quell’ufficio è da tempo diventato teatro dei nostri incontri segreti.

V come Vacanza

Quando Hibari, ricevuto un messaggio senza mittente, si recò nella palestra della scuola, sgranò gli occhi, incredulo. Qualcuno l’aveva trasformata in quella che doveva essere la riproduzione di una spiaggia tropicale, con tanto di palme, sabbia, sdraio e piscina gonfiabile. Una voce familiare attirò la sua attenzione.
Dato che non sei voluto partire con me per non lasciare la tua Namimori, ho pensato di portare la vacanza da te. Questo sarà il nostro posto speciale per la prossima settimana. Ti piace?
Se non fosse stato per il sorriso smagliante di Dino, se quella follia non fosse stata un gesto del suo profondo amore, Hibari l’avrebbe di sicuro morso a morte.
 
Z come Zapping

Ogni volta che trascorrevano le serate a casa a guardare comodamente la tv sul divano, il possesso del telecomando diventava una lotta. Dino voleva vedere le commedie, i film storici o, da grande tifoso qual era, le partite di calcio, mentre Hibari adorava i gialli e i polizieschi e nessuno dei due intendeva mai cedere per primo. Discussioni infinite in cui spuntavano minacce di morte da parte del moro, scuse come l’essere più grande e più maturo da parte del biondo e che portavano a due risultati: entrambi non guardavano il programma che volevano e il letto diventava il luogo di una decisamente poco silenziosa riconciliazione.




Piccola nota finale: non so ancora se aggiungerò il capitolo sull'ultima coppia, Byakuran x Shoichi... dipenderà se avrò l'ispirazione e il tempo...

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