Il ritorno della Tigre Palmare

di Benny23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lei è tornata? ***
Capitolo 2: *** Il gatto bianco ***
Capitolo 3: *** Ritrovamento Tigre Palmare! ***
Capitolo 4: *** Il nostro filo rosso ci ha fatto ritrovare? ***
Capitolo 5: *** L'arrivo di S. Valentino ***
Capitolo 6: *** Il segreto di Minori ***



Capitolo 1
*** Lei è tornata? ***


La sveglia suonò così forte che le mie orecchie divennero sorde.
«Ah, merda. Le 8.00»
Rimasi sul letto.
«Le 8:00?!»
Mi alzai molto velocemente.
‘Ma… nessuno in questa casa mi sveglia?’ Pensai tra me e me.
I panni stavano ancora ad asciugare, quindi mi misi quelli del giorno prima.
Abbassando lo sguardo, vidi un po' di muffa.
«Muffa?!? Merda, devo pulire!»
Sotto il lavandino c’era della muffa. Non sopportavo il fatto di avere una casa sporca.
Strofinai attentamente, levandola piano piano.
«Ecco fatto!»
Mi guardai allo specchio.
«Perché somiglio così tanto a lui? Bah, devo dire che è dall’anno scorso che mi piaccio di più, però…»
Chiusi la porta del bagno, mi misi il giubbino e scesi le scale.
«Mamma…mamma!»
«Ryuuji, hai fatto di nuovo tardi? Dai… fai colazione…» La sua tranquillità mi mise meno ansia. Era sempre così tranquilla e solare, e faceva sempre tutto con calma. 
«Hey, io vado. Stai attenta. La colazione è in cucina.»
«Certo… ma penso che ora andrò a dormire.»
Sembravo io il padre e lei la figlia.
Chiusi la porta lentamente, e mi incamminai verso la scuola.
«Tanto, presto o tardi, sono sempre in ritardo…» Sbadigliai.
Mentre camminavo, sentii il suono di dei passi echeggiare alle mie spalle. Passi piccoli.
«Ah, ma, sarà la mia immaginazione?»
Non mi girai dietro. Lo sentii una seconda volta.
Si sentii, in quel momento, una pietra schiacciata da un piede.
«…Cosa?»
Mi girai.
L’unica cosa che vidi furono dei lunghi e bei capelli che volavano via, nascondendosi dietro ad un muretto, che, anche se mi incamminavo sempre in quella strada, non avevo mai visto.
«Hey, tu. Laggiù.»
«Hhh!» Esclamò quella voce, come se fosse un singhiozzo.
«Chi…se-»
Uno schiaffo mi arrivò in faccia.
Quando riaprii gli occhi, corsi verso il muretto, e lei non c’era più. Davanti a me non c’era più. Era scomparsa.
«Merda… se l’è scampata! Sarà… una stalker?»
 
Il mio nome è Ryuuji Takasu, e assomiglio tantissimo a mio padre, ed è per questo che faccio paura a chiunque mi veda. Tutti mi evitano.

«Takasu! Takasu!»
«Kushieda, buongiorno.»
«Oh, sì, buongiorno. Ancora in ritardo?»
«Perché mi hai aspettato?»
«Beh, sei pur sempre mio amico, no?»
«Ah, certo...»
«Takasu...»
«Mh?»
Abbassò lo sguardo con aria triste, poi mi riguardò.
«Niente, niente... che ne dici se andiamo?» Mi sorrise.
«Penso che sia un'ottima idea>

Corse verso l'aula velocemente, mentre io, con tranquillità, mi incamminai verso di lei.
«Muoviti, Takasu!»
«Kushieda... Kushieda!» Esclamò la professoressa, toccando la spalla di Minori. 
«Professoressa!»
«Che ci fai qui fuori?» Le domandò, con aria confusa. Non era arrabbiata.
«Stavo aspettando... Takasu Ryuuji» Mi indicò.
«Ryuuji, muoviti!» Mi disse la professoressa, lasciando la porta aperta per non farmi restare fuori.
Entrai in classe. 
«Scusate per il ritardo...»
Nessuno osava guardarmi, ne rivolgermi la parola. E forse, per colpa mia, Minori Kushieda stava perdendo il suo 'successo' a scuola. 

Mi arrivò un biglietto.
«Ta-Ta-Takasu...»
Mi girai verso la mia destra, e vidi un viso tremante che mi mandava un bigliettino. 
Mi indicai. «Per... me?»
Annuì, e me lo mandò.
«Grazie...»
'Secondo me,  neanche ha ascoltato...'
Lo aprii senza far rumore, e vidi cosa c'era scritto: "Takasu, vogliamo parlarti. Vieni sul tetto della scuola verso l'ora di pranzo, va bene?   
-Kushieda. -Kawashima"

Le guardai, e senza sprecare carta, accennai un sì. 
Aspettai ansiosamente l'orario di pranzo, e, finalmente... la campanella suonò.
«Grazie al cielo»
Kawashima mi fece segno con gli occhi di venire sopra, e io mi alzai per andare.
«Ryuuji!» Mi disse una voce da dietro.
«Kitamura?»
«Hey, non mi riconosci più? Di solito non vai da tante parti... dove vai così di fretta?»
«Scusami, devo fare una commissione urgente» E corsi verso l'uscita dell'aula.
«Commissione... urgente?»
Corsi verso le scale che portavano al tetto, aprii la porta e... non trovai nessuno.
«Kushiedaaa! Kawashimaaa!» Urlai.
Ci fu un minuto di silenzio.
«Buh!» Mi disse una voce da dietro. Era Minori. Mi presi un colpo.
«Kushieda, mi hai fatto preoccupare! Kawashima, dov'è?»
«Sono qui, idiota»
«Idiota a chi?» Voltai la testa sia a destra, che a sinistra, ma non la vidi.
«Dietro.»
«Die... ah, dietro!» Mi girai dietro, e la vidi.
«Cosa volete?»
«Takasu», iniziò Minori. «Vuoi restare così per sempre?»
«Così... come?» La guardai confusa. Di che stava parlando?
«Scommetto che sei così idiota che non ti sei neanche accorto di cosa parliamo, vero?» Mi disse Ami, finendo la frase con una piccola risatina.
«Cosa?» Mi arrabbiai.
«Ryuuji!» Mi chiamò per nome.
«Ku... Kushieda?»
«Chiamami Minori»
«Minori?»
«Ormai siamo amici, no?» Mi sorrise.
«Certo» Ricambiai.
«Anche a me... puoi chiamare per nome» Affermò Ami, girandosi con aria vanitosa verso di me.
«Ami, certo»
«Ryuuji... Taiga...»
«Taiga? Cosa?»
«Taiga... non la vorresti ritrovare?» Mi domandò Minori, con aria nettamente triste.
Annuii.
«Allora trovala!» Mi disse Ami. «Trovala, perché il vostro amore è finito una merda.»
«Cosa? Ma noi...»
«E se si è innamorato di un altro?»
«Ami, ma che dici? A me non interessa più!»
Mi incamminai velocemente verso l'uscita del tetto della scuola, sbattendo la porta.
Vidi Kitamura davanti a me. «Ma... Kitamura?»
«Allora eri qui, eh? Chi c'è con te?»
Mi agitai.
«NON ANDARE PER NESSUNA RAGIONE!» Esclamai, mettendomi davanti alla porta.
Sentii dei rumori dietro. Mi girai. Erano quelle due che stavano bussando perché volevano uscire.
'Merda, fraintenderà...'
«Ki-Kitamura... che ne dici di andarcene a bare qualcosa, eh?»
«Chi c'è dietro di te?»
Mi girai rapidamente.
«Dietro di me?! La porta!» Risi per finta. «Dai, andiamo!»
«Ryuuji!»
Lo spinsi per incamminarlo verso le scale, coprendo sempre le porta per non far vedere che c'erano quelle.
«Ryuuji... ti vedo strano!» Mi disse Kitamura, guardandomi e provando a guardare dietro.
«Strano? Io? Beh... è perché ho fame! Dai, andiamo!»
«Ma non ti porti sempre il cibo da casa?»
«Sì, ma di solito mangio giù!» Continuai a ridere.
«Ah, ho capito! Volevi provare a mangiare sul tetto, ma visto che è Gennaio e fa freddo sei ritornato giù, giusto?»
'Eh?'
«Certo, certo» Annui. Kitamura sembrava così intelligente... ma era un perfetto idiota.
«Bene, questa devo dirla sicuramente a Kushieda!» Rise.
«E' ve-- KUSHIEDA?» Mi girai, e la vidi che scendeva le scale. 'Se ora la vedesse... scoprirebbe che c'era lei sul tetto! Insieme a Kawashima.' Pensai.
Feci un segno per dire "Non venite, non scendete", o qualcosa del genere... ma non penso che avevano capito. Anzi, Ami si metteva anche a ridere.
«Kitamura, facciamo presto, dai!» Gli diedi una pacca. «Sicuramente lei starà giù!»
«Certo, andremo a cercare Kushi-» Gli misi la mano sulla bocca.
«Kushina Umeko, giusto? La capoclasse. Andiamo.» 
Corremmo, fino a quando finalmente non ce la scampammo.
«Ryu-Ryuuji!» 
«Kitamura, mi dispiace!»
«Ma... io intendevo Kushieda!»
«Shh! A bassa voce.»
«Perché dovrei?»
«Niente...»

La campanella risuonò. Mi sedetti sul banco, e aspettai la fine delle lezioni.

Dopo una lunga giornata, finalmente potevo andarmene da quella scuola. 
«Minori... si vede così tanto?»
«Ryuuji, cosa?»
«Uh?! Niente, scusami...»
'Merda. Ho pensato ad alta voce.'

«Allora a domani!» Mi disse, mentre si incamminava sull'altra parte della strada.
«A domani» Esclamai, girandomi verso la strada che portava a casa mia.

«Quel cespuglio... si muove?» Mi domandai, mentre continuavo a camminare.
«Hhh!» Sentii.
Somigliava tanto a quel singhiozzo di stamattina.
«C'è... qualcuno?»
Non rispose.
Corsi verso quel cespuglio. «Esci fuori! Esci!»
Mi buttai sul cespuglio... ma non c'era niente.
«Sono... qua»
La voce somigliava a...
«Taiga?»

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Capitolo 2
*** Il gatto bianco ***


La voce somigliava a…
«Taiga?»
«Taiga a chi?»
«A te!»
«Scusami, ma chi sei?»
Il mio cuore scoppiò in mille pezzi.
«Chi… sono?»
«Non ti conosco.»
«Dimmi una cosa… tu non sei Taiga Aisaka, vero?»
«No.»
‘Che cazzo.’
«Come ti chiami?»
«Aisaka. Aki Aisaka.»
«Aki Aisaka… hai lo stesso cognome?»
«Certo, sono la sorella!»
«Giusto, sei la sor-- LA SORELLA?» Domandai, con aria così confusa che, vedendola, sembravano più che altro gemelle.
Lei annuì.
‘Ma… Taiga c’ha una sorella?’
«Sì. Tu sei il futuro marito di mia sorella, per caso? O mi sono confusa… di nuovo?»
«M-Marito?»
Arrossii leggermente.
‘Ma se non ci vediamo da mesi…’
«Lascia stare! Io la conosco, però. La voglio trovare, tu sicuramente sai dov’è, giusto?» Continuai.
Corsi verso di lei, le toccai le spalle e… l’abbracciai. Ci somigliava così tanto…
«Dimmelo, ti prego. Sai dov’è, no?»
Non la lasciai. La strinsi. Mi veniva da piangere; i miei sentimenti erano un misto di gioia e tristezza.
Mi lasciò, e mi toccò lei le mie spalle facendomi cadere le braccia.
«…No. Io credevo tu lo sapessi.»
Ora i miei sentimenti erano persi… tristezza più totale.
«Come faccio?» Come? Spiegamelo!
«Ma che vuoi? Anche io la voglio trovare, non ti credere l’unico disperato…»
Abbassò lo sguardo leggermente rattristita.
«Io…», mormorò, mordendosi il labbro dalla rabbia. «…non la trovo da mesi ormai. Lei è scomparsa. Ma perché? Che è successo? Non andava bene la vostra storia?»
«Andava bene.»
«Allora perché?! Perché? Spiegamelo! Non capisco, lei… è ancora immatura.»
I suoi occhi erano piene di lacrime che stavano per scendere. Il suo viso era tremante e pieno di rabbia e di tristezza, tanto che non si capivano come erano messe le sopracciglia. I suoi occhi si chiudevano e si riaprivano per provare a far scendere le lacrime. Le sue labbra erano socchiuse, le sue mani erano tremanti come il viso, e come tutto il suo corpo. Il suo respiro era veloce, e sembrava che avesse l’asma.
Era… impaurita?
«Aisaka. Stai calma, stai calma…»
«Mi dispiace…lei, è da sola.»
«Lo è sempre stata.»
«Ma finalmente aveva qualcuno, capisci? Quel qualcuno, Takasu, eri tu.»
«C-Come fai a sapere il mio nome?»
«Lo so e basta… Ryuuji Takasu.»
‘Ma chi ti conosce?’
«Da domani verrò nella tua classe»,continuò.
«Cosa? E perché?» Chiesi. Forse voleva stare al posto di Taiga? O voleva vedere se stava da quelle parti…
«Oh, beh… perché non mi sono ancora iscritta a scuola.»
‘Eh?’
«Ah, sì, davvero? Non è perché… vorresti trovare Taiga?» Le consigliai, chiedendo questa domanda come una cosa ovvia.
«Ah, certo.»
‘Ah, certo?! Non c’aveva pensato?’
«A domani, Takasu. A domani…»
I suoi occhi si calmarono, il suo corpo come il viso si fermò dal tremolio mentre le sue labbra si chiusero senza tremare. Penso che la sua rabbia e tristezza, in quell’attimo, erano un attimo andate via.
Ci teneva tanto, eh?
 
Il giorno dopo andai a scuola come sempre…in ritardo.
Mentre entravo a scuola, sentii dei passi corrermi dietro.
«Takasuuu!» Mi urlò una voce.
«Taiga?»
Mi diede una botta in testa.
«Sono Aki. A-KI.» Mi disse, con aria nervosa.
‘L’avrò fatta incazzare?’
«Ah, certo, Aisaka. Scusami.»
«Niente. Andiamo? Siamo in ritardo!»
Corse verso l’aula, come faceva Minori, mentre io, sempre con tranquillità, come ogni giorno, mi avviavo verso l’aula. Il punto è che, in quel grande attimo, mi sentivo come se, da quel giorno, la mia vita stesse cambiando. Forse, l’incontro di Aki Aisaka era come l’incontro di Taiga Aisaka… tutto predestinato.
Ma… io voglio Taiga.
«Takasu, se non ti muovi ti butto una scarpa in faccia.»
«Cos-?»
Mi sbagliavo… era ben diversa da Minori. O meglio, un misto tra Minori e Taiga.
Corsi verso l’aula e… entrammo insieme.
«Ehhh… siete venuti insieme?» Disse una voce di quella classe.
«L’ho incontrata perc-»
Mi fermò.
«Certo, problemi?» Disse. Poi continuò. «Il mio nome è Aki Aisaka e vengo dalla scuola qui accanto.»
«D-Dalla scuola qui accanto?» Chiese la professoressa, confusa.
Lei annuì.
«Takasu, muoviti e vai al tuo posto. Mi siedo vicino a te.»
«M-Ma vicino a me c’è Shimura…» Dissi, sperando non lo cacciasse via.
Non devo sperare mai più.
«Shi...mura? TOGLITI.» Gli disse. Lui, impaurito come sempre, si tolse.
«Chi c’era vicino a te?» Mi chiese.
«N-Nessuno…»
In quel momento ero impaurito da quel carattere, ma assomigliava così tanto a Taiga che ero felice.
Ma, perché a scuola si comportava diversamente?
«Ryuuji… Ryuuji!» Mi sussurrò una voce da dietro.
Mi girai. Era Minori che mi sorrideva indicandomi Aki.
«C’hai un collegamento per ritrovarla!» Esclamò, sorridendo.
Sorrisi, e annuii. Era vero. Davanti a me c’era quel grande collegamento che aspettavo da mesi.
 
«In piedi!» Esclamò la professoressa. E continuò. «Inchino.»
«Ah!» Mi stiracchiai. «Finalmente è finita…»
«Takasu… chi ti ha detto di restare qui a stiracchiarti? Muoviti e andiamo sopra.» Mi disse Aki.
«Certo, certo.»
Una mano mi toccò la spalla.
«Ancora da altre parti vai?»
«Kitamura?»
«Sì, sono io. Dove vai, di nuovo?»
«Non fraintendere… Aisaka vuole che mangi con le-»
Mi rifermò. Ma ancora?
«Pi-Piacere, Aki Aisaka!» Esclamò, con un bellissimo sorriso. Ok, stesso carattere, stessi gusti…
«Aisaka… Aisaka… mi ricorda qualcuno.»
«Ah, sì?» Disse, sempre con quell’aria da innamorata.
Beh, dopotutto era uguale.
«Guarda Aisaka», disse un ragazzo di quella classe. «Sembra la seconda tigre palmare!»
«No, ma quando mai. Guarda come si comporta con Kitamura…» Replicò una ragazza, gelosa di Aki, sicuramente.
«Beh, allora… è un gatto?» Domandò.
«Perché dovrebbe?»
«Beh, con i suoi padroni, come in questo caso Kitamura, si comporta da buona… mentre con chi non sopporta da cattiva, giusto?»
‘Vuol dire… che non mi sopporta?’
«Giusto. Che ne dici di… gatto bianco?»
«Ma ci sto. E’ un bel soprannome! Forse ci porterà fortuna come la Tigre Palmare… è destino!»
«Ne sono sicura!»
‘Aki Aisaka, spero davvero che riuscirai a riempire i vuoti di questa scuola.
Grazie, Aisaka. Grazie.’
Venne Minori.
«Bene, che ne dici se andiamo?» Mi domandò, mentre Kawashima ci raggiungeva.
«Oh, come i vecchi tempi?» Disse Kitamura, mentre ci avviammo verso l’aula di pranzo.
Il gruppo era come se fosse stato riformato, e Aki si sentiva bene sia con Minori che con Ami.
«Takasu, muoviti!» Mi disse Aki.
«Certo, certo…»
Presi il pranzo per tutt'e cinque, compreso me. Mentre camminavo, ovviamente, non ce la facevo a portarlo, e, all'improvviso, caddi.
Caddi addosso a un ragazzo alto e robusto. Mi prese per il colletto.
«Mi hai sporcato la divisa, stupido! Ora come faccio?»
Tutti risero, e mi misero in una condizione peggiore.
«Fermo!» Esclamò una voce.

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Capitolo 3
*** Ritrovamento Tigre Palmare! ***


«Fermo!», esclamò una voce.
‘Aki?’
Quel ragazzo mi lasciò e mi fece cadere a terra, e si derise verso Aisaka.
«Che vuoi, piccolina? Sai che i bambini non vengono a scuola?»
Era finito.
«Bene, allora perché sei ancora qui? Smamma»
Non fece niente. Non lo picchiò, e non se ne andò dalla rabbia. Non era come Taiga, che sicuramente avrebbe fatto una di queste scelte.
«Guarda che mi riferivo a te» Affermò, e rise.
Tutti provarono a ridere per stare dalla parte del migliore.
«Guarda che io ho la tua stessa età»
E lo smerdò, ancora.
Fece una faccia strana, la guardò e mormorò qualcosa che non ascoltai attentamente; forse ‘Merda’ o ‘Mi fa fregato’.
Se ne andò, dunque, e tutti quanti si avvicinarono ad Aisaka dicendo frasi del tipo: “Sei grande, sembri la Tigre Palmare”. Ma nessuno si accorse che dietro a quei grazie pieni di felicità, dentro i suoi occhi si nascondevano lacrime che volevano scendere per il ricordo di Taiga.
E solo io lo capivo.
‘Aisaka, resisti…’
Minori andò vicino a lei.
«Aisaka, non dovevi andare in bagno?» Le domandò, facendole un occhiolino.
«Sì, sì. Ora vengo, a dopo ragazze…»
Salutò le ragazze che giravano attorno ad Aisaka, mentre lei si incamminava verso il bagno. Ma, magari anche Minori l’aveva capito?
Comunque, aspettammo un po’ al suo arrivo, e uscii dal bagno con gli occhi tutti rossi, inventando la scusa ‘Avevo il raffreddore’.
E’ ovvio che si sarà sfogata con Minori, e sicuramente presto lei diventerà la migliore amica di Aki. Sarà tutto normale, e il cammino ricomincerà.
Ma… io voglio Taiga.
Il giorno dopo ritornai a scuola. Tutti mi guardavano, ma perché?
Oh, non dirmi che riiniziavano i problemi.
Aisaka mi aspettava con una faccia davvero arrabbiata.
«Takasu!»Urlò.
«Mi dispiace, scusami!» Le esclamai, credendo di aver fatto qualcosa ingiustamente.
Mi sbagliavo.
«Oh Takasu, e di cosa?»Mi domandò.
Le feci una faccia strana e sorrisi amaramente.
«Comunque sia, lasciamo stare» Disse. «Non ti preoccupare, non sono come lei»
«Ma che dici, ormai ho capito che sei tu, Aki… »Le dissi, sospirando subito dopo. Forse l’avevo rattristita.
«Menomale, sennò, amico mio, avevi bisogno di un bel paio di occhiali… magari a cerchio e molto grandi. Non credi che faresti meno paura?» Disse, ridendo.
«Cosa?! Come ti permetti, nanetta?»
Tossì due volte, facendomi capire l’errore che avevo commesso qualche attimo prima.
«Oh, ehm, volevo dire… altina?» Chiesi, ridendo.
«Come ti permetti, razza di idiota?» Mi diede un pungo in testa.
Che male! Non feci niente, ma risi. Risi per la malinconia… mi ricordò troppo le prime volte, quando stavo con Taiga.
Beh, si ritorna ai vecchi tempi…
Dopo l'13.30, ovvero dopo le lezioni, andammo a mangiare.
Una mano mi prese in braccio e mi portò nel corridoio.
«Chi sei?» Gli chiesi, non sapendo chi fosse.
«Zitto, Takasu. Zitto»
«Ak-» Mi tappò la bocca.
«Ti ho detto zitto! Ma che, sei pure sordo ora?»
Oh, perfetto. Ero sordo, ceco e muto. Non potevo neanche risponderle.
«Bene, inizia il piano ‘ritrovamento tigre palmare!’, disse Minori, con accanto Kitamura.
«Ki-Kitamura? Che ci fai qui?» Chiesi.
Aki mi diede un pugno in testa. Bene, facciamo il record dei pugni in testa…
«Ti ho detto di star zitto! Massimo sussurra…»
«Comunque sia, questo piano consiste in trovare Taiga!» Esclamò Kitamura.
No guarda, non l’avevo capito.
«Esatto! Prima di tutto, dobbiamo capire se sta ancora in questa città» Affermò Minori, con un volto pensieroso.
«Secondo me, sì. Non credo abbia chissà quanti soldi…»Disse Aki.
«Aki, giusto!»
«G-Giusto?» Domandò, con una faccia sbalordita. Neanche lei sapeva che avesse fatto.
«Esatto! Taiga non ha chissà quanti soldi, quindi sicuramente lavorerà»
«Lo penso anch’io» Affermò Kitamura.
«Aspetta, aspetta. Quindi se ho capito bene noi tutti dovremmo cercare per tutti i negozi?» Domandai, con un’aria strana.
«Beh, magari se troviamo il negozio troveremo anche la sua casa, visto che sarà nelle vicinanze…»
«E quindi, che si fa?» Chiese Minori, rivolgendosi ad Aki.
«Ci dividiamo. Takasu, Taiga prima viveva vicino a te. Lei è abbastanza pigra, non si permetterebbe mai di andare chissà dove. Che ne dici se vediamo in dei negozi vicini?»
«Ma che sei stupida? L’avrei vista già da un pezzo, non credo sia lì»
«Takasu, tu non sai neanche in che scuola si trova?»
«Beh, ecco…» A quel punto, ebbi un riflesso. Un ricordo. Qualcosa che per un istante mi ha fatto battere il cuore più velocemente il cuore.
«La so»
«Cosa?! Davvero? Allora diccelo!»
«L’ultima volta che la vidi aveva un’altra divisa… era nera e bianca, e le andava abbastanza bene. Non ci sono molte scuole con la divisa nera e bianca nei paraggi, non credi?»
 «Tu mi stai dicendo… che sta nella single-sex school?»
«Oddio, single che?»
«Single-sex school! E’ una scuola femminile… che fa, non voleva innamorarsi di qualcun altro oltre a te, Takasu?»
Arrossii involontariamente.
«Ecco, non credo…» Sorrisi. Ero felice che fosse andata in quella scuola.
«Che ne dici se andiamo?» Disse Minori con un’aria scontrosa, alzandosi.
«C-Certo…» Presi la mano ad Aisaka e la alzai.
«Non avevo bisogno del tuo aiuto, idiota» Mi disse.
«Grazie, Aisaka» Sorrisi.
Sapevo di far paura, ma lei, senza spaventarsi, ricambiò.
Dopotutto, non era tanto diversa da Taiga.

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Capitolo 4
*** Il nostro filo rosso ci ha fatto ritrovare? ***


Sinceramente, non credevo avrei mai fatto quello che vi sto per raccontare. Tutto è iniziato quando la sorella di Taiga Aisaka, Aki Aisaka, ha scoperto che Taiga è scomparsa, e mi ha contattato credendo che io sapessi dove stava.
Dopo qualche giorno, siamo arrivati a sapere la sua scuola, ovvero la single-sex school, una scuola femminile.
Domanda: come entrare in una scuola di quel genere?

«Allora Ryuuji, sei pronto?» Mi chiese Aisaka, guardandosi allo specchio per vedere come stava con la nuova divisa.
«Non voglio uscire! Perché devo farlo?» Dissi, vergognandomi da morire dietro il muretto del giardino.
«Vuoi vedere Taiga o no?»
«Sì che voglio, per-» Mi bloccò.
«Allora esci, e andiamo. Tutti ci stanno aspettando»
E uscii. Uscii solo perché volevo vedere Taiga, solo per questo. Avevo la divisa femminile della scuola single-sex school, che imbarazzo!
«Alla fine non è niente male!» Esclamò Kitamura, guardandosi allo specchio.
‘Ma che sei scemo?’
«Aisaka… ho una faccia troppo da maschio, è impossibile non riconoscermi…» Le dissi, sperando inventasse un altro piano.
«Mettiti un paio di occhiali da sole, no?» Mi chiese, come fosse una cosa ovvia.
«A proposito, dove hai presto queste divise?»
«Una mia amica va alla stessa scuola e va al 3° anno… nel 1° e nel 2° si è comprata 4 divise, e si son rotte tutte. Infatti, se vedi la tua manica, è un po’ rotta»
Solo appena me lo disse lo notai. Guardai attentamente sia la manica destra che sinistra, e all’iniziò mi sfuggì quel taglio che c’aveva la manica destra.
«Solo per questo?»
«In quella scuola si deve essere perfetti…»
«Ragazzi, che ci fate qui?» Chiese una voce.
Era Ami.
«Chi si rivede!» Esclamò Kitamura, senza rendersi conto di stare con la divisa femminile.
«Yusaku Kitamura? Sei proprio tu?! Non ci posso credere, perché sei vestito così?»
Poi mi notò. E lì fu una figuraccia colossale.
«Takasu Ryuuji! Non ci credo, ci vuole una foto!» Esclamò, prendendo il cellulare.
«Fermati, idiota» Disse Aki rivolgendosi ad Ami.
«Ah… tu sei la nuova arrivata, Ai Aisaka?» Chiese, sbagliando il nome.
«Aki»
«Oh, Aki. Non ti intromettere»
«Che ne dici di partecipare ad un gioco, scema?»
«Come ti permetti?»
«Dovrei vederlo come un sì?»
«Per niente. Togliti dai piedi»
«Mettiti questa divisa. MUOVITI» Disse Aisaka, ponendole una busta con dentro al divisa della single-sex school con aria estremamente arrabbiata. Faceva paura più di me.
«P-Perché dovrei?» Chiese Ami, molto impaurita.
«Se non la metti domani le tue unghie saranno spezzate in due, chiaro?»Disse, avvicinandosi alla sua faccia, impaurendola ancora di più.
«S-Sì…»
«Aisaka» Le dissi. «Ma non avevi solo quattro divise?»
«Infatti. Quella è la peggiore, puzza di cipolle»
«P-Poverina…»
‘Aki Aisaka, quando vuoi, riesci ad essere la peggiore. Somigli tantissimo a Taiga, a volte… ‘
Uscì dal muretto tutta con occhi lucidi, e, visto che non poteva ritirarsi indietro, venne con noi. Finalmente, ci incamminammo alla single-sex school.
«Aisaka, sai che questa divisa ti sta davvero bene?» Disse Kitamura ad Aki, con un sorriso.
«T-Tu credi, Kitamura?» Si guardò, e vidi che la sua autostima stava aumentando. Sicuramente si era presa una cotta per Yusaku.
«Siamo arrivati!» Esclamò Aisaka, fermando tutti. La scuola era grandissima, e sembrava un castello.
«Dobbiamo bussare… ma che scuola è?!» Disse Ami, avvicinandosi al citofono.
«Zitta, cretina! Ci sono le telecamere»Sussurrò Aki ad Ami, citofonando.
Single sex-school. Parla?
«Umeko Kushina, capoclasse della classe 3° della scuola Ohashi. Siamo venuti per dar delle cose personali al preside»
Siamo? Chi c’è con te?
«Quattro capoclasse di altre classi»
‘Aisaka, sai mentire benissimo…’
Perfetto, potete entrare. Riferisco tutto al preside, un momento.
Il cancello si aprì, e il signore che parlò con Aisaka al citofono disse che dovevamo andare entro cinque minuti nell’ufficio del preside.
«Allora, cretina. Sai che alla fine ti voglio bene»Disse Aisaka, rivolgendosi ad Ami con una faccia buffa.
«Ah, sì…?»Chiese Ami, non credendo sicuramente a ciò che diceva.
«Esatto» Le diede i fogli. «Che ne dici di portare tu questo al preside, mentre noi ci dileguiamo cercando Taiga? Così te ne vai subito, non trovi?»
«Tsk… lo faccio solo perché me ne voglio andare via da te!» E se ne andò, dirigendosi nell’ufficio del preside.
Ed eccomi qua, travestito da femmina, a cercare Taiga Aisaka. Il mio nome d’arte è “Miami Watanabe”.
«Scusami…» Chiesi ad una ragazzina, sicuramente del primo anno. «Sapresti dirmi dov’è Aisaka? Taiga Aisaka?» Le chiesi, con una voce 'infemminata' da me. Che imbarazzo.
«Come non conoscerla? Sta nel piano superiore, aula 11»
‘Come non conoscerla? Già è così famosa?’
Mentre salivo le scale, vidi una ragazza, con lunghi capelli che le ricoprivano vaporosamente il corpo.
«Tigre palmare?»
«A chi hai detto… Tigre palmare?»
Passarono tre secondi. Solo il momento di alzare la testa che già mi ritrovai per terra.
Tutte ragazze attorno a me che mi chiesero se stessi bene. Mi alzai.
«Sto bene, davvero. Lo fa con tutti?» Chiesi alla prima ragazza che vidi davanti ai miei occhi.
«B-Beh… in effetti sì»
«Va bene, grazie…»
«Akari. Il mio nome è Akari Oikawa» Disse. In realtà non mi serviva saperlo, ma non aveva importanza.
«Akari, eh? Piacere di conoscerti. Addio!»
«Addio…?»
Corsi verso il primo piano, poi ritornai al secondo, e feci più di tre giri a piano, ma non la trovai. L’unico posto che mi mancava era il bagno, ma anche se ero in una scuola femminile ed ero vestito da femmina, mi vergognavo.
Entrai lì con calma, come se fossi una normale ragazza di quella scuola che deve andare semplicemente in bagno.
«Ah, ma tu sei miss. Aisaka… quella che ha più nemici che amici veri. Ma lo sai che se continui così nessuno più ti vorrà davvero, cara mia?» E risero.
Sentii delle voci in quel bagno. Avevano una voce strana, una di quelle che serve per prendere in giro le persone… possiamo dire una voce simile a quella di Ami, ma un po’ più acuta.
«Volete prenderle?» Disse Taiga, con un tono di voce scontroso.
«Continui ancora? Se non fossi così avresti tantissime amiche…»
«Non mi servono le amiche come voi»
«Ci sono persone carine e dolci, ma che tu hai già preso a pugni… come Oikawa. Akari Oikawa, la conosci?»
«Akari Oikawa… non viene in classe con me, perché ricordarla? Non serve a niente parlare con voi tre, io me ne vado!» Esclamò Taiga. In quel momento, si sentirono dei passi che venivano verso di me.
Mi vide.
Quelle due la seguirono, e mi videro.
«Ehilà. Nome?» Mi chiese una delle tre.
«Mi-Miami. Watanabe Miami»
«Watanabe-san… vorrei chiederti una cosa: sei stata picchiata da quest’essere?»
«Tu sei quella che mi ha chiamato tigre palmare, eh?» Mi domandò Taiga. «Allora sicuramente vieni dalla scuola Ohashi»
Annuii.
«Tai- Aisaka non mi ha fatto niente di male, so che non sopporta il nome tigre palmare, ha fatto bene…»Arrossii involontariamente, ma volevo difenderla con tutte le mie forze.
«Te la sei scampata, Aisaka» Dissero quelle, per poi andarsene.
Gli occhi di Taiga si allargarono, ed era così bella. Arrossì appena, poi corse verso di me.
In quel momento, mentre correva velocemente, mi disse quelle dannate parole che mi colpirono al petto e che non sentivo da molto: ‘Grazie’… dopodiché, scappò velocemente, imbarazzata, fuori dal bagno.
‘Merda, ora che ti avevo trovato!’
I capelli,  mentre correva, mi avevano toccato delicatamente la faccia, facendomi cadere gli occhiali. Me li rimisi subito, sperando che nessuno l’avesse notato.
«Allora era così, eh?»
Disse una voce.
‘Oikawa?’

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Capitolo 5
*** L'arrivo di S. Valentino ***


‘Oikawa?’
Ci guardammo un po’ negli occhi. Lei abbassò lo sguardo, poi mi riguardò.
«Davvero non mi riconosci?»Mi chiese, porgendo la mano sul capo.
«Ehm…»Sospirai. Come facevo a conoscerla? Non sapevo neanche che questa scuola esistesse.
Mi prese per il braccio, qualche secondo dopo, portandomi verso di lei.
La sua bocca si avvicinò al mio orecchio, molto lentamente, anche se le sue parole erano veloci come il vento… ‘Sono Kihara’, disse. Poco dopo, sempre in quella maniera lenta, mi lasciò, e mi sorrise.
«Kihara, Kihara…»Non mi ricordai in quel preciso momento, forse perché pensavo solo a Taiga.
«Q-Quella innamorata di Kitamura…»Arrossì, provando a coprire quel rossore con una mano posta sulle guance.
«KIHARA?! Esclamai. L’avevo riconosciuta. Quella che credeva che, prima che fossi innamorato di Taiga, fossi innamorato di Taiga. Quella che mi ha capito dal primo momento, alla fine.
«Almeno ci sei arrivato… al mio nome»
«Allora, cosa era così?»
«Che tu, caro Ryuuji, faresti di tutto per proteggere la tua cara Taiga… »Mi disse, con una voce davvero disgustosa. Sì, mi stava sfottendo.
Mi arrabbiai, poi arrossii involontariamente, per finire per guardare in basso e rassegnarmi.
«Già»
Mi guardò con aria persa, poi anch’ella guardò in basso.
«Anche a te manca, la persona che ami…»Sospirò. Il suo sguardo si voltò verso di me, con un volto serio.
«N-Non dirmi che… ti piace ancora Ki-»Mi fermò. Perché mi fermano sempre?!
Mi mise una mano sulla bocca.
«Zitto, qua lo conoscono!»
«C-Come fanno a conoscerlo?!»
«La presidentessa… ha degli amici in questa scuola»Mi disse, in qualche modo con un’aria nettamente triste. Era ovvio che era invidiosa di lei.
«Kitamura ci sarà passato… sicuramente starà puntando ad un’altra ragazza»
«T-Tu credi?»Mi chiese, guardandomi con occhi illuminati.
«C-Certo…»Tutto per farmi togliere quelle mani dalla bocca.
Me le tolse.
«Evvai, evvai!»
«Perché ti sei trasferita?»Le chiesi. Mi venne spontaneo, ma se ci teneva a Kitamura, perché andarsene?
«La single sex-school è pure una scuola dove si lavora di più, sai?»
«Dove si lavora… di più?»
«Certo. Anche se è l’ultimo anno, mia madre ha deciso di mandarmi qua»
Sospirai.
«Almeno ci siamo rivisti»
«Takasu…»
«Wa-ta-na-be! Ricorda!»Le dissi, prima che qualcuno mi scoprisse.
«Wa-Watanabe… vienimi a trovare ancora»Disse, per poi andarsene. Mi salutò con la mano, anche se la vedevo da dietro.
Non sapevo la sua espressione, ma sicuramente era sola.
 
«Allora Miami, hai trovato la tua Taiga?»Mi chiese una voce. Sembrava Taiga, in un certo momento… ma sicuramente non avrebbe fatto domande del genere.
«Sì»Affermai.
«Dov’è, dov’è?!»Mi chiese Aki, provando a cercarla per le parti del bagno.
«Se n’è andata, anzi… scappata»
«Combini solo guai! Dunque, in bagno non c’è! Non l’hai neanche inseguita? Stupido, stupido!»
«Mi dispiace...»
Mi vide, e fece una faccia più triste del solito… come se finalmente avesse capito la mia sofferenza.
Non posso stare senza una parte di me.
I suoi occhi brillarono come quelli di Taiga un attimo fa.
«Lei tornerà…»Mi disse, con occhi pieni di speranza, forse per farmi riprendermi.
«Lo so»Affermai, accennando un sorriso.
Da lì, non parlammo più.
 
Uscimmo fuori alla porta.
«Che ne dici se torniamo domani?»Mi chiese, sorridendo.
Annuii.
Kitamura venne insieme a Minori.
«Ehilà! L’avete trovata, signorine?»Disse Minori, sempre con quel suo bel sorriso che le ricopriva il volto.
«Kushieda»
Dopo la fine delle lezioni ce ne andammo. Visto che non potevamo entrare nelle classi ci nascondevamo dentro il bagno delle ragazze.
Uscimmo dalla scuola, anzi, da quel castello.
«A domani. La divisa dovete tenervela»
«M-Ma non siamo nel registro prima o poi ci scopriranno…»Dissi, provando a far notare a tutti che una maschera non serviva a niente.
«Non fare tante storie. Non sai che abbiamo nomi falsi? Come scovarci?»
«Hanno già visto in faccia Kawashima… imbranata»
Eh, era imbranata come sua sorella.
Mi arrivò un messaggio.
‘Da: Taiga
Oggetto: -
Ryuuji, non ti preoccupare. Io sto bene. Tornerò.’
‘Taiga…’
Sapevo che tornava.
«Non serve tornare»Dissi a tutti, salutandoli.
In realtà, qualche tempo fa pure ci massaggiavamo, ma… per problemi miei non sono riuscito a mandargli più messaggi,  e a risponderle.
Anche se, questa volta, non serviva risponderle.
 
Giorno 12 Febbraio, indovinate un po’. Si stava avvicinando la festa più bella per gli innamorati, e più schifosa per me. Non potevo vedere Taiga, quindi a che serviva festeggiarla?
Vedevo tutte ragazza parlare di cioccolatini fatti in casa, quasi quasi mi veniva voglia di cioccolatini. Altre, invece, volevano comprare i cioccolatini più costosi, solo per darli ad un ragazzo.
‘Anche quest’anno… non riceverò niente.’
«Takasu?»
«Uh?»Mi girai. Era Minori.
«Mi-Minori, che sorpresa… non spaventarmi»
«Oh, scusami. Perché ieri hai detto che non serviva più tornare?»
Sorrisi.
«E’ un segreto, ma preso lo saprai, Minori»
Arrossì leggermente.
«A-Ah, sì! Ora vado, ciao Takasu!»
«Ma sta per iniziare l’ora!»Urlai, provandola a convincere di tornare in classe prima che la prof. entrasse. Non mi ascoltò, e se ne andò nel posticino dove si collocava sempre Ami.
Sì, la stavo seguendo, ma non di nascosto… almeno, prima che arrivasse Ami.
«Hey, Minori. Non sai che quello è il mio posto? Trovatene un altro»
Minori non si voleva muovere.
«Avanti, alzati!»Esclamò Ami, tirandola su con il braccio.
Ciò mi ricordò qualcosa.
«Perché hai quel faccino triste? Non dirmi che è per colpa di Takasu…»
«Non è colpa sua! Non dire cose insensate!»
«Avanti, non ti arrabbiare, scherzavo»  Rise sotto i baffi. «Allora, sei triste perché Takasu ama ancora Taiga, e non te?»
Si girò, con un viso incazzato.
«COSA CAZZO DICI, AMI?! Taiga deve stare con lui, stanno perfettamente insieme! Io… non posso fare nulla!»
Sapevo i sentimenti che provava Minori per me, ma non mi aveva dato un grosso addio, tanto tempo fa?
‘La sua promessa… non è stata mantenuta?
C-Come dovrei comportarmi?!’
«Anche io ho avuto una delusione, ma è meglio così per tutti, credimi»Si alzò, buttando la lattina che fino a poco fa teneva in mano.
«Ti vuoi muovere? Sta per suonare»Sì girò verso la strada che conduceva all’aula, ed io, senza farmi riconoscere, me ne scappai nel bagno.
Da lì in poi, non so cosa successe, ma non capivo neanche di cosa parlavano.
‘Non siamo amici? Non si dovrebbero confidare pure con m-‘
I miei pensieri furono interrotti.
«Scusami, non so più dov’è la testa!»Rise.
«Mi-Minori?! Ecco… non fa niente»Risi per finta.
«Non ti dovevi affrettare in aula?»
«P-Poi mi sono reso conto che dovevo andare in bagno! Ora vado, a dopo!»Scappai in aula.
Sinceramente, non sapevo come comportarmi né difronte a lei né difronte ad Ami. Avevano parlato quasi male di me e Taiga, ed ero davvero arrabbiato.
‘Vabbè, almeno a S. Valentino… riceverò un cioccolatino!’

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Capitolo 6
*** Il segreto di Minori ***


// Salve! Qui è la scrittrice che vi parla. Volevo semplicemente scusarmi se non ho più continuato, c'è stato il così detto 'blocco dello scrittore'. Grazie a tutti quelli che ancora leggono le mie storie!
Così, due giorni dopo era il 14 Febbraio. Mi svegliai di scatto, e arrivai molto presto a scuola. «Buongiorno Takasu, come mai oggi così presto? Di solito vieni sempre all'ultimo momento..» Disse Ami, avvicinandosi a me con quell'aria da furbetta.
Mi allontanai un po'. «S-Sì, infatti... ma oggi ho dormito nel migliore dei modi, e sono qua.»
«Che strano, eppure la piccola Taiga non c'è... »Sospirò.
Feci una faccia malinconica e andai verso il mio banco. «Già...»
Presi il telefonino e provai a scriverle un messaggio di S.Valentino. Non ci riuscii. Riattaccai sperando che, magari, durante l'ora di pranzo mi venissero nuove idee. Dopo questo pensiero, una voce molto forte svegliò tutti gli addormentati che stavano in quella classe. Come me.
«Buuuuuuuuongiornooooo!» Gridò una voce, avvicinandosi ad Ami, come se fosse tutto normale.
«B-Buongiorno rompiscatole» Disse Ami, allontanandosi un poco verso il suo banco. Tutti fissarono Minori, quella voce, appunto. Iniziò a guardare tutti sorridendo, finché non vide me. Aprì gli occhi e le divennero a palla, poi guardò tutt'altra parte. Per poco non mi mettevo a ridere. Mi avvicinai a lei con molta calma.
«Buongiorno Minori.» Mi guardò e mi sorrise.
«Buongiornoooo! Cos'hai mangiato a colazione?» Non so se lo fece per alleviare la tensione... almeno in quel giorno me l'aspettavo una di quelle ragazze imbarazzate. Mi faccio troppi pensieri?
«U-Un po' di pane...» Dissi la prima cosa che mi era venuta in mente. In realtà quella mattina non mi era venuta neanche fame, quindi non avevo fatto colazione.
«Uhm, buono e nutriente, Takasu!» Rise, e se ne andò al suo posto. Oggi sembrava più strana, oppure era la mia immaginazione. Sta di fatto che, se era davvero ancora innamorata di me, volevo riuscirlo a notare... magari davvero non prova più niente. Avevo solo frainteso. Dopo le lezioni, finalmente l'ora di pranzo. E, finalmente, trovai un modo per inviare un messaggio a Taiga.
"Messaggio a: Taiga Oggetto: - Hey,auguri per il S. Valentino. Ti avrei fatto il pranzo con tantissima carne, oggi. Ti..." Riguardai il messaggio. 'Cancelliamo quel ti, lo dirò poi a voce!!'
Arrossii leggermente e lo cancellai, poi lo inviai a Taiga. 'Non importa se non mi risponderà, vorrei solo che vedesse il messaggio sorridendo.'
Vedevo con la coda dell'occhio Minori che mi guardava in modo curioso, ma, a volte, quando giravo la testa per guardarla, sembrava interessata a tutt'altro. Che fossi di nuovo fuori di me senza la presenza di Taiga? Probabile. Ami, invece, mi guardava senza problemi.
«Che c'è, pensi a Taiga?»
Minori si girò di scatto.
Sinceramente, anch'io ero curioso se lei davvero era innamorata di me o no. «Sì, le ho inviato gli auguri di S. Valentino via messaggio, sperando che lo legga.» Dissi, avendo sempre un sorriso malinconico. Poi mi girai verso Minori, che guardavo in modo brusco Ami. Si accorse che la stavo guardando.
«Che bello, Takasu! Taiga non ti risponderà per il suo carattere, ma credo che lo legga.» Rise e mangiò più del solito. Dopo questa, potevo dire che al 99% lei non era innamorata di me.
Tornando a casa, ci ripensai un po'. Ripensai solo a Minori. Non che mi attraeva di nuovo, davvero. E' solo che vederla, quel giorno, in quel modo, mi stava facendo preoccupare. 'Non capisco. Di solito non è così!'
«Hey.» Disse una voce, toccandomi una spalla.
«Kitamura?! Ma oggi sei venuto a scuola?»
«Sono stato tutto il tempo nel consiglio studentesco... però a pranzo sono venuto. Ti ho salutato più volte, ma tutt'è tre sembravate interessati a qualcos'altro.»
Arrossii. «N-No, ma che dici... e che quando mangio non penso a niente.»
«Non stavi mangiando, Takasu! Stavi con cellulare in mano. Ma vabbè, non importa.» Se ne andò ridendo sotto i baffi. A volte è strana la gente. O ero io strano e loro normali?
Ritornai a casa. «Sono tornato.» Si sentiva solo il rumore dei miei passi, del tutto che stavo coi calzini*. «Mamma!» Dissi un po' più forte. 'Forse starà a lavoro...'
Mi sedetti, e mi ricordai quei momenti in cui Taiga veniva a casa mia, come se fosse ieri. All'improvviso, non vidi più niente.
Mi risvegliai con le parole di mia madre. «Ryuji.. Ryuji..!» Disse, quasi come se stesse per gridare.
«Mamma...» Sbadigliai. «Sto bene, mi ero solo addormentato.»
«In questi giorni dormi poco? Perché non ne parli con la tua mamma?» Mi chiese, sempre con quell'aria da svampita.
«Non dormo poco... avevo solo un po' di sonno in più. Non preoccuparti.» Mi alzai e iniziai a cucinare. Almeno mi ero svegliato all'ora di cena.
«All'ora io vado a lavoro, tu conservami il piatto, come sempre...» Sorrisi.
«Certo.»
Se ne andò con tutta calma, e mi lasciò solo a me, lasciandomi in tantissimi pensieri che mi frullavano per la testa. Ero stanco, e volevo prendermi qualche giorno di relax. Ma quando vengono le vacanze primaverili? *In Giappone quando si entra nella propria casa o in un'altra casa, per cortesia le persone si tolgono le scarpe rimanendo o scalzi o coi calzini.

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