Narbeleth

di EdieSedgwick
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1



Una brezza fresca ma caliginosa aleggiava sulla Vecchia Foresta e la lucentezza del crepuscolo lasciava che tra i nodosi alberi si formassero danze di luce filtrata.
Il fiume scorreva pacato, come a voler bisbigliare segreti ad orecchie in ascolto e proprio al suo fianco prendeva posto la valle del Sinuosalice.
Le fronde di antichi alberi carezzavano il terreno e la loro robusta corteccia si infittiva di pari passo con l'addentrarsi della Foresta, il vento suonava silenzioso e la rugiada si sdraiava pian piano sugli steli e sull'erba.
Anche se non poteva vederli, sapeva che alle sue spalle si estendevano i minacciosi Tumulilande, che se avesse percorso l'intera Foresta in direzione nord-ovest avrebbe facilmente trovato ristoro a Buckburgo, oppure che dirigendosi a nord-est sarebbe giunta a Brea.
Eppure era consapevole che non era quello il momento per abbandonare quegli alberi.
Anche se non era la sua casa, lì si sentiva al sicuro.Protetta. Si fidava del parere del vento e della voce degli arbusti. 
La Vecchia Foresta le aveva offerto un riscatto: nonostante avesse dovuto abbandonare tutto, ora il suo cuore poteva permettersi lo sfizio di dimenticare,per qualche minuto.Per qualche ora. Poteva smettere di soffrire.
Il tormento no, non l'abbandonava, ma era in grado di liberarsi dalla morsa dei ricordi, se solo si lasciava trasportare dalla vita che scorreva in quel luogo.
Una cosa alla volta, si ripeteva.
E trascorreva così le serate, su di una piccola altura nascosta dalla fitta Foresta, a guardare il tramonto oppure, se esso non era visibile, l'assemblarsi delle nubi e la pioggia cadere, e adorava ascoltare la gioia degli alberi assaporarla.
Quando rientrava, non si curava granchè delle preoccupazioni che le serbavano, affermava di essere molto simile a un fusto: la pioggia non la scalfiva ma la cresceva.
Poco dopo anche loro impararono a capirla e quando ella rientrava la sera, occasionalmente la notte, non sorgevano più domande preoccupate, anzi, veniva accolta da un pasto caldo ed abbondante e dal crepitio del focolare acceso.
Era stata fortunata a ritrovarsi accolta in un posto così piacevole e tranquillo.
D'improvviso però, una voce la destò dai suoi pensieri, richiamandola alla realtà.
-Niniel..il crepuscolo ha lasciato spazio alla notte da ore..
Niniel..così qui mi chiamano.La fanciulla in lacrime.
Il pensiero la colse accompagnato da un sospiro, dimentica in quelle ore del nuovo nome con cui si era posta in quella terra.Malinconica era, ma di lacrime non ne aveva mostrate mai, a nessuno. 
- E' una calda notte questa. E le stelle sono luminose.
- Questo te lo concedo, ma credo sia ora di rientrare. La cena ti aspetta, ed anche io e la Dama del Fiume vorremmo giovare della tua compagnia. Suvvia, vieni con me!
- Verrò. Ma non prima di aver ricevuto un tuo parere.
Si fermò un attimo ad ascoltare il sibilare del vento tra le fronde degli alberi.
- La foresta è turbata. Qualcosa la scuote. Gli alberi comunicano sommessi.
L'uomo si fermò e come ella aveva fatto poco prima, emise un silenzioso sospiro.
-Troppo audace fui nel credere che la Foresta ti potesse ingannare! Sai ascoltare bene, mia cara amica! Qualcosa ha turbato la foresta, è vero. Ma ancor non sono riuscito a scoprire cosa sia.Domani mi metterò alla ricerca, ma ora torniamo a casa, niente scalfirà la Vecchia Foresta stanotte!
-Oscuri sono i tempi di questa Era, amico mio, e certezza non vi è più alcuna.
- Queste sono parole di Raminghi! Ma nella Vecchia Foresta, finchè ivi sarò io, nessuna minaccia potrà infierire! Seguimi a casa,Niniel! Sono sicuro che un bel sonno possa facilitare i pensieri del giorno seguente,dunque oblia i tuoi turbamenti, riposa! Domani potremo riparlarne.
La ragazza si alzò da terra e abbandonò l'albero al quale ogni sera si sedeva a fianco e si avvicinò all'amico.
- D'accordo Tom. Credo tu abbia ragione. L'ora di tornare a casa è giunta ed io comincio a provare stanchezza, anche se abbandonare la Foresta in questo momento mi lascia inquieta.
- Suvvia giovane dama, non preoccuparti! Sovente la Foresta è scossa, ma spesso ciò da cui si sente minacciata non le farebbe alcun male. In ogni caso, resiste da moltissimi secoli, credo perciò che se per una notte andiamo a coricarci essa riuscirà a sopravvivere.
Detto ciò le regalò un sorriso amichevole e prendendola per mano la condusse verso casa, cantando con voce soave e forte.
Vecchio Tom Bombadil è un tipo allegro;
ha gli stivali gialli e la giacca blu cielo!
Niniel si rilassò e, giunta alla dimora, si sedette a tavola con Tom e la Dama del Fiume, consumando insieme una cena ricca ed allegra.
Quando fu l'ora di coricarsi però, non riuscì a trovare conforto.
Si addormentò inquieta così come si era alzata al mattino.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 
La mattina seguente si destò accompagnata da timori di sconosciuta provenienza, gli stessi ad averla turbata la sera precedente.
La Foresta era pacata, i suoi nervi, invece, in subbuglio. Percepiva qualcosa ma la situazione era pressochè dubbia, non potendo ella concepire il motivo di tale tumulto.
Si alzò dal suo giaciglio e percorse il familiare corridoio che l'avrebbe condotta nella sala principale.
-Buon giorno, Baccador.
-Ben svegliata, ninfa dei boschi. Il tuo viso è teso, il tuo sguardo preoccupato. Cosa ti turba, mia cara?
-Ho una strana sensazione, Baccador. Credo che a breve qualcosa avverrà. E non sono in grado di realizzare se ciò sarà un bene o un male.
-Niente qui potrà ferirti nuovamente, amica mia.
-Non..temo per me.
-Cosa temi, dunque? Qui nulla è da temere. Tom risiede in questa Foresta da innumerevoli anni. Essa è sua amica. Finchè ci sarà lui, non avremo di che affliggerci.
-Non lo so, Baccador, ma non sono tranquilla. Credo uscirò un pò per liberarmi la mente. Perdonami se ti ho turbata.
-Non preoccuparti Niniel. Torna da me se riuscirai a sondare i tuoi dubbi ed anche se avrai bisogno di conforto.
Detto questo, Niniel uscì dalla dimora di Tom Bombadil e della Figlia del Fiume, dirigendosi senza meta nel cuore della Foresta.
Passò l'intera giornata ad ascoltare gli alberi, cercando risposte. Il loro fogliame arredava il terreno in veste autunnale donandogli un aspetto caldo e regale, mentre i rami spogli degli alberi assumevano un'aria tetra ed agghiacciante. E fu lì che si addormentò, avvolta nel caldo letto di foglie rossicce, cullata dalla brezza autunnale e dalla voce del Fiume.
Fu un sonno tranquillo, seppur non avesse sedato i suoi timori.
Qualcuno potrebbe ritenere ciò che fece una pazzia, se fosse a conoscenza del carattere degli alberi e dei loro poteri.
Ma gli alberi conoscevano Niniel e non la ritenevano un pericolo, anzi. Quando percepirono la sua irrequietezza si misero a cantare una delle loro canzoni e la nenia la cullò fino ad addormentarla.
Ma al contrario di ciò che si pensa di questi alberi, essi non le fecero alcun male, e continuarono a cantare anche dopo che ella si fu addormentata tra le loro foglie.
Niniel si svegliò a causa della nebbia pungente che era salita in quelle ore, cogliendola di sorpresa. Le si stendeva sul viso, rendendolo umido e freddo, e la terra non era più calda, ma bagnata e sfuggevole.
Era ancora piuttosto insonnolita ma decise comunque di seguire il consiglio degli alberi, che le intimavano con le loro flautate voci di tornare verso casa.
Si tolse le umide foglie di dosso e si battè la terra via dai suoi abiti, dopodichè si avviò.
Fu stupita nel vedere dei pony fuori dalla dimora dei suoi amici, una volta raggiunta, e ancora più stupita fu nel trovare, appesi all'ingresso, quattro piccoli mantelli.
Raggiunse velocemente la sala da pranzo e lì vi trovò quattro piccoli ragazzi seduti attorno al fuoco scoppiettante.
Il suo stupore le inondò il viso e non fu in grado di pronunciare parola alcuna.
-Eccoti Niniel! Finalmente! Mira con gli occhi tuoi ciò che ha minacciato i tuoi sogni in queste notti! Fortunatamente ti ho promesso che avrei dato un'occhiata in giro quest'oggi, se non l'avessi fatto probabilmente il Vecchio Uomo Salice ora sarebbe senza rami! Non è bene che esso si comporti così!
Alle sue parole i quattro ragazzi rabbrividirono.
Niniel li osservò copiosamente, la voce non riusciva a destarsi e la sua mente non era in grado di formulare frasi dato lo stupore.
-Il Vecchio Uomo Salice...Meriterebbe una bella sgridata, in effetti.
Disse Niniel infine,assente, stregata dai volti dei quattro forestieri.
Potevano sembrare strane creature agli occhi di chi già non li conoscesse. Erano alti quanto bambini e non portavano scarpe ai piedi.
Indossavano abiti verde scuro e i pantaloni erano sorretti da un paio di tiracche ciascuno.Erano caratterizzati da guance rosse e occhi vivaci,seppur velati dallo spavento.
Lo sguardo di Niniel percorse tutti e quattro i loro volti e si soffermò più volte sugli ultimi due.
Il penultimo sembrava il più riservato, ma il suo volto tradiva un'espressione stupita. Le sua guance erano più rosse di quelle dei compagni e i suoi occhi di un profondo azzurro.
L'ultimo invece, era il più piccino, aveva occhi vispi e teneri ma sembrava terrorizzato. Il suo viso era dolce. Niniel stette a guardarlo a lungo, troppo affascinata per poter distoglierne lo sguardo, nonostante l'imbarazzo di lui.
Ma se la ninfa era rimasta folgorata dalla loro apparizione, fu niente in confronto a ciò che avevano passato i ragazzi.
Dopo aver avuto una brutta avventura con il Vecchio Uomo Salice, essere stati salvati da un personaggio eccentrico come Tom e aver conosciuto una rara bellezza qual'era Baccador, la Figlia del Fiume, credevano di averne avuto abbastanza.
Ed ecco che all'improvviso spunta un'altra figura, affascinante e bellissima, che, data la giornata, diede loro il colpo di grazia.
Ella era alta e longilinea, la sua pelle era chiara come porcellana e sembrava fragile come tale. Le sua mani erano graziose, il viso modellato alla perfezione.La sua bocca era di un rosa molto pallido, il naso sottile e gli occhi erano color nocciola.Portava lunghi capelli bruni sciolti, erano molti e voluminosi, ma liscissimi.
Indossava calzoni color senape che le fasciavano dolcemente le gambe ed un corpetto di calde stoffe e foglie d'autunno intrecciate.Ai piedi aveva calzari alti e leggeri, che non facevano alcun rumore quando ella camminava.Nonostante il suo abbigliamento non fosse affatto femminile, ella risplendeva come una fiammella accesa in una notte senza stelle e la sua bellezza era inalienabile.
Ma ciò che più li colpì fu lo sguardo di lei, impenetrabile, deciso, saggio e..dolente.
Sobbalzarono quando lei parlò, essendosi tutti persi nel contemplarla.
-Scusate, cari ospiti, delle mie brusche maniere. Io sono Niniel, Ninfa dei boschi, e sono anche io ospite del caro Tom e della sua dama.Vi prego di accettare le mie scuse per i miei cattivi modi. Credo di aver percepito la vostra presenza, in questi giorni, ma la ritenevo una minaccia. Perdonatemi, dunque, per lo stupore che vela i miei occhi, ma gente come voi è piuttosto insolita da queste parti.
Come ho potuto non comprendere le parole degli alberi, pensò allibita.
D'un tratto il più piccolo dei quattro forestieri si avvicinò a lei e, preceduto da un inchino, le rivolse la parola.
-Io sono Peregrino Tuc, della Contea. Io e i miei amici siamo giunti sin qui nonostante fossimo a conoscenza delle vecchie leggende, e ci siamo introdotti nella Vecchia Foresta, credendo fosse l'unica via che potessimo seguire.Siamo molto riconoscenti di essere qui, ma vi prego, non vi scusate mia dama, la vostra presenza non potrebbe essere più di conforto che in questo momento, dopo questa tetra giornata.
Contea..Hobbit.Come ho potuto non capire.
Dopo un momento di sconcerto Niniel parlò.
-Ti ringrazio, Peregrino Tuc, per le tue oneste parole. Di rado giungono qui forestieri disposti a parlare di ciò che li riguarda.Ma qualcosa mi mette in guardia, e credo che neppure voi dovreste discorrere così alla leggera con degli sconosciuti.
Si fermò un attimo, e si concentrò sul viso nervoso del ragazzo dalle gote accese, cercando risposte in fondo ai suoi occhi.
-Sono dunque curiosa di sapere ciò che vi ha condotto qui e ciò che vi aspetta. Ma tutto questo deve decisamente essere preceduto da un buon pasto. Credo che Tom sarà felice se vi fermerete a ristorarvi con noi.
Guardò l'amico che immediatamente si aprì in un sorriso e i quattro ragazzi che si rilassarono.
-Ma certamente! Su, coraggio, seguitemi! La cena deve esser già in tavola, sentite che profumino! Finalmente avete deciso di fermarvi con noi! Venite, su venite!
Detto questo si avviò lungo il corridoio, cantando ed esortando i ragazzi nel seguirlo e a compiacersi della gustosa cena che stavano per assaporare.
Niniel, nel suo cuore, restava inquieta.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3


 
 
Si ritrovarono, Niniel, Tom e i quattro Hobbit, qualche ora dopo attorno al focolare ardente della dimora.
Tom si era infatti premurato di mostrare il bagno e le stanze da letto ai forestieri, che avrebbero potuto così depositare i loro bagagli e concedersi un bagno caldo. Li aveva poi aspettati, insieme a Niniel e alla Figlia del Fiume, nella sala da pranzo, che li accoglieva con una tavola imbandita.
Gli Hobbit furono felici di poter gustare finalmente un pasto caldo e di potersi rilassare, sentendosi finalmente al sicuro dietro le robuste mura della casa di Tom.
Con l'avvento del crepuscolo, Baccador si era ritirata nelle sue stanze, congedandosi con gli ospiti e augurando loro una serena nottata.
Niniel era irrequieta, attendeva ansiosa che i Mezzuomini, così chiamati nella lingua corrente, raccontassero ciò che li riguardava, seppur sospettasse di non volerlo sapere.
Brutti presentimenti si impadronirono di lei, eppure i suoi lineamenti permanevano nella loro dolcezza. Seduta su di una poltrona come tutti gli altri, le membra accoccolate in grembo, il respiro quasi impercettibile, Niniel non lasciava trasparire alcuna tensione. Tom, seduto accanto a lei, canticchiava un motivetto allegro, servendo del tè caldo agli ospiti.
Dal canto suo, Niniel, illuminata dal bagliore vermiglio del focolare, aspettava.
Fu nel momento in cui Tom diede a ciascun Hobbit il proprio recipiente che calò il silenzio.
Tom sembrava perduto nel contemplare il dolce profumo della sua tisana, seduto sulla sua poltrona ad occhi chiusi, dondolandosi piano piano ed arricciandosi la barba con le dita.
Il ragazzo biondiccio, Merry, se ne stava seduto con aria stanca ma rilassata, con lo sguardo perduto nelle braci ardenti del focolare.Peregrino misurava con lo sguardo ogni particolare della stanza, con accurata attenzione e curiosità.
Samvise, invece, stava seduto accanto al Mezzuomo dalle gote rosse e non smetteva un attimo di riservargli le sue premure, osservando i suoi movimenti e soppesando le sue rade parole con meticolosa attenzione.
"Non perderlo di vista" gli era stato raccomandato.
A Niniel non era sfuggito nulla di tutto ciò. Come, d'altra parte, non gli erano sfuggiti i loro nomi, tra un discorso e l'altro. Solo quel piccolo Hobbit, così riservato, aveva avuto l'accortezza di non rivelare nulla di sè.
-Avreste dunque voglia, miei piccoli amici, di raccontarci la vostra avventura? - la voce di Tom interruppe il silenzio.
I Mezzuomini parvero destarsi da quell'assopita atmosfera di calore e benessere. Si scambiarono qualche timoroso sguardo, sorseggiando a brevi e nervosi sorsi il loro tè.
Con sorpresa di Niniel, anch'essa impercettibile agli occhi degli altri, a prendere parola fu proprio il ragazzo seduto accanto a Sam.
-Credo sia questo compito mio.- L' Hobbit sospirò debolmente.
-Partimmo dalla Contea non molti giorni a questa parte, e da Hobbiville arrivammo, Sam ed io, e successivamente Peregrino Tuc, mio parente, nella terra di Buck. 
disse il Mezzuomo indicando i compagni.
-Lungo la strada incontrammo degli Elfi diretti ad Ovest, che ci accolsero per una notte nella loro compagnia e ci permisero di discorrere con loro.
...Elfi? Nella Contea?
Niniel non fu certo sollevata nel ricevere questa notizia.Notò inoltre che l'Hobbit stava raccontando la verità, ma soppesando bene le parole prima di esporla e soprattutto nascondendone una parte.
-Il mattino seguente ci avevano già lasciati, ma al loro posto trovammo dell'ottimo cibo per la nostra colazione. Siano gli Elfi benedetti!  Ci incamminammo dunque in direzione di Buckburgo, dove ci attendeva Merry, che mi avrebbe aiutato con il trasloco.Ma un imprevisto ci fece cambiare rotta dirigendo i nostri passi in direzione del Brandivino. Giungemmo al ponte e lo attraversammo e, nel puntare verso Brea, ci imbattemmo nella Vecchia Foresta. E' a Brea che dovremmo essere ma è nella Vecchia Foresta che saremmo in questo momento se voi, caro Tom, non ci aveste salvato dalla malvagità del Vecchio Uomo Salice! Non potremmo esservi più grati. -
Fu così che terminò il discorso il ragazzo e da quel momento cadde un lungo e assordante silenzio, alleggerito solamente dallo sfrigolare del legno nel caminetto.
Gli Hobbit erano irrequieti. Dopo un'iniziale scambio di sguardi tra di loro e un paio in direzione di Tom, credettero che il padrone di casa fosse caduto in un profondo stato di riflessione o, eventualmente, in un intenso sonno.
Trasalirono, perciò, quando la figura di Niniel, seminascosta tra i braccioli della poltrona e quasi dimenticata, rivolse loro la parola.
Sembrava si riferisse a tutti, ma puntava lo sguardo dritto negli occhi dell'Hobbit che poco prima aveva parlato, inchiodandolo alla sedia e al suo sguardo come l'effetto di due magneti attratti tra loro.
-Molto strano che degli Hobbit si dirigano ai confini del loro paese. Ma altrettanto strano è che nel recarsi a Brea, fatto per giunta singolare per dei Mezzuomini giovani quali siete, si inoltrino nella vecchia Foresta. 
Essa infatti non intercetta il percorso del Ponte sul Brandivino, ma risiede proprio sulla sua destra, costeggiandolo per un breve tratto.E gente come voi è sicuramente a conoscenza di moltissime leggende che la riguardano.-
Niniel non smetteva di fissare il Mezzuomo e lui, a sua volta, era incapace di distogliere lo sguardo da lei. 
Era convinto che lei intuisse. Intuisse qualcosa. Forse di più. Forse a malapena. Un profumo nell'aria, trascinato dal vento, proveniente da un luogo distante.
-Suvvia Niniel, avranno avuto sicuramente i loro buoni motivi se sono stati costretti ad abbandonare la strada! L'ora è tarda e credo sia giunto il momento per tutti di riposare, la giornata è stata piuttosto lunga e ricca di sorprese! Credo che me ne andrò a letto e fareste bene a fare lo stesso anche voi! Vi auguro di passare una notte serena e di fare sogni tranquilli! -
Detto questo Tom abbandonò la sala, canticchiando e dirigendosi verso il lungo corridoio. 
Gli Hobbit si sentirono improvvisamente stanchi, nonostante la curiosità e quel velo di tensione che accarezzava i loro corpi in seguito alle parole di Niniel. Esitarono prima di alzarsi ma Niniel abbozzò loro un sorriso, intimando loro di recarsi nelle stanze degli ospiti, così avrebbero potuto riposare.
I Mezzuomini si alzarono sollevati, avendo temuto per qualche istante di dover affrontare una conversazione poco piacevole che li avrebbe intrattenuti ancora a lungo lontani dai loro letti.
Si congedarono con la Ninfa e proseguirono anche loro sui passi di Tom, raggiungendo l'uscio della porta.
Poco prima che anche il ragazzo dalle gote rosse varcasse la soglia Niniel lo fermò. Lui si girò senza stupore dipinto in viso, come se avesse previsto una mossa simile, ma comunque con un'aria intimidita.
-Come ti chiami, ragazzo? -
L'Hobbit trasalì. Si era del tutto scordato l'importanza e il pericolo che erano legati al suo nome.
-Mi chiamo..-
Sottocolle..Signor Sottocolle. Non era difficile da pronunciare eppure sentiva la lingua pesante, le labbra secche, il palato ruvido. Provò la stessa sensazione che ebbe qualche giorno prima in presenza degli Elfi. Di impotenza.
-Mi chiamo...Frodo...Frodo Baggins.-
Lo disse. Disse la verità. Rinunciò alla menzogna per degli occhi nei suoi. Occhi penetranti, vissuti, sinceri.
Niniel capì e si spaventò. Capì di aver intuito l'ovvio e il palese che si presentavano davanti ai suoi occhi. Capì che l'ora era giunta anche per lei. Capì che il tempo aveva cominciato a scorrere. Che il vento era cambiato.
-Hai paura, Frodo Baggins? - gli chiese.
-Io...credo di non saperlo. Non ancora. -
Rispose Frodo, sincero ma confuso, non aspettandosi una domanda del genere.
Niniel raccolse nuovamente da terra lo sguardo dell'Hobbit e il contatto fu per la seconda volta pura carica elettrica.Distinse in lui i suoi timori e le sue preoccupazioni, la stanchezza, la sua inconsapevolezza, e lo accarezzò con lo sguardo.
-E di me hai paura, Frodo? -
L'Hobbit ricambiò allora lo sguardo, colto nuovamente di sorpresa, ma rispondendo con un nuovo fuoco vibrante nelle sue pupille.
-No.- rispose lui.
-La mia mente è invasa da un connubio di emozioni tra le più disparate, ma la paura, Dama dei boschi, non ha ancora attraversato il mio spirito, da quando vi vidi.
Niniel sorrise.





Ebbene, Niniel ha avuto modo di affrontare i suoi timori faccia a faccia, ha capito che il suo tempo ha cominciato a scorrere e deve prendere delle decisioni. E' evidente che sa molto più di ciò che dà a vedere...ma cosa si cela dietro questa misteriosa creatura? E che posizione deciderà di prendere? 
Spero che questo capitolo abbia potuto interessare la vostra curiosità, consigli e pareri sono sempre ben accetti ^^
Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 
 
Era già il terzo giorno che gli Hobbit erano ospiti alla casa di Tom Bombadil e il cielo era limpido e la rugiada rivestiva il terreno della Vecchia Foresta.
Il vento quella mattina sussurrava canti tra le fronde e Baccador si occupava di rispondere alle sue domande, placandone i dubbi.
Niniel era già sveglia quando i quattro si destarono. Non aveva chiuso occhio tutta la notte. Non che ne fosse in grado, d'altra parte.
Fece accomodare i Mezzuomini al tavolo, dove lei aveva già consumato la sua colazione, ed aiutò Tom a servire la loro.
I ragazzi si erano subito ambientati e trovati a loro agio, erano felici di trascorrere le loro giornate senza doversi preoccupare di ciò che li avrebbe attesi o di nascondersi. Si erano goduti intensamente quella breve pausa da Tom Bombadil, dato che la loro partenza era imminente.
Niniel si era occupata di sellare i pony, aveva inoltre dato loro del fieno e dell'avena, li aveva spazzolati e si era curata che fossero tutti e quattro pronti per la partenza, dopodichè li aveva lasciati liberi di pascolare per quel poco di tempo che rimaneva.Si era inoltre premurata di preparare quattro fagotti con vario cibo che sarebbe bastato fino al raggiungimento di Brea.
Entrò in salotto giusto in tempo per sentire Tom pronunciare le ultime raccomandazioni.
-Ebbene, miei piccoli amici, è giunta l'ora di separarci. Sappiate che la vostra presenza è stata una graditissima sorpresa e che un vostro eventuale ritorno sarà sempre ben accolto! - Sul volto rosso e rugoso di Tom comparve un enorme sorriso.
-Ed ora statemi bene a sentire! La strada da percorrere non sarà lunga, ma badate bene a fare come vi dico, o potreste trovarvi in mezzo a pericoli più grandi ed oscuri di quel che credete! Da qui dovrete attraversare la Vecchia Foresta in direzione sud-est. Non perdete di vista il sentiero! Gli alberi potranno sembrarvi malvagi, quindi non ascoltate le loro parole! Proseguite sempre dritti e raggiungerete i Tumulilande! -
I quattro Hobbit si scambiarono occhiate confuse e preoccupate.
-I Tumulilande? Chiedo perdono, caro Tom, ma quei luoghi sono rinomati per essere infimi e crudeli! Non vi è forse un'altra via? - Chiese Frodo, ansioso.
-Non se preferite evitare il pericolo che vi ha condotto sin qui. - Rispose Tom, con aria cupa. Gli Hobbit trasalirono al ricordo dei cavalieri dal nero mantello. Solo Frodo fece caso al fatto di non averne parlato e si domandò come Tom potesse esserne al corrente. Tom affondò nello sguardo dell'Hobbit i suoi occhi celesti e Frodo capì che avrebbe seguito i suoi consigli.
-Non dovrete attardarvi.- Riprese Tom. -Camminate lungo i Tumulilande tutto il giorno! Fate brevi e rade soste, badate che non cali la notte quando sarete lì. Sempre verso est, camminate, non dovete attardarvi! Fate come vi dico e prima che sia notte inoltrata sarete a Brea. -
Sentite queste parole Niniel si sentì avvolgere da una fitta di ansia. Decise così di uscire all'aria aperta e di recuperare i pony che aveva liberato.
E così anche per me è giunta l'ora..
Teneva strette le redini di due pony e mentre li accarezzava intonò un malinconico canto. Baccador, sentendola, cantò con lei, ed avvicinandosi alla Ninfa la prese per mano e la accompagnò alla stalla.
- Era da tempo che non ti sentivo cantare, Niniel. - disse la Figlia del Fiume. - E' forse ciò dovuto alla presenza dei viaggiatori? -
- E' possibile dire che la loro venuta abbia scosso la mia permanenza.. - rispose vaga.
- E questo cosa significa? -
- Il mio tempo ha iniziato a scorrere Baccador. Il dolore non si combatte nascondendosi da ciò che lo causa. -
- Non hai pensato di parlarne con Tom? Lui è molto saggio, potrà darti ottimi consigli. Non essere avventata con i giudizi e le decisioni, spesso offuscano la ragione. - 
Niniel non rispose, fece entrare i pony nei loro spazi e, chinando la testa davanti a Baccador, se ne andò senza dire altro.
Si diresse verso la sua stanza e si cambiò. Indossò ancora abiti maschili, dai colori verde muschio e marrone, comodi ma finemente elaborati. Ai piedi infilò calzari alti in cuoio, quasi privi di suola, in modo da garantire un passo silenzioso, anche se Niniel non era creatura che ne avrebbe avuto bisogno.
Prese dall'armadio una mantella con cappuccio, anch'essa verde muschio, e si strinse in vita un'importante cintura in cuoio. Afferrò qualche capo di ricambio e lo mise nel suo fagotto.
Prima di uscire dalla stanza si infilò un pugnale in uno stivale e si caricò in spalla faretra, frecce ed un arco lungo in legno chiaro.
Quando si presentò in sala da pranzo i quattro Hobbit rimasero sbalorditi. Niniel li rassicurò con un sorriso e diede loro i quattro fagotti che aveva preparato.
- Qui dentro ci sono del pane, della frutta e qualche fetta di salumi. Sarebbe bastato fino a Brea se voi non foste degli Hobbit, quindi mi sono premurata di aggiungere qualche verdura e dei dolcetti. - Sorrise nuovamente e strizzò l'occhio a Peregrino, che già stava esibendo uno dei suoi più bei sorrisi.
- Sarebbe bene partire subito, come ha detto Tom; non sarebbe il caso di attardarsi. Ho già sellato i vostri pony e Mellinir. -
- Permetta una domanda, mia signora.. - la interruppe Pipino - Ma per quale motivo siete armata? E chi è Mellinir? -
Niniel sorrise.
-In questo caso le domande sono due, ma risponderò comunque ad entrambe.Mellinir è il mio destriero. Ed io sono armata perchè non ho intenzione di correre il rischio di non poter difendere me stessa e voi.
Gli Hobbit la guardarono sgomenti.
- Ma...quindi... -
- Hai indovinato Pipino. Non viaggerete soli. -





Capitolo un poco striminzito, lo ammetto, ma detesto mischiare diverse azioni che ritengo abbiano la loro dovuta importanza. Forse sono un po' presuntuosa oppure ho il terrore che i capitoli lunghi spaventino i lettori e li invoglino a chiudere la pagina (ahimè! Succede anche questo!).
In ogni caso, la partenza di Niniel è annunciata, questi primi quattro capitoli sono stati un principio di ambientazione, tanto per dare un'idea dei diversi personaggi e una scrematura di ciò che è accaduto in precedenza agli Hobbit per dare risalto a ciò che accadrà.
Se mai dovessero esserci lettori che, fortemente colpiti dalle mie doti decidessero di leggere questa fiction ( sono sprezzantemente ironica, sia chiaro :D ) ma non dovessero aver mai letto/visto il Signore degli Anelli, sarò ben lieta di riassumere loro le vicende accadute in precedenza.
Sebbene questo capitolo, a parte l'annunciazione della partenza di Niniel, sia striminzito e privo di qualsiasi interesse, è il preludio della svolta, quindi vi prego di essere clementi se non ho suscitato in voi un qualsivoglia di stuzzicamento in più, prometto che il prossimo vi darà le dovute aspettative D:
A presto!
S.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5


 
I quattro Hobbit, ancora sconcertati dalla notizia, non erano in grado di pronunciarsi al riguardo. Sapevano di potersi fidare di Niniel, seppur ella fosse creatura sublime e misteriosa allo stesso tempo.
Nonostante le sue esili sembianze - le lunghe gambe e il busto fiero erano caratterizzati da limpida magrezza - Niniel dava comunque un'impressione di sicurezza e maternità. Per i quattro Hobbit era di notevole sostegno la presenza di una guida, di un accompagnatore che conoscesse la strada e che improntasse una figura autorevole nelle decisioni del gruppo.
Ciononostante non seppero di principio come cogliere la notizia, diffidenti dall'esordio della loro partenza, anche fin nel cuore della Vecchia Foresta dove, sorprendentemente, ebbero trovato accoglienza.
Frodo era coscente del fatto che la missione riguardava esclusivamente lui, ma non era affatto lieto di dover prendere decisioni anche per i suoi amici e la sua sicurezza andava diminuendo, mano a mano che la dolce e tranquilla Contea si allontanava sempre più alle loro spalle.
Nonostante la sua ambiguità, Niniel sembra una persona affidabile, deve aver viaggiato molto nella sua vita. Ci potrebbe essere utile per quando dovremo attraversare la Terra di Mezzo, pensò Frodo.
Si fermò poi un attimo, confuso dai propri pensieri. La Terra di Mezzo? Il suo incarico era quello di raggiungere Brea, non sarebbe dovuto andare oltre una volta incontrato Gandalf. Non capì perchè le sue congetture giunsero geograficamente così lontano, per lui era anche troppo aver varcato i confini della Contea. Rimase turbato.
- Tutto a posto padron Frodo? Sembra che abbiate ingoiato un rospo! Suvvia sorridete, non siete lieto della meravigliosa notizia? - lo appuntò Sam.
- Certamente Sam, ne sono contento, ero solo immerso nei miei pensieri. Credo sarebbe meglio partissimo ora, sei pronto? -
L'Hobbit capì che il suo padrone era coinvolto in immagini che lui non avrebbe potuto, o voluto, comprendere, quindi prese il suo fagotto sorridendo e se lo caricò in spalla.
Tom era al corrente della scelta della Ninfa nonostante ella non gliene avesse parlato, tuttavia non proferì alcun dissenso nei confronti della sua decisione. La guardò con grande affetto, mentre lei usciva dalla casa che l'aveva accolta a lungo e l'aveva protetta dai suoi stessi mali, ed ella ricambiò lo sguardo, grata e malinconica.
Nessuno se ne accorse, e quell'attimo rimase un ricordo di un sofferto addio che a lungo avrebbe ripercorso i pensieri di entrambi.
 
Niniel era già ai piedi della Foresta, pronta alla partenza, Mellinir, fiero e imponente, alle sue spalle.
Tom si congedò per l'ultima volta con i Mezzuomini dopodichè si avvicinò alla Ninfa e le baciò la fronte come un padre avrebbe baciato la propria figlia.
- Mi auguro che tu possa ritrovare la tua felicità. Ma io posso vedere lontano nei tuoi occhi ed il tuo animo non sarà sempre così straziato come credi. Non demordere, Figlia dei Boschi! Spero che un giorno tornerai per dimostrarmi che avevo ragione! -
La Driade non parlò. Entrambi sapevano che se mai sarebbe giunto quel remoto giorno, esso sarebbe stato molto lontano. Rispose all'abbraccio di Tom in modo formale e gli sussurrò un "grazie" all'orecchio sinistro, dopodichè la Ninfa si affrettò a lasciarsi quel triste momento alle spalle e raggiunse i Mezzuomini.
Oltrepassandoli, Niniel fece loro segno di seguirla ed insieme si apprestarono a raggiungere la collina vicina, ove stava Baccador, in piedi nella luce mattutina con i capelli color dell'oro lasciati liberi e carezzati dal vento, splendida ed incantevole.
Gli Hobbit si inchinarono una volta raggiunta ed ella rivolse loro il suo sguardo.
- Affrettatevi ora, graziosi piccoli amici! Non cambiate programma, non tardate, ora che il Sole brilla! -
I viaggiatori non seppero trovare parole in risposta, quindi, inchinandosi nuovamente alla Figlia del Fiume, montarono in groppa ad i loro pony e discesero la collina.
Niniel rimase perchè era consapevole che ella avesse in serbo dolci parole anche per lei.
Baccador le si avvicinò nel suo leggero passo, le carezzò la guancia e le sorrise malinconica.
- Che questa sia la tua scelta, non perchè tua in sè ma perchè giusta voglia essere. Aa’ i’sul nora lanne’lle!* -
- Grazie Baccador...-
- Ora va' , qualcosa di nuovo ti aspetta, il Vento ne parla! Affrettati, finchè brilla il Sole! -
Niniel ricambiò lo sguardo della Dama del Fiume e sentì una leggera stretta allo stomaco. Non fece nulla però, il suo cuore era freddo da molto tempo e fu proprio il tempo ad insegnarle a recludere le emozioni.Si voltò, incamminandosi nella Foresta, ma dopo qualche passo, fermandosi, sussurrò qualcosa al vento.
- Se fossi davvero io stessa l'artefice del mio destino, allora potrai contare su un mio ritorno, figlia del Fiume.Namaarie...Mellonamin* -
La Dama sorrise alle parole del vento e, nel guardarla voltarsi ed andarsene, la sua preoccupazione si fece meno. Era la prima volta che Niniel esprimeva qualcosa di emotivamente vero, al di fuori della riconoscenza.
Tom si accostò alla sua Dama e la prese per mano.
- Ci ha sempre considerati veri amici. Così non fosse stato, comunque, il nostro compito consisteva nel dimostrarle che lo eravamo noi per lei. - rimase assorto, la fronte corrugata, per qualche istante.
- E' stata davvero una presenza illuminante! Andiamo mia Dama, andiamo sul fiume, e ti canterò una canzone sotto le fronde dei salici! Andiamo! -
E così, come un sempreverde, la felicità di Tom Bombadil ritornò ad inebriare la valle del Sinuosalice, e il suo canto echeggiò tra i rami, il suo spirito scorse nel fiume.
 
 
Si erano incamminati da un paio d'ore e la compagnia viaggiava a buon passo, la presenza di Ninel aveva reso tutti di buon umore, dopo un primo, ormai placato, giustificato timore, e per questo nessun Hobbit fece caso alle parole degli alberi. Gli Hobbit inizialmente erano ancora restii ad abbassare la guardia, ma presto si rilassarono, rendendosi conto che la loro accompagnatrice conosceva il sentiero, o meglio, non veniva turbata dagli stratagemmi creati dagli alberi e procedeva, bisbigliando talvolta dolci parole ai loro fusti, con passo sicuro.
Anzi, il viaggio si presentava piacevole, tanto che gli Hobbit addirittura si misero a cantare melodie della Contea mentre trangugiavano i dolci preparati da Niniel. Ella rimaneva seria, in testa alla fila, persa nei propri pensieri o nelle parole dei canti dei Mezzuomini. Fu proprio uno di quelli che le strappò un sorriso.
- Dama Niniel, permettetemi l'arroganza di farvi notare che il nostro canto vi ha appena fatta sorridere! - le disse Pipino, impettito, due mele in mano e la bocca piena.
- I vostri canti sono ricchi di gioia e leggerezza, Peregrino Tuc, ed essi sono piacevoli all'ascolto - rispose la Ninfa sorridendogli.
- E' cosi che siamo noi Hobbit! Gioiosi e legg... - ma non fece in tempo a finire la frase che dalla sua bocca fuoriuscì un gutturale suono di soddisfazione e di inizio digestione.
Sam guardò prima Niniel, poi Pipino con disapprovazione; Merry gli diede uno scappellotto alla nuca sussurrandogli di non essere scortese, mentre Pipino cercava, anche lui sottovoce, giustificazioni e pian piano arrossiva. Niniel era confusa e divertita e quando guardò Frodo, anche lui preoccupato sul da farsi, combattuto tra lo scoppiare a ridere o mantenere un certo contegno in presenza della Ninfa, non riuscì a trattenersi e rise. Era una risata vera, non una di quelle fragorose e sentite, piuttosto un piccolo tintinnare di campanellini d'argento in lontananza, flebile al punto da risultare una eco lontana.
Ma nel sentirla, si innescò una reazione a catena che, rilassando gli Hobbit, li rese dimentichi delle proprie preoccupazioni e, da Frodo fino a Pipino, li coinvolse in una fragorosa risata.
Gli stati d'animo furono diversi; Niniel, ancora la mano davanti alla bocca e gli occhi sorridenti, si rese conto che erano passati anni, secoli, da quando aveva riso a tal modo l'ultima volta. Certo, da Tom e Baccador non c'era da annoiarsi, ma certamente non ci si divertiva. Realizzò che quei Mezzuomini, in così poco tempo, avevano cambiato il suo essere.
D'altra parte aveva un vecchio amico che le aveva sempre raccontato di quanto fossero creature straordinarie, gli Hobbit. In quel momento avrebbe tanto voluto averlo al suo fianco.
- Credo che ognuno abbia i propri metodi per stare bene, Im gelir le mae*, Pipino - gli sorrise Niniel.
Pipino ricambiò il sorriso confuso.
- Parlate elfico, Dama Niniel? - le chiese Frodo, stupito.
- L'elfico è una lingua nobile ed è giusto esserne a conoscenza in queste terre, seppur venga per lo più dimenticata di questi tempi. Eppure noto che tu lo comprendi e questo mi rende felice. Ma lascia che ti faccia un appunto, Frodo Baggins, chiamami pure per nome, è così che si fa tra amici, non credi? - disse ella con un sorriso.
Frodo ricambiò il suo sguardo ed ella lo prese per mano, suggerendogli di fare silenzio.
- Guardate piccoli amici, la vasta distesa dei Tumulilande! -
 
 
 
 



*Aa’ i’sul nora lanne’lle: Possa il vento gonfiare le tue vele!
*Namaarie...Mellonamin : Addio amica mia
*Im gelir le mae: sono contenta che tu stia bene



Capitolo un poco sofferto, forse un po' affrettato il lasciarsi andare di Niniel, ma era opportuno che lo fosse, dato che è un riscontro che avverrà unicamente nei confronti degli Hobbit.
Spero anche questo non abbia deluso nessuno, sono sempre felice se mi fate notare errori o distrazioni, ma anche solo una vostra impressione ed opinione sul proseguire della storia ^^
A presto, 
S.

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Capitolo 6


Gli Hobbit rabbrividirono quando accolsero l'invito di Niniel e puntarono il loro sguardo sulla distesa collinare dei Tumulilande: la loro tetra e sinistra reputazione era giunta, come quella della Vecchia Foresta, fin nella Contea, insediandosi nell'animo Hobbit come uno scongiurato malaugurio.
La Ninfa strinse le redini del suo giovane destriero e fece cenno ai suoi compagni di seguirla. Uscendo dalla Vecchia Foresta il Sole li investì come il preludio di una dolce notizia e l'aria fresca odorava di pioggia, la rugiada copriva gli steli e i timori si fecero meno accesi.
 
Ridiscesero l'altura e giunsero all'inizio della distesa, non vi erano alberi o corsi d'acqua, solamente verdi prati coprenti il paesaggio come un manto di velluto.
- Per fortuna ci siamo liberati di quella maligna Foresta! - esclamò Pipino, compiaciuto della nuova prospettiva che gli si presentava davanti, le piccole mani nelle tasche dei calzoni.
Niniel aveva lo sguardo assente, sembrava perso molti paesi più avanti rispetto alla loro collocazione.
- Parli con sollievo, ma forse a causa della paura, Peregrino. La Foresta è stata resa tale molti anni or sono e se tu conoscessi il suo passato, renderebbe malinconico anche il tuo cuore, insieme al mio. -
- Che volete dire, Dama Niniel? - Rispose l'Hobbit perplesso ed incuriosito.
- Oh, te ne prego, chiamami semplicemente Niniel! - trillò la Ninfa, distraendosi dai suoi remoti pensieri ed esibendo un sincero sorriso in direzione del piccolo Mezzuomo.
- E' una storia molto triste, ma molti abitanti della Terra di Mezzo non ne soffrono, o addirittura non ne sono a conoscenza. Per un popolo quale il mio, invece, la tristezza degli alberi è la nostra tristezza.-
- Raccontat...Raccontami Niniel, se non ti dispiace, sono curioso! - si corresse l'Hobbit.
La Ninfa gli sorrise e continuò il suo racconto.
- La vita della Vecchia Foresta è un lungo andare di giornate armoniose e a sé stanti, essa è distaccata ed equilibrata da sola. Esseri come gli Hobbit ne alterano l'armonia, o meglio, gli alberi rimangono profondamente turbati dal loro passaggio. Se un tempo furono creature amiche ed alleate dei popoli, ora sono per lo più schive alla loro presenza e, in alcuni casi, crudeli e vendicative. -
Gli Hobbit trasalirono a ripensare alla brutta avventura con l'Uomo Salice.
- Ma perchè vendicative? Noi che diamine abbiamo fatto alla Foresta? - Domandò Pipino, scocciato.
- Non voi nei singoli casi, amico mio, bensì i vostri antenati; scatenando l'ira della Foresta si giocarono per sempre la sua fiducia e ciò la rese una nemica dichiarata. Essa è ormai piena di odio e rancore per i devastatori ed usurpatori dei tempi passati e il suo volere è dettato dal Vecchio Uomo Salice Grigio, che è potente cantore e capace di ingegnosi stratagemmi, il cui cuore è marcio ed irrecuperabile. -
Sentire citare la Vecchia Foresta ed il Vecchio Uomo Salice di continuo non finì certo per affievolire il timore dei Mezzuomini nei suo confronti, nonostante fossero a moltissimi piedi di distanza da esso e fuori dalla Foresta.
- Ma allora perchè gli alberi non muovono un dito, o meglio, un ramo, nei tuoi confronti? - domandò Pipino, perplesso.
- Perchè è una Ninfa e le Ninfe vivono a stretto contatto con gli alberi Pipino! - disse Merry in tono di rimprovero ed esasperazione.
- Esattamente Merry. Noi abbiamo un rapporto particolarmente affine con gli alberi. Possiamo sentire i loro pensieri e comunicare con essi, ed essi, a loro volta, si sentono compresi ed hanno fiducia nei nostri confronti. Sono creature che il nostro popolo rispetta profondamente e la loro compagnia è spesso più gradita di quella umana.-
La Ninfa chiuse il discorso con queste ultime parole, dopodichè si perse nuovamente nei suoi articolati pensieri, ma l'occhio vigile di Sam potè notare sul suo volto una strana espressione, che gli parve fosse quasi divertita e rassegnata. L'Hobbit non seppe spiegarsene il motivo, ma credette che quella splendida creatura celasse un qualche misterioso segreto.
 
Continuarono il loro cammino, la Ninfa in testa, silente, e gli allegri e chiaccheroni Hobbit dietro di essa.
La brezza era diminuita e faceva molto caldo e i Mezzuomini persero pian piano le parole per non peggiorare il loro senso di spompatezza e di sete che li animava; tutto sommato, però, trovavano quella calura piacevole al ricordo dell'appiccicosa umidità della Vecchie Foresta.
Un poco alla volta un senso di fame si impadronì di loro, anche se si erano cibati poche ore prima; in effetti, uno stomaco Hobbit ha comunque il bisogno di nutrirsi molte volte al giorno.
Si accordarono con la Ninfa per rifocillarsi su una collina vicina, ella conosceva le esigenze degli Hobbit e non si sentiva il cuore di privarli di un pasto, ma si raccomandò che la sosta durasse poco.
Arrivarono alla sommità della collina e si resero conto che da essa potevano vedere bene la Via, che proseguiva lunga e definita ad est del Brandivino ed era costeggiata da alberi. Furono sollevati da tale visione ma dal lato est della collina poterono vedere rilievi scuri ed inquietanti; decisero di non badarci ed allontanarono lo sguardo da essi.
Si accorsero in quel momento che al centro del colle vi era una pietra alta e fredda che non proiettava ombra.
- Non attardatevi nei vostri bisogni, amici Hobbit. - Disse Niniel. - Io porto Mellinir a pascolare perchè è un cavallo selvaggio ed ha bisogno di libertà, sarò qui prima che abbiate finito. Non uscite dai verdi prati, e non impicciatevi delle pietre! -
Il suo sguardo era serio e severo. Fatte queste raccomandazioni la Ninfa ridiscese la collina e i Mezzuomini, dopo qualche perplessità iniziale, scossero via i loro pensieri e si gettarono sul cibo che la Ninfa aveva loro preparato.
La sua crema gialla ed il miele, probabilmente fatto da Tom, erano di un'incredibile squisitezza e, insieme al pane ed al formaggio, resero il pasto degli Hobbit gradevole e soddisfacente.
Forse fu proprio per la loro appagatezza che riuscì di una naturale semplicità addormentarsi, appoggiati alla fredda pietra che si prestava ad equilibrare la forte calura di fine estate e li fece presto cadere in un tiepido torpore.
 
Niniel, dal canto suo, a qualche piede di distanza, camminava al fianco del suo destriero, carezzandogli il dorso.
Si rese conto dopo qualche minuto di essersi allontanata dalla collina, nonostante riuscisse comunque a scorgerla, ma fu qualcos'altro ad attirare maggiormente la sua attenzione.
Si chinò a terra e accarezzò l'erba, sentendola umida guardò in lontananza e i suoi presentimenti si rivelarono corretti.
- Il fato gioca brutti scherzi. - sussurrò più a sé stessa che al suo purosangue. - E questa non ci voleva. -
Prese le redini di Mellinir e, con innata agilità, gli saltò in groppa, cavalcando in fretta verso i quattro ignari Hobbit.




Capitolo ancor più striminzito del precedente, ma detesto far accadere troppe cose insieme (ok, qui non ne sono accadute, ma nel prossimo, promesso, ci sarà un po' più di dinamicità) e sto cercando di andare con calma e mantenere alto il tasso di curiosità :)
Spero di esserci riuscita e di non avervi annoiati, prometto che dal prossimo comincerà ad esserci un po' più di movimento! E poi...sta per arrivare uno dei vostri personaggi preferiti :D
Alla prossima!
S.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


capitolo 7
 
 
 
Quando Niniel giunse sulla cima della collina gli Hobbit erano svegli e spaesati. La nebbia avvolgeva l'intero colle ed essi non erano riusciti a scorgere l'arrivo di Niniel.
- Siete qui, dolce Dama! Sapevo che non ci avreste abbandonati! - Esclamò Sam, agitato, vedendola giungere.
- Abbandonati? Che persona orribile dovrei essere per poter fare una cosa simile! Dobbiamo metterci in marcia subito amici, la nebbia non è un allietante presagio. -
Disse la Ninfa mentre l'Hobbit arrossiva per averle fatto credere di aver dubitato di lei.
La Ninfa intimò loro di ridiscendere la collina e nel frattempo si mise in testa alla fila, raccomandandosi di rimanere uniti e di non prendere decisioni indipendenti.
Poco dopo Frodo, irrequieto, le si affiancò.
- Scusaci, Niniel, per il nostro dilungamento, non avremmo voluto addormentarci, ma fu il fato a volerlo. - le disse con rammarico.
Credeva fosse possibile che la Ninfa potesse decidere da un momento all'altro che non valeva la pena intraprendere un viaggio con degli Hobbit lemmi e sonnolenti, e al solo pensiero gli vennero i brividi.
- Non ti scusare, Frodo della Contea, hai detto bene, il fato lo volle! Vi misi in guardia sul diffidare dalle pietre, ma non angosciarti, la nebbia t'inganna, non ti fidare solo perchè non riesci a vedere la tua stella, il vostro sonno non è perdurato a lungo! -
Le sue parole suonavano dolci come lo scrosciare di una fonte e al tempo stesso amareggiate come i residui evaporanti di una pozzanghera.
In sua compagnia Frodo si sentiva turbato e commosso come tempo prima si era sentito al cospetto degli Elfi. Dopo un lungo e soppesato silenzio Niniel si rivolse nuovamente al ragazzo.
- Te ne prego, parlami di loro Frodo...So che il tuo ricordo spazia lontano, fino alla stirpe dei Luminosi!-
L'Hobbit si stupì di come la Ninfa fu in grado di indovinare i suoi pensieri ma non ne rimase spiazzato, era avvenuto lo stesso con gli Elfi incontrati nella Contea.
- Incontrai Gildor Inglorion e la sua gente, Niniel, vicino ai confini occidentali della Contea...-
Gildor! Ciò significa che...stanno lasciando la Terra di Mezzo per salpare dai Rifugi Oscuri...definitivamente...
-Passammo una notte in loro compagnia ed essi furono molto gentili nei nostri confronti, ma non ho altro da aggiungere dato che tali creature sono misteriose e vaghe allo stesso tempo.- Proseguì Frodo.
Gli altri tre Hobbit si scambiarono degli sguardi equivoci ma Frodo non si sentiva ancora del tutto sicuro di voler rivelare ogni cosa di ciò che era accaduto prima di giungere alla Vecchia Foresta.
Il cuore di Niniel si fece un po' più pesante e l'ansia della notizia si sommò ad altre molto più antiche e dolorose, in un connubio di malinconia e amarezza.
Proseguirono silenziosi in fila indiana, Niniel tendeva l'orecchio a percepire ogni singolo scricchiolio e il suo udito giungeva lontano.
Arrivarono, a un certo punto, ad una macchia scura che si stagliava nella nebbia. Avvicinandosi si resero conto che essa era l'ingombro di due enormi pilastri che formavano una specie di porta, nella quale si stagliava l'oscurità più nera.
Niniel intimò ai compagni di rimanere immobili e si avvicinò ad essa. Con circospezione attraversò i pilastri e si rese conto di come l'oscurità l'avesse avvolta nel suo tetro velo, nonostante essa non avesse effetto su di lei. Poteva ancora vedere i volti allarmati di Sam e Frodo che, però, non erano in grado di vedere lei al di là di quel muro oscuro. Poteva sentire la malvagità stringerlesi addosso, umida e appiccicosa, in quel freddo pungente, come una seconda pelle.
Attraversò nuovamente le pietre e si ricongiunse con Mellinir e con gli Hobbit.
- La malvagità di questo posto ha poco effetto su di me ma è bene che ci allontaniamo al più presto - disse accarezzando il muso del suo calmo destriero, in opposizione ai pony che invece sembravano irrequieti e tesi, così come i loro padroni.
- Dobbiamo dirigerci a nord-ovest perchè nella nebbia abbiamo calato troppo a sud e ci siamo allontanati dalla Via e...Dove sono Merry e Pipino? - si interruppe agghiacciata, con un filo di voce.
I due Hobbit si voltarono ma non videro nulla, non vi erano né pony né Hobbit alle loro spalle e un senso di smarrimento e di panico si impadronì di loro.
- Dobbiamo trovarli subito! - esclamò Niniel allarmata - Non vorrei che veniste con me, ma non posso rischiare di perdere anche voi! In cima alla collina, e in fretta! - Gridò ai due Hobbit.
Come hai potuto permetterti di ascoltare lontano e non badare a cosa accadeva alle tue spalle? Come hai potuto prestare così poca attenzione?!
- Sciocca, come hai potuto non percepire l'arrivo di uno Spettro? - Niniel non riusciva a darsi pace e il senso di colpa e l'angoscia la avvolgevano mentre correva verso la sommità della collina.
Raggiunsero la cima e si ritrovarono di fronte ad un grande tumulo nero. Si ergeva minaccioso nella più tetra oscurità, facendola sembrare un ancor più nero baratro nel cuore del colle. Da dentro di esso si poteva percepire un oscuro canto che fece trasalire gli Hobbit.
-Non c'è tempo da perdere! Sono li dentro! -
Gli Hobbit non si accorsero di ciò che accadde ma in pochi secondi si ritrovarono all'interno del Tumulo.
Lo spettacolo fu agghiacciante. I corpi dei loro amici, che ricordavano il marmo, erano pallidi come la morte ed immobili. Erano ornati da freddi gioielli sia in capo, che alla cinta, le braccia incrociate sul petto, e una scheletrica mano bianca impugnava una spada sfoderata sulle loro gole.
Intorno ad essi erano accatastati numerosi cumuli di gioielli, privi di ogni attrattiva, a vederli in quel raccapricciante momento.
- Tom...Dobbiamo chiamare Tom – sussurrò Frodo dopo qualche secondo, sconvolto, ricordandosi di un motivetto che l'amico aveva insegnato loro in caso fossero stati in pericolo.
- Non ci sarà bisogno di disturbare Tom Bombadil, amico mio! - Urlò la Ninfa; in quel momento estrasse dal cumulo di tesori ammonticchiati attorno ai loro amici una lucente spada grigia, dalle incisioni in una lingua antica e dall'elsa bordata di oro, e con essa tagliò di netto la grinzosa e livida mano crudele.
Il canto cessò per fare spazio ad un terribile urlo e la spada rivolta su Merry e Pipino si frantumò. Il buio divenne pesto ma in quel momento Niniel iniziò a cantare. “Va via vecchio Spettro dei Tumuli, sparisci rapido al sole...” e lo spettro si dileguò in un acuto rantolo e in un gelido soffio di vento, e in contrapposizione nel sepolcro piombò il sole. In un angolo accanto all'entrata del tumulo, giaceva a terra, inerme e rigida, la maligna mano dello Spettro. Niniel, il fiato corto per la preoccupazione nei confronti dei due Hobbit, gettò la lama a terra e si chinò sui due piccoli amici.
I loro volti erano tornati coloriti e il sangue che scorreva loro in colpo era caldo, ma la Ninfa intimò a Frodo e Sam di aiutarla a recarli immediatamente fuori.
 
Pipino si risvegliò quasi un istante dopo, tra le braccia di Niniel che gli passava dell'acqua sulla fronte e sulle labbra.
Appena la vide emise un gemito e le strinse la mano. Ella gli accarezzò i capelli rassicurandolo che tutto era finito e di ammirare il Sole e scaldarsi alla luce di esso e non temere più i rumori notturni. Infine chiese loro scusa, si sentiva tremendamente in colpa e ciò non era invisibile agli occhi degli Hobbit.
- Non ti scusare Niniel, fortuna che eri tu con noi! Siamo stati rapiti dagli uomini di Carn Dum di Angmar e tu non potevi sentirci...no aspetta, è stato solo un sogno, che orribile sogno! - Esclamò Merry, riprendendosi e cercando il sole con lo sguardo.
- Ha ragione, Niniel, chissà cosa sarebbe accaduto senza di te! Ti sarò infinitamente grato, per sempre! - Aggiunse Pipino, ancora tremante ed angosciato.
Il Sole aveva fatto riprendere gli Hobbit in men che non si dica e, nonostante Niniel fosse al corrente degli effetti miracolosi e dei giovamenti dovuti alla luce del Sole, si stupì di una così veloce ripresa.
- Cos'era quello, Niniel? - Chiese poi Merry, quando acquistò un po' di coraggio e si rese conto di essere fuori pericolo.
Niniel trasse un sospiro e un brivido le scese lungo la schiena al pensiero dei due Mezzuomini distesi su quelle fredde pietre. Aveva provato un'enorme angoscia per la sorte di quei piccoletti.
- Quello, Merry, era un Spettro dei Tumuli. I Tumulilande sono antiche fortezze situate su queste colline, ricordo di battaglie e combattimenti di antichi reami. I Tumuli sono le bare piene d'oro dei re, ricoperte di terra, su cui l'erba crebbe e rese tutti dimentichi del passato. Ma ancor oggi gli spettri di tali re si aggirano nell'oscurità e tentano di trascinare altresì umani nel loro regno. Anzi, a proposito! - scattò in piedi e si diresse all'interno del Tumulo e un'ombra passò sul volto dei Mezzuomini, ma la videro tornare immediatamente con in mano una cascata dei gioielli che vi erano all'inteno.
Cantò una strofa che liberò gli oggetti dalla maledizione e li rese recuperabili da qualunque essere fosse in seguito passato di lì.
Dopodichè cercò nel mucchio e rimediò quattro pugnali a forma di foglia di una fattura incredibilmente leggera e delicata.
- Questi sono per voi. E' bene che abbiate di che difendervi da adesso in poi. Sono leggeri, forgiati dagli uomini dell'Ovesturia. -
Pronunciò poi delle parole elfiche e all'orizzonte vide Mellinir cavalcare seguito dai quattro pony degli Hobbit.
Una volta che arrivarono alla cima della collina i Mezzuomini furono lieti di ricongiungersi agli animali.
- Sono animali dallo spiccato buon senso: corrono nella direzione giusta ed opposta al pericolo. Sebbene vi siano fedeli con tutto il cuore non sono nati per fronteggiare i pericoli degli Spettri dei Tumuli.Ve la sentite di riprendere il cammino? -
 
Con un tormento che le gravava in viso, inavvertibile agli occhi degli spaventati Hobbit, la memoria non potè che ripercorrere gli avvenimenti di secoli passati. Gemette in modo impercettibile e gettò un'ultima occhiata al cumulo di gioielli ed armi, e scuotendo la testa si incamminò.
Anche se lo sperava con tutto il cuore, sapeva che ciò che stava cercando non poteva trovarsi lì.




Ebbene, ecco un nuovo capitolo, che mi ha fatta decisamente penare.
Il filo logico continua a seguire pari passo quello del Professore, mi auguro di poter inserire molto presto ciò che ho in mente, perchè mi turba troppo la noia che, probabilmente, sto causando.
Sebbene le premesse, spero comunque di non aver lasciato per strada voi pochi lettori che mi seguite, ringrazio sempre chiunque mi stia leggendo ed anche chi mi fa avere la sua personale opinione! ^^
Al prossimo capitolo, un abbraccio
S.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


capitolo 8
 
 
 
Il villaggio di Brea era il principale punto di incontro della terra di Brea, unica regione abitata in mezzo a una notevole distesa di terre deserte, nonchè cittadina di rilevante importanza per i contatti sociali e gli scambi di novelle e notizie provenienti dall'intera Terra di Mezzo, essendo centro di un crocevia.
Era, inoltre, popolata da diversi e disparati abitanti, che comprendevano principalmente Uomini, ma anche Hobbit - chiamati da quelli della Contea i "Profani" per aver abbandonato la loro verdeggiante terra e aver messo radici altrove - e spesso attraversata da Nani diretti, o provenienti, dalle Montagne Nebbiose e talvolta da Elfi.
 
Era già calata la notte quando Niniel e i quattro Hobbit sbucarono sulla Via incrociando il Verdecammino, e le prime stelle baluginanti illuminarono l'imponente cancello ovest che si stagliava davanti a loro, in difesa di Brea.
Ancora nascosti nel buio, la Ninfa intimò ai compagni di fermarsi.
- Andate avanti voi, io vi raggiungerò direttamente alla locanda del Puledro Impennato. Non destate sospetti, siate vaghi su ciò che vi riguarda. -
- Ma...! - 
- Pipino - lo interruppe subito Niniel - credo che già la comparsa di quattro Hobbit della Contea non passerà inosservata qui in Brea. Figuriamoci se a scortarli vi è una Ninfa! Fate come vi dico, presto. Non è prudente esitare nell'ombra. -
Detto questo si diede una rapida occhiata alle spalle e strinse le redini di Mellinir.
Gli Hobbit annuirono convinti che effettivamente ella avesse ragione e si incamminarono verso la possente barriera. Nel notarli una figura sbucò dall' attigua casupola.
- Quattro Hobbit! Chi siete e cosa andate cercando? - 
- Siamo diretti al Puledro Impennato! - rispose Frodo risoluto, eludendo la prima domanda.
- Quattro Hobbit della Contea a giudicare dall'accento! Non è cosa da tutti i giorni che gente della vostra cavalchi in ore cosi tarde e fuori dalla propria terra! -
- Se non le dispiace non mi sembra il posto adatto per affrontare tali discorsi, vorremmo alloggiare alla locanda al prima di domattina. -
L'atteggiamento sospettoso dell'uomo cominciava a rendere gli Hobbit diffidenti e nervosi e Frodo non aveva alcuna intenzione di perdurare una conversazione nel bel mezzo della Via.
"Viaggia solo di giorno...e lontano dalla strada!" queste erano state le parole di Gandalf.
- Non volevo offendervi piccoli ospiti ma è mio dovere informarmi sui viaggiatori, soprattutto se giungono a queste tarde ore! Prego, entrate! -
Fece entrare i piccoli Hobbit in Brea e richiuse immediatamente il cancello alle loro spalle. In quello stesso momento un'ombra scavalcò agile e silenziosa l'inferriata, giungendo all'interno del villaggio senza farsi notare.
Niniel, più silente di essa, aveva scorto tutto dall'oscurità. Si calcò il cappuccio del leggero mantello sugli occhi e con esso si avvolse totalmente, strinse le redini di Mellinir e lo condusse verso il portone.
- Mi permetta buon uomo, vorrei recarmi a Brea e soggiornarvi per questa notte. -
La sua voce era limpida ma severa, come una secca melodia non ammetteva repliche.
L'uomo rimase stupito e dovette alzare lo sguardo verso la figura incappucciata, nei suoi armoniosi lineamenti più alta di lui, e le domandò da dove provenisse.
Dall'orlo del cappuccio Niniel fece affiorare il suo sguardo e per un attimo la luce della lanterna le illuminò il viso. Mise una mano sotto il mantello e l'uomo per qualche istante cadde nel panico, ma ella estrasse un piccolo e tintinnante sacchetto in cuoio e glielo porse.
- Vorrei che il mio soggiorno in Brea passasse sotto silenzio...e indisturbato. -
Il Breatino, ancora incapace di proferire parola, grugnì, e con un cigolio aprì la divisoria e fece entrare la misteriosa figura in paese. Aveva già visto quel volto, moltissimi, troppi anni prima.
 
 
Non era certo raro che il Puledro Impennato fosse così caotico e popolato e questo, se inizialmente aveva intimorito gli Hobbit, pian piano li rasserenò. Condussero i pony nella stalla e si decisero ad entrare, accolti da bicchieri tintinnanti in segno di buoni auguri, canzoni e scrosci di risa.
Un Uomo paffuto e dal viso paonazzo si destreggiava tra tavoli e bancone, boccali e pietanze e ce ne volle prima che potesse concedere loro attenzione.
- Un attimo soltanto, piccoli signori! Questa locanda è sempre un ben di dio di gente! Guarda di qua, c'è sporco di là, servi questo e quello, e quell'altro vorrebbe del formaggio! Accidenti, quanto daffare mi procura! Nob! Mammalucco! Prendi un pò questo vassoio, abbiamo nuovi ospiti, che non si facciano attendere oltre, per l'amor del cielo! -
L'oste non riusciva a frenare il fiume di parole nemmeno se occupato in innumerevoli faccende.
Quando Nob, l'aiutante, lo sgomberò di alcune di esse, finalmente potè occuparsi dei quattro Mezzuomini.
- Scusate tanto, piccoli Hobbit, ma qui c'è gran richiesta di servigi, sempre sull'attenti debbo stare, sempre a orecchie tese e mani pronte! Come posso esservi d'aiuto? Volete soggiornare? Fortuna che siete della Gente Piccola, altrimenti non avrei proprio trovato posto per vossignori! Una bella stanza Hobbit al pianterreno, come piace a voi! -
- La ringraziamo buon uomo - rispose Frodo imbarazzato e soggiogato dalla frenesia dell'Uomo - abbiamo condotto i pony nella stalla, gradiremmo desinare e coricarci al più presto, se non le dispiace. -
Non voleva essere scortese, ma ciò di cui più avevano bisogno tutti e quattro era mettere qualcosa sotto i denti e, preferibilmente, non avere contatti con gli innumerevoli ospiti della locanda. Inoltre dovevano ricongiungersi con Niniel, in un modo o nell'altro. E con lo Stregone, pensò Frodo.
Vennero quindi condotti in un salottino appartato, dove venne loro servita una squisita ed abbondante cena che consumarono in un lungo e assaporato tempo, come animo Hobbit richiedeva.
 
Al suo ingresso nella locanda, sebbene la sua figura non fosse del genere da non destare almeno un'occhiata, Niniel passò del tutto inosservata. Ciò può essere spiegato oltre al fatto che in Brea era di norma possibile incontrare tra i più diversi elementi, quanto più per la leggerezza, la compostezza e la riservatezza con i quali la Ninfa agiva.
Una figura nascosta da un manto, se poi all'esterno pioveva, non era certamente visione da distogliere attenzione dai bicchieri.
Riuscì quindi a raggiungere il bancone senza imprevisti e richiamò l'attenzione dell'oste con un semplice cenno.
- Un altro cliente! Arrivo subito signore, le mie più sincere scuse! Siamo così impegnati tutte le sere, non vi è mai un attimo di pace! Come posso aiutarvi? Oh... -
Fermò la cascata di parole non appena il volto della Ninfa si fece strada nella luce delle lanterne. Si ricordava molto bene di quel triste viso.
- Buonasera Omorzo. Quali notizie da Brea? -
- Non più strane di quella di rivedervi qui, mia Signora! -
- Gradirei che la mia presenza non facesse notizia, come è sempre stato e come spero sempre sarà. Non rispondesti alla mia domanda. Cosa avviene in Brea di questi tempi? -
- Vi prego di scusarmi, Signora. Tempi bui son questi recenti! Tipi loschi attraversano Brea sempre più di frequente, strane e inquietanti notizie giungono dall'est! E la vostra venuta risulta alquanto ambigua, se mi permettete di essere tanto arrogante! Molti anni or sono che voi lasciaste Brea. - bisbigliò l'oste alla Ninfa.
- Sei sempre stato un uomo onesto, Omorzo. E alquanto perspicace. Se non ti dispiace mi ridurrò all'anonimato come sempre. Non ho bisogno di nulla e in tal caso verrò personalmente a fare richiesta. -
- Ma certamente, mia Signora. Spero che la vostra permanenza sia gradita! -
Detto ciò, ancora piuttosto scosso, tornò al gran daffare che la locanda richiedeva. Niniel si sedette in un angolo buio e vi rimase, invisibile e silente.




Ebbene, gli Hobbit e Niniel sono infine giunti a Brea e la vicenda comincia un poco a prendere forma.
Spero di non aver deluso nessuna aspettativa, ringrazio chiunque avrà il buon cuore di recensirmi e di farmi notare errori e/o idee ed opinioni.
Un grazie immenso a Like che continua a seguirmi e a recensirmi ^^
Al prossimo capitolo!
S.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9


 
 
Dal suo cantuccio Niniel vide gli Hobbit uscire da una stanza laterale e farsi strada tra i fumi ed i rumori della locanda verso un tavolo libero.
Ordinarono dei boccali di birra e sembravano già più a loro agio, nel clima amichevole della taverna. Probabilmente avevano deciso di abbandonarsi ai piaceri di un vivace chiacchericcio dopo ciò che avevano passato.
Niniel fece scorrere i suoi pensieri alla disavventura nei Tumulilande, ma non fu questo a turbarla maggiormente. Gli Hobbit non avevano svelato tutto ciò che era loro successo durante il viaggio che li condusse alla dimora del buon Tom Bombadil, ma era certa di avere degli inequivocabili sospetti, confermati dalla paura celata nei loro sguardi.
Si domandò come la venuta di quattro piccoli Mezzuomini potesse essere così fortemente legata a lei. Non aveva il coraggio di vagare col pensiero, di porsi domande della quale sapeva già la risposta, di trovare, alla fine di ogni suo interrogativo...l'Ombra. Ebbene, l'aveva fatto. Rabbrividì. Gli avvenimenti degli ultimi giorni, consapevolmente e non, l'avevano profondamente turbata e mutata, se non era più in grado di catalizzare i suoi pensieri come meglio desiderava. Se non era più in grado di rintanarsi nella coltre di assenza che si era creata nei confronti del mondo.
Si destò improvvisamente dai suoi pensieri: un gioioso canto era stato intonato dai Mezzuomini, che ora ballavano su di un tavolo applauditi dal pubblico della locanda, estremamente divertito dalla scena che si presenziava loro.
Strinse i denti e si irrigidì. Nonostante quelle creature ingenue le facessero una notevole tenerezza, non era questo il comportamento adeguato per genti in una situazione delicata come la loro. Ma sapeva di non poter fare nulla: se fosse intervenuta avrebbe certamente peggiorato la situazione, nonchè compromesso la sua personale posizione. Non poteva rischiare di farsi notare, non era saggio e non era ciò che si sarebbe permessa di fare. Nessuno avrebbe dovuto sapere che era tornata in movimento.
E d'un tratto accadde.
Frodo balzò agilmente giù dal tavolo nel concludersi della canzone e ad un tratto scomparve.
La mascella della Ninfa dapprima si spalancò in un verso di spaventato stupore, dopodichè si richiuse, tesa come le corde di un'arpa. Dunque era vero. I suoi occhi seppur celati nelle profondità della Vecchia Foresta non avevano smesso di essere acuti come un tempo. Seppur avesse imparato a controllare e precludere le proprie emozioni, nel suo angolo buio Niniel percepì l'angoscia.
Nella locanda era dilagata inizialmente la curiosità, che poì mutò in spavento ed in disagio; i più si congedarono, gli altri cominciarono a parlare bisbigliando. Un'ombra fulminea si alzò lesta dall'angolo opposto a quello della Ninfa ed afferrò qualcosa sul pavimento, trascinandolo vicino a sè.
Frodo riapparve e Niniel non tolse gli occhi di dosso da nessuno dei due. Aveva intuito fin da subito che il Ramingo che aveva scavalcato silenziosamente la staccionata andava tenuto d'occhio, si era appositamente appostata in un angolo in cui avrebbe potuto osservarlo. Per di più, l'udito di Niniel le permetteva di sentire per filo e per segno il dialogo dei due.
- Non avreste potuto scegliere di agire in modo peggiore, signor Baggins. Non vi hanno mai insegnato a non tenere le mani in tasca mentre si cammina? -
- Non so di cosa stiate parlando. -
- Oh, si che lo sapete! E se mi permettete vorrei scambiare due parole con voi in un luogo più tranquillo! -
Detto ciò fece alzare Frodo e lo spinse con ardore verso il corridoio. Niniel, che aveva ascoltato attentamente, era già sparita.
 
 
Lo sconosciuto lo afferrava per il colletto e lo stava trascinando in una stanza appartata, lontana da sguardi indiscreti e dal vociare degli ospiti. Frodo si sentì in totale balìa della forza d'animo del forestiero, ma venne rincuorato dall'arrivo degli altri Hobbit, affatto disposti a lasciare il loro amico nelle mani di un estraneo, se in aggiunta, poi, avesse un aspetto così minaccioso.
- Era chiaro che non mi sarei potuto lasciare alle spalle i vostri fedeli compari. - constatò lo sconosciuto con tono rassegnato e lievemente sprezzante.
- Non vedo come ciò che avete da dirmi possa nuocere alle loro orecchie. - rispose Frodo, con astio.
- Ebbene, sia! - si arrese l'estraneo. Fece capire agli Hobbit di sedersi con un cenno del capo, dopodichè spalancò la porta per assicurarsi l'intimità che le sue parole richiedevano. Si guardò attorno con circospezione e, non notando alcuna figura, tornò nella stanza, ancora turbato.
Si sedette su di una poltrona, ma il busto teso non poggiava contro lo schienale, i pugni stretti sui braccioli, lo sguardo intriso di mistero rivolto agli Hobbit.
- Dunque? Quali parole avete in serbo per me? - chiese Frodo, la voce decisa e lo sguardo fermo in quello del suo interlocutore.
- Terribili, oserei dire. So cosa avviene di questi tempi e lo scorrazzare di malvagie creature in queste lande non è certo un caso, beninteso. Mi trovavo a percorrere la Via quando vidi una strana comitiva che colse la mia attenzione e decisi di seguirla. -
- Forse uno sconosciuto curioso ha dei validi motivi per mettersi sugli stessi passi di quattro giovani e ignari Hobbit? In qual caso gradirei che li presentasse! - rispose Frodo, risoluto a non cedere allo stupore.
- Avete una buona proprietà di linguaggio, Frodo Baggins. Ma le vostre parole non distrarranno il mio sguardo puntato su di voi ed il vostro segreto. Non traete conclusioni affrettate! - esclamò l'Uomo vedendo i quattro Mezzuomini alzarsi in piedi di scatto - Non sarò io un traditore e nemmeno una spia. Li vidi, quei Neri Cavalieri, percorrere la Via ed il Verdecammino. Le strade principali sono sorvegliate e scommetto che dopo il vostro piccolo incidente la guardia sarà incrementata. - sospirò l'Uomo, gli occhi fissi in quelli di Frodo.
- E' necessaria molta cautela e dovrete percorrere vie nascoste alla vista. Non potete permettervi di errare di nuovo, signor Baggins. Già l'abbaglio di questa sera vi è costato caro, ve ne accorgerete se non partirete al più presto! -
Seguì un lungo silenzio, dove gli Hobbit si scambiarono numerosi sguardi animati dall'affanno. Si sentivano perduti ora, e non avevano nemmeno un barlume di speranza di poter rimanere occultati alla vista e di sfuggire a quei terribili Cavalieri.
 
 
- Che dovremmo fare dunque? - domandò Frodo, rompendo quel silenzio carico di tensione. - Da come descrivete la situazione, siamo perduti! -
- Oh, non oserei dar vittoria così facile al Nemico. Perduti mai, ma camminate appesi a un filo. - rispose cupo l'Uomo, incrociando le proprie dita e poggiandovi sopra il mento. 
La stanza era avvolta nel completo silenzio e l'unica fonte di luce era quella emanata dal caminetto che oramai si stava estinguendo. L'ululare del vento era l'unico sibilo che penetrava dalle serrande, e certamente non lasciava terso l'animo dei piccoli Hobbit. 
- Per questo motivo, giovani Mezzuomini, vi chiedo di potervi accompagnare nella vostra missione. Posso farvi percorrere le nascoste vie di cui vi parlo, ed essere di vostro consiglio, se me lo permetterete...-
Ma non riuscì a finire la proposta che si era ripromesso di fare, dal momento che un tagliente e scintillante pugnale sfavillò nel buio e si posò sulla gola dell'Uomo.
- Ma che lieta novella! Uno sconosciuto dispensatore di buoni consigli, che però chiede di venir meno alla prudenza nel qual caso si tratti di lui! - Niniel comparve da dietro lo schienale della poltrona, sempre mantenendo il pugnale serrato sulla gola dell'Uomo. Ciò che però stupì i presenti fu la risata di quest'ultimo, colpito e al tempo stesso divertito dalla situazione.
- Mi domandavo dove foste finita, Ninfa! Siete brava quasi quanto me nel passare inosservata; vi persi fuori dall'inferriata che circonda Brea e il mio pensiero vagò spesso alla vostra figura! - 
- Forse dunque, sono brava più di voi. - Rispose Niniel acidamente, il polso fermo sul collo dello sconosciuto ad intimargli che non era intenzionata a cedere alle sue parole. Sebbene in un primo momento volesse rivelargli di come in realtà fosse stata lei a pedinare i suoi movimenti e di dove si nascondesse, vedendolo chiaramente nell'atrio della locanda, si trattenne. Riteneva inutile fare del proprio sospetto un vanto.
- Non credete che non calcherò la mano, se me ne darete l'occasione. Ho avuto modo di sentire perfettamente il vostro intero discorso e, sebbene Frodo sappia difendersi molto bene a parole, stiamo tuttora parlando con uno sconosciuto. Rivelate il vostro nome e ciò di cui siete a conoscenza, se non volete smettere di parlare per sempre. - 
Gli Hobbit rimasero esterrefatti dai modi autoritari e minacciosi della Ninfa, ma furono sollevati di avere dalla loro parte, oltre la loro presenza Hobbit, anche la difesa di qualcuno più alto di uno sgabello. O almeno, questi furono i pensieri di Sam, che smise di stringere l'impugnatura del suo pugnale soltanto quando l'amica si fece valere con il forestiero, che ancora non riusciva a guardare con sguardo cordiale.
- Sono lieto di sapervi in mani così audaci, piccoli Hobbit. - ammise l'Uomo - Sebbene si rischierebbe un bel guaio, se tagliaste la gola ad un Uomo innocente e disposto ad aiutarvi! Abbassate la vostra mano, Figlia dei Boschi! Il mio nome è Grampasso e non ho alcuna malvagia intenzione se non quella di scortare i vostri compagni di viaggio sin dove mi è stato richiesto. - guardò la Ninfa con rispetto nel momento in cui gli tolse il pugnale dalla gola e, senza tensione alcuna, le fece cenno di sedersi e ascoltare il proseguire del suo discorso. 
Niniel si accomodò sulla poltrona di fronte a Grampasso, turbata dai modi regali dell'Uomo e dai suoi profondi occhi grigi, nonchè dall'uso delle sue parole e dalla calma mantenuta anche sotto la lama tagliente del suo pugnale. Nonostante ciò, non si tolse di dosso la sua naturale dose di sospetto, sentitamente appoggiata da Sam, che si fece più vicino a lei, mantenendo la sua aria truce e lo sguardo fisso sul suo padrone.
- Conosco quei Cavalieri, non potete attardarvi. Probabilmente saranno qui addirittura questa notte. Ne avete paura, ma se sapeste ciò che sono realmente in grado di fare ne sareste terrorizzati! -
- Che possiamo fare, dunque? - rispose Frodo, allarmato.
- La vostra stanza sarà la prima in cui cercheranno, alloggerete qui, nel frattempo. Tutti quanti. - sottolineò Grampasso, guardando negli occhi la Ninfa.
Niniel rimase turbata, avendo l'Uomo smascherato i suoi pensieri. Non voleva rimanere a riposare in quella triste stanza, avrebbe di gran lunga preferito aggirarsi nell'ombra e carpire altre informazioni. Magari anche su quello straniero.
- Non mi sarei mossa comunque. - rispose secca la Ninfa. Fu una fortuna per Grampasso che ella si girasse, così da non scorgere il sorriso scettico dell'Uomo.
- Non potete attendere oltre, lo Stregone non vi raggiungerà qui. - Riprese l'Uomo con un sospiro.
Niniel trasalì e con lei anche Frodo. Lo Stregone? Si riferiva a...?
- Conosci Gandalf? - sussurrò allibita la Ninfa, dimenticando le buone maniere e parlando allo sconosciuto in modo diretto.
- E tu non da meno! - rispose Frodo, sbigottito.
Nella saletta calò un ronzante silenzio, nel quale si potevano cogliere i pensieri dei tre oratori, intenti ad assemblare i pezzi mancanti del loro mosaico, nonchè quelli attoniti e confusi dell'altro trio. 
Era evidente a tutti che gli Hobbit avevano celato gran parte del loro racconto che ovviamente non era sfuggito alla Ninfa ed al Ramingo. Ma nessuno si sarebbe aspettato che la Figlia dei Boschi potesse conoscere una figura importante quanto Gandalf e non ne avesse fatto parola con i Mezzuomini. D'altra parte, era stata lei ad offrirsi di accompagnarli. Ma era anche vero che ella non avesse alcun sospetto riguardo le conoscenze degli Hobbit. Come avrebbe potuto immaginare, dopo tutti i suoi anni, secoli, di assenza, che i quattro piccoletti che aveva deciso di accompagnare erano stati indirizzati al viaggio da non altri che Gandalf? E quel Grampasso? La situazione si stava evolvendo in maniera piuttosto strana. Lui probabilmente stava cercando esattamente quei quattro Hobbit. Non era una coincidenza, non se entrambi potevano vantare tra le loro conoscenze un Istar qual era lo Stregone di cui parlavano.
- E' evidente che abbiamo molte più cose in comune di quelle che credevamo. Posso dunque accompagnarvi in questo viaggio? - domandò il Ramingo, pensieroso, spostando lo sguardo da Frodo a Niniel. Era certo che se la Ninfa non avesse acconsentito alla sua presenza, non ci sarebbe stato modo di convincere il Mezzuomo. 
- Un Uomo possente ed armato potrebbe esserci d'aiuto... - rispose Frodo assorto, soppesando le possibilità  - E sono certo che se non dovesse rivelarsi un alleato, Niniel non esiterebbe a reclamare vendetta. - Guardò la Ninfa, ancora stupito delle sue parole. Non si sarebbe mai aspettato di poterla vedere tanto...Risoluta? Temeraria? Non sapeva i termini adatti al repentino cambiamento di Niniel, ma se ella agiva in tal modo ogni qual volta fossero stati in pericolo, certo ne era rassicurato. Inoltre, il fatto che conoscesse Gandalf aveva reso Frodo ancor più convinto di volerla avere al suo fianco.
- Puoi starne certo. - rispose tagliene Niniel.





E rieccoci!
Dunque dunque, finalmente uno dei nostri personaggi preferiti ha fatto la sua apparizione, ma sembra che nonostante la sua innata capacità ammaliatrice non possa evitarsi l'astio di Niniel... Probabilmente la nostra Ninfa ha dimenticato come ci si comporta nel sociale, dopo tutti gli anni passati nella Vecchia Foresta. O c'è dell'altro?
Capitolo decisamente soffertissimo, ma avendolo lasciato riposare un'intera settimana mi ha fatto schiarire le idee e credo di esserne abbastanza soddisfatta. 
Come procederà l'avventura? Le linee guida le conosciamo tutti, ma chissà la presenza di Niniel come potrebbe alterare il susseguirsi della vicenda!
Grazie di cuore a chi continua a seguirmi e a lasciarmi per iscritto la propria opinione, siete adorabili *-*
Alla prossima!
S.


 
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 
 
La mattina seguente i quattro Hobbit si destarono riposati ma inquieti, reduci di un sonno agitato. Nè Niniel nè Grampasso avevano chiuso occhio, stentando a rivolgersi la parola, ognuno immerso nei propri pensieri.
La scelta dell'Uomo si rivelò piuttosto saggia, dal momento che trovarono le stanze Hobbit nelle quali avrebbero dovuto pernottare completamente sottosopra. I Mezzuomini rabbrividirono alla vista di tale scempio e violenza, e seppur rimanendo in silenzio, si ritrovarono riconoscenti nei confronti di Grampasso. Purtroppo le stalle erano state spalancate ed i quattro pony non si riuscirono a trovare, l'unico destriero che pascolavano noncurante per la cittadina di Brea era Mellinir.
- Non possiamo più partire nascosti dal silenzio e dalla notte. L'intera Brea è occupata da curiosi e ficcanaso, saremo costretti a rifornirci di provviste alla svelta e prendere la strada maestra. Se ci inoltrassimo attraverso i campi desteremmo degli inequivocabili sospetti, ed ho potuto notare più di un volto dalle non buone intenzioni qui. - 
L'autoritario esordio di Grampasso non scatenò alcuna obiezione, seppur la compagnia fosse estremamente tesa ed irrequieta. Fecero una colazione veloce e si premurarono di riempirsi i fagotti di tutto il cibo che fossero in grado di trasportare a piedi.
Al momento della partenza, Niniel si calcò il cappuccio sul viso ed afferrò le redini di Mellinir, accarezzando il muso del suo amico fedele con tenerezza. Era del tutto inutile, ormai, con suo enorme rammarico, tentare di risultare inosservata. Si sarebbe prodigata di occultare le proprie tracce più in là nel viaggio. D'altra parte, era stata nascosta per secoli.
Percorsero a lungo la Via, costeggiando sulla sinistra Colle Brea e si infilarono nel Bosco Cet. Procedevano svelti e senza accusare molta fatica, il terreno era agibile e, grazie alle scelte di Grampasso, non incontrarono nessuno.
- Conosci queste lande, te lo leggo negli occhi. Dai più un'idea di una Raminga, che di una Ninfa, se posso permettermi di osservare. - Esordì l'Uomo, accostandosi a Niniel.
- Credo col tempo di esserlo diventata, ma in quanto ad osservare, pare che il mio parere non ti occorra. - Rispose Niniel, distante e tagliente.
- Non era certo mia intenzione offenderti. Ognuno ha un passato o una parte di esso di cui non desidera parlare. - per un attimo il Ramingo si rabbuiò. - E' inusuale, che una creatura come te abbia tanta destrezza nelle armi. E vaghi solitaria per la Terra di Mezzo, in tempi come questi. - 
- Mascheri i tuoi pensieri con le parole che sai bene utilizzare, Ramingo. La spada non è stata affidata agli uomini! Nè l'arte della guerra creata per essi! Non ho alcun bisogno nè volere di venire difesa da nessun altri che me stessa, e se in ballo vi è un ideale per cui combattere è di dovere che tutti lo facciano. - replicò Niniel, acidamente, chiudendo il discorso.
L'Uomo vagò ancora un poco con lo sguardo sulla sua figura, ma non aggiunse altro. Si era reso conto, seppur involontariamente, di averla offesa, e di quanto quella creatura fosse estremamente orgogliosa ed indipendente e...triste.
 
Al terzo giorno di cammino uscirono dal Bosco Cet. Camminarono sereni per l'intera giornata, Grampasso e Niniel non avevano più intavolato una conversazione vera e propria, si scambiavano unicamente informazioni riguardo l'itinerario e le tempistiche in previsione del loro arrivo a Gran Burrone.
Sam era estremamente gioioso all'idea di poter vedere gli Elfi e i loro bellissimi ed arcaici palazzi di cui aveva tanto sentito parlare dal signor Bilbo. Il suo primo incontro con essi, ancora nella Contea, l'aveva lasciato talmente spiazzato che credeva di aver sognato! Eppure in compagnia di Niniel si sentiva come di nuovo vicino ad essi. Si disse che probabilmente Ninfe ed Elfi fossero creature piuttosto simili.
Si fermarono ai piedi di un piccolo colle per desinare, Pipino era decisamente il più vorace ed appetente degli Hobbit e si dava pena di sottolinearlo.
- Ci lascerò la pelle a furia di camminare e marciare senza un pasto decente! Povero me, sono così sciupato! Merry, credo davvero di essere sulla buona strada per una malattia mortale. - 
- Solo la tua stupidità ti sarà mortale, Pipino! - gli rispose l'Hobbit esasperato.
Niniel tentò di nascondere un piccolo sorriso che Grampasso non si lasciò però sfuggire. Era riuscito a notare che solo i Mezzuomini erano in grado di distrarla dal torbido abisso dei suoi pensieri. La cosa lo affascinava e al tempo stesso rincuorava. Forse non sarebbe stata una difficile compagnia troppo a lungo.
 
Tre giorni dopo poterono scorgere un declivio che si ergeva nel mezzo di una piana: avevano raggiunto Colle Vento, l'antico avamposto di Amon Sûl. 
Scalarono la vetta e poterono notare sulla cima i resti dell'antica torre vedetta, un grande anello di massi sgretolati e segnati dal tempo e le intemperie. Gli Hobbit si affaccendarono per rendere un'angusta goletta ospitale, vi sistemarono i fagotti, si lisciarono i mantelli ed i calzoni e si sedettero potendo finalmente godersi un po' di riposo. Avrebbero riposato lì, quella notte, seppur la tensione fosse palpabile. Nonostante da quell'altitudine potessero scorgere qualsiasi figura a miglia di distanza, nel qual caso avessero subìto un attacco non avrebbero avuto modo di scappare, nè tantomeno di nascondersi.
- Non credo sia una buona idea accendere un fuoco! Se abbiamo ancora quegli esseri alle calcagna è il migliore modo per informarli della nostra presenza! - esclamò Sam, preoccupato nel vedere Grampasso racimolare della legna da ardere.
- Il fuoco ci sarà d'aiuto per superare la notte, inoltre essi lo temono. Non abbiamo altra scelta, non allontanatevi da esso! - rispose il Ramingo, cupo.
Intanto Niniel e l'Uomo salirono sulla vetta del Colle, decisi a porre la guardia da una postazione più elevata ed a prendere le decisioni sul da farsi scambiandosi le rispettive opinioni. Il mantello che avvolgeva il Ramingo era sudicio, reduce di viaggi sconosciuti ai pensieri di Niniel. I suoi capelli erano sporchi ed annodati, la barba incolta gli pascolava sul viso tirato. Era comunque un uomo possente e regale, come dimostravano i suoi occhi fieri e mai sfuggenti.
- E' stato Gandalf a metterti sulle tracce dei Mezzuomini? - ruppe il silenzio Niniel. Voleva saperne di più, voleva capire quale fosse il suo ruolo in questa vicenda, e se ella stessa avrebbe giovato di farne parte oppure si sarebbe dovuta tirare indietro al più presto. Grampasso la guardò qualche istante, prima di soppesare le parole in risposta.
- Incontrai Gandalf non molto tempo fa e mi parlò di alcune preoccupazioni che gravavano sul suo cuore. Mi disse dove si sarebbe incontrato con i quattro Hobbit, ma che era turbato dal non poterli raggiungere; mi chiese quindi di presentarmi al Puledro Impennato, per evitare di non lasciarli privi di una guida, nel qual caso i suoi turbamenti si fossero rivelati veritieri. - Fece una pausa e affondò nuovamente lo sguardo negli occhi della Ninfa.
- E' evidente che non sospettava minimamente della tua presenza. - lanciò l'amo, sempre fissando la ragazza in attesa di una reazione che gli svelasse il motivo della sua unione al gruppetto di Hobbit. Ella conosceva Gandalf, come lui stesso e come il portatore dell'Anello. Eppure non era stato lo Stregone a chiederle di accompagnare gli Hobbit. Che fosse tutto dovuto ad un fortuito caso? Cosa l'aveva spinta a seguire i Mezzuomini spontaneamente? 
- E' evidente. Non vedo Gandalf da innumerevoli anni. - rispose Niniel, distante. Sembrò riflettere su ricordi di un tempo remoto, e il suo viso si fece rigido, la sua espressione malinconica.
- So cosa ti stai chiedendo. Non ti dirò dove incontrai i quattro Hobbit, sebbene tu possa già averlo intuito. Non li seguii certamente solo per simpatia, o istinto di protezione verso quelle tenere creature, nonostante non sia priva nè dell'una, nè dell'altra. Quando per la prima volta incrociai lo sguardo di Frodo, capii che era arrivato anche il mio momento. Che dovevo lasciare la solitudine ed intraprendere il mio viaggio. E questo è quanto. - 
Grampasso seppe che non avrebbe più ottenuto nulla dalla Ninfa ed evitò di porle altre domande. Come di quei tempi era abitudine, si accorse che ella non aveva detto tutto. Anzi, aveva rivelato ben poco, ma aveva cominciato ad aprire uno spiraglio, magari involontariamente, che pian piano gli avrebbe permesso di comprenderla.
D'un tratto l'aria si fece gelida ed un'agghiacciante paralisi invase i cuori di entrambi. Sentirono le membra intorpidirsi e la pelle intirizzirsi sotto gli abiti smunti ed umidi. Si cercarono con lo sguardo, impietriti.
- Sono qui! - urlò Niniel, la voce rotta, estraendo il pugnale dal suo stivale.
- Frodo! - gridò il Ramingo in risposta, correndo verso un tizzone ardente e accendendo una torcia. - Il pugnale non ti servirà a nulla! - gridò alla Ninfa, ma ella si era già precipitata nella goletta, disperatamente alla volta dei quattro Hobbit.
Lo spettacolo che le si presentò davanti agli occhi fu raggelante: i Nove erano schierati davanti ai Mezzuomini, le spade sguainate, tetre ombre proiettate dal loro grigiore. Merry e Pipino giacevano a terra e unicamente Sam era rimasto in piedi, tremante, puntando il pugnale contro gli Spettri. Uno di essi lo gettò a terra senza alcuna fatica, ed egli perse i sensi.
Ed in quel momento accadde. Frodo, bianco nel suo terrore, scomparve. Come era accaduto al Puledro Impennato, l'Anello del potere aveva nuovamente espresso la sua volontà. Ed in quel momento, il più potente dei Nove, il Re Stregone di Angmar, affondò la sua lama nel petto invisibile dell'Hobbit. Uno strillo acuto e la ricomparsa di Frodo succedettero a quella mortale pugnalata.
Niniel si riscosse dal suo torpore e si gettò in mezzo agli spettri, brandendo il pugnale, urlando contro le loro figure ed il male che portavano seco. Non avrebbe lasciato impunito quel gesto. Non questa volta. 
Rimase confusa quando, mentre si trovava in mezzo alle ombre tetre dei Nove comparvero fiamme a circondarla. Sentiva Grampasso urlare, rivolgendosi a lei, ma non riusciva a comprenderne le parole. L'unico suo pensiero era quello di raggiungere il più potente dei Nove. Aveva aspettato quel momento troppo a lungo per poterselo lasciare scappare.
E fu in quel momento che lo Spettro si voltò per guardarla. La vide ed uno stridulo e raccapricciante grido uscì dal suo nero mantello. Si avvicinò, brandendo la spada verso di lei, quando scoppiò in una terrificante e maligna risata.
Ma non potè terminare ciò che aveva intenzione di fare, dal momento che una torcia lanciata da Grampasso fece prendere fuoco al suo nero mantello, facendolo gridare ancor più acutamente della volta precedente. Uno ad uno gli Spettri presero fuoco sotto il fermo e mirato tiro di Grampasso e cominciarono a fuggire, in un connubio di grida nefaste ed agghiaccianti. Niniel si ridestò e cercò di inseguire il Re Stregone ma il Ramingo, esterrefatto, la fermò, cingendola con le braccia, mentre ella scalciante tentava di ribellarsi.
- Niniel, sei forse impazzita?! Non puoi inseguirli, dobbiamo andarcene immediatamente! - le urlò Grampasso, tentando di farla ragionare. Con un ultimo strattone la Ninfa si divincolò dalla sua presa, tremante.
Si sedette a terra, lanciando il pugnale contro il crinale del Colle. Era furiosa,non poteva tollerare di essersi lasciata sfuggire il suo più grande nemico.


Ebbene, dopo Ere ed Ere rieccomi con un nuovo capitolo (chiedo venia, ma la vena creativa mi aveva abbandonata e in effetti non sono troppo soddisfatta di questo nuovo paragrafo) !
Che succede? Questa Ninfa è risoluta se non si fa ripetere due volte di gettarsi tra le braccia dei Nove! E Grampasso? Probabilmente crede di essersi imbattuto in una psicotica con istinti suicidi...Chissà!
Scusate se non ho dato molta importanza agli Hobbit ed al dolore di Frodo (che non verrò assolutamente trascurato nel prossimo capitolo, giuro!).
Spero ci sia ancora qualcuno disposto a leggermi, il prossimo capitolo è già in stesura, e comparirà un altro bel personaggino *-*
A presto!

S.

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


capitolo 11
 
 
 
La rabbia e la frustrazioni di Niniel dovettero ben presto venire accantonate in favore della preoccupazione riguardo le condizioni di Frodo. Il Mezzuomo, infatti, gemeva dal dolore, stringendosi la ferita al petto, la fronte imperlata di sudore e il viso tetramente pallido. Niniel gli scostò i capelli dall'umida fronte, esaminò la ferita e strinse i denti. Prese le piccole mani di Frodo tra le sue e gli assicurò che avrebbero fatto il possibile per fargli sentire meno dolore.
- E' una brutta ferita, ed il fatto che l'abbia causata uno Spettro non è rincuorante. - disse seria e a bassa voce, rivolta a Grampasso.
- E' stato colpito con una lama Morgul. - le rispose l'Uomo, come a confermare le parole della Ninfa - Dobbiamo tenerlo vicino al fuoco, ma prima è meglio abbandonare questo posto! - aggiunse, severo.
Grampasso osservò la malvagia lama per qualche istante ed essa gli si squagliò tra le mani. Inveì contro quell'oggetto, colpevole di una funesta disgrazia. Si premurarono quindi di ridiscendere il Colle e si infilarono tra le fronde dei primi arbusti incontrati sul loro cammino.
- Starà bene non è vero? Lo guarirete? - esclamò Sam ansioso, non appena furono al sicuro nel fitto della foresta, spostando lo sguardo agitato da Grampasso a Niniel.
- Non sono in grado di guarire una ferita di questo calibro, mastro Sam. - rispose l'Uomo. - Ma mi assicurerò di fare tutto ciò che è in mio potere per condurre Frodo a Granburrone, nel migliore delle condizioni che posso garantirgli. - Lo sguardo di Sam divenne liquido e vuoto e le sue attenzioni nei riguardi del padrone si fecero più diligenti che mai. Merry e Pipino erano silenziosi, non osavano fare nulla per paura di essere d'intralcio, mentre Niniel, Grampasso e Sam si prodigavano nelle cure di Frodo.
La stanchezza ed i brividi del Mezzuomo si facevano sempre più pesanti sul suo esile corpo, il Ramingo estrasse quindi da sotto il suo mantello una piccola sacca.
- E' Athelas, un'erba curativa. La raccolsi a sud della Via, attratto dal suo inebriante profumo. Ahimè, non so se basterà per alleviare il dolore di Frodo sino a Gran Burrone! - sussurrò Grampasso, più rivolto a sè stesso che a Niniel.
Athelas...Come credi di poterti rendere utile se non ricordi nemmeno cosa vai portando appresso? si rimproverò la Ninfa, scocciata.
- Ecco qui. Non è molta. - disse, estraendo anch'essa un piccolo panno delicatamente ripiegato. Il Ramingo la guardò stupito, mentre la ragazza si voltava, incolpandosi, per mettere ad ebollizione dell'acqua sul focolare.
Forse aveva sbagliato ad intraprendere quel viaggio. Probabilmente, escludendo l'incidente nei Tumulilande, gli Hobbit se la sarebbero cavata molto meglio scortati unicamente da Grampasso. D'altra parte, Gandalf aveva affidato a lui il delicato compito di far loro da guida. Lei era stata forse un ostacolo per la loro missione, un incidente di percorso. Ed ora Frodo era ferito a causa sua e del suo egoismo e della sua debolezza; aveva avuto paura, lassù, a Colle Vento, rivedendo il più potente dei Nove. Aveva esitato e ciò aveva loro permesso di lesionare il giovane Hobbit.
- Non è stata colpa tua, Niniel. - esordì improvvisamente Grampasso, interrompendo il correre dei suoi tristi pensieri. La Ninfa si girò, un cipiglio cinico improntato nel suo sguardo.
- Sai benissimo che è così. Non ho bisogno tu mi faccia sentire meglio, conosco i miei errori e me ne rammarico. Ma ora Frodo è ferito e tutto farò per rimediare ai miei sbagli. - 
L'uomo scosse la testa, osservandola meglio. - Dovresti smettere di giudicarti tanto severamente, chiunque avrebbe esitato davanti ai servi dell'Oscuro Signore. - cercò di farle capire Grampasso.
- Ma io non avrei dovuto! - quasi urlò, Niniel, nella sua voce rotta e secca. Il Ramingo affondò nei suoi occhi lo sguardo di chi aveva capito più del necessario. Sapeva che la Ninfa non aveva tentato di inseguire i Nazgûl unicamente perchè avevano colpito Frodo. C'era qualcosa nella profondità delle sue iridi che riluceva più della rabbia e dello spavento. Ed ella sapeva che lui aveva intuito qualcosa, ma non avrebbe lasciato intendere altro. 
- Mia Signora, egli ha ragione...Non è stata colpa vostra! - Sam fece capolino tra i due, con lo sguardo ferito di un servitore non in grado di prestare al meglio le proprie cure al padrone. - Chissà cosa sarebbe successo, se voi non ci foste stata! - Niniel non se la sentiva di replicare, non aveva intenzione di continuare la discussione ma soprattutto non voleva sminuire i Mezzuomini.
- Grazie Sam. Ora riposati pure, devi essere molto stanco. - rispose sorridendo.
E detto ciò, prese il panno che conteneva le foglie di Athelas e lo inumidì dell'infuso che ne avevano fatto, facendone impacchi sulla ferita di Frodo, allietandolo con il dolce profumo della Foglia di Re.

 
L'indomani mattina Frodo aveva ripreso coscienza ma era incapace di intraprendere il cammino, dunque i viandanti si premurarono di prendersi a carico le poche provviste affidate a Mellinir, per lasciare a Frodo la possibilità di venire trasportato senza accusare fatica.
Il paesaggio stava a mano a mano diventando brullo e stopposo, non vi era segno di alcun sentiero e l'erba era rattrappita e secca. L'umore dei compagni era lugubre ed affine alla parvenza dei luoghi percorsi e le parole non venivano sprecate. I piedi marciavano pesanti e le sofferenze di Frodo aumentavano e, anche se non ne fece mai parola, lo sguardo attento di Grampasso e di Niniel potè notarlo, di modo che spesso si fermarono per cercare di rinvigorire il compagno ferito.
Al quarto giorno di cammino non vi era ancora nessun segno della presenza del Nemico, ciononostante - oppur a ragione - la compagnia non era affatto serena e nelle ore notturne montava la guardia a due a due.
Toccava a Niniel vegliare su quella notte illune del loro quarto giorno di cammino, e Pipino con lei. La Ninfa tendeva l'orecchio per udire l'ultimo chiacchericcio delle nidiate affamate o per perdersi nello scorrere di un rigagnolo nelle vicinanze. L'unico suo momento di pace era quello in cui si affidava totalmente alla natura, e quasi le parve di essere nuovamente tra le braccia materne della Vecchia Foresta.
- Credi che Frodo guarirà? - interruppe i suoi pensieri la flebile voce di Pipino. Anch'egli guardava nel vuoto, quasi a presagire un futuro non sinfonico in risposta alla sua domanda.
- A Gran Burrone saranno certamente in grado di guarirlo.- gli rispose Niniel, accarezzandogli i vispi riccioli bruni.
- Tu ci sei mai stata? A Gran Burrone, intendo...- domandò l'Hobbit volgendo lo sguardo un po' più speranzoso alla Ninfa.
Ella trasse un profondo sospiro ma continuò a guardare lontano, perdendosi in immagini cui il Mezzuomo non poteva accedere.
- Si, Pipino, molto tempo fa...- la sua risposta fu quasi un'esalazione, la voce pareva brezza e non più vocalizzo, un vento d'Oriente ostacolato dalle fitte fronde degli alberi.
L'Hobbit si sentì a disagio, quasi percependo di aver intavolato una discussione poco piacevole per la compagna e cominciò a torturare una piccola radice.
Gran Burrone...Lontana nel tempo ti ricordo, mia dolce Imladris. Ma ancor non posso varcare la tua soglia, non ancora, non più.
Si domandò in che modo avrebbe abbandonato i Mezzuomini e Grampasso prima del loro arrivo nella casa di Elrond. Ancora non lo sapeva, ed ancora non voleva trovarlo. Sarebbe stata dura, dopo solo quei pochi giorni insieme, abbandonare quei piccoli Hobbit al loro destino. Abbandonare Frodo e con lui il pesante fardello che recava. Ma non poteva fare ritorno, non dopo l'impegno che aveva impiegato per far perdere le sue tracce. Si ridestò da quei pensieri fastidiosi, scacciandoli con un cenno del capo, quasi come un insetto nelle calde notti d'estate.
- Dormi pure, Pipino, veglierò io anche per te questa notte. - 
 
 
All'alba del sesto giorno Grampasso fece notare che era impossibile proseguire se non attraversando la Via. Si trovavano dinanzi al Fiume Bianco che la gente elfica chiama Mitheithel, il paesaggio dai colli si stava trasformando in rude roccia e cime acuminate e la ferita di Frodo faceva affaticare il Mezzuomo sempre più, nonostante le cure e il trasporto a cavallo.
Per giungere al guado del Bruinen era necessario oltrepassare l'Ultimo Ponte, sul quale transitava la Via.
- Andrò in perlustrazione, voi limitatevi a rimanere nascosti, tornerò presto. - asserì Grampasso, guardando negli occhi Niniel e scomparendo veloce tra gli alberi. La Ninfa potè vederlo riapparire sulla Via, furtivo e guardingo come la sua natura lo portava a fare. Passarono pochi minuti dalla sua scomparsa che già riapparve agli occhi dei compagni portando uno sguardo carico di speranza.
- Non vi sono tracce del Nemico, come dal giorno dell'attacco a questa parte. Se prima lo ritenevo strano, ora reputo la situazione ancora di più. Trovai questa, sulla Via, e ciò mi infonde fiducia! - ed esclamando queste parole estrasse dal mantello un gioiello. Si trattava di una gemma elfica, argentata e adornata di piccoli smeraldi. I Mezzuomini erano ammaliati dalla bellezza del gingillo ma non riuscivano a comprendere come essa potesse infondere speranza nel cuore di Grampasso.
- Sono convinto sia un segno di buon auspicio, credo qualcuno voglia informarci che il Ponte è libero dal pericolo e quindi transitabile. - disse, affondando lo sguardo in quello di Niniel.
La mascella della Ninfa si strinse, tesa. 
 
Decisero quindi di intraprendere nuovamente il cammino attraversando l'Ultimo Ponte, Grampasso in testa e Niniel in coda, guardinga e cauta, spostando spesso lo sguardo diffidente alle sue spalle.
Con l'avvento del crepuscolo la compagnia cercò di trovare un luogo in cui accamparsi, erano tutti piuttosto affaticati e l'arrivo a Gran Burrone pareva ai loro cuori ancor troppo distante per poter infondere delle aspettative negli animi dei viandanti. Stavano valutando dove potersi sistemare per la notte quando un rumore turbò lo spirito di ogni compagno: in lontananza si poteva distintamente udire uno scalpitio di zoccoli.
Tra i Mezzuomini si accese il panico e tutti cominciarono a cercare lo sguardo delle loro guide, incapaci di decidere sul da farsi.
- Coraggio, tra quegli alberi, svelti! - sibilò Niniel estraendo il pugnale e seguendoli tra gli arbusti. Insieme, vigili ed inquieti, attesero l'arrivo del cavaliere.
Ma ciò che si parò loro davanti alla vista non fu uno spettacolo di terrore, bensì riempì i loro cuori di giubilo. Non era un Cavaliere Nero colui che faceva schioccare le briglie del destriero, bensì una figura distinta e fiera su di un purosangue bianco. La bardatura del destriero era scintillante ed i capelli dorati del cavaliere brillavano di una luce propria.
Grampasso saltò fuori dal nascondiglio e corse incontro allo straniero offrendogli parole di amicizia.
- Ai na vedui Dúnadan! Mae govannen!* - esclamò la creatura elfica alla vista del Ramingo.
- Benincontrato, amico Glorfindel! Quale speranza infonde la tua venuta! Uscite, compagni, non vi è pericolo al cospetto degli amici di Gran Burrone! - esclamò Grampasso rivolgendosi ai compagni ancora nascosti.
I Mezzuomini lasciarono ilari il loro nascondiglio, Sam trainando Mellinir per le redini, portando quindi anche Frodo al cospetto dell'Elfo. 
- Mi mandano da Gran Burrone sulle vostre tracce. Abbiamo appreso che i Nove sono in movimento quindi Elrond mandò coloro in grado di fronteggiarli alla loro ricerca. Io avevo il compito di sorvegliare la Via e feci in modo di liberare l'Ultimo Ponte, infatti vi erano tre dei Nove Cavalieri su di esso, ma si dileguarono al mio arrivo. -
- Dunque era tua la gemma che trovammo ai piedi del ponte! Sapevo che era un segno di buona ventura e ti ringraziamo per la tua guardia! - esclamò Grampasso, gioendo per le notizie recate dall'amico.
- Non c'è tempo per ulteriori nuove, amico mio, giacchè siamo sulla Via dobbiamo correre il rischio di attraversarla, e in fretta! Ci sono cinque cavalieri dietro di noi e non appena si accorgeranno delle nostra tracce ci inseguiranno rapidi come il vento! Dove si trovino gli altri, lo ignoro. - sospirò Glorfindel.
Il suo sguardo però fu attirato da Frodo, o meglio, dalla sua cavalcatura. Quel destriero...era certo di averlo già incontrato.
- Amico mio...- incalzò, le labbra aperte dallo stupore - a chi appartiene questo purosangue? - 
Grampasso si voltò confuso, ma capì immediatamente perchè gli era stata posta quella domanda. Niniel non era uscita dal suo nascondiglio. La Ninfa, infatti, rimaneva occultata tra le fronde degli alberi, ascoltando la conversazione dei compagni e dell'Elfo senza osare farsi vedere. Aveva sprecato il suo momento per fuggire, per lasciare i viandanti al loro destino e se stessa al suo. Grampasso stava già venendola a cercare e lei non aveva più la possibilità di andarsene indisturbata. Inoltre, qualcosa la tratteneva. Non si spiegava la situazione in cui stava affondando, ma era combattuta tra l'anteporre il suo destino a quello dei compagni o meno. E l'arrivo di Glorfindel l'aveva turbata, un battito era inciampato nel mezzo del suo petto nel momento della sua comparsa.
Ma non si sarebbe fatta stanare come una preda dal Ramingo, quindi uscì spontaneamente sulla Via, imponendo la sua presenza agli occhi di tutti. Avrebbe trovato un altro modo per andarsene, nonostante Glorfindel.
Quest'ultimo, vedendola, spalancò la bocca e i celesti occhi, lasciò le redini del suo destriero e si portò una mano al petto, e le sue labbra sussurravano "Ed’ i’ear ar’ elenea!"*
- Oio naa elealla alasse’, Glorfindel.* - sospirò la Ninfa.
 


*Ah, finalmente, Uomo dell’Ovest! Ben incontrato
*Per il cielo e le stelle!
*La tua vista è sempre una gioia, Glorfindel.


-


Eccomi chiedere venia dopo millenni di non-aggiornamento!
Ma questa sera mi sono impegnata moltissimo per portare a termine questo fatidico capitolo che era solamente a metà da secoli et secoli et amen!
Finalmente, e lo voglio urlare, FINALMENTE, stiamo arrivando a quella svolta che tanto vi ho promesso e tanto attendevo (embè, che credete, che io non sia la prima a voler vedere evolversi la vicenda?? :D ).
Eccoci qui: colpo di scena, quella testa calda di Niniel a Gran Burrone non ci vuole proprio andare. Neanche fosse l'inferno! E poi arriva il bellissimo Glorfindel che la stana e ci rimane così vedendola! Ma cosa sta succedendo? Qualcuno ci nasconde qualcosa! Come proseguirà la vicenda? E questo aitante Elfo che ruolo avrà sulle decisioni di Niniel? Al prossimo episodio!

Dato che siamo giunti alla seconda decade dei miei capitoli, mi sento in dovere di ringraziare i miei fedelissimi recensori!
elepaddy85 che mi segue fin dalla notte dei tempi e mi fa sempre avere la sua opinione :*
Carmaux_95 che mi offre sempre il suo parere e mi incita a proseguire con gli aggiornamenti
like che mi rassicura sulle mie paranoie di lentezza riguardo lo svolgersi della vicenda

Ed ultimo, ma non per importanza:
Aven90 che ha deciso di prendere in mano questa pennellata di Terra di Mezzo fin dall'inizio e di farmi notare errori e sviste capitolo per capitolo, nonchè rendendomi sempre felice per le sue profonde e significative recensioni ed apprezzando il mio lavoro!
Ringrazio anche coloro che si sono persi per strada, che hanno recensito solo qualche capitolo e magari poi si sono stufati, ringrazio chi è di passaggio e anche chi segue in silenzio lo svolgersi di questa mia umile ma tanto amata creazione!
Grazie,grazie,grazie, siete voi la forza che mi porta a continuare!
*L'angolo dell'autrice è più lungo del capitolo*

A presto,
S.



 
 

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