Shining.

di _klausmikaelson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre. ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro. ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno. ***


 –Mamma,dov'è il mio cellulare?– strillai dall'ex studio di mio padre.
Rimai in silenzio,mentre aspettavo che trovasse il telefonino; forse era un abilità delle mamme,trovare qualunque cosa le si chieda di trovare.
Intanto i miei occhi caddero su una vecchia foto,sulla massicia scrivania di mio padre.
–Sono dei bei ricordi vero?!– disse quasi sussurando mia madre,mentre entrava silenziosamente nella stanza,col telefono in mano.
Un tuffo al cuore mi riportò agli istanti in cui fu scattata quella foto. La felicità nell'aver pescato un pesce così grosso,la soddisfazione di mio papà che si vantava dicendo che avevo usato la sua tecnica,e poi io. Ancora un bambino,con i capelli lunghi che coprivano le orecchie,gli occhi color cioccolato,e quel sorriso; quel sorriso che oramai compare raramente su quella che è la mia faccia da adolescente.
–Lo sto appogiando qua– disse mia madre posando il telefono su uno dei tanti documenti sparsi sulla scrivania.
Annuii con la testa,aspettando che uscisse dalla camera. Ritornai con lo sguardo a quei documenti sparpagliati sul piano che altro non erano che bollette,non pagate e da pagare.
Un messaggio sullo schermo nero del cellulare mi distrasse dalle bollette.
'yo bro,arriva un carico stasera. tutti allo shining,c'è un grosso party e tanti soldi in gioco.'
Lessi il messaggio più volte,e altrettante volte riflettei su quello che facevo ogni sera.
La mia vita si stravolgeva,diventando uno spregevole essere,come chiamava mia mamma quelli come me che vedeva alla televisione. Sapevo di sbagliare,ma i tempi erano difficili e quei soldi proprio mi servivano.
'ci vediamo fuori dallo shining fra mezz'ora,il tempo di prepararmi e sono da voi' scrissi velocemente sul touchscreen.
Uscii dalla camera chiudendomi l'imponente porta dello studio dietro le mie spalle.
Salii le scale ed entrai nella mia stanza,socchiudendo la porta,giusto per non far intravedere mentre mi spogliavo.
Gettai i vestiti che avevo a dosso sul letto,e dall'armadio presi un paio di jeans stretti,e una camicia della quale lasciai sbottonati gli ultimi tre bottoni.
 
                                 ****
 
‘liam,sono sul retro,c’ho la roba.’ Lessi velocemente per poi riporre il telefono in tasca.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due. ***


Non appena posato il cellulare dentro la tasca, la coscia vibrò di nuovo. Con un movimento veloce della mano lessi il nuovo messaggio. ‘liam non venire sul retro,c’è una pattuglia di polizzia che cammina,qua vicino.entra dentro e vieni al banco drink’.
–Merda! – sputai violentamente. Odiavo quando le cose non andavano per il loro verso.
Misi nuovamente il telefono in tasca,e a passi svelti mi avviai verso l’entrata principale della discoteca.
Aprendo il portone di ferro tutto il rumore e la musica martellante sembrarono urlare contro il silenzio della notte appena cominciata di Los Angeles.
Mi feci largo tra la folla di ragazzini scalpitanti,intenti in balli scottanti che a dir la verità non tutte le ragazze sembravano ben accettare.
Molti dentro al locale mi conoscevano , fra una palpata del sedere e una stretta di mano mi ritrovai a dover salutare mezza sala. Arrivai al bar con non poche difficoltà, ed è lì che vidi Red.
Red in realtà si chiamava August, ma a causa dei suoi capelli pel di carota, tutti si erano abituati a chiamarlo in quel modo. In realtà lui non si era mai opposto a tale appellativo, perché era utile quando dovevamo parlare in codice anche davanti a persone che hanno orecchie indiscrete.
–Quanto?– dissi mentre fissavo una bottiglia di vodka davanti a noi.
–Duemila. – ribattè lui voltandosi verso di me con fare felice.
Mi voltai anch’io, gli occhi fuori dalle orbite. –Cazzo bro, questo si che è un colpo grosso– dissi schiacciando il cinque nel modo che sapevamo fare solo noi. 
Duemila dollari in una sola notte erano tanti soldi per due ragazzi di vent’anni.
–Allora,quando si inizia? – dissi con un sorriso smagliante. Sapevo che quello che stavo per fare avrebbe causato danni a coloro che compravano la nostra roba. Ma se a loro stava bene,non vedevo il motivo per cui anch’io dovevo farlo.
–Ora! –.
Ci avviammo verso il grande bagno della discoteca,con le giacche piene di bustine,pronti a vendere come non avevamo mai fatto.
In pochi minuti una notevole quantità di persone si era avvicinata da noi,e aveva comprato la propria dose. Dopo neanche mezz’ora eravamo a 900 dollari.
Arrivò il turno di una ragazza,una bellissima ragazza dagli occhi azzurri e dai capelli neri come la pece e lucenti come diamanti.Aveva appena quindici anni,a vista d’occhio. 
Come una tempesta nella mia testa iniziò un uragano di emozioni e sensazioni che non riuscii a trattenere.
–Ehi,ehi,cosa fai?Tu non puoi prendere questa roba…ti distrugge il cervello– le sussurrai con ira nelle orecchie.
–Un po’ di cazzi tuoi? –rispose lei con altrettanta stizza nelle sue parole.
–Vieni con me…– dissi afferrandola per un polso e portandola in un angolo solitario della discoteca. –Come ti chiami? – le chiesi calmando il mio tono di voce.
–Violet. –.

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre. ***


 
–Cosa vuoi? Ho solo bisogno di una dose.– disse lei guardandomi negli occhi,senza muovere un muscolo.
–Che cosa voglio?!– dissi a denti stretti mentre la rabbia iniziava a scorrermi nelle vene.Le strinsi il polso più forte– Violet,sei fottuta di cervello,non puoi rovinarti la vita in questo modo!–.
Mi guardò dritto negli occhi per alcuni istanti,poi infilò le mani in una tasca della minigonna e prese dei contanti–Quanto vuoi in più per la bustina?–disse facendomi passare i soldi davanti al viso,per poi ritornare a guardarmi fisso nelle pupille.
–Non ci siamo capiti Violet,questa non è una questione di soldi– dissi lasciando la presa dal suo polso e mettendo le mie mani sulle sue spalle–Io sto andando contro quelli che sono i miei interessi!–.
Questa volta fui io ad inchiodarla con lo sguardo. Tutto mi sarei aspettato,compresi calci e schiaffi da parte sua,ma una situazione del genere non mi era mai capitato di doverla affrontare.
I suoi occhi blu si inumidirono velocemente,e le lacrime iniziarono a rigare sul suo viso,mentre sentivo che la pelle delle sue spalle scoperte iniziava a raffreddarsi molto rapidamente.
–Violet,non fare così....– dissi mentre alzavo con due dita il suo mento per fa si che lei,mi guardasse negli occhi.
Red,dal bagno del locale inarcò le sopraciglia. Scossi la testa per indicargli che era tutto ok.
Mossi le labbra senza parlare dicendogli di continuare le 'vendite'.
–Qual'è il tuo nome?–disse Violet fra un singhiozzo e l'altro. La domanda,posta in tono così amichevole mi spiazzò creando una lunga pausa fra di noi; nessuno dei nuovi conosceva il mio nome e mai l'avrebbe potuto conoscere:l'anonimato è una cosa importante con quel lavoro.
Ma di lei decisi di fidarmi,anche se fino ad allora si era dimostrata diffidente nei miei confronti.
–Io sono Liam,Liam Payne–risposi con un piccolo sorriso.–Ok,adesso devo andare,però ti prego non comprare e soprattutto non usare queste cose..ti fottono il cervello,fattelo dire da uno da me che ne sa!– dissi togliendo le mani dalle sue spalle.
Lei mi guardò con un sorriso appena accennato,e poi ritornò a ballare,con la voglia di vivere e la gioia di una bella e solare ragazza di quindici anni.
Tornai da Red,che sembrava intento in una discussione per il prezzo delle bustine.
–Cosa succede?!–dissi mettendomi di lato al ragazzo dai capelli rossi.
–Lo vedi questo,vuole la bustina alla metà del prezzo..–disse Red toccandosi la visiera del cappellino.
–No bello,il prezzo è questo,prendere o lasciare!– dissi togliendogli la bustina dalle mani.
Il ragazzo cedette e sganciò la banconota in cambio della sua dose.
                                                                 *****
 
La serata andò avanti così,fino a quando un evento inaspettato sconvolse lo scorrimento delle vendite.
D'un tratto la musica si fermò e fu seguita da un 'oooh' collettivo,prima che tutti iniziassero a gridare.
–Oddio,chiamate un ambulanza,chiamate un ambulanza!– strillò una; –Cazzo,è morta,è morta– ribattè un altro.
La folla fece spazio attorno a quello che era il corpo steso per terra.
–Che cazzo succede?– dissi facendomi spazio fra la gente,e per assicurarmi che non fosse stata un'altra vittima della droga.
Quello che vidi,fu forse la seconda cosa più traumatica durante tutta la mia vita. La ragazza stesa per terra era lei,Violet.
–Aiuto,aiuto!– strillai con tutto il fiato che avevo in gola. Nessuno si mosse,e tutto quel silenzio mi stava iniziando a dare sui nervi.
–Che fate coglioni,chiamate un medico,fate qualcosa!–.

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro. ***


 
Nessuno si muoveva,nessuno parlava. Sembrava che il silenzio urlasse dentro le mie orecchie.
–Che cosa è successo?– gridai senza però avere nessuna risposta dalla folla.
–Ho detto,che cazzo le è successo?– urlai mostrando tutta la mia disperzione.
Mi gettai per terra,le presi la testa fra le mani e controllai il battito sul collo. Era velocissimo,merda.
–Andrà tutto bene Violet,andrà tutto bene..–sussurravo mentre accarezzavo i suoi capelli in attesa di un ambulanza.
A un tratto una ragazza si fece spazio tra la folla ammutolita.
–I-Io so cosa le è successo...–balbettò quella mentre le lacrime rigavano il suo viso.
–Cosa vuol dire che sai?!Parla,cazzo,parla!– ribattei,le parole piene d'ira.
–S-Sono stata io–.
Tutti i ragazzi presenti dentro la discoteca si voltarono verso di lei,con un misto di orrore e disgusto.
–Come ti chiami?– dissi mentre l'odio che provavo per quella persona si faceva spazio nella mia mente.
–Allison– disse lei in un sussurro.
Mentre pronunciava il suo nome,sentii la sirena dell'ambulanza che arrivava. Stava per terminare tutto.
Eppure nella mia mente non potevo fare a meno di ripercorrere i minuti in cui conobbi Violet. I suoi occhi un oceano blu in cui perdersi,e le sue labbra a forma di cuore.
Le avevo salvato la vita dalla droga,ma qualcuno sembrava averla messa in pericolo. Due volte nella stessa notte...di certo la luna non era a suo favore.
Sentimmo il grande portone dello Shining aprirsi,seguito dagli schiamazzi dei rianimatori che entravano nella grande pista da ballo.
Al centro c'eravamo noi, io e Violet.
In pochi istanti i medici si fecero spazio tra la gente ed arrivarono al centro della pista.
–Che succede?–  disse uno toccando il polso di Violet.
–Lei,ha perso i sensi,una ragazza ha detto di essere stata lei la causa,io l'ho vista e l'ho presa e il suo cuore batteva fortissimo e...–.
–Si calmi,ragazzo,si calmi! Oppure avremo bisogno di portare anche lei in rianimazione,visto la condizione in cui si trova!– mi interruppe quello mentre apriva le palpebre di Violet e le controllava con una torcia.Silenzio.
–Che cosa significa questo silenzio,che cosa..–.
Tutto quello che stavo vivendo diventò fumo grigio dentro la mia mente.
 
 
–Battito regolare,si dovrebbe svegliare a minuti.– sentii mentre cercavo di scacciare tutta la confusione dalla mia mente. Dove mi trovavo? Perchè ero in quel posto.
Aprì gli occhi ma li richiusi subito dopo a causa della forte luce del sole.
Un flash nella mia mente mi riportò alla sera prima. Io dicevo a Violet di non drogarsi,lei si sentiva male,la ragazza confessava,l'arrivo dell'ambulanza e poi niente.
Aprì di nuovo gli occhi,più cautamente rispetto alla volta precedente. Decisamente meglio.
La prima cosa che percepii fu un qualcosa che mi dava fastidio nel braccio,come un pizzico.
–Che cosa sta facendo?– dissi mentre guardavo l'uomo che con una siringa prelevava il mio sangue.
–Stia calmo,è un semplice prelievo...ieri sera quando l'hanno portato qua era svenuto,proprio come quella ragazza– disse mentre indicava un letto accando al mio dove era stesa Violet.
–Che cosa le è successo? Che cosa è successo a me,perchè sono qua?– chiesi,bisognoso di fare luce su quello che era successo poche ore prima in discoteca.
–Stia calmo,non si innervosisca.Dobbiamo tenere il battito regolare per evitare un altro svenimento.Non deve accumulare ulteriore tensione–. Allora ero svenuto,ecco cosa era successo; certamente la preoccupazione per Violet stesa a terra in quel modo aveva fatto si che la paura si trasformasse ed eccomi sul pavimento,privo di sensi.
Dall'altro lato della stanza sentii le lenzuola muoversi,strusciando contro qualcosa.
Mi fu impossibile fare a meno di guardarla nei suoi splendenti occhi blu.
Un sorriso si fece spazio sul mio viso mentre vedevo che stava bene. Si toccava i capelli,poi il braccio,in cui era inserita una flebo. Non si accorse subito di me,disteso in un letto a pochi metri dal suo.
Poi di scatto si voltò e mi vide.
–Vi lascio un po' soli– disse maliziosamente l'infermiera,le provette con il mio sangue dentro la mano.

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