Sasuke in Seven Weeks di Shirangel (/viewuser.php?uid=41679)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Extrema Ratio {KakaSasu} ***
Capitolo 2: *** Let it Snow {ItaSasu} ***
Capitolo 3: *** Dietro tutto quello che non c'è {SasuKarin} ***
Capitolo 4: *** Kaboom {SasuNaru} ***
Capitolo 5: *** Finally Free {SasuIno} ***
Capitolo 6: *** Quando il giorno si colora {SasuSaku} ***
Capitolo 7: *** Chiusi fuori insieme {SasuHina} ***
Capitolo 1 *** Extrema Ratio {KakaSasu} ***
Extrema
Ratio
Eccolo
lì,
quello che tutti chiamavano bambino prodigio.
Se
ne sta in
ginocchio, con le braccia incatenate al muro, eppure ha ancora la
faccia tosta
di non abbassare gli occhi. Non distoglie lo sguardo di fronte a
nessuno, sembra
manovrato da chissà quale delirio di onnipotenza, anche se
si ritrova in una
cella sudicia a patire la fame come il più misero dei
delinquenti.
Tsunade,
dopo averlo
visitato, ha accertato una cecità incurabile per entrambi
gli occhi. Anche se
ci fosse qualcosa da fare, chi l’aiuterebbe? Per lui non
è rimasto più nessuno.
Chissà
cosa vedono,
adesso, quelle iridi ancora spalancate. Sono fauci intenzionate a
divorare il
mondo, senza curarsi del fatto che non hanno più denti:
azzannano l’aria senza
ferirla ma sentono l’odore del sangue. Chi si avvicina troppo
rischia di
lasciarci un pezzo di sé, in quella trappola perversa che
è Sasuke Uchiha.
Kakashi
si porta
dietro una candela perché non è capace di
guardare senza occhi come lui. Per
tentare di capirci qualcosa ha bisogno di illuminargli
l’anima – sempre che non
sia già troppo nera per trovarci alcunché.
Si
inginocchia
davanti a lui per portarsi alla sua altezza. Lo illumina per vedere se
riesce a
inghiottire dentro al suo buio anche la luce della candela. Non succede
niente,
se non la fitta al cuore che non riesce a reprimere davanti a quel viso
scheletrico. Puzza da fare schifo.
«La
mia più grande
delusione» mormora Kakashi. È la delusione di
tutti quelli che credevano in
lui.
Il
volto ghigna e le
ossa sembrano andare a riallinearsi per imitare le fattezza di un
demonio. «Sensei»
il suo saluto è pregno di
disprezzo. «Che gesto nobile, visitare il suo ex allievo
appena prima
dell’esecuzione.» sputa ai suoi piedi la poca
saliva che gli resta. «Proprio
degno di lei.»
«Non
parlare, Uchiha.
Meriteresti di morire come un cane» se non altro, come i
duecento abitanti di
Konoha che ha ucciso, bruciati vivi da Amaterasu. L’odore di
carne carbonizzata
ancora impesta le narici dei superstiti.
«Non
si è mai chiesto
se le cose sarebbero andate diversamente, se lei fosse stato un maestro
migliore?» più infida di un serpente, la sua voce
è roca e passa dalle orecchie
fino al cervello e poi va dritta al cuore.
Kakashi
ne ha viste
troppe per lasciarsi plagiare da un ragazzino.
«Morirai
come il più
miserabile degli assassini, Sasuke, ma non porterai nessuno a fondo con
te.»
Gli
lascia accanto la
candela, nel caso gli torni la vista. Finché la cera non si
sarà consumata,
alla sua luce potrà guardarsi; se sarà fortunato,
si sentirà disgustato da sé
stesso. Ma Sasuke Uchiha, sedici anni, migliore allievo del suo corso
all’Accademia, orgoglio di tutto il villaggio, si
autodistrugge dall’interno
per non lasciar loro la soddisfazione di eliminarlo personalmente.
Eccolo
lì,
tutto quello che resta del bambino prodigio.
Nient’altro
che una promessa non mantenuta.
Note dell’autrice:
«Extrema
ratio è un'espressione latina […] L'uso nella
lingua italiana ha assunto, oltre
al significato originale di "ultima possibile linea d'azione" anche
quello, più specifico, di "estremo rimedio" o "ultima
possibile
soluzione", ovvero la soluzione cui ricorrere quando tutti i possibili
rimedi di un determinato problema sono già stati tentati
senza successo.» [Cit.
da Wikipedia]
Qui
c’è un gioco di parole tra ratio con il
significato di piano (e quindi il
tentativo di Kakashi di far recuperare la ragione a Sasuke: la
“vista” non è
intesa propriamente come facoltà visiva, ma come senno) e
ratio con il
significato di razionalità, di cui la candela è
allegoria.
☑Originalità
☑Grammatica
☑IC
Personaggio Base
☑IC
Personaggio Aggiunto
☑Uso
del Prompt
☐Gradimento
personale
☐Bonus/Malus
Totale: 5 punti
Con questa
flashfic ho ottenuto
[5] punti per un totale di [5] punti nella sfida
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Capitolo 2 *** Let it Snow {ItaSasu} ***
Let
it Snow
Itachi,
fin dal principio della sua esasperante carriera da fratello maggiore,
aveva
intuito che occuparsi di Sasuke spesso era più faticoso di
una sessione di
esami a luglio. Il compito che stava svolgendo in quello che prometteva
di
diventare il peggior capodanno della sua vita era un esempio lampante
di tale
teoria.
«Nii-san,
sbrigati o l’angelo volerà via!»
Itachi
avrebbe voluto ribattere che portare un moccioso sulle spalle
– trenta chili
scarsi, vero, ma pur sempre un carico considerevole –
limitava inevitabilmente
le sue possibilità di sbrigarsi,
tuttavia
si trattenne e continuò ad arrancare tra la neve che ormai
superava il metro di
altezza.
Il
motivo per cui si era issato suo fratello sulla schiena era stato
proprio il
fatto che Sasuke minacciava di sparire ad ogni passo sotto la distesa
bianca
che chissà quale kami a lui avverso aveva deciso di
rovesciare sulla città. Tousan
e la sua meravigliosa idea di regalargli un libro di mitologia
giapponese per
Natale.
«Eccoci
qua, otouto» sospirò, mentre lo faceva scendere.
«Sulla cima della montagna,
proprio come volevi. Adesso, di grazia, vuoi convincerti che qui non
c’è nessun
angelo?»
Sasuke
si guardò intorno, mentre l’aspettativa nei suoi
occhi scemava mano a mano che
studiava ogni singola porzione di spazio raggiungibile a vista. Alla
veneranda
età di otto anni non era in grado di distinguere
un’altura da una montagna, e
Itachi non pensava che quello fosse il momento più opportuno
per rivelargli la
sottile differenza.
«Forse
si nasconde» azzardò il bambino. «Magari
gli hai fatto paura.»
«Otouto,
gli angeli non esistono.
È solo una
leggenda.» non cercò nemmeno di informarsi sui
motivi per cui lui avrebbe dovuto
spaventare una
creatura celeste. Decise di avergli concesso fin troppo tempo e che era
giunto
il momento di riportarlo a casa, prima di morire entrambi assiderati,
quando il
fratello scappò via senza nemmeno dargli la
possibilità di muoversi.
«Sasuke!»
urlò, basito. «Torna subito qui!» Ma il
bambino era già lontano e l’orribile sospetto
che rischiasse di sprofondare tra la neve lo prese con una violenza
tale da
lasciarlo senza fiato.
«Niisan,
vieni!»
Sasuke
rideva, sdraiato a pancia in su, mentre allargava gambe e braccia per
imprimere
una figura sul terreno candido. Lo guardava con
un’espressione talmente
soddisfatta che il desiderio di prenderlo a schiaffi gli fece bruciare
le mani.
«Kaasan
mi ucciderà, quando ti riporterò a casa tutto
bagnato.» brontolò. Lo acciuffò
per la collottola e se lo infilò sotto il mantello,
rabbrividendo mentre entrava
in contatto con il suo corpicino freddo.
«Hai
visto, niisan?» lo riprese Sasuke, saccente come solo lui
poteva essere in
quelle condizioni. «Gli angeli esistono.»
e indicò il cumulo di neve da cui era appena emerso, che in
effetti sembrava
accennare la forma di un paio di ali e una tunica.
«Chiudi
il becco, otouto.»
Poi
però notò i suoi capelli spettinati, le gote
arrossate dal freddo e quel
sorriso sdentato che era solo per lui, e dovette ammettere che, in fin
dei
conti, non aveva tutti i torti.
Gli angeli
esistono davvero.
Note
dell’autrice:
Nel
buddismo giapponese il Tennin è
un
angelo che può apparire su una montagna, e chi vuole
incontrarlo deve
arrampicarsi fino in cima.
☑Originalità
☑Grammatica
☑IC Personaggio Base (ma
quanto è tenero? :3)
☑IC
Personaggio Aggiunto
☑Uso del Prompt (un
utilizzo davvero originale ed
azzeccato, non c'è che dire!)
☑Gradimento
personale
☑Bonus/Malus (prima a
consegnare)
Con questa
flashfic ho ottenuto
[7] punti per un totale di [12] punti nella sfida
|
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Capitolo 3 *** Dietro tutto quello che non c'è {SasuKarin} ***
Dietro
tutto
quello che non c’è
La
polvere si alza, sollevata dalla danza di morte che si balla sopra la
terra
dura. La spade volano, cozzano l’una contro l’altra
e poi si allontanano. Un
affondo e il sangue che schizza brilla sotto il sole ardente. Il
jinchuuriki
dell’hachibi colpisce, ancora e ancora: Sasuke si ritrova
disteso sul suolo già
macchiato di rosso senza nemmeno accorgersene.
«Mordimi,
presto!» Karin si alza la manica della divisa e gli porge il
braccio,
impaziente. Lui le dedica solo uno sguardo e un pensiero distratto
prima di
affondare i denti nella sua carne pallida.
È
stato un buon
acquisto
sogghigna. Un bel gioiello che spicca al centro della sua collezione di
armi.
Se fosse capace di tenere la bocca chiusa, sarebbe una pedina perfetta
nella
sua scacchiera di potere.
«Ti
devo la vita.»
La
ragazza non se la fa sfuggire, un’occasione così.
«Già» sorride, e i suoi occhi
promettono che questo debito non se lo scorderà tanto presto.
Sasuke
la premia con un’occhiataccia, prima di riprendere il
combattimento.
Già. Non sa
davvero quando stare
zitta, la sua arma imperfetta.
Le
cicatrici deturpano la sua pelle come macchie
di sangue che insozzano il candore della neve. Solo che non
è pura per niente,
lei. Di notte si lascia spogliare e spoglia, gode di un corpo che non
le
apparterrà mai, si accaparra il privilegio di mordere a sua
volta. È l’unico
momento in cui può farlo; la pelle di Sasuke si colora di
rosso sotto i suoi
denti, ma lui è troppo occupato a prendersi quella misera stilla di piacere
per farci caso.
A Karin
non piace mostrarsi alla luce del sole.
Preferisce coprirsi le braccia segnate dal passato e mostrare
l’addome privo di
difetti, suo unico vezzo. Non porta orecchini o collane, non si trucca;
non
sfoggia una bellezza che non sente di avere.
La notte,
però, è diverso. Su di lei
c’è Sasuke, meraviglioso
nel suo corpo dannato, che le striscia sopra e dentro, che la usa come
la più
volgare delle donne. A lei non importa, perché è
come se tutta quella bellezza
diventasse un po’ sua. I capelli
si
ammorbidiscono, la vita si assottiglia e le cicatrici spariscono.
È splendida
come da sola non potrebbe mai essere.
Sasuke
è il più bel gioiello
che potrebbe desiderare. Armonizza la sua figura come nessun monile
sarebbe in
grado di fare. È solo per la durata di una notte, ma
è abbastanza.
«Sasuke-kun?»
«Mh.»
«È
bello stare qui con te.»
Sasuke
grugnisce e si volta dall’altra parte. Le armi, anche quelle
di valore,
attaccano e difendono e basta. Non
dovrebbero
parlare.
Karin
ride tra sé e sé, ma non se la prende. Dopotutto,
si sa: le pietre preziose
sono solo sassi. Bellissime e gelide, incantano e si negano. Non sono
in grado
di infliggere ferite permanenti.
Sasuke
e Karin dormono insieme e non si amano, ma va bene così: i
gioielli si usano.
Non ci si affeziona né a una spada né a una
collana. Quando non sono più utili,
vengono gettati via.
Karin
pensa a questo, mentre
Sasuke tenta di ucciderla. Non gliene fa una colpa.
Un oggetto
che perde il suo valore
non serve a niente.
☑Originalità
☑Grammatica
☑IC
Personaggio Base
☑IC
Personaggio Aggiunto
(anche troppo bella)
☑Uso
del Prompt
☑Gradimento
personale (ecco,
io lo sapevo che a darti Karin saresti riuscita a farmela piacere...!)
☑Bonus/Malus
(prima nel
turno precedente)
Totale: 7 punti!
Con questa
flashfic ho ottenuto
[7] punti per un totale di [19] punti nella sfida
|
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Capitolo 4 *** Kaboom {SasuNaru} ***
Kaboom
Naruto
aveva sempre
creduto in Sasuke. Sentiva il bisogno di avere un modello da
raggiungere e
superare, per poi venire battuto di nuovo e di nuovo sconfiggerlo.
Attraverso i
suoi occhi il mondo sarebbe rimasto per sempre bambino con lui: era un
ragazzino che voleva giocare con il suo migliore amico senza crescere
mai,
continuare a sfidarsi di continuo perché era una cosa solo
loro. Era un patto
stretto nelle loro dita che si erano incrociate con un sorriso, tanti
anni
prima.
Gli
occhi di Sasuke
brillavano più di tutto il resto quando si infiammavano per
l’ardore del
combattimento. A Naruto piaceva così tanto vederli che
provocarlo per studiare
di nascosto la reazione del suo sguardo era diventato un istinto
incontrollabile: era come assistere alla formazione di una stella. Nubi
e
polveri che si aggregano fino a riscaldarsi sempre più e poi
rifulgere di luce
propria.
Quando
il suo
migliore amico se n’era andato dal villaggio per inseguire
sogni fatti di
sangue, Naruto aveva visto la sua luce spegnersi sempre di
più, indebolirsi
fino a diventare un luccichio insignificante. La speranza di
convincerlo a
tornare si riallacciava al desiderio di vederlo brillare di nuovo. Era
fatto
per splendere, Sasuke, ma in fondo anche le stelle si affievoliscono,
quando esauriscono
il loro carburante.
Era
stato sul punto
di uccidere Sakura. La verità sanguinava fuori da quei suoi
occhi da pazzo,
ormai quasi del tutto spenti, ridotti a pezzi di carbone illuminati
appena a
sufficienza per non perdercisi dentro. Naruto sapeva che, se non fosse
intervenuto, Sasuke l’avrebbe fatto davvero. Avrebbe ucciso
Sakura. La luce gli
si staccava di dosso in grossi pezzi, lasciandolo nudo sotto il suo
sguardo.
Era il buco nero del suo cuore.
Ci
speravano un po’
tutti, anche se era una cosa che non diceva nessuno. Non era il momento
per
perdersi in fantasticherie, non quando gli shinobi morivano in guerra
come
mosche. Eppure sembravo così giusto, che il traditore di
Konoha si redimesse
appena in tempo per salvare i suoi concittadini. Talmente giusto che
non era
possibile crederci.
Naruto
non ci
sperava, lo sapeva e basta. Sapeva che sarebbe successo.
Sasuke
arrivò quando
ormai nessuno pensava più a lui. Era da solo, come era nato.
Non
gli disse “sei venuto”.
Non andò ad abbracciarlo,
né gli sorrise: lo guardò e basta.
Cercò i suoi occhi e vide che erano di nuovo
quelli del bambino che lo sbeffeggiava tanti anni prima, fiammeggianti
e pronti
al loro destino. Sembrava pronto a incendiare il mondo, con quel suo
viso fiero
e le mani sporche di sangue.
Si
dice che una
stella brilli di più nel momento appena precedente alla sua
esplosione.
KABOOM!
Il
cuore di Naruto
fece crack.
Sasuke
si portò via
Madara con sé.
Si
spense così, la
stella più luminosa di tutta Konoha, insieme a un desiderio
mai espresso. Durò
poco come la sua luce e in una manciata di minuti di lui non
c’era più niente,
nulla che testimoniasse l’esistenza di quello che, alla fine,
era stato pur
sempre un ragazzino. Solo questo.
Rimase
Naruto e
basta.
Naruto
e il suo
dolore.
Naruto
senza la
stella cadente che aveva inseguito per anni.
shirangel
con “Kaboom”
☑Originalità (oddio,
fin troppo originale
direi!)
☐Grammatica
(“Si spense così, la stella
più luminosa di tutta Konoha, insieme a un desiderio mai
espresso” → credo che
le virgole spezzino
male la frase, io toglierei la prima.)
☑IC
Personaggio Base
☑IC
Personaggio Aggiunto
☑Uso
del Prompt
(Sasuke stella cometa... l'apoteosi dell'utilizzo di un prompt!)
☑Gradimento
personale
☑Bonus/Malus (prima
nel turno precedente)
Totale: 6 punti
Con
questa flashfic ho ottenuto [6] punti per un totale di [25] punti nella
sfida
|
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Capitolo 5 *** Finally Free {SasuIno} ***
Finally
Free
Lo
desiderava da bambina
Era
nato come un
capriccio.
Perché
lei era Ino, e
chiunque voleva essere amico di Ino. Era simpatica, allegra e aveva una
risata
che faceva tornare il sole in una giornata di pioggia. Alta, bella e
con un
delizioso paio di occhi azzurri. Perfetta.
Ogni
volta che usciva
di casa le si radunavano intorno decine di persone e lei schioccava la
lingua,
faceva dondolare la coda e si fingeva un po’ annoiata. Tutti
cercavano il suo
sguardo per ricevere uno di quei sorrisi accattivanti, lei li
distribuiva
gratis, venditrice di sogni. Aveva una parola per tutti, civettuola o
acida o
divertente. Era versatile, una di quelle che andavano bene per
qualunque
occasione. Un po’ anonima, forse, ma è il prezzo
per essere amati.
Lui
invece la
ignorava sempre. Volontariamente, avrebbe detto Ino, per cercare di
attirare la
sua attenzione. Lei non gli avrebbe dato peso, avrebbe aspettato il suo
cedimento. Prima o poi si sarebbe arreso, pensava, chi può
resistere a tanta
perfezione?
Lo
desiderava da ragazza
Invece
era rimasto in
disparte perfino quando la sua bellezza era esplosa come un fiore in
primavera,
non l’aveva mai nemmeno guardata. Il sospetto di non
interessargli era così
terribile da non poter essere raccolto. Ino voleva i suoi occhi
addosso,
proprio come voleva quel vestitino tanto corto che Inoichi si era
rifiutato di
comprarle. Suo padre era sempre stato sensibile alle suo moine e in
pochi
giorni il guardaroba aveva ricevuto un nuovo capo
d’abbigliamento; il suo cuore,
invece, era ancora vuoto.
Era
diventato
un’ossessione. Il desiderio di essere al centro della sua
attenzione la
tormentava anche di notte. Il capriccio era diventato doloroso e Sasuke
sempre
più irraggiungibile. Non la guardava, non le parlava, non la
cercava, non
sorrideva. Sembrava in un mondo tutto suo e lei doveva assolutamente
farne
parte.
Lo
desidera da kunoichi
«Non
mi interessi.»
quella voce, ancora più bassa e calda di quanto ricordasse.
«Sei noiosa.»
Ino
sorride, forte e
bella come non mai. Congiunge le mani lentamente, pronta a intrecciare
le dita
nel jutsu che le serve.
«Mi
dispiace,
Sasuke-kun. Temo che dovrai sopportarmi. » risponde. La
traccia civettuola ora
serve solo per dimostrare quanto sia sicura di sé.
«Almeno fino a quando non ti
avrò ucciso.»
Sasuke
ghigna, snuda
i denti della sua bocca da cannibale. Fa un passo avanti e aspetta di
vederla
retrocedere, ma rimane deluso. Ino non si muove, ferma sulle gambe e
solida
come una roccia.
«Non
ti permetterò di
entrare a Konoha.»
Il
desiderio verso di
lui non si è mai spento. È solo posizionato su
un’altra frequenza, tra
l’impulso animale e le farfalle nello stomaco; Ino lo vuole
ai suoi piedi.
Possibilmente ferito mortalmente, farà attenzione a
procurargli almeno la metà
del dolore che lui ha inflitto a Sakura quando l’ha uccisa.
«Ho
fretta, Yamanaka.»
«Cercherò
di
sbrigarmi, allora.»
Lo
guarda. Aspetta di
vedersi finalmente oggetto dei suoi occhi, come aveva sognato per tanti
anni, e
poi comincia a correre verso di lui. Ha ottenuto quello che voleva e
adesso non
c’è più niente che la trattiene. Perché
lei ottiene sempre quello che vuole.
Probabilmente
non
sopravvivrà, ma quel momento lo dedica a se stessa.
Non
ti desidero più, schifoso bastardo.
shirangel
con “Finally Free”
☐Originalità
(solo il
finale rialza il tono di un resoconto conosciuto)
☑Grammatica
☑IC
Personaggio Base
☑IC
Personaggio Aggiunto
☐Uso
del Prompt (carino
il modo di far evolvere la narrazione attorno al desiderio, ma
piuttosto
scontato)
☑Gradimento
personale
☐Bonus/Malus
Totale: 4 punti
Con questa
flashfic ho ottenuto
[6] punti per un totale di [29] punti nella sfida
|
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Capitolo 6 *** Quando il giorno si colora {SasuSaku} ***
Quando
il giorno
si colora
Sakura
le conta tutte.
Giorno
dopo giorno, la sua mente si ostina a tracciare una riga in
più
sull’immaginario foglio di carta su cui appunta le mattine in
cui si sveglia
senza Sasuke. Sono diventate tante, in tre anni. Dopo il suo piccolo
rituale,
si alza dal letto e guarda fuori dalla finestra: è il suo
unico conforto.
Ogni
tanto si diverte ancora a sognare di vederlo tornare, ma è
un desiderio così
disilluso che ormai la speranza è diventata abitudine.
L’unico momento in cui
si permette di essere un po’ ingenua è quando il
sole sorge e il mondo si
colora dei suoi raggi; solo allora il cuore rallenta, appena per un
attimo, e
la figura di Sasuke si staglia nei suoi occhi come se fosse davvero
lì davanti
a lei.
All’alba,
con l’oro liquido del cielo che gli cola sulle spalle.
Illuminato della luce
che ha perso, torna indietro solo per lei.
Sarebbe
bello, Sakura.
Poi
il cielo da dorato diventa azzurro e anche l’ultima illusione
si spezza.
˜
° ˜
La
guerra è finita; Obito e Madara sono stati sconfitti,
l’Alleanza degli Shinobi
ha vinto e persino le perdite sembrano meno dolorose, sotto la promessa
di un
futuro migliore.
A
Sasuke tutto questo non importa. A lui l’oro del mattino non
piace, nemmeno
quando illumina la via che deve percorrere. Riconosce distrattamente
suo
fratello che gli indica il cammino, in quella luminosità
troppo accecante. Non
vuole tornare e il suo odio non si è spento: si è
solo assopito e giace sotto
la cenere. È troppo stanco anche per una vendetta ormai
inutile.
Il
team Sette non esiste più. Il team Taka non esiste
più. Sasuke non esiste più.
Trascina i piedi, un passo alla volta, diretto verso il richiamo
primordiale
del posto in cui è nato. La ferita al costato sanguina
pigramente, senza
fretta; lo uccide piano, perché sa che non potrà
essere salvato.
Konoha
sta ancora dormendo quando arriva alle sue porte. La luna sta cedendo
il passo
al sole.
Sasuke
continua a camminare, stringendosi il kimono insanguinato, senza sapere
dove
stia andando: ormai la nebbia che gli annebbia la mente è
troppo densa. Avanza
tra gli edifici semidistrutti notando a malapena lo sfacelo in cui
versa il
villaggio.
Sakura
sta svolgendo il suo rituale mattutino quando lo vede arrivare; deve
aspettare
qualche secondo prima di capire che non sono i suoi occhi traditori a
mostrarle
il sogno che ha tormentato così a lungo le sue notti. Lo
intuisce nel momento
in cui il sole sorge e Sasuke si illumina sotto i suoi raggi. Il sangue
che
cola brilla di vita mai vissuta. L’oro del giorno sembra
rendere tutto
possibile, capace di ridare vigore anche alla più flebile
delle speranze.
Si
precipita verso le scale ed esce di casa appena in tempo
perché Sasuke riesca a
caderle tra le braccia. Il cielo dorato assiste alla sua rinascita,
mentre
cambia la pelle di traditore e torna ad essere solo un ragazzino.
Spazza via
l’orrore del passato a ritmo del cuore di Sakura che gli
batte contro la
guancia e riesce finalmente a chiudere gli occhi. È stanco.
Poi
il cielo da dorato diventa azzurro e il sole è solo una
stella.
Sasuke
muore sotto i suoi raggi.
☑Originalità
(fino alla
frase finale non ti avrei dato il punto... poi è cambiato
tutto e ho ancora gli
occhi sgranati e una lacrimuccia)
☑Grammatica
☑IC
Personaggio Base (“la
ferita al costato” fa tanto Gesù xD)
☑IC
Personaggio Aggiunto
☑Uso
del Prompt
(divino)
☑Gradimento
personale
-☑Bonus/Malus
(ultima nel turno precedente)
Totale: 5 punti
Con
questa flashfic ho ottenuto [5] punti per un totale di [34] punti nella
sfida
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Capitolo 7 *** Chiusi fuori insieme {SasuHina} ***
Chiusi
fuori
insieme
Le
sue carezze hanno il sapore di uno schiaffo.
«Rivestiti
e vattene», dice, con quella sua voce perennemente annoiata,
e lei non può fare
a meno di sentirsi come la più sporca delle prostitute.
Eppure
torna, torna sempre. Continua a cercare i suoi occhi ed è di
loro che è
innamorata. Quello strano ragazzo che tutte definiscono tanto bello,
lei non lo
guarda nemmeno. Hinata vuole i suoi occhi e basta.
Sasuke
si accende una sigaretta. Fuma lentamente, lasciando vagare lo sguardo
sul
tramonto che si porta via tutta la luce, la stessa luce che a loro
è preclusa.
Vivono nell’oscurità insieme a quegli incontri
segreti, relegati lì per uno
strano scherzo del destino.
Hinata
non lo capisce, probabilmente non lo farà mai. Abbassa il
capo e fissa i graffi
sul parquet, stringendosi il lenzuolo attorno al corpo.
«V-va
bene, Sasuke-kun.» mormora. «Come vuoi.»
Non
l’hai mai invitata a restare a dormire, e lei non
avrà mai il coraggio di
chiederglielo. Malgrado sappia che sarebbe meraviglioso svegliarsi e
incontrare
i suoi occhi, quella strana soggezione che prova nei suoi confronti non
sparirà
mai del tutto. Ma è tenace, Hinata, e tornerà in
quella stanza fino al momento
in cui non diventerà anche la sua
«Ce
li hai i soldi per il tram?»
Sasuke
si è voltato e Hinata si interrompe a metà di un
movimento, mentre si sta
infilando le mutandine. Le sue mani vanno a coprire le
nudità, vittima di una
timidezza impossibile da cancellare. Lui sbuffa, quasi divertito.
«N-no.
Li ho scordati.» risponde la ragazza, rossa in viso.
«Andrò a piedi.»
Sasuke
si alza dal letto e le si avvicina. Raccoglie il reggiseno color crema,
l’aiuta
ad infilarlo e lo allaccia. Le sue mani sono delicate e Hinata freme.
«Non
dire idiozie, ormai si è fatto buio. Ti accompagno io o
chissà cosa combini,
maldestra come sei.»
La
ragazza si volta e finisce tra le sue braccia. Vede il suo sguardo e il
cuore
si calma.
Le
iridi sono rosse. Qualcuno ci vede l’inferno, altri il
proibito, lei ci vede
Sasuke. Fanno paura a tutti, molti lo insultano e lo deridono, lei lo
ama.
Hinata ha gli occhi bianchi e da diciotto anni deve convivere con il
marchio
della diversità che accompagna entrambi fin dalla nascita:
sa cosa significa
guardare il mondo e non trovare nulla di lontanamente simile a lei.
Poi,
un giorno, il bianco ha incontrati il rosso. Lei non è stata
più sola e ha
capito che aveva bisogno di vedere ogni giorno il diverso uguale a lei.
«Va
bene.», dice, a bassa voce. Non balbetta più.
«Grazie.»
Il
rosso è diventato il suo colore preferito, testimone di una
ferita comune che
possono curarsi a vicenda. Quella sfumatura scarlatta è il
suo unico sostegno e
il solo scudo che ha contro le parole della gente, ma non importa. Non
ha
bisogno di altro.
«Adesso
sbrigati e non farmi perdere tempo.»
Hinata
sorride e annuisce: finché ci sarà il rosso dei
suoi occhi a proteggerla, non
avrà paura di niente.
Nemmeno
di un amore non corrisposto.
☑Originalità
☑Grammatica
(“il bianco ha incontrati il rosso”, ma non
è abbastanza per toglierti il punto)
☑IC
Personaggio Base
☑IC Personaggio Aggiunto
☑Uso del Prompt (un po'
troppo ripetuto e calcato, fino
a non farlo più sembrare naturalmente inserito nella storia,
ma inserito bene
nelle frasi e nei pensieri)
☑Gradimento
personale (“Qualcuno ci vede l’inferno,
altri il proibito, lei ci vede
Sasuke.” l'ho trovato poetico, sai? Molto d'effetto!)
☐Bonus/Malus
Totale: 6 punti
Con questa flashfic
ho ottenuto [6] punti per un totale di [40] punti nella sfida
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