Verrà un giorno

di FeBookworm
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Prologo




 

Do you hear the people sing?

 

“My place is here, I'll fight with you”

Quando Marius gli confermò la sua presenza al suo fianco, Enjolras si sentì quasi sollevato.

Non era facile per lui essere il loro leader. Erano un gruppetto di giovani uomini, appena usciti dall'adolescenza, che combattevano per un ideale troppo grande per loro.

Aveva accettato il suo compito di leader con piacere, ma sapere che Marius sarebbe stato lì, vicino a lui, gli alleggerì l'enorme peso che gli giovava sulle spalle.

Si sentiva meno solo, ecco.

 

One more dawn

One more day

One day more...

 

Quando finirono di cantare, Enjolras vide una ragazza per le strade di Parigi. Aveva cercato di mascherare la sua identità indossando dei vestiti maschili, ma invano.

Enjolras si guardò attorno e notò che Marius era solo, non c'era la ragazza con cui.

Tra l'entusiasmo generale de Les Amis, Enjolras uscì dal Café e rincorse quella ragazza. L'afferrò per un braccio e la spinse in un vicolo cieco. Le coprì la bocca con l'altra mano, non volendo destare sospetti.

“Dimmi che non sei Eponine” sussurrò Enjolras, quasi pregandola. La ragazza però abbassò lo sguardo, colpevole.

“Vuoi morire, Eponine?”

“Moriremo tutti su quelle barricate, Enjolras. Cadremo tutti e tu lo sai.”

“Non se il popolo insorge con noi! Non siamo soli, loro ci aiuteranno.”

Eponine gli rise sarcasticamente in faccia:”Ne sei davvero convinto? Quando si renderanno conto del pericolo, ci abbandoneranno. Fidati, io sono una di loro. Io li conosco.”

I due ragazzi rimasero a guardarsi negli occhi per molto tempo.

Non ci avevano mai fatto caso, ma erano in grado di fare intere conversazioni solo con quegli occhi.

 

...Lo fai per Marius, vero?...

...Anche. E' un giorno in più con lui...

...Ma sai difenderti almeno?...

...Me la caverò, non preoccuparti...

 

Enjolras sospirò, esasperato:”Mi preoccupo invece, Eponine. Non voglio macchiarmi con il sangue degli innocenti.”

“Non sono un'innocente!” urlò arrabbiata:”Mi stai trattando proprio come Marius! Mi parli come se non capissi niente, come se non potessi comprendere i vostri grandi ideali. Ma non è così, Enjolras. Io sono come il popolo che incitavi al funerale di Lamarque.”

 

Will you join in our crusade? Who will be strong and stand with me?

Beyond the barricade there's a world you long to see

Then join in the fight that would give you the right to be free!

 

Enjolras continuò a fissarla. Era testarda, dannatamente testarda. Ed incredibilmente orgogliosa.

Ma era anche fragile, lo vedeva tutte le volte che la notava con Marius.

Era come gli altri Amis. Forti, orgogliosi, ma tanto fragili.

Doveva proteggere anche lei come loro.

“Quei vestiti non vanno bene, Eponine.”

Lei si guardò:”Ho solo questi.”

“Vieni con me. Ti darò i miei, con quelli il tuo corpo si nota troppo” le disse, abbassando castamente lo sguardo.

S'incamminò verso casa sua, ma si fermò quando Eponine parlò:”Sei un buon capo, Enjolras. Severo e protettivo quanto basta.

Enjolras le fece un mezzo sorriso:”Ma è un buon capo quello che porta i suoi uomini alla morte?”

 

 

Il giorno dopo

 

Enjolras se ne stava da solo sul punto più alto della barricata.

Voleva essere il primo a vederli, il primo ad affrontarli, come se il messaggero della liberà stesse guidando il popolo.

Prima di affrontare i soldati reali però, Grandaire gli si avvicinò.

“Che cosa vuoi?” gli rispose secco.

“Abbiamo un problema, è meglio se scendi. Marius si sta comportando da étoile.”

Enjolras scese dalla barricata. La sua camminata non celava affatto la sua rabbia e il suo nervosismo.

“Che cosa sta succedendo qui?”

Marius, davanti a lui gli rispose serio:”Io non combatto”.

Gli occhi blu di Enjolras lanciarono fulmini:”E potrei sapere come mai, di grazia?” gli domandò sempre più innervosito-

“A causa mia, Monsiuer” gli rispose una voce angelica di donna.

E davanti a lui apparve l'Alouette.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1





Se Eponine, con i vestiti giusti e il cappello, poteva assomigliare a un adolescente, quell'altra ragazza no. Aveva una faccia angelica, i lunghi capelli biondo dorati erano mal nascosti dal cappello. La carnagione bianca e i profondi occhi chiari non lasciavano alcun dubbio sul fatto che lei fosse una ragazza.

Ad Enjolras parve una di quelle bamboline giocattolo molto di moda tra le bambine aristocratiche. Adesso capiva perché Marius se n'era così invaghito.

“Voi dovete essere la fiancée di Marius, giusto?” disse con un tono duro e insolente.

Cosette annuì:”Sono qui per combattere insieme a voi”. Il suo tono era fermo e deciso, ma la sua voce angelica metteva in dubbio tutti i suoi propositi.

Il viso di Enjolras rimase impassibile per una questione di rispetto, ma i suoi occhi...Sembravano un cielo notturno in tempesta tanto emettevano fulmini. Mai i suoi occhi blu erano stati così sbarrati e mai prima d'ora avevano espresso in modo così chiaro il suo dissenso.

“Tornatevene a casa. Questo non è posto per voi” le rispose in tono fermo.

“Ma...Io voglio rendermi utile, Monsieur!” ribadì Cosette, gli occhi sbarrati per via del rifiuto.

Marius le si parò davanti, quasi per proteggerla dalla rabbia del suo leader:”Enjolras, cerca di ragionare. Hai accolto con noi il piccolo Gavroche e sua sorella, perché non puoi fare lo stesso con Cosette? Se lei rimane, io resterò.”

Gli occhi di Enjolras si spalancarono ancora di più.

Quello era un ricatto. Come osava quel piccolo bonapartista?

Improvvisamente i suoi occhi incrociarono quelli scuri e cupi di Eponine. Si fissarono a lungo e, come quella notte, fecero una di quelle loro conversazioni silenziose.

 

...Non farlo, Enjolras. Non cedere...

...Devo mandarli via entrambi, Eponine? Così anche lui sarà salvo? E tu che farai? Te ne andrai con lui e lo seguirai come un cagnolino?...

...No. Io resto. Te l'ho detto, sono come quel popolo arrabbiato che incitavi al funerale di Lamarque...

 

 

Do you hear the people sing?

Singing the song of angry men

It is the music of a people who will not be slaves again!

 

 

Il ragazzo sospirò:”Fate come volete. Siete liberi di andarvene entrambi oppure di restare. Non mi interessa. Questa è una barricata della libertà, non di un romanzetto rosa per signorine” disse con un tono che non ammetteva repliche. Diede loro le spalle e continuò:”Combeferre, vieni sulla barricata con me. Courfeyrac, controlla le armi. E voi altri” guardò a uno a uno i suoi uomini, compresi Gavroche ed Eponine:”Preparatevi per la battaglia. So che nessuno di voi mi deluderà.”

 

 

Le guardie reali non avevano ancora attaccato. Forse li stavano osservando di nascosto, aspettando il momento più propizio. Forse, in questo modo, si aspettavano di coglierli impreparati.

Ma questo non sarebbe mai successo.

Enjolras se ne stava sempre in cima alla barricata, lo sguardo volto verso l'orizzonte e le braccia incrociate. La classica posizione di chi aspetta ed è pronto a tutto.

La leggera brezza di giugno gli scompigliava i ricci capelli biondi e con essa si portava via i suoi pensieri.

Non stava andando come aveva immaginato lui.

Per niente.

Aveva immaginato un Marius più convinto e al suo fianco al momento giusto. Invece lui era giù al Café con la sua Cosette.

Già, Cosette...

Una piccola pazza, sfuggita al controllo di suo padre per stare insieme al suo innamorato. Per morire con lui, se necessario.

Ma cos'era preso a tutt'e due? A Cosette e ad Eponine? Cos'era questa voglia di morire per il proprio amato? Non era forse più nobile lottare per la propria libertà? Per la propria patria?

Non era forse vero quello che diceva Orazio? Dulce et decorum est pro patria mori?

E adesso arrivavano quelle due pazze, intente a morire per amore! Ah, par Dieu! Gli stavano trasformando la sua barricata in un romanzetto medievale in stile Lancillotto e Ginevra o Tristano e Istotta!

La sua barricata...

Enjolras sentì dei passi dietro di lui e subito si girò, sfoderando di scatto la pistola.

Il volto di Eponine rimase impassibile, così come i suoi occhi. Sembrava così sicura che lui non le avrebbe mai sparato e, allo stesso tempo, così fiera davanti ad un'eventuale morte.

“Mi dispiace interrompere le tue meditazioni, ma ti ho portato il pranzo” gli disse con sarcasmo.

Enjolras non la degnò nemmeno di uno sguardo. Rinfoderò la pistola e ritornò a guardare davanti a sé.

“Enjolras...”

“Non ho fame. Dallo a qualcuno dei miei uomini” ribatté duro.

Ma Eponine non aveva intenzione di dargli retta. Poteva essere testarda quanto lui, se necessario.

“I “tuoi uomini”, Enjolras, non hanno toccato cibo. Dicono che, se il loro capo non mangia, non mangiano neanche loro. Li hai addestrati come dei bravi soldatini.”

L'unica risposta che ottenne fu il silenzio del ragazzo. Forse se lo immaginò, ma poté giurare di aver visto le sue spalle irrigidirsi.

Eponine sospirò:”Senti, Enjolras...E' meglio se vieni giù. Hanno bisogno di te, non lo capisci? Hanno il morale a terra, soprattutto da quando Marius pensa solo a Cosette. Hanno bisogno del loro leader per poter ritornare a combattere.”

Il giovane si girò, prese la ciotola dalle sue mani e si diresse verso il Café. A metà strada però si voltò e le domandò:”Combattere per cosa, Eponine? Mi hanno distrutto la mia barricata della libertà. Adesso sembra solo lo scenario di un amore alla Romeo e Giulietta.”

“Fa' cambiar loro idea, allora. Ridona loro quel furore da Rivoluzione che tanto decantavi nei tuoi discorsi in mezzo alla strada” gli disse con tono di sfida.

Lo farò, Eponine. Puoi starne certa...

 

 

Stavano combattendo da più di un'ora ormai. E se loro stavano cadendo minuto dopo minuto, i soldati del re sembravano moltiplicarsi. Fuoriuscivano con i loro fucili da tutte le viuzze di Parigi, gettando nello sconforto i giovani rivoluzionari.

Ma essi non si davano per vinti. Continuavano a combattere per la loro libertà, per la loro patria, seguendo il lampante esempio del loro leader.

Eponine lo stava osservando attentamente da un po'. Era dappertutto e da nessuna parte. Cercava di aiutare tutti e di ammazzare quanti più solati riusciva.

Adesso capiva Eponine, perché tutti lo adoravano. Lui ci credeva davvero in tutto questo e li aveva contagiati uno a uno con i suoi grandi ideali. Lui era il fulcro di quella Rivoluzione e stava facendo di tutto per portarla avanti.

E lei invece?

Anche lei era stata conquistata dai suoi discorsi, anche lei voleva combattere per la propria libertà. Ma nonostante questo, rimaneva nascosta dietro un armadio che faceva parte della barricata. Si sentì in colpa, vedendo suo fratello intento ad aiutarli.

Dov'era lei in tutto questo?

In un misto di orgoglio e coraggio Eponine uscì dal suo nascondiglio, prese un fucile e sparò contro un soldato che stava per uccidere Enjolras.

Il ragazzo si voltò verso di lei con gli occhi sbattati.

Di certo l'aveva stupito. Non c'era alcun dubbio.

Si guardarono per un attimo eterno, incominciando una delle loro mute conversazioni.

 

...Ti ringrazio, Eponine...

...Di nulla. Non potevo lasciar morire la fiamma della Rivoluzione...

...Sta' attenta. Ti prego, non fare sciocchezze...

...Il grande Enjolras che si preoccupa per qualcuno e soprattutto per una donna! E' un miracolo...

...Ho un cuore anch'io, Eponine...

 

Lo vide sfoderare la pistola e sparare a un soldato reale che aveva caricato il fucile contro Marius e correre poi dall'altra parte della barricata per aiutare Grandaire. Saltava da una parte all'altra per difendere quello a cui continuava a credere.

Poteva una devozione essere più totale di questa?

All'improvviso Eponine sentì un urlo di donna. Un soldato era riuscito a scavalcare la barricata e aveva puntato il fucile contro Cosette. Gli occhi della ragazza erano sbarrati e colmi di paura.

Eponine agì. Andò incontro a quel soldato e lo colpì alla testa con il cane del fucile. Il soldato di girò verso di lei e, un po' intontito, le punto contro il fucile.

Oh, questo non l'avevo previsto...

“La baionetta, Eponine! Usa la baionetta!” le urlò Enjolras, superando il rumore della folla.

Prima che il soldato potesse capire il suggerimento del ragazzo, Eponine lo aveva colpito al cuore con la baionetta. Svelta e rapida come solo una ragazza cresciuta tra le vie di Parigi può essere. Degnò Cosette solo di uno sguardo, controllando che fosse tutta intera.

“Questo non è posto per delle signorine, Cosette. Se non vuoi farti ammazzare, rimani dentro al Café” detto questo, prese il fucile e la pistola del soldato e li consegnò a Combeferre.

“Grazie...Eponine, attenta!” le urlò il ragazzo.

Lei sentì solo qualcosa tagliarle la pelle del braccio prima di perdere del tutto i sensi.

 

 

Era tra le braccia di qualcuno. Doveva essere così, altrimenti non sapeva spiegarsi l'improvviso calore che la circondava.

“Courfeyrac, you take the watch. They may attack before it's light. Everybody keep the faith. Joly, occupati dei feriti” disse una voce severa, ma a lei conosciuta.

Quel qualcuno la portò dentro al Café e l'adagiò su qualcosa di morbido e soffice.

“Eponine, svegliati!” le disse quella voce, senza cambiare tono. Rimase la stessa voce severa di prima.

Ah, Enjolras...

Eponine aprì piano gli occhi. L'aveva adagiata su di una poltrona e le stava dando le spalle.

“Cosa...Cos'è successo?” sussurrò.

Il ragazzo prese una bacinella colma d'acqua, delle bende e si girò verso di lei:”Marius ha quasi fatto saltare la barricata con la polvere da sparo. Le guardie ci hanno concesso una tregua.”

Lo osservò mentre si sedeva su di uno sgabello vicino a lei. Le strappò una manica della camicia e le analizzò la ferita.

Eponine notò che aveva la fronte corrugata e i lineamenti tesi. E non per la concentrazione. O almeno, non solo per quello.

“Non sei soddisfatto di com'è andata, vero?” gli chiese.

Enjolras non la degnò nemmeno di uno sguardo. Prese uno straccio bagnato e le pulì la ferita.

“Il taglio è meno profondo di quanto pensassi. La baionetta ti ha solo sfiorata.”

“Enjolras...”

“Dobbiamo disinfettarla prima che faccia infezione, ma per il resto non dovrebbero esserci problemi”.

“Enjolras!” ribatté più decisa Eponine.

Entrambi si guardarono negli occhi, ma questa volta non fecero nessuna concentrazione. I profondi occhi blu del ragazzo erano impenetrabili, come protetti da un muro. Solo molto tempo dopo Eponine seppe che cosa passò per la testa di Enjolras in quel momento.

Fu lui il primo a distogliere lo sguardo. Prese una boccetta e versò del liquido sulla benda.

“Brucerà un po'” disse solamente, il tono di voce freddo e distante.

Eponine non urlò, ma sul suo viso comparve lo stesso una smorfia di dolore.

“Sei stata brava prima” continuò il ragazzo dopo un silenzio infinito:”Anche con Cosette. Sei stata molto coraggiosa.”

La ragazza fece un sorriso triste:”La linea che separa il coraggio dalla pazzia è molto sottile. Lo dicevi tu stesso.”

“Ah, ma allora mi ascoltavi. Pensavo fossi troppo intenta ad osservare Marius per farlo” replicò con un mezzo sorriso sulle labbra:”Adesso sta' ferma, Eponine. Ti devo bendare il braccio.”

Glielo disse con lo stesso tono che usa un padre con il proprio figlio. Era il tono di un ufficiale che apprezza l'operato di un suo soldato semplice. Finalmente Enjolras riusciva a non vederla più solo come una donna, ma come una rivoluzionaria.

“Sai, molte ragazze mi invidierebbero, se fossero qui...”

“Lui però è troppo concentrato sulla Rivoluzione per accorgersene, non è vero?” disse una voce alle loro spalle.

Entrambi i giovani si voltarono. Se non fosse stato per il colore degli occhi, di un azzurro chiaro ed intenso, Eponine l'avrebbe scambiato per Enjolras.

“Enjolras, mi dispiace!” disse Grandaire col fiatone:”Ho provato a fermarlo, ma ha fatto di testa sua.”

“Come sempre, vero Charles?” insinuò il giovane.

L'altro ragazzo ghignò:”Ciao, Ange.”



Note dell'Autrice:

Taaaaataaaannnn!!!!!!!!!!! Chi sarà mai questo Charles? E che rapporto ha con il nostro Enjolras?? E perché lo chiama Ange???
Eh...sorpresa. Vi lascio con questo finale colmo di domande in sospeso!
Mi scuso se ci sono degli errori di battitura, ma l'ho scritto senza occhiali perché non li trovo ed è probile che abbia cacciato dentro qualche castroneria.
Volevo avvisarvi che non so se ruscirò ad aggiornare ancora questa settimana e che forse per un aggiornamento dovrete aspettare il 23 di Marzo (infatti vado via una settimana con la scuola a Malta).
Se riesco posterò il secondo capitolo entro venerdì, altrimenti dovrete aspettare un pochino.
Mi spiace!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto ^^

-Fé-

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


Ce l'ho fatta!!! Siete contente??? :D :D :D
Scusate se non mi fermo troppo a parlare, ma devo scappare a letto che ho gli occhi che mi si chiudono. Ma non potevo non postarvelo! Mi scuso per gli errori di battitura, se ci sono, ma sono un po' febbricitante e ho ricopiato su Word i capitolo che avevo scritto su un quadernino. Perdonatemi!
Ci sentiamo il 23 quando torno, eh! (Sperando che il principio di tonsillite che ho non peggiori!)
Buona lettura :D

-Fé-





I due ragazzi si osservarono a lungo, come se stessero studiando un potenziale nemico.
“Che cosa ci fai qui, Charles?”
L’altro ragazzo alzò un sopracciglio con disappunto:”Si accolgono così gli ospiti? Non ti hanno insegnato le buone maniere?”
Enjolras non abboccò alla provocazione. Finì di fasciare il braccio ad Eponine e rimise a posto la bacinella, dando le spalle a tutti e tre.
“Prego, accomodati pure” gli rispose con tono insolente.
Charles lo osservò bene. Si muoveva lentamente, misurando ogni gesto. Gli parve che stesse anche cercando di nascondere qualcosa, continuando a spostare la giacca rossa, simbolo di quella Rivoluzione.
Ah, non sarebbe mai cambiato. In un modo o nell’altro doveva sempre fare l’eroe.
“Signorina, potrebbe andare cortesemente a chiamare quel dottorino ipocondriaco? Manderei lui, ma il garçon mi sembra brillo” chiese, accennando a Grandaire.
“Non ho bisogno di un dottore, Charles” ribatté duro Enjolras.
“Ehi, non sono uno dei tuoi rivoluzionari che puoi comandare a tuo piacimento. In quanto ma…”
“Ah, par Dieu! Tais-toi, Charles!” disse l’altro ragazzo con tono gelido e severo.
Eponine e Grandaire trasalirono al sentire il suono della sua voce. Era il classico tono che utilizzava con loro per farsi obbedire. I due ragazzi invece continuarono a fissarsi, quasi fosse uno scontro fra titani.
“Eponine, va’ a chiamare Joly” le disse con lo stesso tono che aveva usato con l’altro ragazzo. Lei non se lo fece ripetere due volte. Avrebbe fatto qualsiasi cosa in quel momento, pur di non essere in mezzo a quei due fuochi.
Riconobbe Joly dalla sua parlantina veloce. Era intento a controllare Marius, il quale, per fortuna, non aveva neanche un graffio.
“Joly, Enjolras chiede di te” disse gentilmente la ragazza.
“Ah, sìsì. Arrivo subito, anche se mi gira un po’ la testa…”
“E’ a causa del vino, Joly. Ne hai bevuto troppo, ammettilo” disse Grandaire alle sue spalle. Tutti risero alla sua battuta. Il pregio di Grandaire era quello, sapeva risollevare il morare di ciascuno con poche semplici parole.
“Monsieur sta male?” chiese Cosette con un’aria innocente, quasi non si rendesse ancora conto della gravità della situazione.
Eponine la osservò bene. Era cambiata tanto in quegli anni.
L’Alouette che conosceva lei, magra ed emaciata, pallida e freddolosa, era sparita. Il suo sguardo non era più carico di lacrime non scese, ma gaio e vivace. Ed era bella, bella come solo una persona in salute e alla quale non manca niente può essere.
E lei invece?
Anche Eponine era stata bella, alcuni ragazzi di strada gliel’avevano confermato. Ma poi la miseria, la fame… La sua condizione l’aveva resa il fantasma di quella bellezza iniziale.
Come si poteva scegliere lei, se l’alternativa era Cosette?
Non poteva certo avercela con Marius se l’aveva scelta.
“Cosette ti ha fatto una domanda, Eponine” le disse Marius con lo stesso tono neutro che utilizzava sempre con lei.
La ragazza notò che era molto diverso dal tono di Enjolras. Marius dimostrava una completa indifferenza in lei in quanto Eponine, Enjolras invece in lei in quanto donna, in quanto femmina da amare. Per Enjolras veniva prima la Rivoluzione, la libertà, ma non l’aveva mai messa da parte una volta entrata nella battaglia. Per Marius invece la sua presenza o la sua assenza non cambiava niente.
E lei che aveva pensato di essere qualcosa per lui…
 
I love him, but everyday I’m learning
All my life I’ve always been pretending
Without me his world would go on turning
A world that’s full of happiness that I have never known…
 
“Non ho niente, grazie per l’interessamento” disse la voce fredda in Enjolras alle sue spalle.
Eponine si girò e i suoi occhi incrociarono quelli blu del ragazzo. E la magia iniziò ancora una volta.
 
…Stai davvero bene, Enjolras?...
…Eponine Thénardier che si preoccupa per qualcuno che non sia Marius? E’ un miracolo…
…Dico sul serio, Enjolras…
…Ho solo qualche livido. Il fuoco della Rivoluzione continua ancora a bruciare…
 
Distolse lo sguardo da lei e guardò a uno a uno i suoi uomini:”Amici, so che siete stanchi, ma i soldati del re potrebbero attaccare da un momento all’altro, dimenticandosi della tregua. Vi prego, datemi una mano a fortificare la nostra barricata della libertà!” detto questo, fu lui il primo a cimentarsi in quel compito.
Combeferre e Courfeyrac furono i primi ad aiutarlo, seguiti da Grandaire e dagli altri Amis. Anche il piccolo Gavroche e lei stessa lo aiutarono.
Solo Marius e Cosette rimasero in disparte, troppo concentrati a vivere nella loro bolla di sapone per preoccuparsi di loro. Anche il nuovo ragazzo, Charles, non li aiutò. Si limitava a passare degli oggetti ad Enjolras, se lui glieli chiedeva, e a sospirare di tanto in tanto un:”Ah, sacre bleu! Non cambierai mai, Ange!”
Eponine si ritrovò a fissarlo, mentre sistemava una bandiera francese in cima alla barricata. Era così altero e fiero lassù in cima. Le parve un Angelo Vendicatore in quel momento. Un Messaggero di Dio venuto a vendicare un popolo vittima di soprusi da tanto tempo. Un Angelo che, al posto della bandiera, brandiva una fiaccola con il Fuoco della Rivoluzione.
Ed Eponine in quel momento gli diede ragione. Finché c’era Enjolras con loro, la Rivoluzione non sarebbe mai morta.
E, par Dieu Enjolras, ne sono così contenta…
 
 
Finalmente era scesa la sera. Le guardie reali non li avevano disturbati e per fortuna potevano rilassarsi un po’.
Cosette ed Eponine avevano preparato, con quel poco che era rimasto, una cena coi fiocchi. Avevano cercato di parlare il meno possibile, solo lo stretto necessario. Troppo era l’imbarazzo tra loro due per iniziare una conversazione civile. Eponine si sentiva in colpa per tutto il male che lei e la sua famiglia le avevano causato e Cosette si sentiva in colpa per tutto il bene che a lei era poi capitato, mentre a Eponine era solo aumentata la miseria.
Eponine distribuì la cena tra Les Amis, notando che Marius aveva riservato l’ultima sedia libera rimasta per Cosette.
“Grazie per la cena, Eponine. Ti chiami così, vero? Ricordo giusto?” le chiese Charles molto gentilmente. La ragazza annuì e cercò di sorridergli, ma i suoi occhi rimasero tristi. Fece per sedersi per terra, ma vide Enjolras prendere in braccio suo fratello e spostare la sedia verso di lei.
I due giovani si guardarono per un attimo eterno, gli occhi di lei pieni di domande, quelli di lui colmi di risposte.
 
…Che cosa significa, Enjolras?...
…Hai combattuto con noi oggi. Fai parte anche tu di questa Rivoluzione…
 
Eponine si sedette vicino a lui, guardandolo di tanto in tanto controllare che sia lei sia suo fratello mangiassero. Aveva il modo di prendersi cura di loro di un ufficiale. Un modo sottile e ricercato, quasi incomprensibile, ma che riscaldava gli animi dei suoi uomini.
Charles ruppe il silenzio che si era creato attorno a loro:”Ange, cos’hai intenzione di fare domani?”
“Combattere, ovviamente” rispose secco Enjolras.
“Lo sai che siete l’ultima barricata rimasta, vero? Sarebbe un suicidio, Ange!”
Eponine notò che i muscoli del ragazzo si erano tutti irrigiditi. DI certo Charles aveva toccato il tasto giusto.
“Ange, cerca di ragionare. Avete tutti a mala pena vent’anni, molti di voi non si fanno ancora la barba. Perché rinunciare a tutto quello che la vita può offrirvi? Verrà un giorno, Ange. Verrà, ne sono convinto. Ma questo non è né il tempo né il luogo adatto.”
Enjolras incollò il suo sguardo a quello dell’altro ragazzo e gli rispose secco:”We are not alone, the people too mus rise”.
Charles gli rise in faccia:”Sei un dannato ottimista, Ange. Il popolo è essenzialmente egoista, quando sente l’odore di morte certa, si rintana in casa propria. Ascoltami per una buona volta!”
Enjolras fece sedere Gavroche sulla sua sedia e si alzò e così fece anche Charles. Fisicamente il primo era più alto, più imponente, ma Charles aveva le spalle più larghe e più muscoli sulle braccia.
Un vero e proprio scontro fra titani.
“Non è da codardi rinunciare alla battaglia, Ange. E’ solo da saggi capire quando è il momento giusto di smetterla. Ange, te ne prego, ragiona.”
Enjolras espirò profondamente per cercare di controllare la rabbia:”Combeferre, Courfeyrac, venite con me.”
Non degnò nessuno di uno sguardo e scese di sotto, davanti alla barricata.
Charles lo seguì con lo sguardo finché gli fu possibile:”Non cambierà mai” disse sospirando.
“Monsieur” s’intromise Cosette:”Credo che voi non sappiate il vero nome del ragazzo. Si chiama Enjolras, non Enje.” (N.d.A: in francese il suono “en” e “an” così come “ge” e “je” sono molto simili, perdoniamo a Cosette questa nota ingenua).
Charles alzò un sopracciglio:”Credetemi, signorina, so perfettamente come si chiama.  Il suo nome è Ange Enjolras. Non ve l’ha mai detto?”
Les Amis scossero la testa.
“Ah, va così fiero del cognome di nostro padre”.
“Nostro padre?”
Charles si guardò con un’aria stupita:”Sì, siamo fratelli. Non lo sapevate?”
 
 
Enjolras guardava fisso la bandiera svolazzare a causa del vento. Sarebbero sopravvissuti, ma alle sue condizioni.
“Enjolras, cos’hai intenzione di fare?” gli chiese Combeferre.
Il giovane leader sospirò, sentendo improvvisamente tutto il peso del suo compito. Suo fratello aveva ragione, erano solo dei ragazzi. E lui non era un tiranno che spediva i suoi uomini a morte certa solo per un suo interesse personale. Ma allo stesso tempo non poteva permettere che tutto quello per cui lui aveva lottato finisse nell’oblio. Ne andava del suo orgoglio e della sua coscienza.
“Domani all’alba saremo qui, pronti a combattere. Quando la situazione diventerà critica, bruceremo la barricata. I soldati che saranno dall’altra parte impiegheranno del tempo per raggiungerci”.
“E noi avremo il tempo necessario per scappare” concluse per lui Courfeyrac:”Ma perché non usare la polvere da sparo?”
“Rischieremmo di ferirci noi stessi. Useremo l’alcool come combustibile, il Café ne è pieno” spiegò Enjolras.
“E se alcuni soldati dovessero scavalcare la barricata?” chiese Combeferre.
“Li uccideremo.”
Sentirono dei passi dietro di loro. Combeferre e Courfeyrac si girarono, mentre Enjolras continuò a dar loro le spalle.
“E’ un buon piano, Ange. Ma dopo? Dove li porterai?”
“Ho ancora tutta la notte per pensarci, Charles.”
“Potresti portarli a La Rochelle.” (N.d.A La Rochelle è stata una delle ultime roccaforti ugonotte durante il periodo della tirannia, perdonatemi il termine, di Richelieu. E’ il simbolo della resistenza e della difesa di un ideale. Mi sembrava carino far chiamare così la dimora di Enjolras).
Le spalle del ragazzo si irrigidirono. Da quanto tempo non la vedeva più…
“Sì, forse a La Rochelle…” sussurrò. Si concesse un secondo di debolezza, ma poi ritornò a indossare la solita maschera impenetrabile.
“Dite agli altri il piano. Assicuratevi che dormano, mi raccomando. Domani è il giorno della Grande Battaglia” disse rivolto ai tuoi Amis.
I due fratelli rimasero soli davanti alla barricata.
“Ange…”
“Va’ a dormire, Charles. Domani dovrai condurli tu a La Rochelle” disse Enjolras, dirigendosi verso il Café.
“Cosa? Cos’hai intenzione di fare Ange?” gli urlò dietro.
“Niente. Sarò solo l’ultimo a lasciare la mia barricata, com’è giusto che sia.”
Enjolras non sentì la risposta di suo fratello, troppo concentrato sull’immagine di Eponine che caricava i fucili. Aveva avuto l’impressione, la prima volta che l’aveva vista, che lei fosse una rosa, solo il fiore coi petali, seppur misera, ma pur sempre una rosa. Adesso invece ci vedeva anche le spine, oltre ai petali, come se anche lei avesse imparato a difendersi.
“Hai imparato, vedo” le disse.
Eponine alzò lo sguardo su di lui. Era appoggiato con una spalla allo stipite della porta, le braccia incrociate al petto. Aveva un’espressione indecifrabile sul volto, un misto di preoccupazione e stanchezza.
“Voglio solo rendermi utile” ammise la ragazza.
Enjolras si staccò da lì e le venne incontro:”Tu sei utile, Eponine. Hai salvato me da morte certa. Ti devo la vita.”
La ragazza abbassò lo sguardo imbarazzata. Non voleva che lui, adesso che la considerava una sua pari, notasse quanto fosse…femminile, con le gote arrossate.
“Senza contare il fatto che hai salvato Cosette. Te ne siamo grati, Eponine. Ti immagini che strazio sentire Marius piangere per il suo cuore infranto?” le disse con un mezzo sorriso sulle labbra.
La ragazza si lasciò sfuggire una risata. Enjolras aveva un modo tutto suo di consolare gli altri.
Calò un silenzio tombale tra loro, nel quale entrambi pensarono al domani. A quel giorno che prima o poi verrà.
“Vivremo, Eponine. Te lo prometto” le disse Enjolras seriamente:”Non permetterò la morte di nessuno di voi. Però devi fidarti di me, Eponine. Dovrai fare tutto quello che ti dirò. Me lo prometti?”
Come faceva a dire di no a quei due occhi blu così brillanti e magnetici? Come poteva pensare di dirgli di no? A quel capo carismatico che era riuscito a unire così tante personalità diverse sotto un’unica bandiera?
Semplicemente non poteva.
“Mi fido di te, Enjolras” gli disse semplicemente.
Ti ringrazio, Eponine…

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


Note dell'Autrice:
Ciaoo a tutte/i !!!^^ Scusate se non ho postato il 23 come promesso, ma appena tornata da Malta mi sono ammalata e ho avuto la febbre altissima e non sono riuscita né a scrivere né a collegarmi. Per questo mi scuso con Fantine e con Chemical Lady per non aver risposto alle loro gentilissime e carinissime recensioni.
(Fantine, davvero, tu sei un toccasana per la mia scarsa autostima *-*)
Spero che questo capitolo incentrato soprattutto su Enjolras vi piaccia. ^^
Ci leggiamo sotto che devo specificare due cosette ^^

-Fé-


Capitolo 3



Enjolras era seduto, i gomiti appoggiati alle ginocchia, in cima alla barricata. Il cielo sopra il Café Musain era ancora scuro, ma a lui non importava. Non contava niente per lui in quel momento, il sonno che non si era concesso, la fame che iniziava a sentire...Nulla, tranne quell'incredibile dubbio che non sapeva togliersi.

E se fosse morto prima di dare l'ordine di bruciare la barricata?

E se gli ufficiale non fossero arrivati?

E se fossero tutti morti?

Senza di loro, senza Les Amis, che senso aveva lottare?

Enjolras si mise le mani nei biondi capelli ricci. Li strinse forte tra le dita, come se quel piccolo dolore fosse in grado di far smettere quell'altro che sentiva nel cuore.

Era cominciato appena aveva rivisto Charles.

L'arrivo di suo fratello aveva portato con sé tanti ricordi che lui aveva voluto dimenticare. Lui e Charles a La Rochelle...Lui, Charles e Annette a La Rochelle...

Suo padre, ora così triste e cupo mentre osservava il quadro di sua madre, ora entusiasta e bruciante di passione per la stessa libertà per cui lui stava lottando.

Tra tutti e tre, era stato lui, Ange, a crederci di più. Charles e Annette invece amavano quelle storie solo in quanto storie.

Ma lui, Enjolras, era andato oltre. Suo padre aveva combattuto insieme a Robespierre e Saint-Juste quando ancora era un ragazzino, aveva vissuto sulla propria pelle il fervore della Rivoluzione e ci aveva creduto. E con i suoi racconti gli aveva trasmesso tutto l'amore possibile per la propria patria, per la libertà. Gli aveva quasi fatto credere di essere nato per servire la Libertà.

Ma poi...quando Enjolras aveva provato ad accennargli al suo piano, aveva dato su tutte le furie.

Non erano più i tempi, diceva. Ma c'è davvero un tempo adatto per agire? Oltre all'istante, s'intende.

Se n'era andato da La Rochelle non appena aveva capito di non essere più gradito. Suo padre non l'aveva più guardato in faccia da quella sera, aveva deluso Charles e distrutto il cuore di Annette.

Ed egoisticamente se n'era andato lo stesso. Se fosse rimasto a La Rochelle, sarebbe rimasto schiacciato da quell'atmosfera cupa che si era andata a creare e non avrebbe mai conosciuto Combeferre o Courfeyrac.

Senza il suo addio a La Rochelle, non ci sarebbero mai stati Les Amis de l'ABC.

E lui era riuscito a dimenticarli, portando avanti la sua causa.

Per la Francia. Per la Libertà.

E adesso Charles spuntava dal nulla, riportando a galla ricordi dolorosi, mettendo in dubbio tutto quello per cui aveva lottato.

E se fossero scappati prima dell'alba?

Sarebbero stati tutti salvi. Tutti, dal primo all'ultimo.

Tutti, tranne quel sentimento di combattere per una vera causa che li accomunava tutti.

Enjolras alzò lo sguardo sulla barricata attorno a lui. Vide la sua bandiera sopra un fucile.

E capì.

Non potevano arrendersi proprio adesso. Non adesso che erano così vicini a lasciare un segno nella storia.

Enjolras prese il fucile e notò la scritta che vi era posta sopra.

Enjolras, un Ami de l'ABC.

Il ragazzo strinse tra le mani quell'arma, e guardò verso l'orizzonte con sguardo fiero e determinato.

Era lui. L'uomo descritto su quel fucile.

Enjolras.

Non più Ange, il ragazzino che aveva creduto ad ogni parola di suo padre.

Era Enjolras, il leader de Les Amis.

Prese una torcia e accese il fuoco. La Rivoluzione era pronta a ricominciare.

E Enjolras era pronto a morire per essa.

Mentre il ragazzo osservava il mondo svegliarsi pian piano, non notò che due paia di occhi scuri lo stavano osservando.

Eponine sorrise appena lo vide riprendere la sua posa da Angelo Vendicatore, il fucile in una mano e la bandiera dall'altra, in cima alla barricata.

Sorrise, consapevole di essere l'unica silenziosa testimone del piccolo momento di debolezza umana del loro leader.

Umano, Enjolras. Sei il leader più umano che Les Amis potessero mai chiedere.

 

 

Gavroche stava sfidando la sorte. Stava rubacchiando la polvere da sparo dai corpi morti degli ufficiali e davanti a lui ce n'erano altri.

Altri ufficiali pronti a sparargli da un momento all'altro.

Sentiva anche gli occhi di Enjolras e Courfeyrac su di sé, quasi volessero proteggerlo con quegli sguardi da fratelli maggiori. Senza contare lo sguardo preoccupato di Eponine, la sua cara sorella.

Il primo sparo lo sfiorò vicino al braccio. Il secondo proiettile invece lo sentì fischiare vicino al suo orecchio.

Schifosi soldati reali, talmente schiavi della monarchia, da sparare persino a un bambino.

Alzò lo sguardo su uno degli ufficiali e lo sfidò prendendo dell'altra polvere da sparo. Poté giurare di veder partire un altro proiettile, ma non lo scalfì, sebbene avesse sentito distintamente il rumore di uno sparo.

Alzò lo sguardo e vide quel nuovo ragazzo, Charles, con la rivoltella sguainata e gli occhi pieni di orrore. Così vicino a Enjolras poteva quasi sembrare uno de Les Amis anche lui.

“E' questo quello a cui vi porta la monarchia? Sparare a degli innocenti?” li provocò il fratello di Enjolras.

“You at the barricade listen to this. You have no chance, no chance at all. Why throw your lives away?”

Enjolras, sentendo quelle parole, si lasciò sfuggire una smorfia disgustata. Non si sarebbero arresi, non dopo quello a cui avevano assistito.

Mansò Courfeyrac a prendere Gavroche con la polvere da sparo che era riuscito a recuperare.

“Let us die facing our foes. Make them bleed while we can” iniziò prendendo il fucile. Lo puntò contro l'ufficiale che aveva parlato, chiudendo un occhio per prendere bene la mira.

 

Ricordati, Ange, se vuoi uccidere qualcuno...mira al cuore. Guarda quel punto in mezzo al petto con tutto l'odio che sei in grado di portare. Punta al cuore, figliolo.

“Let others rise to take our place” sussurrò in modo che solo loro, Les Amis, potessero sentire. “Until the earth is free!!” urlò poi, premendo il grilletto.

Come fece a mirare il punto esatto dove batte il cuore da quella distanza per Eponine fu un mistero, ma vide quell'ufficiale che tanto li aveva sdegnati, cadere morto a terra.

“Cannoni!!!”

Eponine passò ad Enjolras un altro fucile appena caricato.

Si scambiarono una rapida occhiata e si dissero quello che, la sera prima, non erano riusciti ad esprimere.

 

...Ti seguirò in questo suicidio, Enjolras. Non ti lascio solo...

...Ti porterò in salvo, Eponine. Fidati di me...

 

“Fuoco!” urlò Enjolras.

Tutti, dal primo all'ultimo, fecero come il loro leader aveva ordinato. In quel momento nessuno pensò alla morte che li attendeva, ma alla gloria che stava per arrivare.

 

 

“Grantaire! Ora!!!!” urlò Enjolras mentre stava combattendo con un soldato.

Il giovane prese alcune bottiglie di vino, altre di cognac e iniziò a gettarle addosso alla barricata. Cosette, Gavroche ed Eponine gli diedero una mano e cercarono di fare il più presto possibile.

“Grantaire, subito!!!” continuò ad urlare il giovane leader.

Eponine afferrò una torcia e la lanciò contro la barricata. Subito un'enorme esplosione li colse impreparati. Se non fosse stato per l'arrivo di Enjolras, che la tenne stretta a sé contro il muro del Café, probabilmente sarebbe rimasta schiacciata sotto il peso di qualche mobile appena esploso.

Enjolras la prese per un braccio e iniziò a correre:”Vieni Eponine, dobbiamo raggiungere Charles.”

Au Pont de la Concorde!” * urlò Enjolras agli altri.

Quasi la strattonò lungo tutte le vie di Parigi, ma questo ad Eponine non importò. Si preoccupò più che altro della ferita che Enjolras aveva al fianco che continuava a sanguinare. Non ce l'avrebbe fatta ancora a lungo.

Cercò di correre quanto più poté e, quando finalmente videro la carrozza di Charles, rallentarono la corsa.

“Vai, Eponine. Sali” le ordinò Enjolras.

“Ma...Enjolras, c'è posto solo per uno...”

Sentirono degli spari in lontananza. Enjolras la coprì ancora con il suo corpo e la ragazza sentì nettamente del sangue non suo sporcarle i vestiti.

“Ange!!!” urlò Charles, ma Enjolras non lo degnò di uno sguardo.

“Mi avevi promesso che avresti fatto tutto quello che ti avrei ordinato, Eponine. Perciò adesso, par Dieu, sali!” le disse il capo de Les Amis, spingendola dentro la carrozza:”Va', Charles. Vai.”

“E tu?” chiese suo fratello.

“Io vi raggiungerò dopo. Non sono tanti, li depisterò e vi raggiungerò a La Rochelle. Adesso vuoi muoverti?”

Charles sospirò e ordinò a Courfeyrac di andare.

Prima di girarsi verso gli ufficiali, Enjolras scambiò un ultimo rapido sguardo con Eponine, gli occhi colmi di lacrime non scese.

Avanti, Enjolras. Un ultimo sforzo...Puor la France!, si disse il giovane, girandosi verso i soldati reali.

Puntò la rivoltella contro uno di loro e sparò.

Fuori uno.

Continuò a correre per tutta Place de la Concorde, infilandosi poi nei vari vicoli. Si fermò solamente per ricaricare la rivoltella. Aspettò di sentire i passi degli ultimi due ufficiali rimasti, puntò e sparò.

Fuori due.

Riprese a correre, questa volta con più fatica, avendo due ferite aperte e sanguinanti.

Un...ultimo...sforzo...

Si ritrovò davanti a un vicolo cieco.

Sono in trappola...

Si girò verso l'ultimo ufficiale rimasto e quasi gli venne un colpo.

Javert era davanti a lui, la pistola puntata contro il suo cuore.

Enjolras, impassibile, ricaricò la sua rivoltella e la puntò nello stesso punto di Javert.

Chiuse gli occhi e, l'ultima cosa che vide prima di premere il grilletto, furono gli occhi di Eponine colmi di lacrime per lui.

Lui.

Enjolras...

Ange.



Rinote dell'Autrice:

Allora...Partiamo dell'asterisco. Onestamente mi sa di aver fatto correre ad Enjolras, Eponine e Les Amis quasi tutto il perimetro di Parigi da il Café a Pont de la Concorde, ma è un simbolo. Pont de la Concorde è stato anche chiamato Pont de la Révolution e mi sembrava appropriato per Enjolras e la sua Rivoluzione, non vi pare?
Un'altra cosa. Ho dato ad Enjolras anche una sorella, Annette. Insomma...ci stava bene, no??
Per quanto riguarda il rapporto con il padre...Non sapevo esattamente quanti anni dargli, così mi soo detta:"Massì...facciamolo ragazzino nella Rivoluzione, così al massimo era un po' vecchiotto quando è nato Enjolras, ma non Charles, perché Charles è un bel po' più grande di Ange."
Non so se ho fatto bene...
Coomunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto e non preoccupatevi, non finirà male ;)

-Fé-

ps: Se qualcuno se lo sta chiedendo, la mia vacanza a Malta non è andata benissimo. Mi sono sentita un bel po' inadeguata tra le mie compagne di classe, tanto da venir "adottata", se così si può dire, da quelli dell'altra sezione. Che dire? Sono contenta di essere tornata a casa e su EFP. Al prossimo capitolo =)

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


Note dell'Autrice:
Ciaooooo a tutteeeeee/iiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!! :D
Sono tornata, anche se con enorme ritardo! Mi dispiace davvero tanto, ma solo oggi sono finite le ultime verifiche che dovevo fare a scuola per avere voti per il pagellino. Mamma mia che fatica!!!!
Ero talmente disperata sabato, per la verifica di fisica, che venerdì notte mi sono sognata di essere un fotone che interagisce con un elettrone, passandogli un po' della mia velocità, creando un errore enorme sul momento dell'elettrone e sentendo la voce della mia prof che spiegava il principio di Heisenberg.
Roba da pazzi!!!!
Beh, dopo questo momento di delirio...Avete passato una buona Pasqua?? Vi siete rilassati e riposati???
Io in teoria dovevo rilassarmi, ma poi ho partecipato al JIT ( torneo internazionale juniores di basket), non giocando eh, ma servendo ai tavoli e non ho avuto quasi mai un attimo per fermarmi e scrivere il capitolo che avevo in testa. In compenso mi sono rifatta gli occhi, vediamola così xD
Adesso vi lascio leggere finalmente il quarto capitolo, nella speranza che vi piaccia :D
Buona Lettura,

-Fé-


Capitolo 4.



Eponine continuava a stringere a sé il piccolo corpicino magro di Gavroche, l'unico a cui si potesse aggrappare in quel momento di rabbia e sconforto. In quel momento di silenzio tombale dentro la carrozza, lei riusciva a pensare solo a due cose: a quello che le avevano detto gli occhi di Enjolras e al fatto che, se non ci fosse stata di mezzo quella Alouette spelacchiata, lui adesso sarebbe al sicuro.

Poteva quasi rivederseli davanti, quei due occhi blu così profondi. Se solo chiudeva gli occhi, poteva rivederselo davanti a lei, i capelli scomposti ed appiccicati al volto a causa del sudore, il sangue che gli stava macchiando la camicia bianca e pura come il suo spirito e quegli occhi blu nei quali bruciava ancora la fiamma ardente della Rivoluzione.

 

...Devi vivere, Eponine. E con te la mia Rivoluzione. Portala avanti tu, 'Ponine...

 

Se solo Cosette non si fosse messa di mezzo, se solo fosse rimasta con quel suo padre adottivo che l'aveva salvata e allevata con tutti quegli agi che Eponine poteva solo immaginarsi...Enjolras sarebbe lì con loro adesso, se solo lei fosse rimasta al suo posto. Alzò un attimo lo sguardo su di lei e Marius. Se due semplici occhi marroni come i suoi avessero potuto incendiare qualcosa, a quest'ora l'Alouette sarebbe solo un pollo allo spiedo e il suo caro Marius con lei.

Si sentiva ferita, Eponine. Non solo perché si era illusa che Marius potesse un giorno amare lei, questo ormai passava in secondo piano, ma anche e soprattutto per come si stava comportando nei confronti di Enjolras.

Erano amici, no? Combattevano per la stessa Rivoluzione, giusto? Eppure non c'era sul suo volto nessuna traccia di dolore o di dispiacere per la sorte toccata ad Enjolras. C'era stanchezza, questo sì, ma nessuna nota di preoccupazione per il suo amico. Se ne stava, invece, tutto concentrato sulla sua Cosette, cercando di farla sentire a proprio agio, protetta ed amata in quella situazione così diversa e nuova per lei.

Poteva l'Amore arrivare a tanto? Far dimenticare la gente persino dei propri amici?

Non ti preoccupare, Enjolras. Se tu non dovessi farcela, ti vendicherò io.

 

 

“Courfeyrac, fermati qui” disse Charles con tono severo.

Eponine scosse la testa. Per quanto fratelli, Charles non riusciva ad avere lo stesso tono duro e da comandante di Enjolras. Les Amis non l'avrebbero mai guardato come lui, Enjolras rimaneva sempre il solo vero leader.

“Io non vorrei fare il guastafeste” iniziò Grantaire:”Ma...perché cavolo mi avete fatto correre così tanto dal Café Musain fino al Pont de la Rivolution? C'erano altre strade per passare la Senna!”

Charles lo fulminò con gli occhi.

Occhi azzurri. Non blu.

Occhi, per quanto stanchi e severi, sempre solari. Non freddi. Non da comandante.

Ah, Enjolras...Dove sei?

“Solo passando per Pont de la Concorde potevamo arrivare il prima possibile qui”.

Tutti gli occhi de Les Amis si alzarono davanti a quell'enorme palazzo.

“Tu sei pazzo, Charles!” disse Marius, abbracciando Cosette, come a volerla proteggere da quell'imminente minaccia:”Questa è la caserma dei Soldati della Guardia!”

“Vuoi consegnarci?” urlò sconvolto Gavroche:”Credevo fossi come Enjolras!”

“Volete stare zitti??” sbraitò Charles, perdendo la pazienza:”So esattamente dove siamo. E lo stesso Ange era d'accordo”.

Appena sentirono il nome di Enjolras, tutti si calmarono. Erano come quei soldati che avevano combattuto a Waterloo. Al solo sentire il nome di Napoleone ritrovavano l'ordine e l'obbedienza che li caratterizzava.

“Io lavoro qui. Sono il Capitano dei Soldati della Guardia. Adesso appena entrati, i miei soldati vi daranno delle uniformi. Voi le metterete e attraverseremo la porta di Parigi come i Soldati della Guardia che vanno ad esercitarsi. Noi poi andremo a La Rochelle, gli altri miei soldati torneranno indietro, come se niente fosse successo. Sono stato chiaro?”

Combeferre e Courfeyrac sorrisero, complici. Era il classico piano razionale e perfetto di Enjolras.

“E scusami, Cosette come farà? Ti sei forse dimenticato che è una donna?” chiese di nuovo Marius con tono insolente.

“Anche 'Ponine è una donna!” ribatté Gavroche, fiero di quella sua sorella rivoluzionaria.

Eponine sorrise triste. Era la seconda volta, in poche ore, che Marius si dimenticava della sua esistenza. Come se tutto quel tempo passato insieme al Café non contasse niente per lui. Lei gli era servita solo per trovare Cosette, punto e basta.

Chiuse un attimo gli occhi, quasi serrandoli, per non far uscire nessuna lacrima da essi. Enjolras non avrebbe voluto vederla così debole, così vulnerabile. Enjolras voleva la rivoluzionaria, non la donna fragile.

Riaprì di scatto gli occhi e prese la parola:”Possiamo vestirci tranquillamente anche noi da soldati. Un berretto ci coprirà il volto e i capelli, dico bene, Charles?”

Il fratello di Enjolras annuì:”Avanti, siamo già in ritardo.”

Prima di entrare dentro la caserma, Charles fermò Eponine:”So a cosa stai pensando.”

“Ne dubito fortemente” rispose la ragazza, il tono duro e insensibile.

“Non mi sono dimenticato di mio fratello. Manderò qualcuno da lui, non temere.”

Eponine annuì, ma non gli disse ciò che in realtà pensava.

Manderai qualcuno a cercare un vivo o un corpo morto su cui piangere, Charles?

 

 

Entrarono tutti dentro una sorta di sala per l'addestramento. Dentro al sala v'erano tre soldati con le uniformi che Charles aveva promesso, un uomo sulla trentina che stava sistemando un berretto militare a un bambino e una donna. Quest'ultima aveva dei lunghissimi capelli biondo scuro e a boccoli, la vita sottile, la carnagione chiara e due occhi blu penetranti.

Grandtaire fece un fischio d'apprezzamento appena la vide, mentre tutti pensarono una sola cosa: era la versione femminile di Enjolras.

“Zio Charles!!!” urlò il bambino, correndo incontro al ragazzo.

“Jacques!” disse, prendendolo in braccio ridendo:”Giochi ancora a fare il bravo soldatino?”

Oui, così lo zio Ange, appena torna, mi insegna come usare il fucile come ha promesso.”

La donna s'irrigidì di colpo:”Charles...dov'è Ange?” chiese preoccupata.

“Annette, ti prego, ne parliamo dopo” disse il ragazzo, mettendo giù il bambino, che corse dalla madre.

La donna scambiò una rapida occhiata con l'altro uomo, rimasto in silenzio, e cercò di calmarsi, invano. L'idea di suo fratello Ange, là fuori, da solo...

Per lei era stato come un figli. Avevano tredici anni di differenza e, a causa della morte precoce della loro madre, avvenuta a seguito del parto di Ange, era stata lei la figura femminile di riferimento che Ange aveva sempre avuto. Provava in quel momento lo stesso sgomento che avrebbe provato se fosse stato Jacques, suo figlio, là fuori, solo, con i soldati dell'ispettore Javert alle calcagna.

“Voi vestitevi, dobbiamo essere fuori di qui almeno un'ora prima del tramonto” disse Charles agli altri.

“Ma, Charles! Ci sono anche due ragazze!” disse Annette, quasi sorpresa.

“Lo so, Annette. Una ha voluto fare l'eroina, stando a fianco del suo amato anche durante la Rivoluzione. L'altra invece è la cocca di Ange.”

Appena Eponine si sentì etichettata così, esplose:”Io non sono la cocca di nessuno, mensieur. Io credo in questa Rivoluzione, checché se ne dica. Ed Enjolras questo lo sa, altrimenti mi avrebbe rispedita a casa “a fare quelle cosucce da femminuccia” come direbbe lui. Per quanto fragile, io non sono debole. Non ho bisogno di nessuno che mi protegga!”

Il lieve riferimento a Cosette venne colto da tutti in quella sala, ma nessuno commentò. Quello che aveva detto Charles, in fondo, era vero. Enjolras aveva mostrato una certa preferenza per Eponine non appena le aveva liberato una sedia la sera precedente. Una cosa inaudita per uno come lui, insensibile come un dio greco. Però era anche vero quello che affermava lei. Era una vera rivoluzionaria, avevano combattuto spalla contro spalla, difendendosi a vicenda. Lei non si era nascosta e non aveva reato nessun tipo di problema, adattandosi al clima, cercando di fare tutto il possibile per rendersi utili.

Eponine era come un Ami de l'ABC. Per questo l'avrebbero difesa a spada tratta tutti gli altri.

Charles fece un sorriso sghembo.

Ah, Ange. Ti sei innamorato del fuoco. Sta' solo attento a non scottarti...

 

Jean-Baptiste camminava piano, senza far rumore, per le vie di Parigi. Si chiese che cosa avesse fatto di male per essere scelto dal suo capo, il famoso Charles Enjolras, signore di La Rochelle, per andare a recuperare il fratello ricoluzionario. Affianco a lui camminava silenzioso il vecchio Albert, cameriere a La Rochelle.

Se solo Javert li avesse scoperti...

Alla tremolante luce del tramonto entrarono in Place de la Concorde. Cercarono in quasi tutti i vicoli, fin quando non videro delle macchie di sangue segnare la strada.

Davanti a loro stava Javert, privo di sensi, che respirava ancora, seppur a fatica.

“Il signorino Ange non deve essere lontano, ragazzo” disse il vecchio Albert.

Sentirono un altro respiro affannato nelle vicinanze cantare qualcosa, emblema di una rivoluzione che doveva nascere, ma che si è sfiorita nel giro di un giorno solo.

 

Do you hear the people sing?

Singing the song of angry man

It is the music of a people who will not be slaves again

When the beating of your hearts

echoes the beating of the drums

There is a life abour to start when tomorrow comes

 

Jean-Baptiste con una spallata tirò giù la porta di una casa ormai abbandonata, seguendo una scia di sangue ormai secco. La luce che entrò in casa illuminò altre tracce di sangue fino a quando non si fermarono davanti ad un corpo.

“Red...the blood of angry men...” sussurrò la voce.

Albert si fece spazio, avvicinandosi al ragazzo:”Signorino Ange...”

Enjolras tossì altro sangue e si aggrappò come un disperato al braccio del vecchio Albert:”Ho fatto come mi avevi detto tu, Albert. Ho mirato al cuore...”

“Oh, signorino! Non si preoccupi, è tutto a posto. La portiamo in salvo noi. Lei deve resistere, però. Intesi?”

Enjolras annuì a fatica, prima di perdere i sensi.

 

Red, a world about to dawn

Black, the night that ends at last!

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


Note dell'Autrice:
Scuuuuuuusatemiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii tantiiiiiiisssssssiiiiiiiiiimooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!Lo so, sono in ritardissimo, ma la scuola mi sta uccidendo, sia fisicamente sia spiritualmente. Non riesco ad essere puntuale come ai primi tempi e mi dispiace tantissimo! Spero che, comunque, vi vada ancora di leggere la mia storiella.
Spero vi piaccia il capitolo, anche perché ci ho messo taaaaanto ammmmoreee!!!^^
Buona Lettura!

-Fé-


 

Capitolo 5.




Erano passate due settimane esatte da quando la Rivoluzione era fallita. A La Rochelle Les Amis si stavano pian piano riabituando alla vita che avevano vissuto prima di conoscere Enjolras. I più filosofi come Combeferre avevano trovato rifugio nell'immensa biblioteca, mentre i più sportivi potevano cavalcare per tutto il parco oppure allenarsi con la spada. Joly, per esempio, aveva trovato in Lacas, il marito di Annette, un ottimo mentore per diventare un bravissimo medico. Lucas sapeva dirgli quello che non stava sui libri, perché lui sperimentava sul campo alcuni trucchi del mestiere. Marius e Cosette invece passavano moltissimo tempo insieme, separandosi solo per dormire, nel Petit Trianon, in stile tempietto greco, in giardino.

Che cosa avessero da dirsi per tutto quel tempo, oltre a guardarsi nelle palle degli occhi, era per Annette un mistero.

Li osservava dalla finestra del secondo piano dove stava la camera di Ange, con il più piccolo dei suoi figli, Etienne, in braccio. Era consapevole del fatto che dovessero andare avanti, rifarsi una vita dopo la Rivoluzione, ma così era troppo. Nessuno di loro, tranne forse Combeferre e Courfeyrac, si preoccupava per il suo Ange. A loro bastava sapere che fosse fuori pericolo, che stesse bene, e basta.

Ma Ange non tornava a casa da due settimane. Perché non tornava a casa? Albert aveva detto che si stava riprendendo...

Annette si allontanò dalla finestra ed entrò nella stanza di Ange. Si stupì trovandovi quella ragazza così silenziosa, ma determinata. Osservava il quadro di Ange al centro della stanza. Lui, appena diciottenne, con solo la camicia e i pantaloni per cavalcare addosso, teneva Saint-Juste, il suo cavallo morello, per le redini, portandolo al pascolo.

Quel quadro era stata una delle ultime cose che aveva fatto per far contento papà prima di andare a Parigi.

“E' molto bello quel quadro, non è vero?” disse Annette, avvicinandosi ad Eponine.

E' molto bello lui, pensò l'altra ragazza, arrossendo.

“Tu devi essere Eponine” continuò Annette, mentre l'altra annuiva:”Charles mi ha parlato di te. Fai parte anche tu de Les Amis?”

“Non ufficialmente. Ma ho partecipato alla Rivoluzione.”

“Per amore di qualcuno?”

Eponine alzò il mento, determinata:”PEr amore della Libertà.”

“Ah, Ange ha contaminato anche te. E' sempre stato molto bravo a parole.”

“Enjolras è stato il nostro esempio vivente. Non si è mai tirato indietro. Quella mattina lui era in prima fila, ha rischiato la sua vita per salvare la mia. Per questo lo amiamo tutti.”

Annette alzò un sopracciglio:”Sta' attenta, ragazzina. Ange non è il principe azzurro.”

“Non preoccupatevi, madame. Mi sono illusa una volta, non capiterà di nuovo.”

“Sì, è quello che ci ripetiamo noi donne. Eppure, basta un gesto semplicissimo come una carezza e cadiamo di nuovo nello stesso errore.”

“V sbagliate. Io non sono innamorata di Enjolras, lo ammiro molto e gli sono debitrice. Ma non è lui che ho scambiato per il principe azzurro.”

Annette piegò il capo, in segno di scusa.

Ah, Ange...Te la sei cercata tale e quale a te. Così determinata ed orgogliosa. Un vero fuoco della Rivoluzione.

 

 

Un giovane uomo camminava lentamente, cercando di non dare nell'occhio. Ma come non notarlo?

Aveva una camminata aristocratica ed elegante, ma ciò che lo distingueva era il leggero mantello con il cappuccio che lo nascondeva tutto. Chi poteva sopportare di indossare un mantello con cappuccio alzato in pieno Giugno?

Camminava in direzione del Café Musain, simbolo della Rivoluzione. Sebbene avessero tolto tutto ciò che potesse ricordare quell'alba gloriosa, nell'aria c'era ancora quel fastidioso odore di sangue.

Il loro sangue.

Sangue innocente devoto alla Repubblica.

Enjolras venne colpito da una strana sensazione. Un dolore immenso che gli chiudeva la bocca dello stomaco...

 

There's a grief that can't be spoken

There's a pain goes on and on

Empty chairs at empry tables

Now my friends are dead and gone...

 

Mentre si spostava in direzione di Place de la Concorde e percorreva Pont de la Concorde, Enjolras fece un giuramento. Giurò al mondo, a Dio e a se stesso che i suoi amici non sarebbero morti invano. Giurò sul loro sangue che li avrebbe vendicati.

Doveva solo organizzare una nuova Rivoluzione.

E questa volta, avrebbe funzionato.

 

 

“Charles!!! Dai, Charles vieni!!” lo chiamò sua sorella tutta eccitata.

Il ragazzo si alzò di malavoglia dalla poltrona e appoggiò malamente su di essa un libro. Sorrise triste pensando a come Ange l'avrebbe rimproverato, se solo fosse stato lì.

Per Ange i libri erano cosa sacra quasi quanto la Repubblica e la Libertà. Era l'unico, tra loro tre, quattro se si considerava papà, che avesse letto almeno la metà dei libri in quella biblioteca. Come avesse fatto nei suoi diciotto anni e mezzo a La Rochelle per Charles rimaneva un mistero.

Entrò nella stanza di Annette e quasi gli mancò il fiato.

Eponine stava al centro della stanza, i capelli finemente acconciati in morbidi boccoli e tenuti in ordine grazie ad un piccolo nastro azzurro che le incorniciava la testa castana. Il suo vestito, di taglio fine rivoluzionario, senza quelle ampie gonne e bustini stretti che portava Cosette, ma liscio, che scendeva morbido sulle sue curve ben definite, era dello stesso colore del nastro.

“Allora? Che ne dici?” disse entusiasta Annette.

Charles fece uno strano sorriso, quasi un ghignò. Annette aveva sempre desiderato una sorellina più piccola, o al limite una figlia femmina, per vestirla come una bambolina. Invece erano nati lui ed Ange e lei avuto quattro maschi.

Gli scherzi del destino.

“E' molto bella. Dico sul serio.”

“Se la vedesse Ange...” sospirò Annette.

“Probabilmente non mi riconoscerebbe” sbottò scocciata Eponine:”Lui mi ha solo vista con vestiti maschili...”

“Charles!!! Scendi subito!!” urlò Grantaire dal piano di sotto.

Tutti e tre vennero talmente allarmati dal tono di voce preoccupato del ragazzo che fecero di corsa le scale. E tutti i presenti ebbero un infarto quando videro un uomo incappucciato al centro del salotto di casa.

 

 

 

Appena arrivato a La Rochelle Enjolras si era lasciato sfuggire un sospiro di sollievo. Finalmente era arrivato a casa.

Vi era entrato silenziosamente, seguendo le voce de Les Amis fino al salotto.

Tutti quanti adesso lo stavano osservando, scambiandolo per un fuggitivo. Si coprirono tutti quanti le vie respiratorie con dei fazzoletti inondati dal suo odore.

Si portava dietro la tipica puzza di sudore, malato e putrefazione. Il classico odore di un uomo la cui vita era sul filo del rasoio, più vicino alla morte che alla rinascita.

In quel momento apparve più miserabile di quanto non fosse in realtà.

Quando si tirò giù il cappuccio, sentì Eponine sussurrare il suo nome. Il suo vero nome, quello da Rivoluzionario.

“Enjolras...” sussurrò la ragazza, correndo ad abbracciarlo.

In quel momento, tra le braccia di Eponine, sentendo il calore di un corpo umano stretto al suo che tanto gli era mancato in quelle settimane lontano dalla sua famiglia, si lasciò andare. Finse per dei minuti interi di non essere il forte Enjolras che li aveva salvati tutti. Pretese di non essere quell'Angelo Vendicatore che li guidava alla Rivoluzione, ma solo Ange. Per un momento eterno finse di essere solo un ragazzo appena ventiduenne tra le braccia di una donna.

Finalmente, dopo tanto tempo, c'era qualcuno che poteva prendersi cura delle ferite del suo corpo, riaperte a causa del viaggio.

Per quelle del cuore, invece, doveva ancora aspettare.

Ma, ed Enjolras ne era sicuro, verrà un giorno dove tutto questo non accadrà più.

 

 

Sono tornato da te, Eponine. Ho mantenuto la promessa...

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


Nota dell'Autrice:

Ciaooo a tuttiiiiiii!!!!!!!!!!!!!! :D
Come state?? State passando un buon week-end??? Scustae se ho recensito tardi, ma è stata una settimana proprio impegnativa, viste le varie simulazioni per l'esame! Mamma mia, ho un'agitazione addosso da fare invidia!
Cooooooooooomuuuuuuuuuuunque, volevo dedicare questo capitolo a Fantine_, perché ultimamente è giù di morale e spero che questo capitolo glielo sollevi un po'!
Ho altre due notizie per voi: la prima è che siamo arrivati a 20 recensioni!!!!!!!!!!!*-* Io vi adoro sul serio <3
La seconda è che io e Fantine_ abbiamo una pagina su fb su Les Mis. Questo è il link 
https://www.facebook.com/AtTheBarricadesOfFreedom?fref=ts se ci mettete Mi Piace o se semplimente la guardate ci fa molto piacere :D
Buona lettura!!!!

-Fé-

Capitolo 6.


La teneva stretta come se fosse l'unica cosa certa a questo mondo, l'unica in grado di reggere il suo peso. Aveva il volto nascosto nell'incavo del suo collo e il solo sentire il profumo della sua pelle ( rose, forse?) bastò a farlo sentire vivo, finalmente vivo.

Si concesse ancora qualche secondo per sentire fin dentro la sua anima lo scorrere della vita, ma poi si staccò da lei, lentamente, come se il suo cuore non potesse reggere un brusco distacco. Si guardarono a lungo negli occhi ed Eponine si perse negli occhi di lui, così profondi, così tristi. E ancora una volta si accese la magia tra loro...

 

...Grazie a Dio sei vivo...

...Te l'avevo promesso, no? Sono un uomo di parola, io...

...E adesso? Che cosa faremo adesso?...

...Ricostruiremo ciò che è caduto, Eponine...

 

Si allontanò da lei, camminando lentamente. Non voleva che gli altri notassero quanto in realtà stesse soffrendo. Lui era il loro leader, non poteva mostrarsi debole. Non doveva, non adesso che doveva ricominciare tutto da capo. Doveva mostrarsi forte di modo che loro, i suoi Amis, si fidassero ancora di lui e lo seguissero in una nuova Rivoluzione.

Improvvisamente sentì una fitta al fianco e sul suo volto marmoreo apparve una smorfia di dolore.

“Ange, cos'hai?” gli chiese Charles avvicinandosi.

Enjolras sentì la terra mancargli sotto i piedi e tutto attorno a lui girare. Si sentiva quasi ebbro di stanchezza e di dolore.

“Ange! Ange, guardami!” gli urlò Charles, scuotendolo.

L'unica cosa che in quel momento vide Enjolras fu la mano di Charles sporca del suo sangue. Conitnuava a fissarla quasi ipnotizzato, senza curarsi del mondo attorno a lui.

Ricordava come aveva elogiato il sangue dei martiri, la morte per la Patria...

 

...Red the blood of angry men...

...Someone will fall and some will live. Will you stand up and take your chance?...

 

L'aveva così elogiato, eppure aveva fallito...Ah, adesso capiva: a nessuno del Popolo importava del loro sangue. Aveva ragione Charles, il Popolo era essenzialmente egoista e avrebbe aspettato in silenzio che qualcuno lottasse per lui.

 

Dannazione! Sta perdendo troppo sangue!! Annette, vammi a prendere degli asciugamani, subito!!”

 

Senza l'aiuto del Popolo doveva ricominciare tutto da capo con la sua Rivoluzione, ma non potevano farcela da soli. Chi coinvolgere dunque?

C'erano già loro, gli studenti. Ma poi?

Di certo non i soldati, troppo legami ai propri superiori e ai loro ordini.

“I borghesi...” sussurrò Enjolras delirando, mentre Lucas stava cercando di bloccargli l'emorragia.

Ma certo!! Perché non ci aveva pensato prima?!?

 

Maledizione, Ange! Sta' fermo, altrimenti non riesco a curarti!”

 

Ma come posso stare fermo, Lucas, quando ho capito il mio errore?

Era stata quella la rabbia di molti nobili: i piccoli borghesi si erano arricchiti grazie alla Rivoluzione, diventando molto più ricchi degli stessi nobili. La sua famiglia ne era un esempio perfetto; la nobiltà l'avevano ottenuta in seguito grazie a Napoleone e alla Legion d'Onore.

Riuscire a sfruttare questo esempio, convincere gli attuali piccoli borghesi che, dopo la Rivoluzione si sarebbero arricchiti...Tutto questo poteva portare a una nuova Rivoluzione!!

 

Joly, fagli un'iniezione di morfina, subito!!! Non morire, Ange, non osare morire!”

 

Oh, Lucas, puoi stare tranquillo. Vivrò, perché verrà un giorno nel quale tutti gli uomini saranno liberi.

 

 

Jacques se ne stava seduto a gambe incrociate vicino alla porta chiusa della camera di zio Ange. Teneva stretto a sé la giubba rossa di zio Ange, continuando a ciondolare avanti e indietro.

Con quel momento oscillatorio sembra un pazzo, pensò Gavroche che lo stava osservando da quando la porta si era chiusa.

Entrambi i bambini sentivano le urla di Enjolras e di Lucas da dentro la camera, il primo perchè delirante, il secondo perché dava ordini a tutti da bravo medico.

Ad ogni urlo di Enjolras, Jacques stringeva la giubba più forte, quasi cullandola.

Gavroche sospirò e si sedette di fianco al bambino. In quelle settimane nelle quali credevano che Enjolras fosse sparito avevano fatto amicizia, anche se Gavroche aveva sempre avuto un tono di superiorità su Jacques, ancora troppo piccolo per lui.

Jacques poteva avere al massimo cinque o sei anni. Lui ne aveva il doppio e la differenza si sentiva eccome. Non tanto per il loro diverso strato sociale, ma per il fatto di Gavroche ormai era un ometto.

Enjolras glielo diceva sempre che per la sua età era molto più grande. Forse aveva contribuito la sua vita da strada o forse l'incontro con Les Amis...Non sapeva dirlo.

Di certo in quel momento sentiva il peso della sua età e dell'incapacità di essere di conforto a quel bambino.

“Vedrai che ce la farà” disse semplicemente Gavroche.

Jacques tirò su col naso e si asciugò le lacrime nella giubba:”Dici...dici sul serio?”

“Enjolras ha la pellaccia dura” disse semplicemente, evitando di rispondere alla domanda.

“Dalle sue urla emerge un dolore senza fine...”

Come riuscisse un bambino della sua età ad andare fin dentro nel profondo dell'animo umano fu per Gavroche un mistero. Ma era nipote di Enjolras, questo bastava per renderlo speciale e unico.

“E' solo dolore fisico...”

Jacques scosse la testa piena di riccioli biondi come quella di suo zio:”Zio Ange non ha mai urlato così prima quando stava male. Me lo ricorderei altrimenti. E' qualcosa di più profondo, qualcosa che gli dilania l'anima...”

Gavroche sospirò di nuovo, appoggiando la testa al muro.

Doveva immaginarselo. Il fallimento della Rivoluzione aveva lasciato un segno indelebile nell'animo del loro leader. Enjolras viveva solo per quello, era normale che ne uscisse distrutto.

Ma Gavroche era sicuro che, nel profondo, Enjolras aveva già trovato una soluzione, un modo per andare avanti.

Enjolras era così: un Fuoco che non smetteva mai di ardere.

“Vedrai che anche le ferite più nascoste verranno ricucite. Ha solo bisogno di tempo per trovare la forza per rialzarsi da terra.”

Jacques annuì e appoggiò la testa sulle ginocchia di Gavroche. Finalmente, più tranquillo, riuscì ad addormentarsi.

 

 

Eponine entrò piano nella stanza di Enjolras. Lo vide, pallido come un cencio, steso sul letto. Aveva la fronte madida di sudore, muoveva a scatti la testa, come se fosse in preda ad un incubo. Uno dei più terrbili. Gli si avvicinò e gli bagnò la fronte con un panno bagnato. Poté quasi giurare di averlo sentito sospirare di sollievo nel sonno.

“Non devi temere. Ange ce la farà” le disse una voce da dietro le spalle.

Eponine si girò e vide Charles seduto su una poltrona, la camicia sporca del sangue di suo fratello a causa dell'aiuto che aveva dato a Lucas.

“Lo so. Enjolras non mollerà finché il suo sogno non sarà diventato realtà”.

Charles fece un mezzo sorriso:”Tipico suo. E' talmente testardo da voler avere sempre l'ultima parola con chiunque, persino con la morte.”

“Se vuoi andare a riposare, va' pure. Rimango qua io con lui” si propose la ragazza.

Charles la osservò a lungo. Si era spesso chiesto, da quando l'aveva vista la prima volta quel giorno sulla barricata, che cosa avesse spinto Ange a tenerla con loro.

In un primo momento aveva pensato che a lui di lei non importasse molto. Ange non aveva mai dato molta importanza alle donne, a patto che esse non si chiamassero Francia o Patria.

Ma poi aveva riconosciuto i suoi vestiti su di lei e allora qualcosa doveva essere successo per forza.

Il fatto poi che lei fosse la reincarnazione dei valori rivoluzionari che Ange voleva infondere al Popolo l'aveva completamente convinto che tra loro ci fosse qualcosa. Una sorta di filo invisibile che legava i loro animi per sempre. Che loro lo sapessero oppure no.

Si alzò dalla poltrona, continuando a osservarla.

“Sai perché Annette ti ha vestita completamente di azzurro?” le chiese, avvicinandosi alla porta della stanza.

“Perché risalta il colore dei miei occhi e dei miei capelli?” gli rispose, facendo il verso dell'altra ragazza.

Charles fece una risata quasi isterica:”No. Quando eravamo piccoli, Ange si rifugiava sempre in biblioteca dove c'è un quadro di nostra madre, vestita di azzurro. Diceva spesso che, se mai avesse trovato la sua Anima Gemella, l'avrebbe voluta vestita sempre di azzurro, perché l'azzurro è il colore del cielo senza nuvole” Charles sorrise triste:”Tu le assomigli molto, avete lo stesso fuoco negli occhi. Annette, vestendoti di azzurro, sperava che Ange si accorgesse del fatto che, secondo lei, siete fatti l'uno per l'altra.”

“Mi dispiace deluderla, ma io e Enjolras...”

Charles non la lasciò finire:”Siete solo amici? Conoscenti? O il tuo cuore appartiene a un altro? Se fosse così, che cos'era quell'abbraccio di stamattina? E quella preoccupazione che velava i tuoi occhi durante queste settimane? Pensaci, Eponine.”

La ragazza non si curò molto delle parole di Charles. Dovevano sbagliarsi entrambi. Lei aveva amato solo Marius. Enjolras...era semplicemente Enjolras.

Lo sentì lamentarsi nel sonno e si sedette sul letto. Gli accarezzò i capelli biondi sudati, cercando di calmarlo.

“Ti prego, riprenditi. Abbiamo bisogno di te, Enjolras.”

Eponine si sporse per prendere un altro panno bagnato da mettergli sulla fronte, ma una mano di Enjolras la fermo.

Si voltò verso di lui e vide i suoi occhi blu spalancati e pieni di terrore. Aveva il respiro affannato e la paura regnava sul suo volto marmoreo.

“Enjolras, calmati” gli disse dolcemente Eponine, cercando di distenderlo di nuovo sul letto:”Calmati, sei al sicuro adesso. Sei a casa...”

“C'era tanto sangue, Eponine...Sangue dappertutto...Non sapevo più se era il mio o il loro...”

“Ssshhh, va tutto bene adesso. Sei al sicuro, non devi temere nulla.”

“Sono rimasto solo per così tanto tempo, Eponine....”

“Lo so, Enjolras. Lo so” disse la ragazza, trattenendo a stento le lacrime:”Ma ora dei a casa, siamo tutti qui attorno a te. Non sei più solo.”

Enjolras la guardò, cercando di notare qualsiasi graffio o ferita. Ancora una volta i suoi occhi dissero le parole che la sua bocca non era in grado di pronunciare.

 

...Avevo così paura per te. Credevo che ti avessero presa...

...Mi hai messa al sicuro, Enjolras. Non dovevi temere niente...

...Avevo paura di aver perso il Fuoco della mia Rivoluzione...

...Sei tu il Fuoco della Rivoluone, Enjolras. Io sono solo il legno che ti dà una mano a tenerlo vivo...

 

Enjolras si alzò a sedere sul letto, di modo da essere alla sua stessa altezza. Aveva uno strano sguardo negli occhi mentre le metteva le mani sulle sue piccole forti spalle.

Appoggiò la sua fronte sudata alla sua e sospirò, quasi sollevato.

“Organizzeremo un'altra Rivoluzione, Eponine. E stavolta vinceremo.”

La ragazza era troppo impegnata a controllare il battito del suo cuore per rispondergli. Era come impazzito, sfuggito completamente al proprio controllo.

Con Marius non aveva provato mai niente del genere...

“Com'è la notte?” chiese, adagiandosi sul cuscino, ormai esausto.

Eponine guardò fuori dalla finestra. Ormai era quasi l'alba.

“Chiara, Enjolras. Chiara e senza nuvole.”

Lui sorrise, ormai quasi addormentato:”Sarai qui, vero? Quando farà giorno, intendo.”

Eponine gli sorrise dolcemente, accarezzandogli i capelli biondi e morbidi:”Sì...Ange.

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Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


Ciaoooo a tutteeeeeeeeee/iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii :D :D :D 
Come state??? Scusate l'enorme ritardo, ma in queste due settimane ho dovuto studiare un sacco per la terza prova e l'ultima interrogazione di matematica (ho finalmente preso una sufficienza in un interrogazione di matematiiicaaaaaaaaaa, di solito prendevo cinque e mezzo e compensavo con l'otto della verifica, ma...waaaa *-*) e in più sono stata male, un po' di febbriciattola e tosse, causa tempo primaverile, molto poco primaverile.
Coooomunque, questo è un capitolo bomba! Insieme al sei e uno dei miei preferiti, giudicatelo bene dunque ù.ù

Vi lascio leggere ;)

-Fé-


Capitolo 7.



Jean Valjean camminava nervosamente avanti e indietro nel salotto del suo appartamento. Il suo nervosismo era dovuto al fatto che la lettera non era ancora arrivata.

Aveva permesso a Cosette, sotto chissà quale effetto di droghe pesanti, di andare dal suo innamorato, Marius Pontmercy. Quando aveva scoperto la loro relazione platonica e pura, aveva quasi sentito il suo cuore spezzarsi. La sua bambina...

Poi però aveva capito che non poteva tenerla chiusa in casa per sempre. Sicuramente Fantine l'avrebbe lasciata libera. E allora aveva dato il suo consenso, ma alle sue regole. Ogni due giorni doveva mandargli una lettera dove gli raccontava in modo accurato tutto quello che faceva e, in più, doveva ritornare entro l'anniversario della presa della Bastiglia. Esattamente tra 21 giorni.

Ma la lettera era in ritardo. Quel ragazzino biondo, un po' pallido e molto sveglio non era ancora arrivato e questo lo rendeva nervoso.

Forse le era successo qualcosa. Forse doveva andare da quel Marius, a La Rochelle...

Prese cappello e cappotto e uscì di fretta e furia di casa.

“Ehi, monsieur! Stia attento!” disse Gavroche, evitando di essere travolto da Valjean.

“Oh, sei qui. Pensavo che fosse successo qualcosa di grave”.

“No, niente di tutto questo. Ho solo fatto molta fila dal farmacista”.

“Cosette è ammalata?” chiese preoccupato Valjean.

Gavroche si morse il labbro. Maledizione, aveva detto troppo. Courfeyrac gliel'aveva detto di stare zitto e di rivelare il meno possibile.

“No, no. Assolutamente neo. Sono delle medicine per un amico del signor Marius, tutto qui. Ecco la lettera”.

“Oh, grazie mille” lo ringraziò Valjean:”Tieni, queste sono per il tuo disturbo” continuò, porgendogli un sacchetto pieno di brioches.

“Merci beaucoup!! Era da tanto che non le mangiavo. Beh, adesso devo scappare, ci rivediamo tra due giorni!!” disse il ragazzo correndo via.

Valjean lo osservò allontanarsi. Proprio un bravo ragazzo, quel Gavroche...

 

 

Eponine entro nella camera di Enjolras cop il vassoio per la colazione in mano. LE ferite si stavano lentamente rimarginando e, anche se la febbre non gli era passata del tutto, almeno aveva smesso di delirare e di fare brutti sogni. Era forte, Enjolras, e l'unica cosa di cui aveva bisogno era tanto riposo accompagnato da una dieta adeguata.

Lo trovò seduto sulla poltrona, una coperta sulle gambe, intento a leggere un libro. I suoi capelli ricci erano leggermente mossi dalla lieve brezza estiva che entrava dalla finestra aperta.

“Enjolras! Ma sei impazzito? Hai la febbre, devi stare al chiuso e al caldo!” urlò lei preoccupata, chiudendo subito la finestra.

“Eponine...”

“Niente Eponine! Sono tre giorni che hai la febbre e non è stando davanti a una finestra aperta che guarirai”.

“Volevo solo cambiare un po' l'aria. C'era puzza di malato” le rispose calmo, continuando a leggere.

“E' più che naturale data la tua situazione”.

Enjolras abbandonò la testa contro lo schienale della poltrona, chiuse gli occhi e sorrise. Eponine si stava comportando proprio come Annette. Lo trattava come un bambino piccolo, incapace di prendersi cura di sé, che deve essere coccolato e vezzeggiato durante la malattia. E se Annette gli lasciava qualche minima liberà come spesso fanno le tate con i bambini, Eponine faceva la parte della mamma severa e intransigente.

“Guardati, lei tutto sudato!” gli disse, passandogli un panno bagnato sulla fronte.

Enjolras aprì gli occhi blu appena sentì il dolce profumo di Eponine vicino a lui. Sapeva ancora di rose come quando era tornato a casa. Fissò gli occhi marroni di lei, così caldi e preoccupati per lui. A differenza delle altre volte, non si dissero niente, semplicemente perché non c'era niente da dire. Rimasero lì, in quella stanza, a fissarsi occhi negli occhi, come se il tempo per loro si fosse fermato in quel preciso momento. Ed Eponine ebbe quasi l'impressione che, a differenza delle altre volte, lo sguardo di Enjolras avesse davvero poco di casto.

“Zio Ange!!!!”

La voce squillante di Jacques, appena entrato nella stanza, ruppe la magia di quel momento eterno. Eponine si allontanò da lui, le gote rosse per l'imbarazzo e per la potenza del suo sguardo. Sul volto di Enjoloras invece apparve un mezzo sorriso, quasi si sentisse orgoglioso e lusingato del rossore delle sue guance.

“Come stai oggi, zio Ange?” chiese Jacques, aggrappandosi alle sue ginocchia.

Enjolras lo prese in braccio e dolcemente gli disse:”Sto molto meglio, Jacques. Eponine si prende cura di me in modo eccezionale” concluse in modo allusivo.

Eponine arrossì ancora di più:”Ti ho messo sul tavolo la colazione, Enjolras. Ehm...io vi lascio soli” disse quasi scappando via da quella stanza. Da lui.

“Pecché 'Ponine è corsa via, zio Ange?”

Enjolras non gli rispose e iniziò a mandar giù qualcosa per colazione.

Perché è una codarda, Jacques...

 

Eponine scese di fretta le scale e si rifugiò nella stanza dei giocattoli. Quasi sbatté la porta talmente era agitata. Si accorse di non essere sola quando sentì quattro paia di occhi su di sé. E se Etienne e Gavroche la fissarono per qualche secondo, ritornando poi a giocare, Charles ed Annette la fissavano come se l'avessero beccata a rubare qualcosa di prezioso.

“Tesoro, vieni a sederti. Sei molto accaldata” le disse gentilmente Annette.

Eponine si lasciò andare contro la porta, sedendosi scompostamente per terra.

“Tutto a posto, ragazza?” insisté Charles.

“Si, tutto a posto...”

Ma nemmeno lei ne era sicura. Come aveva fatto? Come poteva essersi innamorata di Enjolras? Del rigido Enjolras per di più!

No, non era minimamente possibile.

Lei amava Marius. Aveva sempre amato Marius sin dal giorno in cui l'aveva visto arrivare nell'appartamento vicino al suo.

E se...

E se si fosse solo innamorata dell'idea dell'Amore? Se quello che aveva in mente lei non fosse in realtà Marius ma una proiezione che si era creata lei nella sua testa?

Se il ragazzo di cui fosse innamorata fosse molto più simile a Enjolras?

Si era come creata un Principe Azzurro nella sua testa, un Cavaliere che l'avrebbe strappata da quel suo mondo di miseria e fame.

In un primo momento aveva pensato a Marius, ma se fosse in realtà Enjolras?

Questo spiegava tutto...

L'improvvisa attrazione che aveva provato per lui, la prima volta che aveva assistito a un suo discorso insieme a Marius. Quella strana magia che si creava tra loro quando si guardavano negli occhi. Quella strana preoccupazione che prendeva entrambi, entrambi, quando erano in pericolo.

E se ci fosse in realtà un filo che li univa? Per questo riusciva a sentire quando soffriva? Grazie a quel filo?

Eponine sbatté la testa contro la porta.

Ti sei ficcata proprio in un bel casino, Eponine...

 

Les Amis a cena discussero sul da farsi. Cosa doveva fare adesso? Ricominciare una nuova Rivoluzione? O far finta che niente fosse successo e ritornare alle loro vite di prima?

Dovevano solo far passare un po' di tempo, aspettare che le acque si calmassero, e ritornare a Parigi come normali studenti.

Sì, avrebbero fatto così...

“Siete degli stolti!” urlò Enjolras, il volto accaldato, la camicia lasciata aperta e impregnata di sudore:”Il Popolo là fuori sta soffrendo, soffrirà ancora e voi che cosa volete fare? Far finta di niente? Ricostruiremo le barricate, ripartiremo da zero con la Rivoluzione. Otterremo al Repubblica, ne sono certo!”

“Enjolras, non essere sciocco” disse Marius:”E' andata male una volta, andrà male anche la seconda.”

“Pontmercy ha ragione, Enjolras” disse Combeferre, seguito a ruota da Courfeyrac.

I suoi amici...Combeffere, la guida, e Courfeyrac, il centro...Anche loro...

“Fate come vi pare. Vorrà dire che la farò da solo!”

Enjolras uscì di casa, camminando velocemente per il grande giardino.

Eponine lo seguì di corsa:”Enjolras! Enjolras, non fare così. Les Amis hanno ragione, è una follia!”

“Sta' zitta!” le urlò il ragazzo.

Eponine però non si diede per vinta e continuò a seguirlo, a rincorrerlo più che altro.

“Enjolras, moriremo tutti, non lo capisci? Se continui imperterrito con questa tua idea di portare la Francia alla Repubblica ci farai uccidere tutti!”

Enjolras si voltò di scatto verso di lei:”Credi che non l'abbia capito? Ho rischiato sulla mia pelle di morire, Eponine. Avevo trovato un altro modo per portare la Francia alla Rivoluzione e...”

“Un altro modo, Enjolras? Ma non capisci che sono stanchi? Vogliono solo vivere la loro vita e...”

Enjolras non ci vide più. L'afferrò per le spalle e la sbatté contro un albero.

“Dannazione, sta' zitta!” e, prima che lei dicesse qualcos'altro, le coprì la bocca con la sua.

FU un bacio carico di rabbia e di furore. Fu uno di quei baci che si danno per evitare che la situazione peggiori, ma, inevitabilmente, peggiora lo stesso.

Quando Enjolras infilò una mano tra i suoi capelli scuri, però, il bacio divenne più gentile, lento...quasi romantico. Divenne come uno di quei tanti baci che Marius dava alla sua Cosette.

Ci provò Enjoloras. Ci provò davvero a staccarsi da lei. Ma quando lo fece, venne di nuovo attratto da quelle labbra.

Poteva forse la Luna scindersi dalle stelle? O la foresta dalla montagna?

Ci sono fenomeni in natura che non si possono dividere.

Così era l'Amore tra Enjolras ed Eponine.

 

...And rain will make the flowers grow...

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


Note dell'Autrice
Ciaooo a tutti!!!!!!!!!!!!!! So che è tardissimo, ma non ce la facevo più a non aggiornare. Mi sentivo quasi in colpa. E, visto che la scuola è finita e domani posso dormire un po' più del solito, ho resistito al sonno arretrato e ho finito il capitolo ottavo. Spero siate contenti ;)
mi scuso con saitou catcher, white mirror e billina97 alle quali non ho risposto alle fantastiche recensioni, ma nell'ultima settimana di scuola sono stata impegnatissima e non ho avuto proprio tempo.
Spero di farmi perdonare con questo capitolo ;)
Buona lettura e Buona notte :D

-Fé-


Capitolo 8.


Eponine continuava a tenere lo sguardo basso, osservando attentamente il suo vestito azzurro sporcarsi leggermente a causa dell'erba leggermente bagnata. Stava attenta ad ogni minima macchia sul tessuto pregiatissimo del suo vestito e i suoi occhi vagavano dappertutto tranne che in alto dove, e lei lo sapeva benissimo, avrebbe incontrato gli occhi blu notte di Enjolras.

Non che fosse pentita di quei baci rubati al chiaro di luna. Anzi...

Quello che però non riusciva a togliersi era quel continuo imbarazzo e quel continuo rossore sulle sue guance. Par Dieu, era Enjolras!!! Lo stesso Enjolras che, appena incrociava una ragazza per le vie di Parigi, abbassava castamente lo sguardo. Lo stesso Enjolras che pensava esclusivamente alla sua Rivoluzione e alla sua Repubblica.

Era lo stesso Enjolras che l'aveva baciata? Quello che continuava a dire che la Patria era la sua unica ragazza?

“Ponine...” la chiamò, una strana nota di sofferenza nella voce.

Lei alzò subito lo sguardo allarmata e, quando notò il suo colorito verdognolo, iniziò a temere il peggio.

“Non mi sento molto bene, 'Ponine...” ammise il giovane prima di vomitare l'anima sul prato dietro di loro.

Eponine urlò in preda al panico e si fermò solo quando sentì una mano di Grantaire sulla sua spalla.

“Ange? Va tutto bene, Ange. Sta' tranquillo” disse dolcemente Charles a suo fratello, mettendogli un braccio intorno alla vita per sorreggerlo.

“Mi gira la testa Charles...”

Il maggiore si mise un braccio di Enjolras attorno alle sue spalle e pian piano lo guidò dentro casa:”E' normale, Ange. Credo che ti sia tornata la febbre. Non saresti dovuto uscire, aveva appena finito di piovere.”

“Vi ho sentiti urlare...” disse debolmente Enjolras, cercando di giustificarsi.

“La curiosità uccise il gatto, non lo sapevi Ange? Avresti dovuto rimanere a letto al caldo. Lo sai che qui a La Rochelle, quando piove, la temperatura scende di almeno otto gradi rispetto al centro di Parigi. La sfortuna di essere in mezzo a un bosco.”

Pian piano Charles riuscì a fargli fare le scale e a riportarlo in camera. Lo infilò sotto le coperte e gli disse:”Dirò a Henriette di prepararti qualcosa per la nausea, va bene?”

Enjolras annuì debolmente. Avrebbe voluto fare qualcos'altro, ma la testa gli faceva troppo male e gli pesava come un macigno sul collo.

Charles aveva ragione. Uscire di casa dopo la tempesta, con solamente la camicia sbottonata addosso e tutto sudato non era stato il massimo. Ma, per la miseria, il ricordo delle labbra di Eponine valeva tutto quel dolore.

Nine...

 

 

Grantaire la portò in cucina e le fece preparare del latte caldo. Ci versò dentro un po' di Cognac prima di darglielo e si sedette di fronte a lei, sorseggiando un po' di quella bevanda ambrata.

Eponine bevve timidamente dalla tazza, ancora scossa da quello che era successo.

“Enjolras se la caverà, ragazza. Ha la pellaccia dura per morire a causa di una febbriciattola” disse il ragazzo, cercando di calmarla.

“Certo che il signorino Ange ce la farà. Non è morto quando a cinque anni ha preso una brutta bronco-polmonite, non morirà di certo adesso” rispose in modo burbero Henriette, la vecchia tata di Enjolras.

“Visto?” disse Grantaire facendole l'occhiolino.

Ma il colorito di Eponine non accennava a migliorare. Era tremendamente pallida e scossa, senza contare il fatto che continuava a guardare nel vuoto come spiritata.

“Eponine?? Si può sapere che cos'hai? Oh, per le mutande del vecchio Lamarque! Enjolras ti ha baciata, non è vero?”

Quando Grantaire disse quelle parole, Eponine non poté negare l'evidenza. Adesso che Grantaire l'aveva detto, non era più un sogno. Era realtà.

“Dal colore rosso delle tue guance deduco che ho ragione” disse ridendo il ragazzo:”Sai, Enjolras direbbe che il rosso delle tue guance è quello degli uomini arrabbiati. O di un mondo che sta sorgendo” continuò, ridendo.

“Smettila di prendermi in giro!” urlò la ragazza, la stessa determinazione che Grantaire aveva spesso visto in Enjolras negli occhi.

“Scusami, volevo solo ottenere uno straccio di reazione da te” disse, iniziando a bere dalla bottiglia.

“Come hai fatto ad indovinare?”

“Io e Prouvaire avevamo scommesso entro quanto vi sareste messi insieme. Siete una bella coppia, sapete? Se non fosse per il semplice fatto che siete gli ultimi ad aver capito che vi appartenete”.

“Lo dici come se ti dispiacesse”.

Grantaire ghignò, continuando a bere. Di certo al ragazza era sveglia.

“Beh, di certo sai che ho una certa ossessione per il nostro latin lover”.

“Ossessione è dire poco. Gavroche dice sempre che lui è l'unica cosa in cui credi.”

“Esattamente. Se mi chiedesse di rischiare di morire di nuovo, per lui o per la Francia, lo farei. Solamente per lui, ma lo farei. Enjolras riesce a infiammare anche gli spiriti assopiti da tempo, anche gli oggetti. E' una grande qualità, la sua.”

“Credi che ricomincerà con la sua Rivoluzione?” domandò preoccupata Eponine.

“Credo che, finché del sangue gli scorrerà nelle vene, continuerà a sognare una Francia migliore.”

“Credo che nel suo caso i sogni possano portare alla morte. O, peggio, alla distruzione totale di sé.”

Grantaire fece un sorriso triste:”E alla distruzione totale di tutto ciò che gli sta attorno. Ma Eponine credo che tu sia in grado di placarlo. Tu sarai la sua cura.”

Ne sei davvero certo, Grantaire?

 

 

Quella notte nessuno riuscì a dormire, tranne forse la coppia più bella dell'estate, Marius e Cosette. A La Rochelle in molti non chiusero occhio, ma non per i tuoni e i lampi di quello strano temporale di inizio estate, ma per quelle note di pianoforte che Enjolras continuava a suonare.

 

I dreamed a dream in times gone by
When hope was high
And life worth living
I dreamed that love would never die
I dreamed that God would be forgiving

 

Jacques si alzò dal suo lettino e, preso il piccolo soldato di pezza che lo zio Ange gli aveva regalato per Natale, si avviò verso la biblioteca, dov'era il pianoforte.

Spesso lo zio Ange si svegliava di notte, quando stava a La Rochelle dalla mamma, e si rifugiava in biblioteca e tra le note del suo pianoforte. Era più forte di lui, solo così riusciva a calmarsi.

Lo zio Charles diceva sempre che lo zio Ange pensava troppo, per questo si svegliava nel pieno delle notte. Il problema era che doveva dire in qualche modo ciò che pensava e ciò che lo teneva sveglio e allora andava dal suo pianoforte e trovava tutte le parole necessarie. E al diavolo il sonno altrui.

 

But the tigers come at night

with their voices soft as thunder

As they tear your hope apart

And they turn your dream to shame

 

Quando Jacques entrò in biblioteca però vide che lo zio Ange non era solo. 'Ponine se ne stava scalza e con un lume acceso in mano di fronte a lui e lo ascoltava cantare e suonare. Erano entrambi due testimoni silenziosi dell'angoscia e della disperazione di quello spirito infiammato che era lo zio Ange.

Non aveva capito esattamente che cosa lo turbasse, ma di sicuro c'entrava la sua Francia e la sua Repubblica. Lo zio Charles lo prendeva sempre in giro per questo.

 

But there are dreams that cannot be

And there are storms we cannot weather

I had a dream my life would be

so different from this hell I'm living

So diffrent now from what it seemed

Now life has killed

The dream I dreamed

 

La voce di zio Ange si spezzò quando pronunciò le ultime note. Solo allora 'Ponine gli si avvicinò. Appoggiò il lume sul pianoforte e abbracciò stretto al suo seno lo zio Ange. Lui nascose il volto tra il suo abbraccio e iniziò a singhiozzare.

“Ci credevo davvero, Nine. Ci credevo realmente.”

'Ponine gli accarezzò i capelli ricci sudati e gli disse dolcemente:”Ci credevamo tutti, Enjolras. Solamente perché ci credevi tu e con le tue parole lo rendi vero, lo rendevi possibile. Ma non ti devi disperare. La vita ti darà un altro sogno per cui lottare.”

“Ma non sarà mai come questo. Volevo fare qualcosa di grande, qualcosa di giusto. Volevo creare una Francia migliore, Nine.”

“Ci sarà un giorno, Ange.

Al sentire il suo nome pronunciato da Eponine sentì una nuova forza nascergli dentro il cuore. Come se adesso fosse diventata lei il suo sogno.

Alzò la testa dal suo seno e la fissò negli occhi illuminati dal lume. Poteva ancora vederci il fuoco della Rivoluzione che tanto amava di lei.

E se c'era ancora negli occhi di Eponine, voleva dire che poteva ancora crederci anche lui.

Enjolras annuì piano e le sussurrò vicino alle labbra:”Verrà un giorno per una nuova Rivoluzione, Nine.”

Eponine sorrise a quelle parole. Finalmente era tornato l'Angelo Vendicatore che aveva imparato ad apprezzare. Il suo sorriso venne subito spento dalle labbra di Enjolras sulle sue.

Rimasero così, stretti l'uno all'altra, finché l'alba non segnò l'inizio di un nuovo giorno.

Prima di tornare nello loro stanze, Enjolras prese tra le braccia il corpicino addormentato di Jacques e se lo strinse al petto. Suo nipote era la speranza per il futuro.

La sua generazione poteva anche fallire nella Rivoluzione, ma non quella di Jacques. Loro di sicuro avrebbero ottenuto qualcosa. *

 

 

 

*Lieve riferimento al fatto che nel 1848 col grande botto i Francesi ottennero una vera Costituzione. E facendo i miei soliti calcoli Jacques nel 48 avrà la stessa età di Enjolras nel 32. Lui è la nuova generazione che finalmente ottiene qualcosa ;)

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Capitolo 10
*** Capitolo IX ***


Ciaaaooo a tuuuuuttiiiiiii/eeeeeee!!!!!!!!!!!!!!
Sono tornata dopo una luuuuuuunghissima pausa dovuta alla maturità. Mi spiace davvero non essere riuscita a pubblicare, ma ho dato più importanza all'esame, spero non me ne vogliate.
Questo è un capitolo un po' di transizione e abbastanza mielenso, spero di non essere andata troppo OOC
Spero che vi piaccia lo stesso :D

-Fé-


Capitolo IX


Enjolras continuava ad agitarsi nel buio della notte. Tutta La Rochelle dormiva, a parte le due persone al suo capezzale. La luce fioca della candela, non troppo vicina al letto di Ange per non disturbarlo nel suo sonno agitato, illuminava per metà Eponine intenta a passargli una benda bagnata sulla fronte. Purtroppo aveva ancora la febbre, alta a causa dell'infezione alla ferita. Le sue mani tremavano tutte le volte che gli sfiorava al fronte, come se potesse, di punto in bianco, svanire davanti ai suoi occhi.

Grantaire, l'altra ombra ancora sveglia in quella notte scura, le posò una mano affusolata sulla sua esile spalla:”Perché non vai a dormire, Eponine? Sono giorni che stai al suo capezzale, è meglio che ti riposi adesso.”

“Non posso” disse la ragazza con voce strozzata:”E' colpa mia, capisci? Se non fossi stata così stupida da non proteggermi dall'esplosione quella mattina, lui sarebbe salito su quella carrozza. Se non ci fossi salita io, lui adesso starebbe bene...”

“Enjolras non ti avrebbe mai lasciata giù da quella carrozza. Avrebbe costretto Cosette a scendere, piuttosto che non permetterti di salire. Tu e Gavroche eravate i primi da salvare” le rispose lui serio.

“Perché?”

Grantaire fece una risata roca:”E te lo chiedi? Eponine te l'abbiamo detto tante di quelle volte e tu ancora ti ostini a non capire. Tu e tuo fratello eravate ciò a cui aspirava Enjolras: il Popolo che lotta per la sua Libertà. Per questo doveva proteggervi. Adesso, per favore, smettila di fare la stupida e va' a dormire. Se si sveglierà, sarai la prima che avviserò.”

Fu solo il tono duro con cui le parlò che la convinse ad andarsene. Era molto simile a quello di Enjolras, sebbene non così...cattivo. Per quanto Grantaire fosse stato duro e severo con lei, non riusciva ad essere come lui. Enjolras era un Diavolo travestito da Angelo, era capace di essere terribile, pur di far filare tutto come aveva voluto lui.

Eponine posò un lieve bacio sulla fronte di Enjolras e uscì dalla sua camera.

Grantaire aspettò a parlare e, solo quando la porta si chiuse dietro le spalle di Eponine, disse:”Sei un pessimo attore, Enjolras. Adesso puoi anche smetterla di fingere di dormire.”

Ange aprì lentamente gli occhi blu, colmi di stanchezza e lucidi a causa della febbre:”Credo che...la ferita si sia riaperta, R.”

Il ragazzo si allarmò, incapce di fare qualsiasi cosa per aiutarlo:”Devo chiamare Lucas?”

“No” disse l'altro con voce rotta:”Prendi dalla mia scrivania una boccetta. E' polvere antibiotica, ci sono anche delle bende, prendi anche quelle.”

Febbrilmente Grantaire fece come gli aveva detto e lo stesso Enjolras si mosse febbrilmente per disinfettare di nuovo la ferita e per fasciarla.

“Hai bisogno di qualcos'altro, E?”

Il leader de Les Amis si lasciò cadere sui cuscini, esausto. Aveva il fiatone per aver fatto quattro semplici mosse con le bende, ma riuscì lo stesso ad usare un tono imperioso:”Un po' d'acqua, R. Ho la gola secchissima.”

“Sai, non mi aspettavo che lo facessi.”

“Che facessi cosa, R?”

“Mentire alla tua bella. Hai paura di affrontarla?” gli chiese, porgendogli un bicchiere d'acqua.

“Non è la mia bella e non ho paura di affrontarla.”

“Lo stai dicendo più a me o più a te stesso.”

“Grantaire” iniziò Enjolras con il suo classico tono da leader:”Non ho bisogno di una persona che mi analizzi per filo e per segno. E non sei né mia sorella né mio fratello, quindi, se devi dirmi qualcosa, dillo e basta.”

“Hai paura di innamorarti, te lo si legge negli occhi. Ma la sai la cosa buffa qual è? Che lo sei già e non lo vuoi proprio capire.”

“Taire...”

“No, aspetta, fammi finire. Tu l'ami, non vedo come potrebbe essere altrimenti, visto che lei è la tua Rivoluzione. E lei ti ama, altrimenti non si preoccuperebbe così tanto per te. E la cosa che più mi fa morir dal ridere è che nessuno dei due lo vuole ammettere. Siete entrambi così tremendamente orgogliosi e...freddi, come se la vita vi avesse tolto tutto e vi avesse disillusi. Beh, se è davvero così E, siete proprio due miserabili.”

Enjolras gli fece un sorriso triste:”Morirò, R. Appena scopriranno dove mi trovo, mi uccideranno. Non tanto per la Rivoluzione, Luigi sa essere abbastanza clemente quando vuole, ma ho sparato a Javert. Dritto al cuore. Non è una cosa da fare tutti i giorni. Non voglio che lei rimanga scottata da questo amore che avrà vita breve.”

Fece una piccola pausa nella quale Grantaire notò quanto il suo leader, il suo Apollo non gli appartenesse più. Finché Enjolras era solo il leader de Les Amis de l'ABC, poteva ancora considerarlo, un ubriacone certo, ma gli parlava almeno. Adesso che si era trasformato in un Marte combattivo e protettivo nei confronti della sua Venere, lui, un decadente Dioniso, non aveva più nessuna speranza.

La risata quasi isterica di Enjolras lo destò dai suoi pensieri:”Odio questo posto, R. Mi sta facendo diventare un sentimentale, una pappa molla.”

“Vuoi un po' di cognac per ritornare ad essere lo stesso stronzo di sempre?” disse, cercando di sdrammatizzare.

“No, credo che mi metterò a dormire sul serio, adesso.”

“Meglio, più cognac per me.”

“Grantaire?”

“Sì?”

“Se dovessero venire a prendermi...”

“Enjolras, qui sei al sicuro e...”

Se dovessero venire a prendermi” disse con tono serio e autoritario.

“Sì?” disse Grantaire sottomesso.

“Promettimi che non lascerai lei e Gavroche allo sbando. Prenditi cura di loro. So che non mi deluderai.”

Il decadente Dioniso guardò il suo Apollo addormentarsi e solo allora capì che, in fondo, anche Enjolras credeva in lui.

Non ti deluderò, E. Stanne certo.

 

 

 

Appena sveglia, Eponine si diresse verso la camera di Enjolras. Sperava che, almeno per oggi, la febbre si fosse abbassata di poco.

Quando entrò lo vide in piedi di fronte alla poltrona dove Grantaire si era addormentato, mentre gli metteva una coperta per non fargli prendere freddo.

Eponine rimase scioccata da quell'immagine. Enjolras, il suo fisico asciutto ma muscoloso allo stesso tempo, le spalle larghe e possenti in grado di reggere qualsiasi peso, i capelli boccolosi che gli ricadevano sugli occhi blu, profondi come il mare...

Un dio greco. Un divino Apollo. Ecco chi si trovava davanti a lei.

Quando i suoi occhi incrociarono quelli blu di lui, sentì il cuore scoppiarle nel petto e riniziò quella magia tipica di loro due.

 

...Sei sveglio...

...Già, mi è passata la febbre, adesso sto bene, Eponine...

...Non mi stai mentendo solo per non farmi preoccupare, vero?...

 

Il sorriso sghembo di Enjolras quasi le fece venire un infarto:”No, Nine. Non ti sto mentendo.”

“Ci hai fatto preoccupare tutti” disse lei sulla difensiva, non volendo perdonargli quella notte terribile per un semplice sorriso.

“Mi dispiace” lo disse come se non fosse minimamente un suo problema. In quel momento le ricordava molto l'Enjolras che sentiva per le strade di Parigi.

Quei suoi repentini cambi di umore la faranno diventare matta.

“Ho detto qualcosa che non dovevo dire?”

Enjolras si voltò di scatto verso di lei, gli occhi sbarrati dallo stupore:”Perché pensi questo?”

“Per il modo in cui mi hai risposto...”

Enjolras sospirò, mettendosi una mano tra i capelli.

Non riusciva a controllarsi quando lei era nei paraggi. Era come se lei, lei, abbattesse tutte le sue difese, rendendolo attaccabile. Quando c'era lei, non poteva mostrarsi completamente quale amante marmoreo della Libertà, quale Leader di una Rivoluzione. Con lei era solo Ange, semplicemente Ange. E questo non lo sopportava. Non riusciva a farlo da molto tempo ormai, da quando se n'era andato da La Rochelle. Quello era stato il suo primo gesto da Enjolras, capo de Les Amis, anche se ancora non si erano costituiti. Era stato come lasciarsi alle spalle un'adolescenza protetta e gettarsi nell'età adulta. Ma lei, lei dannazione, lo faceva sentire come un ragazzino alle prime armi, come un innamorato qualunque che perde completamente la testa per la prima ragazzina di turno. E odiava sentirsi così...così in preda delle sue emozioni, lui che era la Razionalità fatta a persona.

 

In my life

She has burst like the music of angels

The light of the sun

And my life seems to stop

As if something is over

And something is scarcely begun



 

Alzò i suoi occhi blu su di lei e, al posto di dirle quello che provava, fece scattare di nuovo la magia tra loro.

 

...Scusami, è che non sono abituato a sentirmi così...

...Così come?...

...Innamorato...

...Ti va se ci abituiamo insieme?...

 

Oh, Nine, sì. Ti prego, incontriamoci a metà strada ed andiamo avanti insieme. Scopriamo insieme com'è...

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Capitolo 11
*** Capitolo X ***


Questo è il MIO Enjolras, con la MIA idea della sua famiglia. E ne vado orgogliosa. So che non sarà mai come quello di Hugo, ma rispettate le mie scelte, per favore.

Buona Lettura,

-Fé-

 
Capitolo X
 

Un'altra notte buia era scesa su La Rochelle. Una notte senza luna e senza stelle. Enjolras sentiva che tutti, in quella casa, dormivano come se niente fosse, come se non ci fossero persone deboli che soffrivano ingiustizie gratuite tutti i giorni per le vie di Parigi.

Doveva fare qualcosa, maledizione! La sua Rivoluzione era fallita, ma doveva...sentiva l'impellente bisogno di aiutarli. Aveva creduto che frequentare la facoltà di diritto per diventare poi avvocato avrebbe cambiato le cose. Voleva essere come Robespierre, il primo Robespierre, quello del giuramento della Pallacorda e non il dispotico leader accecato dal potere de la Terreur. No, lui sarebbe stato diverso. Lui sarebbe stato l'Eletto che avrebbe portato la Francia alla Libertà, a quella Repubblica basata sugli ideali della Rivoluzione Francese che tanto decantava nei suoi discorsi.

Ma come fare, senza innescare una Rivoluzione?

Forse Grantaire aveva ragione: tutte le Ricoluzioni sono destinate a fallire prima poi. Ma allora cosa si poteva fare?

Cosa maledizione?

Enjolras venne distolto dai suoi pensieri da un pianto infantile. Aspettò qualche minuto, ma nessuno stava andando da quel piccolo in pena. Si alzò lui, attento a non fare movimenti bruschi ed evitare così che la ferita si riapra. Camminò lentamente, reggendosi al muro, fino alla fine del corridoio dove si trovava la stanza del piccolo Etienne.

Lo prese in braccio dalla culla e quando i loro occhi, della stessa tonalità di blu come tutti coloro che facevano parte, anche se per metà, della famiglia Enjolras, finalmente il piccolo si calmò.

Enjolras se lo sistemò bene in braccio e passeggiò piano per la stanza:”Così, tu sei il piccolo Etienne. Purtroppo non ero presente alla tua nascita...”

Già. Troppo impegnato con la sua Rivoluzione...

Si ricordava ancora l'ardore che metteva tutte le sere al Café Musain per entusiasmare gli animi degli altri Amis. Il furore con il quale incitava Grantaire a mettere giù quella dannata bottiglia d'alcool e concentrarsi sulla Rivoluzione. La meticolosità con la quale preparava ogni singolo discorso e ogni singolo volantino.

Che stupido era stato...in poche ore era svanito tutto.

Illuso.

“Sai, tuo zio Ange ha sbagliato molto nella sua breve vita, Etienne. Ha lasciato questo posto troppo in fretta, credendo che a diciotto anni fosse già un uomo. Ha lasciato suo padre, vecchio e malato, un padre che ha sempre cercato di proteggerlo dalle delusioni che avrebbe trovato una volta lasciato il Paradiso di La Rochelle. Non comportarti così con Lucas, mi raccomando.”

Suo padre...

Era morto qualche mese dopo la sua iscrizione all'università. Annette era incinta all'ottavo mese, Charles era in missione per il Re, e senza di lui suo padre si era sentito solo, inutile. Si rendeva conto solo ora che andare via per suo padre aveva significato la fine di quel rapporto speciale che c'era tra di loro. L'aveva sempre considerato il suo eroe per quel passato da rivoluzionario che l'aveva tanto caratterizzato. Non si stancava mai di sentire le sue storie su quel periodo e quando lui gli aveva confessato di voler seguire le sue orme e suo padre l'aveva fermato...Quello era stato il punto di distacco tra loro. Dopo quell'episodio non si erano più visti.

Chissà se suo padre sarebbe ancora orgoglioso di lui, nonostante il fallimento della Rivoluzione...

“Ti auguro di non dover mai crescere senza i tuo genitori, Etienne. Mia madre non l'ho mai vista se non in quadro e mio padre è morto proprio quando stavo diventando un uomo. So che ti faranno arrabbiare Etienne, è il loro ruolo di genitori, ma non odiarli, non schernirli, non farli sentire inutili. Vedrai che ti mancherà quel tempo in cui erano i tuoi due eroi...”

E sua madre...

Chissà se era orgogliosa di quel suo ultimo figlio...

Mamma, ho paura...Sarò in grado di mantenere il controllo quando verranno a prendermi?

 

 

Al mattino Charles lo trovò addormentato sulla poltrona con Etienne in braccio. Sembravano padre e figlio, talmente si assomigliavano.

Charles sospirò tristemente, conscio che quella situazione non si sarebbe mai avverata. Ange non si sarebbe mai sposato, non avrebbe mai messo su famiglia talmente era concentrato sul suo Popolo.

Perché non vi rinunciava? Perché non ritornava a La Rochelle?

Sospirò di nuovo, prendendolo di peso e trasportandolo in camera sua. Notò che le bende erano nuove e sporche di sangue. Di nuovo.

Quella ferita non si rimarginerà mai, pensò, mettendolo sotto le coperte.

Era come se quella ferita fosse il simbolo della lacerazione interna del suo animo. La delusione e la disillusione della Rivoluzione avevano lasciato dentro di lui un vuoto incolmabile. Nemmeno l'Amore di Eponine poteva aiutarlo. Era un qualcosa che doveva fare lui. Doveva essere lui a trovare dentro di sé quella forza necessaria per andare avanti, per voltare pagina.

Charles alzò lo sguardo dal letto di Ange e i suoi occhi si posarono sulla piccola cornice azzurra contenente una miniatura della loro mamma.

Mamma...

Ne sentiva la mancanza Charles. Tutti i dannati giorni.

Si ricordava ancora il suo profumo, un misto di rose, iris e giglio. Un profumo dolce e forte, uno di quelli che se senti per le vie di Parigi, nonostante la puzza dei vicoli, memorizzi subito.

E la sua voce...dolce e morbida come quella di ogni mamma che ama i propri figli.

Mamma, tu avresti saputo che cosa fare...

Ma lui? Lui non era così bravo a capire Ange. A dire la verità nessuno lo era. Nemmeno Eponine o Annette.

Nessuno meglio di Ange stesso poteva fuoriuscire da quello stato di apatia e di malattia e ritornare a far splendere il sole. Quasi quasi lo preferiva quando prendeva con una mano il fucile e con l'altra la bandiera della Francia e urlava a gran voce:

 

It is time for us all to decide who we are

Do we fight for a right to a night at the Opéra now?

Have you asked yourselves what's the price you might pay?

Is it simply a game for a rich young boy to play?

The colours of the world are changing day by day:

Red, the blood of angry men

Black, the dark of ages past

Red, a world about to dawn

Black, the night that ends at last...

 

Ci sapeva fare suo fratello con le parole. Su questo non c'era nessun dubbio. Enjolras sapeva come infiammare gli animi, come portare tutti dalla sua parte. Era un ottimo oratore, in grado di arrivare, di parvenir come nuovo Robespierre, più giusto e concreto.

Sapeva Charles che Ange era in grado di organizzare un esercito per una battaglia, se solo avesse voluto. E tutto questo semplicemente perché lui per primo credeva in quello che diceva.

Doveva solo ritrovare la sua fede e tutto sarebbe ritornato come prima.

Già. Ma quanto tempo avrebbe ancora impiegato per farlo?

Dagli una mano tu, mamma...

 

 

Quella stessa mattina Luigi Filippo camminava avanti e indietro per la sua camera a Palazzo. Dall'ospedale gli avevano appena annunciato che Javert stava peggiorando a causa delle ferite infertegli da quel ragazzino. Un giovane rivoluzionario che non aveva ancora abbastanza peli sulla faccia per farsi completamente la barba!

Roba da non crederci...

Come aveva fatto un semplice uomo a radunare così tanti giovani universitari e coinvolgerli in una vera e propria Rivoluzione? Come aveva fatto a portarne così tanti e così diversi dalla sua parte senza far loro battere ciglio?

Quando gliel'avevano detto, ne era rimasto sbalordito. Aveva gettato tutto l'alcool del Café dove si riunivano sulla barricata e l'aveva bruciata senza ripensamenti. Aveva organizzato un piano in caso di fallimento ed era riuscito ad uscire dalle Porte di Parigi senza essere visto.

Grazie a quale artificio era possibile tutto questo? Da dove trovava tutta quella forza? Dal semplice ideale di Libertà? Dalla semplice ragion d'onore?

Oh, no. Doveva esserci qualcos'altro. C'era sempre qualcos'altro...

Ma cosa?

Doveva trovare quel ragazzo. Ma non per arrestarlo e impiccarlo. Troppo sangue aveva già bagnato le vie di Parigi. Voleva abbindolarlo e portarlo al suo servizio. Con le sue abilità di oratore avrebbe radunato un esercito fedele. Avrebbe portato dalla sua parte il Popolo scontento e queste insurrezioni sarebbero finite.

Sì, finite.

E lui, Luigi Filippo, sarebbe stato ricordato come il nuovo Napoleone.

“Trovatelo!!!! Ad ogni costo!!!”

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Capitolo 12
*** Capitolo XI ***


Ciao a tutti!!!!! Scusate l'enorme ritardo, ma l'università mi distoglie da tutte le mie storie, anche perché mi deo fare un'ora e mezza di viaggio T_T Senza contare inoltre il blocco dello scrittore che mi ha tenuta lontana da tutte le mie storie. Anche per questo il capitolo non è lunghissimo, ma sempre meglio di niente, no???
Spero davvero che vi piaccia!!!!!!
Ah, vi lascio il link della mia pagina su LesMis se non l'avete ancora vista ;)  
https://www.facebook.com/AtTheBarricadesOfFreedom?fref=ts
Buona Lettura,

-Fé-
Capitolo 11.
 

Gavroche camminava lentamente per le strette vie parigine. Era andato a consegnare un'altra lettera a quel tale, il padre di Cosette, e stava approfittando della poca afa di quel mattino di inizio Luglio per fare un giro. Non che non gli piacesse La Rochelle, ma l'unica persona con cui riusciva a parlare era Jacques, che aveva la metà dei suoi anni!

Alcune volte sentiva la mancanza della sua vita precedente, quando la strada era la sua casa e i trovatelli di Parigi la sua famiglia. Alcune volte aveva persino pensato di lasciarsi alla spalle La Rochelle e ritornare tra le vie di Parigi. Ma, poi, il ricordo di Courfeyrac e di Enjolras, di come Les Amis l'avessero accolto nel gruppo e datogli un'altra famiglia, più calda e protettiva, lo faceva desistere da quel pensiero. D'altronde era ancora un bambino, aveva così tanti anni davanti a sé per ritornare a fare il ragazzo di strada.

Improvvisamente urtò contro un poliziotto e subito gli venne un colpo al cuore.

Adesso mi arresta...

L'uomo però non lo degnò neanche di uno sguardo, continuando a bussare ad ogni porta della città con un piccolo disegno raffigurante il leader de Les Amis.

Gavroche lo seguì a debita distanza e quasi gli venne un colpo al cuore quando una donna disse:”Che strano, questo ragazzo assomiglia incredibilmente al Capitano della Guardia, non vi sembra?”

Il collegamento tra Enjolras e il Capitano Charles de Enjolras fu istintivo per il poliziotto, così come lo fu per il piccolo Gavroche.

Oh no, ci hanno scoperti!

Gavroche iniziò a correre il più veloce possibile verso la Caserma dove lavorava Charles per avvisarlo. Doveva informarlo, dirgli di mettere Enjolras e tutti les Amis al sicuro, anche sua sorella!

Senza Enjolras erano persi. Dovevano proteggerlo a tutti i costi!

Ti prego Dio, se esisti, fammi arrivare in tempo.

Purtroppo non fu così.

 

 

“Capitano Charles de Enjolras, prego, accomodatevi” disse re Luigi con un tono fin troppo sarcastico nella voce.

I poliziotti lasciarono malamente cadere Charles su di una sedia. Il ragazzo trattenne un gemito di dolore, la faccia livida e sporca di sangue.

“Spero che il viaggio sia stato di vostro gradimento” continuò sarcastico re Luigi.

Adesso capisco il perché Ange voglia così tanto la Repubblica, siamo governati da un buffone!

“Molto, Vostra Altezza. Peccato per il caldo” commentò Charles.

Re Luigi alzò un sopracciglio:”Vedo che la lingua tagliante è una caratteristica della vostra famiglia, capitano. Ho letto alcuni volantini di vostro fratello e nota una certa somiglianza. Immagino che voi sappiate perché siete qui.”

“Una promozione?” domandò acido Charles.

“Non proprio. Gradirei tanto sapere dove nascondete vostro fratello.”

“Non vedo mio fratello da quando se n'è andato di casa, Altezza” mentì Charles.

Un lieve accenno di re Luigi fece partire un pugno da parte di un poliziotto. Charles cercò invano di parare il colpo e, una volta colpito, sputò del sangue per terra.

“Forse non sono stato chiaro, capitano. Allora, dove si trova vostro fratello?”

“Volete arrestarlo?”

Ah, lo spirito protettivo di tutti i fratelli maggiori, pensò re Luigi.

“Diciamo che ho in mente altri piani per lui.”

“Quali esattamente?” continuò a chiedere Charles. Se proprio doveva rivelare a quel bastardo dov'era nascosto Ange, almeno doveva saperlo al sicuro.

“Ho notato che vostro fratello ha uno spiccato talento per l'ars oratoria e che si preoccupa molto per il popolo. Vorrei proporgli un accordo ora che il povero Generale Lamarque è morto.”

“Prendere il suo posto” lo anticipò Charles.

“Esattamente. Allora, dov'è il nostro piccolo Lamarque?”

Charles abbassò lo sguardo. Cosa doveva fare? Rimanere fedele al suo re, per quanto fosse un bastardo, o alla sua famiglia?

Ange non gliel'avrebbe mai perdonato, se lui l'avesse tradito. Ma lui era un soldato, dannazione!!! Era cresciuto col motto di Dio, Patria e Famiglia e con l'idea dell'obbedienza al re prima di tutto.

Che cos'avrebbe fatto suo padre al suo posto?

Scosse la testa quando si rese conto che suo padre avrebbe scelto il re, come stava per fare lui. D'altronde, convinto della vittoria, il re avrebbe abbassato le proprie difese e lui avrebbe potuto portare in salvo Ange.

Sì, doveva fare così, doveva tirar fuori le sue doti da doppiogiochista.

“A La Rochelle, a casa mia.”

 

 

 

Eponine stava cercando di prendere un libro da uno scaffale dell'enorme biblioteca di casa Enjolras. Per quanto non avesse ricevuto un'ottima istruzione, Marius le aveva insegnato quanto bastava per saper leggere e scrivere. E, da quando abitata a La Rochelle, le era venuto un inspiegabile desiderio di cultura. In coscienza sapeva perfettamente perché voleva così tanto acculturarsi: voleva far colpo su Enjolras. Voleva che con lui fosse un rapporto alla pari e non quella sudditanza ed inferiorità che aveva sempre sentito con Marius.

Improvvisamente venne investita dall'odore mascolino di lui, apparso dietro di lei, che le prendeva il libro.

Glielo passò con una studiata lentezza, come a voler registrare ogni sua minima reazione.

“Grazie mille, Enjolras.”

“Di niente, 'Ponine. Ho notato che stai molto tempo qui in biblioteca, quando non sei nella nurserie” commentò Enjolras, sedendosi al pianoforte.

“Beh, ci sono così tanti libri...è un peccato non leggerli” disse lei, guardando dappertutto tranne che nella direzione di quegli occhi blu.

Enjolras si lasciò sfuggire un mezzo sorriso. Quando stava con lui, Eponine si trasformava completamente. Della ragazza con la Rivoluzione negli occhi rimaneva ben poco, lasciando spazio a una timida ragazza spaesata, incapace di controllare quei sentimenti così nuovi per lei. Non che non lo fossero anche per lui, ma Eponine esternava molto più i suoi turbamenti di quanto non facesse lui.

Nine, perché non ti siedi qui e leggiamo un po' insieme?”

Sentendosi chiamata in quel modo, Eponine sgranò gli occhi. Era un nomignolo quasi infantile, ma detto con una dolcezza tale da farla sciogliere.

Non era un ragazzo che mostrava i suoi sentimenti, Enjolras, e questo lei l'aveva capito bene. Pochissime volte in quei giorni si erano sfiorati, toccati o anche semplicemente parlati. Loro era più una coppia da parlare con gli occhi, e questo l'avevano notato tutti.

E, proprio in quel momento, una nuova conversazione tra loro.

 

Continuo a non capirti, Enjolras...

...Ho smesso anch'io di capirmi, Nine. Vorrei solo vivere qualcosa di autentico in quel poco tempo che mi è rimasto...

...Non dire così, Enjolras. Troveremo una soluzione!

...Hai sentito Charles appena è tornato a casa. Verranno a prendermi tra una settimana esatta...

...Perché non scappi? Possiamo ricostruirci una vita lontani da qui!

...E mettere in pericolo Charles e Annette con i suoi bambini? Per non parlare de Les Amis? Di te e Gavroche? No, Eponine. Verrà un giorno in cui staremo insieme senza preoccuparci di qualsiasi pericolo, ma, per il momento, dobbiamo solo attendere lo scorrere degli eventi. Non temere per me, Nine. Io e Charles abbiamo già un piano.

...E funzionerà?

...Se non funzionerà domani, lo farà il giorno dopo e quello dopo ancora. E, vedrai Nine, ci sarà un mondo fatto apposta per noi...

 

Solo con quella certezza Eponine si decise a sedersi vicino a lui e godere di quegli ultimi istanti insieme. Le sarebbe mancato da morire, la sua voce, il suo odore, i suoi occhi...La sua fierezza e il suo coraggio, la sua capacità di trovare sempre una via d'uscita...

Sapeva, Eponine, che si sarebbe sentita persa senza di lui, ma ora dentro di lei c'era una nuova speranza: quel mondo fatto apposta per loro in cui lui credeva.

Ed Enjolras ci credeva davvero perché la consapevolezza di essere finalmente amato l'aveva reso più saggio, meno avventato e impulsivo, semplicemente più fiducioso. Fiducioso in un mondo che nascerà all'alba di un nuovo giorno.

 

Come with me,

There's a world where we can be free

Come with me...

 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo XII ***


Nota dell'Autrice:
Dopo mesi e mesi di attesa (sono imperdonabile, lo so), eccomi di nuovo qui con la mia Enjonine. Lo so che ci ho messo tanto ad aggiornare, ma l'università mi ha tolto tutte le mie energie.
Il capitolo è abbastanza lungo e intenso, spero di farmi perdonare così :D
Vi lascio il link della mia pagina autrice su fb se qualcuno volesse seguirmi e volesse essere aggiornato in tempo reale sulle mie storie e sui miei aggiornamenti.
https://www.facebook.com/pages/Fedemorningrockefp/663566033691978

Buona Lettura

-Fé-

 
Capitolo 12.

“Che cosa diavolo hai fatto?”

L'urlo disperato di Annette si sentì per tutta la Rochelle. Persino Marius e Cosette, fuori in giardino sotto il padiglione a ripararsi dal caldo, la sentirono.

“Annette, calmati” le disse Charles, incrociando le braccia al petto.

“Non dirmi di calmarmi! Come hai osato? Hai venduto nostro fratello come se fosse carne da macello!!”

“Non è assolutamente così. Ma non capisci? L'avrebbero preso comunque. Con o senza la mia collaborazione l'avrebbero trovato lo stesso.”

Enjolras, seduto sulla poltrona ancora dolorante per la ferita, non poté che dare ragione a suo fratello. Gavroche l'aveva avvisato già molte volte: re Luigi aveva fatto mettere una taglia sulla sua testa per tutta Parigi con la clausola di portarglielo vivo. Il perché lo volesse a tutti i costi rimaneva un mistero. Lui non era speciale e non era neanche così ricco come molti pensavano. Che cosa voleva il re in persona da lui? Quello stesso re che voleva detronizzare per instaurare la Repubblica per di più!

“Dubito che, se tu avessi spifferato ai quattro venti che stava qui, l'avrebbero trovato!”

Annette fulminò Charles con lo sguardo, ma lui non ci badò molto. Charles era convinto di aver fatto la scelta giusta, di essere dalla giusta parte, e nemmeno Annette poteva fargli cambiare idea.

“Oh, ne sei davvero sicura?” questa volta Charles alzò la voce così come poco prima aveva fatto lei:”Sai perché sono arrivati a me, Annette? Perché a qualche donna di strada non è sfuggita la netta somiglianza di Ange con me! Più di una persona l'ha notato e ai soldati del Re non è parso così difficile fare due più due. Preferivi che mettessero anche me in prigione per chissà quale reato inventato? Così da avere ben due fratelli nelle mani del re senza poter fare niente per salvarli? Preferivi questo?”

Annette, quasi sull'orlo delle lacrime, gli sputò in faccia:”No, certo che no.”

Charles si calmò leggermente, mantenendo però il tono autoritario di prima:”Bene. Allora adesso siediti, così ti spiego bene cosa faremo. Ho ottenuto col re una pausa di una settimana, beh sei giorni a dire il vero, prima che vengano a prendere Ange, perché gli ho detto della ferita. A me non è sembrato che volesse fargli male, penso più che altro che voglia portare Ange dalla sua parte e con lui tutto il popolo per non dover più affrontare tutte queste insurrezioni. Ange ovviamente non collaborerà.”

“Ovviamente non lo farò” intervenne Enjolras.

Poteva anche scordarselo. Preferiva morire, piuttosto che passare dalla parte dei monarchici o da quella del re. Se lo avesse fatto, avrebbe rinnegato tutti i suoi principi morali e sarebbe stato un corrotto come tutta la classe dirigente che li guidava in quel periodo.

No. Non l'avrebbe mai fatto. Anche a costo della vita, sarebbe rimasto fedele ai suoi ideali.

Suo padre sarebbe stato fiero di lui in quel caso. Di questo ne era più che certo.

“Bene, come pensavo. In questo caso ti imprigioneranno, lo sai? Non solo per quella pagliacciata delle barricate...”

Enjolras lo interruppe:”Non osare definirla una pagliacciata. Io ci credevo davvero. Ci credo tuttora.”

“Sì, beh...Comunque non lo faranno solo per quel motivo. Hai sparato a un pubblico ufficiale e, pur di farti fuori, nessuno terrà conto se era legittima difesa oppure no. Ti imprigioneranno e poi ti uccideranno, Ange. Ne sei consapevole?”

Dulce et decorum est pro patria mori” gli rispose semplicemente lui.

Charles sospirò, consapevole del suo volere di morire per la Patria. Non sarebbe stato facile fargli cambiare idea.

“Possiamo fare in modo che non accada però” sussurrò il maggiore dei fratelli Enjolras.

“E come?” chiese Annette speranzosa.

“Possiamo prelevarlo dalla prigione prima dell'esecuzione.”

“E come?”

“Annette, sono il capitano della Guardia, se tu te lo fossi dimenticato. So come costringere dei soldati a fare qualcosa che, in genere, non sarebbero mai. Una volta che Ange sarà uscito di lì, ce ne andremo.”

“Andarcene? Vuoi dire niente più La Rochelle?” disse Annette di nuovo sull'orlo delle lacrime.

“Non finché Luigi rimarrà sul trono” disse Charles serissimo.

“Vuoi chiedere asilo politico?” domandò Enjolras.

Charles annuì:”Il Re di Inghilterra sarebbe disposto ad accogliermi tra i suoi soldati. Potremmo andare lì. Ti piace l'Inghilterra o vuoi portare anche lei alla Rivoluzione?” gli domandò acido e sarcastico Charles.

“No. L'Inghilterra va bene.”

 

 

 

Purtroppo erano arrivati a prenderlo. Prima del previsto, da bravi soldati dediti al soldo corrotto reale. Non erano passate neanche settantadue ore dal ritorno di Charles, che già erano venuti a prendere Ange.

Annette era sull'orlo di una crisi di nervi. Non potevano allontanare il suo Ange da lei. Lui era stato il motivo per cui non si era abbattuta dopo la morte di sua madre, il motivo per cui aveva tenuto duro durante la malattia di suo padre. Se non ci fosse stato Ange dalla sua parte, non sarebbe mai riuscita a sposare il suo Lucas.

“Annette” la chiamò Ange alle sue spalle. Teneva per mano Jacques, come se quel semplice gesto potesse aiutare il suo bambino ad essere forte.

“Sei ancora in tempo per scappare” le sussurrò lei, quasi vergognandosi del suo vile pensiero. Sapeva che lui non l'avrebbe mai fatto. Ange era fedele e leale in un mondo di corrotti.

Enjolras scosse la sua testa riccioluta e le disse:”Non ti preoccupare. Starò bene. Charles penserà a tirarmi fuori da lì.”

“Ma se dovesse metterci più del dovuto? Se qualcosa andasse storto?”

“Annette, sono stato settimane chiuso in una catapecchia in mezzo al sangue dei miei Amis prima che Albert mi trovasse. Non può essere peggio di quello. Fidati di me.”

Vide Ange abbassarsi all'altezza di Jacques e dirgli:”Ti comporterai bene, Jacques? Ascolterai la mamma e il papà, mentre io sarò via?”

Il piccolo annuì con il volto rigato dalle lacrime.

Enjolras gliele asciugò e gli sussurrò dolcemente:”Non devi piangere. Verrà un giorno in cui saremo di nuovo insieme, Jacques. Verrà un giorno in cui al mondo non ci sarà più dolore alcuno e noi potremo essere felice. Va bene, Jacques?”

Ancora una volta suo nipote annuì tra le lacrime. Lasciò la mano di suo zio per nascondersi tra le gonne di sua madre ed entrambi lo lasciarono andare, consapevoli che non l'avrebbero perso. Non un'altra volta.

 

 

 

“E così pensavi di andartene senza salutarmi?”

Eponine entrò nella sua stanza senza bussare e senza preavviso così come era entrata nel suo cuore. Senza preavviso.

Enjolras sospirò:”Sarei venuto da te, Eponine. Te l'ho già detto, sono un uomo di parola io.”

“Fatto sta che sono dovuta venire io da te.”

Enjolras si girò verso di lei, un sopracciglio alzato:”Ti stai preoccupando per me, Nine?

“E se anche fosse?” disse Eponine, incrociando le braccia al petto sulla difensiva:”E' poco rivoluzionario per te?”

Enjolras sbuffò e si avvicinò a lei. Le mise le mani sulle spalle e, guardandola fissa negli occhi, le disse:”Tornerò da te, Nine. L'ho fatto una volta, posso farlo di nuovo.”
“Stavolta è diverso.”

“No, affatto. Charles sistemerà tutto, come la prima volta. Dovresti fidarti un po' di più di mio fratello. Io lo faccio sempre.”

Eponine sospirò preoccupata:”Ho così paura per te. Non ho mai provato qualcosa di simile prima.”

“Lo so. Anch'io ho paura per te. Temo che, quando non ci sarò, commetterai qualche guaio oppure...”

“Oppure?”

“Oppure tornerai da Marius.”

Eponine stette un attimo in silenzio realizzando quello che lui le aveva appena detto.

Beh, non era un “Ti amo”, ma valeva lo stesso.

“Non accadrà, Ange.”

Lui annuì e avvicinò le labbra alle sue, baciandola delicatamente, quasi temesse di farle male. Un bacio che sapeva di addio, nonostante le loro parole appena pronunciate.

 

 

 

Enjolras scese in salone con la mano intrecciata a quella di Eponine. La lasciò solo per andare da Grantaire.

Il moro lo fissò, rimanendo senza parole.

“Grantaire, potresti farmi un favore?” gli disse calmo Enjolras, mettendogli una mano sulla spalla.

“Tutto quello che desideri, divino Apollo” gli rispose l'altro, mantenendo quel suo tipico accento sarcastico.

“Prenditi cura tu de Les Amis de l'ABC, va bene? Dovete rimanere uniti in mia assenza.”

“Non sono un leader, Enjolras.”

“No, è vero. Ma sei un bravo attore, quindi recita la mia parte.”

Si salutarono con uno sguardo, poi Enjolras si allontanò da lui, dirigendosi verso la porta.

Una volta fuori sospirò.

Un altro ostacolo. Solo un ultimo ostacolo e poi verrà un giorno in cui sarai libero.

Guardò un'ultima volta La Rochelle, casa sua, e poi si diresse al cancello.

Prima di seguire i gendarmi salutò suo fratello Charles.

“Ange, da Luigi potresti incontrare una persona. Uno scrittore.”

“Cosa?”

“Lo so che è folle, ma...Si chiama Victor qualcosa, non ricordo esattamente. Tu...parlaci, okay? Raccontagli la tua storia, così verrà un giorno in cui qualcuno impererà dai tuoi errori per fare la Rivoluzione.”

Enjolras annuì un'ultima volta e poi fu la fine.

Una volta seguiti i gendarmi, la sua vita come Ange Enjolras, come Enjolras il leader de Les Amis era finita.

Che vita gli aspettava adesso?

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Capitolo 14
*** Capitolo XIII ***


Nota dell'Autrice:
Ciao a tutti!!! Lo so che è passato tantissimo tempo dall'ultima volta che ho aggiornato, ma sono stata stra presa dagli esami. Mi ero ripromessa di aggiornare la settimana scorsa, ma non mi sono sentita molto bene e il mal di testa mi ha impedito di concludere un capitolo che era praticamente pronto, ma mancavano gli ultimi dettagli.
Spero che la lunghezza del capitolo, un po' più lungo rispetto al solito, possa farmi perdonare.
Ah, preparate i fazzolettini. Lettore avvisato mezzo salvato.
Vi lascio il link della mia pagina di fb se a qualcuno interessasse seguirmi con le altre mie storie :)
https://www.facebook.com/pages/FedeMorningRockEFP/663566033691978?ref=hl

Buona Lettura :)

-Fé-


 
Capitolo 13.

La Rochelle

 

Annette non faceva altro che piangere. Da quando erano venuti a prendere Ange si era chiusa in un mutismo assoluto e aveva dato finalmente sfogo alle sue lacrime. Inutili erano stati i tentativi di Charles di calmarla o di confortarla. Non voleva avere niente a che fare con lui, visto che lo considerava l'unico responsabile dell'arresto di Ange. L'unica persona che era riuscita ad avvicinarsi a lei era Lucas, suo marito. Non che facesse niente di particolare, quando Annette era in quello stato si poteva fare ben poco. Ma la sua semplice presenza, il fatto che stesse lì, seduto accanto a lei ad accarezzarle i capelli mentre lei piangeva sulla sua spalla, erano riusciti a farla calmare un poco.

La sua semplice presenza era bastata a calmare il fuoco che le bruciava dentro, quel fuoco da donna arrabbiata che spesso Ange decantava nei suoi discorsi nelle piazze.

“Lucas, ho così paura per lui” sussurrò tra i singhiozzi ad un certo punto.

Suo marito sospirò, consapevole che anche lui stava provando il suo stesso sentimento:”Lo so, mon amour. Ma verrà un giorno in cui ci ritroveremo tutti insieme. Non devi temere, Ange troverà il modo di tornare da noi.”

 

 

Paris

 

I gendarmi non avevano osato picchiarlo, troppo consapevoli dell'importanza che aveva per il Re.

Che cosa volesse poi Luigi da lui rimaneva un mistero.

Quando lo condussero nella sala d'aspetto del palazzo si ritrovò...solo, davvero solo. Era dal tempo dell'alba del sei giugno che non si ritrovava così solo. Poteva ancora vedersi correre verso Pont de la Révolution, mettere Eponine e Gavroche sulla carrozza, scappare da Javert e dai suoi uomini. Poteva ancora sentire l'adrenalina scorrergli in corpo mentre prendeva la mira e mirava al cuore di Javert.

Era di nuovo solo come in quei giorni, solo che adesso era in una gabbia dorata e non circondato dai corpi senza vita dei suoi uomini.

Improvvisamente sentì una fitta al fianco, proprio dove stava la sua ferita da guerra.

Non ti rimarginerai mai, vero? Finché non ci sarà la Repubblica in Francia continuerai a sanguinare, pensò ironicamente.

“Brutta ferita, signore. Posso dargli un'occhiata?” disse un uomo che era magicamente arrivato in fronte a lui.

Ange alzò i suoi occhi blu indagatori su di lui. Era un ometto non tanto alto, con i fianchi leggermente appesantiti. Non doveva avere motlo più di una trentina danni, anche se le sue basette avevano iniziato a ingrigirsi, così come i folti baffi. Quello che colpì Enjolras più di tutto fu il suo viso, assieme al suo sorriso: solo da quello si capiva quanto buono quell'ometto fosse. Solo guardando il suo sorriso venivi pervaso da un sentimento di fiducia incondizionata nella sua tonda persona.

“Ve ne sarei grato, signor...?”

“Victor Hugo, molto piacere.”

“Ah, il signor Victor. Mio fratello mi aveva informato che avrei potuto incontrarvi qui.”

“Il signor Enjolras dunque. Assomigliate molto a vostro fratello”.

Enjolras fece un mezzo sorriso:”E' una caratteristica di famiglia.”

Sollevò la camicia, così che Hugo potesse dargli un'occhiata. La esaminò con attenzione, accarezzandosi ogni tanto i folti baffoni.

“E' proprio brutta. Continua ad aprirsi, non è vero?” Enjolras annuì:”E da quando ce l'avete?”

“Dalle barricate, signore.”

“Capisco. Ve la dovrò disinfettare e metterci su delle bende. Vi va di raccontarmi di voi e della vostra avventura, mentre lavoro?”

Enjolras annuì, chiudendo gli occhi. Da dove doveva cominciare? Da Les Amis de l'ABC? Dall'avventura sulla barricata? Da...Eponine?

Decise che forse era meglio partire dall'inizio, da dove tutto quel trambusto era cominciato.

“Mio padre è stato il primo a mettere il seme della Rivoluzione dentro di me. Lui era cresciuto all'epoca della Rivoluzione, quella vera, quella con Robespierre, Danton, Saint Juste e tutti gli altri. Mi ha cresciuto con il mito della prima Rivoluzione, dove i suoi genitori erano riusciti, da semplici borghesi quali erano, ad arricchirsi e diventare dei piccoli nobili. Noi dobbiamo tutto alla presa della Bastiglia, sapete? Senza di essa, non saremmo niente.”

Hugo annuiva di tanto in tanto, incoraggiandolo ad andare avanti. Lavorava silenziosamente, senza perdersi una sola parola che usciva dalla bocca di quel ragazzo. Si era già fatto un'idea su di lui quando Charles era venuto a intercedere per il fratello. Aveva avuto come l'impressione, dai racconti di Charles, che fosse un ragazzo incredibile, ma con un lato nascosto che lo rendeva temibile. Doveva avere per forza un metodo per farsi rispettare, altrimenti non avrebbe convinto tutti quei ragazzi a seguirlo sulle barricate.

Adesso che lo conosceva meglio poteva senz'altro dire che era un ragazzo molto affascinante, ma che sapeva senza alcun dubbio essere terribile.

Doveva essere così. Altrimenti come avrebbe fatto a sparare al cuore di Javert in una situazione del genere?

Sì, doveva essere così.

Enjolras was a charming young man who was capable of being terrible...

 

 

La Rochelle

 

Eponine stringeva a sé la giubba rossa che Enjolras aveva indossato durante le giornate delle barricate. Era come se lui fosse ancora lì, in quella stanza, con quel suo profumo tipicamente maschile e rendere tutto più famigliare. Solo il fatto che sulla giubba ci fosse ancora il suo profumo le impediva di scoppiare a piangere come sicuramente Annette stava facendo.

Lei però non poteva piangere. Gliel'aveva promesso in una di quelle loro conversazioni mute, basate solo dall'intensità del loro sguardo.

 

...Sei il fuoco della mia Rivoluzione, Nine, non spegnerti in mia assenza...

...Non lo farò, ma tu torna da me...

...Certo che lo farò, ma tu non piangere nell'attesa...

...Torna da me. Ti prego, torna da me...

 

Gliel'aveva anche sussurrato prima che si lasciasse definitivamente LA Rochelle alle spalle.

Torna da me.

Par Dieu, com'era stata sentimentale. Enjolras non la voleva così...così simile a Cosette, perché lui non era affatto come Marius. E lei non voleva che lui lo diventasse. Eppure...Eppure ogni tanto aveva sperato che lui facesse qualche gesto eclatante per reclamarla come sua. Ma non aveva fatto niente, niente tranne qualche muta conversazione e qualche bacio nel silenzio del chiaro di luna.

Davvero romantico.

Si sentì invadere da una rabbia a lei molto famigliare, la stessa rabbia che Enjolras voleva incitare nel Popolo offeso da anni di abusi. Gliel'aveva causata lui questa rabbia, con quei suoi modi, con quelle sue parole, quel dire e non dire, quel fare e non fare...

Ecco, perfetto, pensò Eponine mentre le prime lacrime stavano scendendo, adesso sì che sono proprio una sentimentale.

Qualcuno bussò ed entrò nella stanza di Enjolras. Eponine nascose il viso e le lacrime dentro la giubba di Enjolras.

“Deve mancarti molto, Eponine”.

La Rosa della Libertà alzò la testa di scatto, incapace di realizzare chi le si parava davanti.

“Cosette...”

“Pensavo che avessi bisogno di qualcuno che ti facesse compagnia mentre stavi soffrendo” disse l'altra ragazza avvicinandosi a lei:”Monsieur Enjolras di certo tornerà, Eponine. Lui mantiene sempre le sue promesse.”

Eponine scoppiò in un pianto senza fine a quelle parole, non tanto perché fosse stata Cosette a dirgliele, ma perché in quel momento aveva realizzato che Enjolras non sarebbe tornato affatto. Lui avrebbe sempre scelto la Rivoluzione, la Francia; e se doveva morire per esse allora benvenga.

Mise il capo sulle ginocchia di Cosette, la giubba sempre stretta tra le sue mani, e pianse tutte le lacrime che aveva in corpo. Ormai Enjolras non poteva più rimproverarla per esse...

 

I love him

But only on my own

 

 

 

 

Parigi

 

“C'è una cosa che devo dirvi, signor Enjolras, prima che entriate in quella porta” disse Hugo una volta chiusa la benda.

“Ebbene, ditemela.”

“L'ispettore Javert è morto la settimana scorsa. La ferita che gli avete causato non era mortale, ma lo è diventata una volta subentrata l'infezione.”

“Dannazione” sussurrò Enjolras tra i denti. Questo complicava notevolmente le cose.

“Ora, in una normale situazione e con un normale tribunale, la corte vi assolverebbe per legittima difesa, ma in questa Francia l'ultima parola spetta al Re. E questo Re ha una proposta da farvi, vuole che diventiate il nuovo paladino del Popolo proprio come il Generale Lamarque, ma alle sue condizioni. Se non le accetterete, lui vi condannerà a morte per aver ucciso un pubblico ufficiale.”

Enjolras strinse i pugni, nervoso. Sapeva già la scelta che avrebbe fatto, lo sapevano tutti.

“Ma io vi prometto che, qualora dovessero condannarvi, aiuterò vostro fratello in ogni modo che conosco per portarvi fuori di prigione e sulla prima nave diretta in Inghilterra. Intesi?”

Enjolras annuì, ma la sua mente era altrove. Era a La Rochelle, nella sua camera da letto, e davanti a lui stava Eponine, bella come non lo era mai stata. Gli sorrideva, sebbene nei suoi occhi vi regnavano le lacrime. Sulle sue labbra stavano le sue ultime parole:”Ti perdono, Ange. Fa' quello che devi.”

 

Will you weep 'Ponine

If Enjolras will fall?

 


 

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Capitolo 15
*** Capitolo XIV ***


Note dell'Autrice:
Come promesso dalla mia pagina fb, eccomi con un nuovo capitolo! Scusate se ci ho messo tanto (avevo promesso che avrei aggiornato entro il 17, ma non ci sono riuscita), però l'importante è aggiornare giusto??? :D
Il ritardo è anche dovuto al fatto dell'università, come sapete. So che sembra una scusa banale, ma mi porta via un sacco di energie.
Anyway, questo capitolo sono sicura che vi piacerà, essendo totalmente Enjolras-centrico ;)
Ringrazio vivamente tutti voi che continuate a seguire questa long e a recensirla. Il vostro supporto e affetto (sì, affetto. Io lo so che mi volete bene <3 ) mi fanno sempre un gran piacere.
Vi lascio il link della mia pagin autrice su fb, in caso qualcuno volesse rimenre aggiornato su quando posterò i nuovi capitoli e/o le nuove storie.
https://www.facebook.com/pages/FedeMorningRockEFP/663566033691978?ref=hl
Buona lettura!!!^^

-Fé-

 


Capitolo 14.
 

Parigi

 

Enjolras entrò a testa alta nel salottino di Re Luigi. Non si mostrò titubante come suo fratello qualche giorno prima, né impaurito. Non era nella sua natura. Se non lo era stato in quei momenti terribili sulle barricate, perché avrebbe dovuto esserlo adesso?

Teneva i pugni chiusi, le nocche quasi bianche dallo sforzo, perché non voleva perdere il controllo. Il solo vedere quel fantoccio che si spacciava per un Re lo faceva impazzire. Re Luigi era tutto quello contro cui lui stava combattendo: dispotismo, ritorno all'Ancien Régime e Monarchia. Sarebbe morto pur di non stare dalla sua parte.

“Ah, ecco il nostro piccolo rivoluzionario. Sedetevi pure, monsieur Enjolras.”

Piccolo rivoluzionario? Sul serio? Con tutto il caos che hai fatto per trovarmi?, pensò Enjolras alzando un sopracciglio.

Se Eponine fosse stata lì con lui, l'avrebbe guardava e loro si sarebbero capiti al volo. Ma non pensava a lei in quel momento. Pensava a quel bambino fragile che aveva lasciato a La Rochelle, solo in mezzo a tutti quei grandi, che, quando verrà un giorno in cui tutti saranno stanchi di questo Re, lui guiderà verso la Libertà.

 

I Re mentono, Jacques. I Re dicono falsità. I Re ti abbindolano e fanno in modo che tu pensi che qualcosa sia finalmente cambiato, ma non è così. Non cambia mai niente per il Popolo, solo per i nobili, Jacques. I nobili vincono sempre.

 

“Immagino che vi stiate chiedendo come mai siete qui, monsieur.”

 

I Re hanno una finta cortesia, Jacques. Ti trattano come se fossi quasi un loro pari solo per illuderti. Ma tu non cascarci, Jacques. Verrà un giorno in cui sarai tu a guidare la Rivoluzione, e allora dovrai essere superiore persino al Re. Perché, anche se questo Re si dichiara Re dei Francesi, non è nient'altro che un uomo. Un uomo, Jacques, come noi. Non siamo più nel Medioevo dove il Re era pari a Dio. E' dal 1789 che i Re sono uomini come noi, Jacques, e in quanto uomini possono essere schiacciati anche dai più deboli.

 

“Ovviamente vi è stato detto che il nostro ufficiale Javert è morto da poco tempo. Una grave perdita, se posso permettermi un lieve commento. Ma non vi ho invitato qui per parlare di queste quisquilie. Abbiamo argomenti più importanti di cui parlare, monsieur.”

 

I Re usano grandi parole, Jacques, ma solo per confonderti. Tu però non ci devi cascare, Jacques. Rimani concentrato sui tuoi ideali, sulla tua morale che è più grande e forte di qualsiasi Re fantoccio su questa Terra. Tu, Jacques, vali molto di più di questo Re.

 

“Come voi certamente sapete, anche il povero Generale Lamarque è venuto a mancare. Sono rimasto molto sconvolto dalla sua morte; Lamarque era un figura presente e costante nella storia francese da molto tempo e con la sua morte temo che sia finita quell'era illuminata che lui, servo fedele di Napoleone, si era portato dietro. E, ovviamente, si è liberato un posto nel Parlamento. Un posto che spero di colmare presto.”

 

I Re sono come dei ragni, Jacques. Tessono fitte tele con la consapevolezza che prima o poi ti cattureranno. Ma tu non devi cascarci, Jacques. Tieni la testa alta e rimani fermo sui tuoi principi. Non vacillare, Jacques. Sei mio nipote, Jacques. Potranno schiacciare me, ma non te. Tu sarai l'alba di una nuova era.

 

“Non vedo come tutto questo abbia a che fare con me, Maestà.”

Enjolras quasi si strozzò nel dire quella parola. Maestà. Come se quel Re fantoccio fosse superiore a lui. Non lo era per niente. Poteva essere stato più forte di re Charles X, poteva aver abbindolato il popolo di allora. Ma non poteva abbindolare e ingannare Lui. Non l'Anima della Rivoluzione.

“Vedete, monsieur, vi ho osservato molto in questo periodo. So dei vostri discorsi nelle piazze parigine” iniziò Re Luigi, mettendogli davanti agli occhi i volantini dei suoi discorsi:”Li ho trovati molto...interessanti. Non ero a conoscenza della grave situazione che affliggeva il mio Popolo, perché, credetemi, se l'avessi saputo, avrei certamente fatto qualcosa in modo da migliorare la situazione.”

 

Se c'è una cosa in cui i Re sono bravi, Jacques, è inventare storie. I loro 'Se l'avessi saputo', i loro 'Avrei certamente fatto qualcosa' non valgono niente. Sono parole buttate al vento, Jacques, parole che per loro non hanno significato alcuno. Devi resistere a queste parole, Jacques, non cadere incantato di fronte al canto delle sirene. Lascia dir le genti: sta come torre ferma, che non crolla giammai la cima per soffiar di venti.(*)

 

“Per questo motivo voglio avervi al mio fianco, monsieur. Insieme potremo cambiare la Francia e renderlo un posto migliore. Non è quello che volete, in fondo?”

 

I Re cambiano le carte in tavola, Jacques. Storpiano le tue parole e i tuoi pensieri, facendoti pensare che erano sbagliati nella forma e nel contenuto e che loro possono renderli migliori. Ma non è vero, Jacques. Niente di tutto quello che dicono è vero. Lascia dir le genti: sta come torre ferma, che non crolla giammai la cima per soffiar di venti.

 

“Credo che voi abbiate sbagliato persona, Maestà” disse Enjolras, alzandosi dalla sedia.

“Oh, siete troppo modesto e umile, monsieur. Sono sicuro che insieme potremo fare grandi cose. Voi avete le idee e io ho i mezzi per realizzarle.”

“Non sono affatto umile e modesto, Maestà. Se mi conosceste davvero, sapreste che non sono come voi mi dipingete. Credo inoltre che voi abbiate mal compreso i miei discorsi. Se li aveste letti con attenzione, sapreste che uno come me non potrà mai avere niente a che fare con uno come voi. E non perché voi siete il re e io un semplice esponente della nobiltà nata dalla Rivoluzione. Ma soprattutto perché io non gradisco la vostra figura. Per troppo tempo noi francesi siamo stati sotto a un re. E' giunta l'ora di instaurare di nuovo la Repubblica. Lasciate che sia il Popolo l'artefice del proprio destino e non una marionetta nelle vostre mani. Vive la République!!!”

 

Sii forte, Jacques. Mostrati per ciò che sei e non vergognartene mai. Non essere debole di fronte a questo re fantoccio. Sconfiggilo e sii un eroe, Jacques.

 

“Questa è la vostra risposta, dunque? Suppongo non ci sia modo di farvi cambiare idea.”

“Ovviamente no” rispose a detti stretti Enjolras.

“Sapete quale sarà la vostra fine, vero?”

“Morirò a testa alta, qualunque sia il mio capo d'accusa. Non mi farò schiacciare dalle vostre parole perché so di essere rimasto fedele ai miei ideali fino alla fine.”

“Bene. Arrestatelo!”

 

Sii coerente con tutto ciò per cui hai lottato, Jacques. Non accontentarti delle mezze misure. O la Repubblica o la morte, Jacques.

 

Victor Hugo non si stupì, quando vide Enjolras ammanettato e portato in prigione dalle Guardie Reali. L'aveva intuito negli occhi di Fuoco di Enjolras che sarebbe finita così. Ma ora non poteva più temporeggiare. Doveva andare a trovare un vecchio amico e salvare quel giovane carismatico e terribile allo stesso tempo.

 

 

 

Le Prigioni di Parigi

 

Una Guardia Reale gli aveva consegnato una coperta e gli aveva passato una sigaretta accesa. Non che lui gradisse fumare, ma era consapevole che niente sarebbe riuscito a distendere i suoi nervi più di una sigaretta.

Enjolras fumò in silenzio, guardando la Luna piena in cielo dalla piccola finestra della sua cella singola. Fumava e pensava a tutto quello che era successo quel giorno, a quanto in fretta il corso degli eventi gli era scivolato tra le mani. Non si era aspettato un processo fantoccio così in fretta e la sua condanna a morte nel giorno della rievocazione della Presa della Bastiglia per mano della ghigliottina l'aveva fatto sorridere.

 

Che ti avevo detto, Jacques? Questi Re fantoccio si prendono gioco di noi. Credono di poterci manovrare come marionette, credono di avere tutto il potere nelle loro mani. E, magari, per il momento la situazione è davvero questa. Ma verrà un giorno in cui tutto questo cambierà, Jacques. Perciò lascia dir le genti: sta come torre ferma, che non crolla giammai la cima per soffiar di venti.


(*) La frase è presa dal V Canto del Purgatorio di Dante ;)

 

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