oltre i confini della disperazione

di angelnight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -prologo- ***
Capitolo 2: *** il viaggio ***
Capitolo 3: *** la spiaggia ***
Capitolo 4: *** il disegno ***
Capitolo 5: *** la gara ***
Capitolo 6: *** un castello di sabbia ***
Capitolo 7: *** il compleanno ***
Capitolo 8: *** il vicolo ***
Capitolo 9: *** il vuoto nei tuoi occhi ***
Capitolo 10: *** Capitolo speciale ***



Capitolo 1
*** -prologo- ***


- Prologo -

Le lacrime scorrevano imperterrite sulle sue guancie, ma lui non vi prestava attenzione. In verità non prestava attenzione a niente e nessuno, se non il corpo davanti a lui. Quello non era un corpo qualche, era il corpo della persona più speciale della sua vita.
Era il corpo della persona che amava.
E lui la guardava con occhi spenti, vuoti, perchè tanta disperazione non si poteva contenere.
Il cuore che batteva lentamente, faticosamente, dolorosamente. Era diventato difficile anche solo respirare, figurarsi mangiare.
Non riusciva a smettere di torturarsi per la sua stupidità, per averla lasciata andare, per non essere riuscito a salvarla.
Non riusciva a immaginare una vita senza di lei.
Senza i suo sorriso.
Senza la sua voce.
Senza la sua sola presenza.
Non poteva esistere nel suo mondo.
E non sarebbe esistito.
Si alzò.
Andò con passi lenti fino alla portafinestra.
Abbassò la maiglia con un gesto secco.
L'aria fresca lo investì quando aprì la finesrta.
Andò fino alla ringhiera.
Si sporse.
La scavalcò.
Guardò giù.
Prese un respiro.
''Arrivo, amore.''
E si lasciò...

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Capitolo 2
*** il viaggio ***


                                                                                   Il  viaggio

 Il pennello si muoveva veloce sulla tela e tracciava, con gesti sicuri, righe nere. Aveva tracciato tanti ghirigori senza mai fermarsi, cercando di creare qualcosa di concreto, senza riuscirci. Infatti, la ragazza che muoveva il pennello era distratta, immersa nei suoi pensieri.                                                                                                                                       - …e poi mi sono messo un cappellino verde a pois fosforescenti e un tutù da ballerina, e ho cominciato a cantare una canzone dei Queen a squarciagola in mezzo a milioni di persone.                                                                             – Sì, sì, certo .                                                                                                                                                                          – Clary, lo sai che una cosa che detesto profondamente è non essere ascoltato . – e una mano le scrollò le spalle. Lei sussultò involontariamente e, guardandolo, arrossì. Era un ragazzo bellissimo, sui diciotto anni, con i capelli e le iridi dorate, una corporatura muscolosa e proporzionata. Sfido qualsiasi ragazza a non sbavare davanti ad un figo del genere. Lei arrossì fino alla punta dei suoi capelli ricci rossi, pensando che quel ragazzo era tutto suo e di nessun’altra.                                                                                                                                                                              – S...scusa ehm, … ec..co ..io …- ma il suo balbettare venne interrotto da un dito che le copriva le labbra. Ebbe il coraggio di spostare lo sguardo dalle sue mani a suoi occhi, che lo stavano scrutando dolcemente. Lui si alzò a sedere e le solleticò la spalla con il naso. Lo sentì assaporare l’odore dei suoi capelli, che sapevano di lilla e rosa. Le baciò molto delicatamente la spalla e la sentì rabbrividire.                                                                                            – Non sono arrabbiato- le sussurrò all’orecchio più vicino – ma muoio dalla voglia di scoprire cosa frulla nella tua bella testolina. - Scusa, Jace, ero solo persa nei miei pensieri, ma niente di importante, stai tranquillo . – cercò di essere convincente, ma non ci riuscì granché. Lui scoppiò a ridere dicendo:- C’è forse qualcosa di poco importante che distoglie la tua attenzione dalla mia magnifica persona, o da quello che sta dicendo.                                              – No, veramente non è niente – disse quasi in un sussurro. Allora lui assunse un’aria grave e le disse:- Clary, guarda che non sono cieco, né stupido. Ho capito che c’è qualcosa che non va e la cosa mi fa impazzire perché non so cosa fare. Se tu sei infelice sento il petto lacerarsi dal dolore, sapendo che potrei essere anch’io la causa. Ho troppa paura di perderti, è l’ultima cosa che voglio e che mai vorrò. Sei la cosa più fragile, ma allo stesso tempo forte, che io abbia mai visto. E sei la persona più bella, quella che mi fa ardere di desiderio ogni momento e quella che mi fa impazzire se non è al mio fianco. Vorrei che il tempo si fermasse e noi potessimo vivere ogni secondo vicino. Vorrei vederti ridere di cuore ogni secondo della tua vita e sapere che lo stai facendo perché sei vicino a me e mi vuoi e mi ami. - riprese fiato cercando di trovare le parole per dirle tutto quello che sentiva dentro, poi alzò lo sguardo per continuare a parlare, ma si bloccò vedendo che lei era in lacrime. Lo guardava con gli occhi spalancati e il labbro tremante :- Jace… - gli disse in un sussurro – Jace , è la cosa più dolce che tu mi abbia mai detto. – gli sorrise ancora tremante e si asciugò via le lacrime con un veloce gesto della mano. Gli mise le braccia al collo e gli si mise a cavalcioni, mentre lui le circondava la vita con le braccia. Avvicinarono i visi fino a sfiorarsi e si baciarono. Quello fu un bacio dolce, che esprimeva tutto l’amore e il dolore. Lei aveva il cuore che martellava forte nel petto, ma era troppo contenta e sorpresa per potersene accorgere. Lo voleva sentire vicino al suo corpo. Voleva che non si staccassero mai.Poi lui la allontanò lentamente e lei lo guardò confusa. Lui prese un bel respiro e disse :- Amore, - e finse di non accorgersi del suo sussulto – tutto quello che ho detto lo penso veramente. E dire che io ti amo è minimizzare. So solo che distruggerei il mondo pur di metterti in salvo e sacrificherei la mia stessa vita. Vederti così mi sta uccidendo. Ti prego, ti scongiuro dimmelo. – e ricominciò a baciarla con molta più passione di prima. Lei, ancora più confusa, decise di approfondire un po’ il bacio.  Quando si staccarono avevano entrambi il fiatone e lei riprese fiato prima di parlare :- Non so bene come spiegartelo e non voglio dire cose di cui dopo possa pentirmi. Allora, ecco, noi adesso stiamo insieme e siamo in vacanza assieme. E io ho paura di..di- lui aveva uno sguardo addolorato, lei sbiancò e cercò di spiegarsi:- Non è come pensi, non in quel senso. Io non ho paura di te o di noi. No, questo assolutamente no. Io ho paura che tu in un mese ti stancherai di me o di qualche mio difetto e non mi vorrai più.- tenne lo sguardo basso e una lacrima le scese lungo il collo, ma il suo percorso venne interrotto da un suo bacio. A quel punto lei crollò e scoppiò in un pianto trattenuto:- Io ho paura e non voglio che ciò accada. Ne morirei e io ho bisogno di averti vicino. Sei diventato parte di me e senza di te io non mi sentirei completa e non potrei vivere. Io non avrei più una ragione di vita. – appoggiò la fronte al suo petto e picchiò un pugno sulla spalla per tutta la disperazione. Lui la circondò e la mise al sicuro tra le sue possenti braccia, mentre lei continuava:- Io ti desidero come non ho desiderato e mai desidererò nessuno. Io ti voglio qui e non voglio perderti e ti amo, tu non immagini quanto. E ho paura che ora che viviamo qui, insieme e da soli, non ti piaccia più. Ho paura di non compiacerti e di non essere mai all’altezza delle tue aspettative. E..- ma fu interrotta da un altro singhiozzo e prima di poter continuare le labbra di lui presero in ostaggio le sue. Si strinsero forte e rotolarono sul letto su cui erano seduti. Lei finì sovrastata dal corpo del suo amato e lui si puntellò sui gomiti per non schiacciarla. Lei lo avvicinò a se, tirandolo per i capelli in cui aveva intrecciate le dita e lui scese a baciarla sul collo, fino ad arrivare al seno. Lei gemette e lui si staccò per guardarla negli occhi e sfiorandole il viso.                                                                               – Perché non volevi dirmelo? – Lei fu colta di sorpresa da quella inaspettata domanda.                                                – Avevo paura della tua reazione e avevo paura che mi considerassi una stupida.                                                          – Da quando hai questa paura?                                                                                                                                               - Beh, sin da subito ho pensato che prima o poi non mi avresti più voluto, ma è aumentata quando ho scoperto che saremo stati da soli in vacanza.                                                                                                                                             – Stai dicendo che ti sei pentita di essere venuta qui con me? – A quella domanda lei quasi  gridò:- No, mai questo mai. Mi hai frainteso. Stare qui con te è la cosa più bella che mi sia mai capitata e non vi avrei rinunciato per nulla al mondo, ma, Jace, sono un essere umano e ho paura di non essere mai all’altezza, tu non sai quanto lo vorrei essere. Ti prego, ascoltami, non mi lasciare. Ti prego, ti prego.                                                                                         – Ma che, sei pazza, rinunciare alla mia Afrodite, alla mia coniglietta, alla mia anima. No, questo mai, mai, mai, mai. Non potrei e non vorrei. La tua è una paura infondata. Tu non sarai mai alla mia altezza, o meglio io non sarei mai alla tua altezza, perché tu sei una dea, sei la perfezione, sei la bellezza e sei la purezza, ai miei umili occhi. Tu sei per me la stella più luminosa e l’acqua più pura di me. E lo so che sei solo un essere umano, ma sei il più perfetto di tutti. Si, per me tu sei un angelo, il più meraviglioso.                                                                                                             - E io che avevo paura. – disse lei sorridendogli con tenerezza, ma poi il suo viso si fece pensieroso :- Perché non me lo hai mai detto?                                                                                                                                                                 - Perché non mi sentivo degno dell’amore di un angelo. – lei lo baciò teneramente .                                                        – Ma perché non prima, e solo ora che siamo sol..- le parole le morirono in gola e si coprì con la mano la bocca inorridita al pensiero. Lui restò scioccato da quella reazione.                                                                                             – Tu lo stai facendo perché siamo soli, vero?                                                                                                                        - Perch..                                                                                                                                                                                   – Rispondi – disse secca lei, digrignando i denti.  – No, lo sto facendo perché ti amo e perché ascoltando le tue paure ho trovato il coraggio di rivelarti tutto. Lo direi anche se nella stanza ci fossero altre persone. – lei si rilassò e gli sorrise, ora tranquilla. Lui, ora più calmo, non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine della sua smorfia inorridita. Si era tranquillizzata sentendo la sua risposta, ma non sapeva quale parte della risposta. Era ancora inquieto e ci mise un secondo di troppo a comprendere il sussurro della piccola figura raggomitolata nelle sue braccia. Era un sussurro che riassumeva tutto di loro, del loro incontro, del loro dolore, della loro relazione, del loro amore, di loro due insieme; era un ‘’ ti amo ‘’ sussurrato al vento che anche se lui non l’avesse sentito non sarebbe importato, perché in quel momento c’era una cosa che contava : si amavano come mai era successo prima e il loro amore era unico, irripetibile, magico. In quel momento niente era importante come quel momento. Sarebbe bastato che quell’attimo durasse in eterno, quell’attimo in cui non avevano importanza tutti i problemi, quell’attimo perfetto. Loro due sdraiati sul letto di un albergo in mezzo alle spiagge delle Bahamas. Loro due lì da soli, senza fratelli o amici ficcanaso, senza madri iperprotettive e senza preoccupazioni per il mondo al di fuori della stanza, al di fuori di loro. Forse sarebbe stata la vacanza più bella di tutta la sua vita o un fiasco totale, ma lui chi era, scusa, per prevedere il futuro? Nessuno, assolutamente nessuno. Solo un misero umano al cospetto della cosa più meravigliosa che i suoi occhi abbiamo mai ammirato, escludendo però la sua persona. Comunque doveva solo sperare che quello fosse veramente un regalo, come l’idea originale lo aveva presentato. Un viaggio di un mese per le Bahamas, lui e lei, da soli, PER UN MESE, DA SOLI. Quando l’avevano scoperto lei avevano saltato dalla gioia, già immaginando tutti i momenti che avrebbero potuto passare da soli. In più non avrebbero alloggiato in un Istituto, perché lì era inesistente e i rapporti fra nascosti e Shadowhunters erano perfetti, tranquilli. Non ci sarebbero state molte lotte, con sommo dispiacere da parte di Jace, e il posto era tra i più belli del mondo. Ma a loro non importava granché, anche se il posto era uno squallido villaggio, a loro non sarebbe importato, loro volevano soltanto stare da soli. Nonostante i dubbi di lui e di lei, non avrebbero sprecato un’occasione del genere.
Lui aprì gli occhi e vide un oceano color verde smeraldo, con alcune striature dorate, un oceano immenso in cui ti perdevi, come se oltre esistesse solo l’infinito. Quell’oceano era circondato una spiaggia bianca e aveva molte protuberanze di cui una rosa petalo, il tutto circondato da una foresta di alberi rossi. Sorrise al suo viso e le pose un delicato sulle labbra, ma se quello voleva all’inizio essere solo un lieve bacio, quando lei lo trattenne e non lasciò che quel bacio finisse, tutto si trasformò. Dopo qualche secondo si trovarono ansimanti abbracciati, con le bocche ch si confondevano e le mani libere di girovagare ovunque volessero. Si staccarono per riprendere fiato e rimasero a guardarsi negli occhi. Si sorrisero. Lui si alzò e si stiracchiò, aveva tutti i muscoli indolenziti. Non sapeva per quanto erano rimasti lì in quella posizione, abbracciati, sapevano soltanto che era stato un momento magico, il primo di tanti. Le porse una mano per farla alzare e in un secondo lei era lì di fianco a lui. Si sorrisero ancora, poi lei spostò lo sguardo all’orologio e chiese:- Hai voglia di una bella gita in discoteca? Oppure di una passeggiata sulla spiaggia? O di restare in albergo? – lui non rispose subito, valutando le varie opzioni.                                                                      – In discoteca no, oggi sei solo mia, e poi in albergo ci possiamo stare quanto vogliamo. Poi il sole sta per tramontare, perché perderci un momento così magico?                                                                                                     - Non sarebbe così magico senza di te. – rispose sorridendo – allora, aspetta un secondo che mi cambio.                                                                                                                                                                                Andò alla valigia non ancora svuotata e l’aprì. Si lasciò sfuggire un lamento e lui fu subito lì preoccupato :- Cosa c’è?                                                                                                                                                                                          – C’è che tua sorella è una perfida maniaca della moda e mi ha cambiato tutta la valigia. – sbuffò esasperata. Lui scoppiò a ridere , mentre lei cominciava a rivoltare la valigia cercando un vestito leggero da indossare, visto le elevate temperature. Trovò qualcosa di decente, anche se troppo corto per i suoi gusti. Era un leggero vestito di seta color perla, largo alla fine e stretto al seno. Di certo lei non avrebbe mai messo una cosa del genere, anche perché le arrivava a metà coscia. Lui continuava a ridere e quando lei lo guardò incavolata, spiegò:- Ora capisco perché Izzy mi aveva detto ‘’Dopo mi ringrazierai’’, quando eravamo all’aeroporto. – a quel punto non poté che scoppiare a ridere anche lei. Poi si chiuse in bagno per rinfrescarsi e per vestirsi, togliendosi la canottiera e gli shorts che indossava prima. Dieci minuti dopo era ancora alla valigia imprecando contro Isabelle e la sua cocciutaggine. Aveva riempito una borsa intera di borse col tacco altissimo e aveva risparmiato solo un paio di infradito oro, che prese. Alzò lo sguardo e incontrò il suo sguardo. La stava mangiando con gli occhi, e non risparmiava un solo centimetro della sua pelle. Arrossì all’istante e lui sorrise raggiungendola. Lui aveva indosso solo un pantaloncino beige , che lasciava scoperto il petto muscoloso. Alzò un sopracciglio e lui disse:- Che c’è? Ti da fastidio che mi vesta così?- e sfoderò un ghigno a cui lei rispose scuotendo la testa e girandosi. A quel punto fu il suo turno di sollevare il sopracciglio, vedendo la profonda scollatura del suo vestito.                                                  – Eccome se ti ringrazierò, Izzy.- e la seguì fuori.

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Capitolo 3
*** la spiaggia ***


                                                                                                   La spiaggia
La spiaggia era enorme ed era tutta per loro.              
   – Prova a prendermi.- lanciò la sfida, togliendosi le infradito e incominciando a correre a più non posso. Lui le diede un po’ di vantaggio poi partì all’inseguimento, ma quando stava per prenderla dal fianco lei saltò all’indietro, sfuggendogli. Lui sorrise e disse:- Ma come siamo agili.             
 – Beh, è tutto merito del mio maestro personale, sai che è veramente carino. Non immagini che muscoli, però devo dire che è un po’ troppo vanitoso e sicuro di se.-Lui fece finta di indispettirsi e accelerò. Lei intanto scappava ridendo e guardandosi alle spalle per vedere quanto era lontano. Jace le era alle calcagna e lei si girò di punto in bianco. Anche lui si fermò a pochi passi da lei. Clary fece scorrere le dita sul suo petto. Lo guardò e cominciò a mordersi il labbro in un gesto molto sexy. Lui all’inizio restò spiazzato, ma poi alzò le mani per accarezzargli la schiena nuda. Lei fu percorsa da un brivido e sorrise dolcemente, sempre tenendo quell’atteggiamento attraente. Lui si lasciò andare e si chinò per farle un succhiotto sul collo. Ma prima che le sue labbra possano toccare la pelle si ritrovò ad abbracciare il nulla. Lei era sgusciata via e aveva fatto tre passi indietro, prima di cadere a terra, rotolandosi dalle risate. Stava per dire qualcosa, ma non ci riuscì vedendolo ancora lì, con le braccia a cerchio. Poi riuscì a riprendere fiato e si massaggiò le costole.                                              
– Dovresti vederti, sembri un bambino a cui hanno tirato giù i pantaloni.- e ricominciò a ridere. Lui abbassò le braccia e restò lì a guardarla ridere.                                                    
– Lo hai fatto solo per farmi un scherzo, vero?              
  A quel punto le risate cessarono e lei si alzò in piedi, confusa.                                                   
 – Cosa c’è? Non capisco.                           
- Tu non ti comporti mai così con me, sei sempre chiusa e il tuo viso si colora sempre di rosso. Che ti sta succedendo?-esclamò infuriato e si girò, senza aspettare la sua risposta. Lei sbiancò e gli occhi cominciarono a luccicargli, corse verso di lui.                                                                     – Jace. – lo chiamò – Jace, aspetta. Dove vai?                
- Lontano da te.                                                       
– No – ormai era in lacrime, confusa- Jace, mi dispiace, qualunque cosa io abbia mai fatto. Ma ti prego, resta, non andartene. Jace guardami, cosa ho fatto?- lui però continuò imperterrito il suo cammino .                                                       
– Ti prego, no, no. – la voce ormai un sussurro, non riuscì più a camminare, gli cedettero le ginocchia e le lacrime che continuavano a scendere numerose – Jaaccceee .- e ci mise tutta la disperazione in quell’urlo. Poi, incapace di guardarlo andare via, si coprì il volto con le mani e pianse ancora più fragorosamente. Non ci voleva credere, lui non poteva essersene andato, lui non le avrebbe spezzato il cuore. E, invece, sì, era successo, la sua paura più grande, alla fine, non era poi così infondata. Ma la colpa è tutta sua, e di nessun’altro. Era stata lei a fare la più grande cazzata della sua vita, solo per farsi una risata, solo per fare uno scherzo. Aveva perso tutto, come avrebbe fatto senza di lui? Come avrebbe potuto avere ancora una vita? Come sarebbe tornata a sorridere? Non ci sarebbe riuscita, non senza di lui, non senza il suo amore, non senza la sua anima gemella, non senza il suo Jace. Anzi non senza Jace, perché non era più suo e non lo sarebbe più stato. Mai più. Mai più. Mai più. Mai più. Mai….                          Non si era accorta di aver sussurrato tutto e sobbalzò, quando sentì una fragorosa risata, davanti a sé. Alzò lo sguardo e lo vide lì a farsi beffe di lei.                                                         
– Jace. –sussurrò con un tono pieno di speranza. Lui rise più forte e lei, spiazzata da quella reazione, lo guardò confusa. Lui alzò lo sguardo e le andò vicino.                                                           
  – Non mi dire che hai veramente creduto che ti lasciassi . E poi tu che hai fatto, scusa? Hai soltanto fatto uno scherzo.                                        
  Poi alzò lo sguardo e la vide ancora con gli occhi ancora rossi, il viso rigato e le mani che tremano, e sbianca, capendo di aver esagerato, capendo di averla fatta lui la cazzata, la prede tra le braccia e comincia a cullarla, rassicurandola.                                                         
 – Non pensavo ci credessi veramente, non volevo farti soffrire . Scusami, ti prego scusami.                 
  Lei si rannicchia tra le sue braccia :- No, scusami tu, sono solo io che ho avuto una reazione troppo… drammatica, diciamo. E’ che, vedi, la mia paura più grande è che tutto ciò un giorno finisca, che tra di noi non ci sarà più niente, o, peggio, che tu non mi amerai più. Io ho paura e pensavo che prima l’avessi capito. Ti prego, però di non farlo più, perché non so ce la farò a sopportarlo un’altra volta. Non considerarmi debole è solo che, beh lo ammetto, il mio istruttore è un attore veramente bravo, fidati di una che l’ha provato sulla pelle. – e sorrise.                                                                   – Amore, io non ti considererei mai una debole, anche perché tra noi due sei la più forte. Ah, e un giorno me lo dovrai presentare il tuo istruttore, non mi va che ci sia tanto attraente con te, quasi ogni giorno.                                           
– E tu come fai a sapere che è veramente bello?   
– So che hai dei gusti meravigliosi, amore.                                                 
Lei sorrise e indicò il cielo :- Guarda il tramonto, non  è bellissimo?                                                    
 - Vorresti avere un pennello in mano, non è vero? Per poter disegnarlo.                                             
– Certo, ma c’è una cosa che vorrei avere di più.
– Cosa?                                                                   
- Una macchina fotografica, per cogliere questo momento adesso, e godermelo fino in fondo, poi a casa potrei riprodurlo guardando la foto.                  Lui sorrise, aveva sempre pensato che il cervello di Clary fosse un passo avanti agli altri, ma che lei non se rendesse conto era colpa solo della sua testardaggine a pensarsi sempre inferiore rispetto alla realtà. La strinse a se e le bacio la testa.                                                                              
 No, nessuno era come lei.                                          
  Clary sentì uno strano rumore e, girandosi, lo vide con in mano il cellulare e capì. Jace stava facendo un foto con quello, in assenza di una macchina fotografica. Lei protestò, dicendo:- No, ma io stavo scherzando, non volevo veramente fare una foto, era solo per risponderti. E poi ci saranno tante di quelle volte in cui potrò disegnare un tramonto in albergo.- ma il suo protestare venne interrotto dalla sua risata.                 
– Ti stai lamentando perché ho fatto una foto. E che ne sai se la foto era per me e non per te?             
  A quella domanda lei arrossì e abbassò lo sguardo sulle mani.                                                 
   – Pensavo solo che un mio disegno ti sarebbe piaciuto un po’ di più.- disse con un filo di voce. – E se no, perché ho fatto la foto, cara la mia sciocchina? – lei gli fece una linguaccia, beffarda. Poi, insieme, scoppiarono a ridere.              
  Era proprio bella la spiaggia. 

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Capitolo 4
*** il disegno ***


                                                                  Il disegno

Jace spalancò la porta della loro stanza ed entrarono. Lei stava ridendo per una cosa che aveva detto lui e lui sorrideva alla reazione di lei. Erano perfetti in quel momento assolutamente normale, che si sarebbe ripetuto moltissime volte, da quel momento in avanti.
– Non ci credo che Izzy abbia davvero strappato la tua maglietta preferita solo perché non la facevi giocare con te! E aveva sette anni!- e scoppiò in un’altra risata fragorosa. Lui fece finta di offendersi e chiuse dietro di loro la porta.
– Non mi dire il mio Jace che si offende. – disse con voce seducente. Gli mise le mani attorno al collo e gli baciò le labbra. Lui la strinse a sé e la baciò con passione. Lei si ritrovò la schiena contro la parete con lui addosso e gli strinse le gambe attorno ai fianchi. Lui gemette e le accarezzò la gamba partendo dal ginocchio e arrivando fino alla coscia, che strinse. Lei gemette e lo baciò con più ardore, come se fosse possibile. Avevano chiuso gli occhi e stavano sognando che quel momento non finisse più. Si staccarono per riprendere fiato e lei lo spinse via, facendolo sdraiare sul letto. Gli salì a cavalcioni e mentre lui cercava di mettersi a sedere per catturare di nuovo le sue labbra, lei lo spinse ancora giù. Poggiò la bocca sul suo petto e cominciò a baciarlo ovunque, mentre lui gemeva e le intrecciava i capelli tra le dita. Gli strinse le ginocchia attorno al bacino e andò un po’ più avanti per baciargli la bocca. Lui fece scorrere le mani per la schiena, provocandole brividi. Lei spostò la bocca all’orecchio per sussurrargli divertita:- Ora capisco perché ti sei vestito così. E sorrise mentre lui scoppiava a ridere. Fece scorrere le mani lungo ai suoi fianchi e arrivò al bordo del pantaloncino. Ci armeggiò con calma, dedicando molta attenzione a non fare le cose troppo di fretta. Lui cominciò a slacciarle il vestito e lo buttò sul pavimento. Lui si soffermò per ben due minuti la sua figura coperta solo dalla biancheria intima, che era fatta di pizzo ricamato. Cercò di slacciargli il reggiseno, ma lei gli prese le mani e si staccò dal bacio, sorridendo. Si alzò, dopo avergli dato un bacio sulla guancia. Lui cercò di trattenerla, ma lei sgusciò via. Si stiracchiò e disse soltanto:- Vado a farmi una doccia.- e sparì dietro la porta del bagno. Quando riemerse in una nuvoletta di vapore, con addosso solo con un asciugamano striminzito, lui era sdraiato sul letto nella stessa posizione in cui lei l’aveva lasciato. Andò alla valigia per prendere un pigiama e sbuffò esasperata. Prese la biancheria più decente che c’era e si girò verso di lui.
– Jace, potresti prestarmi la maglietta più brutta che hai, da usare come pigiama. Ti prego. – lui annuì con un gesto secco del capo.
Lei sorrise per ringraziarlo e aspettò che lui le dicesse quale fosse.
– Prendi quella rosa che Izzy mi ha costretto a portare. E’ nella borsa nera, in fondo al mucchio. Lei la prese e lo ringraziò, per poi andare in bagno a cambiarsi . Tornò un minuto dopo e andò nel letto, vicino a Jace. Sbadigliò e sbatté le palpebre insonnolita, poi disse:- Jace, tu non hai sonno?
- Perché prima ti sei fermata?
Lei non rispose subito:- Jace,abbiamo un mese intero e oggi è il primo giorno, il primo.
– Non mi hai risposto. – Sei arrabbiato con me? - Non mi hai ancora risposto.
– Se rispondi alla mia domanda, ti giuro che dopo ti rispondo, ma vorrei sapere se sei arrabbiato con me.
– No, Clary, non sono arrabbiato con te. E’ solo che non capito perché ti sei fermata. Era tutto perfetto, come l’ho sempre sognato.
- Tu l’hai sognato?- fa lei incredula.
– Io devo avere ancora una risposta. Comunque l’ho sognato, ed è il mio sogno preferito.
– Beh, ecco è che, hm . Non son pronta.
Lui la guarda in modo strano, non capendo. – Anch’io l’ho sognato. Però ho paura, paura di, ehm, ecco, di non soddisfarti. – arrossì all’istante.
Lui la guardò sbalordito :- Hai paura di non soddisfarmi. – scandì bene ogni parola e Clary annuì, arrossendo di più e tenendo lo sguardo basso, incapace di guardarlo negli occhi. Lui si trattenne dal ridere, temendo di vederla piangere.
– La cosa sembra abbastanza strana, anche perché io paura di farti male.- lei sgranò gli occhi, esclamando :- Cosa? – era l’ultima cosa che si aspettava. Lui era il più coraggioso di tutti e aveva paura di farle del male.
– E’ solo che sembri così fragile, anche se hai sulle spalle anni di allenamento. E in fondo sei una Shadowhunters.
– Comunque, non è solo quello . Io non mi sento pronta. Ma ti giuro che mi manca pochissimo. E poi oggi sono stanchissima. Dopo il lungo viaggio in aereo e tutte le emozioni di oggi, non mi merito un po’ di riposo?
- Hai ragione, tesoro. Anch’io sono stanco.- e le sorrise, abbracciandola. Lei sbadigliò di nuovo e disse:– Buonanotte, amore.
– Buonanotte, tesoro. Si sistemarono sotto le coperte e, in poco tempo, lui si addormentò. Lei si alzò pianissimo, per non svegliarlo. Prese il suo cellulare e cercò la foto che aveva scattato qualche ora prima. Posizionò il cavalletto e i colori. Prese il pennello e cominciò il suo capolavoro. Mote volte sbadigliava e si strofinava gli occhi, ma non voleva cedere. Le era sempre piaciuto il tramonto e o trovava speciale; ma quello lo era ancora di più, perché era il loro primo tramonto da soli. Non sapeva perché lui la rendeva felice, sapeva solo che si amavano e così sarebbe sempre stato. Il pennello scorreva veloce e la sua mano era sempre più dolorante, ma voleva finire il disegno e non diede peso al dolore. Il disegno stava venendo proprio bene e lei continuò imperterrita, nonostante le palpebre sempre più pesanti. Alla fine riuscì a dare anche l’ultima pennellata e sospirò soddisfatta. Con le ultime forze si alzò a mettere tutto a posto, in modo che lui non se ne accorgesse.

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Capitolo 5
*** la gara ***


*spazio izzy999*                     
Grazie a tutti quelli che stanno seguento la mia fiction, volevo avviarvi che ci saranno ancora un po' di capitoli sdolcinati(compreso questo) e poi capirete il motivo per cui ho scelto questo titolo per la storia. Infondo, Jace e Clary si meritano  di amarsi tranquillamente. Grazie di tutto e, mi raccomando, recensite.
Baci, la vostra Izzy99
 

                                                                    La gara

Sbatté le palpebre, ancora insonnolita. Sbadigliò.
– Buongiorno, dormigliona. Hai dormito bene?      
- Non ricordo di essere arrivata fino al letto, ieri.
– Infatti ti ho trovato addormentata sul pavimento.- non chiese perché non era nel letto e lei gliene fu grata. Si stiracchiò per bene.              
– Che ore sono, amore?                                                    
– E’ quasi mezzogiorno. Io sono sveglio da tre ore. Non pensavo dormissi ancora per molto, così sono rimasto a letto.                                             
Lei si alzò a sedere. Lui era ancora lì a letto con addosso solo la biancheria, come lo aveva lasciato. Si sentì un brontolare dalla pancia di lei e gli disse:- Mangiamo? Non credo che il mio stomaco resisterà ancora per molto.                             
– Cosa vorrebbe per colazione la mia piccolina?       
- Hm, non so…- Poi spalancò gli occhi- vuoi ordinare la colazione a letto?                                 
- Certo, perché?Guarda che le spese sono coperte dai miei. Era incluso nel regalo. – lei rimase con la bocca spalancata.                          
– Non ne voglio approfittare, comunque.                       
– Clary, ti prego, fammi questo favore. Ho fatto promettere a tutti che non ci avrebbero chiamati ne disturbati, se non in caso di urgenza.                       - Non posso credere che tu abbia fatto una cosa del genere!                                                                    
- Non pensare male. Io l’ho fatto perché mi voglio godere questa vacanza fino in fondo. Non pensavo reagissi così, pensavo avrebbe fatto bene a entrambi una bella vacanza, senza preoccupazioni, senza doveri. Volevo dedicarmi al mio pensiero più importante: tu. E volevo che anche tu ti dedicassi solo a rilassarti.                              
– Non ho intenzione di spendere soldi solo per un vizio. Non mi sembra giusto e poi dopo mi sentirei in colpa. Non prenderla sul personale, ma non ho intenzione di spendere soldi per la colazione a letto, quando posso farne a meno. Non voglio offendere la tua generosità, ma penso che sia solo uno spreco.- in quel momento la sua pancia brontolò. Lui sorrise.                                         
 – Sei così giusta e altruista, cerchi sempre di accontentare tutti, senza ferire nessuno, sempre a cercare di fare la cosa migliore per tutti. E sei anche così testarda, se ti impunti su una cosa, nessuno può farti cambiare idea, neppure io. Ma ti scongiuro, questa volta sii egoista, almeno un po’, concediti una colazione a letto, fallo per me. Non ti sto dicendo di pensare che sia giusto, ma di farlo, goditi questa vacanza, senza pensare ad altro che a noi. Ti prego.- Lei sorrise e gli andò a cavalcioni, con il viso a qualche millimetro dal suo. Stava sorridendo e sembrava felice.                       
– Per te farei qualunque cosa, ma per noi farei ancora di più.- e lo baciò con passione. Quando si staccarono, lei rise dicendo:- Allora cosa aspetti ad ordinare questa maledetta colazione?  
- La mia principessa non mi ha ancora detto cosa ordinare.- lei sorrise e fece finta di pensarci, poi disse:- Hm, vediamo vorrei un bel succo di frutta all’ananas e poi delle crepe alla nutella.    
– Che gusti raffinati la mia principessina.                       
– E tu cosa prendi, tesoruccio?                                       
- Tesoruccio? Mi hai chiamato tesoruccio?                         
- Principessina?-rispose lei di rimando, facendolo sorridere.                                   
– Vediamo. Ho voglia di succo alla pesca e di torta al cioccolato.                                                    
– Gusti raffinati il mio tesoruccio.-scoppiò a ridere sentendo la pancia  .                                                     
– Allora cosa aspetti scemo, di vedere la tua principessina svenire di fame? – Lui rise e chiamò il servizio in camera. Cinque minuti esatti dopo si sentì bussare alla porta. Lui si alzò mettendosi la vestaglia, prese la colazione e chiuse la porta dietro di sé. Lei cominciò a gustarsi le sue crepe fumanti con un sorriso soddisfatto. Lui la guardava divertito senza toccare niente di ciò che aveva ordinato. Dopo un po’ lei se ne accorse e si immobilizzò. Deglutì e poso quello che rimaneva della crepe.                      
 – Perché non mangi?                                                   
- Non ho fame.                                                            
– Hai ordinato da mangiare mentre io dormivo?     
- No.                                                                   
 – Perché non vuoi mangiare?                                     
 - Clary, non ho fame.                                                    
– Ah, adesso sono tornata Clary. Okay, addio ai nomignoli da piccioncini. Se non mangi non lo faccio neanche io. – e incrociò le braccia al petto.
– Invece tu mangi.                                                      
– Allora dimmi qual è il problema.                                 
– Mi stavo chiedendo perché eri alzata stamattina, perché non eri nel letto?                           
- Semplice, mi sono alzata per andare in bagno e, poi mezza addormentata, sono crollata sul pavimento.– non era una bugia, ma non era neanche tutta la verità. Lui sembrò rassicurato.
– E adesso mangi, o devo imboccarti, tesoruccio?- Lui ghignò. Da lì partì una specie di gioco in cui cercavano di imboccarsi a vicenda e poi baciarsi.  Poi ridevano e ci riprovavano. Poi finì il cibo e restarono abbracciati a baciarsi e a parlarsi.                 
– Sai, ho notato che sembri molto più aperto e mi hai detto che mi ami usando più di tre parole almeno dodici volte da quando siamo qui.           
– Anche tu sei molto più aperta. Io l’avevo detto che una vacanza non avrebbe potuto farci male.
– In più sembriamo più a nostro agio. Le cose vanno a meraviglia e non potrei essere più felice. Si sorrisero felici e, finalmente, tranquilli.               
– Allora oggi cosa abbiamo intenzione di fare?              
– La spiaggia, ti prego tesoro, andiamo alla spiaggia.                                                                
– Come vuoi, ma a una sola condizione.                         
– Quale?                                                                        
- Costume a due pezzi e niente obbiezioni.                       
– Figurati se ne trovo un intero in valigia, e poi l’avrei fatto lo stesso. Ho voglia di abbronzarmi. Lui inarcò un sopracciglio con dubbio. Lei scoppiò a ridere e lui restò li a guardarla, felice. Lei si mise un costume (a due pezzi!), azzurro e nero. E sopra un paio di shorts jeans. Prese gli occhiali da sole e si voltò a guardarlo. Lui aveva dei boxer rosso. Sbuffò pensando che non ci sarebbe stata una sola ragazza che non si sarebbe girata a guardarlo.                          – Tutto okay, piccola?                                                       
- Mmh, diciamo solo che la tua persona vestita così in questo momento non è gradita al mio fianco. - Fece finta di aggiustarsi i capelli allo specchio e posizionò gli occhiali sul naso con un sorriso soddisfatto. Prese la borsa con dentro le cose da spiaggia e si girò per uscire dalla stanza. – Non ho capito cosa intendevi con questa affermazione.                                                                
 – Ufff, Jace non mi va che nel giro di dieci kilometri tutte le ragazze si girono a guardarti.   
– E, allora anch’io sono geloso che ogni uomo si faccia un pensierino su di te.                                        
- Figurati, non sono mica Izzy.                                      
– Non capisco la poca stima che hai in te stessa. Non ti ho detto un milione di volte che sei la cosa più stupenda del mondo?                                              - Non cambia nulla. Lo dici perché sei innamorato. – sbuffò lei.                                                
– Stai forse insinuando che lo dico solo perché non ti voglio offendere?!                                                  
- Penso che non ti rendi conto di quanto sono una merda e ti stai facendo accecare dalle emozioni che provi per me. – a lui caddero le braccia da quella affermazione, era letteralmente a bocca aperta.                                                                    
– Ora basta, hai superato il limite.- la prese per il braccio e la portò davanti allo specchio. In esso era riflessa l’immagine di una ragazza che dimostrava quindici anni dalla corporatura, con un cespuglio rosso al posto dei capelli. Un paio di occhi verdi e una carnagione da Biancaneve.      
– Non capisco perché dici questo.                              
– Clary – sbottò lui esasperato – guardati. Guarda i tuoi capelli.                                                   
– Cos’ha di così tanto magnifico il mio cespuglio rosso?                                                                     
- Non so come dirtelo, Clary. E’ impossibile ragionare con te. Non so come fai a non capire che se fossi bionda e liscia, non saresti così bella e non saresti più Clary. Non so cosa sia la cosa più bella, da soli i tuoi elementi non possono sembrare granché, ma insieme sono perfetti. Sei la cosa più bella, messo tutto insieme, sei la mia Afrodite.- lei sorrise.                                                   
– So che sei sincero.                                                    
– Non potrei mai mentirti, anche se la cosa ti farebbe stare meglio, non lo farei mai. – si baciarono, poi lui aggiunse – e quando usciremo vedremo se mezza popolazione non si girerà ad ammirare la bellezza al mio fianco. – lei non poté fare a meno di sorridere.
La strada era piena di gente e, come previsto, tutti si giravano a guardarli.                                       
– Te l’avevo detto che tutti ti avrebbero guardato. – Lo sai benissimo anche tu, Jace, che stanno guardando te.                                                         – E, allora perché si sono girati anche tutti i maschi?                                                                        
- O sono gay, o sono solo invidiosi della tua tartaruga. – lui si fermò, scuotendo la testa.      
– Non ammetterai mai di essere stupenda, vero? – Non direi mai una bugia così grossa.
– Clary, lo sai che sei più testarda di un mulo? - Lei lo guardò, mentre lui sorrideva divertito. Gli scoccò un bacio sulla guancia e continuò a camminare verso la spiaggia.
Posò la borsa di fianco al loro ombrellone, mentre lui lo apriva. Prese il suo stilo fece sulla sua borsa una strana runa.                                        
  – Cos’era quella?                                                               
- Una runa anti-ladri.                                                               
– Oooh. Quando ti è venuta in mente?                         
- Ora- fece lei con non curanza, mentre si metteva la crema solare. Lui prese la crema e osservò Clary molto stupito.                                          
- Protezione 50?                                                         
– Non so se hai notato che sono più bianca della mozzarella di bufala- risponde lei piccata. – e non sono mica come te. – lui sorride, dicendo con tono divertito:- Okay, ho capito, non vuoi essere più rossa di quanto non lo sia già.                                                
 – Non eri mica tu che prima ammiravi i miei capelli rossi.                                                                     
– Io non ho detto che non piace a me, ho detto che non piace a te. – lei non lo stava ascoltando, o almeno non più. Una lacrima rigava il suo volo, gli occhi rivolti verso il mare. Fu scrollata per le spalle e una voce bellissima arrivò al suo orecchio:- Clary, che c’è? – lei lo guardò e sorrise:- Niente, va tutto bene, solo un ricordo d’infanzia.                                                                           
– Me lo vuoi raccontare?                                                
- Sì, ma non ora- e si alzò di scatto, prendendogli le mani e facendolo alzare con lei – ora voglio nuotare. – e lo trascinò in acqua. 
L’acqua era calda e limpida, e lei riemerse con uno schizzò. Lo guardò sorridente.                          
– Facciamo una gara? – e lui alzò un sopracciglio.
– Da quanto quest’aria giocosa?                                       
- Rispondimi.                                                                 
– Va bene.                                                                        
 – A chi arriva primo alla seconda boa, quella laggiù.                                                                         
– Pronti, partenza, via!                                                        
- E che vinca il migliore, Fabri Fibra! – lei rise e cominciò a nuotare. Non guardavano dove fosse l’altro, avevano gli occhi fissi sulla meta e non sapevano chi era in testa tra i due. Lei avanzava, bracciata dopo bracciata, verso la boa. La prima boa era stata superata da un bel po’. Lui non stava concentrando la sua attenzione a quello che stava facendo, ma al motivo di quella gara. Poi i suoi pensieri si concentrarono sulla boa, intrecciata da due mani bianche. Fece le ultime bracciate velocemente e arrivò davanti alla sua ragazza esultante. Mise il muso.                                  
– Dai amore, non mi dirai veramente che te la sei presa solo perché ho vinto io la gara.                         
– Hai fatto questa gara perché sapevi di poterla vincere, anche se non so come tu abbia fatto.                 
– Veramente sono sorpresa quanto te, e comunque l’ho fatta solo perché volevo divertirmi, perché volevo nuotare. Non pensavo di vincere e poi tu sarai tre volte me! – lui vide che era sincera e sorrise abbracciandola.                                     
– Ora ho capito – disse lei di colpo – tu non vai spesso in piscina o al mare, giusto?                            
-Sì, perché?                                                                 
- Perché io, invece, ho sulle spalle dieci anni di piscina e ogni estate al mare.                                         
– Puoi, allora, per una volta essere fiera di te?                        
- Certo, ho trovato una cosa in cui sono migliore di te. – poi lo baciò con passione, lontano dagli sguardi indiscreti della gente. Si staccarono ansimanti e si guadarono innamorati.

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Capitolo 6
*** un castello di sabbia ***


                                                                                     Castello di sabbia          

Tornarono sulla spiaggia a nuoto. Lei si sdraiò sul suo lettino sotto l’ombrellone; lui, intanto, si stava ancora avvicinando, con il petto ricoperto di gocce d’acqua, in una visione estremamente sexy. Poi si sdraiò sull’altra sdraio con un sospiro.                                                                       
– Sai che ci sono cinque ragazzi che si sono girati a guardarti ma visto che non tu non ci crederai, ora ti volterai.                                                          
– Sbagliato, ora tu li gelerai con un’occhiataccia e poi guarderai me con uno sguardo innamorato. Lui rise di gusto e cercò di fare quello che lei aveva detto, ma non ci riuscì e continuò a ridere. Lei sbuffò, dicendo:- Non sembri minimamente geloso.                                                                          
– Beh, invece lo sono, e anche un bel po’, ma lo nascondo, perché voglio farti capire che molti ti stano guardando.                                                  
– Ancora con questa storia?! – lui ricominciò a ridere e lei alzò le braccia al cielo, con un gesto teatrale. Poi, senza preavviso, si alzò e si accucciò sulla spiaggia. Prese dalla borsa un pennello e, con il retro, cominciò a fare dei segni sulla sabbia calda. Lui smise di ridere e la osservò, mentre lei disegnava, concentrata.                    
– Ho sempre pensato che tu debba fare dei disegni o dei quadri da vendere.- lei lo guardò e replico:- Io, però, non lo farei, perché disegno solo le cose a cui tengo o che mi piacciano. Ma sono tutte cose viste coi miei occhi, nella mia vita e sono parte di me.                                              
– Non mi abituerò mai al fatto che sei l’unica in grado di sorprendermi sempre coi tuoi ragionamenti e con le tue idee. – lei arrossì e lui le accarezzò la guancia.                                         
- Lo sai che ora quei cinque continuano a spiare verso la tua direzione, cercando di capire cosa stai combinando? – lei, noncurante, alzò le spalle, poi andò alla borsa e prese il suo album e una matita.                                                                                  
– Cosa vuoi disegnare, amore?                                       
- Dei bambini che costruiscono un castello di sabbia.- e fece scorrere la matita sul foglio.                                
– Ti stanno guardando tutti…- ma prima che potesse finire la frase, ricevette l’album da disegno della sua amata, in testa.                     
–Oh, finalmente hai smesso di parlare, razza di deficiente che non sei altro!                         
- Io non sono deficiente, sono il tuo deficiente. – lei sbuffò cercando di nascondere un sorriso, anche se non ci riuscì. Allora lui la circondò con le braccia e le disse:- Anche adesso ti stanno guardando tutti, anzi, no, stanno guardando il tuo bellissimo sorriso, i tuoi occhi smeraldo, i tuoi ricci furiosi e le tue labbra carnose, che ora bacerò.- e poggiò le labbra sulle sue con un bacio dolce, lento e profondo. Il cuore le impazzì nel petto e lo attirò più vicino. Poi si staccò con un sorriso:- Ho trovato un modo per farti tacere, di mio gradimento, ma tu non capisci, non mi interessa se c’è mezza spiaggia che mi sta guardando, cosa tra l’altro a cui non credo, a me interessa che sia tu a guardarmi, non gli altri. Ora stammi bene a sentire, può guardarmi anche tutto il mondo, ma io sarò sempre e solo tua. Di loro non mi importa, ti te mi importa. E ora baciami e stai zitto.                                     
– Hai tuoi ordini. – e la baciò con amore, con passione, dimenticandosi che non erano soli, ma in una spiaggia  piena di gente. Si staccarono con il respiro affannoso e restarono lì a guardarsi. Con il sorriso stampato sulle labbra lei riprese l’album per continuare il disegno.
-Non vuoi un modello?
- Non pensavo fossi un bambino.
- Per il castello, sciocchina. – Disse lui in tono ovvio.
- Non sei obbligato se non vuoi.
- Certo che lo voglio, se no perché te lo avrei chiesto?- Lei si limitò a sorridere, mentre lo vide alzarsi e prendere paletta e secchiello. La scena era così strana da farla scoppiare a ridere.
- Che hai da ridere? Guarda che ci sono qua io a farti il castello di sabbia, non tu!- disse con finto tono offeso. Lei gli andò vicino e gli fece una linguaccia.
- Ho solo riso perché sono felice, non ti ho mica preso in giro, sciocchino. E ora smetti di fare il finto offeso e finisci il tuo lavoro. Se no perché ti ho ingaggiato?
- Se mi hai ingaggiato devo avere anche una ricompensa.
- Oh, saprò come sdebitarmi, stanne certo. – Lui, rincuorato, cominciò il suo lavoro. Lei lo osservava e sorrideva, soddisfatta della sua geniale idea. Chissà se glielo avrebbe detto un giorno. Quella sera era decisa ancora a rinunciare a lui per finirgli il regalo, ma non sapeva se ci sarebbe riuscita. Poteva solo sperare che il fiore non lo avrebbe deluso. Ritornò al presente e cominciò a disegnare quello che poi sarebbe diventato un bellissimo castello, dando, di tanto in tanto, qualche occhiatina ai progressi di Jace. Era calma, tranquilla, rilassata, era uno di quei momenti perfetti nella vita, uno di quelli in cui vorresti che il tempo si fermasse, per poter vivere per sempre felice con le persone che si amano. Sorrise, da tempo non accadeva che si sentisse così, almeno, non da quando la sua vita era cambiata. Non tanto perché la trasformazione non gli piacesse, ma perché non aveva mai abbastanza tempo per concentrarsi e stare tranquilla, visti le emozioni, i demoni e tutto il resto. Forse era ora che si prendesse una pausa da tutti gli impegni della vita quotidiana.
- Si, Jace, ho proprio bisogno di questa vacanza con te. – sussurrò così piano da non farsi sentire da nessuno. Jace la guardò e sorrise. Si, ne aveva bisogno.

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Capitolo 7
*** il compleanno ***


                                                                                                 Il compleanno
Stavano mangiando il loro panino, passeggiando per la strada. Il tramonto era bellissimo e loro se lo godevano in un silenzio spontaneo, non di quelli imposti, no, uno di quelli in cui ognuno era perso nei propri pensieri o concentrato a fare qualcosa. Il fatto sta, che loro csì stavano bene, la calma era ovunque nei loro cuori. Non volevano parlare. Punto. Camminavano per una delle strade che si affacciavano al mare e lei stava pensando a quello che era successo tanti anni prima al mare. E la lacrima tornò.
-Clary, tutto okay? Perché piangi?
Dopo una breve pausa lei rispose:- Sai che prima, in spiaggia mi era sfuggita una lacrima e ti avevo detto che era legata ad un ricordo. - Lui annuì - Ecco, è lo stesso motivo. Lo stesso ricordo.- Fece un pausa in cui i suoi occhi scrutavano il manto dell'acqua increspato dalle onde. - Dieci anni fa, al mare con mia madre. Stavo giocando con la sabbia, anche se ero un po' imbranata - e lì sorrise, al ricordo - il castello sta venendo proprio bene, poi, non so perché, mi sono girata verso mia mamma e gli ho chiesto dov'era papà. Lei, colta di sorpresa, pensava stessi dicendo Valentine, ma da piccola io Luke lo chiamavo papà. Lei si è messa a piangere, io l'ho abbracciata e ho cominciato a piangere con lei. Dopo un po' è arrivato Luke, preoccupato dalle nostre lacrime. Io gli sono corso in contro gridandolo 'Papà!!!'. Mia mamma mi ha guardato ed è scoppiata a ridere. Luke, che non ci aveva capito niente, ci guardava ridere. La mamma rispose alla sua domanda muta' fantasmi del passato'. Io avevo chiesto cosa fossero i fantasmi e Luke, per lasciare un po' sola mia mamma, mi aveva trascinato in acqua raccontandomi storie su fantasmi e spiritelli fatati. Erano solo favole per bambini, ma mi sembravano vere, io le credevo vero. Un pesciolino mi aveva sfiorato la gamba e io ero scappata , credendolo uno spiritello dell'acqua o una roba simile, e loro erano scoppiati a ridere. In quel momento la mamma mi sussurrò ' un giorno capirai. un giorno sarai libera '. Non ho mai capito il significato di quelle parole, almeno fino a oggi. - Sorrise.
 Lui si era fermato e la guardava in parte colpito da quello che aveva sentito e in parte felice perché lei aveva deciso di farlo partecipe di un suo ricordo importante. La abbracciò e lei si godette quel contatto in silenzio.  No, lei non era libera, era incatenata al cuore di Jace, ma, pensandoci bene, lo era, perché lei aveva avuto la libertà di decidere chi amare e lo aveva scelto senza esitazioni. La libertà di amare chi ami e stare insieme ad essa felice. Il suo sorriso divenne una risata.
- Perché ridi?
- Rido perché sono felice, perché sono libera, perché ti amo.
- Anch’io ti amo, Clary; è l’unica certezza che ho nella vita, lo sento qui. – e si mise la mano sul cuore. Lei vi appoggiò l’orecchio e, sentendolo battere forte, le sfuggì un sorriso. Restarono così abbracciati, poi tornarono all’albergo, mano nella mano.
L’acqua calda le picchiava sulla pelle nuda del corpo e lei si perdeva in quel battito ritmico e rilassante. Ogni pensiero cancellato dal cervello. Poi uscì dalla doccia, si legò un asciugamano attorno al corpo e si frizionò i capelli. Aprì la porta, Jace era sceso a fare qualcosa e non era ancora tornato, così si stese sul letto per aspettarlo.
La trovò sdraiata sul letto, avvolta solo da un panno, appisolata. Si sdraiò accanto a lei a fissarla,beato dalla sua presenza. Le accarezzò la spalla. Clary aprì gli occhi e, cacciando un urlo, rotolò giù dal letto. Si rialzò, cercando di sistemare l’asciugamano che, cadendo, lei si era sfilato, lasciandola nuda. Jace era scoppiato a ridere e lei, rossa di vergogna, scappò in bagno. Al sicuro si vestì, cercando di coprirsi quando più permetteva il caldo opprimente. Si sciacquò la faccia con l’acqua fredda cercando di mantenere la calma. Socchiuse la porta e vide che Jace era ancora intento a ridacchiare. Indignata spalancò la porta e andò verso la sua parte del letto, sdraiandosi e tirando su il lenzuolo. Si sentì chiamare, ma decise di ignorarlo. Allora lui si avvicinò e lei, già appollaiata sul bordo, fu costretta ad alzarsi e trasferirsi sull’amaca in giardino, con tanto di  cuscino e lenzuolo.
- Eh dai, Clary, che ho fatto?
- Oh, sta tranquillo, tu non hai fatto niente, sono io quella  che è rimasta nuda davanti a te!
- E allora, perché ora sei sull’amaca?
- Perché mi sento in imbarazzo!
- Non mi sembra che in costume da bagno ti sentissi in imbarazzo! Io non vedo la differenza.
- Io sì, io ero nuda davanti a te, per cosa? Perché non mi aspettavo di trovarti a letto e mi sono quasi presa un infarto, mentre avrei voluto che la prima volta che mi vedessi nuda fosse mentre facevamo l’amore!
- Ma tu vuoi fare l’amore?
- Certo, ma..
- Ma cosa? Ma non sei pronta va bene, dimmelo te se vuoi continuare ad inventare scuse o lo vuoi fare veramente.
- Io.. io.. era così evidente?- lo fece sorridere.
- Dai, vieni qui. – e lei tornò a letto con tutto il carico, raggomitolandosi contro il suo petto. Pochi secondi dopo era addormentata. Lui sospirò, rassegnato, e si addormentò poco dopo. Rotolò via dalle sue braccia il più piano possibile, si alzò. Preso il cancelletto e le tempere. Dando le spalle al letto, cominciò il suo capolavoro. Non si accorse che Jace era sveglio e la guardava, crucciato e confuso. Dopo un po’ lei si alzò e prese con se il disegno , nascondendolo così agli occhi di lui. Lo mise su una sedia, su cui era poggiato un altro disegno. Aveva in mano una lettera e vi lasciò sopra il segno delle labbra col rossetto. La posò sulla sedia. Andò in bagno tutta tranquilla, si tolse il rossetto e si spogliò, per poi indossare una biancheria molto provocante di pizzo nero. Tornò nella stanza e vide Jace intento a leggere la lettera, poi la vide e le corse incontro. A pochi centimetri si fermò e la baciò con passione e ardore. Irrigidita dalla sorpresa, si sciolse come il burro e gli mise le mani sul petto e rispose con energia. Le circondò la vita con le mani la vita e cominciò ad accarezzale la schiena, provocandole brividi di piacere. Clary si beava in quel bacio, senza pensare a quello che stava accadendo. Poi si staccarono per riprendere fiato.
- Jace…- stava andando nel panico, tutto il suo piano andato in fumo. Cazzo, non aveva pensato alla possibilità che lui si svegliasse. Era stata una stupida, e ora tutto buttato al vento. – Hai letto la lettera?
- Si, ma…
Le caddero le braccia e mormorò:- Sono ufficialmente la persona più cogliona del mondo, lasciamo stare, fai finta che non sia successo niente. Ok, dai andiamo a dormire.- Si buttò sul letto, ma lui non aveva intenzione di mollare, voleva capire. La imprigionò sotto il suo corpo:- E no, ora mi spieghi tutto.
- Jace – il suo tono era implorante,  ma la sua occhiata non ammetteva repliche.
- Va bene, mi arrendo, ti dico tutto. Allora, domani è il tuo compleanno e volevo farti una bella sorpresa, il mio regalo sono i due disegni. Li hai visti, beh ecco sono il mio modo per dirti ti amo. La lettera era il tocco più bello, quello più dolce. Mi ero fatta un piano per rendere indimenticabile il tuo compleanno. Nelle notti dei primi due giorni ti avrei fatto i disegni, la lettera l’avevo già scritta; poi la mattina del tuo compleanno di saresti svegliato con me avvinghiata e con tanto di biancheria di pizzo, e ti avrei fatto il più bel regalo… ehm, avremmo fatto l’amore per la prima volta.  – Jace era scoppiato a ridere.
- Oddio Clary non me lo sarei mai aspettato, non posso credere che tu abbia fato tutto questo per me. – smise di ridere per guardarla negli occhi, diede una veloce occhiata all’ orologio – beh, complimenti per aver completato il tuo piano. – lei seguì il suo sguardo, confusa, poi capì, era mezzanotte e un minuto. Sorrise, c’era riuscita, ma non aveva ancora finito.
- Aspetta, due cose. – prese lo stilo e si fece runa sulla pancia – protezione – spiegò.
- Ora devo farti vedere una cosa . – con un lieve rossore  si tolse le mutande e si mise di profilo, lui rimase in silenzio un attimo, poi disse:- Si, Clary, hai un bel fisico.
- Jace, ma allora sei proprio ceco. Guarda, cosa c’è di strano sul mio fianco? – lui spostò lo sguardo e rimase senza parole. C’era un tatuaggio: il fiore di mezzanotte appena sbocciato.
- Clary, quando lo hai fatto?
- Un po’ di tempo fa, volevo fartelo vedere in questa occasione.
- E’ bellissimo, voglio farmelo anch’io.- lei tornò a letto e si sdraiò di fianco a lui.
- Pronta?
- Sicuro!
- Ti amo.
- Io di più. – poi emozionati, ma vogliosi, lo fecero. La stanza si riempi di gemiti ed urla soffocate da baci.
Un po’ di tempo dopo erano abbracciati nel letto a guardarsi e baciarsi.
- Beh, tanti auguri Jace! – e furono travolti da un’altra ondata di piacere.



*Spazio autrice.
questo sarà uno degli ultimi capitolo che pubblicherò a causa degli esami che farò fra un po', perdonatemi, spero che il capitolo vi sia piaciuto, alla prossima.
Baci
Izzy99

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Capitolo 8
*** il vicolo ***


                              il vicolo


 
- Jace,dai sbrigati! Guarda che in discoteca ci voglio andare oggi, mica domani!!
- Si, si, arrivo!! Mamma mia come sei!! Pazienza  proprio zero!
- Cosa hai detto?! - una Clary più che imbufalita lo fece arretrare.
- Niente tesoro, solo che sei hai una pazienza infinita!!
- Meglio, ma sappi che ti tengo d'occhio pestifero che non sei altro!!
- Come mi hai chiamato?
- Pestifero che non sei altro, ma solo perché sono buona!
- Ma non è giusto, tu puoi dire tutto quello che vuoi e io niente!! - si imbronciò.
- Certo, se no, come faccio a farti venire questo broncio adorabile, che non sei in grado di tenermi neanche un secondo. - e infatti lui un ghignò soddisfatto.
- Dai perfida, andiamo. -
                                   ***
- Clary, tu comincia ad andare io ti raggiungo tra un secondo. Devo comunicare una cosa alla reception. - lei ebbe un attimo di incertezza, ma poi alzò le spalle e si  allontanò, non prima di avergli dato un bacio.
- Mi scusi - chiese alla receptionist.
- Dica pura, signore.
- Bene, questa notte devono venire due miei amici che passeranno qualche ora qui da noi. Ecco se non noi siamo ancora rientrati e due tipi strani, uno pieno di glitter non può sbagliarsi, chiedono di noi, li faccia salire ugualmente e li avvisi che rientreremo il prima possibile e di cercarci sul cellulare. Nel frattempo dai loro le chiavi.
- Con piacere, signore.
- Perfetto. - e si allontanò. Uscito in strada, si avviò verso la discoteca che era  molto vicina all'hotel, con un ghigno stampato sulla faccia. L'idea di far venire Magnus e Alec per festeggiare il suo compleanno anche con loro era un'idea che avrebbe lasciato felicemente sorpresa Clary. Purtroppo ne Simon ne Izzy potevano, erano in Irlanda, da un amico di lui, con cui era quasi un fratello e che aveva chiesto di lui, dopo anni di isolamento in quel posto strambo.
Mentre continuava a ridacchiare immaginando la faccia di Clary al loro arrivo, arrivò vicino alla discoteca, cui di fianco c'era uno strano vicolo. Chissà perché quel posto gli faceva venire i brividi; eppure non capiva: erano già passati da quel posto e lui non aveva notato quel vicolo buio. Cominciò a sentire freddo e un pensiero cupo cominciò a fare breccia nella sua mente: c'entrava qualche demone?
Si diede dello stupido, non era possibile, i maghi più potenti del mondo avevano creato degli scudi di protezione contro i demoni, in quella zona. Infatti loro non erano a conoscenza di quel posto. Per loro non esisteva. I maghi non avrebbero rischiato che il loro rifugio segreto fosse infettato dai demoni.
Si affacciò al vicolo e, stranamente un vento gelido gli attraversò le membra, solo in quell'istante un altro pensiero gli attraversò la mente: dov’era  Clary??
Il panico si impossessò di lui, anche se non era sicuro che lei fosse stata in quel vicolo. Poi si accorse che il buio celava ai suoi occhi la fine della strada. Si avvicinò a quell’oscurità che lo attirava come una calamita, prese lo stilo dalla tasca e si fece una runa del’invisibilità. Fece un altro passo e il buio lo avvolse completamente. Prese la stegaluce dalla tasca e illuminò la strada.
Poi fu ghiaccio.
                                   ***
Le lacrime scorrevano imperterrite sulle sue guancie, ma lui non vi prestava attenzione. In verità non prestava attenzione a niente e nessuno, se non il corpo davanti a lui. Quello non era un corpo qualche, era il corpo della persona più speciale della sua vita.
Era il corpo della persona che amava.
E lui la guardava con occhi spenti, vuoti, perchè tanta disperazione non si poteva contenere.
Il cuore che batteva lentamente, faticosamente, dolorosamente. Era diventato difficile anche solo respirare, figurarsi mangiare.
Non riusciva a smettere di torturarsi per la sua stupidità, per averla lasciata andare, per non essere riuscito a salvarla.
Non riusciva a immaginare una vita senza di lei.
Senza i suo sorriso.
Senza la sua voce.
Senza la sua sola presenza.
Non poteva esistere nel suo mondo.
E non sarebbe esistito.
Si alzò.
Andò con passi lenti fino alla portafinestra.
Abbassò la maniglia con un gesto secco.
L'aria fresca lo investì quando aprì la finestra.
Andò fino alla ringhiera.
Si sporse.
La scavalcò.
Guardò giù.
Prese un respiro.
''Arrivo, amore.''
E si lanciò...
 
 
Spazio autrice:
Eccoci qui con un nuovo capitolo, lo so sono molto in ritardo, ma non sapevo se fare prima un altro capitolo o mettere subito questo. So che la prima parte molto sdolcinata non è molto piaciuta, ma adesso comincia quella dolorosa e volevo fare capire ancora di più questo distacco. So anche in questo capitolo non si capisce una beata capra, ma il prossimo capitolo spiegherà tutto. Spero di avervi incuriosito e mi farebbe piacere scoprire quali sono le vostre opinioni sul capitolo, quindi, RECENSITE!!! Alla prossima
Baci  Angelnight

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Capitolo 9
*** il vuoto nei tuoi occhi ***


Il vuoto nei  tuoi occhi

 - Ragiona ! Non puoi startene lì così, impalato, a fissare il vuoto! Non è così che troverai la cura!
 - Magnus, ti prego, falla stare zitta!
 - Guai a te se mi fai uno dei tuoi sortilegi, mago da quattro soldi!!
 - Mago da quattro soldi a chi? oooh no, cara mia eccome se ti faccio uno dei miei sortilegi!!
 - Silenzioooo! Siete solo un branco di poppanti! Vergognatevi!
Maryse era lì che li guardava, con un cipiglio severo, le mani sui fianchi e il piede che picchiettava sul tappeto. Il silenzio cadde nella stanza, dopo la scenetta che si ripeteva ogni, santissimo, giorno. Andava avanti così da settimane ormai, ma la situazione rimaneva sempre la stessa : Izzy che sclerava contro il povero Jace, perché se ne stava tutto il giorno seduto davanti alla finestra a guardare il vuoto, Alec ,che non riusciva a impegnarsi sui tomi curativi della loro biblioteca, implorava Magnus di farla stare zitta e la sua sorellina cominciava anche a sclerare con il suo ragazzo, che si arrabbiava a sua volta e arrivava quasi a lanciarle un incantesimo, ma arrivava prontamente Maryse a zittire tutto quel trambusto. Quando tutti si furono seduti col muso lungo, l’attenzione passò al ragazzo biondo posto all’angolo della stanza. Mangiava solo sotto costrizione, si faceva fatica pure a farlo dormire, l’unica cosa che faceva era fissare il vuoto e solo raramente qualche lacrima solcava il suo viso.
 
Sangue, troppo sangue. Ed il suo viso troppo pallido e il tuo battito troppo debole. No, non lasciarmi Clary, ti prego. Poi un sussurro, l’ultimo, ne sono certo, che questa creatura meravigliosa pronuncerà. – Ti amo. Poi il nulla, il buio, la disperazione e sento un dolore lancinante al petto, no, non è il mio cuore, è la mia anima che si squarcia, che mi esce dalla bocca. Non sono morto, magari lo fossi, no, il mio corpo vive, è la mia anima che è morta. E’ morta con te Clary e nessuna magia la riporterà in vita se non il tuo respiro .Io,sarei dovuto morire io, ma il destino è crudele, si sa,e mi ha lasciato qui, in un mondo che non è il tuo, amore mio . Ma io sono debole, troppo debole senza di te, e il carico di questa vita si senta sempre di più, ogni secondo che passa è una fatica. Mi butto, ma, ancora una volta il destino è contro di me e sento una presa al petto, e la terra, che era così vicina, ad un certo punto si allontana e le lacrime lottano per uscire, perché io sì, sono un uomo disperato, se uomo mi posso definire, perché, in fondo, io, sono ancora un bambino sperduto senza la sua ancora, amore mio. E anche se ora ti vedo, distesa su questo letto, con il cuore che batte e il fiato che esce dalle tue labbra, tu sei morta, quello non è il tuo corpo, no, io il trucco l’ho capito, perché mai nessuna copia riuscirà a sostituirti. E sappi,nemico mio, chiunque tu sia, io ti troverò e allora, solo allora capirai che con l’amore non si scherza.
 
- Preparatevi, tra tre ore partiamo per Madrid. – proclama Jace ad alta voce, si alza e si avvia verso la sua camera, sotto gli occhi sorpresi di tutti, che non sanno cosa sia cambiato in lui, che darebbero un dollaro per ogni suo pensiero e lo renderebbero ricco, che non sanno il motivo di questo viaggio.
O forse sì.
 
 
 
 
Spazio autrice:
Eccomi qui con un altro capitolo di questa interminabile fiction. Allora, spero di NON essere stata chiara e di avervi incuriosito ancora di più, perché siamo appena a metà di questo viaggio con i nostri carissimi, e fighissimi, personaggi di Cassandra Clare. Nel prossimo capitolo, che spero di riuscire a fare un pochino più lungo, capirete il perché di questo inaspettato viaggio nella capitale spagnola, capirete che fine ha fatto Clary e forse, ma solo se siete buoni e mi fate delle belle recensioni, svelerò pure chi è il nemico di cui parla lui. Grazie a: Silvycb95 e Ele_28 per le loro recensioni, sono contenta che ci siano persone che apprezzano quello che scrivo. Ringrazio pure le tantissime persone (960!!)che leggono le mie storie e i miei capitoli :D Sarebbe fantastico ricevere i vostri commenti! Vi adoro tutti!
Bacioni
Angelnight

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Capitolo 10
*** Capitolo speciale ***


Benvenuti in questo capitolo speciale
Inizio subito porgendovi le mie più umili scuse per non aver più continuato ad aggiornare questa storia, ma la verità è che il libro che sto scrivendo sta assorbendo tutta la mia immaginazione ed impegno.
Ora, immagino che vi starete chiedendo perchè questo sia un capitolo speciale, ebbene ho intenzione di fare una specie di concorso!
In questo concorso i canditati dovranno mandarmi un messaggio privato in cui dovrà esserci scritto il nome e le idee su come continuare la storia.
Io deciderò un autore/autrice in base al messggio e in base un po' anche al modo in cui scrivete (andrò un po' a spulciare le vostre altre storie).
Ora, come credo  che abbiate capito, il vincitore sarà il nuovo autore di questa storia che verrà riscritta totalmente con il mio aiuto.
Mi sta molto a cuore questa storia, ma quando rileggo i capitoli rimango quasi orripilata da come scrivevo. Credo che tutti voi autori possiate capirmi e sono consapevole del fatto che è riprovevole il modo in cui mi sono comportata, lasciando passare tutti questi mesi senza esporre questa idea e lasciando tutto il mio pubblico deluso.
Esprimo la mia speranza in un vostro perdono, ma soprattutto che siano in molti ad offrirsi come canditati e che la storia sia già avviata da tempo, alla fine dell'estate.

P.s. Per qualsiasi dubbio, insulto o commento non esitate a recensire, risponderò ad ogni quesito!
Vi prego di commentare in modo da darmi la possibilità di intendere le vostre impressioni o aspettative riguardo alla storia. Inoltre ho la faccia tosta di chiedervi di mandarmi un messaggio personale per dare alcune idee anche se non avete intenzione alcuna di proporvi come autori.
Sono consapevole che da tempo immemore oramai molti di voi mi staranno odiando ma me ne assumo tutte le responsabilità.


Con grande affetto e un po' di nostalgia
Sempre vostra Angelnight

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