Not myself with you around

di Franci_1
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Slushie ***
Capitolo 2: *** Arguments and explanations ***
Capitolo 3: *** I don't wanna pretending anymore.. ***
Capitolo 4: *** And I'll be your friend, I'll help you carry on ***
Capitolo 5: *** Halloween, friendship and more ***
Capitolo 6: *** Good-bye, Dolores. ***
Capitolo 7: *** Quit ***
Capitolo 8: *** Mami? ***
Capitolo 9: *** You've got the music in you ***
Capitolo 10: *** Welcome (back) ***
Capitolo 11: *** What the hell is happened? ***
Capitolo 12: *** Emma? ***
Capitolo 13: *** The truth.. ***
Capitolo 14: *** Love, hope, promises.. you and me. ***
Capitolo 15: *** Proudly so. ***
Capitolo 16: *** She kiss me! ***
Capitolo 17: *** West side story ***
Capitolo 18: *** Prom ***
Capitolo 19: *** Is this as hard as it gets? ***
Capitolo 20: *** It's not over yet! ***
Capitolo 21: *** Nationals ***
Capitolo 22: *** The real me ***



Capitolo 1
*** Slushie ***


Avevo tutto dalla vita.
 
Ero la regina del WMHS. Capo cheerleader, avevo chiunque volevo anche la mia migliore amica, ero la stronza per eccellenza e nessuno era riuscito a farmi questo effetto al primo sguardo.
 
*****

“Seriamente, cos’hai che non va? Ti spargi di colla e ti butti nell’armadio uscendo con quello che ti rimane attaccato? Posso capire che non riesci a guardarti allo specchio senza colpirlo con quel naso spropositato che ti ritrovi, ma almeno prova a trovare la decenza di non sbandierare a tutto il mondo il tuo pessimo gusto in fatto di moda.”  ero in piedi davanti a Rachel e al suo armadietto con le braccia incrociate sotto il seno e al mio fianco c’era Quinn, la mia migliore amica, che ridacchiando squadrò la ragazza con faccia schifata dal pessimo modo di vestire della ragazza.

“Insomma, hai anche due padri gay, non so.. fatti dare un qualche parere. Davvero. Mi stanno iniziando a bruciare gli occhi Nanappa…”

“Nanappa?” mi chiese, interrompendomi, Quinn con sguardo confuso e io annuii.

“Nana, per la sua statura e.. nappa.. per..” feci il verso del nasone sul mio volto e vidi quindi scoppiare a ridere portarsi una mano alla bocca riuscendo solo a dire
 
“Bella questa, San!” ridacchiai con lei per poi guardare Rachel che nel frattempo era rimasta immobile attaccata al suo armadietto con le spalle fissando il pavimento.
 
Improvvisamente sentii una mano sfiorarmi il fianco e poi mi sentii cingere le spalle.
 
Mi voltai trovandomi Puck che mi diede un delicato bacio sulla guancia.

“Bellezza.. andiamo a mensa, ho ideato uno scherzo a tu sai chi..” mi disse in modo criptico data la presenza della nana.
 
Non capii molto bene a chi si riferiva.
 
Sapevo che era arrivata una ragazza nuova. Probabilmente sarebbe stata lei la vittima.
 
Quinn ripresasi dalla risata prese la mano di Finn e si avviò subito in mensa facendosi spiegare da Finn il piano mentre io squadrai ancora una volta Rachel e con un sorriso dei miei, ovvero con un sorriso da stronza, mi voltai e al fianco di Puck mi diressi in mensa sedendomi al mio posto nel nostro tavolo.
 

Si il “nostro” tavolo. Noi eravamo i re di quella scuola. Io ero al regina per eccellenza. Capo Cheerleader e una delle due studentesse migliori della scuola, e detto fra noi, non ho mai aperto un libro.
 

Ma voi vi starete ancora chiedendo chi sono gli altri che vengono compresi nel “Noi”. 
 
Siamo: Puck (il mio tromba-amico), Finn( il ragazzo di Quinn), Quinn, Sam, e dulcis in fundo io.
 
 Siamo i cinque ragazzi più potenti del William McKinley High School.
 
Puck, come già accennato sopra, era il mio tromba-amico.
 
Siamo usciti per diverso tempo e siamo stati anche insieme come coppia ma sapevo che Noah (ovvero Puck) mi tradiva.
 
Così la finimmo ma fino ad ora non avevo mai trovato nessuno che riuscisse a fare quella c-.. okay sto divagando.
 
 Comunque sa i miei bisogni e li soddisfa come nessuno è riuscito a fare fino ad ora così continuo ad andarci a letto. Finn è un ragazzo molto tranquillo.
 
E’ il quarterback per questo è nel nostro gruppo. E poi è il migliore amico di Puck.
 
E poi ammetto che ogni tanto ha idee geniali per scherzi o feste. Sam è anche lui con Puck e Finn nella squadra di Football e ad ogni festa riesce a trovare il modo di portare dell’alcool.
 
Quinn era la mia migliore amica. Siamo cresciute insieme dato che le nostre madri si erano conosciute nel corso pre-parto. E da li hanno continuato a restare amiche per una decina di anni fino a che mia madre non cambiò cerchia di amiche.
 
Ma io e Quinn continuammo a restare amiche. Lei era la mia ancora di salvezza e sapeva tutti i miei segreti. Come io sapevo i suoi. Eravamo come sorelle. 
 
Devo ammettere che tra noi spesso c’è stato qualche comportamento da più che amiche. Era iniziato tutto una sera ad una festa “privata” per noi cinque.
 
Avevo fatto una scommessa con Puck e, avendola persa, dovetti baciare Quinn.
 
 Da quel momento in po’ scattò qualcosa in entrambe e successe sempre più frequentemente al privato senza però andare mai oltre. Siamo cresciuti tutti insieme. Eravamo entrati tutti insieme nel Glee club.
 
Finn perché ricattato da Schuester per della marjuana che lui aveva trovato nel suo armadietto, probabilmente l’aveva scordata in tasca da una delle nostre feste.
 
Quinn e io entrammo perché la Coach Sue voleva che spiassimo il gruppo per spifferale tutti i modi per distruggerle il Glee club. E devo ammettere che mi piace un sacco stare li.
 
Non tanto per le persone, anzi affatto, ma perché è divertente cantare e ballare.
 
 Così io convinsi Puck ad entrare, beh lo ricattai che non gli e l’avrei più data.
 
Comunque sia è bravissimo a suonare la chitarra e a me piace molto la sua voce. Così lo convinsi ad entrare.
 
E Sam, beh era molto scettico inizialmente ma poi.. entrò perché si sentiva escluso dai pomeriggi dove eravamo impegnati nelle prove.

Tornando a quello che è successo in mensa.
 
Mi ero seduta sorseggiando dalla borraccia il contenuto, ero completamente all’oscuro di cosa fosse.
 
La Coach ci diceva che lei campava con quella strana bevanda e che non mangiava un pasto solido da anni.
 
E se volevo entrare nelle sue grazie dovevo fare quello che mi chiedeva.
 
 Anche bere quel coso disgustoso che sicuramente mi stava lentamente ammazzando massacrando chissà quale organo vitale.
 
 Quinn stringeva la mano di Finn e nell’altra, come me, aveva la borraccia dei Cheerios.
 
Puck invece non si sedette e nemmeno Sam.
 
Probabilmente erano le braccia dello scherzo e Finn, dato il suo sorriso soddisfatto, doveva essere la mente.

“Ehi Finnocence.. spiegami lo scherzo..” dissi tornando a sorseggiare dalla borraccia.

“E’ alla nuova arrivata. Non so molto di lei ma lo scherzo consiste nel.. “ si bloccò ”ohh.. aspetta e vedrai..” Disse poi Finn indicando la coda della mensa.
 
 Mi voltai subito notando effettivamente una faccia nuova.
 
Puck con una granita in mano e Sam che si avvicinava a una biondina che con il vassoio pieno in mano era appena uscita dalla fila.
 
 I nostri sguardi si incontrarono per un secondo così che lei si bloccò e lo stesso feci io rimanendo a bocca semi aperta incantata.
 
Questo aiutò Sam, che senza ulteriore indugi colpì con una manata il vassoio facendolo finire addosso alla ragazza che, una volta ripresasi dallo shock si piegò per prendere il vassoio da terra.
 
E in quel momento vidi Puck avvicinarsi e passare anche una granita a Sam e rovesciarla lentamente sin testa alla ragazza.
 
Rimasi immobile a vedere la scena mentre Finn rideva di gusto e Quinn mi guardava confusa.
 
Mi conosceva troppo bene e a scherzi come questo ero sempre io a ridere per prima e ad andare poi a girare il dito nella piaga.
 
Mentre vedendo quella scena avrei solamente voluto dare un pugno a Finn che continuava a ridere troppo forte per i miei gusti e poi battere insieme le teste di Sam e Puck che intanto ridendo lasciarono i bicchierini in testa alla ragazza e si batterono il cinque.
 
Nella mensa c’era un leggero brusio ma più che altro regnava il silenzio e tutti guardavano la nuova ragazza inginocchiata a terra completamente sporca, e Finn che, per il momento era l’unico a ridere insieme a Puck e Sam.
 
Piano piano nella mesa tutti scoppiarono a ridere.
 
Quinn continuava a fissarmi, il che mi stava iniziando ad infastidire.
 
Così improvvisamente mi alzai sotto lo sguardo sempre più confuso di Quinn e mi avvicinai alla bionda che intanto si stava cercando di rialzare senza scivolare.
 
Quinn probabilmente penò che ero, come sempre, andata a girare il dito nella piaga e a finire l’opera dei ragazzi, ma il mio intento era di chiederle come stava e aiutarla.
 
Mentre mi incamminavo mi vidi qualcuno pararsi di fronte a me.
 
Alzai un sopracciglio notando Rachel che si era parata davanti a me mentre Tina e Mercedes aiutavano la ragazza ad alzarsi.

“No, Santana. So che questo probabilmente causerà la mia morte, e sto soffrendo pensando che non potrò mai andare a Broadway o conoscere Barbra o Patty LuPone . Ma non infierire. Non adesso… almeno..” sgranai gli occhi.
 
Ma chi voleva infierire. E poi cosa voleva quella nana malefica.

“Okay, non te lo ripeto due volte. Alla seconda sei già nel cassonetto dell’immondizia del McDonalds in fondo alla strada, almeno forse riesci a trovare dei vestiti decenti li dentro, non intrometterti con la gerarchia di questa scuola… Nanappa..” dissi io fissandola e per la prima volta notai che sosteneva il mio sguardo e la cosa mi fece sorridere.
 
Ovvio sorridere alla Satana.
 
Poi spostai lo sguardo dietro di lei notando Tina e Mercedes finite a terra scivolate sul sugo delle polpette del giorno. Le risate aumentarono.
 
La bella bionda nel frattempo si era alzata e tolta i due bicchieri dalla testa. Posai lo sguardo su Rachel ridendo e scuotendo la testa.

“Beh state facendo tutto da sole comunque..” dissi indicando la scena dietro a lei e tornare indietro al mio tavolo sedendomi e tornando a bere dalla mia borraccia ridendo per la figuraccia dell’asiatica e della nera ma comunque avevo ancora l’istinto di andare a parlare con quella ragazza che continuavo a guardare.
 
Vidi che si guardava intorno alla ricerca dei due colpevoli e appena li individuò si avvicinò al nostro tavolo e avvicinarsi a Sam e Puck portando i bicchieri davanti a loro schiacciandoglieli sul petto sporcando entrambe le magliette.
 
Poi la bionda si girò e si iniziò ad incamminare verso l’uscita della mensa.
 
Non mi guardò e questo mi ferì.
 
Rimasi a fissare il petto sporco di Puck e improvvisamente sparì dal mio campo visivo ritrovandomi un po’ più a sud, segno che si era alzato.
 
Sentii qualche imprecazione e poi un
 
“Adesso me la paga quella putta-“ mi ritrovai con una mano sulla spalla di Puck rispingendolo a sedere mentre stava per seguire la ragazza.
 
Ovviamente non ci riuscii così mi portai davanti a lui bloccandolo con una mano sul petto.

“Puck, fermo. E’ inutile.”

“Come?” Chiese il ragazzo shoccato guardandomi. “Hai visto cosa ha fatto?”

“Si.. ma cosa vorresti fare? Picchiarla forse? E’ una ragazza e non puoi toccarla. Quindi calmati che non vuoi finire in riformatorio.” Gli ricordai dei suoi piccoli problemi con la legge.

“Non mi importa.. la deve pagare..”

“Ci penso io. Okay?” dissi per poi allungarmi a prendere lo zaino e la borraccia e uscire dalla mensa.
Avevamo parlato a bassa voce e solo Sam, Finn e Quinn ci avevano sentiti mentre ormai gli altri in mensa stavano tornando a farsi gli affari loro.

Camminando per il corridoio seguii delle tracce di pomodoro che portavano al bagno delle ragazze dove vidi la bionda intenta a lavarsi il viso cercando probabilmente di levarsi dagli occhi il pomodoro, che doveva bruciare veramente tanto.
 
 Sentii le sue imprecazioni.

“Fanculo.. mi conciano così il mio primo giorno senza neanche conoscermi. Per quanto sanno e studiano poi potrei anche essere la regina d’Inghilterra e non se ne accorgerebbero.. maledetti figli di.. no.. no non mi abbasserò al loro schifoso livello.” Continuava a blaterare cercando evidentemente qualcosa con il quale pulirsi la faccia.
 
Sorrisi alla leggera goffaggine della ragazza cercando nello zaino dei fazzoletti.
 
Mi avvicinai silenziosamente senza farmi sentire, così come ero entrata e le passai il fazzoletto.

“Beh.. sinceramente non sembri molto Elisabetta II, insomma sennò per avere 94 anni li porteresti davvero bene…” la bionda quasi spaventata afferrò il fazzoletto e si asciugò il volto aprendo velocemente gli occhi voltandosi verso di me che sorridevo.
 
Ma mi stavo rendendo conto che il mio sorriso era dolce e comprensivo, e non stronzo e pieno di odio.

“Mi dispiace per quello che ti hanno fatto. Avrei dovuto fermarli ma non sapevo il piano.” Dissi appoggiandomi a un lavandino accanto a lei mentre cercava di pulirsi i capelli.

“Comunque piacere.. sono Sant-“ fui interrotta.

“So chi sei.. Santana Lopez. Capo Cheerleader e tra le tre ragazze con la media più alta nella scuola con quella del 4.00 su 4.00. Io sono Brittany Pierce.” Mi disse.
 
Io presi la sua mano alzando un sopracciglio stringendola.

“Piacere, vedo che qualcuno ha studiato ma sono tra le DUE ragazze della scuola con la media più alta.”

“No.. sono piuttosto sicura che siano 3.. comunque non stava a te fermarli. Anche se sei praticamente il capo.”

“Vedo che hai studiato davvero.” Dissi un po’ impaurita.

“No.. ho letto un blog su questa scuola tenuto da un certo Jacob e ho la memoria fotografica così memorizzo tutto.” Spalancai gli occhi.
 
Memoria fotografica.

“Beh se davvero avessi la memoria fotografica ti ricorderesti che siamo solo due. Una è una sfigata che studia da mattina a sera e non ha vita sociale. L’altra cono io che avendo una memoria uditiva e fotografica non ho mai aperto un libro. E basta. Solo noi.”

“Secondo un aggiornamento di ieri pomeriggio una certa Brittany Pierce si è aggiunta alle due ragazze Santana Lopez ( la bellissima ispanica che ogni notte fa parte delle nostre fantasie più spinte) e la sfigata quanto brutta Judy Cray. Quindi adesso sono 3. Presto vi faremo sapere quanto più riusciamo a coprire sulla nuova arrivata al McKinley, Jacob.” La osservai restando inizialmente di stucco. Per poi capire che stava citando a memoria il testo di un articolo di Jacob.
 
Scossi la testa sentendo il pezzo sulle fantasie e poi la guardai ma prima che potessi rispondere mi anticipò.
 
 “Scusa se non ho tolto la parte della fantasia. Ma non avresti capito che parlavo di un articolo di quel ragazzo.” Annuì e scossi la testa ridacchiando.
 

“ Che c’è?” mi chiese tornando a pulirsi.

“Niente niente.. comunque mi dispiace davvero per ciò che è successo in mensa. Non avrebbero dovuto…” la osservai cercare di pulirsi ma senza risultato.

“Avanti andiamo negli spogliatoi dei Cheerios.. potrai farti una doccia e lascio sempre qualche vestito di ricambio nell’armadietto, non si sa mai, sei più alta di me ma penso che ti possano andare.. “ dissi uscendo stupendomi di me stessa.
 
E della gentilezza che stavo usando.
 
Neanche la conoscevo.
 
E non l’avevo neanche vista per bene in faccia.
 
Avevo visto solo i suoi capelli biondi diventati color ruggine, colpa della granita, e il suo bello e sodo fondoschiena.
 
E non so perché fui molto tentata di toccarlo.
 
Ero attratta da quel fisico.
 
Arrivate nello spogliatoio le diedi le mie cose per farsi la doccia e lei andò velocemente mentre mettevo i vestiti sulla panchina.
 
Passai dieci minuti ad aspettarla mentre messaggiavo con Quinn che mi chiedeva dove fosse e perché stavo saltando la lezione.
 
Dopo un po’ vidi Una chioma biondissima uscire dalle docce e una pelle color latte coperta solo dal mio asciugamano dei Cheerios.
 
Inghiottii a vuoto squadrando il suo corpo per poi incrociare il suo sguardo.

Azzurro.

 Il più bell’azzurro che avesse mai visto.
 
Kilometri e kilometri di mare e di cielo limpidissimo di piena estate.
 
Dio quando erano belli i suoi occhi.
 
La vidi sorridermi e penso che avessi la faccia più stupida che avessi mai avuto.
 
Ma notai che anche lei si era persa nei miei occhi e mi aveva anche sorriso.
 
Piano piano si iniziò a rivestire rimanendo in mutande e reggiseno davanti a me.
 
Mi grattai la fronte cercando di distogliere lo sguardo ma non ce la feci.
 
Poi si mise i jeans e la camicetta che le avevo prestato.
 
Mi schiarii la voce imbarazzata appoggiandomi agli armadietti.

“Posso farti una domanda?”

“Certo..” risposi io.

“Perché sei così gentile con me? So che è una cosa inusuale che tu sia carina con qualcuno almeno che non sia uno dei tuoi quattro amici che comunque tratti di merda..”

Rimasi spiazzata da quella domanda.. cazzo. Che stavo facendo. Ero.. dio.. ero attratta da lei.

“Perché me lo chiedi solo ora e non mi hai cacciato subito se sapevi che è così..”

“Perché sennò non mi avresti aiutato.. e senza questi vestiti e quella doccia adesso sarei nella merda..”
“Ragionamento interessante”

“Ma non hai ancora risposto alla mia domanda” mi ricordò lei che si asciugava i capelli con un asciugamano.
 
Il MIO asciugamano.

“Non lo so.. “ dissi abbassando lo sguardo ma mi sentii improvvisamente schiacciare contro l’armadietto e Brittany era a distanza di un centimetro dal mio volto con il suo.
 
Il suo corpo schiacciato sul mio che era incastrato tra l’armadietto e la ragazza.
 
Inghiottii rumorosamente.

“Credo che.. questo.. potrebbe aiutare..” Mi sussurrò a fior di labbra con la voce più sexy che avessi mai sentito.
 
Per poi sentire le sue labbra sulle mie.
 
Dopo sentii i suoi denti serrarsi sul mio labbro inferiore che prese a leccare per poi fare pressione con la lingua cercando di entrare nella mia bocca.
 
La accolsi portando le mani sui suoi fianchi e finalmente portando una mano sul sedere della ragazza che era un’ora che voleva parlare.
 
Brittany muoveva le mani con foga e quella che a me sembrava esperienza perché sapeva esattamente dove toccare per iniziare ad eccitarmi, come io sapevo farei coi ragazzi.

“Santana!!”

Mi sentii chiamare e Brittany si staccò velocemente da me mentre vidi Quinn comparire dalla porta.

“Ecco che fine avevi fatto. Ma che ti salta in mente? Dovevamo fare quella cosa..” disse scocciata.
 
Mi tirai una pacca sulla fronte.

“Scusa Quinnie… ho avuto un imprevisto.” Dissi guardando Brittany che intanto mi guardava con malizia facendosi una coda e si presentò alla mia amica.

“Piacere Brittany”

“Quinn” Disse la bionda più bassa stringendo la mano all’altra per poi guardarmi confusa.

“Posso sapere cosa sta succedendo?”

“Ecco.. Quinn…” non sapevo che dire.

“Ero a farmi la doccia per togliermi tutta quello schifo di dosso.. e” le tirai un occhiataccia.
 
Lei non poteva stare li.
 
E poi se Quinn scopriva che io l’avevo aiutata?

“..e.. Santana mi ha beccato. Mi dispiace ho imparato che non devo più usarle almeno che voglia continuare a camminare con le mie gambe.. afferrato..” continuò la ragazza e strabuzzai gli occhi.
 
Come poteva sapere cosa stavo pensando.. e più che altro era sicuramente una frase che avrei detto.
 
In quel momento gli sarei voluta saltare di nuovo addosso.. se non fosse che la prima volta mi era saltata lei addosso.

Okay.. devo ammettere una cosa.
 
Da qualche anno ho capito di essere gay anche se in realtà non mi piacciono le etichette.
 
E l’ho capito grazie a Quinn che a sua volta ha capito qualcosa. E adesso Brittany mi stava dando le conferme che le donne mi attraevano.
 
La cosa mi spaventava ma se era così che ero fatta lo dovevo solo accettare.
 
Ma non era facile.

Vidi Brittany uscire e farmi l’occhiolino senza farsi notare da Quinn e uscì velocemente mentre la bionda si avvicinò a me e scosse la testa.

“Indossava i tuoi vestiti di emergenza?!” ovviamente era una domanda retorica.
 
Ero nel panico ma fortunatamente Quinn in quel momento lasciò cadere l’argomento avventandosi su di me baciandomi con dolcezza ma allo stesso tempo passione.
 
Dio. Ero in crisi.
 
Entrambe baciavano divinamente.
 
Cosa avrei dovuto fare? Ma nel frattempo cominciai a toccare Quinn ricambiando i baci sbattendola poi contro l’armadietto e prendendo la sua gamba alzandola portandola all’altezza del mio fianco.
 
Mentre feci scorrere una mano sul suo centro cominciando a stimolarlo da sopra l’intimo continuando a baciarla scendo sul collo.
 
Quinn iniziò ad ansimare sotto il mio tocco e sentii la stoffa cominciare a bagnarsi.
 
Così decisi di agire.
 
Con due dita la penetrai scivolando come nel burro continuando a baciarla scendendo a baciarle il collo e mordendolo mentre con il pollice disegnavo cerci invisibili sul suo clitoride.
 
Sentii il suo cuore aumentare tantissimo i battiti e il respiro diventare affannoso. Il suo petto si alzava e si abbassava velocemente e gemeva. Proprio mentre sentii le pareti intorno alle mie dita stringersi capii che stava venendo.
 

“Vieni, Quinn. Vieni per me..” le sussurrai con voce roca e la baciai soffocandole tutti i gemiti che la stavano avvolgendo.
 
Per poi staccarmi aiutandola nella discesa dell’orgasmo ma non avevo calcolato un possibile secondo orgasmo che la avvolse facendole strillare il mio nome e subito tornai sulle sue labbra cercando di zittirla con un bacio aiutandola davvero nella discesa questa volta e uscendo da lei.
 
Mi passai le dita sulle labbra e le leccai per poi baciare Quinn passandole la sua eccitazione.
Dio quanto amavo le divise dei Cheerios.
 
Quelle gonne così piccole che per le nostre scappatelle erano perfette. Non dovevamo nemmeno spogliarci.

Dopo un po’, una decina di minuti, tutte le cheerleaders entrano nello spogliatoio pronte all’allenamento mentre potevo chiaramente vedere che a Quinn tremavano ancora le gambe.
 
Sorrisi e come sempre, per prima, andai dalla Coach.
 
 

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Franci's corner:

Bene questo è quanto.. fatemi sapere che ne pensate..

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Capitolo 2
*** Arguments and explanations ***


Scusate per gli eventuali errori :)

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"Davvero?"

"Davvero."

"Non è possibile.."

"Te lo giuro!!" 

"No no.. non è possibile"

"Dio Noah! Ti dico che è così! Sei tu o sono io quella con la media del 4.00 e incredibilmente capace e intelligente, non che bellissima?" chiesi retorica con tono scocciato. Mi alzai dalla sedia posando le mani sulla scrivania e lasciai la penna su dei fogli ammucchiati. 

"E come faccio adesso? Ho bisogno di quelle cose!" mi disse lui disperato seguendomi mentre mi distendevo sul letto.

"Puck.. cerca di minimizzare i costi. Le entrate sono troppo poche per permetterti quei prodotti. O alzi i prezzi o chiudi baracca e burattini." Dissi stirandomi con un mezzo sbadiglio.

"No non capisci Santana. Questo lavoro è l'unica cosa che funziona nella mia vita!"

"Funzionava.. senti.. " Mi sedei ai piedi del letto dove nel frattempo si era seduto un Noah distrutto. Gli posai una mano sulla spalla accarezzandogli la schiena delicatamente"..ci inventeremo qualcosa, okay? "

Puck si voltò verso di me e mi sorrise. Sembrava un sorriso grato. Il che fece sorridere anche me. Poi si avvicinò a me e i lasciò un bacio a fior di labbra. Non sapevo più come tirarlo su di morale così pensai l'unica cosa che disolito lo faceva sentire un Dio.

"Lo vuoi fare Puck? I mei non ci sono" tentai. Speravo che non volesse. Non avevo molta voglia anche perchè adesso la mia testa era presa dalla nuova ragazza. Brittany. Mi riscossi quando sentii la voce di Noah.

"No, grazie Santana, ma non sono dell'umore. E neanche il Puckzilla." disse alzandosi dal letto affranto.

"Menomale.. ero stata zia Tana per troppi minuti consecutivi. Pensavo di morire!" dissi ridacchiando alzandomi a mia volta.

"Già, torna ad essere Snixx! E ringrazia Tana quando la vedi!" mi disse con una risata e mi lasciò un bacio sulla guancia per poi prendere la sua giacca della squadra di football.

"Ciao, ci vediamo dopo da Breastix."  dissi accompagnandolo al piano di sotto fino alla porta.

"Ciao!" si limitò a rispondere lui avviandosi alla moto e sgommando via.

Mentre stavo chiudendo la porta mi sentii chiamare. La riaprii e i miei occhi si incrociarono con quelli smeraldo di Quinn. Sorrisi.

"Ehi, Quinnie! Sei in anticipo!" dissi facendo la finta seccata anche se in realtà mi faceva piacere.

"Già scusa Sannie." disse lei entrando e appena chiusi la porta mi sentii scaraventare su di essa mentre le labbra di Quinn erano sulle mie.

"Se questo è il tuo modo di scusarti.. beh potrebbe piacermi!" le dissi una volta staccate, con difficoltà, da quel tutt'altro che casto bacio.

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Dopo un pomeriggio molto movimentato con Quinn e la cena con i miei avevo detto che sarei andata da Breastix a salutare alcuni amici. Puck, Sam e Finn erano li, Quinn ci avrebbe riaggiunti. Entrando mi diressi immediatamente al nostro solito tavolo dove trovai appunto i ragazzi. Mi sedei accanto a Noah.

"Buona sera Santana! " mi salutò un fin troppo contento Sam.

"Che diavolo hai combinato bocca di trota?" chesi velocemente capendo che stava tramando qualcosa.

"Sai.. c'è una nuova cameriera da Breastix. Indovina un po' chi è.. " lasciò in sospeso indicando un punto con lo sguardo. Mi voltai e notai Brittany con la divisa del Breastix con un vassoio in mano che serviva dei tavoli.

"Penso che la nostra vendetta sarà più facile di quanto pensassi!" esclamò Puck. " Ma non ho la minima idea dicosa stia elaborando il suo cervello"

-Quale cervello??- pensai.

"Cosa hai in mente?" chiesi preoccupata ma cercando di mascherare la mia preoccupazione con della pura curiosità.

"Sai.. la vendetta è molto importante. Non va mai sottovalutata e..."

"Taglia corto Sam. Spiega in poche parole cosa hai intenzione di fare. Non posso fare mattina qui." Lo interruppi.

"Una sola parola. Licenziamento. Più chiaro di così. La faremo licenziare!" disse Sam ricevendo lo sguardo stranito di Puck e Finn.

Cosa? No non poteva farlo. Fino a che si scherzava sul rispetto nella scuola era un conto. Ma questo andava troppo oltre. Okay, okay. Io ho fatto cose peggiori anche a persone più innocenti di Brittany. No aspetta. Non c'è nessuno più innocente di Brittany. Ha un volto così angelico. Due occhi color cielo. E'.. è seplicemente bellissima e questo idiota stava per farla licenziare. Il lavoro è importante non può giocare così con la vita delle persone.

"No." dissi in modo secco.

"Come?" mi chiese Sam smettendo di chiaccherare con gli altri due.

"Ho detto no. Ho sei sordo, Trouty? " dissi con disprezzo.

"No ho capito benissimo, Satana. Ma anche senza il tuo consenso lo farò. " mi rispose a tono.

"Ascoltami bene, brutto idiota. Non mancarmi di rispetto. Ti dico di no e quindi è un fottutissimo cazzutissimo NO! Non lo farai. Non giocherai così con la vita delle persone. Fin che si tratta della gerarchia della scuola può andare ma adesso siamo fuori e tu non lascerai una ragazza senza lavoro solo perchè sei un perdente." dissi alzando la voce ricevendo l'attenzione di alcune persone.

"Ooooh! Se fuori la gerarchia non vale vuol dire che tu non sei nessuno a questo tavolo. E sei tu la perdente. E poi come se tu non avessi fatto anche di peggio." mi fece eco e iniziai a sentire il silenzio intorno a noi.

"Non ho detto che non vale, stupido Bieber. Ho detto che non puoi rovinare la vita di una ragazza per uno stupido capriccio. Sei uno stupido bambino che non capisce quando agire e quando no. ti sto dicendo che adesso non è il momento. Ne tanto meno il modo. Fallo e te la vedrai con me. E giuro su mia madre che se lo fai te la vedrai con me." avevo gli occhi incatenati a quelli di Sam. Dio ma perchè non capica che era una cosa che andava troppo oltre? 

"Wow.. sulla signora Lopez eh! Quella si che è una MILF." mi rispose il biondino. Mi alzai velocemente dal tavolo e stavo quasi per azzannare al collo Sam quando mi accorsi che non riuscivo a muovermi. Notai le mani di Noah sulle mie spalle che mi tenevano bloccata a sedere. In quel momento sentii quel contatto venire a mancare per un secondo e venir sostituito da uno più delicato che riconobbi subito. Quinn.

Alzai lo sguardo verso Puck che vidi partire verso Sam. Lo prese per il colletto della giacca alzandolo dalla sedia. E gli mise una mano sul petto cercando di allontanarlo da me.

"Stai esagerando Sam. " gli sentii affermare.

"Eccolo! Il principe dalla affascinante cresta. Ti ha davvero messo al guinzaglio la Lopez, eh!"

A quel punto avevo già visto Sam steso a terra sanguinante ma invece mi ritrovi davanti alla scena più assurda del mondo.

"Amico, perchè non te ne vai prima che la lasci farti a pezzettini con i suoi minuscoli polsi?" disse Puck.

"Non me ne vado Pukerman. Io sto cenando qui. E' lei che è arrivata dopo. E' lei che se ne va." disse tornando a sedere gaurdandomi con aria di sfida. 

Lo guardai per un secondo con disprezzo. Come aveva osato? Aveva toccato mia madre e poi anche Puck. Una delle persone più importanti della mia vita dopo Quinn. Distolsi lo sguardo da lui e mi guardai intorno notanto che tutti mi stavano fissando. Forse aspettando per una mia contromossa o forse solo che girassi i tacchi e me ne andassi. Scorrendo tra le persone incatenai gli occhi nei suoi. Un azzurro mi avvolse facendomi rabbrividire. Davano una sensazione di freddo ma invece era lo sgaurdo più caldo che avessi mai ricevuto. Mi stava accarezzando da lontano. Era li immobile e bellissima. Con quella camicia nera e quel grembiule rosso. Quel vassoio vuoto che teneva stretto al petto. 

"Sam. Smettila che ti prende, amico?" la voce di Finn mi riportò alla realtà mentre Sam ancora mi guardava con aria di sfida.

Mi resi conto che alla vista di Brittany stavo sorridendo. E piano piano il mio sorriso si estese sempre di più fino a scoppiare in una risata che riempì il locale che era avvolto dal silenzio più competo, se non per qualche rumore di posate.

"Sam, Sam, Sam. Vuoi davvero fare il tosto con me. Seriamente? Mi vuoi sfidare? " feci cenno a Quinn di lasciarmi, cosa che fece subito, sotto lo sgaurdo contrariato di Puck. Mi alzai e feci il giro del tavolo finendo alle spalle di Sam. Posai le mani sulle sue spalle e le feci lentamente scivolare verso il suo petto e avvicinai la testa alla sua. Portai la bocca all'altezza del suo orecchio. 

"Vuoi che parli a tutti di quella serata? Dove la bandiera.." sussurrai con voce suadente all'orecchio di Sam.

"Okay Santana. Ho capito. Me ne vado." Disse parlando a tono normale lasciando dieci dollari sul tavolo per la sua cena.

Così mi solevai anche io e guardai i soldi sul tavolo.

"Ho preso una birra. Pagala Action Man." dissi portando le braccia incrociate sotto il seno.

Lui sbuffò ma mise altri cinque dollari e prese la sua giacca e uscì velocemente dal ristorante.

"Visto. Nessuno si deve mettero contro Santana Lopez, di Lima Heights Adjacent." mi sistemai la coda e guardai gli altri nel ristorante "Lo spettacolo è finito. Tornate a mangiare, tanto si piazzerà sui vostri, già più che enormi fianchi."

Detto questo tornai al mio posto e mi misi a sedere sorseggiando la mia birra, che dopo aver detto a Sam che l'avevo presa, era arrivata più veloce della luce. Quinn prese il posto di Sam mettendosi accanto a Finn. Si scambiarono un bacio e la cosa mi schifò un po' ma poi mi voltai verso Puck.

"Allora trovata qualche soluzione per il tuo debito?" chiesi. Intanto intorno a noi tutti tornavano ai loro affari. Anche Brittany che arrivò a sparecchiare il tavolo prendendo i piatti di Finn, Puck e Sam. Notai che passando mi aveva lasciato un bigliettino.

-Ma cosa siamo in prima elementare?- pensai ma la cosa mi intrigava. Mentre Puck mi confidava i più profondi segreti della sua anima, lessi il bigliettino.

-Incontriamoci dopo il mio turno al parcheggio nel retro nel ristorante. Finisco alle 1:00. Spero mi aspetterai-

Alzai lo sgaurdo cercando il suo. Una volta trovato abbozzai un mezzo sorriso e annuii leggermente. 

Riportai lo sguardo sulle persone presenti al mio tavolo e incrociai Quinn che mi fissava con un sopracciglio alzato. Probabilmente aveva visto tutta la scena. E ora che le dicevo? No aspetta. Non avevo nulla da nascondere. Io e lei non stavamo veramente inseme. E allora perchè mi sentivo così?

Portò lo sguardo dove lo avevo prima io e notò Brittany. Non so cosa capì ma la vidi alzarsi velcemente dal tavolo.

"Quinn, no. Quinnie. " le dissi per poi alzarmi velocemente e seguirla fuori dal locale. Aprì la portiera la io gli e la richiusi.

"Fermati Quinn." le dissi poi con estrema calma nella voce. Cosa che non era nemmeno da me. Beh forse con lei si.

La vidi passarsi le mani tra i capelli nervosamente per poi passarle sul volto.

"Te la fai con quella?" mi chiese senza guardarmi.

"No." risposi secca per poi portare le mani sul suo volto levandole le sue. Incontrai i suoi occhi umidi da delle lacrime che minacciavano di uscire. Quegli occhi color smeraldo sembravano ancor apiù verdi e trasparenti se possibile. 

"Guardami.." le dissi muovendo la testa cercando di incrociare il mio sgaurdo con il suo "Ehi, gaurdami."

FInalmente mi guardò e le sorrisi.

"Non me la faccio con lei."

"Cosa è successo prima con Sam? "

"Voleva vendicarsi facendo perdere il lavoro a Brittany." dissi per poi accendermi una sigaretta.

"Che idota." esclamò la bionda rubandomi la sigaretta facendo un tiro.

"Già! "

"Cosa era allora quello sguardo con la bellissima bionda?"

"Quale sguardo tra me e te?!" risposi ridacchiando, pensando davvero che quell'aggettivo stesse benissimo su Quinn. Mi ripresi la sigaretta.

"Dai scema!" mi diede una leggera spallata ridendo.

"Mi ha chiesto di aspettarla dopo il suo turno. Penso che abbia capito cosa stava succedendo e magari vuole ringraziarmi. Non lo so.." dissi facendo vagare lo guardo dalle mie scarpe e un sasso.

"E' successo qualcosa tra voi?" mi chiese appoggiandosi alla macchina piazzandosi, così, difronte a me.

"No.." risposi continuando a trovare estremamente interessante quel sassolino.

"E poi dirlo quardandomi in faccia?" mi disse posandomi due dita sotto il mento facendomi alzare la testa incatenando il suo sgaurdo al mio.

"Okay, si. Mi ha baciata negli spogliatoi, ieri." mi morsi il labbro.

"oh.. capisco.." disse lei ritirando la mano.

"No Quinn. Io.. non lo so okay? Sono confusa.." le dissi prendendole la mano.

"Non capisco cosa ci sia da essere confusa. Ti piace.. beh stai con lei. Ma smetti di fotterti me." ritirò la sua mano ma la tenni stretta e la tirai verso di me e la baciai con passione serrando i denti intorno al suo labbro tirandolo.

"Non posso.." le sussurrai con voce roca sulle sue labbra. Vidi le sue labbra stendersi in un sorriso e ricambiò il bacio fino a che non sentimmo delle voce e ci staccammo.

Le voci di Finn e Puck.

"Ragazze.. che ne dite di andare a casa di Finn? Ha un fusto di birra ancora da aprire." asclamò Puck avvicinandosi.

"Naa.. io salto. Comunque grazie ragazzi. Davvero. Anche per avermi sostenuto la dentro." mi rivolsi specialmente a Puck ma anche Finn nel suo piccolo, piccolissimo, aveva fatto qualcosa. "Vado adesso.. ci vediamo domani a scuola.."

Salutai tutti e tre con un bacio sulla guancia. Anche se con Finn fu molto molto goffo e imbarazzante, cosa che fece ridacchiare Quinn.

Non so bene perchè ma Finn non mi stava particolarmente simpatico. Voglio dire. Ovvio. E' un bravo ragazzo. Ma spesso era troppo stupido. E secondo me Quinn era troppo per lui. 

Feci il giro dell'isolato un paio di volte fino a che i tre non furono andati via e poi mi andai a fermare al posto fissato con Brittany. Guardai l'ora. 00:30. Sbadigliai e chiusi gli occhi solo per alcuni minuti.

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Sentii un calore improvviso sulle mie labbra e spalancai gli occhi trovando una ciocca bionda accarezzarmi il viso. Delle labbra morbidissime sulle mie e un profumo stupendo aveva raggiunto il mio olfatto. Lei si staccò e mi sorrise.

"Ma allora sei ancora viva! Ho provato a svegliarti con le padelle ma niente eh! Ti è servito il bacio del risveglio. Come nelle migliori fiabe!"

Assonnata mi strusciai gli occhi.

"Non esagerare. Ho dormito 5 minuti" dissi per poi gaurdare l'ora "Coosa?? 1.34? Ho dormito un'ora?" non era possibile. Avevo appena chiuso gli occhi. Ne ero sicura.

"Beh considera che ho impiegato 20 minuti per svegliarti.."mi disse lei. Feci velocemente i calcoli  a mente e automaticamente chiesi

"E gli altri 14 minuti?"

"Ho fatto 6 minuti di ritardo e gli altri 8 ti ho guardata dormire. Sembri davvero un'altra persona quando dormi."

"Cioè divento verde e grassa?"

"No, sembri te stessa. Calma e dolce" 

"Sei seria? Non mi conosci"

"Neanche tu mi conosci, resta il fatto che hai quasi preso a pugni uno dei tuoi migliori amici per difendermi."

"Non è per te. E' in generale. Non possiamo far perdere il lavoro alle persone. Sono cose immature."

"E invece tirare una granita in faccia alle persone è una cosa matura!" disse lei con ironia.

"Non dico questo. Ma li siamo in un ambiente diverso. Qui siamo nella vita vera. Il lavoro è importante e non abbiamo il diritto di portare via il lavoro dalle persone." dissi  sostendendo ancora il mio punto.

Lei annuì e mi sorrise e io scesi dalla macchina dopo che lei si fu spostata da sopra a me. Ci andammo a sedere su un marciapiede.

"Allora.. hai la memoria fotografica eh?" chiesi con aria di sfida e lei annuì "Tavola periodica, go!"

"Idrogeno, Elio, Litio, Berillio, Boro, Carbonio, Azoto, Ossigeno, Fluoro, Neon, Sodio, Magnesio, Alluminio,Silicio, Fosforo e posso continuare così dicendoti anche quelli artificiali!" Disse ridendo e risi con lei.

"Adesso tocca a te..cosa hai nel repertorio?" mi cheise quasi con sfida che accettai immediatamente.

Decisi di recitare la cosa che più mi piaceva. Mi era rimasta impressa da piccola.

"Consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro:
-di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento;
-di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale;
-di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l'eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario;
-di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona;
-di astenermi da ogni accanimento diagnostico e terapeutico;
-di promuovere l'alleanza terapeutica con il paziente fondata sulla fiducia e sulla reciproca informazione, nel rispetto e condivisione dei principi a cui si ispira l'arte medica;
-di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze;
-di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina;  
-di affidare la mia reputazione professionale esclusivamente alla mia competenza e alle mie doti morali;
-di evitare, anche al di fuori dell'esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione;
-di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni;
-di rispettare e facilitare il diritto alla libera scelta del medico;
-di prestare assistenza d'urgenza a chi ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell'autorità competente;
-di osservare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell'esercizio della mia professione o in ragione del mio stato;
-di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l'esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione."

"Il giuramento di Ippocrate?! Interessante scelta.."

"Mi è rimasto impresso da quando ero piccola. Mio padre è un chirurgo e in quel periodo stava studando e aprii un libro e questo discorso rimase come stampato nella mia mente. Da li scoprimmo la mia capacità. Una bambina che a 10 anni legge una volta il giuramento che mio padre per imparare a memoria ha impiegato più o meno una settimana e io dopo 1 minuto di lettura lo sapevo alla perfezione era abbastanza strano! Mio padre ne tiene una copia sempre nel portafoglio. Una nel suo ufficio e una in camera da letto. Per ricordarsi chi è e che lavoro svolge. Perchè, parole sue, spesso è facile perdere la strada. E poi perchè gli ricorda me. La bambina di 10 anni della quale si vantava con  colleghi perchè ripeteva a pappagallo il giuramento che molti di loro ancora non avevano imparato. " entrambe ridemmo e poi scossi la testa.

"Allora.. perchè mi hai voluto vedere?" chiesi

"Per ringraziarti.." si limitò a rispondere lei.

"Potevi farlo domani a scuola." obiettai io.

"Ma domani non avrei potuto fare questo..."

E ci risiamo. Le sue labbra stampate sulle mie e la sua lingua che vaga nella mia bocca come impazzita dalla passione e io, che non mi tiro indietro. Per la seconda volta in due giorni.


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Franci's corner

oookay, questo è quanto! Spero vi sia piaciuto! Fatemi sapere.. 

P.S. E' ovviamente un capitolo di passaggio, presto si iniziarà a fare sul serio!

Baci Franci.




 

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Capitolo 3
*** I don't wanna pretending anymore.. ***


FINALMENTE ECCO IL TERZO CAPITOLOOO!! Scusate il ritardo assurdo ma per farmi perdonare è molto lungo e sto già scrivendo il quarto.. Buona letturaa!

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"Ti prego, ascoltalo okay?"
 
"No. Quell'idiota mi ha mancato di rispetto difronte a tutta Breastix. Non ci sono scuse che tengono per il suo atteggiamento. E se anche fosse la sua idea era terribile."
 
"Santana, lo sai che quando avevi ragione ti ho sempre difeso a spada tratta. E ieri ne è stato l'ennesimo esempio. Ma ora so che se non gli darai questa occasione sarai in torto."
 
Che palle. Perché quello zuccone di Noah doveva essere così intelligente a volte? Era irritante.
 
"Okay.. digli che lo aspetto sugli spalti all'ora di spagnolo."
 
"Consideralo fatto.." mi disse mentre si allontanava.
 
Scossi la testa e portai le mani sui fianchi, alzai la testa, misi il mio solito sguardo fiero e bastardo e feci un paio di passi.
 
"..Ah Santana.." mi chiamò Noah arrestando la sua  camminata e la mia voltandoci l'uno verso l'altra.
 
"Mmmh"
 
"Sei ancora più bella oggi, se è mai possibile..." mi fece un occhiolino e iniziò a camminare all'indietro saltellando come un bambino per poi voltarsi e cominciare a correre per affrettarsi ad andare non so dove.
 
Quel complimento mi fece sorridere e non potei fare altro che arrossire leggermente. Ma come faceva a farmi sentire sempre così bene? Era il mio migliore amico e non ne avevo dubbi.
 
In quel momento sentii dietro di me un "Ha ragione, sei raggiante stamani." e poi subito il suo profumo mi avvolse. Sorrisi e mi voltai perdendomi nell'azzurro più profondo e bello del mondo.
 
La guardai sorridendole ma non risposi e scuotendo la testa ritornai alla mia classica espressione senza guardarla e passai oltre puntando subito la mia vittima.
 
"Oddio, ti prego. Dimmi che non è vero.. dimmi che è l'effetto di alcuni funghetti allucinogeni che ho scordato di aver preso. Non puoi essere vestita davvero così. Ma che accozzaglia di colori hai fatto?" scossi la testa ripugnata da Rachel e tornai a camminare per il corridoio lanciando qualche occhiataccia in qua e in la giusto per spaventare un po' di ragazzi.
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Come concordato con Noah all'ora di spagnolo dovevo incontrare Sam. E infatti lo trovai a sedere sulle scalinate con la testa fra le mani. Iniziai a salire lentamente per poi arrivare vicino a lui e incrociare le braccia sotto il seno.
 
"Evans.. sto aspettando.."
 
Lui alzò la testa e potei notare una lacrima.
 
"Ehi Santana." si asciugò la lacrima e fece un mezzo sorriso.
 
"Ti devo delle scuse.. per ieri sera. Mi sono comportato da completo idiota. Da bambino, da immaturo. Sai che queste scuse sono vere perché sai che in realtà non sono quello che ieri sera ha fatto quella scenata. Non ero in me Sannie.." tento lui alzandosi.
 
"Non chiamarmi Sannie.. solo i miei amici possono. E a volte anche Finn… Trouty tu mi hai mancato di rispetto e sai che è una cosa che non sopporto. Voi tutti siete qualcuno perché io sono con voi. "
 
"Santana.... ti prego lasciami parlare okay?"
 
Feci gesto di proseguire.
 
"Ti ripeto che lo so. Ho avuto un comportamento stupido. Non tanto con te ma anche con quella ragazza nuova. E' solo che.. è un periodo di merda.."
 
"..tutti passiamo periodi di merda!"
 
"Cazzo mi lasci finire?" alzai le mani come per arrendermi.
 
"Io e la mia famiglia siamo stati sfrattati dalla casa. Mio padre ha perso il suo lavoro e siamo letteralmente in mezzo alla strada. Abbiamo trovato un Motel con una stanza. Forse ci piazzeremo per un po' li.. quello che volevo dire è che ieri sera l'ho scoperto e ho dato di matto. Vedere che quella ragazza aveva un lavoro e mio padre no mi ha fatto male e volevo che lei perdesse il suo lavoro. So che è un ragionamento idiota. E ora lo capisco. Ma ieri avevo anche fumato prima di andare da Breastix e non ero realmente in grado di capire cosa stavo facendo o dicendo. Mi dispiace, San. Non volevo mancarti di rispetto. E non volevo fare una cattiveria del genere alla ragazza. E solo.. che.." potei notare che le parole iniziavano ad essere spezzate dai singhiozzi e da delle lacrime.
 
"Scusami è la prima volta che .. che piango.."
 
Rimasi immobile. Non perché non me ne fregasse nulla. Ma perché ero rimasta senza parole. Ero scioccata. Mi avvicinai a lui e lo strinsi con tutte le mie forze lasciandolo sfogare sulla mia spalla mentre a sua volta mi stringeva.
 
"Va tutto bene Sam. Non hai fatto niente. E vedrai che si sistemerà tutto. Ci siamo noi qui per te. Io, Quinn, Puck, Finn. Siamo tutti qui per te. Siamo una famiglia! Ti aiuteremo."
 
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"Mamma!! Mamma!"
 
"Dios chica! Dimmi.. che succede?" mia madre comparì dalla cucina.
 
"Hai ancora bisogno di quel direttore Marketing? Avrei trovato una persona. E' il padre di un mio amico."
 
"Oh, tesoro. Quanto sei carina"
 
"Mamma stai scherzando vero? Ti ricordi di tua figlia? Quella che ha praticamente mandato a fanculo tutte le infermiere quando è stata partorita.."
 
Mia madre rise e poi annuì "Si lo stiamo ancora cercando, ma tesoro, non posso assumere qualcuno così. Ho bisogno che faccia un colloquio e che abbia un buon curriculum."
 
" A quello mi preoccupo io, tu preoccupati solo di accertarti di fargli avere un colloquio."
 
"Posso sapere perché ti preme così tanto?"
 
"Perché si stratta di un mio amico. Sam. Sam Evans. Suo padre è rimasto senza lavoro e ha tre figli e una moglie a carico e sono stati sfrattati. Ha bisogno di un lavoro."
 
"Okay.." mia madre si avviò verso il mobiletto. Prese una penna e un bigliettino da visita e ci scrisse un giorno. "Ecco qua. Digli di essere puntuale."
 
Presi il bigliettino e poi strinsi mia madre. "Te quiero Mama! Gracias!!" la strinsi ancora per poi uscire velocemente di casa incrociando mio padre nel vialetto. Lo salutai sbrigativamente e mi diressi verso la scuola. Arrivai e parcheggiai la macchina al mio posto. Camminando velocemente incrociai Quinn.
 
"Sannie! Sbrigati, farai tardi per gli allenamenti.."
 
"Arrivo devo solo fare una cosa.. prendi tempo con la Coach ti prego" le urlai mentre mi dirigevo verso il campo da football.
 
"Vedo due bombe arrivare!!"
 
"Ehi vieni qui che ti placco!"
 
"Ehi me lo fai fare un giro sulla giostra, Santana?"
 
Questi erano solo i più tranquilli dei commenti che ricevetti. Arrivai a testa alta da Sam.
 
"Devo parlarti.." lo presi per un braccio tirandolo via dal suo allenamento sotto le proteste del suo allenatore e di metà della squadra.
 
"San, non puoi portarmi via così dagli allenamenti."
 
"Tieni.." gli porsi il bigliettino da visita.
 
"Lopez & co." lesse lui ad alta voce.
 
"Mia madre ha bisogno di un direttore Marketing. Se non sbaglio è il lavoro di tuo padre. E io non sbaglio mai. Qui c'è il giorno e l'ora del colloquio."
 
Sam si tolse il casco buttandolo a terra.
 
"San io.. non so cosa dirti.. non posso accettare.."
 
"Senti, guardala così, è solo un colloquio. Magari non viene neanche preso. Ma se venisse preso non voglio sentire 'grazie' o 'sono in debito con te ’ perché l'ho fatto solamente per smettere di far finta che a nessuno vada mai di uscire e andare in qualche posto a spendere." in realtà non era il vero motivo e sapevo che Sam ne era a conoscenza. Sollevai lo sguardo su di lui e mi sorrise per poi avvolgermi in un abbraccio.
 
"Protezioni, ahi, " dissi staccandomi dopo qualche secondo, parecchi secondi.
 
Lui ridacchiò e mi lasciò un bacio sulla fronte.
 
"Ti voglio bene Snixx!"
 
"E io ti voglio in campo Evans!" rispose l'allenatore avvicinandosi a noi. Così sorrisi velocemente a Sam e poi corsi, letteralmente, via. Ero in ritardo per l'allenamento.
 
____________________________________________________________________
 
Mi cambiai più veloce della luce. Nello spogliatoio non c'era nessuno e regnava il silenzio. Si sentivano solamente i miei imprechi. Perché sembrava così difficile mettersi le scarpe mentre correvo in palestra?
 
Finalmente riuscii a metterle appoggiandomi al muro e poi cominciai a correre e entrai in palestra spalancando la porta e portando tutti gli sguardi impauriti su di me.
 
"Guarda chi ci onora della sua presenza. Tette contraffatte. "
 
La Coach Sue alzò lo sguardo su di me. Si levò gli occhiali e li posò sulla cattedra che era posta lateralmente nella palestra.
 
"Sai che non ammetto ritardi... cominciate a correre sacchi di lardo. Ne discutiamo dopo Lopez."
 
Mandai giù una manciata di saliva e mi misi in prima fila a guidare il gruppo per la corsa. Al mio fiancò arrivò Quinn.
 
"Ti avevo chiesto di tenerla impegnata, Quinn!"
 
"Mi dispiace San ci ho provato ma solitamente tu sei qui prima di tutti gli altri. Almeno 10 minuti prima. Se ne è accorta."
 
"Lascia stare Quinn." risposi sconfitta. La coach me l'avrebbe fatto pagare quel ritardo.
 
 
 
Come non detto alla fine di un allenamento davvero intenso la coach mi aveva chiamato da lei. Bevvi un sorso della mia borraccia mentre mi avviavo dalla Sylvester. Potei notare lo sguardo preoccupato di Quinn mentre usciva dalla palestra.
 
"Avanti, fanne venti mentre mi spighi perché sei arrivata in ritardo"
 
Subito cominciai a fare le flessioni ma rimasi in silenzio.
 
"Ti ho detto di dirmi perché eri in ritardo!"
 
"Mi dispiace Coach non succederà più" mi limitai a dire mentre finivo la prima serie di flessioni. Subito mi disse di farne un'altra e poi un'altra.
 
Dopo la quinta serie mi fece cambiare esercizi. Addominali, poi corsa, pesi e acrobazie.
 
Ero distrutta. Piegata e con le mani sulle ginocchia cercavo di riprendere fiato mentre la coach mi urlava di continuare. Fortunatamente in quel momento si spalancò la porta della palestra.
 
"Sue, sei impazzita? Non puoi rubare tempo agli studenti. Dovrebbe essere al  Glee club. Per di più è distrutta rischia di infortunarsi!" Schuester era entrato a tentare di salvarmi. Probabilmente c'era lo zampino di Quinn e gli e ne fui immensamente grata.
 
"Senti capelli a cespuglio, ho il diritto di fare quello che mi pare con la mia capo cheerleader. E fino a che io non sarò stanca di vederla saltellare e faticare, non lo sarà neanche lei." rispose Sue a tono.
 
"Avanti airbag! Salto in avanti, salto indietro, ruota e spaccata! ORA!" mi urlò mentre Schue tentava di farle cambiare idea.
 
Eseguii comunque la sequenza alla perfezione con faccia dolorante. I miei muscoli erano a pezzi ed ero quasi sicura di essermi stirata il quadricipite dato il dolore.
 
"Ancora, e per questa ringrazia il tuo caro professore!" disse con un ghigno.
 
Saltai indietro e poi in avanti, riuscii a fare anche la ruota perfettamente, ma quando feci la spaccata non potei soffocare un grido di dolore. Mi portai subito la mano alla gamba stringendo i denti. Shue corse a soccorrermi.
 
"Santana, dove ti fa male?" mi chiese cercando di mantenere la calma.
 
"Sto bene, signor Schue. Sto... sto bene.." risposi con voce tremolante.
 
"Sue ora basta. E' finito l'allenamento. Ne parlerò anche con Figgins." mi sollevò e mi aiutò a camminare portandomi fuori dalla palestra.
 
"Tette contraffatte ti aspetto domani mezzora prima!" urlò la coach uscendo dalla parte opposta alla nostra. Will scosse la testa come sconfitto dalla testardaggine della donna.
 
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Dopo una doccia mi diressi al glee club. Avevo dolore ovunque. Non sentivo più il mio corpo se non per quel dolore lancinante che mi rassicurava del fatto che fosse ancora attaccato. E la parte più dolorante era la gamba destra. Probabilmente stavo anche zoppicando. Guardai l'ora dal cellulare. 3.30 di pomeriggio. La coach mi aveva tenuta un ora e mezza a fare gli esercizi e il glee era cominciato da mezzora.
 
Entrai zoppicando nella stanza e guardai Schue.
 
"Scusi il ritardo." mi limitai a dire sotto gli sguardi preoccupati dei ragazzi e specialmente di Quinn.
 
Mi andai a sedere in un angolo da sola lontana da tutti e Quinnie, che mi aveva tenuto il posto, rimase visivamente delusa.
 
Non riuscivo a stare accanto a gli altri adesso. Perché per come mi sentivo avrei trattato tutti come delle merde. E la cosa non mi dispiaceva più di tanto. Ma avevo paura di farlo con Quinn. Non volevo trattarla male. Così mi limitai a stare in un angolo per tutta la lezione senza rispondere neanche alla Berry che si proponeva per tutti gli assoli anche maschili.
 
"Bene ragazzi. Ricordatevi che domani avremmo le audizioni per i nuovi membri.. a domani" disse il professore mentre la campanella suonava sopra la sua voce.
 
Tutti iniziarono a prendere la loro roba ed uscire e io feci lo stesso cercando di fare il più veloce possibile. Mi sentii afferrare il polso e guardai il proprietario di quella mano.
 
"Quinn. Ti prego. Non ora." dissi ritirando la mano e lasciando Quinn affranta in mezzo all'aula.
 
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"Tesoro dovresti stare ferma per una settimana, almeno. Rischi di farti ancora più male se continui ad allenarti.. ma se proprio vuoi posso farti una puntura di cortisone. Ma non fanno bene. Te ne farò al massimo 3. Organizzati bene. E dopo queste promettimi che starai ferma e ti rimetterai. Posso sapere perché la coach ti ha distrutto così? Quella donna è pazza. Se vuoi la possiamo denunciare."
 
"No, no papà non serve. Sono arrivata in ritardo agli allenamenti. E come capo delle cheerleader dovrei dare l'esempio e arrivare addirittura in anticipo. Di solito è così. Me lo sono meritato, e poi è da lei esagerare." cercai di spezzare una lancia in favore della coach e mi alzai dal letto con l'aiuto di mio padre.
 
"Perché sei arrivata in ritardo?"
 
"Dovevo parlare con Sam."
 
"Oh il ragazzo che stai aiutando per il lavoro del padre? Tua madre me l'ha accennato. Sono contento che finalmente tu stia diventando.. ehm.. gent-"
 
"Papà ti prego.. dimmi che non stavi per dire gentile. E' solo che Sam è cresciuto con me. E vederlo così mi dispiaceva... ecco tutto.. ma sono sempre me stessa." risposi scettica.
 
"Amore ma non c'è niente di male da essere una brava amica, una brava ragazza." disse mio padre mentre scendevamo le scale per andare a cena.
 
"Non è vero.. è da deboli, tu lo sai che io devo essere forte per regnare a scuola.."
 
Ci sedemmo a tavola e mia madre portò la cena.
 
"Posso uscire stasera? Ho promesso a Quinn che sarei passata a casa sua."
 
"Va bene, ma prima chiedi a noi e poi prometti. Lo sai che non puoi fare sempre di testa tua." rispose autoritario mio padre.
 
"Grazie papà!"
 
Dopo cena mi alzai e salutai mia madre e mio padre con un bacio sulla guancia e corsi in camera mia a prepararmi.
 
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"Ciao Puck"
 
"Ehi, come sta la gamba?"
 
"Non tanto bene, ma mio padre può aiutarmi... beh più o meno.. " dissi quasi affranta sedendomi su un muretto e accendendomi una sigaretta.
 
"Dai tranquilla, ti rimetterai presto." disse sedendosi accanto a me e accendendosi a sua volta una sigaretta passandomi la bottiglia della birra.
 
"Grazie.. comunque sia non mi preoccupa più di tanto il fatto che possa farmi ancora più male " Bevvi un sorso di birra.
 
"Ma che la coach Sue mi possa togliere il ruolo di capo cheerleader e declassare alla base della piramide se dovessi farmi davvero male." sbuffai.
 
Vidi Noah con la coda dell'occhio annuire alle mie parole.
 
"Forse dovresti fermarti fino a che non starai meglio..." disse premuroso ma scossi la testa.
 
"Se mi fermo adesso la coach mi sbatte fuori.... è un casino.." sospirai fino a che non vidi Quinn arrivare.
 
"Finalmente! Ce ne hai messo di tempo bellissima!" esclamò Puck scendendo dal muretto con un saltello e notando il mio sguardo tra l'impaurito e il dolorante.
 
"E poi ripetimi che non sono un cavaliere!" disse prendendomi in braccio.
 
Risi di gusto tra le braccia di Puck e appena mi posò a terra mi trovai a pochi centimetri dalla sua bocca. Sorrisi e gli accarezzai il volto. Stavo avvicinandomi ancora di più quando sentii una voce familiare.
 
" Sera.. Quinn.. "
 
Mi staccai velocemente da Puck e mi voltai vedendo Brittany vicino a noi. Poi mi ricordai anche di Quinn. Stavo per baciare Puck davanti a lei. Ma quanto dovevo essere stronza? Anche se lei baciava Finn sempre davanti a me.
 
"Ehi.." soffiò Quinn che stava immobile con le braccia incrociate sotto il petto a guardarmi con un sopracciglio alzato.
 
Okay, era una situazione imbarazzante. Spesso andavo a letto con Puck, anche se nell'ultimo periodo era successo raramente. Me la facevo con Quinn spesso e volentieri e avevo baciato Brittany tre volte. In realtà tutte e tre le volte mi aveva baciato lei. Ma poco contava. Rimaneva il fatto che quel quadretto adesso mi preoccupava.
 
"Ehi, vai a lavoro?" chiesi grattandomi la testa.
 
"In realtà sto staccando, Breastix è dalla parte opposta.. "rispose giustamente lei e mi guardai attorno potendo constatare che aveva ragione. Bene prima figura da idiota.
 
"Già.. è vero.."
 
"Tu.. tu sei la ragazza nuova.." disse come risvegliandosi da un coma Puck indicandola con l'indice.
 
Scossi la testa roteando gli occhi.
 
"Puck, non adesso. Lasciala andare." lo guardai facendo cenno di no con la testa.
 
"Che c'è? Non ho fatto niente. Ho solo detto che è quella nuova." disse voltandosi verso di me continuando ad indicare la ragazza.
 
"Prima cosa, non ti hanno insegnato che non si indica? Seconda cosa.. sono io, non facciamone un affare di stato." rispose lei.
 
Puck subito ritirò la mano e scosse la testa.
 
"Non è per te, ma non sapevo che foste amiche.."
 
"Beh io..." tentai ma fui preceduta da Brittany
 
"Noi non siamo amiche..." disse subito. Mi sentii trafiggere da delle lame.
 
" Mi ha beccata una volta a farmi la doccia nello spogliatoio dei Cheerios e mi ha cazziata. Da li ci salutiamo come persone civili. Niente di che.." Finì lei.
 
"Wow, avrei voluto beccarti io nella doccia dei Ch.. Ahi!" esclamò Puck massaggiandosi lo stomaco che accidentalmente era stato colpito dal mio gomito.
 
"Già, adesso devo andare.." disse la bionda più alta sorpassandoci e cominciando a camminare sistemando la tracolla della borsa.
 
Tutti la salutammo con un ciao e poi guardai Noah.
 
"Ma perché devi essere sempre così idiota?"
 
"E perché tu così stronza?" rispose una Quinn che era stata fin troppo zitta in effetti. Scossi la testa non capendo.
 
"A cosa ti riferisci?"
 
"Lo sai bene.. "
 
"No in realtà.."
 
"Okay io mi allontano senza un reale motivo apparente.." disse Puck allontanandosi da noi così che potessimo parlare.
 
"Dimmi davvero cosa cazzo ho fatto, Quinn, perché io non ne ho la più pallida idea."
 
"Più 'che cosa hai fatto' direi 'chi ti sei fatta'."
 
"Cos.. Chi? Brittany? Ma sei impazzita? Ti ho detto che non è successo nulla Quinn."
 
"Si sento che lo dici ma continuo a non crederci."
 
"Quinnie.. " tentai accarezzandole il volto venendo però allontanata dalla bionda.
 
"No San. Dio.. davvero non capisci? Arrivo e non mi saluti. Stai per baciare Puck, vedi Brittany e diventi un'idiota. Cosa dovrei pensare?"
 
Non aveva tutti i torti.
 
"Okay senti. Non ti ho salutata perché avevamo appena riattaccato al telefono. Stavo per baciare Puck perché sai com'è il nostro rapporto e con Brittany ... mi ha baciata ieri sera..."
 
"Hai risposto?"
 
"Cos.. a chi?"
 
"Al bacio, San."
 
"Oh... penso di si.."
 
"Pensi?"
 
"Okay si ho risposto.. "
 
"Cosa ne sarà di noi adesso che hai trovato un'altra biondina?"
 
"Non ho trovato nessun'altra biondina. LEI ha baciato ME. " dissi enfatizzando le parole “lei” e “me”.
 
"San, io non voglio rinunciare a te, e se ci sarà da combattere lo farò.. ma se tu non mi vuoi di certo non ti imporrò la mia presenza"
 
"Sta zitta.."
 
"Cosa?" chiese scioccata
 
"Sta zitta, perché devi dire queste stronzate? Non smetterò mai di volerti al mio fianco.." dissi incorniciando il suo volto con le mie mani. "Mai.."
 
Mi sorrise ma potei notare comunque un velo di tristezza.
 
Sinceramente non capivo Quinn. Non sapevo neanche cosa ci fosse tra noi, e  ben che meno tra me e Brittany. Come poteva lei affrontare argomenti come questo? Ero seriamente interdetta da questa storia.
 
La guardai in quelle sue iridi verde smeraldo, e bellissime, e sorrisi senza pensarsi. Avrei voluto baciarla ma mi limitai a stringerla. Lei ricambiò l'abbraccio e dopo poco mi sentii colpire e stringere ancora di più da altre due braccia.
 
"Sii! Abbraccio di gruppo!!"
 
"Salamandra! Staccatiii!" urlai ridendo.
 
"No no, non capitano spesso queste cose, ne devo approfittare!"
 
"Saaaam" urlò Quinn ridendo e finalmente lui si staccò e io giocosamente lo spinsi.
 
"E daii! Sannie.. Allora.. dove andiamo?" chiese il biondo. Mentre anche Noah tornava in compagnia di Finn che probabilmente era arrivato da poco.
 
"Emh, io.. non.. non ho molta voglia di uscire.. restiamo qui?" disse Puck.
 
"Già anche io sono stanca. Stiamo qui a parlare un po'" fece eco Quinn.
 
"Io ho ancora quel fusto nuovo da iniziare a bere. Se volete. Stiamo tranquilli in cantina ed è gratis.. ahi!!" disse Finn che si massaggiava un pettorale perché colpito dal pugno di Quinn.
 
"Io invece opto per andare a bere tutti insieme da Joe infondo alla strada. Eeeee.. rullo di tamburi... offro io. Beh almeno il primo giro.." disse il biondo lasciando tutti perplessi.
 
Io sorrisi guardando Sam. Mi aveva chiesto di non dire nulla del probabile lavoro del padre e così avevo fatto. Era così che ci si sentiva quando si aiutava qualcuno? Perché era una bella sensazione.
 
Sam prese la mia mano stringendola e non mi schifai del contatto ma ne sorrisi.
 
"Mio padre ha quasi sicuramente trovato lavoro... e tutto questo grazie a Santana. " disse guardandomi e io roteai gli occhi scuotendo la testa.
 
"Ti avevo detto che non avrei detto nulla ma tu mi avevi promesso che non lo avresti fatto neanche te. E ti ripeto che se mi ringrazi ancora ti castro, e sai che non scherzo." dissi stringendo la sua mano e potei per un secondo notare della paura nei suoi occhi. Risi e lui fece lo stesso anche se era ancora impaurito.
 
"Quindi.. quindi non sei più un senza tetto?" chiese Finn ricevendo una frecciatina da Quinn.
 
"Beh, in questo momento lo sono ancora. Ma se mio padre riesce a essere preso con il primo stipendio può pagare un paio di cose e farci riavere indietro al casa. Poi piano piano ci rimetteremo in piedi.."
 
"Cazzo Sam.. è stupendo!" esclamò Puck correndo ad abbracciare l'amico praticamente placcandolo. Fortuna che riuscii a lasciare la mano di Sam in tempo. Anche Finn si buttò in quell'abbraccio e io guardai Quinn e mi si avvicinò.
 
"Sei fantastica" mi sussurrò.
 
"Quinn.. posso dirti una cosa?" sussurrai a mia volta guardando i ragazzi che ridevano e si colpivano con degli schiaffi giocosi.
 
"Mmmh-mmh"
 
"Puck ha problemi con la sua impresa di pulizia di piscine."
 
"Che tipi di problemi?"
 
"Problemi del tipo, se continua così o la chiude o finisce dentro per frode. Non ha soldi per pagare le tasse, non ha soldi per pagare i prodotti, ma non vuole alzare i prezzi. Non la vuole chiudere perché è l'unica cosa che lo fa contento.. non so cosa fare.." dissi continuando a guardarlo divertirsi con gli altri.
 
"Dio santo.. e.. quanto.. quanto gli serve?"
 
Scossi la testa "Per quello che ho calcolato fino ad adesso almeno cinquemila dollari. Io posso darglieli prelevando dal mio conto ma i miei comincerebbero a insospettirsi. Cinquemila dollari sono troppo e vengono chiamati quando è così alto il prelievo. In realtà quando supera i mille. Comunque o gli troviamo almeno altre dieci piscine e alza i prezzi del 10% o gli troviamo cinquemila euro. Non so cosa sia più facile. " scossi le spalle continuando a guardare Noah.
 
" Noah sa l'intera storia o sa solo quella dove sta per fallire? Sa delle tasse?"
 
"Si, sa delle tasse, ma non sa che finendo dentro per frode non è uguale a finire dentro per aver picchiato un coetaneo." sbuffai e portai il mio sguardo su Quinn. "Acqua in bocca. Ma credo di aver trovato un paio di piscine. Ah Quinn. Non parlarne con Finn o con Sam. Lui non vuole dirlo."
 
Mi allontanai avvicinandomi ai ragazzi.
 
"Basta razza di immaturi! Andiamo ho voglia di un negroni offerto da Trouty!" dissi ridendo venendo presa in spalla come un sacco di patate da quest'ultimo. Risi scalciando imprecando che mi lasciasse andare ma mi portò così fino al pub.
 
Arrivati davanti alla porta del pub Sam mi lasciò finalmente scendere, delicatamente, per non farmi fare male alla gamba.
 
Entrò per primo andando a cercare posto mentre io aspettavo Puck che mi raggiungesse notando Quinn e Finn molto più indietro.
 
“Che succede a quei due?” chiesi guardandoli parlare animatamente, a Puck.
 
“Quinn non ti ha detto niente?” chiese alzando un sopracciglio e lo guardai.
 
Quello sguardo bastò per fargli capire che sennò non gli avrei chiesto niente.
 
“Beh, stanno litigando da qualche giorno. Non so per cosa di preciso. “alzò le spalle ed entrò prendendomi la mano portandomi con lui.
 
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“Dio San, sei ubriaca fradicia!” sussurrò Puck tra gli sforzi.
 
“Dove sono le chiavi??” domandò ancora.
 
Mugugnai qualcosa che nel mio cervello era una frase di senso compiuto ma capii che all’esterno non era arrivata nello stesso modo.
 
“Eh?”
 
“Ho detto che sono nella tasca interna della borsa..”
 
Sentii un “Si” di vittoria di Puck che mi teneva sollevata con un braccio, cenno che era riuscito a trovarle.
 
Cercando di fare il più piano possibile mi portò in camera mia facendomi stendere sul letto.
 
“Okay..” disse chiudendo la porta.
 
“Ce la fai a cambiarti da sola??” mi chiese e portai una mano ai bottoni dei jeans cercando di slacciarli senza risultato.
 
“Okay.. faccio io..” disse avvicinandosi a me  inginocchiandosi ai piedi del letto.
 
Portò le mani all’altezza del mio ventre e mi sbottonò i pantaloni sfilandoli dolcemente dopo avermi tolto le scarpe.
 
Poi cercò di farmi mettere a sedere per levarmi la maglia e mi levò il reggiseno.
 
Mi ritrovai a pochi centimetri dal suo volto e mezza nuda. Notai che cercava di guardare il mio corpo con meno brava possibile o di non guardarlo proprio ma sembrava impossibile.
 
Portai lo sguardo sui suoi occhi e lui portò il suo nei miei.
 
Sorrisi e gli accarezzai la guancia chiudendo le distanze in un bacio, a mio parere necessario.
 
Lui ricambiò senza approfondire quel contatto tanto dolce e poi si staccò dolcemente passandomi una maglia che aveva preso poco prima che mi avrebbe fatto da pigiama.
 
Mi aiutò a infilarla e poi mi fece bere dell’acqua.
 
Era passata almeno mezzora da quando eravamo tornati e, pur avendo sempre l’alcool in circolo, mi ero ripresa un po’.
 
Lo vidi alzarsi da terra e avviarsi alla porta.
 
“Noah..” lo chiamai e lui si voltò.
 
“Rimani a farmi compagnia?” chiesi con un sorriso e lui sembrò pensarci.
 
“Okay..” sorrise lui levandosi il giubbotto di pelle e stendendosi al mio fianco.
 
Posai la testa sul suo petto e lui mi strinse cominciando ad accarezzarmi dolcemente i capelli.
 
Rimanemmo per parecchi minuti in quella posizione.
 
Mi era mancato il contatto di Noah. Era il mio migliore amico e mi piaceva restare la notte abbracciati. Mi faceva sentire al sicuro.
 
“San..”
 
“Mmmh-mmh”
 
“Cosa succede tra te e Quinn e Brittany?”
 
Spalancai gli occhi e mi tirai su di scatto.
 
“C-cosa?” chiesi con voce acuta e lui sorrise.
 
“San, sono il tuo migliore amico.. puoi dirmi tutto e lo sai. Ormai siamo come fratelli..” disse con una certa tristezza.
 
“Noah, io.. mi dispiace, io davvero.. pensavo di amarti ma..” lui bloccò le mie parole con una carezza.
 
“San.. sta tranquilla, avanti raccontami..” disse facendo cenno di tornare a stendermi su di lui, cosa che feci dopo qualche secondo.
 
“Okay, ricordi a sera della scommessa? Quando dovetti baciare Quinn? Beh, abbiamo continuato a.. farlo.. più spesso di quanto pensavamo.. e non so cosa siamo. Lei sta con Finn e io non sono sicura di essere lesbica e non sono pronta a dirlo al mondo. Come penso d’altronde lei. Ma Brittany.. quella ragazza mi ha stregato, sai quando, vedi qualcuno e non capisci cosa ti attira così tanto, ma senti per quella persona una attrazione così forte che non riesci a controllarti. Ci siamo baciate, beh in realtà lei ha baciato me, e Quinn… lei pensa che la stia tradendo con Brittany, ma effettivamente non so cosa ci sia tra me e Q e tanto meno tra me e Britt..” dissi mentre lui continuava dolcemente ad accarezzarmi i capelli.
 
“Sai, se me lo avessi detto avremmo potuto fare una cosa a tre!” disse e lo schiaffeggiai ridendo.
 
“Stupido!” dissi ridacchiando con lui.
 
Dopo poco mi strinse a se e lo lasciai fare stringendolo a mia volta.
 
“Sono felice che me lo hai detto.. comunque quando hai voglia di un po’ di Puckzilla.. lo sai.. per Santana Lopez ci sono sempre!” disse ridacchiando al mio orecchio e lo strinsi più forte.
 
Avevo così paura a dire a qualcuno ciò che stava accadendo, ma l’averlo detto a Puck mi rilassò. Qualcuno lo sapeva. Ed era il mio migliore amico. Colui che non mi avrebbe mai giudicato, ma solo consigliato.
 
Ero contenta di avere Noah al mio fianco.
 
Lui era più di un amico, più di un ragazzo, lui era un fratello. Il fratello che non avevo mai avuto.
 
Sorrisi e alzai la testa guardandolo.
 
“Buona notte..” sussurrai stampandogli un bacio sulle labbra senza approfondirlo.
 
“Notte Sannie..” sussurrò lui a sua volta dopo il bacio e mi strinse addormentandosi.
 
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Quella mattina mi svegliai tra le braccia di Noah e sorrisi districandomi dall’abbraccio alzandomi.
 
Scesi in cucina dove preparai due tazze di caffè e mi presi qualcosa per il mal di testa.
 
Velocemente tornai in camera e dopo aver svegliato Puck gli diedi la sua tazza di caffè.
 
“Tieni, bevi questa intanto, ti porto a fare colazione e andiamo a scuola..” dissi per poi andare a chiamare mio padre.
 
Questo mi fece la puntura e uscì per andare a lavoro. Io e Noah aspettammo che se ne fosse andato da almeno cinque minuti e poi, dopo che io mi ero fatta una veloce doccia, andammo al bar.
 
Un bar nuovo. Aveva aperto da poco alla fine della mia strada. Sembrava carino e non ci ero ancora mai stata.
 
“Cosa prendi?” chiesi sedendomi al tavolo.
 
“Un succo di frutta e una brioche.” Disse lui sedendosi a sua volta.
 
Annuii e chiamai il cameriere che arrivò velocemente.
 
“Che posso portarvi?” chiese il ragazzo.
 
“Due succhi di frutta e due brioche..” dissi per poi vedere il ragazzo sogghignare mentre scriveva.
 
“Qualche problema?”
 
“No è solo che.. se comandi anche per la colazione, non oso immaginare cosa sei a letto..”
 
Posai lo sguardo su Noah e lo vidi stringere la mandibola.  Si alzò lentamente.
 
“Puck, lascialo stare, non ne vale la pena davvero..” tentai di dissuaderlo io fino a che una signora si avvicinò al ragazzo.
 
“Patrick, smettila di disturbare i clienti.”
 
“Scusami.. ma me l’hanno servita su un piatto d’argento..”
 
“Patrick, ascolta questa donna, te lo consiglio vivamente, il nostro Puck oggi non è in vena di battute sessuali sulla sua ragazza.. In realtà non è mai dell’umore di farle.” Dissi io tendendo una mano a Puck per farlo risedere.
 
“Patrick dai il tavolo a tua sorella e vai a preparati per andare a scuola..” disse autoritaria la donna.
 
Una donna sulla quarantina, bionda, alta, bellissima, fisico perfetto, occhi azzurri che mi ricordarono per un attimo quelli di Brittany.
 
Dopo qualche minuto sentii alle mie spalle parlare.
 
“Devi servire quella coppietta li. Lui sembra molto irritato, probabilmente ieri sera non gli deve essere andata molto bene con la moretta.”
 
“Patrick, oggi avevo detto a mamma che non avrei lavorato. Dio, sei proprio un coglione. Devi sempre fare incazzare tutti i clienti.” Disse una voce fin troppo conosciuta.
 
“Ecco qua i vostri suc- oh..” disse la ragazza fermandosi al tavolo mentre ci serviva la colazione.
 
“Ciao…” disse poi finendo di darci le brioches e chiudendo il vassoio vuoto tra le braccia.
 
“Ciao..” soffiai io perdendomi nell’azzurro.
 
“Siete voi la coppietta..” disse con una punta di fastidio.
 
“Io.. noi.. voglio dire..” balbettai io.
 
“Dio no, non stiamo insieme, siamo migliori amici, ma se un coglione mi viene a parlare cosi della mia migliore amica mi incazzo di più che se me ne parlano della mia ragazza..” rispose Noah bevendo poi un sorso di succo guardando con sguardo assassino il ragazzo biondo.
 
“Già, scusatelo. E’, è uno stupido.. infatti per scusarci offre la casa..” disse per poi avviarsi verso le cucine.
 
“Ci vediamo dopo a scuola..”
 
Facemmo colazione molto velocemente e ci avviammo a scuola.
 
Entrammo ridendo mano nella mano.
 
Nella nostra avanzata tutti si spostavano. Dovevamo dirigerci al glee. Ci sarebbero state le audizioni.
 
Improvvisamente mi sentii sollevare da terra e sentii il contatto con la mano di Noah mancare.
 
Mi ritrovai tra le braccia di Sam che dolcemente mi stava stringendo a se.
 
“Trouty.. se ci tieni alla tua salute sarà meglio che mi lascia andare, adesso!” dissi seria e lo sentii ridacchiare mentre mi faceva tornare a terra.
 
“Oh.. Sannie..  la tua stronzaggine è sempre stupenda!” disse lui per poi iniziare a parlare con Puck. In lontananza vidi Finn avvicinarsi a noi.
 
“Finnocence.. mi stupisco che tu sia in piedi dopo ieri sera. Beh in realtà mi stupisce sempre che tu sia in piedi, con l’equilibrio che ti ritrovi..” dissi e lui sorrise.
 
“Buon giorno anche a te San!” disse lasciandomi una carezza sul braccio e sorrisi scuotendo la testa. Lui raggiunse gli altri due e portai il mio sguardo infondo al corridoio dove vidi Quinn. Sorrisi e alzai il braccio per farmi notare mentre mi avvicinai.

“Quinnie..” dissi sorridendo.
 
“Ehi Sannie.. come stai?” chiese guardandomi la gamba.
 
“Beh, puntura di cortisone e sono in piedi.” Dissi in un alzata di spalle.
 
“Dovresti riposarti. Ballare al glee e alle cheerios è pericoloso. Non vorrei che ti facessi davvero male..”
 
“Tranquilla Quinn.. domani l’altro devo partire per andare una settimana con i miei genitori a trovare la mia abuela. Mi riposerò e quando tornerò sarò come nuova..” sorrisi e lei lo fece a sua volta abbracciandomi.
 
“Mi sei mancata in questi giorni.. devo raccontarti un paio di cose..” mi sussurrò all’orecchio.
 
Rabbrividii al soffio caldo della bionda sul mio orecchio.
 
“Anche tu.. ci vediamo oggi pomeriggio da te?” chiesi staccandomi leggermente e lei annuì. Sorrisi e fummo raggiunte dagli altri.
 
Quinn portò lo sguardo su Finn e questo distolse lo sguardo.
 
“Ciao Quinn.” Disse lui senza far trasparire nessuna emozione.
 
“Ciao Finn.” Gli fece eco lei.
 
Li guardai stranita e poi guardai Puck che si limitò ad alzare le spalle.
 
Ripresi da quel momento di imbarazzo ci dirigemmo nell’auditorium.
 
Notai molte persone sul palco infondo. Almeno una decina. Sorrisi perché non erano molte le persone che si presentavano gli anni precedenti.
 
Prendemmo posto e notai la Berry davanti a me.
 
“Per fortuna ho l’hobbit davanti, così non mi devo preoccupare di non vedere..” dissi scatenando una risatina di tutto il gruppo.
 
“Santana, buon giorno anche a te!” disse con un sorriso di superiorità.
 
Roteai gli occhi e ridacchiai incrociando le gambe con fare sinuoso notando gli occhi della bionda su di me.
 
La notai leccarsi le labbra e mi passai una mano sulle cosce con fare provocante e mi trovai ma mano di Puck sulla mia.
 
“Smettila San, o Puckzilla si sveglia” sussurrò al mio orecchio ridacchiando e io risi a mia volta e diedi un occhiata alla bionda per poi vedere arrivare il primo ragazzo sul palco.
 
Ce ne furono di tutti i tipi. Dall’inguardabile all’impossibile al “Fai sul serio?”.
 
Stavo quasi per alzarmi annoiata per andare a fare qualcos’altro quando sentii quella voce.
 
Quel timbro così infantile ma allo stesso tempo adulto che mi creava sempre una scarica di brividi.
 
“Salve, sono Brittany Pierce e faccio un audizione per il glee. Canterò Hold it against me di Britney Spears. Ho chiesto ad alcune ragazze di aiutarmi. Spero che non vi dispiaccia.” Disse e Schuester le fece un gesto di assenso. Vidi salire sul palco altre tre ragazze vestite esattamente come Brittany.
 
Pantaloni corti, davvero, davvero corti, di pelle, cravatta nera e gilet nero aperto. Sotto un minuscolo top bianco.
 
Rimasi bloccata in piedi a bocca semi aperta. Sono quasi sicura che stavo sbavando. Puck mi prese per una mano tirandomi a sedere ridendo.
 
“Senti, se non te la scopi te me la scopo io..” mi sussurrò all’orecchio.
 
Ma sinceramente ero troppo presa dalla frustrazione sessuale che mi stava assalendo alla vista di quella bionda tutta fuoco per rispondere.
 
La base partì. E da li tutto degenerò.
 
“Hey over there
Please forgive me
If I’m coming on too strong
Hate to stare
But you’re winning
And they’re playing my favorite song”
 
Si muoveva sinuosa a ritmo di musica partendo con una camminata dal fondo del palco fino alla fine. Si muoveva perfettamente, da sola, per il momento, su quel palco.
 
Velocemente anche le altre tre ragazze salirono sul palco muovendosi a ritmo di quella canzone per me devastante.
 
“So come here
A little closer
Wanna whisper in your ear
Make It clear
Little question
Wanna know just how you feel”
 
I sospiri che prendeva tra una frase e l’altra erano tremendi. Si andò a posizionare dietro una delle ragazze cominciando a cantarle nell’orecchio ballando con lei muovendo le mani lungo i fianchi di questa. Non notai cosa facevano le altre due. Ma sicuramente stavano facendo la stessa cosa. Si bloccò un secondo.
 
“If I said my heart was beating loud
If we could escape the crowd somehow
If I said I want your body now
Would you hold it against me”
 
Alzò lo sguardo su di me e, anche se c’era così tanta distanza, sentii il suo sguardo bruciare su di me.
 
“Cause you feel like paradise
I need a vacation tonight
So if I said I want your body now
Would you hold it against me
 
Hey You might think
That I’m crazy
But you know I’m just your type
I’mma be a little hazy
But you just cannot deny
 
There’s a spark in between us
When we’re dancing on the floor
I want more
Wanna see It
So I’m asking you tonight
 
If I said my heart was beating loud
If we could escape the crowd somehow
If I said I want your body now
Would you hold it against me
 
Cause you feel like paradise
I need a vacation tonight
So if I said I want your body now
Would you hold it against me”
 
Ed ecco l’ennesimo attacco cardiaco che la canzone mi provocò.
 
“If I said I want your body
Would It Hold It Against Me?”
 
Sussurrò quelle parole fissandomi.
 
“(Yeah)
 
(Ah)
 
(Oh)
 
Gimme something good
Don't wanna wait I want It now (na-na-now)
Pop It like a hood
And show me how you work It out”
 
Le Quattro ragazze si cimentarono in un piccolo tango facendosi un casquè a vicenda e prendendosi per la cravatta strusciando i loro corpi insieme. E non riuscivo a pensare ad altro che al corpo della bionda che si muoveva in quel modo sul mio.
 
“(alright)
If I said my heart was beating loud
If I said I want your body now
Would you hold it against me
 
If I said my heart was beating loud
If we could escape the crowd somehow
If I said I want your body now
Would you hold it against me
 
Cause you feel like paradise
I need a vacation tonight
So if I said I want your body now
Would you hold it against me”
 
Tutti si alzarono in piedi ad applaudire con uno scatto felino. Quinn fu la più lenta e si alzò lentamente applaudendo con poca voglia.
 
Io, beh rimasi semplicemente a sedere con la bocca ancora aperta.
 
Si sentivano i fischi e le urla di approvazione dei ragazzi che sorpassavano gli applausi di Rachel eppure questa applaudiva con una velocità e potenza che quasi mi chiedevo come facesse.
 
“Sarà perfetta per ballare dietro ai miei assoli!” urlò appunto la nana ricevendo gli sbuffi di Mercedes e Kurt.
 
“Beh Brittany..” disse il professor Schuester dopo essere riuscito a calmare i ragazzi.
 
Spostai lo sguardo su Brittany, in realtà non lo avevo mai spostato se non il secondo in cui Schuester cominciò a parlare, e la vidi con un leggero affanno, in mezzo al palco che aspettava il verdetto.
 
“… penso di dire senza nessun ripensamento che sei ufficialmente nel glee club!” disse scatenando le urla di tutti e Brittany spostò lo sguardo verso di me e semplicemente mi sorrise facendomi tremare il cuore.
 
Le sorrisi a mia volta sentendo poi la voce di Quinn.
 
“No, questo non lo sopporto..” sussurrò per poi richiamare l’attenzione.
 
“Non dovremmo essere tutti d’accordo professor Schue?” chiese a voce alta e tutti si voltarono a guardarla compresa io che alzai lo sguardo essendo ancora a sedere.
 
“Quinn, mi sembra che la maggioranza lo sia..” disse il professore guardandosi intorno e tutti annuirono.
 
Lei li guardò uno per uno.
 
“Davvero? Nessuno ha niente da dire?” disse e io le presi la mano tentando di tirarla a sedere.
 
“Quinn, avanti..” le sussurrai e lei ritirò la mano e mi guardò fulminandomi.
 
“Sei d’accordo anche tu ovviamente, si sa che ormai tu e quella biondina sembrate essere pappa e ciccia… “ disse e fece due passi verso l’uscita e mi alzai bloccandola.
 
“Quinn, che diavolo ti prende?” sussurrai.
 
“Ho visto come la guardi. Mi sono stancata Santana. Sapevo che preferivi lei a me.. speravo solo che non fosse vero. Non dovevo lasciare Finn per te. Lo sapevo” rispose lei con il mio solito tono sussurrato.
 
Spalancai gli occhi.
 
Cosa aveva fatto? Aveva lasciato Finn, per.. per me? Non ne avevamo mai parlato. Come le era venuta una cosa del genere in testa?
 
“Cosa? C-che hai fatto?” chiesi scioccata e lei scosse la testa.
 
“Lascia perdere.. ho fatto una cazzata a quanto pare..” disse semplicemente prima di allontanarsi.
 
Rimasi immobile a fissare la porta dalla quale era uscita sentendomi poi circondare le spalle da le braccia che riconobbi essere di Puck e mi lasciai stringere da dietro.
 
L’auditorium era nel più completo silenzio e mi sentii troppo al centro dell’attenzione così cercai di  spostare l’attenzione su altro.
 
Mi scostai da Puck e sorrisi a Brittany.
 
“Benvenuta nel glee. Siamo una bella famiglia, ma come nelle migliori famiglie spesso abbiamo dei disguidi. Vado a sistemare quello appena creato. Ma comunque, complimenti e benvenuta..”
 
Da quando ero diventata una così brava attrice? Tutti mi guardarono straniti e io uscii lentamente per non attirare altra attenzione. Una volta uscita mi diressi al parcheggio correndo trovando Quinn che saliva in macchina.
 
Feci uno scatto e raggiunsi la macchina che stava partendo. Mi piazzai davanti e vidi la mia amica spalancare gli occhi e inchiodare.
 
“Cazzo Santana. Sei impazzita?” chiese sbraitando uscendo dalla macchina.
 
Cercai di riprendere il regolare respiro e la guardai.
 
“Io sono impazzita? Che diavolo stavi combinando li dentro?” chiesi scrutandola.
 
Sbuffò sonoramente e chiuse lo sportello appoggiandosi contro.
 
“Brittany ti ha rapita. Ti ha rapito il cuore, lo sguardo. Ti ha rapita da me. Non volevo vederla anche tutti i giorni al glee. Tutto qua. Non volevo vedervi come sempre a fissarvi e scambiarvi dei sorrisi anche al glee, la mia famiglia.. e sai che è la nostra famiglia. Per quanto facciamo i bulli con loro, li prendiamo in giro gli vogliamo bene. Non dire che non è vero per cambiare discorso.” Disse prontamente.
 
Dio come mi conosceva bene.
 
Sospirai e la guardai asciugarsi una lacrima solitaria.
 
“E’ vero.. quella ragazza mi fa uno stano effetto Quinn, ma non so cosa voglio fare.. non so nemmeno se tra noi sia una cosa esclusiva, voglio dire tu stai con Finn e io più spesso di quando batto le ciglia vado a letto con Puck.. non so nemmeno se sono davvero.. beh lo sai..” dissi portandomi le mani tra i capelli e la vidi staccarsi dalla macchina.
 
“Lesbica, puoi dirlo sai? Non è una parolaccia Santana. E sai cosa, è palese che tu lo sia. E io ho lasciato Finn. E tu e Puck non fate più sesso e lo so.” Disse alzando la voce.
 
“Ecco, spiegami questo. Perché hai lasciato Finn, eh? Pensavi che saremmo state insieme? Che avremmo camminato mano nella mano a scuola baciandoci ad ogni cambio dell’ora?” dissi alzando anche io il tono di voce.
 
“L’ho lasciato perché si.. vorrei stare con te San. L’ho fatto per te.. pensavo che saresti stata contenta..” urlò avvicinandosi di qualche passo.
 
“Non ne abbiamo mai parlato, cazzo. Non puoi decidere per la mia vita. Non era detto che se tu lasciavi Finn ci saremmo messe insieme. Anzi, è sicuro che non succederà, Quinn. Io.. sono confusa al momento. Ho due donne per la testa ma ancora non ho capito se sono davvero le donne ad interessarmi. Pensavi davvero che mi sarei buttata a capo fitto in una relazione omossessuale? Dio ma mi conosci?” urlai a mia volta.
 
“Cazzo San, hai due donne per la testa. E’ abbastanza palese la cosa non credi.” Disse alzando quel suo dannatamente adorabile sopracciglio.
 
“Quinn.. ti prego” dissi calmando la voce.
 
“Stai dicendo che è finita?” chiese lei con voce tremolante.
 
“Non so se è mai iniziata..” sussurrai per poi essere presa alla sprovvista da uno spintone che quasi mi fece capitolare a terra.
 
“Che cazz..”
 
“Puttana, ho lasciato Finn per te. L’ho lasciato..” disse scoppiando in lacrime avventandosi nuovamente su di me.
 
Le bloccai i polsi mentre lei continuava ad insultarmi.
 
“Sei una stronza egoista. Una troia, una fottuta troia.. l’ho lasciato per te.. dannazione che stupida che sono. L’ho lasciato per te!!!” urlò l’ennesima volta cercando comunque di colpirmi.
 
La spinsi via facendola scontrare contro la sua stessa auto.
 
“Non te l’ho mai chiesto, cazzo!!” urlai io a pieni polmoni e la vidi bloccarsi un secondo. Alzò lo sguardo bagnato di lacrime su di me e mi sentii colpire la guancia con una tale prepotenza che mi fece voltare la testa di lato e chiudere gli occhi.
 
Lei portò la mano alla maniglia e salì in macchina mettendo in moto e partendo.
 
Portai le nocche fredde a contatto con la pelle bollente e colpita lasciando cadere una lacrima.
 
Era davvero finita. La nostra amicizia. Era la cosa più bella che avessi mai avuto. Lei e la sua risata. La sua voce, il suo sopracciglio, i suoi occhi verdi.
 
Forse non volevo starci insieme. Ma sicuramente non volevo perderla come amica. Eravamo cresciute insieme.
 
Mi lasciai andare in un pianto per poi sentire delle braccia forti afferrarmi mentre stavo per cadere a terra.
 
Riconobbi subito il suo profumo e mi voltai nella stretta abbracciandolo mentre lui mi accarezzava i capelli.
 
“Shh.. San.. shhh.. va tutto bene.. ci sono io.. “ mi sussurrò all’orecchio  per poi prendermi il volto e aggrottare le sopracciglia.
 
“Però Quinn picchia duro..” disse cercando, forse, di fare dell’ironia ma in quel momento proprio non era il caso.
 
“Noah, ti prego…” dissi aumentando il pianto che si era calmato per poco.
 
“Scusa.. “ sussurrò lui per poi urlare. “Sam, fai rientrare tutti. E portami un panno bagnato.. e del ghiaccio..”
 
Alle sue parole mi voltai verso la porta dell’auditorium e vidi tutti i ragazzi del glee che mi guardavano.
 
Li guardai uno per uno.
 
Erano tutti perplessi da ciò che era successo. Non sapevo bene cosa avessero visto o sentito ma passando in rassegna le persone finii su Finn che teneva i pugni stretti lungo i fianchi e la mandibola stretta.
 
Dovetti distogliere lo sguardo da lui perché mi guardava con odio. Il mio sguardo finì poi sull’ultima persona rimasta.
 
Letteralmente. Gli altri erano rientrati come chiesto da Sam.
 
Quell’azzurro mi fece smettere di singhiozzare. Pensavo che a quel punto si sarebbe voltata e sarebbe andata via come gli altri e invece la vidi muovere un passo verso di noi mentre Noah mi smuoveva il volto per vedere se avessi subito qualche altro danno, oltre a quelli che non avevo idea di avere.
 
“Okay, non sembra successo nient’altro. Quindi niente di grave. Guarirai totalmente in una settimana.” Sussurrò per poi posarmi un bacio sulla fronte.
 
Socchiusi gli occhi al quel bacio dolce e delicato per poi sentire il profumo più buono del mondo arrivarmi al naso.
 
Aprii gli occhi e, come avevo già previsto, mi scontrai con il mare.
 
“Avete bisogno di qualcosa? Qualsiasi cosa..” domandò con voce bassa.
 
“No.” Rispose freddamente Puck e alzai lo sguardo su di lui.
 
“Noah..” sussurrai e lui sbuffò.
 
Capii il motivo del suo sbuffo. Pensava che la colpa del litigio mio e di Quinn fosse per colpa di Brittany. Ma sapevo bene che Brittany era l’ultimo dei motivi di quel litigio. Forse eravamo partite da lei, ma era comunque in fondo alla lista, ammesso che fosse su di essa.
 
Mi voltai e guardai Brittany e abbozzai un sorriso. Mentre lei aggrottò le sopracciglia guardando la mia bocca e facendo una leggera smorfia di dolore.
 
Alzai il sopracciglio e mi avvicinai alla prima macchina guardandomi allo specchietto. Notai il labbro spaccato dal quale usciva un rigolo di sangue e avevo lo zigomo rosso e gonfio.
 
“Fanculo..” imprecai toccandomi il labbro, gesto che mi fece gemere di dolore.
 
“Ecco Sam.. adesso ci mettiamo del ghiaccio dopo averlo ripulito..” disse Puck.
 
Annuii e si avvicinò a pulirmi ma lo bloccai e guardai Sam.
 
“Potresti per favore andare da lei?” chiesi asciugandomi una lacrima.
 
“Certo.. ma dove può essere? Voglio dire.. Lima è piccola ma ci sono molti nascondigli.”
 
“Al parco.. nel boschetto.. c’è una casa sull’albero che costruirono i nostri padri per noi.”
 
“E come fai ad essere sicura che sia li?” mi chiese.
 
“Dio, Sam.. ti prego.. va da lei.. lo so.. so che è li..” dissi tentando di trattenere l’ennesima lacrima che premeva per uscire.
 
Sam allora annuì e scomparì tra le macchine.
 
“Pensate che possa fare qualcosa di stupido?” chiese Brittany ricevendo un’occhiata gelante di Puck che aveva preso a pulirmi il labbro.
 
Io dal mio canto, mi limitai a sorriderle e scossi la testa.
 
“Quinn è intelligente.. E’ li perché quello è il nostro posto. Nessun’altro c’è mai stato. E so che forse è stato stupido mandare Sam li, ma so che Quinn adesso non vuole rimanere da sola nonostante urlerà almeno cento volte il contrario. Ma no, non farà niente di stupido. E’ troppo intelligente e probabilmente sa che non ne vale la pena..” sbuffai facendo una smorfia di dolore che, il contatto tra la mia zona offesa e il ghiaccio, mi provocò.
 
Alzai lo sguardo su Puck che aveva ritirato la mano.
 
“Non devi nemmeno dirle queste parole. Vale la pena eccome. Ma non farà comunque niente di stupido.” Disse riportando la mano sul mio volto.
 
Voltai lo sguardo su Brittany che abbassò lo sguardo.
 
“Mi dispiace..” sussurrò  fissando l’asfalto.
 
Posai la mano sul ghiaccio e guardai Puck mimandogli un “Volatilizzati” labiale e lanciandogli un occhiata che non accettava no. Lui sbuffò e lasciò il ghiaccio alla mia presa tornando verso l’auditorium.
 
“Ehi..” sussurrai e le posai due dita sotto il mento alzandoglielo per farle incrociare il suo sguardo con il mio.
 
“Non centri niente te. E’ una situazione più complicata.. io.. “ sbuffai e posai il ghiaccio su un muretto nelle nostre vicinanze.
 
“Sono confusa. E Quinn ha voluto forzare le cose.. con me non funziona così.” Soffiai e lei annuì giocherellando con le mani.
 
“Anzi.. sono io a dovermi scusare.” Lei alzò lo sguardo guardandomi confusa.
 
“Si perché Quinn se l’è presa con te.. e perché non ti ho respinto quando ci siamo baciate..” lei fece vagare gli occhi dietro di me e poi li riabbasso sull’asfalto.
 
“Non che me ne sia pentita. Ho voluto baciarti. Ma.. sono.. sono un casino.. e ho bisogno di un po’ di tempo. Lontano da tutti. Fortunatamente parto per una settimana. E.. sto divagando.. volevo solo dirti che sei stata perfetta su quel palco.” Dissi per poi riafferrare il ghiaccio e ritornare all’interno dell’auditorium.





Franci's Corner:

Ed eccolo quà... intanto vi dico che nel quarto ci sarà una grande e stupenda festa.. 

Baciiii Fra

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Capitolo 4
*** And I'll be your friend, I'll help you carry on ***


 
Mi svegliai dolorante portandomi una mano allo zigomo e accennando una smorfia di dolore.
 
Aprii lentamente gli occhi richiudendoli per il fastidio che la leggera luce del sole mi provocava e allungai la mano sinistra sulla parte di letto trovandola tutt’altro che vuota.
 
Mi mossi avvicinandomi e nascosi la testa nell’incavo del collo di Puck. Questo mi strinse e mi baciò la testa.
 
“Fa ancora male?” chiese dolcemente con voce un po’ impastata dal sonno e io mi limitai ad annuire.
 
Lui abbozzò un sorriso e mi baciò dolcemente un’altra volta la testa.
 
“Che ne dici di andare a fare una bella colazione? Prima che tua madre o tuo padre entrino in camera per svegliarti e che mi trovino qui..”
 
Annuii e mi staccai da lui lentamente e lui prese il mio mento con una mano scrutandomi.
 
“Sono un mostro vero?” sussurrai in un lamento molto infantile.
 
“Sei bellissima..”  mi rispose con un sorriso diabetico. Abbozzai un sorriso e mi alzai afferrando della biancheria dal cassettone e tirando a lui dei boxer.
 
“Andiamo a farci al doccia..” sussurrai e lui annuì entrando nel bagno della camera sbadigliando e grattandosi la cresta.
 
Aprì l’acqua e entrò in doccia spogliandosi. Io mi soffermai a guardarmi allo specchio. Mi sentivo tutt’altro che bellissima.  Sbuffai e mi tolsi la maglia che usavo per dormire, ovviamente era la maglia di Noah di football che mi aveva regalato qualche anno prima.
 
Una volta spogliata entrai in doccia sbadigliando notando Puck insaponarsi. Entrai sotto il getto tiepido dell’acqua e Noah mi passò lo shampoo.
 
“Grazie..” sussurrai cominciando ad insaponarmi.
 
“Noah hai avuto notizie?” chiesi mentre mi insaponavo i capelli e lui si sciacquava sotto il getto dell’acqua.
 
Si spostò dal getto facendoci entrare me mentre si schiumava il corpo.
 
“Ho chiamato Sam e mi ha detto che sta bene. Almeno fisicamente insomma..”
 
Annuii leggermente afferrando poi il balsamo e  la spazzola.
 
“Pensi che mi perdonerà mai?” sussurrai mentre mi applicavo il balsamo ai capelli.
 
“Si, prima o poi lo farà.. ma ricorda che non è solo colpa tua..” mi disse pulendosi del tutto e uscendo afferrando l’asciugamano e avvolgendosi dalla vita in giù.
 
Sospirai e socchiusi gli occhi cominciando a pettinarmi i capelli per poi entrare sotto il getto, pulirmi del sapone, e uscire. Puck mi tese un asciugamano dove mi ci avvolsi e tornammo entrambi in camera.
 
“Allora domani a che ora parti?” chiese lui guardandomi mentre con un altro asciugamano mi asciugavo i capelli.
 
“Verso l’ora di pranzo mi par di aver capito..” dissi passandogli l’asciugamano e dirigermi verso il letto iniziando a vestirmi della biancheria pulita.
 
Notai Noah fare lo stesso e poi si avviò verso la sedia riprendendo i suoi jeans e infilandoseli per poi afferrare gli anfibi e mettersi anche quelli lasciandoli slacciati e mi si avvicinò notando che avevo un problema con il reggiseno.
 
Mi prese i gancini e lo agganciò. Per poi lasciarmi un leggero bacio sulla guancia e allacciarsi i pantaloni e gli anfibi velocemente mentre io mi infilavo un vestitino leggero e comodo.
 
Era venerdì e io e Noah avevamo deciso di non andare a scuola. Beh in realtà io non volevo andarci per evitare di farmi vedere in quelle condizioni, e per evitare di vedere le due bionde, e Puck semplicemente mi faceva compagnia.
 
Mi infilai un paio di tacchi non troppo alti e confortevoli e lui si avviò a prendersi la maglia infilandosela.
 
Mi avvicinai allo specchio prendendo i trucchi e notai dal riflesso Noah che mi guardava con le braccia incrociate.
 
“Oh, avanti, solo per questa volta.. sono un mostro..” lo pregai.
 
“Ti ho detto che sei bellissima così. E i lividi non si vedono nemmeno. Andiamo avanti..” disse avvicinandosi e prendendomi i trucchi di mano posandoli sul comodino e prendendomi poi per i fianchi dirigendomi verso la porta e sorrisi lasciandolo fare. Mi allungai per prendere la borsetta e lui fece lo stesso per prendere il giubbotto di pelle e velocemente uscimmo.
 
Notai che la casa era in silenzio incredibile e ringraziai dio o chi per lui perché così mio padre e mia madre non ci avrebbero visti. Lasciai un biglietto scrivendo che ero già andata a scuola e uscii con Noah aprendo la macchina e salendo.
 
Solo in quel momento notai l’orario sul cruscotto.

“Dio Noah…” dissi ridacchiando e lui sbadigliando si voltò  a guardarmi.
 
“Cosa?”
 
“Sono le 7!” dissi ridendo e lui si allungò verso di me e rise anche lui costatando che effettivamente erano le 7 di mattina e che ci eravamo svegliati un ora e mezzo prima del solito.
 
Misi in moto e ci dirigemmo verso il bar della mattina precedente. Non so perché lo feci. Insomma se non volevo andare a scuola per incontrarla perché andare al bar che, da quello che avevo capito, era il bar di sua madre.
 
Ma comunque entrammo e ci sedemmo al solito tavolo  aspettando che qualcuno venisse a prenderci le ordinazioni.
 
“Buongiorno! Cosa posso portarvi?” chiese e lentamente alzai lo sguardo su di lei e lei spalancò gli occhi alzando le sopracciglia con stupore.
 
“Oh.. buongiorno..” ripeté.
 
“Giorno..” disse Puck alzando anche lui lo sguardo su di lei.
 
“Buongiorno Brittany..” sussurrai a mia volta.
 
“Che posso portarvi?”
 
“Due caffè lunghi, un succo di frutta, un omelette e una brioches.” Rispose Puck.
 
Lei prese appunti e scomparì nella cucina.
 
Sospirai e mi sentii lo sguardo di Puck addosso.
 
Così alzai il mio guardandolo.
 
 “Che c’è?” chiesi.
 
“Mi è venuta in mente una cosa..”
 
“Devo preoccuparmi?” lo scrutai alzando un sopracciglio.
 
Lui ridacchiò e scosse la testa.
 
“Naaa. Voglio fare una festa. Così possiamo anche salutarti..”
 
“Puck.. non vado via per anni e non vado in guerra, vado una settimana da mia nonna.”
 
“Lo so, ma è un pretesto per fare una festa! Avanti San! Non farti pregare o non dormirò più con te!” esclamò e in quel momento stesso vidi Brittany davanti a noi.
 
Si schiarì la voce e ci servì.
 
“Grazie..” sussurrai e poi guardai Noah con uno sguardo assassino e lui sorrise.
 
“Okay..” dissi facendo roteare gli occhi e lui esultò.
 
“Grandiosoo!” urlò per poi guardare Brittany.
 
“Vuoi venire? Stasera, festa a casa Berry!” esclamò con sicurezza e sgranai gli occhi.
 
“A-a casa di chi?” non so se ero più sconvolta per il fatto che avesse invitato Brittany o che la festa si sarebbe tenuta a casa della nana.
 
“Oooh avanti San! Qualcuno deve pur mettere la casa a disposizione!” disse con un sorriso.
 
“Aspetta.. era già tutto pianificato, vero?” chiesi socchiudendo gli occhi in due minuscole fessure.
 
“Forse.. allora Brittany.. verrai?” chiese liquidandomi e voltandosi a guardare la bionda.
 
Sentii il suo sguardo cadere su di me e così lo alzai incrociando quell’azzurro incredibile. Sembrava come se volesse una specie di consiglio da me e così mi limitai a sorridere e lei fece la stessa cosa e si voltò verso Puck.
 
“Certo! Devo portare qualcosa?” chiese educatamente.
 
“Personalmente mi basta che porti quel ballettino mozzafiato dell’audizione!” esclamò ridacchiando e gli tirai un calcio da sotto il tavolo cosa che lo fece saltare di dolore e imprecare mentre io avevo un sorriso fiero e lo guardavo divertita.
 
“Allora a stasera.. “
 
“Si.. alle 8” disse Puck a denti stretti mentre si teneva lo stinco e la bionda si voltò con un sorriso e si allontanò.
 
Abbozzai un leggero sorriso abbassando lo sguardo sul mio bicchierone di caffè.
 
“Prego, comunque..” disse Puck cominciando a fare colazione e il mio sorriso si allargò e seppi che lui era a conoscenza del fatto he mentalmente lo avevo ringraziato.
 
***********
“Ohh avanti San, scegline uno, per me sono praticamente uguali.” Disse sbuffando un Noah particolarmente annoiato seduto sul divanetto posto davanti al camerino mentre giocherellava con degli slip.
 
“Come fai a dire che sono uguali? Questo è nero, questo è rosso e questo è bianco! E uno ha le spalline e gli altri due no! Due sono attillati e l’altro no! Avanti! Non puoi tentare almeno di sforzarti?” dissi presa da una crisi di nervi.
 
Lui sbuffò e mise a posto lo slip e si avvicinò a me.
 
“Okay.. allora, come colore direi scuramente rosso. E’ bello. Ha un fisico pauroso, perché non metterlo in evidenza con un vestito attillato? E hai delle spalle bellissime e il tuo balcone è molto soddisfacente quindi direi niente spalline. Quindi.. direi questo.” Disse portandosi un dito al mento e toccandomi in vari punti del corpo.
 
“Vai a provarlo!” disse e io eseguii.
 
Dopo poco uscii e posando lo sguardo su di lui non potei che scoppiare in una fragorosa risata.
 
Noah era il più grande amico che una persona potesse avere. Mi conosceva benissimo e sapeva che, anche se tentavo di mascherarlo, in realtà stavo vivendo un inferno per la litigata con Quinn. Ma lui senza farmi pressioni aspettava che fossi io a parlarne. Cercava solo di mettermi di buon umore. E ci stava riuscendo a meraviglia.
 
Lo guardai. Aveva una giacca rosa, un boa di piume rosso intorno al collo, degli occhiali rosa, degli orecchini a clip e aveva messo degli anelli poco, poco virili.
 
Mi guardò e alzò un sopracciglio avvicinandosi.
 
“Oh mio dio.. tesoro.. no no.. questo non va assolutamente bene!” disse con una foce effemminata con tanto di movenze coordinate.
 
“Che ne pensate giuria?” chiese voltandosi verso il divanetto dove notai delle signore, un paio anziane e una doveva essere una commessa, sedute con dei fogli.
 
Lentamente una per una alzarono il foglio mostrando un numero.
 
“Come pensavo.. tesoro. Non ci siamo.. solo 5 punti e perché la signora con quel discutibile cappello ti ha dato un 3.” Disse continuando nella sua parte e schioccò le dita con femminilità e una commessa si avvicinò passandomi un vestito.
 
“Su su.. vai a provarlo!” disse facendo segno con le mani di entrare nel camerino.
 
Non riuscivo più a smettere di ridere ma feci come mi era stato detto.
 
Provai almeno una dozzina di vestiti e ogni volta Noah non si faceva mancare qualche commento da stilista gay. E la giuria si era allargata e in molti si erano fermati a guardare e a ridere con noi.
 
Noah era davvero fantastico. Non ho parole per descrivere quanto realmente mi stesse aiutando.
 
E sembrava anche che stesse rallegrando la giornata di molte persone.
 
“Ecco, amorino, provati questo.” Disse passandomi l’ennesimo vestito.
 
Sorrisi e lo presi entrando nel camerino. Mi tolsi il vestito che avevo in precedenza e mi infilai l’altro. Mi sistemai e uscii.
 
“Oh, santo cielo. Eccolo! E’ lui! Dio mio tesoro sei uno sple-ndo-re ! “ disse per poi voltarsi verso il divanetto.
 
“Cosa ne pensa la giuria?”
 
Si parlarono un po’ tra di loro sussurrando e poi all’unisono alzarono tutte il cartello con scritto dieci.
 
Si alzò un forte applauso nel negozio e Puck si avvicinò a me e lo strinsi in un abbraccio.
 
“Grazie..” gli sussurrai e lui mi accarezzò la schiena.
 
“Sei bellissima, questo vestito è perfetto..” mi fece eco per poi levarsi gli occhiali e il boa di piume rosso e renderli a una commessa insieme alla giacca rosa, gli orecchini e gli anelli.
 
“Grazie. Grazie a tutti! E’ stato divertente!” disse ridacchiando mentre io rientravo in camerino e mi cambiavo mettendomi i miei vestiti. Uscii dopo qualche minuto e trovai Noah che mi aspettava. Mi prese a braccetto in modo molto cavalleresco e ci avviammo alla cassa.
 
 
 
 
Ci sedemmo al tavolo del bar ridacchiando ricordando gli episodi di poco prima quando poi diminuii la risata facendola diventare un sorriso.
 
“Grazie Noah, sei stato grandioso oggi.”
 
“Sai che se c’è qualche problema Puckzilla è al tuo servizio!!”
 
“Ti voglio bene!” dissi allungandomi verso di lui e abbracciandolo.
 
“Anche io San..” disse stringendomi a sua volta per poi mettere una banconota da dieci dollari sul tavolo e prendermi per mano alzandosi e uscimmo.
 
****************
 
Mi guardai ancora allo specchio, per l’ennesima volta, e sbuffai cercando di sistemarmi i capelli sentendo poi bussare alla porta.
 
“Avanti.”
 
“Chica è arrivato Noah… madre de dios. Tu eres hermosa, mi hija!” disse avvicinandosi a me mia madre guardandomi ammirata e sorrisi.
 
“Gracias mamita.. te quiero.” Dissi abbracciandola.
 
“Adesso vai e divertiti. Ci vediamo domani mattina verso le 10, ricordati, dobbiamo partire alle 12!” disse per poi congedarmi. Presi la borsetta e mi diressi verso le scale. Le scesi trovando Noah a ridere con mio padre.
 
“Oh eccola. La mi hermosa hija. Sei bellissima Santana.” Disse mio padre venendo ad abbracciarmi.
 
“Gracias padre.” Gli lasciai un bacio sulla guancia e poi sorrisi a Noah.
 
“Andiamo va! Che non voglio lasciare ancora per molto la situazione alla Berry. Farà scappare tutti!” dissi ridendo mentre Noah, ridendo a sua volta, salutava mio padre e mia madre che nel frattempo era scesa.
 
“Noah, non la fare bere troppo.” Disse ridacchiando mio padre.
 
“Signor Lopez. E’ praticamente impossibile!” disse lui ridendo e strappando una risata anche ai miei genitori.
 
“Andiamo..” digrignai tra i denti spingendolo fuori dalla porta mentre lui ancora rideva e ci avviammo alla sua macchina.
 
Avevamo deciso che sarebbe passato a prendermi perché così avrei potuto bere quanto volevo.
 
Arrivammo dopo poco dopo a casa Berry e notai che eravamo praticamente gli ultimi. Effettivamente era un po’ tardi.
 
Scendemmo e ci dirigemmo verso la porta. Suonammo e arrivò ad aprirci una Berry su di giri che sorrideva.
 
“Benvenuti alla mia umile dimora! Prego accomodatevi!” disse con quella voce fastidiosa. Roteai gli occhi e entrai seguita da un Noah divertito.
 
“Eccolii! La festa può finalmente iniziareee!” urlò un Finn già su di giri.
 
Scossi la testa ridendo per poi girare lo sguardo e scontrare l’azzurro che mi fissava.
 
Mi dedicò un leggero sorriso che ricambiai e per poi spostare lo sguardo su Noah che mi aveva appena poggiato la mano sul fianco e si era avvicinato al mio orecchio.
 
“Mi dispiace San, non pensavo sarebbe venuta dopo quello che era successo..” disse con voce davvero dispiaciuta.
 
Corrugai la fronte.
 
“Cosa?” chiesi voltandomi verso di lui e notai Quinn seduta accanto a Sam mentre sorseggiava una birra.
 
Bella come sempre ma si capiva che era distrutta dal pianto anche se il trucco tentava di nasconderlo. Ma i miei occhi la conoscevano troppo bene.
 
Rimasi pietrificata a guardarla fino a che lei non alzò lo sguardo e incrociò il mio.
 
La vidi sussurrare qualcosa all’orecchio si Sam ed alzarsi camminando a passo veloce verso una porta e vidi Sam guardarmi e poi correrle dietro chiudendo la porta alle sue spalle.
 
“San..” mi sussurrò Puck ma alzai la mano bloccando le sue parole.
 
“Ho bisogno di una boccata d’aria.” Mi limitai a dire avviandomi verso il giardino di casa Berry afferrando una birra.
 
Mi chiusi la porta finestra a vetri dietro le spalle così che il suono della musica forte che c’era dentro casa si attenuò.
 
Mi sedei su degli scalini e presi un sorso di birra.
 
Perché era venuta? Stava facendo male a entrambe. Non mi sarei mai aspettata che ci fosse anche lei.
 
Mi asciugai una lacrima che non ero riuscita a trattenere e poi sentii la musica diventare più forte e qualche secondo dopo attenuarsi nuovamente.
 
Sentii dei leggeri passi dietro di me.
 
“Stai bene?” mi sentii chiedere dall’ultima persona che mi sarei mai aspettata.
 
Scossi lentamente la testa lasciando cadere altre due lacrime e mi sentii una mano sulla spalla mentre si sedeva accanto a me.
 
“Mi dispiace.. beh noi del glee abbiamo sentito tutto della litigata di ieri. E mi dispiace davvero..”
 
Altre lacrime presero a scendere silenziose sul mio volto.
 
“Non capisco perché sia venuta..” sussurrai e lui annuì.
 
“Penso perché le manchi.”
 
“Mi ha tirato un pugno. Mi ha detto cose orribili..”
 
“Beh anche tu hai fatto i tuoi sbagli mi sembra..”
 
“Bel modo di tirarmi su. Da che parte stai?” chiesi asciugandomi altre lacrime.
 
“Non sto cercando di tirarti su.” Disse lui leggermente confuso.
 
“Allora perché sei qui?”
 
“Non lo so di preciso.. penso perché so cosa stai passando. Beh più o meno.”
 
“Non so cosa fare..”
 
“Tu lo sai benissimo Santana. Quinn ti ama, ma è un amore amichevole. Lei ancora non lo ha capito. Ma tu si. Brittany invece ti fa uno strano effetto. Ti fa battere il cuore come nessuno c’è mai riuscito.. sbaglio?”
 
Scossi la testa.
 
“Come fai a saperlo?”
 
“L’ho provato anche io. Con Blaine.”
 
“Non posso mettermi con Brittany.. non dopo quello che è successo con Quinn e poi le stesse motivazioni che avevo con Quinn le ho anche con Brittany.”
 
“Non sono le stesse. Quinn è come se fosse tua sorella. Brittany no. Brittany è la tua persona. Lo sappiamo tutti e lo sai anche tu.”
 
“Non posso sapere se Brittany è davvero la mia persona. Come posso saperlo? E poi non so se è davvero al vita che voglio..”
 
 “Quando nel 1532 il conquistatore spagnolo Francisco Pizarro mise a ferro e fuoco il Perù, i suoi soldati trovarono delle pietre verdi. Erano smeraldi? Un prete che li accompagnava disse che c’era un solo modo per capire se si trattava di gemme preziose o di semplici vetri colorati: colpirle con un martello per verificarne la durezza. Così molti veri smeraldi furono ridotti in briciole. Impara da questo errore, Santana. Cerca di riconoscere i tesori per quello che sono e non sottoporli a prove insensate che potrebbero impedirti di conoscere la loro vera natura.”
 
Mi asciugai una lacrima e tirai su col naso e lo guardai.
 
“Perché non abbiamo mai parlato così io e te?”
 
Ridacchio per poi alzare le spalle.
 
“Credo perché non avevamo capito quanto in realtà fossimo simili.”
 
Sorrisi e lo abbracciai e lui ricambiò.
 
“Grazie Kurt..” sussurrai sul suo collo e lui sorrise e poi mi staccai.
 
“Tu pensi che Blaine sia la tua persona?”
 
Lui ridacchio.
 
“Non lo penso.. ne sono sicuro..” disse e poi si alzò e mi tese le mani per farmi alzare a mia volta. Le presi e mi tirai su sorridendo e poi ripresi la birra.
 
Stavo rientrando quando mi sentii bloccare.
 
“Aspetta! Devi sistemarti il trucco!” mi disse con un urletto isterico e io annuii ridendo perché mi ricordò Puck al negozio quel pomeriggio.
 
Presi i trucchi dalla borsa e mi sistemai mentre Kurt mi reggeva lo specchietto.
 
“Grazie..” dissi ancora per poi sorridergli sincera e rientrai.
 
Una volta rientrati lui andò da Blaine e si baciarono senza paura davanti a tutti. Sorrisi guardandoli e presi un sorso di birra.
 
Blaine era di un'altra scuola. Un liceo maschile privato, la Dalton Accademy. Ci eravamo scontrati alle provinciali contro il loro glee club del quale Blaine era il leader e avevamo vinto ma tra Blaine e Kurt si era instaurata una forte amicizia che solo dopo hanno capito che in realtà era amore.
 
Sempre con il sorriso sulle labbra voltai lo sguardo verso il tavolo delle bevande e vidi Brittany indecisa su cosa bere. Così decisi di avvicinarmi.
 
“Ehi..” dissi posando la bottiglia finita sul tavolo e allungandomi per prenderne un’altra.
 
“Ehi..” rispose lei con un sorriso guardandomi per poi riportare lo sguardo sull’ampia scelta di alcolici.
 
Mi voltai verso quella che ormai era diventata una pista di ballo e mi appoggiai leggermente al tavolo bevendo un sorso di birra guardando le persone.
 
Sembravano tutti divertirsi.
 
Notai Rachel ballare molto vicina a Finn e in modo sensuale, che sinceramente non pensavo la nanetta avesse. Poi Blaine e Kurt si stavano baciando seduti sul divano.
 
Più in là c’erano Mercedes e Artie che ridevano come matti insieme a Mike e Tina.
 
Poi spostai lo sguardo su Puck che stava parlando fitto fitto con Sam. Non vedevo Quinn. Che se ne fosse andata? Forse, meglio così.
 
Mi rivoltai verso Brittany.
 
“Penso che un bicchiere di vodka alla pesca vada bene.” Dissi allungandomi davanti a lei prendendole la bottiglia e lei e trovandomi a pochi centimetri dal suo volto. Mi avvicinai leggermente, quasi impercettibile come movimento. Spostai lo sguardo sulle sue labbra e notai lei fare lo stesso.
 
Socchiusi gli occhi e sentii il mio cuore battermi in gola.
 
“Gioco della bottigliaaaaa!” sentii urlare da una Rachel alquanto ubriaca e che si sosteneva a un Finn alquanto divertito e brillo.
 
Si alzò un coro di mezzi festeggiamenti e indietreggiai di un passo e le sorrisi.
 
Tutti si erano ormai sistemati a cerchio e mi andai a sedere accanto a Puck che mi aveva tenuto il posto. Le bottiglie di alcool piene furono portate nelle vicinanze del cerchio e una bottiglia di vodka liscia vuota venne messa nel centro.
 
Vidi Brittany seduta qualche posto più in la da me e avevo Sam davanti e accanto a lui notai che si stava sedendo una Quinn davvero ubriaca, quasi non si reggeva in piedi.
 
Bevvi un sorso di birra distogliendo lo sguardo notando Rachel avviarsi verso la bottiglia.
 
“Inizio iooo!” urlò con la sua voce stridula girando la bottiglia che si fermò davanti a Sam.
 
Questo si avvicinò alla bottiglia e a sua volta la girò e si fermò su Tina.
 
Questa guardò Mike e ridendo si avvicinò a Sam e si baciarono. Fu un bacio da poco, leggero e a stampo.
 
A questo punto fu la ragazza a girare la bottiglia e finì su Artie.
 
Mi pareva di ricordare che i due erano stati insieme e lei aveva lasciato Artie per Mike, o qualcosa del genere.
 
Bevvi un sorso di birra ridacchiando notando Mike infastidito, ma dopo tutto era un gioco.
 
Ci furono i baci più strani come quello tra Kurt e Rachel, o Puck e Finn, Blaine con Mercedes.
 
Ma ci furono anche molte risate e ormai tutti eravamo ubriachi tranne Kurt che doveva guidare così come Puck e Sam.
 
Dopo un bacio di Sam con Mike, disgustoso, la bottiglia da lui girata si fermò su di me.
 
Alzai gli occhi al cielo e cercai di gattonare verso di lui mentre lui faceva lo stesso sorridendo.
 
“Ehi Trouty non risucchiarmi la faccia ti prego!” esclamai ridendo prima che lui mi portasse una mano dietro il collo e mi tirò a se.
 
Posai le labbra sulle sue in un contatto semplice ma poi sentii la sua lingua tentare di trufolarsi nella mia bocca e mi staccai di scatto e lui scoppiò in una fragorosa risata e io lo spinsi ridendo anche io a mia volta.
 
“Ha tentato di violentare la mia bocca!” dissi a Puck tornando a sedere accanto a lui e lui rise.
 
“Potrei rispondere con una bella battutina delle tue San, ma mi limiterò a dirti che devi girare la bottiglia!” disse ridendo indicandomi al bottiglia.
 
Annuii e la girai sbadatamente per poi tornare a parlare con Puck.
 
“Mister simpatia, voglio proprio sapere quale era la tua fantastica battuta! Seriamente!” dissi un po’ offesa incrociando le braccia sotto il petto e sentii sotto fondo un leggero “Oooh” e poi calare il silenzio se non fosse stato per una voce familiare.
 
“Non sono abbastanza ubriaca per questo..” disse allungandosi e prendendo una bottiglia di rum cominciando a bere come se fosse acqua mentre Sam tentava di toglierle la bottiglia di mano.
 
Così portai lo sguardo sulla bottiglia e seguii con lo sguardo il punto indicato e trovai a sedere una bellissima Brittany leggermente spettinata per quanto aveva bevuto e per i vari pomiciamenti ai quale avevo dovuto assistere in silenzio, come quello con Artie o Puck che, pur essendo il mio migliore amico, non si era affatto trattenuto.
 
Guardai Quinn che mi fissava con la testa abbandonata alla spalla di Sam che intanto le aveva tolto la bottiglia. Notai una lacrima che scese per il suo volto, guardai Puck come in cerca di un consiglio e poi incrociai lo sguardo di Kurt che mi dedicò un leggero sorriso e un leggero cenno di assenso.
 
Portai lo sguardo nuovamente su Brittany e la vidi gattonare verso di me.
 
Io ero immobile e lei continuava ad avanzare.
 
Arrivò a pochi centimetri dalla mia faccia e rimasi immobile a fissarla nelle sue iridi azzurre.
 
“Se vuoi possiamo scegliere la penitenza..” sussurrò.
 
“Io.. io.. no, tu sei uno smeraldo, non posso dover provare a spaccarti per provare la tua purezza.” Sussurrai a mia volta e lei corrugò al fronte e notai Kurt, seduto non molto lontano da me e quindi aveva sentito quello scambio di battute, sorridere.
 
Diciamoci la verità, dissi quella frase perché ero mezza ubriaca, se fossi stata sana non avrei mai detto niente.
 
Così mi aprii in un sorriso e Brittany capì e annullò le distanze tra le nostre labbra.
 
Chiusi gli occhi all’impatto venendo percorsa a mille brividi per poi portare la mano dietro la sua nuca e spingerla verso di me sollevandomi leggermente sulle ginocchia e lei portò la sua mano dietro la mia nuca accarezzandomi i capelli mentre con la lingua si intrufolava leggiadra nella mia bocca incontrando la mia lingua cominciando a ballare dolcemente.
 
Persi completamente la cognizione del tempo ma sentii Puck schiarirsi la voce più volte e capii che forse ci era sfuggita di mano la situazione.
 
Ci staccammo lentamente e lentamente riaprii gli occhi trovando i suoi ad aspettarmi e mi sorrise tornando poi al suo posto. Rimasi immobile, ancora una volta e Puck mi tirò a sedere  dandomi una pacca sulla spalla.
 
“Però, complimenti leonessa! Non ci avrei scommesso neanche un centesimo che tra me e te la ragazza più sexy l’avresti presa tu!” sussurrò al mio orecchio e sorrisi guardandolo e gli diedi una leggera gomitata scherzosa mentre intorno a noi si era creato nuovamente il caos di risate e mini litigi per quanto i baci dovessero essere approfonditi per valere e che il bacio sulla guancia non valeva.
 
Spostai lo sguardo e lo portai su Quinn che ancora mi fissava mentre Sam rideva guardando Rachel e Mercedes discutere con Tina che semplicemente appoggiava prima una e poi l’altra.
 
Un brivido mi percorse la schiena guardando quelle iridi verde smeraldo, cosa che mi bloccò pensando al racconto di Kurt e al fatto che il mio smeraldo fosse Brittany, lucide di lacrime e sofferenza.
 
Dopo una lunga discussione la bottiglia si fermò nuovamente davanti a Sam.
 
“Salamandra, hai una qualche calamita?” chiesi facendo ridere tutto il gruppo.
 
Ma Rachel si avvicinò a Sam che stava tenendo stretta a se Quinn e quindi non poteva spostarsi e si diedero un casto bacio.
 
Lui fece girare la bottiglia e si fermò praticamente davanti a lui ma questa volta indicava Quinn.
 
Sam abbozzò un sorriso e poggiò due dita sotto il mento della ragazza alzandola verso di se e le lasciò una casto, ma pieno di dolcezza, bacio sulle labbra rosa asciugandole poi il volto.
 
Poi si staccò e Quinn gli sorrise grata, lui le disse qualcosa all’orecchio ridacchiando e lei ridacchiò a sua volta e si allungò verso la bottiglia facendola girare.
 
Io mi chiedo. Quante possibilità ci potevano essere?

Eravamo esattamente 13 persone. Escludiamo Quinn che aveva girato la bottiglia 12.  Calcolando che Sam aveva una strana calamita addosso, e Mercedes era uscita una sola volta, c’era la percentuale del…
- Santana cazzo. Smetti di fissare la bottiglia e pensare a queste stronzate. Sei stata indicata dal collo della bottiglia. Pensa a reagire!- una vocina al mio internò parlò.
 
Alzai lo sguardo su Quinn e mi avvinai  di un paio di gattoni per poi fermarmi notando che lei stava cercando di alzarsi, cosa che miracolosamente riuscì a fare, e si  diresse a passi svelti verso il bagno tenendosi la mano sulla bocca e una sullo stomaco.
 
Vidi Sam alzarsi di scatto ma in un battito di ciglia fui con la mano sul suo polso e scossi la testa.
 
“Vado io..” dissi alzandomi e lui scosse la testa.
 
“Sai quanto bene ti voglio San, ma ora.. sarebbe controproducente..”
 
“Trouty, sta vomitando anche l’anima, penso che controproducente sarebbe rimanere qui a discutere del fatto che io non posso andare dalla mia migliore amica..”  dissi sorpassandolo e bussai delicatamente alla porta sentendo il rumore dei conati di Quinn. Feci una faccia leggermente disgustata e mi voltai verso i ragazzi.
 
“Direi che possiamo rimettere la musica e tornare a ballare. Magari la Berry può deliziarci con uno dei suoi assoli strappa-standing ovation! “ esclamai mentre lei tutta felice si alzava e si apprestava ad andare a prendere l’attrezzatura del karaoke accompagnata da Finn e Kurt si voltò a guardarmi.
 
“Grazie mille, Santana!” disse sarcastico.
 
Ridacchiai e entrai in bagno.
 
La vidi chinata sul gabinetto mentre lo abbracciava in una pozione che conoscevo anche troppo bene.
 
Feci un passo verso di lei.
 
“Quinn..” sussurrai e lei, senza neanche voltarsi verso di me scosse la testa.
 
“Vattene Santana, vai dalla tua ragazza.” Disse stancamente portandosi una mano alla fronte.
 
Scossi la testa e mi avvicinai.
 
“No, tu sei la mia migliore amica, Quinn, e non me ne vado.” Dissi decisa inginocchiandomi accanto a lei e cominciando a raccoglierle i capelli e lei mi spinse.
 
“No, vattene!!” urlò.
 
“No..”
 
“Vattene! VATTENE VATTENEEE!” cominciò a urlare e io la presi tra le mie braccia e lei cominciò a battere i pugni sul mio petto continuando ad urlare tra le lacrime e i singhiozzi.
 
“Non me ne vado Quinn, non me ne andrò mai..” le sussurra stringendola a me. “Poi continuare a mandarmi via quanto vuoi, non lo farò.” Le sussurrai all’orecchio mentre lei continuava ad urlare di andarmene e lasciarla stare mentre la voce cominciò ad abbassarsi fino a diventare un sussurro e poi si strinse a me piangendo come non l’avevo mai vista piangere. Probabilmente era l’alcool che ampliava tutta la sua sofferenza. Sapevo che non aveva ancora finito di vomitare così le feci una coda e infatti fu colta da un conato e si riportò sulla tazza intanto qualcuno bussò alla porta.
 
Mi alzai e andai ad aprire.

“Dimmi..”
 
“Ho sentito delle urla.. va tutto bene?” chiese Sam con al suo fianco Puck e notai dietro di loro Brittany. Sorrisi alla ragazza e poi guardai Sam.
 
“Portami dell’acqua e qualcosa di pulito, qualche vestito, una maglia e un pantaloncino.. qualsiasi cosa, chiedi a Gay Berry..” dissi chiudendo la porta e riavvicinandomi a Quinn sostenendole la fronte accarezzandole la schiena con la mano libera.
 
Dopo almeno una decina di minuti sentii nuovamente bussare così, diedi uno sguardo a Quinn mentre mi alzavo e mi dirigevo alla porta. Mi affacciai e presi le cose che avevo chiesto e poi abbozzai un sorriso.
 
“San, vuoi che mando la gente via?” chiese Puck e scossi la testa.
 
“No assolutamente, una volta aiutata Quinn la festa ricomincia!” dissi per poi chiudere la porta e avvicinarmi a Quinn che aveva smesso di vomitare,  le passai il bicchiere d’acqua.
 
“Tieni, sciacquati la bocca prima e poi bevi un sorso.” Le dissi mentre guardavo che vestiti mi aveva portato Sam e scossi la testa.
 
Una maglia bianca con una stella dorata enorme e i pantaloncini corti con scritto “I’m a Diva”. Roteai gli occhi appuntando mentalmente di uccidere Gay Berry e castrare Sam, ma più che altro Quinn aveva bisogno di essere più coperta per uscire. Così decisi mentalmente di darle il mio giubbotto.
 
Mi avvicinai a lei che sembrava essersi ripresa almeno sul punto di vista della nausea. Mi avvicinai a lei e la alzai facendola sedere sulla vasca.
 
“Adesso ti spogli e ti cambi e poi Sam ti porta a casa okay?” chiesi passandole i vestiti e lei, con la testa, che pesantemente le ciondolava, si portò una mano sul viso e sussurrò:
 
“Non puoi spogliarmi te? Non ce la faccio..” disse provando poi a levarsi il vestito la effettivamente vidi che non  ce la faceva, così annuii e mi appoggiai i vestiti sulla spalla e le abbassai lentamente la cerniera  del vestito per poi sfilarglielo.
 
La aiutai ad alzarsi e decisi di darle una pulita almeno al collo e dintorni.
 
Poi la feci tornare a sedere sul brodo della vasca.
 
“Alza le braccia..” le dissi e le infilai la maglia e poi le infilai e pantaloni.
 
“Alzati in piedi…” Dissi e lei lo fece.
 
Mi ritrovai a pochi centimetri dalla sua intimità ma  socchiusi gli occhi e tirai su i pantaloni alzandomi in piedi e lei si avvicinò al lavandino e si lavò la faccia e io intanto misi il vestito di Quinn in una busta posandola vicino alla porta.
 
Improvvisamente la vidi scattare nuovamente verso il gabinetto e la raggiunsi in due lunghi e veloci passi accucciandomi accanto a lei.
 
“Stai bene? Ti scappa ancora da vomitare?” le chiesi accarezzandole la schiena e lei scosse la testa per appoggiarsi con la schiena al muro sedendosi a terra.
 
“No ma pensavo di stare per vomitare nuovamente..” sussurrò socchiudendo gli occhi e portando le ginocchia al petto e appoggiandoci sopra la fronte
 
Annuii distrattamente  alzandomi.
 
“Santana..” disse sollevando leggermente la testa mentre io chiudevo in modo ermetico il vestito maleodorante della bionda.
 
“Mi puoi stringere per favore?” mi chiese con un’ingenuità che non faceva parte del suo carattere.
 
Esitai un attimo ma poi mi mossi verso di lei e mi sedei al suo fianco.
 
Lei appoggiò la testa sul mio collo.
 
“Mi dispiace, per il pugno..” sussurrò e io la circondai con un braccio accarezzandole la schiena.
 
Non seppi quando rimanemmo li. Ma ad un certo punto qualcuno bussò e io risposi un flebile “Avanti” mostrando un Sam preoccupato.
 
Abbozzai un sorriso e poi guardai Quinn che si era addormentata e riposai lo sguardo su Sam.
 
“Non voglio svegliarla..” sussurrai.
 
“Già, è l’unico momento in cui la vedo serena da due giorni a questa parte..” rispose il biondo con il mio stesso tono.
 
“La porto in braccio fino alla macchina senza svegliarla..” disse poi avvicinandosi e io annuii lasciando che il ragazzo la prendesse tra le sue braccia e poi mi alzai e lo seguii uscire sentendo poi tutti gli sguardi dei presenti su di noi. Sam arrivò alla porta e Puck si avviò ad aiutarlo ma prima che potesse uscire afferrai il giubbotto.
 
“Coprila, le fa freddo..” dissi tendendo il giubbotto a Puck che lo prese e coprì la ragazza e poi andò con Sam a metterla in macchina e i due partirono e rientrò solo Puck che mi sorrise chiudendosi la porta alle spalle e mi accarezzò il braccio per poi avviarsi verso gli altri che avevano ricominciando a cantare e ballare ridendo.
 
Sospirai e afferrai una sigaretta dal cappotto di Puck e mi diressi verso il giardino accendendola.
 
Non potei fare altro che pensare a quanto mi fosse mancata in quei due giorni Quinn. Certo, eravamo state anche per più tempo senza vedersi, ma non poterla vedere ne sentire perché avevamo avuto un brutto litigio mi stava torturando.
 
Una lacrima mi cadde incontrollata sul volto fino a che non sentii qualcuno raggiugermi e mi asciugai la lacrima con il dorso della mano e feci un tiro di sigaretta tirando su con il naso.
 
Sentii un giubbotto posarsi sulle mie spalle e poi qualcuno sedersi accanto a me. Riconobbi il suo profumo all’istante e sorrisi istintivamente.
 
“Grazie..” sussurrai riferita al giubbotto e lei annuì abbozzando un sorriso.
 
“Sei stata davvero grande stasera..”
 
“Non la penso alle stesso modo ma.. grazie..”
 
“San.. non eri tenuta a andare da lei. Non dopo quello che è successo. Te ne saresti potuta sbattere.. ma non l’hai fatto. L’hai trattata con una dolcezza e un affetto impressionante.”
 
“E’ la mia migliore amica. Ero più che tenuta a farlo. Lei è come la sorella che non ho mai avuto. E non sopporto l’idea di averla persa. Era il minimo che potessi fare..” dissi facendo poi un altro tiro fissando il vuoto.
 
“Non credo che tu l’abbia persa. E’ solo arrabbiata, delusa probabilmente, ma.. se tu l’avessi persa non ti avrebbe concesso di stare li dento e di aiutarla..”
 
Buttai la sigaretta  che non era nemmeno a metà e scossi la testa.
 
“Non so cosa fare. Se scelgo te perdo lei, se scelgo lei perdo te..” sussurrai.
 
Lei scosse la testa energicamente.

“San..”
 
“No Brittany,  è vero.. e..”
 
“San!”
 
“e.. non posso.. io..”
 
“SAN!” disse lei portando una mano sulla mia guancia facendomi voltare a guardarla. Il mio cuore mi rimbalzò in gola incrociando le sue iridi color oceano.
 
“San, non mi perderai.. mi hai appena trovata, e non ho intenzione di andarmene dalla tua vita..” disse per poi afferrare il mio volto e baciarmi togliendomi il fiato tanto che dovetti staccarmi subito e prendere una boccata d’aria, la scrutai nell’azzurro e poi mi rituffai sulle sue labbra tanto invitanti facendo scorrere la lingua sulle sue labbra con il permesso di entrare che lei mi acconsentì e approfondimmo quel bacio.
 
Solo dopo qualche lungo minuto che il fiato di entrambe era al limite ci staccammo facendo rimanere le nostre fronti attaccate.
 
“Ne parleremo quando tornerai.. che ne pensi?”
 
Annuii, sorridemmo entrambe e lei si alzò facendo alzare anche a me.
 
Rientrammo per mano e notammo che molti si erano addormentati in posizioni davvero scomode, come ad esempio Rachel che dormiva con la testa sull’asta del microfono caduta a terra, le gambe sopra una sedia e il busto mezzo appoggiato a terra.
 
Blaine dormiva abbracciato a Kurt che era seduto sul divano.
 
Mike e Tina erano addormentati molto scomodamente sulla poltrona, Mercedes seduta a terra con la testa sulle gambe di Artie che semplicemente si era addormentato a sedere sulla sua sedia a rotelle.
 
Notai Puck che passava con un saccone nero buttando dentro tutto ciò che era da buttare.
 
Con la mano libera raccolsi delle bottiglie di birra vuote e Britt vede lo stesso e ci dirigemmo verso Puck e le buttammo. Lui guardò le nostre mani e sinceramente, almeno io, avevo scordato di avere le dita incrociate con le sue.
 
Alzai gli occhi ridacchiando e poi Brittany guardò l’ora e sbuffò silenziosamente.
 
“Io devo andare.. “
 
“Tranquilla, non ti perdi niente, questa è la parte dove dobbiamo spostare i corpi inanimati dei nostri amici ubriachi per recuperare le bottiglie vuote e cose del genere..” rispose Puck continuando a pulire e io ridacchiai e mi voltai verso Brittany.
 
“Buona notte.. e.. grazie per la chiacchierata.. e la giacca..” mi levai la giacca dalle spalle rendendogliela e lei sorrise infilandosela e si avvicinò a pericolosamente a me. Pensai che mi avrebbe baciato nuovamente e invece mi lasciò un bacio sulla guancia.
 
“Notte San, e buon viaggio.. “ disse per poi alzare la mano a mo’ di saluto verso Puck e uscì.
 
“Hai capito la Loooopeez!” disse Puck ridacchiando e scossi la testa e presi un altri sacchetto aprendolo e cominciandolo a riempire di immondizia.
 
“Chiudi il becco Puck!” dissi ridendo e lui rise a sua volta ma rimase in silenzio.
 




Franci's Corner:

Ed ecco il 4° capitolo. Ho voluto mettere in risalto l'amicizia Pucktana, che personalmente amo come la Sallivera, e ho voluto far avvicinare Santana e Kurt, diciamo che era un capitolo di apssaggio..

Il capitolo scorso non ha riscosso molto successo. Spero che questo lo faccia di più!

baci Fra

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Capitolo 5
*** Halloween, friendship and more ***


Vi comunico che in questo capitolo ho provato una cosa. Spero che vi piaccia comunque.
 
Ci leggiamo giù!
 
 
*****
 
 
“Ehi.. come sta andando, lui come sta?”
 
“Beh, penso di essere ingrassata almeno cinque chili, mia nonna non fa altro che dirmi che sono pelle ed ossa e mi fa mangiare di tutto! Lui sta bene..” dissi stendendomi sul letto appoggiandomi con la schiena alla testiera del letto sentendolo ridere dall’altra parte del telefono.
 
“Allora, cara Lopez, quando torni ti servirà del bel movimento! Ha più chiesto di..” disse ridacchiando.
 
“Puck, sei un idiota! E comunque no.. fortunatamente..” esclamai interrompendolo.
 
“Ma cosa hai capito! Intendevo un po’ di ginnastica, di esercizi!”
 
“Puck!” esclamai indignata.
 
“Okay, mi sto scavando la fossa da solo, intendevo che appena torni potremmo andare in palestra!” disse chiarendosi e ridacchiai giocherellando con il bordo dei pantaloncini.
 
“Quindi.. domani?”
 
“Domani..” risposi sicura.
 
“Hai pensato un po’ a quello che vuoi fare?”
 
“Sinceramente no, pensavo che questa settimana lontano da tutti mi avrebbe aiutato e invece, ho sempre le idee confuse..” sospirai e mi alzai avvicinandomi alla finestra.
 
“Capisco, beh spero che almeno verrai alla festa di Halloween.”
 
“Non lo so, non ho neanche un costume..” risposi appoggiando la testa al vetro freddo della finestra.
 
“E dai! Lo troviamo insieme domani quando ti rapirò per passare un po’ ti tempo insieme!”
 
“Basta che non imbastisci quello spettacolino dell’altra volta! E’ stato divertente ma imbarazzante!” risi e sentii lui fare lo stesso dall’altro capo del telefono.
 
“Okay, anche perché ho già in mente come farti vestire.. vedo un vestito di pelle nera attillato, delle orecchiette da gatto e uno spacco sul petto che mostra una delle tue tante e belle qualità!”
 
“Puuuck! Lo hai già comprato non è vero?”
 
“E dai! E’ un piccolo regalo, ti pregooo!”
 
“Un regalo per me o per te?”
 
“Per me ovviamente! E tutti quelli che ti vedranno, senza contare che la biondina cadrà ai tuoi piedi!”
 
“Non so nemmeno se è quello che voglio!”
 
“Tu pensaci su, alla fine non c’è niente di male a vestirti da Catwoman!”
 
“Perché penso che tu abbia il costume da Batman?” chiesi giocherellando con i miei capelli.
 
“Perché sei una persona inquietantemente perspicace!”
 
“E Sam da Robin vero?”
 
Lo sentii ridere al telefono e risi a mia volta.
 
“E dai, saremo una bella famiglia!” esclamò e sbuffai.
 
“Accetto solo se c’è il frustino come gadget!”
 
“Sapevo che saresti stata dei nostri!”
 
Risi di gusto e tornai verso il letto sedendomi su di esso.
 
Sentii bussare alla porta e alzai lo sguardo sul legno bianco appena colpito.
 
“Ehi Noah, ci sentiamo domani quando arrivo okay? Buona notte!”
 
“Okay notte.. e salutamelo..” rispose lui e riattaccai.
 
“Avanti..” sussurrai riposando il telefono sul comodino.
 
“Ehi Mija.. Saluda a tu abuela que son buenos para ir, el viaje es largo.(Saluta la nonna che stiamo per partire, il viaggio è lungo.)” Disse mia madre affacciandosi alla porta e annuii.
 
“Va bien mamita. Hago ahora.(Va bene mamma, vado subito.)” Le risposi alzandomi dal letto e prendendo la valigia passandola a mio padre che si era affacciato alla porta.
 
Uscii dalla stanza e bussai a quella di fronte.
 
“Santana..” disse mentre entrai e sorrisi. La vidi seduta davanti alla macchina da cucire mentre cuciva un paio di piccoli pantaloni.
 
“Hola abuela, nos vemos el próximo mes. (Ciao nonna, ci vediamo il prossimo mese)”
 
“Bueno cariño, sé que no puedo esperar.( Va bene tesoro, non vedo l’ora)”
 
“Me siento tener que dejar a tu, abuela.( Mi dispiace lasciarti, nonna)”
 
“No te preocupes, Santiago me hace compañía siempre!( Non preoccuparti, Santiago mi fa sempre compagnia!)”
 
Sorrisi e mi avvicinai a stringerla.
 
“Gracias abuela, te quiero!”
 
“Te quiero yo también, Santana. ¡Buen viaje!” disse mia nonna stringendomi a sua volta. Mi staccai e sorrisi.
 
“Posso andare a salutare Santiago prima di andare?” chiesi e lei socchiuse gli occhi in due piccole fessure squadrandomi.
 
“Santana, in questa casa si parla spagnolo!”
 
“Lo siento. ¿Puedo ir a saludar a Santiago antes de irte?” chiesi nuovamente e lei annuì.
 
“Por supuesto que puedes, sabes. (Certo che puoi, lo sai.)”
 
Le diedi un bacio sulla guancia e uscii dalla stanza sorridendo e aprii quella di fianco che rivelava un bambino seduto a giocare con delle costruzioni.
 
Il bambino aveva dei folti capelli neri, lineamenti ispanici, occhi neri e profondi proprio come i miei. Era quasi come vedere il mio riflesso.
 
“Ehi amore!” esclamai e lui si voltò a guardarmi e si alzò di scatto raggiungendomi e allungando le braccia per essere preso in braccio. Cosa che feci subito e lo baciai sulla fronte.
 
“Ti sono venuta a salutare, devo andare!” dissi sorridendo leggermente triste.
 
“Va bien. Ma se la abuela ti sente parlar in inglese rischi di prendere una punizione!” disse leggermente preoccupato del fatto che anche lui in quel momento lo stesse parlando.
 
“No te preocupes! La nonna non ci sente! E’ sorda come una campana quando accende la macchina da cucire!” dissi ridacchiando facendo ridere anche Santiago.
 
“Tornerai a trovarmi presto vero?”
 
Abbozzai un sorriso triste e annuii.
 
“Certo amore! Ogni mese, lo sai! Ricordi il calendario che ti ho portato due mesi fa per segnare i giorni in cui vengo qui?”
 
Il bambino annuì e si mosse per farsi lasciare a terra e lo feci. Lui corse velocemente verso una scrivania troppo alta per lui e afferrò un blocco di fogli e lo portò a me. Sorrisi vedendo la foto che faceva da sfondo al calendario.
 
Era un calendario personalizzato che avevo fatto stampare con dietro la nostra foto.
 
“Ecco guarda qui, conta trenta giorni..” gli dissi e lui lentamente cominciò a contare i giorni indicandoli con la manina mentre io mi piegavo alla sua altezza.
 
“28, 29, 30..” disse fermandosi su un giorno.
 
“Ecco, qui io tornerò a trovarti! Sei contento?” chiesi alzandomi nuovamente in piedi.
 
Lui sbuffò.
 
“Ma sono un sacco di giorni…”
 
“Naa! Dai che domai l’altro è Halloween e ti travestirai con i vestiti che ti ho comprato e uscirai con i tuoi amici e andrai a fare dolcetto o scherzetto e poi andrai alla festicciola che ha organizzato Carlos! Poi la prossima settimana andari allo zoo con la nonna e la prossima ancora vai in gita con la scuola.. vedrai che passerà velocemente il tempo!” dissi sorridendo cercando di trattenere le lacrime che però lui notò e allungò la manina verso il mio volto accarezzandomi. Sorrisi socchiudendo gli occhi a quel tocco.
 
In quel momento sentii bussare e sbuffai.
 
“Ciao Santi.. ti prometto che ti chiamerò tutte le sere per darti la buonanotte, okay? Te quiero amore..” dissi abbracciandolo lasciando che delle lacrime silenziose rigassero il mio volto.
 
“Yo también, mami..” disse lui stringendosi a me con più forza e chiusi gli occhi cercando di fermare le lacrime che ormai invadevano il mio viso.
 
Mi staccai tirando su con il naso.

“Ricorda alla nonna di mandarmi la foto del costume!” gli dissi cercando di sorridere tra le lacrime.
 
“Okay..” disse lui e poi mi avviai verso la porta aprendola e mi voltai nuovamente verso di lui.
 
“Ciao amore..”
 
“Ciao mami..”
 
E prima che lo riprendessi tra le mie braccia senza lasciarlo mai andare uscii dalla stanza trovando le braccia di mia madre ad aspettarmi.
 
A quel punto non riuscii più a trattenermi e scoppiai a piangere, un pianto silenzioso, ma pur sempre pieno di dolore.
 
“E’ sempre più difficile lasciarlo..” sussurrai.
 
“Lo so amore.. ma è la cosa migliore.. prendesti la decisione migliore a suo tempo.” Mi sussurrò lei accarezzandomi.
 
“Lo so.. ma è terribilmente doloroso..”
 
“Shh.. va tutto bene..” disse mentre continuava ad accarezzarmi, in quel momento arrivò anche mio padre e mi accarezzò la testa.
 
“Dai amore, andiamo.. si sistemerà tutto molto presto, te lo prometto. Sei stata davvero altruista ed intelligente. Sei stata fantastica e una mamma grandiosa. Non mollare adesso. Fallo per lui, se ti vede mollare.. mollerà anche lui..” disse mio padre abbracciandomi a sua volta con mia madre.
 
Annuii e tirai su col naso e mi staccai asciugandomi una lacrima.
 
“Okay, andiamo..” dissi e mia madre mi prese per mano e uscimmo da quella casa.
 
Un piede avanti all’altro e non girarti. Un piede davanti all’altro e non girarti.
 
Questo era il mio mantra ogni volta che uscivo da quella casa per tornare a Lima.
 
Sospirai e entrai in macchina. Mi aspettavano quattro lunghe ore di viaggio.
 
*****
 
“Puckermaan!” urlai ridendo per poi spingerlo.
 
“E daii ma che ti costa me lo spieghi?”
 
“Puck, passi il vestitino da gatta..”
 
“Catwoman” mi corresse lui.

“Okay, Catwoman, passi la maschera, passi che arriverò a braccetto con Batman e il suo elfo gay interpretato da salamandra, ma non mi farai mettere quel perizoma commestibile!”  dissi facendo una faccia schifata indicandolo e poi uscii dal negozio. Lui ridendo mise apposto l’intimo e mi seguii a corsa.
 
“Dai stavo scherzando Sannie..” mi disse ridendo parandosi difronte a me guardandomi e io voltai il viso distogliendo lo sguardo.
 
“Ehi.. va tutto bene?” mi chiese facendosi serio e cercando il mio sguardo che continuava a scappare.
 
“Si..” dissi semplicemente e lui sospirò.
 
“Andiamo dai, ne parliamo in macchina..” mi disse abbracciandomi e portandomi verso l’uscita del centro commerciale.
 
Arrivammo alla macchina. Mi aprì lo sportello e entrai e poi lui fece il giro entrando a sua volta.
 
Rimase in silenzio a guardarmi mentre io fissavo fuori dal finestrino.
 
Dopo almeno cinque minuti di totale silenzio decisi che forse era meglio parlare.
 
“Ogni volta diventa più difficile lasciarlo li..” sussurrai. Ma il silenzio in macchina era tale che fui sicura che li lo sentì.
 
Sospirò e annuì.
 
“Lo so, ma è ciò che è meglio per lui, giusto?” mi chiese e io annuii tirando su con il naso lasciando cadere le prime lacrime.
 
“Gli ho fatto una foto.. per fartelo vedere..” dissi prendendo il telefono e passandoglielo.
 
“Wow..” sussurrò prendendo il telefono. Vidi le mani tremargli e gli occhi diventargli lucidi.
 
“E’.. dio.. è..” balbettò per poi portarsi una mano sugli occhi e singhiozzare.
 
Rimasi in silenzio con un leggero sorriso sul volto lasciandolo sfogare e poi si voltò verso di me.
 
“Ha la mia mandibola, certo, è la tua fotocopia, ma il mio tocco si vede!” disse cercando di riprendersi e ridacchiando mentre si asciugava le lacrime con la mano.
 
“Beh, direi che ha preso il meglio di entrambi, infatti fortunatamente ha preso l’intelligenza da me! Beh forse è la mia abuela che lo tartassa ma a 3 anni e mezzo sa leggere e contare fino a poco più di trenta. Numero che gli serve per sapere quando lo vado a trovare..” dissi per poi calare in un attimo di tristezza.
 
“Dio, è fantastico San, vorrei conoscerlo..” disse sovrappensiero guardando la foto e mi schiarii la voce smettendo si sorridere sedendomi composta come se stessi seduta su degli spilli.
 
“Scusa.. io.. non stavo pensando..” disse scusandosi.
 
Scossi la testa.
 
“Non preoccuparti..”
 
Rimanemmo ancora in silenzio e dopo qualche minuto lui si inviò la foto al suo telefono rendendomi il mio e mise in moto.
*****
 
“Festa al lago il 31 ottobre? La gente è pazza!” esclamai rabbrividendo nel mio vestito da catwoman.
 
“Ma dai, non lamentarti! C’è apposta l’alcool per riscaldarsi!” disse Puck.
 
“Facile per te! Hai il mantello! Mi hai fatto vestire mezza nuda! E mi fa freddo alle tette!” sbofonchiai coprendomi con le mani.
 
Sam rise e gli scoccai un’occhiataccia.
 
“Non ridere elfo gay! Ne ho anche per te!” dissi e lui roteò gli occhi.
 
“Dio San, quando torni da essere stata da tua nonna sei sempre insopportabile.. vado a prendermi da bere..” disse allontanandosi.
 
“Se avremo bisogno di te ti manderemo il Trouty segnale.. non preoccuparti..” gli risposi mentre si allontanava e scossi la testa voltandomi verso Puck che mi guardava sottecchi.
 
“Ohh avanti.. io stavo scherzando, è lui che non ha senso dell’umorismo..”
 
“Andiamo a prendere da bere, vai..” rispose lui prendendomi per mano dirigendoci verso il chiosco costruito per l’occasione.
 
Il lago era stato davvero organizzato bene. Le casse erano state disposte in modo da fare una specie di confine lungo almeno cento metri. Le luci intermittenti illuminavano tutta la parte ed erano stati montati due piccoli chioschi e uno più grande nel centro.
 
Ci dirigemmo a quelli più piccoli perché erano meno affollati.
 
“Un negroni e..”
 
“Fai due!” dissi al barman e annuì cominciando a prepararci i drink.
 
“Negroni? Seriamente? Non dovresti cominciare con qualcosa di più leggero?”
 
“Noah, non stasera.. “ lo liquidai prendendo il mio bicchiere appena riempito prendendone un lungo sorso e facendo una smorfia di disgusto.
 
Non mi piaceva affatto, ma era uno degli alcolici che ti facevano più effetto, e io avevo bisogno di ubriacarmi e sballarmi.
 
La musica non era male.
 
Mi guardai intorno cercando qualcuno che conoscessi e che riconoscessi.
 
Non riuscii ad identificare nessuno ma decisi di buttarmi nel mezzo a ballare.
 
Presi un bel respiro e buttai giù tutto d’un fiato il liquido contenuto nel mio bicchiere e scossi la testa per cercare di riprendermi.
 
Mi salì subito un urto di vomito ma riuscii a contenermi. Noah vide la scena così subito si avvicinò.
 
“Ehi San, stai bene?”
 
“Si, bel moicano! Andiamo a ballare!” dissi prendendolo per il colletto della tuta di batman.
 
Lasciai il bicchiere a un ragazzo battendogli sulla testa dicendo “Bravo ragazzo” e mi addentrai dove la gente era ammassata a ballare.
 
Cominciai a ballare spensierata mentre tutti i ragazzi intorno a me mi prestavano attenzioni.
 
In poco tempo in molti provarono ad allungare le mani e Puck subito difese il mio onore spingendoli.
 
Ridacchiai prendendo Puck per la cintura portandolo a me.
 
Mi voltai di spalle cominciando a strusciare il mio sedere contro le sue gambe e la sua mascolinità, portando le braccia all’indietro aggrappandomi al suo collo.
 
Lui rimase immobile e solo dopo un po’ portò la mano su mio addome restando comunque immobile. Probabilmente aveva fatto quel gesto come dire: “è la mia ragazza, non ci pensare nemmeno ad avvicinarti.”
 
Improvvisamente mi voltai egli saltai al collo incrociando le gambe intorno alla sua vita e le braccia intorno al suo collo.
 
“Noaaaaah..” dissi e poi rubai il suo bicchiere ancora mezzo pieno bevendolo praticamente tutto per poi versarmene il restante tra i seni portandoli poi contro la sua faccia urlando e agitando il braccio in aria a ritmo di musica.
 
Poi mi staccai rimanendo sempre in collo a lui e portai nuovamente le braccia intorno al suo collo.
 
“Noah, ti voglio.” gli sussurrai all’orecchio con voce sexy.
 
“San, avanti, andiamo a fare una passeggiata che ti riprendi e torniamo alla festa.” Disse lui e io scossi la testa sorridendo maliziosa e mi tuffai sulle sue labbra mordendo il suo labbro inferiore per poi intrufolare la lingua nella sua bocca.
 
Sapevo che Puck non avrebbe resistito ancora molto.
 
Lui mi trovava dannatamente sexy e lo aveva reso chiaro molte volte.
 
Quindi sapevo che tutta quella corazza da gentiluomo che cercava di tenere su con me, sarebbe caduta con quei gesti.
 
Continuai a stuzzicargli le labbra con la lingua per poi portarmi una mano sulla testa e togliermi la maschera da catwoman che mi infastidiva mostrandomi quindi riconoscibile. Mi rituffai sulle labbra di Noah che portò le mani intorno ai miei fianchi e cominciò a camminare fuori dalla folla.
 
“E’ fatta!” pensai. Invece una volta fuori dalla massa lui mi fece scendere prendendomi le mani da dietro il suo collo facendomele sciogliere e abbassandomele.
 
“San..” sussurrò.
 
“Daii Puck, non fare il difficile!” gli dissi ributtando le braccia al suo collo tornando sulle sue labbra ma mi riprese le mani riportandole al suo posto facendo un passo indietro.
 
“No SAN!” disse alzando di più la voce e solo in quel momento mi resi conto di cosa stavo davvero facendo.
 
Arretrai di un passo e mi passai le mani tra i capelli.
 
“S-scusa Noah..” riuscii solo a dire e lui scosse la testa.
 
“Non fa niente, dai andiamo! Torniamo di la..” ma scossi la testa.
 
“Vado a prendere una boccata d’aria..”
 
“Ma siamo all’aria aperta!”
 
“Vado a farmi un giro.. oh guarda c’è Sam,” dissi indicandolo e lui si voltò a guardarlo e annuì.
 
“Okay, chiamami se hai bisogno di qualcosa, e non ti allontanare troppo e..”
 
“Si si, e non accettare caramelle dagli sconosciuti! Vai a divertirti.. ci vediamo tra qualche minuto.” Dissi dandogli una pacca sulla spalla e lo vidi arretrare non molto convinto fino a che Sam non lo chiamò e a quel punto si voltò e andò da Sam che era insieme a altre persone che non mi impegnai a riconoscere.
 
Mi passai una mano sulla fronte e cominciai a camminare sentendo la musica sempre più lontana.
 
I tacchi sulla sabbia mi stavano facendo male alle caviglie così li tolsi lasciandoli non so bene dove e continuai a camminare lasciando anche cadere la maschera.
 
Guardai l’acqua e sorrisi.
 
Avevo voglia di fare un bagno. Così mi levai con difficoltà il costume da CW cadendo a terra e rialzandomi un paio di volte. Una volta levato finalmente il costume cominciai a correre verso l’acqua e mi tuffai.
 
L’impatto con l’acqua ghiacciata era tremendo. Sentivo solo mille spilli che mi pervadevano il corpo levandomi il respiro.
 
Rimasi sotto acqua per non so quanto fino a che non mi sentii tirare fuori dall’acqua.
 
Una volta uscita presi, con grande difficoltà, una boccata d’aria.
 
“Dio santissimo, ma che ti è saltato in mente? Ti potresti prendere un malanno, e solo nelle migliori delle ipotesi, sai ti potresti prendere anche una congestione! Dio!” esclamò trascinandomi a riva facendomi sedere sul mio vestito per non farmi sporcare di sabbia.
 
Alzai lo sguardo e rimasi nuovamente senza fiato.
 
“Dio, sei bellissima, sembri un angelo..” sussurrai e la vidi sorridere.
 
“No, sono cappuccetto rosso, e ti è andata bene, così ho la mantella per coprirti! Pazza di un alcolizzata! Ma quanto hai bevuto?” mi chiese ridendo avvolgendomi del suo mantello.
 
Mi chiesi come mai lei non era bagnata ma poi capii che si era tolta le scarpe arrivando camminando fino a me dato che mi ero tuffata dove l’acqua era bassa e a lei arrivava alle ginocchia.
 
“Ho bevuto solo due negroni..”
 
“Ma sembrano bastati!” rispose lei ridacchiando e risi a mia volta.
 
“Grazie..” le dissi e lei sorrise.
 
Non so se per la sua compagnia o il bagno bello fresco che avevo appena fatto ma mi sentivo lucida come non mai.
 
“Di niente, tu hai salvato me in un paio di occasioni se ricordo bene!” disse ridacchiando facendo sorridere anche me.
 
“Ma tu mi hai salvato la vita!”
 
“Allora sarà la tua principessa azzurra..” disse e ridacchiai.
 
“Mi sta bene!” annuii convinta.
 
“Britt..” la chiamai dopo qualche minuto di silenzio alzando lo sguardo su di lei che era in piedi davanti a me con le mani incrociate sotto il petto, forse per riscaldarsi.
 
“Si?” chiese lei sedendosi poi accanto a me e guardammo entrambe verso il lago dove dietro di esso si potevano notare le luci della città. Rimasi incantata a guardare quello spettacolo ma lei mi riscosse.
 
“Sannie..” mi richiamò e rabbrividii a quel nomignolo.
 
Nomignolo con il quale solo i miei amici e Finn potevano chiamarmi. Ma detto da lei non mi diede fastidio. Anzi. Mi fece uno strano effetto, ma comunque piacevole.
 
“Volevo dirti che, anche se non sono riuscita a chiarirmi le idee in questa settimana, sono riuscita a farlo in questi cinque minuti passati con te.. “ sussurrai e lei si voltò a guardarmi.
 
“E cosa hai deciso?” mi chiese leggermente voltandosi a guardarmi.
 
“Che inizio a crede in un possibile noi.. penso che se siamo così due calamite c’è un motivo. Non riesco a non starti vicina. A sentire questa attrazione assurda per te. Credo che tra me e te, possa nascere qualcosa di stupendo, e non voglio bloccarlo sul nascere..”
 
Lei mi squadrò un secondo e poi sorrise.
 
Quel sorriso mi provocò una scarica di brividi e la vidi avvicinarsi e portò il braccio intorno alle mie spalle stringendomi a se cercando di riscaldarmi.
 
Voltai il mio sguardo su di lei e incrociai le sue iridi azzurre che erano più luminose di qualsiasi cosa al mondo. Era la cosa più bella che avessi mai visto. Ma da ciò che disse sembrò che lei mi leggesse nel pensiero.
 
“San, sei, dio sei bellissima, ogni volta penso: Wow, come può esistere una persona così perfetta? ma poi ti guardo e capisco che è una cosa che è davvero possibile. Basta guardarti. Sei incredibilmente bella. Sei la cosa più bella che abbia mai visto..”
 
Portai una mano ad accarezzarle il volto e lentamente mi avvicinai alle sue labbra con le mie sfiorandole prima con il naso e poi baciandola dolcemente e davvero castamente. Era un bacio pieno di emozioni.
 
Sentivo emozioni che non avevo mai provato, se non solamente con lei. Ma quella notte erano tutte amplificate. Come se la baciassi per la prima volta. Come se le mie labbra avessero toccato le sue per la prima volta.
 
E quando le nostre lingue si sfiorarono dolci ma piene di passione, fu come se si incontrassero per la prima volta.
 
Lei portò le braccia intorno al mio corpo stringendomi a se e portai una mano dietro la sua nuca accarezzandole i capelli approfondendo il bacio con più passione mentre facevo pressione sul suo corpo fino a farla stendere seguendola e stendendomi su di lei portando una mano a contatto con la sabbia vicino alla sua testa per non pesare troppo su quel corpo fantastico che avevo davanti ai miei occhi.
 
Era perfetta e avevo paura di farle male. Mi muovevo su di lei con delicatezza facendo scendere una mano lungo i suoi fianchi per poi intrufolarmi sotto il suo corsetto  stretto riuscendo ad accarezzare solamente una parte di quella pelle che tanto bramavo di mordere e baciare. Le nostre bocche in tutto ciò non si staccarono nemmeno un secondo e lei sciolse la presa intorno al mio collo per accarezzarmi i fianchi già spogli.
 
Mi sedei meglio a cavalcioni su di lei e nello stesso momento lei si tirò a sedere e cominciò a lasciare dei baci intorno alla mia bocca scendendo sulla mandibola arrivando all’orecchio per poi arrivare al collo.
 
Buttai la testa all’indietro lasciando uscire un piccolo gemito di piacere al contatto delle sue labbra contro il mio collo.
 
La sentii scendere ancora nella mia valle dei seni e non riuscii a reprimere un altro gemito quando mi spostò la coppa del reggiseno nero a balconcino che portavo e cominciò a baciarmi il seno per poi serrare le labbra intorno al mio capezzolo.
 
Sentii distintamente la sua mano avviarsi verso la mia intimità che ero certa la stesse aspettando già pronta.
 
Sentii la sua mano accarezzarmi l’interno coscia mentre riportai la testa in avanti per chiederle un bacio che non mi negò.
 
“Dio, mi sa che dovevo dare ragione al Puck sul perizoma commestibile..” sussurrai in un gemito sentendo la sua mano spostarsi sulla mia intimità ancora coperta dalla stoffa bagnata del mio slip.
 
“Come?” chiese lei staccandosi un secondo e la guardai negli occhi e sorrisi.
 
“Niente!” sussurrai  con il fiato corto tuffandomi nuovamente sulle sue labbra provocandole un gemito di approvazione.
 
Lentamente, e non so con quale ben preciso movimento, mi fece stendere e lei si stese al mio fianco su un lato mentre le nostre labbra non si staccavano mai.
 
Le sentii spostare il lembo di stoffa arrivando a contatto con la mia intimità ormai pronta da tempo ad accoglierla.
 
Iniziò a stimolare il mio centro e la sentii sorridere tra le mie labbra per come ero già ridotta.
 
Il fiato cominciò ad essere corto sentendo le sue dita esperte muoversi sul mio clitoride.
 
Mi sentivo ormai prossima all’orgasmo quando sentii una delle sue dita lunghe e affusolate penetrarmi come se fossi fatta di burro.
 
Fu il culmine. Mi staccai di pochi millimetri dalla sua bocca venendo scossa da un urlo di piacere.
 
“Oh dios, Britt-Britt!” esclamai e lei portò anche un altro dito dentro di me facendomi così urlare nuovamente.
 
Lei si rituffò sulle mie labbra con il sorriso e presto fui avvolta da uno dei migliori orgasmi della mia vita.
 
Lei accompagnò la mia discesa al piacere accarezzandomi con l’altra mano i capelli.
 
Tentai di riprendere fiato tra gli spasmi del mio corpo ancora tremante di eccitazione.
 
Lei si staccò, probabilmente intuendo la mia necessità di ossigeno, ma scontrandomi con quei suoi occhi, che ormai amavo, senza pensarci due volte mi rituffai sulle sue labbra facendola stendere sotto di me.
 
Non mi importava di dover riprendere fiato. Non mi importava di niente.
 
Brittany, la donna che ormai bramavo da molti giorni, che avevo sognato qualche notte prima, era sotto a me e la stavo spogliando con quanta più passione avevo pronta a renderle il piacere che lei mi aveva dato.
 
*****
 
Mi rinfilai la tuta di catwoman mentre lei si sistemava la gonna e il corsetto nero.
 
“Mi puoi aiutare?” chiesi tentando di arrivare alla zip del vestito per chiuderlo.
 
Lei annuii e si avvicinò.
 
Chiuse il vestito e mi lasciò un bacio sul collo. Mi voltai buttandole le braccia al collo e lei sorrise portando le mani ai miei fianchi.
 
Le lasciai un leggero bacio sulle labbra.
 
“Mi piace Britt-Britt come nomignolo..” mi disse e io la guardai leggermente confusa.
 
“Mi ci hai chiamato prima..” continuò ma la mia faccia fu ancora più confusa.
 
“Dio! Devo averti fatta davvero impazzire se non te lo ricordi nemmeno. Prima mentre-“
 
“Oooh” la interruppi e ridacchiai lasciandole un altro bacio sulle labbra.
 
“A mia difesa, sei davvero brava!” lei rise  posò la fronte sulla mia.
 
“Beh, anche te.. mi tremano ancora le gambe..” sussurrò lei.
 
“Posso chiederti come hai fatto a trovarmi qua al buio?” le chiesi e lei sorrise.

“Ero con Sam e gli altri. Ti ho visto allontanarti e ho visto che forse non era il caso di lasciarti completamente da sola. Così.. “ alzò le spalle.
 
Sorrisi e poi subito tornai seria.
 
“Hai visto anche..”
 
“te e Puck? Si.. vi abbiamo visti tutti..” disse lei e abbassai lo sguardo.
 
“Ma sei comunque qui davanti a me, sei stata con me dopo quello che hai visto..”
 
“Non stiamo insieme San, per quanto la cosa mi piacerebbe, quindi sei libera di fare ciò che vuoi. E so che probabilmente non eri completamente lucida..” rispose lei.
 
Alzai lentamente gli occhi trovando i suoi ad aspettarmi. Rabbrividii.  Mi facevano quello strano effetto che non riuscivo a esprimere tanto era complesso.
 
“Dove sei stata tutto questo tempo?” le chiesi ridacchiando e rituffandomi sulle sue labbra.
 
Lei rise a sua volta ricambiando il bacio.
 
“Torniamo alla festa che ne pensi?” mi chiese e annuii staccandomi lentamente da lei leccandomi le labbra con il suo buonissimo sapore.
 
Lei incrociò il mignolo col mio e afferrò il mantello. Rimasi un attimo stranita da quel gesto ma in quel momento mi bastava essere a contatto con lei. Mentre camminavamo ritrovai la maschera e i tacchi rimettendoli e arrivammo dove erano tutti.
 
Notai Puck ridere con Sam mentre entrambi bevevano quello che a me sembrava un bicchiere di bourbon.
 
“Ehiii! Eccola la nostra sexy catwoman!” esclamò Puck voltandosi e vedendomi.
 
Sorrisi e mi avvicinai tenendo sempre Britt in quella strana stretta, ma comunque confortevole.
 
“Saaaaantanaaaa!” urlò una super esaltata Berry, non riuscii a capire da cosa era vestita e non glielo chiesi nemmeno.
 
“Hobbit, stai alla larga! Non vorrei che tu mi vomitassi addosso!” le dissi e lei fermò la sua camminata verso di me imbronciandosi ricevendo pacche di consolazione da Tina e Mercedes.
 
Scossi la testa guardandole con faccia disgustata e poi guardai Puck e Sam.
 
“Perché state con loro?” chiesi scettica.
 
Li vidi rimanere un attimo in silenzio a scambiarsi occhiate e poi Sam sbuffò.
 
“Perché Quinn ha deciso di non stare più con noi ma di stare con loro del Glee. Così io l’ho seguita. Finn e Rachel hanno una specie di storia da quanto ho capito..” disse guardandoli mentre pomiciavano come quindicenni, cosa che mi fece davvero rabbrividire.
 
“E tu Puck?” chiesi guardandolo e lui alzò le spalle.
 
“Io sono il tuo migliore amico. Mi stavo solo divertendo con Sam.. ma devi ammettere che sono simpatici. Anche quando abbiamo fatto quella festa ci siamo divertiti, o sbaglio?” chiese lui e sbuffai roteando gli occhi.
 
“Tu più che altro.. che ci fai con…” esclamò Sam lanciando un occhiata alle nostre mani e poi a Brittany.
 
“Sam non ora dai..” disse Puck e lui alzò le spalle.
 
“Era una domanda legittima, dato che mi hai detto che ancora non sapeva cosa voleva, e che quindi non avrebbe dovuto sopportare scene come questa!” rispose Sam verso Puck alterandosi leggermente.
 
“Prima di tutto, Trouty, mi stupisco che tu conosca una parola come legittima o che comunque tu la usi, e secondo, Noah?” chiesi voltandomi verso di lui che fece un passo verso di me.
 
“Ieri Sam mi ha chiamato chiedendomi se avessi preso qualche decisione e se fosse il caso che Quinn venisse qui stasera.. “
 
“Forse è meglio che io vada..” disse la biondina lasciando la mia mano ma prontamente la strinsi ancora di più bloccandola voltandomi verso di lei.
 
“No, Britt.” Soffiai e poi mi voltai verso gli altri.
 
Stavo per parlare quando davanti a me apparve, a braccetto con Mercedes, Quinn.
 
Stava ridendo come una matta stretta a braccetto con Mercedes e poi alzò lo sguardo su di me e la risata di fermò diventando un leggero sorriso e poi un espressione seria.
 
A quella visione strinsi ancora di più la mano di Brittany facendo incrociare le nostre dita in una richiesta di starmi vicina e supportarmi.
 
“Che succede?” chiese sentendo l’aria tesa e voltandosi a guardare Sam e Puck.
 
“Niente, Quinnie.. stavo solo, stavamo parlando dei nostri costumi..” rispose Sam abbassando lo sguardo e Quinn scosse la testa e guardò Puck alzando un sopracciglio incrociando le braccia.
 
“Stavamo solo parlando Quinn, non ti devi preoccupare.” Rispose Puck guardandola negli occhi con aria sicura e lei sbuffò e si voltò verso di me.
 
Vidi che guardò un secondo Brittany e poi le nostre mani per poi portare lo sguardo sorpreso e ferito nel mio.
 
Mi si bloccò il respiro ma sentii Brittany accarezzarmi il dorso della mano con il pollice e mi rilassai un po’.
 
“San, quando, quando potrai.. vorrei poterti parlare. Io e te, da sole. Che ne dici di domani?” lentamente annuii leggermente spaventata da cosa volesse ma pensai  che non mi sarei fatta colpire una seconda volta.
 
Lei sorrise e tornò a braccetto con Mercedes e tornarono a ridere.
 
Aggrottai le sopracciglia e guardai Sam.
 
“Beh, che ne dite di venire a ballare?” chiese e scossi la testa ridendo tra me e me per poi lasciarmi trascinare da Brittany che si era già avviata in mezzo ai ragazzi del glee a ballare con loro ridendo.
 
*****
 
 
 
La guardai ballare con Mike sorridente e bellissima. Ballava divinamente, ogni movimento anche il più piccolo sembrava studiato nei minimi dettagli e notai che con Mike aveva un intesa niente male inventandosi passi a due su tutte le canzoni che sentivano.
 
Mi sentii picchiettare sulla spalla e mi voltai e sorrisi. Presi il bicchiere portomi e tornai al mio meraviglioso panorama.
 
“Allora, c’è qualcosa che vuoi raccontarmi?”
 
“Kurt! Non dirmi che vuoi i particolari. Pensavo tu fossi gay! Un Gay con la G maiuscola!” esclamai ridacchiando bevendo un sorso della birra che il ragazzo mi aveva portato.
 
Stavamo seduti su un tronco a pochi metri da tutti gli altri che stavano ballando.
 
Ci eravamo spostati tutti insieme e avevamo acceso un piccolo falò, Puck, Sam e Finn si erano occupati degli alcolici e Artie dell’impianto stereo da portare.
 
Rachel e Kurt delle tende.
 
Avevo scoperto da non molto che avremmo dormito in spiaggia, o meglio a parlare tutta la notte ma comunque sulla spiaggia.
 
Fortunatamente Puck, anche se non me lo aveva detto, mi aveva portato un cambio, un paio di pantaloni di una tuta e una sua felpa con tanto di cambio di scarpe che una volta avevo lasciato da lui perché me le ero cambiate.
 
Adesso ero seduta su un tronco accanto a Kurt che rideva della mia battuta mentre Mike e Brittany ballavano, Tina, Mercedes e Quinn ridevano, Rachel e Finn pomiciavano e Artie, Sam, Puck e Blaine giocavano a uno dei tanti giochi alcolici che Puck ormai mi aveva insegnato.
 
“Insomma, ero rimasto a te che eri un tantino confusa e poi vi ho viste in quella strana stretta di mignolo.. cosa è successo?”
 
“Potrebbe essere successo che.. io e lei.. che io.. voglia provare a stare con lei!” sussurrai balbettando e lui rise e mi diede una leggera spallata.
 
“Sono contento per voi..”
 
“Grazie Kurt.” Sorrisi al ragazzo per poi vedere arrivare un Blaine barcollante da Kurt e si buttò praticamente su di lui baciandolo con poco pudore.
 
Feci una faccia leggermente schifata e mi alzai.
 
“Trovatevi una tenda!” dissi ridendo e Kurt rise a sua volta alzandosi e aiutando Blaine.
 
“Penso che noi andremo a dormire!” esclamò e io alzai un sopracciglio.
 
“Ah si? Ora si chiama dormire?” risi e Kurt scosse la testa in una risatina prima di scomparire in una tenda.
 
*****
 
 
Ero seduta su un asciugamano in riva al lago guardando l’alba tenendo stretto a me un termos di caffè.
 
Erano andati tutti a letto ed erano forse le 6, non ne ero sicura.
 
Io avevo deciso di non andare, non avevo molto sonno.
 
Brittany aveva cercato di rimanere sveglia con me ma mi era addormentata e così avevo svegliato Puck chiedendogli di portarla in collo senza svegliarla in tenda, cosa che lui dopo essersi lamentato fece.
 
Ero rapita dal colorito del cielo, sembrava proprio il colore degli occhi di Brittany, cosa che mi fece sorridere.
 
“Ehi..” sentii sussurrare e mi riscossi voltandomi di scatto.
 
“Già in piedi?” mi chiese stringendosi nella coperta.
 
“Non sono andata a letto, non ho molto sonno.” Dissi tornando a guardare l’acqua.
 
“Pensierosa?” disse avvicinandosi.
 
“Direi di si..”
 
“Posso?” chiese indicando l’asciugamano e annuii facendole spazio.
 
“Che spettacolo..” sussurrò guardando l’acqua e annuii sorridendo.
 
“Già..”
 
La sentii sbadigliare e senza pensarci le passai il mio termos che lei prese. Bevve un lungo sorso e poi me lo riporse.
 
“Che ne dici di andarci a fare una colazione decente? C’è un bar non molto lontano da qui. Prendiamo la macchina. Così magari possiamo anche parlare..”
 
La scrutai un secondo.

“Che stiamo facendo?” chiesi.
 
“Parlando come le amiche fanno!”
 
“Già ma.. siamo ancora amiche?”
 
“E’ proprio di questo che volevo parlarti, San…tana..” si corresse e si alzò tendendomi la mano.
 
Rimasi un secondo immobile soppesando la proposta ma poi presi la sua mano e mi alzai.
 
In poco temo fummo al bar e ci sedemmo riscaldandoci al calduccio.
 
“Un caffè lungo, un cappuccino, e due brioches.”
 
“Ricordi cosa mangio la mattina?” chiesi guardandola di sottecchi.
 
“Ehi, ci conosciamo da 18 anni. Pensi che me lo scordi nel giro di tre giorni!” ridacchio lei e poco dopo fummo servite.
 
Lei bevve un sorso del suo cappuccino e io mangiai distrattamente la mia brioches scrutandola.
 
“Spiegami qual è il tuo piano Quinn..”
 
“Cosa?” chiese lei pulendosi la bocca con un tovagliolo guardandomi stranita.
 
“Oh avanti. Ti conosco. Tu sei incazzata nera con me, ma il tuo motto è sempre stato tieni stretti gli amici ma più stretti i nemici. E’ esattamente quello che stai facendo non è vero? Fai finta di non essere incazzata, delusa, ferita per potermi ripagare con la stessa moneta più tardi!” dissi illuminandomi e la vidi scuotere il capo sbuffando.
 
“Non fingo niente San. Io sono incazzata! Sono delusa e sono ferita. Io ti amo. Ma hai reso ben chiaro che non provi la stessa cosa per me.”
 
“Ti fermo subito Fabrey.. io ti amo. Solo che è in un modo fraterno. E penso che non avremmo mai dovuto buttarci nella nostra storiella. Ha solo fatto soffrire tante persone. Finn, te me e Puck. Non mi pento di essere stata molto intima con te. Stavo bene ed ero felice. Ma quando ho conosciuto Brittany ho capito che quello che provavo per te era solo un amore.. fraterno. E penso che anche il tuo sia lo stesso. Dio Quinn tu non sei lesbica. Sinceramente non so nemmeno io di esserlo. Ma so per certo che tu non lo sei.”
 
“San, posso parlare senza che tu mi interrompa ogni cinque secondi? Magari capisci il mio punto.  Io ti amo. E forse hai ragione te. Quello che c’è stato è stato bello, straordinario, una delle cose più belle della mia vita. Ma hai anche ragione che non è la vita che voglio. Se non con te. A me non piacciono le donne. Mi piacevi tu ma perché, come hai detto te poco fa siamo come sorelle. Abbiamo condiviso tantissimi tipi di sentimenti, e di momenti. Ma penso che io e te non siamo destinate a stare insieme. Non come te e Brittany. Mi dispiace per averti colpita, e per averti detto quelle cose orribili, mi dispiace così tanto. Eravamo migliori amiche e in queste due settimane ci siamo comportate come sconosciute. E mi ha fatto stare male. E ho capito che voglio tornare a essere la tua migliore amica, la tua confidente. Se.. se per te va bene..”
 
Rimasi a guardarla pe qualche secondo e bevvi un sorso del mio caffè lentamente mentre lei si torturava le mani e poi sorrisi.
 
“Da quando sei diventata così.. così sentimentale e sveglia Quinnie?” chiesi ridendo vendendola alzare lo sguardo e sorridere. Mi alzai e mi tuffai ad abbracciarla.
 
“Mi sei mancata Quinn…”
 
“Anche tu Sannie!” rispose lei. La sentii chiaramente piangere sul mio collo ma la lasciai fare.
 
“Allora.. penso che tu mi debba aggiornare un bel po’!” disse lei staccandosi e asciugandosi le lacrime.
 
Sorrisi.
 
“Da cosa vuoi che parta?”
 
“Mmm è uguale! Voglio sapere tutto! Di te, del piccolo, di Brittany. Giuro che non farò una scenata di gelosia. Voglio starti vicina. E comunque grazie per quello che hai fatto la sera della festa a casa di Rachel..”
 
Sorrisi e poi tornai a sedere al mio posto e bevvi un altro sorso di caffè raccontandole cosa era successo di nuovo in questi giorni e cosa era successo tra me e Brittany, beh a grandi linee. Le avevo raccontato di come mi distruggeva ogni volta dover lasciare Santiago.
 
Si. Lei oltre a Puck e ovviamente la mia famiglia era l’unica a sapere di Santiago.
 
Quando ero rimasta incinta le nostre madri erano ancora legate. Ed ecco perché poi mia madre ha cambiato amicizie. Aveva paura che si scoprisse il mio segreto. E se la mamma di Quinn lo avesse saputo, subito lo avrebbe saputo tutta Lima se non l’intero Ohio.
 
Avevo 15 anni quando rimasi incinta di Santiago, o come mi piace chiamarlo a volte James, giusto per dare fastidio a mia nonna che non vuole che si parli inglese a casa sua.
 
Quando rimasi incinta non volevo darlo via. Lui era mio figlio e non avrei mai sopportato l’idea di non poterlo veder crescere. Ma i miei genitori furono piuttosto convincenti sul fatto che una ragazzina di quindici anni non è in grado di crescere un bambino.
 
Mi dissero che loro mi avrebbero aiutato più che volentieri. Ma avevo 15 anni. Tutta la mia gioventù sarebbe sfumata. Probabilmente avrei dovuto smettere di andare a scuola per stare con lui.
 
Ma comunque non volevo darlo via. Volevo essere sua madre, volevo che lui sapesse che non lo avevo abbandonato.
 
Così dopo una lunga chiacchierata, un quasi litigio con i miei, perché inizialmente volevo tenerlo con me, decisi che se qualcuno doveva crescere Santiago al mio posto, quel qualcuno doveva essere mia nonna.
 
Lei aveva cresciuto anche me quando, i primi anni della mia vita mi aveva cresciuta lei qui a Lima venendo a vivere con noi.
 
Sapevo che i suoi principi erano giusti e erano quelli che avrei insegnato anche io a Santiago, così presi la decisione che lei avrebbe cresciuto Santiago nel Kentucky a Lexington, e che io ogni mese sarei andata a trovarli.
 
I miei sapevano che il figlio era di Puck. Mi ero immaginata uno scenario orribile la prima volta che Puck si presentò a casa mia, ma invece non fu così. Lo accolsero amichevolmente e così era anche ora.
 
Mi riscossi quando Quinn mi posò la sua mano sulla mia.
 
“San?”
 
“Eh come?”
 
“Ho detto che ho chiesto il conto. Ti senti bene?” mi chiese e annuii.
 
“Si.. stavo solo pensando a Santi..” dissi e lei sorrise.
 
“Dai andiamo, ho già pagato!” disse e mi prese per mano uscendo.
 
 
*****
 
“Oddio sul serio??” disse scoppiando a ridere.
 
“Giuro! E’ stato stupendo! Non smettevo più di ridere! E poi tutti stavano a guardarci e a darmi consigli e giudizi! Sembrava davvero una giuria! Avevano anche i cartelloni con i numeri!”
 
Scendemmo di macchina tornando verso le tende mentre lei rideva piegata in due asciugandosi le lacrime mentre anche io ridevo.
 
Attraversammo il breve viottolo.
 
“E’ stato imbarazzante ma tremendamente divertente!” dissi continuando a ridere.
 
“Perché tu non sai cosa ha fatto Sam! “ disse ridendo.
 
“Non volevo alzarmi dal letto e non volevo provarmi i vestiti così lui si è addentrato nel mio armadio e si è provato ogni tipo di vestito del mio repertorio! Ma cosa prende a questi ragazzi? Diventano tutti così effemminati per tirarci su di morale!” scoppiai a ridere immaginandomi Sam con i vestiti a fiori di Quinn e mi appoggiai alla sua spalla ridendo mentre arrivavamo finalmente alle tende.
 
Appena arrivammo ci trovammo tutti in piedi con i telefoni in mano e qualcuno con le lacrime agli occhi.
 
“Che è successo?” chiesi mentre Quinn lentamente rallentava la risata diventando seria e guardando gli altri.
 
“Dove cazzo eravate? Vi stiamo cercando da almeno un ora e mezzo! Vi abbiamo chiamate almeno trecento volte!”
 
“Abbiamo lasciato i cellulari in tenda! Nella mia dormiva Mercedes e non volevo svegliarla e nella sua Brittany e neanche lei voleva svegliarla!” rispose calma Quinn mentre lentamente mi staccavo da lei e notai Brittany a fianco di Puck con sguardo afflitto e il cellulare in mano. Poi mi guardò. Feci un passo verso di lei e corrugai la fronte.
 
“Ragazzi, ma che vi prende? Siamo andate a fare colazione!”
 
“Pensavamo foste scomparse, non rispondevate! Vi sarebbe potuto succedere di tutto!” rispose Puck avanzando.
 
“Noah calmati! Calmatevi tutti non è successo niente!” esclamai.
 
“No non stiamo calmi! Mi hai fatto prendere un colpo San, dio stavo per chiamare la polizia! Non puoi scomparire così, non puoi.. tu.. non-“ Brittany lentamente scoppiò a piangere e rimasi scioccata e immobile guardandola.
 
Quinn mi diede una spinta e mi avvicinai a Brittany e la strinsi a me.
 
“Ehi, ehi.. tranquilla. Sto bene. Mi, mi dispiace di essere sparita così. Non pensavo che vi foste alzati tutti così presto. Non credevo che sarebbe successo tutto questo.. mi dispiace.. ehi.. basta..” le sussurrai mentre lei mi stringeva continuando a piangere.
 
La staccai da me e le presi il volto tra le mani asciugandole le lacrime.
 
“Britt-Britt, scusami, ti prometto che non succederà mai più..” sussurrai prima di baciarla e lei velocemente portò le mani intorno al mio collo stringendomi.
 
Sorrisi nel bacio e poi si staccò tornando ad abbracciarmi.
 
Mi voltai verso Quinn e la vidi sorridermi e poi guardò tutti gli altri.
 
“Voi siete pazzi. Pensate davvero che a me e a Sannie possano farci del male! A me, e a Snixx? Ragazzi datevi una svegliata!” disse ridendo e risi a mia volta stringendo Brittany.
 
Non riuscivo a capire bene la sua reazione.
 
Okay preoccuparsi. Ma mi sembrò un po’ troppo, come dire, esagerata. Ma in quel momento non ebbi la forza ne la voglia di approfondire l’argomento. Volevo solo stringerla a me e rassicurarla.
 
 
 
 
Franci’ Corner:
 
Questa volta ho provato una cosa davvero esagerato forse. Ma mentre scrivevo è venuta già e mi dispiaceva cancellarla.
 
Ecco perché ho pubblicato così tardi. Sono stata giorni a pensare su questa cosa ma alla fine ho pensato di pubblicarla così come era.
 
Anywaaaaay! Volevo chiedervi un parere. Se scrivessi anche dei punti divista diversi da quelli di Santana? Tipo quelli di Britt o di Quinn. Giusto per sapere un po’ meglio la storia di ogni personaggio. Perché mi stanno venendo grandi idee in mente.
 
Fatemi sapere anche cosa pensate di questo capitolo.
 
Grazie mille. Baci Fra.
 
VESTITO DI BRITTANY  http://www.latelanera.com/halloween/normali/sexy-cappuccetto-rosso.jpg
 
VESTITO DI SANTANA:  http://www.giga-shop.com/208195-large/catwoman-style-5-pieces-suits-adult-costume-ktv-night-club-wear-for-partynlo-s91396.jpg
 
VESTITO DI PUCK: http://www.latelanera.com/halloween/normali/costume-uomo-batman.jpg
 
VESTITO DI SAM:  http://files.edock.it/eDockCore/eDockCoreeurobazaronline//Images/888078%20--%20888078%20Robin_R%20(574).jpg

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Capitolo 6
*** Good-bye, Dolores. ***


Okayy! Quindi come già preannunciato da ora in poi ci saranno anche i pensieri di altre persone e non solo di San!
Premetto che questo capitolo è triste. Ma mi serviva per dare la svolta alla storia.
Buona lettura, ci leggiamo giù!

 

*****

 
“Pensate davvero che dovrei andarci? Non penso sia il caso..” dissi giocherellando con la tazza di caffè.
 
“Penso che, se non ci vai è peggio..”
 
Sbuffai.
 
“Usciamo insieme da quanto, meno di una settimana, e già incontrerò i suoi genitori! E’ assurdo!”
 
“Allora, primo tu hai già incontrato mezza famiglia Pierce! E secondo devi andare a casa sua per aiutarla con questa fottuta coreografia che ti ha dato quella pazza della tua coach!” disse Puck alzando le dita.
 
“Potresti decidere di giocare in casa! Letteralmente! Dille di venire qui!”
 
“Certo! E rischiare che incontri i miei genitori! NO WAY FABREY!” esclamai scuotendo la testa e la bionda sbuffò.
 
“Sei la capo cheerleaders, lo fai per la squadra! Lei non ti ha chiesto di incontrare i suoi quindi puoi stare tranquilla!” disse alla fine stancamente stendendosi sul mio letto afferrando un cuscino e abbracciandolo.
 
“Di certo non ti presenterà a i suoi come la sua ragazza dato che non state insieme, e sicuramente sarà più agitata lei di te! Devi andare li e essere sicura di te. Tranquilla e spavalda, non succederà nulla, probabilmente incontrerai i suoi genitori, forse no! Non capisco cosa ti dia così noia nel fatto di incontrarli sinceramente!!” esclamò lei giocherellando con il cuscino.
 
“Ma incontrare i suoi.. fa tanto di.. cosa.. cosa seria..” dissi abbassando poi la testa e Puck sbuffò.
 
“Beh, dato che non è ancora una cosa seria tra voi due, direi che puoi stare tranquilla, no?”
 
“Okay, dios. Siete insopportabili!” dissi ridacchiando.
 
“Siamo insopportabili perché abbiamo ragione!” esclamò Quinn ridendo e alzandosi dal letto dando il cinque a Puck.
 
“Si si.. adesso.. come mi vesto?”

 
“E quiii, Puckzilla vi abbandona!”
 
“Ma come! Ho saputo che ti piace fare shopping e dare giudizi sui vestiti!” rise Quinn e io mi beccai un occhiataccia da Noah.
 
“Glielo hai detto?”
 
“Se non lo avesse saputo da me lo avrebbe visto su youtube.. abbiamo 20.000 visualizzazioni!” dissi ridendo per poi andargli incontro e abbracciarlo.
 
“Ti voglio bene Noah!” ridacchiai e lui sbuffò borbottando qualcosa del tipo: “uno cerca di fare il bravo amico.. e viene deriso”
 
Risi con Quinn che intanto era andata ad aprire il mio armadio.
 
Salutammo Noah e, una volta sole, mi sedei sul letto mentre Quinn cercava di abbinare pantaloni e magliette oppure guardava dei vestiti o jeans. Cose che non avrei mai messo per andare a fare un allenamento. La guardai stranita ma poi la mia mente vagò ad altro.
 
“Quinn, ho bisogno di confidarmi con qualcuno..”
 
“Sono qui apposta Santana!”
 
“E’ ormai da una settimana che penso al perché Brittany abbia avuto quella reazione al lago. Voglio dire, okay la preoccupazione, ma piangeva, era disperata, tremava. Aveva come un attacco di panico.”
 
Lei si bloccò un secondo e posò i vestiti su una sedia e si avvicinò sedendosi accanto a me fissando un punto imprecisato come me.
 
“Non lo so. Effettivamente è strano. Beh magari è una persona molto emotiva..”
 
Scossi la testa.
 
“Ma stare qui a scervellarsi non serve. Adesso devi vestirti e andare che farai tardi!” mi tirò la tuta delle cheerios.
 
“Seriamente? La divisa? E sei stata tutto il tempo a guardare i vestiti…”
 
“Beh, stavo guardando se poteva piacermi qualcosa da chiederti in prestito. Hai comprato altri vestitini!”
 
Scossi la testa ridendo e mi infilai la divisa e poi guardai l’ora.
 
“Mmm, sono le quattro. Devo essere da lei tra mezzora. Direi di avviarmi!”
 
“Ma sta a cinque minuti da qui!” esclamò Quinn ridendo.
 
“Non si sa mai. Magari c’è coda!”
 
“San alle 4 a Lima ti posso assicurare che non c’è coda!”
 
“Beh non puoi saperlo!”
 
“Oh mio dio!”
 
“Cosa?”
 
“Sei agitata!”
 
“Bella scoperta Lucy Q.! Perché pensi che non volessi andarci? Dio ma hai visto come balla! Come pensi che io possa stare li tranquilla a dirle cosa sbaglia quando vorrei saltarle addosso?” esclamai attaccandomi alle spalle di Quinn che piangeva dal ridere.
 
“Saaan! Avanti, puoi trattenerti per due o tre ore! Insomma siete sempre insieme! Consumerete abbastanza no?”
 
“Veramente..”
 
“Oh mio dio! Non l’avete mai fatto?”
 
“Quinn, parlare di queste cose con te, è.. imbarazzante” dissi arrossendo.
 
“Wow! Sono riuscita a fare imbarazzare Santana Bitch Lopez!”
 
“Okay come vuoi. Si lo abbiamo fatto. Una volta. Per halloween. Ma non è più successo perché, beh quando stiamo insieme siamo sempre al parco o, al cinema e…”
 
“Devo ricordarti il nostro episodio al cinema? O quello al parco di Lima nel bel mezzo del pomeriggio? Avanti San. Tu crei sempre situazioni da sesso ovunque tu sia.”
 
“Lo so ma.. non sono riuscita a trovarlo questa volta..” dissi imbarazzata dandole le spalle.
 
“Santo cielo Santana. Ti piace così tanto che non vuoi affrettare le cose vero?”
 
“Cosa? No! E’ assurdo Lucy Q. smettila di dire cazzate!” esclamai indignata mentre lei rideva come una matta e io afferravo la giacca delle cheerios uscendo dalla porta di camera.
 
“Okay San, come vuoi! Ci vediamo più tardi!” disse mentre scendevamo le scale uscendo.
 
Lei si avviò alla sua macchina e io alla mia mettendo in moto.
 
 

*****

 
“Vi prego. Possiamo fingere di essere una famiglia seria per una volta? Per me è importante.” Dissi scrutando mia madre.
 
“La tua amichetta è per caso.. gioca per caso nella tua squadra?” chiese mio fratello mentre giocava all’Xbox.
 
“Pat. Sei rivoltante.” Dissi tirando una pacca sulla nuca a mio fratello.
 
“ E’ solo un amica che mi deve insegnare la coreografia delle cheerios. Abbiamo bisogno di silenzio e di nessuna interruzione. Pensate di poterlo fare?”
 
“Tesoro, stai tranquilla, ti prometto che faremo sentire la tua amica Samara a suo agio.”
 
“Santana, mamma, e no, non ne ho bisogno perché voi non vi farete vedere. Non in queste condizioni!”
 
“Cosa abbiamo di male? Tua sorella è ancora nello spirito di Halloween e noi la sosteniamo solamente!”
 
“Haley ha sei anni mamma. Dovresti smetterla di farle durare le feste mesi e mesi. Anche perché non siamo più in California dove a nessuno frega di nessuno. Siamo in una minuscola cittadina dove tutti parlano. E vedere una donna di quaranta anni, un uomo di quarantadue e una bambina di sei vestiti da ‘La famiglia Adams’ a novembre, ti assicuro, è una cosa tutt’altro che normale. Questa casa è ancora piena di ragnatele finte, è inquietante!”
 
“Da quanto di vergogni di noi?” chiese mia madre levandosi la parrucca nera scrutandomi con sguardo ferito che riuscii a intravedere in quegli occhi uguali ai miei.
 
“No, no mamma. Dio no. Non mi vergogno di voi. Ma vorrei solo che Santana non pensasse che siamo dei pazzi!” dissi dispiaciuta.
 
“Se la tua amica pensa che la tua famiglia sia di pazzi allora non è l’amica giusta per te.” Esclamò mia madre rimettendosi la sua parrucca e avviandosi da mia sorella che giocava con il coltello di gomma.
 
Sbuffai e guardai Patrick.
 
“Non guardare me! Ho provato di tutto anche quando eravamo in California. Mi sono arreso.” Disse spengendo l’Xbox alzandosi tirando una botta a uno dei ragni penzolanti dal soffitto andando a rifugiarsi in camera sua.
 
Roteai gli occhi per poi sentire il campanello.
 
Guardia l’ora. Le 4.30 spaccate.
 
Presi un grosso respiro e mi avviai ad aprire la porta ma non appena arrivai nel corridoio notai mia sorella che ormai aveva già aperto la porta.
 
“Nooo!” urlai correndo verso la porta per poi trovarmi una Santana nella divisa delle cheerios che guardava, leggermente stranita, mia sorella con un sorriso sulle labbra ma velocemente il sorriso sparì e mi guardò semplicemente confusa.
 
“No?” chiese.
 
“Si beh, non deve aprire la porta agli sconosciuti. Anche alla fine eri solo tu, e .. beh.. cioè non volevo sminuire la tua presenza era semplicemente.. io.. oddio..” gemetti imbarazzata ma sentii la sua risata cristallina e alzai lo sguardo su di lei.
 
Era bellissima. I capelli sciolti le ricadevano sulla divisa, ohh, quella divisa.
 
“Tranquilla Britt-Britt. Menomale che ero io. La tua piccola Mercoledì è al sicuro!” disse cercando di fermare la risata.
 
Diedi un occhiata fulminante a mia sorella che sbuffò roteando gli occhi azzurrissimi e andò via.
 
“Scusami, le piace da pazzi halloween e diciamo che lo festeggia quasi per un mese.. scusa.. è imbarazzante..” dissi abbassando gli occhi.
 
“Non direi. Direi che una cosa carina. Tiene a qualcosa e non vuole che finisca. Penso di poterla capire.” Disse semplicemente e sorrisi.
 
“Allora. Mi fai entrare o proviamo sull’uscio?” chiese ridacchiando e mi sentii avvampare.
 
“Si scusa. Entra.” Dissi scostandomi dalla porta facendola entrare.
 
“Andiamo in camera mia..” dissi cercando di evitare l’incontro di mia madre con Santana ma non appena misi il primo piede sullo scalino sentii la voce di colei che mi aveva messo al mondo.
 
“Oh, ciao! Tu devi essere Santana!” disse comparendo dalla cucina.
 
Almeno si era ricordata il suo nome.
 
“Salve signora! Si, è un piacere rivederla!” disse sorridendo educatamente e lei la scrutò un attimo.
 
“Oh, al bar! Qualche settimana fa! Mio figlio ti aveva importunata. Mi dispiace.” Sorrise mia madre tendendole la mano.
 
La latina strinse la mano di mia madre e poi si guardò attorno.
 
“Beh, complimenti per la casa signora..”
 
“Oh chiamami Isabelle, tesoro. Signora mi fa sembrare così vecchia!”
 
“Oh.. si beh Isabelle, hai davvero una casa. E quel costume è davvero fatto bene!” disse ancora educatamente sorridendo e mia madre si allargò in un sorriso.
 
“Beh, non vi trattengo oltre con le mie noiosissime chiacchiere!”
 
“Oh si figuri Isabelle, sono tutt’altro che noiosissime!”
 
Posai lo sguardo su Santana. Non l’avevo mai vista così educata con nessuno.
 
“Oh beh, grazie mille. Ma comunque andate!” disse congedandoci e sorrisi grata a mia madre e poi salimmo in camera mia finendo finalmente in un ambiente sterile dall’halloween che aveva inghiottito e infettato tutto il resto della casa.
 
“Scusa, speravo che almeno quest’anno evitassero di far durare Halloween per settimane..”
 
“E’ una cosa che succede spesso?” chiese ridacchiando.
 
“Oh si. Tutti gli anni per quasi tutte le feste..”
 
Rise ancora posando il cd sulla mia scrivania e levandosi il giacchetto posandolo su una sedia.
 
“La trovo comunque una cosa carina.” Disse semplicemente appoggiandosi alla scrivania incrociando le braccia sotto il seno guardandomi con un mezzo sorriso.
 
Mi avvicinai a lei di qualche passo tenendo una distanza di un metro o forse meno.
 
“Allora.. iniziamo?” chiesi mentre cercavo di non guardare le sue gambe perfette e scoperte.
 
“Prima.. vorrei fare una cosa..” sussurrò lei e si staccò dalla scrivania prendendomi per i fianchi e tirandomi a se.
 
“Non ti ho ancora salutata a modo..” e chiuse le distanze tra di noi.
 
Velocemente portai le braccia intorno al suo collo ricambiando quel bacio.
 
Sentii la sua lingua volersi intrufolare nella mia bocca e non negai il passaggio approfondendo quel bacio che stava diventando come ossigeno.
 
In quel momento sentii la porta spalancarsi.
 
“Ehi Brutta-ny. Mi ha mandato mamma per..” si bloccò.
 
Velocemente sentii il calore del corpo di Santana venire a mancare.
 
“Patrick. Potresti bussare la prossima volta e cominciare a chiamarmi con il mio nome?” dissi sbuffando guardando Santana che teneva la testa bassa riappoggiandosi alla scrivania.
 
“Che voleva mamma?” chiesi voltandomi verso di lui facendo qualche passo guardandolo con sguardo assassino.
 
“Oh.. voleva sapere se più tardi volete qualcosa da mangiare, per merenda, ma vedo che sapete già come passare il tempo nelle pause quindi..”
 
“Pat, smettila!” esclamai arrabbiata e lui rise.
 
“Sapevo che non era una semplice amica! Sorellina sono contento per te. Dopo la Bennett non pensavo ti…”
 
Lo vidi bloccarsi e a mia volta con gli occhi spalancati ero immobile.
 
“Scusa.. io.. scusa Britt.. non volevo parlare di Emma.. io” disse avvicinandosi ma feci un passo indietro.
 
“Va via Patrick. E’ meglio..” sussurrai chiudendo gli occhi e lui lentamente uscì.
 
Sapevo che era dispiaciuto ma spesso parlava senza pensare e, come adesso, mi feriva.
 
Perché doveva tirare fuori Emma?
 
Sapeva cosa avevo passato dopo che lei..
 
Cercai di respirare quando sentii una mano sulla spalla.
 
“Ehi.. tutto bene?” chiese e aprii gli occhi voltandomi annuendo.
 
“Si.. si tranquilla.. meglio metterci a lavoro, eh?” dissi e lei annuì andando a mettere il cd.

 
*****

 
Ero seduta su letto che bevevo dalla mia bottiglietta guardandola provare la coreografia un’ultima volta.
 
Era stata bravissima. L’aveva già imparata e la faceva perfettamente.
 
Ma non potevo non pensare al discorso che aveva fatto suo fratello.
 
Sospirai sentendo il telefono suonare.
 
Lo presi e lessi il numero sullo schermo.
 
Guardai Brittany che aveva appena finito la coreografia.
 
“Devo rispondere, scusami..” dissi semplicemente allontanandomi.
 
“Pronto..”
 
“Mami..”
 
“Ehi amore.. come stai?”
 
“Bene mami, uffi, devo hablar espanol.” Risi.
 
“La abuela è li?”
 
“Es aquì.” Risi ancora.
 
“Allora, come mia mi hai chiamato? Lo sai che ti avrei chiamato stasera io..”
 
“Te echo de menos. Yo quería oír tu voz..” sorrisi.
 
“Amore, anche tu mi manchi da morire. Ma ti ricordi cosa ti ho detto che devi fare quando ti manco? Il cd che ti ho portato serve a questo!” dissi io sussurrando guardandomi intorno.
 
Ero uscita dalla camera e stavo nel corridoio appoggiata al muro con una mano sulla bocca.
 
“Lo so mami, ma la nonna non vuole farmelo sentire perché parli in inglese.” Sussurrò lui e risi immaginandomelo di nascosto a ascoltare il cd o a parlare in inglese con me al telefono.
 
“Ci parlerò io! Non ti preoccupare! Ora amore devo proprio scappare.”
 
“Quando ci sentiremo mami?”
 
“Stasera, come tutte le sere ti chiamo. E ci raccontiamo la giornata, come facciamo sempre, okay?”
 
“Va bene mami. Te quiero, a dopo.” Disse e sorrisi.
 
“Te quiero también amore! A dopo!” sorrisi e aprii la porta rientrando.
 
Quella telefonata mi sembrò così strana. Non capivo come mai mi avesse chiamato, e con il cellulare. Solitamente chiamavano da casa. Scossi la testa impercettibilmente cercando di scacciare l’orribile sensazione che sentivo nello stomaco.
 
“Eccomi, scusami. Dicevamo. La coreografia è perfetta. La fai davvero.. wow.. perfetta.” Sorrisi e lei sorrise a sua volta.
 
“Grazie! Ho avuto una brava insegnante..” disse ridacchiando avvicinandosi a me e legandomi le braccia intorno al collo.
 
“Mmm, sono d’accordo!” dissi ridacchiando mentre lei si avvicinava per baciarmi.
 
Mi lasciai cullare dalle sue labbra mentre mi spingeva verso il letto.
 
Mi stesi e lei si stese su di me accarezzandomi il braccio.
 
Portai una mano sulla sua schiena accarezzandola quando sentimmo bussare.
 
Brittany sbuffò rumorosamente e si staccò di malavoglia stendendosi accanto a me.
 
“Avanti.” Esclamò passandosi le mani sul volto mentre io ridacchiando mi mettevo a sedere.
 
“Salve ragazze! Vi ho portato qualcosa da mangiare.” Esclamò la mamma di Brittany lasciando il vassoio sulla scrivania.
 
“Grazie Isabelle.” Dissi educatamente io.
 
“Già, grazie mille ma’! esclamò Brittany facendomi ridacchiare.
 
“Di nulla! Allora, vi state divertendo?”
 
“Ci stavamo divertendo prim-“ colpii dolcemente Brittany sulla gamba facendola zittire.
 
“Oh si tantissimo Isabelle! Sua figlia è grandiosa! E’ davvero una brava ballerina! Fa sembrare le coreografie della Sylvester davvero semplici, e mi creda, non lo sono. Io stessa ci ho messo almeno tre giorni per impararla e lei in due ora la sa alla perfezione!” elogiai Brittany sorridendo alla madre che sembrava essere tornata a dei vestiti normali.
 
“Sono contenta! Ah Britt tesoro. Pat mi ha chiesto se dopo che Santana va via puoi andare in camera da lui. Vorrebbe parlarti..”
 
“Non ho molta voglia di parlare con lui sinceramente..” rispose la bionda rimanendo distesa sul letto con le mani sulla faccia.
 
“Capisco, tesoro. Ma lui ci tiene davvero.” Provò ancora la donna ma Brittany rimase in silenzio e la donna visibilmente afflitta abbasso la testa.
 
Nella stanza calò il silenzio più imbarazzante al quale avessi mai assistito.
 
“Beh, direi di fare merenda e tornare a provare la seconda coreografia, eh Britt..” dissi alzandomi dal letto avvicinandomi al vassoio e  guardando poi Brittany che però non si era mossa.
 
“Oh Santana, mi chiedevo se volessi rimanere a cena da noi stasera!”
 
“Oh Isabelle, mi dispiace ma stasera non posso. La prossima volta sicuramente, ma ho già una cena obbligatoria!” la donna sorrise e si congedò andando al piano di sotto.
 
Presi un bicchiere di succo di frutta e ne bevvi un sorso.
 
“Ehi, che ti prende?” chiesi appoggiandomi alla scrivania.
 
“Niente, solo un po’ di stanchezza.” Disse alzandosi dal letto e avvicinandosi a me prendendo dal vassoio un biscotto mangiandolo distrattamente.
 
“Sicura?” chiesi avvicinandomi a lei lasciandole un casto bacio sulle labbra e lei annuì.
 
“Si, che ne dici di tornare a provare?”
 
La guardai leggermente stranita ma posai il bicchiere e misi al musica.
 

_______

 
“Mamma, sono a casa.” Dissi togliendomi il giacchetto distrattamente sentendo parlare in spagnolo fitto in cucina.
 
“Ehi..” dissi posandomi allo stipite della porta con la spalla.
 
“Che succede?”
 
Mia madre si voltò asciugandosi una lacrima e scosse la testa.

“Niente..”
 
Alzai un sopracciglio e guardai mio padre con gli occhi lucidi ma non mi rispose fino a che non mi sentii afferrare una gamba.
 
“Chi sono?” sentii chiedere e spalancai gli occhi in quelli di mio padre riconoscendo quella voce.
 
Non poteva essere.
 
Mi voltai di scatto e lo guardai.
 
“Amore!” esclamai abbassandomi prendendolo in braccio.
 
“Mamiiii!” urlò lui stringendomi e io guardai mio padre nuovamente.
 
“Che diavolo sta succedendo?”
 
“E’ successa una cosa alla nonna.” Disse semplicemente e il mondo mi crollò addosso senza che potessi realmente rendermene conto.

 
______

 
Stavo seduta sul divano fissando davanti a me un punto non ben definito.
 
Alla mia sinistra c’era Quinn che mi accarezzava la schiena che si alzò non appena suonò il campanello.
 
“Lui dov’è?”
 
“Puck, la mamma di San l’ha portato al parco..” disse semplicemente la mia amica chiudendo la porta alle spalle di Noah che intanto era entrato in salotto.
 
“San.. mi dispiace..”
 
“Non lo fare Puck..” sussurrai.
 
“Fare cosa?”
 
“Commiserarmi. Non ne ho bisogno.” Risposi senza spostare lo sguardo da quel punto non ben definito che stavo fissando ormai da un ora in silenzio.
 
Si  sedette alla mia destra mentre Quinn riprendeva il suo posto alla mia sinistra.
 
Rimanemmo in silenzio per quasi un ora fino a che non parlai.
 
“Non posso crederci.. io..”
 
“Ti va di spiegarci cosa è successo per bene?”
 
Avevo mandato un messaggio a entrambi con scritto letteralmente: “E’ successo un casino. Santiago è a casa  mia.” E loro si erano precipitati.
 
“Mia.. mia nonna ha avuto un attacco di cuore. Adesso è all’ospedale di mio padre ma mio padre è stato chiaro. Non ci sono molte possibilità che sopravviva. Ha una malformazione cardiaca, penso sia congenita. Nessuno se ne era mai accorto perché quella stupida vecchia era troppo legata alla sua stupida mentalità per dire che stava male o per farsi controllare. E’ una malformazione che non da problemi ma con il fatto che lei abbia avuto un infarto.. il cuore non regge. Dovrebbe aspettare un trapianto, ma è troppo in basso anche se è tra i primi dieci nella lista dei trapianti.
Ma almeno che non muoiono dieci persone stanotte non ce la farà.. e Santiago è qui perché ovviamente non poteva restare nel Kentucky da solo.” Dissi asciugandomi una lacrima mentre Quinn continuava ad accarezzarmi.
 
“Penso che dovresti passare queste ore con tua nonna invece che qui.” Disse Noah alzandosi.
 
“Andiamo, ti accompagno io, ma adesso devi stare vicina a tua nonna, come lei lo è stata con te con Santiago. Gli e lo devi San..”
 
“Vengo con voi..” disse Quinn alzandosi in piedi e aiutandomi ad alzarmi.
 

*****

 
Arrivai a scuola leggermente in anticipo con la mia nuova divisa delle cheerios. Era stranamente emozionante indossare quella divisa.
 
Salutai un paio di persone più il gruppo del glee che si radunava ogni mattina vicino alla choir room prima delle lezioni.
 
Ero ferma con loro quando in lontananza vidi Puck e Quinn parlare animatamente.
 
Puck gesticolava nervoso e Quinn gli puntava il dito contro.
 
Notai che l’unica persona che mancava era Santana così mi avvicinai a i due.
 
“Scusate..” sussurrai e loro smisero di parlare.
 
“Cercavo Santana, sapete dove sia?”
 
“Non c’è..” rispose Puck.
 
“Oh, e quando arriva?”
 
“Oggi non viene. Non si sentiva bene stamani..” disse Quinn.
 
“Ma non ti preoccupare Britt..” continuò la bionda mentre la campanella suonava.
 
“Io e te ne riparliamo dopo..” disse a Puck avviandosi in classe.
 
Puck sbuffò e mi fece un cenno con la testa prima di defilarsi.
 
Non ebbi il tempo nemmeno di pormi domande che venni rapita da Rachel dicendo che eravamo in ritardo per la lezione.
 

*****

 
“Santi, no. Usa la forchetta..” lo ripresi mettendogli nella manina la forchetta.
 
Questo cominciò a mangiare i suoi pancake appena fatti. Mi alzai dallo sgabello della penisola della cucina dove io e Santiago eravamo seduti mentre lui faceva colazione, e mi diressi verso l’acquaio lavando le stoviglie che avevo usato per cucinare i pancake.
 
Ero distrutta. Sia fuori che dentro. Mi ero vista qualche ora prima allo specchio e avevo dovuto coprire il riflesso con la mano per coprire l’orribile immagine di me stessa.
 
Avevo delle profonde occhiaie date dal fatto che avevo pianto tutta la notte senza dormire al capezzale di mia nonna.
 
Ero un casino. Avevo solo voglia di piangere e urlare al mondo il mio dolore ma non potevo, non potevo farmi buttare giù. Adesso Santiago era con me e dovevo essere coraggiosa e forte per lui. Avevo desiderato che fosse con me tutti i giorni da quando era nato, ed era servito che mia nonna morisse perché lui potesse stare a casa con me. Scossi la testa asciugandomi una lacrima che, involontariamente, mi ero lasciata scappare.
 
Mia nonna era tutto per me. Mi aveva cresciuta e aveva cresciuto per tre anni mio figlio. Mi aveva insegnato tutto ciò che sapevo. Era il mio punto di riferimento. Per quanto volessi bene ai miei genitori e per quanto loro fossero grandiosi, ogni volta che avevo un problema chiamavo mia nonna. Lei era la mia ancora di salvezza. Lo era sempre stata. E sapere che adesso mi stava per lasciare per passare a miglior vita, dios… non potevo nemmeno pensarci.
 
Fui riscossa dalla vocina nel mio ometto
 
“Mami..”
 
“Si amore?” continuai a pulire la padella rimanendo di spalle al piccolo ometto.
 
“Dove la abuela?” chiese e mi bloccai lasciando la padella nell’acquaio e prendendo uno straccio asciugandomi le mani e mi voltai.
 
“Nonna, amore, non sta bene. E’ all’ospedale con il nonno che cerca di guarirla e la nonna Maria.”
 
Santiago era cresciuto sentendo me chiamare mia nonna Dolores Lopez nonna. Così anche lui la chiamava nonna. Chiamava anche mia madre nonna. Non gli aveva mai creato molti problemi perché ancora non capiva le relazioni di parentela.
 
A me piaceva che lui chiamasse nonna, Dolores. E anche a mia madre e a mia nonna andava bene.
 
“Sta male?”
 
“Si, la nonna si è fatta male..”
 
“A cosa mami?”
 
“Al cuore amore..”
 
“Ma il nonno riuscirà a farla stare bene? Con me c’è riuscito quando ho avuto la febbre..” disse lui e sorrisi amaramente.
 
“Nonna ha una cosa un po’ più grave, amore.. ecco perché adesso andiamo a farci un bel bagnetto e andiamo a salutarla..”
 
“Perché dove va?” chiese lui leggermente confuso mentre io lo prendevo in braccio e salivo al piano di sopra  dirigendomi in bagno.
 
“Ti ricordi Bambi? Ti ricordi cosa succede alla mamma di Bambi?” chiesi trattenendo le lacrime mentre aprivo la porta del bagno.
 
Lo lasciai a terra e aprii l’acqua della vasca.
 
Lui annuii.
 
“Si.. la mamma viene sparata dal cacciatore..”
 
“Si dice: il cacciatore spara alla mamma. Non la mamma viene sparata. Ma comunque si..”
 
“Hanno sparato a abuela??” chiese lui e scossi al testa inginocchiandomi davanti a lui levandogli il pigiamino.
 
“No amore. Ma nonna adesso andrà dove è andata la mamma di Bambi..”
 
“In cielo?” chiese lui mentre notai come il suo labbro inferiore iniziava a tremare.
 
In poco scoppiò a piangere e lo strinsi forte a me.
 
“Andrà tutto bene amore. La nonna andrà a stare meglio, e noi staremo bene. Vedrai..” dissi cercando di non farmi scappare le lacrime che pizzicavano per uscire.
 
“Adesso ci facciamo il bagno e poi andiamo a salutare la nonna.” Dissi staccandomi e finendo di spogliarlo.
 
Era così piccolo. Non sopportavo l’idea che venisse già a conoscenza della tristezza e della morte. Ma non potevo neanche tenerlo all’oscuro di tutto. Era pur sempre la donna che in questi tre anni lo ha cresciuto. La donna che lui vedeva tutti i giorni della sua vita.
 
E poi non mi andava di trattare Santiago come uno stupido. Era un bambino, vero. Ma mi piaceva il fatto che potessi essere sempre sincera con lui. Mai una bugia gli avevo raccontato.
 
E decisi che mai, mai gli e l’avrei raccontata.
 
Infatti presi la decisione che dovevo essere onesta anche con mia nonna.
 
Almeno prima che morisse. Le volevo dire dei miei gusti sessuali. Forse non era la cosa più importante per me. Ma lei con me è sempre stata schietta e sincera, e lo volevo essere anche io fino alla fine.

_______

 
 
Bussai delicatamente alla porta.
 
Un flebile e febbrile avanti ci invitò ad entrare.
 
Strinsi la manina di Santiago e entrammo.
 
“San..” sorrise lei guardandoci entrambi.
 
Lasciai la mano di Santi che corse verso il letto cominciando a piangere.
 
Rimasi a pochi passi dal letto guardando Santiago salire sul letto.
 
Mia nonna cercò di aiutarlo come meglio poteva e alla fine lui si sedette accanto a lei e la strinse forte a se.
 
“Non voglio che tu vada in cielo nonna..” disse tra i singhiozzi e mia nonna alzò lo sguardo su di me per poi riportarlo su Santiago.
 
“Tesoro, la nonna starà bene. Ti guarderò sempre. E ogni volta che ti manco basta che tu guardi il cielo. Che sia giorno o notte. Che ci sia il sole o piova. Io ti guarderò sempre..” il piccolo annuì per poi nascondere la testa nell’incavo del collo di mia nonna e alzai lo sguardo tentando di trattenere le lacrime asciugandone una che non ero riuscita a contenere.
 
Si sforzava a parlare ma la vidi che tentava di essere forte davanti al piccolo.
 
Lei era una donna forte. Non si era mai presa neanche un fottutissimo raffreddore e adesso era.. era li, in quel letto aspettando di morire con quella stupida macchina attaccata che non faceva altro che fare un noiosissimo bip costante. Ma ringraziai che fosse costante anche se in definitiva era una strana macchina che mio padre le aveva messo per farle battere il cuore regolarmente ma mi aveva avvisata che era una proceduta provvisoria e che l’inevitabile sarebbe comunque successo. Era un operazione che ti faceva guadagnare al massimo due giorni giusto per avere il tempo di avere un cuore. E lei sicuramente, non lo avrebbe avuto. Se fosse stato possibile le avrei dato il mio. E questo era il secondo giorno, secondo il quale, quel cuore malformato si sarebbe fermato per sempre.
 
Passarono almeno dieci o quindici minuti dove Dolores riuscì a far smettere di piangere Santiago e addirittura farlo ridere.
 
Fino a che non arrivò mio padre, anche lui visibilmente distrutto.
 
Dopo tutto era sua madre.
 
“Papà.. puoi portare Santiago a fare un giro? Vorrei parlare con la nonna da sola..” lui annuì e prese Santiago in braccio.
 
“Andiamo a giocare con le penne dell’ufficio.” Disse e poi mi guardò prima di uscire. “Dieci minuti Santana..”
 
Annuii e chiusi la porta e mi voltai verso la nonna.
 
Lei mi sorrise.
 
“Allora, che mi volevi dire?”
 
“Nonna Santiago è andato. Non sforzarti di sembrare forte.. so che ti stanca ancora di più..” dissi avvicinandomi e sedendomi sul letto.
 
Lei sorrise e scosse debolmente la testa.
 
“Okay.. San.. hai. Hai raccontato a Santi che.. che sto per morire??” chiese rilassandosi.
 
Annuii.
 
“Sai, una donna, una grande donna,  mi ha sempre insegnato a essere sinceri e schietti. E lui non fa certo eccezione. Gli ho fatto l’esempio della madre di bambi..” dissi abbassando lo sguardo ma lei posò la mano sulla mia.
 
“Ti vedo pensierosa, dimmi..”
 
“Tu.. tu sei il mio idolo. Sei il mio punto di riferimento. Sei la mia ancora di salvezza. Sei stata la confidente migliore di quanto possa mai esserlo nessun’altro. E l’unica cosa che possa fare adesso è essere sincera con te. Io..” tentennai.
 
“Santana, non ho molte energie per invogliarti a parlare. Lo sai che con me puoi parlare di tutto..”
 
Annuii sorridendo.
 
“Ho iniziato a capire che.. non sono gli uomini quelli che mi interessano.. ma le donne. E io so di essere una delusione ma ti prego, ti prego non odiarmi.. sono un disastro..” sussurrai asciugandomi una lacrima
 
“Santana, tu non sarai mai una delusione. Guarda cosa hai fato. Santiago. Lui è perfetto. Come può un disastro fare una cosa così stupenda se non è anche lui stupendo a sua volta? Non potrò mai odiarti…  mai giudicarti. Ti ho cresciuta, ti ho insegnato tutto quello che sapevo sulla vita. E questo, il fatto che tu ami le donne invece che gli uomini, non significa niente. Io ti amerò sempre e comunque. Sei sempre la stessa persona che ho cresciuto. E adesso diventerai una donna e crescerai Santiago. Sei una madre perfetta. Gli hai parlato della morte senza nascondergli che è dolorosa ma hai comunque attenuato la cosa facendogli un esempio. Non potrai mai deludermi tesoro mio. E non ti potrò mai odiare. Ti amerò per sempre.. “ si sistemò sul letto e sorrisi scoppiando a piangere abbracciandola e lei mi strinse a se.
 
Rimanemmo abbracciate per qualche minuto quando mi staccai.
 
“Devo essere sincera, non ho ancora capito se le sono davvero le donne che mi interessano ma..”
 
“C’è una bella ragazza?” chiese.

“Si.. Brittany, ed è fantastica. Con lei sto benissimo. Non riesco a stare senza di lei. La conosco da poco ma è come se la conoscessi da sempre, sai?”
 
Lei annuì.

“Era lo stesso per me con tuo nonno. Me ne innamorai la prima volta che lo vidi. E capii che era la persona, la mia persona.. non mi importa che la tua persona sia una donna o un uomo.. voglio solo che tu sia felice..”
 
Sorrisi ma non potei non pensare al fatto che la straordinaria donna davanti a me stava per andarsene per sempre. Scoppiai in un pianto abbracciandola.
 
“Mi mancherai nonna.. non.. posso farcela senza di te.. dio. Io..” balbettai tra i singhiozzi.
 
Le semplicemente mi strinse accarezzandomi i capelli e con tanta semplicità mi sussurrò: “Ce la farai. La donna che ho cresciuto io è una donna forte e piena di risorse. Vedrai che starai bene. Non voglio che tu sia triste.”
 
Mi levai le scarpe e mi stesi accanto a lei nascondendo la testa nell’incavo del suo collo, proprio come aveva fatto poco prima Santiago.
 
 

*****

 
“Quinn, vuoi spiegarmi cosa sta succedendo tra te e Puck?” mi voltai di scatto chiudendo il mio armadietto.
 
“C-cosa?”
 
“Oh non fare la finta tonta. Vi ho visto oggi in corridoio. Parlate fitto fitto e la cosa non mi piace. Mi puzza di bruciato..”
 
“Sam, ti prego..”
 
“No Quinn. Pensavo che tra me e te stesse nascendo qualcosa. Dopo tutto quello che è successo. Dopo.. dopo il bacio.. pensavo che..”
 
“Sam, oddio fermati. Tra me e Puck non c’è niente, parlavamo di una cosa importante ma non c’è niente. Mi piaci Sam. Sei stato tu a farmi capire che in realtà Santana la amavo come una amica. Sei tu che mi hai aiutato a capire che dovevo tornare ad essere sua amica e chiederle scusa, e sei sempre tu che in questo momento mi ha rapito il cuore. E’ vero, c’è stato solo un bacio, e anche molto goffo, ma ero anche ubriaca e avevo appena smesso di vomitare dopo la festa a casa Berry, ma comunque vale qualcosa per me. Lo vedo come un punto di partenza.. quindi, mi chiedevo, quando ti deciderai a invitarmi ad uscire una volta per tutte senza girare intorno alle proposte finendo per invitare mezzo glee..”
 
Ero un mito a cambiare argomento. Vero era che tutto quello che avevo detto a Sam lo credevo davvero.
 
Lo vidi sorridere.
 
“Avevo paura che dicessi di no..  come hai detto te eri ubriaca e.. va bene.. vuoi uscire con me venerdì sera?”
 
Sorrisi e poi mi ricordai che verdì Santana mi aveva chiesto di andare da lei per farle compagnia insieme a Santiago mentre i suoi genitori andavano a casa di sua nonna per venderla.
 
“No..” esclamai.
 
Lui ridacchiò.
 
“No?” disse ridacchiando ma io rimasi seria e lui tornò serio a sua volta.
 
“NO?” richiese.
 
“Scusa ma.. ho presso a San che sarei stata da lei..”
 
“Okay, allora sabato?”
 
Sorrisi.
 
“Ne sarei onorata!”
 
In quel momento il telefono squillò. Sbuffai per poi leggere il mittente.
 
Sannie: E’ morta.
 
Questo era semplicemente quello che c’era scritto.
 
Fredde e dure, nero su bianco. Quelle parole erano dure e piene di sofferenza, lo sapevo.
 
Guardai Sam.
 
“Io devo andare.. ci vediamo domani..” lo salutai velocemente cominciando a correre verso l’uscita quando trovai anche Puck correre.
 
“Lo ha inviato anche a te?”
 
Lui annuì e uscimmo velocemente salendo in macchina e sfrecciando verso casa di Santana.
 

*****

 
Stavo giocando nel salotto con Santiago quando sentii suonare.
 
Mi alzai guardando tutto il tempo Santi fino a che non arrivai alla porta.
 
Aprii e subito fui accolta da un abbraccio di Quinn e di Noah.
 
Rimasi immobile fino a che non si staccarono e chiusi la porta.
 
“E’ di la?” chiese Puck e annuii.
 
“Sei sicura San?” chiese ancora.
 
“Si Noah. E’ giusto che lo sappia.”
 
Avevamo deciso che appena Noah avesse visto Santiago gli avrei detto la verità. Che quel bel ragazzone con quella strana acconciatura era sua padre.
 
E ero sicura ora più che mai di continuare con la strada della verità.
 
“Ehi.. piccolo! Io sono Zia Quinnie! Ciao!” disse Quinn andando in salotto e il piccolo mi guardò e gli sorrisi dolcemente così si lasciò prendere in braccio dalla bionda.
 
Noah si affacciò e per poco non svenne. Si appoggiò allo stipite della porta.
 
“Noah, sta tranquillo. Va tutto bene, è tuo figlio.. vai a salutarlo..” gli sussurrai mentre Santiago e Quinn già facevano amicizia.
 
“Ehi amore.. la mami vuole farti conoscere una persona..” gli tesi le mani e subito si tuffò verso di me.
 
“Chi è mami?”
 
“E’.. il tuo papà.. Noah..” dissi guardando Puck.
 
Questo si avvicinò con la mano tremante e gli accarezzò la testolina.
 
“Ehi, ciao Santiago.. sono il tuo papà..”
 
Lui lo squadrò per un attimo.
 
“Hai degli strani capelli…”
 
“Li vuoi toccare?”
 
Spalancai gli occhi.
 
Puck non faceva toccare i capelli a nessuno. Nemmeno a me. A meno che non fossimo in quel tipo di intimità, ma quel tipo di intimità la avemmo avuta solo una volta.
 
La volta che fu concepito Santiago.
 
Fu la prima vera volta che io e Noah facemmo l’amore.
 
Lui mi disse che voleva fare sul serio e che pensava che si stava innamorando.
 
Il piccolo Santiago si mosse tra le mie braccia sporgendosi verso Puck che lo prese.
 
Abbassò la testa e questo iniziò a toccare la sua cresta.
 
Guardai Quinn e sorrisi mentre una lacrima mi rigava il volto.
 
Era bello vedere finalmente Noah e Santiago insieme.
 
Quinn mi abbracciò e ricambiai l’abbraccio.
 
“Come stai?” mi sussurrò.
 
“Sono, sono vuota.. ma le ho promesso che non mi sarei fatta prendere dalla tristezza. E non lo farò.”
 
“Sembra la coda di uno scoiattolo..” esclamò Santiago.
 
Mi staccai da Quinn ridendo  come gli altri due.
 
Ebbene si, anche Puck stava ridendo. Di solito se prendevi in giro la sua cresta rischiavi la vita.
 
Decisi di lasciare un po’ da soli Puck e Santiago e decisi di andare in cucina con Quinn a preparare il pranzo per Santi.
 
 
“Allora, come sta Santiago? E’ stupendo comunque..”
 
“Beh, non sa che dovrebbe stare male, è un bambino e anche se gli ho spiegato cosa è a grandi linee la morte lui non la conosce. E alla fine sono grata della sua innocenza di bimbo, non potrei sopportare di vederlo stare male. Certo sa che non vedrà mai più la donna che lo ha cresciuto, ma.. non penso sappia che dovrebbe piangere, anche se in realtà quando gli ho raccontato cosa stava succedendo ha pianto. Non so bene cosa gli abbia detto mia nonna, ma ha smesso e da allora non piange..”
 
“Ma non eri nella stanza?”
 
“Si ma… loro hanno, avevano, un loro codice.. era una cosa che divertiva Santiago e poi sinceramente stavo cercando di non piangere, ero impegnata a sembrare forte.. e pensavo a cosa avrei potuto dire a mia nonna morente.. ma comunque.. non so cosa si siano detti..” alzai le spalle mentre scolavo la pasta e la condivo con del sugo al pomodoro.
 
“Santi è pronto..” urlai per chiamarlo.
 
“Lo sai che se hai bisogno di qualsiasi cosa ci sono..”
 
“Per ora ho solo bisogno di prendermi cura di Santi e non pensare.. Il fatto che tu sia qui, che tu e Noah siate qui.. questo già mi aiuta…. Santii! Su vieni a tavola!” urlai nuovamente.
 
“Mami.. ma voglio giocare non voglio mangiare..”
 
Sbuffai e posai le mani sulla penisola.
 
“Santiago Enrique Lopez, vieni subito a tavola.” Dissi secca e risoluta e tempo trenta secondi lui era in cucina con la testa bassa.
 
“Adesso fatti aiutare dal papà Noah e mettere il bavaglio e fatti mettere nel seggiolone..”
 
“I-io?” chiese Noah.
 
“Penso che tu possa farcela con un bavaglio e un seggiolone Noah..” gli sorrisi mentre servivo la pasta.










Franci' Corner:

E eccolo qui.. da adesso si inizia a fare sul serio. Santana dovrà vivere due vite separate. Quella di adolescente,probabilmente innamorata, e quella di madre. 

Grazie a chi recensisce, a chi legge, a chi preferische, segue! Vi amo!!

Baci Fra!

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Capitolo 7
*** Quit ***


 
“San..” sentii urlare dalla fine del corridoio.
 
Mi bloccai e mi voltai. Sorrisi facendo qualche passo verso Brittany che correva verso di me.
 
“Ehi.. che fine avevi fatto? Sei sparita per giorni! Ho chiesto a Puck e Quinn e mi hanno detto che non sei stata bene, come stai? Che hai avuto?”
 
“Oh, si beh.. un po’ di influenza, niente di che. Adesso sto bene!” sorrisi e poi mi guardai intorno.

“Ti va di andare a parlare alle scalinate?”
 
“Ma ho spagnolo ora..”
 
“Beh, direi che io parlo abbastanza bene spagnolo da poter tenere la lezione meglio di Schuester quindi direi che sei giustificata.. che ne pensi?”
 
Lei sorrise e prese il mio mignolo nel suo e sorrisi guardando quella strana presa nuovamente.
 
Poco dopo ci trovammo sotto le gradinate degli spalti.
 
“Allora..” disse lei lasciandomi la mano e facendo una leggera piroetta appoggiandosi poi al muro con le spalle.
 
“A cosa devo questo nascondiglio?” chiese incrociando le braccia sotto il seno.
 
Sorrisi e scossi la testa.
 
“Prima di tutto, volevo ammirarti, non avevo ancora visto con la divisa e fammelo dire, sexy. E poi.. non mi sembra giusto non salutarti a modo dopo giorni che non ci vediamo ne sentiamo..”
 
Sorrisi mentre la vidi scostarsi dal muro venendo verso di me.
 
Portò una mano dietro la mia nuca e l’altra sul mio fianco mentre io feci lo stesso.
 
Schiusi le labbra appena sentii la sua lingua premere per voler approfondire il bacio.
 
Sorrisi quando al sentii gemere al tocco delle nostre lingue bisognose del reciproco contatto.
 
Ci staccammo per riprendere fiato e posai la fronte contro la sua.
 
“Mi sei mancata..” sussurrò e portai una mano ad accarezzarle il volto.
 
“Anche tu.. “ risposi per poi sentire il telefono squillare.
 
“Scusa..” dissi e mi staccai prendendo il telefono.
 
Appena lessi il numero di casa risposi immediatamente.
 
“Pronto, che succede?”
 
“Mija, un nuovo cliente è passato oggi all’azienda e tutti i pomeriggi per almeno due mesi sarò occupata su di lui. Non posso tenere Santiago, e tuo padre nemmeno. Dovrai liberare i tuoi pomeriggi, tesoro, mi dispiace.. Per ora con le mattine ce la caviamo ma..”
 
“Tranquilla, va bene..” riposi guardando Brittany che mi fissava incuriosita.
 
“Ti voglio bene mija..”
 
“Si anche io..”
 
Riattaccai e sospirai.
 
“Era mia madre..” dissi mettendo il telefono nella tasca del giubbotto delle cheerios.
 
Lei annuì e abbozzai un leggero sorriso.
 
Come potevo avere una storia quando a casa avevo Santiago, che aveva bisogno di praticamente tutto il tempo?
 
Dovevo lasciare il glee, le cheerios e Brittany.
 
E non sapevo quale delle tre mi feriva di più.
 
Anzi, lo sapevo benissimo. Io e Brittany non stavamo insieme ma, lei, lei mi aveva rapito il cuore. Mi aveva stregata dalla prima volta che l’avevo vista. Se questo non era amore davvero non sapevo cosa lo fosse.
 
Ero disposta a rinunciare  a Brittany? Forse no. Ma Santiago era la cosa migliore che avessi mai fatto in vita mia. E dovevo prendermi cura di lui senza distrarmi.
 
Ma una cosa era sicura. Non ero pronta a dire addio a Brittany, ma dovevo.
 
E in quel momento come un flash passò nella mia testa.
 
Se proprio dovevo lasciarla, meglio che mi odiasse, e pensasse che fossi una persona di merda e superficiale.
 
Dovevo allontanarla da me.
 
“Scusa.. io.. devo andare .. scusami..” dissi dandole le spalle e cominciando a correre senza voltarmi anche se lei mi chiamava a gran voce.
 
 

*****

 
“Britt.. Britt, ehi.. va.. va tutto bene?” chiese Rachel rincorrendomi.
 
Mi fermai di malavoglia e la guardai.
 
“Si.. solo.. no niente. Si sto bene, dimmi.. che volevi sapere?” le chiesi tornando a camminare e avviandomi con lei nell’aula del glee.
 
“Vedi, ho in mente una canzone per il compito di questa settimana, ma vorrei che tu potessi ballare quando la voglio far sentire al glee. Ci stai?”
 
Il compito del glee. Me ne ero completamente scordata. Sbuffai. Se ballavo dietro a Rachel avrei eseguito anche io il compito quindi accettai.
 
“Certo, va benissimo!” sorrisi mentre entrai e mi andai a sedere accanto a Mike.
 
“Ehi Britt!”
 
“Ciao Mike, ciao Tina!” dissi sporgendomi salutando anche Tina, la ragazza di Mike.
 
In quel momento entrarono anche Quinn, Sam e Puck.
 
Nell’aula eravamo tutti, fatta eccezione per Santana. Ma la cosa non mi stupiva, da come era scappata qualche ora prima.
 
Dedicai un sorriso a i tre e poi entrò il signor Schuester.
 
“Professore, avevo pensato un assolo per me da cantare alle provinciali. Anzi ne ho una vasta gamma così può dirmi quale pensa sia più adatto. E vorrei che tutti li sentisse, per giudicare se sono grandiosa o semplicemente incredibile.” Iniziò fastidiosamente Rachel.
 
Guardai Kurt e Mercedes alzare gli occhi al cielo e fare il verso a Rachel ridacchiando tra loro.
 
“Mi chiedevo perché nessuno ti ha interrotta salvandoci ma mi sono reso conto che non c’è Santana. Dov’è?” Chiese Sam guardando Quinn che alzò le spalle.
 
“Ed era di questo che oggi vi volevo parlare. Oggi Santana è passata nel mio ufficio alla seconda ora a lasciarmi un modulo dove c’era scritto che lasciava il glee.. Come sapete siamo undici e ne e ce ne vogliono dodici per partecipare.. ma..”
 
Si alzò subito un brusio di insulti per Santana e di domande.

“E’ davvero un egoista. Pensa sempre a se stessa invece che al bene del club! Che stronza..” disse Rachel.
 
“Chiudi il becco Berry. Non sai il motivo delle dimissioni di Santana dal glee. Non puoi puntare il dito e dire che è egoista.” Scattò in piedi Quinn.
 
“Beh, direi che conoscendo Santana semplicemente è per farsi desiderare, io lo farei..”
 
“Appunto, tu lo faresti. E che ci creda o no, lo immaginavo. Ma Santana ha dei motivi. Non prende decisioni campate in aria. E tu dovresti sciacquarti la bocca prima di parlare di lei.”
 
“Secondo me è andata via perché non riusciva più a sentire la noiosa voce di Rachel..” esclamò Kurt e poi spalancò gli occhi.
 
“L’ho detto a voce alta?” e Mercedes cominciò, ridacchiando, a dargli delle pacche sulle spalle annuendo.
 
“Ragazzi, basta. Qualsiasi sia il motivo, è andata. E’ una grande perdita.. è vero. Ma ce la faremo..” disse Schuester prima di iniziare a fare lezione.
 
Quinn rimase a guardare un punto non ben definito, sembrava stesse pensando. Scosse la testa ed esclamò “Merda.” e uscì dall’aula.
 
Sam si alzò per seguirla ma Puck gli mise una mano sulla spalla e rincorse Quinn.
 
Aveva lasciato il glee. Che diavolo le prendeva? Spariva per giorni interi, o all’improvviso da un’ora all’altra, e adesso aveva lasciato anche il glee.
 
Mi riportò all’attenzione Schuester che si era seduto accanto a me spiegando.
 

*****

 
Mi sentii colpire alla nuca e mi portai una mano sulla parte offesa.
 
“Sei un idiota!”
 
“E a te chi ti ha fatto entrare?” chiesi alzandomi dal divano riordinando i giochi di Santiago.
 
“Ho le chiavi di emergenza..”
 
“Che andrebbero usate quando c’è un emergenza…” dissi mettendo tutto nella scatola dei giochi.
 
“E’ un emergenza. Hai lasciato il glee e le cheerios. Che diavolo stai facendo?” si parò difronte a me bloccandomi per le spalle facendomi smettere di mettere apposto.
 
“Okay okay..” sbuffai smettendo.
 
“Mia madre ha un nuovo cliente e non può stare il pomeriggio con Santiago. E mio padre vive praticamente in ospedale dato che ne è il primario, quindi.. ho dovuto lasciare i corsi extracurricolari dopo scuola.” Dissi tornando poi a mettere apposto i pupazzi di Santi.
 
“Ciao Noah..” dissi poi notandolo appoggiato allo stipite della porta.
 
“Santiago sta riposando, ma è l’ora di svegliarlo sennò stanotte non dorme. Puoi andare te?” gli chiesi e vidi il terrore nel suo sguardo.
 
“Ti adora.. vedrai che non piangerà..” dissi sorridendo e lui, mantenendo un po’ di terrore si diresse in silenzio in camera mia.
 
“Allora?” chiesi poi guardando Quinn.
 
“Allora cosa?”
 
“La ramanzina?”
 
“Non so che dire San, vorrei che tu non avessi fatto. Non potete prendere una babysitter?”
 
“Non voglio che Santi cresca con una donna che, a questo punto, non sia io o sua nonna.”
 
“Capisco.. hai intenzione di separarti anche da lei, vero?”
 
La guardai confusa, anche se sapevo bene di cosa parlava.
 
“Da lei, da Brittany…”
 
“Non la merito Quinn. Sono una ragazza madre,  che dopo scuola pulisce il moccio al naso del figlio, gli prepara il pranzo, che è nella confusione di giocattoli fino al collo. Cosa pensi che abbia da offrirle??”
 
“San, ti prego dimmi che stai scherzando, perché davvero mi fai incazzare. Pensi che a Brittany interessi questo? Pensi che tu le piaccia perché semplicemente hai una vita facile e ordinaria?”
 
“Non lo so, Quinn, ma anche se fosse come dici tu.. come potrei dirle di..” vidi Puck entrare con Santiago in braccio.
 
Il piccolo teneva nella mano sinistra il suo pupazzo preferito e con la manina destra si strusciava l’occhio.
 
Lo presi in collo e poi guardai Quinn.
 
“Di lui..” sussurrai per poi riposare lo sguardo su Santiago.
 
“Mami..” disse con la vocina impastata dal sonno.
 
“Amore! Ti va di fare merenda e poi decidi tu cosa fare oggi pomeriggio?”
 
Lui annuì sbadigliando e sorrisi.
 
Mi avviai verso la cucina mettendolo nel seggiolone e preparai un bicchiere di succo di frutta mettendoglielo davanti.
 
“Volete qualcosa?” chiesi agli altri due mentre tagliavo il pane.
 
“No grazie..” rispose Quinn.
 
“Mmm, un certo languorino ce l’ho..” disse Puck ricevendo un occhiataccia da Quinn che poi scosse la testa ridendo.
 
“Va bene, pane e prosciutto per i miei due uomini!” dissi ridacchiando.
 
Puck si sedette vicino a Santi e Quinn vicino a Noah.
 
“Allora, piccolo, cosa hai voglia di fare oggi?” chiese Noah.
 
“Non lo so.. anzi si.. voglio giocare!” disse Santi come illuminato e ridacchiai.
 
“Okay, e di preciso? Ho visto dei bellissimi giocattoli di la!”
 
“Mmm, ho giocato oggi mattina”
 
“Stamani..” lo ripresi.
 
“Stamani.. con i giochi.. vorrei andare al parco..”
 
Misi le fette di pane in due piatti e finii di preparare i panini dandoli a entrambi.
 
“Che ne dici invece di guardare un bel cartone con mami, papà e zia?” chiesi appoggiandomi al mobile della cucina incrociando le braccia sotto il petto.
 
Sembrò pensarci ma alla fine annuì.
 
“Va bene mami..” disse cominciando poi a mangiare.
 
Abbozzai un sorriso.
 
L’avevo scampata per un soffio. Non potevo portare Santi al parco. Avrei potuto incontrare qualcuno che conoscevo e cosa avrei potuto raccontare di un bambino che mi chiama mami e che è uguale a me?
 
Presi un bel respiro guardando Noah ridere con Santiago e Quinn.
 
“Mi piaci..” esclamò poi Santiago.
 
Guardai verso i tre vedendo Noah aprirsi in un sorriso.
 
“Davvero?”
 
“Si..”
 
Sorrisi.
 
Santiago era molto simile a me. Non esternava ciò che sentiva almeno che non fosse sincero e forte. Ma anche li poteva volerci tempo.
 
E invece con Noah si era aperto subito.
 

*****

 
“Quindi non tornerà?” chiese Sam.
 
“No, temo di no. Ha dei problemi personali da risolvere…” scossi la testa.
 
“Mia nonna va in chiesa con i suoi genitori. So che è morta sua nonna da poco..” disse Mercedes.
 
“Oh dio, mi.. mi  dispiace..” esclamò Kurt e io guardai in cagnesco Mercedes.
 
“Si quindi vorrei che smettessimo di parlare di Santana. Non è il caso di parlare di lei in sua assenza senza che possa difendersi..”
 
“Ecco perché ci sei tu, così che tu la possa difendere.” Disse Rachel alzando un sopracciglio con sfida.
 
“Sai una cosa Berry, l’unica cosa per la quale sono felice se non arriviamo alle provinciali è che così tu non potrai avere il tuo fottutissimo assolo..” esclamai e mi alzai dalla Choir room correndo fuori.
 
“Quinn.. Quinn!” mi sentii urlare da dietro.
 
Mi fermai e mi appoggiai contro gli armadietti.
 
“Dimmi..”
 
“Io.. so che forse non è il caso ma.. Santana, lei.. non si fa più sentire ne vedere.. pensavo davvero che sarebbe potuta diventare una cosa seria.. ogni mattina quando mi vede corre dalla parte opposta. Vuole chiuderla vero?”
 
Rimasi in silenzio guardando quegli occhi azzurri. Erano passati due giorni da quando Santana aveva lasciato il glle, le cheerios. E due giorni che evitava Brittany.
 
“Forse… Brittany.. dovresti parlarne con lei. Io.. non sono la sua portavoce, non sono il suo avvocato..” abbassai gli occhi scansandola per poi dirigermi verso l’uscita.
 

*****

 
Mi appoggiai agli armadietti.
 
Mi portai le mani al volto respirando affannatamente.
 
Cominciai a non riuscire a respirare regolarmente e mi portai una mano sul petto mentre sentivo le lacrime scendere.
 
“Oh no.. non ancora..” pensai mentre sentivo il corpo preso da spasmi per il respiro affannato e il panico che ormai mi stava invadendo.
 
Sentii le mie gambe cedere sotto il peso del mio corpo andando a cadere a terra.
 
“Brittany!” sentii urlare mentre il mio attacco di panico diventava sempre più preoccupante.
 
“Brittany, Britt, respira. Va tutto bene! Ehi..” mi sentii alzare da due forti braccia che mi abbracciarono.
 
“Va tutto bene, shh.. va tutto bene..” mi sussurrò accarezzandomi la schiena stringendomi a se.
 
Lo strinsi a mia volta riuscendo a trattenere le lacrime di spavento, ma riuscii lentamente a tornare a un respiro regolarizzato.
 
 
 
 
Mi porse una tazza di camomilla.
 
“Era un attacco di panico?”
 
Annuii tenendo le gambe strette al petto sulla sedia.
 
“Bevi, ti aiuterà..”
 
“Non possiamo stare qui..” sussurrai fissando il vuoto.
 
Lui si guardò intorno e alzò le spalle.
 
“Se entra qualche insegnate lo prendo a calci nel culo fino a che non esce. Non preoccuparti. Puckzilla è qui per proteggerti..” disse poi ridacchiando.
 
“Perché lo fai?”
 
“Tranquilla, lo faccio per Santana, non hai nessun tipo di debito nei miei confronti..” disse sedendosi di fronte a me.
 
Lo faccio per San. Quella frase mi rese felice ma triste allo stesso tempo.
 
“Allora.. come mai un attacco di panico? Sono costanti?”
 
“Solo quando sono sotto grosso stress. In questo periodo, beh da una settimana a questa parte meno, ma sono molto frequenti..”
 
“Quando sono iniziati?”
 
“Un anno fa.. successe una cosa che mi.. mi scioccò.” Mi limitai a dire e poi allungai la mano verso la tazza di camomilla.
 
“Cosa.. se posso chiedere?”
 
“Puoi chiedere.. non è detto che voglia risponderti..” lo liquidai sorseggiando la camomilla.
 

*****

 
“Seriamente Quinn, lascia stare la Berry, chi se ne frega.” Dissi baciando poi sulla testa Santiago che sdraiato a terra disegnava.
 
“Mi fa entrare i nervi, sai? Quella nana petulante. Crede di potermi parlare così.. dio.. io io..”
 
“Tu.. oh avanti.. sai che la nana ha una cotta stratosferica vero?”
 
“Co-come?”
 
“Si..”
 
“E tu come lo sai?”
 
“Chiamalo intuito, chiamala intelligenza o chiamalo gay radar. Ma ti squadra il culo ogni volta che passi.”
 
“Ma.. sta con Finn.. non ha senso..” balbettò lei.
 
“Non pensi che stia con lui per sentire la tua presenza? Tu sei stata con lui, così lei fa lo stesso.. mi sembra sensata come cosa.. beh per la nana..”
 
“Culo!” urlò Santi.
 
“Perfetto” sussurrai per poi guardare Quinn.
 
“Pensaci Lucy Q.!”
 
Sentii improvvisamente il campanello suonare.
 
“Noah.. che ci fai qui?”
 
“San.. devo parlarti.. si tratta di Brittany..” sussurrò e guardai in salotto.
 
“Tranquilla, ci sto io con Santi..” mi rassicurò Quinn.
 
Annuii e le sorrisi riconoscente.

“Andiamo in camera mia..” dissi salendo le scale seguita dal ragazzo.
 
Entrai e mi sedei sul letto.
 
Lui chiuse la porta alle sue spalle e si voltò a guardarmi.
 
“Allora?”
 
“Oggi.. ho.. ho dovuto soccorrere Brittany.. ha avuto un attacco di panico.. e.. dio stava davvero male..”
 
“Come sta adesso?” chiesi scattando in piedi.
 
“Bene.. credo. Si è ripresa.. ma le ho chiesto la natura di questi attacchi di panico.. mi ha detto che li ha molto frequentemente a partire da un anno a questa parte. Ha detto che è rimasta sotto shock. “
 
Annuii pensierosa e poi riposai lo sguardo su di lui.
 
“Okay.. ma, oltre che per presa conoscenza, perché me lo stai dicendo?”
 
“Ricordi l’episodio al lago? Li è stato molto più leggero ma.. era comunque un attacco di panico.. e tu volevi sapere cosa poteva aver causato questo comportamento.. e poi hai sentito quel discorso dal fratello. Ne abbiamo parlato dopo aver messo Santi a letto l’altra sera..”
 
“Okay.. pensi che siano collegati? Quella Emma Bennett con questi episodi di attacco di panico?”
 
“Non saprei. Dobbiamo capire cosa c’era tra loro e cosa è successo..”
 
“Sicuramente sono state insieme.. ma adesso la domanda è cosa è successo..” sospirai tornando a sedere sul letto.
 
Il mio sguardo si spostò sul portatile appoggiato sulla scrivania.
 
“Forse dovremmo..” disse Puck capendo cosa forse stavo pensando io.
 
“Non è corretto.. non voglio intrufolarmi nella sua vita privata. Se lei lo facesse mi incazzerei.”
 
“Okay.. facciamo che lo cerco io e tu.. tu lo vieni a sapere per casualità..”
 
Soppesai le sue parole e mi alzai prendendo il computer.
 
“Okay..” dissi passandoglielo.
 
Sapevo che era sbagliato. Tremendamente sbagliato. Anche perché volevo allontanarla dalla mia vita, ma qualcosa non mi permetteva di lasciare andare.
 
Puck digitò il nome Emma Bennett e Brittany Pierce.
 
“Non c’è niente..” disse sbuffando.
 
“Prova con Susan.. E’ il secondo dome di Brittany..” sussurrai e lui annuì.
 
“Okay.. si c’è decisamente qualcosa.. un.. parrebbe un articolo di giornale.. Dio è scritto piccolo.. è una foto..”
 
“Zooma Puck!”
 
Annuì e zoomò la pagina.
 
La lesse in silenzio mentre io rimanevo a guardare i miei piedi che dondolavano dal letto.
 
“Oh dio..”
 
“Cosa?” chiesi e gli strappai il computer dalle mani cominciando a leggere.
 
“Ieri sera dopo una festa sulla spiaggia di Monterey, una ragazza di appena diciassette anni è scomparsa. Il suo nome è Emma Bennett. Non è ancora stata trovata e non abbiamo altro che una sola testimonianza di quella notte.
-Siamo rimaste a dormire sulla spiaggia per festeggiare.- ci racconta Susan Pierce, la ragazza di Emma da più di un anno. - Eravamo solo io e lei. Ci siamo addormentate verso le tre di mattina. Quando mi sono svegliata non c’era.-
Susan sta aiutando con le ricerche ma sembra che Emma avesse dei problemi con un giro di droga. Non è ancora confermato, ma sembrava anche avesse molti nemici.”
 
Mi bloccai e tentai di recuperare fiato sentendo gli occhi umidi e bruciare.
 
“Ce n’è un altro.. risale al giorno dopo..” mi scosse Puck mentre fissavo l’immagine del giornale.
 
Annuii lentamente e lessi il secondo articolo.
 
“Tutta Monterey è in lacrime. Ancora non è stata trovata Emma Bennett. Una giovane e bellissima diciassettenne. La polizia sta facendo del suo meglio ma ancora non ci sono notizie. Abbiamo cercato di parlare con la famiglia ma questa è troppo scioccata per rilasciare dichiarazioni.”
 
E poi un’altra dopo una settimana.
 
“La scomparsa della diciassettenne Emma Bennett rimane un mistero. Nessuno l’ha più vista.”
 
Sospirai e chiusi il computer.
 
Non volevo leggere nient’altro.
 
Mi alzai e mi diressi verso la porta.
 
“Dove vai?”
 
“Da Santi..”
 
“Non.. non dovresti andare da.. da Brittany?”
 
“Vedi.. io non dovrei sapere tutte queste cose.. quindi..” aprii la porta e la chiusi alle spalle correndo al piano di sotto.
 
La verità era che, dopo quella storia, avevo bisogno di stringere mio figlio e proteggerlo. Sentire che non gli sarebbe mai successo una cosa del genere.
 
Arrivai in salotto dove trovai Quinn a ridere con Santi per un disegno che la bionda aveva fatto.
 
Corsi verso Santi e lo presi in braccio stringendolo mentre delle lacrime rigavano il mio viso incontrollate.
 
“Mami.. stai piangendo. Ti sei fatta male?” mi chiese.
 
“No amore.. la mami sta bene ma ho bisogno che tu mi stringa forte forte…” singhiozzai e lui non se lo lasciò ripetere due volte.
 
“Che diavolo è successo Puck?” chiese Quinn alle mie spalle.
 
“Abbiamo scoperto delle cose.. cose su Brittany..” sussurrò lui e poi scomparirono.
 
Rimasi stretta a Santi sedendomi sul divano.
 
Dopo qualche minuto lui si staccò e con le manine mi accarezzo il volto asciugandomi le lacrime.
 
“Mami.. ¿estás bien?”
 
“Sí, amor, estoy bien. Ho.. ho letto una cosa brutta..” gli sorrisi e gli baciai le manine che passavano sulle mie labbra.
 
“Come un brutto sogno?”
 
Annuii stringendolo nuovamente a me.
 
Tornarono Quinn e Puck. Li guardai e lasciai loro un leggero sorriso.
 
Santi scese dalle mie gambe correndo verso Noah.
 
“Papàà!” urlò andandogli incontro mentre le forti braccia di Noah lo sollevarono da terra.
 
Sorrisi, era la prima volta che Santi chiamava Noah papà. Non che lo avesse chiamato diversamente. Semplicemente non lo aveva mai chiamato perché era sempre Noah a salutarlo.
 
“Ometto! Ti va di andare a giocare con i blocchi? Andiamo su in camera io e te, mettiamo della musica e ci divertiamo come pazzi!” disse sorridendo e Santiago si aprì in un sorriso illuminante e annuì.
 
In poco le risate dei due si allontanarono con loro fino a scomparire in camera.
 
Mi sedei più composta sul divano asciugandomi le lacrime e Quinn si sedette accanto a me accarezzandomi la schiena.
 
“San.. pensi ancora che sia la cosa giusta da fare?”
 
Annuii tirando su col naso.
 
“Si.. ma.. sarà dura chiudere facendole credere che lo voglio veramente guardandola negli occhi.. e adesso.. questa.. questa storia..” lei mi strinse rimanendo in silenzio e gli e ne fui grata perché sapevo che lei non voleva che lasciassi Brittany.
 

*****

 
“Papà.. guarda.. ho costruito una caverna..” mi voltai e sorrisi guardando la costruzione sbilenca di mio figlio.
 
‘Mio figlio ’.
 
Dio suonava così strano.
 
Quel piccolo spettacolo era mio figlio. Era perfetto.
 
Lo guardavo e sentivo il cuore che voleva uscire dal petto. Ogni volta che lo guardavo mi veniva da piangere a vedere la sua perfezione, la sua dolcezza, e il suo carattere non molto differente da quello della madre.
 
Ricordo ancora come se fosse ieri ciò che provai quando Santana mi disse di essere incinta.. paura.
 
Avevo paura di non essere abbastanza bravo come padre. Voglio dire. Il mio era stato uno schifo. Vero era che avevo cresciuto mia sorella. Ma c’era sempre mia madre.
 
Avevo paura. Paura della reazione di Santana, di suo padre.

Invece ricordo che quando ci presentammo a casa ci sedemmo sul divano di casa Lopez e Santana disse tutto.
 
Sua madre scoppiò a piangere.
 
Inizialmente pensai che fossero lacrime di delusione. Solo quando disse “Dios, diventerò nonna.” Capii che erano di felicità.
 
Suo padre invece rimase immobile.
 
Si alzò dal divano e si avvicinò alla finestra. Contemplò il giardino curato e spostai lo sguardo su Santana che si torturava le mani con le lacrime che le solcavano il volto. Allungai una mano tra le sue e lei la strinse come se non aspettasse altro.
 
-Ho una sola domanda..-
 
Mi preparai per un ‘Quando ci metti a sparire da casa mia?’ e invece quell’uomo di meravigliò.
 
-Pensi di crescerlo da sola o vuoi il nostro aiuto. Noah, tu sei disposto a crescere un figlio?-
 
La mia risposta fu ovviamente un si ma ero insicuro. Poi la discussione divenne molto complicata. Si parlava del futuro di Santana e della sua vita di adolescente, e ovviamente anche della mia ma solo di rimbalzo.
 
Ricordo perfettamente che suo padre le disse che non voleva che lei rinunciasse ai suoi sogni ne a suo figlio.
 
Le propose l’opzione che poi fu messa in atto.
 
Mi guardò e mi si avvicinò. Ebbi paura per un attimo.
 
-Mi dispiace ragazzo che tu non passa veder crescere tuo figlio. Ma dopo tutto si parla anche del tuo futuro.-
 
E li capii che in realtà ero disposto a prendermi tutte le responsabilità per crescere un bambino. Il mio bambino.
 
Capii che non riesci davvero a capire cosa vuoi fino a che non ti viene portata via.
 
Mi tese la mano e me la strinse per poi abbracciarmi.
 
Ricorderò per sempre lo sguardo adorante che Sannie lanciò al padre e in seguito anche alla madre.
 
E adesso mi trovavo nella camera della mia migliore amica, dove praticamente tutte le notti dormivo abbracciato a lei, a giocare con mio figlio con le costruzioni.
 
“E’ stupenda Santi!”
 
“Pensi che mami verrebbe a viverci?”
 
“Penso che mami verrebbe a vivere ovunque con te amore!”
 
“Allora le dico che andiamo a vivere nella caverna!”

“ E il papà non lo vuoi?”
 
“No”
 
“E zia Quinn?”
 
“Lei si!” mi guardò con quel suo sguardo così uguale a Santana, o meglio Snixx e non potei che sorridere.
 
Ridacchiai e lo presi in braccio buttandolo sul letto e salendo a mia volta facendogli il pizzicorino sentendolo ridere come un matto.
 
“Allora ti torturo fino a che non cambi la tua risposta! Lo porti il papà?”
 
“Noooo!” urlò lui con la voce spezzata dalla risata.
 
“E io continuo!” continuai ridendo e gli scoprii la pancia facendogli le pernacchie e lo sentii ridere ancora di più fino a che non chiese pietà.
 
“Basta!! Okay!! Papà puoi venire anche te!!” smisi ridendo e lui rallentò la risata lasciandosi andare sul letto stremato e io feci lo stesso.
 
Lo sentii avvicinarsi e lentamente si stese su di me e incastrò la testa tra la mia spalla e il mio collo e mi sussurrò un: “Ti voglio bene, papà..” e poi lo sentii addormentarsi.
 
Portai una mano alla tasca dei pantaloni estraendo il cellulare per guardare l’ora.
 
Erano le 5 di pomeriggio e sapevo che non aveva fatto il riposino pomeridiano quindi capii perché era crollato così.
 
Mentre avevo il telefono tra le mano scattai un paio di foto di noi due e misi quella messa meglio come sfondo del telefono e lo appoggiai sul comodino e chiusi gli occhi senza accorgermi che in quella posizione, scomoda ma allo stesso tempo comoda per la presenza di Santi, mi stavo addormentando.
 

Franci’s Corner:

Capitolo un po’ di transizione.

Ho anche il prossimo praticamente già fatto! Sarà molto molto interessante!

Grazie a chi segue, preferisce, ricorda, recensisce o semplicemente legge.

Fatemi sapere che ne pensate perché vuol dire davvero molto per me sapere il vostro parere!

Baci la vostra Fra!

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Capitolo 8
*** Mami? ***


“Santana, Santana fermati maledizione.. ti prego..” la afferrai delicatamente per il polso facendola fermare e cercai di riprendere fiato dalla corsa che avevo fatta per raggiungerla.
 
Appena l’avevo vista entrare dalla porta d’ingresso l’avevo seguita correndole dietro mentre lei camminava a passo spedito.
 
“Che diavolo vuoi?” mi chiese tirando indietro il braccio scontrosamente alzando gli occhi su di me senza guardarmi negli occhi.
 
“C-che.. che diavolo voglio?” chiesi balbettando indicandomi cercando di ottenere che mi guardasse negli occhi.
 
“Che problemi hai.. si può sapere?  Mi sembrava che stessimo bene..”
 
“Non stavamo in nessun modo. Non siamo niente.” Disse guardando oltre a me.
 
“Come? Stai.. la stai finendo?”
 
“In caso ci sia qualcosa da finire, beh si.. la sto finendo. E adesso lasciami che mi fai fare tardi..”
 
Rimasi immobile vedendola allontanarsi.
 
Notai che nemmeno una volta mi aveva guardata negli occhi in quel discorso. Ma ero troppo devastata per darci peso a quell’importantissimo dettaglio che ritenni inutile, erroneamente.
 

*****

 
Corsi fino al bagno delle donne più vicino e ci entrai appoggiandomi contro il muro cominciando a respirare pesante mentre delle lacrime minacciavano di uscire.
 
Presto fui scossa da spasmi di pianto.
 
Avevo cercato di mantenere la calma, ma non ero riuscita a guardarla negli occhi.
 
 Avrei voluto prendere quel suo viso angelico e baciare quelle labbra morbide e dolci fino a consumarle.
 
Dirle che, che.. che l’amavo?
 
Scossi la testa tra le lacrime asciugandole mentre però continuavano a scenderne delle altre.
 
Mi mancava il suo sguardo. Mi mancava guardare in quel cielo limpido d’estate. Ma se ci avessi guardato a quest’ora saremmo insieme in bagno chiuse in una cabina.
 
Mi asciugai velocemente le lacrime quando sentii qualcuno entrare e roteai gli occhi al cielo vedendola.
 
“Non ora . La prego..” dissi andando verso gli specchi a pulirmi delle lacrime per rifarmi il trucco.
 
“Tette contraffatte. Tu hai lasciato le cheerios. Nessuno lascia le cheerios. Almeno che non muoia. E mi sembri in perfetta salute se non per il fatto che sei ingrassata.”
 
“Arrivi al punto Sylvester. Non ho tempo da perdere..” risposi a tono sistemandomi il mascara.
 
“Il punto è che te la farò pagare cara. Non puoi lasciare le cheerios!” ribadì lei alzando il tono probabilmente infastidita dal fatto che io non la stessi considerando più di tanto.
 
“Se ho lasciato ho un motivo. Secondo lei lascerei davvero il posto di capo cheerleader delle cheerios, le più forti cheerleader da quattro anni a questa parte? Sono stata costretta. E non sa quando mi dispiaccia, se potessi striscerei per riavere il mio posto. Ma so che lei non mi perdonerà mai. Quindi se mi risparmia la ramanzina le sarei grata..” dissi finendo di truccarmi e scansandola uscendo dal bagno.
 
Mi bloccò per un polso.
 
“Tu hai lasciato già le cheerios. Dopo che avevamo vinto il primo titolo nazionale sei scomparsa per quasi tutto l’anno scolastico successivo tornando alla fine con queste due bombe a mano chiedendomi di tornare nelle cheerios. E io ti ho accettata, ti ho fatta capitano l’anno successivo. E adesso mi ripaghi lasciando senza darmi una motivazione o una fedele sostituta?” mi lasciò il braccio.
 
“Ha Quinn. E’ fantastica e farà esattamente le cose come le farei io. E’ perfetta per questo ruolo….”
 
“Ma non è te. Lopez, ascoltami bene. Questo è il tuo ultimo anno, hai una borsa di studio per il college di Louisville nel Kentucky se lasci la perderai.  Pensi che io perda tempo con tutti? Ho speso ore e ore della mia vita per prepararti. Per far si che tu potessi essere la migliore cheerleader. Per far si che tu potessi essere il perfetto capitano delle cheerios. E tu lo sei. Sei tutto questo. E non sopporto l’idea di perdere un tale talento e di conseguenza di aver perso tempo.”
 
La guardai con gli occhi lucidi.
 
Non mi aveva mai detto queste cose. E soprattutto non mi aveva mai chiamato per nome o cognome ma sempre con questi stupidi soprannomi.
 
Mi asciugai una lacrima e la guardai.
 
“Coach..”
 
“Schuester mi ha detto di tua nonna. Mi ha chiesto di andarci piano perché era molto importante per te. Ma sai una cosa? Io ho perso mia sorella. Lei era il mio mondo. Era tutto ciò che c’era di bene in questo mondo di merda. Ma non ho mollato. Ho continuato a testa alta la vita di tutti i giorni..”
 
“Coach..”
 
“No fammi finire tette contraffatte. Capisco il tuo dolore. Ma non per questo ci andrò leggera. Tu hai lasciato le cheerios. Le Cheerios dannazione!  Non ti porta niente del tuo futuro?”
 

“Non posso più venire  a scuola il pomeriggio. E non sa quanto mi distrugga dover fare queste decisioni e conviverci. Ma è l’unica cosa che posso fare..” dissi per poi uscire definitivamente dal bagno.
 

*****

 
“Ti ha detto proprio così?”
 
Annuii tra le lacrime abbracciando Mike che mi stringeva a se.
 
“Dio santo.. mi dispiace Britt.. ti va di parlarne..”
 
Scossi la testa e rimasi in silenzio lasciandomi abbracciare e dopo una manciata di minuti ci staccammo e lui mi asciugò le lacrime e mi prese per mano.
 
“Andiamo al glee. Finn ci ha chiamati per una riunione di emergenza..” mi disse portandomi verso l’aula.
 
Entrammo giusto per sentire l’inizio.
 
“Nessun iscritto. Nessuno maledizione!” disse Finn sbattendo il foglio completamente vuoto sul pianoforte.
 
“Finn calmati! Vedrai che troveremo un modo.. ce la faremo..” disse Quinn.

 “No. Senza Santana non ce la possiamo fare.. Ci serve la sua aria da stronza, la sua bellezza, la sua sensualità e la sua calda e roca voce! Dobbiamo farla tornare..”
 
“E come pensi di farlo, Kurt?”
 
“Beh, io mi sono avvicinato a Santana in questo periodo. Potrei parlarle.”
 
“Non penso servirebbe a molto..”
 
“Brittany! Voi due state insieme no? O qualcosa del genere..”
 
“No, Rachel.. non siamo niente.. non lo siamo mai state..” sussurrai sentendo gli occhi inumidirsi. Mentre Mike mi abbracciava accarezzandomi la schiena.
 
Tutti mi guardarono e abbassai la testa tirando su col naso.
 
“Sentite. Io direi di andarle a parlare. Da persone civili. Le chiediamo di tornare.”  Disse Sam.
 
“Ragazzi, seriamente lasciate fare. “ provò nuovamente Quinn.
 
“Se Santana si mette una cosa in testa è difficile dissuaderla, o farle cambiare idea..” disse Puck sedendosi sul pianoforte.
 
“Okay, ma è passata una settimana da quando se ne è andata.. e nessuno si è presentato. La settimana prossima abbiamo le provinciali! Ricordate.. se non arriviamo alle nazionali il glee verrà eliminato. Quindi direi che vale la pena tentare..” provò Finn.
 
Puck scosse la testa guardando Quinn.
 
Mi staccai da Mike e mi diressi verso la porta.
 
“Brittany.. dove vai?”
 
“A fare un giro, Rach.. ho bisogno di schiarirmi le idee..”
 
A passo spedito uscii da scuola. Entrai in macchina e misi in moto.
 
Quando avevo bisogno c’erano solo due luoghi che mi aiutavano a schiarirmi la mente.
 
O la sala di danza, o il parco.
 
Decisi per la prima. Avevo bisogno di scaricarmi e decisamente una passeggiata al parco a vedere le persone felici e innamorate non faceva per me.
 
Salutai la ragazza alla reception che ormai mi conosceva bene considerando che da quando ero arrivata ero andata li praticamente tutti i giorni.
 
Ballare era la mia vita. Probabilmente non lo avrei mai ammesso a nessuno. Se avessi rivelato il mio sogno di ballare per il resto della mia vita come lavoro probabilmente mi avrebbero riso in faccia. O il mio sogno di aprire una scuola di danza alla fine della mia carriera di ballerina professionista. Tutte cose molto campate in aria. Erano sogni che rispondevano a due semplici domande:
‘Quanto veramente lo vuoi?’
E ‘Hai la stoffa adatta?’
 

*****

 
Stavo riordinando distrattamente i piatti lavati in cucina quando sentii delle risate avvicinarsi.
 
Mi voltai sorridendo.
 
“Allora.. avete deciso cosa fare oggi pomeriggio?” chiesi sorridendo.
 
Puck annuì stringendo Santiago tra le sue braccia.
 
“Mami, voglio andare al parco..” disse Santiago sorridendo.
 
Guardai Puck e lui abbozzò un sorriso.
 
“Papà ha detto che lo devo chiedere prima a te. Ti va bene?”
 
Rimasi in silenzio e mi voltai di spalle finendo di mettere le cose apposto.
 
“San..” sussurrò Noah mettendo giù Santiago.
 
“So, so cosa stai pensando. Ma forse.. avanti non può stare chiuso in casa per tutta la vita..”
 
Soppesai le parole poggiandomi al mobile con le mani respirando profondamente.
 
Era vero. Non potevo non far mai uscire Santi se non con mia madre per paura che qualcuno avesse saputo il mio segreto.
 
Sospirai e mi voltai e sorrisi.
 
“Certo amore che va bene..”
 
“C’è il lago delle paperelle? Io voglio dargli da mangiare.. lo facevo sempre con abuela..”
 
Mi si bloccò il fiato per qualche secondo e poi guardai su ripiano della cucina e vidi del pane secco da buttare e annuii.
 
“Certo che c’è! Okay amore, va bene! Andiamo a vestirci.. fatti vestire da papà mentre mami finisce di prepararsi.”
 
Lui rise felice battendo le manine e corse verso Noah facendosi prendere tra le braccia e lui fece il verso dell’elicottero facendolo fluttuare in aria scatenando la risata divertita del mio ometto.
 

*****

 
Mi stesi a terra mentre il mio petto si alzava e si abbassava con velocità impressionante. Sentivo il cuore pulsare nelle orecchie e sentivo le gambe leggere come se non fossero neanche attaccate.
 
La musica continuava ad aleggiare forte tra quelle quattro mura di specchi quando improvvisamente si bloccò. Voltai la testa verso lo stereo e riportai lo sguardo verso il soffitto sbuffando.
 
“Cosa ci fai qui?”
 
“Sapevo che ti avrei trovata così..”
 
“Complimenti.. hai vinto!” esclamai sarcastica.
 
“Sai.. non ti conosco da molto Britt. Ma ti voglio bene come una sorella. Sei diventata la mia migliore amica in pochi mesi, e ti assicuro che non è facile che io mi apra con qualcuno. Sono un tipo molto chiuso e silenzioso. E tu sei l’opposto. Abbiamo chimica quando balliamo. Abbiamo un intesa che a volte mi spaventa.” Ridacchiò per poi continuare. “ Ma riesco a capirti anche al di fuori della danza. So che c’è qualcosa che ti sta devastando. Ma non ne parli molto. E non ti fa bene. E stare da sola.. non ti fa bene nemmeno quello. Ballare fino a cadere sfinita a terra.. ancora meno. Le canzoni sulle quali balli sfogando ciò che provi sono canzoni davvero dure.. e il modo in cui balli…. E’ giusto sfogarti. E fidati lo faccio anche io, di venire qui, mettere la musica a tutta palla e ballare come un matto. Ma quando esco di qui i miei problemi sono li fuori ad aspettarmi come quando sono entrato. Non ho risolto nulla..”
 
“Arriva al punto Mike..” sbuffai alzandomi lentamente da terra avvicinandomi alla sbarra e facendo dello stretching.
 
“Il punto è che adesso che ti sei sfogata vieni con me e quelli del glee a prendere un gelato e a fare una passeggiata al parco.” Disse avvicinandosi porgendomi l’asciugamano.
 
Lo presi e mi asciugai il sudore.
 
“E se non volessi?”
 
“Beh, sono abbastanza forte da caricarti sulle spalle come un sacco di patate e portarti così fino al parco. A te la scelta, o vieni con le tue gambe o come un sacco di patate sulle mie spalle!” disse ridacchiando lanciandomi poi la felpa.
 
Roteai gli occhi ridacchiando alla testardaggine del mio migliore amico mettendomi la felpa.
 
“Vado a sistemarmi nello spogliatoio..” dissi ridacchiando avviandomi vendendolo sorridere soddisfatto nel rilesso dello specchio.
 

*****

 
Sistemai meglio il cuscino coprendomi con il lenzuolo fino al petto e fissai il soffitto.
 
Chiusi gli occhi.
 
Ciò che mi aveva detto Santana mi stava perseguitando.
 
Non avevo mai pensato a Rachel in quel modo. In realtà non avevo mai pensato affatto a Rachel. Era spesso insopportabile e megalomane.
 
Ma allora perché mi sentivo così sporca adesso?
 
Sentii qualcuno stendersi accanto a me e mi cinse la vita con le braccia avvicinandosi a me e mi baciò la spalla nuda.
 
“E’ stato grandioso..” sussurrò sulla mia pelle
 
Aprii gli occhi e mi voltai a guardare Sam che si era rimesso i jeans.
 
“Sam..” sussurrai sentendo le lacrime agli occhi.
 
Lui si scostò e mi guardò.
 
“Che succede? Perché piangi?” chiese asciugandomi una lacrima che mi era scesa incontrollata.
 
Strinsi le labbra fino a farle sparire prima di essere scossa da un singhiozzo.
 
“Sam..” ripetei con la voce spezzata dai singhiozzi silenziosi che mi stavano invadendo il corpo.
 
“Ehi.. va tutto bene.. sono qui..” sussurrò abbracciandomi e non riuscii a muovermi.
 
“E’ proprio questo..” sussurrai e lui si staccò guardandomi e potei vedere il dolore che cresceva.
 
“C-come?”
 
“Io.. non.. ti prego.. io..” continuai tra i singhiozzi.
 
“Non pensavo che stare con me fosse così orribile per te..” disse alzandosi velocemente dal letto recuperando la maglia.
 
Solo allora riuscii a sollevarmi un minimo.
 
“No Sam, ti prego.. io.. mi dispiace..”
 
“E’ per Santana? Per Puck?” chiese mettendosi la maglia.
 
“Lascia perdere. Sapevo che non sarebbe stato diverso questa volta. Come con Finn la storia si ripete..” prese il giubbotto.
 
“No, non è per loro. Ti prego Sam..” tentai di sollevarmi ancora di più tenendo stretto il lenzuolo.
 
“Non sprecare fiato Quinn.” Si avviò verso la porta aprendola e uscì richiudendola alle sue spalle mentre ormai piangevo disperata.
 
“Sam! Ti prego! Saaam!” urlai a gran voce per poi lasciarmi cadere sul letto abbandonandomi ai singhiozzi.
 

*****

 
“Noah.. dimmi nuovamente che è una cosa giusta.. perché potrei prenderlo in braccio e cominciare a correre verso casa in tipo tre secondi.” Sussurrai sedendomi su una panchina.
 
Lui mi cinse le spalle con un braccio mentre entrambi guardavamo nella direzione di Santiago che giocava nel recinto di sabbia con degli altri bambini ridendo.
 
“Guardalo.. penso che non sia necessario dire niente. La sua espressione felice e la sua risata stupenda, come quella della sua mami, siano abbastanza esplicite.”
 
Annuii sospirando e mi voltai verso Noah.
 
“Grazie per starci vicino.. non molti ragazzi padre lo farebbero.”
 
“Stai scherzando San? Santi è stato la cosa migliore che abbia mai fatto.. è mio figlio. E sinceramente mi ha distrutto non averlo potuto crescere in questi 3 anni.. ma adesso voglio recuperare il tempo perso.. se ovviamente tu sei d’accordo..” disse voltandosi a guardarmi.
 
“Sei scemo Noah? Ovvio che voglio. E poi Santi ti ama. Letteralmente. Ormai sei parte della sua vita, e io voglio che continui ad essere così..”
 
“Abbiamo fatto proprio un bel lavoro con quel piccoletto..” disse lui guardandolo con un sorriso stampato sulle labbra e sorrisi a mia volta.
 
“Già..” sussurrai per poi vederlo spintonare un bambino che gli aveva preso la paletta dalle mani.

“Hai parlato troppo presto!” dissi ridacchiando alzandomi.
 

*****

 
“Allora.. stai meglio?” mi chiese Mike stringendo la mano di Tina.
 
Annuii distrattamente pulendomi la bocca e buttando il fazzolettino in un cestino nel parco.
 
Tina guardava tutti i bambini con aria sognante e vidi Mike sorridere al comportamento della ragazza.
 
Davanti a noi c’erano Rachel,  Kurt, stranamente non accompagnato da Blaine, Mercedes, Finn ma nessuna traccia di Puck, Quinn e Sam.
 
Pensai che forse dopo le ormai ricorrenti discussioni al Glee tra Quinn e Rachel non li avessero nemmeno invitati ma in realtà scoprii che Sam e Quinn avevano declinato l’offerta mentre nessuno era riuscito a rintracciare Puck.
 
Mi guardai attorno notando tutti quei bambini ridere divertiti con gli altri bambini e notai anche che il lago delle papere era circondato di bambini che davano da mangiare a quegli stupendi volatili che tanto adoravo.
 
Anche quella era una cosa che mi rilassava. Sedermi vicino al laghetto e far mangiare quelle adorabili creature.
 
“Oh mio dio! Guardate! Ci sono Santana e Puck!” esclamò Kurt.
 
Mi voltai e li vidi seduti sulla panchina.
 
Il ragazzo aveva un braccio intorno alle spalle della latina e la stringeva.
 
Sentii lo stomaco chiudersi e la gola bruciare.
 
“Secondo me sono tornati insieme..” disse Mercedes.
 
“Dai andiamo a salutarli..” disse Finn avviandosi.
 
Sospirai e Mike mi poggiò la mano sulla spalla stringendola dandomi al forza di seguire gli altri.
 
Vedemmo Santana ridere e alzarsi avviandosi al recinto con la sabbia dove due bambini stavano litigando.
 
Uno era paffuto e aveva almeno cinque anni. L’altro era più piccolo, anche d’età, ma il suo sguardo e il suo atteggiamento mi sembrarono così familiari.
 
Arrivammo vicino giusto per sentire un interessante conversazione.
 
“Santi! Smettila! Chiedi subito scusa!” disse autoritaria Santana raggiunta da Puck che sorrideva cercando però di nasconderlo.
 
Questo si voltò un secondo verso di noi tornando poi a guardare i bambini per poi riposare lo sguardo su di noi e lessi nel labiale un “Merda.”
 
Santana continuava a richiamare il bambino in spagnolo. Non capii molto ma il bambino non lasciava la persa sulla paletta gialla e dai capelli dell’altro.
 
“Santiago Enrique Lopez. Déjalo en paz y volver aquí. EMPRESA!” e tempo un secondo il bambino aveva lasciato capelli e paletta e a testa bassa di era avviato verso di lei.
 
Puck diede una gomitata alla latina che si voltò verso di noi.
 
Avanzammo tutti ancora di qualche passo mentre il mio sguardo e quello della latina si incontrarono e rimasero incatenati.
 
Dio come era bella. Erano giorni che non incrociavo il suo sguardo. E solitamente erano come calamite. Non riuscivamo a distogliere mai lo sguardo dagli occhi dell’altra.
 
Aveva un paio di jeans attillati scuri, una maglietta nera con una spalla scoperta e i capelli che ricadevano dolci sulle spalle. Ai piedi aveva delle semplici all star nere.
 
Era bellissima e il mio cuore si strinse in una morsa al pensiero che ci eravamo trovate da così poco e subito l’avevo persa.
 
Lessi paura nel suo sguardo e non ne capii il perché. Almeno non subito.
 
“Scusa mami.. ma mi ha rubato la paletta..” disse il bambino, con lo sguardo basso mentre si contorceva le mani congiunte all’altezza dell’addome come faceva Santana ogni volta che era in posizione scomoda, rivolto a Santana e spalancai gli occhi in quelli dell’ispanica che li chiuse stringendo le labbra facendole sparire.
 
“Mami?..” sussurrai e rimanendo immobile come tutti gli altri.
 
 
Franci’ Corner:
 
 Questo è quanto. Cosa succederà ora?
 
 Spero che vi piaccia comunque sia..  ma anche se non fosse così fatemelo sapere!
 
Le critiche sono la cosa migliore per migliorare no?!
 
Baci e grazie a chi legge, preferisce, recensisce, segue e ricorda!
 
Fra

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Capitolo 9
*** You've got the music in you ***


 “Mami?..” sussurrai e rimanendo immobile come tutti gli altri.
 
Il tempo sembrò fermarsi. Santana riaprì gli occhi trovando nuovamente i miei che la fissavano increduli.
 
Non so quanto rimanemmo in quel modo ma sentii nuovamente la voce del piccolo bambino dai tratti ispanici.
 
“Papà che ha mami? E’ arrabbiata? Io non volevo farla arrabbiare..” disse il piccolo stringendo la gamba di Santana mente il labbro inferiore cominciava a tremare.
 
Sentii un boato intorno a me di “Papà??” ma rimasi immobile a fissare Santana.
 
“No, ometto, tranquillo.” Disse Puck prendendolo in braccio prima che scoppiasse a piangere.
 
“San..” sussurrò lui accarezzando il figlio.
 
Solo allora Santana si ricosse e spostò lo sguardo su Puck e il bambino e lo prese dalle braccia del ragazzo.

“No amore, non sono arrabbiata.. non piangere okay? “ sussurrò baciandogli la testa.
 
“Mami?” ripetei continuando a guardarla e lei rispostò lo sguardo su di me.
 
“Britt..” sussurrò Mike posandomi una mano sulla spalla.
 
“Lo sapevi?” chiesi voltandomi verso di lui e lui scosse la testa con energia.
 
“Assolutamente!”
 
“Non lo sa nessuno. A parte Quinn. Beh non lo sapeva nessuno.” Disse la mora e il piccolo si staccò dal collo della madre e ci guardò.

 
“Chi sono mami?”
 
“Questi sono degli amici della mami e del papà..” rispose lei spostando lo sguardo sul piccolo.
 
“Ciao! Io sono Tina.. come ti chiami?” fu l’asiatica la prima ad avvicinarsi.
 
Il bimbo la squadrò e poi guardò con volto serio la madre che alzò gli occhi al cielo ridendo.
 
“L’educazione Santi?” disse e lui sbuffò e si voltò verso Tina.
 
“Io sono Santiago.” Disse e la mia amica di aprì in un sorriso.
 
“Che nome stupendo. Ma lo sai che sei davvero un bambino bellissimo?”
 
“Lo so.. somiglio alla mia mami..” rispose lui di tutto punto scatenando le risate di tutti compresa quella di Santana.
 
“Ha ragione..” dissi guardando entrambi e la latina riportò lo sguardo su di me rallentando la risata.
 
“Immagino che vogliate delle spiegazioni..” disse lei e guardò Puck.
 
“Io vado con il mio ometto a giocare al laghetto, San il pane..” disse prendendo Santiago in braccio e tendendo la mano alla latina che tirò fuori dalla borsa una busta di carta con del pane.
 
“State attenti..” sussurrò e poi baciò il figlio sulla bocca e guardò Puck facendogli un mezzo sorriso.
 
“Sei sicura San?” gli chiese questo.
 
“Ormai non ho molta scelta.. mi farebbe comodo avere te o Quinn al mio fianco ma..”
 
“Facciamo così.. Santi.. torna a giocare, ho visto che stavi facendo un bellissimo castello.” Disse Puck facendolo scendere.
 
“Ma quel bambino mi da noia..”
 
“Ehi.. ricordi di dove dei?”
 
“Lima Heights Adjacents..”
 
“Esatto, vai a fagli il c-“
 
Il ragazzo fu colpito da Santana con un pugno.
 
“Noah!” esclamò per poi rivolgersi al figlio.
 
“Tesoro. Lascialo fare.. Se ti da ancora fastidio vieni da me, okay? Basta che non gli metti più le mani addosso..” fu seria e severa la latina e lui annuì correndo verso il recinto di sabbia.
 

*****

 
Ci sedemmo tutti sull’erba del parco e io ero seduta in modo da poter vedere anche ciò che faceva Santi.
 
Presi  un lungo respiro continuando a guardare mio figlio giocare ed evitare di non rispondere al bambino prepotente che continuava a strappargli di mano ogni cosa che prendeva.
 
Mi scappò un mezzo sorriso pensando quanto gli costasse non far vedere che a Santiago Lopez, come a tutti i Lopez, nessuno metteva i piedi in testa. Ma gli e lo avevo chiesto io, e lui mi amava così tanto che non reagiva ma semplicemente sbuffava cambiando zona di gioco.
 
Fui riportata alla realtà dalla mano di Noah che si posò sul mio ginocchio.
 
Si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò “Andrà tutto bene.. sei forte abbastanza da sostenerlo.” Socchiusi gli occhi sorridendo per poi riaprirli e portarli su i ragazzi seduti a gambe incrociate davanti a me e Puck.
 
“Quando ero al primo anno iniziai a uscire con Noah. Una sera..” spostai lo sguardo su di lui sorridendo e lui ricambiò e rispostai lo sguardo sui presenti incrociando lo sguardo di Brittany.
 
“Beh, è successo. E.. quando ho scoperto di essere rimasta incinta parlai prima con Noah e poi andammo a parlare con i miei. Fu tremendo quel sentimento di paura che provavamo. Mia madre scoppiò a piangere felice di diventare nonna e mio padre ci chiese se eravamo pronti per crescere un figlio. Ovviamente entrambi dicemmo di si. Anche se entrambi avevamo paura. Poi presi la decisione di far crescere Santiago a con mia nonna nel Kentucky. Finii l’anno qui e poi appena finì l’anno scolastico partii per andare a partorire. Andai da mia nonna e presi lezioni private per tutta la durata dell’aspettativa. Quando Santiago nacque.. dopo essermi rimessa informa chiesi a mio padre di avere una ricostruzione al seno perché l’allattare Santi lo aveva distrutto. Preferii scegliere che la gente pensasse che fossi una stupida gallina, che sapesse la verità. Ogni mese andavo a trovarlo e gli unici a sapere della sua esistenza erano Puck e Quinn.” Mi fermai aspettando che tutti potessero assimilare le parole da me dette e cominciai a giocare con dei fili d’erba strappandoli.
 
“Quindi adesso Santiago sta con te perché.. tua nonna..” cominciò Kurt e alzai lo sguardo su di lui e annuii lentamente.
 
“Si.. lei.. ha avuto un problema al cuore e.. “ la voce mi tremò e sentii la mano di Puck insinuarsi tra le mie che si contorcevano nervosamente. Quel gesto mi ricordò quel pomeriggio a casa mia aspettando che mio padre avesse la sua reazione.
 
“E’ morta.. quindi Santi è dovuto venire  a vivere da me.” Finii guardando la mano di Noah tra le mie per poi alzare lo sguardo su Brittany.
 
“Come mai hai lasciato il glee?” chiese una confusa Rachel.
 
“Mia madre ha un nuovo cliente e il pomeriggio non può tenere Santiago, mio padre lavora.. quindi..”
 
“Non potete prendere una babysitter?” chiese Tina.
 
“No, non voglio che Santi cresca con donne che non sia io o mia madre..” dissi decisa guardandola.
 
Lei annuii pensandoci per poi sorridere.
 
“Mi sembra giusto..” disse e le sorrisi a mia volta.
 
“Perché non ce lo avete mai detto?” chiese a quel punto Finn con lo sguardo basso e ferito.

“Finn..” disse Puck. “mi dispiace..”
 
“Siamo migliori amici da anni. Da anni maledizione. Ci siamo sempre detti tutto. Tu hai addirittura scopato con la mia ragazza, anzi entrambi lo avete fatto. ” Guardai Noah e lui guardò me per poi abbassare la testa e io feci lo stessi grattandomi la fronte. “ E vi ho perdonato. Perché voi siete importanti per me.”
 
“Finn.. senti.. non è facile per me dire che sono una ragazza madre, okay? Qui si tratta di..”
 
“Della tua immagine?” provò Finn come per sfidarmi.

“No.. dannazione, no. Non è quello. Non me ne frega niente. Ma questa è la mia adolescenza.. e dovrei poter aver l’opportunità di viverla come tutti i ragazzi e le ragazze della mia età..”
 
“Ma non è così, e non devi vergognartene..”
 
“No, dio, no Kurt. Non me ne vergogno affatto. Santiago.. lui è la cosa migliore che abbia mai fatto in vita mia. Non mi vergognerò mai di lui. Non potrei.. ma questa cittadina, è piena di.. di gente di merda.. e non.. non lo so.. l’ho.. lo abbiamo voluto nascondere..” dissi stringendo la mano di Noah.
 
“Quindi voi state insieme?” chiese Mercedes.
 
Guardai Noah e lui ridacchiò e poi subito anche io e ridemmo di gusto entrambi.
 
“Oh no, no.. siamo migliori amici. Come fratelli. E’ inquietante pensare che abbiamo un figlio insieme e ci trattiamo come fratelli. Ma è così. Ci siamo resi conto che quello che provavamo non era amore, ma solo grande, grande affetto. E poi, sono piuttosto sicura di essere lesbica..” finii con un alzata di spalle e posai lo sguardo su Brittany che era rimasta in silenzio tutto il tempo.
 
“Dio! Finalmente ti sei dichiarata!” esclamò Kurt ridendo e risi a mia volta.
 
“Puck..”
 
“Oh no.. no io sono etero…” puntualizzò subito e tutti scoppiammo a ridere.
 
“No.. non volevo chiederti questo.. ma.. volevo farti i complimenti. Non ti facevo il genere di ragazzo che restava accanto al figlio.”
 
Noah rimase ferito da quell’affermazione di Kurt.
 
Strinsi la sua mano e gli diedi una leggera spallata.
 
“Noah è il padre migliore che potessi volere per Santiago. E’ grandioso con lui.” Dissi elogiandolo.
 
“Se avete altre domande fate pure. Ormai siamo qui..” dissi.
 
Ero sicura che avessero qualcosa da chiedere. Ma più che altro volevo una qualche reazione da parte di Brittany che non aveva fatto altro che starsene a sedere immobile fissandomi. Ero quasi sicura che non battesse nemmeno gli occhi.
 
Mi sentivo più leggera adesso. Dopo aver raccontato quella parte della mia vita a una parte della mia famiglia.
 
Si ritenevo i ragazzi del glee una parte della mia famiglia, ma non lo avevo mai detto a nessuno e tanto meno dimostrato. E mai lo avrei detto neanche sotto tortura.
 
Quando andavo al glee mi sentivo me stessa. Accettata e anche se spesso litigavo con tutti, amata.
 
Facevo quello che amavo fare e questo era tutto ciò che contava. No?
 
Fui riscossa da una domanda.
 
“Non tornerai al glee vero?” chiese Rachel.
 
“Perché sai.. siamo solo undici e ce ne servirebbero dodici per partecipare.. e..” fu folgorata da otto paia di occhi che la guardavano increduli.
 
“Beh, se è per questo.. ho una notizia.. Blaine si trasferisce al McKinley.”
 
“Woow ma è stupendo Kurt!!” esclamò Mercedes e sorrisi.
 
“Visto.. non avete bisogno di me.. avete già il vostro dodicesimo partecipante..”
 
“Ma puoi tornare lo stesso, non è uguale senza di te li..” esclamò Puck.
 
“Ti ci metti anche tu Noah?”
 
“Lo sai che non ho mai detto nulla. Ti ho sempre sostenuta in tutto quello che facevi. Ma-“
 
Lasciai la sua mano e mi alzai.
 
“Noah.. non c’è nessun ma.. ho fatto una scelta.. e.. la mia priorità è Santiago, e poi vengo io. Questo è essere una madre.. oltre che adesso prenderò a calci il culo di quel bambino obeso.” Dissi superandoli tutti andando verso Santi che nel frattempo era arrivato al limite della sopportazione.
 
“Santi, andiamo..” dissi tendendogli la mano.
 
Lui lanciò un occhiataccia al bambino e annuì.

“Okay mami..” disse per poi prendere la mia mano.
 
“Oh guardalo che va via con la mami..” disse il ciccione con tono strafottente.
 
Stavo per rispondere io ma vidi Santi fare un passo avanti.
 
“Tu, brutto stupido ciccione. Cosa vuoi? Si vado via con la mia mami, almeno la mia ce la fa a camminare senza aver bisogno della gru per essere tirata su..” disse buttandosi verso il bambino ma lo tenni mentre il mio piccolo imprecava in spagnolo.
 
Sentii dietro di me scoppiare a ridere e mi voltai vedendo tutti i ragazzi che ci avevano raggiunto.
 
“Sicuramente è appurato che sia figlio tuo Santana!” disse ridendo Finn e poi guardai Puck che aveva uno strano sorriso come se fosse fiero di suo figlio. Risi e tirai via Santiago prendendo il braccio.
 
“Santi, basta!” dissi ridendo e poi scossi la testa baciando la fronte rossa di rabbia del mio piccolo.
 
“Amore.. va tutto bene.. penso che abbia imparato la lezione..”
 
“La lezione di Lima Heights Adjacent!” esclamò lui alzando il pugno in aria vittorioso e risi nuovamente.
 
“E’ stupendo! Può essere la mascotte del nostro glee club?!” esclamò Kurt battendo le mani.
 
“Beh, non appena lo avrò addestrato a chiudere il becco a Gay Berry!” ridacchiai trascinando anche gli altri nella risata.

“Santana, non sai quanto apprezzi di essere sempre nei tuoi pensieri, sai che anche la magnifica e straordinaria Barbra Streisand aveva persone che tentavano di tappare il suo talento e-“
 
“Mami.. che sta dicendo la nasona?” chiese Santi guardandomi stranito e Rachel rimase con la bocca semi aperta a fissare quel bimbo che ero fiera ora più che mai di chiamare mio figlio.
 
“Direi che è pronto!” esclamò Mercedes ridendo e risi con loro.
 
“Questo vuol dire che torni?” chiese poi Finn ma scossi la testa.
 
“No.. m dispiace.. adesso andiamo a casa, Santi deve fare il bagno e poi i compiti.. giusto?”
 
“I compiti? Ma ha 3 anni e mezzo..”
 
“Lui è un piccolo genietto. Conta già fino a più di 30 e sa leggere. Ovviamente i suoi compiti sono imparare a scrivere parole come Mamma e Papà, casa e cane. Ma sono pur sempre compiti no? E si… è piccolo, ma tra i Lopez si fa così. Dolores Lopez mi ha insegnato a scrivere all’età di quattro anni.”
 
“Io a quattro anni ho imparato a camminare..” disse timidamente Finn.
 
“Si vede Finnocence! Non preoccuparti!” esclamai e tutti ridacchiarono cercando di trattenersi.
 
“Santana..” infine sentii la sua voce.
 
Era un sussurrò ma arrivò come un grido.
 
Lei era in disparte. Ogni tanto ridacchiava anche lei ma non aveva mai staccato gli occhi da me e sinceramente ero davvero curiosa di quando si sarebbe convinta a parlarmi.
 
E sembrò aver usato tutte le sue energie per sussurrare il mio nome.
 
“Puck.. puoi.. avvantaggiarti te? E chiama Quinn.. sono preoccupata.. “ gli sussurrai e lui annuì prendendo Santi dalle mie braccia.
 
“Andiamo ometto..”
 
“E mami?”
 
“Mami ci raggiunge dopo!” disse e salutò tutti e si avviò verso casa.
 
Io guardai tutti gli altri alzando un sopracciglio e Kurt fu il primo a capire.
 
“Oh, si.. io.. gente.. andiamo..” disse e tutti annuirono.
 
Mike rimase a guardare Brittany per qualche secondo e questa annuì e lui abbozzò un sorriso e si voltò raggiungendo gli altri che si erano allontanati.
 
La guardai per un secondo ma non riuscii a resistere a abbassai lo sguardo guardandomi la punta delle scarpe.
 
Rimanemmo in silenzio per non so quanto.
 
“Che ne dici di andarci a sedere..” disse poi lei e annuii continuando a trovare estremamente interessanti le mie scarpe.
 
Ci sedemmo sulla panchina dove prima eravamo seduti io e Noah.
 
Altri minuti di imbarazzante silenzio ci avvolsero.
 
Fu sempre lei a spezzare il silenzio.
 
“Quindi.. hai un figlio..” sussurrò.
 
“Già..” le feci eco.
 
“E’ stupendo..” disse. “E’ bellissimo e ti assomiglia un sacco.” Aggiunse e alzai lo sguardo su di lei.
 
“Mi dispiace..” sussurrai guardandola negli occhi sentendoli inumidirsi.
 
“Non esserlo.. capisco cosa vuol dire non voler dire un segreto per paura che condizioni la tua vita..”
 
Capii subito a cosa si riferiva ma non potevo dirle che lo sapevo. Dovevo fingere di essere all’oscuro di tutto.
 
Avevo paura della sua reazione. Cosa avrebbe pensato di me? Una ragazza di diciotto anni con un figlio di tre anni.
 
Avevo così paura del suo giudizio. Avrei voluto pregarla di fare in fretta a chiedermi di non parlarle più, o che qualsiasi cosa mi potesse ferire, la facesse in fretta.
 
Aprii bocca per parlare ma fu come se lei mi leggesse dentro. Alzò delicatamente la mano e posò leggermente l’indice della mano sulle mie labbra.
 
“No San..” scosse lentamente la testa continuando a guardarmi.
 
“So cosa stai pensando. Ma non ti sto giudicando. Affatto. Anzi. Il contrario. Penso che tu sia ina persona con una forza interiore enorme.”
 
Scostai la testa scansando la sua mano.
 
“Dovresti invece. Dovresti scappare prima che tutto sia più complicato. Non sono degna di avere nessuno. Sono un casino. Non so nemmeno da dove cominciare ad elencare i miei difetti. E.. e, diamine ho un figlio! Non è una cosa che ti aspetteresti da un’adolescente come me! Sono lesbica, ho scopato con tutti i miei amici, non riesco a.. dios..” imprecai e riposai lo sguardo su di lei che avevo fatto vagare sull’erba mentre parlavo.
 
“Santana, la vuoi smettere? Pensi che questo sia davvero ciò che mi preoccupa? Tutti siamo un casino. Dio siamo adolescenti! E probabilmente è vero, tu dei casini che non si limitano al problema dell’adolescenza! Ma, diamine, tutti siamo un fottutissimo casino. E il tuo casino è ciò che ti rende così incredibile. Tu, riesci a stupirmi ogni volta! Mi sembra che ti conosco da una vita ma ogni volta mi sorprendi, con piccoli gesti o parole. E non intendo solo in bene. Sei, sei straordinaria San, e il fatto che tu non lo capisca, il fatto che tu pensi di dover nascondere quando realmente straordinaria sei.. ti distrugge. Santiago, lui è perfetto! E tu continui a descriverti come un disastro! Come un casino, ma non lo sei. Sei perfetta. O non saresti riuscita a fare qualcosa di incredibile come Santiago..”
 
Sorrisi, quel discorso mi ricordò mia nonna, quando le dissi della mia omosessualità, probabile omosessualità.
 
La scrutai in quegli occhi incredibili e sentii la voglia di baciarla ma i miei motivi erano ancora li, forti più che mai. Per quanto cercasse di dirmi il contrario ero un casino, e non la meritavo.
 
“Brittany.. non capisci che è un bene per te starmi alla larga? Porto solo terribili casini! Perché per quanto tu voglia dissuadermi dal pensarlo lo sono, e questo non cambierà mai. E.. è meglio che ci allontaniamo prima che..” mi bloccai.
 
Prima che..? Prima che ci innamoriamo? Non riuscivo a finire quella frase. Perché, allora sarebbe stato troppo tardi.
 
“Prima che?? San, ti sei allontanata da me per questo? E’ assurdo!” esclamò.
 
“No, non lo è! Pensaci Brittany! Sei nel cuore degli anni e non puoi legarti a me! Non puoi! Rischierei di tapparti  le ali.. perché io sono bloccata in questa fottutissima città, e io.. dio sei la persona più intelligente, brillante e grandiosa che abbia mai conosciuto! E non posso permettere che tu possa anche solo rischiare di rimanere bloccata in questo buco di Lima.”
 
Lei rimase in silenzio mentre io mi passavo le mani nervosamente tra i capelli cercando di abbassare il battito cardiaco che si era elevato insieme al mio tono.
 
Pensai di averla convinta, lo pensai davvero. Mi alzai.
 
“Devo andare..” sussurrai e mi voltai cominciando a camminare.
 
Feci parecchi passi senza essere raggiunta e capii che ero davvero riuscita a farle capire che non la meritavo.
 
La cosa mi distruggeva. Sapere che aveva rinunciato a noi. Sapere che pensava che avessi ragione, anche se io sapevo di averla.
 
Strinsi le labbra e i pugni cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di uscire crudeli.
 
Nel tempo stesso in cui una lacrima mi rigava il volto impotente mi sentii bloccare per il polso delicatamente.
 
Non mi voltai ma mi fermai.
 
“San.. se c’è qualsiasi modo per farti cambiare idea.. sappi che lo troverò. Non ho intenzione di rinunciare a te, a noi.” Disse come se mi avesse letto nel pensiero e sentii altre due lacrime rigarmi il volto.
 
“Io….. Combatterò fino a che me lo permetterai. E probabilmente anche dopo.” Sussurrò poi lasciandomi il polso delicatamente e rimasi immobile per qualche secondo per poi non riuscire a trattenere un sorriso tra le lacrime e tornare a camminare.
 
*****
 
La guardai allontanarsi e abbozzai un leggero sorriso per poi scioglierlo subito tornando seria e prendendo un bel po’ di fiato.
 
Mi sembrava di non aver respirato per tutto il tempo che avevamo parlato.
 
Mi diedi della stupida più volte quando non ero riuscita a dirle cosa provavo.
 
Forse non era vero, ma quelle cose, quei sentimenti, ero sicura di non averli mai provati per nessuno, nemmeno per Emma che pensavo fosse stata l’amore della mia vita.
 
Faceva male ammetterlo, faceva male anche solo pensarlo, ma ero sicura di amare Santana più di quanto avessi mai amato Emma.
 
La conoscevo solo da qualche mese, ma appena i nostri sguardi si erano incrociati fu come una scarica elettrica che mi percorse il corpo bloccandomi e non riuscivo a spostarmi.
 
Ogni volta che la vedevo anche solo da lontano il mio cuore smetteva di battere per poi battere al triplo della velocità quando i miei occhi incontravano i suoi.
 
Ogni volta sentivo una morsa allo stomaco, la gola bruciare, la fronte prendere fuoco. Ero innamorata.
 
Forse ancora non l’amavo veramente, ma ero sicura che ogni giorno di più mi stessi innamorando di quella testona di Santana Lopez, e che lei volesse o no, l’avrei riconquistata, e saremmo state insieme.
 
Anche perché, non era l’unica che era dovuta crescere prima del previsto.
 
Santana era fantastica e questa sua insicurezza, la paura di non essere all’altezza degli altri, era una cosa da non prendere sotto gamba, per quanto falsa e stupida, era seria.
 
Sapevo di dover fare qualcosa per farle capire che non c’era motivo di avere paura a fidarsi degli altri, e che nessuno l’avrebbe giudicata, che lei era la migliore fra tutti, in quella città e fuori. Dovevo farglielo capire.
 
Ma prima di tutto, dovevo riportarla al glee.
 
Sentii una mano posarsi sulla mia spalla e mi voltai.
 
“Tutto bene Britt?”
 
Annuii sorridendo e lo guardai negli occhi.
 
“Ho bisogno del vostro aiuto.” Esclamai per poi guardare tutti gli altri che mi guardarono confusi ma lentamente annuirono.
 
“Perfetto! Datemi un telefono!”
 
*****
 
Guardai l’ora e sorrisi a mia madre che era appena rientrata.
 
Baciò la testa di Santiago che disegnava seduto a tavola e poi la mia che stavo seduta al fianco del piccolo.
 
“Allora come è andata oggi?” chiese versandosi un bicchiere d’acqua.
 
“Diciamo che.. l’ho portato al parco.. e.. ho incontrato quelli del glee.. e non ho potuto fare altro che raccontargli la verità..” sussurrai abbassando lo sguardo.
 
Lei annuì e si sedette accanto a me.
 
“Come ti senti?”
 
“Leggera.. come se mi fossi tolta un peso. Un peso che mi opprimeva da troppo tempo..” dissi per poi accarezzare la testa di Santi.
 
“Come l’hanno presa?”
 
“Non saprei, ma penso che adorino tutti Santi. Oggi ha dato una sua risposta alla Lopez e tutti lo volevano come la mascotte del glee!” sorrisi per poi guardare mia madre.
 
“Ci vuoi tornare vero? Al glee..”
 
“Na.. posso farne a meno..”
 
“Non è vero.. Santana. Non puoi mentire a me. Sono tua madre! Tu ami quei ragazzi. Sono come una famiglia per te.. e ti mancano..”
 
“Okay, calma.. diciamo che mi manca il glee.. non le persone che ne fanno parte..” precisai io continuando a negare.
 
Lei ridacchiò e scosse la testa e poi sentimmo suonare.
 
“Oh è Quinn. Usciamo un oretta.. va bene? Lo metti tu a letto Santi?” lei annuì e le baciai la guancia.
 
“Gracias mamita..” sorrisi e baciai mio figlio prima di prendere il giubbotto e uscire.
 
La vidi appoggiata alla macchina con la testa bassa e le braccia incrociate sotto il petto.
 
Mi stavo aggiustando il giubbotto chiudendo la porta quando lei alzò il volto pieno di lacrime verso di me.
 
“Oh no..” sussurrai sistemandomi velocemente il giubbotto avvicinandomi a lei il più velocemente possibile.
 
“Quinnie, ehi che succede??”
 
“San.. io..” scoppiò a piangere buttandosi tra le mie braccia e la strinsi.
 
“Shh.. tranquilla.. shh.. va tutto bene..” tentai di rassicurarla cullandola tra le mie braccia.
 

*****
“Come ti senti?”
 
Alzai le spalle continuando a fissare il cielo per poi portare una mano lungo il fianco prendendo la sua che giaceva accanto alla mia.
 
“Grazie San..” sussurrai e lei strinse la mia mano.
 
“Sono qui apposta, lo sai. Anzi, saresti dovuta venire subito..” spostai lo sguardo su di lei che lentamente lo distolse dalle stelle guardandomi.
 
“Se ti tormentava questa cosa della Nanappa dovevi parlarmene. Mi dispiace averti messo in confusione.”
 
“Non sono andata in confusione.. solo che.. non avevo mai pensato a Rachel come.. beh non avevo mai pensato a Rachel in generale senza pensare una serie di insulti.”
 
Lei si tirò a sedere ridendo.
 
“Lo credo bene.” Sorrise e mi aiutò a sedermi.
 
“Comunque direi di andare, ho detto a mia madre che sarei stata fuori un oretta.. mi darà per dispersa..” disse lei scendendo dal tetto della macchina e io scesi a mia volta.
 
“Prima dobbiamo fare una fermata..”
 
Lei mi guardò stranita mentre apriva lo sportello del passeggiero anteriore e si sedeva.
 
“Beh, stasera ero passata per un'altra cosa, ma prima avevo bisogno di parlarti..” lei mi guardò ancora stranita mentre salivo  e poi alzò gli occhi verso il tettuccio e scosse la testa.
 
“Okay Fabrey! Che sia una cosa veloce! Oggi è stata una giornata pesante..”
 
Avevamo parlato per più di un ora. Lei aveva preso le chiavi della macchina e aveva guidato fino a uno spiazzo da dove di potevano ammirare le stelle dato che era leggermente fuori città.
 
Ci eravamo stese sul tetto della macchina e avevamo parlato.
 
Mi aveva tranquillizzato con la storia di Rachel e Sam dicendomi che lei era da tempo che pensava che tra me e Berry ci fossero dei sentimenti non scovati. E che Sam prima o poi se ne sarebbe fatto una ragione. E mi aveva detto dell’incontro con quelli del glee. Anche se in realtà lo sapevo già..

 
*****

 
Mi guardai attorno e alzai un sopracciglio.
 
“Che diavolo ci facciamo a scuola alle dieci di sera Lucy Q?!”
 
“E’ la nostra fermata! Avanti scendi e non farti trasportare fino a dentro!”
 
Sbuffai e scesi notando altre macchine parcheggiate.
 
Scorsi la moto di Noah e corrugai la fronte notando poi anche una macchina targata “Diva” con una gigantesca stella accanto.
 
“Okay Lucy Quinn Fabrey, sta diventando inquietante..” dissi e lei sbuffò e mi prese per il braccio.
 
“Vieni e non fare tante storie..”
 
“Ho mai fatto tante storie??”
 
Lei si bloccò e mi guardò con faccia disgustata.
 
“Santana!” poi ridacchiò e alzai le braccia in segno di resa.
 
“Scusa, sono in astinenza, avanti entriamo.. sono proprio curiosa!” dissi riprendendo la sua mano e entrando.
 
Camminammo per qualche minuto nel completo silenzio mentre io mi scrutavo attorno per capire cosa stava per succedere.
 
Sentii della musica in lontananza diventare sempre più forte man mano che mi avvicinavo all’auditorium.
 
Guardai Quinn che mi sorrise.
 
Aprì la porta dell’auditorium e mi trovai davanti tutti i ragazzi del glee sul palco. Quinn mi accompagnò in prima fila sotto il palco e corse velocemente verso il palco dopo aver lasciato la mia mano e avermi lasciato un bacio sulla testa.
 
Salì sul palco in tempo perché Finn iniziasse a cantare.
 
Notai che stava alla batteria mentre Noah e Sam suonavano le chitarre.
 
“One, two”
 
Si aggiunse anche Puck a Finn.
 
“One, two, three”
 
Per poi continuare solo Finn dopo un pezzo di soli strumenti.
 
“Wake up kids
We've got the dreamers disease
Age 14 we got you down on your knees
So polite, you're busy still saying please”
 
Poi Puck e Sam insieme.
 
“Frienemies”
 
Per poi continuare solo Puck.
 
“Who when
you're down ain't your friend “
 
Sam e Puck.
 
“Every night “
 
Puck.
 
“we smash their Mercedes-Benz “
 
Sam e Puck
First we run and then
 
Puck.
 
“we laugh till we cry “
 
Mercedes e Rachel.
 
“But when the night is falling
You cannot find the light, ([Finn and Sam:] light)
If you feel your dreams are dying
Hold tight “
 
Poi tutti insieme iniziarono a cantare e a ballare muovendosi su quel palco guardandomi e scherzando un po’ tra loro come Kurt e Mercedes che ballavano, per modo di dire, schiena a schiena ridendo.
 
“You've got the music in you
Don't let go
You've got the music in you
One dance left
This world is gonna pull through
Don't give up
You've got a reason to live
Can't forget
We only get what we give “
 
A quel punto Quinn si cominciò a cantare e le sorrisi.
 
“I'm coming home, baby
You're the top
Give it to me now”
 
E poi di nuovo tutti tornarono a cantare insieme.
 
“Four a.m. we ran a miracle mile
We're flat broke but hey we do it in style
The bad rich
God's flying in for your trial “
 
Finn e Mercedes.
 
“But when the night is falling (falling)
You cannot, find a friend (find a friend)
You feel your tree is breaking
Just then “
 
Nuovamente tutti insieme e mi sentii in procinto di piangere.
 
Finn lasciò le bacchette al batterista e si avvicinò al testo del gruppo così come Sam e Puck mentre i chitarristi che ci seguivano in tutte le performance prendevano il loro posto.
 
“You've got the music in you
Don't let go
You've got the music in you
One dance left
This world is gonna pull through
Don't give up
You've got a reason to live
Can't forget
We only get what we give “
 
Sorrisi asciugando una lacrima prima che qualcuno la potesse vedere e alzai lo sgaurdo al soffitto e poi lo ripostai sul palco affondando nell’azzurro più bello che mai.
 
“This whole damn world can fall apart
You'll be OK, follow your heart
You're in harms way I'm right behind
Now say you're mine”
 
Sorrisi sentendola cantare e poi nuovamente tutti tornarono a  cantare in coro indicandomi ogni volta che c’era la parola “you”.
 
“You've got the music in you
Don't let go
You've got the music in you
One dance left” Brittany mi si avvicinò e fece un leggero inchino tendendomi la mano che presi con un sorriso lasciando andare la lacrima di commozione che trattenevo e lei mi fece fare una giravolta prima di aiutarmi a salire sul palco risalendo anche lei continuando a tenermi la mano.
 
“This world is gonna pull through
Don't give up
You've got a reason to live
Can't forget
We only get what we give
Don't let go
I feel the music in you “
 
Poi ci fu così tanta confusione che non capii più chi cantava.
 
Tutti mi venivano in contro e mi abbracciavano ballando mentre Brittany continuava a tenere stretta la mia mano.
 
Mi parve di riconoscere qualche vocalizzo di Finn e Mercedes.
 
“Fly high, high
What's real can't die
You only get what you give
You gonna get what you give”
 
Poi improvvisamente mi ritrovai nel mezzo e tutti mi cominciarono a ballare attorno creando un cerchio.
 
“Just don't be afraid to leave
Health insurance rip off lying
FDA big bankers buying
Fake computer crashes dining
 
Cloning while they're multiplying
Fashion shoots with Beck and Hanson
Courtney Love and Marilyn Manson
You're all fakes
 
Run to your mansions
Come around
We'll kick you down yeah!
 
Don't let go
One dance left
Don't give up
Can't forget
Don't “
Seguito da un acuto di Mercedes “Ooooohh”
 
Rimasi immobile per guardandoli uno per uno asciugandomi poi una lacrima vedendo Quinn buttarsi su di me.
 
“Lopez, questo era per convincerti a tornare al glee..”
 
“Ragazzi.. lo apprezzo tanto, davvero, è stato bellissimo.. ma ho Santiago il pomeriggio.”
 
“Beh, quando hai l’allenamento delle cheerios lo tengo io..” disse Puck.
 
“E quando c’è il glee lo porti con te.. sta con noi! E’ o non è una la nostra mascotte?” disse Quinn guardando Kurt.
 
“Io.. ragazzi.. mi dispiace . Ma comunque grazie per aver organizzato tutto questo..” sentivo che un pianto mi avrebbe colta da un momento all’altro.
 
“Beh, sapevo che le nostre parole non sarebbero servite.. e comunque c’è una sola persona che devi ringraziare.. e adesso.. le do la parola..” disse Quinn sorridendo alle mie spalle e uscendo dal cerchio mentre mi voltando trovandomi davanti Brittany.
 
“Tu? Hai organizzato tutto tu?” le chiesi e lei sorrise.
 
“Pensavo di essere stata abbastanza chiara al parco Santana.” Disse lei avanzando.
 
“Okay.. ma questo.. dio è un reato siamo entrati nella scuola di sera e, e.. è troppo.. è-“ venni bloccata.
 
“Non hai sentito le parole della canzone? Tu hai la musica in te! Non lasciarla andare San! Santiago non sarà mai solo! Noah, suo padre e non un estraneo, starà con lui mentre tu torni a comandare dalla cime della piramide! Quello è il tuo posto. Come lo è questo palco. Non lasciare Santana. Non mollare.”
 
Mi guardai attorno.
 
“Ci potete lasciare sole per favore?” chiesi e tutti annuirono e mi salutarono.
 
Abbracciai Puck, Sam, Quinn, Finn e anche Kurt e poi tutti uscirono salutando anche Brittany.
 
Rimanemmo sole nell’auditorium e la guardai.
 
“Grazie..” sussurrai e lei sorrise.
 
“Se ha funzionato non hai bisogno di ringraziarmi.. l’ho fatto perché penso che ne valesse la pensa. Se sono sicura che qualcuno andrà via da questo posto, San, sei tu.”
 
Sorrisi e mi asciugai le lacrime che mi stavo trattenendo da troppo ormai.
 
Dio avevo pianto troppo in un solo giorno.
 
“Non ci vuole un genio per capirlo. Basta guardarti..” continuò.
 
“Britt io.. non..”
 
“Non ti sto chiedendo di farlo per me.. ma per Santiago.. e è un consiglio, non voglio dirti cosa devi fare. Ma se davvero vuoi portare Santiago via da questa città, devi essere te stessa, straordinariamente te stessa! E poi senza attività extracurriculari non ce la faresti a diplomarti nonostante l’impeccabile media dei tuoi voti.”
 
Rimasi immobile qualche secondo. Non mi aspettavo che mi leggesse dentro fino a questo punto.
 
E più che altro che avesse letto il mio curriculum scolastico.
 
Mi avvicinai di qualche passo e le presi le mani. Lei si bloccò un secondo e posò lo sguardo sulle nostre mani incrociate e poi di nuovo su di me.
 
“Britt.. io.. non so che dire.. non posso dirti subito che come la canzone dice, dirò che sei mia.. perché ho un così grande casino in testa che non posso avere questo onore..” a vidi che stava per controbattere ma la precedetti. “Non ancora..”
 
Lei sorrise abbassando lo sguardo per poi rialzarlo.
 
“Ma.. tu Britt.. mi hai sconvolto l’esistenza..  mi.. mi hai stregato la prima volta che ti ho vista, in mensa.. e da li non sono più riuscita a levarmi il tuo azzurro dalla testa. Sei.. sei la cosa più bella che c’è.. e spero davvero che un giorno.. potrai essere  mia..” dissi per poi lasciare una mano dalla presa e portarla sulla sua guancia accarezzandola con i polpastrelli e dolcemente le sfiorai le labbra con le mie.
 
Non sapevo ancora cosa avrei deciso. Non sapevo se accettare di tornare al glee e alle cheerios o no. Ma almeno sapevo che cosa volevo fare con Brittany. Anche se volevo che ce la prendessimo molto a rilento.
 
 
 
Franci’ Corner:
 
Ed ecco qua!!!

Aaaallora piccola precisione. La canzone penso che l’abbiate riconosciuta è You Get What You Give. A me personalmente fa venire i brividi quando la sento e ho ascoltandola alla glee radio ho pensato che fosse la canzone perfetta. Ci sono delle modifiche sui cantanti ma insomma.. sono convinta che abbiate abbastanza immaginazione per immaginarvi lo scenario.
 
In caso voleste sentire la canzone (cosa che consiglio durante la lettura anche se ormai siamo in fondo) questo è il link [http://www.youtube.com/watch?v=NHZXD5JTmWA].
 
Okay! Grazie a tutti per essere arrivati a leggere fino a qui e grazie a chi legge, preferisce, segue, ricorda, recensisce.. grazie vi amo!!
 
Baci Fra!

PS. MI SCUSO.. INCOLLANDO IL TESTO DA WORD AVEVO LASCIATO L'INIZIO! Adesso l'ho rimesso.. scusate ancora!

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Capitolo 10
*** Welcome (back) ***


 Il successivo giorno al nostro tentativo di far tornare Santana ancora non l’avevo vista a scuola.
 
E ormai era l’ora del glee e gli allenamenti delle cheerios non c’erano stati.
 
Entrai in aula sorridendo a tutti e la cercai con lo sguardo, ma lei non c’era.
 
Arrivò il professore con un grande sorriso sulle labbra.
 
“Ragazzi, prima di tutto volevo dare il benvenuto a Blaine! E.. si Rachel?” le diede la parola esasperato mentre la brunetta si alzava per parlare.
 
“Ho un idea per la scaletta. Un mio assolo, e poi due duetti uno con Finn e l’altro con Blaine! Ho un sacco di-“
 
“Chiudi il becco Berry! Se qualcuno ha avrà un assolo qui questa sono io!” esclamò una voce fin troppo familiare e infatti la vidi entrare dalla porta e tutti si alzarono in piedi di scatto andandole incontro mentre lei lasciava a terra Santiago e si lasciava stringere.
 
Quinn prese in braccio Santi e sorrise a Santana.
 
“E l’altra cosa è che Santana è ufficialmente tornata!” disse ridendo di felicità il professore e ci fu un boato di approvazione.
 
“Okay okay! Adesso direi di festeggiare nel migliore dei modi.. se Schue permette vorrei cantare una canzone.”
 
Lui annuì con un grandissimo sorriso e tutti ci andammo a sedere. Guardai Santiago tra le braccia di Quinn per poi rispostare lo sguardo su Santana.
 
Puck sorridendo prese la chitarra e si sedette su uno dei due sgabelli che Santana aveva portato al centro dell’aula.
 
“Allora, scusatemi ma devo fare la Berry per una manciata di secondi. Prometto di essere breve.” Una leggera risatina si alzò e Rachel si sistemò i capelli con fare disinvolto come se la cosa non la tangesse. “Come ormai sapete mia nonna è morta non molti giorni fa. So che oggi dovremmo cantare la felicità ma vorrei incanalare tutta la mia felicità nell’amore che provavo e provo tutt’ora in quella donna che per me è sempre stata un esempio da seguire e stimare.” sorrisi fiera di lei e spostai lo sguardo su Quinn che baciava Santiago sulle guancette.
 
Riportai lo sguardo su Santana e Puck e vidi lei che fece un leggero cenno a Puck che cominciò a suonare la chitarra.
 
I took my love and I took it down
I climbed a mountain and I turned around
And I saw my reflection in the snow-covered hills
Well, the landslide brought me down
 
Oh, mirror in the sky, what is love
Can the child within my heart rise above
Can I sail through the changing ocean tides
Can I handle the seasons of my life
 
Uh uh... uh uh, uh uh....
 
Well, I've been afraid of changin'
Cause I've built my life around you
But time makes you bolder
Children get older
And I'm getting older too
Well
 
Well, I've been afraid of changin'
Cause I've built my life around you
But time makes you bolder
Children get older
And I'm getting older too
 
Well, I'm getting older too
 
So.. take this love and take it down
Yeah, and if you climb a mountain and you turn around
And if you see my reflection in the snow-covered hills
Well, the landslide brought it down
 
And if you see my reflection in the snow-covered hills
Well maybe...
Well maybe...
Well maybe...
The landslide'll bring you down
 
Si portò la mano al volto e si asciugò le lacrime che, minacciose puntavano ad uscire.
 
Era la prima volta che la sentivo cantare e.. Dio come cantava. Aveva una voce meravigliosa che mi aveva fatto attorcigliare lo stomaco. La mia pelle era increspata da mille brividi e il mio cuore batteva all’impazzata.
 
Puck posò con in silenzio la chitarra.
 
Tutti stavano in silenzio.
 
Semplicemente la guardavamo.
 
Kurt piangeva e Rachel aveva stretto la mano di Finn con gli occhi lucidi.
 
Santana tirò su con il naso prima di alzarsi dallo sgabello per metterlo apposto ma Noah l’abbraccio stringendola e lei rimase impassibile per una manciata di secondi ma poi lo strinse a sua volta nascondendo il volto nel suo petto.
 
Ero sicura al cento per cento che stesse piangendo disperata ma non ebbi il tempo di alzarmi perché Santiago aveva intuito il dolore della madre ed era sceso dalle gambe di Quinn correndo verso la madre e abbracciandone la gamba.
 
“Non piangere mami.” Disse e tutti, me compresa, ci lasciammo sfuggire un piccolo “Oooh” sospirato seguito da un sorriso.
 
Santana si staccò da Noah asciugandosi le lacrime e prese Santi in braccio.
 
“No amore.. tranquillo..” disse sistemandogli la magliettina.
 
Il bambino si sporse verso di lei baciandole la guancia.
 
Un altro “Oooh” si sollevò tra noi.
 
“E adesso, amore, ti va di sentire una canzone di Gay Berry?” chiese Santana e il piccolo si imbronciò.
 
“Preferisco quando canti tu..”
 
“Lo so.. ma Berry, è brava tanto quanto è fastidiosa.. fai un po’ i tuoi calcoli amore!” disse Santana in una risatina che coinvolse tutti.
 
“Allora deve essere davvero brava!” esclamò lui voltandosi a guardare la ragazza che sorrideva sforzata.
 
Tutti scoppiammo a ridere e Santana guardò Rachel e le sorrise.
 
Rachel parve illuminarsi a quel semplice gesto della latina e si avviò al centro della stanza.
 
“Okay c’è una cosa sulla quale sto lavorando……”
 

*****

 
Lasciai Santiago andare a casa con Puck e Quinn mi avviai negli spogliatoi fermandomi al mio armadietto.
 
Presi una scatola con rossa con una targhetta con scritto il mio nome e entrai nello spogliatoio.
 
Posai la scatola sulla panca e l’aprii.
 
Sorrisi a vederne il contenuto e lo tirai fuori.
 
Mi poggiai all’armadietto dietro di me  del quale avevo riavuto la chiave e sorrisi stringendo la divisa.
 
Ero stata a parlare della coach e le avevo chiesto un’altra opportunità. L’ultima.
 
E si. Le avevo raccontato tutto. Tutto ciò che era successo e tutto su Santiago e sul perché della mia operazione.
 
Questa aveva fatto un ampio discorso ma alla fine, ero di nuovo una cheerios. E la capo delle cheerleader.
 
Le promisi che non se ne sarebbe pentita e che le avrei fatto vincere il campionato nazionale.
 
“Immaginavo di trovarti qui…” mi spaventai riaprendo gli occhi che non mi ero accorta di aver chiuso.
 
L’altra ridacchiò.
 
“Scusa, non volevo spaventarti.. beh in realtà si!” sorrise e si avvicinò.
 
Sorrisi a mia volta ripiegano la divisa e mettendola di nuovo nella scatola.
 
“La Sylvester ti ha ripreso quindi..” chiese la bionda accarezzando la scatola vellutata.
 
Annuii e aprii l’armadietto sistemandoci all’interno lo specchio che era stato tolto.
 
“Già, sono di nuovo la capo cheerleaders.” Dissi guardando il mio riflesso.
 
Improvvisamente dietro di me notai dell’azzurro.
 
Mi voltai e lei mi sorrise.
 
Era in piedi di fronte a me e alzò la mano accarezzandomi la guancia per poi portarmi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
 
“Sei bellissima..” mi disse e avvampai.
 
“Britt.. io..” sussurrai ma lei mi zittì con un sorriso.
 
“Shh… lo so.. non sei ancora pronta.. non ti sto sforzando a fare nulla. Ti aspetterò San, che ci vogliano due ore, due anni o due secoli. Ti aspetterò..”
 
Non potei fare a meno di sorridere e mi alzai sulle punte dei piedi e sfiorai le sue labbra con le mie in un bacio casto e dolce.
 
“Grazie..” sussurrai sulle sue labbra riaprendo lentamente gli occhi.
 
Lei sorrise dolcemente riaprendo a sua volta gli occhi.
 
Si appoggiò con la spalla all’armadietto  e incrociò le braccia.
 
“Allora.. cosa era quel sorriso a Rachel?” chiese lei mentre io ero tornata a sistemare l’armadietto.
 
Mi bloccai e mi voltai a guardarla con uno sguardo confuso e divertito.
 
“Non mi dire che sei gelosa di Gay Berry!” risposi ridendo e sistemai una foto mia e di Quinn in divisa delle cheerios al primo anno e un’altra con il primo trofeo che vincemmo con la Coach che ci stringe.
 
“Non la chiamerei così, direi semplice curiosità.”
 
“Non scenderò nei particolari, ma era un sorriso di ringraziamento..” dissi chiudendo poi l’armadietto e appoggiandomici.
 
Lei ridacchiò e si staccò.
 
“Che fai stasera?” mi chiese improvvisamente.
 
“St-stasera… io.. niente, voglio dire.. sto a casa…” balbettai agitata.
 
“Ti andrebbe di uscire?”
 
“I-io e te?” chiesi ancora balbettante. Mi sembrava di essere stata chiara sull’andare piano. E questo non includeva un appuntamento il giorno dopo esserci riunite.
 
Lei ridacchiò.

“Frena la tua testolina ispanica. Ho fissato con alcuni ragazzi del glee per uscire a farci una birra. In realtà Finn si è proposto per portare un fusto di birra e Sam lo sta aiutando a trovarne altri.. Sarà un modo per festeggiare l’arrivo di Blaine, e il tuo ritorno.. bell’entrata comunque!” continuò ridacchiando e risi a mia volta.
 
“Oh vedi, stando a casa ogni pomeriggio con Santi guardavamo troppe serie televisive, mi sono fatta prendere un po’” ridacchiai e poi sospirai.
 
“Non so se è il caso di venire a una festa mentre Santi è a casa. Non è molto da madre matura e consapevole..”
 
“Giusto.. ti direi di portarlo con te!” rise e la seguii.
 
“A parte gli scherzi San. Sei stata te a dire che vuoi essere un adolescente.. e per una sera forse ti farebbe bene.” Spiegò lei.
 
Ci pensai su una manciata di minuti e poi annuii.
 
“Okay.. ci sto!” dissi ridendo.
 
 

*****

 
“Questo mettilo li..”  dissi indicando il bancone.
 
“Okay capo!” esclamò lui ridendo posando il pesante fusto sul bancone del quale la stanza che avevamo affittato era dotata.
 
Scossi la testa e sistemai la pila di bicchieri.
 
“Tra poco arriveranno tutti.” Disse Puck poi sedendosi su un divanetto.
 
“Allora.. Quinn.. c’è qualcosa che mi devi dire.. su te e Sam e sul perché non vi parlate più?”
 
“Come siamo diretti..” esclamai sbuffando.
 
“Ho poco tempo.. avanti parla..”
 
“Diciamo che è lui che non parla con me..”
 
“Okay.. e perché?”
 
“L’ho scaricato nel peggiore dei modi dopo che l’avevamo fatto..” dissi sbuffando sedendomi pesantemente accanto a lui.
 
“Ovvero?”
 
“Sono scoppiata a piangere.. e lui mi ha detto che sarebbe andato tutto bene perché era con me.. e la mia risposta geniale? E’ questo il problema..”
 
“Okay…” disse lui rimanendo impassibile per poi scoppiare a ridere tenendosi la pancia.

“Puck non c’è niente da ridere!” esclamai indignata dandogli uno schiaffo sulla schiena.
 
“Ohh invece si.. T-tu.. ti sei messa a piangere!! E lui.. dio” non riusciva neanche a parlare da quanto rideva e scossi la testa alzandomi.
 
“Fottiti Noah. Fanculo..”
 
Lui mi riprese per il polso cercando di smettere di ridere.
 
“S-scusa.. scusami Q.. allora..” prese un paio di respiri per smettere di ridere. “Okay ci sono.” Disse poi serio e mi risedei.
 
“Perché ti sei messa a piangere? Partirei da questo..” disse lui.
 
“Perché.. mi sono sentita sporca, sai.. come.. come se non avessi dovuto farlo..”
 
“Beh.. è normale sentirsi sporchi.. tutto quello strusciarsi e il sudore.. voglio dire..”
 
“Puck concentrati!” esclamai sbuffando.
 
“Okay scusa.. Che vuol dire sporca..”
 
“L’anima.. mi sentivo tremendamente sporca.. io.. non lo so.. Sentivo un peso sullo stomaco. Come nausea. Sentivo che non era il posto dove dovevo stare.. o meglio.. non la persona con la quale sarei dovuta esserci..”
 
“Ti prego dimmi che non stai parlando di Santana..” esclamò lui e sbuffai passandomi una mano sulla faccia.
 
“Chi sta parlando di me?” chiese la latina entrando posando il cappotto all’attacca panni e la busta con una bottiglia di vodka liscia sul bancone.
 
“Nessuno.. stavo parlando di me..”
 
“Saresti voluta essere li con te stessa? Va bene essere egocentrici ma-“
 
“Puck che stai farfugliando?”
 
“Tu hai detto..”
 
“Noah sta zitto.. di che stavate parlando Lucy..”
 
“Gli stavo raccontando dell’episodio di Sam..”
 
“E mi ha detto che sarebbe voluta essere li con qualcun altro..” spiegò alla fine Noah e sbuffai. Possibile che nessuno riusciva a stare zitto.
 
“Oh, si con la Berry.” Disse Santana tranquillamente sedendosi accanto a me e spalancai gli occhi.
 
Esattamente. Nessuno riusciva mai a stare zitto. Che problemi avevano? Sicuramente volevano farmi diventare pazza.
 
“Berry? Davvero?” chiese Noah e guardai Santana in cagnesco.
 
“Oh.. non c’eri ancora arrivata Lucy Q? Beh Noah ti spiego.. qualcuno le ha messo la pulce nell’orecchio dicendole che Gay Berry le squadra il culo ogni benedetta volta..”
 
“Non che faccia male!” esclamò Noah.
 
“Amen!” rispose Santana per poi darsi il cinque.
 
E quei due avevano un figlio. Dio mio. Il mondo era davvero messo male.
 
Mi passai la mano sugli occhi stancamente.
 
“Quindi.. la pulce ha fatto il suo lavoro..” disse Noah.
 
“Già.” Risposi anche se non era una domanda continuando a tenere le mani sulla faccia.
 
“Ed ora non riesco a smettere di pensare a lei. Ogni fottutissimo istante!”
 
“Se ti fa sentire meglio anche io ho fatto un pensierino su Rachel..” disse Noah guadagnandosi una occhiata disgustata da parte di Santana.
 
“Dio.. sono felice di non scoparmi più nessuno dei due..”
 
Alzai un sopracciglio e mi voltai a guardarla scuotendo la testa.
 
“Molto simpatica Santana!”
 
“Siete voi che fate dei pensieri sulla nana..” disse lei con un alzata di spalle.
 
“Allora parliamo della tua nuova amichetta..” esclamai poi con un sorrisetto.
 
“No.. stavamo parlando della cotta stratosferica di naso di plastica!” esclamò lei entrando in modalità difesa.
 
“Non ho una cotta stratosferica!”
 
“Dio quanto mi mancavano momenti così!” disse poi Noah sorridendo e io e San sorridemmo a nostra volta buttandoci su di lui abbracciandolo.
 
Rimanemmo per almeno due o tre minuti buoni tutti e tre abbracciati tipo twister, quindi sostanzialmente attorcigliati, nonostante le proteste di Noah che ridendo voleva sciogliere l’abbraccio perché a suo avviso ne andava della sua virilità.
 
“Ragazze.. penso che sia giusto dirvi che sto pensando a una cosa a tre..” disse Noah e noi ci staccammo di colpo ridendo e lui sorrise soddisfatto.
 
“Abbraccio sciolto e virilità ancora intatta! Sono un genio!” esclamò e sia io che San iniziammo a picchiarlo e lui si chiuse a riccio mentre tutti e tre ridevamo come matti.
 
In quel momento sentimmo qualcuno schiarirsi la voce e smettemmo alzando lo sguardo per poi vedere Finn buttarsi anche lui sul gruppo picchiando scherzosamente Puck. Santana rideva ma io ero rimasta immobile a guardare l’altra persona.
 
Rachel se ne stava in piedi con una busta tra le mani. Era bellissima. Indossava uno di quei soliti vestitini che solitamente trovavo disgustosi, ma adesso li trovavo estremamente stupendi addosso a lei.
 
Lei abbozzò un sorriso imbarazzato nella nostra direzione e non riuscii a capire se fosse diretto a me o a tutti.
 
“Ciao..” dissi.
 
Lei mi guardò, sorrise e mi sentii sciogliere.
 
“Ciao.. ho portato del vino..” disse alzando la busta e annuii e rimasi immobile.
 
Finn e Puck andarono fuori a prendere il resto dei fusti che Finn aveva in macchina.
 
Rimasi ancora immobile a guardarla fino a che sentii la mano di Santana sulla schiena spingermi per alzarmi e mi riscossi.
 
“Oh si.. dammi.” Le dissi prendendo la busta e portandola verso il bancone e lei mi seguì.
 
“C’è un bagno?” mi chiese timidamente.
 
“Si, è in fondo esci da quella porta e sulla destra ne trovi subito un’altra..”
 
“P-puoi accompagnarmi?” mi chiese e rimasi immobile e spostai lo sguardo su Santana che annuì con energia con una faccia che diceva: “Idiota muoviti!” presi un respiro e accennai un segno di assenso avviandomi verso il bagno.
 
Passammo la prima porta e  la richiudemmo alle nostre spalle e le indicai la porta del bagno.
 
“In realtà.. volevo parlare con te..” disse poi abbassando lo sguardo.
 
Corrugai la fronte.
 
“V-volevo chiederti scusa..”
 
“Per cosa?”
 
“Per come mi sono comportata, con te e con Santana quando lei ha lasciato il Glee.. non pensavo che lei stesse vivendo questa situazione..”
 
“Dovresti scusarti con lei.. non con me..” dissi dura incrociando le braccia al petto.
 
“I-io.. lo so.. e l’ho già fatto.. ma voglio scusarmi  con te.. come mi sono comportata non è stato carino. E me la sono presa con te.. e non dovevo. Tu stavi solo proteggendo un’amica.. ma.. dopo aver scoperto cosa ci fosse stato tra voi.. io.. pensavo che.. che..” si bloccò respirando affannosamente.
 
“Rachel.. va tutto bene.. avanti..” la incoraggiai curiosa sul dove volesse andare a parare.
 
“..che vi foste messe insieme. Ogni pomeriggio dopo scuola facciamo un tratto di strada insieme ma tu dovresti fermarti dopo di me, invece ti fermi prima. Davanti casa di Santana. E più di una volta l’ho vista abbracciarti con entusiasmo sulla porta.. mi dispiace.. non.. non volevo spiarti.. ma passavo da li per tornare a casa.. io..”
 
Sorrisi mentre lei farfugliava e si torturava le mani.
 
Dio come era tenera. Scrociai le braccia e le portai a contornare il suo viso bloccando la sua cascata di parole con un bacio.
 
Lei rimase impassibile ma non appena feci scivolare una mano sul suo fianco lei portò le sue mani sui miei tirandomi a se approfondendo il bacio.
 
Non so come ma mi ritrovai con la mano sulla maniglia del bagno e subito dopo contro il legno freddo della porta.
 
Fece scorrere le mani sotto la mia maglia per poi sfilarla tornando famelica sulle mie labbra.
 
La presi per i fianchi e la feci salire a sedere su un mobiletto posizionandomi tra le sue gambe levandole a mia volta il vestito.
 

*****

 
Ormai erano arrivati quasi tutti.
 
Ero li da almeno un ora e avevo bevuto quattro bicchieri di birra e avevo seriamente bisogno di andare al bagno.
 
Mi avviai verso il bagno e ciò che sentii mi perseguita tutt’ora.
 
I gemiti di Rachel e Quinn erano potenti e affannosi.
 
Alzò gli occhi al cielo allargando le braccia per poi farle ricadere sui fianchi.
 
“Con tutto il tempo che hanno proprio ora?” sussurrai sbuffando per poi vedere la porta della stanza aprirsi.
 
Spalancai gli occhi vedendo Finn.
 
“Finnocence!” esclamai.
 
“San, hai visto Rachel? Non riesco a trovarla..”
 
“Oh, no mi dispiace.. ne vista ne sentita..”
 
“Okay.. è solo che ultimamente è davvero strana.. ho paura che stia male..”
 
“Oh.. tranquillo.. sono abbastanza sicura che stia benissimo..” dissi trattenendo una risata.
 
In quel momento un gemito raggiunse le nostre orecchie e, premetto che non sapevo cos’altro fare, cominciai a gemere ad alta voce appoggiandomi al muro passandomi una mano tra i capelli chiudendo gli occhi
 
Li riaprii dopo una decina di secondi trovando Finn a guardarmi confuso.

“Ti senti bene?”
 
“Oh.. si.. benissimo…” continuai a gemere maledicendo quelle due pervertite che stavano occupando il bagno.
 
“Era.. era un orgasmo?” chiese lui imbarazzato passandosi una mano tra i capelli.
 
“Oh.. emh.. si.. vedi.. sono in astinenza da un po’..” dissi per poi continuare la sceneggiata sentendo che all’interno del bagno era tutt’altro che rallentata la situazione.
 
“Oh..” esclamò lui imbarazzato.
 
“Ora.. se permetti..” dissi strusciandomi contro il muro passandomi una mano sull’addome.
 
Lui annuì e uscì così velocemente che mi stupii che fosse realmente Finn.
 
Ma mi ricredetti quando pensai che l’aveva bevuta, quindi era decisamente Finn.
 
Mi raddrizzai e indurii i muscoli della mascella.
 
Mi voltai verso la porta e cominciai a bussare con energia.
 
I gemiti si affievolirono e sentii la voce affannata di Quinn.
 
“Un secondo..”
 
Sentii un po’ di confusione e poi la porta si aprì di qualche centimetro giusto perché Q potesse guardare.
 
Incontrò il mio sorriso alla Snixx che la immobilizzò.
 
“San, scusa.. è una cosa lunga..” disse per poi richiudere la porta ma fui più veloce e misi il piede a impedire la chiusura della porta e poi la spinsi aprendola.
 
“Berry, fuori.. il tuo ragazzo” sottolineai la parola ragazzo con enfasi e un sorriso bastardo “ ti cerca.. poverino.. pensa che tu stia male..” dissi mantenendo il sorriso.
 
“Ma..” provò a replicare.

“Ho detto FUORI, Berry.. ORA! Devo parlare con questa biondina..” lei si sistemò il vestito e uscì con sguardo basso.
 
Guardai la Fabrey che si stava riallacciando i jeans.
 
Questa alzò lo sguardo su di me e sbuffò.
 
“Sei proprio una stronza..”
 
“Oh, senti chi parla.. prima di tutto.. che diavolo fai? Te la fai con la Berry in un bagno ad una festa dove tutti ci conosciamo e sparite per mezzora e a tre metri c’è il suo ragazzo e il tuo ex?”
 
“Perché io e te non lo abbiamo mai fatto?  E poi sei stata tu a spingermi verso Rachel!”
 
“Okay! Chiariamo subito le cose! Io ti ho spinto a parlarci, non a fotterla fino a farla gridare come se fosse in un fil horror! E non mettere in mezzo noi! Quello che facevamo noi era diverso.. e lo sai!”
 
“Ah si? Diverso come? Sentiamo!”
 
“Senti.. Quinn..” dissi cercando di calmare i toni che si erano alzati troppo.
 
“No San!  Dio! Quale è il tuo problema? Mi spieghi? Tu non hai più diritto di dirmi niente! Anzi non lo hai mai avuto.. ricordi?” continuò lei con tono alto.
 
“Dio! Oltre a esserti fottuta la Berry ti sei fottuta anche il cervello! Lo dico perché ti voglio bene Quinn! Maledizione! Sei come una sorella e lo sai. Voglio bene a te come non ne ho mai voluto a nessuno! E quello che facevamo noi era diverso, perché.. dio santo ho dovuto fingere un orgasmo davanti a Finn per coprire le vostre urla!” risposi allargando le braccia ormai furiosa.
 
Lei rimase un attimo a fissare il vuoto, classico di lei quando pensa e poi alzò lo sguardo su di me e sorrise dolcemente.

“Davvero lo hai fatto?” chiese con tono calmo e dolce.
 
“Già. E’ stato imbarazzante.. ma penso che TontoloFinn ci sia cascato..” dissi con il suo stesso tono di voce  lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi  per poi alzare lo sguardo su di lei.
 
“Grazie San..” disse lei per poi abbracciarmi ma mi tirai indietro.
 
“Hell no! Lavati le mani prima Lucy Q!” esclamai disgustata e lei rise scuotendo la testa.
 
“Sei proprio una stronza..”
 
“Per questo mi ami!”
 
“Vero!” ridacchiò lei e scossi la testa ridendo.
 
“Ora se non ti dispiace dovei..” indicai il gabinetto e lei annuì.
 
“Fai pure.. non è niente che non abbia mai visto!” disse ridendo e scossi la testa e mi avviai a fare pipi.
 
“Sei una stronza anche te Quinn!”
 
“Ed è per questo che mi ami!” disse lei ridendo e risi a mia volta.
 
“Vero!”
 
Lei si lavò le mani e nel frattempo io avevo fatto. Mi avviai al lavandino e lei sorrise.
 
“Ci vediamo di la!” disse per poi aprire la porta e bloccarsi.
 
Aprii l’acqua e mi spruzzai del sapone sulle mani per poi lavarmele.
 
La vidi guardarmi un secondo per poi allontanarsi.
 
Presi un asciugamano e mi asciugai le mani e mi voltai verso la porta e vidi Brittany che immobile mi fissava con faccia incredula.
 
“Ehi sei arrivata!” esclamai per poi tirare sul mobile l’asciugamano e avvicinarsi a lei ma lei fece un passo indietro.
 
“Che.. che ti prende?” chiesi corrugando la fronte.
 
“Che ci facevi nel bagno con Quinn?”
 
“Oh.. questa è una storia divertente! Vedi.. ho bevuto molta birra e sono venuta in bagno perché la mia vescica era arrivata al limite e indovina chi trovo dentro?”
 
“Quinn..” disse lei allargando le braccia senza staccare gli occhi dai miei.
 
“Esatto e…”
 
“E non voglio sapere cosa è successo..” disse lei e si voltò per andare via ma la bloccai.
 
“Dove diavolo stai andando?”
 
“Senti.. so che vuoi fare con calma.. ma passare da palo in frasca tra me e Quinn non va bene Santana!” esclamò lei e spalancai gli occhi.
 
Solo ora capii cosa stava succedendo.
 
“Ohhh no no no no no no no!!” esclamai subito.
 
“No! Lei era nel bagno con..” mi guardai intorno e abbassai il tono “Rachel!”
 
Lei da aria scocciata passò a sorpresa e poi a curiosa.

“R-Rachel” disse indicando la porta alle sue spalle che portava alla stanza.
 
Annuii ridendo e lei rise a sua volta.
 
“Okay.. ma rimane il problema.. cosa ci facevi dentro con Quinn..”
 
“Oh.. sia come sono fatta.. mi piace prenderla per il culo! E poi ho dovuto fingere un orgasmo davanti a Finnocence..” lei mi guardò stranita e le spiegai cosa era successo.
 
La vidi ridere di gusto e la sua risata cristallina che mi riempiva le orecchie mi fece stare bene.
 
Poi lei smise di ridere lentamente tenendo le labbra tirate in un sorriso meraviglioso.
 
Mi avvicinai a lei e le accarezzai il braccio.
 
“Biondina.. stai diventando gelosa eh?” dissi ridacchiando e lei lo fece a sua volta.
 
“Vedi.. quando una cosa mi fa stare bene e mi sta a cuore ho paura di perderla.. e divento un po’ gelosa..” disse facendo il segno di un po’ con le dita. Ridacchiai e avvinghiai le braccia al suo collo.
 
“Non mi devi spiegazioni.. non ho detto che non mi piace.. anzi..” sussurrai prima di baciarla con tanta passione che il fiato mi mancò ma non avevo la voglia di staccarmi da quelle labbra carnose e morbide.
 
Lei si affrettò a portarmi le mani sui fianchi e mi strinse a se senza approfondire il bacio.
 
Non ci eravamo mai date un pacio più approfondito da quando avevamo deciso di riprovarci.
 
Diciamo che era la barriera che ci salvava dall’andare oltre al bacio.
 
Non che non volessimo. Ma io le avevo chiesto di fare con calma. Anche se già sapevo che probabilmente l’amavo, volevo vivermi una relazione che si potesse definire tale. Con tanto di corteggiamento.
 
Tutte quelle sensazioni che senti crescere giorno dopo giorno.
 
Volevo una cosa seria.
 
O forse avevo solo paura?
 
Si paura. Ma di cosa?
 
Ci pensai a lungo.
 
Poi capii. Brittany mi faceva sentire felice.
 
E avevo paura di sentirmi felice, perché ogni volta succede sempre qualcosa di brutto, e la tua felicità si infrange come un fragilissimo cristallo che casca da un grattacielo.
 
E avevo paura di ciò che sarebbe successo dopo. Dopo quando mi sarei sentita come quel cristallo.
 
Lei si staccò lasciandomi un altro bacio a fior di labbra.
 
“Andiamo di la..” mi disse prendendomi poi per mano e portandomi di la.
 
Una volta messo piede nella stanza tutti erano ubriachi e la musica rimbombava prepotente tra le pareti.
 
Risi notando Puck che si era tolto la maglia e ballava sul bancone con Sam, ovviamente era un ballo tipo spogliarellisti, che anche lui senza maglia stringeva in una mano la bottiglia di rum e nell’altra di pera. Mentre Puck una di vodka e di lemon. Sotto al bancone c’erano un po’ tutti che si facevano versare da bere.
 
Ammetto di aver sentito una sensazione di.. apprezzamento a vedere quei due a torso nudo a ballare, ma fu una cosa che tenni per me. Ecco perché ero convinta di non essere totalmente lesbica.
 
Così guardai Brittany che guardava anche lei interessata i due e mi guardò.
 
“So cosa stai pensando San.. ma ti dirò la verità, ho avvertito anche io qualcosa.. sono loro che sono un bel vedere!” mi rassicurò ridendo come se avesse capito cosa mi passava per la testa.
 
Le sorrisi e poi ci avviammo al bancone a farci anche noi le nostre bevute.
 
 
 
 
 
Non mi resi conto di quando ma mi trovai in reggiseno e mutande a ballare sul bancone tra Puck e Sam e tutti ballavano sui tavoli o ovunque potevano.
 
Avevamo fatto migliaia di shot e le bottiglie vuote giacevano a terra.
 
Improvvisamente voltai lo sguardo incontrando l’azzurro e scesi dal bancone andando verso di lei.
 
Salii sul tavolo dove lei stava ballando e iniziai a ballare sensualmente con lei che mi baciava il collo.
 
Eravamo completamente ubriachi e sinceramente non ricordo bene come successe ma ricordo che sentii proporre una cosa come:
 
“Facciamo una corsa fino al parco. A chi ce la fa offro un altro giro!” esclamò Puck scendendo dal bancone.
 
Tutti lo guardammo come dire “Che sfida sarebbe?”
 
“Ma.. dobbiamo andare nudi!”
 
Tutti urlarono e nel giro di qualche minuto mi trovai mano nella mano con Brittany a correre sull’asfalto della strada che ci avrebbe portato verso il parco.
 
Con noi Puck, Sam, Quinn, Blaine, Kurt, Mike e Tina.
 
Gli altri erano collassati alla stanza, tranne Rachel che era rimasta a pomiciare con Finn che non se la sentiva di correre nudo.
 
Poi ho un vuoto totale.
 
Buio. Come se avessero staccato la spina.
 
Mi svegliai la mattina con un mal di testa infernale e un braccio notevolmente pesante sul petto mentre una mano più delicata poco più bassa dell’addome.
 
Ero completamente nuda e la luce batteva nella stanza.
 
Cercai di mettere a fuoco la stanza ma non riuscivo a capire dove mi trovavo.
 
Solo quando notai a una parete un poster di una rock band capii che ero nella stanza di Puck.
 
E capii anche che i braccio era suo. Infatti mi voltai trovandolo nudo steso alla mia sinistra.
 
Spalancai gli occhi e lentamente spostai lo sguardò alla mia destra e notai dei folti capelli biondi e lunghi. La sua mano era posata poco più su della mia intimità e riconobbi il braccialetto che teneva con la scritta Susan.
 
Riportai lo sguardo verso il soffitto.
 
“Merda..”
 
 
 
Franci’s Corner:
 
Ed ecco il capitolo! E’ stato un parto a dire la verità.. non voleva uscire. L’ho scritto in più giorni ma oggi mi è arrivata l’ispirazione e diciamo che l’ho finito.
 
Non sono molto convinta su questo capitolo.
 
Comunque fatemi sapere che ne pensate, e mi dispiace che l’altro capitolo abbia avuto solo una recensione. Vi chiedo solo di dirmi cosa ne pensate. E’ importante per me. Grazie mille.
 
Grazie a quelli che seguono, preferiscono e ricordano. Grazie a Brittana is love perché sta recensendo ogni capitolo e mi aiuta a scrivere .

Detto questo.. just.. let me know..

Baci Fra

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Capitolo 11
*** What the hell is happened? ***


 
Ero completamente nuda e la luce batteva nella stanza.
 
Cercai di mettere a fuoco la stanza ma non riuscivo a capire dove mi trovavo.
 
Solo quando notai a una parete un poster di una rock band capii che ero nella stanza di Puck.
 
E capii anche che i braccio era suo. Infatti mi voltai trovandolo nudo steso alla mia sinistra.
 
Spalancai gli occhi e lentamente spostai lo sguardò alla mia destra e notai dei folti capelli biondi e lunghi. La sua mano era posata poco più su della mia intimità e riconobbi il braccialetto che teneva con la scritta Susan.
 
Riportai lo sguardo verso il soffitto.
 
“Merda..”
 
Dopo qualche minuto che tentavo di ricostruire gli avvenimenti della scorsa notte sentii qualcuno lamentarsi.
 
Mi voltai prima da una parte e poi dall’altra notando che non era stato nessuno dei due accanto a me.
 
Aggrottai le sopracciglia e lentamente sfilai il braccio di Noah e quello di Britt e mi sollevai a sedere e vidi a terra un tappeto di persone che come noi erano nude.
 
Alzai le sopracciglia stupita e le guardai.
 
C’erano Kurt e Blaine che dormivano abbracciati coperti da una camicia di Noah, Sam che dormiva beatamente a pancia in su, poi c’erano Tina e Mike che anche loro nudi e abbracciati dormivano accanto a l’unica persona che come me era a sedere con la mano tra i capelli guardandosi intorno.
 
Poi portò lo sguardo su di me e mi guardò con aria confusa.
 
“Che cazzo è successo ieri sera?”
 
Scossi la testa e mi alzai dal letto e passai come meglio potevo tra le persone sdraiate a terra e arrivai al cassettone della biancheria di Noah.
 
Teneva delle mutande da donna da qualche parte, come trofei delle sue notti. Non ne avrebbe preso uno qualsiasi ovviamente, cercavo un paio che fosse mio. Fui felice di scoprire che almeno le aveva lavate. Me le infilai e ne lanciai un paio a Quinn che mi ringraziò con un mezzo sorriso e poi ne preparai un paio per Britt.
 
Mi voltai per tornare indietro ma Quinn mi guardò accigliata. Roteai gli occhi sbuffando e ne presi un paio anche per Tina lanciandole a Quinn che le posò vicino all’asiatica.
 
Poi mi avvicinai all’armadio delle camice di Noah e ne presi una infilandola subito e ne tirai altre due a Quinn che mi guardò con fastidio dato che l’avevo complita in piena faccia.
 
“Santana che stai facendo?” chiese a bassa voce.
 
“Sto cercando di trovare dei vestiti per quando si sveglieranno. Non ho intenzione di farmi vedere nuda..” sussurrai a mia volta avvicinandomi a Brittany e ripiegando la camicia posizionandola al suo fianco con la biancheria e la coprii con il lenzuolo.
 
“Okay.. direi che siamo pronte..” dissi guardandomi poi attorno.
 
Quinn si alzò e si allacciò un paio di bottoni della camicia passandosi una mano sulla testa.
 
“La mia testa sta scoppiando..” sussurrò. Ridacchiai tra me e me.
 
“Mi dispiace Q..” dissi per poi portare le mani a coprire le orecchie di Britt e urlare.
 
“Svegliatevi razza di pervertiti!” gradai nell’orecchio a Sam.
 
Tutti aprirono gli occhi di scatto e scattarono a sedere portandosi le mani alla testa e poi guardandosi attorno.
 
Risi vedendo la faccia piena di odio di Quinn e poi guardai tutti intorno a me che nel frattempo avevano visto gli altri nudi e si erano coperti.
 
Puck all’urlo era caduto dal letto e aveva afferrato un cuscino coprendosi.
 
Scossi la testa ridacchiando per poi togliere le mani e baciare Brittany sulla guancia.

“Ehi.. Britt-Britt… svegliati..” le sussurrai.
 
Lei fece un versetto infastidito che mi fece sorridere tanto era tenero.
 
“Non vale, lei la svegli così?” chiese Sam a voce alta.
 
Mi voltai a guardarlo.

“Sta zitto Trouty! E comunque vedo che qualcuno si è svegliato molto prima di te..” dissi indicando tra le sue gambe.
 
Lui velocemente afferrò la prima cosa che trovò al suo fianco e la portò a coprire.
 
Scossi la testa e mi voltai di nuovo verso Brittany scontrandomi con l’azzurro più puro di sempre.
 
Sorrisi e lei lo fece a sua volta facendo una piccola smorfia portandosi la mano alla testa.
 
“Che è successo?”
 
“Oh.. questa è una domanda che penso ci stiamo ponendo tutti.. non ricordo assolutamente niente…” le risposi con un sorriso.
 
Ero felice di aver scoperto di non aver fatto una cosa  a tre. Il nostro patto di andarci piano non era andato distrutto.
 
Sorrisi e le lasciai un bacio sulla fronte.
 
“Qui c’è delle cose che puoi metterti da vestire..”
 
“Anche per te Tina..” disse poi Quinn indicandoli alla ragazza.
 
“E per noi?” chiese Blaine.
 
“Oh.. mi dispiace.. è roba di Noah.. non volevo essere troppo invadente..” dissi con un sorriso bastardo per poi voltarmi nuovamente verso Brittany.
 
Questa intanto si alzò avvolgendosi nel lenzuolo e si avvicinò a Tina e la avvolse.
 
“Noi andiamo a vestirci nel bagno.. se qualcuno mi dice dov’è..” disse. Le indicai il bagno e poi scomparvero.
 
Mi voltai verso gli altri rimasti nella stanza che mi guardavano come se volessero sbranarmi.
 
“Santana sei una bastarda..” disse Sam.
 
Roteai gli occhi e sbuffai.
 
“Oh avanti.. li c’è il cassettone di Noah e li c’è l’armadio.. vestitevi!” esclamai e mi sedei sul letto con le mani sulla testa che pulsava dolorosamente.
 
Nel frattempo tutti si cominciarono a vestire.
 
Quando fummo tutti vestiti e anche Brittany e Tina erano tornate dal bagno noi quattro cercammo qualcosa che potesse essere più decente e tutti insieme ci dirigemmo a un bar a fare colazione.
 
Ci sedemmo e ordinammo.
 
Non appena arrivarono i nostri caffè Kurt parlò.
 
“Qualcuno si ricorda qualcosa?”
 
“Per quanto mi riguarda possiamo aver ucciso qualcuno e non me lo ricordo..” rispose Tina con una mano tra i capelli.
 
“Sottoscrivo..” rispose Blaine.
 
E tutti annuimmo.
 
“Okay..  facciamo così.. ognuno dirà l’ultima cosa che ricorda. La mia è che Puck ha proposto di andare a fare quella corsa fino al parco nudi. Dopo di che il vuoto.”
 
“Oh.. la mia memoria si blocca prima..” rispose Mike.
 
“Io ricordo che quando siamo arrivate al parco Brittany stava per buttarsi nel laghetto perché voleva nuotare con le papere..” disse Kurt indicandola e la mia bionda divenne rossa e sorrisi.
 
“Davvero l’ho fatto?” chiese.
 
“Oh no.. Santana ti ha salvato all’ultimo.. e poi ricordo che Mike e Tina avevano iniziato a farlo sul prato..” disse aggrottando le sopracciglia mentre le parole e i ricordi uscivano.
 
Mike e Tina arrossirono contemporaneamente.
 
“Dio..” sussurrò l’asiatica coprendosi il volto con la mano.
 
“Oooh.. si me lo ricordo..” esclamò Quinn.
 
“E che è arrivata la polizia..” disse per poi assumere la faccia come quella di Kurt.

“L-la polizia?” chiese Mike.
 
“Si.. qualcuno si era lamentato per gli schiamazzi notturni.. e che dei ragazzi correvano nudi per le strade.”
 
“E’ vero! Abbiamo iniziato a correre tutti ridendo..” disse Puck come illuminato.
 
“Ma mi sembra di ricordare che qualcosa fosse andato leggermente male..” continuò Quinn.
 
“Mi pare che qualcuno si stato preso..” disse Sam ma mise una faccia pensierosa.

“Ma siamo tutti qui.. insomma.. quelli che ricordo che abbiamo accettato la sfida di Puck..”
 
Seguii la conversazione cercando di risvegliare qualcosa nella mia mente. Ma avevo un blackout totale.
 
Spostai lo sguardo su Brittany che aveva spalancato gli occhi fissando il tavolo.
 
Non fui l’unica ad accorgermene. Infatti Blaine parlò.
 
“Brittany.. va tutto bene?”
 
Questa alzò lo sguardo vuoto su di lui.

“Sono stata io quella presa..” sussurrò per poi guardare Mike.
 
“Ma..” si voltò improvvisamente verso di me. “T-tu mi hai salvata..”
 
Alzai le sopracciglia. Non ricordavo assolutamente niente. Eppure lei era convinta.
 
“E mi.. mi hai chiamato la tua ragazza..” disse accennando poi un sorriso.
 
 
Stavo correndo al massimo della mia velocità. Sentivo le gambe che andavano da sole.
 
Saltai una panchina e continuai a correre. Al mio fianco c’era Brittany che fortunatamente ero riuscita a fermare dal fare un bagno nel laghetto.
 
Improvvisamente spostai lo sguardo accanto a me e non la vidi più. Mi voltai cercandola trovandola a terra mentre due poliziotti le si avvicinavano. La presero sollevandola.
 
Non riuscii a contenermi e corsi verso di loro afferrando la prima cosa che trovai.

“Lasciate andare la mia ragazza!” urlai con tutte le forze e colpii un poliziotto sul fianco con quello che pareva un pezzo di legno.
 
A quel punto Brittany diede un calcio nello stomaco all’altro poliziotto prese la mia mano e cominciò a correre e la seguii con tutto il fiato che avevo fino a casa di Puck.
 
“Oh si.. ricordo che siete arrivate a casa di Puck dove tutti eravamo finiti e che vi siete baciate e Brittany ha detto che ti- ahi!” urlò Blaine portandosi la mano allo stinco colpito e una mano alla testa che doleva per l’urlo.
 
Alzai il sopracciglio guardando Brittany che faceva l’indifferente bevendo il suo caffè e Blaine la guardava con sguardo confuso.
 
“Oh.. ora ricordo.. Puck ha detto che aveva casa sua e che potevamo nasconderci li.. e penso che poi ci siamo addormentati” disse Mike.
 
Okay. Adesso che la maggior parte della storia era ricostruita mi sentii una stupida per aver pensato di aver fatto una cosa a tre con Noah e Brittany.
 
Brittany mi strinse la mano sotto il tavolo e le sorrisi posando la testa sulla sua spalla.
 
Bevvi un sorso di caffè e rimanemmo tutti in silenzio per almeno cinque minuti fino a quando Quinn parlò.

“Scusate.. ma gli altri?”
 
“Saranno ancora alla stanza..” disse Puck.
 
“Penso che dovremmo andare da loro.” Disse la bionda.
 
La guardai e capii che voleva andare a vedere Rachel. Scoppiai a ridere e tutti si voltarono verso di me alzando le sopracciglia.
 
Smisi di ridere e bevvi un altro sorso di caffè.
 
“Okay, allora andiamo..” disse Puck alzandosi lasciando dei soldi che aveva preso a casa, sul tavolo e tutti ci avviammo all’uscita.
 
Ci incamminammo per le strade non molto trafficate alle 7 di mattina di sabato.
 
Continuai a tenere per tutto il tempo la mano di Brittany stretta nella mia mentre lei disegnava degli invisibili cerchi sul mio palmo con il pollice.
 
Finalmente arrivammo alla stanza.
 
Puck aprì la porta e la stanza era completamente buia. Accese la luce e spalancammo tutti gli occhi.
 
La stanza era un disastro. Completamente sottosopra e le persone che erano rimaste li erano sdraiate tra i bicchieri e bottiglie vuote.
 
Mercedes dormiva abbracciata alla sedia di Artie e questo dormiva con la testa all’indietro. Finn era sdraiato a pancia in giù sul pavimento con la testa su quello che mi parve essere un fusto di birra vuoto.
 
Ma qualcuno mancava all’appello. Ma la vedemmo arrivare dalla porta che portava al bagno con in mano il telefono e la faccia distrutta dal sonno, dall’alcool e quella che mi parve essere tristezza.
 
Alzò gli occhi su di noi e li spalancò.
 
“Voi..” iniziò puntandoci il dito contro “dove diamine siete stati? Avete idea di quanto sia stata preoccupata? Avete lasciato tutto qui! Telefoni e vestiti! Non riuscivo a rintracciarvi! Razza di idioti!” esclamò a voce alta fissando però negli occhi solo Quinn.
 
Sbuffai e lasciai la mano di Britt e avanzai verso di lei.

“Senti, hobbit.. abbiamo un mal di testa che non puoi neanche immaginare, ci siamo svegliati nudi e spaesati. Non ci serve anche la tua ramanzina. Sono abbastanza grande da essere consapevole delle mie azioni.. se tu l’avessi scordato sono una madre…” dissi con estrema calma nella voce perché l’alzarla era deleterio per il mio mal di testa.
 
“No! Io non l’ho scordato.. ma a quando pare tu sì! S-” esclamò lei per poi bloccarsi quando..
 
“Rachel!” la voce severa di Quinn raggiunse le sue orecchie e abbassò lo sguardo.
 
“S-scusa io..”
 
“No.. continua.. avanti..” le intimai alzando un sopracciglio.
 
“No.. Santana.. io.. mi dispiace.. mi sono svegliata qui ed eravate tutti scomparsi e.. ho temuto il peggio.. scusate.. scusami..”
 
Scossi la testa.
 
“No.. hai ragione.. dovrei essere da mio figlio..” dissi e mi voltai e diedi una pacca sulla spalla di Blaine.
 
“Benvenuto Blaine Warblers.” Dissi prima di uscire dalla stanza e cominciando a camminare per la strada deserta.
 
Non ebbi nemmeno il tempo di fare più di quattro passi che la porta si spalancò e venni subito raggiunta.
 
“San.. fermati..” mi chiamò ma continuai a camminare. Così la sentii raggiungermi e fermarmi per un polso facendomi voltare.
 
“Che c’è?” le chiesi e lei chiuse gli occhi lentamente per poi riaprirli.
 
“Dove stai andando?”
 
“Da mio figlio.. mi sembrava di averlo reso chiaro..”
 
“Smettila!” mi urlò poi.
 
Spalancai gli occhi.
 
“Di fare cosa di preciso?”
 
“Di scappare! Scappi sempre! Quando non riesci a sostenere la faccenda scappi, batti in ritirata.. non lo fare..” spiegò lei.
 
“Non lo faccio..” cercai di difendermi io.
 
“San.. non continuare! Santo dio! Sei la persona più magnifica che abbia mai conosciuto! Sei straordinaria! Intelligente, bellissima.. e.. un ottima madre. Santiago è stupendo. Lui è perfetto, è bellissimo! Devi essere fiera quando parli di lui. E del tuo modo di essere madre, non battere in ritirata! Sei grandiosa San..” disse lei per poi prendermi il volto tra le mani. “Sei una madre fantastica.. non farti buttare giù dalle persone..” continuò e sorrisi lusingata per poi prendermi per mano e riportarmi dentro.
 
Incrociai lo sguardo di Quinn che era al bancone con una busta a buttare via le bottiglie e mi sorrise. Le sorrisi di rimando mentre Brittany mi passava un sacchetto per il sudicio.
 
Cominciammo a mettere a posto la stanza mentre anche gli altri tre si erano svegliati.
 
Sentii ad un certo punto due mani cingermi la vita e mi sentii lasciare un bacio sulla guancia.
 
“Ehi..” mi soffiò all’altezza dell’orecchio.

“Ehi..” risposi io voltandomi e lasciando il sacchetto a terra portando le braccia intorno al suo collo.
 
“Pensavo.. cosa vuoi fare stasera?” mi chiese portando le mani ai miei fianchi.
 
“Sinceramente volevo stare un po’ con Santi..” risposi abbassando lo sguardo.

“San..” mi richiamò lei e lo rialzai incrociando le sue iridi azzurre. “Posso stare con te e Santiago? Vorrei poterlo conoscere meglio..” la guardai sorpresa e mi allargai in un sorriso per poi annuire.

“Si.. si certo!” la vidi sorridere e avvicinarsi a me baciandomi. Ricambiai il bacio con dolcezza e posai la fronte contro la sua.
 
“Sai.. quando stamani mi sono svegliata.. ero nuda tra te e Puck.. ho pensato che.. che avessimo fatto una cosa a tre..” ammisi e lei ridacchiò.
 
“E?” chiese lei come se sapesse che ci fosse dell’altro.
 
“E.. ero dispiaciuta che avessimo accelerato tutto per colpa dell’alcool. E ero disgustata dal fatto che Puckerman avesse osato mettere le mani addosso a te..” ridacchiammo insieme e lei continuò a guardarmi come se sapesse che ancora non avevo finito.
 
“Ma da una parte.. ero felice di averlo fatto..” lei sorrise e scosse impercettibilmente la testa.
 
“Ci sarà tempo San.. abbiamo tutto il tempo che vuoi.. fino a che tu non ti stancherai di me..”
 
“Non penso di potermi mai stancare di te..” dissi e lei sorrise dolcemente e mi baciò delicatamente come se fossi un vaso di cristallo. O una gemma preziosa.
 
“Aspetta di fare una chiacchierata con mia madre.. poi vorrai scappare a gambe levate da me!” rise lei e risi con lei.
 
“L’ho già conosciuta.. ricordi?”
 
“Come scordare! Ma.. diciamo che era quasi nelle condizioni migliori!”
 
“Davvero?” chiesi e lei annuì in una risatina che coinvolse anche me.
 
“Non vedo l’ora di conoscere per bene tua madre, è una tipa grandiosa!” esclamai ridacchiando.
 
“Ehi.. piccioncine.. “
 
“Fabrey!” esclamai staccandomi da Brittany.

“Abbiamo fissato di andare a pranzo tutti insieme.. venite?”
 
Scossi leggermente la testa.
 
“E tu Britt??” chiese Quinn e voltai lo sguardo sulla mia biondina che scosse la testa.

“No passo.. grazie Q..”
 
“No.. Britt.. vai.. so che ti fa piacere andare.. io.. io devo andare a casa.. ma tu devi andare.. ci vediamo stasera tanto..” lei mi guardò e poi preso un bel respiro annuì.


“Perfetto!” esclamò Quinn.
 
Sorrisi a Brittany e le presi il volto baciandola.
 
“Devo andare.. ci vediamo alle 9 da me..” le sorrisi e lei mi ribaciò con più energia per poi lasciarmi andare.
 
Arrivai a casa che erano quasi le 10 e appena entrai Santi subito mi corse incontro e lo presi in braccio.
 
“Ciao amore!” esclamai baciandogli la testolina.
 
“Mami! Vieni a giocare?” mi chiese.
 
“Amore.. faccio una doccia e arrivo.. intanto continua con il nonno!” esclamai ridacchiando vedendo mio padre seduto a terra scomodamente che cercava di montare un giocattolo.
 
“Ma lui non sa giocare..” esclamò il mio ometto e risi ancora di più.
 
“Sono.. un rinomato chirurgo. Ho quattro dottorati e tre specializzazioni. Sono primario di chirurgia ma questo maledetto gioco non vuole funzionare!” esclamò lui.
 
Risi ancora di più e lasciai Santi a terra avvicinandomi prendendo il gioco dalle mani di mio padre.

“Papà, devi solo fare pratica!” dissi accendendo il gioco e posandolo a terra mentre lui imprecava in spagnolo.
 
Risi lasciandogli un bacio sulla guancia e mi affacciai in cucina dove vidi mia madre cucinare.
 
“Ehi mamita! Vado a farmi una doccia!”
 
“Oh, come è andata la serata?” mi chiese continuando a tagliare il battuto.
 
“Oh.. bene.. tutto tranquillo.. come sempre..” dissi vaga.

“Eravate tutti ubriachi?”
 
“Marci, già!” dissi ridendo e lei rise mentre mi avviavo a farmi una doccia.
 
 
*****
 
“Allora, ci spiegate cosa avete combinato stanotte?” chiese Finn dando un morso al suo hamburger.
 
“Meglio evitare..” rispose Mike e risi guardandolo per poi spostare la mia attenzione su Quinn e Rachel che si scambiavano delle occhiate strane.
 
Dovevo parlare con Rachel. Anche se spesso era insopportabile eravamo molto strette come amiche. A partire da quando mi difese la prima volta in mensa.
 
Mi alzai.
 
“Dove vai Britt?” mi chiese Mike.
 
“In bagno.. Rach.. mi accompagni?” le chiesi con un occhiata abbastanza esplicita e lei annuì lentamente e confusa si alzò seguendomi.
 
Arrivammo al bagno e appena chiusi la porta portai le braccia incrociate sotto il petto.

“Non dovevi andare in bagno?” chiese lei.
 
“Volevo parlare con te. Cosa succede tra te e Quinn?” chiesi diretta e lei alzò lo sguardo su di me impaurita e scosse la testa.
 
“N-niente, assolutamente niente..” cominciò a balbettare e scossi la testa.

“Rach.. so cosa è successo ieri sera.. ma dovresti parlarne con qualcuno. Non voglio giudicarti.. ma aiutarti.. vedo come questa cosa ti stia distruggendo..” dissi avvicinandomi lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
 
“Ci siamo baciate.. e.. e l’abbiamo fatto.. e.. io.. sono.. sono confusa.. non so cosa fare.. io sto bene con Finn io lo-“
 
“Rach.. non dire che lo ami.. so che non è vero.. tu sei completamente presa da Quinn..”
 
Lei si appoggiò ai lavandini portandosi le mani al volto.
 
“Non so davvero cosa fare.. lei.. non posso lasciare Finn.. io..” cominciò  a singhiozzare e subito mi avvicinai a lei abbracciandola stretta a me.
 
“Shh.. va tutto bene..” dissi cullandola tra le mie braccia.
 
“Sai cosa penso.. penso che tu debba parlarne con Quinn.. Ma devi sapere che per qualsiasi cosa io ci sono Rach..  promesso..” le dissi continuando ad accarezzarla.
 
Rimanemmo per una manciata di minuti in silenzio mentre il pianto di Rach si calmò.
 
Dopo qualche altro minuto la porta del bagno si aprì rivelando una Quinn preoccupata.
 
“Va tutto bene?” chiese rimanendo sull’uscio della porta.
 
Alzai lo sguardo su di lei e mi scansai così che lei potesse vedere Rachel.
 
Spalancò gli occhi e entrò lasciandosi chiudere la porta alle spalle.
 
“Che succede?” chiese avvicinandosi.
 
Portai lo sguardo sulla brunetta e lei abbozzò un sorriso e accennò un segno di assenso col capo così annuii a mia volta e mi avviai verso l’uscita del bagno posando una mano sulla spalla di Quinn prima di uscire.
 
 
*****
 
Mi appoggiai al muro del bagno e la guardai.
 
“Rachel, che succede?” chiesi ancora.
 
Lei in risposta prese un profondo respiro ma rimase in silenzio.
 
“Senti.. se dobbiamo stare qui in silenzio posso andarmene..” dissi scostandomi dal muro ma fui fermata dalla sua mano delicata sul mio polso.
 
“No.. ti prego..” sussurrò. “Sto.. sto cercando le parole, non..”
 
“Wow, Rachel Berry che non riesce a trovare le parole.. deve essere importante..” ridacchiai cercando di sdrammatizzare.
 
“Lo è..” rispose subito lei. Si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e sospirò.
 
“Io.. credo.. io non voglio stare con Finn.” Riuscì a dire alzando lo sguardo su di me. Rimasi in silenzio aspettando che continuasse.
 
“Non voglio stare con nessun’altro. Io voglio stare con te.” Spalancai gli occhi accennando un sorriso.
 
“Io..” non riuscivo a continuare. Ero emozionata. Ero felice. Ma lei stava ancora con Finn. “E come farai con Finn?” chiesi quindi.
 
Lei sbuffò appoggiandosi al lavandino.
 
“Non lo so. Penso.. che sia meglio dirgli la verità..”
 
“C-Cosa? Io non sono disposta a fare un coming out subito!”

“Eh? No, no nemmeno io! Gli dirò la verità, che non lo amo, e che non posso stare con una persona che non amo.”
 
“E però staresti con me, questo significa che..”
 
“Forse.. ma..”
 
“Ti ho sempre trattata come una merda.. come puoi.. provare queste cose per me?”
 
“Penso che sia stato questo a farmi innamorare di te.. tu, il tuo carattere forte.” Mi disse avvicinandosi.
 
Abbozzai un sorriso timido abbassando la testa e lei me la alzò con l’indice sotto il mento.
 
“Tu vuoi stare con me Quinn?” mi chiese poi.

Annuii cercando di non far notare i miei occhi lucidi di commozione.
 
Lei sorrise e si avvicinò baciandomi con passione e dolcezza allo stesso tempo. Un bacio dolce e delicato ma così passionale da farmi tremare le gambe.
 
Ci staccammo solo per la mancanza di ossigeno.
 
“Abbiamo una vera passione per i bagni..” dissi e lei rise posando la fronte sulla mia e risi con lei accarezzandole la guancia con i polpastrelli.
 
*****
 
Ero troppo emozionata per quello che stavo per fare.
 
Arrivai davanti alla porta della bellissima casa e suonai il campanello.
 
Attesi qualche secondo quando finalmente Santana arrivò ad aprirmi.
 
Spalancai gli occhi sorpresa di vederla in quelle condizioni.
 
“Britt.. Oh dio.. che ore sono?” chiese prendendomi il polso e guardando l’ora.
 
“Dios, avevo perso la cognizione del tempo.. entra.. e.. scusa per.. per la confusione..” disse balbettando facendomi entrare.
 
Aveva i capelli legati in una crocchia scomposta e una tuta che si notava doveva essere almeno di un paio di taglie più grandi.
 
Arrivammo in salotto dove lei subito si buttò al centro a cercare di mettere apposto.
 
C’erano giochi dappertutto. Pennarelli e fogli sparsi per tutto il pavimento. E al centro di quel casino c’era lui. Il piccolo Santiago che, completamente sporco di pennarello continuava a disegnare sul foglio.
 
“E’ scoppiata una bomba qua dentro?” chiesi cercando di scansare alcuni giochi.
 
Santana si voltò verso di me e, capii che era preoccupata. Non riuscii però ad afferrare per cosa.
 
Solo quando cominciò a chiedere scusa per la situazione, il casino e come era vestita dicendo che aveva perso di vista l’ora e non era riuscita a mettere a posto in tempo capii.
 
Mi avvicinai a lei velocemente e la presi per le spalle tirandola indietro.
 
“Ehi, ehi, fermati!” esclamai.
 
“Dio Britt, ti prego, scusami..”
 
“Santana, calmati! Pensi che davvero a me interessi che sguazzi tra i giocattoli o no? Questa è una parte della tua vita, la parte più importante, e voglio farne parte. Voglio vederti anche in queste situazioni. Con i capelli scompigliati e i giochi fino al collo.”
 
Le accarezzai il volto e lei sorrise e mi abbracciò.

“Grazie…” mi sussurrò.
 
Sorrisi chiudendo gli occhi in quell’abbraccio.
 
Quando ci staccammo la aiutai ad alzarsi.
 
“Devo fare il bagno a Santiago, mi dai una mano?” chiese e velocemente mi levai il cappotto.
 
“Certo!” mi guardai attorno. “I tuoi?”
 
“Non ci sono, sono a cena fuori.. diciamo che li ho cacciati. Stanno sempre qui con Santiago quando non ci posso stare io!” esclamò prendendo Santi in braccio che piagnucolò dicendo che voleva ancora giocare.
 
“Giochiamo dopo il bagno. Con Brittany, okay?” disse lei e il bambino  mi guardò.
 
Mi fissò per qualche minuto e poi si voltò verso la madre.
 
“Va bene, mi piace.” Disse e la latina mi fece l’occhiolino e non potei trattenere un enorme sorriso.
 
*****
 
Riposai Santiago sul divano nel salotto prendendo la scatola dei giochi e ficcandoli tutti all’interno.
 
“Che vuoi fare amore adesso?” chiesi mentre anche l’ultimo gioco era stato messo apposto.
 
“Voglio vedere un cartone.. con te mami..” disse lui e sorrisi.
 
“E Brittany la vuoi?” chiesi sedendomi accanto a lui guardando Brittany in piedi con un sorriso teso. Capii che le interessava davvero quello che pensava Santi di lei.
 
Lui scrollò le spalle “non lo so..” si voltò vero la bionda “Ti piacciono i cartoni?”
 
“A casa ho uno scaffale interamente dedicato ai cartoni Disney.”
 
“Il tuo cartone preferito?” chiese ancora continuando con il suo test. Sapevo che a questa risposta non c’erano risposte sbagliate o giuste. Tutti cartoni della Disney piacevano a Santi.
 
“Beh, direi nessuno..” esclamò la bionda e notai Santiago spalancare gli occhi.
 
“Li amo tutti, non riesco a decidere il mio preferito. Hanno segnato la mia infanzia e li amo!” continuò facendomi sorridere. Guardai Santi che la fissò con sguardo serio.
 
“Puoi sederti accanto a mami..” disse e risi facendole cenno di sedersi accanto a me. Lei lo fece e subito le presi al mano stringendola.
 
“Che vuoi guardare Santi?”
 
“La bella e la bestia!” rispose lui. Mettemmo il dvd e posai la testa sulla spalla di Brittany mentre Santiago appoggiò la testa sulle mie gambe stendendosi.
 
Era arrivato il momento dove la Bestia avrebbe salvato Belle dai lupi del bosco. Quella era una scena che faceva sempre paura a Santi così, già consapevole di ciò gli accarezzai la testa per poi stringerlo a me. Intanto sentii anche la mano di Brittany stringersi a me e sentii al sua testa posarsi sulla mia spalla.
 
Mi immobilizzai e capii.
 
Quello era ciò che volevo. Quello era il quadretto famigliare che sognavo da sempre.
 
Il mio ometto e la mia ragazza. Era tutto ciò che volevo.
 
Sentii la pace diffondersi nel mio corpo e mi rilassai sul divano posando la testa su quella di Brittany.
 
Il cartone finì e Santi si era addormentato.
 
Brittany si staccò da me così che potessi portarlo a letto.
 
Presi Santi tra le braccia baciandogli la fronte sorridendo alla visione del mio piccolo che dormiva beato.
 
Cominciai a salire le scale e lo misi sotto le coperte. Gli accarezzai la testa e chiusi la porta alle mie spalle trovando Brittany ad aspettarmi davanti alla porta appoggiata al muro sorridente.
 
“Ehi..” le sussurrai.

“Ehi..” mi fece eco lei mentre mi avvicinavo e le mettevo le braccia al collo.
 
“Sai, gli piaci molto a Santi, non ha permesso a nessuno di vedere un cartone con lui, se non a noi familiari..” dissi lasciandole un bacio sulle labbra. “E sai, gli piace anche il glee e-“
 
“Ti amo.”
 
Mi bloccai.
 
La raffica di parole che stava uscendo dalla mia bocca si bloccò. La guardai.

“Ti amo, Santana. Amo il modo in cui ti si illuminano gli occhi quando parli di Santi, amo come canti, come balli, amo il fatto che tu non riesca ad ammettere che tieni al glee e a tutte le persone che ci sono all’interno. Amo il tuo sguardo impaurito in questo momento. Ti amo, Santana.” Disse sorridendomi accarezzandomi il volto.
 
Rimasi imbambolata davanti a lei.

Aprii la bocca un paio di volte ma non riuscendo a parlare la rischiusi.
 
“Io-“
 
“Non dire niente, non l’ho detto perché voglio che tu me lo ridica, ma perché lo provo. Perché non ce la facevo più a trattenerlo..”
 
Quella volta fui io a spezzare il suo fiume di parole con un bacio.
 
Chiusi le labbra sulle sue per poi schiuderle accarezzandole le labbra con la lingua in un muto permesso di approfondire il bacio che lei mi concesse.
 
Subito le nostre lingue si cominciarono a sfiorare, cominciarono a danzare insieme.
 
Quel bacio così profondo mi tolse il respiro.
 
Quel bacio così tanto aspettato era finalmente arrivato, di nuovo.




Franci's Corner:

Penso che questo capitolo sia davvero penoso, ma non voleva uscire. E' stato un parto con un travaglio di almeno una settimana.

Mi dispiace che faccia schifo ma questo è quanto sono riuscita a fare. PROMETTO che il prossimo sarà meglio.

Scusate ancora.

Baci Fra.

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Capitolo 12
*** Emma? ***



Quella sera a casa di San era stato tutto perfetto. Dopo quel bacio avevamo fatto l’amore. E fu così bello che sinceramente pensai di non riuscire a farne mai meglio di quello. Invece nella settimana successiva accadde spesso. E ogni volta era meglio di quella precedente.

Era oramai tre settimane che stavo con San, ma la nostra storia aveva almeno due mesi. E non potevo essere più felice di averla al mio fianco. E avere Santi. Quel bambino era semplicemente stupendo e ultimamente ci stavo passando così tanto tempo che eravamo diventati molto legati. Una volta mi aveva addirittura fatto giocare con il suo gioco preferito, che non fa toccare a nessuno se non a Santana.

Ero felice per come la mia vita avesse preso piega. Dopo Emma pensavo che mai mi sarei potuta innamorare nuovamente. E invece eccomi qui. Che ho detto ti amo alla ragazza più grandiosa che possa esistere.

*****


Arrivai a scuola nella impeccabile divisa delle Cheerios. Al mio fianco avevo Quinn con un sorriso stampato in faccia.

Scossi la testa ridendo quando passò Rachel che entrò nei bagni e lei scusandosi dicendo di doversi sistemare il trucco entrò nel bagno.

“Dio, sono come sue adolescenti in calore!” dissi poggiandomi con le spalle all’armadietto.

Brittany chiuse il suo ridendo.

“Tecnicamente sono adolescenti!”

“E probabilmente sono anche in calore!” esclami io facendola ridere.

“Che lezione hai ora?” mi chiese mettendosi lo zaino in spalla.

“Matematica.” Sbuffai.

Sapevo che lei aveva scienze. Avevo letto il suo orario.

“Saremmo una di fronte a l’altra nell’aula!” disse lei ridacchiando annuii facendo sorriso malizioso.

“Capisco dove vuoi andare a parare, Pierce!” esclamai.

“No! Non è quello che intendevo!” disse lei ridendo cominciando ad incamminarsi mentre io la seguivo.

“Ti ho detto quanto ti dona la divisa delle cheerios?” chiesi con voce bassa e roca.

La vidi rabbrividire di piacere e sorrisi compiaciuta.

“Almeno cento volte..” disse lei con voce flebile.

Ridacchiai mentre arrivammo davanti alle rispettive aule.

“Beh, allora, se proprio non lo intendevi.. direi che.. entrerò in classe e farò della noiosissima matematica, dove l’unico numero al quale penserò sarà un sessantanov-“

“San!” esclamò lei ridendo.

“Oookay!” alzai le mani in segno di resa.

“Buona lezione di scienze allora…” dissi entrando in classe sculettando un bel po’ prima entrare definitivamente sedendomi all’ultimo banco.

Non molto dopo ricevetti un messaggio.

-Sei davvero bastarda!-

-Adesso non sopporti di essere rimasta a bocca asciutta eh?!- risposi ridendo ricevendo un richiamo dalla professoressa.

-Sai, San. Sono rimasta bloccata nello spogliatoio. Mi verresti a dare una mano? Ps Sono.. completamente nuda.-

Scossi la testa.

-Non è vero. Sei a lezione di Scienze!- lo inviai e tempo tre secondi mi arrivò un immagine che confermava ciò che lei aveva appena scritto.

Mi alzai di botto.

“P-posso andare in bagno?” chiesi e la professoressa sbuffò mandandomi. Uscii dall’aula cominciando a correre verso lo spogliatoio.

Aprii la porta e la feci richiudere alle mie spalle.

“Britt..” la chiamai e lei uscì da dietro gli armadietti coperta da un asciugamano.

“Sai, dici tanto di Quinn e Rachel, ma non è che tu sia da meno!” mi disse e feci una smorfia.

“Non è vero. Sono completamente cosciente delle mie azioni.”

“Ah davvero?” chiese lei con un tono così malizioso che mi fece tremare le gambe. Lasciò cadere l’asciugamano ai piedi rimanendo completamente nuda davanti ai miei occhi che la stavano adulando e divorando.

“No!” sussurrai in risposta buttandomi su di lei baciandola con passione mentre con le mani le accarezzavo i fianchi nudi.

La sentii ridere nel bacio mentre portava le braccia intorno al mio collo approfondendo ancora di più quel contatto.

La sua lingua accarezzò le mie labbra delicatamente in un muto permesso ad entrarvi, cosa che non le negai facendo subito sfiorare la sua lingua con la mia che la aspettava bramosa.

Spostai le mani sui suoi glutei facendola salire cavalcioni su di me mentre mi avvicinavo al muro.

Gemette al contatto con il muro freddo ma non lo notò più di tanto continuando a baciarmi come se non ci fosse un domani. Portai una mano verso il suo centro accarezzandolo delicatamente mentre spostavo la mia bocca a dare attenzioni alla sua gola scoperta, per me.

La sentii ansimare contro la mia spalla mentre continuavo a baciarle la gola salendo fino dietro l’orecchio non scordando nemmeno un millimetro di quella pelle morbidissima.

*****

Mi sistemai la mai coda di cavallo e la divisa delle cheerios guardandola dallo specchio mentre si rivestiva dei suoi assurdi maglioni con le renne.

Sorrisi vedendola ancora tremante per ciò che era successo così mi voltai e mi avvicinai prendendole il volto tra le mani e la baciai con passione togliendole il fiato. Infatti si stacco poco dopo posando la fronte contro la mia.

“Dio.. Quinn..” sussurrò lei e sorrisi accarezzandole una ciocca di capelli.

“Andiamo, sono quasi le dieci e ho lezione di fisica.” Le dissi per poi prendere la sua mano nella mia e avviarci verso la porta del bagno che prontamente avevamo chiuso a chiave. La aprii e uscendo fuori lasciai controvoglia la sua mano andando dalla parte opposta alla sua.

Ci voltammo contemporaneamente e ci sorridemmo continuando la nostra camminata. Mi voltai arrivando al mio armadietto. Lo aprii prendendo i libri di fisica.

In quel momento sentii un grido e poi delle forti risate.

“E la slushata delle dieci è stata ripristinata, perdente!” urlò uno scimmione della squadra di football.

Mi voltai di scatto preparandomi per ciò che avrei visto e notai Rachel completamente coperta da una granita blu.

Mi avvicinai di corsa a lei.

“Rach, stai bene?”

Lei rimase in un silenzio carico di parole e non resistetti più.

“Ehi! Azimio! Chiedile immediatamente scusa!” gli urlai.

Questo si fermo e si voltò a guardarmi ridendo. La gente intorno a noi intanto si stava accalcando. Perché nessuno si faceva mai i fatti suoi in quella scuola?

Lui si avvicinò a me.

“Fabrey, non hai nessun potere! Sei stata capo delle cheerleader per quanto? Tre giorni? Essere la migliore amica della capo cheerleader non da a te lo stesso potere. Anche perché non la vedo qui attorno..”

“Perché non guardi meglio?” chiese allora quella voce così familiare e roca che mi fece sorridere.

La vidi al fianco di Brittany che notando poi Rachel corse da lei ad aiutarla.

Santana invece portò le mani sui fianchi e alzò il sopracciglio facendo qualche passo verso Azimio.

“Pensate che mi faccia battere da due ragazze?” chiese lui per poi mettere un sorriso inquietante.

“Anzi mi correggo, una ragazza e una ragazza madre..” disse mentre intorno a noi iniziava un chiacchiericcio insopportabile.

Notai Santana sbiancare mentre lui le si avvicinava ridendo.

“Oh, si MILF, lo so. Mia madre ha incontrato tua madre e tuo figlio in chiesa domenica!” esclamò lui mentre vidi la sicurezza di Santana sparire.

Sportai lo sguardo verso Brittany e Rachel che si erano immobilizzate dalla pulizia con delle salviette dalla granita.

“San..” sussurrò Brittany.

Santana chiuse un attimo gli occhi. Sapevo che se non avessi fatto niente in quel momento me ne sarei pentita per tutta la vita.

Santana quando si trasformava in Snixx era incontrollabile e probabilmente sarebbe stata sospesa se non espulsa.

Spinsi con tutta la forza che avevo, Azimio, inutile dire che non lo spostai affatto.

“Tu non hai il diritto di parlare alle persone cos-“

Questo mi diede una spinta facendomi finire contro l’armadietto senza farmi finire di parlare.

In quel momento era a soli dieci centimetri da me quando lo vidi allontanarsi velocemente e venire sbattuto contro gli armadietti accanto a me.

Il gomito del mio difensore si fisso sotto il suo mento premendo mentre l’altra mano teneva il colletto della giacca.

“Provati a ritoccarla e ti faccio saltare la testa.” Disse questo stringendo la mandibola.

Spostai lo sguardo su Brittany che si era avvicinata a Santana e poi lo rispostai su Azimio e Sam.

“Evans, cred-“

“Azimio. Lo ripeterò una sola volta non ritoccarla. Nessuna di loro. Se farai un'altra slushata-“

“Evans, ti metterei a tappeto in un secondo!” disse Azimio spingendo via Sam.

Poi si voltò verso Santana.

“Com’è che si chiama? Santiago? Chi è il padre? Immagino tu non lo sappia nemmeno con quanti te ne sei scopata in questa sc-“

In quel momento sentii un forte botto e vidi Azimio a terra che si teneva le mani sul volto.

Alzai lo sguardo vedendo Puck che tremava di rabbia. Si tolse lo zaino gettandolo a terra e si getto sull’enorme giocatore di football.

“Noah!” urlò Santana.

“Puck!” gli urlai io.

Fortunatamente Sam prese per le spalle Puck allontanandolo.

“Calma, Puck, calma!” gli ripeteva come un mantra posandogli una mano sul petto.

Puck aveva il fiato corto.

Punto il dito verso il ragazzo di colore che si stava rialzando.

“Non parlare mai più di lei così. Non parlare mai più di Santiago così, e la slushata delle dieci è cancellata per sempre.”

Questo rimase in silenzio scuotendo la testa.

“Incredibile.” Continuava a borbottare mentre si allontanava.

“Non c’è niente da vedere!” dissi io avvicinandomi a San.

“Ehi. Ehi stai bene?” le chiesi e lei mi fece un leggero sorriso annuendo indicandomi poi Rachel. Subito corsi da lei e la portai nel bagno. Diedi un ultimo sguardo a Sam che mi accennò un mezzo sorriso e poi sparii dietro la porta del bagno.


*****

Alzai lo sguardo su Noah e subito mi gettai tra le sue braccia.

Lui mi strinse baciandomi la testa cullandomi.

“Tranquilla, va tutto bene..” mi sussurrò nell’orecchio per poi posare due dita sotto il mio mento alzandolo facendo si che lo guardassi negli occhi.

“Va tutto bene, ci sarò sempre per difenderti.. difendervi.” Mi accarezzo la guancia con i polpastrelli baciandomi poi la fronte mentre io lo stringevo nuovamente in un abbraccio.

Spostai lo sguardo sulla sua mano e vidi che perdeva del sangue.

“Sanguini…” dissi prendendogli la mano. Lui la guardò e fece una leggera smorfia.

“Non è niente.. vado in infermeria a prendere del ghiaccio Dopo vado a prendere Santi. Tu continua tranquilla con la tua giornata..” mi disse sorridendomi.

Annuii sentendo una lacrima pizzicarmi l’angolo dell’occhio per poi sentirla scendere. Lui la raccolse con l’indice.

“Ti voglio bene..” gli dissi e lui sorrise di più.

“Anche io, e adesso vai!” mi ripeté per l’ennesima volta.

Mi voltai verso Brittany che era rimasta a braccia conserte con lo sguardo basso per tutto il tempo.

Portai una mano tra le sue braccia incrociate prendendole la mano scrociandole le braccia e prendendole il mignolo con il mio.

“Ho bisogno di stare con te.. non voglio andare in classe..” le dissi e lei annuì cominciando a camminare.

Arrivammo sotto gli spalti e la tirai a me chiedendole un bacio che non mi negò.

“Stai bene?” mi chiese una volta staccata.

“Si, prima o poi si sarebbe saputo. Anche se non era questo il modo con il quale volevo dare la notizia a scuola, almeno è venuta fuori.” Sospirai staccandomi da lei appoggiandomi a una colonna. Lei annuì incrociando le braccia sotto il petto.

La vidi distante e per qualche motivo pensierosa e, forse, offesa?

“Ehi, va tutto bene?” chiesi staccandomi dalla colonna facendo un passo verso di lei che annuì distrattamente.

Corrugai la fronte “Non mi sembra..”

Lei alzò lo sguardo stringendo le labbra per poi rilasciarle.

“Va tutto bene, sono solo un po’ pensierosa..”

Annuii, anche se non ci credevo.

“Okay.. “ abbozzai un sorriso accarezzandole il volto per poi accarezzarle il braccio fino a prenderle la mano.

“Ma lo sai che puoi dirmi tutto..” le dissi sicura.

Lei si aprì in un sorriso un po’ meno finto e annuì.

“Si..” sussurrò prima di baciarmi.



Quel giorno non successe poi molto. Andammo al glee e poi lei aveva lezione di danza e io dovevo stare con Santi.

Non riuscii a mettermi in contatto con lei per tutto il giorno successivo. Cosa che mi fece preoccupare, infatti le scrissi migliaia di messaggi oltre a tutte le chiamate perse. Ma non aveva risposto a nessuno. Nemmeno uno.

Era mercoledì e i miei genitori erano andati fuori città per una festa di beneficienza al quale mio padre partecipava tutti gli anni e donava sempre grosse somme a quella causa, causa che non ho mai chiesto di cosa si trattasse.

Quindi ero a casa da sola tutta la notte, e non avevo voglia di rimanere a dormire da sola.

Le mandai un messaggio con scritto che se voleva poteva venire da me.

Erano le due di notte, e non riuscivo a dormire, quando il mio telefono squillò.

Lo afferrai speranzosa e un sorriso mi si dipinse sul volto.

“Ehi!” esclamai uscendo dalla stanza di Santi dopo avergli dato un occhiata vedendo che dormiva profondamente.

“Ehi..” rispose lei. “Puoi venirmi ad aprire? Sono sotto casa tua, ho bisogno di parlarti..” disse fredda.

Corrugai la fronte scendendo le scale e aprii la porta riattaccando il telefono.

Lei alzò il volto verso il mio e notai la sua faccia distrutta dal pianto e occhiaie, segno che non aveva dormito molto.

Mi scostai facendola entrare.

Lei entrò silenziosa senza neanche salutarmi con un bacio al quale invece io mi ero preparata.

Lei andò in cucina e la seguii. Chiusi la porta e alzai lo sguardo su di lei notando che quell’azzurro che sempre l’aveva contraddistinta, era spento.

“Che succede Britt?”

“San.. devo raccontarti una cosa e.. ho bisogno che tu rimanga in silenzio e che mi ascolti… Me lo prometti?”

“Britt, mi stai spaventando..” dissi io.

“Prometti?” chiese ancora con voce ferma e piatta.

Annuii.

Lei prese un grande respiro.

“Un anno fa quando ero ancora in California, avevo una ragazza..” cominciò. Pensavo di sapere dove sarebbe andata a parare. Ero abbastanza pronta. Lo sapevo di già.

Invece ciò che accadde fu completamente diverso da ciò che mi aspettavo.

“Mi sono trasferita quando lei è misteriosamente scomparsa. Dio.. pensavo fosse morta. Pensavo di averla persa per sempre. Io..” cominciò a balbettare mentre le lacrime le rigavano copiosamente le guance. “E.. due giorni fa si è presentata alla mia porta..”

Sentii una fitta allo stomaco.

*FlashBack di Brittany.*

Le lezioni erano state tremende. Ero pensierosa e non riuscivo a ballare tranquillamente.

Sentivo che la gelosia mi stava divorando. Sapevo che erano solo migliori amici che condividevano un figlio. Si certo. Solo.

Diciamo che vederli in corridoio così affiatati mi ha fatto diventare un mostro completamente verde.

Ma a dire il vero sentivo una sensazione strana. E non era solo dovuta da Noah e Santana. Ma non riuscii a capire cosa era che mi attanagliava lo stomaco.

Afferrai il borsone uscendo dalla scuola di danza salutando e salii in macchina. Poco dopo arrivai a casa.

Scesi e chiusi la portiera incamminandomi verso la porta di casa.

Mi bloccai trovando una persona di spalle a me davanti alla porta.

“In casa non c’è nessuno..” dissi facendo ancora qualche passo verso la persona bloccandomi quando si voltò.

I suoi capelli castani, i suoi occhi castani e il suo sorriso mi colpirono come migliaia di lame.

“E-Emma?” sussurrai mentre la mia borsa di danza cadeva a terra.

Lei mi sorrise.

“Susan!” esclamò vedendomi.

Mi corse incontro abbracciandomi.

Rimasi immobile in quell’abbraccio.

Non riuscivo a crederci. Dopo un anno e mezzo quasi, da quando era sparita adesso era davanti a me. un anno e mezzo quasi, da quando era sparita adesso era davanti a me.

Pensavo fosse morta, rapita, o chissà cosa. Avevo visto giorno dopo giorno ogni mia speranza di rivederla e riabbracciarla, sparire, lentamente e dolorosamente.

E adesso. Come niente fosse mi abbracciava.

Era li. Era viva.

Non riuscii a non ricambiare l’abbraccio.

Si staccò da me guardandomi.

“Dio! Sei sempre più bella! Mi sei mancata!” esclamò riabbracciandomi.

Al secondo rimasi immobile.

Si comportava come se non fosse successo nulla.

Come se il fatto che fosse sparita per un anno e mezzo facendosi pensare chissà quale tragedia, non importasse.

Lei sentendo che non ricambiavo l’abbraccio si staccò da me e mi guardò.

“Ehi..”

“Che.. che diamine è successo? Io.. “

“Sus, entriamo e ti racconto tutto?” propose lei.

“No.. non andremo in casa. Prima di farti vedere i miei genitori, voglio sapere cosa è successo.. andiamo Sali in macchina..” dissi riprendendo la borsa ritrovando la lucidità che durò solo pochi istanti quando la sentii prendere la mia mano.

“Direi che ha senso..” disse seguendomi.

Arrivammo su una collinetta di Lima. Fermai la macchina e scesi aspettando che lei facesse lo stesso.

“Perché mi hai portato quassù? Vuoi per caso uccidermi?!” ridacchiò scendendo mentre io la guardavo corrugata.

“Dai, Susan, sto scherzando.. allora.. da dove vuoi che cominci?” chiese estremamente calma.

La guardai scoccata.

“Dall’inizio! Dal motivo per il quale sei sparita senza dirmi niente! Senza farti sentire.” Dissi alterandomi per il suo comportamento, che effettivamente era sempre stato tipicamente suo.

“Okay, ti ricordi quei tizi ai quali dovevo tutti quei soldi per quella scommessina che faci?”

“Si.. quanti erano? 100 dollari?” chiesi conferma e lei scosse la testa.

“Erano.. cento.. mila dollari..” disse e spalancai gli occhi.

“Cosa?” urlai.

“Susan! Lasciami parlare okay? Ho fatto un casino. Sono dovuta scappare facendo credere di essere morta. Perché pensi che abbiamo festeggiato quella notte? Era il mio modo per dirti addio.. invece ora che quei tizi sono stati arrestati sono potuta tornare.”

“Avresti potuto dirmelo! Saremmo potute scappare insieme! Dovevi dirmelo maledizione!” urlai con le lacrime agli occhi. “Dove diavolo sei stata?”

“Sono andata in Nuova Zelanda, avevo degli amici e mi hanno aiutato a disintossicarmi, infatti posso ufficialmente dire che non assumo droghe da ormai 8 mesi.” Disse fiera. “Sono stata bene. Molto meglio! Ho fatto Surf, e un sacco di altre cose e-“

“Mi fa piacere che tu fossi a divertirti mentre qui io, e la tua famiglia ci stavamo distruggendo e la polizia ti cercava ovunque in tutto il paese. Mi fa piacere che tu abbia fatto surf mentre io ero presa dagli attacchi di panico che mi impedivano di continuare una vita normale.” Le sputai a dosso tutto il mio dolore tra le lacrime. “Mi fa piacere che tu abbia fatto un sacco di cose mentre l’unica cosa che ho fatto io era sopravvivere con il cuore spezzato e distrutta.” La spinsi con violenza piangendo e lei visibilmente toccata da quelle parole mi lasciò sfogare per poi prendermi per i polsi e stringermi a se mentre io continuavo a piangere.

Senza accorgermene era calata la notte e poi risorta l’alba. Il mio cellulare si era scaricato e Emma mi aveva spiegato per filo e per segno cosa era reamente successo.

Mi aveva spiegato che appena era tornata era andata a casa e i suoi genitori le avevano detto che mi ero trasferita. Dandogli l’indirizzo. E lei era subito partita.

Verso il pomeriggio quindi risalimmo in macchina tornando a casa.

Non appena vi misi piede all’interno mia madre partì con una ramanzina che si bloccò non appena vide Emma dietro di me.

Si abbracciarono e colsi quell’occasione per mettere il telefono in carica. Tornai al piano di sotto trovando mia madre comprensiva con Emma mentre mio fratello la guardava con le braccia incrociate e sguardo pieno di odio. Mio padre era a lavoro e lavorava fino a tardi e mia sorella era a casa di una sua amica e avrebbe dormito li.

Emma ovviamente rimase a cena e dopo mio fratello silenzioso si alzò e se ne andò senza salutare nessuno.

Era stata una cena silenziosa se non per mai madre che continuava a fare domande a Emma.

Mia madre verso le undici ci disse che sarebbe andata a letto.

Io e Emma a quel punto ci trovammo in salotto.

Mi sedei sul divano passandomi le mani sul volto.

Avevo preso il telefono dalla carica notando che Santana era tutto il giorno che mi cercava.

Cosa le avrei detto? Come avrebbe reagito?

Cosa avrei fatto?

Emma si sedette accanto a me posandomi la mano sul ginocchio.

“Ehi.. come ti senti?” mi chiese.

Sollevai lo sguardo su di lei.

“Sinceramente?” chiesi e lei annuì “Non lo so.” Dissi.

Penso che lei sia spettasse un “Felice” ma non potevo dirlo. Non lo ero.

“Sus, senti. Io ti amo. Okay? Sono tornata da te, per te! Mi dispiace averti abbandonata. L’ho fatto anche per te! Okay? Mi dispiace!” mi disse prendendomi il volto tra le mani.

Io rimasi in silenzio e la vidi avvicinarsi pericolosamente alle mie labbra.

Rimasi immobile a fissare le sue labbra avvicinarsi sempre di più alle mie.

Quando sentii il suo respiro sulle mie labbra tirai indietro al testa esclamando un “No.”

“Sus.. ti amo. Ti prego.”

“Pensavo fossi morta! Io.. dio pensavo fossi morta! Cazzo!”

“Ma sono qui! E ti amo. E so che tu ami ancora me! Hai ancora il braccialetto che ti ho regalato!”

“Io.. io ho provato ad andare avanti! Io..”

“Ti prego..” mi sussurrò avvicinandosi nuovamente.

“Ti amo, Susan.”

*Fine FlashBack*


“Mi ha spiegato cosa è successo. Perché è sparita e.. ha detto di amarmi.” Disse alzando lo sguardo su di me.

Socchiusi gli occhi sentendo le lacrime.

“E te che le hai detto?” chiesi io con voce spezzata.

“Non centra cosa le ho detto io.. Santana.. io..” la sua insicurezza nelle parole mi fece inevitabilmente scoppiare.

“Prima.. prima dici di amarmi e poi, dio.. sono una stupida!” urlai prima dirigendomi alla porta nel retro che dava appunto in cucina.

Le lacrime ormai erano incontenibili. Cominciai a correre arrivando su ciglio della strada mentre i singhiozzi mi impedivano di respirare.

“San!” esclamò lei.

Mi aveva rincorso. Ed era dietro di me.

“Ti-ti prego. F-fallo velocemente..” singhiozzai.

Ero pronta a un addio. Era tornata quella tizia e lei le aveva detto di amarla, mentre io non lo avevo fatto.

“C-cosa?” chiese lei.

“Lasciami. Lasciami sola, anche te!” esclamai voltandomi mentre le lacrime mi continuavano copiose a rigare il volto.

Lei allungò la mano verso di me e mi asciugò una lacrima.

“San, non ti lascerò mai da sola. Non ti lascerò mai. Ti amo. E non potrei mai lasciarti. Sei stata l’aria fresca che mi serviva dopo un anno di apnea. Sei stata l’acqua quando stavo morendo di sete. Ti ricordi quando eravamo in riva al lago, quella volta ti ho guardata e ho capito che tu sei il mio futuro. Tu sei tutto per me San. Ogni volta che ti guardo è come quella volta. Ma la prima volta che ti vidi, ho capito che tu eri l’amore della mia vita. Tu sei la donna che amo. L’unica donna. L’unica persona. Mi sono innamorata di te, di ogni tua singola cosa. Sei la mia ragazza, e non voglio lasciarti andare. E mai lo farò. Sei al migliore cosa che sia mai stata mia..” mi disse mentre altre lacrime mi rigavano il volto.

Ma queste erano lacrime di gioia.

“Britt..” sussurrai per poi baciarla con tutto l’amore che avevo.

Anche io l’amavo. Ma non riuscivo a dirlo. Sapevo che prima dovevo fare una cosa.

Dovevo direi ai miei la verità.



Franci’s Corner.

A dire la verità non mi convince poi molto. Nella mia mente era meglio.. comunque spero ve lo godiate, è lunghetto come capitolo.

Fatemi sapere che ne pensate e se avete consigli o critiche.
Come sempre grazie a chi segue, preferisce, ricorda e soprattutto a chi recensisce, ma un grazie va anche ai lettori silenziosi!

Baci Fra

P.S. Non questo ma dal prossimo al situazione dovrebbe calmarsi e i drammi dovrebbero finire per un po'!

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Capitolo 13
*** The truth.. ***


“Sus, senti. Io ti amo. Okay? Sono tornata da te, per te! Mi dispiace averti abbandonata. L’ho fatto anche per te! Okay? Mi dispiace!” mi disse prendendomi il volto tra le mani.
 
Io rimasi in silenzio e la vidi avvicinarsi pericolosamente alle mie labbra.
 
Rimasi immobile a fissare le sue labbra avvicinarsi sempre di più alle mie.
 
Quando sentii il suo respiro sulle mie labbra tirai indietro al testa esclamando un “No.”
 
“Sus.. ti amo. Ti prego.”
 
“Pensavo fossi morta! Io.. dio pensavo fossi morta! Cazzo!”
 
“Ma sono qui! E ti amo. E so che tu ami ancora me! Hai ancora il braccialetto che ti ho regalato!”
 
“Io.. io ho provato ad andare avanti! Io..”
 
“Ti prego..” mi sussurrò avvicinandosi nuovamente.
 
“Ti amo, Susan.”
 
 
 
 
Fissai le sue labbra avvicinarsi sempre di più alle mie. Chiusi gli occhi quando sentii il suo respiro infrangersi sulla mia pelle.
 
“Io non ti amo.” Sussurrai quando lei era ormai a un millimetro dal chiudere del tutto le nostre labbra.
 
Si  allontanò staccando un sopracciglio.
 
Mi scrutò a lungo e sentii il suo sguardo bruciare su di me.
 
“Come?” sussurrò.
 
“Ti voglio bene, te ne vorrò sempre.. ma.. ho capito cosa è davvero l’amore e… io.. mi sono innamorata.. sono fidanzata da quasi un mese…” dissi aprendo lentamente gli occhi guardo i suoi castani e neanche lontanamente profondi quanto quelli di Santana.
 
“Ti sei rifidanzata? Sei innamorata? E mi hai semplicemente dimenticata? Wow, sei davvero incredibile!” esclamò con una risatina isterica.
 
“Tu!” le puntai il dito contro. “Tu mi hai scordata, dio pensavo fossi morta e che non ti avrei più rivista! Sono andata avanti! Mi sono rifatta una vita… e.. sono cresciuta. Non sono più quella stupida ragazzina che ti giustifica per ogni cazzata che fai, accecata da ciò che provavo per te. Sono una donna, sono maturata. E sto con una persona che mi fa stare bene, che mi fa felice, che amo. Sono andata avanti!” le urlai stringendo i denti.
 
“Non voglio! Non voglio andare avanti. Sono tornata qui per te, perché ti amo Susan! E non mi importa che tu sia innamorata di qualcun altro, io ti riprenderò, ti riconquisterò! Perché sia io che te sappiamo cosa ci lega, e questo non può essere gettato al vento!”
 
Scossi la testa.
 
“Devo andare.” Dissi glaciale allontanandomi.
 
Dovevo andare da Santana.
 
 
 
 
 
Mi svegliai stiracchiandomi per poi aprire gli occhi lentamente.
 
Allungai la mano al mio fianco sentendo il posto ancora caldo ma vuoto.
 
Feci un leggero mugugno di disprezzo e afferrai la prima maglia che mi capitò a tirò e mi infilai il mio intimo che trovai a terra per poi scendere immaginandomi Santana a prepararmi la colazione in una magliettina corta con quelle gambe ambrate e sexy esposte al mio sguardo avido.
 
Arrivai al piano di sotto e entrai in cucina con il sorriso.
 
“Buongiorno, donna insaziab-“ mi bloccai quando tre paia di occhi si posarono su di me.
 
Diventai paonazza per poi vedere anche lo sguardo profondo di Santana posarsi su di me imbarazzato.
 
“Buongiorno Brittany!” esclamò Quinn guardando poi Santana facendole un cenno di approvazione e un occhiolino.
 
“E brava Lopez!” esclamò Puck guardandomi con approvazione e un sorriso inquietante.
 
“Come mai le più gnocche sono sempre lesbiche?” disse invece Sam guadagnandosi uno sguardo assassino di Santana mentre Quinn abbassava lo sguardo.
 
Guardai Santana ancora imbarazzata e lei rise avvicinandosi a me cingendomi i fianchi con le mani avvicinandomi a se.
 
“Non li ascoltare, non li conosco, non sono miei amici!” ridacchio per poi baciarmi dolcemente.
 
Un bacio così dolce che mi fece tremare le gambe.
 
“Forse è meglio se vado a mettermi qualcosa addosso..” dissi ricevendo un si e una risatina da parte di Santana seguita da un altro bacio.
 
“Ti aspetto, la colazione è pronta!” esclamò mentre io correvo su a vestirmi.
 
 
*****
 
“Insaziabile eh?” chiese Noah ridendo. Mentre tornavo ai fornelli mi fermai dandogli uno schiaffo sulla nuca.
 
“Idiota!” esclamai ridendo.
 
“Allora, si può sapere che ci fate qui?” chiesi una volta tornata ai fornelli.
 
“San, a scuola.. sta succedendo un po’ di trambusto per ciò che ha detto Azimio nel corridoio..” disse Quinn.
 
“Trambusto?” chiesi voltandomi verso di loro.
 
“Diciamo che..” iniziò Quinn.
 
“Sei sulla bocca di tutti.. beh.. tu e Noah..” continuò Sam.
 
Li guardai alzando un sopracciglio.
 
“Quindi?” chiesi confusa.
 
“Beh, non vuoi fare niente?” continuò ancora il biondo.
 
“Senti, non mi vergogno di chi sono. Non mi vergono di Santi, anzi ne sono fiera. E’ perfetto, è la mia cosa perfetta. Non lo nasconderò al mondo. Quando sei felice perché nasconderlo? Io voglio mostrare al mondo quanto felice io sia! Voglio urlare al mondo che ho un figlio stupendo e che sono….” Guardai se Britt fosse già scesa e poi sussurrai “Innamorata..”
 
Tutti e tre mi guardarono spalancando gli occhi e poi Quinn parlò.
 
“Lo dirai a tutti?”
 
“Prima ne parlerò con i miei, ma si, ovviamente se a lei sta bene.. non ne abbiamo ancora parlato..” farfugliai tornando ai fornelli per poi spengerli e posare il piatto di frittelle e la tazza di caffè sul tavolo.
 
In quel momento arrivò Brittany mettendo fine all’argomento prima che ci fossero repliche.
 
La baciai sedendomi accanto a lei che cominciò a fare colazione.
 
“Scusate per poco fa.. non immaginavo ci fosse qualcuno..” disse lei imbarazzata e vidi i tre sorridere.
 
“Tranquilla!” la rassicurò Quinn.
 
“Allora, che ci fate qui?
 
“Niente, una piccola visita a Santi..” deviò Noah.
 
“A proposito.. dov’è?” chiese alzandosi. Indicai il piano di sopra e lui scomparì.
 
Guardai Brittany e cominciai a darle soffici baci sul collo e dietro l’orecchio.
 
“Sai.. ti preferivo come eri vestita prima..” le sussurrai all’orecchio e la vidi venir pervasa da mille brividi.
 
 
 
*****
 
Guardai Santana e Brittany scambiarsi piccolissime effusioni così dolci che facevano venire il diabete. Ma le potevo capire. Anche io e Rachel eravamo così dopo aver fatto l’amore.
 
Ah, Rachel. Quanto era bella?
 
Ma ancora non potevamo stare insieme, dovevo dividerla con quella sottospecie di tricheco del mio ex.
 
Sospirai posando la testa sulla mano.
 
Forse era quello il reale motivo per il quale ero a casa di San adesso. Era come il mio rifugio. E adesso Rachel era da Finn a mettere un punto definitivo alla loro relazione così che lei potesse essere mia del tutto.
 
Ma invidiavo il coraggio che aveva Santana, quel coraggio che solo qualche mese prima avevo io e che invece adesso non riuscivo a tirar fuori.
 
Santana che stava per fare un coming out a tutti, genitori, compagni di scuola, concittadini.
 
Non le importava di niente, voleva solo essere felice con la donna che amava.
 
E se due mesi fa io avrei fatto di tutto pur di poter stare con Santana, adesso avevo paura di un coming out. Avevo paura di ciò che le persone avrebbero potuto fare o dire.
 
Santana era una tosta, nessuno si ribella alla Lopez, ma alla Berry, chi è che almeno una volta non l’abbia insultata?
 
Non avevo quella sicurezza, quella stabilità.
 
Al diavolo.
 
Io amavo Rachel. E anche se quella stabilità non l’avevo, non mi importava. Bastava essere felici no?
 
Eppure ancora non riuscivo a essere sicura a dichiarare a tutti il mio amore per Rachel Barbra Berry e i suoi ridicoli outfits.
 
Dopo quello che era successo due giorni prima in corridoio, ero ancora meno sicura.
 
Ma improvvisamente sentii la mia bocca tirarsi in un sorriso.
 
L’accaduto di quel giorno, per quanto brutto, era stato affrontato da famiglia quale eravamo. Io, Santana, Puck.. Sam..
 
Mi voltai verso di lui che giocherellava imbarazzato con al tazza del caffè, probabilmente perché Santana e Brittany si scambiavano ancora effusioni.
 
“Sam..” lo chiamai.
 
Lui si voltò verso di me.
 
“Grazie.. per.. per l’altro giorno..”
 
Lui abbozzò un lieve sorriso.
 
“Ci sarò sempre per te. E.. mi dispiace per come ho reagito chiudendo tutti i ponti tra noi. E se tu e Rachel siete felici.. sono contento per voi.. e ti difenderò sempre..” sorrise.
 
Spalancai gli occhi.
 
“Tu lo-lo sai?”
 
“Si, me lo ha detto Puck..” disse lui tranquillo.
 
“E a Puck chi lo ha detto?” esclamai io richiamando l’attenzione di Santana.
 
“Oh.. c-credo di averlo detto io.. sai.. in.. in una delle nostre serate di chiacchiere..” disse lei abbozzando un leggero sorriso di scuse.
 
“Oh, vuoi che racconti alla tua carissima Brittany come vanno a finire quelle serate? Con vuoi due ubriachi nel letto e la mattina una bella doccia insieme e poi-“
 
“Quinn..” mi chiamò lei.
 
“Come hai potuto?” le urlai.
 
“Oh, andiamo Quinn!”
 
“No, no, cazzo. Sono un idiota io che continuo a fidarmi di te! Scommetto che lo sa anche Brittany. E magari tutto il glee. Magari lo sa anche già Finn! San, non dovevi metterti contro di me, so cose di te che potrebbero spezzarti come una catena arrugginita. Devo iniziare da quello che ho sentito poco fa..” vidi il panico nei suoi occhi. “Sai Britt-“
 
“No. Non voglio ascoltare ciò che hai da dire..” esclamò la bionda lasciandomi spiazzata.
 
“Mi fido di Santana, e se lei ha fatto ciò che ha fatto c’è un motivo. Penso che tu debba andare a farti un giro e rinfrescarti le idee. E quando capirai il motivo del comportamento di Santana. Magari tornerai e le dovrai anche chiedere scusa..” Brittany si era alzata in piedi prendendo la mano di Santana che la guardava con sguardo adulante.
 
Afferrai la borsa e velocemente uscii di casa sbattendo la porta.
 
Cominciai a camminare con passo svelto sentendo le lacrime minacciose che volevano uscire.
 
Mi sentivo tradita.
 
Improvvisamente sentii il mio telefono squillare.
 
“Pronto?” risposi dopo aver letto il nome.
 
“Q-Quinn.. dove sei? Ho bisogno di parlarti..” sussurrò con voce tremante.
 
“Sono a tre isolati da casa tua.. arrivo subito.”
 
“Okay..” disse lei sempre con la stessa voce e aumentai il passo.
 
In poco più di cinque minuti fui davanti a casa di Rachel. Suonai e mi venne ad aprire ancora visibilmente scossa.
 
“Ehi..” la salutai stringendola in un abbraccio che ricambiò flebilmente.
 
“Che succede?” chiesi staccandomi.
 
“Ho parlato con Finn..”
 
Già, ecco.  Cosa sarebbe successo adesso?
 
Mi disse che non c’era nessuno a casa e ci andammo a sedere sul divano di salotto.
 
Cominciò a raccontarmi l’incontro.
 
“E quando gli ho detto che non lo amavo lui mi ha sorriso e mi ha accarezzato la guancia dicendomi ‘Lo so, tu e Quinn state fantasticamente insieme. Non capisco perché voi donne dobbiate passare da me prima di capire di essere omosessuali, ma.. va bene, Rach.. e ad essere sincero anche io ho conosciuto una ragazza che è davvero molto interessante. Me l’hanno presentata Puck e Sam..’ ma è stato tuto così, così inquietante! Lui era li sorridente e tranquillo, come se non gli importasse, come se gli fosse stata addolcita la pillola. E perché poi sapeva già di me e te?”
 
La ascoltai in silenzio mentre nella mia testa già si creava lo scema logico Lopez per il rimpiazzo.
 
Mi passai una mano tra i capelli.
 
“Perché sono un idiota..” dissi e lei mi guardò confusa.
 
“Dobbiamo andare da Santana, devo chiederle scusa. Vieni con me. Ti spiegherò tutto per strada.”
 
 
*****
 
Eravamo in salotto. Santi giocava con Puck mentre Brittany mi stringeva la mano e Sam si passava le mani tra i capelli.
 
“Pensi che lo capirà?” chiese Sam.
 
Alzai le spalle.
 
“Non lo so..” sospirai per poi sentire il campanello suonare.
 
Mi alzai sbuffando.
 
“Come minimo saranno quei disperati che cercano di vedere qualcosa porta per porta!”
 
Aprii la porta per poi venire travolta da un abbraccio.
 
“Scusa, San. Mi dispiace..” mi disse stringendomi.
 
Sospirai e la strinsi a mia volta.
 
“Quando imparerai a fidarti di me Fabrey?”
 
Lei si staccò da me con sguardo commosso.
 
“Grazie..” mi disse sinceramente e sorrisi abbracciandola.
 
Poco dopo ci trovammo seduti tutti in salotto.
 
Si anche la nana Berry.
 
“Dai voglio saperloo” esclamò Quinn ridendo seguita da Rachel.
 
“Ookay! E’ stata un idea di Santana!” disse lavandosene le mani Sam.
 
Sbuffai ridendo.
 
“E’ Marley, la ragazza del secondo. E’ una fotocopia della Berry senza tutto quel popò di naso..” dissi io facendo scoppiare a ridere mentre Quinn baciava Rachel sulla guancia.
 
Ci divertimmo per almeno due ore con Santi che si era trovato bene con tutti, e si anche con GayBerry.
 
Dopo arrivarono i miei genitori.
 
Salutai tutti e anche Brittany con un bacio sulla guancia e mi trovai a sedere con i miei nel salotto.
 
“Allora.. come è andato il viaggio?” chiesi per cercare di far conversazione prima di lanciare la bomba della mia omosessualità.
 
“Oh era tutto stupendo io e…..” non ascoltai una sola parola pensando solo a come dirlo ai miei.
 
Quando mia madre finì rise.
 
“Ma non te ne poteva fregare niente. Allora.. che hai da dirci?” chiese lei. Mi conosceva meglio delle sue tasche.
 
“Devo parlarvi.”
 
“Non sarai nuovamente incinta!” esclamò mio padre e risi.
 
“No, no decisamente.. io.. è da.. da qualche tempo ormai che lo so.. ma.. penso che sia il momento di dirvelo. Io mi sono innamorata. E.. questa persona.. è una ragazza.. Si chiama Brittany e la amo con tutta me stessa.. io.. vi prego dite qualcosa..” li pregia dopo il loro silenzio inquietante.
 
Mia madre sospirò.
 
“Santana, non sei più una ragazzina. Sei una donna, matura e consapevole. Sei una madre. Sei diventata una donna davanti ai nostri occhi.  E ci hai dato gioie così grandi che non potremmo mai descrivere tanto sono grandiose. Santiago è la prima di queste cose, e poi la tua intelligenza, la tua bellezza. E la tua sincerità.. ti ammiro, giorno dopo giorno. Sei forte e-“ mia madre si bloccò tra le lacrime e la guardai confusa guardando poi mio padre che si spostava a sedere vicino a lei accarezzandole la schiena.
 
“Quello che tua madre vuole dire è che noi siamo orgogliosi di te. In tutto e per tutto..”
 
“Aspetta.. voi.. lo..”
 
“Si.. lo sapevamo già.”
 
“Chi-?”
 
“Nonna, beh a dire la verità già lo avevamo intuito.” Sorrisi e mi buttai tra le braccia dei miei genitori.
 
Le lacrime di gioia mi rigavano il volto insieme a quelle di mia madre. Mio padre ci abbracciava entrambe.
 
Poi sentimmo Santi aggiungersi a noi nell’abbraccio.
 
Avevo una famiglia perfetta.



 
 
 
Franci’s Corner:

Mmm… eccolo quii! Il prossimo dovrebbe essere il capitolo del “Ti amo” di Santana a Brittany.

In più Santana incontrerà Emma eeee da ricordarsi il fattaccio a scuola..

Ee niente.. tutto qui!

Fatemi sapere che ne pensate di questa schifezzuola qui! Bacii!

(P.s. ovviamente era un capitolo di passaggio se non per la parte finale)

Baci Fra

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Capitolo 14
*** Love, hope, promises.. you and me. ***


 
*****               
Santana continuava a stringere quella mano come se ne andasse della sua vita. Seduta a quel capezzale sperando di poter fermare il tempo, e di poter evitare l’inevitabile.
 
Suo padre entrò nella stanza e le passò una mano sulla schiena accarezzandola in un gesto di conforto al quale l’ispanica reagì con un mezzo sorriso.
 
“Ehi, hai bisogno di qualcosa?” chiese l’uomo.
 
“No grazie.. sto bene così..” rispose con voce roca e assetata.
 
La donna stesa sul letto aprì gli occhi lentamente.
 
“Santana, sei qui seduta da un po’. Vai a farti un giro.. vai a bere dell’acqua o a mangiare qualcosa..” disse questa con tono febbrile.
 
Santana scosse la testa ma la donna insistette fino a che la mora non cedette.
 
L’uomo prese il posto della figlia mentre entrava anche la madre di Santana.
 
Fece un sorriso alla signora stesa sul letto e si avvicinò al marito.
 
“Come ti senti?” le chiese questo.
 
“Preoccupata..” rispose la donna.
 
I due coniugi corrugarono la fronte.
 
“Cosa è che ti preoccupa?” chiese allora la donna.
 
“Santana, e voi.. Mi ha rivelato un segreto. Quello che sto per fare è sbagliato.. ma ho paura che, anche se vi conosco bene, anche se ti ho cresciuto con sani principi, che potreste commettere un errore. Un errore al quale io non potrò aiutarvi a rimediare se non parlarvene adesso. Adesso che Santana è uscita dalla stanza…” la donna prese fiato mentre i due coniugi si guardavano ancora confusi.
 
“Avete presente quando vi siete innamorati? Io si. Mi ricordo che mio figlio arrivò di corsa a casa urlandomi di aver trovato quella persona. La sua persona. La persona che amava. E mi pare fosse stata la prima volta che vi vedevate. Lo stesso accadde a me con tuo padre.. l’amore non può essere comandato. E certe volte, la tua persona, non è quella che pensavi. Non è ciò che i tuoi genitori immaginavano. Non è un uomo. Santana ha trovato questa persona.. è una ragazza. E’ venuta a dirmelo pensando che io l’avrei odiata, che mi avesse deluso. Ovviamente non lo ha fatto. Quella ragazza è grandiosa. E non potrò mai odiarla. Penso che sia giusto che sia felice con chi ama e non con chi vogliate che ami..”
 
Il padre di Santana sospirò.
 
“Noi vogliamo che stia con la persona che ama..” disse guardando poi al moglie.
 
“So cosa è l’amore.. e non si può decidere chi amare, non si può rinnegare quel sentimento. Lo so bene..” continuò accarezzando la moglie per poi girarsi verso la madre.
 
“Ti voglio bene..”
 
In quel momento tornò Santana con un mezzo sorriso.
 
“Che succede?” chiese guardando la faccia della madre bagnata da delle lacrime.
 
“Niente.. tuo padre ed io stavamo ricordando i vecchi tempi..” sorrise la donna.
 
Santana sorrise e si stese accanto alla nonna stringendola……
 
 ******
 












Arrivai al bar e entrai.
 
Sorrisi vedendo che fosse abbastanza affollato.
 
Avevo progettato tutto. Era tutto perfetto.
 
Eppure sentivo una sensazione strana. Come un grosso nodo nello stomaco.
 
Guardai l’ora. Ero in perfetto orario. Mi avviai al tavolo trovandolo occupato. Alzai il sopracciglio e vidi i due seduti alzarsi in silenzio spostandosi.
 
Sorrisi compiaciuta e mi sedetti.
 
Sapevo che quello era un tavolo nella zona di Brittany.
 
Così nascosi la testa nel menù fino a che non sentii qualcuno avvicinarsi a prendere l’ordinazione.
 
Sentii una vampata del suo profumo. Anche se leggermente diverso.
 
“Salve.. ha deciso cosa vuole?” chiese.
 
“Te..” dissi togliendo poi da davanti il menù spalancando gli occhi.
 
“Oh.. oddio.. scusa.. c-credevo che questa fosse la zona di Brittany..”
 
“Si beh.. dato che io do una mano.. giro un po’ tutte le zone se loro sono occupati..” spiegò.
 
Corrugai la fronte.
 
“E.. tu saresti… esattamente.. chi?” chiesi.
 
“Santana!” sentii chiamarmi dalla sua bellissima voce. Spostai lo sguardo e la vidi.
 
Un grandissimo sorriso si aprì sul mio volto.
 
Lei arrivò da me sorridendo bloccandosi poi vedendo la persona che era davanti a me in piedi.
 
“Oh.. hai.. hai conosciuto Emma..” disse.
 
Spostai lo sguardo da Brittany su quella tizia e poi su di lei.
 
“Emma?!”
 
“Si.. lavora con noi. Mia madre sta cercando di farle guadagnare i soldi per riprendere l’aereo e tornare in California..” spiegò lei.
 
“Tua madre non può fare a meno delle mie frittelle, e i soldi li userò per comprarti un anello che chiederti di sposarmi, per vedere se vorrai finalmente tornare con me, e lasciare qualunque perdente con il quale stai uscendo ora.” Disse fiera e sicura Emma.
 
Spalancai gli occhi e Brittany fece lo stesso.
 
“Emma.. vorrei presentarti Santana.. la mia ragazza..” disse mentre Emma sbiancava lentamente.
 
Mi alzai tendendo la mano con un sorriso alla Snixx.
 
Spostai poi la mano sinistra che per tutto il tempo avevo tenuto nascosta e la portai davanti a Brittany porgendole un mazzo di garofani bianchi e rossi.
 
Alla mia bionda le si illuminarono gli occhi e prese i fiori con un grande sorriso.
 
Allungai le mani verso i suoi fianchi e le slacciai il grembiule.
 
“Il tuo turno è finito.. adesso vieni con me..” dissi per poi guardare Emma.
 
“Prendi tu i suoi tavoli. Magari ti pagano di più e compri prima il tuo bellissimo anello.” Dissi dandogli il grembiule e afferrando Brittany per mano.
 
Ci avviammo all’uscita e salimmo in macchina.
 
Lei continuava a sorridere e a guardarmi.
 
“Okay.. che sta succedendo?” chiese poi.
 
Risi.
 
“E’ una sorpresa..”
 
“Mi dispiace per Emma..” disse poi lei.
 
“Non importa. So che tu ami me. E mi fido.” Dissi per poi fermare la macchina.
 
“Eccoci.. siamo arrivati..” dissi scendendo e andando ad aprirle lo sportello.
 
Lei mi guardò confusa.
 
“A scuola?”
 
“Si.. adesso andiamo!” la presi per mano trascinandola all’interno mentre lei continuava a stringere i fiori.
 
Arrivammo nel corridoio cosparso di petali.
 
Lei mi guardò stranita e le sorrisi mentre della musica romantica proveniente dalla mensa ci faceva da accompagnamento.
 
“Allora.. iniziamo..” presi un respiro.
 
Alzai lo sguardo su di lei.
 
“Questo è il posto dome segretamente ti guardo sempre. Dove rimango incantata da guardarti. Quindi volevo far iniziare questo piccolo viaggio da qui. Da dove ho scoperto delle piccole cose di te. Come che quando ridi di gusto mandi la testa all’indietro. Oppure che quando sei nervosa disegni piccoli cerchi con il piede.”
 
“Viaggio?” chiese Brittany.
 
“Già.. viaggio attraverso i miei sentimenti.. vedi.. non sono molto brava a mostrare ne a parlare dei miei sentimenti. Non sono brava in queste cose. Quindi.. vorrei usare le parole di qualcun altro..
Quando lo lessi.. a letteratura.. non ho potuto che pensare a te..”
 
Le presi le mani sorridendo.
 

“Il mio occhio si è fatto pittore e ha tracciato
la forma della tua bellezza sulla tavola del mio cuore.
Il mio corpo è la cornice in cui essa è tenuta,
e, fatta in prospettiva, essa è la migliore arte del pittore:
perché attraverso il pittore devi vedere la sua maestria,
per scoprire dove sia la tua fedele immagine dipinta,
che sempre pende nella bottega del mio petto,
nelle cui finestre si specchia il vetro dei tuoi occhi.
Ora vedi che bei servigi gli occhi hanno reso agli occhi:
i miei hanno ritratto la tua figura, e i tuoi per me
sono finestre sul mio petto, attraverso cui il sole
si diletta a sbirciare, per ammirare, là dentro, te.
Ma agli occhi manca l'abilità che dia grazia alla loro arte:
ritraggono solo ciò che vedono, non conoscono il cuore.”

 
 
Le accarezzai la guancia baciandola.
 
“San..” cominciò lei.
 
“Shh.. ti prego..”
 
La ripresi per mano cominciando a camminare nuovamente.
 
Entrammo in mensa dove tutto era spento.
 
Mi voltai a guardarla dando le spalle alla stanza.
 
In quel momento si accesero le luci e partì la base della canzone.
 
Vidi i suoi occhi illuminarsi.
 
La mensa era piena di luci rosse e bianche.
 
A terra continuavano i petali e c’erano due sgabelli.
 
Su di uno c’era una busta.
 
Le tesi la mano facendola sedere sullo sgabello dandole la busta e mi sedei di fronte cominciando a cantare.
 

“You were in college, workin' part time, waitin' tables
Left a small town, never looked back
I was a flight risk, with a fear of fallin'
Wonderin' why we bother with love if it never lasts”

 
Mi Voltai a guardare Puck che suonava la chitarra e gli sorrisi tornando a guardare Brittany la quale aveva gli occhi lucidi.
 

“I say, "Can you believe it?"
As we're lyin' on the couch
The moment I could see it
Yes, yes, I can see it now
 
You remember, we were sittin' there, by the water
You put your arm around me for the first time
You made a rebel of a careless man's careful daughter
You are the best thing that's ever been mine”
 

Sentivo le lacrime agli occhi e vedevo le sue già scendere copiose lungo il suo volto.
 

“Flash forward and we're takin' on the world together
And there's a drawer of my things at your place
You learn my secrets and you figure out why I'm guarded
You say we'll never make my parents' mistakes
 
But we got bills to pay
We got nothin' figured out
When it was hard to take
Yes, yes, this is what I thought about
 
You remember, we were sittin' there, by the water
You put your arm around me for the first time
You made a rebel of a careless man's careful daughter
You are the best thing that's ever been mine
 
Do you remember all the city lights on the water?
You saw me start to believe for the first time
You made a rebel of a careless man's careful daughter
You are the best thing that's ever been mine
 
Oh-oh-oh
 
And I remember that fight, 2:30 a.m.”

 
Sorridemmo tra le lacrime.
 

“You said 'verything was slippin' right out of our hands
I ran out cryin', and you followed me out into the street
 
Braced myself for the goodbye”
 
Le lacrime erano davvero impossibili da trattenere.
 
“'Cause that's all I've ever known
Then you took me by surprise
You said, "I'll never leave you alone"
 
You said, "I remember how we felt sittin' by the water
And every time I look at you, it's like the first time
I fell in love with a careless man's careful daughter
She is the best thing that's ever been mine"
 
(Hold on, we'll make it last)
(Hold on, never turn back)
(Hold on) You made a rebel of a careless man's careful daughter
(Hold on) You are the best thing that's ever been mine
 
(Hold on) Do you believe it?
(Hold on) We're gonna make it now
(Hold on) And I can see it
(Yeah, yeah, yeah) (I can see it now)”

 
Mi asciugai le lacrime mentre lei faceva lo stesso.
 
“Adesso vorrei che tu leggessi.. la lettera..” dissi.
 
Lei alzò la lettera davanti al volto e io scomparii mentre leggeva.
 
“BrittBritt. Ho detto di non essere brava con le parole. E quindi non capisco il motivo di questa lettera. Ogni volta che ti guardo ho queste due parole che vogliono uscire. Scoppiare dal mio petto. E invece ti dico cose stupide. Tutte cose che mi evitano di dirti le due vere parole che sento. Quando sto con te sento il mio cuore impazzire. Sento che batte così forte che potrebbe uscire dal petto.. uscire dal petto e posarsi tra le tue mani. Perché è a te che spetta. E’ a te che appartiene. Perché so che tu lo tratteresti con riguardo, con dolcezza. Non lo calpesteresti.”
 
Lei abbassò la lettera mentre io ero tornata con una scatolina.
 
Portai lo sgabello più vicino a lei e la guardai negli occhi mentre lei cercava di mantenere la calma guardando la scatola.
 
“Questo è il posto dove ci siamo viste per la prima volta. E’ il posto dove tutto è iniziato. E’ il posto dove ho capito che tu eri la persona. E’ il posto dove ho capito che mi ero innamorata. E voglio che sia il posto dove ti aprirò il mio cuore in tutto e per tutto. So che in una mensa può essere disgustoso… comunque.. Brittany.. ti amo. Ti amo dalla prima volta che ti ho vista. Ti ho amato da sempre, anche prima di conoscerti.”
 
Aprii la scatolina mostrandole un braccialetto.
 
Lei con le lacrime agli occhi guardò il braccialetto e poi me cercando spiegazioni.
 
Presi il bracciale dalla scatola.
 
“Il mio abuelo regalò questo braccialetto a mia nonna, quando si conobbero. Fu il suo modo di promettergli che ci sarebbe stato per sempre. Con questo bracciale promise a mia nonna che la avrebbe amata come mai nessuno al mondo. Che avrebbe amato solo lei. Si conoscevano solo da una settimana e sono rimasti sposati 60 anni fino a che lui non morì. Mia nonna mi ha sempre raccontato questa storia. Il bracciale passò poi ai miei genitori. Dolores mi disse che sarebbe stato anche mio. E io le dissi che anche io volevo trovare la mia persona come  lei o mio padre. E lei mi disse solo che dovevo essere sicura che fosse la persona giusta. E adesso.. voglio darlo a te. Perché so che tu sei la persona giusta.. ti amo Brittany..” dissi.
 
Lei si buttò sulle mie labbra  baciandomi con passione e dolcezza.
 
Mi staccai poco dopo.
 
“Allora.. lo accetti il bracciale?” chiesi sorridendo.
 
Lei annuì tendendomi il polso al quale legai il bracciale.
 
“Ti amo..” mi disse e sorrisi.
 
“Ti amo..” le sussurrai ributtandomi sulle sue labbra.
 







Franci’s Corner.

Ecco.. questa è la schifezzuola che mi è venuta. Mi dispiace.. speravo venisse più bellina.. ma comunque..

Aggiornerò il più presto. Scusate per il ritardo e.. BUON ANNO!

Speriamo nel 2013 va’!

Bacio Fra!

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Capitolo 15
*** Proudly so. ***


 
 
 
Ed eccoci, finalmente, la scritta su quella lavagna.
 
-Nazionali-
 
Ci eravamo davvero arrivati.
 
Ci avrebbero aspettato molte prove, dure prove, per battere i Vocal Adrenaline, ma ero abbastanza fiduciosa.
 
Stringevo la mano di Brittany ascoltando Blaine e Kurt cantare.
 
Quando finirono si alzò in piedi, tra gli applausi diretti ai due ragazzi, la nana.
 
“Mr Schue.. posso?” chiese e lui fece un cenno di assenso indicandola.
 
Questa sorrise.
 
“Volevo proporre di fare un musical. West side story. La parte da protagonista è perfetta per me.. e in più mi darà un buon curriculum la Nyada!” esclamò felice e tutti annuirono.
 
“Beh, sembra una grande idea Rachel..” rispose Schue.
 
“Ma non posso perdere tempo con il musical. Voglio concentrarmi su le nazionali. Ci siamo ragazzi. Non è un sogno. Sta accadendo.. e dobbiamo essere al massimo per battere i Vocal Adrenaline!” continuò ancora lui.
 
“Su questo sono d’accordo con lei.. ma..”
 
“Nessun ma.. Rachel.. mi dispiace.. io non posso dirigerlo..”
 
“Lo farò io!” esclamò Artie.
 
Tutti ci voltammo a guardarlo.
 
“Si.. e Kurt mi aiuterà con i vestiti, e Brittany con le coreografie se siete d’accordo..” continuò il ragazzo.
 
Guardai Brittany che sorrise annuendo e poi Kurt che ebbe la stessa reazione.
 
“E’ grandioso ragazzi.. ma ci deve essere un professore a sorvegliare..”
 
“Lo possiamo chiedere alla signorina Pillsbury..”
 
Schue tentennò un po’ ma alla fine annuì.
 
“Va bene, ragazzi..”
 
Un boato si alzò e mi lasciai scappare un sorriso.
 
Ero certa di che parte avrei scelto.
 
 
 
 
 
 
 
Mi passai una mano sulla fronte e poi tra i capelli.
 
Sentii bussare.
 
“Che fai?” mi chiese appoggiandosi allo stipite della porta bella più che mai.
 
Sorrisi alla sua vista.
 
“Puck ha dei problemi con la sua impresa di pulizie di piscine.. cercavo di aiutarlo..” dissi togliendomi gli occhiali che usavo solamente per leggere.
 
“Lo sai che con gli occhiali sei ancora bella? Una sorta di segretaria super-sexy!” sussurrò avvicinandosi e baciandomi.
 
Chiusi gli occhi a quel contatto portando la mano dietro la sua nuca approfondendo il bacio leggermente.
 
“Ciao..” sussurrò sulle mie labbra.
 
“Ciao..” le feci eco io baciandola nuovamente.
 
“Posso vedere?” chiese indicando i fogli sulla scrivania.
 
Annuii e lei si appoggiò alla scrivania prendendo i fogli leggendoli.
 
“Wow.. ha un bel problema..” disse lei corrugando la fronte.
 
“Già.. non ho idea di come aiutarlo..”
 
“Dovrebbe alzare i prezzi di almeno il 10%..” disse lei sfogliando ancora i fogli.
 
“Già.. ma non lo vuole fare.. dice che si era accordato così e non può cambiare i termini del contratto adesso.” Sospirai sciogliendomi i capelli.
 
“Allora gli servono almeno  altre dieci piscine..” annuii in silenzio alzandomi dalla mia postazione.
 
Lei mi guardò corrugata e posò i fogli venendo verso di me.
 
Mi prese per i fianchi.
 
“Ehi.. andrà tutto bene..”
 
“Non.. non ci sono altre dieci piscine a Lima!” esclamai quasi urlando.
 
Lei indietreggiò un po’ con la testa alla mia reazione per poi abbozzare un leggero sorriso e accarezzarmi il volto.
 
“Non è vero.. Forse so come trovarle..” la guardai stranita e lei mi sorrise.
 
*****
 
 
“Pensi che ce la farò a portarlo almeno una volta pulito a casa?” mi chiese Santana ridendo guardando Santiago giocare sull’erba con i pantaloni completamente sporchi.
 
“Mmm.. non penso.. Anzi.. no.. decisamente!” dissi ridendo vedendolo rotolarsi sull’erba.
 
Lei rise con me.
 
Mi voltai a guardarla.
 
Quella luce che aveva negli occhi quando guardava Santi, era qualcosa di indescrivibile.
 
Si notava tutto l’amore che provava per lui.
 
Ed era bellissima con i capelli sciolti sulle spalle, quei  jeans davvero molto attillati e quella cappotto di pelle.
 
Ero incantata.
 
Da lei.
 
Dalla sua bellezza.
 
La sua dolcezza in quel momento.
 
Vedevo la vera Santana ed era questo quello che amavo di lei.
 
“Susan..” mi riscossi improvvisamente a quella voce.
 
Continuai a guardare Santana che nel frattempo si era girata a guardare chi fosse arrivato, riconoscendo, ne sono certa, la sua voce.
 
Ne ero certa dal modo in cui si era girata con quel suo sguardo duro.
 
Tutto ciò che c’era nel suo sguardo poco fa, guardando Santi, era sparito.
 
Mi voltai a mia volta.
 
“Ciao..” abbozzai un leggero sorriso mentre lei continuava ad avanzare verso di noi.
 
“Che ci fai qui?” chiesi.
 
“Cercavo te.. mi ha detto tua madre che ti avrei trovata qui.. Che ci fate qui?”
 
“Oh.. siamo venute a fare una passeggiata con Sant-“ mi bloccai un secondo non sapendo se Santana volesse far sapere quella parte della sua vita.
 
“Con Santiago.. mio figlio..” concluse però lei facendomi sorridere fiera.
 
Sentii poi la sua mano prendere la mia incrociando le dita.
 
“Oh.. h-hai un figlio..”
 
“Si.. ed è bellissimo.. dopotutto è uguale alla madre.” Sorrisi io guardandola.
 
Lei mi sorrise di rimando in quel modo solo suo.
 
In quel modo nel quale sorrideva solo a me.
 
“Wow.. è.. è..”
 
“Interessante?” provai.
 
“No.. direi più stupido… insomma.. sei lesbica.. e hai un bambino.. come pensi che possa crescere? Rimarrà traumatizzato..”
 
Strinsi la mano di Santana pregandola di stare calma.
 
Era solo il modo di Emma per farla agitare e incazzare.
 
Uno di quei suoi stupidi giochetti psicologici che si divertiva davvero tanto a fare a tutti. Specialmente i suoi nemici.
 
Sentii il contatto con la mano di Santana venere a mancare.
 
La vidi avanzare di un passo verso Emma e mi passai una mano tra i capelli.
 
“Voglio dire.. cosa gli dirai.. hai due mamme e un papà?” continuò lei ridendo.
 
“Sai cosa.. Miss penso-di-essere-stronza.. non casco nel tuo giochetto.. non sai chi hai davanti.. e comunque.. sarò più che felice se un giorno Santiago chiamerà mamma Brittany..” disse lei.
 
Sentii le mie labbra stendersi in un sorriso orgoglioso.
 
“Britt.. andiamo insieme a dare il pane alle papere?” arrivò Santiago che si attaccò alla mia gamba.
 
Sorrisi guardandolo e mi abbassai prendendolo in collo baciandogli la guancia.
 
“Certo.. mami.. andiamo?” dissi guardando Santana.
 
Lei prese un respiro grosso e si voltò guardando me e Santi per poi lasciare un bacio sulle labbra del piccolo.
 
“Si.. certo.. non ho voglia di perdere altro tempo.. le papere hanno bisogno di mangiare!” esclamò lei.
 
“Il pane mami..” disse Santi.
 
Santana mise una mano nella borsa e tirò fuori una busta con del pane.
 
“Eccolo.. andiamo..” disse mentre tutti e tre ci avviammo mentre Santi era ancora tra le mei braccia.
 
“Susan! Aspetta.. ho bisogno di parlarti.. Non vuoi sapere perché ti cercavo?” mi urlò Emma.
 
Santana mi guardò mentre rallentavo il passo.
 
“Io no. E non ho neanche la voglia di ascoltarti. Tantomeno il bisogno.. E sicuramente non ho voglia di sapere perché mi cercavi.” Dissi per poi tornare a camminare.
 
Vidi Santana lanciare un occhiata di ghiaccio a Emma tornando a camminare al mio fianco.
 
 
*****
 
“Okay.. spiegatemi cosa ci facciamo qui?” chiese Puck prendendo Santi in braccio.
 
“Beh.. con tutto quello che è successo non ho comunque dimenticato del tuo piccolo problema…” dissi.
 
“Okay.. ma.. cosa ci facciamo qui?”
 
“Ti sto aiutando, anzi ti stiamo..” dissi prendendo la mano di Brittany “..aiutando a sistemare la tua impresa.. dato che non vuoi alzare i prezzi avrai bisogno di molti altri clienti.. Britt ha chiesto alla madre di affiggere al bar l’annuncio e intanto ti abbiamo trovato altre piscine. O meglio.. un posto pieno di piscine. Dove la paga è decisamente più alta.”
 
“Immagino sia per questo che siamo alla piscina comunale di Lima..” disse lui alzando un sopracciglio.
 
“Esatto.. abbiamo parlato con il direttore e hanno intenzione di costruire altre tre piscine oltre alle due che già hanno.. e il loro tizio che le puliva è stato licenziato..”
 
“Perché ne costruiscono altre tre? Già due sono abbastanza!” esclamò Puck.
 
“Non lo so! Non sono mica il loro architetto! So solo che aggiungeranno tre piscine di cui due sono un idromassaggio! Andiamo! Vogliono parlare con te per decidere se prenderti o no..” lo trascinai per un braccio ma lui si bloccò.
 
“Ti muovi?” gli chiesi e si morse il labbro superiore.
 
Lo faceva solo quando era davvero agitato, o preoccupato.
 
“Che succede?”
 
“E se non mi prendessero?”
 
“Se non ti prendono.. ci faremo venire in mente qualche cos’altro.. okay?”
 
Lui sorrise e si avvicinò a me abbracciandomi con un braccio solo perché aveva ancora Santi tra le braccia.
 
E io risposi con un braccio solo perché avevo Brittany per la mano.
 
“Grazie..” sussurrò.
 
“Sta zitto, e andiamo a prendersi queste cinque piscine..” gli dissi mentre entravamo.
 
 
 
 
Stavo camminando per il corridoio.
 
Sentivo tutti gli sguardi su di me.
 
E ci ero abituata. Ero in cima alla piramide sociale di quella scuola.
 
Ma questi.. erano sguardi diversi.
 
Erano sguardi di scherno.
 
“Ehi MILF!” mi urlò un ragazzo.
 
Mi bloccai nel corridoio sentendo le risate e il bisbiglio di tutti riempirmi le orecchie.
 
Sentii qualcuno dire: “Ho sentito che è diventata addirittura amica della Berry. Poverina deve essere davvero un disastro..”
 
Guardai l’ora dell’orologio sul muro della scuola.
 
Chiusi gli occhi un secondo e riaprendoli continuai a camminare attraverso gli sguardi.
 
Mi avvicinai al mio armadietto aprendolo sorrisi trovandomi la foto in primo piano di Santi.
 
Posai i libri e controllai il telefono.
 
Qualcuno mi toccò la spalla e sorrisi immaginandomi la mia bella biondina in tutta la sua bellezza.
 
Mi voltai incrociando il suo azzurrò.
 
Le sorrisi chiudendo lo sportello dell’armadietto.
 
“Sei pronta per la tua audizione?” mi chiese.
 
Annuii.
 
“Lo sono sempre!” dissi facendola ridacchiare.
 
Mi tese il mignolo e lo presi, senza esitare, nel mio.
 
Lei sembrava non avvertire tutti quelli sguardi. O forse li avvertiva ma cercava di non farmeli pesare.
 
Dio quanto avrei voluto baciarla.
 
Posare le mie labbra sulle sue e non far finire mai quel contatto.
 
Se avessi potuto l’avrei baciata per sempre, senza neanche respirare.
 
Ma adesso non potevo.
Non li davanti a tutti quelli sguardi che già mi giudicavano per avere un figlio.
E negare che mi ferissero sarebbe come negare che la terra gira intorno al sole.
 
Socchiusi leggermente gli occhi cercando di concentrarmi su quel contatto che mi riusciva a dare sicurezza.
Era la mia ancora e adesso me ne ero accorta.
Dio.. quanto avrei voluta baciarla.
E sbattere in faccia a tutti quanto fossi felice.
Che vita fantastica avessi e che ragazza fantastica avessi.
 
E avrei voluto. Davvero.
 
Ero ormai a mio agio con ciò che ero e ciò che provavo per Brittany.
L’amavo e non c’era molto da dire.
Se mi avessero chiesto: Come ti vedi tra venti anni?
Gli avrei risposto: Sposata con Brittany, su degli spalti, mano nella mano. Puck affianco a noi che urla sfegatato e Santiago che correndo sotto le tribune si toglie il casco e indica me e Brittany dicendo “Per le mie mamme” dedicandoci il touchdown vincente della partita più importante della sua vita.
O se non per quello sport magari un altro. O se non uno sport, qualsiasi cosa che gli piacesse e lo rendesse felice.
 
Entrammo nell’auditorium dove tutti i ragazzi del glee erano seduti nelle poltrone.
 
Artie aveva al suo fianco Kurt e la Pillsbury e stavano aspettando Brittany.
 
Infatti appena arrivammo Britt corse da loro sedendosi mentre io andavo insieme agli altri che volevano fare audizione.
 
 
 
 
 
*****
 
“Bell’esibizione! Quasi preferisco la tua versione all’originale..”
 
“Non dire eresie Berry..” dissi sorpassandola appena avevo finito di cantare.
 
“Ma..”
 
“Senti.. solo perché te la fai con Quinn non vuol dire che io e te siamo amiche okay?”
 
Lei portò le mani avanti.
 
“Woo! Calma.. volevo farti con complimento San..”
 
“Si beh.. grazie..” esclamai con voce acida continuando a camminare.
 
Ciò che avevo sentito nel corridoio, mi aveva colpito.
Forse perché sapevo che, già che la mia situazione era precaria visto la scoperta di Santi, avere sulle spalle anche l’amicizia con Rachel, sarebbe stato solo un motivo in più per arrivare ai piedi della piramide sociale, la quale vetta me l’ero conquistata con una lunga scalata, dura e faticosa.
Ma ciò che non riuscivo davvero ad accettare era che forse Rachel alla fine poteva essere davvero mia amica.
 
Mi sentii bloccare per un polso.
 
Mi voltai e la guardai spostando poi lo sguardo sulla sua presa ferrea sul mio polso.
 
Notò la mia reazione e la tolse immediatamente.
 
“Santana, capisco che non ti sto simpatica, anzi che mi odi. Ma ciò che voglio dirti è che sono una cara amica di Brittany, e sono la ragazza di Quinn. Non puoi continuare ad odiarmi per sempre.”
 
“Senti.. non ti odio okay? Solo.. “ cercai di prendere fiato.
 
“Ho abbastanza amici..” mi limitai a rispondere allontanandomi.
 
 
 
 
Tornai nella stanza del glee dove Noah mi aspettava con Santiago.
 
Lo baciai sulle guance prendendolo in braccio.
 
“Amore..” dissi sbaciucchiandolo per poi voltarmi verso Puck.
 
“Allora?”
 
“Allora.. tuo figlio è un latin lover..  Ha due fidanzatine e oggi ha di nuovo mostrato la sua furia di Lima Heights su un bambino che ha baciato una delle sue ragazze.. e.. mi hanno chiamato altri tre clienti così ho definitivamente dieci piscine da pulire e ho accordato con tutti i miei clienti un aumento del tre percento.” Disse sorridendo.
 
Sorrisi a mia volta abbracciandolo.
 
“Dio sono contentissima! A parte per Santi..” lo guardai duramente “Quante volte ti ho detto di non usare la violenza?!”
 
“Tante..” rispose lui.
 
“Perché continui a farlo?”
 
“Scusa mami..” disse lui con sguardo basso.
 
Mi intenerii e gli baciai la testa.
 
“Non fa niente.” Sorrisi. “basta che non succeda più..”
 
Lui annuì e sentii la campanella suonare.
 
Guardai Puck e sospirai.
 
“Sei sicura di quello che vuoi fare?”
 
“Si…” annuii.
 
“Brittany che ne pensa?”
 
“Che ne penso di cosa?” arrivò nell’aula seguita dagli altri.
 
“Che ci fa Santi  qui?” chiese poi avvicinandosi.
 
“Vedi.. io e Noah abbiamo deciso di mettere a tacere le voci..”
 
Mi guardò stranita.
 
“In che modo?” chiese infatti.
 
“Camminando a testa alta nel corridoio con Santi..” rispose Noah mentre io rimanevo in silenzio.
 
Brittany mi guardò.
 
“Perché non me ne hai parlato?”
 
“Lo abbiamo deciso poco fa e-“
 
“Taci Puck, lo sto chiedendo a lei..” alzò la voce la mia bionda fissandomi.
 
Noah alzò le mani in segno di resa , prese Santi dalle mia braccia e guardò Quinn che stringeva la mano di Rachel.
 
“Allora?” chiese ancora la mia bionda.
 
E io rimasi ancora in silenzio.
 
Mi chiedevo anche io perché non glielo avessi detto.
Beh, in realtà lo sapevo perché.
Ma era una spiegazione stupida.
Avevo paura che dalla mia bocca uscisse il fatidico: Diciamolo a tutti.
E se lei mi avesse detto di no? Come sarebbe diventato il nostro rapporto?
Continuavamo a stare insieme mentre io ero segretamente arrabbiata e distrutta?
 
Spostai lo sguardo su Quinn.
Il suo verde mi diede un po’ di tranquillità ma, Brittany continuava a chiedere spiegazioni e io neanche la stavo guardando.
 
Chiusi leggermente gli occhi inumidendomi le labbra con la lingua per poi riaprirli e guardare ancora Quinn.
 
Lei accennò un leggero sorriso di incoraggiamento e fui sicura che capì tutto ciò che mi passò per la testa.
 
Spostai lo sguardo su Brittany.
 
“San! Dannazione spiegati!!” mi urlò.
 
“Perché se te ne avessi parlato ti avrei detto che voglio dire al mondo come sono felice, e vorrei far sapere al mondo che sono innamorata. Innamorata della migliore persona che c’è al mondo.” Esclamai guardandola negli occhi.
 
La vidi corrugare la fronte in un modo adorabile.
 
“V-vuoi dire a tutti che stiamo insieme?” chiese lei con voce tremante.
 
“Avevo paura di un tuo rifiuto, e.. a quel punto.. come sarebbe andata a finire?”
 
“San.. io.. non so cosa dire..”  continuò con voce tremante.
 
“Lo sapevo..” sussurrai abbassando lo sguardo.
 
“No.. non sai niente San! Non hai idea di quanto voglia urlare a tutti che ti amo. E che stiamo insieme. Pensavo che tu non volessi..” spiegò lei.
 
Alzai lentamente lo sguardo su di lei e mi lasciai sfuggire una lacrima che lei prontamente raccolse.
 
Sorrisi chiudendo gli occhi a quel contatto.
 
“Allora andiamo..” dissi mentre Santi si allungava verso di me per essere preso in braccio.
 
E così, con tutto il coraggio che avevamo ci avviammo nel corridoio pieno di studenti.
 
Appena uscimmo, tutti e quattro, Puck alla mia sinistra e Brittany alla mia destra, tutti si voltarono a guardarci.
 
Salì il bisbiglio.
 
Camminammo per qualche metro e poi Santi mi chiese:
 
“Mami.. perché tutti mi guardano?”
 
“Perché sei bellissimo..” gli risposi.
 
Lui sorrise.
 
“Come la mia mami…” disse lasciandomi un bacio sulla guancia.
 
A quel gesto sentii qualche “Oooh” salire tra il chiacchiericcio.
 
Posai a terra Santi e presi la sua mano destra mentre Puck la sua sinistra.
 
Allargai anche la mano destra cercando quella di Brittany e la trovai.
Incrociammo le dita e lei mi guardò.
Le sorrisi e il chiacchiericcio si alzò ancora di più.
 
Arrivammo alle porte di uscita.
 
Ancora tutti ci guardavano.
 
Ci fermammo e ci voltammo di qualche grado e notammo tutto il nostro gruppo del glee che ci sostenevano con sorrisi fieri.
 
Lasciai la mano di Santi e mi voltai completamente verso Brittany.
 
“Ti amo..” mi disse.
 
Le sorrisi e portai una mano dietro la sua nuca chiudendo le distanze in un bacio dolce e, dopotutto, necessario.
 
Ci staccammo e sorrisi sulle sue labbra.
 
“Ti amo..” le dissi a mia volta.
 
Sentii partire ad applaudire e ci voltammo vedendo tutti quelli del glee applaudire e urlare di approvazione.
 
Lentamente anche tutti gli altri lo fecero.

Rimasi un attimo interdetta ma poi sorrisi.
 
Lasciai la mano di Britt e presi Santi in braccio per poi riprendere immediatamente la sua mano.
 
Appoggiai la testa alla spalla di Noah e ci avviammo verso  l’uscita.
 
Come una vera famiglia.





Franci's Corner:



Ooookay! Scusate il tremendo ritardo. E scusate il capitolo un po' così. Non sono molto sicura.. ma.. questo è ciò che è venuto.. spero che vi piaccia.

Per chi segue How to save a life, lo sto rileggendo lo metterò tra un oretta.. P.S. Sto lavorando su altre due FF Brittana. Entrambe hanno già almeno due capitoli, prima di metterle volevo finirle o almeno finire una delle due FF che ho in corso. Che ne pensate? Let me know :D

Bacioooo Fra!

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Capitolo 16
*** She kiss me! ***


 
 
 
“Hija.. che ne pensi di questo?” chiese mia madre fermandosi all’ennesima vetrina.
 
Mi avvicinai guardando il vestito.
Era un vestito davvero inguardabile.
Guardai Santi al mio fianco.
 
“Amore che ne pensi?” chiesi.
 
“E’ brutto..” disse lui stringendosi a me sperando che la nonna non si arrabbiasse.
 
Scoppiai a ridere prendendo in braccio Santi.
 
“Non ti preoccupare amore, l’abuela ha pessimi gusti. Ringrazia che te li compro io i vestiti..” dissi a Santi guardando mia madre ridendo.
 
“Santana, sto solo cercando di aiutarti a trovare un vestito per il tuo ballo.. se non volevi che ti aiutassi bastava che lo dicessi!” esclamò lei offesa.
 
“Scherzi vero? Te l’ho detto almeno quaranta volte che io e Quinn andiamo domani a cercare i vestiti!” esclamai scioccata.
 
Lei sbuffò ricominciando a camminare.
 
Alzai lo sguardo al cielo tornando a camminare a mia volta dopo aver posato a terra Santi e avergli preso la mano.
 
“Senti, Santana.” Disse bloccandosi e quasi le andai addosso. “Ho ricevuto la lettera dall’università di Louisville. E’ stata confermata la borsa di studio..” disse.
 
Ingoiai una manciata di saliva.
 
“Ma so che non vuoi andarci..” disse.
 
Corrugai la fronte.
 
“C-come fai a saperlo?”
 
“Ti conosco bene Santana. Sei mia figlia.. e quando parlavamo dell’università, sei sempre stata così eccitata, eppure da qualche mese.. non lo sei più..”
 
Abbassai la testa.
 
“Non voglio andare a Louisville. Voglio andare a New York..” dissi alzando lo sguardo su di lei.
 
“N-new York? E come pensi di fare per Santi?”
 
“Lui verrà con me. Anche Quinn e Puck verranno. Staremo bene. E voi potrete venirci a trovare tutte le volte che volete.”
 
“M-ma hai una borsa di studio..”
 
“Che non voglio. Non ho mai voluto. L’ho chiesta solo per poter andare nel Kentucky dato che c’era Santi. Ma Santi ora è con me. E io voglio inseguire i miei sogni. Voglio diventare una dottoressa, e salvare le persone da malattie come quelle della nonna, voglio andare a New York.. Alla NYU..” conclusi.
 
Lei mi guardava con un sorriso con riuscivo a decifrare.
 
“Era ora che lo dicessi Santana. Anzi lo speravo.” Disse.
 
Spalancai gli occhi.
 
“D-dici sul serio??”
 
Lei annuii sorridendo e mi gettai tra le sue braccia.
 
“Dioos! Grazie mamita!”
 
 
*****
 
 
“Britt sei sicura di non voler far domanda alla Nyada? Io e Kurt  abbiamo fatto domanda li..”
 
“No grazie Rach.. il mio sogno è la Julliard..” dissi continuando a compilare la domanda.
 
“Okay, okay..” disse sbuffando.
 
Era almeno la settantesima volta che mi diceva di fare domanda alla nyada. Ma io non volevo!
Io sognavo in grande. Io sognavo la Julliard.
 
“Che ne pensa Santana del fatto che andrai a New York?” chiese lei facendomi bloccare.
 
Con tutto ciò che stava succedendo non ne avevamo mai parlato.
Con il musical, Santi, Emma, le nazionali e il ballo, avevamo parlato di tutto tranne di ciò che sarebbe successo dopo.
 
“Oh oh..” sussurrò lei vedendomi immobile.
 
“Non ne abbiamo ancora parlato..” dissi cercando di far cadere l’argomento.
 
“Ohh! Ma dovete! Vedi io e Quinn abbiamo già deciso! Io farò domanda alla nyada.. e lei alla nyu.. E andremo a vivere insieme in un bell’appartamento a Manhattan!”  disse lei con aria sognante.
 
Sbuffai.
 
“Ne parleremo.. e comunque lei andrà nel Kentucky quindi non c’è molto da discutere..” dissi alzandomi.
 
“Okay..” disse lei guardando l’ora.
 
“Si Rachel, sto andando via, so che ora arriva Quinn..” esclamai chiudendo lo zaino.
 
“Perfetto!” sorrise lei. “ Ci vediamo dopo alla prova generale del musical!” esclamò euforica salendo le scale.
 
Scossi la testa.
 
Possibile che fosse sempre euforica?
Presi il mio zaino e uscii dirigendomi verso la scuola di ballo.
 
 
*****
 
Era appoggiata al mio petto mentre le accarezzavo i capelli.
 
“Quinn?” mi chiamò.
 
“Mmh-mmh..” risposi guardando il soffitto.
 
“Stavo pensando.. insomma Santana e Britt hanno detto a tutti che stanno insieme.. e a scuola è tutto calmo. Non interessa alla gente. Quindi fors-“
 
“No!” esclamai.
 
“Almeno lasciami finire di parlare!” si staccò lei.
 
“Okay, parla.” Dissi stancamente.
 
La vidi irritarsi.
 
“Forse potremmo dire a tutti che stiamo insieme! Insomma, i mei già lo sanno. Potremmo parlare con i tuoi e poi dirlo anche a scuola..” spiegò.
 
“Hai finito?” le chiesi.
 
“Si..” annuì lei.
 
“No!” esclamai alzandomi dal letto.
 
Lei rimase a occhi sbarrati.
 
“C-come? Perché?”
 
“Perché.. perché tra due mesi posso scappare da questo inferno di Lima! Da quell’inferno di scuola! Dai miei genitori..  perché devo rovinarmi alla fine del mio percorso?”
 
“R-rovinarti?” chiese lei balbettando.
 
Tentai di calmarmi.
 
“No senti, non è quello che volevo dire. E’ solo che tra due mesi saremmo andate via. E.. a chi importa dirlo adesso?”
 
“A me.” Esclamò dura alzandosi a sua volta.
 
“Perché?”
 
“Perché si! Perché per Santana avresti fatto un coming out in piena regola. E per me no.”
 
“Cosa centra questo?”
 
“Non so cosa pensare. Non riesco davvero a capire perché non vuoi.. ti amo… Quinn.. e-“
 
“Ti amo anche io Rach..”
 
“Evidentemente non abbastanza considerando che non vuoi dire a tutti che stiamo insieme.” Disse lei urlando verso di me tutta la sua rabbia.
 
“Non abbastanza da voler rischiare per noi, per me.” Continuò con le lacrime agli occhi.
 
“Rach, ti prego..” sussurrai allungando la mano per accarezzarla la lei ritirò il volto in modo brusco.
 
“No, non toccarmi..” urlò ancora.
 
“Adesso stai esagerando okay? Se pensi che io provi ancora qualcosa per Santana è stupido, e non poco. E il fatto che io non voglia fare coming out non vuol dire che non ti amo!”
 
“Sai una cosa Quinn? Non importa più.. perché non siamo più ufficialmente una coppia..” disse lei con sguardo basso.
Teneva i pugni stretti lungo i fianchi.
Sentii una fitta al petto e poi realizzando ciò che aveva detto, sentii questa fitta trasformarsi in mille lame che tranciavano il mio cuore.
 
“Bene.” Risposi dura riuscendo a trattenere le lacrime, la voce tremante, e il mio dolore.
 
Afferrai la mia giacca e velocemente uscii da quella stanza, e successivamente da quella casa, dove abitava quella ragazza alla quale il mio cuore sarebbe appartenuto per sempre.
 
Sentii le lacrime inondarmi il viso così cominciai a correre. Casa di Santana non era tanto distante.
 
 
*****
 
Tentai di stringerla il più possibile a me, come a proteggerla da ogni dolore, ma non era possibile.
Il dolore l’aveva raggiunta e la stava divorando dall’interno.
 
“S-san… i-io la amo..” sussurrò tra i singhiozzi.
 
Annuii continuando a cullarla tra le mie braccia baciandole la testa.
 
“Shh, andrà tutto bene Quinn..” le sussurrai tra i capelli.
 
Improvvisamente sentii il mio telefono squillare. Guardai la foto sul display che ritraeva la nana ricoperta da una granita.
 
Mi alzai delicatamente dal divano cercando far adagiare Quinn a esso.
 
La coprii con una coperta e mi allontanai di qualche passo tenendola d’occhio.
 
“Pronto?”
 
“S-San, dimmi che Brittany è da te..” disse con voce rotta da potenti singhiozzi.
 
“No.. perché?”
 
“N-non r-risponde al t-telefono, e ho b-bisogno di lei..” continuò.
 
“Senti, forse so dov’è, te la mando okay? Te resta tranquilla a casa.. ci penso io..” dissi alzando lo sguardo al cielo.
 
Ero stata gentile con la Berry.
 
Dio!
Lei non è mia amica, lei non è mia amica. Questo era ciò che mi ripetevo come un mantra.
 
Guardai Quinn riattaccando il telefono.
 
“Ehi, Quinnie, adesso tu vai a farti un bel bagno caldo mentre io vado un attimo a recuperare Brittany okay?” le dissi alzandola dal divano.
 
La aiutai a salire le scale.
 
Le sistemai tutto per fare il bagno e uscii dalla porta vedendola immergersi nell’acqua.
Il suo corpo si scuoteva a ritmo di forti singhiozzi
 
Rientrai velocemente e le baciai la testa.
 
“Andrà tutto bene, Quinnie, okay? Te lo prometto..”
 
Presi tutto il coraggio che avevo e mi staccai da lei avviandomi alla macchina.
 
 
 
 
 
Sorrisi vedendola muoversi con quell’abilità.
Facendo sembrare il ballo la cosa più semplice del mondo.
 
Quando Finn era la prova umana che non era così.
 
Appena finì la canzone entrai applaudendo.
 
Lei si voltò di scatto con il fiatone a guardarmi.
 
“Ehi, che ci fai qui? Pensavo stessi con tua madre oggi..”
 
“Si beh, c’è stato un piccolo cambiamento di programma, anche se sostanzialmente mia madre non è adatta per aiutarmi a scegliere un vestito per il ballo. Comunque.. dovresti guardare il tuo telefono..” sussurrai quest’ultima frase guardandola negli occhi.
 
Vidi il suo sguardo cambiare. Da felice e divertito, a preoccupato.
 
Con uno scatto raggiunse una mensola dove era posato il suo telefono.
 
“Che diavolo è successo? Ho diciotto chiamate perse da parte di Rachel..” esclamò controllando la segreteria telefonica.
 
“Non lo so. Quinn è distrutta a casa mia che piange e continua a ripetere che la ama. Ma non riesce a spiegarmi cosa è successo. Credo che si siano lasciate, comunque..” dissi mentre lei annuiva ascoltando un messaggio.
 
“Si, Rachel ha bisogno di me..” disse lei afferrando il borsone e infilandoci tutte le cose dentro.
 
“Ho la macchina vuoi un passaggio?” chiesi.
 
Lei annuì distrattamente.
 
In quel momento sentii dei passi.
 
“Susan, sei hai tempo potremmo compilare le nostre domande alla Julliard insieme..”
 
Mi voltai guardando Emma con un sopracciglio alzato.
 
“Oh, ciao Samantha!” esclamò lei euforica.
 
“Santana.” La ripresi con un ringhio.
 
“Si come vuoi, senti so che tu andrai nel Kentucky.. se vuoi ci penso io a Brittany mentre siamo a New York..”
 
Sorrisi.
 
“Wow, è molto gentile da parte tua, ma vedi, andrò alla NYU.. quindi.. non ho bisogno della tua gentilezza.”
 
“Emma, non abbiamo tempo per i tuoi giochetti, devo andare da Rachel.” Disse superandola e uscendo dalla stanza.
 
Guardai Emma e con una spallata la superai seguendo Brittany.
 
Salimmo in macchina e velocemente partimmo.
 
“Intelligente risposta quella della NYU..” disse lei.
 
“E’ solo la verità..” risposi.
 
Lei si voltò verso di me.
 
“C-cosa? Verrai a New York? Anche te?” chiese euforica mentre io sorridendo annuii.
 
Lei si buttò verso di me baciandomi.
 
“Britt! Britt! Sto guidando!” le dissi ridendo ricambiando un paio di baci.
 
“Dio! Sai cosa vuol dire questo? Che andremo a New York insieme! Oh dio! Non avevo trovato il coraggio di chiudere quella busta e inviarla.. perché sapere che saremmo state distanti mi ammazzava, non.. non posso starti lontana. Io ti amo.. e-e- dio! Andremo a New York insieme!” urlò elettrizzata dalla notizia.
 
Risi con lei e, dato il semaforo rosso, mi gettai su di lei baciandola.
 
“Neanche io sarei riuscita a sopravvivere lontana da te..” sussurrai sulle sue labbra.
 
“Dio, dimmi che non lo hai fatto per me.”
 
“L’ho fatto perché non era quello che volevo. Il Kentucky era un piano per quando viveva Santi li. Ma adesso lui è con me, e possiamo andare dove vogliamo. E la migliore scuola di ballo è a New York. E io volevo una scuola di medicina. La NYU è perfetta, e anche Quinn andrà li per fare giurisprudenza. Sarà tutto grandioso. Questo è quello che voglio. E si.. l’ho fatto anche per te. Perché ti amo. E volevo essere li quando, stanca e dolorante dalle estenuanti lezioni, rientrerai a casa e io ti potrò fare un bel massaggio per farti rilassare..” dissi.
 
I suoi occhi si illuminarono e mi baciò con foga.
 
Sentii il clacson della macchina dietro di noi suonare.
 
Evidentemente era verde.
 
Mi staccai ridendo da Brittany e ripartii.
 
“Adesso andiamo ad aiutare le nostre amiche idiote. Vediamo che hanno combinato..”
 
 
 
*****
 
Mi dispiaceva essere così felice quando la mia migliore amica era così distrutta.
E poi non sapevo bene cosa fare.
Era in una piena crisi e l’unica cosa che mi venne in mente fu chiamare Kurt.
 
“Tesoro.. senti, si sistemerà tutto.. “ la cullò lui mentre io portavo la tazza di tea caldo a Rachel.
 
“No, non succederà, lei non vuole condividere la nostra felicità” disse singhiozzando.
 
“Okay, adesso so cosa ti ci vuole. Pop corn, un microfono, e Barbra..”disse lui sorridendole vedendo Rachel rilassarsi leggermente.
 
Ero sovrappensiero e pensavo a come sarebbe stato essere a NY con Santana quando sentii Kurt.
 
“Cosa?” esclamai. “Si è appena lasciata e le chiami un’altra ragazza?” chiesi inorridita.
 
“Barbra Streisand..” disse Kurt inorridito a sua volta.
 
Avrei voluto nascondermi.
 
Quella distrutta dal pianto era la mia migliore amica, la quale non parlava d’altro che di Barbra, Broadway e degli assoli che doveva fare.
 
E io pensavo alla mia ragazza e a quanto fossimo felici,  invece che aiutare la mia amica.
 
“Si, si avevo capito.. era ironia la mia..” dissi cercando di rimediare.
 
Kurt annuì.
 
“Si certo.. comunque, vai a preparare di popcorn e porta su il suo microfono. Io metto il film..”
 
 
 
 
*****
 
Le accarezzai i capelli mentre con l’altra mano tenevo stretta la sua.
 
“Ti va di raccontarmi?” le chiesi.
 
Erano ormai passate 6 ore da quando Quinn era piombata a casa mia.
Ed  era passata un ora da quando aveva smesso di piangere disperatamente.
Personalmente pensavo avesse finito le lacrime.
 
“Ci siamo lasciate..” disse lei con voce piatta.
 
“Come mai?” chiesi non volendo interferire con dell’ironia, perché era abbastanza chiaro che avessero rotto.
 
“Lei vuole dirlo a tutti, e io no..” spiegò con lo stesso tono di voce.
 
Annuii.
 
Era sempre la stessa storia.
Ma questa volta sembrava essere finita in modo diverso.
 
“Vedrai che andrà tutto bene.. ma posso chiederti perché non vuoi?” chiesi staccandomi e guardandola.
 
“Non lo so.. io..” singhiozzò.
 
“Ehi, ehi.. ascolta.. Quinnie..” le presi il volto con una mano per farmi guardare.
 
I suoi occhi smeraldi e umidi erano stupendi.
 
“Sei la persona migliore di questo mondo. Sei bella, intelligente. Perché ti interessa così tanto ciò che pensano quegli idioti di scuola? Se sapessero che stai con la Berry l’unica cosa che direbbero è che la nana è la ragazza più fortunata del mondo..” le dissi guardandola profondamente negli occhi. Notai i suoi occhi scorrere sulle mie labbra.
 
“Un p-“ continuai ma fuori bloccata dalle labbra di Quinn sulle mie.
 
“Quinn..” sussurrai staccandomi cercando di non farla scoppiare a piangere.
 
“Ti prego San.. ti prego..” si rituffò sulle mie labbra.
 
Chiusi gli occhi portando una mano alla sua guancia e mi staccai.
 
“Quinn, ho una ragazza e..”
 
Si tuffò nuovamente sulle mie labbra.
 
Sentii distintamente la sua lingua passare sul mio labbro inferiore, famelica e disperata.
 
Si portò su di me ma fui veloce a quel contatto a ribaltare la situazione.
 
Mi staccai tirandomi a cavalcioni su di lei.
 
“Quinn, io ho una ragazza, che amo e che mi ama. E tu ami la Berry e lei ama te. E dopotutto anche se ora è una situazione precaria, voi state insieme, perchè vi amate.” Sussurrai cercando di mantenere la calma.
 
Lei mi guardò e  chiuse gli occhi scoppiando a piangere.
 
“Scusa San, scusa…”
 
“Shh.. non fa nulla. Non è successo niente..” le dissi mentre tornavo al suo fianco ad abbracciarla.
 
“Basta che non risucceda..” chiarii.
 
 
 
*****
 
“Sei sicura Rachel?” chiesi.
 
“Certo! Io ho lo spirito di Broadway dentro di me! Quindi the show must go on! Non mi interessa se mi hanno strappato il  cuore dal petto.”
 
Annuii mettendo in moto dirigendoci verso la scuola a fare la prova generale del musical.
 
C’erano tutti.
 
Ma vidi il gruppo che eravamo, per la prima volta, diviso a metà.
 
Da una parte del palco c’erano Kurt, Blaine, Artie, Mercedes, Tina e Mike.
E di la Puck, Finn, Sam, Quinn e Santana.
 
Santana e Quinn si stringevano la mano mentre Puck accarezzava la schiena di Quinn e le diceva qualcosa all’orecchio.
 
Sinceramente non capivo come mai Finn e Sam fosse li, al lato di Quinn, quando lei li aveva fatti soffrire entrambi e lasciati.
 
E’ vero che Rachel è stata anche con Finn.
 
Comunque era abbastanza evidente che la storia della rottura si fosse diffusa in tutto il glee.
 
Vidi Rachel guardare Quinn per parecchi secondi ma poi venne presa da Mercedes che la strinse in un abbraccio e la portò nella parte destra del palco dove loro erano messi.
 
Li guardai e scossi la testa dirigendomi verso Santana.
 
La baciai e poi mi posizionai in mezzo al palco.
 
“Brittany cosa fai?” chiese Artie.
 
Notai Santana lasciare Quinn nelle mani di Puck e raggiungermi.
 
Ero sicura che avesse capito.
 
Mi prese la mano.
 
“Quello che voi idioti non volete fare.” Rispose lei.
 
Mi voltai a guardarla.
 
“Capisco che quando due persone si lasciano si prendono delle posizioni. Ma noi siamo una famiglia. E nessuno di voi cretini è venuto a chiedere a Quinn come sta. Non so che concezione avete voi di famiglia. Ma se per voi è questa allora dovete smettere di chiamarvi così. E’ assurda questa situazione..” disse lei e la guardai stringendole più forte la mano.
 
Lentamente tutti vennero al centro del palco.
 
“Adesso possiamo iniziare la prova..” dissi allora io.
 
 
*****
 
 
“San..” mi rincorse nel parcheggio.
 
Mi voltai aspettandola.
 
“Non dovevi tornare con Puck?” le chiesi corrugando la fronte.
 
“Si ma.. avevo bisogno di chiederti scusa prima.”
 
“Quinn, non è necessario..” dissi voltandomi tornando a camminare verso la macchina.
 
“No, è necessario. E’ stata una mancanza di rispetto nei confronti di Brittany, e, Dio, quella ragazza è fantastica..”
 
“Lo so..” risposi fermandomi e voltandomi.
 
“Mi dispiace per il bacio..” disse.
 
Annuii.
 
“Non fa niente.”
 
“lo dirai a Brittany?” mi chiese.
 
“Non lo so, non voglio che pensi che io e te non possiamo più stare sole insieme..” dissi abbassando la testa.
 
Lei annuì.
 
“Lo capisco.. Sannie, mi dispiace per averti messo in questa situazione..”
 
“Quiiinn!” sentimmo urlare.
 
“Meglio che vada da Puck..” disse.
 
Annuii tornando a camminare verso la mia macchina.
 
 
 
 
*****
 
“Sus, Sus!” urlò.
 
Sbuffai.
 
“Che diavolo ci fai qui?” chiesi.
 
“Ero venuta a dare un occhiata alle prove, ma nel parcheggio, ho sentito una cosa..” esclamò Emma.
 
Corrugai la fronte.
 
“Devo parlarti urgentemente…..”
 
 
 
 
 
“Penso qui vada bene Emma..” dissi voltandomi verso di lei. Avevamo cercato un posto più appartato per parlare.
 
In quel momento mi sentii spingere contro il muro e sentii le sue labbra sulle mie premere con brama.
 
Portai le mani alle sue spalle e la spinsi staccandola da me con violenza.
 
“Che diavolo fai?” le urlai.
 
“E dai, se la tua ragazza bacia le sue ex perché tu non puoi farlo?” disse lei.
 
“D-di che diavolo stai parlando?” chiesi. “che bacio??”
 
“Dovresti chiederlo a Santana..” disse lei. “Britt mi dispiace così tanto..” disse poi avvicinandosi.
 
La spinsi nuovamente cominciando a camminare a passo deciso verso il parcheggio.
 
 
 
Suonai il campanello un paio di volte aspettando poi con pazienza.
 
Mi venne ad aprire lei.
 
Bella come sempre anche con il pigiama.
 
“Ehi.. Britt, che ci fai qui?” chiese confusa tendendosi verso di me per un bacio che con molta forza di volontà non le diedi.
 
“Che succede?” chiese allora facendomi entrare e chiudendo la porta alle nostre spalle.
 
“Devo parlarti..” le dissi glaciale.
 
Lei mi guardò corrugando la fronte.
 
“Certo, andiamo in camera mia..” disse facendomi cenno con il capo.
 
Una volta in camera si sedette sul letto.
 
“Di che mi devi parlare?” mi chiese.
 
“Emma mi ha baciata..” dissi e la vidi, da prima sbiancare  e poi diventare rossa di rabbia.
 
“Ma mi sono subito staccata..” aggiunsi e lei alzò lo sguardo così nero e profondo su di me.
 
“Quinn mi ha baciata, tre volte. Ma mi sono staccata tutte le volte..” disse lei guardandomi.
 
Annuii.
 
“Lo so..” sbuffai andandomi a sedere accanto a lei.
 
“Mi dispiace non avertelo detto subito.. ma.. Quinn è la mia migliore amica e non voglio che tu possa dubitare di me quando sono con lei.”
 
“Ma non dicendomelo hai fatto peggio..” le dissi.
 
“Lo so.. ho sbagliato.. aspetta chi lo ha detto a te?” chiese quasi riscuotendosi.
 
“Emma.. mi ha baciata e poi detto che tu avevi baciato Quinn..”
 
“Prima di tutto è Quinn che ha baciato me.. e poi.. come faceva a saperlo? Che ci faceva a scuola?”
 
“Dice di essere venuta a vedere le prove e di aver sentito una tua conversazione con Quinn..”
 
“Oh.. beh tra parentesi le dispiace e ha chiesto scusa..”
 
Annuii vedendola spezzare una lancia a favore di Quinn.
 
“Quindi..” chiese lei.
 
Mi voltai a guardarla e la baciai con passione.
Sentii le sue mani correre lungo la mia schiena e il mio collo.
 
Sentii la sua lingua accarezzarmi le labbra che aprii delicatamente dando spazio anche alla mia lingua di contrare la sua.
 
Ci staccammo quando avevamo bisogno di ossigeno.
 
“Quindi da ora in poi ci diremo al verità, su tutto. Anche se è una cosa brutta. Saremo sincere l’una con l’altra..” le dissi e lei annuì tornando sulle mie labbra.
 
 
 


Franci's Corner:


Ecco qua.. non mi piace per niente, non è venuto come volevo.. comunque scusate il ritardo ma lo studio mi affoga.. adesso scriverò anche How to save a life per chi lo segue e penso di postarlo domani..

Grazie a tutti quelli che seguono, preferisocono, ricordano. A quelli che semplicemente leggono ma più che altro a chi recensisce perchè mi da l'input di scrivere!

Bacio Fra.

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Capitolo 17
*** West side story ***


 
 
Mi stiracchiai spegnendo la sveglia sentendo al persona accanto a me stringersi a me.
Sorrisi baciandogli la testa e gli accarezzai la schiena.
“Santi, amore, è ora di alzarsi..” dissi guardandolo.
Fece una smorfia nascondendo la testa tra la mia schiena e il letto.
“Avanti! O viene nonna a svegliarti, che è peggio!” dissi alzandomi dal letto.
Lui sbuffò e si tirò a sedere strusciandosi l’occhio.
 
“Ma ho sonno..” disse in un lamento.
Si era svegliato nel cuore della notte per un incubo ed era rimasto a dormire con me.
Ma non era riuscito a prendere sonno subito. Non ci riusciva mai. Dovevamo prima parlare di cosa aveva sognato e dovevo rassicurarlo che non sarebbe successo.
Quindi ci credevo che fosse stanco.
Ma mia madre non voleva che dormisse troppo. Doveva abituarsi a quando sarebbe iniziata la scuola.
Così diceva.
Se fosse per me avrebbe dormito anche fino alle dieci.
Allungai le braccia verso di lui prendendolo in braccio e gli baciai la testa.
 
“Andiamo, ti preparo una colazione buonissima, poi viene papà che ti porta un po’  al parco. Contento?” chiesi mentre scendevo le scale.
Lo misi a sedere sulla penisola e mi misi ai fornelli.
In non molto tempo la colazione era pronta.
Misi il piatto davanti a Santi facendolo sedere sul seggiolone sentendo poi suonare.
 
Mi avviai aprendo a Noah con un sorriso e lo salutai con un bacio sulla guancia.
 
“Allora.. dov’è il mio ometto? Stamani ci divertiremo!” disse avvicinandosi a Santi baciandogli la testa.
 
“Che farete?” chiesi guardandolo bevendo un sorso di caffè.
 
“Cosa da uomini!” disse Noah guardando Santi e facendogli l’occhiolino.
Roteai gli occhi mentre Santi annuiva alle parole del padre.
 
“Si si!! Cose da uomini!”
Sorrisi vedendolo così eccitato.
 
“Okay, tigre, allora finisci tutta la colazione!” gli dissi con una risatina e in pochi minuti lui aveva finito di fare colazione.
 
“Papà, mi vesti tu?” chiese scendendo dal seggiolone tendendo la manina a Puck.
Questo sorrise prendendogli la mano.
 
“Certo!” esclamò seguendolo di sopra lasciandomi uno sguardo sognante.
 
Sorrisi.
Era così bello vedere Noah e Santiago insieme.
Erano perfetti.
Si adoravano.
Santi era completamente preso da Noah.
Lo amava. Lo venerava. Dopo tutto era sua padre!
 
Salii al piano di sopra dopo aver messo apposto in cucina e entrai in camera mia sorridendo a come fosse vestito Santi.
“Dios! Non sapevo nemmeno che avesse quei vestiti!”
 
“Infatti gli e li ho comprati io e te li ho nascosti! Sapevo che non avresti accettato. Ma oggi passeremo una giornata tra uomini! E quindi, il giubbotto di pelle e gli anfibi sono d’obbligo!” spiegò Noah prendendo in braccio Santi.
“E adesso noi andiamo! Ci vediamo stasera alla prima del musical!” mi disse lasciandomi un bacio sulla guancia per poi andarsene con Santi.
 
 
 
*****
 
Era ormai metà mattinata.
Io e Santi camminavamo nel parco parlando di cosa avremmo potuto fare.
 
“Voglio un gelato..” disse Santi guardando con occhi illuminati il chioschetto dei gelati.
Sorrisi e lo presi in braccio.
 
“Va bene, ma non dire alla mamma o alla nonna che te l’ho preso. A cosa lo vuoi?”
 
“Cioccolato e caffè..” disse.
Lo guardai con un sopracciglio alzato.
 
“Caffè?” chiesi e lui annuì.
 
“Si, me lo ha fatto assaggiare la mami. E’ amaro ma ha il sapore e l’odore della mami.” Disse lui.
Sorrisi.
 
“Un gelato cioccolato e caffè..” dissi. L’uomo sorrise e mi preparò il gelato dandomelo.
Ci sedemmo su una panchina così che potesse mangiarlo in tranquillità.
 
“Lo vuoi assaggiare papà?” mi chiese tendendomi il gelato.
Sorrisi e mi sporsi verso di lui assaggiandone un po’.
 
“Mmm, ma è buonissimo!” dissi mentre Santi rideva.
“Che c’è? Sono sporco?” chiesi passandomi la mano sulla bocca. Lui annuì e mi indicò il naso.
 
“Sei sporco sul naso!” mi disse ridendo.
 
Risi con lui e mi sporsi.
“Allora fammi pulire!” dissi strusciando il mio naso sulla sua guancia.
 
Lui urlò “papà!” e poi iniziò a ridere a crepapelle strusciandosi la mano contro la guancia.
Ridemmo per un po’ mentre finiva il gelato.
Poi si avvicinò una bambina.
 
“Ciao..” disse questa guardando Santi.
Lui sorrise.
“Vuoi venire a giocare con me?” chiese la bambina.
Sorrisi a Santi il quale scosse la testa.
 
“Non posso, è una giornata tra uomini con il mio papà..” disse lui.
 
“Amore! Ti spiego, le giornate tra uomini, se finiscono che vai a giocare con una bella bambina, sono le giornate migliori! Vai, ti aspetto qui!” dissi vedendolo poi alzarsi e correre con la bambina a giocare.
 
Sorrisi guardandolo passandomi una mano sul naso che sentivo appiccicoso.
 
“Fazzoletto?” mi chiese una ragazza tendendomi un pacchetto.
Sorrisi prendendone uno e inumidendolo con la bottiglietta d’acqua che Santana mi aveva dato per Santi, e mi pulii.
 
“Grazie!” dissi sorridendo alla ragazza.
 
“Di niente! Quello è tuo figlio?” mi chiese indicando Santi.
Annuii fiero.
 
“Si, è lui. Non è bellissimo?” chiesi guardandolo con amore.
La ragazza sorrise.
 
“Decisamente il più bel bambino che abbia mai visto. Mia figlia ha buon gusti, lo devo ammettere!” disse lei sedendosi accanto a me.
 
“Oh, quella è tua figlia?” chiesi stupito.
Quella ragazza avrà avuto un paio di anni in più di me.
Non che fossi in posizione di stupirmi, considerando che a diciotto anni avevo già un figlio, ma comunque.
 
“Si, piacere, io sono Sophie..” mi disse tendendomi la mano.
 
“Noah. Piacere” risposi stringendole la mano.
 
“Noah, tuo figlio non ti assomiglia molto, se non per la mascella, molto sexy se posso dirlo..” disse lei sorridendomi.
Sorrisi a mia volta.
 
“No, è identico alla madre in effetti. Ha quei due occhi neri così profondi come la madre..”
 
“Oh, e tu e la madre…”
 
“Non stiamo insieme. Lei è fidanzata con una ragazza. Una delle persone migliori che abbia mai conosciuto..” spiegai pensando a Brittany.
 
“Oh, menomale. Perché volevo darti il mio numero e.. speravo non fossi occupato..” disse lei tendendomi un foglietto con il numero.
Lo presi scrutandolo.
 
“Rimorchi sempre così? Con l’aiuto di tua figlia?” chiesi ridendo e lei rise a sua volta.
 
“Beh, ha funzionato?” chiese ridendo con me.
Sorrisi e annuii.
 
“Potrebbe..” dissi vedendo poi Santi e la bambina tornare da noi.
 
“Papà, Lisa mi ha chiesto se posso andare a giocare a casa sua..” mi disse con sguardo implorante.
 
“Mi dispiace amore, ma dobbiamo tornare a casa. La mami ed io abbiamo lo spettacolo stasera, e dobbiamo andare a prepararci..” gli dissi alzandomi vedendolo far uscire il broncio.
“Ma avrai altre occasioni per vedere Lisa!” dissi guardando poi Sophie.
“Ciao, è stato un piacere!”
Dissi per poi salutare anche la bambina e allontanarmi con Santi.
 
 
*****
 
 
Mi guardai allo specchio sistemandomi il rimmel quando accanto a me si sedette Noah a sistemarsi la cresta.
Si voltò a guardarmi sorridendomi rivoltandosi verso lo specchio.
“Oggi Santi ha conosciuto una nuova bambina! Te l’ho detto! Il giubbotto di pelle e gli anfibi sono ottimi per rimorchiare!”
Risi.
 
“Santi ha 4 anni!” dissi chiudendo il rimmel e poggiandolo sul bancone dei trucchi.
Vidi apparire Quinn dietro di noi con un vestitino verde.
“Wow, Fabrey!” sorrisi ripassandomi il rossetto.
 
“Puck, posso parlarti?” chiese a Noah.
Noah annuì guardandola attraverso lo specchio.
“Vorresti essere il mio cavaliere al ballo?” chiese allora lei.
 
Spalancai gli occhi guardandola attraverso lo specchio voltandomi poi verso Noah che ne frattempo si era girato verso Quinn.
Notai poi Rachel che stava per mettersi a sedere bloccarsi.
Aveva sicuramente sentito la domanda.
 
“Santana! Puck tocca a voi!” disse Artie.
Annuii e presi Noah per un braccio allontanandomi da li.
Sorrisi a Brittany avvicinandomi a lei.
La baciai dolcemente.
 
“Ehi, in bocca al lupo! Sarò li fuori a vederti!” mi disse baciandomi nuovamente.
 
*****
 
Lasciai Santana andare sul palco e velocemente andai tra il pubblico per vedere l’esibizione.
Avevo altre due esibizioni nel mezzo per arrivare sul palco.
Notai una figura familiare entrare.
La scrutai.
“Che ci fai qui?”
 
“Sono venuta a vedere lo spettacolo..” disse lei sedendosi accanto a me.
Mi mossi scomoda sulla sedia.
Non ebbi però modo di replica perché il sipario si aprì, rivelando Santana in tutta la sua bellezza e bravura.
Stava su quel palco come se le appartenesse da sempre.
Era in grado di trascinarti con lei sullo stage.
Era fantastica.
 
L’esibizione andò alla grande, e la coreografia fu perfetta, beh almeno penso. Io guardavo solo Santana.
Avevo occhi solo per lei.
 
*****
 
Presi in grosso respiro facendo l’occhiolino a un ballerino che mi aveva strizzato la spalla per incoraggiamento e poi guardai dall’altra parte del palco vedendo Rachel che a occhi chiusi cercava di fare profondi respiri.
Corrugai la fronte e mi avviai da lei a grandi passi.
“Ehi, Berry.. va tutto bene?” chiesi posandole una mano sulla spalla.
 
“Che ti importa, non siamo amiche..” disse con tono duro ma ferito.
Abbassai lo sguardo e guardai il tendone.
 
“Tocca a noi, quindi.. sarà meglio che ti riprendi.”
 
“A boy like that è una canzone piena di emozioni. Si stratta di una donna che ama il suo uomo e che vuole passarci tutta la vita insieme, ma viene scoraggiata. Penso di aver l’umore adatto..” disse lei.
 
“Forse dovrebbe chiamarsi A girl like that!” dissi io guadagnandomi un’occhiataccia.
 
“Santana, Rachel. Tocca  a voi!” disse ancor auna volta Artie.
 
Presi un grosso respiro e entrai in scena.
 
La base partì prepotente.
“A boy like that who’d kill your brother,
Forget that boy and find another,
One of your own kind,
Stick to your own kind!”
 
Mi voltai verso Rachel che intanto era entrata.
 
“A boy like that will give you sorrow,
You’ll meet another boy tomorrow,
One of your own kind,
Stick to your own kind!”
 
Continuai a cantare guardandola.
Dio, era davvero bravissima.
Quella ragazzina fastidiosa e petulante aveva davvero talento.
E per quanto mi irritasse ammetterlo avevo iniziato a tenerci a lei.
Sentendola cantare capivo il suo dolore. Capivo che avrebbe voluto che tutto ciò che Maria stava passando, lo voleva passare anche lei.
Lei amava Quinn. Era evidente.
E Quinn, quella testarda, amava Rachel.
E non mi piaceva che Rachel stesse male. Forse perché, per quando odiassi ammetterlo, lei era davvero mia amica.
 
Mi vennero i brividi sentendo cantare Rachel ma cercai di mascherarli alzandomi e cantando con lei l’ultima parte voltate verso il pubblico.
Tutti si alzarono in piedi ad applaudire con calore. Ci guardammo sorridendoci appena e facemmo un inchino verso il pubblico per poi uscire.
 
 
 
 
 
 
Mi lasciai cadere pesantemente sulla sedia del trucco stanca.
Avevamo finito il musical.
Era andato benissimo e ci avevano applaudito davvero tanto.
Sentii poi due mani morbide e leggere posarsi sulle mie spalle cominciando a massaggiarle.
Mi lasciai andare in un mugolio di approvazione chiudendo gli occhi e lasciando cadere la testa all’indietro.
Lei posò le labbra sulle mie baciandomi continuando a massaggiarmi.
“Sei stata fantastica stasera!” mi disse sulle labbra.
 
“Non posso che essere d’accordo..” disse una terza voce.
Brittany si alzò e io aprii gli occhi voltandoci entrambe nella direzione della voce.
Vedemmo Emma con un mezzo sorriso sul volto.
 
“Che diavolo ci fai qui..” dissi io di scatto alzandomi.
 
“Volevo solo vedere il musica. E.. wow.. è stato fantastico..” disse.
 
“Già, lo sapevamo da sole. Non ci serviva il tuo parere..” dissi io facendo un passo verso di lei.
Sentii la mano di Brittany velocemente raggiungere il mio polso.
 
“Lo so.. sono qui per scusarmi..”
 
“Cosa?” chiese Brittany confusa.
 
“A scusarmi con entrambe. Con Susan per essere sparita e ricomparsa senza preavviso. Scombussolandoti la vita-“
 
“Sai dove te le puoi infilare le tue scuse..” ringhiai io sentendo Brittany strattonarmi per farmi mantenere la calma.
 
“E con Santana, per aver provato a riprendermi Brittany. Non ne avevo il diritto. E non avevo il diritto di dirti quelle cose, su, su tuo figlio.. e.. Sus.. capisco cosa ci trovi in lei. E’ fantastica..” disse con un sorriso, il primo sorriso sincero che le avevo visto fare.
“Santana, ti prometto che non mi metterò più tra voi..” disse per poi voltarsi e andare via.
 
Rimasi immobile confusa vedendo Brittany seguirla.
 
 
*****
 
“Emma! Emma!” urlai seguendola.
Lei si fermò e si girò.
 
“Dimmi..” disse guardandomi negli occhi.
 
“Che succede?” chiesi. Quello non era un atteggiamento da Emma. Chiedere scusa, ammettere di aver sbagliato.
O rinunciare a qualcosa che voleva da morire.
 
“E’ successo che ho visto come la guardi. Neanche te ne rendi conto. Ti si illuminano gli occhi. Ogni volta che la vedi ti compare questo sorriso fantastico, che una volta era dedicato a me. Ma.. con lei.. è più bello. La guardi in questo modo.. così.. così.. “ abbassò la testa.
 
“Così?” chiesi io cercando il suo sguardo.
 
“..così innamorato. Così pazzamente innamorato..” disse continuando a tenere la testa bassa. “Non lo hai mai avuto per me. O meglio, non era questo.. e se non lo avevi prima, che possibilità ho adesso che tu mi guardi in quel modo? “ chiese alzando il volto con una lacrima che le rigava il volto.
“Ti amerò sempre Sus..” disse facendo un mezzo sorriso.
Guardò dietro di me per poi tornare a guardarmi “ Sei una bellissima persona, e meriti di stare con una come lei.” Guardò nuovamente dietro di me “ Prenditi cura di lei..” sussurrò  e voltandosi e andandosene.
 
Rimasi immobile con le braccia lungo il corpo. Inerme.
Prenditi cura di lei?
Ma poi un leggero sorriso mi comparve sul volto.
Mi voltai incrociando lo sguardo scuro di Santana.
Sorrisi e mi buttai tra le sue braccia per poi baciarla.
 
“Andiamo a festeggiare la prima dai!” dissi prendendole la mano e tirandola
 
“Lo farò..” sussurrò lei pensando che probabilmente non la sentissi. Sorrisi più felice che mai.




Franci's Corner:

Capitolo di passaggio.
Cooomunque il prossimo è già praticamente scritto. Scusate il ritardo e scusate se questo è molto breve!
Fatemi sapere che ne pensate per favore :)
Baci Fra

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Capitolo 18
*** Prom ***


 
Eccolo, lo avevo trovato finalmente. Il vestito perfetto.
Era perfetto.
Sorrisi guardandomi allo specchio.
 
“Hija, c’è il tuo cavaliere giù..” disse mia madre guardandomi con occhi umidi.
“Dios, mija.. sei stupenda..” disse asciugandosi una lacrima.
 
Sorrisi e l’abbracciai baciandole la guancia.
 
“Grazie..” dissi per poi iniziare a scendere le scale.
“Ma lui non è mio cavaliere, è semplicemente il mio accompagnatore. Devo passare a prendere la mia dama. Ma con questi tacchi non ce la faccio a guidare, e poi andiamo a prendere la sua dama..” dissi guardando con sguardo superficiale Noah.
 
“Mi sembrava strano infatti!” esclamò mio padre in una risatina.
Sorrisi e lo andai ad abbracciare per poi baciare Santi che stava giocando con un carrarmato.
 
“Ciao mami..” disse lui “Ciao papà!” aggiunse salutandoci entrambi con la manina mentre uscivamo.
 
Salimmo in macchina e mi voltai a guardarlo.
Lui sbuffò.
“Mi smetterai di insultare prima o poi per aver accettato?” chiese mettendo in moto.
 
“Lei è innamorata di Rachel!” dissi con fare ovvio.
 
“Mi ha chiesto di accompagnarla al ballo. Cosa avrei dovuto dirle? Di no?” chiese lui ironico.
 
“Che doveva andare dalla ragazza che ama a chiederle di andare al ballo!” continuò Santana con lo stesso tono.
 
Lui scosse la testa.
“E’ testarda, e non lo avrebbe mai fatto. Lo avrebbe chiesto a qualcun altro.” Spiegò Puck parcheggiando la macchina nel vialetto di casa Pierce.
“E ora vai a prendere la tua dama!” mi sorrise.
Presi la scatolina con un fiore da polso che le avevo preso e, con una mano che mi teneva il vestito, mi avviai alla porta.
Bussai un paio di volte fino a che non mi venne ad aprire la madre di Brittany, la quale fece un urletto estasiato.
 
“Amore, c’è la tua dama qui sotto! Ed è bellissima!” urlò guardandomi.
Sorrisi leggermente imbarazzata alla signora vedendo dietro da lei apparire Emma in tenuta casalinga con una tuta.
 
“Divertitevi stasera..” disse.
Abbozzai un sorriso.
 
“Lo faremo..” dissi per poi spostare lo sguardo sulle scale e rimanere senza fiato.
Senti il mio cuore esplodere.
Il mio stomaco chiudersi in una morsa.
Sentii la nausea assalirmi.
Era così bella.
Sembrava cenerentola quando scende dalle scale di casa del principe. Ebbene si, ormai ero contagiata anche io con i cartoni.
Sembrava cenerentola, solo che lei era mille volte più bella.
Aveva i capelli sciolti sulle spalle, leggermente mossi.
Un vestito celeste, che riprendeva alla perfezione i suoi occhi.
Alzò lo sguardo su di me facendomi tremare le gambe all’intensità di quello sguardo.
 
Sorrisi come un’ebete perdendomi nei suoi occhi azzurri.
“Ciao..” sussurrò a dieci centimetri da me.
 
“Ciao..” dissi con voce strozzata. “Sei.. sei bellissima..” dissi guardandola con occhi sognanti.
 
Lei sorrise e mi guardò. “Lo sei anche te. Strano, pensavo ti saresti messa il rosso.”
 
“Già, ho cambiato idea quando ho visto questo vestito.” Dissi guardandomi per poi ricordarmi del fiore e le consegnai la scatolina.
“Questo è per te. So che avevamo deciso di non farci niente, ma quando l’ho visto, non potevo lasciarlo nel negozio..” dissi aprendo la scatola e legandole al polso il fiore.
“Sono dei nontiscordardime. Hanno il colore dei tuoi occhi, e in più significano amore eterno, e fedeltà perpetua.” Dissi accarezzandole poi il polso.
Alzai lo sguardo nei suoi occhi e lei mi travolse in un bacio.
 
“Ti amo..” mi sussurrò a fior di labbra. Come se fosse un segreto.
Sorrisi sentendo poi sua madre intervenire.
 
“Devo farvi una foto!” disse correndo chissà dove a prendere la macchina fotografica.
Presi la mano di Brittany spettando che tornasse notando che Emma era ancora li.
Guardai Britt.
“Come sta Rachel?” chiesi.
 
Lei mi guardò felicemente stupita.
“Oh, Rach, beh stasera verrà da sola. Mi dispiace per lei..” sussurrò abbassando lo sguardo.
 
“Ti prometto che risolverò questa storia..” dissi abbassandomi cercando il suo sguardo e sorridendo appena lo trovai.
 
Lei mi sorrise e stava per ribaciarmi quando arrivò sua madre a farci la foto.
 
Poco dopo ci ritrovammo in macchina tutti e quattro diretti al ballo.
Ero seduta nel sedile posteriore con la mano di Brittany nella mia e guardavo Quinn con dispiacere.
Possibile che una persona dovesse farsi cose del genere da sola.
Quinn amava Rachel, e invece che semplicemente chiarirci doveva fare la stronza.
Sbuffò mentre la macchina si fermava.
Notarono un sacco di ragazzi affluire nella palestra urlanti e probabilmente alcuni ubriachi.
 
Aiutai Brittany a scendere dalla macchina scatenandole una risatina e poi entrammo nella palestra allestita per il ballo.
Era tutto molto bello. Ben allestito.
Notai il palco dove il glee si sarebbe dovuto esibire occupato da Sam e Finn che cantavano.
Sorrisi verso il tavolo dove tutto il glee aveva preso posto e ci avviammo.
Posammo le nostre borsette sul tavolo mentre Brittany lasciava la mia mano ed andava a salutare Mike e Rachel.
 
“Wow, Britt, sei uno schianto!” le dissero i due abbracciandola.
Nel frattempo notai lo sguardo di Quinn vagare su Rachel. La ragazza portava un vestito rosa, molto bello in effetti, non penso lo avesse scelto lei, sembrava più opera di Kurt considerando come la guardava fiero.
 
Appena Rachel si voltò con il sorriso verso di noi e notò Quinn, quel sorriso sparì rimpiazzato dalla tristezza.
“V-vado a prendermi del punch.” Disse la bionda congedandosi da quella scomoda posizione nel gioco di sguardi delle due.
 
Sospirai e afferrai un pezzo del mio vestito nero sollevandolo per poterla seguire a grandi passi.
La afferrai per un braccio delicatamente.
 
“Quinn..” dissi facendola fermare. Lei sbuffò e si voltò.
 
“Che diavolo vuoi?” mi chiese tirando via il braccio.
 
“C-che diavolo voglio?” chiesi indicandomi “Voglio che tu smetta di fare l’idiota..” dissi alzando leggermente la voce attirando l’attenzione di un paio di ragazzi li vicino.
 
“Fatti i cazzi tua, Santana.” Mi disse lei più forte facendo un passo verso di me.
 
“Sono fatti miei! Questa è una delle ultime serate che passeremo tutti insieme. E’ l’ultimo ballo!” dissi urlando a mia volta.
 
“Non mi importa!” urlò lei arrivando con il volto davvero vicino al mio facendomi alzare le sopracciglia dalla sorpresa mentre altri occhi su posarono su di noi. Ringraziai la musica per non averli fatti girare tutti. “Non mi importa più di niente! Non capisci?” mi chiese quasi con le lacrime.
 
“Dovrebbe importarti invece! Perché questa è la nostra serata! E non ti permetterò di sciuparla.” Le dissi facendo un passo verso di lei quasi a sfidarla.
In quel momento sentii la mano di Brittany su mio addome che mi riportava a distanza di sicurezza dalla bionda.
 
“Vuoi davvero prenderle un’altra volta da me Lopez?!” Mi chiese con un sorrisino che odiavo.
Uno di quelli che ero abituata io a regalare alla gente. Sai no? Uno di quei sorrisini da Snixx.
Sentii la mano di Brittany stringermi ancora di più a se sentendo distintamente il suo petto contro la mia schiena.
 
“Lascia stare Santana..” mi sussurrò.
Chiusi un secondo gli occhi e li riaprii guardando Quinn.
 
“Solo.. cerca di non sciupare tutto. E cerca di rimediare cosa hai già sciupato..” dissi con chiaro riferimento a Rachel che face stringere i pugni alla bionda.
Detto ciò mi voltai prendendo la mano di Brittany trovando il tavolo del glee che ci guardava.
 
“Allora.. a chi va di ballare?” chiesi poi guardando Brittany.
In molti annuirono e ci dirigemmo in pista.
 
Non ero del tutto tranquilla con quella discussione con Quinn. Ma come avevo detto a lei, questa era la nostra serata. E mi sarei divertita con la mia ragazza e i miei amici.
 
 
 
*****
 
Dopo la discussione con Santana ero uscita a prendere una boccata d’aria.
Ero seduta sugli scalini dell’entrata con il cappotto di Noah sulle spalle mentre tiravo dalla mia sigaretta.
Sapevo che Santana aveva ragione.
E non era vero che non mi interessava.
Mi interessava, mi interessava di tutto.
Del ballo, dei miei amici, di divertirmi. Ma più di tutto di Rachel.
 
Mi passai la lingua tra le labbra e buttai fuori il fumo in una nuvola grigia che mi faceva rilassare.
 
“Sai, il fumo fa male..” sentii dire alle mie spalle.
Abbozzai un leggero sorriso.
 
“Lo so..” dissi gettando la sigaretta. “Che ci fai qui? Non merito proprio la tua presenza..” dissi abbassando la testa guardando lo scalino.
 
“Sono venuta a sapere se stavi bene. Ti ho vista uscire almeno venti minuti fa. E so che ti piace venire qui a pensare. E.. effettivamente, no.. non meriti la mia presenza.” Disse lei. Sentii il rumore die suoi tacchi allontanarsi.
 
“Rachel..” dissi sentendo i suoi tacchi fermarsi mentre mi alzavo e mi voltavo.
“Mi dispiace. Per tutto. Ti amo e.. ho fatto un grosso errore, un paio in effetti.. venire qui con Noah, e dirti che mi stava bene che ci lasciassimo quando non era assolutamente così, beh questi sono i più grandi errori che ho fatto. E forse non sono nemmeno gli unici..” dissi avvicinandomi a lei.
 
“No, in effetti non lo sono..” mi disse lei abbassando la testa cercando di non guardarmi negli occhi.
Strinsi le labbra facendole sparire mentre la guardavo.
 
“E mi dispiace, non sono perfetta, e lo so.. ma avanti.. chi è perfetto?” le chiesi portando una mano sotto il suo volto alzandolo con l’indice e il medio.
La guardai intensamente negli occhi vendendo i suoi umidi.
Abbozzai un leggero sorriso e mi sporsi verso le sue labbra.
Ero ormai a meno di un millimetro quando lei soffiò una risata nervosa.
 
“Non capisci vero? Non voglio una ragazza perfetta, voglio solo una ragazza che mi ami abbastanza da dire a tutti che stiamo insieme, ed esserne orgogliosa.  Ma chi ti credi di essere? Eh? Dopo che mi hai fatto soffrire così, pensi solamente che un paio di paroline sistemino tutto? Che io ti avrei baciato?” disse lei scuotendo la testa allontanandosi di un passo.
“Devo entrare.. devo esibirmi..” disse girandosi e andandosene.
 
Il mio sguardo rimase immobile sul punto dove era scomparsa.
Come mi mancava. Dio, perché ero stata così stupida?
Decisi di prendere coraggio e entrare al ballo.
A sentirla cantare, e a ballare con Puck.
 
“I know i can’t take one more step towards you
cause all thats waiting is regret
don’t you know i’m not your ghost anymore”
 
Riconobbi subito la voce inconfondibile e bellissima di Rachel.
Sentii i miei occhi inumidirsi.
“You lost the love i loved the most
i learned to live, half alive
and now you want me one more time”
 
Mi passarono in mente tutti i nostri momenti. A coccolarci nel letto. O quegli sguardi nascosti al glee o per i corridoi.
Notai il suo sguardo puntare verso di me. Nell’esatto momento in cui citata “And now you want me one more time” e da li non stucco più lo sguardo da me per tutta al canzone.
 
“Who do you think you are?
runnin’ ’round leaving scars
collecting a jar of hearts
tearing love apart
you’re gonna catch a cold
from the ice inside your soul
don’t come back for me
who do you think you are?
i hear you’re asking all around
if i am anywhere to be found
but i have grown too strong
to ever fall back in your arms
ive learned to live, half alive
and now you want me one more time
who do you think you are?
runnin’ ’round leaving scars
collecting a jar of hearts
and tearing love apart
you’re gonna catch a cold
from the ice inside your soul
don’t come back for me
who do you think you are?
it took so long just to feel alright
remember how to put back the light in my eyes
i wish i had missed the first time that we kissed
cause you broke all your promises
and now you’re back
you don’t get to get me back”
 
Vidi una lacrima solcarle il volto. Mente una gemella lo faceva  a me. Continui flash di noi due mi avvolgevano la mente. Fino ad arrivare al momento della litigata.
Sentii una mano accarezzarmi il fianco riconoscendo il profumo di Santana.
Probabilmente era in pista con Brittany e mi aveva notata.
Non lo so.
Io continuavo ad avere lo sguardo puntato in quello di Rachel e lei nel mio. A entrambe le lacrime scorrevano libere sul volto. Libere ma piene di dolore.
 
“Who do you think you are?
running around leaving scars
collecting a jar of hearts
and tearing love apart
you’re gonna catch a cold
from the ice inside your soul
so don’t come back for me
don’t come back at all
who do you think you are?
who do you think you are?
who do you think you are?”
 
Solo quando la canzone finì capii che tutti si erano accorti dei nostri sguardi.
Un applauso, debole da prima diventando più forte  nel dopo, salì nella stanza mentre tutti ci guardavano.
 
Vidi Rachel scendere velocemente dal palco e correre fuori dalla palestra.
Rimasi impassibile sentendo Santana staccarsi da me.
Rimasi impassibile fino a che Puck non mi prese tra le sue braccia.
 
 
*****
 
Dio quel vestito era davvero ingombrante per correre. E quei tacchi non aiutavano. No per niente.
Non sapevo nemmeno perché stavo correndo dietro a Rachel. Ma sapevo che aveva bisogno di qualcuno. Bisogno di un’amica.
 
Sbuffai ai miei pensieri sentendo i singhiozzi di Rachel.
Voltai l’angolo vedendo due bestioni in smoking con una granita ciascuno in mano.
Mentre vidi Rachel attaccata agli armadietti che singhiozzava aspettando la granita.
Ringhiai.
 
“Fermi!” dissi finendo la mia corsa dopo averli raggiunti ed essermi messa tra loro e Rachel.
 
“Lopez, non sono fatti tuoi, vattene..”
 
“Oh, sono fatti miei da quando hai deciso di sbandierare a tutti che sono una madre. E sono fatti miei dato che stai per tirare una granita a una mia amica al ballo dell’ultimo anno rovinandole il trucco, i capelli e il vestito!” dissi.
 
“Spostati Lopez, o rovinerò anche il tuo vestito. E mi dispiacerebbe dato che mette così in risalto i tuoi bei cocomeri..”
 
“Senti, Azimio. Seriamente  non è aria, vattene, prima che decida di umiliarti seriamente..” dissi con un mezzo sorriso.
 
Lui sbuffò e diede una botta sulla spalla all’amico facendogli cenno di andarsene.
 
Mi voltai appena se ne furono andati e guardai Rachel che mi guardava stupita.
“Come stai?” le chiesi mettendole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
 
“B-bene.. h-hai d-detto che.. che sono tua amica.. mi hai difeso..” disse lei balbettando.
Abbozzai un sorriso.
 
“Berry, per quanto fastidiosa tu sia, e per quanto poco gusto nel vestirti tu abbia, sei in effetti una mia amica. E io difendo i miei amici. Ma devo assicurarti che ci è andata bene che Azimio non ha voluto insistere.” Le dissi.
 
Vidi lei riscoppiare  a piangere e la strinsi.
“Shh.. va tutto bene..” le sussurrai stringendola.
Mi faceva strano  stringere e consolare la Berry, quando avevo passato praticamente tutta l’adolescenza a  farla piangere e prenderla in giro.
C’era un qualcosa di ironico in tutto questo.
Quando dici che la vita è inaspettata è proprio questo che intente.
Il tuo più acerrimo nemico, alle volte, diventa il tuo più caro amico.
La persona di cui di fidi dimeno, diventa la persona a cui affideresti la tua vita.
 
 
“L’ho persa Santana, l’ho persa per sempre..” mi sussurrò tra i singhiozzi.
Sinceramente avevo anche io una certa convinzione di ciò.
Dopo una canzone del genere, dedicata davanti a tutti, dove tutti hanno capito a chi la dedicavi, non penso che il soggetto della dedica sia molto contento.
 
Ma quando dai per scontato qualcosa, succede qualcosa che ti fa capire che niente è scontato.
Pensi che sia impossibile che qualcosa accada, eppure eccola li. Davanti a me. Che cammina nella nostra direzione.
Con passo deciso mi guardo e mi fece un leggero sorriso.
Mi guardò per un lungo secondo e capii. Lasciai un bacio tra i capelli di Rachel staccandomi da lei.
 
“Santana che-“ disse alzando lo sguardo verso di me notando Quinn. “..c’è?” sussurrò guardandola.
Decisi che era il momento per me di uscire di scena.
Fortunatamente era arrivata la mia dama ad aiutarmi.
La vidi alla fine del corridoio e a passo svelto mi avviai da lei la quale mi prese con foga il viso e mi baciò.
 
“Ti amo..” mi disse, sorrisi non capendo bene il motivo di quei gesti in quel momento così pieni di foga.
“Ti ho vista consolare Rachel. E mai ero stata più fiera e orgogliosa di te. Questa è la Santana che amo e della quale mi sono innamorata.. “ mi disse baciandomi nuovamente.
Sorrisi ricambiando quel bacio con passione portando le mani ai suoi fianchi.
 
 
 
*****
 
 
Abbozzai un leggero sorriso guardando Santana e Brittany in fondo al corridoio.
Dio. Come volevo avere una storia come la loro.
Erano innamorate come pazze.
Erano felici come i bambini la mattina di natale.
Erano tutto ciò che volevo esserlo anche io, con Rachel.
Mi voltai a guardarla.
 
“Ti amo Rachel, e non mi importa più di niente. Degli sguardi, delle chiacchiere, delle granite. Non mi importa di niente, se non di te. Sei l’unica cosa nella mia vita che mi fa realmente stare bene. Che mi fa felice. Ti amo così tanto che certe volte non riesco a respirare. Sei l’amore della mia vita, questa è la verità. E ho avuto paura. Paura di uscire allo scoperto. Paura per me, paura per te. Ma anche paura per noi. Come se dicendolo a tutti diventassimo vulnerabili. Ma so che non accadrebbe, adesso lo so, perché ti amo così tanto che niente potrebbe toccare la nostra storia. Il nostro amore le farebbe da scudo. E so che probabilmente a te non basta, ma io, io sono pronta adesso ad entrare in quella palestra e dire a tutti quando ti amo. A far vedere a tutti quando ti amo.” Dissi tutto d’un fiato guardandola negli occhi.
Speravo in una qualche reazione.
“Ti prego dì qualcosa..” sussurrai.
 
“Quinn.. io..” la vidi che non sapeva cosa dire.
 
“Capisco.. capisco che magari adesso tu non voglia più avere a che fare con me.. ma non mi arrenderò.. mai..” dissi chiara guardando le sue iridi color cioccolato.
Improvvisamente sentii le sue labbra sulle mie e una sua mano dietro la mia nuca mentre l’altra scorreva al fianco portandomi verso di lei.
Fu il bacio più bello del mondo.
Così pieno di dolcezza e delicatezza ma allo stesso tempo appassionato e duro. Era sicuramente pieno di sentimenti ed emozioni.
Sentii la sua lingua scorrere sulle mie labbra e subito la accolsi con al mia lingua approfondendo quel bacio.
Come dicevo certe volte mi mancava il fiato, quanto l’amavo.
Infatti mi dovetti staccare per riprendere a respirare.
Posai la fronte contro la sua.
 
“Lo prendo come un…”
 
“Come un: Ti amo, e voglio stare con te. E non mi importa entrare li dentro e dire a tutti che stiamo insieme, mi basta che noi entriamo li dentro e siamo noi stesse. Senza fregarcene degli altri..” mi disse lei e sorrisi ributtandomi sulle sue labbra.
 
 
*****
 
Sbuffai.
 
“Dov’è la Fabrey? Si perderà la mia incoronazione da reginetta!” esclamai mentre Brittany ridendo mi stringeva.
 
“Oh eccola..” disse Kurt per mano a Blaine.
Mi voltai e vidi le due entrare ridacchiando e tenendosi per mano senza curarsi degli sguardi.
Arrivarono da noi.
 
“Lopez, pronta a farti fare il culo? Lo sia che vincerò io!” disse ridendo prendendomi a braccetto.
 
“Oh tesoro, quanto mi dispiace dirti che, probabilmente perderai, lo sai che non hai sfida contro di me!” le dissi mentre ci avviavamo verso il palco.
 
Infatti dopo qualche minutò salì sul palco il preside.
“Salve studenti. Piccolo annuncio: la famiglia di rati nelle tubature è stata rimossa con successo.” Disse mentre guardavo con faccia schifata Quinn che aveva la mia stessa faccia. “Adesso, i candidati a Re e Reginetta del ballo dell’ultimo anno del William McKinley High School: Noah Puckerman, Finn Hudson, Rick “La Mazza” Stilson e Sam Evans.” I ragazzi salirono sul palco tra gli applausi del pubblico. “Adesso, le reginette: Marley Rose, Emily Rosson, Quinn Fabrey, Santana Lopez” disse mentre noi salivamo.
Un grosso applauso salì mentre salivamo.
“E adesso i vincitori. Il re è..” venne interrotto da qualcuno che salì sul palco dicendogli una cosa all’orecchio. “Oh scusatemi, mi è stato detto di leggere prima la reginetta.. okay.. quindi.. la reginetta di quest’anno è..” aprì la busta. “Santana Lopez!” disse mentre un boato salì dal pubblico. Sorrisi e emozionata andai a ricevere la mia corona e il mio scettro. Guardai verso il pubblico mentre Brittany si sbracciava ad applaudire. “E adesso, il re..” disse prendendo il foglio e corrugò la fronte. “Wow” disse alzando lo sguardo sugli studenti. “Il re di quest’anno è.. Brittany S. Pierce…” disse.
Il silenzio che segui quell’affermazione fu agghiacciante.
Guardai Brittany la quale si guardò attorno un paio di secondi e poi, illuminata dal faro, cominciò a camminare verso il palco.
Salì e la guardai mentre veniva incoronata re.
Sorrisi.
“E adesso, l’annuale ballo re e reginetta..” disse il preside.
Brittany fece un inchino verso di me tendendomi la mano.
 
“Mi dai l’onore di questo ballo?” mi chiese.
Risi prendendo la sua mano.
 
“Sarebbe un onore..” risposi.
Scendemmo dal palco dirigendoci in mezzo alla pista.
Mercedes e Tina andarono a cantare sul palco Dog Days Are Over.
 
Brittany portò le mani ai miei fianchi e io al suo collo e cominciammo a ballare.
“Sei bellissima, e questo vestito, è stupendo.. sono felice di essere il tuo re.. perché non è da tutti avere una regina come te..” mi disse e sorrisi.
“Sono stata selezionata tra i finalisti per la Julliard..” mi disse improvvisamente guardandomi negli occhi.
Spalancai la bocca e urlai di gioia stringendola.
 
“Sapevo che ti avrebbero preso!” esclamai. “Sei la ballerina migliore che abb-“ la mia parlantina fu bloccata da lei che mi fece fare un casquè e portò le labbra sulle mie portando una mano dietro al mia nuca.
 
 
 
 
 Franci Corner:

Ed eccoci anche a questo capitolo, il ballo!
Non ho molto da dire siceramente. Solo spero che vi sia piaciuto! Il vestito di Santana è quello che ha indossato Naya a ai Sag.. L' HO AMATO QUEL VESTITO *-*

PS: Chi ha visto la puntata "Diva"? Penso che sia stata GRANDIOSA!

Baci Fra

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Capitolo 19
*** Is this as hard as it gets? ***


 
 
Bevvi un sorso d’acqua passandomi l’asciugamano sulla fronte mentre riprendevo fiato.
Ormai l’audizione era vicina.
Ero stata due settimane praticamente chiusa in quella stanza piena di specchi.
Spesso da sola, a provare e riprovare, maledicendomi ad ogni sbaglio.
Altre volte Santana era con me con occhi sognanti.
Mi ripeteva sempre che ero perfetta. Che non sbagliavo, ma io non ero dello stesso avviso.
 
Mi riavvicinai allo stereo posando l’asciugamano e la bottiglietta d’acqua e premetti play avviandomi verso il centro della sala.
Le note di “Crazy in love” partirono facendomi iniziare a ballare.
Improvvisamente la musica si fermò facendomi fermare a mia volta.
Mi voltai verso lo stereo trovando Mike con le braccia incrociate.
 
“Mike, che diavolo fai?” gli chiesi leggermente irritata.
 
“Da quanto sei qui?” mi chiese avanzando di qualche passo porgendomi l’asciugamano.
 
“Non lo so.. qualche ora..” dissi passandomi poi la stoffa sul volto.
 
“Sette ore.. più due settimane di continue prove. Domani hai l’audizione e ci arriverai così stanza e provata che non riuscirai neanche ad alzare un braccio.” Mi disse con voce dura.
 
Sbuffai sedendomi a terra facendo dello stretching.
“E’ stata Santana a mandarti, giusto?” chiesi.
 
“E’ preoccupata.. non fai altro startene chiusa qui dentro. Lo capisco, sei agitata.. ma Britt sei la ballerina più brava che io abbia mai visto! Sicuramente in questa scuola, ma sono certo che anche fuori da qui lo sei. E anche alla Julliard. Devi solo rilassarti..”
 
“Perché non è venuta lei?” chiesi.
 
“E’ venuta, due ore fa. Le hai detto che avresti ballato ancora una mezzoretta. E’ rimasta qui a sedere per terra per un ora. Vedendo abbatterti ogni volta che sbagliavi anche il più piccolo gesto. Così ha deciso che forse questo era più il mio campo..” spiegò Mike togliendosi la giacca rivelando una canottierina.
“Quindi faremo così, faremo un ultimo balletto per scaricare la tensione. Io e te. E poi torniamo a casa. Tu andrai da Santana e le chiederai scusa per essere sparita queste due settimane, chiusa in questo buco di stanza,  ti rilasserai e domani andari a fare l’audizione e spaccherai tutto.” Si avviò allo stereo scegliendo una canzone.
Premette play mentre un sorriso spontaneo mi nacque sul volto.
Lo vidi cominciare a ballare verso di me.
Risi e lanciai l’asciugamano a terra cominciando a ballare con lui.
 
Dopo quel ballo lui prese le sue cose.
“Faccio appello al tuo buon senso Britt, vai da Santana!” disse per poi uscire.
Sorrisi e mi avviai a riordinare le mie cose dirigendomi poi agli spogliatoi per andare a farmi una doccia prima di andare da San.
 
Chiusi gli occhi sotto il getto caldo dell’acqua rilassandomi un po’.
Pensai a tutto.
Pensai a tutto ciò che ero un anno prima.
Pensai a tutto ciò che ero in quel momento.
Pensai a Santana. A quanto l’amassi.
Lei era l’amore della mia vita, e l’avevo capito la prima volta che l’avevo vista. Per questo l’avevo baciata. Avevo bisogno di baciarla.
Anche se lei mi avesse respinto, cosa che non fece, avevo bisogno di baciarla.
Perché appena l’avevo vista a sedere con la sua divisa delle cheerios e con la sua bellissima coda di cavallo, me ne ero innamorata. Perdutamente.
 
Fui riscossa da un forte rumore.
Spalancai gli occhi.
“C-chi c’è?” chiesi ma nessuno rispose.
Sentii nuovamente un tonfo sordo.
Cominciai a preoccuparmi così cercai di fare il prima possibile per uscire da li.
Spensi l’acqua e mi avvolsi nell’asciugamano uscendo dal box doccia.
Mi avviai verso la panchina dove avevo le mie cose e li la vidi.
Strinsi forte la mandibola.
“Che diavolo ci fai qui?” chiesi.
Lei sorrise malignamente alzandosi da sedere sulla panchina e fece un paio di passi verso di me mentre io li facevo indietro.
 
“Sono qui per te..” mi disse facendomi rabbrividire di disgusto.
 
Avevo un brutto presentimento.
Guardai verso la porta di ingresso dello spogliatoio notando la serratura chiusa.
“Hai, hai promesso che mi avresti lasciata in pace rispettando il fatto che sto con Santana adesso..” dissi leggermente spaventata cercando di nasconderlo.
 
Lei rise sadicamente.
“Ah si? Era una cazzata. Susan, sai quando io sia pazza di te. Non posso lasciarti in pace.” Disse lei tornando a fare due passi verso di me.
Ne feci ancora indietro trovando però il muro dietro di me.
Vidi un sorriso nascere sul suo volto mentre si avvicinava a me.
“Tu non sei di Santana.. tu sei solo mia. Sei mia!” disse chiudendo le distanze tra noi portandosi a baciare il mio collo.
Strizzai gli occhi voltando la testa di lato portando le mani alle sue spalle spingendola.
 
“Emma, ti prego..” la pregai con una lacrima che mi solcava il volto.
 
“Ti amo Susan! E tu ami me! Devo solo fartelo ricordare..” mi disse con fiato ansimante per lo sforzo che faceva a rimanere attaccata a me dato che la spingevo con forza via.
Lei prese il bordo dell’asciugamano facendolo cadere a terra facendomi rimanere nuda al suo sguardo avido.
“Sei decisamente mia..” sussurrò portandosi a baciarmi i seni nonostante le mie urla di disapprovazione.
Continuavo ad urlarle di smetterla.
 
Solo quando lei portò una mano sulla mia intimità rabbrividii di disgusto pensando a chi fosse l’unica persona alla quale fosse permesso.
L’unica persona era Santana.
Pensando a Santana trovai le forze per spingerla più forte facendola cadere a terra, perché inciampata su una panchina.
Mi chinai velocemente a raccogliere l’asciugamano coprendomi.
“Non ti amo, mi fai schifo..” dissi con le lacrime che non smettevano di scendere.
Corsi verso la mia panchina vestendomi velocemente afferrando le mie cose e corsi fuori aprendo la porta di emergenza.
 
 
 
*****
 
“Non ce la faccio più!” disse entrando in casa.
Aggrottai la fronte chiudendo la porta dietro di lei sussurrando un ironico
 
“Entra pure.”
La seguii in salotto dove si sedette sul divano.
“Che è successo?” chiesi appoggiandomi allo stipite dell’arcata del salotto.
 
“Rachel! Domani ha il provino per la Nyada! E non fa altro che stare zitta..” alzai un sopracciglio e aprii bocca per ribattere che non era poi tanto male se la Berry si era decisa a chiudere il becco. “Scrive tonnellate di bigliettini! E non facciamo sesso da due settimane. Due fottute settimane. Da dopo il ballo. Appena ha saputo che era tra i finalisti è impazzita. Non vuole nemmeno che ci baciamo. Devo aprirle tutte le porte e.. non fa altro che bere uno schifoso infuso..” disse presa dall’esaurimento.
 
Annuii sospirando.
“Se ti fa sentire un po’ meglio.. benvenuta nel club. Io e Britt non passiamo più di un ora da sole, e per sole intendo senza specchi o musica, o lei che si addormenta esausta tra le mie braccia, da, anche lei quando ha saputo che era una finalista.” Sospirai nostalgica staccandomi dallo stipite e avviandomi al divano.
“Ho dovuto mandare Mike in missione, non mi dava ascolto..” mi lasciai cadere pesantemente sul divano.
 
“Già, io le ho mandato Kurt, sono entrambi finalisti, troveranno qualche cosa da fare.” Disse Quinn passandosi una mano sul volto.
 
“Beh, pensa che domani sarà finita..” le dissi.
 
“Ma mi chiedo perché faccia così! Sappiamo tutti che canta magnificamente. E’ grandiosa, non ha bisogno di tutte queste stupide cose che fa! Come il voto di silenzio.”
 
“Quella dovrebbe essere l’unica cosa della quale dovresti essere grata, comunque sono d’accordo. Anche Brittany è una ballerina fantastica. Passerebbe quel provino anche solo ballando su un piede.”
 
In quel momento suonò il campanello.
Mi spaparanzai di più sul divano.
“Quinn, ti prego..”
 
Lei mi guardò facendo una specie di ringhio ma si alzò e andò ad aprire.
Udii un “Oh, me ne vado, San ci vediamo domani..” urlato da Quinn e poi sentii la porta sbattere.
Corrugai la fronte sporgendomi verso l’arcata del salotto per vedere chi fosse.
Notai un mazzo di fiori apparire seguito poi da una testa che faceva capolino colpevole con sguardo rammaricato.
 
“Mi dispiace..” disse entrando interamente nel salotto tendendomi il mazzo di fiori con i capelli ancora bagnati e gli occhi arrossati.
 
Guardai il mazzo di fiori per qualche secondo e poi lei.
“Sei incredibile..” dissi.
Lei abbassò lo sguardo.
 
“Lo so San, mi dispiace, non bastano a rimediare ma-“
 
“No.. sei incredibile Britt..” ripetei alzandomi. “Sei grandiosa. Sei bellissima, simpatica, gentile. Ma ciò che sei più di tutto sei una ballerina incredibile. Capisco lo stress, l’agitazione, ma allenarti tutti i giorni dieci ore non ti aiuterà. Anzi.. devi solo rilassarti..” le dissi avvicinandomi a lei.
 
Lei mi guardò e alzò un sopracciglio mentre un sorriso le si formava sul volto.
“Hai in mente qualche cosa?” chiese.
 
Sorrisi.
“Santi è fiori con i mei, cenano fuori. Pensavo di invitarti a cena..” dissi maliziosa. “Vai di sopra, arriverò con la cena.. “ le dissi con voce sensuale all’orecchio vedendola rabbrividire. Ma eseguì il mio comando scomparendo per le scale.
 
Aprii il frigo prendendo un po’ di cose mettendole su un vassoio.
Salii le scale entrando in camera trovandola stesa sul letto a pancia in giù con la testa affondata nel cuscino.
Sbuffai.
Si era addormentata.
Posai il vassoio sulla scrivania.
Mi avvicinai al letto e la guardai.
I capelli biondi coprivano completamente il volto di quell’angelo che era la mia ragazza.
Sospirai sedendomi sul letto dando le spalle a Brittany.
Improvvisamente sentii un respiro caldo sul mio collo.
 
“Scherzetto…” sussurrò al mio orecchio sfiorandolo con le labbra.
Sorrisi e rabbrividii sentendo le sue mani avviarsi al bordo della mia maglia sollevandola sfilandomela.
“Non ho intenzione di addormentarmi tanto presto..” disse ancora baciandomi il collo.
“Ti amo, Santana..” mi sussurrò sulla pelle.
A quel punto non resistei e mi voltai tra le sue braccia chiudendo le distanze in un bacio necessario spingendola a distendersi sul letto mentre io mi portavo a cavalcioni su di lei.
Sentii le sue mani cercare il bottone dei miei jeans per slacciarli.
La lasciai fare mentre io sfilavo i suoi pantaloni della tuta.
 
Quando lei riuscì a togliere i miei pantaloni io le tolsi la maglia.
Rimanemmo entrambe in intimo.
I suoi occhi passarono sul mio corpo bramosi e si fermarono sui miei seni.
Poi tornò con lo sguardo nel mio e ribaltò la situazione cominciando a baciarmi con passione.
Sentii le sue mani andare a slacciare il mio reggiseno, cosa che feci anche io con il suo poco dopo.
“Ti voglio, San..” mi sussurrò all’orecchio insinuando una mano nello slip accarezzandomi il centro del piacere facendomi gemere.
 
“Prendimi, sono qui. Sono tua..” le sussurrai.
Lei mi guardò dritta negli occhi.
Si scostò da me sfilandomi anche l’ultimo indumento e fece lo stesso con il suo.
Successivamente incastrò una gamba tra le mie.
Prese le mie mani e me le portò sopra la testa.
Cominciò a strusciare la gamba sulla mia intimità così che anche la mia gamba strusciasse contro la sua.
Il suo corpo aderiva al mio come se fossero un’unica cosa.
Erano perfetti l’uno per l’altro.
Mi guardò negli occhi con quei suoi pezzi di cielo.
 
“Tu sei mia..” mi sussurrò.
 
“Solo tua..”
 
“E io sono tua..”
 
“E di nessun’altro. Sei solo mia..” dissi in un gemito di piacere.
Chiusi gli occhi aprendo leggermente la bocca ansimando al piacere.
 
“San..” mi richiamò. “Guardami..” mi disse con voce flebile rotta dai gemiti e dall’eccitazione.
Così eseguii l’ordine aprendo gli occhi mentre il fiato mi mancò.
Scontrarmi con quegli occhi così incredibilmente belli mi fece fermare il cuore e il respiro.
E non potei evitare al mio copro di venir coperto da mille brividi di piacere arrivando all’orgasmo migliore della mia vita mentre la bocca di Brittany si posò sulla mia passionalmente soffocando i suoi gemiti venendo poco dopo di me sussurrandomi un ti amo che mi fece sciogliere tanto era dolce.
Si lasciò cadere su di me ansimante e le baciai la spalla.
 
“Ti amo anche io Britt..” le dissi sulla pelle sentendola stringersi a me in cerca di riparo.
Non capivo cosa stesse succedendo.
Sembrava un cucciolo di cane abbandonato e preso a bastonate che cercava un rifugio.
Ma mi limitai a stringerla a me coprendoci con le coperte.
 
“San..” disse con voce strozzata e sentii un singhiozzo.
Aggrottai la fronte accarezzandole i capelli.
 
“Che succede?” le chiesi.
 
Ma la risposta fu un pianto.
Così mi limitai a stringerla e a sussurrarle che andava tutto bene.
“Shh, ci sono io qui Britt, va tutto bene, sono qui.. e ti amo.. più di ogni altra cosa al mondo.” Le sussurrai sentendola stringersi a me.
 
“P-posso dormire qui?” mi chiese e annuii.
 
“Certo..” le dissi mentre lei si sistemava sul mio petto chiudendo gli occhi.
 
“Emma ha tentato di.. di..” iniziò improvvisamente continuando a piangere più forte.
Spalancai gli occhi.
“.. di violentarmi..” il mio respiro divenne affannoso.
Il cuore cominciò a battermi all’impazzata.
Avevo voglia di andare a cercare quella troia e ammazzarla di botto.
Ma adesso Brittany aveva bisogno di me.
 
“Adesso rilassati amore.. ci sono io con te. Sono qui e non lascerò che ti succeda mai più qualcosa di male. Te lo prometto.” Le sussurrai mentre lei continuava a piangere.
 
Dopo un’ora si addormentò tra le lacrime.
 
Ero troppo incazzata.
Si era permessa di toccare Brittany. L’aveva probabilmente traumatizzata per sempre.
Il giorno dopo avrebbe avuto l’audizione più importante della sua vita.
Sarei voluto andare a cercarla e darle una lezione, ma non potevo lasciare Brittany.
Lei era li. Indifesa tra le mie braccia e aveva bisogno di me ora più che mai.
E io avevo bisogno di essere li. Ora più che mai. Accanto a lei.
Mi sentivo in colpa per quello che era successo.
Se invece che essere a casa a lamentarmi fossi stata con lei alla scuola di ballo, questo non sarebbe successo.
Fissai il soffitto sentendo le lacrime scendermi sul volto.
Aveva toccato Brittany.
Aveva provato a..
Chiusi gli occhi e indurii la mascella.
Al solo pensiero mi venivano solo istinti omicidi.
 
Non so come, e non so dopo quanto ma improvvisamente la luce del sole fece capolino nella stanza.
Mi allungai con un braccio prendendo il telefono sul comodino e guardai l’ora.
Erano le sei di mattina.
Andai su internet e cercai i prezzi dei voli.
Poi tornai sulla schermata iniziale e andai sull’icona dei messaggi.
Cercai il nome Lucy Q. e iniziai a digitare.
 
-Fabrey, ho bisogno di un grosso favore.-
 
-E ne hai bisogno proprio alle sei della stramaledetta mattina, Lopez?-
 
-Ti spiego dopo. Troviamoci al bar della madre di Brittany alle 8. E vieni da sola.-
 
-Tu sei pazza, Rachel alle 8.30 ha l’audizione, non posso perdermela.-
 
-Quinn, ho bisogno di te. Se non ci sei rischio di fare qualcosa che forse non me ne pentirò nemmeno più di tanto, ma farebbe soffrire persone alle quali tengo. E’ importante. Ti prego.-
 
-Se mi stai pregando deve essere davvero importante. Okay, Lopez, ci vediamo li, ma facciamo presto.-
 
-Grazie Lucy Q.-
 
Riposai il telefono sentendo Brittany tra le mie braccia muoversi.
“Mmmm” mugugno stiracchiandosi.
Sorrisi e le baciai la testa.
 
“Buongiorno..” le sussurrai.
 
“ ’Giorno..” disse lei guardandomi dandomi un bacio.
Sorrisi in quel bacio ricambiandolo.
“Che ore sono?”
 
“Le 6 e 15. Hai l’audizione alle nove, quindi adesso facciamo colazione e poi ti porto all’audizione.”
 
“E non resti?” mi chiese alzandosi cercando i suoi vestiti.
 
“Si, ma prima devo fare una cosa.. “ dissi alzandomi a mia volta vestendomi.
Sentii il suo sguardo fisso su di me.
 
“E’ per quello che ti ho detto ieri sera?” mi chiese a bruciapelo mentre mi infilavo i pantaloni.
Mi voltai a guardarla e mi allacciai i jeans.
“San, mi dispiace averti spaventata, ma sto bene okay? Ha fatto una cosa molto brutta, ma sto bene perché non è riuscita a farla del tutto.”
Abbassai lo sguardo dal suo cercando la maglietta.
 
“Voglio solo parlarci..” dissi cercando ancora la maglia.
 
“San, ti prego. Non fare cazzate. Non chiamare la polizia, non farle del male. Io so che da qualche parte c’è ancora del buono in lei.” Mi pregò.
Sbuffai decidendo di prendere una maglia dal cassetto.
Me la infilai e la guardai.
 
“Brittany, ciò che ha fatto è imperdonabile. Anche se tu stai bene!” le spiegai avvicinandomi con voce dura, non diretta a lei ovviamente.
“Lei non ha il diritto di toccarti nemmeno con un dito..” le dissi togliendomi i capelli dalla maglia.
 
“Santana, so che non posso impedirti dal parlarci ma promettimi che non la farai arrestare e che non le farai del male.” Mi disse guardandomi dritta negli occhi.
Ingoiai una manciata di saliva come se fossero stati spilli e annuii.
 
“Non so quanto posso prometterti la seconda..” sussurrai ricevendo un occhiataccia da lei.
Sospirai e mi avvicinai a lei prendendola per i fianchi.
 
“Te lo prometto. Non farò niente.  Ma ho bisogno che oggi tu sia concentrata su questa audizione. E ho paura..” ammisi.
Lei corrugò la fronte.
 
“Paura di cosa?” mi chiese.
Sospirai e alzai lo guardo su di lei.
 
“Che questa cosa diventi più grande di te. Ti vedo tranquilla, ma..” lei mi zittì con un bacio.
 
“Sto bene, perché ho te al mio fianco.. e questa è l’unica cosa che mi importa al momento..” mi sussurrò a fior di labbra.
 
 
 
 
Dopo aver fatto colazione lasciai Brittany a scuola, le audizioni si tenevano in palestra, mentre quelle della nyada in auditorium.
Mi fermai a un bancomat ritirando una sostanziosa somma di denaro e ripartii arrivando al bar per le 8.
Notai Quinn fuori ad aspettarmi.
Appena mi vide mi venne incontro.
“Ora mi racconterai esattamente ciò che è successo.” Mi disse con aria minacciosa.
 
“Impediscimi solo di far del male a Emma.” Dissi con sguardo duro puntando l’entrata del bar.
Lei mi seguì con sguardo confuso.
Io notai Emma servire ai tavoli.
La rabbia prese possesso di me ma pensai a quando mi aveva chiesto Brittany e decisi di reprimerne un minimo.
Emma si voltò verso di me e sbiancò.
Lo notai.
Forse perché avevo il più cattivo dei miei sguardi.
Non uno di quelli di scherno. Ma proprio cattivi. Arrabbiati.
 
Le indicai con il pollice la porta a vetri del bar dietro di me e uscii seguita da una Quinn ancora confusa.
 
“San, ti prego, spiegami cosa succed- ODDIO!” urlò Quinn guardandomi con occhi sgranati.
Mentre Quinn stava parlando Emma era uscita e l’avevo colpita con un pugno così forte che avevo fatto cadere Emma a terra con un labbro sanguinante.
“Santana! Che diavolo fai? Vuoi spiegarmi cosa succede?” chiese ancora allarmata parandosi davanti a me.
 
“Quella puttana ha provato a violentare Brittany..” dissi glaciale con gli occhi puntati in quelli di Emma che mi guardavano dispiaciuti e doloranti.
Quinn spalancò gli occhi.
“Quindi adesso, Quinn, devi impedirmi di ammazzarla con le mie stesse mani..” continuai con lo stesso tono di voce mentre superavo Quinn e mi avvicinavo a Emma.
La presi per il colletto della camicia e la sollevai da terra di un paio di centimetri.
 
“Mi dispiace! Io.. non so cosa mi sia preso.. mi dispiace.. mi sento uno schifo.. non volevo farle questo…” cominciò a urlare poi Emma tra le lacrime chiedendomi perdono.
La lasciai ricadere a terra.
 
“Sai cosa sei oltre che un essere schifoso? Una puttana fortunata. Perché Brittany e la persona più brava a questo mondo. E le ho dovuto promettere che non ti avrei fatto del male, ne che avrei chiamato la polizia. Cose che comunque, non avrei fatto. A parte ammazzarti con le mie mani. Ma amo Brittany, e pensa che in te ci sia qualcosa di buono. Fatto sta che io non ti voglio più in giro. Non ti voglio più nella mia città. Nella mia vita ne in quella di Brittany.”
Rovistai nella borsa e le lanciai addosso una busta con disprezzo.
“Dentro c’è un biglietto aereo di sola andata per la California.  Anche se avevo cercato un volo per l’altra parte del mondo più che per l’altra parte dell’America. Comunque, dentro ci sono anche dei contati. Sono cinquecento dollari. So che ne avevi altri da parte ma non bastavano a comprarti il biglietto. Ma adesso, voglio che tu sparisca per sempre da qui.  Che tu sparisca per sempre dalla vita di Brittany. Perché l’unica cosa davvero giusta l’avevi fatta quanto te ne era andata.. l’avevi fatta soffrire, ma si era rimessa in piedi. Adesso, con questo tuo gesto, hai dimostrato che razza di persona sei. E per quanto mi riguarda non ci sono seconde possibilità. Quindi adesso Sali in macchina con me e ti porto all’aeroporto e mi assicuro che tu prenda quell’aereo.”
 
Lei prese la busta e mi guardò.
“Ho le mie cose a casa di Susan e..  voglio salutarla..” disse lei e quasi scoppiai a riderle in faccia.
 
“Allora, i soldi che ti ho dato servono a rifarti un guardaroba insieme ai soldi che già avevi. E per quando riguarda il saluto, tu non puoi più volere niente.” Dissi avviandomi alla macchina.
“Adesso muoviti.”
Dissi e poi guardai Quinn.
“Che ore sono?”
 
“Le 8.15” mi disse lei ancora sconvolta.
 
“Vai, o ti perderai la Berry..” dissi.
Lei scosse la testa.
 
“No, col cazzo. Non ti lascio da sola con questa..” disse prendendo Emma per un braccio e portandola alla macchina.
La castana si sedette dietro mentre io e Quinn davanti.
Poco dopo arrivammo in aeroporto.
Sentimmo subito la chiamata del volo.
Guardai Emma e lei abbassò lo sguardo.
 
“Prenderò questo volto. Voglio solo che tu sappia che sono terribilmente dispiaciuta..” disse guardandomi poi negli occhi.
Annuii mentre camminavamo al check-in
Lei passò il metaldetector e subito un uomo di grossa statura la afferrò per un braccio.
 
“Non me ne frega un cazzo delle tue scuse. Credo che tu abbia dei seri disturbi. In California i tuoi genitori ti aspettano e non so cosa vogliano farti fare. Personalmente avevo proposto uno psicologo. Ma sinceramente non mi importa più di ciò che farai.” Mi avvicinai al massimo e tesi la busta all’uomo.
“Assicurati che appena arriva sia in compagnia dei genitori. Da li ci penseranno loro..” l’uomo annuì e scortò Emma fino al gate.
Mi voltai e mi incamminai quando mi sentii chiamare.
 
“Santana!” mi fermai e mi voltai notando Emma che mi guardava. “ Ti ringrazio per amarla così tanto.. E ti invidio, per quanto lei ama te..” abbozzai un sorriso.
 
“Buon viaggio..” dissi prima di vederla tornare a camminare verso il gate e scomparire.
Presi un grosso respiro e mi voltai verso Quinn la quale mi strinse più forte che poteva.
 
“Dio, sono così fiera di te..” mi disse tra le lacrime.
Sorrisi voltando poi lo sguardo sull’orologio enorme dell’aeroporto e scattai prendendola per mano cominciando a correre.
“Santana che fai??”
 
“Sono le 8.25! L’audizione di Rach! Non possiamo perdercela!” le urlai  in corsa mentre le porte a vetri si aprivano.
Arrivai alla macchina ci salii sopra e lo stesso fece Quinn mentre mettevo in moto.
 
 
 
Arrivammo di corsa nell’auditorium e sentimmo diversi sguardi posarsi su di noi.
Notai Brittany seduta accanto a Blaine e al padre di Kurt mentre aspettavano.
Sorrisi e mi avvicinai mentre Britt portava lo sguardo su di me. Mi sorrise e si alzò venendomi in contro e mi abbracciò.
Sorrisi stringendola e mi staccai per baciarla.
Quinn intanto era andata a raggiungere Rachel.
“La signorina Rachel Berry..” disse una signora con uno strano turbante in testa.
Vidi Kurt arrivare da noi elettrizzato cosa che mi fece capire che aveva già fatto l’audizione ed era andata bene.
 
Rachel salì sul palco e sorrise.
“Salve, sono Rachel Berry, e cantero' "Don't Rain on My Parade", dal mio musical preferito, "Funny Girl"”
Sbuffai già alla sua presentazione. Ma avevo sentito già questa canzone cantata da lei. Ed era stata fenomenale.
Sarebbe sicuramente entrata.
Il problema è che, Rachel, sbagliò le parole.
Vidi Kurt portarsi una mano alla bocca.
Quinn che era tornata a sedere tra noi portarsi una mano alla fronte.
E io ero semplicemente scioccata.
“Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto. La prego, mi lasci ricominciare un'altra volta. Mi scusi. Per favore, ricominciate un'altra volta.” Disse poi ai ragazzi dietro che suonavano.
Sentii Brittany stringermi la mano sperando che questa fosse stata la volta buona ma.. non lo fu.
Sbaglio nuovamente le parole.
Era completamente andata.
Un insieme di ansia, panico e agitazione. Con un pizzico di frustrazione.
“Oh, Dio.” Esclamò tremante. “Conosco le parole anche al contrario. Io so..” si bloccò e prese un grosso respiro. “ Ok. La prego, mi faccia provare un'altra volta. Posso ricominciare un'altra volta.” Disse guardando i ragazzi che suonavano.
 
“ No.” La voce dura e autoritaria della signora risuonò nell’auditorium.
 
 “Mi scusi?” chiese Rachel con le lacrime agli occhi.
 
“ Avevi otto battute. Te ne ho già concesse sedici. Sai cosa succede quando dimentichi le parole a Broadway? Danno la parte al tuo sostituto. Mi dispiace molto, ma questa audizione è finita.” Disse chiudendo il suo inserto di appunti.
Quinn portò entrambe le mani al volto mentre Kurt sussurrò un “dio..”
 
 “No, la prego... No, la prego... la prego, la prego, lei deve credermi, deve credermi, mi dia solo un'altra possibilità, la prego. La prego. La prego.” Urlò Rachel piangendo ormai distrutta.
 
 
 
Arrivai mano nella mano con Brittany alla palestra dove tra poco più di dieci minuti si sarebbe tenuto il suo provino.
Entrammo notando una donna sedersi sulla tribuna in prima fila con un quaderno dove scriveva degli appunti.
Presi un grosso respiro e presi entrambe le mani di Brittany e la guardai.
“Ascolta, non pensare a ciò che è successo a Rachel. O a tutto il resto. Estraniati dal mondo.”
Lei annuì prendendo grossi respiri mentre sentimmo la porta aprirsi rivelando Mike, Tina, Kurt, Blaine, Quinn e Rachel, che stava accoccolata a Quinn continuando a piangere.
Brittany sorrise vedendo tutti i suoi amici venire a vederla e a sostenerla e quando la donna chiamò il suo nome, Brittany fu pronta. Mi baciò e si avviò al centro della palestra mente io raggiungevo gli altri quattro file sopra alla professoressa della Julliard.
 
“Salve, sono Brittany Susan Pierce e ballerò sulle note di “Crazy in love” fece cenno a una cheerleader di premere play allo stereo e la musica partì.
 
Dire che fu grandiosa è poco.
Fu fantastica e non potei evitare di alzarmi a fine esibizione ad applaudire.
Lei sorrise verso di me passandosi una mano tra i capelli per risistemarli e poi guardo la signora che annuì e sorrise scrivendo sul suo quaderno.
“Complimenti signorina Pierce. Buona giornata!” disse prima di alzarsi e andarsene.
Corsi velocemente giù dalle scalinate gettandomi su di lei abbracciandola.
La baciai con passione e la strinsi.
 
“Sei stata grandiosa, la stessa Beyoncè sarebbe gelosa di come la balli te!” esclamai e lei rise stringendomi.

“Grazie!” mi disse baciandomi.
Dopo fu circondata da tutti gli altri che le facevano i complimenti e vidi Rachel andare via dalla palestra di corsa.
Corrugai la fronte e guardai verso Brittany per poi iniziare a seguire Rachel correndole dietro.
Finii in auditorium dove una forte musica proveniente da non so dove mi colpi.
Rachel era nel mezzo al palco.
Riconobbi la canzone.
Cry.
Mi sedei in una delle sedie buie e la guardai scatenarsi.
Cercare di liberarsi.
Gridare quando stava male.
Sentii persino una lacrima pizzicarmi l’occhio ma la scacciai velocemente.
Ma non appena disse “Is this as hard as it gets? Is this what it feels like to really cry? Cry” scattando e portando una mano al petto le lacrime mi rigarono il volto.
E li capii.
Volevo bene a Rachel Berry e l’avrei aiutata a entrare alla nyada rincorrendo i suoi sogni. Ognuno meritava di seguire i suoi sogni.
 
 
 
 







 
 
Franci’ Corner:




Allora, volevo iniziare con il dire che mi dispiace un po’ che questa FF non venga calcolata molto.
Ricevo solo una recensione (cric13 che ringrazio). Beh comunque a questo punto penso che ci saranno altri, non so forse tre capitoli e poi finisce.

Poi questo [
http://www.youtube.com/watch?v=qyDPyC3ZpbA ] è il link dove Heather balla crazy in love tanto per darvi un’idea.

E so che la parte di Rachel è uguale al tf ma mi serve per il prossimo capitolo.
E infine la canzone che canta Rachel alla fine “Cry” penso che Lea l’abbia fatta magnificamente. [
http://www.youtube.com/watch?v=tATjClcmIoM il momento in cui Santana piange è al minuto 1.46 (più che a Santana a suo tempo fece piangere me)]

Mmm per quanto riguarda Emma.. ero molto indecisa su questa storia.. Ma mi è diciamo “piaciuto” mandarla via così.
Ho voluto dimostrare l’amore di Brittany per Santana.
La forza che Santana le riesce a dare.
Brittany sta bene grazie all’amore di Santana.
E poi volevo anche dimostrare che persona è Santana. Perché penso che sia stata davvero matura e intelligente con la scelta che ha fatto.

E niente.. non starò a dire altro.. grazie per essere arrivati a leggere fino a qui compresi i lamenti..
Ps Avrei bisgno di qualcuno che mi possa fare una foto di grafica per una FF Brittana che ho già iniziato a scrivere e che pubblicherò non appena avrò finito questa.. Quindi in caso contattatemi in MP se vi va! Grazie mille :)

Spero vi sia piaciuto
Baci Fra!

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Capitolo 20
*** It's not over yet! ***


Riattaccai l’ennesima chiamata passandomi stancamente una mano tra i capelli.
Ero distrutta.
Era tutto il giorno che provavo a chiamare la Nyada per sapere dove fosse Carmen  Tibideaux.
Sbuffai vagando sul blog dell’università notando un post.
Lo aprii e alzai le braccia al cielo esultando per poi chiudere il portatile e dirigermi a scuola.
 
Dovevo solo parlare con Quinn, non sarei rimasta a scuola, infatti non indossavo la mia uniforme. Avevo dei jeans scuri, degli stivali neri, una maglietta nera e sopra un giubbotto di pelle anche esso nero.
Avevo i capelli legati in una alta coda di cavallo.
Camminai per diversi minuti per i corridoi trovando finalmente Quinn al suo armadietto.
“Fabrey!” le urlai.
Lei si voltò e mi fece un sorriso.
 
“Ehi San, come mai non hai al divisa?” mi chiese.
 
“Perché non resto a scuola, ho una cosa da fare, senti.. la Berry non c’è nemmeno oggi?” chiesi.
 
Lei scosse la testa chiudendo l’armadietto.
“No, dice che tanto anche se non verrà mai a scuola con la media del 3.8 passerà lo stesso.”
 
“Ma passerà con una media bassa! Quinn devi convincerla a tornare a scuola..”
 
“E come faccio? Non mi ascolta San.. non fa altro che piangere.. non.. non so cosa fare..”
 
“Qualcosa ti inventerai Quinn. Sei o non sei il mio braccio destro?” chiesi con un sorriso per poi abbracciarla. Lei ricambiò l’abbraccio.
 
“Okay, ma cosa devi fare?”
Alzai le spalle.
 
“Niente di importante..” dissi per poi fare un ultimo sorriso e voltarmi uscendo.
Arrivai alla macchina al parcheggio e ci trovai una figura appoggiata.
Sorrisi.
“Sei pronta?” le chiesi prendendole la mano per poi tirarla a me e baciarla.
Lei annuì ricambiando il bacio.
“Allora andiamo..” dissi aprendo lo sportello e entrando.
Lei fece lo stesso mentre mettevo in moto.
 
“Dove hai detto che l’hai trovata?” chiese.
 
“A Cleveland. Fortuna che il ragazzo che deve avere la sua audizione oggi ha pubblicato sul blog che lei andava li. Comunque, hai preso tutto?”
Brittany annuì e sorrisi.
 
“Sai, mi piace molto questa cosa. Mi sento molto una spia.. della CIA ad esempio!” disse facendomi ridere.
 
“Noi faremmo un baffo alla CIA. Allora.. quando siamo a Cleveland devi chiamare.” Dissi ancora e lei annuì.
 
Rimanemmo in silenzio per un po’ quando lei riportò lo sguardo su di me.
“Ti amo..” mi disse improvvisamente.
La guardai di sfuggita riportando lo sguardo alla strada.
 
“Anche io ti amo.” Le dissi voltandomi a guardarla per sorriderle.
 
“Tutto ciò che stai facendo.. tutto quello che hai fatto.. io.. dio sei incredibile Santana..” sorrisi e allungai la mano verso di lei prendendo la sua.
 
“Sei tu che mi fai essere così.. prima di te.. ero tutt’altra persona. Avrei probabilmente riso e deriso Rachel per la sua audizione.  Quanto sto con te.. sono.. come diversa.. la vera Santana probabilmente.. ma fatto sta che.. è merito tuo..” le dissi stringendole leggermente la mano portandomela alla bocca guardando la strada.
La sentii sorridere e sorrisi a mia volta.
Non ci furono tante altre chiacchierate nel viaggio.
I nostri sguardi che di tanto in tanto si incrociavano e le nostre maini intrecciate, che si separavano solo quando cambiavo marcia, bastavano.
 
Arrivammo a Cleveland dopo due ore e mezza di macchina e Brittany fece la sua chiamata mentre guidavo verso il liceo in questione.
 
Una volta arrivate parcheggiai e notai il carroattrezzi agganciare una macchina.
Sorrisi e guardai Brittany facendole cenno di scendere mentre io facevo lo stesso.
Brittany armeggiò un po’ con la radio e poi uscì. Chiusi la macchina e ci allontanammo velocemente.
Aspettammo che Carmen uscisse dall’edificio.
Nell’attesa mi accesi una sigaretta e feci un lungo tiro.
“Spero solo che non ci prenda per maniache..”
 
“Credo che lo farà, ma se tutto andrà secondo i piani, funzionerà..”
 
“Okay.. ripassiamo il piano..” dissi e lei annuì.
“Le offriamo un passaggio. In macchina parte il cd della Berry, le chiediamo se le piace questa cantante e immagino dirà di si, e..  la facciamo parlare un po’ di questo e magari le facciamo dire quando vorrebbe una voce del genere alla sua scuola.. e bum, è fatta..” dissi e Brittany annuì.
 
“Detto così sembra il piano più demenziale del mondo..” sospirò lei facendomi sospirare a mia volta.
 
“Lo so.. ma spero che funzioni.. sennò non so cos’altro inventarmi..”
In quel momento vedemmo Carmen uscire dall’edificio.
“Okay, si va in scena. Britt..” le dissi tendendole la mano che lei prese intrecciando le dita con le mia.
Cominciammo a camminare sentendo le imprecazioni della donna.
 
“No, questo parcheggio è autorizzato, glielo assicuro! Lo sa quanto tempo mi sta facendo perdere? Dovrei essere all’aeroporto ormai!” esclamò lei.
 
Guardai Brittany e annuii mentre ci avvicinammo ridacchiando.
“Si, esatto..” esclamai ridendo per poi fermarmi nei pressi dell’auto già agganciata al carroattrezzi.
“All’aeroporto? Se ci sono problemi la possiamo portare noi. Stiamo giusto andando li..” dissi guardando Brittany che annuì.
 
“Grazie, ma preferirei riavere la mia macchina dato che era parcheggiata benissimo!”
 
“Oh, qui è così, Cleveland. Una volta che il gancio ha afferrato la macchina.. rimane attaccata..” disse Brittany.
 
La donna sbuffò guardando l’ora e guardò il cielo.
“Okay, grazie..” disse avvicinandosi a noi.
Mi staccai da Brittany così che lei si avviasse verso la macchina con la donna. Rimasi leggermente più indietro aprendo la macchina e mi voltai verso l’autista e sorrisi alzando due pollici.
 
“Grazie Billy, ci vediamo la prossima volta che mi beccano a guidare ubriaca!” esclamai ridendo mentre lui rise a sua volta.
Era così che lo avevo conosciuto.
Ero nei pressi di Cleveland e avevo bevuto un po’ troppo secondo la legge, così.. mi sequestrarono la macchina e venne Billy a prenderla. Ma io andai con lui aspettando che i mei mi venissero a prendere e facemmo due chiacchere e qualche partita a poker.
 
Mi voltai verso la macchina e una volta raggiunta vi entrai mettendo in moto.
Partimmo e dopo qualche minuto chiesi.
“Le dispiace se mettiamo un po’ di musica?”
 
Lei fece cenno di metterla e io feci cenno a Brittany.
Partì una canzone dal musical preferito di Rachel Funny e poi partì Rain on my parade.
Guardia nello specchietto la faccia di Carmen.
“Ti piace questa cantante?” le chiesi e lei sbuffò.
 
“No. Tende a scordarsi le parole alle audizioni.” Disse la donna facendomi immobilizzare così come Brittany.
“E adesso, se non vi dispiace, fatemi scendere.”
 
Continuai a guidare guardando Brittany di tanto in tanto.
Feci una rotatoria e tornai indietro.
Arrivammo alla scuola e mi fermai spengendo il motore.
“Mi dispiace..” disse Brittany.
 
“Di cosa? Di avermi fatto perdere tempo o di aver messo su questa messa in scena?” chiese lei scendendo di macchina.
 
“Non le avremmo fatto perdere tempo.” Esclamai scendendo “So quanto il suo tempo sia prezioso. So che adesso lei ha un audizione nel Michigan e l’avrei fatta arrivare in perfetto orario. Ma..”
 
“Non ci sono ma.. signorina..”
 
“Lopez, Santana Lopez.” Mi presentai.
 
“Signorina Lopez, cosa pensava di fare con questa messa in scena?”
 
“Dimostrarle quanto Rachel sia grandiosa. E’ fastidiosamente impressionante quanto sia brava. E lei è persona più irritante e logorroica del mondo. Ha pessimo gusto nel vestirsi e davvero un comportamento irritante. Ma quando si parla di cantare, Rachel è magnifica. Ti scordi che è una ragazzina petulante, ti scordi che è irritante e noiosa. Perché lei è davvero brava. E lei deve darle un'altra possibilità..”
 
“Signorina, non penso di dover far niente. Non metto in dubbio che la sua amica sia brava. Ma ha scordato le parole, nel mezzo di un’audizione, sa che a Broadway lei sarebbe ormai la pecora nera, e probabilmente avrebbe perso la sua parte?”
 
“Oh avanti! Lei ancora non è a Broadway. Deve venire alla Nyada per imparare a essere ancora più brava. Ma dannazione, ha scordato le parole è vero. Non le è mai successo? Per l’emozione?”
Chiesi irritata mentre lei roteava gli occhi.
 
“Signorina Lopez, sinceramente-”
 
“Christina Aguilera. Super Bowl 2011. Ha scordato le parole dell’inno nazionale. Lei stessa ha ammesso che lo cantava da quando era piccola. E’ stata l’emozione. Già, l’emozione ha fatto sbagliare anche a una delle migliori cantanti al mondo l’inno del suo paese. Quello che voglio dire, è che capita di sbagliare le parole. Ma lei deve sentire Rachel cantare. Perché Rachel merita di entrare nella Nyada. Quindi.. martedì avremmo le nazionali. Saranno a Chicago e ho visto che quel giorno ha un audizione li. Spero che venga. Perché l’impressione che si è fatta su Rachel, non è quella giusta..” finii per poi prendere fiato.
“Mi dispiace averle fatto perdere del tempo prezioso..” dissi poi salendo in macchina. Misi in moto vidi la donna avviarsi verso la sua macchina sganciata dal carroattrezzi.
Sospirai e  guardai Brittany.
 
“Penso che questo piano, sia stato meglio di quello programmato..” mi disse Brittany prendendomi la mano.
Abbozzai un sorriso.
 
“Spero solo che sia servito.”
 
 
 
*****
 
 
Feci l’occhiolino a Santi che giocava con Lisa e bevvi un sorso del mio caffè seduto sulla panchina accanto a Sophie.
“Sono contento che Santi abbia trovato qualcuno con cui legare strettamente.. sai, lui si è trasferito da poco qui. E ha avuto più risse che amici..” dissi ridacchiando facendo ridere anche la ragazza al mio fianco.
 
“Sono felice per Santi. Lisa si trova molto bene con lui.. E devo ammettere che io mi trovo molto bene con te..” aggiunse facendomi voltare a guardarla.
 
“Oh, beh anche io mi trovo molto bene.. allora dicevamo.. il tuo lavoro..”
 
“Si, beh lavoro presso un ristorante messicano. Ma in realtà io studio. Sono al college. Ho preso un anno sabbatico perché Lisa si è ammalata quattro mesi fa. E, sai io studio alla NYU, faccio legge, appena ho saputo che Lisa stava male sono corsa.. mollando tutto..”
 
“Oh, quindi tu non sei di qui e non vivi con tua figlia?” chiesi.
 
“No no, io sono di qui. Sono nata qui a Lima, e anche Lisa, ma avendo l’università ed essendo sola non ho potuto portarla con me a New York. Così l’ho lasciata ai miei genitori.”
 
“E non potevi cambiare università? Qualcuna qui vicino..”
 
“Avevo una borsa di studio. Sai quanto costano le università. Non avevo molta scelta.”
Non sembrava turbata dalle mie domande.
“Te invece vivi con tuo figlio?”
 
“Oh no.. lui sta con la madre. Ma lo vedo tutti i giorni. Spesso sto a casa di San per giorni..” spiegai.
 
“Oh..” disse alzando un sopracciglio. Gesto che presi per.. gelosia?
“E.. studi giusto?”
 
“Si, sono all’ultimo anno.. ma ho anche una piccola attività di pulizia di piscine. Ma per quanto sembri strano.. dovrò mollarla perché ho ricevuto una borsa di studio per le arti alla New School Accademy.” Spiegai.
 
“Oh.. quindi..”
 
Risi e annuii.
“Si.. anche io mi trasferirò a New York. E Santi verrà con me. Beh con noi. Andrò la con Santana, Brittany, Quinn e Rachel se tutto va come dovrebbe..”
 
Lei rialzò di nuovo il sopracciglio.
“Okay, senti, con tutto il rispetto. Mi piaci molto. Ma.. hai così tante donne intorno..”
 
“Sono tutte accoppiate tra di loro.. voglio dire.. si, un paio le ho portate a letto.. come si può anche vedere.” Dissi indicando Santi “ Ma.. non sembro essere il loro tipo..” alzai le spalle.
Lei annuì e sorrisi.
“Ti va di uscire una sera. Io e te senza Lisa e Santiago. Ti porto a cena fuori..”
 
Guardò Lisa per un lungo secondo e poi tornò a guardare me.
“Okay..”
 
“Si! Perfetto!” esultai felice facendola ridere.
 
“Maaaaamiiii!” sentimmo poi urlare e vidi Santi scattare dalla sua posizione a sedere e iniziare a correre.
 
Notai Santana prendere in braccio Santi ridendo.
“Amore!” esclamò lei per poi cominciare a sbaciucchiarlo tutto.
“Allora, come è stato il papà, bravo? Sennò può dire addio alla sua doccia in compagnia per un bel po’!” esclamò lei facendomi ridere per poi ricordarmi di Emma e grattarmi la tempia.
 
“Si, mami, è stato bravo. E stanotte dorme con me e non con te..”
 
“Oh.. e come mai?” chiese lei strapazzandolo mentre lui rideva.
 
“Perché dobbiamo parlare di cose da uomini!” esclamò il piccolo e Santana mi guardò ridendo.
Santana lo mise a terra e Santi scattò alla figura subito dopo Santana.
“Briiiiiitty” disse saltando in braccio alla ragazza.
 
“Oooh! Santi! Come siamo pesanti, stai facendo palestra ometto?” le chiese lei toccandogli i muscoli che lui pompò facendo ridere sia Santana che Brittany.
 
“No, questa è la forza dei Puckerman! Me lo ha detto papà!” disse lui mentre Brittany lo lasciava a terra.
Rise di gusto insieme a Santana mentre si avvicinavano a noi.
 
“Sannie, sei uno schianto oggi!” dissi andando ad abbracciarla e dandole un bacio sulla guancia.
 
“Già, oggi niente divisa, siamo andate in missione GayBerry alla Nyada..” disse lei staccandosi da me dopo aver ricambiato il bacio.
Abbracciai anche Brittany facendole l’occhiolino.
Poi entrambe posarono lo sguardo su Sophie.
 
“Oh, si.. ragazze lei è Sophie, Sophie loro sono Santana e Brittany..”
 
*****
 
Sorrisi stringendo la mano alla ragazza e poi presi la mano di Santana.
“Lei sarebbe..” chiese allora Santana.
 
“Oh, lei è la madre di Lisa, una nuova amica di Santi.” Spiegò goffamente Puck e risi.
 
“Mi ha appena chiesto di uscire..” disse la ragazza facendoci ridacchiare.
 
“Mami, papà! Venite con me!” intervenne Santi rubando i due.
Rimasi da sola con la ragazza e le sorrisi sedendomi sulla panchina.
Guardai Santana che era chinata sulle ginocchia, così come Noah, a vedere non so bene cosa.
 
“Da quanto tempo state insieme?” mi chiese poi lei.
 
“Più o meno.. sette quasi otto mesi.” Dissi guardandola con un sorriso.
 
“E non sei mai gelosa di loro..” chiese guardando i due guardarsi ridendo posando la fronte l’uno sull’altra.
 
Sospirai.
“In realtà si. Spesso. Più che altro quando so che lui resta a dormire da lei, perché poi prosegue la doccia insieme. Ma sono come fratelli ormai. Mi fido di Santana perché mi ama. E mi fido di Noah, perché dopotutto è un gran bravo ragazzo. Un ragazzo che si prende la responsabilità di un figlio a quindici anni.. è davvero un bravo ragazzo.” Dissi vedendo Santana voltarsi verso di noi e farmi uno di quei suoi sorrisi che mi facevano tremare il cuore.
 
“Capisco.. e.. ne hai mai parlato con lei?” mi chiese.
Mi voltai a guardarla.
 
“No in realtà. Santana ha fatto così tanto per me che.. so per certo che ciò che provo non ha senso e che.. loro sono legati, da prima di me. E.. questo lo devo accettare.”
 
“Te lo chiedo perché, a me piace davvero Noah.  Ma non vorrei prendere una bastonata perché torna con la sua ex ragazza.. quindi te e lei, siete serie?”
 
“Più che serie. I suoi e miei lo sanno. Aspettiamo di dirlo a Santi, ma lei voleva farlo quando saremo a New York a vivere insieme. Perché vuole che mi prenda come una madre.. E.. posso garantirti che anche a Noah piaci..”
 
“Ma se non vi aveva nemmeno detto di me..”
 
“Esattamente.. lui è sempre stato un tipo.. poco riservato sulle sue conquiste..”
Lei sorrise compiaciuta mentre i due tornavano lasciando Santiago a giocare con Lisa.
 
Santana puntò lo sguardo nel mio avvicinandosi e si appoggiò con la mano allo schienale della panchina chinandosi su di me e baciandomi con passione.
Chiusi gli occhi al contatto ricambiando il bacio portando la mano destra ad accarezzarle la guancia.
Il bacio durò un minuto intenso quando lei si staccò e si sedette accanto a me e guardò Emma.
 
“Lisa è davvero una bambina fantastica..” disse con un sorriso.
Sophie sorrise a sua volta per ringraziarla.
 
“Grazie, anche Santiago è magnifico..”
Ci fu un momento di silenzio dopo che Santana aveva sorriso cordialmente alla ragazza.
Ma fu interrotto da Noah.
 
“Allora Britts, come è andata l’audizione? Mi ha detto San che sei stata fantastica..”
Sorrisi e presi la mano di Santana.
 
“Beh, è andata bene, la prossima settimana dovrebbero mandare le risposte, verso la fine della settimana. Come tutte le altre università..”
 
“A che università hai fatto domanda?”
 
“Julliard.. sono una ballerina..” risposi alla ragazza. Lei annuì.
 
“Wow, la Julliard, è una grande scuola..”
 
“Direi la migliore..” annuii io.
 
“Te invece Santana?”
 
“Io alla NYU. Seguirò il corso per medicina. Vorrei diventare un chirurgo cardiotoracico.” Spiegò per poi battersi la mano sulla fronte. “A proposito di NYU, Quinn! L’abbiamo lasciata nelle mani della Berry in crisi, starà sistemando il nodo per impiccarsi!” esclamò facendomi ridere e ci alzammo mano nella mano.
 
“Okay.. ciao San ciao Britts!” sorrise Puck.
 
“Ciao Santana, ciao Brittany” ci salutò Sophie.

“Ciao amore! Ci vediamo dopo a casa!” disse poi Santana a Santi che annuì continuando a giocare.
 
 
*****
 
 
 
Mi guardai attorno leggermente impaurita da quella camera ma poi portai lo sguardo sul letto dove trovai Quinn e Rachel abbracciate.
Rachel si stringeva al petto di Quinn singhiozzando mentre l’altra le accarezzava la schiena.
Guardai Brittany avvicinarsi al letto e sedersi accarezzando anche lei la schiena di una Rachel distrutta.
Guardai Quinn che scosse leggermente la testa come dire che non ce l’aveva fatta.
Sospirai roteando gli occhi.
“Okay, sia una cosa Rachel. Adesso basta. Basta piangerti addosso!” dissi per poi voltarmi cercando l’armadio.
Lo inquadrai e lo aprii cominciando a guardare i vestiti facendo facce schifate vedendone alcuni improbabili.
“Tu adesso ti alzerai da quel letto, ti farai una doccia, ti vestirai..” dissi tirando sul letto dei vestiti che secondo me erano i più decenti che aveva e chiusi l’armadio.
“.. e poi ti rimetterai in pari con le lezioni e recupererai il tuo voto..” dissi avvicinandomi al letto.

Tutte e tre mi guardarono.
Rachel con quei suoi occhi color nocciola, ma rossi e distrutti dal pianto, mi fece stringere il cuore ma dovevo essere ferma.
“Santana, non ce la faccio, non capisci? Tutto ciò per cui ho lavorato per tutta la mia vita è scomparso, per sempre. Mi sono giocata l’occasione della vita. Ho perso tutto..” disse tornando a piangere guardandomi per poi chiudere gli occhi piangendo più forte.
 
Scossi la testa e salii in ginocchio sul letto e le battei forte le mani davanti la faccia.
“No! Ascoltami attentamente adesso! Tu non hai perso niente. Hai ancora la persona che ami. E hai me e Brittany. Hai Kurt. E hai ancora la tua possibilità. Solo perché hai sbagliato un audizione, non vuol dire che sia finita. Devi capire che devi combattere dannazione!” le urlai facendola finalmente alzare lo sguardo su di me.
“ Adesso farai come ti ho detto e tornerai a scuola. Abbiamo bisogno di te Rachel. Sei grandiosa! Il glee ha bisogno di te e.. noi, Quinn, abbiamo bisogno della vecchia Rachel. Devi tornare in te e combattere.. Non è ancora finita..” dissi per prenderle il volto fra le mani.
“Non è ancora finita, mi hai capito?” chiesi poi guardandola negli occhi.
Lei strinse le labbra fino a farle sparire e annuì cercando di trattenere le lacrime e mi abbraccio.
Sospirai ricambiando l’abbraccio chiudendo gli occhi e lasciandole un bacio sulla testa.
“Non è ancora finita..” sussurrai nuovamente guardando poi Brittany che mi sorrise mimandomi con le labbra un “ti amo.”
 
 

Franci's Corner:

Oookay, ecco qua anche questo capitolo.

Allora Sophie ha il prestavolto di Emma Stone.
Poooi, che volevo dire.. che ne pensate della missione di Brittany e Santana? Ahahha!!
 
Beh niente.. utlimamente avevo un po' strascurato l'amicizia tra Puck e San e l'ho voluta far risorgere un po'.
Mmmm.. è tornato anche il piccolo Santi..

Eee niente.. spero che vi sia piaciuto!
Fatemi sapere che ne pensate!
Grazie per chi segue, legge, preferisce, ricorda, e grazie a chi recensisce!! Sei recensioni l'altro capitolo! E' il massimo di questa FF!!!! *-* Grazie!

Baci Fra!

PS... PUNTATA "I DO" .... OOOOOOH GOD! THAT BED... I WANNA BE IN THAT BED!

PSS  Ho una FF che pubblicherò dopo questa.. e volevo sapere se qualcuno er ainteressato a potermi fare una immagine per la storia. Fatemi sapere! Grazie mille!

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Capitolo 21
*** Nationals ***


 
Lunedì
 
Mi guardai attorno appena scesa dal taxi e guardai l’hotel per poi guardare gli altri grattacieli.
Sorrisi.
A Lima non ce n’erano.
“Tieni..” disse Puck tirando il mio bagaglio fuori dal taxi.
“Che stai fissando?” mi chiese poi guardando nella mia stessa direzione.
 
“La città. Sembra così.. libera..” risposi io afferrando il bagaglio.
 
“E’ Lima che è particolarmente ottusa. Ma comunque è vero. E noi l’anno prossimo saremo in una città ancora migliore di questa. Saremo a New York!”
 
“Già.. non vedo l’ora..” dissi portando lo guardo su di lui con un sorriso.
 
“Ragazzi sbrigatevi!” esclamò Schuester dalla porta d’entrata.
Così io e Noah ci avviammo dentro l’hotel notando tutti ad aspettare la chiave della loro camera.
Mi portai vicina a Brittany che parlava con Mercedes e le presi la mano.
Lei mi guardò e mi sorrise.
Ma capì che qualcosa non andava dal mio ricambio di sorriso.
 
“Ehi.. che succede?” mi chiese stringendomi la mano.
Rimasi in silenzio con la testa chinata verso il basso mordendomi il labbro.
Così la sentii tirarmi in un posto un po’ più appartato.
Ci sedemmo su dei divanetti nella hall e lei si sedette alla mia destra.
Mi voltai alla mia sinistra notando Mercedes e Tina che guardavano confuse verso di noi.
“Ehi.. amore.. che succede?” chiese ancora prendendomi il mento con l’indice e il pollice delicatamente voltandomi verso di lei. “Ehi guardami, che c’è?”
 
A quel punto la guardai e sospirai  chiudendo gli occhi.
“Ho paura..” ammisi lasciando che le lacrime scorressero sul mio volto.
Lei fece una faccia confusa.
 
“Di cosa?” mi chiese prendendomi il volto. “Ehi guardami.. di cosa?”
 
“Di.. di tutto. Del futuro..” dissi tirando su col naso. “Ho paura che non tutti riusciamo ad andare a New York. Cosa succede se oggi Carmen non venisse e Rachel non entrasse alla Nyada? O se io non venissi presa alla NYU, o Quinn..” dissi con le lacrime che continuavano a scorrere.
 
“O se io non venissi presa alla Julliard..” aggiunse lei e scossi la testa tirando su col naso.
 
“No.. non ho paura di questo, perché so per certo che sei entrata. Me lo sento.” Dissi provando ad asciugarmi le lacrime.
“Ho.. ho paura che.. tutti i nostri programmi, tutto ciò per cui stiamo lavorando così duramente, sia tutto invano. Che quando vai avanti nella vita tutti i tuoi piani che hai programmato saranno fottuti dal destino. Non.. non so..” venni bloccata dalle labbra di Brittany sulle mie.
Poi si staccò pulendomi il volto dalle lacrime.
 
“E’ questo il bello di vivere. Non sai mai cosa ti accadrà. Ogni giorno è da scoprire. Ma lo faremo insieme. Qualsiasi cosa accada, scopriremo giorno dopo giorno insieme. Perché sicuramente io non ho intenzione di lasciarti andare. Ne ora ne mai. Voglio vivere il resto della mia vita con te. E voglio divertirmi a scoprire che sfide ha voglia di presentarmi al vita. E le voglio affrontare e vincere, con te al mio fianco. Questo è ciò che è importante. Andremo comunque a New York. In caso ci sono un sacco di altre università. Penso che tu debba stare tranquilla e respirare. Hai bisogno di tranquillizzarti, e capire che andrà tutto bene.. perché..”
 
“Perché siamo insieme..” conclusi io e lei mi sorrise annuendo.
 
“Esatto..” chiuse le distanze con un bacio dolce e si staccò.
“Adesso andiamo, si stanno spostando tutti, ci hanno dato le camere..”
 
 
 
Salimmo alle camere e, come l’anno prima a New York, eravamo divisi maschi e femmine.
Noi ragazze andammo al nostro piano, sopra a quello dei ragazzi, e entrammo in camera. Una camera molto grande che conteneva  tre letti matrimoniali.
Posai i bagagli accanto a un letto e Brittany li mise accanto ai miei.
“Questo è il nostro letto!!” esclamò lei buttandocisi sopra.
Sorrisi, era il più vicino al bagno e lei spesso di notte si svegliava per andare al bagno.
 
“Io e Quinn ci mettiamo a questo!” esclamò Rachel prendendo quello accanto alla finestra.
Tina e Mercedes si guardarono.
 
“Ragazze..” sussurrò Tina mentre noi cominciavamo a disfare i bagagli.
 
“Oh, spero vi vada bene dormire al letto centrale. Ma sai, io la notte mi sveglio sempre e Rachel ha bisogno della luce della luna per addormentarsi..” alzò le spalle Brittany smettendo di disfare i bagagli.
 
“Oh, si si. Non è un problema, ma.. vedete.. non.. cioè.. io..” balbettò Tina.
 
“Oh per l’amor di dio! Ciò che vuole dirvi è, per favore se dovete fare qualcosa fatelo in silenzio, la notte vorremmo dormire!” disse Mercedes afferrando poi il suo bagaglio e mettendolo sul letto.
 
Mi guardai con Brittany e poi guardai anche le altre due dall’altra parte della stanza e sorridemmo per poi ridere.
“Tranquille, non faremo niente. Dobbiamo concentrarci sulla vittoria. E poi, senza offesa, ma non ci riuscirei a.. beh stare in intimità, con tanta gente nella stanza. Mi sembrerebbe di girare un porno!” sorrisi e le due risero annuendo.
 
“Grazie!”  sorrisero entrambe.
 
“Spero che anche Porcellana e Fringuello abbiano la stessa nostra decenza..” aggiunsi facendo ridere tutte le ragazze.
 
 
Dopo aver sistemato i bagagli ci trovammo nella sala pranzo. Spostammo tutti i tavoli per le prove.
Mike insegnava ai ragazzi la coreografia di gruppo. Brittany insegnava a noi ragazze la coreografia per la nostra canzone. A tutte tranne Rachel che era seduta su una sedia infondo alla sala.
Non riuscivo a capire come riuscisse a provare in quella stanza dove tutti urlavano o cantavano altre canzoni. Oppure addirittura partivano le basi per provare le coreografie. Ma lei non si scomponeva e continuava a provare.
Come se si fosse isolata dal mondo, non sentiva nessuno.
Notai Finn staccarsi dal gruppo e raggiungerla.
Mentre ballavo però finii addosso a Quinn che si era bloccata.
“Maledizione, Lucy Q, che fai?” chiesi guardando nella sua direzione.
“Ehi.. tutto okay?”
 
Lei annuì.
“Si, solo che mi preoccupa un po’..” sospirò lei.
 
“Cosa? Lei che canta con Finnocence?”
Lei scosse la testa.
 
“No assolutamente. Sono grandiosi e quella canzone viene benissimo. No mi preoccupa lei.  Non è la mia Rachel piena di vita e con la voglia di vincere..”
Portai una mano sulla sua spalla.
 
“Tranquilla, andrà tutto bene, te lo prometto!” le sorrisi per poi sentire Schuester richiamarci alla coreografia.
 
 
 
 
Martedì
 
Ci ritrovammo nella nostra stanza aspettando il nostro turno. Eravamo i primi.
Mi sistemai il mascara.
“Andiamo ragazzi, show time. Tocca a noi! Le mani al centro…” Schuester mise la mano e tutti noi lo seguimmo.
 
“Aaaamazing!” urlammo tutti insieme portando le mani in alto.
 
Mi portai, con Tina, a un pezzo del palco mobile che si sarebbe dovuto sollevare.
Partì la base e mentre il palco si alzava e io cominciavo a cantare Edge of Glory, la vidi. Tra il pubblico.
Carmen Tibideaux.
Sorrisi continuando a fare la mia performance.
Esattamente dopo quella canzone fu il momento di Rachel.
Il suo assolo, e fu grandiosa. Fu fantastica.
Sorrisi mentre entravo in scena per la terza e ultima canzone.
Che fu un successo. Il pubblico era in delirio e fui felice di vedere Carmen alzarsi e battere le mani.
La vidi addirittura fischiare.
Risi abbracciando Brittany mentre il sipario si chiudeva.
 
 
*****
 
Camminavo fuori cercando di rilassarmi un po’ mentre aspettavo il verdetto quanto vidi quello strano turbante che mai potrei scordare.
Mi sentii cingere la vita.
 
“Ehi! Che ci fai qui i-“ si bloccò vedendo Carmen anche lei.
“Che ci fa qui?” chiese con occhi sbarrati.
 
Alzai le spalle.
“Non ne ho idea Rachel..” dissi per poi vederla avvicinarsi a lei.
“No, Rach!” la richiamai.
Ma era troppo tardi, ormai era li.
 
“Signora Tibideaux..” la chiamò e la donna si fermò voltandosi.
“C-cosa ci fa lei qui?” chiese.
 
“Oh, la sua amica, la signorina Lopez, mi ha praticamente rapito per pregarmi di venire qui.. e ad una persona così audace non ho potuto dire di no. Complimenti per stasera signorina Berry.. adesso mi aspettano delle audizioni..” tese la mano a Rachel che la prese tremante.
“Arrivederci.” Disse per poi voltarsi e andarsene.
 
Avevo la bocca semi aperta, faccia confusa e stavo pensando a che diavolo avesse combinato Santana.
Rachel si voltò verso di me e finalmente, dopo settimane, lo rividi, quel suo sorriso stupendo, quella luce negli occhi.
“Mi ha fatto i complimenti! Oh dio! D-devo cercare Santana!” disse baciandomi di sfuggita cominciando a correre.
 
“Ora si che la riconosco..” sussurrai per poi seguirla.
 
*****
 
Bevvi un sorso d’acqua ridendo pe runa battuta di Sam quando quasi mi strozzai perché venni colpita e poi abbracciata da qualcosa, o meglio qualcuno.
Rachel.
 
“San, grazie, grazie..” mi disse abbracciandomi.
Sorrisi e posai la bottiglietta ricambiando l’abbraccio.
 
“E’ stato un piacere!” sorrisi per poi guardare dietro a lei, Quinn che mi guardava con un mezzo sorriso commosso e mi mimò un “Grazie” e “Ti voglio bene” con le labbra.
 
Sorrisi sentendo poi i nostri nomi per salire sul palco a riceve il verdetto.
 
Eravamo tutti sul palco. Ero accanto a Quinn e Brittany. Stringevo la mano di entrambe e quando ci declamarono vincitori spalancai gli occhi e la bocca per poi stringere Quinn che mi alzò di peso, e poi mi voltai verso Brittany e la baciai come se non ci fosse domani.
 
 
 
Venerdì
 
 
Sospirai posando la busta sul tavolo.
Guardai Rachel che mi sorrise posando anche la sua.
Poi Quinn posando la sua e sedendosi sulla poltrona di casa mia.
Successivamente Brittany.
“Okay chi inizia?” chiesi.
Tutte alzarono le spalle e Brittany sospirò.
 
“Inizio io..” disse prendendo la busta.
Stava per aprirla quando entrò nella stanza mia madre.
 
“Mija, c’è un’altra busta per te..” disse tendendomi un’altra busta.
Corrugai la fronte afferrandola.
 
“Grazie mamita..” dissi guardando la busta confusa.
 
“Da dove viene?” chiese allora Brittany.
 
Sospirai leggendo il nome e mi inumidii leggermente le labbra.
“Nyada.” Dissi alzando lo sguardo su Brittany.
 
 
 
 
 
 
“E’ assurdo..” dissi posando la busta sul tavolo sedendomi sul divano.
“Non ho neanche fatto domanda!” esclamai.
 
“Beh, magari Carmen Tibideaux ti ha vista e ha deciso di prenderti nella scuola..” tentò Brittany sedendosi accanto a me.
“Cos’è che ti turba?” mi chiese e sospirai.
 
“Che.. che mi ero organizzata tutto.. studiare medicina alla NYU. Non avevo pensato a questa possibilità, e.. sai qual è il mio sogno. Voglio salvare vite, e trovare una qualsiasi cura per la malattia di mia nonna. Non, non so se diventare un artista sia quello che voglio..”
 
Lei annuì.
“E’ facile. Preferiresti essere su un palco o davanti a una telecamera, oppure dietro un letto di sala operatoria?”
 
Alzai lo sguardo su di lei e sorrisi.
“Sala operatoria. Voglio salvare vite.. Ma devo ammettere che mi fa davvero strano che sia stata presa a una scuola così importante senza nemmeno aver fatto domanda..”  spiegai e lei rise.
 
“Strano? A me sembra giusto. Sei grandiosa..” mi disse per poi baciarmi.
Sorrisi ricambiando il bacio.
 
“Okay! Torniamo ad aprire le buste eh!” esclamò Quinn facendoci ridere.
 
“Okay.. Quinn, tocca a te….”





Franci's Corner:

Penso che questo sia il cpaitolo più brutto e più corto che abbia mai scritto. Mi dispiace immensamente,

Ps avviso.. il prossimo sarà l'ultimo. Questa FF non mi da più ispirazione.. scusate! Per chi volesse questahttp://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1636708&i=1 è la mia nuova FF :)

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Capitolo 22
*** The real me ***


 
 
 
Mi stiracchiai sbadigliando e allungai la mano dall’altra parte del letto aspettandomi di trovare la mia biondina al mio fianco. Ma quando sentii il letto vuoto mi imbronciai  tirandomi a sedere.
 
Dove era andata?
 
Diedi una veloce occhiata all’ora sul mio cellulare per poi infilarmi un paio di pantaloncini oltre la magliettina che già avevo e uscii dalla camera. Imboccai il corridoio strusciandomi l’occhio con la mano, libera dal telefono che tenevo nell’altra, sentendo delle voci provenire dal salotto.
 
Corrugai la fronte affacciandomi nella stanza notando la mia bionda a sedere sul divano.
 
“Ehi..” dissi facendola voltare.
 
“Ehi..” mi rispose lei mettendo il muto alla televisione.
 
“Che ci fai qui? Sono le 4 di notte..” dissi a voce a quanto pare un po’ troppo alta perché lei mi zittì indicandosi le gambe.
 
Così feci ancora un paio di passi notando Santi dolcemente e felicemente addormentato sulle gambe della mia bionda.
 
Gli occhi a quell’immagine si riempirono di lacrime che trattenni con un sorriso.
 
“Ha avuto un incubo ed è venuto in camera. Ma non volevo svegliarti, spero non ti dispiaccia..” mi disse lei accarezzando dolcemente la testa al mio piccolo.
 
A quel punto non trattenni una lacrima di felicità. Mi avvicinai a lei e la baciai delicatamente sulle labbra.
 
“Ti amo..” le dissi a un soffio dalle sue labbra guardandola negli occhi.
 
Lei sorrise baciandomi a sua volta.
“Anche io ti amo..” abbozzai un sorriso tremante data l’emozione che quel momento mi dava.
 
“M-mami?” chiese Santi svegliandosi e strusciandosi la manina sull’occhio.
Vidi Brittany sorridere a quel gesto per poi guardarmi e ridacchiare.
 
“Amore..” dissi sedendomi accanto a lui e prendendolo in braccio.
“Che ridi?” chiesi poi a Britt con un sorriso baciando la testolina di Santi.
 
“Niente, è che appena vi svegliate, avete entrambi questa cosa del..” si portò la mano a strusciarsi l’occhio. “.. dello strusciarsi l’occhio.”
 
“Non l’avevo mai notato..” dissi io guardando Santi.
 
Lei sorrise.
“E’ la cosa più adorabile che abbia mai visto..” disse tendendosi verso di me.
Eliminai le distanze baciandola portando una mano ad accarezzarle la guancia.
 
“Che stavate guardando?” chiesi poi staccandomi da lei  e guardando la televisione.
 
“Hercules.. mi ha detto che ancora non lo aveva visto perché non lo avevate, così quando sono andata a casa l’ho portato e a quanto pare è risultato utile..” rispose lei.
 
Sorrisi e in quel momento Santi si staccò da me.
“Mami.. perché Ercole chiama mamma e papà i suoi non veri genitori?” chiese.
 
Sorrisi alla composizione della frase e poi lo strinsi a me.
“Perché a volte i genitori non sono semplicemente chi ti ha fatto nascere. I genitori sono delle persone che ti amano, che te ami, che si prendono cura di te e che ti brontolano se sbagli. Persone che sono sempre disponibili per te.” Gli spiegai accarezzandogli la schiena.
 
Lui si staccò nuovamente.
“Davvero?” chiese corrugando la fronte e le labbra facendomi ridacchiare per la sua espressione.
 
“Davvero..”
 
“Allora, Britt può essere la mia mamma…” disse pensandoci su mantenendo quel suo adorabile broncio di quando pensava.
Mi voltai verso Brittany vedendola con gli occhi lucidi guardare Santi.
“Perché.. lei mi ama, e io la amo.. mi fa vedere sempre i cartoni che non ho mai visto, mi fa ballare, e giochiamo alla guerra con i cuscini quando non ci sei, perché ti arrabbieresti..” si bloccò e mi guardò facendo scomparire quel suo broncio da pensatore.
“Ops..” disse.
Mi voltai verso Brittany e lei abbozzò un mezzo sorriso alzando le spalle cercando di avere un aria innocente, che io trovai anche sexy.
“Coooomunque..” continuò Santi. “Quando ho gli incubi e tu dormi perché sei tornata tardi da lavoro, lei mi consola sempre. E quando sta preparando la colazione e io infilo le dita nella pastella per i pancake mi brontola…” alzò lo sguardo su di me e poi guardò Brittany.
“Britt vorresti essere la mia seconda mamma?” chiese.
Vidi le sue labbra tremare.
 
“Certo.. s-se alla mami va bene..” disse guardandomi con gli occhi lucidi.
Santi si girò a guardarmi.
 
“Ti va bene mami??”
Era tutto ciò che volevo.
Una famiglia, e anche se avevo ventuno anni, mi sentivo come se tutto fosse normale.
Questa era la mia vita.
E, dios, non l’avrei cambiata per niente al mondo.
Avevo la persona che amavo al mio fianco. E lei amava me. Amava mio figlio.
Avevo mio figlio. Il più bel bambino del mondo. Il più dolce. E adesso che aveva ufficialmente portato Britt a far parte della nostra famiglia, avrei voluto affacciarmi al balcone e urlare al mondo.
Urlare a tutta New York quanto Santana Lopez fosse finalmente felice.
 
“Certo che va bene..” rispose baciando la testa di Santi voltando poi verso Britt.
Mi sorrise con quel suo sorriso così bello che ogni volta mi faceva sciogliere.
Mi sporsi verso di lei e la baciai con passione.
 
“Siamo la più bella famiglia del mondoo!” urlò Santi buttandosi tra le braccia di Brittany.
E lo eravamo.
 
Certo, non tutto era andato secondo i piani.
Ovviamente spesso il destino ha cose in serbo per te che neanche immagini.
Spesso ha un idea migliore della tua.
 
Sentimmo bussare.
Socchiusi gli occhi pensando chi alle quattro di notte potesse bussare.
Mi alzai aprendo e alzai un sopracciglio guardandolo.
“Che ci fai qui?”
 
“Ho sentito Santi urlare e ridere, così sono venuto di qua a vedere cosa succedeva..” disse passandomi accanto superandomi.
Alzai gli occhi al cielo.
 
“Entra pure..” dissi chiudendo la porta. Ma questa non si chiuse.
La riaprii corrugando la fronte.
“E voi che ci fate qui?”
 
“A quanto pare Santi ha svegliato tutti..” disse la nana entrando seguita da Quinn.
 
Sbuffai e mi affacciai alla porta vedendo, come pensavo, anche Sophie arrivare sbadigliando.
La feci passare e sospirai chiudendo la porta.
“Lisa?”
 
“Oh, lei dorme come un ghiro!” spiegò Puck abbracciando la fidanzata da dietro.
 
Guardai casa mia in quel momento.
Tutti si erano seduti senza fare complimenti.
Quinn si era addirittura presa un bicchiere di latte.
“E non potreste tornare tutti a dormire? O a fare qualcos’altro? Invece che rubare il mio latte?” ringhiai afferrando il cartone del latte che ora era stato passato a Puck.
 
“Beh, tuo figlio ci ha svegliato, tu ci sopporti!”
 
“E’ anche il figlio di Noah!”
 
“Ma…” iniziò la nana e poi sbuffò. “Allora, cosa aveva da urlare il piccolo lirico?” chiese guardandolo.
 
“Oh.. Brittany è diventata ufficialmente la mia mamma!” disse lui ributtandosi su Brittany che rise.
 
“Oddio! Davvero?” chiese commossa Rachel e annuii con un sorriso.
 
“Davvero!”
 
“Allora dobbiamo festeggiare! Datemi un microfono!” disse scattando in piedi dalla sedia.
 
“Rachel! Sono le quattro di notte!” le feci notare.
 
“Hai ragione! Allora…” cominciò a pensare.
 
“Io ho fame..” disse Puck.
Alzai un sopracciglio guardandolo.
 
“Quindi?” chiesi capendo già come sarebbe finita.
 
“Quindi.. pasta per tutti! Vi preparo la Puckerman, donne, vi cambierà la vita!” esclamò alzandosi e portandosi ai fornelli.
Ridemmo tutte e alzai gli occhi al cielo. Non c’era nemmeno bisogno di dargli il permesso.
Tornai a sedere accanto a Brittany che si appoggiò alla mia spalla.
 
Sentivamo le risate provenire dalla cucina aperta, posta subito accanto al salotto.
Vedemmo Santi scattare in piedi e dirigersi in cucina, poco dopo.
Sorrisi a Brittany che mi baciò con dolcezza.
“La nostra è davvero la famiglia migliore del mondo..” mi disse voltandosi a guardare i cinque in cucina che ridevano e si spingevano.
Sorrisi voltandomi a mia volta e poi riportai lo sguardo su di lei.
 
“E’ merito tuo, lo sia no? Sei tu che mi hai insegnato ad amare. Mi ha fatto aprire il cuore e.. se non fosse stato per te, non sarei da nessuna parte.” Dissi accarezzandole la guancia per poi infilare la mano tra le pieghe del divano.
“Ho aspettato questo momento da sempre. Ormai sono tre anni che stiamo insieme. Ma voglio stare insieme a te tutta la vita, e adesso che Santiago ti ha ufficialmente fatto entrare nella famiglia..” dissi tirando lentamente fuori la mano dal materasso con una scatolina in mano.
Lei spalancò gli occhi portandosi una mano alla bocca mentre aprivo la scatolina vellutata.
“..mi vuoi sposare? Mi faresti questo onore?” chiesi e lei sorrise e mi baciò con passione trasportante.
Ma dovetti staccarmi quando mi ricordai che ancora non mi aveva riposto, e che di la c’erano i nostri amici.
“E’ un si?”
 
Lei sorrise.
“Non voglio farti questo onore, perché l’onore è tutto mio! Certo che voglio sposarti San, lo voglio da quando ti ho conosciuto. Dalla prima volta che i miei occhi hanno incontrato i tuoi e ho capito che ti amavo..” sorrisi commossa mentre una lacrima mi rigava il volto.
Mi sporsi verso di lei reclamando un bacio che lei fu felice di darmi per poi alzarmi e tenderle la mano.
Lei la afferrò e sorrise.
Presi l’anello e gli e lo infilai per poi baciarla nuovamente mentre lei portava le braccia dietro il mio collo. La sentii sorridere nel bacio.
 
“Bellezze, è pronto!” urlò Puck.
Risi nel bacio staccandomi e per mano ci avviammo in cucina.
La guardai vedendo che cercava di trattenere un sorriso enorme.
Mi guardò a sua volta come a chiedermi il permesso.
Abbozzai un sorriso e annuii.
Lei saltellò e urlò.
 
“Santana mi ha chiesto di sposarla!” esclamò a voce alta mostrando l’anello.
Risi mentre tutti che erano a sedere al tavolo spalancavano gli occhi.
Le ragazze si diressero subito a vedere l’anello e a me si avvicinò Puck dandomi una pacca sulla spalla.
 
“Nel periodo in cui eri incinta di Santiago, ho avuto molte volte la tentazione di chiedertelo. Ho sempre voluto essere io il fortunato. Ma, infondo ho sempre saputo che non ero il tuo tipo. Sono orgoglioso di te San!” sorrise e mi gettai tra le sue braccia.
 
“Anche iooo!” urlò Santi buttandosi nell’abbraccio facendoci ridere e accoglierlo tra noi.
Mi voltai verso Brittany che eccitata parlava gesticolando con Rachel, Quinn e Sophie sull’anello.
Si voltò a guardarmi e mi fece un occhiolino che mi fece ridere riportando poi l’attenzione su Santiago.
 
“Tu porterai le fedi.. amore.”
 




 
 
Brittany andò grandiosamente alla Julliard. Ebbe la parte da prima ballerina a tutti gli spettacoli di fine anno ed  fu chiamata da diverse compagnie di ballo.
Diventò successivamente una delle più brave e stimate ballerine di Broadway ricevendo molti contratti e tutti ruoli da prima ballerina.
Ebbe anche l’occasione di fare un tour con Beyoncè che la portò fuori per un anno.
Non fu un anno facile, ma l’amore che ci legava e la promessa che adesso portiamo al dito ci aveva aiutato.
 
Rachel è riuscita a trovare la sua via per Broadway grazie al suo fantomatico naso.
Riuscì ad ottenere la parte di Fanny Brice in Funny girl.
Da li è diventata uno degli assi portanti di Broadway proprio come il suo mitico, Barbara Streisand.
Si è sposata con Quinn qualche anno dopo me e Brittany.
 
Quinn diventò il più stimato degli avvocati a New York. Quando si parla di problemi penali, Quinn è sicuramente la migliore a New York, se non probabilmente in tutta la nazione. Aprì uno studio con Sophie che va davvero molto bene.
 
Noah decise che il suo sogno era di avere un negozio di strumenti musicali e dava anche lezioni.
Il suo negoziò va piuttosto bene.
 
E poi ci sono io.
Come dicevo non tutto va secondo i piani.
Infatti, anche se non ero entrata alla NYU perché avevano accettato un solo studente dalla scuola, gli studi alla Nyada furono molto interessanti.
Trovai inizialmente un lavoro come addetta al karaoke e ero la coprotagonista con Rachel per uno show off Broadway.
 
Quando vidi la lettera della NYU e lessi che non mi avevano accettato mi sembrava tutto così tremendo.
Tutto ciò che avevo programmato era andato in frantumi come un fottuto cristallo fragilissimo lanciato da un grattacielo.
Ma fortunatamente, non ero sola. Avevo trovato qualcuno che mi aveva aiutato a raccattare tutti i pezzi e che mi aveva aiutato a rincollarli, facendo tornare quel cristallo ancora più bello.
Avevo deciso di diventare una famosa cantante e attrice promettendomi che il primo ricavato sarebbe andato in donazione per la ricerca a malattie come quelle della abuela.
Forse non avrei trovato io la soluzione, ma sapere che qualcuno lo stava facendo e io potevo aiutarlo, beh mi bastava.
Il primo ricavato che ricevetti per il primo spettacolo non era molto, ma dato che con il lavoro al karaoke riuscivamo ad andare avanti, decisi di dare quella somma alla ricerca.
Mi ripromisi che quando avrei avuto abbastanza soldi, avrei dato il suo nome alla ricerca.
E quando li ebbi inizi ufficialmente la ricerca contro le malattie genetiche del cuore a nome di Dolores Lopez.
 
Ero riuscita a incidere un disco. Le vendite erano state incredibili. Mai mi sarei aspettata tanto.
E piano piano diventai una cantante famosa.
 

E adesso, pensare a quando ero una liceale mi fa ridere.
Credevo di avere tutto, quando in realtà non avevo niente.
Ed è solo grazie a lei, che ho potuto vivere, sognare e realizzare.
E’ solo grazie a lei  che sono Santana Lopez.

La vera me.




Franci's Corner.

Okay, un pezzo di cuore mi è partito.
Questa FF è finita. Ufficialmente. Molti capitoli non mi hanno convinto. La storia ha smesso di appassionarmi facendomi perdere le idee, ma quando arrivi al momento in cui devi chiuderla, è davvero un lavoro duro.

Grazie mille alle 81 persone che hanno messo questa storia tra i preferiti. Alle 11 che la ricordano e ai 36 che preferiscono.

Grazie a chi ha recensito.
Grazie a chi ha semplicemente letto in silenzio.
Grazie a tutti voi!

Spero che questo capitolo sia stato di vostro piacimento.

E tanto per chiarire, Santana all'ultimo pezzo sta parlando al tempo presente, perchè sta raccontando, se ricordate come è iniziata la FF. Era un suo racconto.

Detto questo.. un bacio grosso a tutti e.. ci vediamo con le altre FF!
Ne ho tantissime aperte! E due qui! Quindi.. seguitele :)

Un bacio enorme Fra

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