ALL WHAT SHINES IN MY LIFE di Alina83 (/viewuser.php?uid=31937)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 1 *** prologo ***
Fujimo
bussò alla porta della camera.
- Forza, Misato! Siamo in ritardo per il concerto dei Blast!
Il
fratello di Misato le avrebbe accompagnate, altrimenti i suoi genitori
e quelli di Fujimo non le avrebbero lasciate andare al concerto. Erano
tutt'e due così eccitate, da quando avevano ricevuto
l'invito per la
festa privata della band...
- Un momento, un momento...
Misato aprì la porta.
- Ma sei pallidissima! Ti senti bene?
- In effetti no... ma non posso perdermi il concerto, proprio non
posso! C'è Nana, parlerò con lei... capisci?
- Parleremo - la corresse Fujimo - e io vedrò Shin, e mi
sfiorerà la mano...
Il fratello di Misato si intromise:
- Ma è tanto più bello di me, questo Shin?
Fujimo arrossì.
Uscirono dall'albergo, trepidanti. Un taxi li portò al
concerto, dove Nana stava per ricreare la sua magia.
Nana
sorseggiava un Gatorade nel backstage. Mai e gli altri dello staff si
affannavano a tenere lontani i paparazzi, specialmente quelli di
"Search" che già le avevano causato tanto dispiacere.
La pausa stava
per finire. I fan, là fuori, scalpitavano per assaporare
ancora la loro
musica. Nana si alzò per raggiungere gli altri e tornare sul
palco.
All'improvviso la porta si spalancò e apparve Miyake.
Nana ricordò quel viso orribile, beffardo... quella
scatola... quella foto...
- Brutto bastardo! Fuori di qui! Maiiiii! Yasu!
La ragazza giunse, senza fiato.
- Ho provato a fermarlo, Nana! Mi ha quasi buttato per terra!
Perdonami...
- Oh, ma non è colpa tua, lo so come sono fatti questi
avvoltoi. Fuori di qui, schifoso!
Miyake però non aveva l'espressione dell'altra volta. Era
lì per uno scoop, sicuro, ma... sembrava anche triste.
- Che vuoi? Parla! Parla e vattene...
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Capitolo 2 *** capitolo 1 ***
- Signorina Osaki, sua sorella si è sentita
male... so che le sembrerà
assurdo, ma da mesi stavamo indagando sulla sua famiglia... e proprio
stasera che volevamo che vi incontraste, ecco...
Mai si fece di fuoco. Corse a chiamare Yasu.
"Lo
sapevo... ora Nana saprà che io ne ero al corrente sin
dall'inizio... e
non si fiderà più di me... Misato... che cosa le
sarà successo?"
Miyake si avvicinò a Nana, ma lei si scostò.
- Signorina Osaki, è sua sorella! So che è
sconvolta, ma in questa situazione... venga, l'accompagno in ospedale.
- Yasu! - Nana si girò verso l'amico che era appena entrato
insieme a Mai. - Dimmi se è... possibile...
Yasu guardò Mai, che sembrava più inquieta del
necessario. Ella annuì.
- Nana, che cosa pensi? - chiese Yasu.
- Canterò ancora due canzoni. Non posso deludere tutte
quelle persone lì fuori.
"Questa è Nana" pensò Yasu.
Non
ci fu nessun bis, naturalmente, e mentre l'ultimo accordo della
chitarra di Nobu svaniva, Nana e Yasu scesero dal palco e si fiondarono
nell'automobile di Miyake, dove già Mai li aspettava. La
ragazza
dovette confessare tutto: di aver sempre saputo che sua madre aveva una
nuova famiglia, di aver scelto quel nome falso... il nome di qualcuno
molto vicino a lei. Sempre più vicino, ora che l'auto
prendeva
velocità. Yasu stringeva la mano di Nana, che era fredda.
"Quante
volte ho sognato questo momento? Quante volte? Da bambina, aspettavo
dietro i vetri... sulla veranda della pensione... per la strada... di
rivedere i tuoi occhi, mamma... di correre nelle tue braccia...
è
troppo tardi! Non posso più perdonarti... ma lei, lei che
già mi vuole
bene..."
Ripensò alla lettera di ammirazione che Misato le aveva
spedito, a quel legame che aveva sentito di avere con lei, senza
nemmeno conoscerla... qualcuno aveva persino notato che le somigliava!
Si strinse a Yasu, mentre le lacrime le scorrevano sulle guance.
Finalmente.
Era in piedi accanto alla madre, con gli occhi di
nuovo asciutti, a parlare con i medici. C'era suo fratello, e quella
ragazzina con gli occhiali che sembrava la sua fidanzata... che
piangeva. Lui cercava di consolarla, ma era disperato più di
lei.
-
Stava male... ed è voluta venire lo stesso al concerto...
per te,
Nana... ha detto proprio così. - disse il ragazzo. - Io
credevo che
avesse un po' di febbre, non potevo immaginare!
- Nana - si rivolse
a lei la ragazzina, tra le lacrime - io sono Fujimo, la migliore amica
di Misato. Noi eravamo state scelte tra le fan della nostra prefettura
come invitate alla vostra festa dopo il concerto... ma adesso non ci
sarà nessuna festa, se tu non sei là... Nana...
ma come hai saputo cosa
era successo? Perché sei qui?
"Per colpa di un paparazzo
ficcanaso" avrebbe voluto rispondere. Un paparazzo che per una volta
aveva ficcato il naso al momento giusto. Che adesso la stava
fotografando di nascosto, da dietro il distributore delle bibite, ma
sentiva di poterlo perdonare. Sua madre, no...
- Yasu...
- Nana, cara...
- Sta per morire. Ha i miei stessi occhi, i miei stessi capelli,
è mia sorella... e sta per morire!
- Che cos'ha esattamente? Te l'hanno spiegato?
- Una forma di leucemia fulminante... improvvisa, capisci? Era sempre
stata bene, finora...
-
So che queste cose possono succedere. In questi casi, bisogna
trapiantare il midollo osseo. Lo possono fare i parenti, se sono
compatibili...
- Dici che io potrei farlo? - Nel cuore di Nana apparve la speranza. -
Dici che potrei chiedere se...
La
madre e suo marito avevano già fatto il test. Lei non era
abbastanza
forte da poter subire un'operazione, mentre lui, semplicemente, non era
compatibile. Il fratello nemmeno.
Nana volle provarci. E quando le
dissero di sì, quando capì che la vita di Misato
era nelle sue mani,
sentì una forza immensa che illuminava la sua mente, la sua
memoria,
cancellando ogni rancore, ogni lacrima...
Quando Nana si
risvegliò, sua madre era accanto a lei. Si sentiva
debolissima, tanto
da non riuscire a muoversi. Ma le avevano detto che era una cosa
normale.
- Nana... devo dirti grazie... devo dirti...
Lei chiese
un bicchiere d'acqua, fingendo di non aver sentito. Poi
voltò la faccia
dall'altra parte. Quando la madre, rassegnata, si era alzata per
andarsene, disse:
- Dimmi chi è mio padre.
E la madre cominciò a raccontare.
-
Quando avevo la tua età, ero ribelle e sognavo di venire a
vivere a
Tokyo. Tua nonna avrebbe voluto che l'aiutassi con la pensione, ma io
non ne avevo nessuna intenzione. Così, appena ho potuto,
l'ho fatto
davvero... il salto.
Nana sentì un tuffo al cuore. Quello che aveva vissuto
lei... somigliava alla madre così tanto?
-
Conobbi un uomo e andai a vivere con lui, ma tra noi le cose non
andavano bene. Poi, un giorno, mia madre mi telefonò. Era
ammalata, e
non riusciva più a mandare avanti la pensione.
Così tornai al mio paese
e l'aiutai finché non fu ristabilita. Ma una sera, mentre
tornavo a
casa... un uomo mi seguì... era ubriaco, mi buttò
a terra e mi
violentò...
Ecco. Era come se l'avesse sempre saputo.
Stranamente questa rivelazione era troppo orrenda per scuoterle i
nervi. La lasciò scivolare...
- Lui, dopo, si scusò. Mi chiese
scusa, capisci? Io non lo denunciai. Lo conoscevo. La moglie era una
donna dalla salute malferma, avevano due figli. Mi ricordo di
Tacchan... di quegli occhi impauriti quando il padre era nei paraggi...
Non potevo esporre quella donna e quei bambini alla vergogna, alla
miseria... lui era un uomo orribile, ma quella era una famiglia. Quando
mia madre fu in grado di riprendere in mano le redini
dell'attività,
tornai a Tokyo. Con lui, dopo il mio ritorno, litigavo sempre
più
spesso, finché non mi accorsi di essere incinta. Non seppe
mai che il
bambino non era suo, ma se ne andò comunque. Nascesti tu...
"Io sono nata a Tokyo..."
-
Lavoravo, tu crescevi, la nostra vita era semplice. Credevo di essere
felice. Ti amavo... devi credermi, io ti amavo. Ma un mio collega
cominciò a parlarmi con dolcezza, a corteggiarmi. Dopo
quello che era
accaduto, non mi ero più avvicinata ad un uomo. Ma adesso
era diverso...
-
Continuo io. Ti sei innamorata. Avevi paura di perderlo, quindi non gli
hai detto nulla di me. Mi hai portato dalla nonna e mi hai abbandonata.
L'hai sposato e avete avuto due figli...
La madre crollò il capo.
- Ma non mi hai ancora risposto. Chi è mio padre? Come si
chiama? Voglio sapere il suo nome!
- Quell'uomo... quello che mi ha violentata... ma che importanza ha? Ho
cercato di dimenticare... e adesso...
- Il suo nome. |
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Capitolo 3 *** capitolo 2 ***
- Ichinose... un nome comune... non so quale fosse il nome
proprio... lo chiamavano tutti Ichinose, l'ubriacone...
Yasu apparve sulla porta. Nana alzò lo sguardo verso di lui.
- Da quanto sei qui?
- Abbastanza. Signora, non crede sia meglio lasciarla riposare?
- Gliel'ho chiesto io...
- Lo so, Nana. Signora, venga, lasciamola dormire.
Nana lo guardò supplichevole. - No, Yasu, ho paura di
restare sola...
- Ren è qui. Ma se preferisci me...
Lei abbassò gli occhi.
- Fallo entrare. Grazie...
Ad un cenno dell'amico, Ren corse in camera di Nana, mentre Yasu e la
signora Uehara si sedettero in sala d'aspetto.
- Come sta sua figlia?
- Stanno controllando i valori del sangue, a intervalli regolari.
Dobbiamo aspettare... - Poi, guardandolo in faccia:
- Lei mi odia, non è vero?
-
Nana? E che cosa si aspettava? Ma adesso questo non conta,
c'è qualcosa
di più importante... ho sentito quando le ha detto che
l'uomo che l'ha
violentata si chiamava Ichinose. E' così?
- Sì. Ero stata in classe con la moglie, alle scuole medie.
Le volevo bene, e non volevo darle un dispiacere denunciandolo...
- Come si chiamava il figlio? E' essenziale che se lo ricordi.
La signora Uehara ripetè:
- Tacchan... lo chiamavano così... era un bimbo tanto buono!
Non meritava un padre simile.
- E' un diminuitivo molto comune. Takehiko? Takeru?
- Non mi sembra. Ma perché queste domande? Dove vuole
arrivare, signor...
- Takagi. Yasushi Takagi. Tutore legale di Nana. - Non le porse la
mano, però.
- E' il batterista dei Blast, no?
-
Sono avvocato. Suono la batteria per rendere felice sua figlia. E
faccio io le domande! Un connotato particolare del signor Ichinose?
-
Aveva una cicatrice sulla fronte... sopra l'occhio destro. Si diceva,
nel paese... che fosse una coltellata dell'ex fidanzato di sua
moglie... ma erano pettegolezzi, credo.
- Grazie, signora. E' stata di grande aiuto.
Si
alzò e prese dalla tasca il cellulare. Un'infermiera,
passando, lo
guardò con severità, così scese
nell'ingresso. Fece scorrere la rubrica
fino alla R.
Tuuuu...
- Pronto?
- Reira? Sono Yasu. Scusa se ti disturbo... devo chiederti una cosa
importante.
Lei, stupita, tacque dapprincipio. Poi, prendendo un po' di coraggio...
- Dimmi, Yasu. Chiedi pure.
- Il padre di Takumi ha una cicatrice sul viso?
- Sì, sulla fronte. Gli è successo qualcosa?
- No, no, tranquilla. Era solo un'informazione. - Sbuffò. -
Ti ringrazio, Reira, mi sei stata molto utile.
- Sai, Takumi... mi è stato molto vicino ultimamente... ma
ho capito che non è lui che amo.
-
Questo l'ho sempre saputo. Quando Shin sarà maggiorenne, non
avrai più
problemi... credi di riuscire ad aspettare fino ad allora?
- Io... veramente...
- Ciao, Reira, a presto.
Chiuse
la comunicazione. Mio Dio... Nana e Takumi... non doveva mai venirlo a
sapere! Dal cognome, non l'aveva certo capito... Ma parlando con Hachi,
o con Ren, il passato di quella famiglia sarebbe venuto fuori. Avrebbe
fatto il collegamento... E un altro shock del genere non l'avrebbe
sopportato!
"Oh, Nana, mia..."
Fermò i suoi pensieri. Non doveva lasciarsi troppo andare.
Non poteva proteggerla, altrimenti.
Misato
guarì. Nana le aveva salvato la vita. Fu posticipato
l'intero tour, ma
dopo l'inserto speciale che Search dedicò ai Blast, le
vendite
dell'album schizzarono alle stelle, e quelli della Gaia gongolarono.
Mai avrebbe voluto licenziarsi, ma Nana la convinse a restare,
assicurandola che non era arrabbiata.
-
Era giusto che venissi solo ora a conoscenza della verità.
Se non
avessi sofferto così tanto, non sarei quello che sono... non
avrei
incontrato Ren, non avrei fatto del canto la mia ragione di vita... e
tutto ciò che di luminoso è entrato nella mia
esistenza... i Blast, i
miei fan, Hachi... e il successo, anche: l'ho conquistato con le
lacrime. Sono felice!
Driiiin...
Yasu dormiva da un quarto d'ora quando il telefono si mise a squillare.
- Oh, porc... Pronto?
-
Pelatino? Cos'è questa storia che chiedi informazioni
PRIVATE su di me
a Reira? Non puoi rivolgerti direttamente al sottoscritto?
- Takumi!
- No, mia nonna. Cosa c'entra mio padre con te?
- Ma cosa ti ha detto Reira?
-
Tutto. Le hai chiesto se mio padre aveva una cicatrice... ma da dove
vengono fuori queste domande... sei stato assunto da "Search", per caso?
- Sono un avvocato.
- I Trapnest hanno già una squadra di legali, vorrei
ricordartelo. Quelli della casa discografica...
- Takumi, ne parliamo un'altra volta. Ho sonno!
- ...
Spense il cellulare. Ma perché aveva chiesto proprio a Reira?
Magari anche Ren avrebbe potuto aiutarlo... o forse no... ormai il
danno era fatto, comunque.
Fece
due conti. Nana ora aveva una madre, un padre (per quanto ignobile) e
tre fratelli. I due Uehara, e Takumi. Ah, già, anche la
sorella di
Takumi...
Strano, no? Per una ragazza che fino a qualche giorno fa credeva di non
avere una famiglia!
Bussarono alla porta.
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Capitolo 4 *** capitolo 3 ***
- Nana... ti hanno lasciato uscire dall'ospedale?
- Scansati,
lasciami entrare. - Aveva la solita espressione dura ed ironica. -
Certo che sì, sono una roccia, io. Eccheccavolo! Mi hanno
proibito di
fumare! Ma non m'importa...
Tirò fuori le Seven e fece per accendersene una, ma Yasu le
strappò il pacchetto di mano.
- Come sta Misato?
-
Bene. E' un tesoro... non credevo di poter provare un sentimento
simile... per Hachi, forse... ecco. Lei è stata per me una
sorella, ma
adesso so che cos'è la forza dei legami di sangue...
è incredibile!
- E con tua madre?
- Che vuoi che ti dica? - Fece spallucce. - Non m'importa di lei. Io
sarò una madre migliore di lei, poco ma sicuro.
Yasu
la fissò stupefatto. Quale cambiamento! Era davvero la
stessa Nana che
diceva sempre a Ren "Voglio fare concerti, non bambini"?
- Tu e Ren state pensando...
-
Ren ci pensa da sempre. Io, finora, non ne avevo intenzione. Ma ho
capito che per quanto la musica sia importante per me, le persone che
mi amano e che amo sono essenziali. Tra queste persone ci sono i miei
fan, e per questo motivo continuerò a cantare, per ora. Non
più per
raggiungere una vetta invisibile, o per colmare il vuoto nel mio
cuore... perché il mio cuore è pieno di affetto e
di gioia...
Yasu
era commosso. La buttò sul ridere: - Se avrai un maschietto,
potrebbe
sposarsi con... - e si fermò di colpo. Sposarsi tra
cugini... no, non
era una buona idea.
"Questa storia continua a tormentarmi. Perché?
Perché? E se un giorno parlando nel sonno le rivelassi
tutto... e se mi
ubriacassi come fa Nobu e..."
- Con la piccola di Hachi! Bravo pelatino!
- Ma no... sarebbe troppo grande per lui... - mentì.
Nana
si era accoccolata sul divano, e sorrideva. Chiuse gli occhi per
prendere sonno. Yasu la guardò addormentarsi, accarezzandola
con il
pensiero.
Nana stava sognando.... il solito sogno dove sua madre se ne andava per
sempre... quell'immagine che Nana, nella sua testa, aveva vissuto ogni
notte fino a quando aveva incontrato Ren.
Ma ora il sogno stava
cambiando. La porta che sua madre aveva chiuso dietro di sè
era
finalemnte stata riaperta... dall'altra parte Misato, sua sorella, la
guardava con uno sguardo un po' sorperso. Poi le sorrideva e le tendeva
una mano. Dietro di lei, suo fratello, abbracciando la sua ragazza, la
guardava con un'espressione di sfida sul volto... e Nana adorava le
sfide.
Aveva sempre sfidato sè stessa e gli altri ed aveva quasi
sempre vinto. Ora doveva accettare quest'ennesima sfida.
Così afferrò
la mano di Misato e finalmente uscì per sempre da quella
casa, dove
aveva tanto sofferto.
In quel momento si svegliò. La stanza era in
penombra e lei era sola, ma nella stanza accanto sentiva delle voci...
una era certemente di Yasu, mentre l'altra... no, non poteva essere!
Non poteva averla chiamata in un momento così delicato! Non
lei! Ma la
voce era inequivocabile.
- Nana! Oh, finalemente ti sei svegliata.
Non sai quanto ero preoccupata. Perchè non mi hai chiamata?
Sarei
volata in ospedale da te e lo sai.
- E' appunto per questo, che non
ti ho chiamata, Hachi. Sei all'ottavo mese di gravidanza e non ti devi
affaticare. Ehi, pelatino... come ti sie premesso di disturbare Hachi
per una sciocchezza simile?
- No, Nana, non è stato lui a chiamarmi.
L'ho sentito in TV. Ho tentato di chaimarti, ma, come al solito, avevi
il cellulare spento. Allora ho chiamato Yasu e lui mi ha detto che eri
qui, che ti eri appena addormentata. Allora ho chiesto se potevo venire
e, quando Yasu ha acconsentito, ho preso un taxi ed eccomi qua. -
rispose Hachi, sorridendo all'amica - però sono qui da
pochissimo
credimi. Anzi pensavo che ti fossi già svegliata, quando
sono arrivata.
- Che cosa? Strano. Non abiti molto distante da qua.
- E' vero, ma non ero a casa quando ho sentito la notizia... ero a casa
di Jun, che è molto distante da qua.
-
Jun? Ah, la tua amica ganguro.
In ogni caso, pelatino, non dovevi
permetterle di venire qua. Hachi, sei sempre la solita... ti preoccupi
per gli altri prima che per te stessa.
- Ragazze, sentite, io devo
tornare in studio. Voi restate pure qui a riposare, che ne avete
entrambe bisogno, va bene?. In frigo troverete da bere e qualcosa da
mangiare... a quello lo trovate anche in quel mobiletto
laggiù -
aggiunse Yasu, indicando un basso mobile a due ante in fondo alla
cucina.
- Grazie mille Yasu.
- Grazie pelatino e buon lavoro.
Yasu
raccolse la sua giacca, la sua borsa e fece per uscire. Prima di
richiudere la porta però soffermò lo sguardo
sulla sua Nana. La sua
Nana? No, no, assolutamente no. Nana non sarebbe mai stata sua. Non
poteva neppure sperarci. Non poteva neppure pensarlo, altrimenti
sarebbe stata la fine. Chiuse la porta, deciso a pensare solo al
lavoro, almeno per quella mattina.
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Capitolo 5 *** capitolo 4 ***
Rimaste sole, le due Nana si sentivano un po' in imbarazzo.
Non era un argomento facile da affrontare per nessuna delle due.
Alla fine Nana non sopportò più quel silenzio...
tuttavia non riusciva a guardare Hachi, nè Hachi riusciva a
guardare Nana. Ora che aveva avuto quella conferma che tanto sperava di
non ricevere mai da sua madre, si sentiva macchiata di una qualche
colpa, sebbene sapevesse che in realtà lei aveva subito solo
conseguenze dalle azioni dei suoi genitori. Erano loro i colpevoli, non
lei. ma allora perchè si sentiva così in colpa?
- Immagino che Yasu ti abbia raccontato...
- Mi ha detto solo che eri in ospedale, o meglio che ne eri appena
uscita, ma non voluto dirmi altro.
- Maledetto pelatino! Se lo prendo... in ogni caso, sì,
è vero, ero in ospedale, ma non per me.
Hachi alzò finalmente lo sguardo su Nana, sorpresa e per un
attimo sollevata dalla notizia e, passando in rassegna gli altri membri
del gruppo che potessero avere avuto bisogno dell'ospedale... Yasu no
di certo, visto che era stato là fino a pochi minuti prima.
Impallidì, pensando a qualcosa di grave per Shin o per...
per Nobu. Maledizione! Stava per sposare Takumi e probabilmente la
bambina che portava in grembo era sua. Perchè doveva farsi
ancora problemi solo a pensare a Nobu?
- E per chi allora?
Nana, vedendo la reazione dell'amica, intuì i suoi pensieri,
ma le sorrise e le rispose:
- Tranquilla Hachi, Shin e Nobu stanno bene. Sono stata in ospedale per
mia sorella.
Era la prima volta che pronunciava la parola "sorella" e le fece uno
strano effetto, dolce, quasi commovente, tanto che fece fatica a
trattenere le lacrime, ripensando a Misato.
- Tua sorella? Ho capito bene?
- Sì, hai capito benissimo Hachi. Io ho una sorella, un
fratello e, per fortuna o purtroppo, anche una madre.
- Oh mio dio!!!! Nana hai ritrovato la tua famiglia! Ma come
è successo? Racconta.
Nana le raccontò brevemente l'accaduto, omettendo la storia
raccontatale da sua madre.
-Oh, Nana, sono così felice per te. Sul serio. Tu hai sempre
desiderato una famiglia e ora ce l'hai.
- Non solo... mia sorella è anche una mia grandissima fan!
-Cosa? Davvero! UAAAAAAAAAA!!!!!! Sono così contenta, sul
serio.
Nana le sorrise ed Hachi ricambiò il sorriso dell'amica.
Passato l'entusiasmo iniziale, Hachi chiese a Nana quando Misato
sarebbe uscita dall'ospedale.
- Dovrà restare in ospedale ancora un po'. Io le ho donato
il midollo e quindi è fuori pericolo, ma ora deve guarire
completamente. Quindi non so esattamente quando uscirà.
- Senti Nana, la prossima volta andiamo insieme a trovarla in ospedale,
vuoi?
- Va bene, Hachi, ma io ci tornerò già domani e
sarò lì tutti i giorni. Ora che ho ritrovato mia
sorella, voglio starle il più vicino possibile e recuperare
gli anni perduti. Anche mio fratello, naturalmente, ma ora è
Misato che ha bisogno di me.
- Ho capito. Allora tu riposati. Io ora è meglio che vada.
- Non puoi rimanere? Hai Takumi a casa che ti aspetta?
- No, Takumi è in tour e lo sai, visto che è con
Ren. Però Nana, non casa tua. E' casa di Yasu e non voglio
arrecargli troppo disturbo.
- Allora andiamo a casa mia. Tanto è vicina e potresti
restare a dormire da me. Che ne dici, Hachi?
- In fondo non dovrei viaggiare molto nelle mie condizioni. Va bene,
andiamo a casa tua e domani torniamo in ospedale, vuoi?
Nana annuì, quindi si alzarono e uscirono. Prima di
andarsene, Nana chiuse la porta dietro di sè e poi con la
chiave che nascosa in un vaso contentente una pianta, come se fosse la
cosa più normale del mondo.
Hachi osservò con quanta naturalezza Nana avesse fatto quel
semplice gesto e si chiese quante volte Nana lo avesse già
fatto in vita sua.
Quella notte, dopo tantissimo tempo, le due Nana dormirono di nuovo
assieme nello stesso letto, ignare del futuro che le attendeva.
Il mattino seguente, Nana venne svegliata da un dolce profumo che
veniva dalla sua cucina. Si guardò intorno e non vedendo
Hachi accanto
a sè, pensò che stesse preparando la colazione.
Così si recò in cucina
ed infatti lei era là, col suo pancione, intenta ai
fornelli. Nana
sorrise, ma Hachi non si era ancora accorta della sua presenza.
- Sai che non dovresti affaticarti in questo modo, vero mammina?
-
Non preoccuparti. Se si è abituati a fare certe cose, allora
le si può
fare anche in garvidanza. Mica sono malata... sono solo incinta.
- Già, è questo il problema. - replicò
Nana sbuffando, mentre si sedeva alla tavola già
apparecchiata.
Mentre facevano colazione, Hachi confidò a Nana di aver
preparato dei biscotti per Misato.
- Ho letto da qualche parte che gli ammalati devono mangiare cose
nutrienti, ma secche. Quindi, cosa meglio dei biscotti?
Nana scoppiò a ridere, vedendo quanto seria era diventata
Hachi e le rispose che non sarebbe cambiata mai.
Su
insistenza di Nana, andarono all'ospedale in taxi e presero sempre
l'ascensore. Mentre salivano, Nana notò quanto Hachi fosse
nervosa.
- Che succede, Hachiko?
- Niente, perchè?
- Sembri un po' nervosa...
- Beh, sai, sto per conoscere la tua famiglia e sono un po' emozionata.
- Ma dai... mica sei il mio ragazzo.
- No, ma tu sei la mia migliore amica e sei... sei Nana.
- Ah, beh, questo spiega molte cose...
-
Nel senso, io me lo sentivo che, prima o poi, avresti ritrovato la tua
famiglia... la desideravi così tanto da invidiare la mia...
e ora l'hai ritrovata... Nana, è un tuo
sogno che si avvera! E tu sei così importante per me...
è logico che io
sia emozionata, no?
Nana guardò l'amica con uno sguardo dolcissimo e, di colpo,
le afferrò il viso e le diede un lungo, lunghissimo bacio.
Solo quando le porte dell'ascensore si aprirono, Nana lasciò
andare Hachi e, senza guardarla la ringraziò.
Hachi,
dal canto suo, era rimasta pietrificata dal bacio di Nana e le ci volle
qualche secondo per riprendersi. Quindi corse dietrò
all'amica, che
intanto l'aveva preceduta.
Fuori dalla stanza di Misato, c'era la
madre, ma Nana non la degnò di uno sguardo, nè di
un saluto, sebbene la
madre avesse fatto un tentativo di alzarsi al suo arrivo. Appena
l'aveva vista, il suo umore era cambiato ed era tornata la Nana fredda
del giorno prima. Hachi l'aveva notato, ma aveva pensato fosse meglio
non intervenire.
Quando le 2 Nana entrarono nella stanza, trovarono Misato addormentata.
- WOW!!! E' lei tua sorella????
Nana annuì.
- Che carina... e come ti somiglia! Si vede proprio che siete sorelle.
E chissà come sarà contenta quando lo
saprà!
- Sì, penso di sì.
Hachi
stava osservando Misato, poi si voltò verso Nana e vide che
guardava
Misato con lo stesso sguardo dolce che aveva rivolto a lei poco prima.
Nana
disse che avrebbe aspettato che sua sorella si svegliasse ed
invitò
Hachi a sedersi sull'unica sedia che c'era. Hachi all'inizio
rifiutò,
ma Nana non ammetteva repliche e così accettò. E
di buon grado, visto
stava iniziando a stancarsi.
Poco dopo arrivò il dottore e fece uscire le due Nana per
visitare Misato.
Quando
uscirono, la madre di Nana tentò nuovamente di parlare con
la figlia,
ma lei la ignorò. Hachi non fece in tempo a chiedersi il
motivo del
comportamente di Nana rispetto a quella che doveva essere sua madre,
che Nana le chiese se voleva qualcosa
da bere. Hachi le chiese un tè e Nana si
allontanò urlando - Arriva
subito! - Quindi svoltò l'angolo e sparì.
Era l'occasione buona per parlare con la madre di Nana.
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