ALL WHAT SHINES IN MY LIFE

di Alina83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Fujimo bussò alla porta della camera.
- Forza, Misato! Siamo in ritardo per il concerto dei Blast!
Il fratello di Misato le avrebbe accompagnate, altrimenti i suoi genitori e quelli di Fujimo non le avrebbero lasciate andare al concerto. Erano tutt'e due così eccitate, da quando avevano ricevuto l'invito per la festa privata della band...
- Un momento, un momento...
Misato aprì la porta.
- Ma sei pallidissima! Ti senti bene?
- In effetti no... ma non posso perdermi il concerto, proprio non posso! C'è Nana, parlerò con lei... capisci?
- Parleremo - la corresse Fujimo - e io vedrò Shin, e mi sfiorerà la mano...
Il fratello di Misato si intromise:
- Ma è tanto più bello di me, questo Shin?
Fujimo arrossì.
Uscirono dall'albergo, trepidanti. Un taxi li portò al concerto, dove Nana stava per ricreare la sua magia.


Nana sorseggiava un Gatorade nel backstage. Mai e gli altri dello staff si affannavano a tenere lontani i paparazzi, specialmente quelli di "Search" che già le avevano causato tanto dispiacere.
La pausa stava per finire. I fan, là fuori, scalpitavano per assaporare ancora la loro musica. Nana si alzò per raggiungere gli altri e tornare sul palco. All'improvviso la porta si spalancò e apparve Miyake.

Nana ricordò quel viso orribile, beffardo... quella scatola... quella foto...

- Brutto bastardo! Fuori di qui! Maiiiii! Yasu!
La ragazza giunse, senza fiato.
- Ho provato a fermarlo, Nana! Mi ha quasi buttato per terra! Perdonami...
- Oh, ma non è colpa tua, lo so come sono fatti questi avvoltoi. Fuori di qui, schifoso!
Miyake però non aveva l'espressione dell'altra volta. Era lì per uno scoop, sicuro, ma... sembrava anche triste.
- Che vuoi? Parla! Parla e vattene...

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Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


- Signorina Osaki, sua sorella si è sentita male... so che le sembrerà assurdo, ma da mesi stavamo indagando sulla sua famiglia... e proprio stasera che volevamo che vi incontraste, ecco...
Mai si fece di fuoco. Corse a chiamare Yasu.
"Lo sapevo... ora Nana saprà che io ne ero al corrente sin dall'inizio... e non si fiderà più di me... Misato... che cosa le sarà successo?"

Miyake si avvicinò a Nana, ma lei si scostò.
- Signorina Osaki, è sua sorella! So che è sconvolta, ma in questa situazione... venga, l'accompagno in ospedale.
- Yasu! - Nana si girò verso l'amico che era appena entrato insieme a Mai. - Dimmi se è... possibile...
Yasu guardò Mai, che sembrava più inquieta del necessario. Ella annuì.
- Nana, che cosa pensi? - chiese Yasu.
- Canterò ancora due canzoni. Non posso deludere tutte quelle persone lì fuori.
"Questa è Nana" pensò Yasu.

Non ci fu nessun bis, naturalmente, e mentre l'ultimo accordo della chitarra di Nobu svaniva, Nana e Yasu scesero dal palco e si fiondarono nell'automobile di Miyake, dove già Mai li aspettava. La ragazza dovette confessare tutto: di aver sempre saputo che sua madre aveva una nuova famiglia, di aver scelto quel nome falso... il nome di qualcuno molto vicino a lei. Sempre più vicino, ora che l'auto prendeva velocità. Yasu stringeva la mano di Nana, che era fredda.

"Quante volte ho sognato questo momento? Quante volte? Da bambina, aspettavo dietro i vetri... sulla veranda della pensione... per la strada... di rivedere i tuoi occhi, mamma... di correre nelle tue braccia... è troppo tardi! Non posso più perdonarti... ma lei, lei che già mi vuole bene..."
Ripensò alla lettera di ammirazione che Misato le aveva spedito, a quel legame che aveva sentito di avere con lei, senza nemmeno conoscerla... qualcuno aveva persino notato che le somigliava! Si strinse a Yasu, mentre le lacrime le scorrevano sulle guance. Finalmente.

Era in piedi accanto alla madre, con gli occhi di nuovo asciutti, a parlare con i medici. C'era suo fratello, e quella ragazzina con gli occhiali che sembrava la sua fidanzata... che piangeva. Lui cercava di consolarla, ma era disperato più di lei.
- Stava male... ed è voluta venire lo stesso al concerto... per te, Nana... ha detto proprio così. - disse il ragazzo. - Io credevo che avesse un po' di febbre, non potevo immaginare!
- Nana - si rivolse a lei la ragazzina, tra le lacrime - io sono Fujimo, la migliore amica di Misato. Noi eravamo state scelte tra le fan della nostra prefettura come invitate alla vostra festa dopo il concerto... ma adesso non ci sarà nessuna festa, se tu non sei là... Nana... ma come hai saputo cosa era successo? Perché sei qui?

"Per colpa di un paparazzo ficcanaso" avrebbe voluto rispondere. Un paparazzo che per una volta aveva ficcato il naso al momento giusto. Che adesso la stava fotografando di nascosto, da dietro il distributore delle bibite, ma sentiva di poterlo perdonare. Sua madre, no...


- Yasu...
- Nana, cara...
- Sta per morire. Ha i miei stessi occhi, i miei stessi capelli, è mia sorella... e sta per morire!
- Che cos'ha esattamente? Te l'hanno spiegato?
- Una forma di leucemia fulminante... improvvisa, capisci? Era sempre stata bene, finora...
- So che queste cose possono succedere. In questi casi, bisogna trapiantare il midollo osseo. Lo possono fare i parenti, se sono compatibili...
- Dici che io potrei farlo? - Nel cuore di Nana apparve la speranza. - Dici che potrei chiedere se...

La madre e suo marito avevano già fatto il test. Lei non era abbastanza forte da poter subire un'operazione, mentre lui, semplicemente, non era compatibile. Il fratello nemmeno.
Nana volle provarci. E quando le dissero di sì, quando capì che la vita di Misato era nelle sue mani, sentì una forza immensa che illuminava la sua mente, la sua memoria, cancellando ogni rancore, ogni lacrima...

Quando Nana si risvegliò, sua madre era accanto a lei. Si sentiva debolissima, tanto da non riuscire a muoversi. Ma le avevano detto che era una cosa normale.
- Nana... devo dirti grazie... devo dirti...
Lei chiese un bicchiere d'acqua, fingendo di non aver sentito. Poi voltò la faccia dall'altra parte. Quando la madre, rassegnata, si era alzata per andarsene, disse:
- Dimmi chi è mio padre.
E la madre cominciò a raccontare.

- Quando avevo la tua età, ero ribelle e sognavo di venire a vivere a Tokyo. Tua nonna avrebbe voluto che l'aiutassi con la pensione, ma io non ne avevo nessuna intenzione. Così, appena ho potuto, l'ho fatto davvero... il salto.

Nana sentì un tuffo al cuore. Quello che aveva vissuto lei... somigliava alla madre così tanto?

- Conobbi un uomo e andai a vivere con lui, ma tra noi le cose non andavano bene. Poi, un giorno, mia madre mi telefonò. Era ammalata, e non riusciva più a mandare avanti la pensione. Così tornai al mio paese e l'aiutai finché non fu ristabilita. Ma una sera, mentre tornavo a casa... un uomo mi seguì... era ubriaco, mi buttò a terra e mi violentò...

Ecco. Era come se l'avesse sempre saputo. Stranamente questa rivelazione era troppo orrenda per scuoterle i nervi. La lasciò scivolare...

- Lui, dopo, si scusò. Mi chiese scusa, capisci? Io non lo denunciai. Lo conoscevo. La moglie era una donna dalla salute malferma, avevano due figli. Mi ricordo di Tacchan... di quegli occhi impauriti quando il padre era nei paraggi... Non potevo esporre quella donna e quei bambini alla vergogna, alla miseria... lui era un uomo orribile, ma quella era una famiglia. Quando mia madre fu in grado di riprendere in mano le redini dell'attività, tornai a Tokyo. Con lui, dopo il mio ritorno, litigavo sempre più spesso, finché non mi accorsi di essere incinta. Non seppe mai che il bambino non era suo, ma se ne andò comunque. Nascesti tu...

"Io sono nata a Tokyo..."

- Lavoravo, tu crescevi, la nostra vita era semplice. Credevo di essere felice. Ti amavo... devi credermi, io ti amavo. Ma un mio collega cominciò a parlarmi con dolcezza, a corteggiarmi. Dopo quello che era accaduto, non mi ero più avvicinata ad un uomo. Ma adesso era diverso...

- Continuo io. Ti sei innamorata. Avevi paura di perderlo, quindi non gli hai detto nulla di me. Mi hai portato dalla nonna e mi hai abbandonata. L'hai sposato e avete avuto due figli...
La madre crollò il capo.
- Ma non mi hai ancora risposto. Chi è mio padre? Come si chiama? Voglio sapere il suo nome!
- Quell'uomo... quello che mi ha violentata... ma che importanza ha? Ho cercato di dimenticare... e adesso...
- Il suo nome.

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Capitolo 3
*** capitolo 2 ***


- Ichinose... un nome comune... non so quale fosse il nome proprio... lo chiamavano tutti Ichinose, l'ubriacone...

Yasu apparve sulla porta. Nana alzò lo sguardo verso di lui.
- Da quanto sei qui?
- Abbastanza. Signora, non crede sia meglio lasciarla riposare?
- Gliel'ho chiesto io...
- Lo so, Nana. Signora, venga, lasciamola dormire.
Nana lo guardò supplichevole. - No, Yasu, ho paura di restare sola...
- Ren è qui. Ma se preferisci me...
Lei abbassò gli occhi.
- Fallo entrare. Grazie...

Ad un cenno dell'amico, Ren corse in camera di Nana, mentre Yasu e la signora Uehara si sedettero in sala d'aspetto.
- Come sta sua figlia?
- Stanno controllando i valori del sangue, a intervalli regolari. Dobbiamo aspettare... - Poi, guardandolo in faccia:
- Lei mi odia, non è vero?
- Nana? E che cosa si aspettava? Ma adesso questo non conta, c'è qualcosa di più importante... ho sentito quando le ha detto che l'uomo che l'ha violentata si chiamava Ichinose. E' così?
- Sì. Ero stata in classe con la moglie, alle scuole medie. Le volevo bene, e non volevo darle un dispiacere denunciandolo...
- Come si chiamava il figlio? E' essenziale che se lo ricordi.
La signora Uehara ripetè:
- Tacchan... lo chiamavano così... era un bimbo tanto buono! Non meritava un padre simile.
- E' un diminuitivo molto comune. Takehiko? Takeru?
- Non mi sembra. Ma perché queste domande? Dove vuole arrivare, signor...
- Takagi. Yasushi Takagi. Tutore legale di Nana. - Non le porse la mano, però.
- E' il batterista dei Blast, no?
- Sono avvocato. Suono la batteria per rendere felice sua figlia. E faccio io le domande! Un connotato particolare del signor Ichinose?
- Aveva una cicatrice sulla fronte... sopra l'occhio destro. Si diceva, nel paese... che fosse una coltellata dell'ex fidanzato di sua moglie... ma erano pettegolezzi, credo.
- Grazie, signora. E' stata di grande aiuto.
Si alzò e prese dalla tasca il cellulare. Un'infermiera, passando, lo guardò con severità, così scese nell'ingresso. Fece scorrere la rubrica fino alla R.
Tuuuu...
- Pronto?
- Reira? Sono Yasu. Scusa se ti disturbo... devo chiederti una cosa importante.
Lei, stupita, tacque dapprincipio. Poi, prendendo un po' di coraggio...
- Dimmi, Yasu. Chiedi pure.
- Il padre di Takumi ha una cicatrice sul viso?
- Sì, sulla fronte. Gli è successo qualcosa?
- No, no, tranquilla. Era solo un'informazione. - Sbuffò. - Ti ringrazio, Reira, mi sei stata molto utile.
- Sai, Takumi... mi è stato molto vicino ultimamente... ma ho capito che non è lui che amo.
- Questo l'ho sempre saputo. Quando Shin sarà maggiorenne, non avrai più problemi... credi di riuscire ad aspettare fino ad allora?
- Io... veramente...
- Ciao, Reira, a presto.
Chiuse la comunicazione. Mio Dio... Nana e Takumi... non doveva mai venirlo a sapere! Dal cognome, non l'aveva certo capito... Ma parlando con Hachi, o con Ren, il passato di quella famiglia sarebbe venuto fuori. Avrebbe fatto il collegamento... E un altro shock del genere non l'avrebbe sopportato!
"Oh, Nana, mia..."
Fermò i suoi pensieri. Non doveva lasciarsi troppo andare. Non poteva proteggerla, altrimenti.


Misato guarì. Nana le aveva salvato la vita. Fu posticipato l'intero tour, ma dopo l'inserto speciale che Search dedicò ai Blast, le vendite dell'album schizzarono alle stelle, e quelli della Gaia gongolarono.
Mai avrebbe voluto licenziarsi, ma Nana la convinse a restare, assicurandola che non era arrabbiata.
- Era giusto che venissi solo ora a conoscenza della verità. Se non avessi sofferto così tanto, non sarei quello che sono... non avrei incontrato Ren, non avrei fatto del canto la mia ragione di vita... e tutto ciò che di luminoso è entrato nella mia esistenza... i Blast, i miei fan, Hachi... e il successo, anche: l'ho conquistato con le lacrime. Sono felice!

Driiiin...
Yasu dormiva da un quarto d'ora quando il telefono si mise a squillare.
- Oh, porc... Pronto?
- Pelatino? Cos'è questa storia che chiedi informazioni PRIVATE su di me a Reira? Non puoi rivolgerti direttamente al sottoscritto?
- Takumi!
- No, mia nonna. Cosa c'entra mio padre con te?
- Ma cosa ti ha detto Reira?
- Tutto. Le hai chiesto se mio padre aveva una cicatrice... ma da dove vengono fuori queste domande... sei stato assunto da "Search", per caso?
- Sono un avvocato.
- I Trapnest hanno già una squadra di legali, vorrei ricordartelo. Quelli della casa discografica...
- Takumi, ne parliamo un'altra volta. Ho sonno!
- ...
Spense il cellulare. Ma perché aveva chiesto proprio a Reira?
Magari anche Ren avrebbe potuto aiutarlo... o forse no... ormai il danno era fatto, comunque.

Fece due conti. Nana ora aveva una madre, un padre (per quanto ignobile) e tre fratelli. I due Uehara, e Takumi. Ah, già, anche la sorella di Takumi...
Strano, no? Per una ragazza che fino a qualche giorno fa credeva di non avere una famiglia!
Bussarono alla porta.

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Capitolo 4
*** capitolo 3 ***


- Nana... ti hanno lasciato uscire dall'ospedale?
- Scansati, lasciami entrare. - Aveva la solita espressione dura ed ironica. - Certo che sì, sono una roccia, io. Eccheccavolo! Mi hanno proibito di fumare! Ma non m'importa...
Tirò fuori le Seven e fece per accendersene una, ma Yasu le strappò il pacchetto di mano.
- Come sta Misato?
- Bene. E' un tesoro... non credevo di poter provare un sentimento simile... per Hachi, forse... ecco. Lei è stata per me una sorella, ma adesso so che cos'è la forza dei legami di sangue... è incredibile!
- E con tua madre?
- Che vuoi che ti dica? - Fece spallucce. - Non m'importa di lei. Io sarò una madre migliore di lei, poco ma sicuro.
Yasu la fissò stupefatto. Quale cambiamento! Era davvero la stessa Nana che diceva sempre a Ren "Voglio fare concerti, non bambini"?
- Tu e Ren state pensando...
- Ren ci pensa da sempre. Io, finora, non ne avevo intenzione. Ma ho capito che per quanto la musica sia importante per me, le persone che mi amano e che amo sono essenziali. Tra queste persone ci sono i miei fan, e per questo motivo continuerò a cantare, per ora. Non più per raggiungere una vetta invisibile, o per colmare il vuoto nel mio cuore... perché il mio cuore è pieno di affetto e di gioia...
Yasu era commosso. La buttò sul ridere: - Se avrai un maschietto, potrebbe sposarsi con... - e si fermò di colpo. Sposarsi tra cugini... no, non era una buona idea.
"Questa storia continua a tormentarmi. Perché? Perché? E se un giorno parlando nel sonno le rivelassi tutto... e se mi ubriacassi come fa Nobu e..."
- Con la piccola di Hachi! Bravo pelatino!
- Ma no... sarebbe troppo grande per lui... - mentì.
Nana si era accoccolata sul divano, e sorrideva. Chiuse gli occhi per prendere sonno. Yasu la guardò addormentarsi, accarezzandola con il pensiero.


Nana stava sognando.... il solito sogno dove sua madre se ne andava per sempre... quell'immagine che Nana, nella sua testa, aveva vissuto ogni notte fino a quando aveva incontrato Ren.
Ma ora il sogno stava cambiando. La porta che sua madre aveva chiuso dietro di sè era finalemnte stata riaperta... dall'altra parte Misato, sua sorella, la guardava con uno sguardo un po' sorperso. Poi le sorrideva e le tendeva una mano. Dietro di lei, suo fratello, abbracciando la sua ragazza, la guardava con un'espressione di sfida sul volto... e Nana adorava le sfide.
Aveva sempre sfidato sè stessa e gli altri ed aveva quasi sempre vinto. Ora doveva accettare quest'ennesima sfida. Così afferrò la mano di Misato e finalmente uscì per sempre da quella casa, dove aveva tanto sofferto.
In quel momento si svegliò. La stanza era in penombra e lei era sola, ma nella stanza accanto sentiva delle voci... una era certemente di Yasu, mentre l'altra... no, non poteva essere! Non poteva averla chiamata in un momento così delicato! Non lei! Ma la voce era inequivocabile.
- Nana! Oh, finalemente ti sei svegliata. Non sai quanto ero preoccupata. Perchè non mi hai chiamata? Sarei volata in ospedale da te e lo sai.
- E' appunto per questo, che non ti ho chiamata, Hachi. Sei all'ottavo mese di gravidanza e non ti devi affaticare. Ehi, pelatino... come ti sie premesso di disturbare Hachi per una sciocchezza simile?
- No, Nana, non è stato lui a chiamarmi. L'ho sentito in TV. Ho tentato di chaimarti, ma, come al solito, avevi il cellulare spento. Allora ho chiamato Yasu e lui mi ha detto che eri qui, che ti eri appena addormentata. Allora ho chiesto se potevo venire e, quando Yasu ha acconsentito, ho preso un taxi ed eccomi qua. - rispose Hachi, sorridendo all'amica - però sono qui da pochissimo credimi. Anzi pensavo che ti fossi già svegliata, quando sono arrivata.
- Che cosa? Strano. Non abiti molto distante da qua.
- E' vero, ma non ero a casa quando ho sentito la notizia... ero a casa di Jun, che è molto distante da qua.
- Jun? Ah, la tua amica ganguro. In ogni caso, pelatino, non dovevi permetterle di venire qua. Hachi, sei sempre la solita... ti preoccupi per gli altri prima che per te stessa.
- Ragazze, sentite, io devo tornare in studio. Voi restate pure qui a riposare, che ne avete entrambe bisogno, va bene?. In frigo troverete da bere e qualcosa da mangiare... a quello lo trovate anche in quel mobiletto laggiù - aggiunse Yasu, indicando un basso mobile a due ante in fondo alla cucina.
- Grazie mille Yasu.
- Grazie pelatino e buon lavoro.
Yasu raccolse la sua giacca, la sua borsa e fece per uscire. Prima di richiudere la porta però soffermò lo sguardo sulla sua Nana. La sua Nana? No, no, assolutamente no. Nana non sarebbe mai stata sua. Non poteva neppure sperarci. Non poteva neppure pensarlo, altrimenti sarebbe stata la fine. Chiuse la porta, deciso a pensare solo al lavoro, almeno per quella mattina.

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Capitolo 5
*** capitolo 4 ***


Rimaste sole, le due Nana si sentivano un po' in imbarazzo. Non era un argomento facile da affrontare per nessuna delle due.
Alla fine Nana non sopportò più quel silenzio... tuttavia non riusciva a guardare Hachi, nè Hachi riusciva a guardare Nana. Ora che aveva avuto quella conferma che tanto sperava di non ricevere mai da sua madre, si sentiva macchiata di una qualche colpa, sebbene sapevesse che in realtà lei aveva subito solo conseguenze dalle azioni dei suoi genitori. Erano loro i colpevoli, non lei. ma allora perchè si sentiva così in colpa?
- Immagino che Yasu ti abbia raccontato...
- Mi ha detto solo che eri in ospedale, o meglio che ne eri appena uscita, ma non voluto dirmi altro.
- Maledetto pelatino! Se lo prendo... in ogni caso, sì, è vero, ero in ospedale, ma non per me.
Hachi alzò finalmente lo sguardo su Nana, sorpresa e per un attimo sollevata dalla notizia e, passando in rassegna gli altri membri del gruppo che potessero avere avuto bisogno dell'ospedale... Yasu no di certo, visto che era stato là fino a pochi minuti prima. Impallidì, pensando a qualcosa di grave per Shin o per... per Nobu. Maledizione! Stava per sposare Takumi e probabilmente la bambina che portava in grembo era sua. Perchè doveva farsi ancora problemi solo a pensare a Nobu?
- E per chi allora?
Nana, vedendo la reazione dell'amica, intuì i suoi pensieri, ma le sorrise e le rispose:
- Tranquilla Hachi, Shin e Nobu stanno bene. Sono stata in ospedale per mia sorella.
Era la prima volta che pronunciava la parola "sorella" e le fece uno strano effetto, dolce, quasi commovente, tanto che fece fatica a trattenere le lacrime, ripensando a Misato.
- Tua sorella? Ho capito bene?
- Sì, hai capito benissimo Hachi. Io ho una sorella, un fratello e, per fortuna o purtroppo, anche una madre.
- Oh mio dio!!!! Nana hai ritrovato la tua famiglia! Ma come è successo? Racconta.
Nana le raccontò brevemente l'accaduto, omettendo la storia raccontatale da sua madre.
-Oh, Nana, sono così felice per te. Sul serio. Tu hai sempre desiderato una famiglia e ora ce l'hai.
- Non solo... mia sorella è anche una mia grandissima fan!
-Cosa? Davvero! UAAAAAAAAAA!!!!!! Sono così contenta, sul serio.
Nana le sorrise ed Hachi ricambiò il sorriso dell'amica.
Passato l'entusiasmo iniziale, Hachi chiese a Nana quando Misato sarebbe uscita dall'ospedale.
- Dovrà restare in ospedale ancora un po'. Io le ho donato il midollo e quindi è fuori pericolo, ma ora deve guarire completamente. Quindi non so esattamente quando uscirà.
- Senti Nana, la prossima volta andiamo insieme a trovarla in ospedale, vuoi?
- Va bene, Hachi, ma io ci tornerò già domani e sarò lì tutti i giorni. Ora che ho ritrovato mia sorella, voglio starle il più vicino possibile e recuperare gli anni perduti. Anche mio fratello, naturalmente, ma ora è Misato che ha bisogno di me.
- Ho capito. Allora tu riposati. Io ora è meglio che vada.
- Non puoi rimanere? Hai Takumi a casa che ti aspetta?
- No, Takumi è in tour e lo sai, visto che è con Ren. Però Nana, non casa tua. E' casa di Yasu e non voglio arrecargli troppo disturbo.
- Allora andiamo a casa mia. Tanto è vicina e potresti restare a dormire da me. Che ne dici, Hachi?
- In fondo non dovrei viaggiare molto nelle mie condizioni. Va bene, andiamo a casa tua e domani torniamo in ospedale, vuoi?
Nana annuì, quindi si alzarono e uscirono. Prima di andarsene, Nana chiuse la porta dietro di sè e poi con la chiave che nascosa in un vaso contentente una pianta, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Hachi osservò con quanta naturalezza Nana avesse fatto quel semplice gesto e si chiese quante volte Nana lo avesse già fatto in vita sua.
Quella notte, dopo tantissimo tempo, le due Nana dormirono di nuovo assieme nello stesso letto, ignare del futuro che le attendeva.


Il mattino seguente, Nana venne svegliata da un dolce profumo che veniva dalla sua cucina. Si guardò intorno e non vedendo Hachi accanto a sè, pensò che stesse preparando la colazione. Così si recò in cucina ed infatti lei era là, col suo pancione, intenta ai fornelli. Nana sorrise, ma Hachi non si era ancora accorta della sua presenza.
- Sai che non dovresti affaticarti in questo modo, vero mammina?
- Non preoccuparti. Se si è abituati a fare certe cose, allora le si può fare anche in garvidanza. Mica sono malata... sono solo incinta.
- Già, è questo il problema. - replicò Nana sbuffando, mentre si sedeva alla tavola già apparecchiata.
Mentre facevano colazione, Hachi confidò a Nana di aver preparato dei biscotti per Misato.
- Ho letto da qualche parte che gli ammalati devono mangiare cose nutrienti, ma secche. Quindi, cosa meglio dei biscotti?
Nana scoppiò a ridere, vedendo quanto seria era diventata Hachi e le rispose che non sarebbe cambiata mai.

Su insistenza di Nana, andarono all'ospedale in taxi e presero sempre l'ascensore. Mentre salivano, Nana notò quanto Hachi fosse nervosa.
- Che succede, Hachiko?
- Niente, perchè?
- Sembri un po' nervosa...
- Beh, sai, sto per conoscere la tua famiglia e sono un po' emozionata.
- Ma dai... mica sei il mio ragazzo.
- No, ma tu sei la mia migliore amica e sei... sei Nana.
- Ah, beh, questo spiega molte cose...
- Nel senso, io me lo sentivo che, prima o poi, avresti ritrovato la tua famiglia... la desideravi così tanto da invidiare la mia... e ora l'hai ritrovata... Nana, è un tuo sogno che si avvera! E tu sei così importante per me... è logico che io sia emozionata, no?
Nana guardò l'amica con uno sguardo dolcissimo e, di colpo, le afferrò il viso e le diede un lungo, lunghissimo bacio.
Solo quando le porte dell'ascensore si aprirono, Nana lasciò andare Hachi e, senza guardarla la ringraziò.
Hachi, dal canto suo, era rimasta pietrificata dal bacio di Nana e le ci volle qualche secondo per riprendersi. Quindi corse dietrò all'amica, che intanto l'aveva preceduta.
Fuori dalla stanza di Misato, c'era la madre, ma Nana non la degnò di uno sguardo, nè di un saluto, sebbene la madre avesse fatto un tentativo di alzarsi al suo arrivo. Appena l'aveva vista, il suo umore era cambiato ed era tornata la Nana fredda del giorno prima. Hachi l'aveva notato, ma aveva pensato fosse meglio non intervenire.
Quando le 2 Nana entrarono nella stanza, trovarono Misato addormentata.
- WOW!!! E' lei tua sorella????
Nana annuì.
- Che carina... e come ti somiglia! Si vede proprio che siete sorelle. E chissà come sarà contenta quando lo saprà!
- Sì, penso di sì.
Hachi stava osservando Misato, poi si voltò verso Nana e vide che guardava Misato con lo stesso sguardo dolce che aveva rivolto a lei poco prima.
Nana disse che avrebbe aspettato che sua sorella si svegliasse ed invitò Hachi a sedersi sull'unica sedia che c'era. Hachi all'inizio rifiutò, ma Nana non ammetteva repliche e così accettò. E di buon grado, visto stava iniziando a stancarsi.
Poco dopo arrivò il dottore e fece uscire le due Nana per visitare Misato.
Quando uscirono, la madre di Nana tentò nuovamente di parlare con la figlia, ma lei la ignorò. Hachi non fece in tempo a chiedersi il motivo del comportamente di Nana rispetto a quella che doveva essere sua madre, che Nana le chiese se voleva qualcosa da bere. Hachi le chiese un tè e Nana si allontanò urlando - Arriva subito! - Quindi svoltò l'angolo e sparì.
Era l'occasione buona per parlare con la madre di Nana.

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