journal of clinic.

di drugvato
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I’m not crazy. ***
Capitolo 2: *** we are on the same ship. ***
Capitolo 3: *** understand you. ***
Capitolo 4: *** me, my self and time. ***
Capitolo 5: *** alcoholic ***
Capitolo 6: *** burning words ***
Capitolo 7: *** realities that destroy ***
Capitolo 8: *** lethal thoughts ***



Capitolo 1
*** I’m not crazy. ***


12.00 a.m. , Timberline Knolls, 3 maggio 2010
Respira.
Ancora.
Non piangere.
Trattieniti.
Ma da che cazzo ti trattieni?!
Sei già finita in una clinica.
A sedici anni, a una settimana dal tuo compleanno, sei in una clinica. Che schifo che fai. Seduta sul letto con le poche forze che avevo mi tirai su, presi un respiro profondo e mi guardai intorno. Una stanza allegra infondo. Con delle tende di un colore bianco candido, un letto con la fodera verde e rossa e dei disegni attaccati al muro. Non sembrava un ospedale o un centro di riabilitazione, ma io sapevo che lo era. Era un posto per MALATI. E io? Io ero malata? No ero semplicemente me stessa.
Mi affacciai alla finestra. Un bellissimo giardino, che ispirava tranquillità, pieno di cascate e fiori. Ma che c’entrava quel giardino e questa camera allegra con tutto questo? Io che c’entravo con tutto questo? Con questo luogo pesante e per malati con problemi. Osservai i disegni attaccati al muro. Uno diceva ‘believe in you’ un altro ‘stay strong’ e un altro ancora ‘who says you’re not perfect?’, TUTTI. Che disegni stupidi, pensai. Avevo voglia di strapparli ma mi trattenei, d’altronde ero appena arrivata nella prigione. Si era quello che era infondo, una prigione.
Timberline Knolls si chiamava.
Il sito internet oltre a blablablare di cazzate varie diceva:
 
«Aiutiamo ogni donna a riscoprire e sfruttare i suoi punti di forza in cinque aspetti fondamentali di sé: mente, corpo, spirito, emozioni e relazioni sociali». 
 
Ma che cazzo?
MENTE: non ero psicopatica.
CORPO: ok forse non mangiavo molto e dopo vomitavo ma stavo bene.
SPIRITO: sono credente e non ho mai ucciso nessuno, sono a posto col mio spirito.
EMOZIONI: sono personali no? Ecco quindi non capisco perché una ragazzina di 16 anni deve mettere a posto le sue emozioni.
RELAZIONI SOCIALI: ho qualche amica, sto bene con loro.

Cercando di non farmi prendere troppo dal panico mi avvicinai alla valigia per disfarla. La aprii. Vestiti, scarpe, pigiama, la solita roba. Poi c’era un ‘reparto’ nella mia valigia che in realtà conteneva cose che so che ci avrebbero sequestrato sicuro. Non potevamo tenerle, noi OSPITI. Venivamo trattati come malati, si. C’era lo shampoo, del balsamo, dei prodotti cosmetici, disinfettante, cerotti, medicine, delle forbicine e una lametta. Degli oggetti abbastanza normali, infondo. Ma non per noi. Ritenevano che potevamo farci del male e non dovevamo tenerli. No, non potevo farne a meno. Infatti li avrei nascosti dentro alla valigia. Improvvisamente non avevo più voglia di svuotare la valigia. Mi alzai di scatto e uscii dalla mia camera. Dovevo capire e vedere bene dove mi trovavo, quella che sarebbe stata, se cosi si può chiamare, la mia casa, per un po’ di mesi. Camminavo smarrita e in cerca di libertà per quei corridoi sconosciuti.  La clinica sembrava cosi allegra. Mi avvicinai confusa a un’infermiera che stava pulendo. Le chiesi gentilmente il PERMESSO per uscire un po’, a prendere un’innocente boccata d’aria. La risposta fu: “dalle tre alle cinque vi è consentito uscire”. Libertà pari a zero. Feci una faccia delusa e mi riavviai verso il corridoio. La signora continuò a pulire,  incurante. Avevamo degli orari, manco fossimo bambini dell’asilo. avevo 16 anni cazzo. Perché ero lì dentro? Ero disperata, un po’ come fuori di me. Camminavo velocemente attraverso quei corridoi bianchi mentre ripetevo a me stessa frasi del tipo ‘fatemi uscire’ ‘sono rinchiusa’ ‘sono in una prigione’ ‘non sono pazza’. Mentre qualche lacrima aveva iniziato a rigare il mio volto come faceva abitualmente finalmente vidi la mia camera. La 62. C’erano 90 stanze. 90 e più, donne e ragazze nella mia stessa situazione. Una tortura.
Aprii la porta della camera ma rimasi paralizzata sull’uscio. Mi asciugai velocemente le lacrime sul volto. Una ragazza mi dava le spalle davanti a me. Non avevo sbagliato camera, ne ero sicura. Stava sistemando la sua valigia, in modo svogliato, proprio affianco alla mia. Merda. Non avevo notato il secondo letto affianco al mio fino a quando la mora non si sedette esausta sul letto iniziando a fissarmi seria.  Aveva un’aria disperata, confusa, stanca e allo stesso tempo frustrata. Era la mia fotocopia. Mi guardò in modo comprensivo accennando un mini sorriso. Posso giurare, ancora oggi, che nei suoi occhi vidi me stessa in quel momento.
Era come il mio specchio quella ragazza, solo che invece che riflettere il mio aspetto fisico, trasmetteva le mie emozioni, palesemente uguali alle sue. Capii che riusciva a comprendermi con uno sguardo. Sforzai inutilmente un sorriso. Entrando in camera e sedendomi stanca sul letto accennai debolmente:
‘ehi, io sono Jillian’.
Le porsi la mano per poi risedermi con aria confusa.
La ragazza si fece coraggio. 
‘ciao sono Demi. A quanto pare, saremo compagne…di clinica’ disse abbassando lo sguardo.


 

BABAAAAAAAAAAAAAAA 

Perrie twooo lol no okay. questo è il mio spazio e mi sono detta che devo sfruttarlo seriamente. 
respiriamo. enspira ed inspira. fiuuu fuiii. (?)
SOOO. che cazzus c'è da dire? è una ff molto seria ed important per me, pensate che sono andata pure sul sito della clinica a spaccarmi il chiul per voi e la ff.

V.I.P. ho scoperto che significa VERY IMPORTANT PERSON che intelligenza oh. beh questa sarà la mia V.I.F. VERY IMPORTANT FF. 
siate fieri se state leggendo questo robo, perché avete scoperto un nuovo vocabolo da utilizzare nei temi. 
uuuu non so perchè perdo tempoo a raccontarvi i fatti miei ceh ma fatevi una vita oh, lol eniuei nel tema ho preso 8 hihihihihi che gioia. VIVA ME *applaude le mani come London di zack e cody*
TUTTO MERITO DELLE FF E DELLA MIA INTELLIGENZA. no okay bona parlare di me ma parliamo di jillian e demi e della ff.
si sono appena conosciute e secondo me sono asjkh non so se avete capito, testoline bacate per chi segue xafctousa, che jillian è quella delle audizioni che demi poi ha abbracciato aksj. beh credo che sarebbero perfette insieme. quindi leggete questa ff e spero che vi piaccia. tratta argomenti delicati ouo. 
ORA DOPO AVER DETTO QUESTE CASSATE MI DILEGUO CON GIOIA che mami stasera fa la pissaaaa. 
VOGLIO DIRE UNA FRASE SERIA COME LA FF: I believe in you. cit. quella donna meraviglioza della lovato.
NOW VI SALUTO.
P.S. NAMBER UAN: recensite hihihi
P.S. NAMBER CIU: fate i buoni
P.S. NAMBER TRI SERIO: se non ve ne foste accorti la storia sarà molto simile a quella di demi anche perchè la clinica è proprio quella dove stette in rehab lei anni fa. Jillian è la sua compagna di stanza o come dice demi 'di clinica'. (Jillian è quella che partecipò alle audizioni di xfactor usa con demi e poi l'abbracciò <3)
VI LASCIO VIVERE E AL PROSSIMO CAPITOLOS 
ADIOSSSS AMIGOS MIEIS DIS FANFICTIONS.
CAMUSS

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Capitolo 2
*** we are on the same ship. ***


12.30 a.m. , Timberline Knolls, 3 maggio 2010



Mi aveva colpito quello che aveva detto Demi.
Eravamo lì, sedute, a fissare il pavimento, come se solo il silenzio ci potesse capire. Mi paralizzai e scattai in piedi quando mi accorsi di aver lasciato la valigia aperta con tutte quelle cose ‘proibite’ in mostra. Demi le aveva viste sicuramente. Mi accosciai velocemente e con fretta sulla valigia per chiuderla. Ero agitata. Che avrebbe pensato di me la mora? Forse mi avrebbe capito. Come se mi leggesse nel pensiero la sua affermazione rispose alla mia domanda.
‘tranquilla, ti capisco’ disse con un filo di voce la mia compagna.
Si stava riferendo a quella roba? Non so. La guardai in faccia, lei venne affianco a me, aprii la sua valigia e mi mostrò le sue cose ‘proibite’. Notai che erano le stesse. Avevamo gli stessi problemi a quanto pare.
‘non mi farò prendere via questa roba’ disse lei.
Annuii leggermente. La capivo, niente da fare. Mi abbracciò istintivamente e non potei che ricambiare l’abbraccio. Sentii scendere una sua lacrima sulla mia spalla e anche le mie ritornarono sul mio viso. Era confortante. Non avevo mai incontrato una persona che mi capisse come lei, anche se la conoscevo da pochi minuti.
Fummo interrotte da un’ infermiera che entrò in camera.
‘vedo che avete legato. Che bello, venite in salone, è pronto il pranzo’ disse per poi andarsene. Ci alzammo da terra e uscimmo. Mentre ci avviavamo in mensa c’era molta tensione. 
‘non credo di riuscire a mangiare’ dissi.
‘non credo di riuscire a non vomitare’ mi rispose.

Raggiungemmo altre ragazze in mensa. Ci sedemmo vicino ad altre ragazze, avranno avuto sui trent’anni. Nella mensa però ce ne erano di tutte le età. Solo ragazze, ma che andavano dai dieci ai sessant'anni. 
Nessuno disse nulla. Sembravamo tutte normali infondo. Era strano in un certo senso pensare che quelle donne e ragazze avevano tutte problemi simili ai miei. Fecero la preghiera e ci servirono il primo pasto. Pollo, riso, verdure e latte. Alcune non ebbero problemi a finire tutto quel cibo in meno di venti minuti. In venti minuti io mangiai qualche pezzo di pollo e bevvi un sorso di latte. Quando delle infermiere si avvicinarono a noi mi limitai a dire ‘ok sono a posto, grazie’ facendo per alzarmi.
Mi guardarono comprensive, ma poi mi spiazzarono dicendo ‘devi finire tutto’ indicandomi il piatto con la testa.
Non ce la facevo. Come potevo. Avevo un pensiero fisso: vomitare. Se avessi mangiato non sarei riuscita a non farlo. Sarei ingrassata troppo. Si sarebbe visto troppo. Demi aveva mangiato come me più o meno e a lei dissero la stessa cosa.
‘no sono sazia.’ Dissi di nuovo decisa, prendendo la parte anche di Demi.
‘eccone due testarde’ fu la risposta divertita delle infermiere.
Demi mi guardò seria. Forse tutte e due avevamo capito che quello era il nostro posto infondo. Non riuscivamo a finire il cibo. Per noi era come impossibile. Appena le infermiere si allontanarono aspettando che finissimo di mangiare Demi mi prese la mano.
‘se ce la faccio io,…ce la fai anche tu’ disse seria guardandomi. Annui.
Prese in mano la forchetta e si sforzò di finire il suo pranzo. Presi un respiro profondo e mi sforzai anche io. Finito di mangiare ero sicuramente soddisfatta di quello che avevo fatto. Ma anche pentita. Anche Demi era strana. Tornammo in camera. Mi sedetti sul letto.
Sospirai guardando il bagno. Avevo davvero voglia di vomitare tutto e Demi comprese.
‘parliamo un po’, almeno non ci pensiamo. Perché infondo dobbiamo abituarci’ sospirò ‘sarà cosi tutti i giorni’.
Si sdraiò sul letto affianco a me guardando il soffitto.
‘quanti anni hai Jillian?’
‘sedici…’ risposi timidamente. Mi vergognavo della mia età. Una ragazza di sedici anni di solito va alle feste, pensa ai ragazzi, allo shopping. Di certo non si trova in una clinica.
‘sei molto forte. dico per avere sedici anni e trovarti qui. Io ne ho diciotto’.
‘no, non credo di essere forte. Credo che ormai tutte le ragazze che sono qui dentro non siano forti. Magari devo diventarlo’. Ci fu silenzio per un po’.
‘credo tu abbia ragione, ma se sei qui vuol dire che continui ad essere forte ogni giorno’.
‘forse’.
‘sono stanca, ti scoccia se dormo un po’?’ mi disse Demi.
‘nono fai pure’
‘non fare cazzate’
‘si..’
Demi si sdraiò sul suo letto e in poco tempo si addormentò. Non avrei fatto cazzate no, l’avevo promesso. Guardai l’orologio. Erano le due e mezza. Tra poco sarei potuta uscire un po’. Mi misi a leggere, era sempre stata la mia passione. E poi un buon libro mi tranquillizzava sempre. Pagine e pagine. Ogni singola parola del libro, anche se non c’entrava, mi ricordava il dolore.

 

«una dipendenza è una vera e propria ossessione. Riempie i tuoi pensieri 24h su 24»

 

3.00 p.m.

Decisi di lasciare la mia compagna riposare. Uscii dalla stanza cercando di non svegliarla e di fare poco rumore. Arrivai nella sala principale della clinica. Delle ragazze parlavano, altre leggevano. Mi avviai verso un’infermiera dall’aria simpatica. Lessi il cartellino. ‘Jess’
‘scusi Jess potrei uscire a prendere una boccata d’aria?’ dissi sorridendole amichevolmente.
‘si certo vuoi che venga con te? Facciamo due passi, almeno non stai da sola’
‘posso stare anche da sola, grazie’
‘io vengo lo stesso’ disse prendendomi sotto il braccio sorridendo e trascinandomi fuori. 
Era simpatica. Avrà avuto sui venticinque anni, portava il camice bianco ma era decorato da qualche disegnino. Teneva i capelli biondi raccolti in uno chignon e aveva un trucco leggero e fine. Fuori era cosi tranquillo e silenzioso. Era tutto cosi…spensierato. ebbi la sensazione che quello sarebbe diventato il mio posto preferito. Continuavamo a camminare una affianco all’altra in silenzio come se l’unica cosa da fare fosse ammirare la natura splendida di quel meraviglioso giardino. Non c’era nessuno a parte noi due. Mi fermai provocando l’attenzione di lei. Respirai profondamente. C’era vicino una panchina mi sedetti e lei fece uguale. Mi guardò con uno sguardo comprensivo ed amichevole.
‘come ti senti?’
respira. ‘……non riesco a realizzare di essere qui. Sono confusa, smarrita. Questo posto mi ricorda solo una prigione in realtà. Vorrei essere a casa mia, ma so che questo è il mio posto. So che questa ‘cosa’ mi farà stare meglio. Mi farà diventare una persona migliore. Ma poi chi me lo assicura? Sono fatta cosi e non so davvero come…guarire’ delle lacrime iniziarono a rigare il mio volto ma continuai ‘si, solo ora mi sono accorta di avere un problema, di essere malata. Sai…il fatto è che finché non ti trovi in una clinica non ti rendi conto di stare male, di avere un problema, serio. C’è sempre qualcuno che sta peggio di te, che è più malato di te. Poi arrivi qui e capisci che sei finita. Perché infondo io sono così e non ho voglia di guarire. Non so come guarire. Sento che poche ma davvero poche persone mi capiscono. Una di queste per fortuna l’ho incontrata. È la mia compagna di stanza. Non so la conosco da poco ma sento che mi capisce. Faccio davvero fatica a pensare che dovrò rialzarmi da terra, da dove sono caduta. Che dovrò mettere una fine alle mie ‘droghe’, ai miei pensieri fissi. Ma è per il mio bene. Penso’. 
Stavo letteralmente gocciolando. Ero una fontana. Mi ero appena sfogata davanti a un’infermiera sconosciuta. E la cosa che più mi sorprese fu il fatto che davanti alla domanda ‘come ti senti’ non avevo risposto il solito ‘bene, sono solo stanca’ ma avevo confessato tutto. Mi sentivo nuda. Spoglia. Libera. Mi girai sentendo dei singhiozzi. Demi era dietro di me e aveva sentito tutto. A differenza dell’infermiera che era rimasta come paralizzata davanti a quello sfogo, Demi era lì, anche lei sotto forma di fontana vivente, con le mani tremanti davanti al viso. Mi si avvicinò singhiozzando e mi abbracciò. Ci stavamo bagnando le spalle a vicenda ma a nessuna delle due sembrava importare. Tra i singhiozzi riuscii a comprendere qualcosa.
‘nessuno. Mi aveva. Mai descritta. Cosi. Ti capisco. Troppo. Ti voglio bene.’
La strinsi forte e tra i singhiozzi le risposi semplicemente.

‘anche io’.
 

 

AAAAAAAAAAAAAI

I WANNA SAVE YOUR, WANNA SAVE YOUR HEART TONAAAAAAAAAAAIGHT. (non si scrive cosi i know)

*sclero off* ABITUATEVI AI MIEI SCLERI DELLA FINE PAGINAAAA. IL 'SPAZIO AUTRICE' ERA TROPPO SERIO GIA' E' SERIA LA FF.
NOWWWW. Parlando della ff a me, for the first time in my lifeeee, *oooohhh* mi piace una cosa fatta da me uu
ceh questo capitolo per me è importante e ne vado fiera :) si inizia a capire il rapporto che si crea e si creerà man mano della ff tra Demi e Jillian. 
In più lo sfogo di Jillian aw, è cosi true. per alcune ragazze succede la stessa cosa quindi #STAYSTRONG ce sta.
ricordate la musica di devonne is with you. STASERA C'HO LA FISSA DI SCRIVERE IN INGLESE E ITALIANO INSIEME AHAHHAHAH.
saranno i compiti faticosi di inglese vale a dire la prof che fa: vi do un esercizio, è troppo tesori miei? con una faccia da cane bastonato alta 1.50 massimo HAHAHAH.
si chiama gottardi e la chiamiamo Gotty be you. HAHAHAH bona sapere la mia vita impiccioni! ok sto sclerando. peace and love. Il capitolo si chiama in italiano 'noi siamo sulla stessa barca' e credo sia abbastanza attinente visto che le protagoniste hanno la stessa storia più o meno. Ship poi, anche se credo di aver sbagliato la traduzione, HAHAH mi ricorda Larry quindi aww. no non sono una larry shipper believer o tutte quelle cose. a me piacciono e credo nei one direction. non in larry, zarry, nouis, ziam ect. ORA DOPO QUESTO BEL DISCORSO DA DIRECTIONER AFFERMATA ANDIAMO AVANTI. :) 
RECENSITE GUYSSS.
A MASSIVE THANK YOU FOR ALLLLL.
vi voglio consigliare una canzone stupenda che è un po' molto depressa ma oh si abbina alla ff e al capitolo.
'Asleep' degli Smiths, è kajshdkhd.
l'ho sentita in 'noi siamo infinito' e anche il film è kajdksd.
OK fine sclero lol
recensite spero vi piaccia.
ALOHAAAA * canzone hawaiana*
CAMUUSS.

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Capitolo 3
*** understand you. ***


11.30 p.m. , Timblerline Knolls


Stavo sdraiata sul letto ad occhi aperti. Interessante il soffitto. Con le altre ragazze del centro avevamo visto un film quella sera. Poi, verso le undici ognuna era andata a dormire nella sua stanza con la compagna. Il coprifuoco era alle 12.00 p.m. . In teoria potevo ancora girare. Demi si era addormentata subito o almeno cosi sembrava. Io non riuscivo a dormire, troppe emozioni in un giorno. Poi pensavo ancora a tutto quello che avevo mangiato. Si sarebbe visto? Avevo mangiato troppo, si. Dovevo darmi un contegno. Vomitare? No dovevo resistere. Stavo lì sdraiata a pensare. Pensavo troppo. Pensare troppo a volte può far male. Pensare troppo mi faceva agitare terribilmente e mi ricordava cose che era meglio non ricordare. Dovevo pensare di meno. Mi alzai per andare in bagno, non riuscivo davvero a dormire. Sentì del movimento alle mie spalle. Demi era seduta sul letto, ma non era rincoglionita tipo appena sveglia, era perfetta, normale.

“non riesci a dormire?” mi chiese con una voce per niente addormentata.
“no. Torna a dormire, non preoccuparti, voglio solo sciacquarmi la faccia” le dissi, perché era quello che avevo intenzione di fare.
“non stavo dormendo. Avevo gli occhi chiusi ma stavo pensando”
“allora eravamo in due” le sorrisi comprensiva. Andai in bagno e mi sciacquai la faccia. Mi cadde l’occhio sul beauty di Demi. C’erano delle pastiglie. Le riconobbi perfettamente. Presi il mio beauty e presi delle pastiglie uguali alle sue. Ne presi un paio. Non so se sarebbero bastate. Uscii dal bagno silenziosa e facendo finta di niente. Mi misi a sedere sul letto vicino alla mia compagna.
 
“io…io sono bipolare” sapevo che mi avrebbe risposto.
“oh,… idem” appoggiò la testa sulla mia spalla.
“e ora?”
“ora arriva la parte in cui ci raccontiamo episodi della nostra vita”
 
 

3.00 a.m. , Timberline Knolls,  4 maggio 2010

Trattenni una risata “giura?”
“giuro sui miei tagli” disse seria. 
Silenzio.
“non ci posso credere” Basta. Una risata rumorosa uscì dalla mia bocca e seguì quella di Demi.
“Shh HAHAHAH”
“sono le due di notte facciamo piano HAHAHAH” dissi guardando l’ora sul telefono.
Era da tre ore buone che io e Demi ci stavamo raccontando fatti della nostra vita e non smettevamo più di ridere. Era la prima volta in vita mia che dopo parecchi anni stavo davvero bene. Per qualche ora mi ero sentita me stessa, libera. Sapevo che con Demi avrei potuto parlare di tutto. Nella mia situazione era difficile si ma con demi ci ero riuscita. Avevo passato un bel momento in una clinica. Wow. Forse mi avrebbe fatto davvero bene. Non so.
Avevo raccontato a Demi di quella volta che con delle amiche avevamo organizzato una festa e avevo trovato nel mio armadio due tizi scopare e che dopo avevo dovuto disinfettare tutti i vestiti.
Demi mi aveva raccontato di quando una volta un ragazzo l’aveva seguita fino a casa per poi dirgli che aveva un buon profumo.
Le avevo raccontato poi anche di quando a scuola mi si era sporcato il giubbetto bianco col sangue e avevo dovuto chiamare a casa per non farlo notare a nessuno.
Lei di conseguenza mi aveva raccontato che il suo migliore amico quando scoprì che lei si autolesionava le disse in faccia che era una pazza e non volle più parlarle. L’abbracciai quando, a quel ricordo, le venne da piangere. Nonostante questo erano più episodi divertenti e imbarazzanti quelli che ci stavamo raccontando e stavamo davvero bene.
“è bello parlare con te” disse lei.
“concordo pienamente”
“forse ora è meglio se dormiamo, sono le tre” un ghigno divertito rimbombò nella stanza.
“si”
Mi alzai e andai nel mio letto. Ci sdraiammo e Demi spense la luce. Tutto nero.
 

 3.30 p.m.

“Jillian?” sentì chiamare il mio nome nel buio.
“Demi”
“sei ancora sveglia?”
“non riesco a dormire”
“neanche io”
ti voglio bene” le dissi. Perché era quello che pensavo davvero.
anche io, Jillian”.

 

BABBBAAAAAAAAAANEEEEEE

ehm no non ho scritto, se ve lo stavate chiedendo, banane. non sono cosi stupida, right? no right perchè lo sono. lol
è mezzanotte e mi sto addormentando sul pc ma lo faccio solo for youuu a scrivere ste cazzatine qua. e domani ho scuola help. 2 ore di algebra con la psyco e 2 ore di inglese con psyco due e un'ora di religione con il psyco degli psyco. normali i miei prof, sisi.

PREMETTENDO che questo capitolo è la merda, la cacca, lo sterco di cavallo, letame, vomito, concime per topi se esiste, lo so, i know.
ma sono qui per spiegarvi why. è un capitolo di passaggio e voi direte- e perchè fa la merda?- perchè è cosi perchè non l'ho scritto bene come al solito (poco modesta) e pecchè i prossimi saranno meglio promezo e pecchè come direbbe la mia grandissima prof di algebra, uno si è svegliato alla matina e ha deciso così. che fa la medda. che anche il titolo fa la medda. cami fa la medda e s'è svegliata e ha deciso che sto capitolo faceva medda. 
bene perdonatemi pliz pliz pliz pliz pregate per me e per il prossimo capitolo uu che sarà molto più bello, almeno spero. anche per voi. perchè se mi sveglio male vengono una MEDDAAAAAAAA DIO SAANTO.
SONO STANCAAAAAA. 

quindi buona nochessssssss e confidate nello spirito wilderiano di camilla e vedrete che non vi deluderò.

Come quando Niall disse a katy perry: 'non ti deluderò.'
ECCO DOVE E' ARRIVATO ORA LUI?
LEI SI E' FIDATA? YEP.
FIDATEVI E ABBIATE FEDE.
FAITH. COME IL TATUAGGIO DI DEMI kajks ok bona sclero male.

NOTTE AMURUCCI RECENSITE ANCHE SE FA MEDDA MA ALMENO SO CHE SIETE ANCORA VIVE MON AMOURS.
CAMUSSSS. x

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Capitolo 4
*** me, my self and time. ***


11.30 p.m. , Timberline Knolls, 5 maggio 2010
 

Ed è in momenti come questi che ti chiedi, perché a me? Che cosa ho fatto per meritarlo? Perché proprio IO devo essere cosi? Non poteva capitare a qualcun altro? Odiavo il fatto di essere bipolare. Era il mio handicap ma forse il mio vero handicap era il fatto di non poter essere quasi mai me stessa. Avevo un carattere strano. Ridevo spesso a scuola, continuamente. Le mie amiche si meravigliavano per quanto ridessi. Beh le persone che ridono sono quelle che soffrono di più, si dice. Ed è vero evidentemente. Perché credo che tutto questo ridere fosse solo una copertura da quello che provavo veramente. Una censura, dai miei veri sentimenti. Infatti, appena arrivavo a casa, scoppiavo e le lacrime non finivano più di scendere dal mio volto. In realtà, a ripensarci, non so nemmeno ora il motivo di tutte quelle lacrime. Credo fossero pianti isterici. E ci devo convivere tutt’ora. Molto spesso. Ma non è colpa mia. Da un momento all’altro senti il mondo crollarti addosso e senti solo il bisogno di piangere. Pianti di stress. Ecco come si possono definire. Sei stressata inizi a pensare a mille cose negative e senti la testa scoppiare. Le lacrime non riescono a bloccarsi e devono scendere. Si, credo sia cosi che va.

Poi invece ci sono volte in cui vorresti spaccare tutto. Sei agitata, ce l’hai col mondo intero e hai caldo. Vuoi solo morire in quei momenti. Inizi a dare di matto e non dormi la notte. Il cuore va a mille e sai che non è perché sei innamorata, è perché stai male. E questo ti spiazza. Ti lascia pensare. Pensare che sei diversa. Che sei sola, che nessuno ti può capire. Poi capisci che non è cosi quando conosci persone come Demi. Persone che ti possono capire, veramente. Che passano quello che passi tu. Ogni fottuto giorno. Che hanno handicap come te. Che non si riescono ad accettare come te e si fanno del male. Come TE. Credo sia da questo che inizi tutto. Non ti riesci ad accettare per come sei e devi farti del male per forza perché ce l’hai con te stesso. Non con gli altri che t’insultano perché loro, loro hanno solo…ragione. Ti dici e ti ripeti che se sei nato cosi è perché devi meritare questo. Tu prendi queste medicine che ti DOVREBBERO, in teoria, far stare meglio. In teoria, in partica non proprio. Un po’ come il Timberline  Knolls. Ti dovrebbe far stare meglio ma tu vedi solo i lati negativi e pensi sia la cosa più terribile che ti possa succedere. E quando ne sei convinto è finita. Ti fai del male. Cerchi di rimediare. Le medicine ti fanno ingrassare. E tu non capisci. Dovrebbero farti stare bene e basta. Non bene e grassa. Ma bene e normale, almeno. Ma no. Devi scegliere. Quindi quando stai male o continui ad essere magra e malata o diventi ‘sana’ e grassa. Ed è a quel punto che sei in difficoltà. Ho provato a non prendere le medicine per anni ma non risolvo nulla. Solo peggioro il mio umore che fa già merda. Ci sono mattine che non vuoi alzarti dal letto perché hai preso pastiglie e ti senti solo grassa. O almeno più grassa di prima. Cosi inizi a non mangiare. A vomitare. A tagliarti per lo stress. Per il giudizio degli altri. Nessuno capisce. Non è nemmeno facile da spiegare.
«sì ehm, un giorno sei magro e malato e quello dopo grasso e sano. Ah e con sbalzi d’umore del cazzo e pianti isterici»
Non so nemmeno se io l’ho capito. Forse manco io so quello che mi succede. Le spiegazione che mi do sono queste, che siano giusto o no non lo so. E non lo voglio sapere.
 

«Dear mind, please stop thinking so much at night and let me sleep. I need sleep.»

 
 

8.30 a.m. , Timberline knolls, 6 maggio 2010
 

Il risveglio non fu cosi dolce visto che la notte passata era stata una confusione totale nella mia mente. Continuavo a pensare a tutto, a tutti i miei problemi, a quello che avevo passato e a quello che stavo passando insieme a Demi. Avevo resistito tutta la notte pensando di non riuscire a stare sette o otto fottute ore senza andare in bagno, prendere quell’ “arma” e liberarmi per qualche minuto di tutto e di tutti. Demi quella notte invece aveva dormito mi sembra. Ero contenta per lei, ovviamente, ma erano di quelle mattine in cui sei scazzata anche senza ciclo e non hai minima voglia di parlare con nessuno. Vorresti solo dormire ma non ce la fai. Demi aveva cercato a parlarmi ma, non vedendo risposte o considerazioni da parte mia, aveva semplicemente detto un ‘okay’ frustrato e mi aveva lasciata stare, da sola coi miei pensieri, per l’intera mattinata. Credo fosse andata a fare un giro per la clinica, non essendosi ancora ambientata e volendo conoscere quello che si poteva fare nella ‘prigione’. Io ero rimasta in camera e all’arrivo della donna per le pulizia mi ero limitata a dirle di lasciare stare e che avrei fatto il letto e pulito io. Si come no. La pressione, dentro la stanza, aumentava sempre di più. Ero da sola e il mio unico pensiero se non ‘voglio uscire da qui’ era sempre quello della sera precedente.  
Auto.
Lesione.
 

«Save me…from my mind»
 

12.00 a.m. 

Demi rientrò in camera. Stavo cantando.
‘canti bene’ sorrise appena.
‘no…’
‘come vuoi, hanno ridato solo per oggi i telefoni se vuoi accenderlo’ mi lanciò al volo l’iphone che presi.
‘ok’
Speravo che in una giornata cosi di merda qualcuno avrebbe chiamato o almeno avrei trovato qualche messaggio. Anche un semplice ‘come stai?’ da un familiare o un amico non sarebbe stato male. Accesi il telefono fiduciosa. Avevo un po’ di paura a dire la verità, di rimanere delusa, ma speravo che qualcuno si fosse ricordato di me. Almeno i miei genitori dovevano aver chiamato. O la mia ‘migliore amica’. Demi dovesse aver visto la preoccupazione nei miei occhi che mi disse
‘non ti aspettare granché. io nulla, manco mia sorella e mia madre’ disse correndo in bagno a piangere. La sentivo singhiozzare. Dovevo piangere con lei o almeno consolarla cosi accesi veloce il telefono.

incredula lessi.

0 nuovi messaggi.
0 nuove chiamate perse.

0 tutto.
NON IMPORTA A NESSUNO DI TE LALALA.


Ok non c’era scritto ma ci stava bene.
Raggiunsi Demi.
 
Singhiozzi continuarono per un paio d’ore.
 

«never mind, never mind if anybody love me»
«Hi, I exist»



 

WEEEE gentolina.

Ciau puzzini che leggono e recensiscono (siete i migliori 4ever hihihihi) la mia V.I.F. Ricordo per quelli che soffrono di azaimer che avevo detto nel primo spazio autrice anche se non l chiamo mai cosi ma sclero, che V.I.F. è come V.I.F. VERY IMPORTANT FF (di cami) LALALALALA MI SENTO COSI FREEEE OGGI.
Così spero di avervi fatto felici e ho postato il capitolo. ora anche se mi riesce difficile un po' di serietà per questo capitolo che, a mio parere scrittrice fa la mmedda però forse vi può piacere. se fa ddavvero ma davvero la medda ditemelo, anche perchè io zono soddisfatta di me stessa ceh HAHAHAH ho preso 8 nel tema grazie a sta ff.
Quindi a MASSIVE THANK YOU ANCHE A VOI che mi avete scritto, messo tra i preferiti e seguito la storia.
Il capitolo è molto sentimentale sta volta poi ho scoperto la roba del cancellare le frasi e ceh chi me la toglie più HAHAHHAH uu
Eniuei tipo avete notato gli sfoghi di Jillian che poi sarei io? ceh tipo efp psicologo. Degli sfoghi cosi sfogosi che boh.
Ora devo andare a fare la ricerca sull'Algeria cc c'è vi sembra che prorpio un paese cosi di medda doveva capitarmi? boh mrs sfigghy al rapporto.
Quella stronza di rachele-ehiniall-rachiamoipanda (per le ninfomani e fanz suoi) ha preso il canada col suo culo di medda e farà justino. ceh io chi faccio?
KHADEL, re del rai pop folk algerino. farò una ff pure su lui I promise ragazze.
AHHH sto scrivendo una nuova os, e me gusta mlmlml
alla prozzima, recensite e presto coming soon su efp metterò il banner o la foto o come si dice della ff kajkssakd
VE AMOOOOOOOOOO.  ORA SAPETE TUTTA LA MIA VITAAAA GRAZIE A STA FF lol 
AHHHHOOOK
ADIOS ALOHA BYE BYE MORTACCI VOSTRA SOC'MEL.
basta sto male
ciau a tutte xxxxxxxxxxx dani-cami.
PS. il capitolo si chiama così perchè sto in fissa con sta song oh. demi is the best bitches.
su twittah: Camillarmadilla (nome bm bm coming soon cambiato e voi avvisate)
x

 

  

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Capitolo 5
*** alcoholic ***




 

Timberline Knolls, 6 giugno 2010

 

un mese dopo

 
Era già passato un mese.
Un fottuto mese dentro quella prigione, anzi no casa.
Iniziavo a chiamarla casa. Un passo avanti.
Ci eravamo ambientate, sia io, che Demi, e stranamente tutte e due eravamo riuscite a non cedere a nessuna tentazione.
“Più di un mese di astinenza” diceva Demi.
E aveva ragione, ma dovevamo sopportarlo. D’altronde eravamo lì per guarire. In più ci avevano tolto tutto, non potevamo manco andare al bagno da sole. Stressante si, ma passabile.
Questo mese era passato abbastanza in fretta, anche se con qualche difficoltà, ma era passato.
Ma come sarebbe stato il prossimo?

Demi era diventata la mia compagna di vita. Non più di clinica. Perché’ quella li dentro era la mia vita. Ero lì dentro per salvare la mia vita e Demi ne faceva parte.
Quante volte mi aveva trovato in bagno disperata e mi aveva abbracciata, salvandomi da me stessa e dalle mie idee sbagliate.
Poi avevamo delle cose in comune. Cantare. La sua voce sembrava angelica quasi. Anche io, dicevano le ragazze, che cantavo piuttosto bene.
E così, a volte, scrivevamo canzoni. Anche tutta la notte, per colmare il vuoto dato dalla depressione e dalla malattia che ci faceva stare sveglie.
Erano canzoni sull’autostima, molto profonde, tanto che a cantarle spesso ci veniva da piangere. Ma il fatto era che se quelle parole ce le avrebbe dette qualcuno prima di cadere del tutto e finire lì sarebbe stato diverso.
Perché tu puoi voler risalire, alzarti come un grattacielo quanto vuoi, ma quando cadi in basso, è difficile la risalita. Bisognava aspettare. Aspettare per arrivare alla cima.
Stavamo come scalando una montagna.
Arrivate in cima, però, ci eravamo assicurate l’un l’altra, che la vista sarebbe stata grandiosa.
A volte cercavo di chiederle qualcosa sul suo passato, sulla sua famiglia, ma lei sembrava aver rimosso. O almeno voleva rimuovere e semplicemente non ne parlava. Doveva averne passate tante e la capivo, quindi non parlavamo mai del passato, tantomeno del presente. Parlavamo del futuro, delle cose belle che avremo potuto fare uscite di lì.
Era una cosa utile.
 

 10,00 a.m. , Timberline Knolls, 8 giugno 2010

Un giorno nuvoloso, come tanti altri. Non mi piacevano le nuvole. Portavano solo depressione e pioggia, quindi come le lacrime. In più quando andavo in giardino era cupo il cielo e l’aria sembrava morta. Quindi non uscivo.
Era troppo freddo fuori. Troppo freddo per far volare i miei pensieri, troppo freddo e nuvoloso per guardare il cielo e sorridere a Dio.
Era troppo nuvoloso persino per pensare. Le nuvole offuscavano solo la mia testa, già confusa.
Ma quel giorno dovetti uscire per forza.
L’aria era cambiata. Anzi no, il centro era lo stesso, ma l’aria di Demi era diversa, impaziente e nervosa. 
Sentii che stava per succedere qualcosa, ma non ci feci tanto caso.
Lì non succedeva mai nulla di che se non che qualcuna di noi ragazze dasse di matto per il posto in cui ci trovavamo. Nella norma insomma.

Uscii in tuta in giardino e trovai Demi già pronta e bella in tiro.
Portava dei leggins ma aveva una bella maglia nuova, che non avevo mai visto prima. Era truccata in modo curato e si era lavata i capelli. Portava anche gli orecchini.
Stava seduta sul dondolo del giardino a fissare a gambe incrociate il cielo cupo. Aveva l’aria sognante ma leggermente preoccupata.
‘ehi, come siamo in tiro’ dissi scherzosa sedendomi al suo fianco.
‘che dici? HAHAH sembri mio padre..’ sorrise debolmente.
‘daai perché sei cosi, cosi curata? Io sembro una barbona e sono solo le dieci di mattina’ dissi dandole un pugno scherzoso sul braccio.
‘aspetto una persona, ma non dirlo’ teneva lo sguardo dritto a sè e non osava guardarmi in faccia.
‘hai visite? Che bello’ dissi sorridendo. Ero contenta per lei.
‘si, più che altro spero vada tutto bene’ si incupì leggermente.
‘andrà tutto bene tranquilla, piuttosto chi arriva?’
...
‘Joe’ sospirò.
‘Joe?’ non me ne aveva mai parlato.
‘sarebbe il mio,... il mio specie di ragazzo’ abbassò lo sguardo.
UAO.
‘e si fa vivo ora?’ capii di aver sbagliato a dire quella frase.
mugugnò qualcosa che non riuscii a comprendere.
‘non me ne hai mai parlato..’ continuai cercando di capirci qualcosa e rimediare.
‘il fatto è che..’ si girò con gli occhi lucidi verso di me ‘mi fido di te, non parlarne con nessuno, Jillian mi fido di te come nessun altro al mondo’ annuii comprensiva.
...
‘lui è un alcolizzato’ sbarrai gli occhi o almeno la mia reazione mi sembra sia stata una cosa simile perché Demi si corresse subito.
‘almeno, ceh lo era..’ le appoggiai la testa sulla spalla lasciandola continuare.
‘è sempre stato un po' sballato, con brutte conoscenze’ la strinsi a me.
‘ma sembra che abbia messo la testa a posto’ sospirò ‘io lo amo ancora e lui..lui ama me’
‘capisco’
‘ssi, insomma lui mi ama, poche persone lo fanno. non posso lasciarlo andare’
‘vi siete visti prima?’
‘di solito ci sentiamo per telefono’
‘e lui sa?..’
‘si, infatti mi vuole venire a trovare per questo’... ‘gli ho detto che comincio a sentirmi meglio’
‘e lui?’
‘dice che gli manco’
‘andrà tutto bene’ la strinsi sfregandole amichevolmente la schiena.
‘lo spero, grazie’ intravidi con la cosa dell’occhio una lacrima rigarle il volto ma la lasciai sfogare.
  

12.30 a.m.

Scansai la tendina bianca da ospedale per guardare fuori in giardino. La situazione non era cambiata di una virgola.
Il tempo era sempre uguale, triste e nuvoloso. Demi se ne stava ancora seduta, pronta sul dondolo ad aspettare.
Speravo davvero che questo Joe venisse e che tutto andasse per il meglio, se lo meritava. Aveva l’aria stanca, come sempre d’altronde.
Poi la situazione, finalmente, cambiò e si fece interessante. Rimasi in camera a guardare dalla finestra.

Una range rover nera con i finestrini opachi sterzò e si fermò nel giardino, nel posto riservato alle macchine. Demi si allarmò e il suo volto assunse un’espressione più contenta ma anche leggermente preoccupata. Si alzò e si mise a posto la maglia, per sembrare impeccabile. 
Cercò qualcosa con lo sguardo, i suoi occhi cercavano qualcosa o qualcuno. Me, forse. Sono qui Demi, sono qui, per ogni evenienza.
Scese un ragazzo alto e magro. Coi capelli scuri. Portava occhiali scuri, e non riuscii a vederli lo sguardo. Vidi solo che accennò un sorriso alla vista di Demi. Poi gli andò in contro, con la testa un po’ abbassata da bastardo.
Demi scoppiò a piangere e lui le accarezzò il viso mentre sorrideva.
Ma c’era qualcosa di losco nel suo sorriso, era sforzato, maligno, non so spiegarlo. 




 

CIAOO A TUTTE.

Oggi siamo più seri. Se qualcuno se ne fosse accorto ho appena cancellato il vecchio capitolo. Che era questo, ceh. Ora vi spiego perchè. 
Proprio stanotte è morto il papà di Demi, Patrick Lovato. I casi della vita, avevo appena scritto un capitolo dove c'era di mezzo lui e il suo rapporto con Demi. Ne parlavo male anche perchè, se conoscete la sua storia non è, anzi era, una bellissima persona nei confronti di Demi, Dallas e sua madre. Così per rispetto nei confronti di Demi e la sua famiglia mi sembrava inadeguato lasciarlo così ho cancellato il capitolo e l'ho rimesso ma ora la storia è un po' diversa. Non di tanto, solo non parlerò di suo padre. Mi dispiaceva parlarne perchè è appena morto e aveva un tumore e mi sentivo presa in causa a parlarne male. Era sempre una persona e suo padre.
Twittate su twitter #staystrongdemi #staystrongdemianddallas #ripPatrickLovato perchè per lei sarà dura, ma supererà anche questa.
Demi è forte e lo sappiamo tutti.
Detto questo ho perso 12 recensioni e non so più come continuare ma qualcosa mi inventerò e chissene frega meglio così che lasciare un capitolo su suo padre ''cattivo'' mentre stanotte è morto. ho preferito toglierlo subito.
Spero capirete che l'ho fatto per rispetto per Demi anche se lei non leggerà mai questa cosa però preferisco cosi.
#staystrongdemi #staystrongdemianddallas #ripPatrickLovato

p.s. spero il capitolo vi piaccia comunque. Ho messo Joe, ma no, non aspettatevi la solita storia su Jemi perchè ne ho abbastanza. Joe avrà un ruolo un po' diverso in questa ff. Ah e ho messo il banner fatto da me, un po' bruttino ma accontentatevi, ho fatto del mio meglio lol almeno vi fate un'idea dei personaggi :)
Cami.

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Capitolo 6
*** burning words ***



 


Timblerline Knolls, 8 giugno 2010, 1.00 a.m. 


Mi sentivo così sola. Sì, avete capito bene, sola.
Demi era fuori da una mezz’oretta buona col suo ragazzo, ex, amico, insomma quello che era; ma almeno aveva una persona che le stava accanto. Ero un po’ invidiosa lo ammetto, ma non troppo. Insomma bisognava dire che lui non era stato proprio il ragazzo ideale. Ma magari lo sarebbe diventato. Non l’avevo ancora conosciuto ed ero davvero curiosa.
 
Li avevo un po’ osservati dalla finestra.
Era un bel ragazzo d’altronde, col viso un po’ sciupato e rovinato, forse dall’alcool e non voglio sapere che altro, ma come ho già detto, i suoi occhi non mi ispiravano fiducia. Ma forse era solo un’impressione mia. Avevo visto in quei pochi momenti come fissava Demi. Io lo riuscivo a vedere, lei no. Lei sembrava cosi ingenua con lui al suo fianco. Sembrava così piccola ed indifesa di fianco a quel ragazzo - dal passato tormentato come il suo - con la barbetta. Ma forse era solo una mia impressione.
Avevo imparato a non fidarmi velocemente delle persone e a diffidarne subito prima di conoscerle a fondo e forse questo era uno dei miei difetti; o anche dei pregi, non so.
 
Avevano passato tutto il tempo fuori in giardino seduti su una panchina, la stessa su cui io poco più di un mese fa, appena arrivata, ero scoppiata, lasciando che tutte le mie emozioni lasciassero la mia bocca trasformandosi in parole e singhiozzi. La stessa panchina dove io mi sedevo sempre a pensare, nei giorni più difficili.
Avevano parlato per la maggior parte del tempo e per quel poco che avevo visto prima di tornare a pensare a me stessa, a volte lui le diceva qualcosa e Demi sorrideva; a volte diceva qualcos’altro e a Demi scendeva una lacrima; ed era lì che lui la prendeva per il mento, glielo alzava e le lasciava un bacio frettoloso, freddo e distaccato. Non mi piaceva affatto. Poi lui continuava a parlare e parlare e io non sentivo. Ma vedevo la faccia e le espressioni della mia compagna, e forse non erano belle cose. Lui si avvicinava con sguardo malizioso a lei sorridendo proprio da bastardo, per non dire un’altra parola, e lei si scansava.
Non mi sembravano proprio belle situazioni per una coppia.
Coppia” poi. Lui aveva una faccia da bastardo che mi dava sui nervi solo a guardarlo. Lei era sempre la stessa Demi, fragile ed innocente, e la sua presenza affianco a lui, devo dire, che mi preoccupava.
Ma mi preoccupò ancora di più poco dopo, quando scoprii che quel Joe, di bastardo, non aveva solo la faccia.
 

1.20 a.m.

 

Ora di pranzo. Devo dire che nell’ultimo mese io e Demi dal punto di vista del mangiare eravamo molto migliorate.
Eravamo molto controllate si - basta sapere che non potevamo neanche andare in bagno da sole dopo un pasto – però era stato molto anche merito nostro. Mangiavamo quasi tutto un pasto e anche di gusto. A volte era comunque difficile, ma ci dicevano che stavamo facendo grandi progressi e sarebbe stato solo una questione di tempo.
Demi alla fine aveva avvertito Jess, l’infermiera, della sua visita e per fortuna non c’erano stati problemi sul far mangiare con noi Joe.
Mi recai a mensa e mi sedetti con le altre ragazze, aspettando Demi che sarebbe arrivata di lì a poco.
Subito dopo infatti arrivò lei, con Joe al seguito, e si sedette affianco a me.
“Joe ti presento Jillian, la mia compagna di stanza” disse indicandomi “e queste sono Allie, Maggie, Cathy e Beth” presentò le altre ragazze del tavolo.
Joe ci sorrise, sempre con quella faccia da bastardo, e si limitò a dire un “ciao a tutte”. Poi si sedette anche lui affianco a Demi.
“Allora?” sussurrai nell’orecchio di Demi.
“Tutto nella norma finora, spero non dica cazzate”
“Ah” mi dovevo preoccupare? Lo scoprii qualche secondo dopo.
Iniziammo a mangiare.
C’era della pasta e di secondo il pollo con le verdure.
Allie, una tredicenne con dei problemi, molto espansiva, cercò di iniziare una conversazione.
“da quanto state insieme?” disse sorridendo a Joe.
Demi abbassò lo sguardo, così le strinsi la mano sotto il tavolo e le sussurrai un “su, dai” per farle coraggio. Lei stette zitta, anche perché Joe l’anticipò.
“veramente da due anni e mezzo, poi Dems ha avuto questi problemucci, ma è okay” disse lui infilzando un maccherone non curante.
Ah, problemucci, ma estinguiti.
Ok calma, trattieniti.
Stettimo tutte zitte un po’ sconvolte dalla sua risposta, compresa Demi che non so che stesse pensando.
Joe continuò a sparare cazzate, cosa che, a quanto pare, gli veniva davvero bene.
Ma voi mangiate questa roba ogni giorno? No perché fa davvero schifo, poi cosi magari Dems potresti perdere quei kg in più come hai sempre voluto, no? HAHAHHAH” rise solo quel coglione.
“Joe per favore” disse Demi senza parole cercando di rimediare.
Bastardo, ecco come si poteva definire.
Demi si alzò di scatto e si avviò verso la nostra camera.
Lui poco dopo la seguì scusandosi al tavolo.
“scusateci ha un carattere un po’ incomprensibile e strano” disse andandosene.
RICICLATI, davvero.
Gli avrebbe rovinato la vita, lo avevo capito definitamente.
Dovevo fare qualcosa, tenevo troppo a Demi.

 
I commenti su Joe appena seguì Demi in camera spaziarono dagli insulti normali, a quelli pesanti, a quelli volgari e agli auguri di morte.
E dovevo ammettere che ci stavano anche bene.
Finii di mangiare velocemente mentre la frase che aveva detto Joe qualche minuto prima mi rimbombava nella testa.
“Dems potresti perdere quei kg in più come hai sempre voluto, no? HAHAHAH”
Lui era la persona sbagliata. Non capiva nulla sui problemi della sua ragazza; quella forse era una delle cose più sbagliate che potesse dirle e su cui avrebbe potuto scherzarci sopra. Ma l’aveva fatto. Facendo, oltre che a una grandissima figura davanti a tutte noi, stare male psicologicamente una delle persone a cui tenevo di più, Demi.
Insomma ci arriva pure un piccione, non puoi dire a una ragazza che ha problemi e ha passato degli anni cercando di non mangiare, mentre cerca di guarire e ha ricominciato a mangiare, queste cose.
Sei coglione o sei coglione.
Le infermiere non avevano sentito per fortuna, gli avrebbero detto qualcosa. Noi ragazze avevamo detto che Demi non si era sentita bene e per questo era tornata in camera. Per fortuna nessuna si era insospettita.
Ma in fondo era vero che non si era sentita bene, assolutamente.
Dopo tutti quei progressi fatti, per quella stupida frase detta da quella stupida persona, sarebbe potuta ricadere in mezzo ai suoi vecchi problemi.
Tornai nella mia camera ma prima di entrare mi fermai. Molto probabilmente il coglione –si lo chiamerò cosi, scusate la mia finezza inesistente- sarebbe stato dentro con Demi, nella MIA camera, in mezzo alle MIE cose, vicino alla MIA Demi.
Eh no. Bussai ed entrai fregandomene.
Immaginavo lo stato d’animo di Demi, distrutto, avrebbero litigato, sicuro, sarebbe stata male nei prossimi giorni, ma avremmo risolto tutto insieme. Senza Joe, sì lui sarebbe sparito dalla sua vita…
...fermai i miei pensieri mentre aprivo la porta; quando i miei occhi videro una scena che non avrei mai voluto vedere.


 

And we can't stoppp and we won't stoop

sciauu ragazzee è già agosto :( PIANGIAMO INSIEME TRA UN MESE INCOMINCIA LA SCUOLA E IO INIZIO IL LICEO CLASSICO. help.
Speriamo vada tutto bene..aiutooo. L'esame è andato già da più di un mese, woa. E io che avevo tanta paura, poi alla fine non ho avuto problemi per fortuna.
Sono stata in Inghilterra kajs e sono andata da Nando's omg ok basta a voi che ve ne frega? HAHAH sono felice non so :) sono in vacanza soo.
Parliamo del capitolo, l'avevo già scritto da un po' ma non c'era la connessione per postarlo :(( povere voi. A me piace sto capitolo non so forse perchè sto incazzata nera con Joe HAHAH .... però, come sempre, se fa la caccaaa ditemelo eheh.
Poi non so che dire, le solite cose dai: recensite, mettete tra i preferiti, e nulla spero che questo capitolo vi piaccia. Ah, Joe è uno stronzo lol mi scuso con eventuali Jonatics o quelle che tengono a Jemi come il loro iphone, io amo il vero Joe lol lo amo con Demi in camp rock e blablabla però qui il suo personaggio è così; accettatelo babbane e non si discute. E poi in questo capitolo non so se lo avete notato (io solo dopo, pur avendolo scritto lol) ma si vede un casino la personalità lunatica e instabile/bipolare di Jillian. Cambia sempre opinione HAHAH un po' confusa la ragazza eheh, ma ci sta. 
Bene, ora parliamo di cose a caso su, mi sento happyy.
Allora intanto è nato il figlio di Kate e William aw si chiama George aw anche Louis... pochi giorni prima è nata la figlia di mia cugina che andrà ad abitare a Londra perchè il fidanzato di mia cugina lavora là. Quindi magari la figlia di mia cugina che si chiama Carolina da grande si metterà con George e la mia famiglia diventerà reale. Peggio di Beautiful la mia famiglia omg :o
Ok un'altra cosa, devo iniziare a ripassare per l'inzio della scuola il che è molto triste perchè non mi ricordo una mazza. :(
L'ultima cosa, sono stata in montagna in un hotel e mi ero innamorata del cameriere diciassettenne HAHAHAH aiuto, era un figo oh. Biondo, occhi azzurri, gioca a golf (sembra Niall :o) e poi mi serviva e lavava i piatti, meglio di cosi? ok sto delirando, scusate, colpa delle vacanze.
Ora, come sempre, siete state aggiornate su tuutta la mia life, per maggior informazioni, recensite e chiedete :)
KISS KISSS
Cami la paxxerella.

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Capitolo 7
*** realities that destroy ***




Timberline Knolls, 8 giugno 2010, 2.3o p.m
.

Spalancai la porta e alzai lo sguardo, non riuscendo a credere ai miei occhi. I due piccioncini si stavano tranquillamente baciando sul MIO letto, mentre lei lasciava che le mani di lui “esplorassero” tutto quello che volevano.
Disgustoso.
Demi era diventata tutta matta o cosa? Le aveva fatto il lavaggio del cervello? L’aveva ricattata con dei soldi? Avevano un contratto? Boh, non riuscivo proprio a darmi e trovare una ragione sensata.
Che ci trovava in lui?! In un coglione che non capisce mai la cosa giusta da dire?!
Mi schiarii la voce per avvertire la coppietta della mia presenza. Lui sembrò non turbato dalla mia intrusione e continuò a fare quello che stava facendo, anche dopo avermi visto. Contavo sulla reazione di Demi; oppure no, visto quello che stava facendo. Demi mi vide con la coda dell’occhio e si alzò prendendolo per mano e spostandosi sul suo letto. Grazie al cielo, almeno questo.
‘scusa Jil’ disse la mia compagna. Ma che è?! La coppietta dei nomignoli? Dems, Jil, basta Cristo!
Dovevo parlare con Demi e farla ragionare.
‘scusatemi voi. scusa co..ehm Joe, potrei rimanere sola con Demi qualche minuto?’ dissi veloce prima che i due ricominciassero con le loro ‘cosette’ sul letto di Demi. Mi trattenei dall’aggiungere pensieri poco carini e chiamare Joe come veniva definito nella mia testa.
‘ok, vado a vedere di trovare un posto per fumare’ disse incolore e uscì. Ma questo una cosa giusta riusciva a dirla? O almeno normale. Fumi in una clinica? Bah.
Demi fissò la scena stordita e ancora imbambolata da lui. Sembrava essersi dimenticata di quello che aveva detto quell’idiota poco tempo prima. Ma era diventata matta? Ci doveva essere un motivo logico.
Si mise a sedere sul letto e io feci lo stesso.
‘dimmi’ sorrise e io restai seria.
‘ok, te lo dico chiaro e tondo, ti rendi conto di com’è Joe?!’
‘si Jil’ sospirò e io tralasciai quel fastidioso nomignolo ‘è un ragazzo molto sicuro di sé e a volte un po’ diretto, me ne rendo conto, ma..’ non la lasciai finire. Non c’era nessun ma in qualsiasi caso. Era imperdonabile, quello che aveva fatto.
‘ma che Demi?! Apri gli occhi, su. Ha scherzato sul tuo peso, sul tuo umore instabile. È inaccettabile, con frasi del genere potrebbe farti tornare solo a star male’
‘non capisci Jillian. Non sei mai stata innamorata?! Lui non capisce i miei problemi ma va bene, chissenefrega insomma! Lui mi ama comunque’ sbottò iniziando ad alzare alla voce.
La situazione si stava facendo più tesa.
‘Si, Demi, sono stata innamorata, ma mi sembra che non siamo nella condizione per avere una storia d’amore, ora come ora. Per di più se il ragazzo in questione non ti capisce affatto e ti dice frasi del genere! Ah poi sei così sicura che ti ami? Ama te e il tuo carattere strano’ calcai la parola strano come l’aveva detta il coglione poco prima ‘o ama il tuo culo e le tue tette?! Dimmelo Demi! Riflettici!’ stavo urlando e lei era appena scoppiata in lacrime. Avevo esagerato, ma in quel momento, non riuscivo a darmi un freno. Ero partita e anche Demi, e non ci saremmo fermate molto facilmente.
Ci stavamo urlando contro come pazze, tra le lacrime. Eravamo messe piuttosto male ma credo che questo fosse dovuto soprattutto dal fatto che fossimo entrambe bipolari e piene di emozioni da far esplodere fuori tutte insieme come una bomba atomica. Ed eccole.
‘Stronza! Sei invidiosa che io ho una persona vicina che mi ama, mentre tu no, non è così invece?!!’ mi spinse e mi sbilanciai un po’, ma non caddi. Continuavo a urlare e piangere. Avevamo la faccia viola da tutte le emozioni che stavano trapelando ma non ci volevamo ancora fermare. Eravamo entrambe forti e decise a urlare tutto quello che pensavamo.
‘No! Non sono invidiosa se la persona in questione è un maniaco che potrebbe giudicarmi strana e instabile per il mio carattere! Che si fa carino solo quando c’è di mezzo il mio culo! Che mi ricorda che devo dimagrire dopo tutta la strada che sto facendo e che mi potrebbe riportare su brutte strade! Un cretino che se ne fotte di me se no sarebbe comparso molto prima, ammettilo!’ Urlai, mentre le ultime parole mi uscivano rotte e strozzate per via delle lacrime.
Demi andò giù di testa. Prese bicchieri e lampade e iniziò a buttare tutto per terra urlando e piangendo. Imprecava; ma non capivo se imprecava verso di me, sé stessa o Joe. I vetri rotti le avevano ferito la mano e lei la teneva chiusa in un pugno ormai sanguinante, piangendo e continuando a urlare. Poi continuò verso di me.
‘Perché mi dici questo?! Perché?!’ si buttò in ginocchio per terra esausta dal pianto e io indietreggiai piano, come pentita di averle confessato per intero una verità che non riusciva a vedere da sé. Mi misi seduta in un angolo con le braccia che stringevano le gambe e la testa china. Piangevamo entrambe ora, ma Demi ritornò ad urlare.
‘Volevo fingere a me stessa che andasse tutto bene, pur sapendo che non era cosi, volevo solo far credere a me stessa che qualcuno mi amasse per una volta!’ si fermò un attimo per riprendere a respirare.
Stavo singhiozzando come non mai e avevo paura di smettere a respirare da lì a momenti.
‘e tu hai rovinato tutto stronza!’ facevano male quelle parole dette da una persona a cui volevo molto bene.

Avevo letti molti libri sul bipolarismo e tutti affermavano che nelle crisi come quella le persone bipolari potevano dire e urlare cose esagerate, che non pensavano, quindi di non spaventarsi. Lei non pensava quelle cose, lo sapevo. Ma lì per lì facevano male, e parecchio.
In quel momento entrò Joe tutto tranquillo che si accorse della situazione.
Pianti rotti, urla, vetri in frantumi per terra, lampade e oggetti scaraventati da tutte le parti, Demi che piangeva, urlava e sanguinava dalla ferita sulla mano ed io in un angolo che singhiozzavo. Joe, ovviamente, come da copione disse la frase più cretina della storia da dire in quel momento.
‘ma che avete fatto voi due?’ disse, pure con tono divertito.
Che ti sembra coglione?

Arrivarono delle infermiere al più presto.
Alcune presero Demi che scalciava e urlava mentre continuava a piangere. Non sarebbe durata ancora molto la crisi, pensai.
Delle altre infermiere vennero da me e cercarono prima di farmi tranquillizzare.
‘Jillian respira, calma, smetti di piangere, forza’ Erano state d’aiuto.
Poi mi avevano portato dallo psicologo della clinica, da cui eravamo state, sia io che Demi, già qualche volta. Raccontai a lui tutto ciò che era successo. Poi venni controllata da un medico che mi aumentò le pillole per il bipolarismo. Quelle che tutte odiavamo. Quelle che ci facevano ingrassare. Ma me ne sarei fatta una ragione. Ora volevo solo chiarire con Demi e sapere come stava.
Un infermiere m’ informò e mi disse che Demi era stata medicata e fatta calmare come me; che era andata anche lei dallo psicologo e che anche a lei era stata aumentata la dose di pastiglie. Poi ci tennero separate per tutto quel pomeriggio.
 
7.00 p.m.
 
Joe fece finalmente l’unica cosa giusta di tutta la sua breve permanenza alla clinica. Prese e, viste le situazioni, se ne andò di corsa.
Scappò quel coglione. Quel codardo. Quel pezzo di merda. Finalmente.
Demi quando lo venne a sapere non fece nulla di disastroso, ma sembrò soltanto creare delle barriere con tutti. Era come caduta in quella depressione che viene dopo le prime sbronze. Stava zitta, piangeva in silenzio e stava sola. Tutti alla clinica ne rimasero sorpresi, anche se poi non era cosi anormale in fondo; il fatto era che nessuno sapeva la verità.
 
Joe se ne era andato sì, ma lasciando per Demi un ricordino.
Un ricordino assassino.
 
 

I CAME IN LIKE A WRECKING BAAALL..

ciao ragazzee/i (chissà se dei maschi leggono questa ff mah) sto in fissa con sta soong.

anyway sono le tre del mattino e io sono qui a postare il capitolo. tutto only for my V.I.F. ewe 
nooo mi si è addormentato il piede AHAHAH anche lui è stanca lol spero questo capitolo vi piaccia, mi sono sfogata un casino, poi da qui inizia una parte molto movimentata della ff che ho progettato con la famosissima (e anche no) RachiAmoipanda mentre mangiavamo in gelato. quindi aspettatevi bella roba rega perchè siamo delle genie, ceh più io che la scrivo però non facciamo i modesti dai pft.
Eh nulla, JOEEE SE NE E' ANDATO VIA QUESTA NON E' PIU' CASA SUAA GENTEEE.
un applauso all'uscita di scena di questo personaggio stronzo che ha subito le pene dell'inferno con le mie imprecazioni su di lui. *clap clap* la canzone di lady gaga APPLAUSE APPLAUSE APPLAUSE NANANANA che poi avete visto i VMA?! ceh io dico..ok no che poi non vado più a letto. se volete saperlo scrivetemi lol
Ah poi in questo capitolo si scopre quello che era un mistero BAM per tutte voi eheh no non stavano scopando come conigli come pensavano molte (porcelline) anche perchè che schifo, povera me/Jillian nonono, e no Joe non la stava manco picchiando o drogando (?) mah. Scoprirete che ha fatto quel brutto. (scherzo Joe my love)
uno di questi giorni scrivo a Jonas su twitter che mi dispiace per tutti i modi in cui l'ho chiamato qui, mi sento troppo in colpa ceh.
Bene i prossimi capitoli sono molto sbadabaam quindi preparatevi ee..e basta scrivetemi, recensite, leggete, mettete tra le varie cosettine e prima che crolli nel sonno un APPLAUSE A ME CHE LUNEDI' INIZIO IL CLASSICO.
se non mi vedrete più (morirò me lo sento) e la ff non verrà mai più finita andate a cercare i capitoli nel mio pc su word password ***** eheheh no ok addio.
Fan fangirleggiate per me uu
BASCIONI, CAMI LA PAZZOIDE delle tre del mattino.

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Capitolo 8
*** lethal thoughts ***


 


Timberline Knolls, 8 giugno 2010, 7, 30 p.m.
 
 Ero stata tutto il pomeriggio a pensare a quello che era successo. Avevamo perso la testa entrambe ed era forse un miracolo che nessuna delle due si fosse fatta male sul serio. Quando si è bipolari è facile andare giù di testa così, perché si è emotivamente instabili e un momento puoi piangere, quello dopo urlare e quello dopo ancora potresti trovarti a ridere. Comunque la crisi era passata ad entrambe, ma eravamo ancora molto vulnerabili.
Volevo ancora bene a Demi, ovviamente. Sapevo che tutte le cose che mi aveva detto non le pensava veramente, erano solo uno sfogo ed una crisi. Questo, come sapevo che avevo esagerato, ma che se non l’avessi fatto forse ora lei sarebbe stata là a pomiciare con uno che non l’amava e che di sicuro l’avrebbe fatta ritornare a star male.
Tutte le parole che le avevo detto, che aveva detto Joe, che lei mi aveva detto, avevano ferito. Tante parole quel giorno avevano ferito. Erano parole pesanti, magari dette pure senza pensare; nessuno quel giorno aveva utilizzato il famoso ‘prima di parlare conta fino a 10’. Tutti avevano detto quello che pensavano subito, ed era stato troppo.
Demi l’aveva capito, io l’avevo capito fin da subito ma non c’era soluzione, Joe, beh lui tralasciamolo.
Se non avessi detto quelle parole che bruciavano tanto, non si sarebbe formata la ferita, come non si sarebbe rimarginata. Demi almeno era riuscita a convincere sé stessa della verità su Joe, ma anche a convincere sé stessa che lui non l’amava. E questo la portava solo a stare peggio.
Quello che aveva detto Joe, l’aveva ferita, e soprattutto il fatto che dopo la crisi di Demi, quello se ne era andato senza dire nulla.
Anzi, qualcosa l’aveva detto a Demi, qualcosa di non incoraggiante sicuramente; d’altronde lui poteva portare solo del male nella sua vita.
 
Demi comunque aveva ancora più conferme che lui non l’aveva mai amata, e le parole che le aveva detto rimanevano lì, come ferite non rimarginate sul cuore. Avevo intuito che lui le aveva detto spesso di dimagrire e che era anche per quello che lei era iniziata a stare male; avevo intuito che non poteva ancora dimenticare quelle frasi che le aveva detto anche lì alla clinica sul peso. Lui d’altronde era scappato come se non accettasse lei e i suoi sbalzi, come se avesse pensato – e molto probabilmente l’aveva fatto sul serio – che fuori ce ne erano mille meglio di lei, senza problemi e più anoressiche, non magre.
Ma il vero problema era che anche Demi l’aveva pensato, e stava ricadendo, buttata giù proprio da quelle ferite sul cuore.
Per di più Joe se n’era andato incoraggiando soltanto i suoi peggior pensieri.
 
8.00 p.m.
A tavola quella sera, a cena, eravamo state separate. Io ero riuscita a mangiare, non mi interessava più molto di me stessa. Ero in una fase in cui mi importava solo di riuscire a ‘salvare’ Demi. Sapevo che aveva bisogno del mio aiuto, me stessa non ne aveva più bisogno, poteva andare avanti anche da sola. Volevo solo aiutare lei; e vedevo dal mio tavolo che non mangiava. Aveva mangiato davvero poco e per quanto le infermiere si sforzassero di dirle qualcosa, lei si rifiutava. Anche lo psicologo aveva capito sicuramente, dai suoi racconti del pomeriggio, che mancava poco alla botta decisiva, alla caduta finale. Stava per toccare il fondo. E bisognava fare qualcosa. Lo psicologo era in mensa con occhi fissi sul tavolo di Demi; come me. Mentre lei stava lì che indugiava a mangiare, stava cadendo e quando sarebbe ‘atterrata’ non avrebbe distrutto quel mese o più di lavoro, avrebbe distrutto sé stessa. Io avevo finito di mangiare e vedevo che lei non voleva girarsi a guardarmi. Aveva paura della mia opinione, si vergognava del fatto che stava ricadendo, mentre forse io ce l’avevo davvero fatta.
Avevo occhi fissi su di lei, che ora sembrava volesse andare in camera.
No, Demi. Era arrivato il momento.
Si alzò e si avviò. Forse, solo io potevo fermarla.
Maledetto Joe e le sue parole; al diavolo Joe e le sue pillole regalo.
Le sue parole l’avevano ferita molto e il suo scappare lasciandole solo quel regalo, non aveva fatto che accrescere il pensiero di Demi.
Lei pensava che, come non andava bene a lui, non sarebbe mai andata bene a nessuno. E questo era un pensiero assassino.
 
Mi alzai di scatto, non c’era tempo da perdere.
Il percorso fatto di corridoi bianchi e stanze dalla mensa alla camera sembrò infinito, anche se durò solo qualche secondo. In quel momento che sembrava davvero troppo lungo mi passarono per la testa tutto quello che io e Demi avevamo passato insieme.
Mi ricordai il primo giorno che ero arrivata lì, come era debole, e come ero riuscita subito a legare con lei. Mi ricordai dello sfogo sulla panchina con Jess l’infermiera alla solita domanda ‘come ti senti?’ e Demi che aveva compreso tutto e mi aveva abbracciato tra le lacrime. Mi ricordai delle fatiche a mangiare, avevamo raggiunto un traguardo, ma Demi stava per ritornare indietro alla partenza, prendendo una scorciatoia. Una scorciatoia assassina. Mi ricordai delle notti insonni che per noi erano normali, delle chiacchierate, delle risate. Delle canzoni che avevamo scritto, che un giorno qualcuno avrebbe ascoltato, ascoltando la nostra storia. Mi ricordai di quando pensavamo a che cosa avremmo fatto appena uscite da lì e che Demi mi disse che avrebbe voluto viaggiare in tutto il mondo. Io le dissi che molto probabilmente sarebbe piaciuto anche a me. Mi ricordai quando mi raccontò che le sarebbe piaciuto avere dei figli un giorno, una vera famiglia, con due cani, e i bambini si sarebbero chiamati Jillian – avevo sorriso – e Trenton, in memoria di un suo amico che aveva perso all’età di tredici anni. Mi ricordai quando una notte stavo per vomitare dal senso di colpa e Demi mi prese per un braccio e mi portò da un’infermiera che mi aiutò. Mi ricordai delle capriole che ci piaceva fare in giardino, delle gare di corsa. Dei momenti di psicologia di gruppo in cui spesso piangevamo, tormentate dai brutti ricordi passati. Mi ricordai di un gioco che avevamo fatto in cui bisognava urlare più forte che si poteva, in modo da sfogarsi. Mi ricordai che lei mi disse che voleva fare la cantante e io pensai che ce l’avrebbe fatta, uscita da lì. Mi ricordai che le dissi che volevo fare la scrittrice e le feci leggere qualche pagina di un diario che avevo scritto. Mi fece i complimenti e mi abbracciò. Mi ricordai che di notte russava. Mi ricordai del suo spazzolino elettrico che faceva un rumore fastidiosissimo e che ridevo sempre quando lo usava. Mi ricordai quando ci ridarono i telefonini e nessuno ci aveva contattato. Mi ricordai dei pianti fatti in un abbraccio. Degli abbracci, mi ricordai. Mi ricordai del suo profumo di vaniglia. Mi ricordai delle nostre ‘cose proibite’ che avevamo buttato via insieme di nascosto, promettendoci di aiutarci a vicenda se una delle due sarebbe caduta in futuro. Mi ricordai delle promesse che ci eravamo fatte. E io, cara Demi, stavo solo facendo quello che ci eravamo promesse.
Arrivai, camera 62, la porta si era appena chiusa, dietro di me lo psicologo, e alcune infermiere. Tutti avevano un viso bianco e pallido dalla paura, io non avevo paura, almeno non ancora, io volevo solo riabbracciare la MIA Demi, e se l’avrei potuto fare o meno dipendeva solo da una questione di secondi e di parole che avrei usato.

 

Ciau a tuttii :)

sono le 23 e 39 domani ho scuola ma chissene frega devo aspettare mezzanotte e la video chat di Demi. Forse farà un tour non so, deve annunciare delle cose. Se verrà in Italia io morirò ragazzi. Spero davvero che venga io voglio abbracciarla, io DEVO abbracciarla. Potete capire quanto tengo a lei da questa ff. Comunque sono troppo contenta, questa settimana sono riuscita a prendere i biglietti per il concerto dei one direction a san siro. omg. vi rendete conto? ci sarò e per la seconda volta! sia lodato mio padre e il suo culo gigante. AHH I MIEI AMORI.
Poi a scuola mi trovo bene, il liceo è figo anche se si studia. le compagne e i compagni sono carini apparte alcune troiette ma ci staa :) 
Ho iniziato a scrivere un'altra ff, anzi ne ho due ma una mi fa schifo quindi HAHAHAH comunque forse le metterò bohhh parliamo del capitolo, a me piace (woo) soprattutto la parte del corridoio dove Jillian ricorda tutte le cose fatte insieme. Vi verrà voglia di ammazzarmi per come l'ho finito ma c'est la vieee ragazze/i. La prossima volta saprete tutto eheheh siamo a una parte cruciale della ff ma shh non dico nullaa :) Vi lascio col fiato sospeso e speriamo insieme che demi venga in Italia.

Ciau miei amatissimi fanzzz vvb <3

camilla.

 

 
 
 
 
 

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