Freckles.

di mechishand
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** quel ragazzo che occupa il posto accanto. ***
Capitolo 2: *** era diventata improvvisamente pallida. ***



Capitolo 1
*** quel ragazzo che occupa il posto accanto. ***


CAPITOLO 1

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Questa mattina mi sono svegliata con il carillon della mamma sotto al cuscino, sarà perchè non ho resistito a quel suo suono magnetico, così tremendamente armonioso. Quel suono era come se purificasse la mia anima e mi facesse ricominciare da capo. «Cavolo! Sono già le sei e mezza del mattino!» ho pensato, mentre fissavo l'orologio sulla mensola accanto al letto. 
Sì, quella che la nonna regalò alla mamma per il suo trentottesimo compleanno, ma a me poco interessava.
Mi sono alzata con cautela dal letto e indossato le pantofole a forma di Minnie: è stato imbarazzante! Ho preso l'iPod che era accanto al lume e ho posato il carillon nel suo rispettivo scrigno. 
«Mel, ti sbrighi a fare colazione? Sta per passare l'autobus!» ha continuato a ripetere mia madre, come se volessi stare tutto il giorno a letto senza far nulla.. o forse sì. Comunque, sono scesa al piano di sotto e ho ammirato le prelibatezze sul tavolo: c'era praticamente di tutto! Dai pancakes al latte di mandorla e una tazza di fiocchi d'avena, se ci fossero stati gli smarties su quei pancakes, adesso peserei il triplo di quanto non lo sia ora! Mi sono vestita in fretta e furia e ho corso fino alla fermata dell'autobus.
Erano le sette e mezza quando l'autobus si è fatto vivo: 
«La prossima volta le converebbe arrivare dieci minuti prima, eh!» feci presente all'autista, che se ne fregava di tutto ciò che i suoi "clienti" gli suggerivano.
C'era da aspettarselo, non c'era neanche un posto, ma scorsi e all'ultima fila c'era un posto vuoto, accanto a Josh Gullman, quel ragazzo il cui padre ha una fabbrica di vestiti colombiani, o una cosa del genere. Sapevo soltanto che era abbastanza riservato, sempre con quell'aria depressa e cinica, insomma, inavvicinabile. 
Ho capito all'istante che avrei dovuto rivolgergli la parola, ma se avessi fatto la figura della perfetta idiota? Non me lo sarei mai perdonato, insomma, siamo come l'acqua e il fuoco: a lui piacciono i Guns n' Roses, mentre a me Taylor Swift. Siamo i classici opposti. Mi sono fatta avanti, in un modo o nell'altro. 
«Che bella giornata oggi, non trovi?!» gli dissi.
Cazzo! Non ho notato le cuffie, stava ascoltando della musica, che stupida! Tralasciai questo piccolo incidente e ho continuato la mia giornata.
Dopo due ore di Economia e un'ora di Francese, mi sono indirizzata prontamente verso l'aula di Geografia, dove ci stava aspettando la signorina Konnor. Non appena varcai la soglia della porta, ho notato lo sguardo di Josh, che era lì con le sue solite cuffie e il suo fare modesto. Per ironia della sorte, l'unico posto libero era quello accanto a lui. 
«Questo ragazzo ha un qualcosa di strano!» continuai a pensare. La professoressa era propensa a spiegare le Isole Hawaii, al che Josh esclamò: «Vorrei tanto essere un'isola, perchè le isole sono indipendenti e nessuno è in grado di disturbarle!» capii al volo che si stesse riferendo a me, l'impicciona di turno. All'uscita, sorprendentemente, mi fermò e mi disse:  «Mel, giusto? Ascolta, non era riferito a te quell'affermazione, è solo che..» cercava di pararsi il culo, classica strategia di uno che si auto-contraddice. 
«Guarda, non c'è bisogno che ti scusi, ho capito subito che non era riferito a me, figurati!» mento alla grande, in questo eccello indubbiamente. «Il fatto è che ti ho vista giù di corda alla fine della lezione, e mi sono preoccupato!» non capivo se mi stesse prendendo per i fondelli oppure stesse pianificando una tattica per farsi una buona reputazione, sta di fatto che il modo in cui mi ha parlato era alquanto ambiguo [..]

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Capitolo 2
*** era diventata improvvisamente pallida. ***


CAPITOLO 2

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Quel dialogo era strano, quasi organizzato, erano molte le domande che mi ponevo, e non riuscivo a trovare una risposta, anche perchè da quel giorno non riuscivo più a guardarlo come un semplice estraneo, ma come una persona che mi dava importanza, insomma, quale ragazzo si sarebbe avvicinato a me chiedendomi scusa? O meglio, quale ragazzo si sarebbe avvicinato a me? Sta di fatto che i miei dubbi perseverarono per quasi una settimana. Un pomeriggio, diciamo, normale, mentre stavo studiando per il test di Inglese: «Mel, il telefono! È per te!» devo ammettere che mi sentivo abbastanza tesa perché nessuno mi aveva mai chiamato a quell'ora del pomeriggio. «Sono Josh, volevo dirti che per errore ho preso il tuo libro di Matematica, se vuoi passa da me, in modo tale che te lo possa resitutire!» quel ragazzo non conosceva limiti, ma accettai ugualmente la sua proposta, anche perché sarebbe stato scortese da parte mia. Josh abitava sulla centodiciannovesima, sì, quella a nord della città, è abitata principalmente da famiglie benestanti, geograficamente parlando, è il quartiere più ricco di New York. Mi sentivo un pesce fuor d'acqua, non che la mia famiglia sia deplorevole, ma effettivamente, mi sentivo inferiore a quelle persone che abitavano lì. Mi accinsi ad avvicinarmi all'abitazione di Josh, ma ero troppo timida, fin troppo direi. Aspettai qualche istante e Josh uscì per portare a spasso il suo chihuahua di taglia media, e a parer mio, era orribile. «Da quanto tempo sei qui? Perchè non hai bussato alla porta? Ah, ho capito, sei una di quelle tipe timide e introverse, d'accordo, mi sa che la prossima volta passerò io da te ahahah!» all'improvviso il mondo si era fermato, il suo sorriso, incorniciato da quelle favolose lentiggini, cambiò per sempre la mia vita. Ad ogni modo, mi diede il libro e tornai a casa, nonostante fosse un'impresa quasi impossibile, diciamo mission impossible!
Non vorrei aggiungere, poi, particolari sulla cena di quella sera: pollo arrosto con patate e torta di mele con panna. Lo ammetto, mia madre è la migliore, perchè sa come farmi cambiare umore e ha un tempismo perfetto, che donna!
Era arrivato il momento di parlare da donna a donna: 
«Sai, mamma, ho conosciuto un ragazzo..» «Ah, e chi sarebbe?» «Non credo tu lo conosca, il suo nome é Josh Gullman, è un tipo abbast..» a quel punto, mia madre cambiò radicalmente atteggiamento. «Ti proibisco assolutamente di vedere quel ragazzo!» non riuscivo a capire il perchè di questo suo atteggiamento scontroso e rude, ma non mi tirai di certo indietro. «Posso sapere perchè? Cos'ha che non va?» «Non posso dirtelo, Mel! Sii comprensiva e rispetta la mia decisione!» «Non rispetto nulla senza una motivazione valida!» le feci presente, ma continuò. «Và in camera tua e rifletti su quello che hai appena detto!» ci rimasi davvero male, tanto da uscire fuori da gangheri. «Sei una sconsiderata, pensi soltanto a te stessa, da quando è morto papà non fai altro che comandarmi a bacchetta, ne ho abbastanza dei tuoi sotterfugi, sei una pessima madre!» non avrei mai dovuto dirlo, ancora oggi cerco di dimenticare quella frase terribile, una frase indelebile. «Và in camera tua e restaci..» era diventata pallida, non sapevo cosa dire, ciò nonostante, ubbidii. Fu un terribile errore, fui assillata dal rimorso per tutta la notte. 
Verso le tre del mattino, udii mia madre che piangeva, era tutto così strano, non sentivo mia madre piangere dalla morte di mio padre, fu straziante.
Il mattino seguente, domenica 5 maggio, mia madre mi [..]

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