Non è semplice, non lo è mai stato;

di Cristal_Lily
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un concerto da non perdere; ***
Capitolo 2: *** Calma e sangue freddo... ***



Capitolo 1
*** Un concerto da non perdere; ***


- Daiiiii, Oly svegliati! - una mano calda la stava scuotendo, risvegliandola dai suoi sogni. Un raggio di sole penetrava dalla pesante tenda, giusto sul proprio viso, accecandola quando aprì gli occhi. Poi incontrò due lapislazzuli che la fissavano allegri e divertiti, molto più svegli dei suoi nonostante fosse tanto presto.

- Mmmh, altri cinque minuti - borbottò, voltandosi dall'altra parte, prendendo la coperta e portandosela sopra il viso così da ripararsi dalla pallida luce del mattino. Era stanca, quella notte avevano fatto tardi e lei non aveva proprio voglia alzarsi, vestirsi ed andare a scuola. Perchè? Non potevano saltare quella mattinata e prepararsi direttamente per la sera? Si, perchè quella sera c'era il concerto che tanto aveva aspettato. Li, quella sera, oltre ad ascoltare una delle band migliori di sempre, ci sarebbero state anche alcune celebrità per cui, ovviamente, lei non voleva mancare. Non potevano mancare. Perchè anche la sua migliore amica sarebbe venuta, proprio la stessa persona che, in quel momento, le stava letteralmente strappando di dosso la coperta che aveva addosso.

- Susu, pigrona! Alzati in piedi, il sole è alto nel cielo e noi facciamo tardi a scuola - Ginevra scoppiò a ridere, facendola solamente sbuffare. Perchè? Non le andava maledizione! La scuola era noiosa, lei voleva solamente pensare al divertimento di quella sera. Non che poi avrebbe fatto tanto, avrebbe ascoltato della buona musica e si sarebbe tenuta alla larga praticamente da tutti dato che non era quel tipo di ragazza, ma almeno non se ne stava rinchiusa tra quattro mura bianche e monotone. 

- Odio la scuola. Odio te che mi ci fai andare - in realtà lei non odiava la sua migliore amica. 

La ragazza che quella notte aveva dormito con se, nel suo stesso letto, era la ragazza che poteva considerare la sua unica ed ineguagliabile migliore amica. 

Le due ragazze si conoscevano solamente da quattro anni, ma senza di lei la sua vita sarebbe stata estremamente monotona e noiosa. Era un vero e proprio uragano di energie, e fin dal primo giorno in cui si erano conosciute lei era riuscita a strappare Olympia dalla sua terribile timidezza, strappandole un sorriso dopo neppure cinque minuti. La adorava. 

- Lo so che mi ami invece! Guarda, ti ho pure preparato i vestiti! E per fortuna che sono venuta in motorino eh? - sospirò ed annuì, lei non aveva ne' la  patente, ne' il motorino. Era una cosa veramente ingiusta dato che lei avrebbe tanto desiderato avere almeno uno dei due. Ma i genitori erano stati tassativi: almeno per un altro anno niente macchina. Il motivo? Credevano che lei si andasse ad ammazzare in giro per la città. Proprio lei! Miss prudenza!

Neppure fosse stata un'incosciente! 

- Si, per fortuna ci sei tu mio angelo custode! - scoppiò a ridere e, in un secondo, fu giù dal letto. Ginevra era già completamente vestita e, come al solito, era a dir poco bellissima. Con quei pantaloni che le fasciavano a meraviglia le cosce tornite e magre, e quel maglioncino semplicissimo che risaltava i suoi occhi, come al solito si ritrovò ad invidiarla. 

- Non è proprio giusto che le mie cose a te stiano meglio - si, quella mattina era in vena di polemiche. Ma era veramente un ingiustizia. Madre natura non aveva dispensato equamente la bellezza! Non che fosse vanitosa, o che comunque si trovasse brutta. Però non c'era paragone con la sua migliore amica. Lei, al contrario, era molto più formosa e le sue curve erano tutt'altro che delicate. 

- Smettila, e mettiti questo dai - le lanciò letteralmente i suoi abiti, le lei, senza più replicare, indossò ciò che lei aveva scelto per se: un paio di pantaloni neri e una felpa con la cerniera, con sotto ovviamente una canottiera tutta colorata. Lei preferiva vestirsi in modo semplice, nulla di troppo elaborato. In realtà nel suo armadio non c'era una vasta collezione di abiti o minigonne. Forse ne aveva una. Olympia viveva di pantaloni, maglioni, canottiere e felpe. L'apoteosi della tristezza come diceva di tanto in tanto Ginevra. Ma non glielo diceva per cattiveria, semplicemente loro si divertivano a prendersi in giro in quel modo. 

- Dai, andiamo complessata dei miei stivali - l'amica le prese mano e insieme scesero al piano terra ove la madre diede ad entrambe un sacchetto con la colazione prima di lasciarle andare via. Lei era una ritardataria cronica. Lo sapeva lei, lo sapeva sua madre e lo sapeva pure tutta la sua classe. Ma lei amava stare sotto le coperte e cercava di starvi il più possibile. E dunque ogni mattina si ritrovava con un sacchetto in mano preparato dalla madre e piena di scuse per Gin per il suo immenso ritardo dato che lei l'andava sempre a prendere in motorino. 

- Grazie signora! Ci vediamo dopo - l'amica corse fuori, e lei la seguì a ruota. 

- Attente ragazze eh! Non correte. Buona scuola tesoro

- Si ma', ciao! - corse fuori e, velocemente, si mise il casco che l'amica aveva comprato appositamente per lei, partendo poi in quinta verso la scuola. 

Cingeva la vita dell'amica, gli occhi socchiusi per via del sonno che la faceva ancora sbadigliare. Nonostante l'aria fredda non riusciva proprio a svegliarsi, era stanchissima e voleva tornare a letto. Perchè non iniziavano la scuola un ora dopo? Certo, sarebbe riuscita a ritardare anche in quel caso però..almeno dormiva un pochino di più.

Nel giro di pochi minuti arrivarono scuola, e in un lampo erano in classe, giusto in tempo per l'appello. 

- Sempre in ritardo eh signorine? A posto, su! - scoppiarono a ridere, assieme, e andarono a sedersi nei loro banchi che, sfortunatamente, non erano vicini. Non erano loro a decidere le postazioni e dunque non avevano potuto fare molto, a scuola dovevano stare sparate. 

E si, sarebbe stata una lunga giornata. 

 

 

La mattinata passò molto lentamente. Forse troppo. Ma lei sapeva che la causa era l'impazienza. 

Con il viso posato sulla mano, Ginevra aveva guardato tutta la mattinata il sorriso felice di Oly, Era bello vederla tanto felice: quel sorriso era magnifico, le metteva sempre l'allegria. 

Avrebbe fatto di tutto pur di vederla tanto felice, pure andare ad un simil concerto di un gruppo che, prima di conoscere quella ragazza dai capelli color del cioccolato, non aveva mai sentito. Non era interessata infatti ad uscire quella sera, ma lo avrebbe fatto perchè lei era la sua migliore amica. 

Sfortunatamente Oly era sempre molto riservata, la testa tra le nuvole. Però quando rideva e quando diventava più espansiva era una vera forza. Ed era pure bellissima. Cosa che quella zuccona non riusciva a mettersi in testa. 

Quando finalmente la campanella suonò, si stiracchiò, sbadigliando leggermente prima di alzarsi e raggiungere l'amica che tutta eccitata aveva già la cartella pronta. 

- Andiamo, andiamo, andiamo! Dobbiamo prepararci per questa sera! - disse tutta pimpante, neppure fosse stata una bambina. E si, forse un pochino lo era. Una bambina un po' cresciuta. 

La studentessa scoppiò letteralmente a ridere e la prese sottobraccio, conducendola fuori in quella magnifica giornata. 

Il cielo era azzurro, il sole splendeva alto nel cielo. Si stava magnificamente e neppure mentre giravano le vie della città in motorino provarono freddo. 

In realtà le due non rimasero poi molto fuori, Olympia era talmente emozionata che voleva passare tutto il pomeriggio a vagliare il suo intero guardaroba. Sarebbe stato terrificante. Proprio non la capiva: non voleva fare colpo, in quattro anni che la conosceva non l'aveva mai vista con qualcuno o comunque che provasse interesse per una persona, però in quelle occasioni voleva essere impeccabile. Cosa difficile dato il guardaroba che aveva. Ci aveva provato a farle comprare qualcosa di più seducente, o comunque femminile, ma ogni volta diceva che non ne era certa e quindi metteva tutto giù. Le uniche cose che poteva ritenere da una serata un po' diversa dal solito gliele aveva regalate lei, altrimenti li dentro avrebbe trovato solo felpe e jeans. 

Già, la sua migliore amica era proprio strana. Ma forse era anche per quello che le piaceva tanto passare il suo tempo con lei. Era diversa dalle solite ochette che c'erano nella loro scuola. Per lei avrebbe fatto di tutto. Anche saltare il suo lavoretto serale per accompagnarla a quel concerto. 

Ginevra infatti lavorava in un bar notturno il sabato e la domenica: faceva le ore piccole ma si divertiva da matti. E rimorchiava tantissimo. 

Al contrario dell'amica la sua vita sessuale era molto più attiva, e non c'era settimana in cui non aveva la sua nuova fiamma. Ma questo era stata ben attenta a non dirlo ad Oly. Il sesso non era esattamente il genere di discorso che la diciottenne voleva intraprendere con lei. O con nessun'altro. Solo una volta aveva provato a chiederle cosa pensasse dei ragazzi, e lei si era limitata ad avvampare, dicendole che non  le interessavano. E da allora non aveva più voluto tirare fuori l'argomento. 

Erano da poco arrivate a casa e la sua migliore amica era completamente dentro al suo piccolo armadio bianco mentre continuava a tirare fuori, uno alla volta, tutti i suoi vestiti, lanciandoli sul letto. 

- Non c'è nulla di bello! Mi staranno tutti male, non è giusto! - la vide accasciarsi a terra, il capo appoggiato all'anta del mobile, l'espressione contrariata e pure un po' triste. 

- Smettila di dire così. Secondo me una minigonna e un bustino e sarai perfetta cherie - scoppiò a ridere mentre l'espressione della più piccola si faceva scioccata. Lei ovviamente non aveva quegli indumenti, ma lei si era premurata di portare una parte del suo guardaroba dato che conosceva l'amica e mai si sarebbe decisa. E poi..be, con le poche cose che aveva, doveva pur compensare no?

- Io? Bustino? Nono! E poi i tuoi non mi vanno, sono più grassa! - scosse il capo, freneticamente, chissà se un giorno sarebbe mai riuscita a farle mettere uno di quegli indumenti tanto seducenti. Non per provarci, ma tanto per vedere come le stesse. A suo dire sarebbe stata a dir poco bellissima. 

- Non sei grassa. Hai solamente due taglie in più di me di seno, è differente. Bene, allora che dici del vestito bianco? Ti sta benissimo - riprovò, ma nuovamente si ritrovò di fronte ad un muro. 

- Con quello sembro una bambina! - sospirò di fronte a tutte quelle paranoie. Ecco perchè serviva loro un intero pomeriggio. Ma aveva la soluzione a portata di mano. 

 

- Hmm, ne sei sicura? - aveva fatto un lavoro a dir poco perfetto, ne era certa. Olympia era veramente stupenda. I capelli arricciati in grandi boccoli che le incorniciavano il viso erano venuti perfetti, il trucco era leggero ma le risaltava le labbra carnose e la profondità degli occhi verdi come smeraldi mentre il vestito beige che aveva scelto evidenziava i punti giusti del suo fisico. Non che avesse qualche difetto, ma ora non si poteva di certo lamentare. 

- Fidati, sei una bomba sexy - le sorrise incoraggiante e lei, con un pallido sorriso sulle labbra, continuò a guardarsi allo specchio, la mano che si carezzava quelle ciocche ondulate. 

- Ok, sono carina anche se tu come sempre sei meglio - ah, lei non ce la faceva più con tutte quelle paranoie! Scosse il capo e le pizzicò leggermente una guancia, rimproverandola quasi con lo sguardo. 

Al contrario di lei aveva optato per la prima proposta che le aveva fatto: corsetto dorato e minigonna in jeans, accompagnati da un paio di scarpe alte con il tacco. E nonostante li indossasse anche la compagna, lei rimaneva sempre la più alta. 

- Smettila, sei bellissima. Vedrai quanti uomini ai tuoi piedi! - le sorrise raggiante e le prese la mano, portandola al piano terra ove incontrarono la madre dell'amica.

- Ragazze siete stupende. Avete bisogno di un passaggio? - come sempre quella donna era gentilissima, ma sarebbero andate con il suo scooter. In realtà aveva anche la patente dato che aveva due anni in più di Olympia, ma i soldi per comprarsela ancora non li aveva raccolti e dunque, per il momento, andava ancora in motrino. Ma andava benissimo pure quello. Lei amava le moto, e presto si sarebbe fatta la patente pure per quelle così, al posto della macchina, si sarebbe comprata quella. Magnifica. 

- No grazie signora. Andiamo con il motorino, e tranquilla, non berremo neppure un bicchierino! - era sempre meglio rassicurare i genitori di lei data la loro protettività. Olympia aveva una madre iperprotettiva e un padre dedito alle regole e all'integrità. Dunque niente alcol, niente ragazzi, niente di niente. Forse era per quello che la sua migliore amica era così. Non lo sapeva, ma era proprio quello il motivo per cui non aveva ancora detto ad Oly delle sue tendenze, o comunque della vita che faceva di notte, quando non si vedevano. 

Partirono alla volta del locale, e quando finalmente vi arrivarono,  parcheggiarono velocemente data l'impazienza di lei.

- Oh, già li sento! Dai, dai! Non voglio perdermi neppure un istante! - disse emozionata, trascinandola letteralmente all'interno del locale. 

Il locale era parecchio buio, ed era già gremito di persone che rendevano il posto caldo ed afoso. Tutti sembravano effettivamente eccitati, ma dubitava che tutti i ragazzi che erano li fossero emozionati per la band. Era convinta che fossero molto più interessati alla sexy cantante che ora si stava esibendo sul palco, o a tutte le modelle e attrici che avrebbero preso parte alla serata. Non aveva ancora capito quale fosse esattamente l'evento, ma che le importava? Lei era andata li solo per due motivi: fare felice Oly e provare magari a rimorchiare qualche ragazza. Sfortunatamente non avrebbe potuto portarsi a letto nessuna dato che quella sera dormiva dalla sua amica, ma poteva pur sempre recuperare qualche numero. Sempre se Oly si fosse allontanata abbastanza, presa magari dal concerto. A lei non aveva mai detto della sua omosessualità: data la famiglia che si ritrovava, non voleva che l'amica pensasse chissà cosa di lei e l'allontanasse. Lei, prima di allora, non si era mai posta tanti problemi: le piacevano le donne? Bene, non le importava cosa pensavano gli altri. Ma con Olympia era diverso. Lei era speciale, dolce e unica, non voleva perderla solo perchè preferiva le donne. E si, forse all'inizio, quando le si era avvicinata, era stato perchè l'aveva trovata molto bella. Ma ora..be, non aveva più pensato all'amica in quel modo. Lei era come una sorella. 

Avanzarono per il locale, tra la folla raccolta attorno al palco, e si portarono accanto ad un'alta colonna, poco distante dal bar. 

Di fronte a loro avevano il palco, da li si vedeva bene, e tutt'attorno a loro c'erano delle "passerelle" in cui c'era già qualche star che faceva gli autografi. Effettivamente le modelle erano proprio belle. 

- Guarda come sono belle quelle modelle! Quando mi piacerebbe essere come loro! - quella volta Ginevra non rispose. Si limito a scuotere il capo mentre si appoggiava alla colonna, lo sguardo puntato verso tutte quelle ragazze sorridenti e socievoli per via dell'evento. Erano belle si, ma anche Olympia lo era. Un giorno glielo avrebbe fatto capire. 

 

 

- Nicola, quanto ti ci vuole ancora? Sei perfetta così come sei, come sempre - una voce suadente fu accompagnata da due braccia candide e fresche, due labbra rosse come due ciliegie sfioravano la propria guancia mentre i loro occhi grigi come un cielo in tempesta si incontravano in quello specchio di fronte a loro. 

Con un ghigno chiaramente soddisfatto Nicola scostò lo sguardo dalla propria immagine riflessa sullo specchio e si voltò verso la gemella, sfiorando piano la sua guancia prima di alzarsi e sistemarsi l'abito argentato che le fasciava il corpo in modo a dir poco seducente e si, perfetto. 

- Lo so Alex, ma adoro farmi attendere. Lo sai - sussurrò maliziosa mentre osservava negli occhi la figura che aveva di fronte e che subito le prese la mano. 

Gemelle. Tutti l'amavano e le desideravano: due gemelle belle, perfette e famose. Una combinazione perfetta. 

Si esibivano sempre in coppia, non c'era una volta che loro due si separavano. Di rado le vedevano prendere strade diverse, e solitamente era quando dovevano finire nel letto di qualcuno.

Mano nella mano, varcarono quella blanda tendina in raso rosso che avevano imbastito per separare i camerini dal locale vero e proprio, una cosa non propriamente elegante a suo dire, ma erano in un locale di bassa categoria, cosa si potevano aspettare? 

Le gemelle quasi non si ricordavano per quale motivo fossero state invitate li, semplicemente il loro agente aveva detto loro di partecipare per farsi un nome, e loro avevano accettato. Alla fine avrebbero bevuto gratis e si sarebbero fatte venerare un po'. 

- Hai intenzione di abbandonarmi anche questa sera sorellina? - la domanda della gemella fece voltare Nicola che la guardò con il sopracciglio alzato. 

- Come se tu fossi la santarellina che se ne sta tranquilla in un angolo eh? - chiese ironica, scoccandole un bacio sulla guancia, lasciandole anche il segno di quel rossetto rosso che poi si premurò di toglierle delicatamente con il dito. Quelle scene di amore fraterno colpivano sempre i loro fan che, la maggior parte delle volte, sognavano di andare a letto con entrambe. A tutti era dato sognare no? Se poi questi desideri divenissero realtà o meno..be, quello era tutto da vedere. 

Passarono tra la folla, ed andarono lentamente ad accomodarsi nel loro piccolo angolino. Non erano le uniche modelle del giro in realtà, erano in molte in sala, e tutto per attirare l'attenzione dei poveri fan che andavano a vederle per farsi fare un autografo. Ma non erano le uniche attrazioni: anche il fatto che suonasse quella particolare band aveva attirato una buona parte di clienti. Avevano fatto un grande lavoro di pubblicità, e aveva funzionato alla grande. La sala era talmente piena che quasi non ci si muoveva. 

- Oh guarda, iniziano già a mettersi in fila - una lieve risata maligna uscì dalle labbra della sorella, una risata che morì non appena la prima fan si parò di fronte a loro, una fotografia  di loro due in mano. 

Furono due ore interminabili. Sempre le stesse parole, sempre le stesse cose da scrivere su quelle fotografie leggermente rovinate per la calca che c'era. Nicola non amava molto quella parte del suo lavoro, lei preferiva pensare al dopo, ovvero quando finalmente si poteva alzare e girare liberamente per il locale anche se, in realtà, passava ben poco tempo in pista. 

- G-grazie - due grandi occhioni timidi e imbarazzati che la guardavano attraverso degli occhiali deliziosamente rotondi che conferivano alla ragazzina che aveva di fronte un'aria ancor più tenera, fecero sorridere suadente la modella che si leccò le labbra, piano. Come sempre, non appena finiva di firmare autografi su autografi, l'attenzione della ragazza finiva sempre sull'ultima della fila. Era un modo per ringraziarla per aver atteso tanto no?

Rise per quei suoi pensieri, lei non lo faceva per loro, ma semplicemente perchè si divertiva a farsi qualche dolce ragazzina ingenua prima di mollarla li e tornare alla sua solita vita. Lei non aveva nessun interesse negli altri, l'unica che prendeva in considerazione era la sua gemella, per ovvi motivi. Erano molto legate, inseparabili sin dalla nascita. Forse era l'unica persona a cui teneva veramente. 

- Sai, sei stata un amore ad aspettare tanto per un nostro autografo, mi sento in dovere di offrirti da bere, ti va piccola? - si alzò in piedi e si accostò alla biondina che quasi si illuminò a quella proposta, annuendo piano. 

- Torno tra un po' - la gemella ghignò e le fece l'occhiolino prima di scendere e sparire tra la folla, probabilmente per cercare anche lei qualcuno da farsi. 

Lei e la biondina si avviarono, l'una accanto all'altra. La mocciosetta non faceva altro che parlare e parlare, di cosa non lo sapeva dato che non l'aveva ascoltata neppure un poco. Si era limitata ad appoggiarsi al bar, guardando altrove mentre sorseggiava il suo drink. Per lo meno era buono. 

Ma basta, le sue povere orecchie erano state torturate anche troppo. 

Si chinò leggermente sulla bionda, alzandole leggermente il viso con due dita posate sotto il mento, le labbra tanto vicine da poter sentire il suo respiro alla fragola infrangersi contro il proprio viso....e poi si bloccò, il suo sguardo catturato da altro. 

Un sorriso ampio, quasi radioso, due gemme verdi come due smeraldi, labbra piene e carnose da mordere e un corpo a dir poco favoloso. Nicola si fermò a qualche millimetro da quelle labbra, quasi incantata di fronte a quella creatura che incarnava la semplicità ma, al contempo, una bellezza che rare volte aveva visto. 

- Scusami tesoro, ma mi chiamano altrove. Buona sera - senza degnare di uno sguardo la ragazzina che aveva appena mollato da sola al bar, si avvicinò alla sconosciuta avvolta in un vestito beige che evidenziava le sue curve. 

- Gruppo fantastico eh? - carezzò con le labbra l'orecchio altrui, facendo così sobbalzare la moretta che, sorpresa, di voltò verso di se. Le sue gote avvamparono, divenendo di un delizioso porpora mentre, con un certo imbarazzo, iniziava ad annuire. 

- Si, lo adoro! - le labbra altrui si piegarono in un grande sorriso prima di tornare a guardare per qualche istante la band che suonava. In realtà l'unica cosa bella di quel gruppo era la rossa che cantava, ma quello non glielo avrebbe detto. Alla ragazza sembravano piacere molto. 

- Si nota - disse ironicamente - Comunque piacere, sono Nicola - le tele la mano e la ragazza, in chiaro imbarazzo, tornò a guardarla, afferrandole le dita in una presa delicata ed incerta. 

- Olympia. Ma tutti mi chiamano Oly - le disse quella meraviglia dagli occhi color dello smeraldo. Lei, in un gesto galantemente studiato, le baciò il dorso della mano, carezzandole languidamente le dita prima di lasciarla andare. Quel gesto meravigliò la ragazza che però non si tirò indietro. E anche se lo avesse fatto, lei non era il tipo che si tirava indietro. 

Anzi, in realtà le sfide la eccitavano e pure parecchio. Quelle e pure le ragazzine dagli occhioni grandi e tanto innocenti. Erano le sue sfide personali, quelle che la davano via come se fosse stata di dominio pubblico erano..troppo facili. 

- Bellissimo nome, sei venuta tutta sola soletta? Dove hai lasciato  il tuo ragazzo? - chiese divertita, tanto per sondare il territorio. E non le servì neppure una risposta, le bastò vedere quello sguardo e quel rossore per capire che il ragazzo non ce lo aveva. Che sfortunata eh? 

- Non ce l'ho. In realtà sono qui con la mia amica che...oh, forse l'ho persa - la guardò osservarsi attorno, spaesata, facendola ridere di gusto. Si era persa l'amica? Povera creatura, l'avrebbe aiutata ben volentieri a ritrovare l'amica! Non aveva forse un animo gentile? Si, soprattutto quando aveva altri obbiettivi da raggiungere.

- Se vuoi ti aiuto a trovarla, non posso lasciare una ragazza tanto carina come te qui, da sola ed indifesa, facile preda di chissà chi - le sussurrò suadente e lei, in risposta, fece un piccolo passo indietro, guardandosi attorno, chiaramente incerta se accettare o meno. 

- Dubito di essere una "facile preda". E si, forse è meglio. Il concerto è quasi finito e dovremmo tornare a casa presto - si limitò a dirle. Nicola annuì anche se sapeva che non l'avrebbe fatta andare via tanto presto, non senza aver avuto qualcosa da quella delizia. La modella non perdeva mai il suo tempo, e dunque doveva almeno ottenere qualcosa da quella ragazzina. 

"Sfortunatamente", le due non trovarono l'amica di lei. Magari si era andata ad imbucare con qualcuno, o magari a sua volta la stava cercando e non riuscivano ad incontrarsi, non le importava. Anzi, era meglio se non l'avessero trovata, avrebbe avuto più tempo per entrare nelle grazie di quella dolce fanciulla dagli occhi di giada. 

- Senti, perchè intanto non ci prendiamo qualcosa da bere? Tanto la tua amica con la troviamo, offro io -la condusse al bar senza neppure farle rispondere, e ordinò due alcolici, piuttosto forti, così da far ubriacare quella ragazza tanto per bene. 

- Io non voglio disturbare, avrai altro da fare che starmi dietro... - borbottò piano, ma lei scosse il capo, mettendole il bicchiere in mano ed incitandola a bere con lo sguardo. La osservò attentamente mentre posava il bicchiere di vetro sulle sue morbide labbra, assaggiando quel dolce alcolico alla ciliegia che assaggiò appena. 

- E' forte, è alcolico vero? Io non bevo l'alcol - disse con quei suoi grandi occhioni sfuggevoli, che andavano ovunque e che di rado si posavano sulla propria figura. 

- E' solo un bicchiere, e poi non ti ucciderà. Tranquilla - finalmente i loro occhi si incontrarono, e non si separarono più mentre entrambe finivano lentamente i loro bicchieri, silenti. In realtà Nicola continuava a guardare quel corpo tentatore, quelle curve perfette e che trovava sinuose, da baciare e leccare. L'avrebbe spogliata anche li in realtà per assaggiare quel seno prosperoso e che si tendeva verso di lei. Si leccò l labbra cercando di calmare i bollenti spiriti, era ancora presto.  

Con la coda dell'occhio vide la gemella, stretta contro la biondina di poco prima. Le lanciò un occhiataccia prima di portare via la ragazzina, e lei ghignò divertita. Che si tenesse quella ragazza, lei aveva una preda più succulente. 

- Pronto? Oh, Gin! Dove sei? All'entrata? Oh, ok! Ti raggiungo! - quando le giunsero quelle parole la modella si voltò verso la moretta che, in un momento di distrazione, aveva preso il cellulare e aveva chiamato l'amica. 

- L'ho trovata. Mi ha detto di trovarci all'entrata - le disse con un sorriso, alzandosi dallo sgabello ma perdendo quasi subito l'equilibrio. Se non fosse stato per lei che, prontamente, si era allungata verso di lei, sarebbe caduta a terra. Le cinse la vita, carezzandogliela e assaporando quel corpo nascosto da quella stoffa. L'idea che se ne andasse senza assaporare le sue labbra la infastidiva, ma aveva già la soluzione. 

- Allora ti accompagno. Sai, so che questa band ha organizzato un altro concerto e io sarò li, ti va se ci vediamo? Così parliamo di loro, li adoro pure io sai - la sua voce era suadente e la ragazza, molto ingenuamente, annuì con il sorriso sulle labbra. 

Le diede il numero del cellulare e poi, tranquillamente, l'accompagnò all'entrata

- Be, allora ti saluto. Alla prossima - non aspettò neppure di vedere l'amica, la lasciò semplicemente li, in mezzo alla gente, sparendo tra la folla e ritrovando presto la gemella che era già di ritorno. 

Assieme tornarono nel loro camerino. 

- Divertita con la moretta? La bionda non era nulla di che - si sistemarono il trucco, tranquillamente, e lei scoppiò a ridere. 

- Poverina! Io ho guadagnato un numero, e la prossima volta mi farò la ragazzina mora. Ne vale l'attesa - la gemella ghignò e le cinse la vita, appoggiando il capo sulla sua spalla mentre le dava un leggero bacio sulla guancia. 

- Allora poi la proverò pure io - sussurrò, e lei annuì. Non aveva nulla in contrario. Non era gelosa dei suoi giocattolini. 

- Nicola! Alex! Vi chiamano - una voce da fuori il camerino attirò la loro attenzione. Sicuramente il manager che voleva rimproverarle per chissà cosa. 

Finirono di sistemarsi, e poi si avviarono, tranquillamente, mano nella mano. Quella serata forse era finita per la bella brunetta, ma la sua era appena iniziata. 

 

* * *

 

Ehh, che dire ragazzi? Avevo voglia di scrivere qualcosa di nuovo. 

Ho voluto provare a mettere il punto di vista di più personaggi in un solo capitolo, diciamo che questo è un test di prova. 

Cosa dire della storia? I personaggi principali sono Olympia, Ginevra e Nicola. Tre ragazze, tre caratteri completamente differenti. Ho scritto un bel po', lo so, spero che la lettura non vi annoi =)

Be, cosa dirvi ancora? Spero che questo primo capitolo vi piaccia, e mi farebbe ovviamente piacere ricevere qualche recensione per sapere cosa ne pensate

Al prossimo capitolo ;)

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Capitolo 2
*** Calma e sangue freddo... ***


Pesante. Tutto il suo corpo era come divenuto di marmo, non aveva neppure la forza di girarsi di fianco verso quel calore che l'attirava. 

Stava letteralmente gelando, desiderava accoccolarsi contro quel corpo caldo e piacevole, perdendosi in quel profumo di vaniglia. Ma era troppo stanca. 

La testa le girava, le sembrava di essere alla deriva nonostante si rendesse conto di essere stesa nel proprio letto. 

Lentamente, con l'aiuto delle proprie mani, cercò di mettersi seduta. Gli occhi ancora chiusi, le labbra e la bocca secca, aveva voglia di andare in bagno e bere due litri di acqua. Come minimo. E poi crollare a terra addormentata. Mugugnò piano, cedendo sotto il peso del suo stesso corpo. Le braccia proprio non riuscivano a reggerla. 

Sbuffò senza aprire gli occhi, e quando sentì una mano calda sul proprio viso, Olympia sorrise, come una stupida. 

- Ma guarda come sei ridotta - quel sussurro le sembrò quasi un grido in quel momento. Aggrottò la fronte, prendendo la coperta e avvolgendovisi completamente, schiacciandosi comunque contro il corpo al suo fianco che la cinse e la tenne stretta contro a se. 

- Però, siamo audaci anche con il dopo-sborina eh? Devo farti bere più spesso - a quelle parole la ragazza dai capelli color del cioccolato sgranò quei grandi occhioni verdi, allontanandosi frettolosamente dall'amica che la guardava con un grande sorriso malizioso. Sbattè più volte le palpebre, guardandosi attorno spaesata prima di ricordarsi qualche sprazzo della sera prima. 

Il concerto, la musica...Nicola. L'alcol e poi il ritorno a casa parecchio tragico dato che non riusciva a reggersi sul motorino dell'amica che l'aveva dovuta portare di peso sino a casa.

Avvampò a quei ricordi, scuotendo il capo chiaramente mortificava. 

- Gin...mi spiace così...tanto - balbettò piano, nascondendo il viso sul cucino. Perchè aveva bevuto quel bicchiere? Lei non beveva! Mai! Ma quegli occhi grigi come l'argento liquido l'avevano distratta e senza pensarci due volte aveva bevuto tutto l'alcolico senza neppure battere ciglio. Cosa le era preso??

- Mi chiedo chi sia la persona tanto misteriosa che sia riuscita a farti bere - chiese ridacchiando, guardandola però effettivamente curiosa. 

Lei evitò di guardarla, ripensando alla giovane della sera prima. Era stata molto gentile, e l'aveva invitata ad una serata in cui il suo gruppo preferito suonava. Ci sarebbe andata? Ovviamente, ma non avrebbe bevuto più. Aveva fatto bene a non farlo mai, ora lo capiva perfettamente.

Una carezza delicata, delle dita che carezzavano le ciocche scure e lei sospirò piano mentre voltava il volto verso quello di Ginevra. 

- Tu piuttosto, dove eri sparita? - non era l'unica ad avere qualcosa da raccontare! Ma lei si limitò ad alzare leggermente le spalle, facendo cadere il discorso senza neppure una parola. E poi era lei quella misteriosa? Nel suo caso per lo meno era con una ragazza gentile con cui ovviamente non poteva avere qualche rapporto intimo, ma lei? Magari si era trovato un bel ragazzo. Chissà. 

- Ti vado a prendere un bicchiere d'acqua va che è meglio. E pure un'aspirina. Hai una faccia orribile - la sua risata allegra e cristallina la fece sorridere e guardò l'amica sparire dietro la porta. Come sempre riusciva a farla sorridere. 

Tornò sdraiata a pancia insù, il braccio che le copriva gli occhi dato che si sentiva estremamente sensibile alla luce che permeava dalla tenda leggermente schiusa. Era ancora stanchissima e aveva voglia di tornare a dormire, ma aveva come l'impressione che non ci sarebbe mai riuscita: girava tutto, troppo. E quasi le veniva da ridere se pensava che soffriva il mal di mare.

Silenzio. Un piacevole silenzio aleggiava attorno a se ma poi, un suono breve lo ruppe, facendola scattare, ritrovandosi così seduta sul letto, confusa. Si guardò freneticamente attorno e quando individuò la fonte del rumore, si sporse a prendere il cellulare che era stato posato probabilmente dall'amica sulla sua scrivania. 

- Heilà, sono Nicola ti ricordi? Volevo farti avere il mio numero, così possiamo sentirci per la prossima settimana. Spero che tu abbia dormito bene ;) - sorrise per qualche istante mentre osservava quel messaggio, affrettandosi subito dopo a salvare il numero di telefono della ragazza. 

Lei era veramente bellissima, perfetta. Snella, alta, lunghi capelli corvini che le arrivavano sino all'alto fondoschiena e occhi come l'argento. Non che l'avesse guardata così bene, o per lo meno, non lo aveva fatto con secondi fini, però ovviamente era molto più bella di lei. Poco ma sicuro. 

- Certo che mi ricordo, grazie, me lo sono salvata. Io bene apparte un lieve cerchio alla testa, tu? - inviò il messaggio e poi posò il telefono sul letto, guardando l'amica non appena entrò con un grande bicchiere d'acqua, un'aspirina e dei cracker. Tornò a sedersi sul proprio letto e le passò tutto, intimandole di mangiare affinchè stesse meglio. Ed effettivamente si sentiva meglio dopo aver messo qualcosa sotto i denti. 

- Meglio vero? - Olympia sorrise ed annuì, riprendendo il cellulare, sorridendo quando notò il messaggio di Nicola. Non sapeva perchè ma era felice di leggere i suoi messaggi, forse perchè sapeva di aver trovato qualcuno a cui sembrava interessare la stessa band che lei tanto amava. E non era un impresa tanto semplice!

- Ohhhh, che sorrisino! Chi è?? - prima di potersene rendere conto, Ginevra le rubò il cellulare dalle mani, scappando pure dalla sua presa, saltellando per la stanza divertita mentre leggeva a voce alta il messaggio.

- Mittente. Nicola. "Mi spiace, forse effettivamente ho ordinato qualcosa di forte, la prossima settimana giuro che ti offrirò qualcosa di più leggero. Io ho dormito divinamente." E questo Nicola chi è?? Con chi mi tradisci la prossima settimana signorinella? - la voce dell'amica era giocosa, divertita, e lei avvampò di colpo. Aveva completamente frainteso. Ed effettivamente poteva capirla, Nicola era un nome prettamente maschile. Ma sicuramente quella bellissima ragazza aveva ben poco di maschile. Si morse il labbro, leggermente, incerta sul da farsi.

- Non è come sembra. E' solamente un uscita tra amici - non voleva dirle che quel "appuntamento" era con una ragazza. Perchè? Be, sapeva perfettamente che Ginevra aveva sempre tantissimi ragazzi ai suoi piedi, per una volta avrebbe voluto farle credere che pure lei poteva avere un bel ragazzo al seguito anche se non era veramente così. Non che le interessasse veramente uscire con qualche ragazzo, ma era deprimente quando gli altri le chiedevano per quale motivo in quei anni in cui si era trasferita non aveva mai trovato un ragazzo. Suonava strano stando alle loro parole. Ma semplicemente lei viveva bene così, perchè semplicemente non poteva starsene in pace?

- Certo, ora si chiama così eh?? Bisogna festeggiare! Questa sera vieni al bar che ti offro qualcosa! - le fece l'occhiolino e le gettò il cellulare tra le mani, facendole scoprire che aveva già risposto. Ma...no!

- E' stato bellissimo ieri sera <3 mi piacerebbe così tanto rivederti sai?  - sbiancò quando lesse quel messaggio, boccheggiando di fronte all'espressione soddisfatta di Ginevra che fece finta di nulla. 

Oh maledizione. 

E lei ora che faceva?? Guardò il cellulare, completamente paralizzata prima di abbandonarlo sul suo letto e buttarsi sulla sua migliore amica, cercando di atterrarla. Inutilmente ovviamente dato che lei praticava atletica. Con un balzo felino era già dall'altra parte della stanza mentre lei era caduta a terra, il sedere sollevato e il viso schiacciato contro il pavimento. 

- Appena ti prendo vedrai che ti faccio! - sbottò arrabbiata, che figuraccia che le aveva fatto fare la sua "migliore" amica! Chissà cosa avrebbe pensato Nicola! Voleva nascondersi. Forse doveva chiederle subito scusa....

Si, era la cosa migliore. 

Si alzò lentamente, ma prima di rendersene conto Ginevra teneva nuovamente il suo cellulare in mano, lo sguardo acceso, chiaramente curioso. No, no, no! Non poteva essere già arrivata la risposta!

- "Anche a me sai?" Ohoh, questo qui è cotto a puntino! Vediamo, possiamo dargli appuntamento questa sera no? Così lo posso conoscere. "Ti va questa sera? Conosci il Moonlight bar? Perchè io..." - non lasciò finire Ginevra di parlare che cercò di agguantarla di nuovo, lei che rideva mentre Olympia avvampava sempre più. Non riusciva a stare al suo passo, tra il poco sport e il post sbornia non aveva dei riflessi molto svegli. E infatti la sua ex migliore amica era riuscita ad inviare tutto il messaggio. Con un bel po' di difficoltà, ma c'era riuscita. 

Ora la mora guardava il cellulare che aveva ripreso con la forza con espressione vuota, alla ricerca di un modo per rimediare. 

- Oh suvvia! Non sarai arrabbiata! Ti sto aiutando! - aiutando proprio per nulla. Quella era una ragazza! Oh, che imbarazzo!! Sicuramente l'avrebbe scambiata per..be, si, non voleva. Lei non ere proprio interessata all'amore o a qualche stupida storia. Lei stava benissimo così! 

La vibrazione sulla sua mano la fece scattare e rimase...be, un po' ci rimase male. Effettivamente le sarebbe piaciuto incontrare Nicola quella sera, voleva parlare un po' della loro band, ma a quanto pareva era impegnata. 

- Scusami piccola, ma questa sera ho un impegno. Ma mi rifarò ;) - guardò malissimo Ginevra che la guardò curiosa, ma lei bloccò la tastiera e mise via il cellulare prima di incrociare le braccia sul petto.

- Non può. Tu non toccherai mai più il mio cellulare - borbottò infastidita, ma Ginevra non si  lasciò scoraggiare. 

- Sarà per la prossima volta

 

 

Una leggera vibrazione fece riaprire gli occhi alla ragazza dagli occhi d'argento, osservando il cellulare all'ultima moda che aveva tenuto in mano da quando aveva mandato quel primo messaggio. 

Ed un ghigno si dipinse sulle labbra di Nicola non appena lesse l'ultimo messaggio mandato dalla ragazzina dagli occhi verdi. 

- Si, tranquilla, non ti preoccupare - c'era rimasta male la piccina? Da quello che capiva, si. Oh, ma lei non sapeva che, in realtà, lei sarebbe andata in quel bar. Poco ma sicuro. Ma le piaceva sorprendere le persone, soprattutto quelle che voleva conquistare. L'avrebbe stregata, se la sarebbe portata a letto e poi sarebbe sparita nel nulla. Senza voltarsi indietro.  Come faceva sempre, soprattutto con le ragazze più difficili, proprio come quell'Olympia che l'aveva attirata la sera prima. 

Certo, non si aspettava tutto quel calore nei messaggi, quello sicuramente l'aveva sorpresa, ma le semplificava il compito probabilmente. 

- E dai, molla quel cellulare Nico! Sono stanca, voglio dormire - la voce impastata della gemella riportò la mora alla realtà, puntando così lo sguardo sulla figura che dormiva nel suo stesso letto. Lei ed Alex condividevano quel grande materasso ogni notte. Il loro era un rapporto speciale, fraterno, e poi avere un corpo caldo accanto al proprio era magnifico. Non aveva mai dormito con nessun'altro. Lei faceva sesso e poi se ne andava tra le braccia della sorella. Come Alex faceva a sua volta con le sue o i suoi amanti. 

- Scusami sorellina. Torniamo a dormire - le sussurrò all'orecchio prima di carezzarle il fianco coperto solo da quella camicia da notte nera in seta. La sorella si voltò e la guardò, annuendo piano, osservandola nel buio della loro sontuosa camera. Allungò la mano e gliela posò sulla guancia, delicatamente, richiudendo quegli opali chiari così da poter tornare veramente a dormire. 

- Spero almeno che questa "chiacchieratina" abbia portato i suoi frutti - sussurrò piano la compagna, facendo annuire Nicola che ancora ghignava soddisfatta. Già si immaginava il viso sorpreso  della ragazzina quando l'avrebbe vista entrare  nel bar nella sua magnificenza. Ne sarebbe rimasta folgorata, poco ma sicuro. 

- Certo. Come sempre. Buonanotte cherie - sussurrò prima di chiudere gli occhi, ma non si addormentò. Nonostante la stanchezza e il desiderio di riposare, la sua mente lavorata a tutto spiato. Studiava, elaborava strategie, impaziente quasi di arrivare a quella sera. Si sarebbe divertita un mondo.


 

- Sisi, lo so che ti si spezza il cuore, ma devo andare! - scoppiò a ridere mentre guardava l'espressione della più piccola che ancora aveva il broncio per ciò che aveva fatto. Lei aveva voluto solamente aiutarla, però Olympia non ne sembrava molto felice. Ma non le aveva detto il motivo. Forse semplicemente era molto riservata, e su quel punto Ginevra lo sapeva bene. 

- Si, certo. Ciao - borbottò la mora facendole nascere un lieve sorriso sulle labbra. Si sporse, lentamente, così da carezzarle con dolcezza quei crini scuri prima di tornare dritta e ghignare. 

- Daaai, non fare la bambina. Volevo solo aiutarti Oly, ci vediamo stasera. Ti aspetto! - le ricordò, quella sera dovevano veramente festeggiare. Non poteva saltare un'altra serata al lavoro, ma le avrebbe offerto qualcosa al bar e avrebbero chiacchierato un pochino. Ovviamente lei sarebbe rimasta anche tutto il pomeriggio li con lei ma, per ovvi motivi, era stata costretta a tornare a casa. Il suo turno iniziava presto e lei doveva assolutamente prepararsi e si, riposarsi un pochino.

Per quanto potesse essere felice che la sua migliore amica avesse finalmente un appuntamento, non riusciva ad essere completamente sicura. 

Mai in quei quattro anni aveva visto Olympia ridotta in quello stato. Pallida, le occhiaie sotto gli occhi e le labbra secche. La sera prima quasi non riusciva a stare in piedi e..no, non le piaceva. In quello stato sicuramente non avrebbe mai capito se ciò che faceva fosse intenzionale o meno, forse le doveva fare un discorsetto sull'alcol. Ma aveva come l'impressione che la ragazza mai più avrebbe toccato con le labbra qualche sostanza alcolica. Ed era meglio. Ginevra la vedeva ancora come una bambina da proteggere, non voleva che le accadesse nulla, non voleva che nessuno si approfittasse di lei. Non lo avrebbe mai permesso.

Era molto protettiva nei suoi confronti. La vedeva quasi come la sua sorellina. 

Una volta fuori prese il motorino e si avviò verso la propria casa. I genitori non c'erano, al contrario di quelli di Olympia i suoi erano sempre assenti. Ma a lei non mancavano. Lei si arrangiava perfettamente. 

Salì nella propria camera e, senza quasi neppure appoggiare la borsa, si spogliò, buttandosi sotto il getto caldo della doccia. L'acqua scorreva sul suo corpo ritmicamente, sciogliendole i muscoli e rinvigorendola. Eppure, non era persa nelle sue fantasie, lei continuava a rimuginare sulla sua migliore amica. Doveva scoprire qualcosa di più sul ragazzo con cui stava uscendo. Non poteva rischiare che le spezzassero il cuore, non lo avrebbe permesso. Nella sua vita, Olympia, era la sua anestesia personale. Quando era con lei stava bene, non pensava a tutti i suoi problemi. E vederla soffrire l'avrebbe fatta soffrire a sua volta. 

 

 

Dieci di sera. Finalmente la notte era calata, e finalmente la modella era uscita di casa, pronta per vedere la sua preda. Si era informata sul luogo in cui doveva andare, non era molto lontano da casa e non ci era mai andata. E una volta dentro, ne capiva il motivo.

Il locale era completamente avvolto nel buio. Le luci della pista erano le uniche che rischiaravano quello squallore. I divanetti in pelle erano rovinati, e la disposizione non era delle migliori. Non era un locale d'alta classe, non era nei suoi standard. Non era sicuramente uno dei bar migliori che avesse mai visto, ma non era quello che le interessava. 

Nicola era andata li per un solo ed unico motivo. 

Alex era rimasta a casa. O forse era andata in un altro locale, non ne aveva idea. Per il momento, non le importava. Alla ragazza interessava solamente che la gemella fosse di ritorno per andare a dormire assieme. Per il resto poteva fare tutto ciò che desiderava. 

Non appena fu entrata nel locale, tutti si voltarono per guardarla. Gli alti tacchi slanciavano la propria figura perfettamente fasciata in un vestito rosso fuoco. Quella sera voleva fare colpo, voleva che la ragazzina bramasse il proprio corpo, voleva che la desiderasse. Doveva soffrire, ma sarebbe stata una dolce e delicata agonia che, alla fine, l'avrebbe direttamente portata tra le proprie braccia. 

Con un ampio ghigno sulle labbra, avanzò tra quella folla di spettatori che le si avvicinavano, che ci provavano. Tutti l'avevano riconosciuta, ovviamente: era famosa, solo la sua bambina sembrava non aver capito esattamente chi fosse. 

Arrivata vicino al bar la riconobbe subito tra quella piccola folla che attorniava il bancone alla ricerca di alcol. Leggermente piegata su se stessa, la ragazza aveva il gomito posato sul bancone nero mentre guardava una bionda al di là del banco. La sua amica? Probabile. Pure lei era molto bella ma non era il suo obbiettivo. Magari dopo Olympia, sarebbe stato il turno dell'altra. 

Comunque, nel frattempo, la modella continuava a guardare quelle spalle sottili, quel corpo coperto da una semplice canottiera e un paio di pantaloni scuri. Completamente differente dal giorno prima, ma ugualmente invitante. 

Si leccò le labbra, istintivamente, e tirò fuori il cellulare. 

- Perchè non ti volti? - non appena inviò il messaggio, si accorse subito quando Olympia lo ricevette. 

Era scattata, tornando con la schiena dritta, le dita che avevano iniziato a frugare tra le tasche. E quando aveva letto, si era voltata verso di se e aveva sgranato quei grandi occhioni verdi che si ritrovava, alzando con chiaro imbarazzo la mano. 

Solo allora la bruna si avvicinò, il passo suadente, lo sguardo della ragazzina che lambiva le curve del proprio corpo. E, allo stesso  modo, pure la bionda si era accorta di lei. E da quello che poteva notare, era interessata. Peccato che lei avesse già altro per la testa. 

- Hei piccola, felice di vederti - la ragazza scattò in piedi, rendendosi conto solamente una volta che fu di fronte a se che non aveva idea di cosa fare. Lei sorrise e, galantemente, le prese la mano, così da baciarle il dorso esattamente come la sera prima, indugiando per qualche istante su quella pelle morbida e delicata prima di lasciargliela andare.

- Avevi detto che eri impegnata...- sussurrò piano e lei scoppiò a ridere, annuendo. 

- Volevo farti una sorpresa, e ci sono riuscita - continuò a ridere e, con nonchalance, si avvicinò al bancone e guardò negli occhi la biondina che la scrutava ora con maggiore attenzione. 

- Un gin lemon grazie. Tu vuoi qualcosa Olympia? - chiese voltandosi verso la moretta che però scosse il capo, spostando lo sguardo da se all'amica che la guardava seriamente. Non le aveva parlato di se? Be, in parte allora era un bene. 

La bionda non rispose e in tutta velocità preparò ciò che aveva richiesto mentre lei continuava a guardare il bocciolo di rosa che aveva al suo fianco. Non era truccata come la sera prima, i capelli le ricadevano sulle spalle in modo meno elaborato, eppure non perdeva la sua bellezza. Forse anche perchè, con quella canottierina, lei aveva maggiore visuale di quei seni torniti e gonfi. E si, li avrebbe assaporati più che volentieri. 

- Io, ecco, non sapevo che saresti venuta - sembrava in chiaro imbarazzo, continuava a carezzare i propri vestiti delicatamente, mordicchiandosi il labbro e facendole salire il desiderio di fermarla e farlo direttamente lei. Quelle labbra dovevano sapere di buono. 

- Ecco qui, sei un amica di Olympia? -  la voce altrui era fredda ma lei quasi neppure la guardò. Era troppo intenta a perdersi in quel visetto tanto dolce e rosso per l'imbarazzo. Adorabile. Perfetto. 

- Ginevra, piacere - una mano le bloccò il contatto visivo con quello della ragazza e, spazientita, si voltò verso la barista che ovviamente non sembrava molto felice della propria presenza. Ma che le interessava? Lei non era proprio nessuno.

- Nicola - si limitò a dire, stringendole delicatamente la mano prima di tornare a guardare la mora che, con gli occhi sgranati, ora guardava l'amica. 

- Sei tu Nicola?? - la voce sorpresa della ragazza le fece intuire che Olympia le aveva già parlato di lei. Dunque non lo aveva tenuto come segreto! Peccato. Le sorrise gioviale, tanto per non innervosirla troppo, e continuò a guardare la sua piccola ninfa. 

- Credevo fosse un ragazzo, non una ragazza Oly. Ecco perchè eri arrabbiata per quei messaggi! - osservò la piccoletta avvampare sempre di più, ascoltando attentamente ora le parole altrui nonostante lo sguardo rivolto altrove. I messaggi? Intendeva quelli che si erano scambiate quella mattina? 

- Ecco, posso spiegarti Gin - iniziò, ma la bionda la bloccò con un gesto della mano, brusco e che lasciò interdetta la piccoletta. 

- Forse è meglio che ti lasci alla tua amichetta. Ho del lavoro da fare - lei sorrise soddisfatta, e con un cenno del capo salutò la ragazza che si allontanò con una certa premura, lasciandola finalmente sola con Olympia che, dopo lunghi minuti finalmente tornò a guardarla. 

- Come va? Mi fa piacere rivederti. Ti va se ci spostiamo? - chiese titubante, lasciando fuggire per qualche istante le sue gemme dalle proprie prima di tornare ad incatenarle assieme.

- Ma certo piccola. Vieni - le prese la mano e la fece alzare, conducendola tra la gente che si accalcava per poter bere qualcosina. Poi si lasciò condurre, seguendola da dietro mentre la portava ad un piccolo tavolino attorniato da qualche divanetto affinchè ci si potesse sedere. 

Si accomodarono, entrambe, e Nicola cercò di farsi il più vicino possibile alla mora dato che ne voleva sentire il calore. 

- Non avevi detto alla tua amica che ero una ragazza? Come mai?? - chiese divertita ma interessata allo stesso tempo. 

- Be, lei non me lo ha chiesto. Io ho lasciato correre. Scusami per i messaggi di questa mattina, è che lei credeva che avessi trovato un..ragazzo interessato a me - avvampò di colpo, cosa che fece ghignare la più grande che si fece vicina, sporgendosi verso di lei mentre le dita andavano ad afferrare una di quelle ciocche ondulate. Se la rigirò sul dito, lo sguardo leggermente spaesato della più piccola che, ciò nonostante, non si sottrasse da tale vicinanza. 

- Tranquilla, mica mi hai detto chissà cosa - sussurrò suadente a pochi centimetri dalle sue labbra prima di tornare al suo posto. La sua tattica era semplice. Si avvicinava, la faceva sciogliere per qualche istante e poi riportava le distanze tra loro. L'avrebbe confusa, spaesata. 

- Emm, ok. Comunque se lo avessi saputo mi sarei messa altro. Tu ecco..cioè, il tuo vestito ti sta molto bene - balbettava, e il suo sguardo fuggiva dal proprio continuamente, andandosi a posare quasi ovunque, tranne sui propri occhi che, al contrario, cercavano un contatto diretto con i gemelli. 

Fu costretta ad allungare il braccio, così da prenderle dolcemente il mento tra le dita, girandole il viso dolcemente cosicchè da poter guardare ancora quelle giade profonde. 

- Sei bellissima. E poi non è importante come sei vestita. Che dici se andiamo a ballare? - aveva ragione, lei mai avrebbe guardato i suoi vestiti. Al contrario lei cercava di guardare quanta più pelle scoperta la ragazza esibiva ai suoi occhi bramosi. Era quello che alla mora interessava maggiormente. I vestiti poteva pure levarseli, ne sarebbe stata più felice. 

Alla sua proposta, lei avvampò ancora, titubante. 

- N-noi due? Non mi sembra molto...- la zittì con una risata e si alzò, tendendole la mano. 

- Ma che pensi! Mica solo le coppiette ballano assieme! - disse indicandole un gruppetto di ragazze che ballavano tra loro. Lei non avrebbe danzato in quel modo ma..be, l'importante era trascinarla sulla pista. 

Le si illuminò lo sguardo quando alla fine Olympia annuì, stringendole la mano delicatamente ed alzandosi, permettendole così di trascinarla in pista.


 

Quella Nicola non le piaceva. 

Se solo avesse saputo che fosse stata una ragazza lei non le avrebbe mandato certi messaggi. Perchè Olympia glielo aveva tenuto nascosto? Perchè non le aveva detto che quella Nicola non era un lui? 

No, non le potevano piacere le ragazze. Non ce la vedeva proprio. Non le sembrava proprio il tipo anche se, effettivamente, non l'aveva mai vista con nessun ragazzo. Ma neppure con qualche ragazza, e i suoi sguardi non erano mai lascivi, dunque non aveva idea chi le interessasse veramente. Non che ciò avrebbe cambiato qualcosa, ma non poteva lasciarla di certo tra le grinfie della modella. 

Ginevra l'aveva riconosciuta subito, se la ricordava perfettamente dalla sera prima. L'aveva adocchiata, lo ammetteva, ma data la fila aveva preferito lasciar stare. Non immaginava proprio che la stessa prendesse di mira la sua dolce Olympia. Lei era una ragazza dolce e un po' timida, non era di certo abituata a ricevere tante attenzioni. Lei non ci aveva mai pensato, non aveva mai creduto che potesse desiderare...altro dalla vita. Sembrava felice. 

Eppure ora che la guardava meglio, ignorando tranquillamente i clienti che cercavano di attirare la propria attenzione, sembrava veramente...cosa? Felice? No, era in imbarazzo eppure non si sottraeva dal tocco altrui. Non abbandonava mai quelle iridi grigie, sembrava ammaliata e completamente persa mentre seguiva ogni movimento della più grande. 

Ma Ginevra non poteva permettere a quella ragazza di rovinarle la sua migliore amica. Oly era una ragazza pura, e anche se dubitava che sarebbe mai andata con una ragazza, nel caso fosse accaduto ne sarebbe uscita distrutta. Quello era il presentimento che aveva.

- Ti muovi? Puoi rimorchiare qualche ragazza dopo, ora aiutami - sbottò la collega che la prese per la maglietta, attirando così la sua attenzione. Lei sbuffò e si concesse un'ultima occhiata alla propria amica prima di prendere un bicchiere. 

- Sembrerà strano ma questa sera non sono proprio in vena - no, quella sera voleva solamente stare con Olympia. 


 

Olympia si sentiva impacciata. E la sua autostima, in quel momento, si stava abbassando vertiginosamente mentre guardava Nicola ballarle attorno.

Fasciata in quel completo rosso, lei era bellissima. Oggettivamente parlando ovviamente. Invidiava quelle curve perfette, quel corpo privo completamente di grasso. E tutti la guardavano, ovviamente. Chi non l'avrebbe guardata? Pure lei si sentiva affascinata da quei movimenti lenti, sinuosi, che la incantavano per...

No.Tutta quella situazione era assurda. 

Pure la mora cercava di ballare, peccato che i suoi sforzi fossero vani, le sembrava di essere rigida come un manico di scopa. E la cosa faceva ridere la nuova amica che, girandole attorno, le si portò dietro. 

La ragazza provò a voltare il capo, ma si ritrovò stretta in una delicata presa: un braccio pallido e chiaro le avvolgeva la vita mentre sentiva due seni premersi contro la propria schiena, la più grande che ora si strusciava, lentamente, su di lei. 

- Ti insegno come si fa - sussurrò suadente l'altra, facendola morire d'imbarazzo. Ok, quello si che era per prima cosa equivoco, e per seconda cosa tremendamente imbarazzante. 

- Non serve..- sussurrò, ma l'altra non sembrava intenzionata a volerla lasciare andare. 

Socchiuse gli occhi, e quando sentì una mano carezzarle il fianco, un brivido le corse lungo il corpo, accendendo una brama che da tanto era riuscita a tenere sopita nel proprio petto. 

- Devi essere meno rigida Olympia. Senti? Lasciati andare e abbandonati contro di me - Nicola la faceva sembrare tanto facile, ma la realtà dei fatti era che Olympia non voleva abbandonarsi contro di lei. Non se la sentiva. Eppure quella carezza, lentamente, la stava facendo sciogliere e, in poco tempo, si ritrovò con il capo all'indietro, posato sulla spalla della più alta mentre cercava di andare al suo stesso ritmo. Le loro cosce si sfioravano, quasi si lambivano tra loro, le loro dita intrecciate tra loro. Ballavano in sincrono: come se fossero state un'unica cosa. 

Ma ben presto Olympia si svegliò da quel sogno, da quell'allucinazione. Ben presto la ragazza sgranò gli occhi e fuggì da quel calore, facendo un passo in avanti affinchè i loro corpi non fossero più vicini. 

Si voltò di scatto e guardò quelle due gemme grigie. Se lo era immaginato tutto vero? Nicola stava solamente cercando di insegnarle a ballare come una vera donna, ma lei..si era sentita strana. 

- Non credo che faccia per me. E in realtà..ecco, sono un po' stanca. Forse è meglio che mi faccia venire a prendere - sussurrò rossa in viso, lo sguardo puntato verso il basso. Una lieve carezza sul suo mento e poi si ritrovò nuovamente incatenata in quelle due tempeste chiaramente divertite che la osservavano, che sembravano penetrare lo scudo che tanto tempo prima si era eretta tutt'attorno a se. 

- Ti accompagno io. Ho la macchina qui fuori - disse suadente, e prima che potesse protestare o dire qualsiasi altra cosa, la zittì. - E niente storie, prendi la giacca che andiamo - lei ubbidì, annuendo e voltandosi, avvicinandosi al bar ove Ginevra la stava guardando con un'espressione chiaramente arrabbiata. Sapeva che avrebbero dovuto risolvere, non le avrebbe mai perdonato di averle mentito. 

- Nicola mi riporta a casa, sono stanca. Domani ci vediamo, vero? - la sua migliore amica scoccò un occhiataccia alla compagna prima di tornare a guardarla negli occhi, le braccia incrociate. 

- Stai attenta con quella. E si, dobbiamo parlare io e te. Buonanotte, dimmi quando sei arrivata - sbottò voltandosi, chiaramente offesa. L'aveva proprio combinata grossa eh? Era un vero e proprio impiastro! Ma lo era sempre stata. 

Con un leggero senso di amarezza, prese il cappotto e tornò dalla nuova amica che le cinse le spalle mentre la conduceva verso l'esterno, gentile come era stata il giorno prima. Quella ragazza, oltre ad essere bellissima, era pure gentile. Nonostante si conoscessero da poco lei sembrava tenerci un pochino. O per lo meno quella era l'impressione. 

- Grazie - disse semplicemente quando le aprì la portiera di una lussuosissima berlina nera che, in realtà, l'aveva lasciata leggermente sorpresa. 

La ragazza non andò ad accomodarsi al posto del guidatore, al contrario si sedette al suo fianco, facendo un cenno all'autista di partire.

- Non hai la patente? - si guardò attorno, accarezzando la pelle morbida del sedile, osservando solo con la coda dell'occhio la mora che scosse il capo. 

- Io ce l'ho ma spesso preferisco farmi portare in giro, sai, non voglio fare incidenti - quella logica funzionava perfettamente. Meglio lasciare una festa con un guidatore che non aveva toccato un goccio d'alcol piuttosto che rischiare la vita. Anche se ancora non si spiegava il motivo della limousine. Forse le sfuggiva qualcosa? 

- Quindi giri sempre con..l'autista? - chiese titubante, non voleva chiederle se era ricca. Sarebbe stato scortese. 

- Si, è il mio agente che ci tiene. - la guardò perplessa, agente? Ok, forse qualcosa proprio non le quadrava. E poi, una spia le si accese nel cervello. Per la prima volta la guardò con occhi diversi, puntando lo sguardo sul suo corpo perfetto, sul vestito che le fasciava perfettamente il corpo, i capelli curati e la pelle brillante. L'aveva già vista, e prima della serata al locale, la sera prima. 

- Oh ma..Non ti avevo riconosciuta... - sussurrò piano ad un tratto, colmando il silenzio che era calato tra loro. Una modella! Come aveva fatto a non accorgersene?? Era proprio un caso disperato! 

- Tranquilla, anzi, è piacevole non essere ammorbata sempre con le stesse domande - Nicola se ne fregava in realtà di cosa pensassero gli altri, meno parole, più fisicità. Era quello che lei mirava sempre e comunque. 

Con mosse ben calcolate la modella aveva allungato la mano, e ora teneva le dita della ragazzina tra le proprie. Lei sembrava in imbarazzo, esattamente come poco prima all'interno del locale. 

- Sai, so leggere la mano, vediamo la tua che dice - un sorrisetto divertito si dipinse su quelle labbra rosse e carnose, i loro sguardi incatenati assieme prima che la più grande abbassasse il capo per poter guardare il suo palmo liscio e iniziare a tracciare con l'indice una linea invisibile, seguendo quella poco marcata del proprio palmo. 

- Questa è la linea della vita. E' lunga anche se un po' frastagliata. Sei una persona indecisa vero? - gli occhi della più grande tornarono a guardare i propri e lei avvampò, ritrovandosi ad annuire piano. Spesso si trovava in difficoltà e non sapeva cosa fare, ma alla fine sceglieva sempre la strada giusta. Lo sapeva. Tutte le scelte che aveva compiuto nella sua vita erano state difficili, ma giuste. Ne era felice. 

- Il lavoro. Troverai un lavoro particolare, creativo. Oh, ed ecco qui la linea dell'amore - lei trasalì, irrigidendosi leggermente. L'amore. Lei non era per quel sentimento, lei preferiva tenersi alla larga. Non voleva nessuno al suo fianco. - Era proprio questa che mi interessava. E'..particolare - disse suadente cosa che la fece sgranare gli occhi. Particolare? Cosa vi trovava di speciale?

Le due ragazze ora si guardavano dritto negli occhi, attentamente, lunghi brividi che correvano lungo il corpo della più piccola per il tocco della ventiseienne. 

- P-perchè? - un lieve sussurro, il cuore in gola mentre l'altra si avvicinava piano, quelle belle labbra incurvate in un sorriso. 

- Stai per conoscere qualcuno che ti sconvolgerà la vita. O forse l'hai già conosciuto - sussurrò talmente vicino al proprio viso che lei si ritrovò con qualche problema alla respirazione. Cosa stava succedendo? 

Si sentiva completamente assuefatta, completamente catturata in quegli occhi brillanti e che le piacevano. Erano di una sfumatura talmente strana e si, era una cosa che rendeva la modella ancor più particolare. 

- Signorina Nicola siamo arrivati - quella voce la fece riscuotere e, vedendo gli occhi dell'autista lei si schiacciò contro la parete opposta, rendendosi conto di ciò che stava per fare. O forse no. Nicola di certo non poteva desiderare baciarla, era una cosa sbagliata. 

- D-Devo andare. Grazie per tutto - Nicola guardò la piccolina scappare via, dentro in casa, probabilmente agitata. Già se la immaginava dentro ad un grande letto mentre non riusciva a dormire per colpa di ciò che aveva. 

- La prossima volta vedi di farmi un segno e di non aprire bocca. Vai - disse scocciata e l'uomo annuì, partendo. 

Odiava essere interrotta, ma almeno aveva capito che la mora era facile da incantare. Presto l'avrebbe avuta, e poi sarebbe passata avanti. Come faceva sempre. 


 

* * *
 

Salve U_U scusatemi per l'immenso ritardo ma..tra scuola, tesi e ora tirocinio riesco a scrivere poco ç___ç perdono!!
Be, che dire? I personaggi erano già delineati dalla prima storia, qui semplicemente le tre finalmente hanno a che fare. Nicola che desidera Olympia, e Ginevra che non vuole vedere la modella al fianco della sua migliore amica. Gelosia, in parte. Ma non solo U_U
Spero che vi piaccia questo capitolo, come sempre mi piacerebbe sapere come ne pensate, così da potermi migliorare U_U
Dunque...alla prossima :D - spero di far presto >.< - ciaaaaooo :*

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