Just a little girl di Principessa Purosangue (/viewuser.php?uid=78230)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vergogna ***
Capitolo 2: *** Disgusto ***
Capitolo 3: *** Inganno ***
Capitolo 1 *** Vergogna ***
Just a little girl
Vergogna
Nel
villaggio che cinquecento anni dopo sarebbe divenuto una delle megalopoli più
grandi del mondo, la giornata trascorreva tranquilla, la terra baciata da
tiepidi raggi solari che tuttavia non erano forti abbastanza da rendere il
giorno afoso. Le voci dei bambini rimbombavano tutt’intorno, le loro risate
angeliche riempivano i cuori di quei contadini dalla dura esistenza. La loro
era una vita semplice: svegliarsi, mangiare e lavorare. Mandare i figli a
scuola era un privilegio, perciò spesso i bambini venivano portati a lavorare
nei campi già alla giovane età di sei anni.
Tuttavia,
nel villaggio vicino alla foresta di Inuyasha, la vita era un po’ più diversa:
più moderna. Erano passate già circa due settimane dal ritorno della divina
Kagome, come usava chiamarla la gente del posto, eppure la sua presenza era
forte e ancora di più forte era l’impronta che stava lasciando. La giovane
sacerdotessa, infatti, aveva fatto costruire la prima scuola pubblica dove lei
stessa si occupava di insegnare diverse materie alle bambini e ai bambini del
posto. All’inizio era stato difficile, molto difficile: per poter aiutare i
genitori che trascorrevano tutta la giornata a lavoro, Kagome coordinò gli
orari scolastici con quelli lavorativi: dalle 08.00 del mattino fino alle 16:00
e dalle 16:00 alle 18:00 potevano rimanere tutti coloro che ancora non potevano
stare da soli in casa. Per fortuna il sabato e la domenica erano i suoi giorni liberi,
altrimenti nemmeno il suo animo gentile e caritatevole avrebbe retto una così
stressante routine! Tutto sommato, però, era abbastanza soddisfatta: i bambini
ed i ragazzi non disturbavano durante le lezioni ed erano desiderosi
d’imparare, desiderosi di poter cambiare il loro avvenire ed essere qualcosa di
più di semplici contadini.
- Ehi
Kagome, sono tornato! - La moretta si voltò e sorrise amorevolmente al mezzo
demone che entrava nella loro casa.
-
Bentornato! - Gli diede un leggero bacio sulle labbra e senti Inuyasha
stringerla a se; chiuse gli occhi, rimangiandosi la nostalgia di casa. Dio,
quanto lo amava. E sempre solo Dio sapeva quanto ci fosse voluto per poter
finalmente avere il suo “vissero felici e contenti”. Eppure tutto ciò che
avevano passato ne valeva la pena: non avrebbe rinunciato ad una singola
lacrima, non ad una singola ferita pur di giungere infine al paradiso nel quale
ora viveva.
- Mi
sei mancato. - Inuyasha la guardò e sorrise, facendola innamorare per la
millesima volta. “Come sei bello” pensò e come biasimarla.
Si era
innamorata del ragazzo quando era ancora sigillato al Goshinboku e, nonostante
le prime divergenze, Kagome aveva capito subito che lui era l’unico per lei. E
mentre gli anni passavano e le avventure aumentavano, la loro relazione era
sempre più ostacolata: la giovane non poteva far altro che soffrire in silenzio
il suo amore semi-corrisposto. La verità era che anche dopo così tanto tempo,
spesso si chiedeva se Inuyasha avesse scelto lei solo perché Kikyo fosse morta;
ogni volta si mordeva le labbra, cercando di concentrarsi sul presente “Alla
fine ha scelto me, perché devo tormentarmi con cose del genere?!”. Cercava di
farsi forza e non pensarci, proprio per questo aveva deciso di aprire una
scuola, per tenere la sua mente occupata. Il pensiero ormai l’assillava sempre
meno e in particolare, negli ultimi giorni, si era data un po’ di pace: Kikyo
era, indubbiamente, il primo amore di Inuyasha. Ma era Kagome che Inuyasha
avrebbe reso sua, non solo sposandola, bensì anche marchiandola come sua. Per
sempre.
Il
volto turbato del fidanzato la distrasse e, dopo che lo vide odorare l’aria, lo
seguì quando uscì di corsa dalla loro dimora.
- Mezzo
demone.
-
Sesshomaru. - Lo salutò il fratello minore, guardandolo confuso. - Se cerchi
Rin, uno, hai completamente sbagliato casa e due, si è recata con Kaede in un
altro villaggio e rimarranno lì per un paio di giorni. - Il signore delle terre
dell’ovest intravide dietro le spalle del fratellastro la giovane sacerdotessa
sorridergli. S’infastidì, chiedendosi come poteva Inuyasha aver scelto un’umana
per compagna ed eventualmente, futura madre dei loro figli. Non era abbastanza
aver infangato con la sua nascita il nome della loro famiglia? Dentro di se,
Sesshomaru aveva sperato che il fratellastro scegliesse una partner dal sangue
demoniaco, così che vi fosse alta probabilità che i figli nati da una tale
unione fossero demoni completi, alleviando così la vergogna causata duecentodue
anni prima dal padre. Aveva scelto invece di seguire le sue orme e rendere i
suoi figli ancora più deboli e inutili. Ma Sesshomaru non era certo interessato
ad allargare la famiglia: voleva evitare che toccasse a lui il compito di
mandare avanti la dinastia degli Inu.
Il solo
pensiero di doversi unire legalmente a una donna, per quanto fosse di nobile
sangue demoniaco, gli dava il voltastomaco.
- Come
osi insinuare che i sensi del signor Sesshomaru siano deboli?! Credi forse che
non avesse sentito che l’odore di Rin non fosse qui ma altrove?! - Urlò Jaken
dimenandosi come suo solito, facendo ridere la sacerdotessa. Il suo padrone sfoderò
la Bakusaiga, un ghigno dipinto sul volto.
- E’
ora di riportare l’onore nella nostra famiglia. Muori, Inuyasha! - Il fratello
minore si mosse rapido, strinse forte fra le mani Tessaiga e ordinò a Kagome di
spostarsi ma quest’ultima si rifiutò.
-
Dannazione Kagome, vai via!
- Io
non ti lascio da solo! - Ormai avevano passato troppe avventure, troppi
momenti, avevano rischiato la vita e tutto ciò sempre insieme. La ragazza del
futuro non aveva alcuna intenzione di abbandonarlo ora: il suo mondo finiva con
lui.
- Non
avrò pietà per la tua donna. - Lo avvertì il demone cane, desideroso in realtà
di poter estirpare ad entrambi quegli esseri deboli ed inutili la vita. Kagome,
nel vedere il suo sguardò, s’irrigidì: credeva che Sesshomaru fosse cambiato,
lo credeva per davvero. Erano numerose le volte che li aveva aiutati, per non
parlare della volta che le aveva salvato la vita e che, sempre dentro il corpo
di Naraku, l’aveva protetta; la ragazza aveva inciso quel momento nella sua
mente e ne era felicemente consapevole: Sesshomaru non era un demone meno
migliore di quanto lo fosse stato in vita Inu no Taisho.
Eppure
ora, dinnanzi a tale parole, specchiandosi in quegli occhi intrisi di odio e
vendetta, tutto crollava a terra e moriva come le foglie d’autunno.
-
Lascia fuori Kagome da questa storia, lei non c’entra niente con i Taisho! -
Inuyasha si gettò contro Sesshomaru, dando inizio al vero e proprio scontro.
Kagome rimase per tutto il tempo a guardare, cercando di aiutare il suo
compagno laddove lo trovasse in difficoltà. Dopo circa mezz’ora, il mezzo
demone e il fratello si fermarono per un minuto, il primo respirando
affannosamente, spettinato, la veste rossa sporca di terra, la pelle segnata da
piccoli graffietti; il principe dei demoni invece era del tutto illeso, i suoi
abiti sporchi così leggermente di terra da sembrar parte del disegno delle
vesti stesse. Era in battaglia che si notavano le vere differenze fra i due
fratelli: Inuyasha era istintivo e perciò poco attento, si lasciava dominare
dai sentimenti e non gl’importava d’infangarsi dalla testa ai piedi.
Sesshomaru, non conoscendo le emozioni, si lasciava trasportare solo dalla sua
mente la quale, non solo gli dettava saggiamente come agire, bensì anche come
poter continuare ad avere quell’eleganza che distingueva un demone del suo
calibro persino in battaglia.
- Già
stanco, Inuyasha? - Il giovane lo guardò ghignando.
-
Appena cominciato! - Gli rispose prima prendere la rincorsa. Inuyasha sapeva
che questa volta Sesshomaru non se ne sarebbe andato se non fosse riuscito nel
suo scopo, eppure non se la sentiva per niente di uccidere il fratello. Aveva cinquecento
anni diamine, era troppo anche per lui continuare con quella stupida storia!
-
Cicatrice del vento! - Fra tutti gli attacchi che ora aveva a disposizione,
Sesshomaru si chiese perché avesse usato il più debole: lo stava forse
sottovalutando? O peggio: lo faceva apposta? Il signore dell’ovest contrattaccò
con più forza, lanciando il fratello contro un albero.
-
Inuyasha! - Kagome corse da lui con le lacrime agli occhi, stanca di quello
scenario. Era evidente che Sesshomaru facesse sul serio ma era altrettanto
evidente che Inuyasha non avesse intenzione di spargere sangue inutilmente.
-
Vattene… Kagome… - La ragazza provò ad aiutarlo ma il compagno la spinse via,
usando la Tessaiga per rialzarsi. Guardò il fratello maggiore avvicinarsi: non
c’era altra via di scampo.
- Come
vuoi Sesshomaru: uno dei due morirà oggi e non sarò io. - Il demone non rispose
e si limitò a difendersi dal nuovo attacco. - Cicatrice del vento!
-
Stolto mezzo demone, credi forse di… - Il principe dei demoni si scostò
rapidamente, ricordando ciò che era avvenuto alcuni anni prima: solo grazie
alla Tenseiga era riuscito salvarsi dall’attacco mortale di Tessaiga, fu
proprio in quell’occasione che conobbe Rin. Evidentemente anche quello stupido
mezzo demone ricordava l’episodio.
Vide il
fratello guardarsi intorno preoccupato. Sesshomaru con la coda dell’occhio
seguì lo sguardo del mezzo demone e capì cosa cercava: la ragazza era sparita.
-
Dunque morirai solo. - Affermò il demone, colpendo il fratello in pieno petto
che sputò del sangue prima di venir nuovamente scaraventato per terra.
Sesshomaru si avvicinò al fratello: Bakusaiga era davvero la spada fatta per
lui. Ora che ne aveva perforato lo stomaco, come si sarebbe salvato Inuyasha se
la rigenerazione non poteva agire su una ferita causata da quella spada?
- Sei
solo un misero mezzo demone. - Disse, pronto a dargli il colpo di grazia.
- Signor
Sesshomaru, fermatevi! - Il principe dei demoni si voltò e vide Rin giungere di
corsa, accompagnata da Kagome. Ringhiò, seppellendo dentro di se la voglia di
sbranare viva la sacerdotessa: come osava colpirlo in questo modo!
- Inuyasha!
- Urlò in preda alla disperazione la mora dagli strani indumenti. - Che cosa
gli hai fatto?! Inuyasha amore mio, svegliati, Inuyasha! - Sesshomaru la
guardò, del tutto indifferente a quella tempesta di emozioni che distruggevano
la moretta.
-
Andiamocene Rin.
- Ma signor
Sesshomaru…
-
Andiamo. - La giovane annuì, voltandosi numerose volte verso la coppia e si
sentì sollevata quando vide dei contadini avvicinarsi alla sacerdotessa e al
moribondo mezzo demone.
Sesshomaru,
tuttavia, non era per niente soddisfatto: Inuyasha era un mezzo demone forte e
l’amore per quella giovane stramba lo rendeva invincibile, probabilmente solo
staccandogli la testa, cioè non dandogli alcuna opzione di potersi salvare,
sarebbe definitivamente morto. Eppure, se avesse ucciso Kagome, non ci sarebbe
stato gusto nell’uccidere un Inuyasha desideroso di raggiungere la sua amata nell’altro
mondo: uccidendolo col lei in vita lui avrebbe sofferto sapendo di lasciarla
sola ed indifesa.
E
vergine.
L’odore
di purezza della ragazza non gli era scappato e si chiedeva come mai Inuyasha
non avesse reso ancora sua quella ragazza, eppure questo giocava a suo favore:
se l’avesse ucciso, anche quello sarebbe divenuto un rimpianto. Ma più ci
pensava, più non giungeva da nessuna parte. Il punto debole di Inuyasha era la
ragazza, la domanda era “Come colpire?”.
E
invece fu un fulmine a colpire lui in pieno.
Sorrise,
pensando che non vi fosse morte migliore per quel lurido mezzo demone con cui non
solo condivideva alcuni lineamenti della casa dell’Inu, bensì anche il sangue.
“Dopotutto”
pensò “è solo una piccola ragazza”.
Ciaossu!
~
Dunque,
questa è la prima fanfiction che scrivo di Inuyasha perciò please, siate
gentili! >.< Non ho mai scritto prima di questo anime/manga poiché,
benché io lo ami dal profondo del mio cuore, ho sempre avuto paura di non
rendere bene questi così bellissimi personaggi e di rovinare tutto. Ma c’è
sempre una prima volta e questa è la mia! :3 Spero vi piacerà e che la
seguirete in tanti, accetto con gioia ovviamente le critiche sia positive che
negative: scrivo anche per imparare! ^___^
Questo
capitolo è abbastanza corto ma volevo rendere l’idea e non perdermi tanto in
altre cose per ora irrilevanti. Continuando vedrete che tutti avranno un ruolo
importante, perciò chi vivrà, vedrà! ^O^
Al
prossimo chappy,
xoxo
Princess
Miele *
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Disgusto ***
SAAAALVE!
:D
Wàà,
inizio col dire che mi ha fatto molto piacere sapere che questa storia è stata
letta ben 134 volte, è davvero una gran soddisfazione per una scrittrice. T^T
Ringrazio anche e soprattutto le tre gentilissime ladies che hanno preso un
minuto del loro tempo per scrivere una recensione, grazie di cuore a fioredipesco,
Vanilla_91 e XerxesCheza! <3
Questo
episodio sarà molto diverso da quelli avvenire perché di azione e avventura
ancora ce n’è poca, anche se tutto ciò serve al fine della storia. ^^
Possibilmente aggiornerò solo dopo il 19 aprile poiché prima ho una dannata
simulazione di terza prova che mi ucciderà i neuroni. x_x Fatta quella,
prometto mi vedrete postare nel weekend!
Ah
beh, colgo l’occasione per pubblicizzarmi! X°D
Se
siete degli amanti di Air Gear, ho ripreso a scrivere Trick or Treat?
dove, vi assicuro, ce ne saranno delle belle! ? ^.-
Se siete invece fanatici di Shaman King, Il Teatro dei Tradimenti non vi
deluderà (ci sono e ci saranno un sacco di triangoli e quadrati amorosi
buashahah!)! ;)
Preferite
forse Code Geass? Che aspettate, leggetevi la nuova Masquerade: niente
Geass, solo tanto drama. Ehi, chi l’ha detto che la vita di un giovane
principe è facile con così tante donne ai piedi? E cosa farà Lelouch nella
lotta per prendere il trono? E quella nuova ragazza chi diavolo…?
Beh,
spero d’avervi incuriosito abbastanza e ora BUONA LETTURAAA! ^O^
Ciaossu
~
Prinny.
*
Just a little girl
Disgusto
Sulla
foresta dove per la prima volta passato e futuro si erano intrecciati, si
stendeva un velo nero, preludio del male: la natura stessa sembrava morire, gli
animali si nascondevano nelle loro tane, il sole si rifiutava di degnare con la
sua presenza quel luogo normalmente così magico e ora così tetro. Era un
ammonimento per la vita: stringete a voi le persone amate poiché un vento
carico di menzogne, intrighi, dolori e tradimenti farà tremare anche le più
solide mura. E il villaggio della vecchia Kaede, sicuramente non sarebbe stato
un’eccezione.
La
natura stava piangendo. Urlava silenziosamente, chiedeva invano aiuto, si
disperava con delle raffiche di vento che rendevano difficile il semplice atto
di camminare. Il silenzio incombeva sovrano. I contadini, rinchiusi nelle loro
case, pregavano affinché quel male non si abbattesse con violenza su di loro; proprio
quando credevano di essere all’apice, avrebbero gustato la depressione. Come
poteva avere, si chiedevano, quella giovane ragazza un così grande potere? Come
poteva il suo dolore divenire il dolore della natura stessa?
Due
giorni che Kagome non dormiva. Due giorni che Kagome non mangiava. Due giorni
che Kagome non piangeva. Due giorni che Kagome non si muoveva e il suo respiro
era quasi impercettibile.
Due
giorni che Inuyasha non rispondeva ad alcuno stimolo esterno.
Le
avevano provate tutte: Kagome per prima, con le poche cose che si era portata
dal futuro, ma sapeva anche lei che non sarebbero servite a nulla in quanto
Inuyasha avrebbe avuto bisogno di un chirurgo; Miroku e Kaede provarono con le
loro erbe, Sango con le conoscenze acquisite da giovane nel villaggio degli
sterminatori, chiamarono addirittura uno stregone da un altro villaggio ma Inuyasha
non dava alcun segno vitale. Quello che per tutto il villaggio era una morte
lenta, Kagome, provenendo dal ventesimo secolo, lo chiamò coma.
-
Inuyasha… Svegliati… Io sono qui… - Sussurrava piano, le guance rigate dalle
lacrime secche. - Non abbandonarmi ora, Inuyasha… - Il dolore di non poterlo
mai più vedere sorridere, guardarla con quegli occhi così meravigliosi,
pronunciare il suo nome… La devastava. Sapeva che il coma del giovane sarebbe
potuto durare poche ore, ma allo stesso tempo sapeva che sarebbe potuto durare anche
per anni. E se così fosse stato lei sarebbe rimasta lì, immobile, al suo
fianco. Le mani intrecciate. A soffrire d’insonnia. A patire la fame.
A
sperare.
Non
poteva finire proprio adesso. Non quando avevano appena cominciato a vivere.
-
Divina Kagome? - Miroku la distrasse dai suoi pensieri; la giovane posò per
pochi istanti i suoi occhi vuoti sul monaco per poi tornare con lo sguardo
verso il suo amato.
-
Miroku…
-
Kagome, dovresti uscire per favore. - Il tono di Kaede fu serio ma gentile; si
avvicinò alla ragazza che aiutò ad alzarsi.
- Un
altro impostore? - Chiese la studentessa, voltandosi per guardare Inuyasha
prima di uscire del tutto dalla capanna.
- È il
più affidabile che ho trovato… - Sango scese da Kirara per correre ad
abbracciare l’amica, la quale restituì il gesto. Nonostante tutta quella
sofferenza, Kagome era ancora lucida: il dolore la sovrastava ma questo non le
impediva di ragionare o di percepire la preoccupazione di tutti, dei suoi amici
in particolare.
-
Grazie Sango. - Le sussurrò piano, donandole un flebile sorriso. - Fra quanto
avrà finito?
- Prima
del tramonto.
- Uhm,
quindi fra un’ora. - Constatò Kagome, guardando verso l’orizzonte. - Tornerò
prima di allora.
- Vengo
con te! - La ragazza fermò l’amica con un cenno della mano.
- Non
farò nulla di stupido, voglio solo… - Guardò la foresta comunemente conosciuta
come “Foresta di Inuyasha”, il cui nome venne scelto dagli stessi paesani che
un tempo l’avevano temuto e che ora lo ritenevano un eroe. Quel posto aveva
così tanto di loro due, era strano pensare che quella zona sarebbe rimasta per
sempre protetta dai figli che sarebbero nati dal loro amore. Altresì, come si
sarebbe potuto spiegare il fatto che Goshinboku fosse giunto fino alla sua
epoca e che proprio nel tempio di famiglia si trovasse il pozzo mangia ossa?
Sorrise, ricordando le parole di Inuyasha: “Kagome è nata per incontrare me! Ed
io sono nato per incontrare Kagome!”
- Vai
pure Kagome, ti verremmo a cercare in caso finisse prima.
-
Grazie.
S’inoltrò
nella foresta con una destinazione precisa: Goshinboku. Quell’albero era tutta
la loro storia. La verità era che non sapeva nemmeno perché ci andasse, sentiva
solo l’impellente bisogno di correre verso l’albero sacro e così fece.
-
Goshinboku… Aiutaci tu. - Chiese in preghiera. - Ti supplico… Salva la vita di
Inuyasha! - Urlò, prima di esplodere nel pianto che aveva represso per due
giorni. Non poteva immaginare una vita senza Inuyasha, senza il suo primo ed
unico amore: aveva abbandonato tutto per lui. La sua famiglia, le sue abitudini
e i suoi sogni poiché davanti ad essi vi era un unico nome: Inuyasha.
- Non
lasciarlo morire… Non puoi lasciarlo morire…
- Era
quello l’obiettivo. - Kagome si voltò di scatto, gli occhi offuscati dalle
lacrime. Seppur non ci vedesse bene, aveva riconosciuto subito quella voce.
- Cosa
vuoi ancora Sesshomaru?! - Si asciugò subito le lacrime, fulminandolo con lo
sguardo; dopotutto, era per colpa della sua stupida vendetta che il suo Inuyasha
si trovava sospeso fra la vita e la morte. Il principe dei demoni la scrutò,
disprezzandola con gli occhi, ricordando il suo ritorno alle terre dell’ovest.
Nonostante
il villaggio di Inuyasha fosse assai distante dalle sue terre, Sesshomaru,
essendo dei demoni il più grande e forte, non ebbe problemi a giungere
rapidamente al suo palazzo. Quella meravigliosa opera architettonica veniva
tramandato da padre a figlio sin dalla creazione della terra, il che donava al
castello ulteriore prestigio: innumerevoli erano i Taisho che avevano camminato
su quelle stesse terre, prima di lui il grande generale Inu no Taisho, uno dei
più grandi esponenti della loro nobilissima famiglia.
Sesshomaru,
a discapito di quello che si credesse, non aveva mai odiato il padre: era per
lui la sua massima aspirazione, il suo più grande traguardo. Il Grande Demone
Cane non era solo il più forte e valoroso fra i demoni, era anche un fiero e
giusto condottiero. Ma Inu no Taisho, come i suoi predecessori, era giunto al
potere tramite la tradizionale lotta col padre: una volta che il figlio
maggiore si fosse sentito forte abbastanza, egli avrebbe dovuto sconfiggere il
padre in battaglia e dimostrarne il valore. Inu no Taisho però, sarebbe stato
un nome impresso nella storia della loro famiglia non solo per essere stato il
primo ad accoppiarsi con una donna umana, bensì anche per la giovane età nella
quale era divenuto signore delle terre dell’ovest: a soli centocinquant’anni
egli era stato capace di far inginocchiare il padre il quale, con grande
orgoglio, gli cedette il titolo che sapeva suo figlio meritasse; e anche
Sesshomaru, nel tentativo di poter superare il padre, desiderava poter far lo stesso,
se non meglio.
Era
proprio per questo che odiava Inuyasha.
Se solo
il loro nobile padre non si fosse infatuato di una debole umana, suo padre non
sarebbe mai morto nel tentativo di salvare la vita a quei due inutili esseri:
era stata la sporca madre umana del mezzo demone ma soprattutto la sua nascita
ad aver ucciso quel padre che tanto desiderava battere. In realtà, prima di
allora, il principe dei demoni non aveva mai disprezzato gli umani: credeva che
fossero indubbiamente creature deboli, inutili e ghiotti di sentimenti malvagi
e ciò non lo sorprendeva affatto; molti demoni non erano forse uguali, solo con
della forza fisica in più? Né suo padre né sua madre, la Signora dell’Ovest,
gli avevano mai insegnato a giudicare le persone per la loro razza; la Regina
stessa, in realtà, aveva una grande simpatia per alcuni esseri umani. Di fatti,
anche quando Inu Taisho le chiese di dissolvere la loro unione, non fu il
tradimento né il fatto che la nuova compagna fosse una Principessa umana ciò
che la ferì: sarebbe stata lo zimbello della corte e lei, donna fiera, non
l’avrebbe sopportato a lungo senza massacrare chi la derideva. Ciò che invece
non volle mai accettare e ancora non accettava, era aver perso Inu no Taisho: il
loro era stato un matrimonio combinato e, seppur avesse provato a farlo
innamorare di lei, erano a malapena riusciti a concepire un erede. La nobile Signora
dell’Ovest, nella sua fierezza e nel suo orgoglio, contrastava il carattere
forte ma umile del Grande Demone Cane e, sebbene ne fosse stata fortemente
attratta e fosse consapevole di aver provato qualcosa di estremamente forte per
lui, non riuscì mai ad amarlo nel modo in cui fece Izayoi; probabilmente perché
le loro indoli erano troppo diverse: entrambe erano forti e coraggiose ma Izayoi
esprimeva una dolcezza e delicatezza che lei non riuscì mai ad esternare,
nemmeno col il suo amato compagno. Lui, dal suo canto, non riusciva ad amare
una donna così fredda, lui che in una donna cercava sia la forza, sia la
dolcezza. È quindi facile capire perché Sesshomaru si sentisse fuori posto,
proprio lui che era il primogenito e demone completo, a lui il padre aveva
sempre preferito Inuyasha sin da prima che nascesse.
Per
questo la doveva pagare. Per questo doveva morire con la peggior sofferenza nel
cuore.
- Rin. -
La chiamò, girandosi piano.
- Sì,
signor Sesshomaru?
-
Rimarrai nel castello fino a nuovo ordine. Potrai uscire solo se accompagnata
da Jaken e Ah-Uh. - La ragazza annuì, felice di essere tornata a quella che lei
considerava casa.
-
Jaken.
- Sì,
s-signor Sesshomaru? - Il piccolo demone si inchinò in una profonda riverenza;
di Jaken si poteva dire di tutto ma non che non fosse fedele al suo padrone:
profonda era l’ammirazione che egli provava per il glaciale Principe dei demoni,
così perfetto e forte ai suoi occhi e spesso si chiedeva se avrebbe mai trovato
una compagna a causa del suo carattere, seppur si fosse dimostrato un ottimo
padre per la piccola umana alla quale aveva ridato la vita.
-
Scorta Rin nelle sue stanze e provvedi per qualsiasi cosa di cui abbia bisogno.
- Come
desidera mio signore. Rin, vieni! - Quando se ne furono andati, il demone cane
attraversò il labirinto che denominava castello, si rinchiuse nel suo studio e analizzò
dettagliatamente le sue future azioni: l’unico modo per far soffrire Inuyasha e
renderlo debole, era allontanarlo dalla ragazza dalle sconce e cortissime vesti.
Se avesse rapito la sacerdotessa però, questo avrebbe incentivato ancora di più
la sua forza; Sesshomaru ricordava bene la circostanza nella quale aveva perso
il braccio sinistro. Risolse quindi che l’unico modo per distruggere la
barriera indistruttibile che il fratellastro si era costruito intorno era
togliergli la ragazza, ma consenzientemente. Se Kagome se ne fosse andata di
sua spontanea volontà, se l’avesse ferito, se fosse diventata la donna di un
altro… Inuyasha sarebbe morto dentro e, seppur trascinato dalle sue emozioni,
avrebbe agito più irragionevolmente del solito e infierire sulle sue ferite
sarebbe stato di grande diletto. Ma come allontanare la sacerdotessa dal mezzo
demone? Lo aveva letto nei suoi occhi che sarebbe stupidamente morta al suo
posto volentieri. “Stupidi umani, incatenati ai loro sentimenti, la loro
esistenza è misera.”
Chi
avrebbe potuto disincantare la giovane? Chi avrebbe potuto prendere il posto di
quell’insulso mezzo demone nel suo cuore? Il principe dei demoni ci pensò a
lungo e nella sua mente rovistò i volti e gli atteggiamenti di tutti i suoi
uomini, cercando quello più adatto per una missione così delicata.
Poco
dopo, con suo grande disgusto, realizzò di aver già trovato l’uomo giusto: se
stesso.
Il Principe
dei demoni sorrise, spaventando così la ragazza che indietreggiò: il volto rifletteva
la paura e la disperazione che attraversavano il suo corpo vedendo il ghigno del
demone davanti a lei, chiedendosi se quella sarebbe stata l’ultima immagine che
avrebbe visto prima di morire.
Il sole
calò lentamente quel giorno mentre Inuyasha sembrava inalare il suo ultimo
respiro.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Inganno ***
SALVE A TUTTI,
SONO TORNAAAATA! ^_____^
Mi scuso vivamente per l’enorme ritardo ma chi come me è, o è stato, maturando
sa cosa significhino gli ultimi mesi! D: Non vedo l’ora di finire questa
dannata scuola così da dedicarmi interamente alle mie passioni: la scrittura ed
il cosplay! *W* Oltre che a tanta sana palestra, ahaha!
Prima di tutto
voglio ringraziare coloro che, al di là di seguire la storia, si sono
soffermati pure a recensire: vi ringrazio di cuore!! A chi non ha recensito
invece… Beh, spero di leggervi prima o poi!! X°D
pinkjude: Buashuahahah SesshKag è diventata tipo un’ossessione
negli ultimi tempi!! *______* Però essendo sempre stata una InuKag mi è tanto
difficile scegliere, tant’è che di questa storia il finale è ancora molto
incerto!! Seguimi sempre e ne leggerai delle belle!! ^.-
VapaastiUnelma: Che cariina, grazie!! ** Mi fa tanto piacere che
ti piaccia la mia storia, è sempre una grande soddisfazione, specialmente se ti
piace il modo di scrivere che altro non è che il riflesso della mia anima!! (‘:
Sei gentilissima, è un piacere immenso averti fra i miei followers di questa
storia, prometto non deludere! <3
XerxesCheza: MONSSSS! <3 Lo sai che sei la mia seguitrice
preferita, BUAHUSHUAHAAH! *W*
fires: Heilà! ^^ Waah, mi fa piacere che trovi la mia storia
interessante, spero continuerai a seguirmi e a commentarla! *-* AHAHAHAHAH vai
shalla con Inu, anzi, vai shalla in generale che per ora morti non se ne
prevedono.. Per ora. *,..,* MUAHAHAHAA!
Ora vi lascio con la storia, immagino non vedrete l’ora! X°D
See you next time! ^.-
xoxo,
Prinny*
Just a little girl
Inganno
Cosa provò
in quel momento, Kagome non lo seppe spiegare: non era il demone cane dinnanzi
a se che temeva in realtà, bensì cosa sarebbe potuto accadere ad Inuyasha. Il
suo Inuyasha. La giovane non era stupida: sapeva bene che il sorriso di
Sesshomaru non poteva presagire che il male in tutte le sue forme. Era forse
venuto per finire il suo lavoro? O il suo piano era ancora più perverso? Per
molto tempo aveva considerato Naraku il loro nemico in comune e scioccamente
aveva creduto che, alla fine della guerra, i fratelli avrebbero potuto mettere
da parte le ostilità e, quanto meno, ignorarsi a vicenda. La risolutezza del
Signore dell’Ovest però lasciava intendere tutt’altro: per tutto quel tempo
aveva in realtà solo messo da parte il desiderio di uccidere il fratello, ma
l’aveva solo ingabbiato, mai represso. Lei invece aveva voltato completamente
pagina; aveva sostituito il momento in cui cercò di ucciderla con quello in cui
le salvò la vita; non solo aveva salvato lei e Rin, addirittura aveva
risparmiato la vita di Kohaku dopo che questo, sotto il controllo di Naraku,
aveva tentato di uccidere la piccola Rin.
Come
poteva quindi, quello stesso Sesshomaru, stare in piedi dinnanzi a lei, gli
occhi intrisi di assassinio, desiderare così ardentemente la fine dello
sventurato fratello minore?
- Che cosa
sei venuto a fare? Vuoi forse finire quello che hai iniziato? - La ragazza si
dimenò piano, portandosi la mano destra sul petto, stringendo il fiocchetto
rosso della divisa. Il demone ignorò la domanda e avanzò verso la giovane
sacerdotessa che rispose puntandogli contro l’arco. - Dovrai passare sul mio
cadavere! - Urlò, digrignando i denti e mirando vicino al cuore: non sarebbe
mai stata capace di ucciderlo, l’omicidio non faceva parte della sua indole
pacifica; ma certamente ferirlo gravemente non sarebbe stato un problema e non le
avrebbe causato rimorsi di coscienza alcuni.
- Il mio
sfortunato fratello sopravvivrà. - La moretta sobbalzò, rimanendo però ben
attenta al suo obiettivo. - E diverrà ciò che ha sempre agognato di essere: un
demone completo. - Fu allora che Kagome sentì l’anima abbondonarle il corpo
mente i suoi bellissimi occhi marroni venivano circondati da una nube nera di
confusione e timore. Sesshomaru non stava mentendo, lo sentiva, le sue parole
erano vere; eppure il suo cuore non voleva crederci. Se Inuyasha si fosse
trasformato in un demone completo, avrebbe perso ogni frammento di lucidità:
troppe volte aveva presenziato a quello scenario sanguinario e neppure la sua
voce era stata abbastanza per risvegliarlo.
Amava
Inuyasha. Amava il suo mezzo demone e sarebbe morta per lui, mai lo aveva messo
in dubbio: ma non avrebbe mai lasciato che facesse del male a dei poveri
innocenti.
- Avevi
programmato tutto. - Quello della giovane fu un flebile sussurro ma alle
orecchie acute del demone cane fu in realtà una frase forte e chiara. - Tu
avevi già previsto tutto… Non aspettavi altro che questo momento per poter
combattere contro Inuyasha! Ma certo! Era l’unico modo in cui potevi
sconfiggerlo, altrimenti ti avrebbe battuto nuovamente e questa volta ti
avrebbe amputato tutte e due le braccia! Sei solo un… - Kagome sentì una forte
stretta alla gola e un dolore improvviso le pervase la schiena mentre cercava
la terra sotto i piedi; aprì gli occhi incontrando quelli rosso sangue di
Sesshomaru.
- Tu,
stupida ragazzina umana! Come osi insinuare che io, il grande e potente
Principe dei demoni, possa abbassarmi a tanto?! - Conficcò le punte dei suoi
artigli nel collo della ragazza che, non potendo urlare, cercò disperatamente
di liberarsi dimenando braccia e gambe, colpendo talvolta Sesshomaru che
tuttavia rimaneva impassibile. Il demone tuttavia non rilasciò neanche una singola
goccia di veleno, altresì il suo piano sarebbe andato in fumo. Incontrò gli
occhi della ragazza e si stupì: anche essendo in bilico fra la vita e la morte,
continuava a combattere e nel suo sguardo poté vedere riflessa la sua tenacia,
la sua forza e… L’amore per quel lurido mezzo demone.
Allentò la
stretta, lasciando scivolare la ragazza fra le mani così che potesse cadere a
terra senza farsi ulteriore male, ma certamente quello del Principe dei demoni
non fu un atto compassionevole: le serviva in forma, ferita e debole sarebbe
stata solo un peso. La sentì tossire e la vide rialzarsi, aiutandosi con corteccia
del Goshinboku, la mano destra sulle ferite lasciate dagli artigli del demone.
- Che cosa
vuoi allora? Non credo tu sia venuto ad aiutare.
- Non ho
intenzione di battermi con un essere privo di razionalità, elemento di cui
Inuyasha è già carente nella sua normalità. - Kagome, sorpresa, non poté che
ridere, mascherando l’atto tossendo, reazione che non passò inosservata al
demone che preferì ignorarla, non comprendendo cosa trovasse divertente; -
Esiste un antidoto.
- Cosa?! -
La giovane venne fulminata da Sesshomaru: non sopportava ripetere le cose due
volte.
- Aldilà
delle terre dell’ovest, a pochi passi dalla costa, vivono delle potenti shamane
che possiedono la cura di ogni cosa. - Spiegò. - Il mezzo demone sta
combattendo contro se stesso, normalmente dovrebbe essere già a metà della
trasformazione, ma non potrà continuare a lungo. Il suo sangue demoniaco
prevarrà.
- Non lo
permetterò! - Kagome, dimenticato il dolore non appena udì la parola “cura”,
avanzò verso Sesshomaru di qualche passo, abbastanza da poter intravedere nelle
sue iridi dorate la verità delle sue parole. - Come posso raggiungere questo
luogo? - Il demone cane si congratulò con se stesso e si chiese se poteva
davvero essere così facile. “Stupidi sentimenti umani.”
- Ti
aspetto domani nelle mie terre.
- Eh? E-ehi!
Aspetta! - Indifferente alle sue domande, Sesshomaru le diede le spalle e si
congedò, sparendo nel cuore della foresta, lasciando la ragazza del futuro
attonita ma risollevata: non era ancora detta l’ultima parola. Col cuore pieno
di speranza, Kagome corse velocemente verso la capanna, ignorando del tutto i
graffi che si procurava passando fra i cespugli; quando finalmente arrivò il
villaggio, vide in lontananza Miroku giocare con le gemelle a pochi metri da
dove il suo amato riposava. Si precipitò verso di loro, il suo sorriso
smagliante, la sua personalità pimpante, il cuore in subbuglio, la speranza
riflessa nei suoi occhi: era tornata la Kagome di sempre.
- Miroku!
Sango! Vecchia Kaede!
- Divina
Kagome!
- Kagome!
- Sango uscì dalla capanna con il piccolo Miyatsu; la giovane non poté che
sorridere: era così felice per la sua amica, finalmente aveva potuto realizzare
il suo sogno e ora aveva tre splendidi bambini e sicuramente un quarto non si
sarebbe fatto attendere. Trattenne le lacrime, chiedendosi se anche lei avrebbe
avuto la stessa sorte. “Attraiamo ciò che pensiamo: come un magnete!”
- Kagome,
cosa ti è successo?
- Uh? -
Kaede indicò i piccoli fori del collo, ancora sporchi di sangue secco. Li coprì
velocemente con una mano.
- Non è
niente! Ho incontrato Sesshomaru davanti al Goshinboku e…
-
Sesshomaru?!
- Kagome
perché non ci hai chiamato?! - Le espressioni del monaco e della cacciatrice di
demoni fecero sentire colpevole e allo stesso tempo protetta la moretta: aveva
davvero gli amici migliori del mondo.
- Calma,
calma, non è successo niente! Piuttosto… - La voce si fece bassa, mentre gli
occhi si spostavano sulla porta della capanna, forte la volontà di poter vedere
attraverso un Inuyasha sveglio e fuori pericolo, infastidito dalla sua assenza.
Entrò nella capanna e lo vide, perdendo un colpo al cuore, mentre le sue iridi
dorate la fissavano severo, il volto imbronciato.
- Allora?
Si può sapere dove sei stata Kagome? È tutto il pomeriggio che ti aspetto,
dannazione!
- Divina
Kagome? - La voce dell’amico fece sfumare la scena davanti agli occhi della
ragazza che tornò al mondo reale.
- Oh…
Inuyasha? - Il suo buon auspicio si spense non appena notò le teste basse degli
amici. - Capisco. Dov’è il piccolo Shippo?
- Sono
qui! - Voltatasi appena in tempo per prenderlo in braccio, il piccolo demone
volpe si fece coccolare dalla madre adottiva e la strinse forte a se,
desiderando di essere forte abbastanza da poterla proteggere. Ora che Inuyasha
era fuori gioco per un periodo indeterminato, toccava a lui difendere Kagome;
l’unico suo problema, però, era la paura: non l’avrebbe mai ammesso a voce alta
ma sapeva bene di essere un gran fifone. Ogni volta che qualcosa del genere
accadeva, si prometteva di essere più forte, più uomo; ma ogni volta falliva
miseramente. Gli allenamenti seguiti negli ultimi anni erano ancora a livelli
troppo bassi, abbastanza da difendere se stesso da demoni comuni, totalmente
insufficienti per affrontare il grande e potente Sesshomaru.
- Ora che
siamo tutti qui, posso anche rivelarvi la grande notizia. - Esordì Kagome,
catturando persino l’attenzione di Misaku e Kosaku che smisero di giocare. Le
guardò e sorrise: erano davvero delle creaturine splendide. Se qualcuno si
fosse mai chiesto come fosse stata Sango da bambina, non aveva una, bensì due
conferme in quanto le gemelle erano una versione piccola della madre col
carattere del padre. Avevano uno spiccato senso dell’umorismo e spesso,
giocando con gli altri bambini del posto, tendevano ad agire proprio come
Miroku: assumevano una risoluta compostezza che le rendeva degne del personaggio
che personificavano, eppure avevano l’indole onesta della madre. Misaku
tuttavia, a differenza di Kosaku, era più birichina: capitava che a volte
tentasse di farla franca laddove provocasse dei problemi e, seppur nei giochi
di ruolo fosse corretta, spesso cercava di ottenere più del dovuto. La sorella
invece si accontentava di vitto e alloggio. Nonostante questi fossero solo
giochi però, per Sango e Miroku questi erano ben altro: si andavano infatti
delineando così i caratteri delle loro figlie ed era loro il compito di
guidarle verso la retta via.
Kagome si
inginocchio all’altezza delle piccole e ne accarezzò i capelli per
successivamente abbracciarle, affondando il viso nell’incavo dei loro piccoli
colli. Le bambine l’abbracciarono a loro volta, cercando d’incutere nella loro
zia tutto il coraggio e la forza presente nei loro piccoli corpicini; sebbene
fossero ancora piccole, presentavano già degli accenni di maturità trasmessegli
dalla sterminatrice di demoni.
- Non
avete fame? - Annuirono insieme, disegnando un tiepido sorriso sulle labbra dei
presenti. - Allora andate, se non vi dispiace prendo in presto un attimo mamma
e papà.
- Non
preoccuparti zia Kag!
- Tienili
pure quanto vuoi! - Corsero via mano nella mano, lasciando tutti i presenti con
gli occhi fissi su Kagome.
- Vecchia
Kaede, potremmo gentilmente accomodarci nella tua capanna per parlare? - La
donna assentì e si avviarono ansiosi verso il luogo deciso. Una volta giunti la
ragazza raccontò loro tutto, senza tralasciare i dettagli, la sua voce un misto
di speranza e paura.
- Come
possiamo sapere che Sesshomaru non ci sta bleffando? - Domandò dubbioso il
monaco.
- Un
demone del suo calibro non darebbe mai la parola senza esserne certo! Vi
ricordo che state pur sempre parlando del primogenito del grande Ino no Taisho!
- Vecchio
Miyoga! - Un coro sorpreso si alzò alla presenza della pulce nascosta fra i
capelli di Shippo che subito lo cacciò via.
- Vecchio
Miyoga, quindi Sesshomaru dice davvero il vero? - Chiese Sango, ancora indecisa
se gioire o preoccuparsi.
- Sì. -
Cominciò. - Non appena ho saputo delle condizioni del signorino Inuyasha, io
stesso mi sono recato da diversi stregoni ma nessuno sembrava adatto al caso nostro.
Tuttavia una sera, quando ormai avevo perso le speranze, uno shamano a cui ho
chiesi aiuto mi disse che le donne che rispondevano alle necessità del
signorino le potevo trovare aldilà delle terre dell’ovest.
- Sono le
stesse allora!
- Credo proprio
di sì. Tuttavia… Non saprei cosa pensare della proposta del signor Sesshomaru.
- Gli sguardi dell’intera stanza si focalizzarono sul minuto animale. - E’
risaputo che lo voglia morto; tuttavia, come egli stesso ha affermato, non
ucciderebbe mai il fratello da codardo. Però…
- Però? -
Chiese Sango impaziente: la situazione era abbastanza delicata e forse, solo
lei poteva capire cosa stesse passando in quel momento quella ragazza che lei
considerava la sorella che non aveva mai avuto. Lo vedeva nel suo sguardo
intrepido, le sue movenze rapide e il corpo iperattivo, sentiva la sua anima
vibrare, desiderosa di poter uscire e salvare l’uomo della sua vita.
- Però non
capisco perché il signor Sesshomaru voglia che sia Kagome a prendere queste
erbe. Le sue intenzioni nascondono sicuramente qualcosa, eppure non riesco a
capire cosa!
- Cosa mai
può volere Sesshomaru da me? - Domandò stupita la moretta in questione. Anche
lei aveva avuto il medesimo presentimento; tuttavia, non trovando risposte alla
sua domanda, aveva lasciato cadere l’argomento, concentrandosi sull’unica
questione che ancora la turbava: la vita di Inuyasha non era forse più
importante di qualsiasi cosa che stesse macchinando il demone cane?
- Non
vorrà forse ucciderti! - Intervenne Shippo stringendo a se Kagome, la presa
ferrea abbastanza da non lasciarla andare.
-
Qualsiasi cosa voglia da me, non m’interessa.
- Kagome!
- Ma
Kagome!
- Divina
Kagome!
- No! - Li
zittì tutti con un gesto della mano. - Questa è la mia decisione e come tale la
dovrete accettare. - Guardò ognuno di loro dritto negli occhi seriamente e
sospirò. - Vi ringrazio per preoccuparvi per me. Però vi chiedo di capirmi...
Sono certa che se la situazione fosse opposta, voi agireste esattamente come
me. - A tali parole gli amici non poterono far altro che abbassare il capo e
annuire, trovandosi in accordo-disaccordo con la giovane sacerdotessa.
- Quando
hai intenzione di partire? Almeno permetterci di preparati il necessario per il
viaggio. - Kagome sorrise dolcemente alla vecchia Kaede che abbracciò
fortemente e non riuscendo più a trattenere le lacrime, si lasciò andare.
- Grazie,
grazie a tutti... Amici!
- Signor
Sesshomaru! Signor Sesshomaru! Finalmente siete tornato! - Il signore delle
terre dell’ovest vide la sua protetta avvicinarsi e con un cenno del capo la
salutò per entrare rapidamente nel suo castello.
- Hai
fatto la brava Rin?
-
Certamente signor Sesshomaru!
- Signor
Sesshomaru! - Il servetto più fedele del grande demone cane corse verso il
padrone dinnanzi al quale si prostrò, rimangiandosi le urla di dolore che sentì
quando quest’ultimo lo calpestò per raggiungere le terme e il messaggio fu chiaro:
lasciatemi solo. Più tardi, si ritrovò disteso su un enorme futon arrivato
alcuni giorni prima da un continente lontano dove la gente aveva o la pelle totalmente
pallida o totalmente scura e gli occhi stranamente grandi, privi della comune forma
a mandorla. Era una recente invenzione che il creatore aveva regalato a tutti i
grandi sovrani del mondo conosciuto per testarne la comodità e Sesshomaru,
nonostante lo scettiscismo iniziale, trovò assai confortevole quello strano
affare dalle quattro zampe, ma soprattutto trovò accogliente le cose chiamate
materasso e cuscino. L’aggeggio chiamato “letto” lo aiutò a rilassarsi, mentre la
sua mente spaziava sul da farsi.
- Cos’è
meglio, fratello? Preferisci che la tua donna umana venga deflorata nel tuo
sonno o dopo che ti sarai risvegliato? - Ghignò, immaginando il volto
sconvolto del mezzo demone in entrambe le situazioni. Qualcuno bussò alla porta
ed il Principe dei demoni, scocciato, chiese di non venir disturbato.
- Signore,
non desidero disturbarla; tuttavia è giunto adesso Yurey e chiede di venir
ricevuto ora. - Sesshomaru ringhiò alzandosi dal letto, deciso ad uccidere il
demone non appena questo avesse finito il compito assegnatogli.
- Preparate
la sala dei ricevimenti. - Ordinò e sentì dileguarsi in tutta fretta il servo
che scappò così all’ira del proprio signore. - Cos’è peggio, Inuyasha? - Chiese
nuovamente ad alta voce avviandosi verso la porta mentre un sorriso sadico si
dipingeva sul suo volto, gli occhi freddi ed intrisi di odio. - Morire per mano
mia..
O per
mano della tua amata?
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1669707
|