Just a little girl

di Principessa Purosangue
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vergogna ***
Capitolo 2: *** Disgusto ***
Capitolo 3: *** Inganno ***



Capitolo 1
*** Vergogna ***


Just a little girl

Vergogna

 

 

 

Nel villaggio che cinquecento anni dopo sarebbe divenuto una delle megalopoli più grandi del mondo, la giornata trascorreva tranquilla, la terra baciata da tiepidi raggi solari che tuttavia non erano forti abbastanza da rendere il giorno afoso. Le voci dei bambini rimbombavano tutt’intorno, le loro risate angeliche riempivano i cuori di quei contadini dalla dura esistenza. La loro era una vita semplice: svegliarsi, mangiare e lavorare. Mandare i figli a scuola era un privilegio, perciò spesso i bambini venivano portati a lavorare nei campi già alla giovane età di sei anni.

Tuttavia, nel villaggio vicino alla foresta di Inuyasha, la vita era un po’ più diversa: più moderna. Erano passate già circa due settimane dal ritorno della divina Kagome, come usava chiamarla la gente del posto, eppure la sua presenza era forte e ancora di più forte era l’impronta che stava lasciando. La giovane sacerdotessa, infatti, aveva fatto costruire la prima scuola pubblica dove lei stessa si occupava di insegnare diverse materie alle bambini e ai bambini del posto. All’inizio era stato difficile, molto difficile: per poter aiutare i genitori che trascorrevano tutta la giornata a lavoro, Kagome coordinò gli orari scolastici con quelli lavorativi: dalle 08.00 del mattino fino alle 16:00 e dalle 16:00 alle 18:00 potevano rimanere tutti coloro che ancora non potevano stare da soli in casa. Per fortuna il sabato e la domenica erano i suoi giorni liberi, altrimenti nemmeno il suo animo gentile e caritatevole avrebbe retto una così stressante routine! Tutto sommato, però, era abbastanza soddisfatta: i bambini ed i ragazzi non disturbavano durante le lezioni ed erano desiderosi d’imparare, desiderosi di poter cambiare il loro avvenire ed essere qualcosa di più di semplici contadini.

- Ehi Kagome, sono tornato! - La moretta si voltò e sorrise amorevolmente al mezzo demone che entrava nella loro casa.

- Bentornato! - Gli diede un leggero bacio sulle labbra e senti Inuyasha stringerla a se; chiuse gli occhi, rimangiandosi la nostalgia di casa. Dio, quanto lo amava. E sempre solo Dio sapeva quanto ci fosse voluto per poter finalmente avere il suo “vissero felici e contenti”. Eppure tutto ciò che avevano passato ne valeva la pena: non avrebbe rinunciato ad una singola lacrima, non ad una singola ferita pur di giungere infine al paradiso nel quale ora viveva.

- Mi sei mancato. - Inuyasha la guardò e sorrise, facendola innamorare per la millesima volta. “Come sei bello” pensò e come biasimarla.

Si era innamorata del ragazzo quando era ancora sigillato al Goshinboku e, nonostante le prime divergenze, Kagome aveva capito subito che lui era l’unico per lei. E mentre gli anni passavano e le avventure aumentavano, la loro relazione era sempre più ostacolata: la giovane non poteva far altro che soffrire in silenzio il suo amore semi-corrisposto. La verità era che anche dopo così tanto tempo, spesso si chiedeva se Inuyasha avesse scelto lei solo perché Kikyo fosse morta; ogni volta si mordeva le labbra, cercando di concentrarsi sul presente “Alla fine ha scelto me, perché devo tormentarmi con cose del genere?!”. Cercava di farsi forza e non pensarci, proprio per questo aveva deciso di aprire una scuola, per tenere la sua mente occupata. Il pensiero ormai l’assillava sempre meno e in particolare, negli ultimi giorni, si era data un po’ di pace: Kikyo era, indubbiamente, il primo amore di Inuyasha. Ma era Kagome che Inuyasha avrebbe reso sua, non solo sposandola, bensì anche marchiandola come sua. Per sempre.

Il volto turbato del fidanzato la distrasse e, dopo che lo vide odorare l’aria, lo seguì quando uscì di corsa dalla loro dimora.

- Mezzo demone.

- Sesshomaru. - Lo salutò il fratello minore, guardandolo confuso. - Se cerchi Rin, uno, hai completamente sbagliato casa e due, si è recata con Kaede in un altro villaggio e rimarranno lì per un paio di giorni. - Il signore delle terre dell’ovest intravide dietro le spalle del fratellastro la giovane sacerdotessa sorridergli. S’infastidì, chiedendosi come poteva Inuyasha aver scelto un’umana per compagna ed eventualmente, futura madre dei loro figli. Non era abbastanza aver infangato con la sua nascita il nome della loro famiglia? Dentro di se, Sesshomaru aveva sperato che il fratellastro scegliesse una partner dal sangue demoniaco, così che vi fosse alta probabilità che i figli nati da una tale unione fossero demoni completi, alleviando così la vergogna causata duecentodue anni prima dal padre. Aveva scelto invece di seguire le sue orme e rendere i suoi figli ancora più deboli e inutili. Ma Sesshomaru non era certo interessato ad allargare la famiglia: voleva evitare che toccasse a lui il compito di mandare avanti la dinastia degli Inu.

Il solo pensiero di doversi unire legalmente a una donna, per quanto fosse di nobile sangue demoniaco, gli dava il voltastomaco.

- Come osi insinuare che i sensi del signor Sesshomaru siano deboli?! Credi forse che non avesse sentito che l’odore di Rin non fosse qui ma altrove?! - Urlò Jaken dimenandosi come suo solito, facendo ridere la sacerdotessa. Il suo padrone sfoderò la Bakusaiga, un ghigno dipinto sul volto.

- E’ ora di riportare l’onore nella nostra famiglia. Muori, Inuyasha! - Il fratello minore si mosse rapido, strinse forte fra le mani Tessaiga e ordinò a Kagome di spostarsi ma quest’ultima si rifiutò.

- Dannazione Kagome, vai via!

- Io non ti lascio da solo! - Ormai avevano passato troppe avventure, troppi momenti, avevano rischiato la vita e tutto ciò sempre insieme. La ragazza del futuro non aveva alcuna intenzione di abbandonarlo ora: il suo mondo finiva con lui.

- Non avrò pietà per la tua donna. - Lo avvertì il demone cane, desideroso in realtà di poter estirpare ad entrambi quegli esseri deboli ed inutili la vita. Kagome, nel vedere il suo sguardò, s’irrigidì: credeva che Sesshomaru fosse cambiato, lo credeva per davvero. Erano numerose le volte che li aveva aiutati, per non parlare della volta che le aveva salvato la vita e che, sempre dentro il corpo di Naraku, l’aveva protetta; la ragazza aveva inciso quel momento nella sua mente e ne era felicemente consapevole: Sesshomaru non era un demone meno migliore di quanto lo fosse stato in vita Inu no Taisho.

Eppure ora, dinnanzi a tale parole, specchiandosi in quegli occhi intrisi di odio e vendetta, tutto crollava a terra e moriva come le foglie d’autunno.

- Lascia fuori Kagome da questa storia, lei non c’entra niente con i Taisho! - Inuyasha si gettò contro Sesshomaru, dando inizio al vero e proprio scontro. Kagome rimase per tutto il tempo a guardare, cercando di aiutare il suo compagno laddove lo trovasse in difficoltà. Dopo circa mezz’ora, il mezzo demone e il fratello si fermarono per un minuto, il primo respirando affannosamente, spettinato, la veste rossa sporca di terra, la pelle segnata da piccoli graffietti; il principe dei demoni invece era del tutto illeso, i suoi abiti sporchi così leggermente di terra da sembrar parte del disegno delle vesti stesse. Era in battaglia che si notavano le vere differenze fra i due fratelli: Inuyasha era istintivo e perciò poco attento, si lasciava dominare dai sentimenti e non gl’importava d’infangarsi dalla testa ai piedi. Sesshomaru, non conoscendo le emozioni, si lasciava trasportare solo dalla sua mente la quale, non solo gli dettava saggiamente come agire, bensì anche come poter continuare ad avere quell’eleganza che distingueva un demone del suo calibro persino in battaglia.

- Già stanco, Inuyasha? - Il giovane lo guardò ghignando.

- Appena cominciato! - Gli rispose prima prendere la rincorsa. Inuyasha sapeva che questa volta Sesshomaru non se ne sarebbe andato se non fosse riuscito nel suo scopo, eppure non se la sentiva per niente di uccidere il fratello. Aveva cinquecento anni diamine, era troppo anche per lui continuare con quella stupida storia!

- Cicatrice del vento! - Fra tutti gli attacchi che ora aveva a disposizione, Sesshomaru si chiese perché avesse usato il più debole: lo stava forse sottovalutando? O peggio: lo faceva apposta? Il signore dell’ovest contrattaccò con più forza, lanciando il fratello contro un albero.

- Inuyasha! - Kagome corse da lui con le lacrime agli occhi, stanca di quello scenario. Era evidente che Sesshomaru facesse sul serio ma era altrettanto evidente che Inuyasha non avesse intenzione di spargere sangue inutilmente.

- Vattene… Kagome… - La ragazza provò ad aiutarlo ma il compagno la spinse via, usando la Tessaiga per rialzarsi. Guardò il fratello maggiore avvicinarsi: non c’era altra via di scampo.

- Come vuoi Sesshomaru: uno dei due morirà oggi e non sarò io. - Il demone non rispose e si limitò a difendersi dal nuovo attacco. - Cicatrice del vento!

- Stolto mezzo demone, credi forse di… - Il principe dei demoni si scostò rapidamente, ricordando ciò che era avvenuto alcuni anni prima: solo grazie alla Tenseiga era riuscito salvarsi dall’attacco mortale di Tessaiga, fu proprio in quell’occasione che conobbe Rin. Evidentemente anche quello stupido mezzo demone ricordava l’episodio.

Vide il fratello guardarsi intorno preoccupato. Sesshomaru con la coda dell’occhio seguì lo sguardo del mezzo demone e capì cosa cercava: la ragazza era sparita.

- Dunque morirai solo. - Affermò il demone, colpendo il fratello in pieno petto che sputò del sangue prima di venir nuovamente scaraventato per terra. Sesshomaru si avvicinò al fratello: Bakusaiga era davvero la spada fatta per lui. Ora che ne aveva perforato lo stomaco, come si sarebbe salvato Inuyasha se la rigenerazione non poteva agire su una ferita causata da quella spada?

- Sei solo un misero mezzo demone. - Disse, pronto a dargli il colpo di grazia.

- Signor Sesshomaru, fermatevi! - Il principe dei demoni si voltò e vide Rin giungere di corsa, accompagnata da Kagome. Ringhiò, seppellendo dentro di se la voglia di sbranare viva la sacerdotessa: come osava colpirlo in questo modo!

- Inuyasha! - Urlò in preda alla disperazione la mora dagli strani indumenti. - Che cosa gli hai fatto?! Inuyasha amore mio, svegliati, Inuyasha! - Sesshomaru la guardò, del tutto indifferente a quella tempesta di emozioni che distruggevano la moretta.

- Andiamocene Rin.

- Ma signor Sesshomaru…

- Andiamo. - La giovane annuì, voltandosi numerose volte verso la coppia e si sentì sollevata quando vide dei contadini avvicinarsi alla sacerdotessa e al moribondo mezzo demone.

Sesshomaru, tuttavia, non era per niente soddisfatto: Inuyasha era un mezzo demone forte e l’amore per quella giovane stramba lo rendeva invincibile, probabilmente solo staccandogli la testa, cioè non dandogli alcuna opzione di potersi salvare, sarebbe definitivamente morto. Eppure, se avesse ucciso Kagome, non ci sarebbe stato gusto nell’uccidere un Inuyasha desideroso di raggiungere la sua amata nell’altro mondo: uccidendolo col lei in vita lui avrebbe sofferto sapendo di lasciarla sola ed indifesa.

E vergine.

L’odore di purezza della ragazza non gli era scappato e si chiedeva come mai Inuyasha non avesse reso ancora sua quella ragazza, eppure questo giocava a suo favore: se l’avesse ucciso, anche quello sarebbe divenuto un rimpianto. Ma più ci pensava, più non giungeva da nessuna parte. Il punto debole di Inuyasha era la ragazza, la domanda era “Come colpire?”.

E invece fu un fulmine a colpire lui in pieno.

Sorrise, pensando che non vi fosse morte migliore per quel lurido mezzo demone con cui non solo condivideva alcuni lineamenti della casa dell’Inu, bensì anche il sangue.

“Dopotutto” pensò “è solo una piccola ragazza”.

 

 

 

 

 

Ciaossu! ~

Dunque, questa è la prima fanfiction che scrivo di Inuyasha perciò please, siate gentili! >.< Non ho mai scritto prima di questo anime/manga poiché, benché io lo ami dal profondo del mio cuore, ho sempre avuto paura di non rendere bene questi così bellissimi personaggi e di rovinare tutto. Ma c’è sempre una prima volta e questa è la mia! :3 Spero vi piacerà e che la seguirete in tanti, accetto con gioia ovviamente le critiche sia positive che negative: scrivo anche per imparare! ^___^

Questo capitolo è abbastanza corto ma volevo rendere l’idea e non perdermi tanto in altre cose per ora irrilevanti. Continuando vedrete che tutti avranno un ruolo importante, perciò chi vivrà, vedrà! ^O^

Al prossimo chappy,

xoxo

 

Princess Miele *

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Capitolo 2
*** Disgusto ***


SAAAALVE! :D

Wàà, inizio col dire che mi ha fatto molto piacere sapere che questa storia è stata letta ben 134 volte, è davvero una gran soddisfazione per una scrittrice. T^T Ringrazio anche e soprattutto le tre gentilissime ladies che hanno preso un minuto del loro tempo per scrivere una recensione, grazie di cuore a fioredipesco, Vanilla_91 e XerxesCheza! <3

Questo episodio sarà molto diverso da quelli avvenire perché di azione e avventura ancora ce n’è poca, anche se tutto ciò serve al fine della storia. ^^ Possibilmente aggiornerò solo dopo il 19 aprile poiché prima ho una dannata simulazione di terza prova che mi ucciderà i neuroni. x_x Fatta quella, prometto mi vedrete postare nel weekend!

Ah beh, colgo l’occasione per pubblicizzarmi! X°D

Se siete degli amanti di Air Gear, ho ripreso a scrivere Trick or Treat? dove, vi assicuro, ce ne saranno delle belle! ? ^.-
Se siete invece fanatici di Shaman King, Il Teatro dei Tradimenti non vi deluderà (ci sono e ci saranno un sacco di triangoli e quadrati amorosi buashahah!)! ;)

Preferite forse Code Geass? Che aspettate, leggetevi la nuova Masquerade: niente Geass, solo tanto drama. Ehi, chi l’ha detto che la vita di un giovane principe è facile con così tante donne ai piedi? E cosa farà Lelouch nella lotta per prendere il trono? E quella nuova ragazza chi diavolo…?

Beh, spero d’avervi incuriosito abbastanza e ora BUONA LETTURAAA! ^O^

Ciaossu ~

 

Prinny. *

 

 

 

Just a little girl

Disgusto

 

 

 

Sulla foresta dove per la prima volta passato e futuro si erano intrecciati, si stendeva un velo nero, preludio del male: la natura stessa sembrava morire, gli animali si nascondevano nelle loro tane, il sole si rifiutava di degnare con la sua presenza quel luogo normalmente così magico e ora così tetro. Era un ammonimento per la vita: stringete a voi le persone amate poiché un vento carico di menzogne, intrighi, dolori e tradimenti farà tremare anche le più solide mura. E il villaggio della vecchia Kaede, sicuramente non sarebbe stato un’eccezione.

La natura stava piangendo. Urlava silenziosamente, chiedeva invano aiuto, si disperava con delle raffiche di vento che rendevano difficile il semplice atto di camminare. Il silenzio incombeva sovrano. I contadini, rinchiusi nelle loro case, pregavano affinché quel male non si abbattesse con violenza su di loro; proprio quando credevano di essere all’apice, avrebbero gustato la depressione. Come poteva avere, si chiedevano, quella giovane ragazza un così grande potere? Come poteva il suo dolore divenire il dolore della natura stessa?

Due giorni che Kagome non dormiva. Due giorni che Kagome non mangiava. Due giorni che Kagome non piangeva. Due giorni che Kagome non si muoveva e il suo respiro era quasi impercettibile.

Due giorni che Inuyasha non rispondeva ad alcuno stimolo esterno.

Le avevano provate tutte: Kagome per prima, con le poche cose che si era portata dal futuro, ma sapeva anche lei che non sarebbero servite a nulla in quanto Inuyasha avrebbe avuto bisogno di un chirurgo; Miroku e Kaede provarono con le loro erbe, Sango con le conoscenze acquisite da giovane nel villaggio degli sterminatori, chiamarono addirittura uno stregone da un altro villaggio ma Inuyasha non dava alcun segno vitale. Quello che per tutto il villaggio era una morte lenta, Kagome, provenendo dal ventesimo secolo, lo chiamò coma.

- Inuyasha… Svegliati… Io sono qui… - Sussurrava piano, le guance rigate dalle lacrime secche. - Non abbandonarmi ora, Inuyasha… - Il dolore di non poterlo mai più vedere sorridere, guardarla con quegli occhi così meravigliosi, pronunciare il suo nome… La devastava. Sapeva che il coma del giovane sarebbe potuto durare poche ore, ma allo stesso tempo sapeva che sarebbe potuto durare anche per anni. E se così fosse stato lei sarebbe rimasta lì, immobile, al suo fianco. Le mani intrecciate. A soffrire d’insonnia. A patire la fame.

A sperare.

Non poteva finire proprio adesso. Non quando avevano appena cominciato a vivere.

- Divina Kagome? - Miroku la distrasse dai suoi pensieri; la giovane posò per pochi istanti i suoi occhi vuoti sul monaco per poi tornare con lo sguardo verso il suo amato.

- Miroku…

- Kagome, dovresti uscire per favore. - Il tono di Kaede fu serio ma gentile; si avvicinò alla ragazza che aiutò ad alzarsi.

- Un altro impostore? - Chiese la studentessa, voltandosi per guardare Inuyasha prima di uscire del tutto dalla capanna.

- È il più affidabile che ho trovato… - Sango scese da Kirara per correre ad abbracciare l’amica, la quale restituì il gesto. Nonostante tutta quella sofferenza, Kagome era ancora lucida: il dolore la sovrastava ma questo non le impediva di ragionare o di percepire la preoccupazione di tutti, dei suoi amici in particolare.

- Grazie Sango. - Le sussurrò piano, donandole un flebile sorriso. - Fra quanto avrà finito?

- Prima del tramonto.

- Uhm, quindi fra un’ora. - Constatò Kagome, guardando verso l’orizzonte. - Tornerò prima di allora.

- Vengo con te! - La ragazza fermò l’amica con un cenno della mano.

- Non farò nulla di stupido, voglio solo… - Guardò la foresta comunemente conosciuta come “Foresta di Inuyasha”, il cui nome venne scelto dagli stessi paesani che un tempo l’avevano temuto e che ora lo ritenevano un eroe. Quel posto aveva così tanto di loro due, era strano pensare che quella zona sarebbe rimasta per sempre protetta dai figli che sarebbero nati dal loro amore. Altresì, come si sarebbe potuto spiegare il fatto che Goshinboku fosse giunto fino alla sua epoca e che proprio nel tempio di famiglia si trovasse il pozzo mangia ossa? Sorrise, ricordando le parole di Inuyasha: “Kagome è nata per incontrare me! Ed io sono nato per incontrare Kagome!”

- Vai pure Kagome, ti verremmo a cercare in caso finisse prima.

- Grazie.

S’inoltrò nella foresta con una destinazione precisa: Goshinboku. Quell’albero era tutta la loro storia. La verità era che non sapeva nemmeno perché ci andasse, sentiva solo l’impellente bisogno di correre verso l’albero sacro e così fece.

- Goshinboku… Aiutaci tu. - Chiese in preghiera. - Ti supplico… Salva la vita di Inuyasha! - Urlò, prima di esplodere nel pianto che aveva represso per due giorni. Non poteva immaginare una vita senza Inuyasha, senza il suo primo ed unico amore: aveva abbandonato tutto per lui. La sua famiglia, le sue abitudini e i suoi sogni poiché davanti ad essi vi era un unico nome: Inuyasha.

- Non lasciarlo morire… Non puoi lasciarlo morire…

- Era quello l’obiettivo. - Kagome si voltò di scatto, gli occhi offuscati dalle lacrime. Seppur non ci vedesse bene, aveva riconosciuto subito quella voce.

- Cosa vuoi ancora Sesshomaru?! - Si asciugò subito le lacrime, fulminandolo con lo sguardo; dopotutto, era per colpa della sua stupida vendetta che il suo Inuyasha si trovava sospeso fra la vita e la morte. Il principe dei demoni la scrutò, disprezzandola con gli occhi, ricordando il suo ritorno alle terre dell’ovest.

 

 

 

Nonostante il villaggio di Inuyasha fosse assai distante dalle sue terre, Sesshomaru, essendo dei demoni il più grande e forte, non ebbe problemi a giungere rapidamente al suo palazzo. Quella meravigliosa opera architettonica veniva tramandato da padre a figlio sin dalla creazione della terra, il che donava al castello ulteriore prestigio: innumerevoli erano i Taisho che avevano camminato su quelle stesse terre, prima di lui il grande generale Inu no Taisho, uno dei più grandi esponenti della loro nobilissima famiglia.

Sesshomaru, a discapito di quello che si credesse, non aveva mai odiato il padre: era per lui la sua massima aspirazione, il suo più grande traguardo. Il Grande Demone Cane non era solo il più forte e valoroso fra i demoni, era anche un fiero e giusto condottiero. Ma Inu no Taisho, come i suoi predecessori, era giunto al potere tramite la tradizionale lotta col padre: una volta che il figlio maggiore si fosse sentito forte abbastanza, egli avrebbe dovuto sconfiggere il padre in battaglia e dimostrarne il valore. Inu no Taisho però, sarebbe stato un nome impresso nella storia della loro famiglia non solo per essere stato il primo ad accoppiarsi con una donna umana, bensì anche per la giovane età nella quale era divenuto signore delle terre dell’ovest: a soli centocinquant’anni egli era stato capace di far inginocchiare il padre il quale, con grande orgoglio, gli cedette il titolo che sapeva suo figlio meritasse; e anche Sesshomaru, nel tentativo di poter superare il padre, desiderava poter far lo stesso, se non meglio.

Era proprio per questo che odiava Inuyasha.

Se solo il loro nobile padre non si fosse infatuato di una debole umana, suo padre non sarebbe mai morto nel tentativo di salvare la vita a quei due inutili esseri: era stata la sporca madre umana del mezzo demone ma soprattutto la sua nascita ad aver ucciso quel padre che tanto desiderava battere. In realtà, prima di allora, il principe dei demoni non aveva mai disprezzato gli umani: credeva che fossero indubbiamente creature deboli, inutili e ghiotti di sentimenti malvagi e ciò non lo sorprendeva affatto; molti demoni non erano forse uguali, solo con della forza fisica in più? Né suo padre né sua madre, la Signora dell’Ovest, gli avevano mai insegnato a giudicare le persone per la loro razza; la Regina stessa, in realtà, aveva una grande simpatia per alcuni esseri umani. Di fatti, anche quando Inu Taisho le chiese di dissolvere la loro unione, non fu il tradimento né il fatto che la nuova compagna fosse una Principessa umana ciò che la ferì: sarebbe stata lo zimbello della corte e lei, donna fiera, non l’avrebbe sopportato a lungo senza massacrare chi la derideva. Ciò che invece non volle mai accettare e ancora non accettava, era aver perso Inu no Taisho: il loro era stato un matrimonio combinato e, seppur avesse provato a farlo innamorare di lei, erano a malapena riusciti a concepire un erede. La nobile Signora dell’Ovest, nella sua fierezza e nel suo orgoglio, contrastava il carattere forte ma umile del Grande Demone Cane e, sebbene ne fosse stata fortemente attratta e fosse consapevole di aver provato qualcosa di estremamente forte per lui, non riuscì mai ad amarlo nel modo in cui fece Izayoi; probabilmente perché le loro indoli erano troppo diverse: entrambe erano forti e coraggiose ma Izayoi esprimeva una dolcezza e delicatezza che lei non riuscì mai ad esternare, nemmeno col il suo amato compagno. Lui, dal suo canto, non riusciva ad amare una donna così fredda, lui che in una donna cercava sia la forza, sia la dolcezza. È quindi facile capire perché Sesshomaru si sentisse fuori posto, proprio lui che era il primogenito e demone completo, a lui il padre aveva sempre preferito Inuyasha sin da prima che nascesse.

Per questo la doveva pagare. Per questo doveva morire con la peggior sofferenza nel cuore.

- Rin. - La chiamò, girandosi piano.

- Sì, signor Sesshomaru?

- Rimarrai nel castello fino a nuovo ordine. Potrai uscire solo se accompagnata da Jaken e Ah-Uh. - La ragazza annuì, felice di essere tornata a quella che lei considerava casa.

- Jaken.

- Sì, s-signor Sesshomaru? - Il piccolo demone si inchinò in una profonda riverenza; di Jaken si poteva dire di tutto ma non che non fosse fedele al suo padrone: profonda era l’ammirazione che egli provava per il glaciale Principe dei demoni, così perfetto e forte ai suoi occhi e spesso si chiedeva se avrebbe mai trovato una compagna a causa del suo carattere, seppur si fosse dimostrato un ottimo padre per la piccola umana alla quale aveva ridato la vita.

- Scorta Rin nelle sue stanze e provvedi per qualsiasi cosa di cui abbia bisogno.

- Come desidera mio signore. Rin, vieni! - Quando se ne furono andati, il demone cane attraversò il labirinto che denominava castello, si rinchiuse nel suo studio e analizzò dettagliatamente le sue future azioni: l’unico modo per far soffrire Inuyasha e renderlo debole, era allontanarlo dalla ragazza dalle sconce e cortissime vesti. Se avesse rapito la sacerdotessa però, questo avrebbe incentivato ancora di più la sua forza; Sesshomaru ricordava bene la circostanza nella quale aveva perso il braccio sinistro. Risolse quindi che l’unico modo per distruggere la barriera indistruttibile che il fratellastro si era costruito intorno era togliergli la ragazza, ma consenzientemente. Se Kagome se ne fosse andata di sua spontanea volontà, se l’avesse ferito, se fosse diventata la donna di un altro… Inuyasha sarebbe morto dentro e, seppur trascinato dalle sue emozioni, avrebbe agito più irragionevolmente del solito e infierire sulle sue ferite sarebbe stato di grande diletto. Ma come allontanare la sacerdotessa dal mezzo demone? Lo aveva letto nei suoi occhi che sarebbe stupidamente morta al suo posto volentieri. “Stupidi umani, incatenati ai loro sentimenti, la loro esistenza è misera.”

Chi avrebbe potuto disincantare la giovane? Chi avrebbe potuto prendere il posto di quell’insulso mezzo demone nel suo cuore? Il principe dei demoni ci pensò a lungo e nella sua mente rovistò i volti e gli atteggiamenti di tutti i suoi uomini, cercando quello più adatto per una missione così delicata.

Poco dopo, con suo grande disgusto, realizzò di aver già trovato l’uomo giusto: se stesso.

 

 

 

Il Principe dei demoni sorrise, spaventando così la ragazza che indietreggiò: il volto rifletteva la paura e la disperazione che attraversavano il suo corpo vedendo il ghigno del demone davanti a lei, chiedendosi se quella sarebbe stata l’ultima immagine che avrebbe visto prima di morire.

Il sole calò lentamente quel giorno mentre Inuyasha sembrava inalare il suo ultimo respiro.

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Capitolo 3
*** Inganno ***


SALVE A TUTTI, SONO TORNAAAATA! ^_____^
Mi scuso vivamente per l’enorme ritardo ma chi come me è, o è stato, maturando sa cosa significhino gli ultimi mesi! D: Non vedo l’ora di finire questa dannata scuola così da dedicarmi interamente alle mie passioni: la scrittura ed il cosplay! *W* Oltre che a tanta sana palestra, ahaha!

Prima di tutto voglio ringraziare coloro che, al di là di seguire la storia, si sono soffermati pure a recensire: vi ringrazio di cuore!! A chi non ha recensito invece… Beh, spero di leggervi prima o poi!! X°D
pinkjude: Buashuahahah SesshKag è diventata tipo un’ossessione negli ultimi tempi!! *______* Però essendo sempre stata una InuKag mi è tanto difficile scegliere, tant’è che di questa storia il finale è ancora molto incerto!! Seguimi sempre e ne leggerai delle belle!! ^.-
VapaastiUnelma: Che cariina, grazie!! ** Mi fa tanto piacere che ti piaccia la mia storia, è sempre una grande soddisfazione, specialmente se ti piace il modo di scrivere che altro non è che il riflesso della mia anima!! (‘: Sei gentilissima, è un piacere immenso averti fra i miei followers di questa storia, prometto non deludere! <3
XerxesCheza: MONSSSS! <3 Lo sai che sei la mia seguitrice preferita, BUAHUSHUAHAAH! *W*
fires: Heilà! ^^ Waah, mi fa piacere che trovi la mia storia interessante, spero continuerai a seguirmi e a commentarla! *-* AHAHAHAHAH vai shalla con Inu, anzi, vai shalla in generale che per ora morti non se ne prevedono.. Per ora. *,..,* MUAHAHAHAA!
Ora vi lascio con la storia, immagino non vedrete l’ora!
X°D
See you next time! ^.-

 

xoxo,
Prinny*

 

 

 

Just a little girl
Inganno

 

 

 

Cosa provò in quel momento, Kagome non lo seppe spiegare: non era il demone cane dinnanzi a se che temeva in realtà, bensì cosa sarebbe potuto accadere ad Inuyasha. Il suo Inuyasha. La giovane non era stupida: sapeva bene che il sorriso di Sesshomaru non poteva presagire che il male in tutte le sue forme. Era forse venuto per finire il suo lavoro? O il suo piano era ancora più perverso? Per molto tempo aveva considerato Naraku il loro nemico in comune e scioccamente aveva creduto che, alla fine della guerra, i fratelli avrebbero potuto mettere da parte le ostilità e, quanto meno, ignorarsi a vicenda. La risolutezza del Signore dell’Ovest però lasciava intendere tutt’altro: per tutto quel tempo aveva in realtà solo messo da parte il desiderio di uccidere il fratello, ma l’aveva solo ingabbiato, mai represso. Lei invece aveva voltato completamente pagina; aveva sostituito il momento in cui cercò di ucciderla con quello in cui le salvò la vita; non solo aveva salvato lei e Rin, addirittura aveva risparmiato la vita di Kohaku dopo che questo, sotto il controllo di Naraku, aveva tentato di uccidere la piccola Rin.

Come poteva quindi, quello stesso Sesshomaru, stare in piedi dinnanzi a lei, gli occhi intrisi di assassinio, desiderare così ardentemente la fine dello sventurato fratello minore?

- Che cosa sei venuto a fare? Vuoi forse finire quello che hai iniziato? - La ragazza si dimenò piano, portandosi la mano destra sul petto, stringendo il fiocchetto rosso della divisa. Il demone ignorò la domanda e avanzò verso la giovane sacerdotessa che rispose puntandogli contro l’arco. - Dovrai passare sul mio cadavere! - Urlò, digrignando i denti e mirando vicino al cuore: non sarebbe mai stata capace di ucciderlo, l’omicidio non faceva parte della sua indole pacifica; ma certamente ferirlo gravemente non sarebbe stato un problema e non le avrebbe causato rimorsi di coscienza alcuni.

- Il mio sfortunato fratello sopravvivrà. - La moretta sobbalzò, rimanendo però ben attenta al suo obiettivo. - E diverrà ciò che ha sempre agognato di essere: un demone completo. - Fu allora che Kagome sentì l’anima abbondonarle il corpo mente i suoi bellissimi occhi marroni venivano circondati da una nube nera di confusione e timore. Sesshomaru non stava mentendo, lo sentiva, le sue parole erano vere; eppure il suo cuore non voleva crederci. Se Inuyasha si fosse trasformato in un demone completo, avrebbe perso ogni frammento di lucidità: troppe volte aveva presenziato a quello scenario sanguinario e neppure la sua voce era stata abbastanza per risvegliarlo.

Amava Inuyasha. Amava il suo mezzo demone e sarebbe morta per lui, mai lo aveva messo in dubbio: ma non avrebbe mai lasciato che facesse del male a dei poveri innocenti.

- Avevi programmato tutto. - Quello della giovane fu un flebile sussurro ma alle orecchie acute del demone cane fu in realtà una frase forte e chiara. - Tu avevi già previsto tutto… Non aspettavi altro che questo momento per poter combattere contro Inuyasha! Ma certo! Era l’unico modo in cui potevi sconfiggerlo, altrimenti ti avrebbe battuto nuovamente e questa volta ti avrebbe amputato tutte e due le braccia! Sei solo un… - Kagome sentì una forte stretta alla gola e un dolore improvviso le pervase la schiena mentre cercava la terra sotto i piedi; aprì gli occhi incontrando quelli rosso sangue di Sesshomaru.

- Tu, stupida ragazzina umana! Come osi insinuare che io, il grande e potente Principe dei demoni, possa abbassarmi a tanto?! - Conficcò le punte dei suoi artigli nel collo della ragazza che, non potendo urlare, cercò disperatamente di liberarsi dimenando braccia e gambe, colpendo talvolta Sesshomaru che tuttavia rimaneva impassibile. Il demone tuttavia non rilasciò neanche una singola goccia di veleno, altresì il suo piano sarebbe andato in fumo. Incontrò gli occhi della ragazza e si stupì: anche essendo in bilico fra la vita e la morte, continuava a combattere e nel suo sguardo poté vedere riflessa la sua tenacia, la sua forza e… L’amore per quel lurido mezzo demone.

Allentò la stretta, lasciando scivolare la ragazza fra le mani così che potesse cadere a terra senza farsi ulteriore male, ma certamente quello del Principe dei demoni non fu un atto compassionevole: le serviva in forma, ferita e debole sarebbe stata solo un peso. La sentì tossire e la vide rialzarsi, aiutandosi con corteccia del Goshinboku, la mano destra sulle ferite lasciate dagli artigli del demone.

- Che cosa vuoi allora? Non credo tu sia venuto ad aiutare.

- Non ho intenzione di battermi con un essere privo di razionalità, elemento di cui Inuyasha è già carente nella sua normalità. - Kagome, sorpresa, non poté che ridere, mascherando l’atto tossendo, reazione che non passò inosservata al demone che preferì ignorarla, non comprendendo cosa trovasse divertente; - Esiste un antidoto.

- Cosa?! - La giovane venne fulminata da Sesshomaru: non sopportava ripetere le cose due volte.

- Aldilà delle terre dell’ovest, a pochi passi dalla costa, vivono delle potenti shamane che possiedono la cura di ogni cosa. - Spiegò. - Il mezzo demone sta combattendo contro se stesso, normalmente dovrebbe essere già a metà della trasformazione, ma non potrà continuare a lungo. Il suo sangue demoniaco prevarrà.

- Non lo permetterò! - Kagome, dimenticato il dolore non appena udì la parola “cura”, avanzò verso Sesshomaru di qualche passo, abbastanza da poter intravedere nelle sue iridi dorate la verità delle sue parole. - Come posso raggiungere questo luogo? - Il demone cane si congratulò con se stesso e si chiese se poteva davvero essere così facile. “Stupidi sentimenti umani.”

- Ti aspetto domani nelle mie terre.

- Eh? E-ehi! Aspetta! - Indifferente alle sue domande, Sesshomaru le diede le spalle e si congedò, sparendo nel cuore della foresta, lasciando la ragazza del futuro attonita ma risollevata: non era ancora detta l’ultima parola. Col cuore pieno di speranza, Kagome corse velocemente verso la capanna, ignorando del tutto i graffi che si procurava passando fra i cespugli; quando finalmente arrivò il villaggio, vide in lontananza Miroku giocare con le gemelle a pochi metri da dove il suo amato riposava. Si precipitò verso di loro, il suo sorriso smagliante, la sua personalità pimpante, il cuore in subbuglio, la speranza riflessa nei suoi occhi: era tornata la Kagome di sempre.

- Miroku! Sango! Vecchia Kaede!

- Divina Kagome!

- Kagome! - Sango uscì dalla capanna con il piccolo Miyatsu; la giovane non poté che sorridere: era così felice per la sua amica, finalmente aveva potuto realizzare il suo sogno e ora aveva tre splendidi bambini e sicuramente un quarto non si sarebbe fatto attendere. Trattenne le lacrime, chiedendosi se anche lei avrebbe avuto la stessa sorte. “Attraiamo ciò che pensiamo: come un magnete!”

- Kagome, cosa ti è successo?

- Uh? - Kaede indicò i piccoli fori del collo, ancora sporchi di sangue secco. Li coprì velocemente con una mano.

- Non è niente! Ho incontrato Sesshomaru davanti al Goshinboku e…

- Sesshomaru?!

- Kagome perché non ci hai chiamato?! - Le espressioni del monaco e della cacciatrice di demoni fecero sentire colpevole e allo stesso tempo protetta la moretta: aveva davvero gli amici migliori del mondo.

- Calma, calma, non è successo niente! Piuttosto… - La voce si fece bassa, mentre gli occhi si spostavano sulla porta della capanna, forte la volontà di poter vedere attraverso un Inuyasha sveglio e fuori pericolo, infastidito dalla sua assenza. Entrò nella capanna e lo vide, perdendo un colpo al cuore, mentre le sue iridi dorate la fissavano severo, il volto imbronciato.

- Allora? Si può sapere dove sei stata Kagome? È tutto il pomeriggio che ti aspetto, dannazione!

- Divina Kagome? - La voce dell’amico fece sfumare la scena davanti agli occhi della ragazza che tornò al mondo reale.

- Oh… Inuyasha? - Il suo buon auspicio si spense non appena notò le teste basse degli amici. - Capisco. Dov’è il piccolo Shippo?

- Sono qui! - Voltatasi appena in tempo per prenderlo in braccio, il piccolo demone volpe si fece coccolare dalla madre adottiva e la strinse forte a se, desiderando di essere forte abbastanza da poterla proteggere. Ora che Inuyasha era fuori gioco per un periodo indeterminato, toccava a lui difendere Kagome; l’unico suo problema, però, era la paura: non l’avrebbe mai ammesso a voce alta ma sapeva bene di essere un gran fifone. Ogni volta che qualcosa del genere accadeva, si prometteva di essere più forte, più uomo; ma ogni volta falliva miseramente. Gli allenamenti seguiti negli ultimi anni erano ancora a livelli troppo bassi, abbastanza da difendere se stesso da demoni comuni, totalmente insufficienti per affrontare il grande e potente Sesshomaru.

- Ora che siamo tutti qui, posso anche rivelarvi la grande notizia. - Esordì Kagome, catturando persino l’attenzione di Misaku e Kosaku che smisero di giocare. Le guardò e sorrise: erano davvero delle creaturine splendide. Se qualcuno si fosse mai chiesto come fosse stata Sango da bambina, non aveva una, bensì due conferme in quanto le gemelle erano una versione piccola della madre col carattere del padre. Avevano uno spiccato senso dell’umorismo e spesso, giocando con gli altri bambini del posto, tendevano ad agire proprio come Miroku: assumevano una risoluta compostezza che le rendeva degne del personaggio che personificavano, eppure avevano l’indole onesta della madre. Misaku tuttavia, a differenza di Kosaku, era più birichina: capitava che a volte tentasse di farla franca laddove provocasse dei problemi e, seppur nei giochi di ruolo fosse corretta, spesso cercava di ottenere più del dovuto. La sorella invece si accontentava di vitto e alloggio. Nonostante questi fossero solo giochi però, per Sango e Miroku questi erano ben altro: si andavano infatti delineando così i caratteri delle loro figlie ed era loro il compito di guidarle verso la retta via.

Kagome si inginocchio all’altezza delle piccole e ne accarezzò i capelli per successivamente abbracciarle, affondando il viso nell’incavo dei loro piccoli colli. Le bambine l’abbracciarono a loro volta, cercando d’incutere nella loro zia tutto il coraggio e la forza presente nei loro piccoli corpicini; sebbene fossero ancora piccole, presentavano già degli accenni di maturità trasmessegli dalla sterminatrice di demoni.

- Non avete fame? - Annuirono insieme, disegnando un tiepido sorriso sulle labbra dei presenti. - Allora andate, se non vi dispiace prendo in presto un attimo mamma e papà.

- Non preoccuparti zia Kag!

- Tienili pure quanto vuoi! - Corsero via mano nella mano, lasciando tutti i presenti con gli occhi fissi su Kagome.

- Vecchia Kaede, potremmo gentilmente accomodarci nella tua capanna per parlare? - La donna assentì e si avviarono ansiosi verso il luogo deciso. Una volta giunti la ragazza raccontò loro tutto, senza tralasciare i dettagli, la sua voce un misto di speranza e paura.

- Come possiamo sapere che Sesshomaru non ci sta bleffando? - Domandò dubbioso il monaco.

- Un demone del suo calibro non darebbe mai la parola senza esserne certo! Vi ricordo che state pur sempre parlando del primogenito del grande Ino no Taisho!

- Vecchio Miyoga! - Un coro sorpreso si alzò alla presenza della pulce nascosta fra i capelli di Shippo che subito lo cacciò via.

- Vecchio Miyoga, quindi Sesshomaru dice davvero il vero? - Chiese Sango, ancora indecisa se gioire o preoccuparsi.

- Sì. - Cominciò. - Non appena ho saputo delle condizioni del signorino Inuyasha, io stesso mi sono recato da diversi stregoni ma nessuno sembrava adatto al caso nostro. Tuttavia una sera, quando ormai avevo perso le speranze, uno shamano a cui ho chiesi aiuto mi disse che le donne che rispondevano alle necessità del signorino le potevo trovare aldilà delle terre dell’ovest.

- Sono le stesse allora!

- Credo proprio di sì. Tuttavia… Non saprei cosa pensare della proposta del signor Sesshomaru. - Gli sguardi dell’intera stanza si focalizzarono sul minuto animale. - E’ risaputo che lo voglia morto; tuttavia, come egli stesso ha affermato, non ucciderebbe mai il fratello da codardo. Però…

- Però? - Chiese Sango impaziente: la situazione era abbastanza delicata e forse, solo lei poteva capire cosa stesse passando in quel momento quella ragazza che lei considerava la sorella che non aveva mai avuto. Lo vedeva nel suo sguardo intrepido, le sue movenze rapide e il corpo iperattivo, sentiva la sua anima vibrare, desiderosa di poter uscire e salvare l’uomo della sua vita.

- Però non capisco perché il signor Sesshomaru voglia che sia Kagome a prendere queste erbe. Le sue intenzioni nascondono sicuramente qualcosa, eppure non riesco a capire cosa!

- Cosa mai può volere Sesshomaru da me? - Domandò stupita la moretta in questione. Anche lei aveva avuto il medesimo presentimento; tuttavia, non trovando risposte alla sua domanda, aveva lasciato cadere l’argomento, concentrandosi sull’unica questione che ancora la turbava: la vita di Inuyasha non era forse più importante di qualsiasi cosa che stesse macchinando il demone cane?

- Non vorrà forse ucciderti! - Intervenne Shippo stringendo a se Kagome, la presa ferrea abbastanza da non lasciarla andare.

- Qualsiasi cosa voglia da me, non m’interessa.

- Kagome!

- Ma Kagome!

- Divina Kagome!

- No! - Li zittì tutti con un gesto della mano. - Questa è la mia decisione e come tale la dovrete accettare. - Guardò ognuno di loro dritto negli occhi seriamente e sospirò. - Vi ringrazio per preoccuparvi per me. Però vi chiedo di capirmi... Sono certa che se la situazione fosse opposta, voi agireste esattamente come me. - A tali parole gli amici non poterono far altro che abbassare il capo e annuire, trovandosi in accordo-disaccordo con la giovane sacerdotessa.

- Quando hai intenzione di partire? Almeno permetterci di preparati il necessario per il viaggio. - Kagome sorrise dolcemente alla vecchia Kaede che abbracciò fortemente e non riuscendo più a trattenere le lacrime, si lasciò andare.

- Grazie, grazie a tutti... Amici!

 

 

 

- Signor Sesshomaru! Signor Sesshomaru! Finalmente siete tornato! - Il signore delle terre dell’ovest vide la sua protetta avvicinarsi e con un cenno del capo la salutò per entrare rapidamente nel suo castello.

- Hai fatto la brava Rin?

- Certamente signor Sesshomaru!

- Signor Sesshomaru! - Il servetto più fedele del grande demone cane corse verso il padrone dinnanzi al quale si prostrò, rimangiandosi le urla di dolore che sentì quando quest’ultimo lo calpestò per raggiungere le terme e il messaggio fu chiaro: lasciatemi solo. Più tardi, si ritrovò disteso su un enorme futon arrivato alcuni giorni prima da un continente lontano dove la gente aveva o la pelle totalmente pallida o totalmente scura e gli occhi stranamente grandi, privi della comune forma a mandorla. Era una recente invenzione che il creatore aveva regalato a tutti i grandi sovrani del mondo conosciuto per testarne la comodità e Sesshomaru, nonostante lo scettiscismo iniziale, trovò assai confortevole quello strano affare dalle quattro zampe, ma soprattutto trovò accogliente le cose chiamate materasso e cuscino. L’aggeggio chiamato “letto” lo aiutò a rilassarsi, mentre la sua mente spaziava sul da farsi.

- Cos’è meglio, fratello? Preferisci che la tua donna umana venga deflorata nel tuo sonno o dopo che ti sarai risvegliato? - Ghignò,  immaginando il volto sconvolto del mezzo demone in entrambe le situazioni. Qualcuno bussò alla porta ed il Principe dei demoni, scocciato, chiese di non venir disturbato.

- Signore, non desidero disturbarla; tuttavia è giunto adesso Yurey e chiede di venir ricevuto ora. - Sesshomaru ringhiò alzandosi dal letto, deciso ad uccidere il demone non appena questo avesse finito il compito assegnatogli.

- Preparate la sala dei ricevimenti. - Ordinò e sentì dileguarsi in tutta fretta il servo che scappò così all’ira del proprio signore. - Cos’è peggio, Inuyasha? - Chiese nuovamente ad alta voce avviandosi verso la porta mentre un sorriso sadico si dipingeva sul suo volto, gli occhi freddi ed intrisi di odio. - Morire per mano mia..

 

 

 

O per mano della tua amata?

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