Forever

di nobodyishopeless
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perchè sei sparito? ***
Capitolo 2: *** I'm not like your father. ***
Capitolo 3: *** Vieni con me! ***
Capitolo 4: *** Io e nessun altro. ***
Capitolo 5: *** My new life. ***



Capitolo 1
*** Perchè sei sparito? ***


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Perché sei sparito?
 
“È tornato!”. Due parole, un sussurro appena accennato.
Jill deglutì e cercò di ignorare il brivido che le percorreva la schiena. Si inumidì le labbra.
 
“Non mi importa!”rispose con un filo di voce.
Grande bugia! In realtà era da tempo che Jill sognava il suo ritorno, da quando era partito, da due anni, lei non faceva che sognare un suo abbraccio.
“ Ne sei sicura?”le chiese l’amica.
Fiamma sospirò, si mangiò una pellicina del pollice e poi guardò la sua amica negli occhi,
“No!”ammise addolorata guardando a terra.
L’aria primaverile e frizzante infestava il parco  dove si trovava col gruppo di amici.
 
“Sta arrivando!” sussurrò Amity
“Peggio per lui!”rispose sprezzante Jill.
“Amico sei tornato!”si udì la voce  amichevole di Simon
“A quanto pare..”rispose la sua voce.
Jill si voltò e incrociò quegli occhi chiari, chiari ma allo stesso tempo scintillanti.
 
Jill avrebbe voluto  correre verso di lui, saltargli addosso e lasciare che lui la sollevasse da terra e la stringesse a sé. Ma era troppo orgogliosa, troppo arrabbiata.
Lui rimase fermo a guardarla, era cambiata, era diventata più alta, i lineamenti si erano assottigliati conferendole un aspetto più maturo, i capelli appena ondulati scuri le ricadevano sulle spalle; gli occhi color cioccolato trasmettevano uno sguardo rigido e freddo.
Jill non volle sostenere gli occhi dell’amico, si voltò e di corsa si avviò il più lontano possibile.
Lui la vide, sapeva dov’era diretta, ma volle comunque seguirla correndo finché non la vide sedersi in riva al laghetto sull’erba verde che emanava luce.
La ragazza osservò i raggi del sole riflettersi sulle limpide e appena increspate acque . il giovane si sedette accanto a lei. Entrambi guardavano davanti a sé.
 
“Ciao Jill!” mormorò lui senza guardarla. Era da molto che non sentiva la sua voce rivolta a lei, sentiva come una specie di serpente che le si muovesse dentro, lo stomaco si contrasse con uno spasmo irregolare e il nodo che affliggeva la gola sotto il leggero foulard si sciolse affluendo dagli occhi con poche e calde lacrime.
 
“Ciao Edward!” rispose lei mantenendo voce fredda nonostante le lacrime.
“Sei cambiata!”notò Ed senza neanche ora   guardarla.
“Si cresce nella vita, si cambia!”replicò la ragazza.
 
Ed cercò di asciugarle una lacrima, ma Jill si scostò bruscamente.
 

“Non toccarmi!”sibilò a denti stretti. Aveva avuto bisogno di lui e  lui non c’era stato mai. Non negli ultimi due anni. Forse i peggiori della sua vita.
 

“Jill.. io..”cominciò Ed incupendosi.
“Cosa vuoi da me?”lo interruppe lei.
“Voglio chiederti scusa Jill.. giuro che..”cominciò di nuovo il ragazzo dai capelli rossi per poi essere ancora bruscamente  interrotto.
“Cosa giuri? Che non mi lascerai più? Mi dispiace non casco due volte nella stessa bugia!”gridò Jill, lui rimase zitto.
“Io avevo bisogno di te.. ma tu.. tu non c’eri!”gli rinfacciò tra le lacrime.
 
Era distrutta da un lato voleva stringerlo, dirgli che le era mancato, fargli i complimenti per tutto ciò che aveva fatto, ma l’orgoglio glielo impediva. In realtà aveva anche tanta rabbia dentro. Si alzò decisa ad andarsene, ma lui la prese per il polso facendola voltare e facendo tintinnare i numerosi bracciali metallici che aveva la ragazza su entrambi i polsi per coprire le cicatrici.
A quella presa Jill scattò, tirò un violento schiaffo a Ed sfogando gran parte della sua ira. Lui guardò a terra conscio di meritare quel trattamento. Jill lo spinse.
 
“Io ti odio! Perché sei sparito? Perché?”gridò disperata.
Continuava a spintonarlo facendolo barcollare.
Ad un tratto lui la bloccò per i polsi.
 
“Così mi uccidi!”mormorò. A Jill si mozzò il fiato. Ed aveva sempre saputo sorprenderla con le parole.
“Tu lo hai già fatto!”rispose lei.
“Mi dispiace.. io.. non sapevo come comportarmi con te.. con tutto quello che stava succedendo! Ma non c’è stato giorno in cui io non ti abbia pensato. Ad ogni concerto, ogni fottutissima volta che cominciavano le note di ‘Grade 8’, ogni volta che cominciavo a cantarla pensavo a te! A come avrei voluto avere le cose giuste da dire!”confessò cominciando anche lui a piangere silenziosamente.
 
Jill lo aveva già perdonato.
Le mani di Ed continuavano a stringerle i polsi. Lei deglutì, lo fissò immobile, muta. Ed si accorse che aveva smesso di divincolarsi, allentò piano la sua salda stretta sui polsi, per poi abbracciandola in modo altrettanto saldo.
Lei appoggiò la testa sul petto del suo migliore amico, lui appoggiò il naso sulla sua testa inspirando l’odore del balsamo al cocco che dopo anni la ragazza non aveva ancora cambiato, ogni volta che pensava a casa gli tornava in mente quell’odore. Jill si lasciò andare in un pianto liberatorio, ma controllato, dimenticò momentaneamente quel grande casino che era la sua vita. Dimenticò della sua famiglia devastata. Di suo fratello scomparso misteriosamente senza più dare notizie, di come quel fatto avesse distrutto la famiglia. Di come il padre tornasse sempre a casa ubriaco e alzasse le mani su di lei, di come la madre si imbottisse di antidepressivi e restasse sul divano tutto il giorno, col buio più totale intorno, di come dovesse imboccarla quasi a forza per far si che non si lasciasse morire di fame.
Sua zia le aveva proposto numerose volte di andare a vivere da lei. Ma senza Jill i suoi genitori non avrebbero avuto un salario e non avrebbero potuto mantenersi, il suo lavoro era l’unico reddito che possedevano.
 
Ed  la strinse a sé, le posò un bacio sulla fronte  e lasciò la presa dall’esile corpo della ragazza. Si guardarono negli occhi.
 
“Mi sei mancato!”sussurrò ad un tratto. Restando seria. Solo con lui riusciva ad aprirsi, a gettare la freddezza che aveva sempre, la freddezza per cui era tanto criticata, per cui era riuscita ad ottenere il suo lavoro.
“Anche tu!”rispose Ed sorridendo, facendo sorridere anche lei.
“Come stai?”le chiese mentre si sedevano su una panchina.
“Tiro avanti.. e tu?”chiese a sua volta Jill.
“Ora con te sto bene!”
“Perché sei tornato?”
“Per restare.. non so quanto.. Ma abbastanza da recuperare!”
 
Jill abbassò lo sguardo.
 
“Stavolta lo giuro sul serio!”sussurrò sollevandole il mento con due dita per far scontrare i loro occhi.
 
“Com’è stato cantare con Taylor Swift?” cambiò argomento lei
“Bello.. ma quando cantavo con te era molto meglio..!”confessò lui facendo arrossire Jill.
“Avevo quindici anni e  tu diciotto! E cantavamo canzoni dei Rolling Stones!”ricordò lei.
“E’ ancora il tuo gruppo preferito?”chiese Ed
“L’amore non cambia se è incondizionato!”rispose lei ridendo.
“Deduco che Taylor è sempre il tuo idolo..”notò Ed tirando fuori dalla tracolla  un CD con la dedica della cantante e il suo numero di telefono.
Jill sgranò gli occhi, sorrise felice.
Guardò il CD che il suo amico le mise tra le mani e poi lo abbracciò.
 
“Allora è vero che non mi hai dimenticato..”mormorò seria.
“Sei troppo importante.”Rispose lui
“Non mi hai mai chiamata però..” lo riprese Jill irritata.
“Volevo farla, ma non sapevo cosa aspettarmi..  Joseph era appena scomparso e non avrei mai sopportato il senso di colpa..”spiegò Ed.
 
Poi assottigliò lo sguardo. Notò un livido sul collo di Jill.
 
“Cosa diavolo hai lì?”chiese sospettoso.
 
La ragazza si toccò il collo e rivide le immagini del giorno precedente.
 
Il padre era tornato a casa e lei non aveva fatto a tempo a nascondersi in camera da letto, l’aveva colpita un paio di volte sulla pancia, e poi l’aveva buttata al muro e le aveva stretto le mani sul collo. Aveva stretto forte per un tempo che a Jill era parso infinito, aveva sentito la gola irritata che le fece male anche il giorno seguente e poi le era comparso un livido sul collo. Il padre l’aveva lasciata andare solo perché l’alcool stava cominciando a fargli cedere i riflessi e la ragazza si dimenava con tanta forza ed energia. Lui si era accasciato per terra semicosciente, ma lei era riuscita a correre in camera e a chiudersi a chiave tossendo forsennatamente. “Stava per uccidermi” questo aveva pensato.
 
Jill si coprì fulminea col foulard, borbottando una scusa che si era preparata quella mattina, ma non avrebbe mai sospettato di usarla col suo migliore amico.
 
“Mi sono fatta la doccia con una collana d’argento e ha perso il colore.. più tardi cercherò di farlo andare via!” spiegò.
 
Ed annuì, non sospettando minimamente della bugia.
Non avrebbe mai pensato che il padre fosse violento, prima della scomparsa del fratello Joseph  era un uomo davvero affettuoso e rispettoso di entrambi i figli. La madre invece era solare e piena di voglia di fare.
 
Poco dopo tornarono dagli altri mano nella mano, facendo comparire un sorriso sul volto degli amici.
 
“E ora la compagnia è di nuovo al completo!”esultò Corey.
 
La ‘compagnia’ era formata da : Simon, Corey, Amity, Brook , Jill, Tayler e Nick.
 
“Beh io propongo un bel rave party per dare il benvenuto al nostro Sheeran.. che ora è famoso.. ma resta sempre uno di noi!”annunciò Nick cingendo Ed e Jill. Tutti sorrisero. Una festa loro.. sapevano come sarebbe andata.
 

 
Ciao! È la prima ff che scrivo su Ed… è il mio cantante preferito e quindi volevo rendergli ‘omaggio’ (più o meno) con questa storia. Siamo solo all’inizio ma vi andrebbe di lasciarmi una recensione? Vi sarei davvero grata se lo faceste. *.*
Dunque lascio qualche foto della famosa ‘compagnia’:

 
La protagonista (Lucy Hale):
 
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Amity (Vanessa Hudgen):
 
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Brook (Hannah Murray):
 
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Corey (Penn Badgley) :
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Simon (Lucas Till):
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Tayler (Alex Pettyfer):
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Nick (Steven R. McQueen):

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Capitolo 2
*** I'm not like your father. ***


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I’m not like your father.


Nei capanni più desolati, un gruppo di ragazzi e ragazze stava sistemando per il rave party in programma per quella sera. Si sarebbero senz’altro divertiti.

“Come vanno le cose?”chiese Ed ai ragazzi.
“Bene per noi.. ma tra Nick ed Amity non si capisce bene cosa ci sia..” rivelò Simon rivolendo la frecciatina a Nick seduto in parte a lui.

Nick era leggermente arrossito e Ed sorrise notando ancora, come dopo tutto quel tempo Simon fosse ancora il leader del gruppo come al liceo.
“Cioè?”chiese Ed intenzionato a saperne di più.
“Cioè hanno scopato.. più di una volta!” rispose ancora Simon rubando la parola a Nick.
“Ma il ragazzo ha paura di spiegare ciò che sente ad Amity e lei.. si sta rompendo!” continuò Simon posando una mano sulla spalla di Nick, il quale lo fissava scocciato della sua solita sfacciataggine.

“Cosa dovrei fare scusa?”gli chiese gesticolando più del dovuto.
“Magari metterti assieme?”rispose retorico Simon.
“Certo così di botto?? Io non voglio farla riempire di corna come fai tu con Brook!” esplose scocciato Nick rinfacciando la reale situazione sul rapporto tra Simon e Brook. Lui alzò le spalle.

Ad Ed erano mancati quei discorsi, quelle discussioni leggere, quella vita leggera. Nel mondo della musica si era divertito un sacco, ma aveva bisogno della pausa. Era troppo sotto pressione ed era convinto che passare del tempo con i suoi vecchi amici nella sua vecchia città che contava poco più di 2000 abitanti gli avrebbe fatto bene. E soprattutto con lei, con Jill per farsi perdonare , lei era la persona a cui teneva di più.
Quella riflessione lo spinse a fare alcune domande agli amici.

“Come sta Jill?”chiese serio. Nick, Simon e Corey si guardarono amareggiati.
“Tira avanti!”rispose Corey con tono triste.
“Che significa?”chiese Ed preoccupandosi per la reazione degli amici.
“La famiglia è distrutta.. dopo che il fratello Joseph è scomparso, il padre è diventato un’alcolista e.. piuttosto violento. Sua madre non si è più vista..Amity ha detto che è caduta in depressione e passa i giorni sul divano a cercare di morire di fame.. ma Jill non glielo permette e la fa mangiare quasi a forza.. la cosa peggiore è che è da sola in tutto questo, non ha mai potuto piangere la perdita di suo fratello.. non ne ha mai avuto il tempo!” spiegò Nick guardando a terra visibilmente dispiaciuto per la situazione familiare dell’amica.

Ed si era bloccato a “il padre è diventato un alcolista e.. piuttosto violento”.

Gli tornò in mente il livido sul collo di lei e un’onda di rabbia gli crebbe nel petto. Strinse i pugni e poi si rivolse agli amici.

“Il padre di Jill.. la picchia?”chiese mentre un brivido gli percorreva rapido la schiena.

Ci fu un attimo di silenzio e poi Simon annuì serio, stringendo i pugni, probabilmente dentro stava provando le stesse emozioni iraconde di Ed.

“Lei non ha nessuno.. intendo non ha un ragazzo o che so io?”chiese Ed, pensando che probabilmente un ragazzo non avrebbe sopportato i lividi che il padre le lasciava.
“Scopa con Corey!”disse Simon
“Simon!”lo riprese Corey alzando gli occhi al cielo.
“Siamo scopamici..” confessò poi Corey guardando Ed il quale scosse la testa in segno di disapprovazione.
“Lo so Ed.. ma a lei sta bene così e anche a me!”si difese Corey capendo l’opinione dell’amico.

Ed alzò le spalle, ma comprese, conosceva bene Jill sapeva che i legami l’avevano sempre spaventata. Quando erano migliori amici lei gli raccontava tutto, era piena di sogni d’amore, poi conobbe un ragazzo Michael, e d’un tratto smisero di vedersi e lei diventò una ragazza che voleva spegnere il cuore, tranne con lui, era sempre affettuosa e disponibile.

A casa di Amity le tre ragazze stavano scegliendo come vestirsi. Non era da andare in tiro lo sapevano bene, era un rave all’aperto, in riva al lago dove vi erano i capannoni abbandonati. Dove di giorno stavano le prostitute e la sera diventa il luogo dei giovani, vi era parecchia droga che girava. Vi era parecchia vita che vibrava a ritmo di musica. Jill si vestì con una minigonna nera con delle fantasie bianche e una canotta bianca abbondante che lasciava scoperti i fianchi fino a metà e si vedeva il reggiseno e delle infradito nere, sistemò i capelli ondulati e si mise solo del rossetto rosso. Amity invece si mise un paio di shorts celesti con una riga di pizzo nero sul fianco, una camicia bianca rubata a Nick lasciata aperta e un costume viola, ai piedi espadrillas bianche, lasciò sciolti i lunghi capelli scuri, si mise un po’ di mascara sulle ciglia già folte e scure naturalmente. Brook si mise un vestitino bianco cortissimo col bustino di pizzo praticamente trasparente, ai piedi un paio di infradito nere con dei lustrini argentati, anche lei lasciò i capelli sciolti, non si truccò, i suoi occhi verdi non avevano bisogno di trucco.

“A cosa pensi?”chiese Amity a Jill che si era incantata.
“A nessuno..”mentì lei bloccando il flusso di pensieri che portavano a Ed.

Brook la guardò incredula spingendola a dire la verità.
“Non voglio che Ed sappia.. tutto qui!”rivelò guardando a terra.
“Potrebbe aiutarti..”disse Brook
“Nessuno può aiutarmi, se avessi voluto sarei andata a vivere da sola, ma c’è mia madre, lei ha bisogno di me..”confessò spostando lo sguardo su Brook.

“Ed è sempre stato il ragazzo più impulsivo nel nostro gruppo… sarebbe devastante se si abbattesse su mio padre!” continuò poi mostrando la sua preoccupazione.
“Andrà tutto bene Jill..” cercò di tranquillizzarla Amity e in parte ci riuscì.

Circa un’ora dopo il buio era calato e la musica pompava a tutto volume e si sentiva fino al centro. Le ragazze arrivarono in ritardo, la festa era già nel vivo.
Tayler stava già limonando con uno, era gay fino al midollo, si era sempre saputo ma nessuno lo disprezzava per questo, anzi era molto rispettato dagli altri ed era molto popolare. Brook raggiunse Simon che attirava parecchi sguardi femminili poco opportuni. Brook segnò subito il territorio ficcando la lingua in bocca a Simon che accettò volentieri con un sorriso sghembo. Amity andò incontro a Nick che le sorrise arrossendo lievemente.
Jill rimasta sola si diresse al bar e buttò giù un paio di bicchierini di tequila. Poi vide lontano Corey e lo salutò con un cenno, lui andò verso di lei sorridendo. Gli stampò un bacio sulla guancia e sorrise. Lui agguantò un birra e bevvero insieme. Poi la ragazza tirò fuori una canna dalla borsetta a tracolla e la accese, fece un paio di tiri e la passò al ragazzo che sorrise sghembo. Finirono di fumare e si gettarono nel mucchio a ballare.
Ed intanto stava parlando con un sacco di gente che gli faceva i complimenti per il suo successo. Verso mezzanotte finalmente ebbe la possibilità di cercare Jill per parlarle. Ma prima si fermò a bere l’ennesimo superalcolico ignorando i giramenti di testa che da una mezz’ora buona si susseguivano sul suo corpo, condizionando il suo equilibrio.
Quindi ormai ubriaco cercò la ragazza tra la folla e vide lei e Corey che si strusciavano l’uno sull’altra dietro un capannone, lei era contro il muro, le loro labbra erano attaccate, quando le mani di Corey finirono sotto la maglietta della ragazza Ed non ragionò più. A passo deciso di diresse verso di loro, prese Corey per il colletto della maglietta e lo staccò dalla ragazza che guardava Ed con aria scioccata. Corey con un’evidente erezione alzò gli occhi al cielo.

“Ci serve un po’ di privacy Corey!”disse Ed, Corey sbuffò e se ne andò senza fare storie, conoscendo i trascorsi di Ed quando era ubriaco. La ragazza però era decisa a non restare in silenzio.

“Perché fai il guastafeste?”chiese arrabbiata
“E tu perché fai la puttana?”le chiese Ed a sua volta.
Jill fu ferita. Sentiva spezzarsi qualcosa nel petto. Non era la prima volta che le davano della puttana, se n’era sempre fregata, ma col suo migliore amico era diverso.

“Stammi bene a sentire! Tu cosa credi? Di tornare dopo avermi lasciato allo sbando per due anni e vuoi anche giudicarmi! Non sei nessuno!”gridò la ragazza dandogli uno spintone.
“Smettila!”urlò anche lui tirandole una spinta non dosando bene la forza e facendola andare a sbattere contro il muro.

In quel momento Jill ebbe paura, per la prima volta il suo migliore amico le faceva paura. Forse perché con gli occhi azzurri,lucidi iniettati di sangue; l’alito di alcol; il rossore sulle guancie; lo spintone; l’ira.. le ricordava suo padre. Involontariamente in quel momento cominciò a tremare, Ed se ne rese conto e si calmò all’istante. Fece per accarezzarla alzando una mano, ma Jill per un riflesso condizionato si coprì il viso e si rannicchiò come faceva sempre prima che il padre la colpisse. Una lacrima le rigò la guancia, pensando al fatto che il suo migliore amico avrebbe potuto picchiarla, che come suo padre gli uomini erano tutti malvagi quasi. Ma Ed era rimasto sbalordito, mortificato dalla reazione della ragazza, si chinò verso di lei, e la prese delicatamente per le spalle tirandola su e abbracciandola, lei aveva cominciato silenziosamente.

“Non potrei mai farti del male!”le sussurrò sincero.
“Lo hai fatto per due anni!”confessò lei tra le lacrime

Ed si staccò da lei per guardarla negli occhi. Sentiva le lacrime solleticargli gli occhi, spingere per uscire, ma tratteneva gli argini.

“Mi dispiace.. ma io.. non sono come tuo padre!”confessò facendole mozzare il fiato.
“Mio.. mio padre mi ama!”replicò quella.
“Non te lo dimostra nel modo giusto!”ribattè quello accarezzandole delicatamente il collo dove vi era ancora il livido.
“Non sai niente!”esclamò lei senza cessare le lacrime.

Gli occhi di Ed si chiusero un attimo per poi far scorrere delle lacrime sul suo volto.

“Mi dispiace di averti lasciato in questa merda!”disse tra i singhiozzi prendendole il volto tra le mani.

Jill dal canto suo continuava a piangere per la sua merda di vita, per sua madre, per suo padre, per Joseph che solo Dio sa dov’era finito. Cadde sulle ginocchia e continuò a piangere disperandosi. Si accasciò a terra e Ed la raggiunse stringendola a sé cercando di calmare i singhiozzi di lei, le soffiò nelle orecchi il ritornello di una canzona che e aveva scritto quando aveva tredici anni, proprio a lei.

“You know I'll be
Your life, your voice, your reason to be
My love, my heart is breathing for this
Moment, in time I'll find the words to say
Before you leave me today”

Buonasera a tutti;)
scusate per il ritardo ma è un periodo scolastico di merda..
cioè pieno di compiti e interrogazioni..
gli esami si avvicinano… ok non ci penso sennò mi cago sotto ;)

Che ne pensate del capitolo?
Io ringrazio tantissimo
Damonsavedme
Che ha recensito il capitolo precedente e chiunque recensisca,
preferisca ricordi e segue la storia grazie;)
spero in qualche recensione baci
mar

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Brook..

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Amity .
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Jill..

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Capitolo 3
*** Vieni con me! ***


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Vieni con me!
 

 Ad Allison, Riposa In Pace dolce Sheerio.

 

 Il mattino seguente si trovavano tutti nel capannone reduci dalla festa. Corey e Tayler dormivano assieme  ai piedi del tavolo degli alcolici; Brook e Simon dormivano svestiti  sul divano, Amity e Nick invece a terra su dei cuscini abbracciati, con un posacenere pieno a fianco. Ed e Jill dormivano con la schiena appoggiata al muro, stretti l’uno all’altro. Ed aveva tentato di coprirla con una coperta, come poteva. Si svegliarono a causa di un gallo che cantava. Ed aprì gli occhi seccato, si era dimenticato di come, in quel paesello , il canto del gallo fosse ancora usato come sveglia. Sobbalzarono stanchi e tutti e otto si guardarono intorno confusi dal dopo sbronza. Il mal di testa stringeva il capo di tutti e otto i ragazzi rendendoli stanchi e confusi. Ma chi stava peggio era Jill, sebbene Ed avesse tentato di coprirla durante la notte, non era stato in grado di evitare che l’aria fredda della notte danneggiasse ulteriormente le difese umanitarie, già basse  della sua migliore amica. Jill si sentiva debole, stanca, distrutta. Le ossa le dolevano,come se fossero state schiacciate, i linfonodi sotto il mento erano gonfi, gli occhi le bruciavano così come la gola secca che pareva andare a fuoco, sentiva gocce di sudore freddo rigarle la schiena.
 
“Jill stai bene? Sei molto pallida..”notò Ed preoccupato. La ragazza annuì senza proferire parola, ciò fece preoccupare  ulteriormente il suo amico, il quale le appoggiò una mano sulla fronte sudata.
 
“Jill sei bollente!”disse Ed allarmato.
 
La preoccupazione per l’amica sconfisse il dopo sbronza.
 
“Sto bene!”disse lei con un filo di voce, alzandosi a fatica.
 
La ragazza sbatté gli occhi un paio di volte, per scacciare la visione sfocata del mondo che vedeva,, inizialmente la situazione si stabilizzò. Ma appena mosse un passo una fitta lancinante le prese le tempie, le gambe cedettero in quel capogiro. Ed l’afferrò prontamente per i fianchi evitandole una caduta.
 
“Non stai bene per niente!”borbottò Ed senza lasciare la presa sui suoi   fianchi  per paura che si facesse male.
“Non posso star male Ed! Devo andare a casa.. devo vedere come sta mia madre! Devo farla mangiare!”disse disperata tenendosi la testa tra le mani.
 
Ed lanciò un’occhiata a Simon che colse al volo la sua richiesta.
“Andremo noi a controllarla!Ci andrà Amity non è la prima volta che ti aiuta!Ma tu vai con Ed e riposati.”intervenne Simon,Amity annuì mostrando la sua collaborazione. Jill non aveva le forze per discutere.
 
“Nick.. vai con lei.. ho paura che se tornasse mio padre potrebbe..”disse con voce debole stroncando a metà la frase. Nick annuì cingendo per la vita la ragazza bruna.
 
“Ora vai a  casa di Ed!”ordinò Corey preoccupato. Ed non aspettò risposta e sollevò Jill come una principessa, non ascoltando i mugugnii di disapprovazione emessi dalla ragazza.
 
 
 
La casa affittata da Ed non era lontana dal capanno, era un cottage isolato, tipica abitazione di quel paese. Entrò dalla porta sul retro che aveva lasciato aperta, la chiuse a chiave per non avere visite inaspettate e far sì che la sua amica si riprendesse in pace. Nel frattempo Jill era caduta in una sorta di dormiveglia, la testa era pesante così come le palpebre. Il ragazzo la appoggiò sul letto e la coprì con un plaid arancione con delle renne disegnate.
Prese il termometro.
 
 
“Metti in bocca!”le disse dolcemente , la ragazza aprì appena le labbra secche, Ed vi infilò il termometro, e poi posò le labbra sulla fronte infuocata della ragazza e avvertendo il calore elevato si preoccupò ancora, ma cercò di non darlo a vedere. Dopo pochi minuti le tolse il termometro.
 
“Cazzo!”si lasciò sfuggire  in un sussurro notando la striscia rossa di mercurio che arrivava fino a 40.
 
Andò a prendere un asciugamano piccolo, lo bagnò di acqua fredda e andò a pensarlo sulla calda fronte della ragazza.
 
“Ed, perché sei andato via? Perché ti sei dimenticato di me?”mormorò Jill, con un piagnucolio. A Ed si spezzava il cuore nel vederla in quello stato. Si sedette sul letto accanto a le sospirando con rammarico.
“Jill.. scusa!”disse 
“Io avevo così tante cose da dirti, da fare.. avevo così tanto amore da darti e tu poi te ne sei andato dimenticandomi, dimenticando la nostra amicizia! Di quanto io ti amassi anche se non ho mai potuto rivelartelo!”continuò a parlare la ragazza perdendo lucidità.
“Jill stai delirando!”le disse ed per poi poggiare ancora le labbra sulla fronte per lasciarvi un tenero bacio.
“Probabile.. lascia perdere..”disse con un filo di voce ritrovando la lucidità.
 
 
Ma le cose dette rimangono dette, Ed crede al delirio senza neanche pensare che le parole pronunciate corrispondono alla verità. Ma lui non poteva neanche lontanamente immaginare, non poteva credere che tra loro ci fosse qualcosa di più oltre a un legame di forte amicizia.
Le portò una tachipirina per tentare di abbassare la febbre, la ragazza buttò giù a fatica la pastiglia con un bicchiere d’acqua.
Anche Ed celava profondi sentimenti nei confronti della migliore amica, solo che non lo sapeva ancora. Jill invece lo sapeva da tempo, da prima che se ne andasse. Ricordava anche il motivo per cui non glielo aveva confidato, aveva cercato più volte di eliminare quel ricordo, ma era solo stata in grado di nasconderlo nei meandri della sua mente.

 
Era decisa a confidargli tutto, ad affrontare le conseguenze delle sue azioni, a vivere i suoi sentimenti senza nascondersi più, senza scappare più! Gli arrivò da dietro, era seduto a guardare il lago, nel parco, il sole illuminava i suoi capelli fiammeggianti. Si sedette accanto a lui che guardava serio la superficie limpida del lago.
“Devo parlarti!”annunciò lei col fiatone per la corsa fatta per raggiungerlo.
 
“Parto!”le disse Ed  prima che potesse aggiungere altro.
Lo sguardo di Ed divenne triste quando incrociò gli occhi nocciola di lei, che le sembrava che nel petto si stesse combattendo una guerra con le spade, che distruggevano e facevano a pezzi tutto.
 
“Dove.. dove vai?”chiese imponendosi di non piangere
“Mi hanno offerto un contratto discografico a Londra!”rispose Ed.
“Ah.. figo! E quando parti?”chiese cercando di essere felice per lui.
“Domani mattina!”rispose guardando per terra, spiazzandola.
 

Da quel momento si era ripromessa di spegnere il cuore, molti le dissero che era troppo fredda, distaccata. Ma solo Amity sapeva la ragione di quell’atteggiamento e anche il fratello Joseph che le aveva asciugato numerose lacrime. I suoi amici avevano sospettato qualcosa da sempre, ma i due interessati gli ridevano in faccia ogni qualvolta tirassero fuori l’argomento di un possibile coinvolgimento amoroso.
Il cuore di Jill era rimasto spento finché Ed non era tornato.
Lui si stese accanto a lei sul letto largo, Jill stanca sorrise .
 
“Mi canti una canzone?”gli chiese. Ed intenerito dalla richiesta si schiarì la voce :
“Settle down with me..- cominciò  giocando coi capelli arruffati di lei-
.. Cover me up..-continuò infilandosi sotto le coperte con lei-
.. Cuddle me in!”proseguì strisciando il naso sulla guancia bollente di Jill, la quale sorrise  e gli lasciò un tenero bacio sul naso.
 
“Kiss me like you wanna be love.. wanna be love.. wanna be love!”canticchiò il ritornello, cominciando a pensare a come sarebbe stato se lei lo avesse baciato, come se volesse essere amata.
 
Scacciò dalla mente quel pensiero sorprendendosi di certi pensieri, guardò Jill ormai addormentata tra le sue braccia. La osservò dormiente, aveva il viso rilassato, le labbra  leggermente aperte, una gamba toccava la sua e le braccia erano avvolte su di lui, la testa era posata sul suo petto. Vedendola tranquilla riuscì ad addormentarsi altrettanto in pace.
 
Quando il ragazzo aprì gli occhi rimase deluso nel vedere l’assenza di Jill dal suo letto. Si alzò scacciando la pigrizia, ricordò le condizioni di salute di Jill e si preoccupò improvvisamente. Andò in cucina sperando di trovarla lì, ma non vi era nessuno. Però aveva lasciato un biglietto sul tavolo della cucina.
 
“Sto bene, sono andata a vedere come sta mia madre! NON VENIRE!”
 
Il ragazzo fece finta di non aver capito l’ultima frase e prese le chiavi per poi uscire diretto a casa dell’amica.
Arrivò davanti alla casa, custode di numerosi ricordi di infanzia di Ed con Jill e anche con Joseph. Il giardino, un tempo curato e rigoglioso, era ora ricoperto di erbacce.
Il ragazzo prese un respiro e bussò alla porta, Jill venne ad aprire la porta affannata . Quando vide Ed le guardò con aria accusatoria.
 
“Ti avevo scritto di non venire!”esclamò alzando gli occhi al cielo.
“Davvero? Forse non l’ho letto perché era in piccolo e non avevo gli occhiali!”mentì Ed.
“Era in stampatello sottolineato.. a caratteri cubitali!”esclamò Jill esterrefatta, Ed alzò le spalle, Jill sbuffò e lo fece entrare.
 
“E’ Jo?”chiese la voce di una donna dal soggiorno. A Jill si strinse il cuore.
“No mamma è Ed!”rispose il più dolcemente possibile guardando Ed in faccia.
 
“Dov’è Jo? Dov’è finito il mio bambino?”cominciò a disperarsi la donna per l’ennesima volta.
 
“Merda!”mormorò Jill per poi dirigersi svelta verso il salotto, dove sua madre stava avendo l’ennesima crisi depressiva. Andò sul divano e la strinse a sé.
 
“Mamma tornerà presto ne sono sicura!”mentì Jill alla donna che si dondolava avanti e indietro.
 Ed entrò cautamente nel soggiorno trovandolo oscuro, avvolto nel buio con appena un bagliore di luce. Vide mozziconi di sigarette, filtri di spinelli ovunque, l’odore di chiuso era pesante, il divano era coperto da una plaid marrone su cui stava la madre di Jill in pigiama, i capelli biondi erano legati in una crocchia disordinata, non si era neanche accorta della presenza di Ed, era come persa nel suo mondo. Jill le porse dei farmaci con un bicchiere d’acqua. Poi si alzò dal divano.
 
“Che ci fai qui? era per questo che non volevo che venissi..-disse poi abbassando leggermente la voce, vergognandosi-.. non voglio che tu mi veda così!” esclamò infine guardando a terra senza sostenere lo sguardo di Ed, vergognandosi di sé stessa, di ciò che era costretta a fare, la badante.
 
Ed le sollevò il mento con due dita facendo intrecciare i loro sguardi, fu invaso da un brivido lungo la schiena.
 
“Scusa Jill ma ero preoccupato per te.. avevi la febbre!”si giustificò lui.
“Sto bene! Ho avuto la febbre molte volte in due anni!”esclamò tirandogli l’ennesima frecciatina.
“Mi avevi perdonato Jill! Smetti di rinfacciarmelo!”disse Ed spazientito.
 
Jill non ebbe neanche il tempo di rispondere, che la porta principale si aprì. Jill sgranò gli occhi conscia del fatto che suo padre era tornato a casa.
 
“Ed ti prego vattene!”disse lei supplichevole.
“Non ci penso neanche!”rispose quello incrociando le braccia al petto.
 
“Troia dove cazzo sei?”gridò l’uomo con la voce menomata dall’alcol.
Ed sgranò gli occhi capendo il motivo per cui lo voleva cacciare.
L’uomo entrò nel soggiorno barcollando e li vide in piedi al centro della stanza.
 
“E questo chi cazzo è?”tuonò ancora
“E’ Ed papà.. ti ricordi di lui? È diventato un cantante famoso..”rispose Jill
“Non me ne frega niente! Neanche se fosse la regina dovrebbe stare in casa mia!”continuò a strillare quello arrabbiato.
“Ed ti scongiuro vai via!”disse la ragazza pregandolo.
“Vieni con me!”rispose lui.
 
“Stammi a sentire ragazzo lei è mia!”esclamò il padre, prendendo bruscamente il fragile polso della figlia.
 
“Le levi quelle mani di dosso!”perse la pazienza anche Ed e staccò la mano sudata dal braccio di Jill, che aveva cominciato a piangere silenziosamente, lei fece per allontanarsi dal padre, che non sembrò apprezzare il gesto: la prese per i capelli e la gettò a terra strappandole un piccolo grido.
 
A quella visione Ed perse il controllo e sfogò tutta la sua rabbia con un pugno ben piazzato che finì sul volto dell’uomo, il quale preso alla sprovvista cadde a terra.
 
“Vieni con me.. ti prego!” la supplicò Ed prendendo la mano di Jill e portandosela al petto.
“Non posso!”rispose lei piangendo, ma non ebbe neanche il tempo di finire la frase che suo padre si rialzò in piedi, spinse forte Ed contro il muro, Ed sbatté la testa  e perse conoscenza.
 
Jill sgranò gli occhi, il suo cuore perse un battito e poi si rassegnò al suo destino, al fatto che Ed non avrebbe potuto proteggerla e il padre aveva bisogno di un oggetto su cui sfogare la sua ira.
Le si avvicinò minaccioso, lei deglutì e chiuse gli occhi aspettando che cominciasse.
In un angolo sperduto del suo cuore  aveva nascosta una vana speranza, la speranza che un salvatore venisse a prenderla, combattesse e sconfiggesse quel mostro, che ormai non riusciva più a chiamare padre.
Ma le sue speranze , così come i sogni di rado si avverano.
Un pugno la colpì tra le costole facendola piegare dal dolore; alzò gli occhi per incrociare quelli verdognoli del padre e come un’illuminazione comprese il motivo delle botte.

 
 

Ciao a tutti.. non so se lo sapete ma ieri una di noi...
una Sheerio ci ha lasciati si è suicidata,
l'hanno trovata col sottofondo di Autumn leaves.
lascio un pezzo della canzone che sembrava appropriato.
"Another tear
Another cry
Another place for us to die
It's not complicated"
Ha lasciato un messaggio ad Ed, convinta che non lo avrebbe letto mai..
invece lo ha fatto e ha twittato #RIPAllison...
ora sei in un posto migliore Allison.
. noi Sheerio ti penseremo sempre con Autumn leaves.. riposa in pace.

Venendo al capitolo cosa ne pensate?
Ho messo in chiaro abbastanza i sentimenti di  Ed e di Jill?
Ringrazio chiunque legga questo mio delirio di capitolo ;) in particolare :
Elle13
GEMELLINI23
Horan_is_panda
Per aver recensito i caitoli precedenti..
spero che mettiate qualche recensione anche qua… buone feste!
Mar .
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Capitolo 4
*** Io e nessun altro. ***


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Io e nessun’ altro.

Ad Ale, perché mi inviti alla vita!



Quando Ed riaprì gli occhi  sentì un dolore lancinante alla testa, ebbe un momentaneo vuoto, non capiva dove si trovasse, era stordito e confuso, riconobbe la tappezzeria e ricordò improvvisamente gli avvenimenti accaduti poco prima di perdere i sensi. Si alzò e si guardò intorno, notando il silenzio che alleggiava nella casa comprese che il padre di Jill se n’era andato.
Si voltò verso l’ingresso preoccupato per Jill. La scorse nascosta dallo stipite della porta, con la schiena posata sul muro e le lunghe gambe magre stese a terra, martoriate dai lividi. Quando le fu innanzi, la visione lo colpì agghiacciante. Era svenuta, col volto pieno di lividi, il labbro rotto, un taglio sul sopraciglio e i cocci di vetro dovunque.  Il collo era cosparso di lividi violacei. Ed respirò, cercò di non perdere la testa, cercando di non svegliarla, la prese tra le braccia e la portò a casa sua.
Mentre la posava sul letto notò un rivolo di sangue all’angolo della bocca. Gli pianse il cuore, prese un fazzoletto e glielo pulì. Poi andò in cucina e si mise le mani tra i capelli. Nessuno doveva toccare Jill!! Lei era troppo importante per lui, non ce la poteva fare a stare a guardare con le mani in mano.
 
Poco dopo Ed prese la chitarra, aveva bisogno di calmarsi, mise la fascia al collo e cominciò gli accordi di “Kiss me” una delle più tranquille canzoni del suo repertorio. Passò poi ad altre canzoni, Jill fu svegliata dalle note della cover di “Chasing cars”.
“If I lay here
If I just lay here
Would you lie with me and just forget the world?”.
Jill si avvicinò attirando la sua attenzione, ma Ed non smise di cantare, cantò un’ultima volta il ritornello fissandola negli occhi, poi posò la chitarra e la abbracciò.
Jill si asciugò una lacrima prima che Ed la vedesse. Si sciolse dall’abbraccio.
“Come ti senti?”chiese Ed, la ragazza alzò le spalle, come era abituata a fare con i suoi amici che le chiedevano spiegazioni. Ed le strinse la mano.
“Cosa è successo?”chiese poi Ed con un sospiro sedendosi a peso morto sul divano seguito da lei.
“Sei svenuto..”rispose Jill.
“Questo lo so! Cosa è successo dopo?”chiese ancora guardandola negli occhi.
“Lui..-cominciò per poi stroncare la frase- non costringermi a dirlo!” sospirò guardando a terra. Ed immaginava la difficoltà della sua migliore amica. Jill si passò una mano tra i capelli, l’angoscia sul suo volto era penosa.
“Jill.. devi fare qualcosa, è troppo pericoloso che tu continui a vivere lì con lui.. potrebbe finire male!”le disse Ed seriamente preoccupato.
“Ed io ho capito perché lo fa..” confessò Jill guardando a terra “ E’ che io gli ricordo così tanto lui..” bisbigliò quasi avesse paura di ciò di cui stava parlando. Si stava riferendo a Joseph, Jill aveva capito che lei somigliando al fratello risvegliava i sensi di colpa del padre.
Ad un tratto Jill scoppiò in lacrime. Ed la abbracciò, la lasciò piangere sul suo petto, non gli importava se gli bagnava la maglietta di lacrime, ma improvvisamente qualcosa cambiò, qualcosa nelle sensazioni di Ed cambiò, il suo cuore accelerò i battiti senza che lui potesse fermarlo. Dei brividi gli percorsero la nuca e le mani cominciarono a sudare. Quell’insieme di sensazioni le aveva vissute una volta sola, poco prima di partire, quando lei lo aveva salutato all’aeroporto, prima che se ne andasse a Londra. Ad un tratto sciolse l’abbraccio e cercò di creare un’aria di normalità.
“Allora.. hai fame?”chiese alla ragazza
“Che ore sono?”chiese lei notando lo scuro che si attingeva ad infestare i cieli.
“Le 20.00 circa..”le disse Ed spostandosi in cucina, seguito da Jill.
Ed tirò fuori dal frigo  dell’affettato e l’occorrente per preparare dei panini.
“Ti va un sandwich?”chiese Ed sorridendo.
“Sì..”accettò Jill rilassandosi.
“Tacchino e pomodoro è ancora il tuo preferito?”chiese senza perdere il suo sorriso. La ragazza annuì mentre si chinava per accarezzare Garfield, l’enorme gatto di Ed che gli aveva regalato lei quattro anni prima.
“Che grasso che si è fatto!”borbottò Jill facendo scoppiare a ridere Ed.
Poco dopo avevano mangiato e stavano seduti a tavola in silenzio.
“Devo andare!”mormorò Jill, Ed sgranò gli occhi scioccato.
“Spero che tu stia scherzando.. Non esiste.. quello ti ha quasi ammazzato!”esclamò appena recepite le parole della ragazza.
“Ed.. non è vero.. stai esagerando! E’ la mia famiglia!”cercò di giustificarsi Jill.
“Jill.. ragiona che diavolo! Io non posso permetterti di mandare a puttane tutta la tua vita! Denuncia tuo padre e vattene, smettila di dargli i tuoi soldi, che lo sai..lui se li beve soltanto!”esclamò Ed, la ragazza guardò  a terra e Ed continuò vedendola esitante “Ho telefonato a tua zia Sophie ieri..” confessò puntando lo sguardo a terra.
“tu hai fatto che cosa?? Ma perché? Come ti sei permesso?”gridò esterrefatta Jill alzandosi in piedi di scatto.
“Jill.. l’ho fatto per te!”cercò di calmarla Ed
“No, tu non lo hai fatto per me.. tu lo hai fatto per te, per soffocare il tuo senso di colpa! E perché senti sempre il bisogno di fare l’eroe!”urlò ancora Jill.
“Jill piantala di dire stronzate!”gridò lui a sua volta alzandosi come l’amica.
Jill si portò le mani al viso, era arrabbiata , furiosa.
“Non dovevi immischiarti di nascosto! Non avresti dovuto azzardarti a intrometterti nella mia vita!”continuò lei imperterrita ad urlare e gesticolando più del dovuto.
“Lo so ma l’ho fatto per te, perché ti stai rovinando, stai diventando una fallita come tua madre!”gridò Ed, senza riflettere. Le parole non erano passate per la mente di Ed, erano state direttamente articolate dalla bocca, dalla lingua e sonorizzate dalle corde vocali, che facevano sognare cinque milioni di persone. Ma Jill invece le recepì nel cervello e  ragionò su ciò che fece, sulla sberla che raggiunse la guancia di Ed così forte da fargli voltare la faccia.
“Stammi a sentire! Solo io posso giudicarmi. Solo io so il mio passato. Solo io so il motivo delle mie scelte. Solo io so quello che ho dentro. Solo io so quanto ho sofferto! Io e nessun altro!”sibilò, senza urlare ma con un tono di voce alta, ferma e seria. Ignorò le lacrime che comparvero sul suo viso. Quando ebbe finito il suo discorso Ed era rimasto zitto con la guancia in fiamme e gli occhi lucidi. Non rispose, rimase zitto, pentendosi delle offese che senza riflettere aveva arrecato all’amica, Jill era corsa via nei campi dietro il cottage di Ed.
Si strinse nel cardigan mentre fumava nei campi ignorando i dolori che le provocavano le botte e i lividi inferti dal padre, sulle spalle e sulla schiena, ma soprattutto i tagli che si erano riaperti a causa delle strette fatte dal padre poche ore prima. Guardò le stelle e ricordò quando era piccola, era una vita così facile, non avrebbe mai immaginato gli sviluppi che poi si erano verificati. Non udì i passi di Ed alle sue spalle, si era calmato. La abbracciò da dietro facendola spaventare.
“Sei un deficiente! Mi hai spaventata da morire!”gridò terrorizzata.
“Scusa.. Jill io non penso  quello che ho detto!”le sussurrò sull’orecchio Ed.  Jill sentendo il fiato di lui sul suo collo fu invasa da brividi che non sfuggirono a Ed.
“Hai freddo?”le sussurrò.
“N-no!”balbettò lei cercando di controllarsi.
L’atmosfera era favorevole, il silenzio smorzato solo dai canti dei grilli. Ed osservava il collo della sua migliore amica, illuminato dalla luce della luna e delle stelle. Ed non fu in grado di trattenersi e posò le labbra sul suo collo. Jill sussultò quando poi, il suo migliore amico cominciò a baciare la sua pelle, rovesciò la testa con un gemito. Ed non si controllava, passò la lingua sul collo di lei, Jill chiuse gli occhi e posò una mano tra i capelli del ragazzo. Ma in quel momento anche un pensiero si fece largo nella sua mente.
Ed era sempre stato il suo migliore  amico, erano sedici anni di amicizia. Ma forse, negli ultimi anni non era amicizia il sentimento che la attanagliava. Lo aveva capito circa tre anni prima e quando finalmente stava per vomitare i suoi sentimenti, lui se n’era andato mandandola in pezzi.
Ed le strinse i fianchi facendola sospirare, Jill si voltò, voleva guardarlo negli occhi per scorgere le sue intenzioni. Gli occhi azzurri le trasmisero dolcezza. Sorrise e gli posò una mano sulla spalla, Ed sorrise a sua volta e le posò le labbra sulle labbra, per poi prenderle il viso tra le mani e approfondire il bacio sentendo le farfalle nello stomaco. Jill si rilassò e si appese al collo dell’amico stringendolo a sé. Ed la sollevò, lei allacciò le gambe alla sua vita e senza staccarsi un attimo rientrarono in casa. Con una mano Ed finì sotto la maglietta di Jill, accarezzò la pelle delicata  facendola sobbalzare quando sfiorò un livido.
La poggiò sul piano della cucina, le sollevò la maglietta senza smettere di guardarla negli occhi, tolse la t-shirt e le accarezzò i lividi e li baciò delicatamente facendola gemere. Anche lei gli tolse la maglietta, il petto di Ed era pallido ma ai suoi occhi bellissimo. Tornò a baciarla sulle labbra mentre con una mano le accarezzava il seno avvolto dalla coppa di raso nero, Jill fece scorrere le mani sulla sua schiena , i baci di Ed sul collo di lei erano roventi, lei accarezzò il bacino di lui notando un principio di erezione che gli stringeva visibilmente i pantaloni. I vestiti sparirono poco a poco lanciati chissà dove, così nudi con la mente vuota e un sogno, il sogno di stare assieme, di avere un futuro, in ogni modo possibile, con la coscienza che non era più l’amicizia a legarli ma qualcosa di più fragile e vulnerabile, ma allo stesso tempo sicuro e solido.
E così l’amore fatto di carne, gemiti, sussurri segreti comincia. L’amore che Ed  predicava nelle canzoni, a cui Jill non credeva. L’amore che traspariva dagli occhi traboccanti di Ed. L’amore fatto  delle sue spinte secche e decise, corrispondenti ai gemiti e ai sospiri da parta di Jill. Del sorriso di Ed alla fine e poi quando alla fine si accasciarono entrambi sul letto e del sussurro di Ed all’orecchio di Jill.
“Sei bellissima!”.

 

 Buonasera a tutti :) probabilmente vorrete farmi a pezzi, vi chiedo scusa,
ma credo di essermi fatta perdonare con questo capitolo no?
Sì lo so che è scritto di merda però il contenuto è dolcioso non credete?
Beh aspetto vostre opinioni mi lasciate una recensione?
E che vi costa??
Un bacio
Mar.

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Capitolo 5
*** My new life. ***


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My new life.

A Martina, perché non mi fai smarrire.

 
Il giorno seguente Ed si svegliò a causa della luce che filtrava dalla tenda. Si voltò e trovò il letto vuoto. Ripensò alla sera precedente, non si era pentito di ciò che era successo, forse perché si era finalmente reso conto di ciò che c’era tra lui e Jill. Non ricordava quando l’amicizia di era trasformata in qualcosa di più. Si alzò e si infilò un paio di jeans, scostò la tenda dalla finestra e vide Jill di schiena che osservava i campi di papaveri. Ed uscì dal retro e la abbracciò da dietro, non sobbalzò stavolta, ma appoggiò  la testa sul suo petto nudo. Jill era molto contenta di ciò che era accaduto quella notte, era da molto che nutriva determinati sentimenti per quel ragazzo.
“Dovremo parlarne…”esordì lui.
“Dipende!”replicò lei.
“Da cosa?”chiese Ed curioso.
“Devi rovinare tutto quello che è accaduto ieri sera  parlando? Perché se è così non voglio sentire.”rispose lei divincolandosi dall’abbraccio.
“No Jill, voglio solo migliorare il momento di stanotte.”ammise Ed fermando la sua fuga.
Allora la ragazza si voltò verso di lui sorridendo aspettando un proseguimento del discorso che aveva cominciato Ed.
“Io… non voglio spaventarti, ma io..-cominciò il ragazzo in difficoltà- sono pazzamente innamorato di te Jill e lo so che è strano siamo migliori amici da sempre, ma quella di ieri non è stata una semplice scopata, è stato di più, molto di più!” confessò Ed arrossendo lievemente. Il sorriso di Jill si allargò a dismisura nel sentire quelle parole, che attendeva ormai da tre anni.
Si voltò verso Ed, lo guardò negli occhi limpidi e posò le labbra sulle sue, restarono a lungo a baciarsi, approfondendo i baci e stringendosi forti l’uno all’altra come se fossero ancore di salvezza, come se fosse l’unica cosa importante. E per un attimo sembrò che il mondo si fermasse per loro.
Poco dopo erano in casa sul divano, avevano parlato e Ed voleva ufficializzare le cose, voleva che lei fosse la sua ragazza, lo avrebbe detto nelle interviste quando glielo avessero chiesto.
“Ieri ti sei arrabbiata e non ho potuto finire di parlare.. ho chiamato tua zia e avremo trovato una soluzione..”cominciò Ed.
“Ed, mia zia abita  a Foxford in Irlanda.”lo informò la ragazza.
“Lo so Jill, è un paese stupendo, col mare, la spiaggia e le giornate radiose, secondo tua zia lì la depressione potrebbe guarire.” replicò Ed, Jill storse il naso, ma dovette riconoscere che era giusta l’ipotesi di Ed e della zia.
“Per quel che riguarda te invece ho trovato un lavoro a Londra.” rivelò Ed
“Che lavoro?”domandò Jill alzando lo sguardo.
“Modella, quello che fai adesso.. Londra è piena di lavoro per te e ci sono molte opportunità per farsi notare rispetto a questo posto.”rispose Ed facendo illuminare gli occhi di Jill, lei amava il suo lavoro.
“Io domani sera devo tornare a Londra.. parti con me.. domani mattina tua zia può venire a prendere tua madre e avrete finalmente la vita che meritate..”la pregò Ed con sguardi supplichevoli.
Jill rimase un attimo in silenzio a riflettere sulla decisione, ormai già presa. Ed l’aveva convinta.
“Ok!”accettò.
Ed sorrise.
“Davvero?”domandò Ed sbalordito “Ora chiamo tua zia… sono felice Jill!” esclamò pieno di gioia per poi stamparle un bacio sulle labbra facendola sorridere.
 
Quel pomeriggio si trovarono tutti  al parco, Ed e Jill dovevano annunciare del loro fidanzamento e l’imminente partenza di entrambi.
Appena arrivati trovarono Simon e Brooke che si sbaciucchiavano distesi su un telo. Amity e Nick stavano parlando seduti sul bordo di una fontana, Corey stava rollando uno spinello mentre guardava Tayler che palleggiava con il pallone da calcio. Ed e Jill arrivarono mano nella mano sorridendo.
“Ma guarda chi è tornato dall’oltretomba.”Li prese in giro Tayler.
“Il solito esagerato!”replicò Jill ridendo.
“Dobbiamo annunciare una cosa importante! Io e Jill.. beh ci siamo messi assieme.”annunciò Ed.
“Era ora!”risposero in coro tutti quanti.
“Cosa?”chiese Jill sorpresa.
“Era questione di tempo, si vedeva..”disse Brooke facendo annuire Simon.
“Sapevamo che sarebbe successo, avete sempre avuto un rapporto particolare… non vi comportavate da migliori amici, ma da qualcosa di più.”disse Amity.
“Ma ogni volta che provavamo a dirvelo, voi scoppiavate a ridere oppure dicevate ‘ma và’… ma noi lo sapevamo.”Rincarò la dose Tayler , facendo annuire gli altri. Ed e Jill si guardarono e sorrisero ricordando le varie situazioni in cui i ragazzi glielo avevano provato a comunicare negli anni passati.
“Poi abbiamo un’altra cosa da dirvi..-cominciò Jill pronta a dare la notizia della partenza- io e Ed andremo a Londra domani sera.. e io mi trasferirò lì. Lavorerò e accompagnerò ai concerti.. insomma vivremo insieme.” annunciò Jill.
Ci fu un attimo di silenzio, non si aspettava una bella reazione. Ricordava bene quando Ed era partito, la reazione era stata triste, depressa da parte loro. Ma la sorpresero, Amity corse ad abbracciarla con Brooke.
“Ci mancherai!”esclamò Amity.
“Sì, un sacco.”Concordò Brooke.
Jill sorrise tra le braccia delle amiche.
I ragazzi andarono da Ed e gli batterono una pacca sulla spalla per poi abbracciare Jill. Passarono il pomeriggio assieme al parco e alla sera decisero di andare al Luna Park tutti assieme, più tranquilla sicuramente della festa di Bentornato a Ed.
Su ogni giostra Ed e Jill stettero vicini scherzando con gli amici, ma senza dimenticarsi l’uno dell’altro, in realtà non era molto diverso da quando erano migliori amici, loro sarebbero sempre stati prima amici che fidanzati.
Le scariche di adrenalina si susseguivano e infestavano i corpi,  una volta ritirate lasciavano il posto ad una scia di stanchezza, infatti una volta finita la serata erano tutti molto stanchi, ognuno tornò a casa propria tranne Jill che andò a casa di Ed, dormirono assieme l’una abbracciata all’altro. Il giorno dopo si svegliarono presto, Ed preparò i bagagli aiutato da Jill e poi andarono a casa di lei, zia Sophie sarebbe arrivata verso le undici col taxi e sarebbero giunte a Foxford nel pomeriggio. Jill si affrettò a far vestire la madre, farle mangiare qualcosa e darle un aspetto decente per il viaggio, mentre Ed preparava i bagagli con le cose nell’armadio della madre di Jill, stupendosi di come fosse tutto perfettamente in ordine, solo dopo, ragionando capì che la stanza della signora Martins non si trovava in buone condizioni perché era stata recentemente messa in ordine, ma perché era da molto, moltissimo tempo che la donna non si muoveva dal soggiorno. Il padre di Jill sarebbe stato fuori fino alle undici di sera come ogni giorno, Ed e Jill sarebbero partiti verso le sei di sera e sarebbero arrivati all’attico di Ed verso le otto. Come stabilito alle undici zia Sophie si presentò a casa Martins. Era la sorella minore della madre di Jill, aveva trentotto anni ma era vedova da sette anni, il marito era morto in un incidente, investito da un camion. Sophie non aveva figli, ma la vita sociale piena e approfondita compensava la sua solitudine, ma solo fino ad un certo momento, la telefonata di Ed le era parsa una mano dal cielo. Tuttavia non si trattenne a lungo, solo il tempo di mettere le valige in auto, salutare la nipote e il suo ragazzo e il tempo che Jill abbracciasse la madre, con la speranza che guarisse. Poi Sophie partì in fretta senza dare troppo nell’occhio. La verità è che Jill aveva paura che lui tornasse all’improvviso. Voleva davvero andarsene e rifarsi una vita accanto a Ed.
All’una Ed e Jill si incontrarono con gli altri nel cottage di Ed per i saluti e passare l’ultimo pomeriggi assieme prima della partenza. Tayler tirò fuori un paio di spinelli già girati, pronti per essere fumati assieme. Così fecero.  Mezz’ora dopo pranzarono nel locale lì vicino, il Gropie dove erano soliti ritrovarsi ai tempi delle scuole superiori, il pomeriggio lo trascorsero al bowling.
Le sei arrivarono presto, le valige di Jill erano già pronte nel cottage di Ed. Caricarono i bagagli nella Land rover grigia del ragazzo. Salutarono gli amici con baci, abbracci e promesse per poi salire in macchina con molta malinconia e partire per la nuova vita.
“Tu sei sicuro che mi vuoi tra i piedi anche a Londra?”chiese Jill mentre imboccavano l’autostrada.
“Jill, io ti vorrei tra i piedi ovunque.”rispose lui ridendo.
Jill sorrise e accese la radio trovando una canzone dei Simple plan, quando terminò, iniziarono le note di “moments”, una canzone di Ed cantata dai One direction.
“Sai che ogni volta che dai una canzone a qualcuno mi vengono i nervi.”Annunciò la ragazza guardando fuori per poi posare lo sguardo su Ed.
“E perché?”chiese lui senza perdere attenzione sulla strada.
“Perché le tue canzoni sono opere d’arte, poesie.. meriterebbero di essere cantate da te.”Spiegò Jill.
“Ma i ragazzi sono  bravi..”li difese Ed
“Non dico il contrario… ma tu sei meglio!”esclamò Jill facendolo sorridere lusingato.
Il viaggio fu tranquillo, in due ore  arrivarono a Londra. Jill guardava fuori dal finestrino meravigliandosi della bellezza e dell’imponenza della città. Non era mai stata in una metropoli, veramente non era neanche mai uscita dalla contea di Suffolk. Ed la osservava intenerito.
Arrivarono nel parcheggio sotterraneo della casa di Ed. Scesero e si sgranchirono un po’ le gambe intorpidite dal viaggio. Scaricarono i bagagli e si diressero in ascensore per salire almeno sei piani.
Quando entrarono in casa, Jill rimase sbalordita, l’atrio era spazioso, arioso e luminoso. A Londra era una bella giornata di sole, che rendeva quell’attico ancora più grande agli occhi della ragazza.
“Ti faccio vedere la casa.”decise Ed guardando la reazione della ragazza all’ingresso, leggermente ritrosa ma curiosa. Cominciò dall’atrio spazioso che costituiva l’ingresso, per poi passare al salotto. Era una stanza grande con una finestra al centro della parete, un divano di pelle nera, accanto alla finestra c’era un collage di arte moderna, stile Andy Warren.  Collegata al salotto c’era la cucina, era bianca e rossa con un’isola al centro e  quattro sgabelli rossi con la scritta “Coca-cola”, Ed adorava quello stile. Poi una scala a chiocciola infestava il fondo della sala e portava al piano di sopra, Ed prese per mano Jill e la condusse per quella scala. Le fece visitare le stanze del piano di sopra, ce n’erano sei. Una era una camera degli ospiti tutta azzurra, con una foto del ponte di Brooklyn appesa al centro della parete su cui era addossato il letto a due piazze, la camera aveva un bagno privato. Ma non sarebbe stata quella la stanza in cui avrebbe dormito Jill,  ovviamente lei e Ed avrebbero dormito assieme nella stessa stanza come una vera coppia, cosa che ormai erano diventati. Poi Ed mostrò a Jill la biblioteca che fungeva anche da studio, la stanza successiva fu lo studio di registrazione dove Ed registrava gran parte dei suoi successi per poi inviarli alla casa discografica. L’ultima stanza in cui Ed la condusse era la loro stanza. Jill restò a bocca aperta, non era eccessivamente grande, era intima e raccolta ma la meraviglia stava sul soffitto, sembrava di stare in una campana di vetro, il soffitto era costituito da un’enorme finestra di vetro fatta a scalini, come se formasse un grande diamante , Jill non riuscì a nascondere il suo entusiasmo  e si gettò sul letto, sotto lo sguardo divertito di Ed.
Jill guardò il cielo dalla finestra, Ed si stese accanto a lei e sorrise, si voltò a guardarla, Jill sentì i suoi occhi posarsi su di sé  e incontrò il suo sguardo, sorrise a sua volta mentre Ed incominciava  a baciarla.
 

Eccomi qua risorta dagli inferi. Ho postato un nuovo capitolo, spero che vi piaccia a presto,
Mar.

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