• Half-blood •

di Pipia
(/viewuser.php?uid=140967)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 - Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


•Half-blood

Prologo



Xanver entrò sicuro dentro il palazzo reale. Il vestito blu notte era ricamato con filo dorato, e il mantello scurissimo ricadeva sul pavimento leggero e morbido. 
Xanver era un demone purosangue, dai capelli biondo scuro leggermente più lunghi delle orecchie, che teneva raccolti in una minuscola coda. Camminava deciso, con a seguito altri purosangue, di certo di meno valore del demone biondo. Alla fine della sfilata di puro sangue entrarono in fila, ammanettate, una decina di ragazze. Avevano tutte un corpo molto minuto, sicuramente a causa del poco cibo tra la loro specie : i mezzosangue. Avevano capelli arruffati e sporchi, camminavano lentamente e le loro forze sembravano completamente sparite. Molte di loro vestivano con sacchi di yuta, altre con vestiti strappati. Quasi tutte avevano sangue tra le braccia, le gambe e il viso. O era il loro, o era di qualche altro demone dal sangue sporco. 
Xanver spalancò le porte del salone, interrompendo la colazione reale.  Un lungo tavolo riempiva la sala, diversi candelabri erano ordinatamente posizionati nel vario luogo ovviamente spenti, la luce del sole che penetrava dalle finestre e illuminava la tavola e un ragazzo, con di fronte a lui qualsiasi tipo di cibo. Le ragazze sussultarono a tutto quel ben di dio, ma restarono immobili .
Xanver si avvicinò al principe e addentò una pasta alla crema. 
-Lo sai che non mi interessa se sei un purosangue, se fossi un'altro la tua testa rotolerebbe già sul pavimento - parlò gelidamente il ragazzo. Aveva la pelle olivastra, e la pettinatura alla moicana. Il corpo era muscoloso, le labbra sottili assaggiavano voracemente una tartina mentre la sua gola si deliziava di sangue di umani e mezzosangue. 
-Ho portato in dono le ragazze più belle di Halchi, mezzosangue ovviamente, deciderete voi cosa farne- parlò il biondo, con una voce profonda e ironica. Il principe sorrise, si pulì con un tovagliolino di seta l'angolo della bocca e si alzò, dirigendosi verso le ragazze tremanti.
Queste ultime abbassarono terrorizzate lo sguardo appena Joseph, principe dei demoni, purosangue di grande fama , si avvicinò. Solo una ragazza tenne il viso alto, con lo sguardo vacuo e l'espressione corrunciata.
-Nessuno ti ha insegnato ad abbassare lo sguardo davanti ai superiori, sporca mezzosangue?- la voce tagliente del principe scalfì parecchio l'animo della piccola donna, non rispose e ignorò di proposito l'insulto. Aveva i capelli castani scuri poco più lunghi delle spalle, incrostati di sangue, gli occhi grigi erano gonfi dal pianto, il viso e le spalle ricoperte da lentiggini chiarissime la facevano assomigliare a una bambola di pezza rovinata e vecchia.
-Come ti chiami?- proseguì Joseph, inspirando sulla ferita del collo della ragazza. L'odore del sangue gli era risultato spettacolare e delizioso. 
-Priscilla, signore- disse educata. Abbassare lo sguardo davanti agli autori della morte della sua famiglia era una cosa inaccettabile, ma sapeva che se fosse stata troppo scontrosa e imprudente avrebbe fatto la fine di molti mezzosangue. 
-E dimmi Priscilla, vorresti diventare la mia schiava?- chiese beffardo il purosangue, mentre leccava piano la ferita della ragazza.
-Preferirei morire , signore - rispose impaurita e sfrontata. Voleva veramente che qualcuno la uccidesse : il dolore che provava per la perdita della famiglia la lacerava dentro, non avrebbe sopportato di servire un mostro come quello. 
-Interessante..- momorò il purosangue moicano, trascinandola fuori dalla riga e rompendole le catene della mani . -io ora ti ucciderò, se vuoi che mi fermo ti basterà pregare - disse guadagnandosi il silenzio degli altri demoni. 
Presto gli occhi del ragazzo diventarono rossi e le vene nere visibili. Si avvicinò velocemente alla ferita, che lacerò più del necessario fancedola gemere dal dolore. Priscilla sapeva che da li a pochi secondi il suo corpo si sarebbe accasciato come quello della madre, che aveva cercato di difenderla. ''Sopravvivi'' aveva detto ,prima di smettere di respirare, sua madre.
-La prego..- sussurrò con un filo di voce la mezzosangue, mentre il viso di Joseph tornò normale e si staccò dalla sua ferita. La ragazza cadde in ginocchio, stremata. Il principe la guardò con disprezzo e con tono gelido ordinò : - Lavatela, fatela mangiare e sistematela. La voglio in camera mia tra 2 ore massimo - 
Subito dei servi dal sangue sporco si affrettarono a soccorrere Priscilla, che guardava il viso sprezzante del demone moicano, dal grande potere. 
-Xanver, scegli un ragazza per te, te la meriti- parlò mentre, la ragazza si allontanava dal suo nuovo padrone. Vide solo che tirò via una biondina dagli occhi azzurri e i capelli corti, dallo sguardo basso e dal tremore evidente. 
-Potete divorarle le altre- parlò Joseph, agli altri purosangue e guerriri al suo servizio. 
Degli urli strazianti penetarono nelle orecchie di Priscilla, che si raggelò impaurita. A diversi metri di distanza si sentivano i tonfi dei corpi morenti delle sue coetanee. Senza ritegno le lacrime solcarono il suo viso.






Eccovi il prologo della mia terza storia, so che è abbastanza corto ma entro qualche giorno pubblicherò il seguito. Molto differente dalle altre mie due storie ( se è amore non puoi scappare, il mio miglior nemico) è oltre di genere erotico anche sovrannaturale e quindi prima volta nel genere. Ho messo il rating arancione, poiché non ci saranno scene di troppa violenza ma alcune saranno indispensabili. Spero vi interessiate a questa nuova storia, magari se volete lasciate una piccola recensione che mi fa sempre piacere ** (ogni volta che pubblico una nuova storia l'ansia mi attanaglia lo stomaco ;') )
Un grande bacione a tutti
vostra Sofi
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 
Priscilla camminava piano, sostenuta da una serva grassoccia e dai capelli ricci ; la schiava del principe aveva riconosciuto l'odore della pelle, del sangue : era sicuramente umana. L'altra a tenerla in piedi era una mezzosangue dal viso lungo, pallido e dai capelli neri ed unti. Priscilla era da giorni che non toccava cibo, e tutto quel suo sangue bevuto dal principe le aveva risucchiato ogni tipo di energia. Nella sua mente era passato anche l'idea di addentare la gola della serva rotondeggiante, sapeva che se si fosse nutrita di lei avrebbe anche respinto l'invano tentativo di fermarla della ragazza della sua specie. Ma le rivoltava moltissimo l'idea di ammazzare una persona per nutrirsi. Ad Halchi la vita era sempre stata delle migliori. Le persone erano umili, non sprezzanti e soprattutto collaboratrici. Si donava sangue, e la ragazza non aveva mai avuto bisogno di uccidere nessuno per nutrirsi. 
Però poi la pace venne interrotta dai guerrieri purosangue, vivere in sintonia con le tre specie era un'assurdità per la casata reale,  i purosangue dovevano primeggiare, il loro orgoglio li distingueva moltissimo dagli umani.
 Le tre donne entrarono in un lussuoso bagno, con le piastrelle lucide di color avorio .La luce risplendeva in tutta la stanza. Una grande vasca partiva dal pavimento, per poi sprofondare per un metro e mezzo nel sottosuolo : sembrava più che altro una piscina che una vasca da bagno. La ragazza si fece levare i pochi stracci che la ricoprivano e si immerse completamente. L'acqua attorno a lei assunse un tono vermiglio, il sangue si staccava dalla pelle, e la sua ferita , lacerata ancora di più, le bruciava. 
Le due donne si impegnarono a scrostarle il sangue dai capelli, a lavarle il corpo e medicare la parte lesa. La testa di Priscilla le doleva come non mai, il suo stomaco era contratto dalla paura e dalla fame, le mani e la bocca tremavano vistosamente. 
-Se obbedirai non ti succederà niente..- mormorò monotona la ragazza, mentre piano le attorcigliava la benda. Priscilla la guardò con ribrezzo, non aveva nessuna intenzione di farsi sottomettere da un superbo, sbruffone e viziato.
-Non mi conosci - mugulò mentre la ragazzina toglieva il poco sangue rimasto dalle sua spalle. La donna più grande, l'umana, si alzò senza dire una parola e uscì dal bagno.
Gli occhi scuri della serva l'osservarono uscire - è muta, ma brava nel suo lavoro - commentò con il viso tirato dalla tristezza. -Fidati, obbidisci..o te ne farà pentire aspramente- l'avvertì concludendo alzandosi. L'umana rientrò, tra le mani aveva un semplice corpetto verde chiaro e un lunga e semplice gonna di tinta unita, leggermente più scuro della parte superiore. Priscilla indossò l'umile intimo donatole dalle donne e il capo vestiario con qualche difficoltà. Le lasciarono i capelli sciolti, che ricadevano umidi sulle spalle bianche scoperte e ricoperte di lentiggini. La mezzosangue, da sola , la condusse in un'enorme cucina, dove molti servi umani e non lavoravano silenziosi e impauriti. La ragazza aprì un frigorifero enorme, pieno solo di sacche di sangue. La donna cercò attentamente per poi consegnarle una grande sacca con scritto in grande 'UMANO'. La mezzosangue prese la sacca di sangue deglutendo, sapeva benissimo che sicuramente il suddetto umano era morto, e che lei da li a poco avrebbe gustato il suo sangue. I suoi occhi presto assunsero una tonalità di rosso scuro, le vene nere le spuntarono nelle gote, prendendo il posto delle lentiggini. 
Si sentiva molti diversa dal moicano, eppure quando si trattava di sangue, lo divorava con la stessa ingordigia avuta dal principe. Quando il succo rosso toccò la lingua, i denti e sopratutto la gola si sentì improvvisamente bene. Il sapore metallico e aspro era una delizia per il suo stomaco, ne bevve fino all'ultima goccia, finché i suoi occhi e il suo viso tornarono al normale aspetto. La serva guardava la scena con visibile fame, si tratteneva a stento nel strappargli la sacca dalla mani. Dopo essendosi pulita la bocca e le mani, fu presa bruscamente e con passi svelti venne catapultata davanti ad una porta di legno massiccio. Priscilla camminava a stento, tenendosi la gonna con le mani. Il suo colorito era tornato normale, il viso scavato era tornato tondo, gli occhi avevano ripreso la tonalità di blu scuro e i suoi capelli divennero mossi e lucenti. Il sangue rigenerava completamente la loro specie.
-Credo che il principe sia già dentro, non mi è permesso di entrare se non su preciso ordine. - terminò la frase quasi con invidia e risentimento. -Buona fortuna, ragazzina- le augurò girandosi. 
-Mi chiamo Priscilla..- disse con dispiacere evidente mentre si toccava la clavicola, gesto che la tranquillizzava e rilassava. 
-Già..io Ilenia- disse di spalle, tra i singhiozzi, prima di correre via.
La serva del principe si girò verso l'entrata. Fece un grande respiro per rassicurarsi e premette sulle maniglie dorate. Quando spalancò la porta si ritrovò davanti una stanza dal lusso incontenibile. Un enorme letto occupava la stanza, era ben ricamato, pieno di cuscini e il materasso alto lo rendeva sicuramente morbido. Il pavimento era di legno scuro, le pareti di pietra rendevano l'aria più fredda di quanto già fosse. Uno scrittoio in legno finemente lavorato risaltava, il balconcino era stretto e piccolo e dava sull'immenso giardino reale, ove poco prima Priscilla aveva marciato immanettata. Un grande camino spento era situato a sinistra della porta, quasi difronte al letto. Una porta aperta faceva intravedere un bagno ancora più lussuoso di quello in cui l'avevano curata le donne. Del purosangue non c'era traccia. 'Grazie al cielo' pensò sollevata la serva. Passò i piedi nudi sul grande tappeto morbido davanti al camino. Arrivò lentamente al letto, quasi preoccupata di errare e fare un movimento falso. Si stese di colpo, si sentì improvvisamente libera, senza le catene che l'affliggevano tanto. Il suo respiro si fece regolare e calmo...finché un rumore le fece mancare un battito. Un colpo di tosse, le assicurò che la sua mente non si era inventata niente e si alzò di scatto dal lettone. 
Joseph era sullo stipite della porta, con le braccia conserte e la mascella serrata. Senza una parola chiuse sbattendo le grandi porte, e si avvicinò minaccioso a lei.
-Sapevo che eri un ragazzina testarda e sfrontata dal primo momento che ti ho visto ma imprudende non me lo sarei mai aspettato ! -parlò gelidamente quando Priscilla tocco con la schiena il freddo muro, sobbalzando dallo spavento. Si ritrovò il viso curato, gli occhi scuri e la pelle olivastra a un centimetro dal naso. Trattenne il respiro appena annusò l'alito dal sapore di sangue del suo padrone. Rimase zitta per non peggiorare le cose. L'uomo si allontanò e scrutò il corpo della schiava. Era diventata decisamente più attraente di qualche ora fa, fece passare la mano sulla benda del collo e sulla gola, dove si fermò leccandosi le labbra. I demoni erano ingordi di sangue, ma era più che sazio e sorridendo ironico la lasciò tremante mentre si sedeva sul letto sbuffando. La ragazza teneva gli occhi spalancati come un gufo, se solo avesse voluto in un millesimo di secondo la sua testa poteva trovarsi dall'altra parte della stanza, non attaccata al corpo ovviamente.
-Qua-qua-quali sono le mie mansioni?!- domandò Priscilla, cercando di essere più gentile possibile. 
Lo sguardo gelido e sprezzante le fecero tremare le gambe dalla paura. 
-Mantenere pulita la stanza, mettere in ordine e...- parlò Joseph guardando insistentemente la gola e il corpo della sua serva- soddisfare i miei bisogni elementari. - 
Priscilla quasi cadde dal terrore. Era giovane, appena 17 anni poco meno dell'età del purosangue evidentemente più esperto della vita. Avrebbe dovuto concedere il suo sangue e il suo corpo a un bastardo. Non ne aveva assolutamente intenzione, un tremore non di paura ma di rabbia la scosse, facendole ricordare che era una mezzosangue, e fiera di esserlo.
-Tu sei solo un principino viziato, che ha bisogno di distruggere paesi e ammazzare gente. Le persone come te mi fanno schifo!- urlò con voce rauca e rotta dall'ira. 
Il moicano la guardò con furore. In un millesimo di secondo Priscilla venne messa al muro, mentre la grande e possente mano stringeva il piccolo collo della schiava. Gli occhi del principe erano vermigli e il contorno nero e i canini terrorizzavano la ragazza. La stretta sul suo collo si fece salda, la ferita coperta dalla benda le pulsava e doleva. 
-Stammi bene a sentire, sporca mezzosangue - disse avvicinandosi al suo viso il più possibile- non hai molta scelta, io decido cosa farne ti te- marcò le parole per impaurirla ancora di più - quindi o obbedisci oppure obbidisci. Non hai scelta!- le urlò mentre allentava la presa. Dei lividi violacei le caratterizzavano il collo e lo bruciavano. La prese per un braccio e la fece cadere sul tappeto davanti al camino.
-Tu dormirai qua, ragazzina e prova ancora a minacciarmi o parlarmi così e ti giuro su me stesso che berrò fino all'ultima goccia del tuo sporco sangue ! - il dito puntato sulla gola, il ragazzo accovacciato sul corpo mezzo steso di una nuova e tremante schiava. Il viso del principe ancora trasformato le incuteva terrore puro. Era stato un grosso sbaglio fronteggiare un purosangue, e se ne era resa conto a sue spese. 
Il ragazzo si stese sul corpo della ragazza, che singhiozzava spaventata. Le bende strappate e dei canini lacerarle nuovamente la ferita. 
 
Priscilla urlò dal dolore, e la testa le vorticò velocemente, per poi svenire.





Eccomi di nuovo qui, ho pubblicato presto il capitolo perché mi avete resa felice più che mai!! 33 recensioni per il prologo?! Siete impazziti?! Grazie immensamente a tutti quelli che hanno recensito e che lo faranno anche in questo capitolo, mi rendete felicissima *w*
Ancora più piacere mi hanno fatto quelli che scrivevano '' non è il mio genere ma la storia mi ha intrigato e la seguirò'', è un onore grandissimo per me, quindi spero di non deludervi :')
Ho pubblicato un'oretta fa l'ultimo capitolo dell'altra mia storia e così ho deciso di pubblicare il primo capitolo effettivo di questa, contenti?! :)
Grazie inoltre e tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite, preferite ricordare
<3
Spero continuerete a seguire, non mi aspetto le tante recensioni del prologo però mi farebbe davvero piacere se ognuno di voi lasciasse un commento personale tramite recensione sul primo capitolo, se vi va ovviamente :3
Un bacione grande grande a tutti
vostra Sofi
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2


 
Un aria gelida entrò prorompente nella camera del principe purosangue, le finistre del balconcino sbatterono forte, e una ragazza dai capelli color cioccolato stava riprendendo conoscenza. Aprì i grandi occhi sul soffitto bianco e rimase immobile, senza respirare per qualche secondo. La testa e il collo le dolevano. Girò la testa a destra, in direzione del letto ma non c'era nessuno. Aiutandosi con le braccia si mise a sedere. Il suo aspetto era tornato orribile. I capelli erano secchi e disordinati, le lentiggini sembravano punti scurissimi  sul suo viso bianco e scavato. Gli occhi di un grigio chiaro avevano occhiaie intense. Priscilla si guardò attorno preoccupata, ma del suo padrone nessuna traccia. Il tappeto beige in cui sedeva portava una grande macchia vermiglia, e il corpetto verde aveva assunto un colore rosato, dopo aver assorbito qualche goccia del sangue dalla giovane. Solo dopo essersi alzata a stento, notò sul tappeto, vicino ove lei era svenuta, una sacca simile a quella di cui si era sfamata poco prima. La prese con avidità, e dopo aver staccato l'etichetta 'Umano' lacerò la plastica e incominciò a bere e nutrirsi con ardore. Passeggiava per la camera a piedi nudi, e lentamente. I suoi capelli stavano tornando lucendi e voluminosi, il suo color naturale tornò tale e i suoi occhi ripresero brillantezza. 
 
Dopo l'ennesimo rumore di finestre che sbattevano, decise di andarle a chiudere, non sapendo se stava facendo o meno la cosa giusta. Si avvicinò al balconcino ma il suo sguardo non cadde sul tavolino e le sedie bianche ben lavorate e ornate, nemmeno sulle nuvole nere che minacciavano pioggia o sul vento impetuoso. Ma su un giovane ragazzo, che lottava sorridendo con un suo compare. Il biondo, purosangue, era sicuramente Xanver, il bruno era il principino reale. Priscilla si irritò alquanto nel vedere la loro 'amicizia', quando il guerriero stesso aveva ammazzato centinaia di persone, tra cui la sua famiglia. Fino a quel momento, la schiava aveva sempre pensato che il braccio destro del moicano fosse il purosangue più forte sulla faccia della terra. Si sbagliava. 
Non solo Joseph era più veloce, più forte, più lucido di Xanver, ma non faceva nemmeno fatica, non si sforzava neppure. Combattevano ovviamente a mani nude, i demoni non erano abili con le armi. Non servivano nemmeno , sinceramente. In mezzo secondo potevano staccarti la testa senza battere ciglio. Almeno questo valeva per le persone crudeli e infami, che Priscilla proprio non sopportava. Seduta su una panchina del grande giardino reale, la ragazza notò una biondina. O meglio la biondina, quella che Xanver aveva scelto sotto ordine di Joseph. Sicuramente era stata nutrita perché il suo aspetto era diventato grazioso e addolcito. Lei la conosceva bene, era Luna. Figlia di una purosangue e di un umano, aveva ricevuto le caratteristiche miste. Non avevano mai parlato tra di loro; con tutta la sincerità Priscilla ogni volta che la vedeva cambiava strada. Era una ragazzina molto sola, parlava con gli animali e beveva pochissimo sangue, perché rinnegava la sua natura. Evidentemente però dopo giorni e giorni senza aver toccato il succo rosso e prelibato si era cibata fin troppo. I capelli erano corti e biondi. Erano gonfi, con un ciuffo leggermente più lungo che le ricadeva sopra l'occhio destro. Aveva un viso molto, forse troppo allungato. Aveva una bocca rosso intenso, la pelle molto pallida, il corpo minuto e la statura bassa. Era seduta ordinatamente sulla panchina di marmo e osservava tranquilla i due guerrieri lottare ed esercitarsi. Priscilla aveva notato che non aveva nessun tipo di ferita, a differenza di lei. E che quasi si divertiva ad ammirare il combattimento.
 
Rivoltata la mezzosangue chiuse definitivamente la finestra, proprio nel momento che alcune goccie incominciarono a sbattere sul vetro. Buttò la sacca prosciugata e guardò la porta a doppia entrata della camera. Deglutì piano, e un pensiero le attraversò la mente. Se fosse stata veloce sarebbe potuta scappare. Con una lentezza esasperante si avvicinò. Guardava vacua le maniglie dorate. L'ansia l'attanagliava, però era vero che era il solo piano di fuga che aveva. Tirò un sospiro di sollievo e porse la mano. Era a un centimetro dalla maniglia che la porta si aprì velocemente ed entrò il moicano bagnato dalla cresta ai piedi. Priscilla trattenne nuovamente il respiro e ritrasse la mano velocemente. Joseph non la calcolò nemmeno e senza nemmeno chiudere la porta si diresse in bagno. La ragazza guardava con desiderio l'uscita.
-Chiudi quella maledetta porta!- urlò gelidamente una voce, ovattata. Il rumore dell'acqua che scorreva era diventato prevalente, non solo il temporale si era scatenato ma Joseph aveva aperto il rubinetto della vasca simil piscina. Priscilla sicura sbatté la porta...dall'interno. L'aveva visto ''giocare'' con Xanver, e sapeva che non poteva permettersi di osare troppo. 
Un vapore usciva piano dal bagno, la porta era aperta e un ragazzo in pantaloni, dal petto nudo si stava spogliando. Priscilla si girò dall'altra parte, aveva avuto altri uomini a suo dire più belli e gentili del purosangue. Eppure la ragazza in cuor suo ammetteva l'esagerata bellezza del principe, e il suo straordinario fascino. Ma lei lo rinnegava con ardore, dopotutto le faceva talmente schifo per quello che faceva che la bellezza era la cosa che calcolava meno, giustamente.
Sentì l'acqua che scorreva dal bagno fermarsi e un corpo entrarvi piano. La mezzosangue era interdetta, la camera era perfettamente in ordine e non le era stato ancora ordinato niente..fino a quel momento.
-Mezzosangue, qui!- ordinò Joseph con voce rilassata e arrogante. La ragazza guardò il bagno con disprezzo e si alzò come un automa, entrò in una grande stanza. Una vasca enorme, rettangolare e sollevata dal pavimento era appoggiata al muro. Al bordo c'erano una specie di sedile, ci si sedeva e dei bocchettoni dalla schiena riscaldavano l'acqua e volendo fungevano anche da idromassaggio. Rilassato in tranquillità il ragazzo, aveva il collo e la testa appoggiata a un cuscino sul bordo e rilasciava sospiri di gradimento. Senza degnarla né di una parola, né di uno sguardo indico con l'indice i vestiti bagnati, lanciati disordinatamente sul pavimento. Priscilla guardandolo inferocita li prese e attese un nuovo ordine. Ma dato che il ragazzo non spiccicava parola, parlò lei : -Dove li devo mettere per mandarli a lavare, immagino che non mi sia permesso uscire...signore- aggiunse in fretta l'ultima parola, dopo che lo sguardo gelido dell'uomo la guardò sprezzante. L'odore era di rosellina, e la vasca piena di bolle e schiuma era un colore rosato a causa di qualche petalo buttato qua e là. Lei sicuramente non aveva preparato tutto quel rilassante bagno, ma allora chi era stato?!
-Lì- indicò un grande cesto in vimini a terra, vicino al lavandino di marmo color avorio.
Priscilla alzò un sopracciglio accigliata, e senza dire una parola fece cosa le aveva ordinato. Il moicano la guardava divertito, per lei era una tortura obbedire a un purosangue e lui godeva da matti a saperlo.
-Vicino lo scrittorio, verso il balcone c'è un piccolo frigorifero, prendi una sacca di mezzosangue e mettilo nel calice che trovi sulla scrivania- comandò Joseph, mentre si immergeva completamente nell'acqua. Priscilla riluttante si mosse, come le aveva detto prese la sacca e riempì il calice di cristallo con la bevanda vermiglia. Lentamente rientrò nella stanza e lo porse al ragazzo che ne bevve più della metà in un solo sorso. Gli occhi chiusi per assaporare meglio il sapore, le vene visibili e i canini sul bordo del bicchiere. Appoggiò il calice sul bordo della vasca e osservò il vestito sporco della ragazza. 
-Spogliati - intimò piatto. La ragazza spalancò gli occhi incredula. Si guardò attorno in cerca di qualche scusa da dire, ma non le venne in mente nulla.
-Perché dovrei?- domandò, per poi aggiungere un ''signore'' all'occhiataccia di Joseph.
-Perché è un mio comando, e tu lo eseguirai se non vuoi che lo faccia io stesso- minacciò con una voce rauca e profonda il ragazzo, mentre si sentiva una nota di nervosismo e alterazione. 
Priscilla si arrese e si levò il corpetto e la lunga gonna verde, restando in intimo bianco. Il moicano fece un gesto schifato : - Ma chi te l'ha dato quell'orribile due pezzi? - pronunciò le parole con disprezzo e orrore.
-Ilenia..è stata molto gentile con me, signore -  rispose cauta la serva, incredula di tanta mancanza di rispetto.
-Bhe sarà punita per questo - constatò il principe mentre rapidamente continuò a parlare interrompendo le varie suppliche della mezzosangue - levati anche quello comunque.- 
Priscilla rimase immobile, quando era troppo, era troppo. Passarono pochi secondi, ma il puransangue notando che non si muoveva con un'occhiata fulminante cercò di convincerla. Ma la schiava continuava a guardare con aria di sfida il suo padrone.
-E' coraggio o orgoglio?!- chiese, prendendo il polso della giovane donna e catapultandola nella vasca. Priscilla non si aspettava tale gesto, non era riuscita nemmeno a collegare il cervello per un contrasto alla forza di Joseph. Riemerse sospirando affannosamente, le bolle attorno a lei erano diventate rosse scuro, la sua ferita incominciò a bruciarle fortemente, mentre con un colpo deciso il suo padrone le strappava i pochi stracci che teneva addosso. Era completamente nuda ed indifesa, però almeno le bolle coprivano completamente la superficie dell'acqua, e la vergogna un poco era placata. 
Il moicano, la fece sedere dentro all'acqua e incominciò a leccare la ferita che rimaneva scoperta. Non aveva particolarmente fame, ma sentiva la paura crescere nell'animo di lei, e il sadismo del purosangue si rafforzava sempre di più. Priscilla aveva incominciato a tremare, e quando la lingua del moicano si spostò dalla clavicola alla gola il terrore la invase. Lui si divertiva a lasciare piccoli segni rossi, simili ai petali di rosa che galleggiavano nella vasca, ma lei sapeva che se avesse voluto avrebbe potuto reciderle la gola, e farla soffrire ancora di più, se non addirittura ammazzarla definitivamente.
Ma non sapeva che Joseph, non aveva intenzione di nutrirsì , bensì voleva trarre più divertimento possibile. Con mano indagatrice incominciò ad indugiare sulla pancia contratta della ragazza, sui fianchi e anche sulle cosce, senza mai toccare parti completamente intime. L'acqua rendeva il tocco leggero e morbido, eppure Priscilla aveva incominciato a supplicare piano di fermarsi. Il seno di lei sfiorò il petto di lui, piano i denti giocarono con il lobo dell'orecchio della serva, mentre la ragazza tesa più che mai implorava singhiozzando.
-Molto male, era solo orgoglio- decretò Joseph, mentre dirigeva la mano sottile della ragazza verso la sua mascolinità. Priscilla tremante  cercò di ritrarla a se, ma la morsa al polso del moicano era troppo stretta e si arrese. Incominciò ad accarezzarlo e muoverlo, mentre nella sua mente ricordava i bei momenti passati con i suoi fidanzati. Ne aveva avuti tre nella sua giovane vita, eppure il loro legame seppur forte li avevano resi più amici che altro. Erano stati uccisi tutti, lei lo sapeva e questo le fece ancora più male. Con singhiozzi spastici di orrore, aumentò la velocità del polso fino a quando non sentì un gemito di piacere provenire dalla bocca sottile e scura del principe. Levò veloce la mano da lì, e si mise a fissare con le lacrime agli occhi il pavimento del bagno. Dopo quasi un minuto il ragazzo riprese ad essere lo sbruffone e arrogante che era sempre stato, e tirandola a sé, posò un bacio sulle morbide labbra di Priscilla, la quale oppose una ferrea resistenza, ma quando le unghie del principe spinsero sulla ferità la ragazza urlò di dolore, dando libero accesso alla lingua del demone di assaggiare la sua saliva. Fu un bacio orribile, per lei, la dolcezza e la tenerezza erano nulle, a differenza di quello che aveva sempre provato baciando. Ma provò una sensazione molto più intensa, nuova e divoratrice. Una passione travolse la sua bocca, si ritrovò e rispondere al suo bacio , dimenticò quasi chi avesse di fronte, e sentiva una strana percezione in mezzo alle gambe. Quando il moicano notò l'eccitazione di Priscilla si distaccò subito, e la staccò da sé improvvisamente. Lei lo guardò confusa, come aveva potuto lasciarsi andare di fronte a tale mostro?! Il ragazzo la guardo per la prima volta con interesse, avvicinò il suo braccio destro alla sua bocca e si procurò un grande taglio, con i suoi canini. Avvicinò il braccio alla bocca di lei, che bevve disgustata la bevanda rossa del purosangue. I mezzosangue non si cibavano dei purosangue, nessuno si cibava di loro. La ferita della serva rimarginò immediatamente e a quel punto il ragazzo allontanò il braccio da Priscilla. Uscì velocemente dalla vasca e guardò un'ultima volta la sua schiava, con la bocca ancora imbrattata di sangue. 

 
Il viso di Joseph aveva nuovamente un'espressione disgustata e sprezzante. Priscilla si sentì morire dentro.






Buona sera giovincelle :3
come statee ?! io bene, benissimo perché sono felicissima delle belle recensioni che mi avete lasciato.
37 recensioni per il prologo e 21 per il primo capitolo *O* continuate così vi pregooo :3
Questa storia sta richiedendo molto tempo, però mi sto divertendo troppo a scriverla :D Spero vi piaccia e spero la seguiate e spero anche che recensiate (:
Inoltre vorrei ringraziare tutti i recensitori (si può dire? ahah) tutti quelli che hanno messo la storia nelle seguite
46, nelle ricordate 2 e nelle preferite 9 dopo solo un capitolo e un prologo *w* grazie infinite  anche ai lettori silenziosi ovviamente <3
Un bacione enorme, spero gradiate il capitolo ci ho messo l'anima a scriverlo..quindi fatemi sapere cosa ne pensate.
Vostra Sofi
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3


 
Priscilla si toccava insistentemente la clavicola, ove pochi secondi prima era situato un taglio profondo. Era scomparso. Il moicano era uscito dal bagno nudo, e la ragazza lo intravedeva vestirsi. Non era riuscita a capire come mai il bastardo principino purosangue l'avesse curata. Uscì piano dalla vasca. Di rimettersi il lungo vestito verde sporco del suo stesso sangue proprio non ne aveva intenzione. Guardò titubante l'asciugamano.
-Posso avvolgermi il telo, signore?- domandò mordendosi il labbro, tremava sia dal freddo sia dall'ansia che continuava a persistere nel suo stato d'animo.
-Si certo..- parlò vago e pensieroso Joseph. Senza troppi complimenti la schiava si coprì e uscì dal bagno. Alzò le soppracciglia e spalancò la bocca. Il ragazzo stava, inutilmente, cercando di accendere il fuoco. Aveva il petto nudo e dei pantaloni jeans scuri. Era accovacciato sul tappeto beige, davanti al camino. La legna riceveva una fiammata intensa e rossa per poi spegnersi. Sembrava un bambino, e per la prima volta le labbra di Priscilla si incresparono, in una specie di sorriso. 
-Al diavolo, manderò una serva!- gridò irato, tanto che la schiava sobbalzò impaurita. Lo sguardo scuro del principe cadde sulle tornite e lisce cosce della ragazza e sul suo tremore evidente. Rise. La sua risata rimbombò in tutta la stanza, era profonda e glaciale. Priscilla si sentì offesa , stava ridendo di lei?
-Che hai da ridere?!- l'accusò la ragazza, ferita dalla provocazione di Joseph. Il principe smise di ridere e la fissò glaciale. 
-Cosa hai detto?- disse furibondo avvicinandosi a lei, finché il nasino all'insù di Priscilla sfiorò il suo. Il profumo di rosa e arance venne inspirato dalla ragazza spaventata. 
Teneva la testa alta, e gli occhi blu scuro fissavano quelli del purosangue.
-Ch-che h-hai da ridere!?- balbettò insicura, mentre pensava a tutti i modi in cui sarebbe potuta morire. Avrebbe chiesto preferibilmente una morte dignitosa e veloce. Conoscendo il suddetto sadico e torturatore assassino era ovvio che non le sarebbe stata concessa. Le mani di Joseph le accarezzarono il fianco, il respiro forsennato di Priscilla aumentava vertiginosamente, stava in punta di piedi e spiaccicata contro il muro di pietra. 
-Devi imparare a riconoscere chi è superiore a te, mia cara- ringhiò sulla gola scoperta della sua serva. Ella sempre tenendo la testa alta sputò acida, sapendo di sbagliare:
-Tu non lo sei di certo!- sentì un dolore intenso alla gamba sinistra, sulla coscia. Il principe le aveva conficcato le unghie e la stretta della mano sul braccio destro della ragazza le aveva procurato diversi lividi violacei. Venne buttata di peso sul tappeto, nuovamente.
La ragazza si allontanò il più possibile ma venne bloccata dal piede nudo del ragazzo. Tratteneva l'asciugamano da in piedi e Priscilla sapeve che se avesso provato a scappare ancora di più sarebbe rimasta nuda. Non era una buona idea, così rimase immobile, tremante e spaurita mentre Joseph si chinava su di lei. Apparvero minacciose gli occhi rossi, i canini e le vene nere fin troppo familiari alla mezzosangue. Un rumore di porta che si spalancava e una voce tra il beffardo e una risata interruppe il momento :
-Io ho fame, ho preparato due ragazze niente male in salone!- 
Joseph guardò verso la porta. Il suo viso tornò in pochi secondi normale, le guance erano olivastra e non più contornate dal nero, gli occhi scuri e non rossi e i denti di misura consona. Sorrise sardonico, con una punta di sarcasmo. Priscilla era immobile sotto di lui, non sapeva nemmeno chi fosse lo sconosciuto che le aveva fatto scampare una dura punizione. Il principe si alzò, e batté la mano su quella del biondo. 'Xanver' pensò irritata e disgustata la ragazza. Doveva ammettere che per quanto odiava quel purosangue l'aveva salvato da una fine molto dolorosa. Velocemente Joseph indossò una camicia bianca di lino.
-Luna, badi tu alla mia schiava?- disse il moicano sorridente a una biondina, la quale annuì sorridendo a sua volta. La suddetta 'schiava' li guardava amareggiata, Priscilla stava per essere squartata da parte a parte e quelli tranquillamente ridevano come se niente fosse, compresa la serva di Xanver tra l'altro. I due ragazzi si diressero verso la porta, ma prima che  il principe uscisse lanciò uno sguardo fulminante seguito da una frase che non faceva presagire niente di buono : - Io e te facciamo i conti dopo, sporca mezzosangue- 
La schiava deglutì rumorosamente, finché la porta non sbatté non poté tirare un sospiro di sollievo. Luna si diresse saltellando verso il letto e si sedette sul bordo, unendo le gambe e guardandosi attorno con il sorriso sul volto.
-Perché ridi?!- chiese acida Priscilla, mentre si rialzava, sistemandosi l'asciugamano e toccandosi cauta le ferite sulla gamba. Non erano molto profonde ma il sangue le continuava a colare ed era ormai arrivato fino al ginocchio. 
-Sono felice.- rispose semplice, muovendo le gambe su e giù. La mezzosangue dai capelli color cioccolato si irritò ancora di più. Priscilla si sedette sul tappeto, avrebbe macchiato il letto e non era il caso di peggiorare la situazione.
-Sai accendere il fuoco?- chiese per spezzare il canticchio flebile della biondina, la quale scosse la testa e riprese compiaciuta a emettere versi bizzarri. In quel momento la porta si spalancò nuovamente e una serva bruna entrò. Teneva tra le braccia una sacca di sangue, etichettata con 'Umano', e un vestito simile a quello che aveva indossato precedentemente.
-I-Ilenia?- disse stupefatta la serva di Joseph. La brunetta sorrise. Aveva i capelli perfettamenti lisci e lucidi, la frangetta le risaltava i grandi occhi. Aveva la bocca rosea e la pelle era diventata particolarmente abbronzata. Sembrava un'altra persona.
-Il sangue fa miracoli..- mormorò porgendo la sacca a Luna, la quale interruppe solo allora il canto e incominciò a bere affamata. 
-Per me..non c'è cibo?- domandò Priscilla. Si aspettava una sacca anche per lei.
Ilenia scosse la testa- Ho incontrato il principe..mi ha dato ordine di venire ad accendere il fuoco, di procurarti un intimo decente e un vestito e solo una sacca di sangue per...la schiava di Xanver. E poi ha detto che potevo nutrirmi.- bisbigliò raggiante. Guardò poi la biondina. Era anche lei stupita dal personaggio singolare della giovane, che beveva piano, scuotendo ogni tanto la testa ed emettendo gemiti di piacere. I suoi occhi non sembravano nemmeno particolarmente rossi, e le sue vene nere sembravano graziose decorazioni nel suo viso. Tutto su di lei pareva strano. 
La mezzosangue prese ad armeggiare con il camino mentre la serva del moicano indossava un completo panna decorato con pizzo blu. Indossò il corpetto azzurro pastello e la lunga gonna blu notte. Non capiva perché Luna poteva indossare degli shorts e una camicetta ocra mentre lei doveva portare dei vestiti dell'800. Una vampata di luce e calore scaturì improvvisamente.
-Bene il mio compito è terminato ..- mormorò alzandosi. Priscilla venne pervasa dall'angoscia e le balenò un'idea.
-Luna, cara- parlò più falsamente possibile- Ilenia è così gentile e carina..perché non la facciamo restare con noi?!- propose guardando l'amica che attendeva in ansia come lei la risposta. La serva di Xanver come riscossa guardò entrambe con il viso stupito. Poi con uno scuotimento di spalle disse -Per me è ok.- 
Le due mezzosangue tirarono un sospiro di sollievo.
 
Dire che fosse stata una buona serata per Priscilla era davvero ripugnante. Lei e Ilenia avevano incominciato a parlare di come fossero finite lì, di chi avevano perso. La brunetta aveva avuto una storia ancora più triste della sua, i suoi genitori lavoravano lì da anni e quando lei fu abbastanza grande per lavorare e i genitori abbastanza vecchi per smettere i purosangue decisero di rimediare. Erano morti il giorno che lei incominciò il suo servizio.
-Quindi non sei mai andata a scuola?- domandò scura in viso Priscilla.
Ilenia con due grandi occhioni scosse la testa. -Perché tu sì?- chiese a sua volta, stupita da questa notizia. Il rintocco di mezzanotte suonò in lontananza ed entrambe sobbalzarono. Luna era quasi un'ora che ballava in tondo da sola, e continuava a canticchiare. 
I due demoni entrarono non appena il rumore si concluse. La serva estranea si alzò e dopo essersi inchinata davanti a loro, con lo sguardo al pavimento, venne congedata all'istante. Joseph non rivolgeva nemmeno uno sguardo sprezzante a Priscilla, la ignorava completamente. 
-Luna andiamo, sono molto stanco- esclamò sbadigliando il purosangue biondo barcollante. La ragazza saltellando salutò con enfasi il principe ed uscì sorridendo, Xanver fece un gesto all'amico e lanciò a Priscilla un'occhiata..di compassione?! Lei non ne era sicura ma le sembrava proprio di sì. 
 
Il moicano incominciò a levarsi la camicia. La mezzosangue notò l'odore acre del sangue di qualche essere della sua specie. La nota positiva era che non aveva tanta fame da prosciugarla. Forse un taglio netto staccandogli la testa sarebbe stato più di suo gradimento.
L'ansia e la paura le attanagliavano lo stomaco, si era quasi pentita di aver commesso un gesto tanto avventato. Si mordeva insistentemente il labbro, che era gonfio e rosso. Aveva un po' di fame, ma era la cosa meno rilevante a suo dire. Muoveva ritmicamente le mani tra loro per l'attesa esasperante. Joseph sapeva che l'aveva in pugno, e il suo sadismo si manifestava anche nel farla aspettare. Si sedette sul grande e morbido letto e inspirò faticosamente.
-Vieni qui!- mormorò stizzito e gelido. La mezzosangue si riscosse e veloce, camminando goffamente si avvicinò al demone. 
-Perché mi provochi?!- chiese tagliente, sprezzante e diretto. Priscilla deglutì spaventata e con una voca tremante e roca rispose :  -Io non voglio sottomettermi a uno ..come te!- 
-Cosa ci sarebbe di male?! Io sono superiore a te!- controbatté il principe mentre incominciava ad alterarsi. Stave cercando di mantenere la calma ma non era proprio il suo forte. 
La schiava rimase zitta e non spiccicò parola. Se avesse risposto male quella ''allegra'' conversazione sarebbe finita, come la sua vita. Joseph si portò il viso tra le mani e sospirò rumorosamente. Rialzò la testa e con voce piatta ordinò alla ragazza di spogliarsi e di stendersi sul letto. La ragazza provò una stretta al cuore e allo stomaco. Doveva essere punita, e in fondo non la stava uccidendo. Perché allora invece di sentirsi agitata le mani sudarono improvvisamente e la gola si seccò?
Si levò il corpetto e la lunga gonna blu. Levò l'intimo, dopo un'occhiataccia dal purosangue e si stese a pancia in su. Chiuse momentaneamente gli occhi spaventata. Mentalmente si ripeteva ''Passerà, passerà''. Il letto gicolò piano e sopra di lei sovrastava il più potente dei demoni. 
L'uomo le sollevò la coscia, girandola lievemente e incominciò a leccare piano la ferita. Priscilla si sentì bruciare il sangue nelle vene. Nessun uomo era mai arrivato a sfiorarla così vicino. La nudità non la verognava, il tatto sì. Le mani del ragazzo indugiavano volentieri sui fianchi. Risalì piano e incominciò a far ruotare le mani sui seni, che le provocarono una scintilla. Il cuore di Priscilla batteva veloce e quando Joseph lacerò con i canini la sua gola un dolore terrificante la fece urlare. Non si stava nutrendo, lo sapeva. Era una punizione quella, lui non aveva fame. Il suo unico desiderio era di farla gemere..dal dolore. Eppure piano mentre indugiava a leccare la ferita, la mano sinistra dei moicano scese cauto fino alla sua femminilità. La mezzosangue sussultò. 
-Oh..ma ci siamo bagnati! - constatò con un punto di orgoglio nella voce gelida. Priscilla avvampò. Non se ne era nemmeno resa conto. Cercò invano di divincolarsi, ma il purosangue non le permise di muoversi di mezzo centimetro. Le mani di priscilla erano sul petto muscoloso e nudo del principe, per allontanarlo ovviamente. Ma la spinta che dava si affievoliva sempre più. Joseph stava compiendo con le dita movimenti circolari sul clitoride, senza penetrarla, e lei stava impazzendo. Stava realmente pensando lei stessa di aver avuto dei seri problemi mentali eppure l'eccitazione e il piacere che stava sentendo erano esasperanti e reali. Priscilla tremava e aveva attacchi convulsi, ogni tocco alla sua femminilità sensibile le provocava una scossa di piacere. 
Non credeva come potesse cedere a tutta quella eccitazione. ''Fa che non smetta'' si ripeteva mentalemente. Joseph la sentiva più che mai sua, e si divertiva a prolungare il suo piacere il più possibile. 
-Ti prego...- supplicò eccitata Priscilla. Il principe sorrise sardonico e sadico. Fermò le mani e parlò sarcastico, con voce profonda ed erotica :
-Non meriteresti di venire..sporca ragazzina mezzosangue- 
Con uno sfregamento rude, nel punto giusto Priscilla sentì il sangue pulsarle nelle vene e nel suo basso ventre e urlò di piacere, inarcando la schiena. Aveva praticato autoerotismo per anni, infondo non c'era nulla di male. Ma mai aveva avuto un'orgasmo tanto appagante. Stremata cadde tremante, mentre il respiro le si faceva piano piano regolare, Joseph la trasportò di peso sul tappeto, davanti allo schioppettio del fuoco, non prima di versare qualche goccia del suo sangue nella bocca della schiava.
Il principe purosangue si tolse i jeans e con i soli boxer neri si mise sotto le coperte a dormire, soddisfatto. Si sentiva incredibilemente bene, aveva il completo potere su tutto. Lui aveva avuto il potere di decidere cosa farne di lei, e l'aveva risparmiata. Priscilla era in debito con lui, e questo lo eccitò da morire, pensando diversi giochetti perversi da attuare il giorno dopo. I suoi pensieri però vennero interrotti da un pianto. Era un pianto sofferto e singhiozzato, quasi tormentato. Il principe rimase interdetto, molte donne piangevano. Di certo non dopo aver avuto il piacere di essere soddisfatta a letto da un dio del sesso come lui, di solito succedeva dopo una punizione e lui l'aveva anche guarita dopo di essa. 
-Che diavolo fai, ragazzina?!- domandò alzando la voce. Si era seduto sul letto, e Priscilla tremava rannicchiata sul tappeto..nuda e sporca dei suo stesso sangue. 
-Vieni qui!- ordinò urlando il moicano ma dato che la demone mezzosangue non si mosse, Joseph scese dal letto e l'alzò prendendola per il braccio.
-Obbedisci quando ti ordino qualcosa!- l'avvertì guardandola negli occhi. Aveva le lacrime che le rigavano il volto ma non aveva paura di lui. Proprio il principe non riusciva a capire. 
-Stenditi sul letto!- comandò mentre Priscilla eseguiva lentamente l'ordine. Si stese stranita e singhiozzante nel morbido letto. Erano giorni che dormiva sulla terra, letteralmente, e fu una grande consolazione per lei. 
Joseph le arrivò di spalle e la serva sobbalzò allontanandosi, ma lui non aveva intenzione di dormire nello stesso letto distanti. L'avvicinò finché la schiena lentigginosa della ragazza non toccò il petto scolpito del purosangue. Priscilla rabbrividì, e senza rendersene conto di ciò che fece si voltò e abbracciò l'uomo che tanto odiava. Aveva veramente bisogno di sfogarsi, e anche se quello non era né il luogo né il momento adatto Joseph l'accolse tra le sue braccia disarmato da tanta tenerezza.







Buona sera donne *-* scusate l'attesa ho delle premesse da fare. Ho pubblicato prima questo capitolo dell'altra storia perché era quello che mi premeva più fare ma pubblicherò a breve anche l'altro tranquille :3 
Poi cosa ne pensate di questo capitolo..è un po' molto hot, spero di non essere risultata volgare..le recensioni diminuiscono capitolo per capitolo, ance se sono abbastanza mi chiedo '' agli altri non interessa più la mia storia? '' :'( 
Comunque grazie a tutti che seguono e recensiscono mi fate davvero un grande piacereee 
<3
Ho appena finito (in un giorno) '50 sfumature di Grigio' e l'ho trovato bellissimo, è un libro davvero interessante ed erotico lo consiglio a tutte (e poi sta spopolando in tutto il mondo :3 ) prenderò domani il seguito, il secondo della trilogia e sto fremendo per sapere cosa succederà, quanto vorrei scrivere bene come lei :''') 
Vabbene bando alle ciance, spero il capitolo sia di vostro gradimento :3
Un bacione
vostra Sofii 
<3

p.s. Vi lascio due link di come mi immagino Joseph. Molti credo lo conosceranno, interpreta Puk in Glee : 
http://www.google.it/imgres?um=1&hl=it&sa=N&biw=1241&bih=599&tbm=isch&tbnid=kzT7a-ayCKKHTM:&imgrefurl=http://glee-club.myblog.it/archive/2010/01/07/noah-puckerman-puck-mark-salling-glee-serie-tv-personaggio.html&docid=vOK1IPdgujtFmM&imgurl=http://glee-club.myblog.it/media/00/00/515445315.jpg&w=333&h=500&ei=fG8QUNq0JMvusga294GwCw&zoom=1&iact=rc&dur=53&sig=101208606779381252711&page=1&tbnh=128&tbnw=83&start=0&ndsp=23&ved=1t:429,r:3,s:0,i:81&tx=53&ty=33

http://www.blogapuntate.it/galleria/glee-puck/22
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4


 
La pioggia picchiettava piano sulle tegole della casata reale. Pur essendo mattina, le nuvole cupe e grigie minacciavano altra pioggia. La luce era fioca, quasi nulla. Una nebbia si era alzata, e l'umidità era alle stelle. Due giovani demoni erano accoccolati in un grande letto matrimoniale. Il camino era ormai spento, ogni tanto emetteva qualche scintilla e un suono sinistro. Priscilla sentì un leggerò tocco sulla sua clavicola e aprì lentamente gli occhi, con un sorriso che le increspava le labbra. Un moicano dormiva pesantemente, la teneva stretta e strusciava il viso sul suo petto. La barba un poco incolta e la pettinatura le solleticavano la pelle. In un batter d'occhio, Priscilla si rese conto di cosa stava succedendo. Il suo viso tornò contratto e si irrigidì immediatamente. Il principe si mosse lievemente, stendendosi più comodo e trattenendola a lui con forza. Era un'orsacchiotto in mano a un bambino, un bambino psicopatico e stronzo. Una vocina dentro la sua testa si occupava a darle della stupida, come aveva potuto scoppiare a piangere davanti a un essere così spregevole? Come aveva potuto abbracciarlo teneramente?
Con un brusco strattone si liberò dalla presa e solo in quel momento si rese conto di essere completamente nuda. Le guance avvamparono e una scossa le attraversò il corpo. Il giorno prima aveva commesso un grave errore, che non si sarebbe dovuto ripetere. Si avvicinò piano ai suoi indumenti e indossò l'intimo bianco con il pizzo blu. Presa la camicia bianca, che odorava un po' di sangue, del principe e la indossò cauta. Le copriva perfettamente il corpo e con assoluto silenzio entrò nel bagno. Si diede una pulita veloce, levandosi il sangue dalla gola e dalla coscia. Un grande specchio era appeso sul lavandino marmoreo. Il suo aspetto era trasandato e semplice. La fame saliva, e sapeva che il suo corpo necessitava di sangue umano. Si morse velocemente il labbro. Spazzolò con cura i capelli, che non avevano intenzione di farsi domare. ''A differenza di te'', la rimproverò la sua testa. Si riscosse dai suoi pensieri, non c'era tempo di rimproverarsi troppo. Cercò indaffarata per tutto il bagno finché non trovò un elastico per i capelli. Gioì forte, tanto che sentì le molle del letto cigolare. Chiuse gli occhi, cercò di restare sull'attenti. Forse Joseph si era solo mosso nel sonno. Decise che non aveva intenzione di scoprirlo. Si fece una coda molto approssimativa e uscì dal bagno lentamente. Seduto sul letto, di spalle c'era il demone. Priscilla sobbalzò e rimase immobile. Lo sguardo del moicano si posò sulla sua schiava, un sorriso amaro e gelidò caratterizzò le sue fini labbra. La ragazza deglutì piano. 
Il purosangue le fece segno di avvicinarsi con le dita. A piedi nudi, cautamente, Priscilla arrivò dal suo padrone ad occhi bassi, impaurita ed anche imbarazzata. Si era mostrata debole di fronte al nemico. Una mossa molto, troppo, stupida.
-Buongiorno sporca e piangente mezzosangue- la salutò apostrofandola Joseph. Il suo viso era ironico, un sorriso sardonico gli era stampato in volto. La schiava sentì il suo sangue ribollire, e lanciò un'occhiata omicida al suo padrone. 
-Tieni lo sguardo basso di fronte a me, ragazzina!- le ordinò sprezzante, mentre Priscilla abbassava gli occhi e si mordeva preoccupata il labbro inferiore. Doveva stare calma, non era tanto difficile, no?!
-Brava micetta- la gratificò. Priscilla rabbrividì a quel diminutivo. Come osava? Le dava quasi più fastidio di ''sporca mezzosangue''. No, non era vero. Quelle due parole vicine la infastidivano più di ogni altra. 
-Ho fame, vai in cucina preparami una abbondante colazione. Prendi anche una sacca di sangue.- mormorò alzandosi e passandole accanto. Priscilla sussultò in modo impercettibile. Le stava permettendo di uscire. Una libertà approssimativa, non reale. Ma sognare le piaceva, poteva godersi pochi minuti di ''relax''.
Joseph la lasciò pensare con gioia per poi aggiungere, stroncando i suoi desideri : -Prova a scappare, a fare la cattiva o disobbedire anche sono un'altra volta e vedrai cosa ti succede!- 
La minaccia era chiara. -Cosa mi succede, signore?- sussurrò Priscilla, voleva sapere di che punizione si trattasse. Se fosse stata come quella del giorno prima non le sarebbe poi nemmeno dispiaciuta. No, cosa stava pensando. L'aveva quasi sgozzata mentre la molestava per tutto il corpo. Era odioso, rivoltante. ''mentre ti molestava e ti faceva gemere dal piacere'' la corresse una vocina interiore, che venne subito messa a tacere da Priscilla.
-Non sfidare la sorte- le rispose vago, misterioso e con un'aria che trasudava la parola SESSO. Priscilla confusa e impaurita si diresse verso la porta, con passo svelto. La voce glaciale del principe la fermò nuovamente :  - Prendi una sacca di sangue 'Umano', è da tanto che non ne bevo una - 
La serva uscì dalla camera e inspirò profondamente. Doveva sbrigarsi. Cercò di ricordare la strada fatta insieme ad Ilenia, appena arrivata al palazzo. Se la sua memoria non la ingannava la cucina si doveva trovare a piano terra, vicino al giardino sul retro. Indossava ancora la larga camicia e camminando a piedi nudi sulla moquette raggiunse la cucina. Il silenzio era tombale, le persone erano scomparse. Non c'era traccia né di purosangue, né di schiavi. Aprì con calma la porta della cucina e rimase con gli occhi aperti. Era deserta. I ripiani in acciaio era lucidi e puliti, non c'era traccia di cibo. Una voce fine e flebile la fece sobbalzare. 
-Buona sera- mormorò Luna superandola e incominciando a cucinare con nonchalance. 
-E' mattina- la corresse Priscilla incominciando a spalmare la marmellata su un tost bruciacchiato. 
-Non su Callisto- sussurrò come se le stesse confidando un segreto. Priscilla inarcò le sopracciglia e la guardò accigliata. Quella ragazza era troppo stramba. Davvero troppo. Però presto notò che la biondina ci sapeva fare con il cibo e si ritrovò a chiederle un aiuto in cucina, che diciamo non era proprio il suo forte. 
-Con moooolto piacereeee- parlò allungando su alcune vocali. La brunetta tirò un sorriso forzato e annuì. Ci avrebbe solo guadagnato doveva almeno essere un po' più gentile.
Un profumo di torta ai mirtilli uscì dal forno. 
-Quando l'hai preparata?- chiese Priscilla, stupita. Era inebriante, l'avrebbe divorata volentieri lei. Luna prese due piattini color avorio finemente decorati e la tagliò a fette. Ne mise una su ogni piatto e incominciò a preparare un the, che odorava di rosa selvatica. 
-Ieri sera.- rispose volteggiando verso di lei, rubandole i semi-tost dalle mani e buttandoli nel cestino. Priscilla rimase a bocca aperta, l'avrebbe volentieri presa a cazzotti. 
-Ieri sera sei stata nella mia stanza fino a mezzanotte- disse Priscilla sedendosi sul bancone, osservando mentre la demone mezzosangue vestita in giallo canarino si destreggiava tra il cibo.
-Sulle due del mattino, allora- mormorò con aria pensierosa- sono sonnambula.- ammise con un sorriso sul volto. Priscilla decise che era meglio non dire altro, era decisamente impossibile che avesse potuto preparare una torta mezza addormentata. Lei nemmeno da sveglia ci sarebbe riuscita. Versò un po' di latte caldo in una piccola caraffa, il the in una graziosa tazzina bianca con fiorellini rosati e mise il tutto su un vassoio d'argento. Poi decorò diversamente le due torte. Nella sua ci mise una deliziosa salsa di fragoline di bosco per dare un colore primaverile al piatto. Mentre in quella del principe la fetta venne ricoperta interamente da cioccolato bianco. Infine, Luna, posizionò i due piattini sui rispettivi vassoi.
-Et voilà!- disse raggiante. Priscilla rimase a bocca aperta. Non solo aveva fatto un capolavoro, ma erano passati solo 15 minuti. 'Come diavolo hai fatto?' voleva chiedere, ma era meglio ringraziarla sinceramente per una volta. Le aveva salvato la vita. 
-Non ringraziarmi- l'anticipò la ragazza - So che tu non avresti potuto fare di meglio- sbatté gli occhi un paio di volte e prese il vassoio uscendo dalla cucina in armonia con ciò che le stava attorno. Priscilla sorrise di gusto. Era strana, un po' troppo forse, ma era stata altruista. E lei amava le persone altruiste. Prese velocemente una sacca di ''umano'' e prese con attenzione il vassoio. Non poteva rovesciare tutto e rovinare l'impeccabile lavoro di Luna. A stento riuscì ad aprire la porta con il gomito e le gambe ed entrò goffa. Il principe aveva indossato dei pantaloni lunghi della tuta e una t-shirt. Era seduto nella sedia del tavolino del balcone. Ammirava un arcobaleno che si era formato in lontananza. Si era fatto la barba e i muscoli venivano messi in risalto dalla maglietta grigia. Priscilla sentì una vampata di calore percorrerle la spina dorsale. La ignorò volutamente e posò il cibo sul tavolino. Joseph sollevò le sopracciglia e aprì la bocca per parlare ma emise un suono gutturale. Ovviamente non si aspettava che la sua serva potesse portarle una colazione tanto prelibata. 
-Ottimo micia- si complimentò incominciando a sorseggiare il the unito al latte. Priscilla rimase in piedi osservandolo frastornata. Non sapeva se poteva sedersi o se doveva mettersi al lavore..magari pulendo un poco la stanza. Rimase dunque ferma, in attesa di un nuovo ordine. 
Il demone moicano si stava gustando anche la torta, che sembrò particolarmente di suo gusto. Notava il petto della ragazza aumentare i battiti, notava le labbra gonfie e rosse della schiava dopo la tortura che ella faceva a causa dell'insicurezza, notava anche che spostava il peso da una gamba all'altra.
-Nervosa?- domandò diretto, passandosi la lingua tra i denti e facendola schioccare. La ragazza sobbalzò e fece un rapido segno di diniego con la testa. Un'idea passò nella testa di Joseph. Si alzò, lasciando metà fetta ancora nel piatto e rapidamente tornò con una cravatta tra le mani, nera. Priscilla lo osservo preoccupata, alzando gli occhi e guardandolo determinata nei suoi. 
-C-che vuoi fare?- chiese piano, intimorita dallo sguardo feroce del principe. Joseph si risedette e batté la mano sulle sue ginocchia. La mezzosangue rimase immobile, e il ragazzo ripetè il gesto ringhiando e lanciando uno sguardo gelido alla ragazza. Priscilla si sedette titubante sulle sue cosce e lo guardò a pochi centimetri dal suo viso.
-Ti insegnerò il rispetto, ragazzina- disse languido. ''Qualcuno dovrebbe insegnarlo a te'' pensò amaramente Priscilla, mentre Joseph la bendava con la cravatta. Priscilla si sentì improvvisamente disorientata, le aveva levato temporaneamente l'uso della vista, era seduta su di lui, nelle sue mani e questo la terrorizzava. 
-Fa come ti dico, per il tuo bene- l'avvertì deciso Joseph facendo passare piano la mano sul ginocchio della ragazza, la quale annuì lentamente. Doveva fare il suo gioco, ce la poteva fare ..forse. 
-Apri la bocca e tira fuori la lingua- ordinò diretto il moicano. Priscilla rimase immobile, che diavolo voleva fare? Sentì un dolore intenso sulla coscia. Quel bastardo le  stava stringendo molto,troppo , forte la gamba. Ubbidì divorata dal dolore, le sarebbe sicuramente rimasto il segno di un livido. 
-Cominciamo a ragionare- inspirò sulla clavicola della ragazza. La mezzosangue sentì con la punta della lingua un gusto dolce e tiepido. Pasta frolla, mirtilli e cioccolato bianco. Le aveva messo in bocca un pezzo di torta, lei ovviamente aveva pensato al peggio. Masticò pianissimo e deglutì cercando di guadagnare un po' di tempo. Joseph fece passare le dita affusolate sulla bocca della sua serva la quale si irrigidì come fulminata. Non. Doveva. Lasciarsi. Andare. 
Il principe ritrasse la mano, e Priscilla avvertì uno schiocchio di plastica e il suono di una persona che beveva. Si stava pregustando il sangue, e lei rimaneva tremante sulle sue ginocchia, in attesa di un nuovo ordine.
-Di nuovo!- comandò mordendo piano il lobo della serva, la quale si rimise in posizione più insicura che mai. Sentì nuovamente il rumore e poi qualcosa sfiorarle le labbra. Non era di certo la torta. Erano morbide e gelide labbra. La sua lingua si divertiva a giocare insistente con la sua e un sorso di sangue umano le riempì la bocca. Era uscito dal frigo da poco, eppure lei lo sentì bollente, a differenza della labbra del moicano. Sussultò quando il succo vermiglio tocco la sua gola, era buono, buonissimo. Eppure non le andava di certo di berlo. Era stato nella bocca del suo padrone e lei l'aveva appena deglutito. Joseph spingeva la schiena della ragazza, in modo che non si potesse staccare, e con la mano libera teneva le due braccia immobilizzate e allungate per i polsi. Finalmente, dopo un periodo che sembrò eterno, il purosangue si staccò soddisfatto, sospirando sul viso della ragazza bendata. 
Priscilla sentì la camicia muoversi, aprirsi. ''Brutto stronzo, dominatore, porco mi ha sbottonato la camicetta'' pensò irritata la povera mezzosangue. La mano che si trovava sulla spina dorsale si spostò, e si insinuò sulla pancia, per poi toccare l'orlo in pizzo degli slip. Joseph raggiunse le labbra della sua schiava e le morse selvaggiamente, mentre ella emetteva un gemito di dolore. Un po' del suo sangue scivolò nella bocca del ragazzo, che lo rese più audace e sicuro. L'indice del moicano si mosse impercettibilmente sulla stoffa che ricopriva la femminilità della ragazza, la quale gemette dal piacere questa volta. La mezzosangue sobbalzò spaventata, si era eccitata per un leggero tocco, dove erano le promesse che aveva fatto a se stessa?
-Ti pregoo..- mormorò con voce irriconoscibile Priscilla. 'No, oddio, che diavolo stai facendo?' la rimproverava una vocina dentro la sua testa. Ma la ragazza era in estasi, non la sentiva nemmeno. Di scatto Joseph le sfilò le mutandine e infilò un dito dentro di lei. La ragazza gemette nuovamente, un leggero fastidio predominava in lei. ''Sgualdrina'' rimbombava nella sua testa. Eppure un piacere primitivo e intenso le faceva ignorare qualsiasi cosa. La mano incominciò a muoversi veloce. 
-Cosa vuoi?- chiese con voce roca ed eccitante il principe. 
-Voglio...- sussurrò in preda agli spasmi. Stava per raggiungere il piacere che tanto bramava.
Finché Joseph non si fermò di scatto, aspettando il continuo con interesse. Se lei avesse potuto vedere, avrebbe notato un sorriso sarcastico e soddisfatto sul suo volto. 
-Cosa vuoi?- ripeté interessato in modo molto sadico.
-Te...-ammise, senza pensare, ignorando i suoi sentimenti di odio, riluttanza, terrore verso di lui. 
-Brava micia!- si complimentò muovendosi finalmente, facendola tremare dall'intenso piacere che l'aveva attraversata. Esausta, i suoi polsi vennero liberati, e la benda sciolta. Tenne momentaneamente gli occhi chiusi, la luce le penetrò violenta negli occhi. Un ragazzo la prese coccolandola tra le sue braccia e lei si lasciò cullare disorientata. 
-Ora hai capito chi comanda?- domandò la voce maschile, sicura e quasi divertita. Era troppo stanca e stremata per rispondere, così Priscilla emise un suono in segno d'assenso e si limitò ad espirare il profumo di dopobarba e menta che emanava il demone. Lo odiava con tutta se stessa, eppure una piccola parte di sé era grata di tanto piacere.
 
Un rumore intenso la svegliò. Era coricata sul tappeto beige della camera. Notò amareggiata che due demoni, Joseph e Xanver parlavano rilassati seduti sul tavolino. Luna, invece stava riordinando la camera in modo estremamente perfetto. Saranno state poco più delle 10 del mattino, e Priscilla si alzò da terra. Si sorprese che fosse vestita con dei pantaloncini aderenti e un grande felpa da uomo. Sorrise involontariamente, era una specie di premio, quello?
-Oh la mia micetta vogliosa si è svegliata!- mormorò divertito Joseph, mentre dava il cinque all'amico. Priscilla avvampò, non poteva dire quelle cose davanti ad altri. Luna interruppe il suo lavoro guardandola con i grandi occhi grigi, sbattendoli ripetutamente. I due purosangue ridevano sentendosi superiori più che mai. 
-Ma che razza di problemi hai?- gridò furiosa. La rabbia la stava riscaldando troppo, si sarebbe levata volentieri la felpa, ma non era il caso. Il viso rilassato del principe si trasformò immediatamente, attraversato da un fulmine di ira. Si alzò minaccioso, facendo suonare ripetutamente i campanellini d'allarme di Priscilla.

Quel fottuto demone del sesso, era anche un fottuto demone razzista e spietato. Priscilla come poteva sottomettersi ad uno come lui?



Salve donne ed uomini (molti mi hanno ripreso dicendo ''chi lo dice che non ci sia un ragazzo a seguirti?'' ebbene, avete ragione. Eppure non ho notato nessun ragazzo maschio che segue la mia storia, anche se ne sarei felice :3) 
bando alle ciancie, sono in un momento post-crisi. Ispirazione zero per l'altra mia storia. Non riesco a buttare giù uno straccio di capitolo quindi mi vorrei scusare per l'immenso ritardo nell'altra storia!! Invece ho molta ispirazione per questa e ho scritto un capitolo molto particolare..spero che voi l'abbiate gradito (:
Fatemi sapere cosa ne pensate, e grazie a tutti quelli che seguono, e a tutte le meravigliose recensione che lasciate..grazie milleeee
<3
Un bacione
vostra Sofii
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 
Il silenzio era caduto sulla lussuosa camera di Joseph. Il quale era in piedi, con il viso livido di rabbia e gli occhi scuri. Teneva le mani strette a pugno lungo i fianchi, e la mascella serrata non presagiva niente di buono. Priscilla guardava negli occhi il principe, non aveva intenzione di farsi mettere i piedi in testa da quel tipo, eppure dei brividi di paura le attraversavano la colonna vertebrale. Seduto su una sedia in ferro batturo, placcata in bianco, c'era Xanver che sembrava interessato alla reazione del suo compare.
-Ripetilo se hai coraggio!- ringhiò il moicano, emettendo un suono gutturale e primitivo. Era decisamente un tipo lunatico e violento. La mezzosangue rabbrividì spaventata e aprì la bocca per rispondere impertinente ma venne anticipata.
-Ha chiesto se hai dei problemi!- intervenne Luna, mettendosi tra la schiava e il suo padrone. Aveva il viso rilassato e non dava segno di alcun cedimento. Sbatteva ritmicamente le palpebre, e un sorrisetto beffardo le increspava le labbra cremisi.
-Che cazzo stai facendo Luna?!- sputò volgare Joseph, disorientato dalla reazione della mezzosangue dal cappelli del colore del sole. La mascella si era allentata, gli occhi erano curiosi e i muscoli si erano allentati appena. 
-Smettila di esercitare il tuo potere per opprimere gli altri, come pensi si sentano le persone che offendi, disprezzi e accusi? -esclamò con tutta la calma del mondo. Teneva le gambe incrociate e muoveva il bacino su e giù, con le mani dietro la schiena. Qualche sconosciuto avrebbe potuto dire che pareva una bambina. Invece era un demone che per sopravvivere si nutriva di sangue, umano per giunta. Sembra rilassata, eppure Priscilla notò da dietro che teneva le mani socchiuse, e le muoveva continuamente.
-Non mi interessa cosa provano gli altri, ora levati di mezzo- rispose prontamente il purosangue, innervosito da tanta spudoratezza. Priscilla rimaneva interdetta. Se fosse stata lei a parlargli così sicuramente sarebbe già stata sanguinante a terra. Il ricordo dei primi momenti in quella stanza le risalivano alla mente. Era da appena un giorno lì e già era in balia di un mondo perverso e razzista.
-Non sono tenuta ad obbedirti-Joseph si immobilizzò. Era incazzato nero, gli si leggeva in faccia che avrebbe volentieri staccato la testa di Luna, eppure non la colpiva minimamente.
Il purosangue biondo si alzò da sedere, e guardò negli occhi la sua schiava, la quale sembrava determinata e sicura di sé. Per la prima volta, Priscilla rimase ammirata della figura forte di Luna che celava la bizzarra maschera stramba che portava sempre, la stava difendendo dal più potente dei demoni.
-Ora basta, spostati da lì.-  Xanver parlò piatto, con voce inclinata, fedele all'amico e principe. Luna attese due secondi, nei quali lo scrutò con risentimento. Abbassò lo sguardo e si levò tra Joseph e Priscilla. Quest'ultima si sentì mancare un battito. ''Merda'' pensò con il cuore in gola. La felpa le stava davvero soffocando, o forse era solo la paura. Gli occhi azzurri di Priscilla tenevano il contatto con quelli scuri del suo padrone. Eppure lei tremava, era in preda al terrore. Né lei, né Luna potevano fare niente.
-Uscite. Ora.- pronunciò amareggiato il purosangue. La porta sbattè rumorosamente. ''Sono spacciata'' pensò avvilita Priscilla, abbassando lo sguardo. Tanto valeva farsi ammazzare appena arrivata, ventiquattro ore reclusa in una stanza triste e disperata non le avevano cambiato la vita. Forse sì, gliela avevano peggiorata. 
Un corpo si avvicinò a lei, l'indice e il pollice le sollevarono il mento. I loro sguardi si incontrarono nuovamente, un altro brivido percorse la schiava. ''E' molto arrabbiato''. Priscilla sospirò, sapeva che era nelle sue mani, e non le andava molto a genio la cosa. Ma era sua, lui decideva. Uno stupido pensiero le passò per la mente.
-Perché non l'hai punita?- la domanda riecheggiò per la stanza. La voce era bassa e tremante, come se stesse esaudendo un ultimo desiderio. Joseph la guardò, toccò il nasino all'insù con il suo, strofinò le lentiggini sulle sue secche labbra. Non si stava facendo intenerire, si divertiva a stuzzicarla e non sapeva per quale ragione amava toccare la pelle di quella ragazza.
-Lei non è la mia serva, io ho scelto te. Xanver ha il potere assoluto su di lei, non io.- parlò mentre scrutava ogni particolare del viso della giovane mezzosangue. Le teneva i capelli color mogano tra la sua mano, stringendo e tirandoli all'indientro per osservarla meglio. ''Potere assoluto, che idiozia'' la mezzosangue non avrebbe mai accettato la schiavitù, e questo sapeva non la rendeva una buona serva, motivo per cui Joseph l'avrebbe potuta uccidere all'istante.
-Allora non hai il controllo su tutto- ironizzò Priscilla. Sembrava all'apparenza un botta e risposta tra due persone che non si sono particolarmente simpatiche. Peccato che non fosse così, e che il demone era predisposto male. 
-Se solo tu fossi più accondiscendente...- scosse la testa accarezzandole con le dita affusolate la giugulare.
-Sì, accondiscentente- rispose all'occhiata stranita della serva - forse potrei anche tenerti con me...- era un messaggio chiaro e forte per le orecchie di Priscilla. Era ovvio che era un avvertimento preciso: se fosse stata ai suoi servizi forse l'avrebbe risparmiata. Ma il punto era : sarebbe stata ai suoi servizi o avrebbe preferito la morte?!
''Sopravvivi''. 
'Dovrai cedere il tuo sangue ogni volta che lui avrà fame.' Non ce l'avrebbe fatta.
''Sopravvivi''.
'Dovrai concedere il tuo corpo ogni volta che lui vorrà divertirsi con te.' Non ce l'avrebbe fatta.
''Sopravvivi''.
'Dobrai obbedire ad ogni singolo ordine.' Non ce l'avrebbe fatta.
''Sopravvivi''. Le parole fiebili della madre riecheggiavano come urla nella testa di Priscilla.
Sentiva le lacrime salire, gli occhi bagnarsi, le guance pruciarle al contatto con il pianto. Il singhiozzo era rotto e roco. Joseph rimase impassibile, era abituato a lacrime di terrore, ben differenti a quelle della sera prima che l'avevano intenerito tanto.
 
-Sarò buona, mi dispiace..- crollò su se stessa, piangendo disperata. Le gambe le cedettero. Il cuore lo sentiva pesante, lo stomaco era in sobbuglio. Aveva bisogno di un abbraccio di suo padre, di sua madre, di sua sorella. Sapeva che erano morti, tutti e che ora Joseph l'avrebbe ammazzata.
Il principe si sedette sui talloni, e la costrinse a guardarlo negli occhi. Teneva il viso di lei alzato, le mani di lui le sollevavano la mascella. Le sue mani erano calde ma erano bagnate dalle lacrime della ragazza. Si sentiva stupida e umiliata. Stava incominciando a capire, lei doveva sottomettersi ad uno come lui. O almeno fingere di sottomettersi..sarebbe stata dura.
-Sono felice che hai capito. Tu. Sei. Mia.- parlò scandendo le parole, avvicinando le labbra alle sue. Un bacio casto la trafisse come una lancia in pieno petto. Ecco cosa intendeva Ilenia: ''Se obbedirai non ti succederà niente''.  Sentiva di sbagliare e di essere indifesa, senza potersi ribellare. Il sapore salato del pianto penetrò nella sua bocca. Il ragazzo stava cercando un bacio più profondo che venne corrisposto dalla ragazza, ma non voleva, si sentiva in gabbia e costretta. Eppure doveva, e questo la fece sentire ancora peggio. Ora era consapevole di non poter contrabbattere, di non poter giocare ma solo obbedire. Joseph si staccò presto notando lo scarso coinvolgimento della sua schiava.
Il suo viso si trasformò presto. La felpa venne strappata. Un dolore lancinante esplose nella spalla. 
Priscilla sentì solo i capelli solleticarle il viso, un dolce profumo di dopobarba le inondarono i sensi. Per un attimo si sentì al sicuro, per poi sprofondare nell'oblio. Mormorò un ''tua'' lieve e impercettibile prima di crollare.
 
 
Sentì un dolore tremendo alla testa. Si sentiva come se avesse preso una sbronza. L'aria era pungente e umida, respirava velocemente. Aprì piano gli occhi. Era ancora stesa sul tappeto. Riusciva a malapena muoversi, spostò la testa di lato e notò la porta del bagno aperta. Priscilla mosse piano le dita per cercare di farsi sentire ma si bloccò di colpo. Il sibilo affannoso di una donna riecheggiava nella stanza. Dei vestiti erano stati sparpagliati per tutta la camera, il letto era disfatto e la mezzosangue constatò che era sera inoltrata. Solo il bagno era ampiamente illuminato.
-Continua ti prego!!- supplicò una voce femminile, familiare alle sue orecchie. Un giramento la fece tentennare e vorticando si ritrovò di nuovo alle prese con i suoi incubi. 

 
Si svegliò di soprassalto. Il petto si muoveva ritmicamente. Si toccò la spalla, dove qualche ora prima c'era una ferita, scoparsa. La sua bocca sapeva di sangue..di purosangue! L'aveva guarita, ancora e si sentì male per essere in debito con un essere spietato come quello. Si alzò a fatica e notò con una punta di soddisfazione di essere sola. Indossava una larga t-shirt e l'intimo. La stanza era perfettamente in ordine, un profumo di rose e lavanda era talmente intenso che quasi si sentì infastidita. Priscilla notò il camino acceso solo allora, emanava molto calore, che però non eliminava l'umidità presente nella camera. Camminò fino al bagno, barcollando qua e la. Si guardò amareggiata allo specchio. Finiva sempre così. Lei diceva qualcosa di sbagliato, veniva punita, la guariva e si ricominciava. Aveva le guance scavate a lo sguardò grigio e spento. I cappelli erano secchi e aggrovigliati, la pelle pallida e le lentiggini scure. ''Sono un mostro'' pensò triste Priscilla.
'No, il mostro è quello stronzo del tuo padrone' la rassicurò una vocina del suo conscio. Si pettinò e rientrò in stanza. Non sapeva che ora fosse, non sapeva cosa era giusto fare, non sapeva dove era il principe. Si sedette rigida sul letto e ripensò a quel poco che aveva sentito. Quel porco si era portato una donna a letto mentre lei era svenuta per terra. Quella voce, quella voce..non le ricordava nessuno eppure la conosceva. In quel preciso istante si aprì la porta e Joseph entrò a passo svelto, aveva il viso tirato ma appena vide la sua serva un sorriso ironico si stampò sul suo volto. Priscilla si sollevò velocemente e lo guardò arrossendo. Aveva sentito una ragazza mugulare per le sue attenzioni, e ora faceva fatica a guardarlo negli occhi.
''Tu. Sei. Mia.'' come aveva potuto abbandonarsi completamente nelle sue braccia, accettando la punizione e quindi la sua prigionia?
-Buona sera, ti sei svegliata!- la salutò avvicinandosi con un sorriso sardonico che gli increspava le labbra scure. La mezzosangue deglutì impaurita, ma rimase incantata un millesimo secondo dal quella bocca sottile. 
-Evidentemente..- rispose con un filo di voce, cercando di sorridere. Digrignò semplicemente i denti, sentiva una fitta allo stomaco e al basso ventre. ''Cavolo, non può succedere, mi ha maltrattato fino poco tempo fa, voleva uccidermi per dio. Come posso essermi eccitata?!'' 
-A che pensi?!- cercò di decifrarla il moicano, accarezzandole le guance pallide. Sembrava divertito dall'aspetto sciupato della ragazza. 
Priscilla rimase zitta, sentiva il sangue pulsarle nelle vene. Desiderava anche lei il piacere, ci stava quasi prendendo l'abitudine. Dopo la punizione si era abituata a quella piacevole sensazione, avrebbe volentieri richiedesto di coccolarla ma si vergognava, e cercava di darsi un contegno. 
-So cosa vuoi, Priscilla.- mormorò emettendo un suono gutturale, sexy. La ragazza rimase stupita nel sentire il suo nome detto con tanta sensualità. 
-No, non lo sai..- rispose sedendosi nuovamente sul letto, arretrando capendo le intenzioni del moicano purosangue.
-Si invece...- con le grandi mani Joseph la tirò verso di sé, e si stese sopra di lei. Il perverso padrone aveva tutto sotto controllo, e questo lo eccitava da matti. Incominciava a mordicchiare le guance smunte della schiava, ad accarezzargli la pelle pallida. Le sue mani passarono preso su l'interno coscia scoperto.
-No, no, no..- balbettò Priscilla, cercando di sfuggire dalla morsa dell'uomo. Ma la sua forza non era nemmeno paragonabile a quella del principe che la teneva salda sotto di lui.
-Ferma, se no ti lego!- la minacciò mordendole con charme le labbra screpolate. 
''Sono alla sua merché, di nuovo'' pensò irritata la ragazza, infondo però si era ripromessa di non farlo arrabbiare, doveva obbedire. 'Obbedire' : che brutta parola.
Con veemenza Joseph scostò le mutandine della ragazza e la penetrò con due dita. Un fastidio si propagò per tutto il corpo, ma il piacere era decisamente più intenso e concentrato sul pube. Strinse le lenzuola sotto si sé, e ricambiò il bacio passionale del moicano. Le loro lingue compivano una danza passionale, lenta e seducente. Lo stomaco contratto, il desiderio, le dita che si muovevano eccitavano la mezzosangue talmente tanto che si muoveva verso la mano del ragazzo, che scostò quando notò l'eccitazione di Priscilla, la quale ci rimase un poco male. Joseph, la guardò languido e le sollevò con calma le gambe, scendendo sulla sua femminilità, alzando leggermente la t-shirt da uomo che portava lei. La sua bocca era calda, la sua lingua bollente. Incominciò a compiere movimenti circolari sulla parte più sensibile. Priscilla gemeva piano, desiderava venire, desiderava dimenticarsi di tutto per qualche istante. Con una leccata ruvida, e profonda Priscilla inarcò la schiena in attesa di un ultimo stimolo.
-Continua ti prego!- mugulò sospirando, in preda all'eccitazione. Un pensiero le attraverso la mente, quelle parole... Il pollice del ragazzo la stimolò immediatamente, facendola contrarre dal piacere. Il sangue le pulsò ripetutamente nelle vene, un suono, un urlo uscì dalla sua bocca. Per dio, era il piacere più intenso e bello che avesse mai provato, ed era quasi sicura che se avesse obbedito avrebbe provato di meglio. Si accasciò sul letto esausta, ripensando alla sua voce eccitata. 
In un baleno capì, riconobbe la voce femminile che aveva sentito.
Aprì i suoi occhi, guardando il principe sopra di lei che si leccava le labbra eccitato.
-Giusy!- esclamò allarmata Priscilla guardandolo con occhi smarriti. 
Joseph sbiancò in un baleno, guardandola attentamente. 




Eccomi di nuovo qui. Premetto che questo capitolo è stato uno dei più difficili da scrivere, sopratutto all'inizio, non mi convince tanto D: 
Grazie per le belle recensioni che lasciate sempre, mi fanno davvero molto piacere *-*  Ringrazio anche i lettori silenziosi, i
21 che hanno messo la storia nelle seguite, i 3 nelle ricordate, gli 87 nelle seguite *O* 
E poi
120 recensioni per 4 capitoli e il prologo, sono davvero onorata di tutte queste attenzioni. Spero di continuare a non deludervi (:
Inoltre faccio notare che 3 di voi hanno notato la somiglianza tra Luna della mia storia e la Lovegood di Harry Potter, ebbene sì credo che alcuni di voi già lo sappiano ma io sono una fan sfegatata di HP e cerco di renderne omaggio ogni volta (anche il nome Priscilla deriva da Corvonero, o il nome della protagonista dell'altra mia storia : Ninfadora). Comunque, sto cercando l'immagine di come mi immagino la mezzosangue ma ancora non l'ho trovata, i'm sorry D': 
Vabbhé vi lascio con questo capitolo un po' lunghino, spero appreziate e recensiate
un bacione
vostra Sofii
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 
* Il vento faceva frusciare le foglie rumorosamente. Una ventata calda colpì il bosco lievemente, rimbombando in tutte le cavità. Ad Halchi le estati erano sempre state calde, forse fin troppo. I prati e gli orti venivano particolarmente curati per non farli esiccare, solo in bosco molto umido raccoglieva particolare svago per i giovani, che si rilassavano a contatto con la natura e gli animali. Una piccola mezzosangue correva a perdifiato sui piccoli ciottoli, guardandosi ogni tanto indietro. Aveva i capelli lunghi, fino ai pantaloncini color verde militare, di un colore cioccolato intenso. I grandi occhi blu saettavano e scrutavano ogni angolo della foresta. 
''Avrà già smesso di contare, devo affrettarmi a nascondermi'' pensò convinta a vincere una Priscilla di appena dieci anni, mettendosi a quattro zampe vicino al torrente. Scorse da quella posizione un piccolo incavo in un albero, che la accolse immediatamente. Aveva sporcato la canotta panna di erba e terriccio, sulla punta del nasino oltre alle lentiggini ergeva una macchia di fango e le sue guance erano coperte da due linee parallele e orrizzontali ciascuna. Erano di colore arancio ed esaltavano il colore simile delle lentiggini. 
Stava rannicchiata nel ceppo della quercia, mentre si mordeva elettrizzata il labbro. Avrebbe portato ''tana'' e liberato tutti con quell'astuto nascondiglio. Un rumore di passi la fece fremere. La paura di essere trovata l'eccitava da matti, e cercava di cogliere chi fosse a cercarla. Se fosse stata sua sorella che la cercava tutte le sue aspettative sarebbero sfumate. Ella sarebbe corsa direttamente al punto di partenza e avrebbe decretato la sua partita persa. Davanti all'albero centenario dei piccoli sandali rossi si bloccarono e la proprietaria si abbassò rivelando la sua identità. Priscilla tirò un sospiro di sollievo. 
-Fammi posto, 'scilla- mormorò a bassissima voce la bambina rannicchiandosi vicino a lei. Aveva qualche anno in più di lei, quasi cinque anni di differenza. Capelli rossi scuri le aleggiavano come una nuvola attorno al visino paffuto. Aveva due occhi scuri come liquirizia,  e delle labbra rosate. Portava una gonna, sporca e anche un poco strappata e una piccola canotta simile a quella dell'altra bambina. 
-Giusy non mi chiamare così, non mi piace - si lamentò con una vocina flebile essendo imbarazzata più che mai. Non era questione che fosse una purosangue, molti di essi erano loro amici. Ma era sempre rimasta in soggezione di fronte allo sfrontato comportamento. Non era nemmeno una assedua frequentatrice del loro gruppo, si aggregava ogni tanto. Secondo Priscilla stava con loro solo per far colpo sui ragazzi del gruppo.
-Non mi piace il nome Priscilla, quindi uso un diminutivo- spiegò fremendo guardandola diretta, facendo abbassare lo sguardo alla mezzosangue. Non aveva peli sulla lingua, e quasi si divertiva a mettere a disagio le persone che vedeva come rivali, in questo caso perché giocavano per squadre diverse, distinte dal riconoscimento sulle guance dell'una arancio, dell'altra giallo. 
Priscilla alzò gli occhi verso la purosangue e ribattè sicura - Giusy, preferirei che mi chiamassi con il mio nome intero, se no evita di chiamarmi- 
La ragazza la guardò con le sue folte ciglia e gli occhi color pece : - Afferrato il concetto, 'scilla!- provocò alzandosi di scatto correndo per fare ''tana libera tutti'', anticipando una Priscilla delusa. *
 

 
Priscilla era rimasta sola stesa sul letto. Joseph dopo il riconoscimento da parte della sua schiava si era alzato e senza dire niente era uscito, visibilmente scosso, con viso scuro forse anche un poco arrabbiato.
 Non aveva memorizzati molti episodi di Giusy nella sua mente, non erano mai state amiche. Si chiedeva cosa ci stesse facendo al palazzo reale, cosa stesse facendo nel bagno quella sera. Anzi sapeva cosa stava facendo nel bagno, ma preferiva non entrare nel dettaglio. Una morsa di curiosità l'invase, voleva sapere assolutamente cosa stava succedendo. 'La curiosità e femmina, perdio!' pensò nervosa. Si alzò di scatto, ed ignorando la promessa che aveva fatto da poco di ''fare la brava'', camminò veloce per i corridoi. Sarebbe tornata indietro prima che il moicano raggiungesse la propria camera, almeno questa era la sua intenzione. Non aveva mai visitato da sola il palazzo reale, l'unico tragitto era camera-del-principe / cucina. La grande ricchezza era messa in bella mostra, e i luoghi erano veramente immensi, ma aveva un discreto senso di orientamento per sua fortuna ed arrivò a una piccola porta con una chiave inserita, al piano terreno. Cercò di aprirla, voleva andare all'esterno. 
Sfortunatamente era chiusa a chiave. Chiuse gli occhi arrabbiata per essere stata tanto stupida.
-Che stai facendo?!- esordì una voce dura, femminile e sconosciuta. Priscilla si irrigidì e si girò notando una figura alta, non troppo magra e abbastanza carina, dai capelli corti e neri. Una serva della casata reale.
-Ehm..io sono Priscilla, la schiava del principe..- la serva annuì scrutandola in ansia, la conosceva già evidentemente- il principe mi ha mandato a cercare una persona, però non ho idea di dove sia...- mormorò. Doveva tentare il tutto per tutto. 
-Chi?!- l'incitò fredda, cercando di capire se stava mentendo o meno.
-Giusy..- ''mi porterà da Joseph e morirò'' pensò, tremando quasi impercettibilmente.
Il viso contratto della donna brna si rilassò immediatamente, quasi sicura che andasse tutto bene.
Priscilla annuì rassicurandosi, si era salvata ..per ora.
-Miss Thomson vive nella casa sul giardino sul retro, però ti devo aprire- parlò sorridendo a tirando fuori un mazzo di chiavi dal grembiule grigio e largo. Il tintinnio cessò quando inserì la chiave giusta nella toppa, al primo colpo e fece uscire la schiava da lì. 
-Ti lascio la porta aperta e la chiave, ricordati di chiuderla..poi lasciala vicino al frigo del sangue della cucina- mormorò salutandola con la mano. La mezzosangue tirò un sospiro di sollievo e uscì diretta a una casetta in legno, aldilà di una piccola collinetta. Le finestre emanavano una luce fioca e quando il nasino coperto di lentiggini toccò il vetro scorse una figura indistinta, sicuramente femminile appoggiata su una poltrona reclinabile intenta a leggere davanti al camino. Andò davanti alla porte e tirando un lungo sospiro bussò.
Il tocco del legno contro la mano fu più forte del previsto, e Priscilla ritrasse la mano impaurita. Doveva sperare che il moicano non fosse lì, ma ne dubitava. Probabilmente era dal suo compare Xanver.
La porta si aprì e una donna comparve sotto la visuale della ragazza. Priscilla trattenne il fiato. Erano cambiate davvero tanto, ma Giusy aveva lo stesso sguardo fiero e la barriera di superiorità che aveva sempre creato si era rafforzata dall'ultima volta che si erano viste.
'Ci credo, ora sono una schiava!' pensò amareggiata, decisa di non farsi mettere i piedi in testa da Miss-Superiorià-Thomson. 
Portava i capelli rossi sciolti. Erano liscissimi, a differenza di quando era piccina. Forse non erano così naturali, ma poco importava. Era truccata perfettamente e le labbra erano messe in risalto da una grande quantità di rossetto color papavero, che secondo Priscilla stonavano parecchio.
-'scilla, da quanto tempo. Entra pure.- l'apostrofò per poi invitarla squadrandola dall'alto al basso. Lo sguardo sorpreso che aveva inizialmente scoparve immediatamente. La mezzosangue sapeva che l'aveva vista priva di sensi nella camera di Joseph, ma con spalle dritte e sguardo sicuro varcò la soglia. 
-Come mai questa inaspettata visita?- chiese interrompendo un silenzio che avrebbe messo normalmente in soggezione la brunetta che però sopportò benissimo.
Giusy porse un calice di sangue alla sua amica, se così si può chiamare, d'infanzia.
-Volevo rivedere la mia compagna di giochi..- cinquettò Priscilla con voce falsa, senza contare di nascondere la lieve inclinazione di antipatia verso la donna. 'Bugiarda!' l'ammonì una vocina.
-Oh certo, bhe sono passati tanti anni e le cose sono cambiate- un ghigno increspò le grandi labbra della donna. La frecciatina sfiorò leggermente l'animo determinato della schiava, che stampò in volto un sorriso falso. 
La purosangue inarcò le soppraciglia e fece segno di sedersi sul grande divano bianco.
-Parliamo seriamente, cosa sei venuta a fare a casa mia?!- domandò a bruciapelo, sorseggiando un poco irritata. Non le andava particolarmente a genio avere la serva di turno del principe nella sua dimora. La differenza per lei era evidente. Portava un grazioso vestito color prugna, rifinito in argento, mentre Priscilla aveva una t-shirt nera larga e dei pantaloncini grigi poco invidiabili. Ma non era perché fosse razzista. Lei si sentiva superiore persino a molti purosangue, non voleva semplicemente che una sottomessa come lei le tenesse testa con visibile divertimento e tranquillità.
-Cosa ci fai qui?!- domandò sedendosi la mezzosangue, portandosi il calice alle labbra e indicando la casa ben arredata. Doveva sperare che quella conversazione rimanesse tra di loro. 
Giusy alzò un sopracciglio, e un sorriso sardonico le comparve sul viso. Aprì la bocca per parlare ma un bussare fragoroso e duro interruppe i pensieri e le parole. 
-Apri questa stramaledetta porta Giusy!- la chiamò la voce maschile. Priscilla sbarrò gli occhi guardando la purosangue che era nettamente alterata dalla situazione. ''Cazzo, dovevo stare più attenta'' si ammonì mentalmente dopo aver sentito le imprecazioni del principe.
Miss-Perfezione aprì la porta con cautela e un furente Joseph entrò di soppiatto nel salone. 
-Tu..- urlò indicandola con l'indice. Priscilla deglutì impaurita, posando il bicchiere di sangue sul tavolino basso della sala.- passerai grandi guai.- la minaccia cessò quando entrò serafica la purosangue che si intromise scocciata.
-Caro il mio principino, tu in casa mia non parli così a nessuno, men che meno ai miei ospiti- lo sguardo nero intenso di Giusy caddé su quello blu elettrico della serva - quindi ora siediti e calmati. -
-Fanculo al calmarmi, è uscita senza permesso. Ed io parlo come voglio alla mia schiava, Giusy! - ringhiò sul viso della donna, che rimase impassibile con sguardo gelido.
-Non osare urlare contro di me, Joseph. Risolvi i tuoi problemi con lei in camera tua. Ora siediti, o vattene.-
Priscilla si sentì improvvisamente piccola. Quella donna era così forte e sicura che una parte di sé la invidiava da matti. Certo la sicurezza deriva da qualcosa. Perché il moicano principe di tutti i demoni lasciava che la sua amante (?) le parlasse così? Questo era un mistero per la povera Priscilla che continuava ad osservare intimorita la lotta verbale tra i due purosangue. 
Joseph si sedette inviperito, guardando gelidamente la sua schiava, che aveva abbassato lo sguardo sul parquette.
-Come mai hai deciso di disubbedirmi?!- domandò arrabbiato alla mezzosangue che continuava a tenere gli occhi bassi.
-Ha deciso di salutare una sua vecchia amica. -l'anticipò Giusy porgendo lui un calice di sangue- Bevi. - lo incitò.
-Sapevi che ci conosciamo da quando eravamo piccole?- disse, bevendo a sua volta un sorso del succo vermiglio.
-Vagamente..- parlò guardando negli occhi la sua serva, che imbarazzata al ricordo del contesto si mise a fissare un quadro di un cavallo appeso sopra al camino. Era marrone con una macchia allungata bianca in fronte, sopra gli occhi. Non se ne intendeva di cavalli, ma quello era sicuramente un bel esemplare.
-Bene, dato che è tardi e io vorrei dormire, ti inviterei, sola, domani alla quattro - mormorò tranquilla, facendo oscillare la gamba che aveva accavallato sensualmente. 
-Bhe mi farebbe piacer...-
-Non ci pensare nemmeno. - digrignò i denti il moicano, squadrando Miss Thompson.
-No fare il guasta feste Jo, lasciala libera invece di annoiarsi un pomeriggio intero da sola in una stanza.- lo sguardo di lui rimase irremovibile. -Fallo per me.- sbattè le ciglia lunghe, a causa del mascara, velocemente.
Il ragazzo sbuffò - Va bene, ma devi tornare puntuale alle 6 - ordinò in direzione della schiava che annuì energeticamente. Non voleva intromettersi nel loro discorso, avrebbe peggiorato la situazione, che sembrava essersi calmata.
-Bene noi leviamo il disturbo.- Joseph baciò rapidamente e di sfuggita le gote rosate dal blush della donna che ricambiò con un sorriso. Mormorò alle sue orecchie ''non essere troppo severo'' e ricevette in risposta un secco '' non è affar tuo''. Entrambi i discorsi non vennero percepiti da Priscilla, che salutò Giusy con un'alzata di mano. 
Scesero la collinetta scoscesa a passo veloce, il principe era ancora arrabbiato, lo sapeva.
Quando arrivarono nei pressi del palazzo, una mano la spinse sul muro esterno, trattenendola per la gola.
-Non pensavo fossi una che promette le cose e poi non le porta a termine, schifosa mezzosangue!- l'apostrofò a due centimetri dal viso, soffiandole l'odore del sangue sulle labbra.
-Scusa..-mormorò con voce soffocata, debolmente.
-Pensi che basteranno le tue scuse a placare la mia ira?!- chiese stringendo la stretta sul collo di Priscilla la quale emise un gemito di paura e dolore.
-Mi dispiace.. -gorgeggiò la serva.
-A me no. Per una volta ti farò provare il sapore amaro della vendetta!- ghignò baciandola con passione.'Nel vero senso della parola' penso con riluttanza. Priscilla cercò di ritrarsi dalla sua imperiosità, ma il tentativo fu vano. Sentiva il sapore del suo stesso sangue in bocca, poiché Joseph le aveva morso selvaggiamente il labbro. Un conato di vomito le salì dall'esofago, ma venne represso.
Un misto di rancore, rappresaglia, rivincita, e punizione si mescolavano in una sola bocca trasmessa così nell'altra. La danza delle loro lingue era veloce, i loro tocchi scottanti. 
Priscilla con tutta la forza che aveva spinse via il moicano che non oppose resistenza e la guardò amareggiato.
-Mi fai schifo!- gridò al bellissimo ragazzo, il suo viso dimostrava il disgusto più totale.
-Il sentimento è reciproco, sporca mezzosangue.- replicò determinato, entrando dalla porta sul retro.






Salve guys :3
dopo aver aggiornato 'il mio miglior nemico' (finalmente) ho aggiornato anche questa. Ringrazio vivamente tutti, sia chi recensisce sia chi segue in silenzio. Grazie davvero!! 
Qua scoprirete un poco più chi sia Giusy per Priscilla, e nel prossimo per Joseph.
Spero gradiate questo capitolo, che recensiate e appreziate (:
Un bacione
vostra Sofii
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 
Prendere sonno era diventato un problema per Priscilla. Il pavimento era duro e freddo, il tappeto non ammorbidiva certo le cose, e il calore del fuoco le bruciava la pelle, ma appena si allontanava il freddo l'invadeva. La luce inoltre era tenuta accesa dal principe, che era intento a leggere un manoscritto importante. Priscilla era turbata ma anche sollevata. L'aveva ignorata tutto il tempo, non le rivolgeva neanche uno sguardo sprezzante e lei si beava della tranquillità infertole dalla sua disobbedienza.
Quando per l'ennesima volta la mezzosangue si mosse producendo rumore, il moicano sbuffò sonoramente. La schiava si tirò su a sedere, scrutando i muscoli definiti delle braccia e del petto, ricoperto da una canotta nera. I pantaloni della tuta fasciavano i fianchi in maniera divina e per la prima volta la serva lo guardò con un pensiero diverso. Se solo non fosse stato uno stronzo, bastardo, razzista, cinico e prepotente demone le sarebbe anche piaciuto. Gli occhi di Joseph saettarono scuri sullo sguardo attento di Priscilla che colta in fallo abbassò gli occhi. Era notte fonda, ma entrambi non avevano sonno. Nella testa della ragazza balenò un pensiero.
-Posso andare in cucina, signore?!- chiese quasi educatamente. Dopo la sfuriata che aveva avuto, alquanto impulsiva, non voleva che il principe ripensasse a mandarla da Giusy. Aveva bisogno di sapere, in quel palazzo c'erano fin troppi segreti che intendeva scoprire tirando fuori le unghie. Joseph la guardò indifferente, anche se Priscilla avrebbe giurato un lampo di curiosità impossessarla.
-Siamo lunatici- alzò un sopracciglio, e ripuntò gli occhi sulle carte che teneva sulle ginocchia leggermente flesse.- Comunque no.- l'ammonì continuando a leggere. La demone emise uno sbuffo sonoro, quasi involontario e inconscio che infastidì non poco il moicano.
-Anzi, dovrei finire di punirti!- parlò gelidamente, scrutando la figura scioccata della schiava. Priscilla aveva gli occhi sbarrati, un colorito terreo, e la bocca semi aperta. -Qui!- ordinò sprezzante, indicando con la mano il suo letto. La serva pensò che volesse dormire con lei, come la sera prima. Quale più grande errore? 
Appena lei si avvicinò due grandi e possenti mani la ribaltarono sul materasso, con la schiena poggiata sulle lenzuola di raso che odoravano di buono..precisamente di cannella. La bocca del principe si avvicinò prepotente alla gola della ragazza, che impaurita dal dolore lancinante che le avrebbe procurato un morso chiuse gli occhi aspettandosi il peggio. La bocca sottile del ragazzo aveva però ben altre intenzioni, e ben presto un ovale magenta apparve sulla pelle non troppo nivea di Priscilla. Un lieve dolore subì, però il suo cuore si arrestò quando capì l'intenzione di Joseph. Stava rilasciando per tutto il suo corpo, precisamente sulle parti più visibili quali collo, spalle e braccia, dei segni bourdeaux chiamatesi succhiotti. Un vago ricordo del suo primo succhiotto che per gioco le avevano fatto. A quattordici anni si imbarazzava da matti ammettere del giochetto che aveva commesso con un suo amico, e così cercava in tutti i modi di coprirne il marchio. Restò impresso per ben 3 giorni, e faticò per nasconderlo ai genitori. La ragazza cercò invano di divincolarsi dalla presa ferrea del principino, ben intento a concludere il suo piano. Priscilla non era necessariamente infastidita dalla sofferenza che provava per i suoi gesti, ma non capiva perché quello dovesse essere una punizione tanto dura. Un taglio alla gola sarebbe stato più doloroso e sofferto. Quando il purosangue si ritenne soddisfatto si alzò dalla schiava, e in malo modo la fece scendere dal letto.
-Domani voglio che indossi un corpetto senza spalline, e dovrai farmi diverse commissioni per tutto il palazzo. - dichiarò, rimettendosi a sfogliare le carte con un ghigno impertinente in volto. Priscilla subitò capì cosa aveva architettato. Una vampata di calore la sorprese, la vergogna l'assalì. Cercò di controbattere, ma balbettava frasi sconnesse come ''lei..non può..mi vergogno'' che vennero messe a tacere da un comando duro : -Obbedisci!-  
Un segno ben distinguibile l'avrebbe condannata allo sprofondarsi nel terreno. Tutti i servi avrebbero di certo notato il rossore che la ricopriva spudorantamente, e ben presto lei avrebbe preferito rimanere rinchiusa veramente in camera e non uscire, almeno finchè quegli odiosi marchi non sarebbero scomparsi. Un pensiero le balenò in volto.. avrebbe dovuto mostrare quei segni anche a Miss-Perfezione- Thomson. Lo stomaco si contrasse dall'imbarazzo, se avesse chiuso quella dannatissima bocca per una volta!! 
Però una vocina rassicurante la corresse '' Hai sentito lei mugulare dal piacere e lei non si è scomposta più di tanto, tu dovrai fare di meglio.'' .
Quasi con superiorità si promise di non nascondere i segni a Giusy, se Joseph non avesse voluto che lei li vedesse non avrebbe nemmeno accennato a mordicchiare la sua pelle. Eppure il rapporto tra i due era ancora oscuro a Priscilla, che moriva dalla voglia che fossero le sedici del giorno seguente. Si stese sul tappeto, e cercando di convincersi che sarebbe andato tutto bene sprofondò nei sogni, finalmente.
 
 
Priscilla si girò sullla stoffa ruvida, nuovamente, finché non incontrò un calore inaspettato. Strinse a sé l'oggetto e quando le sue mani passarono in una folta pelliccia, e un ansimo ripetuto echeggiò nelle sue orecchie aprì gli occhi fissando davanti a se il manto nero, le zampe slanciate, una bocca enorme, dei denti aguzzi e gli occhi color onice. 
La ragazza scoppiò in un urlo maestoso che svegliò di colpo il principe, preoccupato cercava di capire cosa diavolo fosse successo. Si era addormentato con la luce accesa e i documenti sparpagliati sul letto, era decisamente stressato e avrebbe voluto evitare quella giornata con tutto il cuore. 
-Che hai da gridare?!- ringhiò assonnato, guardando una Priscilla spaventata a morte attaccata al muro, tremante e con gli occhi sbarrati. Un cane lupo, di razza mista, nero come la liquerizia scondinzolando salì sul letto, subito dopo che il moicano con abilità sovrannaturale levasse quelle scartoffie dalle lenzuola. Accarezzò quasi teneramente il cane, che contento di vederlo agitava la cosa e leccava la mano del padrone con entusiasmo. 
La mezzosangue, per niente divertita dalla situazione, osservava la scena pallida. Aveva sempre avuto il terrore dei cani, per di più quello era davvero grande e si era spaventata a morte. 
-Ti presento Scotch- Priscilla alzò un sopracciglio- l'ho chiamato così dopo che si era scolato una bottiglia di quel superalcolico, vero bello?- mormorò dandogli un leggero scossone, mentre il cane saltava eccitato. 
La demone non poteva stare sul letto, mentre un cane pulcioso e rivoltante, sotto i suoi punti di vista, poteva rotolarvici senza un minimo rimprovero. Valeva meno di un cane, e questo la demorilizzò non poco. 
Joseph si alzò dal letto, e cercò degli indumenti nel suo armadio. Tirò fuori dei jeans chiari, e una t-shirt grigia . Poi le tirò un corpetto molto semplice di un orribile color fucsia e una gonna decente di color viola scuro. 
-Dovrei mettere questo..? E' orribile!- si lamentò dello scarso abbinamento. Il purosangue la guardò accigliato, non aveva nessuna intenzione di litigare di prima mattina con un essere inferiore e così prese un corpetto simile ma di un rosa pallido e glielo lanciò per poi dirigersi in bagno. La ragazza scelse il secondo corpetto, anche se odiava il rosa, era già tanto che avesse qualcosa da vestire. In cinque minuti era più che pronta, cercò di coprire i segni con i capelli color ciocolato, e ci riuscì davvero in modo eccellente. Ma il suo successo divenne inutile quando l'uomo uscì e le ordinò di farsi una coda alta, ghignando in modo sadico. 
Priscilla obbedì, non voleva disobbedire di nuovo. Voleva parlare con Giusy, quindi doveva essere accondiscendente e stare buona. 
-Fammi la colazione, vammi a ritirare un completo in sartoria, e nutriti..ha un aspetto pietoso- un'occhiata di disgusto la sfiorò appena, oramai ci era abituata e sbuffando piano uscì. Non ri rese conto che però Scotch la seguiva ovunque. Cercò di seminarlo aumentando il passo, ma per evidenti motivi riusciva a raggiungerla senza problemi. Non le aveva fatto niente di male, ma si sentiva in soggezione verso un animale, e non l'aveva mai provato prima. ''Per il principe è più importante un cane che la sua serva!'' pensò acidamente.
 
Quel giorno il palazzo era decisamente in sobbuglio, i servi correvano frettolosamente qua e là, incontrò di sfuggita Xanver, solo, che non la salutò neppure. Qualcuno si accorgeva della sua presenza, ma nessuno sembrava realmente interessarsi seriamente di lei. Ogni tanto qualche schiavo le si scontrava contro, ma senza nemmeno chiedere scusa ripartiva a tutta velocità. In lontananza scorse dei capelli bruni, e una pelle olivastra. 
-Ilenia!- la chiamo Priscilla, cercando di scansare due donne che reggevano in modo maldestro una grande stoffa. -Che cosa sta succedendo qui?- domandò con un'inclinazione di curiosità nelle voce. La mezzosangue lanciò una breve occhiata alla schiava del principe, la quale ci rimase non poco male. 
-Stasera c'è il ballo, il re e la regina finalmente tornano dal lungo viaggio, e..io sono indietro con il lavoro!- gridò allontanandosi da lei, cercando di appendere delle decorazioni al muro. Sentendosi l'unica esclusa dall'avvenimento, si sentì quasi insicura nel sapere che sembrava anche l'unica essere tenuta all'oscuro. Con passo deciso si diresse in sartoria. Non ci era mai stata, a dire il vero, ma con quella confusione non fu difficile trovarla. Tante, forse troppe, stoffe sparse ovunque le indicavano la strada, e il cane nero trottorellava davanti a lei conoscendo la via per il luogo. 
-Scusi, devo ritirare un completo!- sussurrò entrando. Con uno spintone di un umano si ritrovò a terra. Una rabbia repressa le montò in corpo.
-Stai attento!- urlò addosso al malcapitato, che fermandosi di colpo la guardò con rammarico. Priscilla si pentì all'istante di avergli urlato contro, sapeva quanto fosse difficile soddisfare un principe, figurarsi il re e la regina. Con suo stupore l'umano la aiutò ad alzarsi. Aveva un viso giovane, poteva avere la sua eta o uno o due anni in meno. Aveva i capelli color del grano, scompigliati, un sorriso sghembo e il corpo decisamente poco muscoloso e possente rispetto al moicano. 
-Scusa, non ti avevo visto- la mezzosangue si sciolse al sorriso del ragazzino, che oltre all'aiuto ad alzarsi le spolverò con cura la gonna. Dopo tanto tempo qualcuno era preoccupato della sua salute. Si bloccò improvvisamente quando gli occhi color mogano fecero capolino sui segni rossastri che aveva sul corpo. Quasi scottato si staccò di scatto e la guardò con insistenza. 
-S-sei la schiava del principe?- mormorò insicuro, come se avesse commesso un peccato capitale. 
-Blue, muoviti!- una donna decisamente nervosa correva su e giù e strillava a chiunque. 
-D-devo andare- balbettò cercando una risposta negli occhi della ragazza. Lei annuì, sfoderando un sorriso che rassicurò il giovane che si mise subito al lavoro. 
Con convinzione ella ripetè a voce alta la domanda che aveva fatto e molti sarti intenti a cucire e ricamare si fermarono per osservarla. Un uomo di età molto grande si avvicinò a lei scrutandola dall'altro al basso, parlò tra di sé. E le consegnò tre scatole nere, il tutto senza rivolgerle la parola. Priscilla sentiva gli occhi dei servi sul suo collo, ma con testa alta uscì di lì, non preoccupandosi minimamente dei commenti che avrebbero fatto. Non era una sua scelta avere quei segni, eppure la vergogna saliva e le sue guance ben presto assunsero un colorito intenso.
Si diresse, cercando di evitare la folla in preda alle decorazioni, in cucina dove trovò il caos più totale. Odori pungenti le penetrarono fino in gola, piatti a base di sangue, antipasti e dolci e chi ne ha più ne metta. Tutti attenti ai minimi dettagli. Notò una figura minuta e bionda che cercava indaffarata dentro il frigo del sangue si diresse velocemente e la salutò con la mano, contenta di vederla. Dopo che l'aveva difesa aveva incominciato a considerarla una vera amica. Luna le lanciò uno sguardo piedo di rancore e prendendo una sacca incominciò a svuotarla in un calice. Priscilla rimase interdetta, rimandendo impalata prese a sua volta una sacca marchiata ''mezzosangue'' per Joseph, e cercò di andarle in contro ma si fermò sul posto. Ovviamente Luna indossava un abbigliamento idoneo a una ragazza della sua età, pantaloncini e una felpa. Effettivamente i pantaloni non erano proprio adatti a quella stagione, ma sembrano indossati apposta perché Priscilla notò l'attaccatura delle gambe e il suo colore insolito. 
Aveva della bande bordeaux, rosso vivace che le circondava le gambe e sicuramente il posteriore. Con assoluta certezza le doleva parecchio. Le coscie avevano anche dei fili sottili disegnati sulla pelle, di colore violaceo. La brunetta si sentì mancare, prese una spalla della biondina e la guardò con insistenza. Era impassibile, eppure Priscilla giurava di aver notato un segno di amarezza e tristezza.
-E'-E' stato Xanver?!- domandò sbigottita, indicando le gambe di Luna, la quale annuì silenziosa e prendendo il vassoio uscì dalla cucina, non prima di aver accarezzato dolcemente il cane. La serva del moicano si sentì, davvero male. Avrebbe voluto prendere un coltello e infilzare il petto di quel deficente. Notò solo allora che la biondina aveva preparato una colazione abbondante per il principe, con croissant e pasticcini. Avrebbe dovuto fare qualcosa. 
Si nutrì velocemente, consumando la sacca 'umano' in pochi minuti e poi si diresse a passo deciso, con le scatole in bilico su una mano e il vassoio sull'altra, in camera del purosangue. 
Aprì la porta con il gomito ed entrò nella stanza apparentemente vuota. Joseph spuntò dal balconcino visibilmente agitato e prese in modo brusco il vassoio. Si mise a mangiare e nutrirsi nel tavolino fuori, il silenzio era predominante.
Priscilla inspirò profondamente e prese coraggio. Non poteva lasciare che la violenza di Xanver rimanesse impunita.
-Lo sai che Xanver è un barbaro, violento e un prepotente?- parlò con la schiena dritta cercando di darsi un contegno. 
-Ne ho sentito di peggiori- ammise il moicano, sorseggiando caffé latte, intuendo dove voleva andare a parare la serva. -So cosa ha fatto a Luna, e se vuoi che sia sincero, se fossi stato io la sua testa sarebbe già staccata dal corpo -gelido come sempre, tagliente come non mai. -Ora se vuoi scusarmi, sporca mezzosangue- l'apostrofò canzonario- devo andare ad accogliere i miei genitori. Ci vediamo alle sei, qui. Sii puntuale.-le ringhiò in volto, accennando a mostrare i canini uscì sbattendo la porta irritato dalla situazione. Cercava di trattenersi, la regina e il re di nuovo a corte. Quale più grande gioia per il popolo? Quale più grande orrore per il figlio?
 
Il tempo era passato interminabile ma all'ora stabilita Priscilla era davanti alla porta, fremeva dall'attesa. Senza bussare Giusy l'aprì. Trattenne a stento la mascella che si aprì automatica. Miss Thompson aveva i capelli raccolti come lei, ma decisamente lisci e perfettamente al posto. Era truccata in modo marcato, con colori scuri. Indossava una camicia di seta color panna e una gonna aderente nera, di una stoffa molto pregiata. Portava tacchi e si muoveva sinuosa e sicura in casa. 
-Vuoi qualcosa da bere?- chiese azzardando un sorriso, mentre la mezzosangue si accomodava in salotto e scuoteva la testa in segno di diniego. 
-Potremmo saltare i convenevoli, ed arrivare al punto? Ho diverse domande da porti..- chiese con un poco di soggezione e timore la ragazza, che sembrava a disagio con un vestito vecchio, simile a quelli degli schiavi più umili. Ma aspettate, lei era una schiava!
-Bene, cosa vuoi chiedermi?- domandò Giusy sorseggiando spavalda un po' di sangue, accavallando le gambe liscie e perfette. Priscilla deglutì e parlò con un tono incerto :
-Cosa c'è esattamente tra te e Joseph?!-
La purosangue alzò gli occhi al cielo, sorridendo tra di sé. 
-Sei la prima che lo chiama per nome- Priscilla sentì una contrazione di paura nello stomaco, era una specie di rimprovero quello?
-Facciamo sesso, è un bel ragazzo, siamo amici. Un po' come con Xanver!-
-Sei l'amante anche di Xanver?- la serva si rizzò sul divano, intenta a scoprire altri particolari succosi. La rossa la guardò con superiorità, non capendo tanto interesse e annuì svogliata.
Priscilla cercò di fare mente locale e ricordare le altre domande che doveva farle.
-Quante schiave ha avuto Joseph, ma sopratutto dove sono finite?!- si morse il labbro, aveva paura di fare una mossa azzardata e di annullare il suo lavoro. Giusy sorrise sardonica e rispose con voce suadente, come se volesse affascinare un uomo : - Abbastanza, non le ho mai contate. Non sono durate molto. Sono morte comunque.- precisò infine cercando con lo sguardò gli occhi blu e sbarrati di Priscilla
-T-t-tutte?-balbettò tremante.
-No, una è ancora viva- ammise con riluttanza. 
-Chi?- domandò con interesse, forse l'aveva vista a palazzo. Ma soprattutto, chi era quella fortunata sopravvissuta.
-Io- rispose Miss- Perfezione-Thompson sbattendo le ciglia folte. Priscilla sbalancò di nuovo la bocca. - Già, sono stata la sua schiava tempo fa. La sua prima schiava in realtà. Come sai il principe acquisisce la possibilità di poter avere una serva dopo il suo diciottesimo anno, bhé un anno prima ci conoscemmo tramite un incontro piuttosto insolito e mantenendo il segreto provammo questa specie di sottomissione/relazione. Non so se mi spiego?!- disse sorridendo sincera. Priscilla rimase con gli occhi spalancati. Lei aveva deciso di diventare la sua schiava. Giusy decise di continuare a parlare, notando il viso sorpreso : -  Lui non mi dava ordini,  non mi puniva. Ci frequentavamo come due ragazzi normali, e scopavamo. Ops, forse volevi che usassi la parola ''fare l'amore'' ? - si stava decisamente prendendo gioco di lei, e la mezzosangue con aria risoluta parlò.
-Ma non eri una schiava!-
-Tecnicamente lo ero, ero conosciuta come tale seppur non ufficiale e tenuta all'oscuro ai genitori. Ma non ho mai provato davvero cosa significasse essere sottomessa. Quando compì i 18 anni mi fece costruire la casa che vedi adesso e ci ''separammo'' da schiavi. Siamo dei buon amici, sai?- conclusa sorseggiando con maestria il succo vermiglio. 
Per Priscilla questo era davvero assurdo, ma cerco di deviare l'attenzione su qualcosa d'altro, era stanca di sentire quanto loro fossero felici e armoniosi quattro o cinque anni prima.
-Sai che Xanver picchia Luna?- questa era davvero una domanda scottante, di cui voleva una risposta dettagliata.
La purosangue annuì sorpresa dalla domanda, ma non stupita dall'accaduto. 
-Sono curiosa di conoscerla al ballo, sinceramente- sviò il discorso guardando attentamente il suo volto. Priscilla deglutì. La schiava di Xanver andava al ballo? 
-Io non credo ci sarò..- mormorò abbassando lo sguardo. 
-Bhe si nessuna delle tante schiave di Jo ci è mai andata, esclusa me.- fece scioccare la lingua e si alzò prendendo un sacchetto di patatine e salatini. Stava riuscendo nel suo intento. Mettere le distanza tra loro, lei era superiore, questo cercava di trasmettere. Eppure Priscilla era determinata a continuare.
-Non si può fare niente per far smettere Xanver di maltrattarla?- chiese prendendo una patatina dalla ciotola. Giusy la guardò accigliata, sentendosi fronteggiata da una schiava come quella. 
-No, ma stai attenta. Joseph può sembrare il più impulsivo tra i due, ma fidati che se il mio caro principe decidesse di punirti seriamente, tu non potresti appoggiarti per una decina di giorni.- Priscilla deglutì pesantemente. Non aveva più fame e ritrasse la mano dal prendere un'altro stuzzichino. Non poteva credere che potesse farle tanto male, non era stato esattamente il galantuomo ma non si aspettava l'uomo crudele che descriveva la donna. Anzi una parte di sé se lo aspetteva, ma forse non voleva crederci. 
-Non dovevi essere in camera alle 6?- disse indicando l'orologio etnico appeso al muro. Priscilla diede un'occhiata veloce all'ora. 17: 54.
Sbiancò di colpo e facendo un cenno di saluto a Giusy corse a tutta velocità in camera del moicano, lasciando la donna furente da tanta mancanza di rispetto. Aprì le due porte e si fermò di colpo.
Scotch era fermo ad aspettarla, e Joseph seduto sul letto sorseggiava un liquore. 
-Sei in ritardo di due minuti- l'ammonì severo guardandola attravero il bicchiere e il liquido ambrato. 
-Fatti una doccia, vestiti con il vestito dentro la scatola e fatti trovare pronta tra meno di un'ora. Ho bisogno di un supporto morale..e fisico.- la squadrò cercando di capire il suo volto, lanciandole uno sguardo languido. 
Lei annuì accondiscendente. Si diresse lentamente in bagno ma una mano l'afferrò e la fece voltare.
-Cosa ti ha detto?- parlò gelidamente scrutandole gli occhi azzurri e spauriti di Priscilla.
''Non devo farlo arrabbiare, non devo farlo arrabbiare''
-Niente, abbiamo rivangato i periodi passati- decretò cercando di parere sicura e convincente.
-Non. Mi. Mentire.- scandì ringhiando sulle lentiggini della ragazza, stringendo la morsa al braccio. Priscilla sentì l'odore di alcool, e si chiedeva come mai bevesse a quell'ora, e come mai fosse così su di giri.
-Non sto mentendo, signore- piagnucolò spaventata. Joseph la lasciò immediatamente e senza aggiungere altro uscì sbattendo la porta. La mezzosangue si sedette sul letto, e quando il cane nero le accarezzò le gambe si sentì leggermente rassicurata. Riconobbe la scatola della sartoria, e l'aprì curiosa. Conteneva un abito stupendo. Priscilla idealizzò solo allora che l'avrebbe portata al ballo con lei. 
''Sì, cazzo!! Verrò anche io al ballo, stupida Miss-Perfezione-Thompson'' saltò in aria dalla gioia e roteò nella stanza come una bambina. Però un pensiero nefasto le attraverò il cervello. 
Se avesse sbagliato qualcosa, davanti a tutta quella gente il principe non avrebbe esistato a punirla pesantemente. Si sedette a terra sconfortata. Le veniva quasi da piangere. Il muso nero del cane-lupo si avvicinò e prendendola di sorpresa leccò la guancia della schiava che sorrise automaticamente.






Finalmente pubblico. La mia intenzione era di pubblicare lunedì, ma il mio pc ha avuto un problema e da venerdì fino a stamattina il mio computer era dal tecnico. Ho finito di scrivere e ho subito pubblicato :D
Ammetto che è un capitolo abbastanza lungo, e non sono sicura che lo possiate apprezzare. Ci ho messo davvero tanto impegno ma c'è qualcosa che non mi convince, ma non so cosa ahahahah Comunque domani o dopo domani pubblico anche nell'altra mia storia ''il mio miglior nemico'', inoltre ho finalemente le foto di come mi immagino Priscilla e Giusy. Devo ringraziare gli utenti : 
AmoTVD98 e AnonAlways , che mi hanno suggerito diverse immagini e hanno trovato quelle giuste. Vi lascio il link qui sotto (qualcuno si è lamentato che lo schermo potrebbe venire esteso e si faccia fatica a leggere, vi consiglio di leggerlo tipo su word facendo copia in colla se avete questo problema :3 )
 
Priscilla : - http://25.media.tumblr.com/tumblr_lfiiayj8XY1qcgs3lo1_500.jpg
http://media.tumblr.com/tumblr_lbj3yoFNTV1qapwfc.jpg
http://media.tumblr.com/tumblr_lbj3ycLpg61qapwfc.jpg
http://blog.zeemp.com/wp-content/uploads/2010/11/satrapi_4.jpg
Queste quattro foto sono perfette, sopratutto l'ultima ! 

Per Giusy invece questa (gli occhi nella foto sono chiari invece che neri..comunque lei è Emma Stone per chi non la conoscesse) : http://www.facebook.com/photo.php?fbid=10150641044795479&set=a.415642050478.210138.26815555478&type=1&permPage=1

Con questo ho concluso, spero mi facciate sapere cosa ne pensiate di questo capitolo, spero appreziate e grazie per il vostro interessamente e il vostro sostegno!
Un bacione grandissimo,
vostra Sofii 
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 
Priscilla si immerse nell'acqua bollente. Sentiva tutta l'ansia salire a galla, la preoccupazione attenuarsi e la paura affievolirsi. Per la prima volta da quando era a palazzo stava riflettendo sul suo possibile futuro. Questo era il problema, probabilmente non avrebbe avuto futuro, come aveva detto Giusy, sarebbe morta prima di compiere i 18 anni. Si cacciava perennemente nei guai, disobbediva e avrebbe stufato presto il principe. E se anche per una sfacciata fortuna sopravvivesse e si mettesse sotto l'ottica di fare la brava schiavetta, sarebbe rimasta una serva, per tutta la vita. Lei, che sognava di diventare una donna di  successo, avrebbe dovuto abbassare la testa di fronte a un ragazzo sbruffone e potente. 
Sott'acqua sentì improvvisamente un tonfo ovattato che la fece riemergere preoccupata. Sbarrò gli occhi impressionata: Scotch si divertiva a schizzare e nuotare nella semi-piscina del bagno reale. 
-Fuori di qui!- urlò lei, cercando di scacciare il cane dalla vasca, il quale ignorandola si sedette sui sedili al bordo e incominciò a godersi la comodità del ''cane reale'' quale era. Priscilla sconsolata si sedette a sua volta, pensando a una scusa per aver semi-allagato il bagno. Si immerse di nuovo, e decise di uscire e incominciare a sistemarsi. Avrebbe dovuto incontrare di persona il re e la regina, e per aver creato un piccolo ragazzino viziato, razzista e prepotente come quello dovevano essere dei mostri. Si asciugò in fretta e indossò il vestito con una lentezza incredibile, non voleva romperlo o sgualcirlo. Era di un un colore indaco scuro, la gonna non era pomposa, ma leggera e soffice. Il corpetto era finemente decorato e metteva in risalto il poco seno della ragazza. Aveva due tenue e semplici spalline che le incorniciavano le spalle. Con sua sorpresa, la mezzosangue notò che i segni erano ancora evidenti ma che il moicano aveva pensato anche a quello. Incluso nella scatole, oltre al vestito, c'era un grazioso scialle color azzurro argentato, utile per coprire quei succhiotti sconvenienti. Indossò i guanti di seta lucente e aspettò. Non era abituata a quel lusso, e non si immaginava che un certo Joseph sprezzante potesse mettere tanta dedizione per lei. Quasi sicuramente non l'aveva scelto lui, i sarti reali erano sicuramente i migliori e avevano fatto di testa loro. Pensò al vecchietto magrolino che le aveva portato le scatole. Sbuffò irritata, mentre un cane zuppo d'acqua le passò accanto. Priscilla gli ringhiò contro, rendendo visibile le vene nere degli occhi. Oltre a non andare d'accordo con il suddetto aveva paura che le impiastricciasse tutto il vestito. Scotch per niente spaurito si mise a dormire ai bordi del letto.
La porta della camera si aprì ed entrò una moretta dal viso trascurato e dall'affanno assicurato. 
-Ilenia!- la salutò raggiante Priscilla, girandosi nel suo abito per mostrarlo. L'altra mezzosangue sorrise estasiata e le fece segno di sedersi.
-Indovina? Sono l'addetta ai trucchi e ai capelli!- mormorò trascinandosi dietro un'enorme valigetta di metallo, che aprendosi rivelava una quantità infinita di cosmetici. 
-Il principe si è complimentato con me..non so per cosa, ma per la prima volta sono stata promossa, sono una delle serve più importanti di palazzo!- parlò raggiante, sorridendo a 32 denti. Priscilla accennò un sorriso. Joseph aveva detto lei che avrebbe punito Ilenia per il suo pessimo gusto nel scegliere l'intimo, e lei l'aveva difesa. Forse per una volta l'aveva ascoltata.
-Devo fare assolutamente un ottimo lavoro, non voglio essere punita- la ragazza dai capelli color cioccolato si irrigidì immediatamente. I segni su Luna, Giusy che le ricordava di stare attenta. ''Joseph può sembrare il più impulsivo tra i due, ma fidati che se il mio caro principe decidesse di punirti seriamente, tu non potresti appoggiarti per una decina di giorni.''
Ilenia, capendo di aver tirato in ballo un argomento tabù cercò di rimediare.
-Capelli su o giù? Mossi o lisci? Trucco nero intenso, o leggero e tenue?- Priscilla rimase senza parole, e scosse le spalle, sorridendo sincera dopo tanto. 
-Ok, mi occupo io di te, se no facciamo notte- disse incominciato ad asciugare i capelli color caffè della ragazza che sopportava con pazienza il trattamento. Dopo una mezz'oretta si sentirono le porte sbattere, mentre le ragazze facevano un ultimo ritocco al leggerissimo trucco che avevano applicato. 
Joseph entrò in bagno senza troppi complimenti, e sorridendo ironico fece un segno di apprezzamento al vestito, più che a lei. 
Ilenia le aveva raccolto i capelli mossi in un'acconciatura un poco elaborata, che aveva levato tempo per il trucco. Ma tutto sommato era meglio così. Due ciuffi boccolosi le contornavano il viso, leggermente arrossato a causa del blush, gli occhi avevano un leggero mascara e un ombretto color carne a renderli più profondi di quello che già erano. Priscilla aveva cercato di insistere a nascondere la grossa quantità di lentiggini, ma la serva mezzosangue si era rifiutata categoricamente lasciandole in bella mostra.
-Grazie Ilenia, puoi andare.- la congedò gelidamente, scoccandole un'occhiata decisiva. Lei abbassò il capo con un piccolo inchino per poi uscire dal bagno. Appena attraversato il principe si girò facendo un segno all'amica di buona fortuna, la quale nascose un piccolo sorriso guardando per terra. L'acqua traboccata per fortuna era stata sapientemente asciugata dall'amica. 
Priscilla non aveva mai visto il principe vestito in modo tanto impeccabile, indossava un abito nero, con camicia bianca e una cravatta scura. In smoking stava decisamente bene, la cravatta un poco allentata, i capelli alla moicana perfettamente sistemati gli conferivano l'aria da ribelle. E Priscilla si permise di sognare che quello poteva considerarsi una specie di appuntamento, e non un supporto mentale e fisico con dei demoni purosangue che avrebbero potuta ucciderla. Accettò ,arrossendo, il braccio che le porgeva il principe e insieme incominciarono a dirigersi verso la sala addobbata la mattina.
-Non mi fare arrabbiare davanti a tutti, non ti risparmierei la mia solita bontà stasera!- parlò non guardando la schiava negli occhi.
-Hai ragione, lei è fin troppo buono!- ironizzò lei, mordendosi subito la lingua. 'Ma brava, continua così!' l'ammonì una vocina sarcastica dentro di sé.
-E' dal primo giorno che non mi dai del lei, non credi di essere inappropriata?- la domanda era retorica e un calore di vergogna e imbarazzo salì fino al suo viso. 
Continuarono a camminare in silenzio, finché non raggiunsero la grande stanza. Priscilla rimase a bocca aperta. Joseph si staccò dal suo braccio e fece un'entrata clamorosa. Tutte le persone invitate si zittirono improvvisamente, e notando il discendente reale si inchinarono leggermente alla sua presenza. Priscilla abbassò gli occhi, e notò solo allora due figure che restavano dritte, quasi tese. Avevano entrambi uno sguardo glaciale, e la ragazza cercò involontariamente la mano del moicano, il quale sorpreso dal gesto gliela strinse e avanzò verso le due figure. La donna era di una bellezza formidabile, capelli castani chiari, ondulati, non troppo lunghi. Viso delicato e candido, un vestito meraviglioso di un verde pastello. L'uomo indossava uno smoking, portava diversi anelli, aveva la carnagione olivastra come Joseph e due occhi chiarissimi.
-Madre, padre che piacere rivedervi!- Priscilla notò una vena sarcastica in quella frase.
-Il piacere è nostro figliolo..e tu sei?- chiese la regina, facendo saettare gli occhi dall'alto in basso, percorrendo ogni singolo pezzetto dell'integrità della giovane.
-Lei è Priscilla, la mia schiava.- 
-Da quando le schiave si portano ai balli?- domandò il re, ridendo come se avesse appena raccontato una barzelletta. Le persone presenti ridacchiarono all'unisono. Priscilla sentì delle lacrime pungerle le guance, ma con maestria le ributtò dentro. Il suo orgoglio stava facendo i bagagli.
-Da quando ho deciso di portarne una. Ora con vostro permesso, voglio fare un giro.- dichiarò trascinandosi dietro la mezzosangue sollevata dal discorso momentaneamente concluso. Quei due la intimorivano quasi di più del suo padrone. 
-Grazie..- mormorò pianissimo Priscilla, stringendo la mano che la teneva.
-Non l'ho fatto per te!- sussurrò, per poi salutare un signore anziano decisamente dall'aria da snob. 
 
Priscilla era sballotata di qua e di là, facendo conoscenza con signorotti che la guardavano malissimo, alzando sopracciglia indiscrete, chiedendole da quanto tempo serviva il principe. 
''Pochi giorni'' e tutti sembravano rassicurati da quelle parole, come se fosse la testimonianza che era come tutte le altre e sarebbe morta a breve. 
Un ragazzo ruppé queste conoscenze fasulle, arrivando battendo la mano su quella del principe. Aveva i capelli biondi sciolti che gli ricadevano fino alle orecchie, portava un vestito grigio chiaro e a suo seguito arrivò Luna, che aveva assunto il suo solito brio. Tutte le persone che passavano accanto ad ella rimaneva basiti dal suo look, e persino Priscilla assunse un viso sconvolto. Si era fatta i capelli alla Marilyn Monroe, gonfi e ribelli. Le labbra erano rosse accese, e il corpo minuto era fasciato da un bianco vestito di seta senza lustrini, perline o altro. Sembrava decisamente un asciugamano visto da lontano. Era un look decisamente eccentrico, ma favoloso.
-Amico mio, credo di non poter sopportare un banchetto con questi qui!- disse Joseph facendo roteare gli occhi. Xanver sorrise divertito, battendo la mano sulla spalle del principe.
-Dovremmo mangiare?- pronunciò preoccupata Priscilla, cercando conferma o meno nei visi dei due purosangue.
-Non te l'avevo detto?- chiese con aria innocente Joseph - Bhe, ora lo sai.- concluse ricominciando a parlare con il guerriero biondo. La mezzosangue guardò l'eccentrica biondina che sorrideva estasiata. La mano fredda di lei accarezzò la guancia ricoperta di lentiggini di Priscilla. I due uomini si interruppero e guardarono la scena confusi. 
-Volevo scusarmi con te - disse Luna, guardando negli occhi Joseph - non mi intrometterò più tra te e Priscilla.- sembrava un frase formale, dettata da qualcun altro. Lo era, anzi.
-Ma figurati, sono felice che il tuo padrone ti abbia indirizzato la giusta via- dichiarò sorridendo in modo perverso. Priscilla non poteva credere che si riferisse in modo tanto sgarbato a un evento tanto brutale. 
-Bhe, intendiamo stare qui, ho un certo languorino!- parlò Xanver, cercando di nascondere le risa per la battuta del principe.
-C'è una volta in cui non hai fame Xanver?- la voce seducente e calda di Giusy  arrivò alle orecchie dei quattro. 
Guardò intensamente Priscilla, confusa dalla sua presenza. 
-Tu devi essere Luna... Piacere sono miss Thompson, ma puoi chiamarmi Giusy.- mormorò con un viso sprezzante. Osservava il vestito e i capelli della ragazza, la quale annuì convinta e fece una giravolta come per sbatterle in faccia che era proprio lei in persona. Giusy rimase un attimo basita da tanta sfrontaggine, fece saettare gli occhi sulle due serve e si avvicinò suadente al principe.
-Goditi la serata!- scherzò stampandogli un bacio in guancia, tremendamente vicino alle labbra seducenti del moicano il quale sorrise divertito.
-Non credo avrai bisogno del mio sostegno questa volta!- mormorò adocchiando la brunetta, sorridendo in modo enigmatico. Si avvicinò a Xanver e gli stampò direttamente un bacio in bocca, senza approfondire e poi lanciò un'occhiata di sfida a Luna, che la guardò con il suo solito sorriso pacifico, per niente irritata dalla situazione. 
Giusy assunse un viso stupito, nessuna reazione era l'unica cosa che non si aspettava dalla schiava di uno dei suoi due amanti. 
-Andiamo a prendere posto!- decretò Joseph, mettendo uno stop a quel gioco di sguardi e sorrisi.
 
 A capo tavola il re e la regina si sedetterò per primi. Joseph si sedette vicino alla madre, con accanto Priscilla, decisamente nervosa. Vicino al re si era seduta Miss-Perfezione- Thompson, che aveva riscosso successo con il suo vestito magenta che le metteva in risalto i capelli rossicci perfettamente acconciati. Al suo fianco c'erano rispettivamente Xanver e Luna. 
Priscilla rimase sorpresa dal fatto che mangiassero nello stesso tavolo, ma questo un poco la rincuorò. Appena tutti presero posto, entrarono i camerieri con in mano dei vassoi argentati con sopra due bottiglie. Si chinavano diligentemente vicino ad ogni persona chiedendo se preferivano sangue di umano o mezzosangue. Priscilla rimase sbalordita da tutto quel succo vermiglio versato nei bicchieri, sapeva che erano morte moltissime persone per cibare quella centaglia.
Quando a sua volta si avvicinò il cameriere, senza chiederle niente provò a versarle sangue umano nel bicchiere ma lei si rifiutò. Il cameriere dai capelli rossicci si sentì improvvisamente perduto e guardò spaesato il principe che gli fece segno di riempirle il calice. Lui, annuendo piano, fece ciò che gli aveva ordinato e continuò a servire altri ospiti.
-Non berrò questo sangue!- sussurrò Priscilla, rivoltata dalla scena.
-Non mi fare arrabbiare!- l'ammonì Joseph, sorseggiando a sua volta un calice di sangue.
-Non lo berrò comunque!!- disse, guardando negli occhi il principe decisamente nervoso dalla presenza dei genitori. 
Giusy osservava la scena divertita, che però venne interrotta dalla voce della regina che chiese curiosa e tagliente : -Qualcosa non va?- 
-Tutto ok, mamma!- asserì con un falso sorriso in volto il figlio.
-Sì, non voglio bere questo sangue.- Joseph tossì, quasi strozzandosi con la bevanda guardando la sua schiava stralunato. 
-Oh bhe, non sarai certo costretta da nessuno, cara!- sussurrò gelida la madre, guardando la schiava con riluttanza, la quale annuì convinta spostando il viso sull'antipasto di pesce appena servitole. 
-Anche io non berrò il sangue, quando c'è la luna nuova Callisto influenza il sangue e non mi piace tanto. - decretò Luna sorridendo ai presenti che la guardarono preoccupati per la sua salute mentale.
-Che diavolo significa?- domandò Giusy, decisamente innervosita dal carattere particolare della giovane.
-Lascia perdere!- digrignò a denti stretti Xanver, anche lui tenuto all'oscuro del significato bizzarro delle parole della giovane.
-E ditemi Priscilla e Luna, cosa facevate nel vostro paesello?- domandò la regina mangiando un boccone e strofinandosi l'angolo della bocca con il tovagliolino di raso.
Joseph guardò con aria diffidente Zaira, la madre, che sorrideva compiaciuta.
-Io vivevo con mia nonna e studiavo in casa.- parlò Luna, gustandosi lentamente la tartina con un'acciuga sopra.
-Io avevo una famiglia..- dichiarò piano Priscilla, posando sul tavolo la forchetta. Il suo stomaco si contrasse, la fame le passò.
-E dove è la tua famiglia?- domandò Zaira guardando negli occhi cerulei la ragazza, la quale deglutì disgustata. Joseph guardò i genitori, calmi e impettiti più che mai ad umiliare una schiava.
-Sono morti, per mano vostra!- mormorò con una rabbia interiore la mezzosangue, tremando dall'ira.
-Oh suvvia, noi non abbiamo fatto niente.- Lucio intervenì, anticipando la moglie. 
-Ah no? Non avevano fatto nulla, ma sono morti per mano dei vostri guerrieri!- Priscilla sentiva una morsa stringersi attorno al suo cuore. Ne aveva passate molte da quando era lì, ma non era mai stata tanto infelice, umiliata e offesa.
-Si invece, erano mezzosangue. E' giusto che morissero.- la regina parlò glaciale, il tavolo ascoltò le sue parole con attenzione, i camerieri sossultarono.
-Però non vi preoccupate ad utilizzare mezzosangue per servirvi..i miei genitori si amavano, anche se entrambi erano mezzosangue. Si può vivere civilmente senza uccidere nessuno.-
-E' assurdo!- rise piano Lucio, come se quello che Priscilla fosse una divertente battuta.
La mezzosangue si alzò in piedi, attirando gli sguardi curiosi di tutti.
-Sapete cos'è assurdo? Che un re e una regina siano tanto ignoranti e ottusi!- il silenzio calò brutale. 
Gli occhi dei genitori del moicano si acceserò.
-Ora basta, siediti!- la voce di Joseph ferì l'animo fragile della giovane. Non si aspettava che la difendesse, ma un minimo di comprensione lo sperava. 
-Ho detto siediti!- ripetè glaciale. La giovane incontrò lo sguardo di Luna, che annuì piano. Giusy aveva abbassato lo sguardo, era innervosita. Priscilla si sedette e si strinse nel vestito di seta. Le persone ricominciarono a parlare, la mezzosangue poteva giurare di sentire commenti sprezzanti su di lei.
 
Il banchetto proseguì tranquillo, il re e la regina discutevano animatamente con Xanver sull'ultima missione, ad Halchi e degli imprevisti trovatesi. Ogni tanto Priscilla scorgeva qualche riferimento alla sua vita passata, che la faceva rattristare ancora di più. Non aveva mangiato altro dopo l'ammonimento del principe, teneva la testa bassa e cercava di scacciare le brutte parole di Lucio e Zaira.
-Io dovrei andare in bagno..- sussurrò con aria stralunata, attirando comunque l'attenzione dei presenti la schiava di Xanver- Priscilla vieni con me?- continuò fissando la diretta interessata che annuì in modo poco percettibile. 
-Con vostro permesso..- sussurrò la mezzosangue, tirando un sospiro di sollievo entrando nel grande bagno. Luna si sedette sulle mattonelle e guardò pensierosa la mora. 
-Non voglio tornare di là..- Priscilla annuì convinta, sapeva cosa stava provando la ragazza, era difficile sentire parlare dei propri cari morti in quel modo sprezzante.
-Nessuno sapeva niente della tua famiglia..- Priscilla e tutto il villaggio allontanavano Luna, credendola strana, bizzarra, persino matta. Non aveva mai giocato con nessun bambino, e ogni tanto la vedevano per la piazza intenta ad accarezzare dei gatti. Non frequentava la scuola per umani e mezzosangue, e l'unica cosa che sapevano era che viveva in una casetta in legno insieme alla nonna, ancora più pazza della bambina.
-Mia mamma era una purosangue, mio padre un umano.. sono la cosidetta prima mezzosangue...- abbassò gli occhi - sono morti quando ero piccola..ho sempre vissuto con mia nonna, fine della storia.- era decisamente a disagio, e Priscilla era veramente stranita a vederla giocare con gli angoli dei vestiti nervosa. 
-Forse è meglio se tornate, Joseph è già furioso, e tra poco ci sarà il ballo di apertura.- Giusy fece la sua comparsa, appoggiandosi allo stipide della porta.
-Non potresti ballare te con Joseph?- Priscilla tentò invano di sfuggire a quella situazione.
-No mia cara, quindi alzatevi ,entrambe, da terra !- le due ragazze obbedirono demoralizzate, e senza aggiungere altro si uniro alla folla, in fremito per il ballo imminente. Luna e Giusy vennero trascinate via da Xanver e la mezzosangue vestita in blu rimase sola. Si guardava in giro, in cerca del moicano ma sembrava essere sparito. 
-Cerchi qualcuno?- la ragazza si voltò e si ritrovò di fronte un ragazzone biondo, molto alto e impettio, con la faccia da ebete.
-Sto cercando il principe..- sussurrò Priscilla cercando di allontanarsi, ma il braccio del purosangue la fermò immediatamente. 
-Potremmo svignarcela e divertirci, non credo che il principe sentirà la tua mancanza!- la mezzosangue sussultò, il suo alito odorava di sangue, guardava insistentemente il suo seno e la teneva stretta. 
-Matt, lascia la mia schiava, dobbiamo ballare!- la voce di  Joseph fece ritrarre immediatamente la mano del suddetto ragazzo che sorrise falso, viscido e facendo in inchino si allontanò. 
-Ti ha detto qualcosa, mio cugino?- Priscilla sbiancò, aveva intenzione di dire l'avances del biondo, ma si limitò a scuotere la testa e sorridere in modo finto. 
 
Joseph le tenné il braccio e la portò al centro della pista. Piano essa si riempì di demoni che attendevano la canzone per incominciare a ballare. Priscilla abbassò gli occhi insicura. Il moicano le circondò con il braccio destro la vita, e con la sinistra tenne sicuro la sua mano. La mezzosangue sentì un'altra fitta al cuore, non era come quelle precedenti. Sentiva un calore che le arrossava le guanche, lo stomaco che faceva le capriole, le gambe tremanti. In quella situazione si sentiva persino felice e onorata a ballare con il principe. Pensò che stare lì le aveva fatto il lavaggio del cervello, ma non le interessava. Alzò lo sguardo e incontrò gli occhi scuri e severi del moicano, il quale non riuscendo a trattenersi sorrise sincero. Priscilla sentì il cuore aprirsi appena le note lente musicali riempirono la sala, Joseph si mosse, accogliendo con sé la ragazza.
Xanver si muoveva in modo impeccabile, però i suoi movimenti fluidi e perfetti erano sabotati da una Luna stravagante, che sbagliava appositamente o meno tutti i passi. Nettamente a disagio il purosangue cercò di tenerla più vicina a sé, per guidarla meglio. La biondina, stufa di non potersi muovere a suo piacimento, levò la mano destra dalla spalla del padrone, e la mano dalla sua. Attorcigliò quindi le braccia al collo del ragazzo, facendo passare le mani sottili e nivee tra i capelli color del grano del ragazzo, che spiazzato da tale gesto sorrise e appoggiò le mani sulla schiena, annusando l'odore di pasta frolla che emanava la sua schiava.
-Sai che Callisto influenza anche la musica?- Xanver aggrottò la fronte, divertito dalla situazione.
-Ah sì?- chiese sorridendo ironico - parlamena ancora!- 
Nessuno mai aveva chiesto di continuare a parlare delle sue stranezze, e Luna incominciò a spiegare quanto la luna di Giove influenzasse la vita quotidiana di tutti noi. Il ragazzo rideva senza malizia, a lui sembrava di parlare con una bambina, una bambina molto strana.
 
Priscilla si inchinò leggermente appena la musica si concluse e finì. Non aveva spiccicato parola mentre ballavano, e la paura e la soggezione che provava ogni volta che erano tanto vicini si era attenuata finalmente. La mezzosangue sapeva che probabilmente sarebbe stata punita dope la sfuriata al re e alla regina, ma sembrava non preoccuparla. Desiderava solo qualcuno che la comprendesse, era al limite del possibile e le aveva fatto piacere essere coccolata ballando. 
Joseph si allontanò da lei, salento su un piccolo innalzamento del pavimento, ove Zaira e Lucio attirarono l'attenzione, complimentandosi per le meravigliose persone che si erano presentate incominciando un discorso degno della casata reale. Priscilla preferiva non sentire le due voci glaciali, teneva gli occhi incollati al pavimento, finché non li rialzò sbarrandoli. Una mano stava percorrendo la sua schiena prepotente, viscida. 
-Allora, accetti il mio invito, miss lentiggini?- Matt le tastò il posteriore, soffiandole il fiato sullo scialle. 
-Lasciami o urlo..- un sussurro flebile.
-Non fare la stupida, non ti crederebbe nessuno, sporca mezzosangue!- Priscilla tremò.
Era la goccia che fece traboccare il vaso. 
Si strinse nelle proprie spalle, le lacrime le solcarono il viso, rovinando le guance ricoperte dal blusch, i singhiozzi comprirono le parole della regina che si interruppe infastidita. Joseph guardò la scena attento e scese dal palchetto avvicinandosi alla schiava senza toccarla. 
-Cosa è successo?- un ringhio primitivo, gutturale uscì dalla sua bocca. Matt alzò le mani in segno di resa, sorridendo sfacciato, per poi guardare la schiava in preda agli spasmi, che non si tratteneva dal piangere.
-Mi ha proposto di svignarcela per divertirci...mi ha toccata il sedere- passò la sua mano sottile sulla sua guancia per scacciare le lacrime.
Joseph serrà la mascella e spostò il suo sguardo scuro verso il cugino.
-Non crederai a una mezzosangue!- Matt si difese continuando a ridere. Le persone incominciarono a commentare piano, il re e la regina non si intromisero, toccava al principe prendere una decisione.
Joseph posò i suoi occhi sulla sua serva, che mortificata abbassò lo sguardo timorosa. 
-Xanver tieni fermo il nostro amico.- le parole scandite risuonarono nella sala, le persone si zittirono e una donna si fece avanti.
-Come puoi credere a una serva mezzosangue e non a tuo cugino!- la donne venne trattenuta da un uomo. 
Xanver spuntò alle spalle di Matt, senza dargli tempo di sfuggirli lo fece piegare sulle ginocchia, tenendogli le braccia tese dietro. 
Priscilla sobbalzò sul posto, guardando spaventata un Matt improvvisamente preoccupato.
-Non vorrai..- sussurrò con viso terreo il purosangue. 
Joseph rise forte, in modo perverso, leccandosi piano le labbra.
-Guarda Priscilla!- ordinò severo, mentre la ragazza osservava la scena ammutolita riscossa dal suo nome ben scandito. 
Avvenne in meno di due secondi, il principe si mosse velocemente, con la mano tesa sembrò sfiorare il collo del cugino. La testa di egli cadde a terra, il sangue macchiò il pavimento e il braccio del moicano. Un urlo soffocato della donna trattenuta, della madre del biondo, della zia di Joseph. Gli occhi del morto ancora sbarrati, Xanver gettò il corpo sul marmo con disprezzo. 
Priscilla impaurita rimase in piedi tremando. Le veniva da vomitare, a pensare che i suoi genitori fossero morti in modo tanto simile la schifava. Joseph si avvicinò alla sua schiava la quale si ritrasse spaventata. Ma il principe non voleva ucciderla, per ora, e con decisione la tirò a sé, sollevandola da terra tenendola in braccio in modo possessivo. 
-Buona serata a tutti!- il tono sarcastico del principe non sfuggì a nessuno. Priscilla notò solo allora il viso furente di Zaira, non era quella la decisione che si aspettava dal figlio. I capelli color cioccolato si sciolsero coprendole il viso, che si appoggiò alla spalla di Joseph riprendendo a piangere.
Rimasti da soli nel corridoio Priscilla osò chiedere, tra i singhiozzi : - Mi punirai?- 
Il purosangue rise di gusto, ma la ragazza aspettò paziente la risposta, stringendosi alle braccia muscolose che la reggevano senza fatica. 
-Non oggi, non sono così spregevole.- 
Arrivati in stanza Priscilla venne appoggiata sul grande letto e il vestito le venne tolto con cura. Non riusciva a fermare le lacrime, la serata le passava prepotente nella mente. Gli insulti del re e della regina, la palpata viscida del cugino del principe e quello ''sporca mezzosangue''. Chissà perché le faceva tanto effetto le stesse parole dette da qualcun altro che non fosse il suo padrone. 
Venne adagiata piano sul letto, mentre si rannichiava in posizione fetale e continuava a singhiozzare piano. Joseph si svestì in fretta, si lavò il sangue e raggiunse la ragazza, non toccandola, posizionandosi dalla parte sinistra del letto. Ma Priscilla sapeva che l'unico momento felice di quella giornata ,se felice si poteva chiamare, era stato il primo ballo con il principe. Si avvicinò alla figura asciutta dell'uomo, e piano appoggiò la testa sul suo petto coperto dalla stoffa del pigiama di raso. Joseph si irrigidì dal gesto inaspettato. Subito dopo la strinse a sé, asciugandole piano le lacrime che continuavano a piovere sul suo volto. 
'Sei mia' le sussurrò prima di posare le sue labbra morbide su quelle della ragazza. Un bacio casto, salato e bagnato a causa del pianto ininterrotto. Un bacio quasi tenero degno di un principe azzurro, che lui non sarebbe stato mai.




Salve buone anime pie che seguite ancora le mie assurde storie! Scusate il ritardo, ma a causa del mio imminente viaggio (sabato parto per la Grecia) ho deciso di pubblicare il capitolo il più tardi possibile dato che per tutta la prossima settimana non ci sarò, e non potrò nemmeno scrivere DD:
Coomunque, mi sono impegnata particolarmente per questo capitolo, e per una volta sono piuttosto soddisfatta :D Yuppie!
Spero che anche voi apprezziate questo capitolo, ho cercato di renderlo più lungo possibile.. non volevo spezzare il banchetto dal ballo e dato che molti recensori mi hanno fatto sapere che i capitoli lunghi sono di loro gradimento ho deciso così :)
Per il vestito di Priscilla mi sono ispirata all'intramontabile e meraviglioso telefilm ''The vampire diaries'' e al mio personaggio preferito interpretato da Candice Accola : Caroline Forbes. 
Vi allego qui il vestito e la pettinatura: 

http://www.google.it/imgres?q=dress+caroline+3x14&um=1&hl=it&biw=1366&bih=667&tbm=isch&tbnid=CqEjfnqzpVj3NM:&imgrefurl=http://www.fanpop.com/spots/klaus-and-caroline/picks/results/940619/what-think-carolines-dress-upcoming-episode-3x14&imgurl=http://images5.fanpop.com/image/polls/940000/940619_1328028499321_full.png&w=459&h=606&ei=W-s4UK6RDqvU4QT4s4CwCA&zoom=1&iact=hc&vpx=494&vpy=134&dur=185&hovh=258&hovw=195&tx=78&ty=106&sig=107837941170248263950&page=1&tbnh=167&tbnw=126&start=0&ndsp=19&ved=1t:429,r:2,s:0,i:76

http://www.google.it/imgres?q=dress+caroline+3x14&um=1&hl=it&biw=1366&bih=667&tbm=isch&tbnid=tsQ3nsMOWsoZnM:&imgrefurl=http://coolspotters.com/characters/caroline-forbes/and/clothing/alberto-makali-182498-dress/media/2112351&imgurl=http://www3.images.coolspotters.com/photos/819498/caroline-forbes-and-alberto-makali-182498-dress-gallery.png&w=349&h=636&ei=W-s4UK6RDqvU4QT4s4CwCA&zoom=1&iact=hc&vpx=629&vpy=111&dur=28921&hovh=303&hovw=166&tx=164&ty=59&sig=107837941170248263950&page=1&tbnh=167&tbnw=92&start=0&ndsp=19&ved=1t:429,r:3,s:0,i:79

http://www.google.it/imgres?q=hair+caroline+3x14&um=1&hl=it&biw=1366&bih=667&tbm=isch&tbnid=j1gqnl6r8lYIOM:&imgrefurl=http://www.fanpop.com/spots/caroline-forbes/images/28981889/title&imgurl=http://images5.fanpop.com/image/photos/28900000/The-Vampire-Diaries-3x14-Dangerous-Liaisons-HD-Screencaps-caroline-forbes-28981889-1280-720.jpg&w=1280&h=720&ei=kus4UOf_G-re4QTC_IGAAQ&zoom=1&iact=hc&vpx=886&vpy=351&dur=794&hovh=168&hovw=300&tx=160&ty=80&sig=107837941170248263950&page=1&tbnh=102&tbnw=181&start=0&ndsp=18&ved=1t:429,r:10,s:0,i:103

http://www.tumblr.com/tagged/klaroline?before=1327666958


P
er Giusy (che me la sono immaginata come Emma Stone, come vi avevo accennato) ho trovato questo vestito che ha sfoggiato su un red carpet, perfetto per la purosangue : http://www.google.it/imgres?q=emma+stone+vestito+rosso&um=1&hl=it&sa=N&biw=1366&bih=667&tbm=isch&tbnid=v_TFXFOH2xnzNM:&imgrefurl=http://www.vanityfair.it/starstyle/i-like/2012/02/26/oscar-red-carpet-2012&imgurl=http://images.vanityfair.it/Storage/Assets/Crops/293334/8/110657/oscar-2012-emma-stone_290x435.jpg&w=290&h=435&ei=UyA5UODHOYvP4QSBqIHYDw&zoom=1&iact=hc&vpx=288&vpy=272&dur=40&hovh=275&hovw=183&tx=133&ty=142&sig=107837941170248263950&page=1&tbnh=150&tbnw=82&start=0&ndsp=27&ved=1t:429,r:10,s:0,i:104

http://www.google.it/imgres?q=emma+stone+vestito+rosso&um=1&hl=it&sa=N&biw=1366&bih=667&tbm=isch&tbnid=U_5SHtegug9tTM:&imgrefurl=http://tweens.screenweek.it/2012/02/27/oscar-2012-premi-e-ospiti-foto-006453.php&imgurl=http://tweens.screenweek.it/files/2012/02/emma-stone.jpg&w=318&h=529&ei=UyA5UODHOYvP4QSBqIHYDw&zoom=1&iact=hc&vpx=1080&vpy=106&dur=617&hovh=290&hovw=174&tx=112&ty=135&sig=107837941170248263950&page=1&tbnh=143&tbnw=84&start=0&ndsp=27&ved=1t:429,r:7,s:0,i:94


P
er Luna non ho trovato niente, credo che la vostra immaginazione e le mie descrizioni bastino :3 
Ringrazio inoltre chi recensisce, mi fate felice davverooo *O* Ma anche chi ha messo la storia nelle seguite/preferite/ricordate :D
Spero che lasciate una piccola recensione, e che gradiate il capitolo :)
Un bacione grandissimo
vostra
Sofii
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 
Dei piedi nudi picchiettavano piano sul pavimento in legno. Un scricchiolio sinistro di una porta fece svegliare definitivamente il purosangue dal suo dormiveglia. 
Tastò il materasso in cerca di qualcosa, di qualcuno, ma riscontrò l'assenza della persona in questione, toccando solo le lenzuola bianche di raso. Si tirò su a sedere guardandosi attorno. 
Notò solo allora il tavolino imbandito di ogni ben di dio, compreso il sangue vermiglio che tanto desiderava. Si portò una mano alla testa, facendo scompigliare i suoi capelli color del grano. Ricordare le scene brutali che aveva compiuto lo facevano stare male, erano mesi che non beveva sangue da una persona viva, solo sacche si era ripromesso. Ma avere a che fare con un bocconcino biondo ambulante non lo aiutava, aveva il desiderio di azzannarla 24 ore su 24. 
Luna interruppe i suoi pensieri uscendo dal bagno. I capelli erano tornati pomposi come al suo solito, portava una gonna a tubino nero e una canotta bianca. Sembrava quasi una donna, vestita così. 
-Dov'è Giusy?- domandò Xanver dirigendosi verso la sua colazione, traccannandosi il sangue in un solo sorso. 'Umano' pensò eccitato.
-E' andata via un'ora fa- mormorò Luna, facendo una piroetta su di sè e sedendosi con grazia sulla poltrona accanto al purosangue. 
La guardò pensieroso, quando l'aveva scelta era stato per il suo visino angelico, il suo sorriso puro e sincero. Non immaginava di ritrovarsi una tipa tanto bizzarra. 
Le vene degli occhi divennero visibili, ma scomparvero quasi subito, aveva una voglia matta di lacerare il collo niveo della sua schiava, ma si era già sentito in colpa dopo averla frustata, non voleva ripetere l'esperienza dopo poche ore.
Ma lei, con più naturalezza possibile, lo sorprese. Non solo di sua spontanea volontà si sedette sulle ginocchia di Xanver ma gli porse il suo polso, proprio dove le vene blu emergevano. 
Il purosangue si trattenne dall'impulso più grande della sua vita, e guardò furente la sua serva. Odiava che prendesse decisioni da sola, eppure l'intrigava l'innocenza con cui lo faceva. Gli occhi azzurri si intrecciarono, e per un attimo Xanver sentì un istinto diverso. Fece passare la mano sui capelli biondi della ragazza attirandola a sé. Poteva farlo quando voleva, ma solo in quel momento sfruttò l'occasione.
Xanver chiuse gli occhi, assaporandosi il momento che stava vivendo. Era tutto diverso da ciò che era abituato. Il sesso selvaggio e sfrenato che faceva con Giusy negli ultimi tempi non lo soddisfacevano appieno, necessitava di un diverso svago. Le loro lingue si intrecciarono, e Luna ebbe un fremito che la fece mugulare. Non era abituata a tutte quelle attenzioni, da nessuno. Era il suo primo bacio, per la miseria e la stava catturando completamente. Le labbra umide passavano sulle sue in maniera dolce e non irruente. Le grandi mani le accarezzavano il viso e il collo. 
Lui cercava di attirarla il più possibile a se stesso, la voleva più che mai. Non gli era mai successo. Se Joseph si divertiva, anche sessualmente, con le mezzosangue lui ci girava alla larga. Solo serve, mai nessuno coinvolgimento. Però era lì, avvinghiato alla ragazza inesperta, che seguiva la bocca di Xanver. Ogni tanto si fermava per riprendere fiato, ma nessuno dei due aveva intenzione di smettere.
Luna dopo poco si staccò incatenando il collo con le sue esili braccia. Fece passare il nasino all'insù sul mento e la mascella di Xanver il quale mugulò eccitato, si rese conto solo all'ora dei pantaloni del pigiama troppo stretti. Luna aprì le labbra rosse e gonfie dal gran lavoro efettuato per sussurrargli un'unica frase.
-Il mio oroscopo l'aveva detto che mi avresti baciato.- 
Lui la guardò torvo sorridendo,  poteva funzionare, bastava tenere all'oscuro Giusy. Non piaceva che non le venissero dette le cose, e lui non era mai stato amico con lei, solo amante. Se fosse venuta a sapere che se la faceva con una serva non sarebbe stata contenta, proprio per niente.
 
 
Priscilla aprì gli occhi assonnata, aveva tutto il mascara colato e un terribile senso di nausea. Alzò lo sguardo e incontrò gli occhi scuri e tentatori del principe. Era disteso sulle lenzuala e la fissava incerto. 
Cercava in tutti i modi di scacciare il ricordo della serata con Zaira e Lucio. Poi un flash del bacio. Un calore l'assalì, e le colorò le guance. Si alzò a sedere e coprì il viso con i capelli. Cosa era quel dolore alla bocca dello stomaco. 
-Ho fame- mormorò gelido. Priscilla scrollò le spalle, guardandolo spaesato. Non era cambiato, era il solito stronzo, egoista ed egocentrico. Raccolse i capelli arrendevole, mentre a lui spuntavano le vene nere, e gli occhi divenivano rossi. Due canini le lacerarono la carne vicino alla clavicola. Lei singhiozzò piano, l'aveva difesa era vero, ma doveva mostrare chi era il maschio dominante. Non era un demone, era una fottuta bestia.
 
Priscilla si rigirò una ciocca scura tra le dita. Era sola da qualche ora, il moicano non ci sarebbe stato per tutto il giorno, poiché era in giro con i genitori per qualche città vicino. 'Impegni regali' le aveva detto mentre beffardo si vestiva. 
Sbuffò nuovamente, aveva bevuto da poco del sangue, ma la ferita coperta dalla benda le doleva. E stare rinchiusa in camera con un cagnaccio nero enorme che la squadrava non era di suo gradimento. Guardò Scotch con amarezza, prima di sorridere maliziosa.
-Io e te andremo a fare un giro per il palazzo, e nessuno dirà niente a Joseph!- mormorò vestendosi. ''Come se un cane potesse riferire ciò che avrebbero fatto'' pensò dandosi della pazza. 
Notò con soddisfazione che erano stati aggiunti nuovi vestiti, un poco più moderni dei precedenti. Si mise dei panta neri e una larga felpa che la arrivava quasi fino alle ginocchia, di colore grigio. Decise così di trascorrere il pomeriggio girovagando, con un poco di fortuna avrebbe incontrato Luna o Ilenia e si sarebbe fermata a chiacchierare. Saltellò per la scalinata, e uscì dalla porta sul retro. Costudiva le chiavi della serva gelosamente, in segreto, dopo che non le aveva consegnate. Ammirò con invidia il lavoro sublime del giardinaggio, rose gialle, blu e bianche erano sparse ovunque. Toccò con la punta delle dita un cespuglio di un verde chiaro, con piccoli fiori arancio che lo contornavano. Sorrise divertita, avvicinando il viso lentigginoso per annusare l'odore di un'altra pianta : lavanda, riconobbe facendo schioccare la lingua. In quello stesso momento spuntò davanti a lei un viso giovane, poco pallido e dagli occhi vispi. Urlarono entrambi all'unisono, dallo spavento. 
Priscilla indietreggiò con gli occhi sbarrati e il ragazzino cadde sul sedere, tenendo le cesoie in mano, in segno di resa.
-So-sono Blue, non volevo spaventarti!- balbettò il ragazzo, terrorizzato dalle conseguenze del gesto. 
Priscilla tirò un sospiro di sollievo, porgendo la mano all'esile ragazzino dai capelli castani chiari. Lui l'accettò e si alzò impacciato. 
-Ti occupi tu del giardino?- domandò Priscilla seguendo attenta il lavoro diligente del ragazzo. Lui continuava a eseguire i suoi compiti concentrato, annuì facendo passare la manica della camicia a quadri sulla sua fronte, asciugandosi le piccole gocce di sudore.
-Sei bravo!- si complimentò sorridendogli. Blue arrosì leggermente, e la ignorò. Aveva saputo, come tutti i servi, dell'evento al ballo della regina e del re. Se già prima era intimorito ora era davvero terrorizzato. Ma notò il viso sincero e rilassato della mezzosangue e sorrise a sua volta.
-Non girano voci tanto positive su di te..sai dal banchetto..la gente parla- 'o sparla' avrebbe dovuto aggiungere, ma il cambio repentino della faccia di Priscilla gli fece mordere la lingua. Era seriamente preoccupato delle parole pronunciate, ci era rimasta male.
Un cane nero accarezzò il guanto spesso del servo che spavento ritrasse la mano, per poi accarezzare piano la testa di Scotch.
-Non vuoi essere mio amico?- mormorò piano Priscilla, con voce tremante. Si sentiva persa, la ignoravano tutti, persino il suo padrone l'aveva lasciata sola. Blue si sedette accanto a lei, sulla panchina di marmo, la guardò negli occhi blu mostrò i denti bianchi e allargò la bocca.
-Certo che sì!- Priscilla arrossì, sentendo una morsa allo stomaco, la stessa che aveva avuto poche ore prima guardando il principe.

 
 
-Che diavolo ti è saltato in testa?- la voce gelida di Zaira l'accusò nuovamente. Erano appena tornati da un paese vicino, sapeva che sarebbe arrivato il momento di discutere con i suoi genitori ma non ne aveva comunque voglia.
-Uccidere tuo cugino, credere a una mezzosangue? Sei completamente impazzito?!- la madre urlava esasperata. Aveva evitato tutti gli invitati dopo l'uccisione, credere a un essere inferiore, roba da matti.
-La decisione spettava a me. Lo rifarei anche subito, odiavo Matt.- la giustificazione non reggeva lo sapeva, cercava di essere più credibile possibile. Non aveva mai dovuto parlare di sua madre del rapporto che c'era con le sue schiave, questo lo infastidiva. Lui poteva fare ciò che voleva, che lei lo rimproverassero o meno.
-E poi portare al ballo una serva? Perché non hai portato Giusy invece di farla venire da sola!- Joseph si portò una mano alla fronte e rise malizioso. Loro non sapevano niente, era divertito di quanto lui li stesse tenendo all'oscuro dei suoi rapporti carnali con miss Thompson. 
-Non ridere e ascoltami!- Zaira era furente, il figlio diventava ribelle, non più accondiscendente. Era seriamente preoccupata, era l'erede al trono ma si comportava come un ragazzino viziato, con in mano dei giocattoli.
-Sono stanco di ascoltarti, vado in camera.- decretò alzandosi dalla poltrona nera in pelle, camminando sbruffone verso la porta, sbattendola con il piede. La madre si portò la mano al petto, suo figlio gli stava sfuggendo, lo sapeva. Lucio scosse la testa, sorseggiando del sangue da un calice di cristallo. Non era turbato dal comportamento del discendente bensì dalla nuova missione. Era seriamente indeciso se dirigerla a ovest o a est. Bevve altro succo, non accorgendosi delle lacrime di rabbia che solcarono il viso perfetto della moglie.

 
 
-Ho passato due ore bellissime con te!- mormorò sincera Priscilla, arrossendo impercettibilmente. Avevano parlato di giardinaggio, della vita a palazzo, della solitudine che li attanagliava. 'Non siamo poi così diversi' pensò Priscilla abbraciandolo. Odorava di pesca. -Anche io- mormorò Blue staccandosi dalla ragazza, restando a due centimetri dal suo viso. Deglutì, quando Priscilla sfiorò volontariamente le sue labbra. Un bacio a stampo, tenero e dolce. L'umano l'allontanò preoccupato. Solo amici, lei stava andando oltre.
-Scusa..- sussurrò la ragazza, turbata a sua volta del suo gesto, correndo via, seguita a ruota dal cane. 
Entrò nella grande e lussuosa stanza, con il fiatone. Rovinare tutto? Ci era riuscita alla grande. La porta del bagno si aprì ed entrò il principe, coperto da un accappatoio bianco, semi aperto. 
Lo sguardo furente di Joseph non sfuggì a Priscilla che rimase sul posto spaesata.
-Dove diavolo eri?- acido l'apostrofò. 
-In giardino- rispose sincera, omettendo una parte della verità.
-Con chi?- Priscilla sentì le guanche avvampare, non lo poteva sapere. Abbasso gli occhi osservando il petto scoperto, solcato da tante goccioline. Una in particolare attirò la sua attenzione.. scendeva sempre più giù, fino a passare ai sottili peli dell'addome, prima di sprofondare nella stoffa tenuta legata sui fianchi. Prese un respiro, cercando di contenersi. 
-Ero sola..- esitò quel tanto che bastava per far irare ancora di più Joseph, il quale l'attirò a sé. 
Ringhiò sul suo viso, mostrando le vene degli occhi.
-Devi imparare ad ubbidirmi.- sillabò arrabbiato, stringendole il braccio.
La bocca famelica di Joseph si fece strada presto in quella spaesata di Priscilla che ignara della discussione con i genitore era seriamente preoccupata per lo stato mentale del principe. Era davvero lunatico, la dolcezza che le aveva riservato la sera prima avevano lasciato posto al suo solito lato perverso nell'infliggere quel misto di dolore e piacere. La mano rude di lui le accarezzava piano l'interno coscia, rimanendo sopra i panta. I suoi denti mordevano le labbra gonfie di Priscilla, non c'era paragone con il bacio di amicizia tra lei e Blue. Il principe la consumava, voleva sempre di più.
La stese sul letto in modo brusco e animalesco. La voleva sua, voleva prenderla ora, in quel momento. Ma si rabbuiò. Avrebbe aspetto la sera. Sorrise sardonico. Quel sentimento di potere, il terrore che aleggiava negli occhi delle persona quando lo guardavano, le ragazze che mugulavano sotto di lui lo eccitavano da matti. Era sadico, l'aveva sempre saputo. 
-Questa notte sarai mia.- le anticipò facendola fremere, sia per il piacere sia per la paura.
Quel momento sarebbe dovuto arrivare, lo sapeva. Ma era preoccupata e in ansia. La sua prima volta con lui, si portò le mani al viso. Era arrossita, le guance le bruciavano. 
Si era eccitata sotto il peso del corpo umido e coperto dall'accappatoio del moicano. Lo odiava per dio, perché il suo corpo però non ascoltava la sua mente??




Eccomi con il nuovo capitolo, mi scuso per il ritardo ma come sapete sono tornata sabato sera dalla Grecia (vacanza perfetta tra l'altro) e ho scritto questo capitolo in un giorno. A dir la verità volevo approfondire il rapporto tra Luna e Xanver, siccome li adoro mi dispiace metterli sempre in secondo piano. Comunque sono abbastanza soddisfatta di questo capitolo, nel prossimo, come avrete intuito, ci sarà la descrizione dell'amplesso.. quindi spero che oltre ad apprezzare questo non vi sconvolgiate per il prossimo DD:
Ringrazio le
47 persone che hanno messo la storia nelle preferite, le 10 nelle ricordate, e le 129 nelle seguite!!
Amo inoltre tutti quei santi che recensiscono!!
197 recensioni, sono commossaaaa!!
Ok, vi lascio con il mio indirizzio facebook :
 
http://www.facebook.com/sofia.p.panza
U
n bacione grandissimo a tuttiiiii
vostra Sofii
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


questo capitolo è particolarmente esplicito, e posso considerarlo di rating rosso.. spero lo leggiate comunque.. ci si vede a capitolo conclusoo :3


Capitolo 10



 
Priscilla girovagava con sguardo assente per la cucina. Aveva avuto il permesso di andare a bere un po' di sangue, ma non voleva tornare. ''Questa sera sarai mia''.
Deglutì nervosa. Quel momento sarebbe arrivato, prima o poi, non si aspettava di certo così in fretta. Respirò lentamente, cercando di calmare il battito del suo cuore. Cosa le prendeva? Era talmente agitata da non riuscire a inghiottire nemmeno una goccia del sangue umano, lo stomaco si contraeva e la testa era affollata di pensieri. 
-Tutto ok?- una voce cristallina la riscosse dai propri pensieri. Luna le saltellò vicino, evitando di toccarla e cominciò a bere avida. 
-Mai stata meglio..- mentì irritata. Avrebbe voluto avere la sua migliore amica accanto, sua sorella... sua madre! Una stretta al cuore. In quel palazzo abitavano degli assassini!!
-Ho baciato Xanver- diretta, schietta e tagliente. Era il suo modo di approciarsi. Priscilla si sedette su uno sgabello, guardandola stranita. Forse poteva confidarsi con lei.
-Farò..sesso con Joseph stasera.- stava per dire ''amore'' ma la parola non era proprio appropriata.
-Touché- commentò la biondina porgendole una sacca di sangue. La mezzosangue sorrise sincera e l'afferrò. Guardò negli occhi la ragazza e le rivelò le sue paure.
-Sono vergine.- 
Il silenzio calò brutale. 
 
 
-Dimmi tutto Jo- mormorò Giusy, sedendosi sulle gambe del principe, accarezzando la pettinatura alla moicana di egli. Nel camino di casa Thompson il fuoco scoppiettava, la temperatura si era abbassata repentina. Se durante il pomeriggio l'aria era fresca e pungente, la sera necessitava di piumone e fuoco acceso.
-Volevo passare qualche ora con te.- disse pacato il purosangue, facendo passare la mano sulla coscia coperta dai collant della rossa, la quale, per tutta risposta, incominciò a mordere suadente il lobo del ragazzo.
-Non in quel senso.- concluse Joseph, scostandola. Lei lo guardò accigliata, interrogativa.
-Mi stai rifiutando?- mormorò con il viso da finta offesa, mettendosi più comoda sulle sue ginocchia, guardandolo fisso.
-Giammai- scherzò, traendola a sé, baciandola ardentemente. Le loro lingue si intrecciarono, si conoscevano meglio di qualsiasi altro. I loro corpi fremevano al contatto, sapevano cosa piaceva all'altro e viceversa. Giusy spostò la mano esperta sul cavallo dei pantaloni di lui, rimandendo sgradevolemente sorpresa. Si staccò seccata, e si andò ad accomodare sulla sua poltrona preferita, alzando un sopracciglio.
- Dimmi perché sei qui.- commentò scocciata. Quasi mai lui l'aveva rifiutata, solitamente perché aveva altri impegni con altre donne.
-Mi scoperò Priscilla - fece schioccare la lingua. Miss Thompson lo osservò stupita.
-Perché non una di quelle puttanelle purosangue che ti porti a letto perennemente? - purosangue o meno, lei si sentiva superiore a tutti e a tutte.
-E' la mia serva, voglio divertirmi. Qualcosa in contrario?- un'alzata di spalle e un sorriso sardonico in volto. Giusy sorrise maliziosa, leccandosi piano le labbra.
-Fammi capire, tu preferisci andare a letto con una mezzosangue, più piccola di te, vergine?- disse articolando con gesti della mano.
Joseph sbiancò, improvvisamente si fece serio. 
-V-vergine?- balbettò.
-Suvvia non vorrai farmi credere che quella sia stata mai con qualcuno!- Lui non ci aveva mai pensato, a dire la verità non gli era mai capitata una vergine. Quelle che si portava a letto aprivano le gambe a qualsiasi essere vivente, persino Giusy era stato con un paio di uomini prima di sverginare il ragazzo. 
Si passò una mano tra i capelli. Magari la rossa si sbagliava. Notava l'imbarazzo che aleggiava nel volto ogni volta che la toccava, ma non aveva mai immaginato che lui sarebbe potuto essere il primo. Una smorfia gli si dipinse in volto. 
Giusy lo guardò eccitata, si avvicinò a lui e si inginocchiò. Passò la lingua lentamente sul labbro superiore e incominciò a slacciargli i pantaloni. 
Joseph ebbe una piccola distrazione, ma era determinato. Vergine o meno, lui l'avrebbe avuta.
 
 
-Accidenti - mormorarono all'unisono Luna e Priscilla. Avevano incontrato Ilenia e l'avevano praticamente costretta a stare con loro, o meglio Priscilla l'aveva costretta.
-Ho paura!- confidò la demone dai cappelli color cioccolato accovaccinadosi. Le parole, per niente rassicuranti di una più esperta delle due ragazze, l'avevano sconvolta. Nella testa pulsava una stra-maledetta parola.
'Dolore'. 
-Suvvia, non tutte stanno male.. potrebbe piacerti!- Priscilla guardò seccata l'amica. La brunetta si morse il labbro tacendo, forse aveva esagerato, ma aveva semplicemente raccontato la sua prima volta. Ilenia non aveva mai parlato con nessuna delle serve di Joseph prima d'ora, non sapeva come fosse lui a letto, ma difficilmente pensava fosse un tipo.. dolce. 
Luna accarezzò piano i capelli della ragazza, la sua prima amica. A dire la verità non aveva visto di buon occhio Ilenia, era palesemente gelosa di aver una rivale in amicizia. Ma sentendola parlare si era ricreduta, sopratutto quando la ragazza le aveva chiesto quale oroscopo aveva lei per il giorno dopo. 
-Non potrà essere così male..- Ilenia cercò di rassicurarla, ma non sembrava particolarmente dotata in quel campo. 
-Dovrei dirglielo..che sono vergine?- guardò spaesata le ragazze.
-No- confidò Ilenia sorridendo, subito interrotta dalla biondina.
-Invece sì, sarà peggio.- Luna si sentì improvvisamente padrona della sitazione, era consapevole che dire la verità avrebbe potuto degenerare la cosa, ma non dirglielo sarebbe stato un modo per autodistruggersi. 
-Perfetto- commentò sarcastica alzandosi dal pavimento lucido di marmo della cucina. 
-Auguratemi buona fortuna!- disse, baciando entrambe sulla guancia. Era tempo di andare, lo sapeva bene, lo stomaco incominciò a farle male. Il respiro era già affannoso. Merda.
 
 
Entrò in stanza, trovandola più silenziosa che mai. Poteva farcela, sospirò decisa. Era la sua prima volta, sarebbe stata magica, volente o nolente. Aprì il rubinetto dell'immensa vasca da bagno, mentre essa si riempiva lei cercava qualcosa di sexy da mettersi. Trovò una favolosa lingerie bianca, ricamata in azzurro. Si morse il labbro. Fingere di essere esperta avrebbe fatto meno male, forse. Si immerse nell'acqua e fece rassegna di tutti i prodotti per il corpo che trovò, stando attenta a non usarne troppo. 'Sarà un piccolo segreto tra me e il bagno' constatò vittoriosa. I cappelli li aveva raccolti, in modo che non si bagnassero, e con gli occhi minacciava Scotch di non saltare dentro l'acqua. Il cane la guardava scodinzolando, ma appena si avvicinava la demone ringhiava e mostrava gli occhi rossi contornata dalle vene nere. Seppur non terrorizzato il cane indietreggiava, e tornava a muovere la coda appena il viso di Priscilla tornava normale. Il giochetto lo divertiva, ed esasperava la mezzosangue.
Si asciugò in fretta, chiedendosi il perché non fosse ancora arrivato. Aveva progettato un bagno con lui, ma dopo mezz'ora nella vasca stava incominciando ad avere freddo e così indossò il completo che aveva preparato stendendosi nel letto. Cercò di assumere una posizione sexy, quelle che si vedono nelle riviste. Mise le gambe sottoil sedere, il busto in avanti e i capelli sciolti all'indietro. Si rese conto che era più scomoda che mai, e dopo una decina di minuti aveva perso la sensibilità alle articolazioni. Incominciò quindi a camminare per la stanza, saltellando da un piede all'altro mentre essi formicolavano.
Improvvisamente si fermò, con l'equilibrio sul piede sinistro, guardando una figura demoniaca che rideva. Priscilla avvampò dalla vergogna. 
Le risate del moro conquistarono la stanza, era decisamente diverito. 
'Non ridere di me' avrebbe voluto dire Priscilla, ma non intendeva farlo arrabbiare.
-Accendo il fuoco.. - mormorò girandosi, accovacciandosi sul tappeto. Cercava di mantenere regolare il respiro, sapeva che lui se ne sarebbe accorto subito. Era stata discreta al saggio di recitazione... quando aveva 10 anni... poteva farcela. Si mise ad armeggiare con la legna, proprio come Ilenia le aveva insegnato qualche giorno prima.
-Sei vergine?- colpita ed affondata. Un'ondata di calore la travolse, la vergogna l'assalì in pieno, sentiva di non riuscire nemmeno ad alzarsi dal pavimento. Come diavolo aveva fatto?
-P-perché me lo chiedi?- balbettò ridendo nervosa. Non era da lei, che diavolo le stava succedendo. 
-Guardami.- un ordine, preciso e gelido. Facendo un sospiro Priscilla si girò e incontrò lo sguardo deciso di Joseph.
-Sei vergine?- ripeté. Cosa rispondere? Verità o menzogna, verità o menzogna.
-Si- rispose di getto quasi pentendosi. In lui si dipinse una smorfia.
-Come fa una ragazza a rimanere vergine.. per dirla tutta non sei nemmeno cessa!- si diresse verso il bagno, come se nulla fosse successo. Priscilla aggrottò la fronte, non ci vedeva niente di male a non averlo ancora fatto. Però la sua mente fu catturata da quella specie di complimento che le aveva rivolto. Sospirò nuovamente, sedendosi sul letto.. non riusciva a tranquillizzarsi.
-Bel completo, comunque. -commentò ,rimanendo dentro al bagno, il ragazzo. Priscilla si domandava cosa stesse facendo, ma era meglio starsene buona. 
-Bingo!- esclamò, rientrando in stanza mostrando la scatoletta che aveva in mano in segno vittorioso. Preservativi. Era preparato, almeno. La ragazza sorrise timidamente stendendosi sul letto, rigida. 
Joseph in modo sensuale si levò la maglia e jeans, lanciandoli malamente sul pavimento. 'Tanto poi qualcuno glieli avrebbe raccolti e piegati. 
Gattonando, con i soli boxer grigi e neri, si sedette sul bacino della ragazza. 
Rise nuovamente, mostrando i denti bianchi e leggermente appuntiti.
-Sono felice di farti ridere..- sbottò innervosita. Lei ce la stava mettendo tutta, ma non era semplice. 
-Sempri una mummia, una statua... rilassati piccola- Priscilla si attaccò saldamente al materasso quando lui si avvicinò repentino al suo viso. Aveva sussultato a quel diminutivo, sperava che non se ne fosse accorto.
-Vediamo se non ricordo male, ti piace se ti tocco qui..- le parole erano superflue, sopratutto quando Priscilla presa alla sprovvista tese improvvisamente le gambe, mordendosi le labbra furiosamente. Le pareva talmente surreale che l'atmosfera per lei era più complicata del previsto. 
Il moicano, dal canto suo, smise di accarezzarla. Non le era mai capitato di ritrovarsi una ragazza tanto imbarazzata.. le altre serve potevano essere impaurite, disinibite, accondiscendenti ma mai non si erano rilassate.. anche perché probabilmente sarebbero state punite. 
Joseph senza tanti complimenti, tirò su di peso la ragazza, e le levò la lingerie facendola rimanere completamente indifesa e nuda. Priscilla si accovacciò, cercando di coprirsi il meglio possibile.
Le uniche fonti di luce derivavano dal camino e da una bajour sul comodino accando al grande letto, ma lei si sentiva scoperta e osservata, troppo. Subito dopo il purosangue si tolse velocemente i boxer, liberando la semi-erezione che gli stava spuntando. 
La ragazza si coprì istintivamente gli occhi con una mano, seppur ricordava perfettamente il primo giorno e la costrizione a toccarlo dentro di sé aleggiava la insicurezza e la vergogna.. del suo corpo, della sua inesperienza. 
Joseph ,con forza, la stese e le piantò le braccia ai lati del corpo, se si copriva era davvero tutto inutile. 
-Non coprirti, non ne hai motivo.- parlò gelidamente, per poi soffiare sul collo della schiava, la quale rabbrividì. Il corpo di lui era caldo, e la stanza sembrava talmente fredda da morire assiderati. Per (s)fortuna c'era lui!
-Mi vergogno!- piagnucolò belando Priscilla, mettendo il broncio. Il ragazzo si rialzò, stava sfiorando con la punta del naso il seno piccolo e sodo della serva, e la guardò turbato. 
Un ghigno gli si stampò in volto. Prese le cosce della ragazza, e le cinse al suo bacino attirandola a sè, per poi stendersi sopra. Priscilla deglutì, dopo aver sentito una scarica attraversarle il corpo, per giungere alla sua femminilità.
-Sei bellissima..- un sussurro, che fece sussultare la ragazza. Lui le aveva detto davvero, quello che aveva sentito? 
Non riuscì a spiccicare parola perché le labbra calde e impazienti di lui si avvinghiarono a quelle gonfie dai morsi di lei. Priscilla abbracciata in quel modo tanto poco casto, faceva fatica a pensare al bacio, e il principe si staccò seccato quasi subito dalla ragazza, guardandola con aria di rimprovero. 
Con velocità mise la mano destra a coppa, sul seno scoperto della ragazza, incominciando a stimolarlo, a pizzicarlo. Con l'altra prese deciso la mano della ragazza e la mise sul suo petto. Per farla adattare al suo corpo doveva farglielo conoscere. 
Era indeciso se bendarla o meno, come aveva fatto durante la colazione, ma decise che non era il caso. Lei era già in balia sua, per la prima volta poteva bastare. Sghignazzò al pensiero delle volte sucessive, di come l'avrebbe stupita e controllata.
Priscilla, mordendosi piano le labbra, fece scorrere le esili dita sul petto muscoloso, sulla pancia dura e i fianchi abbastanza morbidi. Emanava calore da tutti i pori, e non solo quello percepito. La mezzosangue stava incominciando a sentire un diverso caldo, che si concentrava inspiegabilmente all'interno delle coscie, proprio dove l'amichetto del ragazzo spingeva ormai duro.
Le loro labbra si uniro nuovamente, ma il bacio fu completamente diverso. In quel momento la ragazza rispondeva passionale alla lingua deo moicano, Joseph non capiva se per paura di una sfuriata o se per passione pura, ma sinceramente non gli importava. In quel momento, mentre le loro labbra e le loro lingue restava unite, Joseph spostò la mano dal capezzolo inturgidito e la spostò più in basso, incominciando a muovere le dita sulla pancia contratta della ragazza. 
Priscilla sentiva sensazioni completamente nuove, il respiro corto dovuto ai baci, le mani che si insinuavano ovunque non era tanto spiacevole come credeva. Doveva ammettere che si stava facendo prendere dalla situazione, da lui. Ci sapeva indubbiamente fare, e questo la preoccupava. Se magari non le fosse piaciuta? L'avrebbe ammazzata?
I pensieri le affollavano la mente, non riusciva a distrarsi. Joseph si rendeva conto della situazione e sapeva come far tacere quella mente insicura. Divaricò le gambe della ragazza, staccandosi da lei incominciò a percorrere il corpo della ragazza, la quale si portò una mano alla bocca per non gemere dallo stupore. A lui non piaceva che lei si trattenesse, e con forza rude incatendò i suoi polsi sulle lenzuola, con le sue mani. La strada che percorreva la lingua del principe si faceva sempre più calda, umida ed eccitante.. fino ad arrivare all'interno coscia. 
Priscilla si sentì leggermente spaesata dalle emozioni che stava provando, ma i pensieri non riuscirono a distrarla quando lui fece passare la lingua proprio... lì.
La serva mugulò sommessamente, estasiata da una così eccitante novità. Joseph sorrise eccitato sulla femminilità della ragazza, cominciando a stimolare il clitoride con movimenti circolari della bocca. Priscilla non tratteneva i gemiti, che per Joseph risultavano urla di piacere. Nessuna ragazza, le dava tanta soddisfazione. La maggior parte delle volta bastava un niente per eccitare le donne che si portava a letto, i preliminari come quelli erano un optional che accosentiva a poche. Eppure far bagnare la schiava testarda, che diceva di odiarlo, gli conferiva quel perverso potere che lo eccitava da matti. Le donne cadevano ai suoi piedi, e quella brunetta non era diversa dalle altre, però il fatto forse che fosse inesperta, oppure che fosse tanto rigida con lui, l'aveva portato ad eccitare come meglio sapeva una donna, non usando la sua ''arma finale''. E tutto sommato non le dispiaceva. 
Quando però si rese conto che Priscilla inarcò la schiena, pronta a venire smise seccato, facendole sfumare piano l'orgasmo negatole. Imbarazzata ed eccitata la serva guardò il moicano, che divertito aveva incominciato a srotolare il preservativo su di sé. Priscilla si sentì veramente a terra, non solo si era bagnata come non mai per un depravato, assassino arrogante principino viziato, ma non le era nemmeno stato concesso di venire. E ora stava per farlo.. con lui!
Ebbe un improvviso fremito di paura, e di scatto cercò di alzarsi, ma il moicano capita l'intenzione la catapultò nuovamente tra le lenzuola di raso. 
-Shhh..- le sussurrò, baciandole piano il viso coperto di lentiggini. Doveva farlo, ce la poteva fare, doveva solo restare calma, doveva..
Un dolore lancinante la ricoprì. Di colpo sentì lo stomaco contrarsi, le gambe farsi molli. Si aggrappò alle spalle di Joseph, il quale emise un grugnito gutturale primitivo sulla spalla scoperta della ragazza. Le graffio d'impeto, non si aspettava che potesse averla penetrata con tanta forza, senza nemmeno un preavviso. Forse era meglio così, però la sensazione che provava era la stessa. Era a disagio e le faceva davvero male.
Qualche lacrime le salì in viso, ma vennero cancellate appena lui baciò castamente la bocca della ragazza.
Joseph stava combattendo contro l'impulso di morderla, le vene gli apparivano e scomparivano. Tutta quella eccitazione... avrebbe volentieri affondato i canini nella tenera carne della ragazza. Spostò piano i capelli color cioccolato, e inspirò sulla sua clavicola. Gli occhi si inniettarono di rosso, e morse selvaggiamente. Una scarica di adrenalina avvolse Priscilla che sospirò dal dolore. Si sentiva completamente indifesa e sua, ma non tutto il male va per nuocere. Inconsapevolmente stava incominciare a provare una sorta di piacere a tutto quel dolore, le attenzioni, i respiri uniti il sangue che passava nella bocca del suo nemico, in piccole quantità. Non poteva credere che si stava eccitando, proprio non lo poteva accettare.
-Mordimi!- digrignò i denti sporchi di rosso. Priscilla lo guardò spaesata, a lei non piaceva il suo sangue, anche se le serviva per guarirsi. Morse lievemente vicino al collo del ragazzo, cosa che la fece fremere, e piano la sua ferità guarì. Joseph guardò soddisfatto la ragazza quando si staccò. Fece passare il braccio sulla sua bocca, per levarle il suo stesso sangue, e la baciò unendo quel sapore tanto familiare che conosceva. 
Priscilla sospirò, era talmente confusa da aggrapparsi a lui talmente forte da non sentire quasi più dolore. 
Seppur a lei sembrava che lui avesse succhiato il suo sangue per interminabili momenti, era passato all'incirca un minuto, un minuto in cui lei aveva distolto il pensiero dal dolore della prima volta, e dai pensieri di cui si torturava.
Finalmente Joseph si mosse, caricando una spinta forte e rude, che fece urlare dalla sorpresa più che dal dolore la ragazza. Priscilla sospirò, dal piacere. La sua mente era completamente distaccata dal corpo e questo la stupiva.
 Un'altra spinta.
La mezzosangue mugulò, rispondendo al bacio passionale di Joseph. Era veramente eccitata, era al limite. Mancava poco. Si strinse a lui.
Un'altra spinta.
La sentiva, sentiva lei che fremeva ad ogni suo tocco, che lo desiderava ardentemente. Non gli capitava da un po' di essere così eccitato..ma in fondo lei era così pronta e stretta, i suoi versi flebili lo facevano letteralmente impazzire.
Un'altra spinta.
Erano entrambi sull'orlo dell'orgasmo, ma l'orgoglio che straripava da Joseph si fece sentire anche in questo caso.
-Vieni, ora. Priscilla. - risultò come un ordine alle orecchie incandescenti della ragazza, che inarcando la schiena, esplose vicino a lui. Il corpò vibrò e il calore si concentrò per poi espandersi. Non aveva mai provato una cosa così intensa in tutta la sua vita. Se ascoltata bene però, poteva benissimo interpretare come una supplica, ma la ragazza a sentire il suo nome, pronunciato con voce grave e sensuale, non ci fece nemmeno caso. 
Subito dopo Joseph ringhiò eccitato su di lei, accasciandosi sfinito. Priscilla presto assunse il respiro regolare e la mente tornò ad elaborare le informazioni. Le guance avvamparono quando lui uscì da lei e restandole sopra le sorrise divertito. 
Era successo, ed era stato strepitoso. Joseph si alzò, e con una smorfia si levò il preservativo. Quanto li odiava!
Priscilla cercò di sedersi ma una fitta improvvisa la fece ristendere, non si era resa conto che le faceva così male.
Joseph la guardò stupito, alzando le sopracciglia. Con viso disgustato aggiunse :- Mi hai sporcato tutto il letto.- Priscilla cercando di ignorare il dolore e il fastidio si alzò e con suo stupore notò la macchia di sangue che la circondava. Non era esageratamente grande, ma nemmeno minuscola. Avvampò nuovamente. Aveva perso la verginità. Sorrise tra di sè, si sentiva incredibilmente libera. Poi un pensiero l'attraversò. 
-Signore..- mugulò piano, facendo tornare nella stanza Joseph, che si era dato una ripulita dal sangue. Come poteva chiedergli se era stato soddisfatto.. dalla sua prestazione? E se l'avesse uccisa. Questa paura incontrollata aleggiava perennemente su di lei..
Il principe ignorò volontariamente la ragazza, era inutile chiederle cosa le prendeva. Prese due cuscini e li mise sul tappeto. 
Priscilla sbiancò. Voleva davvero farla dormire per terra. Le lacrime spuntarono involontarie, pungendole il viso. Il ragazzo stese un piumone come coperta, molto blandamente e si avvicinò alla ragazza. Piageva, come quella volta che la fece dormire con lui. 
Le donne, mettevano troppo sentimento in qualsiasi cosa. La prese di peso, in braccio. E l'adagiò piano sul tappeto beige. Priscilla chiuse gli occhi, e si aggrappò al cuscino, non vergognandosi minimamente di quello che stava facendo. 'Stupida, stupida, stupida' si ripeteva singhiozzando. Poi, improvvisamente come le lacrime le solcarono il viso si fermarono. Quando si accorse che Joseph si era steso vicino a lei, e aveva appoggiato la testa sul cuscino. 
La mezzosangue rimase a bocca aperta, sorridendo come una bambina. Non la stava lasciando sola.
-Mi fa schifo dormire in un letto sporco di sangue. - si giustificò in difesa Joseph, appena Priscilla si accocolò sul suo petto. L'aveva appena rassicurata. Odiava dormire con qualcuno, e ancora di più odiava quel senso di uguaglianza che gli conferiva dormire per terra, accanto a una schiava. Non sapeva perchè l'aveva fatto, forse per placare quel pianto che tanto odiava. 
-Grazie..- mormorò la ragazza, sbadigliando. La stanchezza l'invase, sentiva le ossa pesanti, e il dolore si stava attenuando. Joseph sospirò attirandola a sé, coprendo entrambi i corpi nudi con il piumone. Si accoccolò a lei. 
Sorrise : ''ci sarà da divertirsi''.



Pubblicato prima del previsto, è vero.. perché avevo il capitolo pronto e ne avevo voglia... devo ammettere che ho pubblicato per una fan che mi sprona sempre a cui voglio un mondo di bene : 
Lauraaaaaaaaaa
Nell'ultimo capitolo ho ricevuto poche recensioni rispetto a quelle che lasciate di solito e mi ha reso un poco triste.. :( Non vi era piaciuto ?? Comunque spero che questo sia di vostro gradimento e che lascerete una recensione piccina piccina (o grande grande :DD)
Inoltre devo ringraziare tutti quelli che seguono le mie storie, e sopratutto quelli che recensiscono!!
Davvere siete incredibili :''D
un bacione speciale a tuttii
vostra Sofii
<3



 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11


 
Priscilla aprì gli occhi assonnata. Il piumone ricadeva pesante sulla sua pelle nuda, il calore non era troppo intenso, nemmeno fastidioso. Era addirittura piacevole.  Seppur avesse dormito sul tappeto aveva riposato con una certa soddisfazione e contentezza. Con un'infinita lentezza si alzò da supina e una fitta l'attraversò. I muscoli erano decisamente tesi e il bacino, con sua grande sorpresa, le faceva ancora male. Non aveva sperato di svegliarsi accanto al principe, e così non era successo. Si coricò nuovamente guardando il soffitto bianco scintillante. Spostò la testa di lato, notando il letto ricoperto da stoffe pulite e pregiate, disposte in modo ordinato, di un colore grigio topo. Sentiva il suo respiro calmo che invadeva la stanza. L'aria era umida e pesante, il camino era coperto di cenere e il fuoco, come la legna, era scoparsa.
Le immagini della notta precedente le affolavano la mente, quasi si vergognava del piacere che aveva provato. Eppure tutta quella eccitazione l'aveva aiutata a sfogarsi, a renderla più combattiva e tenace di quello che già era. Si era sentita amata, seppur era consapevole di aver concesso il suo corpo per scopi esclusivamente carnali. 
La porta in legno si aprì improvvisamente, e Priscilla d'impeto chiuse gli occhi e si immobilizzò. Con che faccia avrebbe guardato il moicano? La spavalderia che gli riservava sempre aveva fatto le valigie. Il suo cuore aumentò inspiegabilmente il battito quando il suono delle scarpe si attenuò proprio accanto al suo viso. Sentì uno spostamento d'aria attorno a lei, e un soffio dall'odore di menta le accarezzò il viso lentigginoso.
-So che non stai dormendo.- 


 
Giusy entrò rapida in cucina incontrando l'unica anima vivente che stava, allegramente, preparando la colazione al suo padrone. Il vestitino blu cielo, a pois bianchi, svolazzava di qua e di là e fasciava incredibilmente il vitino della mezzosangue. La rossa prese con fervore il braccio della biondina la quale indispettita la guardò emettendo un suono primitivo e grottesco, mostrando leggermente le vene nere.
-Non osare ringhiare a me!- l'apostrofò la purosangue, puntandole il dito contro, facendo risuonare i costosi braccialetti che teneva al polso.
Luna con semplicità, e superiorità, riprese a preparare il dolce alla crema, ignorando gli sguardi indagatori di miss Thompson. 
-Xanver cosa ha ultimamente? Sono due giorni che non si fa sentire..nemmeno un ciao!- Giusy era leggermente suscettibile. Come si permettevano di ignorare Lei! Non permetteva che gli uomini la liquidassero con tanta semplicità, men che meno il suo amante fisso.
Luna la guardò aggrottando la fronte. Scosse la testa, scompigliando i capelli lisci, e tornò a lavorare concentrata. Giusy ebbe un fremito di rabbia. Joseph si era scopato la sua serva, e lei odiava quando lo faceva. Lo riteneva ripugnante. Mentre Xanver, del tutto lontano e distaccato dalle perversioni del principe, l'aveva bellamente scaricata. 
Giusy sbuffò sonoramente, innervosita dalla tranquillità della ragazzina, che con pazienza versava del sangue di mezzosangue un un bicchiere di cristallo. 
La rossa si girò di scatto uscendo dalla stanza. Si morse il labbro. Era arrabbiata nera, furente. 
Per capire il problema doveva risalire all'origine. Si diresse con passo svelto verso la camera di Xanver.

 
 
Priscilla sbarrò gli occhi, trovandosi quelli del principe di fronte ai suoi scuri e severi. Deglutì, mentre lo stomaco si contraeva. Joseph si sedette sul cuscino a terra, facendo passare l'indice sul viso della serva la quale rimaneva immobile. Inutile dire che si era coperta con la coperta fino al collo. Distoglieva lo sguardo, l'insicurezza l'attanagliava. E il principe era seccato da questo comportamento. Lui voleva la ragazzina ribelle e sfrontata con cui poteva esercitare il suo potere, se lei fosse diventata accondiscendente e ubbidiente come le altre avrebbe perso ogni tipo di interesse. 'Peccato,mi sbagliavo' Joseph sorrise amaro. Le dita passarono vicino alla clavicola, vicino alla gola pronta a stringerla e levarle, letteralmente, il respiro. 
-Lo sai che hai una faccia pessima?- la voce di Priscilla risuonò davvero forte, tanto che arrossì violentemente. Non credeva che avesse potuto parlare in modo tanto diretto, i pensieri le erano usciti dalla bocca senza passare dal cervello. Joseph ritrasse la mano, decisamente divertito. Guardò tetro la ragazza, indeciso se punirla o lasciare scorrere questa frase. Optò per la seconda, per il semplice fatto che aveva ben altro per la testa.
-Farò finta di non aver sentito.- il tono non ammetteva repliche, e Priscilla diligentemente rimase zitta, sollevando leggermente la testa quando lui si diresse verso l'armadio. Cercò attento qualcosa, e dopo poco lanciò un intimo di color lavanda alla ragazza. Tirò poi un delizioso corpetto ambra con pizzo di un intenso marrone scuro, e una lunga gonna marrone ricamata in oro. 
La serva alzò gli occhi al cielo. 'Ancora questi assurdi abiti' pensò innervosita. Il moicano la guardò glaciale. Come aveva potuto dubitare che avesse perso la lingua biforcuta e la testardaggine che la caratterizzavano? Sorrise, leccandosi piano il labbro superiore. 
-Non alzare gli occhi con me, Priscilla. E muoviti dobbiamo andare da Xanver. Ho in mente una certa cosuccia.- la schiava aveva sconnesso la testa dopo aver sentito il suo nome. Non la chiamava mai per nome. Solo nel loro primo incontro e la sera appena trascorsa aveva sentito la voce suadente e baritonale del principe pronunciare quello strambo nome. Cercò di controllare il respiro, mentre con un certo impaccio cercava di vestirsi sotto il piumone, per non mostrare,nuovamente, il suo corpo al suo padrone. Nel mentre arrivò sgambettando un enorme cane nero, che da bravo animale domestico si sedette accanto a Joseph. Entrambi guardavano con un certo divertimento la mezzosangue che si dilettava nell'impresa. Il principe probabilmente se fosse stato di umore cattivo l'avrebbe già levata di forza da lì, a lui non piaceva perdere tempo e le poche persone che avevano osato farlo attendere...bhe non erano arrivate a fine giornata. Ma doveva ammettere che quella schiava gli piaceva, non in campo sentimentale ovviamente. Bensì aveva quella determinazione che le altre schiave, forché Giusy, non possedevano. Quando finalmente la ragazza si mise in piedi, a fatica sempre a causa del dolore, Joseph alzò un sopracciglio. Odiava con tutto se stesso quegli orribili vestiti di fine '800, però le ragazze erano sempre a disagio a indossarli e piaceva lui come fasciavano il corpo. Con un sorriso sardonico Joseph aprì la porta aspettando da galantuomo che la serva l'attraversasse. Priscilla con testa bassa, cercando di nascondere il rossore camminò vero di lui. 'Sembra un pinguino'. Ed era vero, teneva le gambe quasi unite e faceva passettini decisamente piccoli. 
-Ci sono andato troppo pesante, mezzosangue?- Priscilla alzò il viso incontrando gli occhi duri e scuri a un centimetro dai suoi. Quel ''mezzosangue'' non era dispregiativo, eppure la ragazza sentì che un velo di separazione li allontanasse.
-No, purosangue.- mormorò continuando a camminare in modo buffo. Joseph sorrise. Si era sbagliato, ma non l'avrebbe mai ammesso.

 
 
La rossa entrò senza bussare nella camera maestosa di Xanver. Le porte sbatterono fragorosamente contro la parete che le sorreggeva e il biondino sobbalzò a tale rumore. Guardò Giusy avanzare verso di lui furiosa.
I loro sguardi si incontrarono, ma nessuno dei due accennava a intavolare il discorso. In quel preciso momento entrò Luna che con maestria avanzò verso i due appoggiando nel tavolino in metallo il vassoio contenente il dessert e il calice di sangue. Miss Thompson guardò adirata la ragazzina, la quale diligentemente si sedette sulle gambe del padrone. Giusy assotigliò gli occhi. Xanver deglutì. Dopo quel bacio, la biondina si era più volte accoccolata su di lui, ma con impegno costante lui aveva sempre evitato un contatto delle loro labbra seppur desiderato. 
-Che diavolo sta facendo?- Giusy ringhiò con un tono decisamente alto, mentre Joseph entrava aggrottando la fronte. La rossa si girò furente, notando l'accompagnatrice che lo seguiva. La sua rabbia aumentò. 
Priscilla sbarrò gli occhi. La stanza era quasi grande come quella del principe, il pavimente era di un marmo bianchissimo. Era tutto abbastanza spoglio. Un letto a baldacchino dalle lenzuola scure troneggiava imponente nella stanza. Un tavolino in ferro battuto con sedie accanto erano accantonate in un angolino, dove erano seduti i due biondini. Priscilla accennò un sorriso quando li vide, ricordando la confessione della ragazzina. Il quale sparì appena incrociò lo sguardo nero e furente di Giusy. Delle armi erano appese al muro, esclusivamente per bellezza, e una scrivania in legno scurissimo era piena di scartoffie accuratamente sistemate. 
-Sono felice di avervi entrambi qui- Joseph si intromise tra il cane rabbioso e il guerriero, ignorando le due serve, abituate a tale esclusione.
-Giusy, innanzitutto auguri.- il silenzio calò. Priscilla guardò Giusy che rilassò il viso notevolmente. Alzò il mento con superiorità e un sorriso appena accennato le arricciò le labbra scarlatte. 
Xanver fece alzare in modo un poco brusco Luna dalle sue ginocchia e con leggera apprensione aprì l'armadio. Priscilla non aveva notato questa sua totale preoccupazione nei confronti di Giusy, eppure la donna sembrava essersi tranquillizzata. Ma il sorriso che la faceva diventare la più bella tra tutte arrivò quando il guerriero biondo porse lei una scatoletta nera ricamata con un fiocco in argento. 
-Buon compleanno.- Priscilla trattenne il fiato. Non aveva avuto il tempo di pensare a certe 'stupidaggini' e con sua sorpresa pensò solo allora che anche loro, purosangue sicuri di loro stessi, potevano avere delle debolezze. E sembrava che Giusy si fosse sentita decisamente scartata da tutti e sola in quel giorno. La capiva, avrebbe voluto consolarla ma rimaneva in disparte. La rossa aprì il pacchetto sollevando una bellissima collana d'argento con un ciondolo rappresentante una bocca rossa semi-aperta con dei canini visibili. Decisamente moderno e simpatico. Priscilla notò quanto le pietre che componevano e coloravano il disegno fossero scintillanti e una vaga sensazione che quelle pietre fossero diamanti e rubini le attraversarono la mente.
-Oh ma è bellissima!- Giusy si lanciò tra le braccia di Xanver stringendolo a sé. Tuffò la massa di capelli, ricci e ribelli, decisamente sexi, sul viso del ragazzo che imbarazzato dalla dimostrazione pubblica d'affetto la strinse sorridendo. Luna sentì una strana stretta al cuore, e distogliendo lo sguardo si avvicinò all'amica prendendole la mano. Priscilla gliela accarezzò capendo,relativamente , cosa stesse provando.
Quando finalmente la rossa si distaccò nettamente felice Joseph poté continuare a parlare. 'Poco lunatica' pensò Priscilla, ricordando lo sguardo assassino di pochi minuti prima.
-Il mio regalo è assai differente. Innanzitutto ho prenotato per noi 3 un week-end nel migliore hotel di lusso sul monte Syrah.- uno squittio acuto di Giusy la fece assomigliare vagamente alla ragazzina raggiante e sprezzante che ricordava Priscilla. Era quasi felice per lei. La purosangue batté le mani raggiante. Sembrava davvero una bambina, complentamente diversa dalla donna sicura che cercava di apparire.
-Inoltre ho anche una piccola sorpresa.- Joseph tossì, facendo avanzare insicura una serva mezzosangue dal colorito decisamente pallido. Tutti si voltarono verso di lei, ma nessuno si soffermò sulla sua figura bensì sul ragazzo dallo sguardo minaccioso.
-Proviene da Halchi ed era considerato uno dei ragazzi più belli...pensavo gradissi un servo al tuo servizio- Il ragazzo girò la testa vero terra, sentendo l'umiliazione salire. 
Priscilla guardò attentamente i lineamenti del mezzosangue. Non c'erano dubbi. Seppur il viso fosse molto, fin troppo magro, avesse dei pestoni evidenti e fosse decisamente affaticato era più che riconoscibile. I capelli di un castano chiaro erano puntati comunque verso l'alto, lo sguardo nocciola era spento ma penetrante e la bocca carnosa era piena di tagli, dovuti dalla fame probabilmente. Priscilla ebbe una stretta al cuore. Non pensava ci fossero altri sopravissuti, e si sentì offesa a non saperlo.
-Steven.- Priscilla pronunciò il suo nome con voce grave e preoccupata. Lui alzò lo sguardo deciso osservando attentamente la figura della ragazza dai capelli color cioccolata. Joseph guardò lo scambio di sguardi con rabbia. Si conoscevano?
Xanver guardò immediatamente Luna, cercando un segno di riconoscimento da parte sua ma lei impassibile scrutava il nuovo arrivato. Giusy non voleva un servo personale, ma era decisamente interessata al ragazzo. Un po' di sangue e sarebbe tornato il figo che dichiarava di essere, ne era certa. 
Steven sbatté piano le palpebre staccandosi dalla presa della donna. Guardò con disgusto Joseph il quale avrebbe volentieri staccato la testa al regalo di compleanno dell'amica ma decise che nel momento che l'aveva consegnato alla rossa aveva perso il suo potere su di lui. 
-Priscilla..- mormorò con voce profonda il ragazzo, alzando la testa sfrontato. Incrociò i suoi occhi chiari con quelli scuri del principe senza avere paura. Priscilla ebbe un brivido di preoccupazione dalla reazione del moicano, mentre miss Thompson ebbe un fremito di piacere a sentire quella voce.





Buona sera ragazzi :)
Mi scuso innanzitutto per l'enorme ritardo D: Ma ho incominciato la scuola e già sono iper impegnata :( Spero che questo capitolo vi piaccia :D 
Ringrazio tutti quelli che continuano a seguire queste mie fantasie perverse, che continuano a recensire ! Mi fate davvero felice :) 
Inoltre ringrazio i
52 che hanno messo la storia nelle preferite, i 12 nelle ricordate, i 142 nelle seguite :D 
Vi lascio nuovamente il mio profilo di facebook : 
http://www.facebook.com/sofia.p.panza
Spero che questo capitolo non vi abbia deluso, seppur non sia pieno di azione D: 
E se avete un piccolo momento lasciate una recensione :3
un bacione grandee
tua Sofii
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12


Priscilla sedeva sul letto, guardando attentamente le due serve preoccupate che sistemavano con cura e dedizione una valigia enorme di un intenso colore blu notte. La mezzosangue si era chiesta perché non le era stato incaricato di preparare i vestiti per il viaggio, e interpretò quel gesto come mancanza di fiducia nei suoi confronti. Spostò gli occhi sulla figura di Joseph che ,senza degnare le serve di uno sguardo, leggeva attentamente dei documenti. Priscilla sentì una morsa allo stomaco quando guardò le linee sicure e possenti del suo corpo. Le braccia forti definite, la mascella rigida, gli occhi scuri e severi. E quella bocca. Sentì un fremito percorrerla. Le pareva strano che non le venisse in mente tutti quei morsi che le avevano tolto la voce dalle urla per l'immenso dolore. Ricordava, bensì, quei baci della sera prima. Dolci. Passionali.
Si raggomitolò su se stessa. Si sentiva tremendamente sola, e ancora più quel giorno. Nelle ultime due settimane aveva vissuto esclusivamente a contatto con il principe, e pensare di rimanere sola per tre giorni la lasciava svuotata. Avrebbe voluto pregarlo di portarla con sè, ma non era così stupida da mostrare tanta sottomissione. Era pur sempre un assassino.
Una stretta al cuore la fece rabbrividire. Sentì gli occhi pungere. Respirò pesantemente, cercando di reprimere le lacrime. Il volto di sua madre mentre moriva ogni tanto le tornava alla mente. E questo la faceva redimere dai pensieri, davvero poco casti, che faceva che però la facevano sopravvivere.
Il moicano notò la tristezza nei suoi occhi, ma interpretò male il segnale. Con uno scattò si alzò dalla sedia, avvicinandosi alle due donne, le quali notando il brusco movimento si immobilizzarono spaventate.
-Andatevene. -i suoi comandi erano a dir poco agghiaccianti, e la sua presenza fisica non aiutava.
-Ma non abbiamo finito..- la serva, di un tenue arancio carota di capelli, deglutì dopo l'occhiata che le aveva riservato il principe. Senza aggiungere abbassarono lo sguardo, fecero un inchino davanti a sua maestà e si defilarono chiudendo le porte sonoramente.
Joseph controllò cosa avessero messo nella grande valigia, e rimase pienamente soddisfatto, continuando il lavoro da sé. Sapeva benissimo piegarsi i vestiti da solo, ma perché non sfruttare l'opportunità di umiliare qualcuno?
Lanciò una camicia bianca alla schiava, la quale lo guardò di traverso. Lui ghignò divertito, anche se a dir la verità c'era un pensiero che lo premeva e tormentava. Quando con eleganza, decisamente inaspettata, Priscilla piegò alla perfezione l'ultimo lembo di seta, Joseph l'attirò a sé in piedi. Posò le sue braccia sulla schiena, non dandole via di fuga, e appoggiò con voracità la bocca sulla sua.
La demone rimase decisamente spiazzata da tale veemenza, ma un calore inaspettato la travolse. Peccato, davvero, per quelle scene di sangue che ricordava indelebili nella sua mente. Le urla dei suoi cari, delle sue amiche. Cercò di divincolarsi alla meglio, sapeva che se lui avesse voluto approfondire il rapporto ancora di più lei non avrebbe potuto porre nessun tipo di resistenza, ma quando quasi si era arresa al suo volere lui la staccò con disgusto, lasciandola indietreggiare spaventata. Notò una scintilla nei suoi occhi, ed ebbe davvero paura per la sua incolumità.
-Credo sia giunto il momento di punirti, sporca mezzosangue.- Priscilla sbiancò. Non avrebbe dovuto osare fino a quel punto. Eppure non sapeva che il principino aveva trovato il primo pretesto per sfogare una rabbia repressa. Sorrise divertito avvicinandosi pericolosamente alla schiava.
 
 

Giusy osservava divertita il suo nuovo giocattolino bere la terza sacca di sangue. Il viso era diventato pieno, la pelle si era colorata, gli occhi brillavano di malizia ed i capelli avevano assunto un color marrone chiaro lucente e penetrante. La rossa rimaneva affascinata da tutta quella bellezza, non ricordava quel viso, ma non c'era da stupirsi. Lei aveva vissuto davvero poco in quella cittadina, a malapena aveva riconosciuto Priscilla.
Il sospiro di sollievo del ragazzo la fece riprendere dai suoi pensieri. Notò che con non curanza il ragazzo si levò il sangue dall'angolo della bocca e si avvicinò a miss Thompson con risentimento.
-Quindi? Per cosa mi userà ora? Vorrà uno schiavo che le sventoli il ventaglio nei giorni più afosi o in gigolò nel suo letto?!- le domande l'avevano sorpresa, decisamente stupita. Nessuno, men che meno un servo, mezzosangue, le aveva mai parlato così.
-Non ti permettere.. io...- non riuscì a continuare la frase quando Steven inchiodò gli occhi su di lei, con il volto il disprezzo più totale. Le mani si erano posate sul bancone della cucina, in cui si erano soffermati per farlo nutrire. Aveva braccato una delle donne più al sicuro e protetta del paese, del mondo. Lo sapeva, e sperava in cuor suo, di aver capito che gioco fare.
-Cosa? Mi ucciderà? Sto tremando di paura!- sbruffone e arrogante, ecco come appariva. Però, a dir la verità, il tono era anche ansioso. Tutta quella situazione era nuova per lui, non accettava la superiorità con cui la purosangue lo guardasse. Ed era rimasto profondamente scosso nel rivedere Priscilla nelle vesti della serva del principe. Avrebbe giurato che una tipa tanto spigliata avrebbe preferito morire piuttosto che essere il cagnolino accondiscendente di un pervertito sadico e razzista come egli.
Giusy deglutì, per la prima volta. Non sapeva come ribattere, rimaneva sbigottita e impaurita, senza motivo, da tanta sfrontatezza. Avrebbe potuto sottometterlo, volente o nolente, eppure rimaneva lì, immobile di fronte a lui.
-Devo preparare la mia valigia, e anche la tua... è meglio che mi segui- era stata tentata di dare del lei a un mezzosangue ma riuscì comunque a trattenersi. Spostò con lentezza la mano, per poter passare e quando notò che lui non oppose resistenza si sentì, possibilmente, ancora peggio. Non riusciva a capire perché in presenza di quell'essere la sua bocca si seccava, le sue mani tremavano e il suo corpo diventava improvvisamente di burro. Solo il suono sicuro della voce di quell'uomo la faceva rabbrividire e pensare come sarebbe stato a letto la fece rimpiangere di essere così sottomessa al suo stesso schiavo. Eppure non le dispiaceva immaginare nel vedersi nuda alle mercé di quel ragazzo statuario. Rimase turbata dai suoi stessi pensieri, non voltando il capo nemmeno dopo aver varcato la soglia di casa sua. Si sentì solo immensamente scossa quando udì la porta di legno chiudersi alle sue spalle. Erano soli, in quella casa.
 
 
 
Luna gironzolava ragginate per la camera. Aveva tentato, invano, di scegliere e piegare i vestiti per il viaggio, ma Xanver aveva preferito fare da solo. Per due motivi, assai distinti. Il primo era la netta incapacità nel riordinare da parte della biondina, che metteva gli abiti alla rinfusa. La seconda, vedere la sua schiava, dalla quale era sessualemente attratto, fare la brava mogliettina lo eccitava incredibilmente. E sapeva che non avrebbe resistito nel saltarle addosso, letteralmente. Dopo quel bacio aveva desiderato prenderla e possederla più di ogni donna che avesse mai avuto. Ma era trattenuto, e si stupì nel rendersi conto che Giusy non era la causa. Bensì quel senso di malessere che lo rendeva un assasino. Seppur non avesse ucciso personalmente la nonna di Luna si sentiva tremendamente in colpa e ricordava il viso di Priscilla quando tagliò di netto la testa di sua madre, per poi legarla e prenderla con sé. Per la prima volta sentiva di fare la cosa sbagliata, sentiva di aver sbagliato.
Luna si avvicinò a lui, facendolo riprendere dai suoi pensieri. Passò la sottile e piccola mano sulla guancia del ragazzo, portandogli i capelli lisci dietro le orecchie. Lui la guardò stupito, cercando di evitarla mai lei con semplicità si alzò in punta di piedi appoggiando la bocca sulla sua. Lui rimase inizialmente esterefatto da tanto coraggio, eppure non si oppose, si abbassò ulteriormente per andarle incontro e dischiuse finalmente le labbra. Durante la vacanza l'avrebbe avuta.
 
 

-Punirmi?- la voce di Prisicilla era tremante, insicura e spaventata. Indietreggiava ad ogni passo che Joseph compiva ed era arrivata quasi con le spalle al muro.
-Mi dispiace..- un sussurro, che non sorprese il principe. Diventava estremamente accondiscendente e ubbidiente quando si trattava di punizioni. L'incatenò tra la parate e sé e la scrutò dettaglio per dettaglio. Quella sua aria innocente, che veniva messa in risalto dalle lentiggini, dagli occhi chiari e dai lineamenti infantili... Gli venne l'impulso di stenderla sul letto e frustarla a sangue, eppure prima voleva una risposta.
-Chi è Steven?- la voce era gelida, ma una nota di curiosità risuonava nella stanza.
-Un mezzosangue..- era ovvio. Joseph seccato strinse la mano sul collo della schiava ringhiandole contro. Non doveva giocare con il fuoco.
-Chi è per te?- ripropose la domanda, indagando nello sguardo impaurito di Priscilla la quale venne lasciata andare. Dopo qualche colpo di tosse, lo sguardo limpido della ragazza incontrò quello scuro del principe.
-Non lo conoscevo bene..a dir la verità non ci sopportavamo.- Joseph aggrottò la fronte, e come se improvvisamente la tensione l'abbandonasse si staccò da lei per tornare ad occuparsi del suo vestiario. Priscilla sbarrò gli occhi, odiava questo suo comportamento lunatico. Pensava seriamente che l'avrebbe punita. L'intenzione era quella, ma si era giocata bene le sue carte..per ora.
-Vi odiavate?- chiese, scrutando una giacca in pelle, mettendola nella valigia.
-Non proprio.. è la solita storia.. il ragazzo figo e la ragazza sfigata.. lui non mi sopportava e io pure.. niente di che- cercò di deviare il discorso, eppure una nota di malinconia la tradì. Joseph la guardò minaccioso. Sapeva che non le raccontava qualcosa. La invitò con lo sguardo a continuare.
-Mi dichiarai a lui un anno e mezzo fa e lui mi respinse ridendo. - Ecco, l'aveva detto. E si era sentita stupida, tremendamente stupida. E umiliata. Era diventata una routine essere umiliata dal principe. Abbassò lo sguardo, perché doveva sapere tutte quelle cose, perché non poteva fare finta di niente? La aveva già, non era necessario smontarla in quel modo.
Joseph stranamente non si sentì sollevato nel scoprire la verità e quasi volle andare ad abbracciarla. Ma era troppo orgoglioso per farlo, si sarebbe divertito a stuzzicarla invece.
-Che scema..-
Priscilla lo guardò con rammarico, una parte di sé l'avrebbe preso a cazzotti, l'altra aveva una gran voglia di piangere. Non potendo fare la prima, cercò di contenere la seconda ma gli occhi erano diventati già lucidi. Il moicano interruppe il lavoro, avvicinando il viso alla ragazza, accarezzandole i capelli color cioccolato.
Priscilla non evitò il contatto, l'aveva provocato abbastanza prima, non voleva fare davvero una brutta fine. Lui la guardò cercando una reazione che non venne. Forse aveva esagerato, forse la minaccia l'aveva impaurita a tal punta da lasciarla atona. In quel momento prese in considerazione la punizione che avrebbe potuto infliggerle. Se l'avesse veramente frustata avrebbe sopportato il suo sguardo da cane bastonato per l'intera vacanza? No, probabilmente. Si complimentò con il suo autocontrollo.
-Prepara la tua valigia.- ordinò seccato.
Priscilla rimase interdetta. Sbarrò gli occhi guardando la figura del suo padrone continuare il suo smistamento dei vestiti. Veniva anche lei? Perché sapeva le cose sempre dopo?!
 
 
 
Priscilla camminò sbandando. Oltre a portare la sua valigia, teneva nell'altra mano anche quella del principe che era il triplo di quelle degli altri. Il moicano guidava la 'flotta' verso uno degli alberghi  più lussuosi che la ragazza avesse mai visto e quando entrarono molte persone riconoscendolo si inchinarono al suo cospetto. Alcuni accennarono un sorriso, altri si davano gomitate indicandolo con gli occhi. Incredibili, quelli erano tutti purosangue ricchissimi eppure abbassavano il capo di fronte a lui. Xanver sorrise, entrando spavaldo insieme all'amico. Lui portava le SUE valigie, mentre Luna gli saltellava dietro contenta, per niente stanca del lungo viaggio. Dire che il monte Syrah fosse lontano era un eufemismo. Per la prima volta la mezzosangue aveva viaggiato in aereo, era stata male per nove ore di fila, vomitando in modo alternato. Inutile dire che Joseph si era seccato, e con il suo tatto le aveva fatto notare di non avvicinarsi a lui perché puzzava. Lei quindi aveva un aspetto infernale, mentre gli altri risultavano freschi come una rosa. Persino Steven sembrava rilassato, e in quelle ore aveva intavolato un discorso con i due purosangue. Fu davvero strano vedere parlare due tipi razzisti come loro con un servo eppure parlare di tecniche di guerra li aveva uniti. Diedero persino ragione a una sua opinione nel corso del tragitto, tanto che Giusy, forzata a rimanere con Luna, sbottò un ''Siamo impazziti?!''.
Ma ora erano là. 'In vacanza'. Almeno per il moicano, il biondino e la rossa i quali soddisfatti si stiracchiavano osservando il gran lusso sfrenato della hall.
C'erano dei gran tavoli in legno chiaro, rifiniti in oro. I divani e le poltrone avevano motivi di colori caldi come l'arancio e il marrone. Il pavimento era di parquet e le pareti di un colore panna ospitavano dipinti astratti di colori decisamente abbinati ad arte. Il ripiano di marmo era lindo e una donna, purosangue, dai capelli biondi legati in una coda di cavallo venne loro incontro. Portava un tajer di colore nero, rifinito in argento. Portava due grandi orecchini a cerchio e gli occhi, di un intenso verde, erano stupendi. Joseph si chinò a baciare la guancia alla donna, la quale sorrise divertita.
-Benvenuti!- l'augurio era rivolto esclusivamente ai purosangue. -Ecco le vostre suite. Troverete un catalogo delle attività e servizi di cui potete usufruire. Buona permanenza.- Con un sorriso caloroso, e un inchino degno di una ballerina, tornò dietro al bancone indossando degli occhiali a montatura quadrata che la rendevano ancora più sexy di quello che già era. Giusy, sentendosi spodestata da 'la più bella' riprese il controllo della situazione e prendendo di mano la sua chiave, ordinò a Steven di seguirla, il quale facendo roteare gli occhi si incamminò tenendo esclusivamente la sua valigia. Joseph notò quanto il ragazzo fosse poco accondiscendente e pensò seriamente se in quella cittadina fossero stati tutti così. O forse aveva trovato solo loro dei servi così poco sottomissivi.
Consegnò di malavoglia la chiave a Xanver. Ultimamente parlavano poco e aveva notato un cambio di atteggiamento in lui. Doveva parlargli, ma prima doveva occuparsi della moribonda che si portava appresso. Salì in una delle cinque ascensori e attese l'arrivo della ragazza che controllando dove si trovasse la camera spinse il tasto per arrivare al piano numero due. Quando una musichetta li avvisò di essere arrivati e le porte si spalancarono, la ragazza trascinò le valigie, sotto lo sguardo divertito e sadico di Joseph, fino alla suite numero 300. Con un colpo deciso entrò rimanendo subito con la bocca aperta, quasi a toccare a terra. Era grande quasi come un appartamento. Aveva un tocco di retrò, molto in stile vintage anni '60 e '70. Però era particolare. C'erano grandi tende raffinate, stoffe candide, legni pregiati, quadri d'autore. Mentre Joseph la sorpassava, prendendo in mano finalmente la propria valigia guardò di sfuggita il suo sguardo. Per lui quel lusso era normale. Per il principe questo ed altro.
-Ti ho fatto preparare un tappetto apposta per te, contenta?- il tono sardonico fece rabbrividire la ragazza, non capendo se stesse scherzando o meno. Spostò gli occhi su un tappeto di colore ocra, ai piedi del letto matrimoniale super rialzato.
Joseph, improvvisamente, si avvicinò alla schiava la quale, rimase immobile scrutandolo. Non avevano quasi parlato da quella discussione, si era limitata ad annuire ad ogni suo ordine. Lui le teneva il mento alzato con l'indice, mentre lei, dopo quasi due giorni, tornava a rimirarsi nei suoi occhi glaciali. Avvicinò il viso a quello della mezzosangue che rimase immobile. Chiuse gli occhi di getto quando sentì il suo respiro sulle labbra. Quasi desiderava quel bacio. Eppure arrossì violentemente quando non sentì posarsi la sua bocca sulla sua. Aprì gli occhi trovando lo sguardo severo del moicano che la scrutava. Si sentì nuovamente umiliata.
-Andiamo a fare una doccia.- Joseph si allontanò cominciando a spogliarsi. Priscilla sentì lo stomaco in sobbuglio, quasi come in volo. Sentì il battito accellerare. Respirò profondamente levandosi i vestiti che emanavano un odore acre. Qualcosa le diceva che la doccia non era l'unica cosa che avrebbero fatto.
 

 
 


Salve a tutti ragazzi :)
Come state? Io sono stata malata fino a ieri (e anche oggi non sono in perfetta forma) ma sono qui a pubblicare, prima del previsto!
Spero che il capitolo vi piaccia, credo che non sia venuto male ecco u.u
Spero recensiate in molti :D
Comunque ringrazio tutti, chi recensisce, chi legge e seguire :'')
Ultimamente sono impegnata con una campagna contro l'utilizzo degli animali al circo a cui tengo molto *-* 
Nei prossimi capitolo mancheranno Scotch, Blue e Ilenia ma torneranno ovviamente :)
Ora vi lascio che vado a studiare, spero gradiate :33
Un bacione grandee
tua Sofii
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13




Il vapore riempiva il bagno, rendendo l'aria pesante. Delle candele emanavano profumo, e c’era una piccola vasca con dei pesci tropicali che sguazzavano in tranquillità. Delle piastrelle color panna e ambra ricoprivano il pavimento e metà parete. Uno grande specchio, con cornice in oro, era posizionato su un lavandino in marmo. Una grande vasca, ad idromassaggio, occupava la maggior parte del bagno. Una doccia dai vetri trasparenti, decisamente ampia e larga, era situata proprio di fronte alla Jacuzi, che aveva un sincero fascino. Priscilla entrò insicura, con indosso intimo e maglia, guardandosi attorno allibita. Notò il principe a torso nudo che guardava pensieroso sia la cabina-doccia sia l'enorme vasca. Voltò il capo verso la ragazza, che quando incontrò lo sguardo severo di Joseph contro di lei abbassò lo sguardo.
-Ti lascio scegliere..- mormorò audace, avvicinandosi suadente alla sua preda. - Doccia o vasca? Però fai attenzione.. se non scegli bene : punizione!- la voce roca risuonò nella stanza fredda e gelida. Non cambiava, rimaneva il solito stronzo.
Priscilla alzò gli occhi dal pavimento e guardò stranita il ragazzo. L'ansia incominciò ad attanagliarle lo stomaco. Le sembrava strano che le lasciasse tanta libertà, ma rimaneva comunque interdetta su cosa fare. Aveva il cinquanta per cento di probabilità di sbagliare, o di azzeccarci. Avrebbe voluto controbattere, ma non ne aveva nemmeno la forza. Avrebbe voluto solo lavarsi quell'odore acre dal corpo, magari ricevere qualche casto bacio dal ragazzo, far resuscitare i suoi familiari e vivere una vita felice. Che le ultime tre cose si avverassero era impossibile, quindi doveva puntare sulla prima. E quando anche quella veniva messa in discussione, l'insicurezza avanzava.
Joseph sbuffò, accentuando la sua impazienza.
-Doccia!- quasi urlò, strozzandosi, Priscilla. Si stava martellando con due parole la sua povera mente, e così optò per la prima che la sua bocca fece uscire. Joseph rimase sorpreso, e scosse le spalle avvicinandosi a lei.
Priscilla indietreggiò di rimando, aveva paura di aver sbagliato ma ritrarre l’affermazione l’avrebbe resa ancora più sottomessa di quello che stava già diventando. E non le piaceva questo.
Joseph, al contrario, si stava divertendo un mondo. Gli andava bene entrambi i getti d’acqua, ma vedere la sua serva in difficoltà lo faceva sentire forte, e potente.
Con un braccio bloccò l’indietreggiamento della ragazza, attirandola a sé.
Avvicinò il viso al collo della ragazza, inspirando ancora quello orribile odore di vomito. Storse il naso.
Afferrò l’angolo della maglietta e velocemente la sfilò tenendo lo sguardo puntato sulla schiava, la quale sfrontata , di rimando, lo osservava. Il moicano sorrise, tutta quella ribellione.. lo eccitava da matti. Però preferiva l’umiliazione e il rossore che le spuntava in volto.
-Spogliami..- aveva la voce roca, e suadente. Un colore porpora colorò le guance di Priscilla, la quale abbassò lo sguardo sulla cintura dei pantaloni. Prese un lungo respiro, concentrando l’attenzione sui boxer bianchi che spuntavano leggermente dai jeans. La pelle olivastra del demone risaltava particolarmente, e la leggera peluria sotto l’ombelico era decisamente sexy. Doveva proprio? Guardò gli occhi ammonitori. Sì, doveva.
La ragazza cercò di riprendersi spostando lo sguardo sul bacino del principe. Era determinata. Con spavalderia fece passare le mani sulla fibbia, slacciandola impacciata. Aveva il cuore che le martellava in petto, cercava di tenere il respiro regolare ma era un’impresa ardua. Joseph osservava ogni minimo movimento. Avrebbe voluto strapparle i pochi stracci che ancora teneva addosso e prenderla in quel preciso momento, era snervante la lentezza che ci stava mettendo.
Sfilò la cintura e con l’indice sfiorò il primo bottone dei pantaloni. Priscilla notò con una punta di soddisfazione i jeans divenuti troppo stretti, ma sentì una nuova morsa allo stomaco. Non l’aveva considerata per due giorni, e ora era alla sua mercé, nuovamente. Fece scattare il primo boccone, rivelando ancora di più i boxer. Continuò fino al quarto e ultimo, sbottonandoli con cura, facendo passare involontariamente le dita sottili sull’erezione del ragazzo che si stava sempre di più alterando dalla situazione. La notevole ingenuità della ragazza lo portava, inspiegabilmente, a un’eccitazione incredibile. Per un dominatore sadico come lui questo era a dir poco inaccettabile.
-Basta così mezzosangue, entra in doccia.- ordinò perentorio. Non avrebbe resistito ancora a lungo, lo sapeva. Priscilla innervosita dal cambio repentino di umore, pensando di aver sbagliato qualcosa, finì di spogliarsi ed entrò titubante. Guardava con un senso di amarezza l’uomo che con eleganza riusciva levarsi, finalmente, quelle ormai troppo strette mutande. Priscilla deglutì, forse sarebbe stata una vacanza anche per lei, staccare e cercare di dimenticare. Almeno provare a pensare che non era una serva sottomessa a un viziato e sadico padrone. Sospirò quando il principe entrò e chiuse la porta in vetro. La doccia era talmente grande, che Priscilla avrebbe giurato fosse stata minimo di due metri per due. Joseph aprì il bocchettone, anzi i bocchettoni. L’acqua, già calda, inondò la mezzosangue che sorpresa urlò. Sentiva la pelle bruciare, ma anche un calore invaderla. Scacciò i capelli bagnati dal viso e si raggomitolò attaccata al vetro, per tenere gli occhi aperti. Non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di quanti getti la colpivano che venne alzata da terra e intrappolata tra un corpo inanimato e uno che invece emanava la parola ‘sesso’ da tutti i pori. Finalmente protetta dalle spalle del ragazzo fu privata dai forti flussi d’acqua.
Priscilla inspirò sulla clavicola del moicano il quale emise un ruggito roco. Era terribilmente eccitato, e per una volta tanto si sarebbe preoccupato del suo personale piacere, senza nessuno tipo di preliminare.
La moretta si aggrappò alle spalle, proprio nel momento in cui, con una spinta secca, il ragazzo la penetrava. Priscilla boccheggiò un poco, scivolando sul suo corpo. L’acqua non l’aiutava, e Joseph capendo la sua difficoltà mise, volentieri, le mani sulle natiche sorreggendola. Priscilla era ancorata al ragazzo, spalmata sul vetro. Inutile dire che, oltre alla sorpresa, aveva provato anche una grande eccitazione e avrebbe volentieri implorato una nuova spinta. Ma prima che potesse farlo, Joseph , l’anticipò, soddisfacendola e facendo mugolare sonoramente la ragazza. Era del tutto diverso dalla prima volta. E lo sentiva.
Sentiva la passione pura, non c’era la dolcezza che le era stata riservata, bensì notava una certa elettricità nello sfiorarsi, nel continuare a conoscersi. Priscilla cercò inconsapevolmente le labbra di Joseph, che non si fecero attendere. Il loro bacio amalgamava ancora di più i loro corpi. Delle scosse percorrevano ogni singolo muscolo, il calore, non dovuto al vapore e acqua, li surriscaldava. Priscilla non riusciva a staccarsi, desiderava ogni suo tocco, ma Joseph desiderava altro. Avvicinò le labbra sul collo della ragazza, che aveva il respiro ormai corto. Morse selvaggiamente, facendo colare della linfa rossa su tutti i loro corpi, mischiato con l’acqua. Joseph succhiava avido, mentre continuava a spingere dentro la SUA schiava.
Priscilla cercava di trattenersi. Sentiva le forze mancarle, ma più il moicano succhiava da lei il sangue, più sentiva l’orgasmo soggiungere. Stranamente era tutto talmente erotico. Sentiva le forza mancarle, era vero, eppure l’eccitazione cresceva. Era arrabbiata con se stessa, lui le stava facendo male, fisicamente, e lei non riusciva a respingerlo. Il suo corpo NON voleva respingerlo. Il suo membro che la penetrava con forza non aiutava e lei cercava di mantenere la calma. Quando però Joseph, morse allargando ancora di più la ferita sulla gola, Priscilla buttò indietro la testa ansimando eccitata. Sentì un calore pulsarle tra le gambe, il cuore accelerare. Si sentì improvvisamente piena, completa. Con impeto si strinse al principe esplodendo, trattenendo un urlo.
Joseph si fermò seccato. Non pensava di riuscire a farla venire in così poco tempo, non immaginava che anche lei fosse così appagata della sua prestazione. Ma era soddisfatto, anche lui, dopotutto era al limite.
Uscì improvvisamente da lei, facendola scendere, sorreggendola. Priscilla sentì le gambe fatte di gelatina cederle ma quando notò l’erezione pulsante di Joseph si inginocchiò di getto. Joseph la guardò stupito, e quanto capì l’intenzione si ritrasse. Non voleva, non le era stato ordinato. Si sentì improvvisamente impotente, quando Priscilla con la punta della lingua leccò il suo amichetto. Ansimò. Per la prima volta era nelle mani di qualcuno, specificamente in quella della sua serva.
 



Steven stava bevendo un bicchiere di sangue mentre Giusy stava sistemando l’ultimo vestito che aveva portato. Era incredibile quanto quel ragazzo fosse sfrontato e menefreghista. Eppure lei cercava di ignorarlo.
-Conoscevi Priscilla?- mormorò Giusy, cercando di instaurare un discorso. Il ragazzino alzò gli occhi, non rispondendo alla domanda. La donna lo attraeva decisamente. Aveva un corpo mozzafiato, aveva l’aria da donna vissuta. Eppure era lì in qualità di servo. Sospirò alzandosi dalla poltrona bordeaux. Miss Thompson, notando l’avvicinarsi di lui, si allontanò in modo disinvolto, cercando di sembrare indaffarata. Venne però fermata quando lui si posizionò davanti a lei.
-Dimmi..- sussurro la rossa, cercando di calmare il respiro che stava accelerando. Steven si chinò leggermente sfiorando le labbra della purosangue con le proprie, ancora sporche di sangue umano. Giusy si ritrasse arrabbiata.
-Come osi?- gridò, questa volta. Non accettava che un mezzosangue, schiavo tra l’altro, la trattasse così. Che le facesse sentire lo stomaco in subbuglio, che le facesse sentire le gambe molli e le farfalle che sbattevano ovunque. Steven, però non era certo sottomesso, e quella non accettazione dell’attrazione tra i due lo innervosiva.
Prese i polsi della giovane spingendola furioso verso il muro. Era assurdo che un servo si comportasse così, eppure Giusy rimase sbigottita dal fatto che lei stessa rimanesse impotente da tanto furore. Venne sbattuta contro il muro, incrociando i suoi occhi neri pece a quelli nocciola del ragazzo.
-Ammettilo che sei attratta da me.- il mezzosangue non lasciò risposta appoggiando le labbra sulle le sue, aprendo forzatamente la bocca della ragazza. Giusy optò per una ferrea resistenza, senza però spingerlo via. Quando però il ragazzo morse le labbra della ragazza lei le spalancò. Le loro lingue si congiunsero rivelando un desiderio da parte della rossa incontrollabile. Giusy si avvinghiò incapace di respingere quel calore, ma venne quasi subito distaccata da Steven.
Si lecco le labbra, osservandola.
-Voi purosangue mi fate solo schifo.-
Per la prima volta Giusy si sentì persa.
 



Xanver uscì dal bagno con indosso solo un accappatoio. Alzò il viso e aprì la bocca scioccato. Luna era completamente svestita, nuda che guardava fuori dalla finestra.
-Che diavolo stai facendo?- mormorò avvinandosi a lei, che salutava due persone per strada. Il biondo tirò la tenda e si parò davanti a lei, che lo guardava confusa.
-Perché sei..- non finì la frase, indicando il corpo niveo della ragazza. Stava sentendo un calore all’altezza del bacino, non poteva credere di essersi eccitato tanto solo per una ragazzina nuda. Luna abbassò gli occhi arrossendo involontariamente. Si alzò sulle punte e avvicinò il viso a quello del ragazzo. Si morse il labbro piano.
-Io ti piaccio?- era un domanda semplice, necessitava di una risposta semplice. Xanver sorrise imbarazzato facendo un lieve segno di diniego. Però tornò serio quando lei lo continuava a fissare. Luna accarezzò il viso con la mano, sentiva lo stomaco contrarsi spasmodicamente.
Raccolse tutto il coraggio che aveva e con le braccia si cinse a lui, posando leggermente le labbra sulle sue. Xanver sentì un calore inaspettato. L’attirò a sé, baciandola con passione. Luna arrossì, sorridendo sulle sue labbra. Xanver si diresse verso il letto, spingendola sul materasso. Luna fece passare le dita sulla seta e slacciò l’accappatoio. Xanver si stese lentamente su di lei. Baciò il collo della ragazza, sospirando eccitato.
-Sì, mi piaci- ammise succhiando e torturando il corpo di Luna.






Salve signore :')
Eccomi ho pubblicato il nuovo capitolo oggi, poiché volevo spostare il giorno di aggiornamento da domenica a mercoledì, spero non ci siano problemi :)
Questo capitolo è decisamente incentrato sulle tre coppie, nel prossimo inizierà la vera e propria vacanza :D
Mi piacerebbe sapere un vostro parere sul capitolo, fatemi sapere :3
Ringrazio intanto le
59 persone che hanno messo la storia nelle preferite, le 20 nelle ricordate, le 163 nelle seguite ** Grazie davvero, e grazie tutti quelli che recensisconoo :3
Vado a studiaree, 
un bacionee
vostra Sofii
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14



Priscilla incrociò gli occhi nocciola di Steven il quale ringhiò sommessamente. Loro due, più Luna, si ritrovarono in uno spogliatoio che odorava di rosa, aspettando che i purosangue finissero i loro massaggi rigeneranti. Dopo avrebbero fatto la sauna, e per finire una camminata sotto una cascata. Erano lì da quasi un'ora e nessuno aveva spiccicato parola.
Priscilla sbuffò, guardando la mezzosangue bionda che stesa su una panchina di ferro sospirava piano, rilassata come non mai.
-Ho fatto l'amore con Xanver- mormorò con sguardo sognante. Priscilla sbarrò gli occhi, aprendo la bocca, incapace di articolare una risposta. Senza introdurre minimamente il discorso, spuntava con certe frasi sconcertanti. Balbettò qualcosa per poi incrociare lo sguardo indifferente del ragazzo.
-Volevi dire scopare, forse. - la corresse il mezzosangue, annoiato dalla conversazione. Priscilla si sentiva a disagio a stare così vicina con il suo ex-principe azzurro, seppur non ci fosse mai stato niente tra loro.
-No, io lo amo.- Priscilla quasi soffocò a tale affermazione e guardò allibita la ragazza, che giocava tranquilla con una ciocca di capelli. 'Stai scherzando?' avrebbe voluto chiederle, ma sapeva la risposta.
No.
Non sapeva cosa succedesse tra lei e il biondino, ma aveva una netta sensazione che Luna non fosse decisamente una ragazza semplice da gestire. Forse Xanver aveva trovato pane per i suoi denti.
-Come va con Joseph?- Priscilla sbiancò improvvisamente, per poi tornare di un colorito simile al porpora. Abbassò gli occhi, cercando di ignorare l'aria di superiorità con cui la scrutava Steven. Non poteva raccontare quanto potesse essergli piaciuto il sesso demoniaco con un padrone strafottente, viziato e bastardo come il principe. Avrebbe dovuto odiarlo, ma la passione che le trasmetteva alla fine riusciva a farle sfogare le sue frustrazioni, era un bene per un certo verso. -Normale- come se ci fosse qualcosa di normale nell'essere sottomessa a un purosangue. Steven rise sotto i baffi, facendo passare la mano tra i capelli. Non era cambiato molto da come se lo ricordava Priscilla, si era irrobustito, definendo il corpo asciutto e muscoloso. Non aveva una mascella pronunciata, ma il viso catturava molta attenzione.
-Con Giusy?- la domanda di Luna risultò assai vana, poiché Steven sembrava intenzionato a non rispondere. Luna girò il viso verso di lui, puntando gli occhi cristallini sulla figura indifferente del ragazzo.
-Siamo le uniche con cui puoi sfogarti, forse dovresti approfittarne, scemo.- la brunetta rimase basita, ma ancora di più Steven, che preso in contro piede non ribatté. Tutta quella barriera che stava costruendo con miss Thompson non sarebbe servita con loro, erano allo stesso livello ora. Non più il ragazzo famoso di Halchi, non più la cotta ragazzina che sognava l'amore e la felicità, non più la strampalata mezzosangue amante degli animali.. solo loro : schiavi.
 
 
Giusy sospirò quando il massaggiatore purosangue fece passare le dita sulle sue scapole, contraendo e subito dopo rilassando i muscoli. Joseph aprì un occhio, scrutando la figura dinoccolata della rossa. Capelli legati in uno chignon disordinato, trucco inesistente ma viso perfetto, pelle nivea. Si stupì di non avere nessuna reazione, o meglio erezione. Se qualche mese prima avesse visto in una posizione tanto ambigua la donna avrebbe avuto l’istinto di prenderla nell’istante in cui lei si fosse stesa semi-nuda, coperta da un solo lenzuolo in vita. Il seno appoggiato al lettino era sfizioso, eppure né lui né Xanver ci prestavano attenzione. Joseph doveva parlare con il suo migliore amico, ma la presenza di Giusy non aiutava. Joseph fermò con un gesto le mani della massaggiatrice dai capelli di una insolita tinta color verde sgargiante, la quale con un inchino si ritirò. Il principe attorciglio meglio l’asciugamano in vita e diede uno scossone all’amico, che sembrava beato tra le mani dell’esperta ragazza.
-Giusy, noi andiamo a fare una sauna veloce, ci vediamo tra mezz’ora alle cascate.- la voce quasi indifferente, che non ammetteva repliche ricordò alla rossa il tono di superiorità di Steven e rabbrividì, non solo per l’olio decisamente freddo di ginsen che le era appena stato spalmato sulla schiena.
-Non potete aspettarmi? Sono abituata a vedervi nudi!- mormorò, senza prestare alle orecchie in ascolto.
-Cose da uomini.- l’ammonì Joseph, non volendo dare ulteriori spiegazioni. Giusy mise il broncio ma non si lamentò. Si sarebbe solo annoiata di sapere i loro particolari sessuali, o bellici. Sospirò di nuovo, inarcando il bacino. Era incredibile quanto un solo movimento la potesse portare alla eccitazione, era incredibile anche però la figura che si era immaginata. Non era né Joseph né Xanver. Si preoccupò immediatamente.
 
 
Joseph si levò insieme all’amico l’asciugamano ed entrò in una grande stanza. Era ricoperta di legno, e il vapore era intenso come non mai. Il principe inspirò cercando di prendere aria. Si sedette sulla panca bollente, vicino a del carbone ardente e si mise comodo. Xanver, stranito della situazione si sedette a sua volta, cercando di rilassarsi. Aveva un peso che gli premeva in cuore, e non gli era mai capitato di nascondere qualcosa di così grosso a un amico. Al suo migliore amico.
-Cosa diavolo ti prende, fratello?- Era da quando avevano dieci anni che si chiamavano ‘fratelli’, ma era da molto tempo che non succedeva che il moicano lo usasse. Li rendeva uniti più che mai, sangue dello stesso sangue, seppur non fosse la verità a loro piaceva pensarlo. Il principe cercava di alleggerire la tensione che lo stava attanagliando. Perché era tenuto all’oscuro di qualcosa? Aveva fatto qualcosa di tanto terribile? Glielo avrebbe detto, lo sapeva.
-Joseph.. cioè tu pensi sia giusto ammazzare tutti quei mezzosangue?-il ragazzo aggrottò la fronte. Che razza di stupide domande faceva? Era uno dei migliori guerrieri, entrambi erano stati addestrati a dovere, certe persone dal sangue sporco non dovevano esistere.
-Ovviamente- rispose, sorridendo in modo ovvio. Xanver deglutì capendo che era inutile continuare. Sperava in un minimo di comprensione eppure lui era attanagliato dai sensi di colpa da quando aveva incominciato a vedere Luna come ‘possibile’ ragazza. Prima tutto ciò non gli interessava, uccidere persone non smuovevano la sua corazza di ferro. Chiuse gli occhi, ricordando il viso rilassato e il corpo indifeso della biondina. Aveva dormito quasi subito dopo aver fatto l’amore e Xanver era rimasto quasi per tutto il tempo a fissarla. Non si poteva capacitare di farle del male. Il petto di lei si alzava piano, e si riabbassava. Le labbra rosse, i muscoli indolenziti reduci da una ‘prima volta’. Tutto di lei lo faceva impazzire, come poteva spiegare questo al suo migliore amico, se lui stesso non riusciva a descrivere questo sentimento?
-Voglio sapere davvero cosa sta succedendo, qualsiasi cosa sia.. siamo migliori amici, io non ti nascondo niente!- sbraitò. Aveva la netta sensazione che il suo amico stesse per dire qualcosa di tremendamente brutto e spiacevole.
-Ho paura di essermi innamorato.- Joseph guardò incerto l’amico, non spiccicando parola, non ce ne era bisogno.
 
 
-Siete strani ultimamente voi due!- mormorò Giusy infilandosi una maglia firmata blu, nuova di zecca.
Avevano appena finito il bagno rilassante sotto la cascata, e si erano fatti separatamente una doccia veloce.
-Non siamo gli unici Giusy, sembri completamente disinteressata al sesso da quando hai Steven al tuo fianco.- Joseph fece partire la frecciatina, che fece ammutolire la donna. Xanver ignorò i loro battibecchi, da quando aveva rivelato quel peso opprimente che lo attanagliava si sentiva incredibilmente più leggero ma sentiva nettamente un velo separarlo dall’amico. Joseph si infilò di fretta dei jeans scuri e una maglietta a mezze maniche grigia, con sopra una felpa aperta di un colore rosso corallo. Non salutò gli amici, che non si degnarono nemmeno di preoccuparsi, e diede loro appuntamento per la cena.
Si recò nello spogliatoio dei servi e senza preamboli entrò e fece un cenno alla propria schiava, che accondiscendente salutò con la mano gli ‘amici’.
 
Joseph entrò in stanza, era rimasto in silenzio per tutto il tragitto e Priscilla, decisamente nervosa non capiva questo mutismo. Persino quando aveva accidentalmente sbagliato piano nell’ascensore non aveva detto niente e aveva aspettato pazientemente di pigiare di nuovo il tasto. La ragazza odiava questi sbalzi d’umore, ma qualcosa di grosso tormentava il giovane demone. Non era il caso di preoccuparsi, meglio tenere la lingua al suo posto, non voleva una sfuriata. Perché alla fine succedeva così, lui era arrabbiato e si sfogava su di lei.
Priscilla si sedette sul tappeto, al bordo del letto, osservando il principe camminare su e giù per la stanza, senza degnarla di uno sguardo. La brunetta pensò quanto in realtà fosse ancora un adolescente. Per la prima volta lo guardò come si guarda qualsiasi essere, demone e non, senza distinzioni. Non poteva credere di essere ancora viva, era passato più di un mese, ed era ancora lì. Giusy era l’unica serva ad essere ancora viva, seppur di serva avesse ben poco. Priscilla sospirò, aveva avuto molta fortuna da allora, più volte Joseph l’avrebbe potuta ammazzare, eppure eccola in ‘vacanza’ con lui.
-Priscilla sei mai stata innamorata?!- la mezzosangue perse il filo dei pensieri e rielaborò la domanda, per poi sbiancare. Che diavolo di domanda gli aveva appena fatto? Guardò la figura statuaria che continuava a camminare imperterrita. Alzò gli occhi al cielo e si decise a rispondere : -No..- ammise, con una punta di amarezza. Joseph si fermò e guardò la schiava seduta a terra, sospirando. Sentiva una pulce nello orecchio, dopo la rivelazione dell’amico. Qualcosa non andava.
Si sedette vicino alla serva, stendendo una gamba tenendo l’altra piegata con sopra appoggiato un gomito.
-Cosa si prova? Dico a essere innamorati!- Priscilla lo guardò titubante, non capiva cosa scaturisse questa serie di domande. Forse era innamorato di quella donna che li aveva accolti, o addirittura di Giusy. Qualcosa però nel suo tono di voce non la convinceva.
-Il cuore batte all’impazzata, la mani sudano, hai voglia di stare solo con quella persona e moriresti per lei.- non sapeva cosa significasse tutte quelle emozioni, ma se ne sentiva parlare sempre. Joseph serrò la mascella, aggrottando la fronte. Davvero Xanver provava tutto questo nei confronti di una schiava? Era impossibile, era disgustoso.
-Perché questa domanda?-Guardò di sfuggita la serva che lo osservava incuriosita. Da quando aveva preso l’iniziativa si stava prendendo troppe libertà. Nessuna aggiunta di ‘signore’, nessuno sguardo sottomesso, nessuno segno di vergogna. Non aveva tutti i torti lui era lì, steso su un tappeto come un miserabile mezzosangue! Si schifò di se stesso.
Roteò il busto verso quello della serva e prese il viso di Priscilla tra le mani, la quale trattenne un respiro. Sentì lo stomaco rigirarsi e si stupì di quanto desiderasse concedersi nuovamente a lui. Stava diventando peggio di una pervertita. Joseph avvicinò il viso baciando quelle labbra che poche ore prima l’avevano fatto venire. Era un bacio casto, quasi puro. Teneva gli occhi aperti proiettando il suo sguardo in quello della ragazza, che insicura cercava di rispondere alla meglio al bacio, che non sembrava volersi approfondire. Joseph non sentì molto, solo un leggero battito del cuore accelerare e una scossa attraversargli la spina dorsale. Si stacco furente, cosa diavolo significava?





Salve ragazzi :3 Sono stata puntale dai :')
Che ne dite di questo capitolo? Io non sono molto convinta sinceramente, ma questo dovete farmelo sapere voi u.u
Quando ho un poco di tempo libero scrivo, e quindi forse sono un po' confusionaria D: Perdonatemi per questo :'(
Comunque volevo 'comunicare' un po' con voi : 
 dato che io sono una fan sfegatata di TVD (The Vampire Diaries) avete già visto la 4x01? Cosa ne pensate? Se non seguite questa serie, quale seguite? Così tanto per conoscervi meglio :3
Se avete voglia lasciate una piccola recensione **
Vi posto nuovamente il mio account facebook : 
http://www.facebook.com/sofia.p.panza?ref=tn_tnmn
Vi lascio con un grande bacione :D
vostra Sofii
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

 
La demone fece passare le mani sottili sulle tempie. I capelli bagnati le ricadevano sulle spalle. Sembravano lingue di fuoco. Gli occhi di color pece, erano chiusi e un respiro pesante caratterizzava il suono. Steven stava leggendo pigramente, steso sul letto. Tutta quella situazione la stava stressando. Dopo quel bacio non aveva osato risponderle ancora più male. A stento si scambiavano due parole, e Giusy stava diventando nevrotica e insicura. Ciò che non era mai stata. Era una purosangue, doveva svegliarsi. Si sedette sul letto, con addosso l’asciugamano e si voltò verso la figura del ragazzo il quale chiuse il libro che teneva in grembo e si sedette ringhiando sommessamente. Giusy sentì un brivido percorrergli la spina dorsale e un calore invaderla. Li ignorò e si lanciò sopra il mezzosangue. Si mise a cavalcioni e con una forza sovraumana bloccò il ragazzo sotto di sé. Steven cercò di liberarsi. Pensava di avere il controllo della situazione, delle emozioni della donna. Invece era steso su un letto forzatamente. Giusy sentì quel piacere che la inorgogliva tanto. La superiorità, il senso di potere. Con le unghie laccate in verde chiaro, strappò la camicia che portava il ragazzo. In Steven balenò un pensiero. Diede un altro strattone per liberarsi ma i polsi erano stretti dalle mani esili della ragazza. Incredibile la differenza tra un mezzosangue e una purosangue. Gli occhi della rossa si iniettarono di rosso, e apparvero come magicamente vene nere visibili. Giusy fece un sorriso sardonico, muovendo il bacino sopra quello del ragazzo. Fulminea morse selvaggiamente il collo del ragazzo, assaporando il sapore ferruginoso di quella linfa vermiglia. Tutto ciò non poteva farlo con Xanver o Joseph. Sentì un incredibile eccitazione montarle in corpo. Più mordeva più allentava la presa. Spostò le mani sui capelli del ragazzo il quale aveva cambiato in modo repentino l’espressione. Sentiva le forze abbandonarlo, ma i suoi gemiti di piacere aumentavano. Non poteva credere di essersi eccitato tanto. Fece passare lentamente le mani sui fianchi torniti di miss Thompson. Con mossa inaspettata la fece roteare sul letto digrignando i denti, mostrando i canini affilati. Li ritirò per baciare voglioso la bocca che l’aveva appena ferito in modo tanto assurdo. Il rigonfiamento dei jeans, all’altezza del pube, frizionava in modo sensuale l’asciugamano della purosangue. Presto venne sfilato. Velocemente Giusy fece mettere a sedere il ragazzo, attaccato allo schienale del letto. Si mise a sedere sopra di lui, pronta per essere penetrata. Ma un movimento un poco brusco non le diede il tempo di formulare alcun pensiero logico. Steven aveva fatto passare la sua mano sulla femminilità e senza crederci nemmeno, era riuscito a farla venire ansimando. Si sentiva un dio del sesso.
‘Cosa ho fatto?’ pensò Giusy, subito dopo.
 
 
 
Priscilla aggrottò la fronte. Posò gli occhi sull’acqua trasparente e sul buio della stanza. Era tutto talmente silenzioso. Joseph era tornato dalla cena ammutolito. Dopo quel bacio non ne aveva voluto sapere nemmeno di parlare, si era vestito ed era uscito. Dopo il suo rientro aveva ordinato di seguirlo e come due militanti si ritrovavano nella piscina principale. Il buio riempiva la stanza, nessun rumore, nessun suono. Joseph si fermò incominciando a levarsi le scarpe. Spiazzata Priscilla seguì i suoi gesti con gli occhi. Appena però Joseph si levò la maglietta, la mezzosangue si girò contrariata, arrossendo inconsapevolmente. Si diede mentalmente della stupida, e per cercare di dimostrare che stava semplicemente facendo qualcosa si avvicinò alla piscina e sentì il calore dell’acqua sulla pelle nuda dei piedi. Sospirò. Era veramente calda! Sentì una mano sfiorargli la schiena. Non ebbe il tempo di realizzare che si ritrovò a lottare con l’acqua bollente, che aveva reso i pochi indumenti che indossava pesanti. Riuscì ad emergere sputando l’acqua che aveva bevuto.
-Stronzo..- mormorò guardando con rancore e rabbia il moicano il quale si girò in cagnesco. Ahia. Priscilla nuotò lontano dalla riva, cercando di evitare nuovamente di insultarlo. Joseph, rimasto in boxer, sfilò l’ultimo pezzo di stoffa che lo ricopriva e nascose i vestiti sotto una panca.
-Vieni. Qui.- l’ordine fu scandito appositamente. Era minaccioso. ‘Ecco brava Priscilla, fai cambiare l’umore al nostro caro principino’. La ragazza si avvicinò piano, toccando a stento il fondo con le punte. Si aiutò con le braccia, rallentate dai vestiti. Appena fu nel campo di presa del demone venne issata sul bordo della vasca. Joseph, in silenzio, levò velocemente tutto ciò che la ricopriva. Priscilla lo lasciò fare guardandolo diffidente. Era strano, parecchio strano. Strizzò l’acqua che colò fluida e con il piede nudo e freddo ributtò la schiava in acqua che presa nuovamente alla sprovvista riemerse tossendo l’acqua. Il calore del fluido sulla pelle nuda la faceva rilassare, in un momento in cui tutti i sensi erano all’erta. Il moicano posò anche quei vestiti, se così si potevano chiamare, sotto la panca e con mossa furtiva si tuffò in piscina. Priscilla mise il broncio. Non sapeva nuotare bene lei, era decisamente svantaggiata da una possibile fuga. Joseph riemerse ridendo fragorosamente. Priscilla sentì il rimbombo della risata sadica e quanto il principe incominciò ad avvicinarsi alla sua figura incominciò a camminare in acqua, anzi a correre. Ma come si sa l’acqua rendeva i movimenti lenti, scoordinati e facilmente venne raggiunta in stile libero dal demone che la prese per un braccio.
-Dove scappi? Di cosa hai paura?- la voce roca e provocatoria fece rabbrividire la ragazza. Cercò di sottrarsi ma la stretta aumentò. I loro corpi si sfiorarono e Priscilla ebbe paura della propria reazione. Brividi, calore inaspettato. Si districò dalla sua morsa guardandolo rabbiosa. Joseph ringhiò, ma entrambi vennero sorpresi da un rumore.
-C’è qualcuno?!- Priscilla si girò di scatto, muovendo piano l’acqua. Sentì il cuore in gola. Loro non potevano essere lì, ebbe paura ,per la prima volta, di una cosa esterna al purosangue. Il principe avrebbe potuto affittare quella stanza eppure erano lì, di nascosto, rischiando di essere scoperti nudi. Sentì un senso di vergogna espandersi in tutto il corpo, facendola avvampare. Una mano si posò sulla bocca della ragazza che cercò di liberarsi. Questa volta il moicano non glielo permise e la tenne salda, finché non si calmò. Il rumore dei passi aumentò, qualcuno si stava avvicinando. Un umano. Priscilla sentì l’odore, come Joseph. Già, è vero. Purosangue e umani andavano bene, senza però mischiare il loro sangue e creare una creatura ‘indegna’ come lei. Priscilla sentì una fitta al cuore, e una allo stomaco. Cosa le stava succedendo?
-Hai fame, vero?- Joseph inspirò sul collo della schiava. Lui aveva cenato, lei erano giorni che non toccava una goccia di sangue. Annuì non potendo rispondere. Sentì il passo aumentare.
-Perché non azzannare il collo di questo custode?- Priscilla sentì le vene nere farsi strada sul volto. Oddio, non ci poteva credere. Il principe staccò piano la mano dalla bocca rossa della ragazza.
-NO.- sussurrò decisa, sentendosi incredibilmente crudele – Non sarò mai un mostro come te!- quasi pensò che le staccasse la testa. Joseph irrigidì la mascella. Quella serva continuava a sfidarlo, come poteva non avere paura di lui. Improvvisamente si rese conto della possibilità di essere scoperti. Prese il braccio della demone, la quale venne tirata sott’acqua. Priscilla annaspò aprendo gli occhi a fatica. Vedeva una figura nera insieme a lei, ma con il buio, sotto l’acqua, non riusciva a distinguere i lineamenti. Il ragazzo si aggrappò a un appiglio sul fondo e trascinò con sé la ragazza. Inutile dire che Priscilla dopo poco cercò di tornare su, ma il ragazzo la tratteneva con più forza avesse. Non era abituata a prove di immersione, aveva il respiro corto. Cercava di liberarsi, sentiva la paura crescere. E se avesse voluto farla annegare? Come si era permessa lei di parlare così al suo padrone?! Ecco , stava incominciando ad entrare in quel circolo vizioso di ‘’aveva ragione lui ’’. Si sentì male, soprattutto quando aprì la bocca e fece entrare l’acqua, involontariamente. Non ce la faceva più. Rimase per qualche secondo ancora giù, ma infine venne mollata e riemerse. Cercò un appiglio, senza preoccuparsi di un eventuale ‘custode’ e sputò acqua dalle viscere più interne. Una scossa le attraversò il corpo. Si sentiva debolissima, aveva fame, ed era appena stata punita. Era stata una delle cose più terribili che avesse mai provato. Si guardò attorno e notò che non c’era nessuno. Joseph riemerse inspirando aria, senza però avere alcun problema di respirazione. Sorrise guardando la serva tremante attaccata al bordo.
-Incredibile quanto tu non riesca a capire chi comanda.- mormorò avvicinandosi, ridendo sadico.
-Incredibile quanto tu sia insensibile.- rispose Priscilla di rimando, cercando di trattenersi nello scoppiare a piangere.
-Io metterei a freno la tua lingua biforcuta, se non vuoi fare un altro viaggetto in apnea.- la mezzosangue si zittì subito appena finita la frase.
Joseph la incatenò tra il bordo e sé, guardandola negli occhi. Priscilla era veramente debolissima e mal riusciva a contrastare la sua imponenza fisica e mentale. Era stanca di tutti quei giochetti, e di tutti quelle punizioni seguite da premi esclusivamente sessuali. Non era ciò che voleva, ma a nessuno sarebbe mai importato. Joseph la caricò su di lui, facendo intrecciare le gambe al suo bacino.
-Dovresti ringraziarmi sai? –
-Perché dovrei?- digrignò i denti, cercando di aggrapparsi al principe che non la sorreggeva affatto. Teneva le mani sul muretto delle piastrelle, e lei cercava di rimanere addosso a lui.
-Perché potresti essere già morta!- Joseph inspirò il suo odore. Nell’ultimo periodo era più pallida, più magra, e più smunta. Avrebbe voluto chiedere lui ‘Cosa ti trattiene?’. Ma sapeva la risposta. Lui si divertiva ad avere una mezzosangue sfrontata su cui sfogare e stuzzicare le sue perversioni e manie di potere. Lei ne era stanca però.
-Mordimi, mezzosangue..- la ragazza stava per ribattere ma venne anticipata – Obbedisci per una volta.- ordinò. La ragazza abbassò il viso e si avvicinò al collo suadente del ragazzo. Gli occhi divennero vermigli, i canini spuntarono. Morse selvaggiamente, facendo penetrare dentro di sé quel sangue che tanto odiava. Il gusto era orribile rispetto agli altri, ma la rimetteva in forze velocemente. Sentì in quel preciso momento una cosa invadente entrarle dentro. Si staccò dalla ferita del ragazzo per ansimare. Alla fine si ritrovava sempre in quella situazione. Il suo corpo nemmeno riusciva a rifiutare un così eccitante trattamento. Bhe, tutto sarebbe stato bello se lei non fosse stata una serva alla mercé del proprio padrone. Incominciò a piangere a dirotto, singhiozzando forte. La così detta ‘scopata punitiva’. Avrebbe voluto fare quelle cose con una persone che amava, una persona che l’amava! Joseph sentì improvvisamente una stretta al cuore. Uscì da lei e la fece sedere sul bordo della piscina, ancora singhiozzante. Non poteva capire. Si stavano piano piano disgregando.
Joseph l’adagiò su letto, a sedere, mentre con un asciugamano l’accarezzava la pelle ora infreddolita. Usava una dolcezza non tipica del sottoscritto. Tutti questi cambi di umore…
Fece passare il tessuto costoso sul viso stanco e ripugnato della ragazza.
Priscilla respinse l’asciugamano con una spinta. Joseph sospirò tornando ad asciugarla. La mezzosangue determinata ripeté il gesto, allontanandolo da se stessa.
-Smettila!- gridò arrabbiata. Doveva finirla di comportarsi in quel modo. – E’ inutile che mi dedichi delle attenzioni tanto tenere dopo che tu stesso mi hai ridotta così!- lo accusò furiosa. Era stanca di tutto ciò. Lui non sapeva relazionarsi con le persone, figurarsi con una schiava che tanto disprezzava.
-Tu dovresti obbedirmi e non fiatare.- Era nero di rabbia, avrebbe voluto morderla fino a farle perdere i sensi, farla urlare dal dolore. Però si sentiva male a vederla, e sentirla, piangere. Era contradditorio, lo sapeva. Ma era questo che sentiva.
-Se fossi accondiscendente e ubbidiente non ti piacerebbe più avermi accanto, è vero?! Mi uccideresti come hai fatto con tutte le altre.- Joseph si irrigidì. Come sapeva delle altre? Oh giusto.. Giusy.. ecco cosa la aveva detto. Fece passare la mano sui capelli alla moicana. Non sapeva nemmeno lui cosa dire, voleva solo che lei gli restasse accanto. Incredibile da credere ma era un conforto molto intenso per il principe. Eppure non poteva accettare questa ribellione della sua schiava. Eppure quando lei lo attaccava, unicamente a parole, si sentiva stabilizzato. Aggrottò la fronte pensando. E se… si morse le labbra fini. Poteva tentare. Era concedere, non libertà.
-Ti propongo un patto.- mormorò con voce roca, quasi stupito di quello che stava per dire. Priscilla si strinse nell’asciugamano e lo guardò aggrottando la fronte.
-Potrai esprimere un unico desiderio al giorno, nei limiti ovviamente. Io lo esaudirò se mi starà bene. In compenso tu dovrai obbedirmi e soddisfarmi. Ti è chiaro?- quasi ringhiò. Cosa gli stava saltando in mente? Quando mai era risultato così buono. Sì, poteva definirsi buono. Era rivoltante pensarsi così ma quando vide un sorriso, finalmente, spuntare dalle labbra della mezzosangue capì di averla in pugno. Forse l’avrebbe potuta domare meglio così.
-Mi sta bene.- sussurrò asciugandosi l’ultima lacrima sul suo volto. –Come desiderio posso dormire con te.. questa notte?- arrossì fino alle orecchie e Joseph sorrise sadico. Se lei non glielo avesse chiesto glielo avrebbe ordinato. Annuì, e la ragazza si mosse gioiosa sul letto.
-Però prima voglio fare qualcosa che ti piacerà.- Priscilla si irrigidì, controllando ogni mossa che faceva il moicano. Il principe tirò fuori dalla valigia un pacco di preservativi e ne tirò fuori uno. La ragazza deglutì.
-Suvvia, ricordi il patto?! Non ti farò male, se farai la brava.- doveva sempre aggiungere quel qualcosa che impauriva la serva. Priscilla annuì convinta, capendo che poi alla fine non ci avrebbe rimesso, tutt’altro. Come lamentarsi? Quella era forse la parte che le piaceva di più dell’essere sottomessa. Anzi era l’UNICA parte che le piaceva. Perché doveva ammettere di essere stata tanto fortunata di avere un dio del sesso che le insegnava ogni trucco invece di un demone vecchio e brutto. Certo i suoi giochetti perversi non erano proprio entusiasmanti ma pur sempre eccitanti. Lo vide levarsi l’asciugamano che aveva indossato e rompere la bustina di un preservativo.
Fece roteare il dito. –Girati- ordinò in modo brusco e autoritario. Se non fosse stato lunatico non sarebbe stato lui. Priscilla si mise a pancia in giù, in posizione prona, controllando comunque i movimenti. Notò che prese una cravatta blu e avvicinandosi nudo si chinò per bendarla, come quella volta della colazione. Ella si agitò, affidando all’udito tutte le sue speranze. Non riusciva a vedere nulla, sentiva i passi del principe sul pavimento, poi il letto abbassarsi in punta, fino alle sue gambe. Era in ginocchio su di lei. Il respiro aumentò improvvisamente. Non poteva credere quanto solo la perdita di una senso, temporaneamente ovviamente, potesse eccitarla in quella maniera. Non riusciva in quel modo a prevedere la sua mossa, era in sua balia. Era il prezzo, non tanto amaro, da pagare per dormire accanto a lui. Sul letto, precisiamo.
Senti le mani lisce del moicano passarle sulla schiena nuda. Priscilla emise un mugolio quando incominciò a massaggiarle egregiamente le spalle. Sentì la tensione scemare, e una mano incominciò piano a percorrerle la schiena provocandole dei brividi piacevoli.
-Ahh- urlò sorpresa, impugnando le lenzuola. Non poteva crederci, lui l’aveva davvero fatto?
Un altro schiocco risuonò nella stanza, decisamente più forte del dolore che invece sentiva sulla natica destra. Mugugnò, mordendosi il labbro. Sentì un calore inaspettato salirle in corpo, si sentiva completamente abbandonata a lui, al suo padrone. Sentì un altro colpo che la fece gemere e inarcare la schiena. Tutta quella situazione era surreale per Priscilla, ma tremendamente eccitante. Joseph notò sotto di sé Priscilla ansimare, aggrappandosi alla coperta, inarcando il sedere per una nuova botta. Il principe sorrise e veloce fece battere il palmo altre due volte sulle natiche, alternate, della schiava. La quale urlò più per la sorpresa e il piacere che per il dolore. Joseph si fermò. Le aveva dato solo cinque sculacciate, eppure il sedere era appena arrossato. Si chinò e baciò suadente il punto più rosso. Priscilla emise un gemito al tocco. Rabbrividendo.
Il moicano le alzò subito dopo la gamba destra, muovendosi furtivo la penetrò facendola urlare, dal godimento però. Priscilla attaccò la sua schiena al petto nudo dell’uomo il quale le soffiò sul collo eccitato. Avrebbe voluto dirle tante cose, fermarsi dentro di lei e parlarle. Ma continuò il movimento, fino a farla venire, fino a scoppiare a sua volta in un orgasmo. Entrambi molto velocemente.
Priscilla si accasciò sul materasso ansimando, cercando di fare tornare il respiro regolare. Era tutto così estenuante. Joseph trovò la forza di slacciarle la cravatta sugli occhi e tornare steso. Sospirò guardando la ragazza che tremante dal post-orgasmo lo osservava. Si avvicinò fino a restargli accanto.
-Grazie- riuscì a sussurrare, sincera.
-Per cosa?- domandò perplesso Joseph.
-Per avermi provato a capire, per una volta.- appoggiò il viso sul petto del ragazzo, aggrappandosi a lui come se fosse un galleggiante in mare aperto, l’unica ancora di salvezza. Joseph l’accarezzò, sentendosi per la prima volta veramente soddisfatto. Sentiva che qualcosa stava cambiando. Forse lui.






Salve ragazzi **
Come state ? :D Io sono solo un po' stanca per la scuola :3
Non uccidetemi perché il capitolo dell'altra storia non sarà pronto per oggi, vedo se entro il week-end riesco a sfornarlo, ma dovrete pazientare u.u
Intanto questo è una pagina di word più lungo di quelle dei capitoli precedenti, dovreste essere soddisfatti. A me personalmente mi è piaciuto molto scrivere questo capitolo anche se ho trovato alcune difficoltà per lo svolgimento e i sentimenti di Joseph. Non uccidetemi (II) ma non ho inserito la ship Xanver e Luna, mentre ho inserito Steven e Giusy. Molti non li amano ma io continuo a scriverli perché li adoro, e il carattere è molto differente dal solito. Coomunque ringrazio tutti quelli che hanno la mia storia nelle seguite, preferite, ricordate; chi continua a leggere le mie scemenze; chi ha recensito lo scorso capitolo (20 recensione! Siete tornati attivi** )

Vi lascio con un grande bacione, fatemi sapere cosa ne pensate :3
vostra Sofii
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16


Priscilla prese un fazzoletto con la mano, senza guardare con gli occhi. Tremava sopra il water dell'aereo. Si pulì la bocca da quel sapore acido. Aprì la porta del bagno e sentì un nuovo conato di vomito sopraggiungere. Si rimise in ginocchio e sputò l'anima.
Ecco, lei proprio non poteva sopportare l'aereo. Nemmeno uno dei più confortevoli.
Ebbe un tremolio. Sentiva tutto lo stomaco bruciarle, contrarsi dagli spasmi di disgusto. Aveva i capelli dietro le orecchie, gli occhi lucidi.
-Stiamo per atterrare, dovresti sederti e allacciarti le cinture.- Joseph le fece notare delle condizioni pietose in cui si trovava. Lo guardò sottecchi.
Aveva dormito davvero poco, era stata svegliata da uno scossone, dopo aver dormito con lui. Dopo quella serata, piena di movimento, si era addormentata profondamente. Una notizia improvvisa le aveva cambiato la giornata. Giusy ne era rimasta decisamente seccata.
-Puoi restare, è il tuo compleanno- aveva scosso le spalle, dicendo che non era un problema e che si sarebbe annoiata. Balle. O almeno aveva notato la mezzosangue. Lei e Steven sembravano decisamente taciturni, insolitamente silenziosi. Asociali, avrebbe osato dire.
Priscilla si alzò in piedi, buttandosi l'acqua per tutto il viso, trascurato e buio. Occhiaie, capelli crespi e gonfi, labbra screpolate, occhi spenti. Perfetto. Attraversò il mini salottino con i sedili dove tranquillamente Xanver parlava con il moicano che si era seduto vicino a lui. Si sedette vicino a Luna, la quale senza guardarla le chiese:
-Secondo te perché siamo tornati prima?- Priscilla la guardò stanca. Era l'ultimo suo problema, doveva solo concentrarsi nel non vomitare durante l'atterraggio. Non rispose nemmeno, sospirò cercando di ripetersi mentalmente che andava tutto bene, andava tutto bene, andava tutt...
Si alzò di scatto correndo verso il bagno.
Che schifo!
 
 

Priscilla si lanciò verso la cucina, dopo l'ordine che le aveva dato Joseph. 'Con quell'aspetto sei rivoltante, mangia qualcosa'. Era furente, quanto odiava quando non capiva. Un giorno si dedicava a lei, l'altro la minacciava. Odioso.
Aprì con ardore il frigorifero e agguantò una sacca di sangue 'Umano'. Ormai non ci faceva più caso, ma era morto la persona del sangue. Che cosa orribile.
Aprì la plastica e incominciò a succhiare il sangue. Quanto lo aveva desiderato. Bere il sangue di Joseph non era come quello di un umano, nemmeno minimamente. Sentiva le guance calde, i canini lacerare la plastica. Il sangue penetrava la gola, lei assaporava il sapore ferruginoso del sangue. Si staccò ansimando. Stava già meglio.
Improvvisamente aggrottò la fronte, e fece sparire le vene nere e gli occhi rossi. Un rumore dalla sala da pranzo aveva catalizzato la sua attenzione. Appoggiò la sacca semi vuota sul ripiano della cucina e a passo svelto si diresse dal principe. Si fermò quando notò il re e la regina in posa davanti a Xanver, Joseph e Giusy. Rimase in disparte, avvicinandosi a Luna e Steven che rimanevano volentieri indietro.
-Sono felici che siate accorsi veloci!- Zaira sorrise gelida. Priscilla notava quel sorriso sadico tanto simile a quello del principe. La rendeva tremendamente inquieta.
-Già.. andate dritti al punto!- il principino li guardò con aria arrogante. Priscilla notava l'ostilità tra i genitori e il figlio crescere. Non capiva il perché, eppure sembrava uno scontro continuo. Zaira sospirò incandescente. Era già stata umiliata una volta, non l'avrebbe permesso di nuovo.
Lucio prese la parola, interrompendola.
-E' scoppiata una rivolta a sud del palazzo, in un villaggio di 3000 abitanti. Contro il regno i mezzosangue si sono ribellati. Vogliamo che Xanver guidi la missione, è un ottimo condottiero, ad Halchi aveva fatto un lavoro meraviglioso.- lo sguardo scuro si spostò sugli schiavi che lo guardarono con rancore. Priscilla sapeva che sarebbe dovuto partire, era il suo lavoro. Le dispiaceva per Luna, se fosse andato con lui avrebbe visto delle atrocità mostruose, se fosse rimasta qua probabilmente sarebbe morta di solitudine. Aveva capito fino troppo bene quanto ci tenesse al biondino.
Xanver inspirò la notizia. Il cuore batteva all'impazzata, sentiva qualcosa dentro di lui tremare. Soffocare una rivolta con il sangue, letteralmente. Perché tutto ciò non lo divertiva più?
Ricordò, per un attimo solo, i gemiti di Luna sotto di lui, la sua pelle e il suo profumo, la sua bocca e il suo piccolo nasino. Non era un essere mostruoso, nessuno lo era. E se il suo migliore amico poteva fare finta di niente, lui aveva già affrontato quel discorso. Alzò gli occhi verso Joseph che lo guardò silenzioso. Sapeva già cosa avrebbe detto. Spostò lo sguardo verso Luna che sobbalzò. Per la prima volta, davvero, la schiava biondina era preoccupata. Steven e Priscilla guardavano la scena timorosi, incuriositi dal tempo che trascorreva. Chi tacce.. acconsente?
Lui parlò.
-Io non partirò per combattere i mezzosangue.- Giusy aprì la bocca sbalordita guardandolo scettica. Aveva capito, ed ebbe paura seriamente per lui.
-Capisco che le meritate vacanze ti spettano ma si tratta di una settimana massimo e..-
-Ho detto che non partirò. Non combatterò più i mezzosangue.- interruppe Lucio, che ringhiando lo sguardò furioso. Uno dei suoi migliori uomini si rifiutava di combattere.. per sempre? Inammissibile!
-E come pensi di mantenerti? Sei un uomo valoroso, di grande onore. Non puoi ritirarti!- era furibondo. Priscilla fece un passo indietro. Steven le andò vicino, e seppur non avessero un rapporto solido si strinsero la mano a vicenda. Era un modo per rassicurarsi a vicenda!
-Non mi putete di certo costringere a fare un mestiere tanto spregevole. Loro sono persone come lo siamo noi! – Xanver si stava riscaldando. Lucio ringhiò. Joseph scrutava ogni movimento ma non interveniva, non faceva da balia al suo migliore amico, poteva benissimo provvedere da solo.
-Tu sei sporco quanto loro, vigliacco.- queste parole fecero cadere il silenzio in modo brutale. Zaira era intervenuta gelida, con disprezzo. Tutti temevano per la sorte del biondino. Mettersi contro il re e la regina era una pessima mossa. Luna sentì il cuore stringersi, sentiva come se fosse colpa sua. Con passo deciso si posizionò davanti a Xanver.
-Lui non è un vigliacco, è solo più intelligente.- parlò cristallina, con la voce tremante ma una sicurezza incredibile. Joseph guardò la scena interessato. Già una volta quella schiava si era messa in mezzo, difendendo con ardore Priscilla, e Joseph seppur non lo dicesse apertamente ammirava quel tipo di coraggio. Xanver sbiancò, preoccupato per la ragazza più che mai.
Lucio rise, sonoramente, sadicamente. Priscilla collegò quella risata a quella di Joseph. Assomigliava incredibilmente nei modi di fare ai genitori.
Il re guardò aspro Luna.
-Ora capisco.. tutto ciò per una ragazzina così.. insulsa?- Priscilla sentì la rabbia montarle in corpo. Ma non fece niente, se non stringere ancora di più la mano di Steven, che per la prima volta la sostenne.
Fu la velocità di un secondo. Lucio aveva alzato la mano. Tesa, pronta a colpire la schiava che tanto aveva osato. Priscilla chiuse gli occhi, Giusy abbassò lo sguardo. Xanver pronto a scattare. Ma non si sentì nessun impatto. Priscilla aprì un occhio, poi entrambi. Joseph aveva afferrato il braccio del padre. Aveva la mascella rigida, gli occhi scuri assottigliati.
-Levati.- Joseph lasciò la stretta ma si contrappose tra la mezzosangue e il re.
-Tu non hai alcun diritto su di lei. Non ci riprovare.- ringhiò, mostrando gli occhi rossi. Priscilla si sentì mancare. L’aveva protetta. Che gli saltava in mente? Ne fu comunque sollevata.
-Stai proteggendo una mezzosangue, di nuovo. –Joseph si innervosì alle parole del padre. Priscilla si sentì presa in causa e si avvicinò a Steven che con naturalezza le cinse la vita. Non era assolutamente un abbraccio a doppio fine. Sembrava invece un abbraccio di amicizia.
-Io proteggo chi mi pare. E’ un mio amico, rimarrà a palazzo con ME. Che tu voglia o meno, e se non vuole combattere nessuno lo costringerà. – Ringhiò in viso a Lucio che deglutì. Era il figlio, ma anche il demone più forte al mondo. Joseph sorrise sadico a due centimetri dalla faccia del genitore e si girò sui tacchi, avvicinandosi alla sua schiava. Non disse niente sull’abbraccio e con poca cura prese per un polso Priscilla che con la coda dell’occhio guardò Zaira. Aveva le guance rosse come pomodori, gli occhi lucidi. Provò pena per lei, aveva fallito con suo figlio in tutto.
 

 
Priscilla si sedette dubbiosa sul letto. Joseph era nervoso. Ora capiva in parte i suoi cambi d’umore. Non doveva essere facile essere così forte da solo. Difendere una mezzosangue? Non era da lui. Ma il suo migliore amico sì. Quindi doveva adattarsi, o tenere i suoi valori razzisti o i suoi amici. La parte che stava prendendo sembrava decisamente buona, dal punto di vista della demone. Ma Joseph era furioso. Con se stesso. Non capiva cosa era giusto fare. Era confuso. Priscilla si avvicinò cauta, impaurita ma determinata, al principe.
-Posso esprimere il mio desiderio?- Priscilla parlò cercando gli occhi di Joseph. Lui ringhiò acido. Però annuì, cercava di calmarsi.. non era semplice.
Priscilla deglutì : - Vorrei che… ti rilassassi con me.- la mezzosangue prese tutto il coraggio del mondo per esprimere questo pensiero. Non era il suo desiderio più grande. Eppure voleva calmarlo, sfogarsi su di lei lo avrebbe rilassato, per così dire. A dir la verità voleva nel suo modo ringraziarlo di ciò che aveva fatto per Luna. Era stato onorevole quel gesto.
Joseph la guardò disgustato ma poi accennò un sorriso.
-Appoggiati alla scrivania.- non furono altre parole. Priscilla sospirò. L’aveva decisa lei la sua sorte, non doveva lamentarsi. Appoggiò i gomiti insicura. Sentì il solito rumore della bustina del preservativo. Si irrigidì. I passi felpati di Joseph la raggiunsero. Le mani grandi le accarezzarono i fianchi.
-Rilassati..- la voce roca sembrava calma, ma Priscilla avvertiva ancora del dolore. Il vestitino azzurro a pois bianchi era stato sollevato. Le mutandine color panna abbassate. Tremò quando le loro intimità si sfiorarono. Il moicano non aspettò nient’altro. La penetrò con vigore, tanto da fare alzare un poco la serva dalla scrivania. Sentiva una presenza invadente. Non provava molto piacere, però sapeva che lui si stava sfogando. Incominciò a muoversi, freneticamente. Gli ansimi del principe aumentavano. Aveva staccato il filo dei pensieri, si poteva concentrare esclusivamente sulla serva, sul suo piacere. Raggiunse con la mano la pancia della mezzosangue e la spinse fino a far aderire la schiena di lei sul suo petto.
Joseph inspirò l’odore dei capelli. Sbuffò. Niente a che vedere con il solito odore che emanava. Ricordò l’aereo. Giusto. Spinse ancora più a fondo.
Strappò un lembo di vestito sulla spalla. Priscilla pensò per un attimo che volesse morderla. Invece baciò la pelle, piano. La mezzosangue tirò un sospiro di sollievo ma sentì dell’acqua bagnarle la schiena. Roteò il collo ma si fermò. Non era acqua, erano lacrime. Joseph ringhiava, ululava come un lupo su di lei. Priscilla sentì il cuore volare via. Avrebbe voluto abbracciarlo ma si limitava a restare ferma.
Il demone continuò il movimento con il bacino, rabbioso, quasi disperato. Gli ansimi aumentavano, sembrava un animale. Venne con un’energia impensabile. Tolse il fiato a Priscilla che si aggrappò salda al legno scuro dello scrittoio per sopportare il peso del corpo del ragazzo. Joseph soffiò sul collo della schiava, cercando di regolare il respiro e il battito cardiaco. Rimaneva dentro di lei. E questo le piaceva. Già, perché la faceva sentire completa, calda e accettata. Non era venuta ma non le importava, l’aveva fatto sfogare, l’aveva reso felice.
Eppure a lui importava. Fece aderire la schiena di Priscilla alla sua. Con la mano sinistra teneva il viso di lei alzato. Con l’altra percorse tutto il suo torace, la sua pancia.. fino ad arrivare lì.
Emise un verso gutturale mentre con esperienza incominciò compiere movimenti circolare attorno al clitoride. Priscilla inarcò la schiena, aggrappandosi al suo calore, al suo corpo. Esplose in poco tempo.
Il principe uscì da lei. Si era calmato, tranquillizzato. Guardò la schiava che fissava la scrivania. La moretta fece passare le mani su un libro. Sospirò.
-Sai leggere?- chiese curioso, non voleva parlare dei suoi sentimenti.
-Sì!-mormorò offesa. Aveva frequentato la scuola, lei. Ilenia le aveva accennato che non tutti i demoni mezzosangue potevano. Pensò ai piccoli del suo villaggio. Quelli sicuramente se fossero mai sopravvissuti non avrebbero mai studiato.
-Amavo leggere..- era una riflessione più che altro. Lei divorava libri su libri. Amava anche scrivere, ma leggere era meglio. Le trasmetteva così tanto.
Joseph si alzò, sistemandosi i pantaloni.
-Vieni, ti porto in un posto..- Priscilla lo guardò negli occhi avvampando. Una scossa l’attraversò.
 
 
-E’..è..è enorme!-
-Già.. libri vecchi e nuovi.. eredità o cose simili.- enorme scaffali in legno ricoprivano le pareti. Una biblioteca sarebbe stata meno fornita. Priscilla si rigirava raggiante. Ogni libro che vedeva, che aveva già letto la faceva sorridere e ricordare i bei momenti.
-Puoi prenderne qualcuno!- Joseph scosse le spalle. Un sorriso, vago, gli aleggiava sul viso. Vedere la contentezza della schiava lo rincuorava fortemente.
-Davvero?- mormorò la schiava al settimo cielo. –Ma ho già espresso il mio desiderio.. – aggrottò la fronte, mettendo un broncio.
-Non vale come desiderio, è.. come dire... il premio per prima. – Priscilla capì che aveva apprezzato il gesto. Si avvicinò piano, posando ‘Cime tempestose ‘ nel suo apposito scaffale. Sfiorò il corpo del moicano con le dita. Alzò le punte dei piedi e baciò piano quelle labbra. Joseph la strinse a sé, desideroso di approfondire il bacio.
Zaira osservò la scena di nascosto, dallo spiraglio della porta. Le veniva da vomitare. Un ricordo le oltrepassò la mente. Quasi le venne da piangere. Scappò via senza farsi sentire.
Il moicano si staccò. Lei gli faceva davvero da supporto morale e fisico!







Non ammazzatemi! Mi scuso enormemente per il ritardo. Ma ho avuto molto impegni! Oltre ad Halloween è stata una settimana piena di verifiche quindi mi scuso veramente con tutto il cuore. Vi farà felici però sapere che la vostra cara autrice ha preso 10 e lode in diritto (vi giuro che non ci credevo nemmeno io quando me l'hanno dato!). Comunque ho finito questa settimana 'Il mio migliore nemico' e per ora non pubblicherò nuove storie quindi potrò incentrarmi su questa :D
Olé! Dopo queste notizuole (?)
Voglio rammendarvi quanto sono grata alle persone che recensiscono.. vi amo
<3
Inoltre ringrazio quelli che dopo 15 capitoli più il prologo sono ancora qua a leggere questa assurdità. Mi ricordo quando ho pubblicato e ho pensato : 'Questa ff non se la cagherà nessuno'. Sono quasi arrivata a 300 recensioni, per non parlare di quelli che seguono e leggono. Vi ringrazio con il cuore in mano, davvero :3
Spero che il capitolo vi piaccia, è incentrato su Xanver ma anche su Joseph. Nel prossimo capitolo i genitori torneranno e non solo loro u.u
Al prossimo capitolo (che a questo punto non so quando verrà postato.. comunque non passerà più di una settimana... spero ;D )
Un bacione grandee
vosra Sofii
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17



Zaira sospirò posando la penna ad inchiostro nero. Guardò il marito fumarsi beatamente il sigaro. Era tranquillo.
-Stiamo perdendo nostro figlio..- intavolare quel discorso era un’impresa ardua. Lucio non l’avrebbe mai ammesso di aver sbagliato, e si dimostrò anche in quel caso.
-Non so di cosa stai parlando..- espirò il fumo che si dissolse in fretta. Zaira si rigirò sulla poltrona e posò il taccuino sul tavolo basso. Certe volte poteva essere esasperante.
-Ti rendi conto che ha difeso una mezzosangue?- il tono di voce alterato, quasi smorzato. Lucio la guardò con una vena di disprezzo. Si amavano? Il loro non era amore, non lo era mai stato. O forse entrambi non ricordavano più cosa fosse, come si manifestasse.
-Ha difeso un amico.- Lucio spense il sigaro sul posacenere tempestato di zaffiri. Si alzò dal divano e cercò un libro sulla sua libreria personale.
-Perché non ammetti che sei preoccupato. Ha ventitré anni, lo sai che tra qualche anno sarà re?- Zaira quasi urlò. Aveva sempre evitato un confronto con il marito. Forse provavano ancora qualche sentimento per l’altro. Odio, sicuramente odio. Quando le mani ti formicolano, il tuo desiderio più grande è attaccare al muro l’interlocutore e prenderlo a cazzotti, non è amore. Si chiedeva come poteva aver dato vita ad un figlio con un uomo del genere. Non aveva mai avuto un padre, quel bambino.
-Non alzare il tono con me. – Lucio si avvicinò alla moglie, che in piedi tremava di rabbia, sembrava che dovesse esplodere da un momento all’altro. –Sai di cosa hai paura? Che diventi come te! Ma lui non si innamorerà mai di un sudicio mezzosangue!-
Un secondo. Un suono. Uno schiocco risuonò per la stanza. La guancia arrossata del re, le lacrime trattenute della regina.

No, quello non era amore, era odio.
 
 
 

Priscilla sbadigliò assonnata. Non aveva capito tanto fretta nell'alzarsi. 'Andiamo a fare colazione' era la motivazione del principe. Era sorpresa del fatto che i genitori di Joseph non si fossero presentati. Forse avevano meglio da fare. Era anche sorpresa del fatto che le era stato concesso di mangiare al tavolo con lui. Di fronte agli altri schiavi. Incredibile.
Priscilla allungò la mano su una tartina di un colore rosa acceso. La squadrò e l'annusò titubante per poi riposarla e scegliere un muffin al cioccolato. Sarebbe andata sul sicuro. Joseph sembrava piuttosto tranquillo seppur si irrigidì impercettibilmente quando Xanver entrò nella sala. Priscilla alzò la testa e sorrise raggiante. Aveva riscontrato simpatia in lui dal giorno passato. Ma il sorriso si spense quando il biondino con faccia tetra si sedette a fianco al moicano, seduto a capo tavola. Luna saltellando gli sedette vicino, salutando con la mano Priscilla che accennò un saluto con il capo. Era imbarazzante come situazione. Joseph non diceva niente, come Xanver. Luna si stava spalmando marmellata di more su una fetta biscottata e Priscilla, rossa in volto, beveva per non far notare che stava cercando un pretesto per iniziare una conversazione. Proprio quando stava per aprire bocca le porte della grande sala vennero spalancate e un purosangue, vestito con un'armatura che Priscilla aveva riconosciuto, si era messo sull'attenti. Joseph alzò la testa dal suo caffè caldo, diventando improvvisamente serio. Priscilla si preoccupò all'istante ma non ci diede peso, piuttosto ascoltò l'annunciazione del messaggero : - Sua maestà, è mio dovere informarvi che la missione in Bempa è stata portata a termine. Il generale Arthur Sebastian chiede di vedervi.- il purosangue finì la frase, riprendendo finalmente a respirare. Tutti queste persone che avevano paura di Joseph facevano sospettare a Priscilla di essere più fortunata di quello che già era. Il cavaliere si ritirò per far entrare, subito dopo, un uomo alto, dal viso solcato dalle intemperie della vita. Fece il suo ingresso in modo plateale, allargando le braccia a dismisura. Poteva avere il doppio degli anni di Priscilla, ma i capelli brizzolati gli conferivano un tocco di originalità e fascino.
Joseph si alzò e con un sorriso sadico si avvicinò a Sebastian.
-Sono fiero di te!- gli disse ridendo, tirandogli un pugno amichevole. Joseph si sedette sul tavolo, con le braccia conserte e un’espressione divertita, intimandolo a parlare.
-Ho portato per voi un regalo.- Alzò la mano in direzione della porta e una fila di ragazze entrarono con il viso basso. La maggior parte erano denutrite, sporche e pallide. Capelli gonfi, crespi , occhi spenti, labbra tagliate. L'odore di sangue impregnava la stanza. Priscilla e Luna si rizzarono sulla sedia, guardando con il cuore a mille quella scena. Ne sapevano qualcosa di manette, digiuno, dolore.
-Regalo?- Joseph guardò le ragazze che respiravano piano, con le gambe tremanti e il cuore accelerare i battiti dalla paura.
-Sono ragazze bellissime, pensavo volessi una serva!- Arthur alzò le spalle, avvicinandosi a una ragazza dai capelli color topo. Le prese il viso tra le mani e le alzò la testa, soffiandole sul collo. -Pensavo ti piacesse divertirti!- l'allusione era ovvia. Priscilla si indispettì. Guardò negli occhi Luna che aveva assunto un viso preoccupato. Xanver rimaneva in silenzio, continuando a mangiare disgustato dalla situazione. Incredibile il suo cambiamento.
-Ho già una schiava, Sebastian.- Joseph indicò Priscilla che si impettì. Lei era lì, seduta proprio dove potevano stare i purosangue. Non aveva diritti, doveva obbedire, fare da sostegno morale e fisico al principe. Eppure si sentì improvvisamente importante quando si riferì a lei in quel modo.
-Non pensavo esistesse una legge ‘’avere un’unica serva’’- la mezzosangue deglutì, capendo dove volesse andare a parare. Joseph lo guardò titubante, facendo passare le dita sulle labbra, rifletteva sul da farsi. Quella proposta lo intrigava, non aveva mai avuto due schiave contemporaneamente. Guardò dubbioso l’amico, che aveva un sorriso sadico in volto. Sorrise a sua volta, incominciando a camminare davanti alle ragazze. Priscilla capì in quel momento che tutta la speranza che le era rimasta era crollata in frantumi. Perfetto.
Joseph scrutava quei volti che timorosi continuavano a guardare il pavimento. La situazione lo elettrizzava, aveva scelto Priscilla perché teneva lo sguardo alzato, con che criterio avrebbe scelto la prossima. Si fermò ,attento, davanti a una ragazza dai capelli neri come il petrolio, seppur gonfi e rovinati, avevano particolari boccoli sulla fine. Gli occhi erano verdi, spenti, solcati dalle occhiaie. Le dita affusolate giocavano con un lembo di vestito, la bocca sottile semi spalancata faceva intravedere i denti quasi perfetti. Non aveva visto ragazza più bella.
-Come ti chiami?- Joseph si fece improvvisamente duro, acido e determinato. Non riusciva a staccare gli occhi dal verde smeraldo della ragazza.
-Katerina- rispose, non indietreggiando quando il moicano si avvicinò inspirando il suo odore. Umana. Perché una schiava umana, tra quelle mezzosangue? Sinceramente non gli interessava. Le sarebbe andata bene.
Con forza strappò le catene che le ammanettavano le mani e la fece avanzare di una passo.
-Solo un marchio di benvenuto!- scostò i capelli lunghi della ragazzina e con i canini lacerò la carne.
Xanver si alzò dal tavolo e fece un cenno a Luna. Priscilla li guardò stralunati, la stavano lasciando sola.
Non poteva sopportare di continuare a vedere quello che stava facendo all’umana.. l’avrebbe sostituita davvero, o avrebbe tenuto entrambe? Perché tutte le opzioni la impaurivano in maniera esagerata?
Katerina strinse il braccio del principe a cui si era aggrappata per non crollare. Era debolissima, il viaggio, il dolore l’avevano sfinita. Non mangiava qualcosa di solido da giorni. Proprio quando sentì di non potercela più fare Joseph si staccò e si pulì il viso con la camicia. Guardò in direzioni di Priscilla notando che Xanver era scomparso. Sospirò.
-Mezzosangue, porta a sfamare la ragazza. Lavala e vestila. Poi andate in camera.- Priscilla si alzò dalla sedia, avvicinandosi all’umana che barcollando si era sostenuta al tavolo, appoggiando il braccio sul legno. Priscilla notò la sproporzionata magrezza della bruna. Le fece cenno di seguirla, abbandonando il salone principale.
Delle urla raggiunsero le orecchie di Katerina che continuò a camminare imperterrita, senza badarci. Priscilla invece pensò, o meglio sperò, che il finale cambiasse, ma così non era stato. Una lacrima si fece strada a forza sulla sua guancia, ma l’asciugò subito. Non si doveva far vedere debole davanti a lei.
 

-Grazie..- mormorò uscendo dalla vasca con naturalezza. La mezzosangue abbassò lo sguardo. Aveva un corpo divino. I capelli lavati avevano preso una lucidità e morbidezza incredibile. Per le occhiaie una buona dormita le avrebbe fatto bene. Ma sul letto? Priscilla si convinse che l’avrebbe fatta dormire sul tappeto.
Si vestì con dei pantaloni della serva, decisamente grandi. Li strinse in vita e sulle caviglie. La maglia la fece scendere su una spalla e legò l’angolo sull’anca. Seppur vestita in maniera semplice, seppur non fosse truccata era evidente della differenza tra le ragazze ‘belle’ di Halchi e le ragazze belle di Bempa.
-Intendi farmi mangiare qualcosa?- mormorò scuotendo la chioma bruna. Priscilla si alzò scettica, non emettendo verso. Con la mano le indicò l’uscita, che venne imboccata imperterrita dalla ragazza. Una benda bianca le ricopriva il collo. Se non fosse stato per quel piccolo particolare l’avrebbe ritenuta una purosangue in grande forma.

Entrò in cucina guardandosi intorno. Si diresse verso il frigo e lo aprì.
-Ma tu da quanto sei la sua schiava?!- azzannò un panino al formaggio, deglutendo entusiasta. A Priscilla non piaceva il modo in cui le parlava, aveva la voce suadente, da prima donna. Gesticolava parlando, e poteva dire persino che trasmettesse uno charme incredibile.
-Qualche settimana..- rimase sul vago. Aveva la netta sensazione che la situazione le stesse fuggendo di mano. Katerina la fissò per qualche secondo, negli occhi. Morse il pane, nuovamente.
-Voglio conoscere il principe, andiamo.- Priscilla deglutì.
 
 
-Dormire sul tappeto? Insieme a Priscilla? – Katerina alzò le sopracciglia scettica. Ma scosse le spalle e si tuffò sui cuscini sparsi a terra. –E questi libri di chi sono?- mormorò sfogliandoli svogliatamente. Priscilla rimaneva in silenzio, guardando il principe che si cambiava il vestito imbrattato di sangue. Si sentiva talmente a disagio. Sembrava che l’intimità che stava nascendo tra loro due si fosse improvvisamente spezzata. Anzi complicità.
-Quali sono le mie mansioni?- Katerina si alzò dirigendosi verso il principe dal petto scoperto. Joseph la squadrò. Quella ragazza lo intrigava particolarmente.
-Soddisfarmi mentalmente e fisicamente.. ma dimmi perché un’umana è finita tra i prigionieri?- il moicano indossò la camicia, tenendo lo sguardo sulle gambe sottili della brunetta.
-Solo non sono d’accordo che i mezzosangue siano sporchi, ma sono opinioni. Comunque accetterei molto volentieri la proposta fisica. – sbatté le ciglia, passando accanto alla figura statuaria del ragazzo. Si avvicinò a Priscilla sorridendo. Fece dietro front, aspettando quasi una risposta. Joseph rise, quasi sadico.
-Priscilla, esci, io e Katerina dobbiamo discutere una cosa.- spaesata la ragazza guardò prima il purosangue e poi l’umana. Era in panico. Aggrottò la fronte. Si sentì in quel momento incredibilmente sola, ma cosa poteva fare? Scenate di gelosia? Suvvia, era una schiava! Aprì la bocca per parlare, ma boccheggiò. Sentiva le parole rimanere proprio sulla punta della lingua, qualcosa le impediva di tirarle fuori. Perché stupidamente pensava che non sarebbe successo nulla tra la nuova arrivata e il principe?
Si sentiva un giocattolo brutto e vecchio. Quelle bambole di pezza che si scuciono e hanno il cotone che esce da tutte le parti. Senza dire niente, con sguardo vacuo si avvicinò alla porta, seguita dall’umana.
La demone si girò guardando negli occhi smeraldi quella ragazza che sbruffona la fissava. Ecco, il suo sguardo non era solo di consapevolezza di essere bella, ma determinazione e sfrontatezza.
-Perché?- la domanda venne sussurrata dalle labbra cremisi della mezzosangue.
-Semplicemente è meglio che muoia tu che io.- Priscilla rimase ad osservarla finché non le chiuse le porte in faccia. Sospirò, andandosene a passo svelto, non avrebbe voluto sentire di certo i gemiti dei due. Quella ragazza voleva la guerra. Ma lei era una mezzosangue, e fiera di esserlo. Se pensava di poterla battere si sbagliava di grosso. Lei lo aveva sostenuto fisicamente e moralmente, lei era riuscita ad avere un desiderio al giorno, lei l’aveva sfidato, lei ci aveva parlato da pari.


La guerra era appena aperta, e Katerina non sapeva con chi avesse a che fare.









Salve a tutti. Bhe sono stata puntuale, anche se ho pubblicato questa sera invece del pomeriggio. Comunque il capitolo non mi convince più di tanto.. non so, sta a voi giudicare, spero che vi soddisfi u.u
Comunque Katerina darà del filo da torcere a tutti, non solo a Priscilla. Mi piace particolarmente come personaggio perché pur essendo umana sa combattare con le unghie, e questo lo scoprirete meglio nel prossimo capitolo u.u
Non mi dilungo troppo, ringrazio solo le persone che continuano a leggere questa storia a seguirla e recensirla. Siete importantissimi per me, davvero.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacione a tutti
vostra Sofii
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18



Priscilla ansimò sopra l'ennesima sacca di sangue finita. La buttò sul ripiano della cucina sbuffando. La bocca cremisi era sporca, in compenso si sentiva ricca di vita ed energia, seppur si sentisse anche piena come un uovo. Cercò di ripensare a Katerina ma i lineamenti erano sfocati. Ricordava solo quei capelli boccolosi e perfetti. Strinse la plastica della sacca. Avrebbe volentieri azzannato lei. La porta si spalancò e vide entrare un ragazzino con in mano una cassa di castagne.
-Blue!- lo salutò scendendo dallo sgabello in cui rassegnata si era seduta. Gli corse in contro ma il ragazzo si allontanò. Priscilla si rese conto di essere imbratta di sangue e fece un passo indietro, scusandosi con lo sguardo. Sorrise sincera.
-Che ci fai qui sola soletta?- mormorò il ragazzino, svuotando in una cesta le delizie raccolte.
-Diciamo che la nuova arrivata non mi sta molto simpatica!- Priscilla abbassò gli occhi, raccogliendo le sacche sparse per l'isola della cucina.
-Mi spiace.. ma cerca di capirla.. si deve sentire minacciata da te.. ricordi quando eri appena arrivata?-
-Io non facevo la troia in giro, per lo meno!- Priscilla urlò, scaraventando le sacche dentro al bidone della spazzatura. Blue la guardò impaurito, e la mezzosangue si pentì di aver alzato la voce.
-Scusa, ho i nervi a fior di pelle.. io..- l’umano la osservò rassegnato e alzò le spalle.
-Tranquilla.. ora devo andare...- il ragazzino si girò e uscì dalla cucina lasciandola da sola. Priscilla si guardò attorno spaesata. Un ricordo vago le entrò nella testa. Quanto dolore aveva sofferto nei primi giorni, rimaneva per la gran parte del tempo svenuta con una ferita aperta perennemente sul collo. E lei, quell’insulsa brunetta, non aveva patito praticamente nulla di questo. Le era appena venuta fame, di nuovo.
 

 
Le porte della camera si spalancarono e Priscilla si guardò intorno. Vide Katerina seduta sul tappeto che leggeva un libro. Il libro che si era fatta prestare da Joseph. Una rabbia le montò in corpo. Si avvinò e con un colpo secco le strappò il libro di mano, che cadde sul pavimento con un tonfo sordo.
-Ma che diavolo vuoi?- Katerina stupita l'accusò, alzandosi da terra per fronteggiarla meglio .
-Non osare parlarmi così, piccola puttanella!- Priscilla mostrò gli occhi rossi e le vene nere degli occhi. La sbatté la muro ringhiandole contro.
-Chiariamo una cosa.. tu non sei superiore a me.- Katerina la guardò seria, con la mascella rigida. Gli occhi smeraldi la scrutavano decisa.
-Non l’ho mai pensato, solo davvero pensi di essere speciale per il principe dei demoni? Sei un’illusa!- Priscilla strinse la mano sul collo della ragazzina. La sollevò leggermente da terra. Non aveva mai usato la sua forza superiore sugli umani, eppure tutto ciò la elettrizzava.
Katerina mugolò tastando il muro. Trovò ,fortunatamente un bicchiere semi pieno di linfa vermiglia di mezzosangue appoggiato allo scrittoio. Gli buttò addosso il liquido. Priscilla indietreggiò spaesata pulendosi il viso ricoperto dal sangue della sua stessa specie.
Ringhiò alla ragazza che si era allontanata il più possibile.
-Io e Joseph non abbiamo fatto niente, ma probabilmente hai delle tare nel cervello. – Priscilla scattò in avanti, tanto da far urlare Katerina, che cercò di respingerla. Inutile forza quella umana.
Priscilla le sedette sopra pronta a riaprire la ferita sul collo.
-Che cazzo state facendo? – Priscilla si girò di scatto. Occhi rossi, vene nere sulle gote, canini sporgenti. C’era anche da chiederlo? Joseph era appena entrato nella sua stanza, in disordine più che mai.
Priscilla si alzò dalla ragazzina che si allontanò immediatamente.
-Cosa sta succedendo qui?-domandò nuovamente. Joseph era incazzato, rabbioso, furente. La camera sottosopra, una delle sue schiave imbrattata di sangue dalla testa ai piedi, l’altra rintanata in un angolo.
-Niente di che..- Priscilla scosse le spalle spavalda, non era tanto calma, ovviamente.
-Sei impazzita?-Joseph aveva le mani stretta a pugno, gli occhi ardevano. Se Priscilla normalmente avesse avuto paura, l’adrenalina ora continuava il suo circolo vizioso. –Che diavolo pensavi di fare?- la domanda era quasi retorica.
–Penso solo una cosa.. che sei un codardo. Ti rifugi dietro al tuo potere per far fare ad altri ciò che tu vuoi. Pensi che i mezzosangue siano essere immondi, però normalmente li sfrutti e abusi di loro. Sei un ragazzino viziato, che uccide le persone che non gli vanno più bene. Farei questo anche di me, vero? – respirò continuando a guardarlo negli occhi –Sappi che fai schifo. -Joseph rimase fermo, indeciso se staccarle la testa o strapparle il cuore. Qualcosa lo faceva restare immobile.
Priscilla con viso disgustato gli passo accanto, con la testa alta, uscendo dalla porta. Aveva voglia di urlare dal dolore. Voleva andare da Luna, ma vedere Xanver l’avrebbe fatta stare male ancora di più. I suoi genitori erano morti a causa sua, dopotutto. Uscì dalla porta sul retro.
 


Steven andò ad aprire e sbarrò gli occhi. Si ritrovò davanti Priscilla imbrattata di rosso, sbuffava e gli occhi avevano una leggera tonalità sul magenta.
-Da dove sei uscita? Da un rave-party? –Priscilla lo ignorò ed entrò senza invito.
Giusy alzò la testa dal computer. Guardò allibita la ragazzina che ansimava tremando. L’adrenalina la stava abbandonando, solo ora si rendeva conto di quello che aveva fatto. Era morta.
 
-Fammi capire.. è un’umana bellissima, che si crede superiore a tutti, che non vuole morire.. e mi somiglia? – Giusy guardò aspramente Priscilla, che le stava raccontando le vicissitudini che l’avevano coinvolta. Detto in quel modo sembrava quasi un’offesa. –Potrei offendermi, adesso.- mormorò mettendo un finto broncio, sorseggiando un calice di vino d’annata. Si trattava bene la donna.
A essere sinceri Katerina ricordava molto miss Thompson, anche se era più giovane. Era spavalda, sicura di sé, e sfrontata. Forse la cosa che le differenziava era la loro posizione sociale. Priscilla pensò di essere stata quasi ingiusta, però poi si ricordò le parole che le aveva detto. Giusy, per quanto superiore si potesse ritenere, non le avrebbe mai pronunciate. Si mise le mani nei capelli rassegnata. Il fatto che Joseph non l’avesse seguita e ripresa non le faceva presagire nulla di buono. Non era ancora salva.
Giusy guardò Steven che severo alzò le spalle. Qualcuno doveva fare qualcosa. La rossa si morse le labbra, infondo erano amici..
-Vado a vedere cosa posso risolvere, vedete di non farvi trovare in posizioni equivoche al mio ritorno!- La purosangue uscì da casa sua in modo disinvolto. Priscilla assunse una tonalità sul rosso acceso mentre Steven sogghignava soddisfatto, sedendosi accanto a lei.
Giusy sbuffò contrariata. Perché si doveva preoccupare dei problemi di una serva? Aggrottò la fronte. Che le piacesse o meno, doveva ammettere che per ora Priscilla era la sua unica amica.
 
-Andrà tutto bene..- Steven era in netto imbarazzo. Si ricordava vagamente il modo in cui la aveva respinta, in tempi più sereni.
Priscilla lo guardò. Con tutta sincerità lo riteneva ancora uno stronzo, fare soffrire così un cuore giovane e inesperto.
-Non ti ho ancora perdonato.- ammise arrabbiata. Steven la guardò, difficile da credere ma gli dispiaceva un poco. Ebbe un’idea ma avrebbe fatto fatica ad applicarla. Si sedette accanto a lei.
-Voglio essere perdonato. – Priscilla lo squadrò, preoccupata. Cosa aveva in mente? –Che ne dici di qualche lezione privata di lotta?- la mezzosangue stupita sorrise. Che idea stupida. Elettrizzante e particolare.
-Io non so combattere..- Priscilla ridendo, finalmente lo guardava interessata.
-Appunto, però qualcosa mi dice che ci sapresti fare. – La indicò. Il sangue si era sparso per tutto il vestito, sul viso e le braccia. Priscilla rise con un pizzico di vergogna. Le sarebbe piaciuto davvero, come valvola di sfogo, come un ritrovo tra amici. Con Luna magari, sarebbe stato perfetto.
Abbassò lo sguardo. Una lacrima le scese sul volto, diventando di un colore bordeaux. Aveva rovinato tutto. Se non avesse attaccato quella puttanella, se non avesse, ancora peggio, insultato tanto pesantemente il principe probabilmente avrebbe ottenuto anche la possibilità di poter uscire. Era già tanto che non la incatenasse a un palo di legno e le desse fuoco. Steven l’attirò a sé per abbracciarla. Sentiva di doverla difendere, come si fosse un cane vittima di maltrattamento. Le baciò i capelli con dolcezza. Se Joseph non fosse stato convinto da Giusy avrebbe dato la sua vita per difenderla, e per la prima volta si sentì in pace con se stesso.
 
 

Miss Thompson entrò nella stanza dell’amico. Degli schiavi stavano lavorando sodo per riportare ordine e brillantezza alla camera del principe.
-Mi sapete dire dov’è Joseph!?- i servi si girarono impauriti, probabilmente il moicano irato doveva aver dato loro una bella strigliata. Giusto per sfogarsi.
Non ricevette risposta, ottimo.
Giusy si concentrò un attimo. Da Xanver? Da escludersi a priori. Non capiva sinceramente se ci fosse stata una spaccature tra i due, solo quando aveva protetto Luna aveva intuito che qualcosa non andava, però il purosangue l’aveva comunque difeso. Sospirò.
Biblioteca? Cucina? Salone? Un’illuminazione la fece sorridere in modo involontario. Bingo!
 
-Seriamente?- La rossa entrò nella stanza, alzando le mani per indicare la stanza. - Prevedibile.- ammise sedendosi sul biliardo. Joseph si posizionò con la stecca e tirò un colpo preciso. La palla andò a segno.
-Speravo che non mi venisse a cercare, la prossima volta mi ingegnerò meglio. – sorrise in modo falso, facendo il giro del tavolo per tirare nuovamente.
-Priscilla mi ha raccontato cosa è successo, Jo. Ha paura.- Giusy lo vide irrigidirsi e tirare nuovamente. Mancò la buca.
-Fa bene, sarebbe pazza a non averne. – la purosangue sbuffò. Odiava il fatto che non volesse aprirsi con lei. Era sua amica dopotutto.
-La ammazzerai?- se lui avesse deciso così lei non avrebbe potuto fare molto.
-Può darsi.- due parole, sintetico, tirò un altro colpo, troppo forte, che fece balzare la palla fuori dal biliardo. Ringhiò.
-Si sente indifesa, minacciata. Ha paura che preferirai un’altra a lei, e che la ammazzerai. – Giusy raccolse la palla numero 3 e la posò sul biliardo. Si posizionò davanti a lui, per farlo smettere di giocare.
-Non ci sono andato a letto, anche se gliel’ho fatto credere. – i loro occhi erano incatenati, Joseph sapeva che poteva confidarsi con lei, era sua amica. –Ho liberato Katerina. E’ più sveglia e simpatica di quanto si possa credere. Vivrà a palazzo. Non è una mezzosangue, non ci saranno problemi. – La rossa sorrise, si stava piano piano calmando. Accarezzò la guancia del moicano e si chinò a baciare l’altra gota. ‘Gradirei che la passassi a prendere il prima possibile, non che sia fastidiosa, ma vorrei godermi un giorno in santa pace!’ il sussurrò arrivo flebile, però il messaggio era a dir poco incisivo. La donna roteò gli occhi con fare seccato. Joseph la ringraziò con lo sguardo.
-Partitina veloce?- domandò il demone, sfidandola. Giusy guardò il biliardo mordendo il labbro. Sorrise sardonica.
-Oh yess. Si prepari a perdere, sua maestà!- Joseph rise di gusto, posizionandosi per incominciare a tirare.
 


Giusy entrò nel salotto di casa sua, trovando Priscilla che parlava tranquillamente, con un sorriso sincero ma un viso tetro, con Steven. Provò una fitta di gelosia, che evitò di dimostrare.
-Esci, teppistella.- sorrise sincera. Non voleva sapere cosa sarebbe successo tra i due, però era quasi sicura che non l’avrebbe ammazzata. Punita, sì. Ma sarebbe rimasta viva e vegeta, almeno quello.
Priscilla abbracciò sincera Steven. Non sapeva ancora se fidarsi di lui come amico, ma si scoprì essere particolarmente naturale e sincera con lui. Forse perché provenivano dallo stesso villaggio, sinceramente non ne aveva idea. Si alzò da divano e si avvicinò a Giusy. Non sapeva se ringraziarla, o salutarla semplicemente. Miss Thompson stava escogitando un modo per evadere dalla situazione quando sorprendentemente Priscilla l’abbracciò. La purosangue rimase interdetta. Non era abituata a esternare in maniera così evidente i suoi sentimenti . Rispose all’abbraccio insicura. ‘Mi stai sporcando il vestito di sangue’ l’ammonì con un mormorio quasi impercettibile.
-Grazie!- sorrise sincera, seppur sapesse cosa l’attendeva. Uscì ritrovandosi di fronte Joseph serio in viso. Priscilla si spense subito, rimanendo sul posto.
-Vieni con me. –era talmente scuro in volto che Priscilla si spaventò. Prese coraggio e lo seguì.
 


Katerina girovagò per la sua stanza. Era così felice di aver ottenuto la sua libertà che pensò di essersela giocata fin troppo bene. Soddisfatta si guardò allo specchio. Si morse il labbro, proprio quando pensava di essere caduta in basso era tornata a splendere più di prima. Non si sarebbe aspettata una cotanta concessione da parte del principe. Le stava comunque bene.
Uscì di stanza, pronta ad andare a mangiare un boccone. Si sentiva potente, e raggiante camminava fiera. Entrò nella stanza ma notò subito il frigo aperto. Una testa bionda spuntò immediatamente sorprendendola.
-E tu chi diavolo sei?- la brunetta la squadrò indispettita.
Luna uscì completamente allo scoperto mostrando l’abbigliamento assurdo che indossava. Sembrava pronta per la maratona. Una fascia era legata sulla testa, una maglietta a maniche corte di una nota squadra le arrivava alle ginocchia. In una mano aveva un sacca, nell’altra panna montata. Come se avesse visto la madonna aprì la bocca stupita, facendo allentare la presa degli oggetti che caddero inevitabilmente a terra. Katerina la guardò accigliata e stupita.
-Ma io ti conosco!- l’umana la guardò non capendo..- tu sei la prescelta!- quasi urlò indicandola con ammirazione. Katerina digrignò i denti, non sapendo se poteva scoppiare a ridere o se fosse risultata scortese. Si girò indietro, per essere certa che parlasse con lei. Ripuntò lo sguardo sulla bionda. La prescelta? Perché sembrava tanto da film? Sospirò, sorridendo però divertita.
-Prescelta per cosa, esattamente?- la mora si sedette sull’isola della cucina, voleva ascoltare cos’altro aveva da dire. Luna allargò il sorriso, amava quando qualcuno le chiedeva di spiegarle ciò che conosceva. L’unico ad averlo fatto era stato Xanver, fino ad allora.
-Tu aiuterai per la liberazione dei mezzosangue.- Katerina perse il brio che la caratterizzava. Assottigliò gli occhi, mentre il cuore aumentava le pulsazioni. Non la preoccupava tanto ciò che avesse detto, piuttosto come facesse a saperlo. 
-Bugiarda!- urlò. Luna aggrottò la fronte, cosa l’aveva portata a tanta disperazione negli occhi, a tanta paura e insicurezza. Eppure riconobbe quello sguardo, inconfondibile per chi avesse visto distruggere il proprio villaggio. La morte. 




Salve gente! Ho pubblicato addirittura prima del previsto! Siccome ho avuto 22 recensione per il capitolo precedente mi è parso doveroso u.u Spero che gradiate questo capitolo, a me personalmente piace abbastanza (credo che appreziate la scena tra Priscilla e Katerina).Però mi piacerebbe sapere cosa ne pensate :)
Vi ringrazio per continuare a leggere questa storia, e ringrazio specialmente chi recensisce, mi aiuta migliorare e mi da la carica per continuare!! 
Pubblicherò il prossimo capitolo verso sabato 24, non sono sicura di riuscire prima!
Spero vi sia piaciuto, un bacione grandee
vostra Sofii
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19


Degli occhi smeraldi si guardarono attorno attenti. I capelli mossi, di un colore scuro come l'ebano, le arrivavano fino ai gomiti. Era inquieta, ma sorrideva comunque a tutti quelli che incontrava. Le labbra erano cremisi, ancora rosse per il sangue appena bevuto.
Le vie di Bempa il mattino erano affollate. Se non si era abituati il rumore le orecchie sarebbero diventate incandescenti. Gli odori di spezie , curry origano e rosmarino, ti penetravano nei polmoni invadenti. La ragazza imboccava sapiente scorciatoie per evitare occhi indiscreti. Si portò una mano alla pancia abbassando lo sguardo irrequieta. Vide il lontananza una casetta isolata dalle altre, di mattoni crudi. Arrivata alla porta bussò più volte, ripetutamente, facendo saettare gli occhi a destra e a sinistra. Qualcuno avrebbe potuta vederla.
Una voce all'interno l'incitò ad entrare.
-Come mai questa visita?- l'oracolo la guardò assotigliando gli occhi, facendo passare le dita sulle labbra carnose. Aveva gli occhi circondate da rughe finissime, la pelle aveva un colorito spento e gli occhi cerulei scrutavano ogni singola mossa della donna.
-Sono incinta!- la brunetta sbattè le palpebre con le lacrime agli occhi. L'uomo si fece improvvisamente serio, annuendo convinto.
-Capisco.. Sara.. io.. fammi prendere le carte!- l'uomo sulla settantina si alzò dalla sedia in cui era seduto e cercò in una cassettiera un mazzo di tarocchi. Annuì prima di mischiarle e distribuirle.
Guardava titubante i segni usciti fuori. La demone si torturava l'orecchino a cerchio che portava.
-Sarà umana...femmina- sorrise sincero.
-Grazie a dio..- la donna tirò un sospiro di sollievo - con i tempi che corrono se fosse una mezzosangue.. sono felice- un sorriso tirato le spuntò in volto. Già il predominio dei purosangue incominciava a metter timore a molte persone. E lei era furba, più di quanto volesse dare a vedere.
-Senti Sara, vedo cose mai viste. Si metterà nei guai, sarà un problema per i purosangue. -
Gli occhi verdi brillarono di preoccupazione, si portò una mano alla bocca spalancata a O. Non capiva cosa intendesse. Il viso dell'umano mutò improvvisamente.
-Forse è meglio che non dici nulla a tuo marito.-
-Che diavolo stai dicendo? - era una delle cose più belle al mondo, lei dentro di sé desiderava tanto avere un bambino.
-Lei scatenerà la guerra tra mezzosangue e purosangue. Lei e due suoi coetanei. - Sara deglutì guardandolo stupita.
-Io non abortirò.- scosse la testa per riaffermerare la sua convinzione. Lo cercavano da mesi, diventare madre era uno dei suoi desideri più grandi. Non se lo sarebbe fatto negare da uno come lui.
L'uomo si irrigidì e brutalmente si rizzò in piedi.
-E' meglio che tu te ne vada, ora. - Sara si alzò fronteggiandolo, avrebbe volentieri addentato la sua giugulare.
-Ho capito, grazie tante. - se ne andò con gli occhi inniettati di rosso. Aveva fame.
 
Qualche anno dopo, precisamente sette anni dopo, una bambina correva a perdifiato per il villaggio. La sua testa roteava da tutte le parti, cercava qualcosa. Con fierezza si tirò su la gonna e accovacciandosi percorse un terreno composto da sassolini, graffiandosi tutta.
Il gatto era proprio scoparso. Sospirò mettendo il broncio. Si girò e sobbalzò dallo spavento. Un uomo anziano le si era parato davanti.
-Tu devi essere Katherine..-
-Katerina-precisò la bambina riservangogli uno sguardo identico alla madre.
-Perdonatemi, piccola. Sai forse so dove puoi trovare quel simpaticone del tuo gatto. - la bambina guardò interessata,in modo vispo, il signore che le indicò una direzione. Lo seguì contenta.
-Altro latte?- mormorò versando su un piattino il liquido bianco. Un gatto rosso saltò sul tavolo.
-Sei un ciccione, Tommy!- la brunetta accarezzò l'animale raggiante. Il signore sorrise sincero. Zoppicando si sedette sulla sedia, ormai odiava quella casa, troppo tempo inutile passato lì. Guardando la bambina si ricordava come qualche anno prima avesse predetto il futuro alla madre. Erano così simili. Gli dispiaceva quasi farlo. Erano da anni che cercava una scusa, un modo per attirarla in casa sua. Si alzò lentamente e prese un coltello affilato, facendoselo passare tra le dita. La bambina lo guardò con fiducia, per poi notare il coltello e un sorriso sadico spuntargli in volto. Non doveva far altro che un semplice gesto. La bambina si alzò di scatto, guardandolo. Benché avesse poco più di sei anni era sveglia e attenta. Sentì la porta dell'ingresso spalancarsi e comparve nella cucina una demone.
-Mamma!- la bambina tirò un sospiro di sollievo. Sara guardò il coltello furente.
-Esci di qui.- ordinò perentoria. Katerina prese in braccio il gatto, quasi più grande di lei, ed uscì.
In un secondo il coltellò venne conficcato nel tavolo in legno, l'uomo sollevato a terra per la gola.
-Prova solo a sfiorare mia figlia con un dito e giuro su dio che ti spezzo il collo in due- il respiro del vecchio era corto. La donna mostrò le vene e gli ringhiò contro. Buttò l'oracolo sul pavimento, facendo risuonare il tacco dello stivale sulle mattonelle. I capelli, corti le donavano un tocco giovanile, seppur si notassero i primi segni della vita sul volto.
-Lei scatenerà la guerra!- la donna si avvicinò posando il piede sul petto, spingendo.
La bambina dagli occhi smeraldi osservò la scena impaurita, e si sentì incredibilmente in colpa.
 

 
 
 
Priscilla entrò nella stanza del principe. Era stata rimessa a nuovo, completamente. Il pavimento risplendeva quasi, il lenzuolo non aveva nemmeno una piega. Si guardò il vestiario ancora macchiato, le braccia e anche il viso imbrattato di sangue. Ciò era accaduto realmente e Joseph non sarebbe stato tanto clemente. Guardò l'uomo che girovagava per la stanza, aveva notato che stava cercando di trattenersi. Era arrabbiato.
-Dov'è quella puttanella?- Priscilla guardò seria il principe, incrociando le braccia. Stava adattando la tecnica sbagliata? Probabilmente.
-Katerina- marcò la parola - l'ho liberata. - Priscilla sentì un peso volare via, si sentì quasi accettata. -Ora mi potresti spiegare perché l'hai attaccata?-
Priscilla scosse la testa, e puntò gli occhi su di lui. Le non era nemmeno lontanamente bella come l'umana, e nemmeno seducente come Giusy, o neppure interessante come Luna. Eppure aveva tenuto lei come schiava.
-Forse sono stata leggermente gelosa.. pensavo che mi avessi ucciso dopo esser stato con lei.- l'ultima parola venne pronunciata con astio. Cercava di sistemare la situazione, magari se fosse stata sincera avrebbe ridotto la sua punizione?
-Sai, dopo che mi hai provocato in quel modo ti avrei volentieri staccato la testa.- Priscilla deglutì impaurita. -Comunque non ho fatto nulla con lei, mezzosangue-Marcò la stessa parola, sottolineando la sua non-azione.
Priscilla cercava di celare il suo timore per lui, non era mai stata brava in quello. Ora che aveva ricevuto i desideri da esprimere, il riguardo per lei era eclissato dopo la sua sfuriata. Stupida!
-Mi dispiace..- stranamente fu sincera pronunciando quelle parole.
-Ti dispiacerà di più dopo la punizione.- Priscilla aprì la bocca ma non uscì nessuno suono. Boccheggiò. Joseph si girò e aprì con forza l'armadio. La mezzosangue vide tirare fuori una cintura di cuoio. Il suo cuore incominciò ad aumentare. Gli occhi incominciavano ad inumidirsi.
' Joseph può sembrare il più impulsivo tra i due, ma fidati che se il mio caro principe decidesse di punirti seriamente, tu non potresti appoggiarti per una decina di giorni.' le parole di Giusy le rimbombavano in testa. Con orgoglio si slacciò i pantaloni, facendoli cadere sul pavimento. I segni violacei di Luna le fecero venire una fitta al cuore. Coraggiosamente lo guardò.
-Appoggia le mani sullo scrittoio- Priscilla si chinò, porgendo il posteriore coperto da uno sottile tessuto. Il viso alto fissava un punto fisso del bianco della parete. Non ebbe il tempo di guardaregli occhi Joseph che una cinghiata la fece urlare. Era potente. Si morse le labbra, muovendo piano i piedi. In pochi secondi lo schioccò si ripeté, per altre tre volte. Priscilla aveva già le lacrime agli occhi blu, si sentiva tremendamente umiliata e sottomessa. Il sentimento le ricordò i primi giorni al palazzo. La mano liscia del moicano le accarezzò le terga arrossate. Priscilla sussultò a tale tocco. Il principe si staccò alzando il braccio la colpì altre cinque volte. Priscilla si portò una mano sulle natiche, alzandosi e mettendosi davanti a lui. Le bruciava moltissimo.
-Rimettiti in posizione. - il comando freddo la fece obbedire. Sentiva un peso schiacciarle il cuore, urlare alle battute almeno affievoliva leggermente il dolore. Stava diventando quasi insopportabile la cosa. Un nuovo colpo fece tremare la carne diventata rosso vivo. Joseph chiuse gli occhi, doveva continuare ma qualcosa cercava di contrapporsi. Le sue urla accusatorie gli tornarono al cervello come un flash rabbioso. La cinghia frustò ancora una decina di volta il didietro della donna che ormai aveva le lacrime su tutto il viso. Lui amava umiliarla, esercitare il suo potere su di lei. Le gote di lei erano rosse per la vergogna e l'imbarazzo. Piangeva tremando. Poteva bastare.
Joseph lasciò cadere la cintura a terra ma notando che Priscilla rimaneva immobile parlò : -Puoi alzarti ora..- la demone si rizzò in piedi. Aveva gli occhi rossi, dal pianto, i singhiozzi caratterizzavano la stanza. Rimaneva dritta in piedi, con le mani lungo i fianchi, con le lacrime sul viso. Joseph riconobbe lo stesso sguardo della prima volta che si rifiutò di obbedire. Quasi fiero. Con una mano le scostò i capelli castani, mettendoli dietro uno orecchio. Priscilla con la coda dell’occhiò lo fissò, disgustata. Ci metteva premura. Le accarezzò una guancia bagnata.
-Puoi fare una doccia, ora.- Priscilla non disse nulla, si girò ed entrò velocemente in bagno. Aprì l’acqua della grande vasca e incominciò a piangere a dirotto. Singhiozzando forte. Con la mano ruppe una mattonella, ma poco le importò. Si sentiva così male.. si immerse nell’acqua bollente, sussultando al toccò tra il sedere e il calore. Aveva tanto bisogno di un abbraccio, solo quello.
 
 
Joseph si passò la mano sui capelli corti. Aveva concentrato la sua mente su alcune scartoffie. Così almeno le aveva sempre ritenute. Ma persino un bambino si sarebbe accorto che la situazione sarebbe degenerata. I mezzosangue erano sempre più irrequieti, scoppiavano piccole rivolte, persone che reclamavano i diritti.. venivano tutti soppressi con il sangue. Bastava una sua firma in ogni foglio. Sospirò e firmò, quasi in modo illeggibile. Era così stanco, quasi depresso. Non si era mai sentito in quel modo, si chiese se fosse anche colpa della punizione che aveva inflitto alla sua serva. Sentì la porta aprirsi ma non alzò subito la testa, quasi timoroso di vedere il ribrezzo che avrebbe avuto la sua faccia, il disgusto del suo volto. Continuò a sfogliare quelle ‘stupide’ pratiche prima di fermarsi. Dei singhiozzi continuavano imperterriti, il suo cuore si strinse. Alzò gli occhi e rimase immobile, stupito. Priscilla, completamente bagnata era di fronte a lui. Nuda, tremante, occhi rossi e guance rigate dalle lacrime.
-Tu mi odi..- riuscì a dire solo quello prima di scoppiare a piangere. L’unica persona che potesse volerle bene l’aveva punita, si sentiva disintegrata. Joseph di scatto la raggiunse. Le alzò il viso con la mano. Non gli era mai stato insegnato l’affetto. Non riusciva a dimostrarlo, se non con amore carnale o violenza. E si odiava per questo, odiava dover essere così. Baciò impetuoso le labbra della demone, che si tirò indietro. Il principe non glielo permise e la catturò a sé mettendo una mano sulla schiena. Non centrava niente con il sesso, o il piacere. Erano entrambi distrutti dentro, entrambi richiedevano qualcosa dall’altro. Avevano bisogno di quell’amore negatogli, da fattori esterni. Joseph si staccò, guardandola scuro in volto, quasi severo.
-Io non ti odio.-
 Priscilla interpretò quelle quattro parole come le più belle. Per lei significavano molto più della realtà. Abbracciò l’uomo che l’accolse tra le sue braccia, stringendola forte. Le mani di lui le accarezzarono il fondoschiena segnato. Lei era sua, lui la possedeva. Tremo pensando a quanto potere avesse su di lei, lo elettrizzò il pensiero. Lo eccitò quasi. Alla fine si era risolto tutto bene, o quasi. Sarebbe tornato tutto alla normalità, se così si potesse chiamare.
Forse.
 
 
 
-Tutto ciò è assurdo!- Katerina incrociò le braccia al petto, scuotendo i boccoli scuri. Luna la guardò ammonitrice, ci teneva al segreto del piano e lei doveva collaborare. Un meandro, simile una grotta, ospitava Xanver e degli altri uomini : mezzosangue.
-Ci devi aiutare.- La biondina la guardò speranzosa. Con l’appoggio degli umani ce l’avrebbero fatta. Katerina scosse la testa, dispiaciuta. Non poteva rischiare di morire, addirittura, ora che aveva avuto la sua libertà.
-Sono un purosangue, sarai protetta.- l’amico del principe la tenne per le spalle e incrociò i suoi occhi chiari con quelli smeraldi della donna. L’umana aprì la bocca per parlare ma boccheggiò. Guardò gli uomini, alcuni con solchi sul viso, la maggior parte denutriti. Sua madre era morta.
Li guardò.
-Accetto, ad una condizione.- 










Dato che molti di voi mi hanno chiesto di poter leggere il capitolo prima di sabato eccolo qui :D
Magari alcuni di voi rimarranno delusi dal capitolo, ma voglio ecco spiegare, non giustificare, l'azione del principe. Lui è stato crescito in un determinato modo, le sue azioni rispecchiano ciò che gli è stato insegnato. Già qualcosa sta cambiando, ma lui possiede un potere perverso che facilmente confonde bene e male. Lui l'ha picchiata, cosa orribile che MAI sulle donne dovrebbe essere fatto. Ma lei è la sua schiava mezzosangue, gli è stato inculcato nella mente che deve essere uccisa, punita chi trasgredise agli ordini. Ma è confuso sempre più, i sentimenti cercano di prevalere, deve accordarli solo con la mente. 
Dopo questo sproloqui lunghissimo spero vi piaccia il capitolo ! :3
Ringrazio i
92 che hanno messo la storia nelle preferite, i 20 nelle ricordate, i 223 nelle seguite. Inoltre ringrazio davvero immensamente le persone che recensiscono (355 recensioni.. crepo felicemente!). Vi amo tutti.
Con questo vi lascio, un bacione a tutti
vostra Sofii
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20




Ore 10:59

Un uomo di aggirò incappucciato per la città Spilih. Le persone sembravano tranquille, eppure tutte se si osservavano bene erano tese. Alcuni persino tremavano. L’ansia era palpabile. I movimenti erano volutamente rallentati. L’aria profumava di lavanda, seppur non fosse stagione un fioraio la mostrava in bella mostra. L’uomo si levò il cappuccio alzando la testa. Era quasi ora, doveva dare il segnale.

Ore 11:02

-Vieni, muoviti- una donna dai capelli corti trascinò una bambina dai capelli arancio spento dentro al suo negozio. Con forza fece leva su un armadietto e la fece entrare con poco garbo.
-Non uscire di qui finché non sentirai il silenzio assoluto.-
-Perché?- aveva le lacrime agli occhi, teneva stretto un orsacchiotto color ocra con un papillon rosso al collo.
-Promettilo, ti prego. Non uscire finché non sentirai niente.- la donna aveva il cuore a mille, sapeva che era l’ultima volta che l’avrebbe vista.
-Prometto mamma.- Le diede un bacio in fronte, accarezzandole il viso. Chiuse lo sportello e uscì. La sua città, Erres, era già in movimento. Era pronta all’attacco.

Ore 11:05

Si sentirono delle esplosioni. Delle bombe erano scoppiate nei palazzi di Infoad. I palazzi governativi, precisamente. Era la ribellione più grande di tutti i tempi. I soldati erano stati comandati di scontrarsi con la popolazione. Ma loro combattevano con le unghie. Anche la maggior parte dei purosangue era con loro. Le urla di donne e bambini vennero amplificate da gemiti di dolore, gridi di battaglia. Era il caos.

Ma lo sapevano che non sarebbe bastato.
 
 



 
Priscilla si abbassò veloce, evitando un pugno ben assestato. Si rialzò, rizzando la gamba per mettere distanza tra lei e il suo avversario. Aveva il fiatone, stava scaricando tutte le tensioni su di lui. Si avvicinò scattando, dando una raffica di colpi, tutti parati prontamente. Aveva i capelli legati in una coda alta ma qualche ciocca sfuggiva ribelle, il viso sporco di terriccio. Le lentiggini erano particolarmente evidenti con il sole. Gli occhi azzurri cercavano di non farsi sfuggire nessun movimento. Corse scattando verso un albero, si aggrappò alla corteccia e spiccò un salto degno della mezzo demone quale era. Peccato che aveva calcolato male le distanze e non riuscì a raggiungere il nemico. Cadde di petto, ma le mani le impedirono di cadere rovinosamente a terra, soffermandosi nella posizione tipica dei piegamenti a una spanna dal terreno. Si alzò, levandosi dal viso una delle tante ciocche color cioccolato. Guardò in alto, a destra e a sinistra. Un senso di ansia e impotenza la invase. Sentì improvvisamente una leggera brezza passargli accanto. Il braccio sinistro venne ruotato all'indietro e lei venne sbattuta violentemente contro un albero, di petto. Mugugnò quando la guancia venne tagliata lievemente.
-Pensavo fossi più brava 'scilla- la ragazza venne liberata. Si levò il sangue dalle gote.
-Smettila di chiamarmi anche tu così.- la mezzosangue fece una smorfia. Steven rise di gusto, aprendo un cestino lanciandole una panino. La ragazza lo prese al volo, scartandolo affamata. Era tutta una mattina che lottavano. Era felice che il ragazzo avesse mantenuto la sua promessa. Dopotutto, ora che non provava più nessun risentimento o infatuazione verso lo schiavo di Giusy, stava davvero bene con lui.
-Ripetimi ancora il motivo per cui Luna non è venuta..- Xanver addentò un pezzo di formaggio, masticando vorace. Priscilla si avvicinò e gli si sedette accanto.
-Aveva da fare..- aggrottò la fronte, cercando di nascondere il velo di rabbia che la stava attanagliando all'alba.
Dopo la punizione, avvenuta il giorno prima ,era riuscita ad ottenere tramite il desiderio il permesso di recarsi da Steven, non specificando cosa avrebbero fatto. Era stato abbastanza tranquillo, aveva accettato senza nemmeno alterarsi, stranamente.
La mattina invece era stata sconvolgente. Si era recata in cucina, quasi fissa dimora, per fare una veloce colazione prima di affrontare Steven. Aveva fortunatamente incontrato Luna che l'aveva salutata con un sorriso sincero e le aveva offerto una fetta di torta.
-Io e Steven ci ''alleniamo''- mimò le virgolette con le mani- vieni con noi?-
-Veramente è impegnata con me, lei. - Priscilla aggrottò la fronte sentendo una voce irritante quanto familiare arrivarle dalle spalle. Si girò incontrando gli occhi smeraldi che la fissavano. Le dita sottili accarezzavano suadenti i boccoli scuri. La sua amica e la sua nemica INSIEME?
-E' uno scherzo?- la mezzosangue chiese conferma alla biondina che scosse la testa mormorando flebilmente un 'devo andare'.
-Ha fatto la sua scelta- mormorò la brunetta all'orecchio di Priscilla prima di far scioccare la lingua rumorosamente e uscire ancheggiando in maniera sexy. La demone non sapeva dove aveva trovato la forza di non attaccarla alla parete e sbranarla, letteralmente.

-Ci sei?- Steven la richiamò per la quarta volta, vedendola assorta nei suoi pensieri. Colta in fallo annuì, diventando bordeaux. Annuì vivacemente, rialzandosi da terra.
-Pronta a perdere?- Priscilla ringhiò contrariata, mostrando le vene e gli occhi rossi.
-Preparati ad avere il culo a terra, ragazzino. - Steven sorrise, evitando velocemente un calcio degno di un purosangue. La ragazzina ci sapeva fare, fin qua non c'erano dubbi.
 


Joseph fece passare le dita sul biliardo, ricordando la partita, persa miseramente contro Giusy. Farsi battere da una donna, che smacco che era stato. Rise tra di sé, prima di sedersi pesantemente sul divano. Aveva provato a mandare più messaggi al suo amico ma non aveva ricevuto risposta. Da quando avevano discusso, da quando lo aveva difeso, Xanver non si faceva vedere. E lui aveva bisogno del suo migliore amico, soprattutto nel periodo di confusione che lo stava attanagliando. Accese la televisione e sbiancò. In un attimo Zaira entrò di corsa nella sala di svago del figlio. Lo vide intento ad osservare la notizia, quindi già sapeva…
-Devi venire con me, ora.- Joseph si girò acconsentì spegnendo il televisore.
 
 
 
-Che dici? Forse dovremmo fare basta per oggi. – Priscilla annuì sfinita. Non riusciva a muovere un solo muscolo, e aveva perso tutte le misere volte. Sospirò.
-La prossima volta verrai battuto, oggi ero stanca. –la ragazza si giustificò ridendo, sapendo la menzogna che stava dicendo. Steven annuì, aiutandola ad alzarsi.
-Come va con Joseph?- il ragazzo mise a posto quel poco di roba che si erano portati dietro. Il cielo era già quasi buio seppur fossero appena le cinque del pomeriggio.
Priscilla ricordò il giorno prima con una fitta al cuore, una allo stomaco e alzò le spalle.
-Bene- mentì. Si stava legando al mezzosangue, era vero… ma non fino a questo punto. Non si sarebbe confidata con nessuno. Volle per un momento avere sua sorella al suo fianco, raccontarle cosa le stesse succedendo… avere dei consigli da lei!
Joseph le aveva detto che non la odiava, ma ciò poteva essere interpretato in diversi modi. Se all’inizio si era sentita sollevata ora era più che altro irritata. Tutto ciò che le diceva era enigmatico. Era sicura che seppur si aprisse parzialmente con lei, c’era qualcosa che li distanziava. Quella punizione era stata terribile, ma era viva. Doveva quasi esserne grata.
Steven la osservò contrariato, era troppo distratta quel giorno. Avrebbe anche potuto stenderlo un paio di volte, ma la mente di quella ragazzina vagava in chissà quali luoghi oscuri. Si arrese, ogni volta che sollevava un argomento la vedeva perdersi nei meandri del suo cervello.
-Muoviti, o verremo sgridati entrambi- Steven sorrise, dandole una spallata amichevole ma per Priscilla quelle parole risultarono più preoccupanti che mai.
 
 
-Perché il palazzo sembra deserto?- Priscilla si guardò intorno, stringendo l’elastico dei capelli che piano piano li stava slegando. Non ne aveva idea. Vide Blue in lontananza chinato a terra a pulire. Le venne una stretta allo stomaco. Alla fine lei non stava così male come tutti, lei si era divertita per un giorno intero.
-Blue, dove sono tutti?- il ragazzino sobbalzò e fece per rispondere ma venne interrotto da una voce femminile, superba e tagliente.
-E’ quello che mi chiedo anche io, anche se vagamente ho idea del perché …- fece schioccare la lingua. Priscilla guardò Katerina con odio, non aveva mai desiderato tanto uccidere una persona.
Blue vedendo la rabbia montare in corpo alla mezzosangue parlò veloce.
-Ci sono stati degli attacchi questa mattina.. il re e la regina sono allarmati, il principe non si è visto. Sono entrati diversi generali, ma ancora non sono tornati. –
Katerina si irrigidì, deglutendo. Scosse la testa, si era andata a impelagare in una faccenda troppo grande. Ora che era libera sarebbe andata sicuramente incontro alla morte. Annuì distratta, sorridendo falsamente.
Priscilla guardò Steven negli occhi, gli diede velocemente un bacio sulla guancia e corse via. Sperava solo di non incontrare Joseph irato.
-Tu sei Katerina, giusto?- la ragazza lo guardò con superiorità, scosse la chioma scura e spostò il peso sul piede sinistro.
-In persona.- Steven ricordò la prima impressione di Giusy. Ma lei era una umana, piccola e indifesa. In mezzo secondo l’attaccò al muro per la gola. Blue sbarrò gli occhi, emettendo un mugolio di spavento. Non voleva urlare, ma non voleva che nessuno si facesse male.
Katerina teneva gli occhi fissi si di lui. Con le mani cercava di scacciare il braccio che la sollevava da terra. La schiena premeva contro muro gelido, e seppur non volesse mostrarlo stava incominciando ad avere paura.
-Sei uno schiavo, Joseph non sarebbe contento di te. – le parole morivano in bocca alla donna.
-Potrei dire che è stato un incidente. A Joseph non importa nulla di te. A nessuno importa.- Katerina sentì il cuore dolerle. Gli diede velocemente un calcio allo stinco, con il tacco. Steven lasciò la presa, chinandosi massaggiandosi la parte dolorante.
-Brutto stronzo che non sei altro!- Steven si alzò mostrando i canini e gli occhi rossi. Le si avvicinò fino ad arrivare a un centimetro di distanza. I loro nasi si sfiorarono appena. Gli ringhiò contro, mentre l’umana lo guardava con tono di sfida, apparentemente non preoccupata di cosa le sarebbe accaduto.
Steven tornò normale. Blue, prese velocemente il secchio dell’acqua e spugna, correndo impacciato verso un’altra stanza. Katerina con la coda dell’occhio aspettò che il biondino se ne andasse.. si avvicinò all’uomo baciando le labbra appena, non approfondendo il bacio. Si ritrasse sorridendo maliziosa. Steven la guardò attento, un’ondata di piacere lo avvolse ma anche la voglia di strapparle la testa.
-Steven finalmente ti ho trovato- Giusy spuntò dalla porta principale. Era vestita impeccabilmente, in modo semplice. Un paio di jeans, camicia bianca e scarpe nere con il tacco. Il trucco era marcato ma non appariscente e i capelli sciolti piastrati le conferivano un fascino quasi imbattibile.
-Vi conoscete?- Katerina la osservò non sentendosi intimorita dallo sguardo di superiorità della mezzosangue.
-Ci siamo conosciuti ora.. Se volete scusarmi. –Katerina girò i tacchi, diretta verso le sue stanza. La rossa la guardò andarsene leggermente irritata dal comportamento. Ora capiva Priscilla. Sperò di non assomigliarle davvero. Scosse la testa e guardò diretta Steven ma si soffermò sulla sua espressione. Era confuso, quasi spaurito. Sentiva il suo cuore andare velocissimo.
-Hai sentito la notizia?-
-In linee generali. – Giusy annuì, collegando il volto dello schiavo a ciò che era accaduto.
-Vieni, sta succedendo il finimondo. – Steven annuì piano. Perché diavolo quella umana l’aveva scosso fino a quel punto?
 
 
Priscilla entrò di corsa nella stanza del principe era buia, segno che ancora non fosse tornato. Sospirò, accendendo le luci per poi sobbalzare. Joseph era seduto sul letto sporco di sangue. Innumerevoli sacche erano sparse a terra. Il cuore della mezza demone incominciò ad accelerare. Il moicano alzò li sguardo, aveva gli occhi iniettati di rosso vermiglio. Piano si alzò, ma con velocitò inaudita le si parò davanti. La serva fece un passo indietro ma venne trattenuta per il braccio. La osservò, semplicemente. Gli occhi tornarono scuri, si pulì il viso con la mano e si allontanò dandole le spalle.
-In tre città, abbastanza grandi, alla stessa ora si è scatenato l’inferno. Alle 11:05 una ribellione di massa è stata organizzata contro il governo. Contro il re, la regina e me. Queste città sono state rase al suolo.- sembrava stesse leggendo. Priscilla aprì la bocca, ma boccheggiò solo. Sentì un brivido freddo attraversarla. –Cosa pensi sia stata? Sapevano che non avevano armi!-
-Una.. una missione suicida.- Priscilla aveva le lacrime agli occhi. Ammirò, segretamente, la tenacia e il coraggio che avevano avuto gli abitanti. Il principe annuì.
-Pochi sono i sopravvissuti. – Joseph inspirò. – Non sarà l’ultima ribellione…i purosangue erano dalla loro parte. – Priscilla non sapeva cosa dire, restava in silenzio.
Joseph si girò verso di lei con il viso scuro, tetro.. spaventoso.
-Tu dove cazzo eri?- Priscilla sentì montarle la paura, quella vera, nel corpo.
-Ero ad allenarmi con Steven, te lo avevo chiesto. – le si avvicinò chinandosi leggermente su di lei.
-Hai le lacrime agli occhi- era una affermazione, ma Priscilla rispose.
-Mi stai facendo paura.- Joseph si riprese, era l’ultima cosa che volesse. Il viso tramutò nel giro di un millesimo di secondo. Sospirando tornò calmo, rabbioso ma non pronto ad uccidere.
-Non era la mia intenzione.. domani partiamo a fare un sopralluogo. Preparati i vestiti.- Priscilla annuì, stringendosi le braccia attorno al corpo. Non aveva mai visto Joseph così sconvolto e questo la preoccupò. 






Vi chiedo perdono in ginocchio. Sono stata super male questa settimana, ho avuto la febbre, e stavo perennemente a letto.. sono riuscita a scrivere il capitolo a pezzi, seppur stessi male. Magari vi fa schifo e vi capirei anche... spero comunque non sia così!
Ringrazio tutti quelli che continuano a leggere questa storia dopo
20 capitoli e il prologo!!Davvero grazie *-*
Ringrazio anche chi ha messo la storia nelle seguite, preferite e ricordate e un grazie speciale a chi recensisce e mi sprona a continuare e a migliorare.
Spero che il prossimo capitolo sia puntali, ma ahimé non vi prometto nulla. Le idee non mi mancano, e nemmeno la voglia di scrivere. Spero la salute migliori, e che il tempo affiori. Tra poco è Natale (3 settimana :D ) e nelle vacanze natalizie cercherò di portarmi avanti.. spero che portiate pazienza fino ad allora :)
un bacione grande a tutti
vostra Sofii
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21



Katerina fece passare la lingua tra i denti pensierosa. Le dita esili passarono su qualche copertina ingiallita per poi soffermarsi su una di un rosso bordeaux.
-Bingo!!- estrasse il libro dallo scaffale per poi girarsi. Sobbalzò facendo cadere il libro.
-Scusa, non volevo spaventarti.- la mora lo guardò minacciosa, chinandosi con grazia per raccogliere l'oggetto.
Un sorriso falso le si stampò in volto, quando lo sorpassò.
-Libro sulla rivolta degli umani sui purosangue del 1700.. a cosa ti serve?- Katerina sbatté seria le ciglia, cercando una scusa plausibile.
-Mi piace la storia dei miei antenati. - Si sedette in uno dei tavoli della biblioteca, era davvero poco convincente.
-Perché qualcosa mi dice che è un balla?- Katerina non capiva cosa volesse, quel bacio era stato solo una provocazione, non poteva credere che fosse tanto stupido. Steven si girò sentendo dei passì, mostrando all'umana la presenza di Luna.
-Sono riuscita a trovarti grazie all'infinita quantità di profumo che ti spruzzi- mormorò esausta la biondina. Sembrava davvero troppo pensierosa, stanca e affannata.
-Vorresti dire puzza.- il libro venne lanciato contro il ragazzo che con velocità lo prese con una mano. Katerina lo guardò irata. Si dimenticava sempre che i mezzosangue avessero sangue di demoni in corpo. Alzò gli occhi verdi al cielo. Si alzò, mettendo le mani sui fianchi, spostando i capelli corvini su un’unica spalla.
-E' successo qualcosa?-Luna la guardò, sapendo che non poteva dire niente davanti a lui. Scosse la testa.
-Non ti preoccupare, ci vediamo dopo..- le lanciò un'occhiata, girandosi trotterellando verso l'uscita. Katerina aveva sperato di poter scappare dal mezzosangue. Pensò di usare l'ultima carta.
-Pensavo che Giusy ci tenesse di più ai suoi schiavi. - Katerina strappò il libro dalle mani di Steven che quasi ringhiò. Si guardavano in cagnesco, quasi pronti a lottare con le unghie e gli artigli. O canini. Ma la lotta era costituita unicamente da frecciatine e battibecchi.
-Ha fiducia in me. - scrollò le spalle larghe avvicinandosi pericolosamente alla brunetta.
-Fammi indovinare.. si sbaglia..- erano praticamente attaccati. Gli occhi smeraldi di lei erano incatenati ai suoi nocciola.
-Dimmi perché sei così sospetta.-
-Dimmi perché non la smetti di tormentarmi.- Katerina distolse lo sguardo dirigendosi sicura verso la sua camera, con il libro in mano. Era sicura di trovarci Luna, li dentro. Steven la vide allontanarsi sicura.
 


 
Erres era deserta. I palazzi erano alternativamente distrutti. Alcuni cadaveri erano sparsi la suolo, altri erano attaccati ai muri, impiccati ai lampioni,...
Il silenzio regnava padrone. Joseph si guardò attorno. La prima città visitata era stata Infoad. Il suo compito era stato semplice, infondo non c'erano stati sopravvissuti. Invece in quella città la questione sembrava scaldarsi. Alcune donne erano state violentate, dei superstiti erano stati ritrovati nei boschi circostanti, dei documenti inviati il giorno prima senza recapito trovati in alcune case. Era stato volutamente tutto organizzato. Non si capiva da chi.
Joseph roteò gli occhi, inoltrandosi nella cittadina. Dei generali e dei soldati lo seguivano. Un uomo muscoloso, dai capelli corti a spazzola lo seguiva, elencando le problematiche che continuavano a persistere.
Priscilla si guardava attorno. Era completamente diversa dalla sua piccola cittadina. Questa era quasi il doppio. Tetra, ma era sicura fosse stata molto carina e tranquilla come città. Si allontanò leggermente, sentire un uomo parlare disprezzando i mezzosangue le dava la nausea. Cercava di tenere lo sguardo davanti a sé, evitare i corpi ammassati era troppo difficile. Stava incominciando ad avere mal di testa, e mal di stomaco. Sospirò, mordendosi il labbro troppo forte, facendolo diventare cremisi. Odiava la situazione in cui si trovava. Guardò con la coda dell’occhio il suo padrone e con una ribellione in volto gli girò le spalle, continuando camminare.
Guardò il suolo. Un orsacchiotto color ocra, con un papillon rosso giaceva a terra. Aveva una gamba squarciata e un po’ di cotone usciva. Sentì le lacrime pungerle il viso. Lo oltrepassò. Improvvisamente sentì un rumore che la distolse dai pensieri. Si girò di scatto e il suo cuore si fermò.
Due occhi color nocciola la fissavano. Una bambina tremante si stringeva le braccia al petto. Aveva il vestitino strappato, i capelli color arancio spento erano crespi e gonfi. Fece un passo verso Priscilla che con gli occhi sbarrati rimase immobilizzata. Era bianca, e aveva il viso spento. Era una piccola mezzosangue. Trascurata e infreddolita parlò.
-Dov’è la mia mamma?- Alla ragazza si strinse il cuore. La bocca le si seccò improvvisamente, non riusciva a dire che non sapeva dove fosse. A dire che fosse morta o catturata. Si chinò sulle ginocchia accarezzando il viso alla bambina. Anche lei aveva le lentiggini per tutto il viso. Sentì qualcosa che le accumunava. Ma lei era davvero piccola.
-Ho tanta fame!- Priscilla annuì, frenando le lacrime. Avrebbe voluta proteggerla, avrebbe voluta abbracciarla.
-Stai tranquilla.- si girò piano, verso il principe. –Joseph, vieni qui!- lo chiamò a gran voce, sperando con tutta se stessa che non fosse seguito da qualche purosangue psicopatico. Speranza vana.
Il moicano si avvicinò lentamente, stizzito di essere stato interrotto nel mezzo di una conversazione. Si bloccò  vedendo quella bambina che si reggeva a malapena in piedi. Priscilla si alzò da terra e lo guardò, cercando comprensione.
-E’ una mezzosangue?- chiese inspirando l’aria, il comandante dell’esercito del luogo. Era pelato, con delle cicatrici sulla tempia. Gli occhi erano sottili, il collo inesistente e il viso porcino. Alla demone ricordò vagamente un maiale.
-Sì, ma è una bambina.- gli occhi azzurri cercarono uno sguardo di Joseph, che però fissava amareggiato la bambina.
-La devo uccidere, vero?- Priscilla sentì una scossa pervaderla. Scosse la testa, non poteva starsene zitta e vedere una bambina soffrire.
-No, no, no. – aveva il cuore che batteva prepotente nel petto, il sangue le pulsava in testa. Il mal di testa stava incominciando ad aumentare. –E’ una bambina, come potete fare questo a una bambina!- era fuori di sé. Guardò Joseph che rimaneva zitto, la mascella rigida, i pugni serrati. La fissò ringhiando. Era arrabbiato, ma lei lo era di più. –Ti prego, non la uccidere. Non ha fatto nulla di male.- il generale rise, in modo sadico. Lei lo guardò, aveva un voglia di staccargli il fegato!
-Non essere così dispiaciuta. E’ una mezzosangue, deve morire. Giusto?- Joseph storse la bocca, era furente di rabbia, Priscilla lo vedeva. Si stava trattenendo. Lo vide respirare prima di prendere parola.
-Ovviamente, uccidila.- Priscilla boccheggiò. Il purosangue soddisfatto si avvicinò alla bambina lentamente, sorridendo in modo perverso.
Velocemente la ragazza si contrappose tra la vittima e il carnefice. Il viso era corrugato, le lacrime che erano appena accennate scomparse. Sulle guance delle vene nere emergevano leggermente, i canini erano allungati ,gli occhi rossi.
-Levati ragazzina.- mise le mani sulle spalle, ma prontamente Priscilla gliele levò irata. Non doveva toccarla, non si doveva permettere. L’uomo disgustato alzò la mano per colpirla lei immobile aspettava che l’abbassasse per respingerlo. Quella lezione di Steven non sarebbe stata inutile.
-Ora basta.- la mano non colpì nulla. Joseph si avvicinò. Senza preavviso caricò sulle spalle Priscilla. Era buttata sulla schiena come un sacco di patate, lo stomaco le si rivoltò. –Uccidi quella mezzosangue e finiamola.- si voltò, diretto nella direzione opposta. L’uomo si avvicinò alla bambina che lo guardava con tenerezza. Priscilla scatenò una raffica di pugni sulla schiena larga del moicano. Non era nemmeno lontanamente forte come il principe dei purosangue. L’uomo mise la mano sul collo fine della bambina, la quale era ancora all’oscuro di tutto. Priscilla chiuse gli occhi, le lacrime le solcarono il volto. Se ne sarebbe dovuta stare zitta, avrebbe dovuto proteggere la bambina con tutte le sue forze. Sentì uno scrocchio. Sollevò lo sguardo. Il cuore si strinse. La testa della bambina era rotolata, a terra, il corpo inerme aveva fatto la stessa fine. Gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Si sentì impotente come non mai.
 
 

Venne posata pesantemente sul letto, buttata come un cuscino. Aveva le guance rosse e bagnate, un viso disgustato. Joseph la ignorò aprendo un sacco. La tenda era enorme, un letto era stato costruito nel mezzo. Era in legno. Il materasso era morbidissimo. Priscilla lo interpretò come schiaffo verso tutte le persone morte il giorno prima. Avrebbero dovuto dormire un solo giorno lì, perché tutto quel lusso? Ah giusto, lui era di famiglia reale!
-Non ti vergogni?!- sputò acida, strappando le lenzuola con le unghie- era una bambina! Sei un insensibile, immaturo. Pensi che tutto ti sia dovuto. Sai, ora puoi anche punirmi, ma non cancellerai dalla mia memoria ciò che hai fatto. Avrei potuto perdonarti tutto, fino ad ora. Mi fai schifo. Ti odio!- Joseph bevve un sorso del sangue di umano. Le parole gli arrivarono al cuore, come lame.
Si girò di scatto. –Pensi davvero che non abbia voluto salvarla?- Priscilla lo guardò rabbiosa- Se solo ti fossi stata zitta, se non mi avessi ordinato cosa fare sarebbe viva. Ma devi sempre intrometterti!- la demone scosse la testa, non poteva credere che stesse dicendo veramente ciò.
-Tu hai un potere assoluto, avresti potuta salvarla. Non farmi credere che sia colpa mia!- Si alzò dal letto, avvicinandosi al principe, guardando gli occhi scuri e minacciosi dell’uomo.
-Non posso permettermi di perdere potere ora. Tu non sai cosa significa avere una responsabilità così grande; Seguire i consigli di una schiava di fronte a un generale mi avrebbe fatto risultare un debole! Se ti fossi stata zitta l’avrei salvata- Priscilla lo guardò. Capiva ciò che gli diceva, ma lo disprezzava comunque. Perché faceva le scelte sbagliate, sempre.
-Non ti rendi conto che per colpa tua sono state sterminate centinaia di persone. Dici di avere potere e responsabilità e non la sfrutti per rendere una uguaglianza sostanziale tra purosangue e mezzosangue. Inoltre devi sempre rendere conto ai tuoi amati purosangue di ciò che fai. Non ti saresti forse sentito meglio a salvare quella bambina- Priscilla scacciò l’ultima lacrima. Urlava con tutto il fiato che aveva in corpo, aveva bisogno di sfogarsi.
Lui la guardò. Non l’avrebbe punita. Si sentiva già male per quello che aveva detto, non voleva peggiorare il suo umore. La ignorò, e si girò. Non riusciva a sostenere lo sguardo sprezzante della sua serva, quegli occhi accusatori. Le parole che lo accusavano. ‘Mi fai schifo’. Rabbrividì, levandosi piano la camicia che indossava. Priscilla lo osservò. Ignorare ciò che già sapeva non avrebbe cambiato niente. Si fece passare la mano sui capelli. La testa incominciò a pulsare nuovamente. Le faceva male. Fece scorrere la cerniera della borsa e prese una sacca di sangue. Disgustata anche di sé stessa incominciò a bere. Il sapore ferruginoso le arrivò in gola. Il sapore era buono come al solito, ma una retrogusto la fece deglutire. Scosse la testa e riprese a bere. Improvvisamente si staccò, buttando la sacca a terra. Joseph la guardò. Il sangue stava colando per tutto il pavimento, fuori dal contenitore. Ma l’attenzione di lui era puntata su Priscilla. Rimaneva in piedi, chinata su di sé. Una mano alla tempia e una sulla pancia. Sembrava presa da convulsioni.
-Priscilla che diavolo ti prende.- la fece rizzare. Lei lo guardò, colpevole. Non riusciva a sentire la voce di Joseph, se non lontana e ovattata. Un conato di vomito la fece rimettere per terra. Le sembrò di sputare anche l’anima. Tremò, le veniva da piangere ma non ebbe la forza di versare nessuna lacrima. Lo stomaco si contraeva in spasmi. Si pulì il viso con la mano, e la guardò confusa. Joseph era allibito, pallido. Era imbrattata di sangue. Aveva vomitato sangue. Guardò nuovamente Joseph, prima di vedere tutto bianco, e non riuscire a reggersi in piedi.
 


 
Si svegliò improvvisamente in un grande letto. Lo conosceva benissimo. La stanza era quella gabbia che la attanagliava. Riuscì piano ad alzarsi e mettersi seduta. Vide due figure fissarla. Joseph era seduto accanto a lei, doveva essere passato parecchio tempo, per essere arrivata a palazzo reale. Una donna con i capelli legati, color topo la osservò stranita. Si avvicinò e le prese il viso tra le mani. Le puntò una luce accecante negli occhi. Priscilla cercò di ribellarsi dalla sua stretta, ma non ci riuscì. Le mani della donna erano caldissime. O lei aveva semplicemente freddo. Anzi, stava gelando. Eppure i due purosangue erano a mezze maniche, mentre lei con la felpa, sotto il piumone tremava per il freddo. Il fuoco scoppiettava in camino, in una fiammata altissima.
-Ha la febbre alta, mi sorprendo che si sia svegliata.- la donna sospirò, chinandosi e infilando un termometro in bocca a Priscilla. Joseph annuì.
-Cosa è dovuto il vomito.. la febbre?- Priscilla notò una vena di preoccupazione nella voce. Non riusciva a parlare, non ne aveva la forza. Si sentiva le ossa vuote, i muscoli indolenziti.
-Vuoi saperlo veramente?- Joseph annuì convinto, seccato –Stress. Non so cosa abbia passato questa creatura, ma è sicuramente stress. Posso darti delle pillole omeopatiche, qualcosa per rilassare la mente. Ma se intervengo troppo sulla psiche potrei peggiorare la situazione. Fai in modo di non stressarla.- lo ammonì cupa. Era giovane la donna, ma era esperta. Aveva i fianchi piuttosto larghi, ma si muoveva in maniera sexy, quasi più sexy di Giusy e Katerina. Forse la professionalità influiva sulla persona . Levò sbrigativa il termometro dalla bocca della mezzosangue. Alzò un sopracciglio, guardando Joseph. Lui la fissò. Lei scosse la testa.
-Riposo, relax. Se succede qualcosa chiamami. – si voltò verso Priscilla- prova a mangiare un po’ di sangue, se lo rigetti fermati. Ci vediamo domani mattina.- Prese la borsa nera e guardò con giudizio Joseph. Fece un cenno per salutare e aprì le porte, uscendo. Joseph spostò lo sguardo sulla serva. Si rituffò nei cuscini, alzandoli leggermente per rimanere seduta ma appoggiata. Il ragazzo aprì il piccolo frigorifero sotto lo scrittoio e prese una sacca.
-Quando eri svenuta ho provato a farti bere il mio sangue, ma l’hai vomitato.- porse gentilmente la sacca di sangue. Lei lo prese, strappò la plastica e tremante lo portò alle labbra. Aveva quasi paura di bere quel sangue. Deglutì un piccolo sorso. Non successe nulla. Continuò a bere.
-Mi spiace..- lei incontrò lo sguardò di Joseph. Aveva delle occhiaie sotto gli occhi, sembrava stanco, preoccupato. – Non avrei dovuto farti vedere certi posti.- Priscilla guardò le mani, si sentiva quasi in colpa. Gli aveva urlato, e lui alla fine le stava accanto. L’aveva accusato, criticato, giudicato.
-Ti prego, stai dalla nostra parte. Stai dalla parte dei mezzosangue!-







Salve ragazzi :) Sono riuscita a pubblicare, finalmente. L'altro capitolo non so se l'abbiate gradito molto (ho avuto 10 recensioni, diminuite rispetto al solito!). Spero di non deludervi, e di non annoiarvi! 
Sono quasi orgogliosa di me, poiché in una settimana ho scritto questo capitolo e una one-shot sulla serie The vampire diaries per un contest (Klaroline contest) di 16 pagine! Se volete leggere vi lascio il link : 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1438779&i=1
Aspetto un parere per questo capitolo :3
Un bacione grande e un grazie a tutti quelli che ancora leggono e recensiscono questa assurda storia!
vostra Sofi
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22



Luna sentì la pelle diventare bollente. Ansimò, serrando i muscoli. Il purosangue fece passare la lingua sul piccolo seno della demone. Lei lo amava più della sua stessa vita. Seppur sapesse che era stata opera sua la distruzione di Halchi era soddisfatta di aver tramutato la sua idea. Con dolcezza attirò le labbra del biondo sulle sue. Si baciarono, con passione. Le lingue danzavano in modo focoso, mentre le dita degli amanti giocavano con le rispettive intimità. Xanver morse dolcemente il collo della schiava, senza provocarle dolore. Luna inarcò la schiena, facendo passare le mani sulle spalle larghe di Xanver. Voleva sentirsi piena, soddisfatta, completa. Aprì le gambe nivee, guardando con gli occhi cerulei. Sembrava supplicare. Xanver accarezzò la pancia della serva, la baciò e con un colpo lento, la penetrò. Un sospiro di sollievo echeggiò nella stanza.
Erano accaldati, piccole gocce di sudore camminavano sui loro volti, sui corpi nudi. Il ritmo si era improvvisamente accelerato. Entrambi volevano venire. Xanver morse il lobo dell'orecchio di Luna. Il suo puntò debole. La sentiva, era al limite. Fece scorrere la mano tra i due corpi e accarezzò il clitoride della ragazza. Scoppiarono insieme, uno degli orgasmi più intensi mai avuti.
-Luna, ti amo.- la biondina lo guardò, tremando ancora per gli spasmi avuti dal piacere. Si avvicinò al petto del ragazzo il più possibile.
-Ti amo anche io- unirono le loro labbra nuovamente.
 
 
-Cosa ne pensi di Katerina?- Luna alzò lo sguardo sull'uomo, stava indossando il pigiama per la notte. Non sapeva cosa rispondere, a dir la verità.
-I tarocchi dicono che è quella giusta- Xanver rise, da quando le aveva comprato i tarocchi spesso la vedeva intenta a scoprire il futuro. Ci provava perlomeno.
-Non ho chiesto cosa dicono i tarocchi, cosa ne pensi TU?- Luna sospirò. Xanver si sedette e le si stese accanto. Tirò la coperta più su possibile, per coprire il corpo infreddolito della donna dei suoi sogni. Non solo erotici.
-Se pensi che ci tradirà non è così. - Xanver alzò un sopracciglio, accigliato - Ci si può fidare. Mi è simpatica.. ho solo paura. Che mi dici di Giusy?- Xanver aggrottò la fronte- Steven gira perennemente vicino a Katerina.- il biondo capì dove volesse andare a parare.
-Se stai pensando che sia stato mandato da Giusy ti sbagli.- lei lo fulminò con lo sguardo, la innervosiva parlare di lei. Era stata la sua amante in passato! - Posso parlarle...-
-Perché non la fai entrare nel nostro piano?!- chiese a bruciapelo, facendo sbarrare gli occhi a Xanver. Non era esattamente ciò che preferiva, ma non poteva deluderla.
-Vedrò di farlo..- Luna annuì, baciandolo piano. Si girò nel letto, pronta a dormire.
Xanver sospirò. Era preoccupato, significava rischiare. Non era sicuro che lei fosse stata dalla loro parte. E si domandò con una certa perplessità perché Steven seguisse come un cagnolino Katerina. Sospettò veramente della rossa, doveva parlarle.
 
 
 

-Dimmi che non mi stai perseguitando!- Steven si sedette sulla panchina. Il freddo pungente e una sottile maglia a maniche lunghe con lo scollo a V non aiutava. Aveva freddo ma rimaneva a osservare i capelli scuri e mossi di Katerina.
-Non ti sto perseguitando. Sono curioso.- alzò le spalle. Lei lo guardò arricciando le labbra. Perché diavolo aveva deciso di provocarlo? Non se lo levava più dai piedi. Sospirò.
-Perché ho l'impressione che tu abbia qualcosa in mente?- non era proprio una domanda, più che altro una affermazione. Steven si alzò e le si parò davanti.
-Sei molto più di due occhioni verdi.- le accarezzò la guancia. Katerina sentì una scossa percorrerla, ma cacciò la mano del ragazzo.
-Mi stai innervosendo!- Steven serrò i pugni, irrigidì i muscoli. Avrebbe voluto attaccarla e farla tacere, l'idea di spezzarle il collo lo attraversò ma scemò subito.
-Ragazzina, lo sai che sei senza speranza se dovessi attaccarti?- Katerina si girò, sentendosi minacciata dalle parole del ragazzo.
-Lo dici sempre, ma non lo fai mai.- esclamò beffarda, sicura di ciò che non avrebbe fatto. Incrociò lo sguardo con il ragazzo.
-Dimmi cosa state escogitando tu e compagnia bella!- mormorò soffiandole emettendo un ringhio. La ragazza spostò lo sguardo sulla figura di Giusy, appena apparsa, con le braccia incrociate sotto il seno. Indossava dei pantaloni a sigaretta grigi scuro e una maglia color panna. Un cappottino nero era lasciato aperto. I capelli raccolti in una treccia da un lato. Katerina non si sentì, tuttavia, inferiore. Affrontò degnamente la situazione.
-Con vostro permesso vado a fare visita a Priscilla, non si sente tanto bene!- guardò entrambi i demoni, e con un sorriso finto stampato in volto si diresse verso il palazzo. Giusy attese che fosse abbastanza lontana per non sentirla.
-Mi spieghi perché ogni volta che sparisci sei con lei?- Steven si era incantato con lo sguardo verso la mora. A dir la verità non sapeva nemmeno lui perché ci tenesse tanto. Optò per la soluzione più semplice, ma meno veritiera.
-Lei, Xanver e Luna hanno qualcosa in mente. E voglio scoprirlo.- disse, superando Giusy, diretto alla casetta sulla collina. La donna rimase interdetta, non capitava perché da un po’ che non la considerasse. Stava pensando di lasciargli troppo libertà. Ma lei non aveva mai voluto uno schiavo. Doveva parlare con Xanver.
 

 

Priscilla cadde tra i cuscini, dopo la visita mattiniera dalla dottoressa. Joseph non c’era, forse sarebbe arrossita ancora di più se ci fosse stato. L’aveva rivoltata come un calzino. Le sembrava che stesse bene, seppur le avesse dato un farmaco omeopatico e le avesse fatto una puntura, che avrebbe influenzato in flusso sanguigno. Si sentiva debole, sapeva di non avere un aspetto attraente. Ma cercava di limitarsi a bere sangue, non voleva ripetere l’esperienza di vomitare tutto. Era stanca, seppur non avesse fatto nulla. Si era svegliata senza il principe, non sapeva cosa fosse successo. Non le aveva ancora risposto, l’aveva ignorata. Era ansiosa, aveva passato la notte facendo incubi sulla bambina dai capelli arancio e il generale pelato. La febbre le stava dando alla testa.
-Riposo, e tornerai nuova in qualche giorno- mormorò la donna, quasi più a se stessa che a Priscilla. La ragazza annuì tirandosi la coperta fino alle orecchie. Le porte si spalancarono e la mezzosangue sperò per un attimo che fosse il moicano ad entrare. Rimase leggermente delusa. Katerina entrò spavalda, muovendo suadente i fianchi. Priscilla si tirò la coperta sulla testa, era l’ultima persona che volesse vedere.
-Tu sei..?- la dottoressa incrociò le braccia, dubbiosa sulla figura perfetta dell’ umana.
-Katerina.. e Priscilla levati quella coperta dal viso, so che sei lì sotto!- la donna prese la valigia, uscendo seccata. Sembrava volesse evitare appositamente l’umana, che non piacesse a nessuno era ormai evidente.
-Cosa vuoi?- Priscilla cercò di sistemarsi i capelli dietro le orecchie. Katerina alzò gli occhi al cielo, si sedette sul letto vicino alla malata.
-Credo si sia capito che io non sto simpatica a te e viceversa. Ma non sono qui per fare finta di esserti amica- Priscilla si tirò su a sedere, con fatica. Era incerta, non aveva idea di cosa volesse parlarle.
-Io, Xanver e Luna abbiamo organizzato la rivolta delle tre città. Sono fallite, ovviamente. Ma siamo pronti a nuove rivolte. Se quei due biondi mi scoprono a parlarti di questo mi spezzano il collo, ma ho bisogno del tuo aiuto.- Priscilla aveva il respiro pesante, più del solito. – Devi tenere Joseph lontano da Xanver. Lui non starà mai dalla nostra parte. Inoltre devi assicurarti che non organizzi spedizioni con l’esercito. Se così fosse devi avvertirmi, mi hai capito?- Priscilla era rimasta in silenzio. Era sconvolta, più bianca del solito. Era onorevole che stessero cercando di liberarsi dalla schiavitù, ma temeva. Temeva Joseph, che se avesse saputo che lei sapeva sarebbe morta. Annuì, confusa per rispondere.
Katerina non era sicura di ciò che stava facendo, solo che per quanto fosse certa che la richiesta che aveva fatto fosse esaudita, doveva trovarsi altri alleati. Lei era la più vicina al momento al principe, sarebbe stato conveniente averla dalla propria parte. Improvvisamente spostò lo guardo e sobbalzò cacciando un urlo. Priscilla si riscosse dai sui pensieri, incontrando un enorme cane nero scodinzolante. La demone sorrise, era da tanto tempo che non vedeva Scotch.
-Ciao Katerina, quale onore?- la brunetta spostò lo sguardo sul principe, che la guardava aspettando la scusa che avrebbe inventato per la sua presenza in camera. Non era così stupido da credere un una riappacificazione tra le due ragazze.
-Ero venuta a vedere come stava Priscilla, niente di che – si alzò dal letto, aggirando il cane che si era prontamente steso sul materasso, scaldando le gambe della mezzosangue. Sorrise mostrando i denti perfetti, uscendo dalla stanza. Joseph chiuse le porte, avvicinandosi alla schiava. Priscilla si sentì improvvisamente a disagio, un segreto le stava appena stringendo il cuore. Era sempre riuscita a stare muta come un pesce, perché improvvisamente aveva bisogno di sfogarsi. Per fortuna non doveva essere stressata!
-Cosa voleva?- Priscilla sentì una fitta allo stomaco, il dolore alla tempia crescere. Inspiro ed espirò, cercando di far passare il male, che tendeva ad aumentare.
-Nulla. – guardò la coperta, non riuscendo a sostenere lo sguardo scuro e serio del principe – Solo capire se ero in fin di vita. Evidentemente voleva levarsi un peso dalla coscienza- rise, imbarazzata. Era ovvio che non sapesse raccontare bugie, le si leggeva in fronte. Ma Joseph capì che non sarebbe riuscito a tirarle fuori nemmeno una parola, forzarla significava agitarla. Non voleva che stesse male, non sapeva il perché fosse il suo desiderio con maggior importanza.
-Dove sei stato?- domandò mentre lo osservava cambiarsi la maglia. Un brivido le percorse la spina dorsale fino ad arrivare al bacino. Tremò impercettibilmente.
-Ho aumentato la sicurezza nelle città più importanti. Non ci possiamo permettere che altri mezzosangue facciano delle rivolte- Priscilla avrebbe voluto urlargli che anche alcuni purosangue e umani li stavano appoggiando. –Ho pensato a quello che hai detto ieri…- la ragazza sorrise speranzosa, quasi come se le avesse detto che aveva ragione, come se l’avesse liberata. – Non posso anche solo pensare di stare dalla parte dei mezzosangue- rise sadico. Priscilla sentì una fitta al cuore, era puro dolore. Ci aveva sperato, si era illusa che avesse capito. Trattenne le lacrime con orgoglio, abbassando comunque lo sguardo. Era una stupida.
Joseph sentì lo stomaco rivoltarsi quando vide la delusione sul suo volto, perché diavolo si preoccupava del pensiero di una schifosa mezzosangue. Si morse la lingua, odiava nominarla così. Era combattuto, costantemente. I suoi valori contrastavano i suoi sentimenti. Aveva bisogno che uno dei due prendesse il sopravvento, ma aveva paura di entrambe le conseguenze possibili. Xanver, il suo migliore amico, era scomparso e lui era così rabbioso.. aveva bisogno di un sostegno. Pensò con riluttanza ai genitori. Lontani anni luce dalla sua lotta interiore.
Priscilla accarezzò la testa di Scotch, che in risposta le leccò la mano. Sorrise sincera. Si ricordò il giorno in cui dovette dormire per terra, mentre il cane tranquillamente si sdraiava sul letto. Sarebbe stata dalla parte dei rivoltosi, in segreto. Katerina poteva anche non piacerle, ma avrebbe combattuto al suo fianco se avesse significato portare i mezzosangue alla libertà.
 
 
 

Katerina si stese bellamente sul divano della casa di Giusy. Non era molto d’accordo con i pensieri di Xanver, ma dato che Luna non era potuta venire, e gli serviva evidentemente una spalla da sostegno, era stata costretta ad accompagnarlo. Giusy offrì del sangue a Xanver, il quale rifiutò e portò nel salotto dei salatini. Steven era attaccato allo stipite della porta tra il salone e la cucina, con le braccia incrociate. Era infuriato, lui aveva cercato di scoprire per tutto quel lasso di tempo cosa succedesse e ora lo veniva a scoprire perché avevano ritenuto che Giusy dovesse essere tenuta al corrente. Xanver, al quale sembrò gli si fosse seccata la lingua, incominciò il discorso piano, lentamente. Con cauta spiegava come si erano svolte la trasmissione dei messaggi, tramite persone fidate, nel modo in cui stavano agendo ora, per rivoltarsi. Giusy era diventata leggermente pallida, ma restava in silenzio, ascoltando attentamente. Ogni tanto buttava gli occhi sulla figura di Katerina che pigramente mangiava mostrando le gambe scoperte e tornite. Anche Steven ne era rimasto incantato.
Xanver smise di parlare, proprio quando Katerina si alzò per andarsi a prendere un bicchiere di acqua, senza nemmeno chiedere alla padrona di casa. Passò accanto a Steven guardandolo con un sorrisetto vittorioso negli occhi e dirigendosi verso il frigo. Steven chiuse la porta, ora che sapeva i loro subdoli piani voleva sapere che parte aveva Katerina in tutto ciò.
-Diciamo che tu hai portato dalla loro parte gli umani..- la moretta annuì distratta, deglutendo l’acqua fresca che la stava facendo rabbrividire. Forse era la voce calda e suadente di Steven a farla rabbrividire. – cosa ti hanno promesso in cambio?- Katerina lo guardò con risentimento. L’aveva toccata nel profondo, proprio nel suo punto debole.
-Non voglio nulla in cambio- ‘’bugiarda’’ si urlò da sola nella mente.
-Quando si dicono le bugie cresce il naso- Steven schioccò la lingua, facendo passare le dita sottili sul piccola naso all’insù di Katerina, che non distoglieva lo sguardo.
-Smettila di giocare con me, non sono né il tuo giocattolo men che meno tua- sottolineò la parola, cercando di divincolarsi dalla messa al muro, tecnicamente al lavandino, del ragazzo. Non glielo permise.
-Voglio sfidarti- Katerina aggrottò la fronte- Sono sicuro che non riusciresti a obbedire a qualcuno per nemmeno un giorno – Katerina scosse la testa, si inginocchiò veloce, passando sotto al braccio che le impediva il passaggio. Velocemente si rimise in piedi.
-Non ho tempo di giocare con i bambini- sbuffò, dirigendosi verso la porta.
-Pensavo che gli umani dovessero mostrare quanto valgono..- Katerina si bloccò – se mi offro di fare il messaggero per Xanver tu verresti con me. Un giorno. Se vinci te smetto di darti fastidio.- Katerina si girò guardando negli occhi Steven. Si avvicinò rabbiosa, per un secondo il mezzosangue pensò che gli avrebbe urlato in faccia furiosa. Invece allungò la mano, pronta a stringere il patto. Sapeva che non avrebbe rinunciato a una sfida. Se avesse vinto lui, invece…
 
 
 

Giusy guardò negli occhi Xanver, capiva ora il distacco tra lui e il principe.
-Joseph lo sa?- domandò, quasi sicura della risposta. Il biondo scosse la testa negativamente. Era rimasta sconcertata, non pensava che l’amore per Luna avesse tramutato in modo così radicale le idee di Xanver. Ne era tuttavia felice. Annuì pensierosa, li avrebbe aiutati. Era suo compito supportare gli amici. La sua situazione non sarebbe cambiata, dopo tutto.
Guardò negli occhi l’amico. Xanver si avvicinò e l’abbracciò. Lei rimase incerta, insicura. Aveva bisogno di un amico, e lui l’aveva capito. Sorrise sulla sua spalla, stringendolo a sé. Avrebbe aiutato.






Salve ragazzi! Vi giuro che non ho avuto nemmeno un minuto libero, e credo che non ce lo avrò nemmeno la settimana prossima! Eppure ecco qui il capitolo... non l'ho nemmeno riletto per controllare possibile errori (lo farò appena posso, vi giuro!) ma non volevo tardare e deludervi! Volevo ringraziare le 98 persone che hanno messo la storia nelle preferite, le 22 nelle ricordate e le 252 nelle seguite. Davvero grazie!
Inoltre ringrazio tutti quelli che recensiscono (
400 recensioni, non ci posso credere ** ) , riuscite a sponarmi. Vi adoro <3
Spero il capitolo vi piaccia, seppur non sia incentrato sul Priseph (o Joscilla ? ). Comunque mi piace moltissimo scrivere di Katerina, seppur la maggiorparte (tutti) non la sopportino. Mi spiace ma ve la rivedrete spesso u.u
Un bacione a tutti,
vostra Sofii
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23




Xanver spostò lo sguardo sospettoso sulle due figure. Giusy si morse il labbro.
Katerina aveva raccolto i capelli in una coda alta, era vestita con pantaloni militari e una maglia verde scuro. Stivaloni fino al ginocchio. Aveva un pugnale infilato nella cintura.
Stevan se la rideva sotto i baffi.
-Non darete troppo nell'occhio?- domandò la rossa, alzando le sopracciglia. Il biondo annuì ma non spiccicò parola. Doveva ammettere che un po' era intimorito da Katerina. L'umana emise un 'Nahh' snobbando la costatazione della purosangue. Prese il messaggio dalle mani di Xanver e se lo mise, suadente, dentro al reggiseno. Si girò facendo ondeggiare i capelli. I demoni rimasero interdetti. Avrebbero voluto, tutti, prenderla a cazzotti. Xanver e Giusy non sapeva nemmeno perché si fosse proposta di accompagnare lo schiavo. Entrambi pensavano che si odiassero, e non avevano tutti i torti. Steven diede una pacca sulla spalla del biondo e baciò teneramente la guancia di Giusy.
Stranamente la donna non sentì la fitta di gelosia che si aspettava. Respirò con calma, guardò Xanver. Si vedeva lontano chilometri che fosse preoccupato. Erano già morti tanti abitanti, non doveva ricapitare.
 
 


Priscilla giocò un po' con il pelo di Scotch. Sembrava che capisse che lei stava male, le stava praticamente attaccata. La seguiva ovunque, persino in bagno. Eppure non le aveva tirato su il morale. Era depressa, tutte le sue sicurezze stavano crollando. Non era sicura che le ribellioni portassero qualcosa di positivo.
Ma non era questo che la faceva tremare di rabbia e tristezza. Era la determinazione e indifferenza di Joseph. Si diresse in bagno per darsi una sciacquata. Il cane scodinzolando la scortò. La ragazza guardò il viso spento del riflesso dello specchio. Beveva il sangue, ma in così piccole quantità che la rendevano debole, consumata e sciatta. Odiava la situazione in cui si trovava. Si lavò la faccia, mentre Scotch si era steso sul tappeto e si rotolava contento.
-Priscilla- sentì la voce profonda di Joseph chiamarla. Rimase immobile. Non era sicura di poter restare calma, era nervosa. Il purosangue urlò di nuovo il suo nome. La ragazza sbuffò e uscì dal bagno. Il cane piegò la testa non capendo. Joseph era appena tornato dai suoi affari di Stato e si era steso bellamente sul letto. Osservava il soffitto assorto.
-Dimmi..- commentò con tono aspro. Lo stomaco prese a contrarsi. Doveva restare calma, per dio.
-Sei arrabbiata. – era una costatazione, non si sentì in dovere di rispondere. – Ho voglia di farlo.- il principino pretendeva di farlo. Priscilla sentì una stretta al cuore. Lui che odiava i mezzosangue, che ne aveva ammazzati e mai sarebbe stato dalla loro parte. Priscilla incrociò le braccia, mentre il cane nero le passava in mezzo alle gambe. Non riuscì a farla sorridere.
-Non ti fa schifo scoparti una schifosa mezzosangue?- avrebbe potuto sciogliere qualsiasi cosa con la sua acidità. Joseph si sedette e la guardò negli occhi. Priscilla sostenne lo sguardo, stringendo i denti. Le cose si stavano evolvendo, ma sembrava che la sua idea non fosse possibile modificarla. Si sentiva fuori luogo, non desiderata. Inutile e anche umiliata. Si sentiva esattamente come una bambola.
Joseph si alzò contrariato e le si avvicinò, lentamente. Sapeva che se lui l’avesse anche solo sfiorata sarebbe andata a fuoco. Era da tanto tempo che non si procuravano piacere. A dir la verità non le era mai passato per la mente, fino ad allora. Però la sua coscienza morale la frenava, giustamente.
-Tu sei speciale- Priscilla aprì la bocca per parlare ma tacque, deglutendo.
 
 
 

-Voglio sapere perché stai aiutando Luna e Xanver – Katerina continuava a camminare imperterrita, ignorandolo. Era buffa vestita in quel modo, mascherava addirittura la sua bellezza.
-Lo faccio per i mezzosangue- Steven alzò un sopracciglio, era sicuro che non fosse quello il motivo. Avevo uno zaino in spalla, che però non pesava. Era divertito dalla situazione, questa volta non poteva scappare, evitarlo. Erano solo loro due.
-Piuttosto questa sfida mi pare assurda- la ragazza guardava dritto, non voleva incrociare i suoi occhi smeraldi con quelli nocciola del ragazzo- perché non propormi semplicemente un appuntamento?-
Steven si irritò alquanto. Quello non era un appuntamento. Aveva lanciato la sfida per passare il pomeriggio con lei, ma si doveva convincere che non era ciò che lei intendesse.
-E’ vero, la sfida è stupida. Volevo solo imparare a conoscerti. Sei una persona irritante, che si crede superiore, e senza peli sulla lingua- Katerina lo guardò con risentimento. Non erano proprio complimenti.
-Ma sei bellissima!- ammise, alzando le mani in segno di pace. Katerina fece ruotare gli occhi. Sembrava strano, ma lei considerava la sua bellezza effimera. Anche se era il suo punto forte, sapeva che se l’avesse persa si sarebbe frantumata.
-Delle volte desidererei essere insignificante, poco appariscente.. trasparente.- era calma, assorta dai suoi pensieri. Il mezzosangue piegò il capo, non capendo.
-Non saresti viva se non fossi così bella- le fece notare, un po’ amareggiato. Le sembrava da ipocriti il pensiero della mora. Migliaia di ragazze avrebbero dato braccia e gambe per la sua bellezza, e si lamentava.
-Forse- alzò le spalle – ma non è bello essere prese di punta ogni volta. Le persone aspettano un tuo errore, minimo, per farti crollare.- fece passare il dito sottile, con l’unghia laccata in rosso, in una ciocca ribelle e mossa che era scampata alla coda di cavallo.
-Ecco perché sei così… poco gentile- Katerina sorrise, per la prima volta, in modo genuino. Steven fu sollevato dal fatto che non fosse falsa, non in quel momento. La sfida era sfumata, ma qualcosa stava prendendo il suo posto. Continuarono a camminare.
 
 
 

Lei era speciale. Avrebbe voluto prenderlo a mazzate. La stava innervosendo, era esasperata. Eppure una parte di lei, la più nascosta, remota e segreta stava ballando, festeggiando con champagne e fuochi d’artificio. Aveva i sentimenti in contrasto, questo la confondeva. Perché le aveva fatto un complimento, ma allo stesso tempo aveva disprezzato tutti i mezzosangue. Lei ne faceva parte di quella categoria, fieramente.
-Mi spiace ricordarti che anche io sono una mezzosangue!- la voce era leggermente ammorbidita, ma le parole rimanevano taglienti come coltelli. Joseph rimase immobile davanti a lei. Gli occhi puntati nei suoi, non troppo vicino. Era vero, lei era una mezzosangue. Doveva davvero reprimere quel senso di protezione che le riservava? Quella voglia di saltarle addosso? Quella voglia che fosse solo sua? A dir la verità no, non ne aveva proprio voglia.
-Sei mia.- Priscilla sentì il cuore incominciare a battere frenetico nel petto, troppo veloce. Il male allo stomaco e alla testa scomparire, il senso di colpa fare i bagagli. –Ora e per sempre.- un brivido le percorse la spina dorsale. Sapeva che se la sua idea non fosse cambiata tutte quelle parole erano buttate al vento. Ma proprio di pensare alle conseguenze non ne aveva la forza. Joseph la tirò prepotentemente a sé per il braccio. La baciò impetuoso, riconfermando lo status delle cose. Priscilla fece passare la mano sul collo, lo sentì vicino, suo.
 

 
 
-Avete un bicchiere di sangue- la cameriera umana alzò il sopracciglio seccata.
-No, solo frappé, gelati e hamburger e patatine.- la voce era monotona. In quel piccolo bar c’era solo un signore che leggeva il giornale con davanti un panino intatto.
-Un cheeseburger e una coca- Steven cercò di sorridere ma la sua espressione tornò atona quando la cameriera lo fulminò con lo sguardo.
-Un hamburger e una fanta, e per la signorina?- Katerina guardò Steven soffocando un sorriso.
-Lo stesso.. anche delle patatine fritte- sorrise falsa. Un calcio le arrivo da sotto il tavolo. Sobbalzò . La donna annuì e trascinandosi i piedi si diresse in cucina.
-Che diavolo fai?- mormorò furibonda, tirando un calcio a sua volta, beccando però la gamba del tavolo. Mugolò un suono di dolore. Steven rise divertito.
-Sei insopportabile!- gli soffiò in faccia la ragazza, aspettando il cibo.
Si erano fermati in questo vecchio bar, che assomigliava più a una locanda degli anni ’50. Oltre a una cameriera scorbutica c’erano dei tavolini sparsi, quadrati. Evidentemente non si fermavano tante comitive. Sull’insegna c’era scritto ‘’ Minnie’s Café ‘’, ma la metà delle lettere non erano illuminate. Era un posto un po’ deprimente e decadente, ma più intimo di quanto si aspettassero.
Steven addentò quella sottospecie di hamburger. Stranamente era gustoso e buono. Continuò a mangiare in silenzio. Katerina giocò con un po’ di cibo, poi incominciò a parlare.
-Ho chiesto se mi aiutavano a trovare mio padre- la voce era roca, rotta.
Il mezzosangue si fermò e poggiò sul piatto il pane. La guardò serio.
-E’ un purosangue, di origini però ‘’sporche’’.- mimò le virgolette con le mani- Quando scoprì che mia madre era incinta ci abbandonò e andò via dalla città. Si chiama Mikeal e vive ad Eyie.- mise un pezzetto di carne in bocca, finalmente. Non capiva perché era riuscita a confidarsi, però ci era riuscita. Era un passo avanti.
-E cosa pensi di fare..dopo averlo trovato?- era la domanda che la tormentava a dir la verità. Lei aveva visto sua madre morire, era rimasta sola. Incrociò gli occhi con il ragazzo.
-Voglio ucciderlo.- Steven, per un secondo, ebbe l’istinto di abbracciarla.
 
 
 

Joseph camminò senza staccarsi dalle labbra della ragazza. Le teneva il corpo attaccato al suo, strusciandosi in modo suadente. Quando sentì il polpaccio toccare il letto la sollevo per i fianchi pronunciati e la buttò di peso. Il cane guaì preoccupato. Joseph si rese conto solo allora della presenza del fedele amico.
-Qui Scotch, vieni qui!- lo attirò verso la porta. Il cane scodinzolando gli si avvicinò. –Se vai in cucina c’è una bella bistecca che ti aspetta- come se avesse capito uscì dalla stanza con la lingua di fuori. Priscilla aggrottò la fronte. Il principe sorrise e chiuse la porta. In un millesimo di secondo si ritrovò attaccato alla mezzosangue.
Fece passare la lingua ruvida sul collo niveo della ragazza.
-La dottoressa aveva detto riposo- sospirò, sentendo i muscoli contrarsi del piacere. Perché doveva sempre cercare di allontanarlo? Anche quando lo desiderava?
-Intendeva riposo post-sesso – Priscilla sogghignò divertita. Joseph si alzò e si levò la maglia, velocemente. La buttò sul pavimento. Fecero la stessa fine le scarpe e i pantaloni. Priscilla ammirò lo spogliarello divertita. Era un poco buffo. Sexy, non c’è che dire. Ma ogni tanto incappava nella stoffa e faceva fatica a sfilarsi gli indumenti. Era tenero, ecco.
Priscilla prese l’iniziativa e anche lei si spogliò, rimanendo in intimo. Il moicano rimase soddisfatto della scelta e l’attirò a sé. La fece sedere, mentre lui lasciava scie bollenti su tutto il corpo. Priscilla guardò il soffitto, pensando ai pensieri di poco prima. Lei non era speciale, era fortunata tutto qui.
Sentì il reggiseno slacciarsi e cadere. Guardò gli occhi del principe, in attesa di una mossa fulminea. Ma lui le scrutava i movimenti. Le dita passavano sul seno non troppo grande , facendo inturgidire i capezzoli. Era eccitato, ma si perdeva nel viso angelico e ingenuo di Priscilla. Baciò lentamente, con trasporto le labbra cremisi della schiava. La fece stendere, e le fece scivolare via le mutandine.
Tornò a torturare le labbra della ragazza. Si tirò improvvisamente indietro, aprendo le gambe della ragazza con le mani. Fece scivolare un dito dentro di lei. Mugolò.
La lingua incominciò a compiere movimenti piacevoli, la incendiavano. Priscilla ricordò la prima volta…

‘’-Sei vergine?- colpita ed affondata. Un'ondata di calore la travolse, la vergogna l'assalì in pieno, sentiva di non riuscire nemmeno ad alzarsi dal pavimento. Come diavolo aveva fatto?
-P-perché me lo chiedi?- balbettò ridendo nervosa. Non era da lei, che diavolo le stava succedendo.
-Guardami.- un ordine, preciso e gelido. Facendo un sospiro Priscilla si girò e incontrò lo sguardo deciso di Joseph.
-Sei vergine?- ripeté. Cosa rispondere? Verità o menzogna, verità o menzogna.
-Si- rispose di getto quasi pentendosi. In lui si dipinse una smorfia.’’


Erano cambiate troppe cose. Sentì una vampata assalirla, interrompere il filo dei suoi pensieri. Inarcò la schiena.

‘’-Non coprirti, non ne hai motivo.- parlò gelidamente, per poi soffiare sul collo della schiava, la quale rabbrividì. Il corpo di lui era caldo, e la stanza sembrava talmente fredda da morire assiderati. Per (s)fortuna c'era lui!
-Mi vergogno!- piagnucolò belando Priscilla, mettendo il broncio. Il ragazzo si rialzò, stava sfiorando con la punta del naso il seno piccolo e sodo della serva, e la guardò turbato.’


Mise le mani sul capo del ragazzo, l’intensità era davvero troppo forte.

‘’-Sei bellissima..- un sussurro, che fece sussultare la ragazza. Lui le aveva detto davvero, quello che aveva sentito?’’

Venne, ansimando, senza urlare. Joseph le si staccò guardandola soddisfatto. Priscilla aspettò qualche secondo, o minuto, per riprendersi. Non era finito qua. Odiava sentirsi la verginella, ormai non lo era più. Anche lei voleva prendere le redini del gioco. Si avvicinò all’orecchio di Joseph come per sussurrargli qualcosa. Morse il lobo fino a farlo sanguinare. Lui non sentì molto dolore, ma mormorò un ‘ahia’ comunque. Le mani fecero scorrere i boxer di lui fino ai piedi. Gli si mise cavalcioni sulle ginocchia. E si chinò suadente. Joseph capì in quel momento cosa aveva intenzione di fare. Involontariamente il suo bacino andò incontro alla bocca della ragazza. Il suo sapore divenne parte effettiva di lei.
 
-Sei bellissima, Priscilla- la serva alzò il viso, ricordando ancora. Gli presa la mano e la strinse nella sua. Cosa diavolo era quel sentimento malinconico, passionale e affettivo che stava provando?
Il purosangue venne con degli spasmi, mormorando il suo nome. L’attirò su di sé con le sue ultime forze. Le loro bocche si ricongiunsero di nuovo.
-Non permetterò a nessuno di farti del male- si strinse a lui.
 

 
 




Cari lettori, mi scuso enormente per il ritardo. Vi dedico però questo capitolo 'hot' (con alcune scene tratte dal capitolo 10). Vi devo ringraziare. E' quasi un anno che scrivo in questo sito, e senza di voi non saprei proprio come fare. Siete fantastici. Chi mi aiuta a migliorare, chi mi supporta con le recensioni, chi mette la mia storia nelle preferite/ricordate/seguite chi solo legge! Davvero grazie. 
Spero che il capitolo di oggi non vi abbia annoiato, o deluso. Vi auguro buone feste, Buona Vigilia e Buona Natale :3
Grazie ancora, siete meravigliosi. 
un bacione grande
vostra Sofii
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24





Zaira si addentrò nella biblioteca. Camminava lentamente, e i rumori dei tacchi risuonavano per l'intera stanza. Una biondina alzò la testa dal libro quando i passi cessarono. La donna dal taglio dei capelli moderno, dai vestiti pregiati di un colore lilla, e dall'eleganza reale le si era parata davanti. Gli occhi la scrutavano, rabbiosa.
-Posso aiutarla?- la voce acuta di Luna irritò maggiormente la regina. Le rivolte avevano scosso il suo animo, sapeva che venivano dall'alto. Eppure non voleva fermarle. Si stava avvicinando a suo figlio. Passava il tempo con il padre e lei, cercando una strategia. Era un uomo, prendeva le decisioni. Sapeva che presto il marito avrebbe ceduto la corona, era questione di tempo.
-Ovviamente... mi chiedevo cosa ci facesse una serva a spasso per il palazzo. Non dovrebbe stare al servizio del proprio padrone?- marcò l'ultima parola, con disprezzo. La mezzosangue fece passare la mano sulla pagina del romanzo che si stava tranquillamente assaporando fino a quel momento.
-Io per Xanver non sono una schiava.- disse, con una nota di orgoglio nella voce cristallina. Sapeva dove voleva andare a parare. Non glielo avrebbe permesso, non si sarebbe fatta sottomettere. Non da una persona che denigrava con tanto disgusto i demoni dal sangue sporco.
-Ho i miei dubbi- le braccia si incrociarono sotto il seno - Xanver è un ragazzo intelligente, non si alleerebbe mai dalla parte sbagliata.- gli occhi chiari avevano lo stesso taglio del figlio. Per il resto non si assomigliavano molto. Joseph aveva preso molto dal padre, sia esteticamente sia caratterialmente. Arrogante, impulsivo, aggressivo. Purtroppo non era stato comunque un buon padre.
-Ha ragione- Luna passò improvvisamente dal lei di cortesia al tu diretto e quasi tagliente- Xanver è un ragazzo intelligente. E anche Joseph. Cosa farà quando passerà dalla parte dei mezzosangue?- stava rischiando, lo sapeva bene. Quelle informazioni potevano essere intese nel vero significato. Nessuno doveva sapere che loro avevano scatenato le rivolte.
-Non succederà mai.- la voce era sicura. Le labbra erano inarcate in una smorfia, gli occhi grigi sembravano metallo fuso, ardevano.
-Solo perché lei ha preferito stare dalla parte facile e ha rinunciato ad amare un mezzosangue questo non significa che lo farà anche suo figlio.- la donna sbiancò. Boccheggiò, un tremolio tradì la sua apparente sfrontatezza. Luna aveva toccato un nervo scoperto, il tallone d'Achille. Chiuse con un colpo forte il libro. Con grazia particolare le si parò davanti.
-Lei che ha provato sulla sua pelle ciò che si prova dovrebbe stare dalla nostra parte.- la mezzosangue si scansò per oltrepassarla ma venne fermata dal braccio di Zaira. Un colpo la colpì in faccia. Un bruciore si diffuse sulla guancia sinistra. Non aveva previsto la mossa della regina. Una mano le attorniò il sottile collo, era nera di rabbia. Le vene minacciose comparvero sulle guance affilate
Una mano si mise sul polso della purosangue. Il biondo levò minaccioso ciò che stringeva con tanto ardore il collo dell'amata. La donna non oppose resistenza, dopo esser colta in fallo. Solo lui poteva decidere sulla sorta della propria schiava.
-Non ti permettere di toccarla un'altra volta, è chiaro?- Xanver aveva gli occhi assottigliati, il respiro affannoso tradiva il volto indifferente. Era preoccupato, se non ci fosse stato forse avrebbe perso la persona più importante della sua vita.
Lei annuì.
-Ti credevo più coscienzioso.-era disdegno, spregio. Non avrebbe cambiato la sua posizione sociale. Non per il suo unico amore, nemmno per suo figlio.
-Ti credevo più madre.-la mano grande del biondo purosangue si intrecciò svelta in quella esile di Luna. La tirò con sé, mentre attraversavano la biblioteca e uscivano uno accanto all'altro, quasi abbracciati. Poteva non esser stata scalfita dalle parola delle mezzosangue, ma l'ultima accusa le aveva fatto crollare la barriera che piano aveva costruito. Una lacrima le solcò il volto.
 
 
 
 
Katerina continuò a camminare lentamente. Steven era davanti a lei, sembrava pieno di energie. Seppur si stesse lamentando, da più di mezzora di quanto avesse fame.
-Poi la gente si lamenta se vengono attaccati degli umani, dove lo trovo io del sangue umano nel giro di chilometri? - la bruna alzò un sopracciglio impertinente - una locanda dovrebbe avere del sangue, non dico tanto ma una sacco o due. Ma giuro che il primo passante che incontro..-
-La finisci di parlare?!-Katerina si legò più stretta la coda alta, e si sedette su un masso enorme, era troppo stanca per camminare. Inoltre l'idea di vestirsi così era stata assurda. Gli stivali di un colore verde petrolio le avevano fatto venire le vesciche e ogni passo che faceva le rivelava l'inferno. La sua soglia del dolore era molto limitata. Inoltre il ritmo martellante delle chiacchiere di Steven non l'aiutava. -Sei esasperante!- sospirò.
Il mezzosangue tornò indietro, fino a ritrovarsi davanti alla ragazza che aveva il viso tramutato in un po' di dolore.
-Sei una palla al piede!- Steven la prese in giro, ridendo piano, mostrando i denti bianchi. Katerina alzò gli occhi fissandolo.
-Non osare dire a me questo! Ti sei lamentato fino adesso!- arricciò le labbra, facendo passare le mani sul muschio del sasso. Erano tornati in un contesto leggero, frivolo.
-Ho fame- alzò le spalle e le scosse piano, aveva il viso corrugato, le labbra imbronciate. Katerina si levò uno degli stivali, e il calzino.
I piedi avevano piccole ferite rosse ai lati, e una sanguinante al tallone. Emise un ‘ahia’ soffocato. Fece la stessa cosa con l’altro.
Steven si inginocchiò, stupendo l’umana, che al tocco delle dita gelate sobbalzò. Accarezzava dolcemente la pelle ferita, provocando dei brividi per tutto il corpo della ragazza. Il dolore si mischiava con il piacere che le stava procurando. Katerina ebbe paura della sua reazione.
-Che rapporto c’è tra te e Giusy?- mormorò, piano e lentamente. Voleva godersi il tocco che spontaneamente le stava offrendo. Ma voleva sapere, ne aveva diritto. Le stava sempre vicino, anche ora che sapeva cosa stavano tramando.
-Il sesso tra noi è fenomenale- Katerina sentì le guance tingersi impercettibilmente di rosso. Facendo un sospiro riuscì a tornare del suo colorito. Lei non si scomponeva, mai. –Ma non la amo, e lei non ama me.-
Si staccò dalla pelle che stava andando a fuoco. Portò il pollice leggermente sporco di sangue alle labbra. Tenne gli occhi puntati in quelli verdi che lo osservavano guardinga. Leccò con sensualità e lentezza il vermiglio succo. Una scossa percorse la spina dorsale della bruna. Deglutì.
Senza pensare gli mise davanti il polso, sottile, niveo.
-Se ti cibi di me mi dovrai portare in spalla fino alla città. Mi fanno troppo male i piedi- incrociò le gambe, sfregandosi i piedi gli uni con gli altri. Steven non avrebbe mai creduto di riuscire a mettere in imbarazzo la donna di ghiaccio. Sorrise, prendendo con ardore la mano e attirandola a sé. Intrecciò le dite con le sue, ghignando.
Gli spuntarono le venature sugli zigomi, gli occhi si iniettarono di rosso, i canini perforarono la carne. Se già la ragazza mal sopportava il dolore fisico, sentì una fitta al braccio davvero forte. Quando incominciò a succhiare divenne ovviamente quasi insopportabile. Ma non emise un gemito, che fosse uno. Si mordeva il labbro, cercando orgogliosamente di non fermarlo. Sapeva trattenersi da solo. Lei si era offerta come sangue.. alla spina. Non era una codarda. Sentì un attimo un giramento di testa, fu sollevata di essere seduta. Strinse con la poca forza in corpo la stretta di Steven. Si staccò, rivelando le labbra rosse del sangue umano. Una stretta allo stomaco eccitò Katerina. Cercò di moderare il respiro, ma ora che si sentiva veramente debole, non si preoccupò del fatto che non ci riuscisse. Steven strappò un lembo di maglia e fasciò la ferita, stringendo per non farla morire dissanguata. La ferita non era così profonda, dopo tutto. Aveva solo bisogno di riposo. Guardò il viso improvvisamente stanco della piccola e testarda ragazzina. Una pulsione si impadronì di lui. Era un istinto primordiale, quasi animalesco. La sua coscienza quasi soccombé dalla prepotenza di quello stato sessuale. Si avvicinò come un puma alla sua preda. Katerina alzò le sopracciglia, smise di mordere il labbro per fare una delle altre sue battutine taglienti ma rimase immobile quando Steven leccò il labbro sporco di sangue della ragazza. Finalmente emise un mugolio. Questo piccolo suono diede lui la possibilità e la certezza che non si sarebbe sottratta a un bacio. Poggiò le labbra alle sue. Katerina si aspettava aggressività e dominazione da un tipo come lui. Invece la guidava con una lentezza infinita. La lingua percorreva ogni centimetro della bocca, facendo quasi bere il sangue che gli era rimasto in bocca.
Il gusto fu disgustoso per Katerina, ma senti la pelle fremere, il calore espandersi. Mise una mano sul suo petto e lo spinse via, di malavoglia. Steven non oppose resistenza. Si guardarono per un secondo, entrambi rossi in viso e letteralmente scossi per la piega della situazione. Nessuno dei due avrebbe immaginato un risvolto del genere. Steven si mise lo zaino in spalla e senza fatica, essendo un mezzosangue, la sollevò da terra. Katerina osservò il viso del ragazzo. Un sorriso trionfante gli aleggiava in viso. In leggero pugno gli arrivò al petto, prima che Katerina cadde tra le braccia di Morfeo, esausta.
 
 
 

Priscilla si rigirò nel letto. La testa aveva cessato di dolere, come lo stomaco. Non riusciva però a dormire. Era buio fuori, e lei non riusciva ad addormentarsi. Aveva fatto un incubo, sempre lo stesso. La morte di sua madre. E ora, seppur non piangesse come faceva di solito, non riusciva a prendere sonno. Di alzarsi non ne aveva nemmeno voglia, e rischiava di prendersi una sgridata da Joseph. Si girò dalla sua parte, e quasi saltò dallo spavento quando si rese conto che la stava osservando.
-Mi hai svegliato- il tono era duro, gelido. Riconobbe il tono severo di quando la puniva, di quando le ordinava di venire. Sentì una scossa percorrerle i muscoli fino arrivare all’interno coscia.
-Mi dispiace, padrone.- non seppe perché pronunciò quella parola di troppo. A dir la verità nella sua indole mai aveva accettato di essere sottomessa, eppure in quella finta intimità che li avvolgeva era riuscita a dire la verità delle cose. Joseph tirò un sorriso.
-Dovrei punirti, schiava- Priscilla lo fissava, in silenzio. Sapeva che non parlava sul serio, almeno sapeva che non l’avrebbe cinghiata. Il potere che esercitava su di lei rimaneva comunque vivo. Era consapevole che non le avrebbe fatto del male, glielo aveva promesso.
-Perché associ sempre il sesso con il fatto di dominare?- disse, con una semplicità disarmante, mentre le gambe si intrecciavano con le cosce formose dell’uomo. Joseph l’attirò a sé, evitando di rispondere alla domanda. Lo faceva stare bene avere tutto sotto controllo, non si spiegava però il perché. Baciò la tempia della serva, con dolcezza. Nelle sue vene non scorreva il romanticismo, però non voleva nemmeno spaventarla. Sapeva che a breve sarebbe diventato re, non riusciva a gestire la situazione. Era perennemente nervoso, impulsivo e aggressivo. Quando lei gli aveva chiesto di stare dalla parte dei mezzosangue, con quel viso angelico, gli era venuto un tuffo al cuore. Baciò il collo sensibile delle ragazza, avrebbe voluto scoparla ancora. Anzi no, scoparla non era il termine adeguato. Voleva fare l’amore con lei. Dio, si sentì insulso, debole e sporco. Ma tremendamente felice.
-Andiamo a fare un bagno, voglio farlo in acqua!- ordinò minaccioso, con il solito tono di superiorità. La maschera che indossava lo stava rendendo sempre più uguale a suo padre. Odiava questo.
Priscilla si alzò lentamente e lo seguì fino al bagno. Sentì l’acqua incominciare a scorrere. Non si vergognava più di mostrare il suo corpo, sapeva che Joseph lo conosceva quasi meglio di lei. Era lusingante tutto ciò, estremamente sexy, ma misterioso e tenebroso. La mezzosangue si immerse nell’acqua. La pelle bruciò al tocco dell’acqua calda, ma si immerse fino a coprire tutto il corpo. Il seno divenne turgido, una scossa la penetrò violenta quando Joseph non si mise dietro di lei, bensì davanti. L’avvicinò, fino a che le loro intimità non si sfiorarono, fino a che non furono gli occhi negli occhi.
Priscilla si sentì incredibilmente vulnerabile, ma parlò comunque.
-Stai dalla parte dei mezzosangue, ti prego!- Joseph la baciò impetuoso, zittendola con le labbra. La lingua le accarezzava la sua, cercando i punti più sensibili che la facevano gemere e rabbrividire dal piacere. Si abbassò per passare a stuzzicare il seno, che morbido restava tra le sue mani e i suoi denti.
Ripeté la frase, con un tono però più alto di quello solito. Si stava eccitando, lo sapeva. Ma non voleva demordere.
-Ti scongiuro- sembrò una supplica, sarebbe mancato l’inginocchiamento. Joseph tornò a scrutare il suo viso, pensieroso.
-Ti perderei- ammise, scoprendo le sue paure. Priscilla aggrottò la fronte, calmando il respiro e il battito cardiaco. La sua attenzione venne catalizzata da lui. –Sei i mezzosangue tornassero liberi, tu non saresti più mia. Te ne andresti da me.- la ragazza avvertì un senso si solitudine e inquietudine in quelle parole. Aveva paura di non averla più al suo fianco, era la cosa più bella che le avesse mai potuto dire.
-Non mi perderesti.- appoggiò la fronte su quella di lui, facendo sfiorare i nasi, scambiare i respiri affannosi. –Se tu passassi dalla parte dei mezzosangue, io resterei tua per sempre.- Joseph l’attirò a sé, premendo la schiena e portandosela sopra. La penetrò con passione, senza bisogno di protezione. Non voleva venire, voleva aumentare il loro grado di intimità. La voleva sentire su di lui. E lei voleva sentirsi piena, voleva sentirsi completa. Lo baciò con un amore che non gli aveva mai riservato, con gli occhi umidi, con la speranza che facesse tutto ciò per lei.
-Ti prego!- mormorò sulle sue labbra, soffiando piano . Joseph le accarezzò i capelli.
-Non pregarmi..- morse il collo piano, lasciando un poco il sangue scorrere nell’acqua. Leccò la ferità eccitato. Priscilla sentiva la sua mascolinità crescere dentro di lei. Lei sospirò eccitata, si sentiva amata, dannazione.
-Non farlo mai più, a meno che tu non voglia venire- rise, facendo sorridere sincera e genuina Priscilla. Si baciarono, ancora. Non riuscivano a staccarsi, volevano rimanere così per sempre.
-Tu non sei più la mia schiava.- lei aprì la bocca, sentì il cuore volarle via. Un senso di perdizione l’invase, quasi come se quelle parole la trafiggessero come lame appuntite. La stava rifiutando? Allontanando?
-Tu sei la mia ragazza.- il respiro venne trattenuto, come se quelle parole fossero un fischio sonoro nel silenzio. –Tu sei MIA.- Priscilla lo baciò, incominciando a muoversi, sopra di lui.







Salve ragazzi, credo che siamo arrivati a un passo decisivo nella storia. Lo credo proprio. Sono quasi commossa, perché mi è venuto di getto scrivere questo capitolo, e mi ricordo i primi totalemente diversi. Voglio ringraziarvi, perché senza di voi non riuscire ad andare avanti. Siete un supporto favoloso! Spero che non vi abbia deluso in questo capitolo :)
Aspetto un vostro commento, bello o brutto che sia! :3
Vi lascio nuovamente il mio profilo fb : 
http://www.facebook.com/sofia.p.panza
Un bacione e buon anno a tutti :D
vostra Sofii
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25




Katerina sbatté un paio di volte le lunga ciglia davanti al portone della città. Era davvero enorme. Si era svegliata dal torpore delle braccia di Steven, ma non aveva detto lui di lasciarla. Si sentiva ancora debole, e il tessuto attorno al polso era sporco di sangue, seppur la ferita non le dolesse più di tanto.
-E' immensa!- mormorò piano, con una lentezza. Si rese conto che si strascicava le parole, cercò di riscuotersi.
-Dobbiamo trovare Gary, prima che faccia buio- continuò a camminare, sorprendendosi che non ci fossero guardie davanti alle mura. La cittadina era governata da una frizzante aria di festa. Delle locandine annunciavano la festa di inizio primavera della sera stessa. I locali lasciavano lavagnette con scritto le promozioni del giorno, il menù o semplicemente i piatti tipici. Si fermarono davanti a un pub. Steven lasciò l'umana che cadde con un tonfo secco al pavimento. Lo guardò con gli occhi sbarrati, seccata.
-Grazie signor Gentilezza- lo apostrofò tendendogli una mano per farsi aiutare ad alzare.
-Figurati- fece un'alzata di spalle ed entrò nel locale, lasciandola lì sconvolta. Katerina si alzò da terra, spolverandosi i pantaloni militari. Entrò facendo suonare la campanella posizionata in cima alla porta.
L'odore di super-alcolici e birra riempiva la stanza. Un paio di uomini robusti fumavano sigari in un angolo, parlando fittamente. Ogni tanto scoppiavano a ridere estasiati. Katerina fece lo slalom tra i tavoli alti in legno e raggiunse il mezzosangue che nel frattempo aveva ordinato un bicchiere di sangue. Lo bevve un solo sorso.
-Stiamo cercando Gary Howard, ci hanno detto di trovarlo qua- parlò con persuasione la bruna, cercando di sorridere ammiccando. L'uomo, un gran panciuto con due occhi porcini, osservava le labbra rosse vermiglie della ragazza.
-E' nel retro bottega. Sta facendo della birra, noi la facciamo artigianalmente..- sembrava che la sua attenzione fosse rivolta solo alle curve della ragazza, e quando lei gli passò accanto ancheggiando la osservò finché la porta non si chiuse dietro al ragazzo.
-Smettila di fare l'oca- l'ammonì contrariato Steven, con un tono leggermente geloso.
-Se fosse stato per te non l'avremmo mai trovato.- gli occhi smeraldi osservavano un umano vestito con una tuta lercia. Era magro, troppo, con due baffi folti e gli occhiali tondi. Portava un cappellino con la visiera e stava lavorando a un intruglio. Aveva qualche capello e baffo bianco, era avanti con l'età.
Katerina tirò fuori dal reggiseno la lettera e la consegno sorridendo falsa. Steven roteò gli occhi, non sarebbe cambiata.
L'uomo l'aprì con le mani tremanti. Lesse attentamente ed annuì. La richiuse ed osservò le due figure che si ritrovava davanti.
-Non darò l'ordine di ribellione.- mormorò scuotendo la testa. Katerina aprì la bocca aggrottando la fronte. Cosa vuole dire?
-Voi sareste i rinforzi?- la ragazza osservò il viso contratto del compagno. Sembrava anche lui ammutolito.
-A dir la verità siamo solo i messaggeri- sorrise mostrando i denti bianchi perfetti, accarezzò il braccio scoperto dell'uomo. D'istinto si ritrasse al contatto della ragazza, che ci rimase ovviamente male.
-Non ci proverai con me ragazzina.- passò loro accanto, prendendo degli ingredienti riempiendosi le braccia. Era così sottile e snello che sembrava crollasse sotto quelle vivande.
-So cosa è successo nelle altre città.- annuì convinto, puntando un dito su di loro- non lascerò che questa città rimanga in balia delle fiamme!- girò il liquido di un colore ocra. Katerina sapeva a cosa si riferiva, ma a loro era stato conferito un semplice ordine.
-Quando manderanno dei rinforzi, farò ciò che devo. Ora andate, prima che perda la pazienza. Su!- li esortò con un semplice gesto della mano. Sembrava irritato della loro presenza. Steven sbuffando fece dietro front, pronto a tornarsene da dove era venuto, ma Katerina rimase immobile.
-Noi l'aiuteremo. Faremo venire degli aiuti. Mi può indicare il telefono- piegò la testa da un lato, arricciando il nasino all'insù. Steven si girò guardandola spaesato. L'uomo la fissò sfiducioso, poi un lampo di speranza attraversò il suo sguardo. Gli indicò un punto in un angolo. -Grazie- spedita Katerina alzò la cornetta, appoggiandosi contro il muro. Si sentiva comunque debole.
-Che intenzione hai di fare, esattamente?- mormorò Steven, tenendo il tono di voce flebile per non destare nell'occhio. Il vecchio in realtà non li stava calcolando nemmeno.
-Chiamerò Xanver.. e vedremo.- sospirò digitando i numeri. Sentì le intermittenze e poi una voce.
 
 
 
-Tieni- Joseph lanciò un pacchetto a Priscilla. Lo prese al volo. Alzò le sopracciglia sorpresa.
-Vuoi farmi prendere la pillola?- domandò arrossendo lievemente- Perché ?-
-Voglio poter far l'amore con te, senza quegli scomodi preservativi. Vado da Xanver!- urlò, prima di sbattere la porta. Priscilla si rannichiò sorridendo felice. Aveva usato la parola 'fare l'amore' . Si sentì leggermente sollevata. Si morse il labbro inferiore. Le era appena venuta un'idea per fare una sorpresa al suo ragazzo. Rabbrividì al pensiero.
 
 
Joseph entrò a falcate sicure dentro la camera di Xanver. Il biondo era solo, e chiuse improvvisamente la cartella che stava esaminando. Guardò serio il principe. Il moicano congiunse la mani sui capelli per poi sedersi comodamente su una delle poltrone.
-Dobbiamo parlare!- disse, pensieroso. Doveva concentrarsi sulle parole giuste da utilizzare. Rivoleva l'amicizia con il suo migliore amico. Lui gli aveva rivelato tempo addietro il suo innamoramento per Luna. E si erano distanziati così tanto.. forse avrebbero potuto recuperare.
-Sembri una fidanzatina. Cosa succede?- Xanver rimase in piedi, attaccato ai bordi della scrivania in mogano. Era nervoso, non era sicuro che ciò che gli stesse per dire fossero notizie positive. Per un attimo, un barlume, pensò che avesse scoperto che fosse lui l'artefice delle rivolte. Probabilmente non sarebbe stato così tranquillo se lo avesse scoperto.
-Mi piace Priscilla- ammise con semplicità. Era andato dritto al punto, non erano necessari i convenevoli di rito.
-Lo sapevo dal primo giorno che l'avevi scelta- il purosangue non sapeva dove l'amico volesse andare a parare. Cercò quindi di scoprirlo.
-No, non in quel senso- si fissarono un secondo come quando erano ancora uniti, poi lo sguardo rassicurante scemò - Mi sono innamorato di lei.- la voce era roca, quasi rotta. Anche stupita. Non l'aveva mai detto ad alta voce, e soprattutto non l'aveva detto a nessun altro.
Xanver rimase in silenzio, non sapeva cosa dire. Esporsi troppo significava rischiare.
-Non hai nulla da dire?- chiese indispettito. Era lì per lui, e sembrava non gli interessasse minimamente quello che aveva detto.
-Cosa dovrei dire?- il tono di voce era ilare.
-Ti sto provando a parlare- si mise una mano sul petto, vicino al cuore. Aveva bisogno del suo sostegno, ci stava mettendo l’anima. –Avevi ragione, ok?- sbuffò – Devo fare qualcosa per i mezzosangue..- fece passare la mano sul mento e la mandibola contratta. Il biondo rimase sorpreso dalla rivelazione del migliore amico. Velocemente si sedette anche lui su una poltrona, di fronte al moicano.
-Quello che ti sto per dire non è detto che ti piaccia- prese un grande respiro, sentendosi gli occhi scuri fissarlo – probabilmente potresti uccidermi per questo, e sto mettendo a repentaglio ciò che…-
-Parla!- lo incitò, interrompendolo. Dovevano smetterla tutti di avere paura di lui. E’ vero che era la persona più forte sulla faccia della terra, ma ora era scoperto tanto quanto lui.
-Io ho organizzato la rivolta nelle tre città- evitò di mettere in mezzo Luna e Katerina, sapendo che se si fosse infuriato la colpa sarebbe ricaduta unicamente su di lui.
-Tu cosa?- quasi urlò. Si sentì improvvisamente tradito, solo, quasi abbandonato.
-Hai sentito.- freddo, glaciale- E se vuoi uccidermi ti capisco. Ma pensaci, tu avresti fatto lo stesso per Priscilla- ecco che andò a colpire il suo punto debole. Joseph perse un poco di colore, annuendo convinto. Si, l’avrebbe fatto, avrebbe fatto di tutto per lei.
-Sei vuoi passare dalla nostra parte, ho bisogno di un aiuto sostanziale, tu sei il futuro re. – una scossa di paura attraversò la spina dorsale del principe. Stava facendo veramente la cosa giusta? Sì.
-Dimmi cosa posso fare- Xanver si sorprese della determinazione dell’amico.
 
 
Priscilla guardò la sua opera sorridente. Si era vestita con una semplice camicia. Del suo uomo. La camera odorava di gelsomino. Aveva sparso dei petali di rosa sul letto. Li aveva gentilmente chiesti a Blue, che non capendo il motivo della sua eccitazione aveva acconsentito facendosi contagiare dalla sua allegria. Improvvisamente la porta della camera si spalancò. Joseph entrò serio in volto, e il sorriso di Priscilla sfumò leggermente. Che avesse cambiato idea?
Il purosangue si bloccò guardando il letto e poi la ragazza. Un calore inaspettato raggiunse il bacino. Sorrise. Si avvicinò alla ragazza e la baciò con avidità. Priscilla, stupita di tanta irruenza, ricambiò il bacio per poi staccarlo.
-Che succede?- mormorò guardandolo negli occhi, cercando un segno di cosa stesse succedendo.
Joseph si staccò, massaggiandosi la mascella, si sedette sul letto. Gli dispiaceva rovinare un’atmosfera perfetta come quella.
-Xanver sta dalla parte dei mezzosangue, lui ha organizzato le rivolte.- Priscilla sbiancò, ne era venuto a sapere. Si preoccupò un secondo per l’incolumità del biondo, ma sapeva che non poteva avergli fatto nulla.
Joseph la guardò, scrutandola.
-Non sembri sorpresa- aveva un tono leggermente minaccioso. Priscilla si irrigidì, impaurita. Le ricordava come l’aveva trattata fino ad ora.
-Tu sapevi- la voce era alzata, sembrava furioso.- Sapevi e non mi hai detto nulla!- i canini erano visibili, gli occhi leggermente arrossati. La mezzosangue fece un passo all’indietro.
-Mi stai facendo paura- mormorò piagnucolando, mostrando quanto lei fosse disposta ad aiutarlo. Joseph era ancora infuriato. Chiuse gli occhi, inspirando ed espirando.
-Scusa, ma sono stressato. Domani devo fare un discorso. – Priscilla intimorita, gli si sedette a fianco, facendo passare la mano sulla spalla e il braccio muscoloso del principe.
-Che tipo di discorso?- quella domanda era stata detta con un’inclinazione di sottomissione e paura. Paura della risposta.
Joseph la guardò negli occhi blu, dio solo sapeva quanto le voleva bene.
-Tutti sapranno da che parte sto.- Priscilla notò orgoglio, coraggio e determinazione. Lo catturò a sé, baciandogli gli angoli della bocca. No, che non l’avrebbe mai persa.
 
 
 
Steven massaggiò con l’indice e il pollice l’attaccatura tra il naso e la fronte, vicino ai due occhi. Era stanco, indispettito dalla decisione presa da Katerina. Non aveva voce in capitolo.
-Spiegami ancora una volta perché dobbiamo restare qui, dormire nello stesso letto.- era infastidito, seccato di obbedire all’umana.
-Xanver ha detto di aspettare domani. E’ l’unica camera, se vuoi puoi dormire per terra!- alzò la coperta, stendendosi ben lontana dall’uomo. Sembrava così innocente con la canottiera e dei semplici pantaloncini.
-Giuro che se scalci ti faccio fare un ruzzolone giù dal letto!- spense la luce, entrando nell’intimità che nessuno dei due era disposto a dare. Sospirò rassegnato. Katerina ebbe un fremito. Gli tirò un calcio allo stinco, appositamente.
Steven, sentendosi provocato, catturò il bracciò attirandola sul letto. La bloccò sul materasso.
-Non mi provocare..- sembrava che stesse cercando di resistere ai suoi più profondi e primitivi impulsi.
-Perché, se no cosa mi fai?- si era avvicinata alle labbra sottili del mezzosangue, amava produrre reazioni come quelle. Eccitanti.
Steven la spinse via, con fare poco garbato. Katerina lo guardò contrariata, arricciando le labbra in una smorfia.
-Smettila Katerina- rise, girandosi dalla parte opposta. La ragazza gli diede la schiena, odiava quando la respingevano.



non l'ho nemmeno per la fretta di pubblicare, quindi perdonate gli errori :''(
spero vi piaccia, seppur non mi convinca tanto :/
Il prossimo avrà una svolta decisiva, però :3 Ringrazio ovviamente tutti quelli che recensiscono, che hanno messo la storia nelle preferite/ricordate/seguite
vi lascio il link della mia nuova long (Weasley, please.) : 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1513686&i=1
Spero che ci diate una occhiata, mi piacerebbe sapere una vostra opinione.
Un bacione grande,
vostra Sofii
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


Capitolo 26



Katerina si stropicciò gli occhi. Era quasi mezzogiorno, e lei si era alzata dal letto da meno di cinque minuti.
Scese dal letto, con i capelli arruffati e scompigliati. Portava quella semplice canotta e pantaloncini in modo altezzoso, come se fosse vestita per una serata galà. Ebbe appena il tempo di darsi una pulita alla faccia quando sentì la porta sbattere. Ignorò il frastuono, continuando a spazzolarsi i lunghi capelli neri, guardando il proprio riflesso.
-Cazzo, cazzo, cazzo!- la voce di Steven riecheggiò nella stanza, il tono era veramente alto.
-Che succede?- esclamò , legandosi i capelli in una lunga treccia.
-L’apocalisse è arrivata- sentì una bestemmia molto poco fine. Decise di uscire dal piccolo ma confortevole bagno.
-Non essere melodrammatico-  vide la figura di Steven seduta sul letto, un poco rannicchiata. Aveva la mani sulle tempie, sembrava un disperato.
-Che cosa è successo?- mormorò. Non aveva mai visto Steven in quel modo. Cioè era sempre stato abbastanza arrogante, sicuro di sé e menefreghista.
Invece ora era spaventato, terreo in volto. Cosa poteva essere successo di così grave?
-Accendi la tv e guarda da te.- tuffò il ciuffo e il viso nel cuscino, cercando di coprire il rumore che avrebbe fatto la televisione appena accesa.
Katerina aggrottò la fronte, spazientita. Si sentiva fuori dal mondo, voleva sapere. Cercò in fretta e furia il telecomando e con uno scatto accese l’apparecchio. Non ci fu bisogno di cercare un canale perché era già stata catturata. Se all’inizio aveva tramuto il viso in un’espressione di curiosità ora aveva la bocca spalancata in una ‘o’. Rabbrividì, sentendo le parole perforarle le orecchie. Sembravano assordanti, stava andando a fuoco. Il cuore incominciò a batterle in petto, conoscendo quella voce molto bene, le movenze e gli atteggiamenti. Notò che finito il discorso, ricominciasse daccapo, come una tiritera. Era sicura che andasse avanti così dalla diretta.
Sentì la bocca tremare, non sapeva se doveva gioierne.
 
 
 
 
 
-Pensi davvero sia una buona idea?- Priscilla cercò di fermarlo, prendendolo per un braccio. Joseph la squadrò per un secondo. Stava per uscire su un balcone piuttosto alto e ampio. Avrebbe fatto un discorso davanti a centinaia di persone, sarebbe stato trasmesso in diretta su tutti i canali. E non era seriamente sicuro che fosse così buona come il giorno prima. Poi però pensò alle parole di Xanver, a ciò che lui voleva veramente. Tutto il suo modo di pensare era sbagliato, se ne era reso conto. Perché aveva paura di sbagliare. Probabilmente dopo quel discorso sarebbe tutto iniziato, non finito.
Baciò la fronte della ragazza, assaporandosi il momento intimo, prima di ritrovarsi accolto dalla folla. Appoggiò le mani alla ringhiera di marmo, reggendosi . Sentiva lo stomaco vorticargli, la luce accecarlo. Sarebbe volentieri tornato indietro, ma sapeva che quello era niente, rispetto a quello che aveva affrontato la sua amata. Quello che avevano sopportato i mezzosangue fino ad allora.
Deglutì leggermente, avvicinandosi al microfono.
Le persone si  erano zittite, attendevano con un certo fremito ed entusiasto che il loro principe parlasse. Era divertente, scontato, che tutti i presenti fossero purosangue. Joseph avrebbe potuto vedere stampato sulla loro faccia lo stupore, il disdegno e il disprezzo.
Forse tra quelle persone , magari una, sarebbe stata felice di come si sarebbero copovolte le cose.
-Buongiorno- aveva la bocca secca, si sentiva improvvisamente impacciato. Lui non era così, si doveva riprendere. Cinico, bastardo, pungente.
-Sono qui, per fare un discorso molto importante.- il suo sguardò saettò negli occhi di Zaira, abbracciata al marito che la sfiorava a malapena. –Questo è uno dei momenti più importanti della mia vita. Sono ormai adulto, e molti si aspettavano questa mia decisione. Lucio, mio padre, è stato uno dei più grandi re mai avuto. Definito dall’animo umano, dopo che ha reso questi pari a noi purosangue. Grand’uomo, valoroso, ha combattuto innumerevoli guerre. Penso che non ne abbia mai perso una. – Priscilla si rannicchiò vicino al muro, chiudendo gli occhi, all’interno della stanza. Ascoltava attenta, con la paura che cambiasse idea all’ultimo minuto. Che tutto ciò che le aveva detto fosse solo una menzogna.
-Ma penso, anzi esigo- marcò la parola, acquistando sicurezza- che il re meriti il proprio riposo.- un sussultò animò le attente figure. – Io sono il vostro nuovo re.-
Guardò il padre, che sorrideva sornione. Era piuttosto ovvio l’intenzione che aveva preso il moicano. Quando aveva chiesto al padre di voler fare quella pubblica orazione, lui aveva subito acconsentito. Era ormai il momento di cedere il trono a suo figlio, ben predisposto verso un lungo regno.
Con le mani si levò la corona, indossata occasionalmente. Aveva un colore dorato che luccicava al sole. Era spessa, pesante quanto le responsabilità del re. Con un inchinò la lanciò da un balcone all’altro, verso il figlio.
Joseph la prese al volo, senza sorridere.
-Il nuovo re.-
Un applauso si levò con fragore, assordando le orecchie del ormai uomo. Era ufficialmente re. Nessuno poteva spodestarlo. Nemmeno suo madre.
Indossò la corona, sui capelli. Li toccò, erano cresciuti un poco. Probabilmente la cresta non era più notabile, sembrava un ragazzo con i capelli scopigliati. Con una corona in testa.
Quando l’applauso cessò riprese a parlare.
-Ho intenzione di attuare già da subito una modifica.- Zaira si strinse nello scialle lilla che portava. Sentiva già le lacrime bruciarle le guance. Non voleva sentire voleva scappare. Ma il marito la strinse improvvisamente a sé, come per non farla scappare. Lei sapeva cosa voleva, cosa avrebbe detto. Sentì le guance colorarsi di un colore rosso, pensando all’amato. Al vero amato.
-Ordino- Priscilla sorrise, accucciandosi ancora di più. Quel tono lei lo conosceva fin troppo bene. –che tutti i mezzosangue siano liberati.- si sentì uno schianto. Le persone mutarono il sorriso in una smorfia indefinibile. –Saranno considerati , da tutti, nostri pari. Nessuna ingiustizia, nessun uccisione. Uguali a noi. Sarà fatto rispettare dalle forze dell’ordine, che da oggi sono sotto il mio comando. – l’esercito in prima fila guardarono il viso del re. Qualcuno di loro annuì convinto e sollevato, altri abbassarono lo sguardo disgustati.
-Tutti gli schiavi sono liberi. Quelli che lavorano per me assunti.- sorrise, sapendo che la metà dei servi erano alle sue spalle, che ascoltavano con una certa angoscia e sollievo ciò che lui comunicava.
-Gli umani e i demoni sono uguali. Senza alcuna distinzione.- ruggì tempestoso, assottigliando lo sguardo su ogni persona.
-Qualcosa in contrario?- aveva una scintilla d’ira negli occhi, ma nessuno aveva intenzione di parlare. Non a tutti andava bene, tutt’altro, ma avevano paura del neo-potestà.  Priscilla si morse il labbro, assaporando per un secondo il silenzio. Sentiva il respiro pesante di Joseph contro il microfono, la furia che ci aveva messo. Il cuore che ci aveva messo. Vide Xanver, Luna e Giusy all’entrata.
I biondi erano stretti in un abbraccio amorevole. Priscilla si alzò da terra, raggiungendoli veloci con un sorriso contorto sulle labbra cremisi. Non ebbe il tempo di parlare che Luna la anticipò.
-Ti sono cresciuti i capelli.- Priscilla li guardò quasi a coprire il seno. Erano veramente cresciuti, non arrivavano nemmeno alle spalle quando era arrivata come schiava da Joseph.
Guardo la minuta ragazzina, sorridendole sincera. Lei sapeva sempre cosa dire, quando e come dirlo. Li sorpassò veloce dirigendosi verso la camera di Joseph. Vide Ilenia che sorrideva raggiante, per la prima volta la vedeva felice. Le si fermò accando sorridendo.
 
 
 
-Wow..-  Ilenia le sorrise, posando gli attrezzi sul lavandino. Le levò l’asciugamano dalla spalle, aspettando un giudizio da Priscilla. I capelli giacevano come fiori tagliati al suolo.
Erano veramente corti, con un taglio particolare. Le metteva in risalto il nasino piccolo e le lentiggini. Gli occhi blu erano vivaci, semplici. Si sentiva libera. Ora lo era veramente.
Si era liberata di un peso.
-Sono perfetti.- baciò la guancia dell’amica, prima che ella uscisse dalla stanza. Si guardò il riflesso, toccandosi i capelli castani lunghi fino alla fine delle orecchie, pari, un poco gonfi. Erano lucidi, morbidissimi e leggeri. Sorrideva estasiata, e anche gli occhi parevano felici. Le guance erano appena arrossate, era curiosa di sapere cosa ne pensava Joseph. Buttò tutti i capelli nel cestino, sorridendo come un ebete per la stanza.
 
-Tu sei un cretino, deficiente!- le urla risuonavano talmente forte da rompere il vetro. Erano taglienti come lame. Priscilla sapeva già di chi era la voce. –Ma come ti è venuto in mente? Sei il re! Sei.. impazzito!- Joseph entrò nell’ampia stanza, sbattendo la porta contro il padre. Sospirò esasperato, con un viso furente. Era rabbioso.
Lo sguardo scuro era posato sul pavimento. Tremava, come una bomba prima di esplodere. Espirò, cercando di calmarsi. Alzò gli occhi verso la ragazza, guardando spaesato la figura. Quasi non la riconosceva. Le labbra sorrisi erano incurvate in un sorriso rassicurante,  cercava di dargli sicurezza. Gli occhi erano comprensivi, e i capelli..
-Mi piacciono.- mormorò avvicinandosi a lei.- ti stanno bene. Molto.- le accarezzò le ciocche corte, sorridendo. L’aggirò per esserle alle spalle. Riconobbe la nuca scoperta come fonte di benedizione. Si avvicinò baciandole il collo. Priscilla sentì le mani attirarla a lui. Attornargli il bacino, sotto il seno sentiva la mano che risaliva. Arrivò fino al cuore.
Sentì i battiti accellerati, il respiro irregolare.
Ed era felice, perché sapeva che stava facendo la cosa giusta, dannazione. Stava veramente facendo la cosa giusta.
Era felice, impaurito per quello che sarebbe accaduto. Ma era con lei.
Ignorò le sue paure, e fece vagare la mano fino ai pantaloni della ragazza. Riuscì in fretta a vincere contro l’elastico, e raggiungere la sua intimità.
Priscilla sorrise, non era cambiato molto. Solo aveva accettato una verità innegabile.
Tutti gli esseri erano uguali, seppur diversi. Levò la mano con un piccolo schiaffo, e si girò per baciargli le labbra. Era caldo, e forte. Le teneva le braccia con una certa possenza e prepotenza. Lei era sua.
E non perché era una schiava. Ma perché lei era innamorata di lui, dopo tutto. Dopo che lui l’aveva fatta dormire per terra, l’aveva umiliata, frustrata. L’aveva anche protetta, aveva rischiato tutto per lei. Era cambiato, per lei.
Le loro lingue si accarezzavano con tocchi decisi e delicati. Un furore si espanse in modo omogeneo, erano incendiati. La mano di lui le accarezzava la nuca. Un erezione le colpiva la gamba.
Questo era l’effetto che faceva lei a lui.
-Fermo..- Priscilla si staccò da lui, mettendogli la mano sul petto. Il cuore sembrava impazzito sul suo petto. Sorrise, anche lui provava il battito accellerato e il fiato corto quando era con lei.
-So che ti piace avere il controllo della situazione, essere il padrone del gioco- cercò di dire tutto in modo veloce, non voleva marcare la parola ‘padrone’. Non era sua intenzione farlo sentire in colpa, proprio no.
-Quindi… per piacere, mio re, fammi tua.- si morse il labbro, sorridendo sorniona.
Joseph osservò quella mini-donna che gli si presentava a una spanna dal viso. La piccola innocente e Priscilla si era tramutata nella piccola e innamorata Priscilla.
-Certo, mia regina- la catturò a sé. 




Non uccidetemi. Sì, lo so, sono imperdonabile. In mia giustificazione posso dire che ho avuto un problema con il computer giorni orsono e mi erano andati persi TUTTO ciò che avevo dentro. Quindi ho dovuto riscrivere il capitolo di ''Weasley, please'' (11 pagine) e questo. Più le ultime interrogazioni per definire i voti e non avevo un attimo per scrivere :c
Quindi scusatemi davvero tanto. Vi prego di personarmi!
Spero che questo capitolo vi piaccia. Devo ringraziarvi tutti, mi siete sempre vicini, io non so come farei senza di voi! Grazie mille, a tutti :3
Spero anche che passiate nella mia nuova storia, mi piacerebbe sapere la vostra opinione in merito :
 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1513686&i=1
Grazie ancora,
un bacione grande
vostra Sofii
<3

p.s. sono arrivata seconda al contest Klaroline a cui avevo partecipato :D  (link : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1438779&i=1 )

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


Capitolo 27


Joseph sentì un leggero torpore al braccio destro. Aprì lentamente gli occhi, guardando la figura addormentata della ragazza accanto a sé. Era rimasto molto colpito dai capelli corti, ma le donavano molto. Cercando di non svegliarla si mosse, sottraendo il proprio corpo dalla possessione di Priscilla. Era il suo primo giorno da re, infondo.
Era stata una notte piuttosto movimentata, e aveva notato la gioia di Priscilla dall’inizio. Ciò gli aveva confermato che era stata una scelta giusta, e se sapeva che suo padre non l’avrebbe mai perdonato, doveva almeno provare a parlare con sua madre.
Indossò una felpa grigia, dei pantaloni chiari e le scarpe, il tutto cercando di fare meno rumore del necessario. Ogni tanto Priscilla si muoveva nel sonno, non poteva certo negare che durante la notte gli erano arrivati un paio di calci agli stinchi. Ma ne avrebbe sopportati anche cento pur di vederla felice.
Aprì le grandi porte della stanza, un silenzio incombeva tetro. Con una falcata lunga e possente si diresse verso la biblioteca.
Si sentiva inondato da un potere mai ricevuto, eppure il non abusarne non era nella sua indole. Ricordava quanto male aveva fatto, con il sorriso increspato sulle labbra e magari le mani sporche di sangue vermiglio. Eppure nulla lo aveva soddisfatto come avere accanto quella mezzosangue. Pensò per un secondo se non avesse scelto lei, se ne avesse scelto una delle tante. Priscilla morta, come l’altra schiava.
Tutto sarebbe stato diverso.
Ma lei si era distinta, lei aveva alzato il capo sicura. Lei ,nelle prime ore, lo aveva attaccato come nessuno aveva mai osato. Si ricordò il sapore di quel sangue nella giugulare, le sue urla strazianti prima di svenire.
Preferiva nettamente morderla quando era dentro di lei, mentre la sentiva fremere dagli spasmi.
Non si sarebbe certo stupito se Priscilla lo avesse lasciato… dopotutto lui era stato più che ingiusto nei suoi confronti. Ciò che di più lo faceva infuriare, non era la possibilità che Priscilla lo respingesse, giustamente, e nemmeno aver perso l’appoggio dei genitori o il potere di decidere le sorti delle persone, a proprio piacimento.
Ciò che lo faceva collassare a volte, ciò che lo rendeva ansioso, gli faceva fare gli incubi che solo le mani di Priscilla potevano sopire, erano loro. E per loro si riferiva a tutti gli innocenti, che per colpa di un pensiero razzista, insensibile erano morti. Tra questi c’erano anche i genitori, e la sorella di Priscilla, di Steven, di Luna. Intere cittadine rase al suolo per un capriccio.
I capelli arancioni e l’orsacchiotto di quella bambina, che lui aveva ordinato venisse uccisa, con le proteste che avevano portato a sputare sangue, nel vero senso della parola, a Priscilla, lo tormentavano.
Si sentiva veramente stronzo. Si chiedeva come non fosse riuscito a capire che anche gli altri provassero dolore e gioia, che fossero uguali. Forse dentro di sé lo sapeva, ma preferiva chiudere gli occhi e andare avanti, lui comunque non sarebbe stato scalfito.
Ed ora era re, il Re.
-Joseph, non mi aspettavo una tua visita..- la voce di donna era atona, abbastanza lieve ma glaciale. Non era sorpreso nel sentirla così. Non era mai stata calorosa, forse per questo non aveva un buon modo per relaziornarsi con le persone. Ancora faceva fatica a dirmostrare a Priscilla quanto ci tenesse a lei, non riusciva a dirle che le voleva bene.
-Dobbiamo parlare- gli pareva un obbligo, un dovere. Ne avrebbe fatto volentieri a meno, era grande e detto con tutta sincerità Zaira non era stata una buona madre.
-Vuoi chiedermi perché sono contraria a quello che hai fatto?- esclamò, roteando gli occhi. Aveva sbottato, sussultando sulla sedia in cui era seduta, mentre fissava con sguardo vacuo un libro aperto. –Non ho mai detto di esserlo.- ammise, portando gli occhi in quelli del figlio, così diversi dai suoi. Assomigliava molto, forse troppo al padre. E lo odiava per questo. E si odiava per questo.
Era suo figlio, avrebbe dovuto proteggerlo, fargli capire lei quale era la giusta via, non una sgualdrina qualunque.
-Non mi hai mai raccontato perché odi mio padre a tal punto da odiare me.-
-Non ti odio- il tono inclinato- come potrei sei mio figlio.- enfatizzò il gesto con le mani. Una madre non sopportava certe parole pronunciate dal figlio. – Solo che sei tanto simile a Lucio, e non a lui.-
Sapeva che sarebbe stato inutile negarlo, ormai era ovvio che non fosse mai stata innamorata del suo attuale marito. Un bambino lo aveva capito prima di lei, forse per questo si era allontanato dalla donna a cui avrebbe voluto più bene al mondo.
-Come era lui?- Joseph sentiva una stretta al cuore, non era facile parlare di suo padre come uno sporco e meschino uomo, a cui nessuno voleva bene. Ma i dati erano quelli, e neppure il figlio poteva negarlo. In sincerità Joseph voleva veramente sapere come era l’uomo che la madre aveva amato, e che forse ancora amava.
-Non troppo bello. Ma aveva un cuore grande. Mi fece la corte per mesi, prima che io accettassi un suo appuntamento. Era dolce e divertente- una risata malinconica ruppe le parole. - Era un mezzosangue.-
Questo bastò per scuotere entrambi. Un turbine di domande affollò la mente di Joseph, una fitta lo percorse. Un suo diritto era quello di sapere, eppure non riusciva.. a capire perché  fino ad allora lo aveva lasciato in balia dei valori paterni.
-Spiegami allora perché li odi tanto.-
-Perché ne ho amato uno così tanto e poi ne sono stata strappata. Se non mi avesse forzato a uscire con lui, se non mi avesse considerato mi sarebbe stato indifferente- un singhiozzò fece illuminare i suoi occhi. Ciò che sorprese Joseph fu il suo modo di parlare. Non era perso nei ricordi, non aveva nemmeno una traccia di sorriso. Era rancorosa, quasi furente.
-Quindi mi capisci?- esclamò, cercando di incontrare gli occhi sfuggenti di Zaira. Non aveva versato nemmeno una lacrima, cosa che innervosì parecchio Joseph. Odiava il suo modo di porgersi, sostenuto. Perché, per una volta, non poteva mostrarsi a lui? Era suo figlio.
 –Io la amo.-
-Tu non sai nemmeno cosa sia l’amore!- Zaira lo guardò sprezzante, scrollandosi di dosso quel senso di torpore e malinconia. –Sei solo un ragazzino che ha rovinato la vita a milioni di purosangue per un capriccio!-
Joseph tramutò il suo viso un una smorfia. Non credette di aver sentito davvero ciò. Era orribilato. La negazione è la via più facile da intraprendere.
-Sappi che se lo avessi amato davvero avresti lottato per lui.- Joseph si alzò dalla poltrona in cui si era accomodato. Non voleva sentire le sue scuse, lui stava lottando per tenerla vicino. –Tu non la conosci. –fece dietro front, pentendosi di aver anche solo voluto parlare con uno dei due soggetti che gli avevano rovinato la vita.
-Non osare parlare a me così!- Zaira gli urlò, mentre con passo spedito lui si allontanava –Sei solo un ragazzino e quando ti stuferai di lei te ne pentirai!-
Joseph ebbe un brivido, sbattendo le porte della biblioteca. Non riusciva nemmeno a immaginare come lui si potesse stancare di Priscilla, era così assurdo.
Non sarebbe stato facile, ora che era Re, ma ce l’avrebbe fatto con l’aiuto di Priscilla.
E poi c’erano quei stressanti quando fidati amici che si ritrovava attorno. Perché doveva ammetterlo, non ne aveva avuto di migliori fino ad allora.
 
 
 
-Ma li vedi?- Steven si infilò una scarpa, con una certa difficoltà. Era riuscito, con una doccia e un paio di muffin, a scrollarsi di dosso quella tremenda sensazione di ‘’siamo fottuti’’.
-Sembrano zombie- esclamò Katerina inclinando la tenda per vedere fuori. I mezzosangue erano per strada, con nulla in mano, che vagavano senza una meta. Situazione troppo nuova. Nessuno era disposto a pagare un mezzosangue per lavorare, non dopo che li avevano sfruttati fino a quel momento. Ci sarebbero dovute stare delle modifice, che Joseph probabilmente non sarebbe riuscito a capire. Come potrebbe? Lui non era uno di loro, lui non aveva vissuto da schiavo fino ad allora.
-Pensi che ci sarà una rivolta?- per la prima volta la mora sembrò seriamente preoccupata.
-Se si va avanti così sì!- Steven si avvicinò alla finestra guardando a sua volta le figure che spaesate si muovevano lentamente in strada. –Per i purosangue è già difficile accettare una situazione del genere, non tollereranno un far niente come questo.-
Katerina si guardò un secondo attorno, pensando a cosa avrebbe potuto fare. Lei era quella che alla fine aveva aiutato meno tra Xanver e Luna, e la cosa la faceva imbestialire. Se per Priscilla era questione di difendere i mezzosangue, per lei era questione di difesa per l’onore degli umani. Era un cliché superato quello degli umani inutili. Cercò di ricordare un piano attuato per l’effettiva parità tra demoni dal sangue puro e umani. Ebbe un lampo di genio.
Guardò Steven con un sorriso in bocca. Fece un passo per dirigersi al piano terra e telefonare a Joseph. Tornò per un secondo indietro, e con il cuore che le martellava nel petto, con il viso stupito del ragazzo, gli sfiorò con le proprie labbra le sue.
Con quel sorriso, e l’odore di Steven, compose il numero al piano inferiore.
 
 
 
-Pensi che sia una cosa positiva?- Joseph si appoggiò al muro, mentre sentiva la voce di Katerina affannata. Osserva nel mentre la propria donna girovagare per la stanza nuda, e ciò lo indispettiva parecchio. Cercava di concentrarsi e lei lo faceva apposta. C’era da dire che non era apparsa felice di sapere che stava chiacchierando con la sua peggior nemica, proprio no.
-Ovvio!- esclamò leggermente offesa dal tono dubbioso del ragazzo – Senti.. sussidi a tutti a seconda del reddito. L’hai detto anche tu che lo stato non è in crisi e si può permetterselo. Dare dei sussidi ai mezzosangue significa dargli la possibilità di trovarsi una casa, e magari un lavoro. Dando anche agli altri un sussidio inferiore non rischieremo la guerra civile!- parlò tutto d’un fiato, cercando di esprimersi il meglio che potesse.
-Ah ah- esclamò monotono, guardando il fondoschiena di Priscilla, che apposta si era chinata a raccogliere una maglia .
-Smettila di far finta di ascoltarmi, e dì a Priscilla di smettere di distrarti. Non è mia intenzione voler giocare con te, ho di meglio.-
-Steven?- mormorò Joseph, facendo aggrottare le sopracciglia all’amata, che di botto aveva smesso di ignorare stizzita la conversazione tra il re e Katerina.
-Stavo dicendo che potresti anche dare un aiuto a chi assume dei mezzosangue, e tu in primis far fare quelle opere di ristrutturazione nelle città rase al suolo a loro, con tanto di cerimonia commemorativa ; Mi segui?-
-Katerina, senti, io ho del sesso sfrenato da fare con la mia fidanzata. Ti affido le veci di mio personale braccio destro. Quando avrai schematizzato tutte le tue idea inviamele e le metterò in atto!- chiuse la chiamata, lasciando indispettita più che mai Katerina, che non era abituata ad essere liquidata con tanto poco garbo.
-Potremmo darci da fare anche noi!- Steven aveva ascoltato tutto, con un sorriso ironico sulle labbra.
Katerina alzò le sopracciglia.
-Hai ragione.. – mormorò, raggiungendo una spanna dal suo viso.- Vai in biblioteca e recupera dei libri riguardante l’economia, tutto ciò che trovi. – lo sorpassò facendo ondeggiare i capelli bruni.
 
 
 
 
 
Una ragazza dai capelli castani chiari si rannicchiò sulle gambe di un razzino. Il tipo aveva il naso a patata e un sorriso che trasmetteva gioia.
Erano accucciati sotto una quercia, seppur fosse appena iniziato l’autunno. Sembravano sereni, ma aleggiava un certo imbarazzo giovanile nello sfiorarsi. Persino gli sguardi potevano aver l’effetto di far arrossire gli individui, che teneramente si tenevano per mano.
Tenevano un libro sulle ginocchia, probabilmente di scuola, ma che entrambi non avevano intenzione di leggere. Avevano ben altro da fare!
-Dai insomma, l’hai visto? Si crede chissà chi!- Max mimò Lucio con un certo vigore, pompandosi i musculi. –Dai sono meglio io! –l’attirò a sé, baciando con una certa cura le labbra morbide di Zaire, che ridente si faceva trasportare da lui.
 
 
 
 
-Stai scherzando?- Max guardò l’interno della casa dell’amata. Sentì un brivido percorrergli il corpo, il cuore battere all’impazzata. –Non è vero, non puoi accettarlo.-
-Non è colpa mia!- La quasi donna tremò, con gli occhi lucidi, indicando il padre che stava ritto sulla porta, sprezzante nei confronti del mezzosangue. –Io ti amo.-
Max la scrutò, lui lo sapeva che era vero, lo sapeva davvero. Il modo in cui ogni volta le si illuminavano gli occhi quando lo vedeva, il modo possessivo di chiedere chi fossero le sue amiche, il modo in cui gli scompigliava i capelli e il modo in cui facevano l’amore.
Non che lui fosse da meno, anzi sentire certe parole lo stavano facendo collassare. Sentiva l’aria mancargli, ma non poteva essere un intoppo per lei. La regina, sarebbe stato il sogno di qualsiasi donna. Avrebbe avuto tutto, ricchezza, lusso, e un figlio come erede. Nessun problema. Lui non aveva nulla da offrirgli.
Lui era solo un demone sporco, inutile.
-Ma io no.- non riuscì nemmeno a sentirsi. Era tutto ovattato, i singhiozzi di lei, le parole che diceva, non gli arrivavano. –E tuo padre ha ragione.- voltarsi per andarsene fu uno degli sforzi che più gli consumarono l’anima. Sentire lei che lo chiamava gli straziavano il cuore.
-Stai mentendo, stai mentendo!- gli urlò dietro, mentre Max sentiva il sapore salato delle lacrime in bocca.
 
 
 
 
-Ciao Zaira- Lucio si rigirò tra le mani un oggetto che poteva valere milioni. Era di spalle ma aveva sentito la propria donna arrivare.
-Dimmi dov’è!- ordinò furiosa.
-Chi?- domandò con finto stupore Lucio voltandosi verso la figura della donna. Aveva i capelli arruffati, gli occhi rossi e gondi, la gola roca e un visibile tremolio.
-Maximilian!- urlò, una lacrima le solcò la guancia arrossata.
-Oh… credo sia nel salone- mormorò, portandosi il bicchiere di sangue alla bocca. –Il suo sangue è ottimo comunque.- mormorò leccandosi le labbra. Zaira rimase immobile, con gli occhi spalancati.
-Cosa?-
-Hai capito.- la sua glacialità la fece rabbrividire.La donna lanciò il primo oggetto che aveva vicino, un vaso piuttosto raro di porcellana dipinto a mano, a terra, frantumandolo. Lo guardava con sfida.
-Ah dimenticavo cara.. la sua testa te l’ho fatta portare in camera, mi spiace che si siano sporcate le lenzuola-
Un urlo squarciò lo studio.






Scusatemi davvero per il ritardo, ma sono sommersa dagli impegni. Siamo ormai agli sgoccioli della storia, due o tre capitoli massimo e sarà conclusa. Spero che questo capitolo non vi abbia deluso, seppur non ci sia nulla di corposo. Mi pareva d'obbligo inserire la storia di Zaira, che seppur io non la sopporti ha dei motivi più che validi per esser tanto glaciale.
Ringrazio tutti quelli che leggono e recensiscono, siete fantastici!
Spero che diate anche un'occhiata all'altra mia long in corso, mi farebbe davvero piacere (Weasley,please.)
Infine vi lascio l'indirizzo della mia pagina facebook : 
http://www.facebook.com/pages/Pipia-EFP/419945684752341?ref=hl
Un bacione grande
vostra Sofii
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


Capitolo 28


Priscilla guardava il soffitto con sonnolenza, mentre Scotch le girava attorno, in cerca di cibo. Il respiro era regolare, ma c’era qualcosa che la turbava. In realtà il fatto che tutto filasse liscio come l’olio, ora che Katerina era tornata e che cercava di ingranare meccanismi di tipo legale ed economico, la intimoriva. Assomigliava tanto alla calma prima della tempesta.
-Dovrei tagliare i capelli?- Priscilla sorrise, distraendo la propria mente. In effetti aveva fatto caso che la pettinatura alla moicana di Joseph era praticamente scomparsa, ma non gli dispiaceva quell’aria ribelle che gli conferivano i ciuffi un poco più lunghi .
-No, sono io ad avere i capelli corti ora!- mormorò ridendo, mentre Scotch emetteva un abbaio di consenso.
Il materasso si piegò sotto il peso esercitato dal demone, che si stendeva accanto a lei.
-Non sarai diventata un perfido purosangue che maltratta le persone?- imitò con voce acuta, cercando di imitare quella dell’amata.
-Non offendermi, io sono il tuo padrone!- le fece eco lei, con vociona grossa per poi scoppiare a ridere – ok, non sono brava in questo.- gli accarezzò la guancia, sentendo la pelle liscia al tocco.
-Sei brava in altro!- Joseph si avvicinò alla bocca della ragazza, e dopo averci fatto passare in modo lento il pollice sopra se ne impossessò.
Mentre la lingua le solleticava il palato e giocava frizzante con quella di lei, le mani si insinuavano tra i capelli, tirandoli un pochino.
A uno stratto più forte Priscilla gemette tra le sue labbra, cercando subito la patta dei pantaloni di lui. Sentiva le guance farsi bollenti, mentre il cuore batteva all’impazzata.
BUM BUM.
Sollevò la maglietta di lui, mentre con l’indice percorreva il petto del ragazzo. Si staccarono con il solo obiettivo di rendere il svestirsi più semplice e veloce.
BUM BUM. E il cuore non aveva intenzione di smettere di martellare nel petto.
Joseph la fece stendere sul materasso, mentre giocava volenteroso con il seno di lei. Lo stringeva, massaggiava con vigore, lo baciava piano, e poi ancora lo pizzicava. Era un gioco continuo che la faceva gemere di piacere.
BUM BUM.
Priscilla incominciò a baciare il collo di Joseph, il quale incominciò ad emettere versi sempre più primitivi. L’erezione stava diventando incontenibile dentro le mutande. Saggiamente se ne liberò, con poca difficoltà.
BUM BUM.
-Ci sta guardando- Priscilla guardò Scotch che scodinzolava fissandoli.
-Non ci pensare, non capisce- le baciò le labbra, mentre lei rideva sincera. La mano di lui si infilò dentro gli slip, e apenna raggiunse la sua intimità…
Entrambi aprirono gli occhi allarmati.
Il cuore di entrambi si era fermato. Un rumore secco aveva fatto tremare il letto. Sentivano entrambi un vociare aumentare. Probabilmente veniva dall’atrio. Joseph si sollevò, mentre con velocità fulminea si rivestiva.
-Cosa è stato?-  Priscilla si coprì con il lenzuolo, tornando a respirare affannatamente. Stavolta una brivido le percorse la schiena. L’eccitazione era scemata tanto velocemente quanto le era salita in corpo. Scotch fissava la porta con i denti scoperti, mentre ringhiava sommessamente.
-Resta qui, non ti muovere.- Joseph ordinò, infilandosi l’ultimo indumento.
-Non sono più la tua schiava- Priscilla si sentì mortificata, non gli sentiva da molto tempo quel tono perentorio, che la obbligava a fare ciò che lui volesse.
-Non farmi innervosire Priscilla, rimani qui. – aveva lo sguardo glaciale, improvvisamente i muscoli si erano irrigiditi, la mascella era testa e gli occhi leggermente rossi. –Scotch resta con lei- il cane sembrò capire, tanto che salì sul letto, per poi puntare con lo sguardo l’entrata.
 -Voglio venire con te!- Priscilla fece per alzarsi ma il cane le abbaiò in faccia.
-Non farmi arrabbiare.- furono le ultime parole che pronunciò il re, prima di sbattere la porta della camera.



Joseph camminava con passo svelto, cercando di affinare l’udito. Non le era piaciuto parlare in modo tanto minaccioso a Priscilla, ma era necessario che lei fosse al sicuro. Se era ciò che temeva lei sarebbe stata in pericolo.
Scese le scale velocemente.
Una decina di uomini, guerrieri, si stavano consultando nell’atrio.
-Che cosa sta succedendo?- ruggì. Le vene premevano sulle guance per apparire, ma doveva cercare di trattenersi.
Un ragazzo con le lentiggini e i capelli neri come la pece si fece avanti. Era di corporatura media, con gambe toniche. Gli occhi erano grigi, la bocca incurvata in una smorfia, e il viso angelico stonava con gli occhi inespressivi.
-Ci sono cinquanta uomini dei nostri che vogliono ucciderla là fuori- indicò il cortile- abbiamo chiesto soccorso alle altre armate ma ora noi andiamo a guadagnare un po’ di tempo affrontandoli, mio signore- seppur fosse un purosangue, il rispetto che dichiarava di avere pareva molto più sarcastico di quello che voleva.
-Voi siete dalla mia parte?- Joseph guardò l’entrata a palazzo ancora ben chiusa. Sentiva delle urla provenire da fuori.
-Pensa che saremmo disposti a morire se non lo fossimo?-soffiò acido, con un sorrisetto impertinente che gli increspava le labbra sottili. Non l’aveva mai visto a palazzo. Forse in realtà non ci aveva mai fatto caso.
-Come ti chiami?-
-Jake- mormorò con finta tranquillità. Erano tutti su di giri. Dieci contro cinquanta. Sarebbero morti tutti.
-Bene, combatterò anche io.- Joseph non poteva lasciare allo sbaraglio degli uomini che cercavano di proteggere lui e Priscilla. Al contrario delle proprie aspettative, Jake alzò le spalle, soddisfatto e gli fece segno di dirigersi verso il cortile.
Joseph fece scattare la porta e ciò che vide lo lasciò orribilato. Erano riusciti a bloccare le entrate a palazzo, ma erano rimaste persone fuori. Del sangue scivolava sulla corteccia di un albero, mentre un corpo inerme penzolava impiccato.
Tre uomini e una donna erano stati infilzati con un bastone appuntito. Un paio avevano arti a distanza dal corpo.
Riconobbe il corpo di Blue disteso a terra, con il cuore accanto.
Era sicuramente abituato a vedere scene del genere, ma non aveva mai provato un dolore per qualcuno che amava.
La cinquantina di purosangue si girarono verso di lui. Avevano un sorriso sadico in volto, e Joseph riconebbe il generale pelato che aveva ucciso la bambina sotto suo ordine. Poi sentì un urlo agghiacciante. Spostò lo sguardo sulle mani del generale e notò la figura di Ilenia.
Le teneva i capelli neri con le mani, mentre il viso della mezzosangue era segnato dalle lacrime più profonde e gli occhi guardavano il re tremante.
Joseph fece un passò avanti, mentre le porte si chiudevano alle sue spalle. I suoi alleati lo seguirono furenti.
-Lasciala- le vene apparirono e gli occhi divennero vermigli. Ricordava quanto Priscilla era diventata amica di Ilenia, quanto aveva sempre lavorato eccellentemente per lui. La ricordava ancora bambina, mentre lui le passava accanto sprezzante e lei gli sorrideva sincera. Aveva provato sempre grande simpatia per quella ragazza.
Una grossa risata risuonò per il cortile. Il pelato guardò Joseph, e prima che qualcuno potesse fare qualcosa sentirono uno scricchiolio. Gli occhi della ragazza divennero vitrei, mentre il corpo si accasciava e la testa molle ricadeva al suolo. Le aveva spezzato il collo.
Joseph sentì la rabbia salirgli fino al cuore, con scatto veloce gli piombò di fronte. Non sentì nemmeno gli altri combattere tra di loro, le urla di incoraggiamento su ‘’uccidere questi sostenitori dei mezzosangue’’. Sentì solo la piacevole sensazione di affondare la mano nel petto dell’uomo ed estrarre il cuore che pulsava ancora nella sua mano. Lo buttò a terra. Sentì una presenza alle sua spalle si girò di scatto, ma la figura che lo stava per attaccare si accasciò all’istante.
-Ciao Jo- il ragazzo non riuscì a sorridere al tono sarcastico della rossa, ma fu rincuorato nel vederla.
 
 
I capelli rossi le contornavano il viso in modo assolutamente dolce. Eppure il viso malizioso che possedeva aveva turbato l’animo del principe. Si era presentata con un dolce vestititno succinto che le scopriva le gambe, e per un adolescente con gli ormoni a mille tutto ciò lo mandava su di giri.
Giusy aveva affascinato fin dall’inizio sia Joseph che Xanver, e ciò le aveva fatto avere fin da subito un potere decisionale parecchio esteso.
-Piacere di conoscerla- Joseph le prese la mano, banciandole il dorso con fare sensuale, seppur non fosse mai arrivato al fuori campo con una donna.
-Il piacere è mio, principe- lei sorrise, sincera, ammirando gli occhi scuri di Joseph.
 
 

 
Joseph guardò gli occhi di Giusy, così neri e profondi, sentì una scintilla scontrarsi tra di loro. Erano mesi che non sentiva il bisogno di abbarcciarla, farla sua. Ma interpretò quel segnale in modo diverso. Ebbe la paura di perderla in quello scontro.
-Ti voglio bene- lei alzò le sopracciglia sorpresa.
-Non iniziare a essere sdolcinato, o Priscilla ti lascerà- fece una smorfia, girandosi pronta a difendersi da un altro attacco.
Joseph vide con la coda dell’occhio Xanver, che tagliava di netto la testa a un purosangue che aveva cercato di conficcargli nella gamba un coltello. Facevano anche uso di armi quei bastardi.
 
 
Giusy alzò lo sguardo verso gli occhi di Joseph. Aveva le labbra rosse intenso, dovute dai baci insistenti del principe. Lei gli attorniò il collo con le braccia, e la musica inondò la sala. Mentre Joseph si muoveva suadente nella sala, accarezzava la schiena scoperta dell’amante.
-I tuoi genitori ci stanno fissando- la purosangue gli sussurrò all’orecchio, soffiandogli sul collo.
-Chissà se sapessero che sei la mia schiavetta- lui rise, mentre la staccò improvvisamente per farle fare una piroetta. La riportò in balia delle proprie braccia.
Lei appoggiò il viso nell’incavo della sua spalla. Aveva spostato lo sguardo su un altro soggetto, che la fissava insistentemente.
Aveva gli occhi di un celeste acceso, la bocca incurvata all’insù in un segno di complicità. Avrebbe voluto che il primo ballo della serata fosse stato concesso a lui, ma per ovvi motivi si era tirato in disparte.
Non era nata nessuna rivalità, quando sia Joseph sia Xanver sapevano che Giusy faceva da amante ad entrambi, seppur fosse considerata la schiava del principe. Per i ragazzi era un motivo in più che li univa, si sentivano legati da un unico filo, rosso per l’esattezza.
Giusy si fece passare la lingua sui denti, prima di baciare il collo a Joseph.

 

Joseph non fu sorpreso nel vedere anche Steven a combattere, seppur fosse un mezzosangue. Notava che Giusy le stava praticamente attaccato, per paura che potesse accadergli qualcosa. Lui però si muoveva in modo agile e riusciva comunque a mettere alle strette il nemico.
Joseph strappò un braccio a un uomo che lo guardava con ripugnanza, per poi lanciarlo verso Jake, il quale con un sorriso in volto gli staccò la testa .
Era bravo a combattere, ma non l’avrebbe mai ammesso a un così sbruffone guerriero.
 
 
Priscilla scese dal letto, mentre il cane le abbaiava contro.
-Smettila Scotch, so quel che faccio!- il cane si zittì indispettito.
Lei si vestì, e decise di dirigersi rapidamente verso la cucina. Aveva ancora la chiave che aveva sottratto alla serva nei primi giorni a palazzo, per recarsi clandestinamente da Giusy. Fece scattare la serratura, e uscì nel retro. Sentiva delle grida, e l’odore di sangue le inondò in un attimo le narici.
Cercando di non far rumore arrivò verso il luogo della battaglia e rimase inaspettatamente sorpresa nel vedere i suoi amici strappare cuori, mozzare teste.
Video i corpi di Ilenia e Blue martoriati. Sentì un brivido mozzarle il respiro. Notò la ferocia che usavano i guerrieri nell’avventarsi contro le persone che amava. Voleva aiutare.
Uscì veloce dalla mura e si avvento su un purosangue che stava per colpire Steven. Lo fece cadere a terra.
Giusy provvedè a staccargli la testa.
-Benvenuta principessa- la apostrofò divertita. Priscilla notò le mani di lei sporche di sangue. Ma subito continuò a difendersi.
-Non dovresti essere qui.- Steven bloccò un purosangue, strappandogli un arto.  Gli conficco il suo stesso coltello nello stomaco. – Ci metti in pericolo, torna dentro!- l’ammonì.
In un secondo un guerriero gli si parò di schiena mordendo il collo di Steven. Il ragazzo emise un sospiro di dolore, mentre sentiva la giugulare perdere sangue.
Priscilla sfilò il coltello dallo stomaco dell’uomo ferito, e si avventò sul nemico, staccandogli la testa. Lasciò l’arma quasi subito a terra, disgustata per ciò che aveva fatto. Aveva ucciso un uomo. Che aveva cercato a sua volta di ammazzare un suo amico.
-Brava la mia allieva- si complimentò Steven, dirigendosi verso gli altri purosangue.
Priscilla notò Joseph, leggermente in difficoltà. Aveva tre uomini che lo stavano cercando di colpire contemporaneamente, ma sembrava ignaro della sua presenza lì. Si decise che doveva soccorrerlo.
Velocemente gli si diresse contro ma con la coda dell’occhio vide venire verso di lei un barbuto, con gli occhi rossi fuoco e le vene ben visibile. Sentì un ovattato ‘’sporca mezzosangue’’, per poi incominciare a tremare.
 
Joseph si fermò immobile guardando la scena. Quella era Priscilla? Sentì un giramento, forse perché qualcuno gli aveva colpito lo stomaco con un pugno. Rabbioso strappò due cuori, e staccò la testa a un mezzosangue. Si girò immediatamente preoccupato ma trattenne il respiro, non riuscì a trattenere le lacrime… lui, il re, il più forte dei purosangue, stava piangendo.
Giusy sentì l’urlo. Fermò il nemico con il piede sulla gola, guardando la scena. Sentì il cuore fermarsi in un secondo, la vista si annebbiò improvvisamente. Il cuore sembrò stringersi in petto, per poi scoppiare. Non poteva essere vero, non poteva veramente esserlo.
 
Priscilla tremò per un secondo guardando degli occhi azzurri fissarli.
-Mi dispiace..- riuscì a dire, mentre un corpo si accasciava vicino a lei. Non riuscì a vedere Joseph rompere il collo al nemico, strappargli il cuore e prendere a calci il nemico.
I loro alleati riuscirono velocemente ad eliminare gli ultimi nemici, mentre alcuni osservavano il re piangere, mentre martoriava il corpo di quel nemico. Giusy lo fece alzare con la proprio forza, mentre a sua volta tremava guardando Priscilla.
-E’ morto, Jo, è morto!- mormorò, mentre lui dava l’ultimo calcio alla carcassa, mentre era ricoperto di sangue. Guardò l’amata, mentre il cuore gli si stringeva nel petto.
-Ti avevo detto di rimanere nella tua stanza!- gli urlò contro, in maniera totalmente errata, ma sentiva un male al cuore troppo forte.
Giusy abbassò gli occhi sul corpo inerme di Xanver. Aveva una spada conficcata nel cuore, gli occhi azzurri guardare il cielo, un sorriso stampato in volto.
Il suo ultimo sorriso era dedicato a Priscilla. L’aveva salvata.

Un urlò si levò nel cortile, mentre Joseph colpiva il petto dell’amico cercando invano di rianimarlo.

Le porte vennero aperte, mentre Luna e Katerina uscivano con sicurezza che non ci fosse più minacce.
La ragazza tremò per un secondo, e piano si avvicinò a Joseph. Guardò per un secondo il corpo di Xanver, perfetto, etereo, morto.
Rimase immobile a fissarlo, non sentiva più niente, se non un fischiò insopportabile che le martoriava le orecchie. Il dolore le stava facendo soffocare.
Portò una mano sulla pancia, mentre incominciava a piangere.

Priscilla abbassò lo sguardo, sentendosi in colpa.

Katerina si avvicinò veloce a Steven, e spiazzando tutti lo abbracciò, cercando di non spingere sulla ferita aperta. Lo strinse a sé, annusando l’odore acre del sangue che lo ricopriva.
-Sono felice che tu stia bene- gli sussurrò nelle orecchie, mentre di sua spontanea volonta gli baciava l’angolo della bocca. Steven rimase zitto, stringendo in modo possessivo la ragazza sul proprio corpo.
 
Priscilla chiuse gli occhi cercando di nascondere le lacrime. Non voleva più vedere il viso di Xanver sorriderle pallido. Joseph la voltò verso di sé e l’abbracciò. Rimase stupita dal fatto che piangeva sulla sua spalla, mentre la stringeva. Avrebbe pensato che sarebbe stato arrabbiato con lei per l’eternità.
-Sei viva, sei viva,cazzo!- non riuscì a non baciarla, mentre il sapore salato delle lacrime gli entrava in bocca e lo trasmetteva a lei.

Luna si inginocchiò, chiudendo gli occhi splancati di Xanver.
Presa la mano di lui e la appoggiò sulla propria pancia. Sorrise, decidendo di chiamarlo proprio come il padre.

Giusy si allontanò dalla scena. Era come se una parte di lei fosse morta. Si sarebbe volentieri sacrificata per Xanver, lui era l’unico che non meritava di morire. Per una volta si sentì inferiore a tutti i presenti.
-Tieni - Giusy alzò lo sguardo su un moro che le porgeva un fazzoletto azzurro.
-Grazie..- si pulì le lacrime, cercando di non frenare i tremorii.
-Di nulla. Comunque sono Jack.-

Joseph alzò lo sguardo al cielo, guardando l’azzurro simile agli occhi di Xanver. Accarezzò i capelli di Priscilla.
‘’Grazie, amico.’’







Ecco il penultimo capitolo di Half-blood. 
So che vorreste uccidermi, ci ho pensato davvero MOLTO su cosa fare, se cambiare il capitolo, non fare morire nessuno. Ma mi sono sentita pronta. Non posso negarvi che ho versato qualche lacrima, che mi sono sentita male per tutto il tempo di scrittura. Avevo un vuoto allo stomaco, e un senso d'angoscia e tristezza. Non avevo mai ucciso un personaggio di così tanto rilievo. 
Ma non sono dispiaciuta solo per Xanver. Mi è dispiaciuto molto anche far morire Blue ed Ilenia.
Spero che non vogliate venirmi a cercare e uccidermi, e spero che dopotutto vi sia piaciuto.
Grazie a tutti, che continuano a leggere <3
Un bacione grande
tua Sofii
<3


Sarei anche molto felice se daste un'occhiata ad Weasley,please :)

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Capitolo 29 - Epilogo. ***


Capitolo 29 – Epilogo



Priscilla si guardò allo specchio. Il viso più bianco del solito metteva in risalto le efelidi marroncine. Gli occhi azzurri erano opacizzati della stretta al cuore che sentiva pressarla.
Indossava un semplice abito nero, che non metteva in risalto le sue forme bensì tendeva a nascondere il suo corpo. I capelli erano stati ordinati e le ciocche davanti e pizzicavano le gote.
Si sentiva spaesata, come se la terra vorticasse pericolosamente. Toccò con le dita la seta del vestito, come se bruciasse. Era cauta, spaventata che un suo altro gesto portasse alla rovina.
Avrebbe voluto urlare, sfogarsi. Invece il silenzio aveva incominciato a far parte della sua vita dopo la morte di Xanver.
Guardò il riflesso di se stessa. Era cambiata, fin troppo.
Tornando indietro di qualche mese non si sarebbe mai aspettata di essere la fidanzata del suo stesso carnefice. Chiuse gli occhi, ricordando il momento esatto in cui Xanver, quello cattivo, quello che all’inizio l’aveva spaventata a morte, aveva staccato la testa alla propria madre. Mentre sua sorella piangeva disperata.
Poi il ricordo del biondo che la tirava di peso e la scrutava. ‘’Questa potrebbe andare’’.
 Non riusciva a dimenticare la cattiveria degli occhi cristallini ,che accompagnati da un sorriso soddisfatto, la tormentassero.
Sentiva il peso di quei giorni in cui si cibava di pane secco, con il freddo pungente e le catene troppo strette ai polsi. Se faceva mente locale sentiva ancora il dolore delle ferite bruciare ardente, il bisogno di acqua che non veniva soddisfatto. Eppure non riusciva ad odiarlo. Non era sollevata per la sua morte, non aveva nemmeno considerato la possibilità di aver avuto una vendetta. Perché, per quando dolore avesse inflitto non era diverso da Joseph. E per questo non avrebbe mai potuto odiarlo.
Sentì i passi felpati del purosangue mentre si avvicinava a lei ed entrava nel campo visivo dello specchio.
Indossava una camicia bianca con abbinato un completo nero. Non accennava un sorriso, seppur gli occhi erano puntati sulla figura di Priscilla in modo alquando possessivo. Dalla morte di Xanver, quasi due settimane prima, evitava di lasciarla da sola e ogni volta che erano insieme in modo quasi meccanico gli occhi scuri del re finivano sulla sua figura. Il suo intento erano sicuramente proteggerla, sapeva che non avrebbe resistito a un’altra perdita. Ma Priscilla ogni volta che incontrava quello sguardo si sentiva come colpevole di non aver obbedito a un suo ordine. Aveva scelto per conto suo e aveva sbagliato. E questo la tormentava le notti e anche i giorni.
-Andiamo?- mormorò Joseph, accarezzandole la schiena con un tocco lieve e leggero. Lei annuì, sapendo che non sarebbe riuscita a parlare. Il groppo che aveva un gola avrebbe smorzato le parole portando a un pianto incontenibile.
Joseph però non le permise di superarlo evitando, ancora una volta l’incrociarsi degli occhi. La catturò tra le proprie braccia, in una abbraccio molto approssimativo. Non si era ancora abituato ad aprirsi in quel modo, ma sapeva che serviva molto da supporto alla ragazza. Inspirò l’odore dei suoi capelli come se fossero le uniche particelle di aria in quella stanza.
-Non  allontanarti da me proprio ora. Lui non avrebbe voluto.- sentì lei stringerlo con forza.
 
 
 
-Siamo qui, noi tutti, per ricordare un valoroso guerriero, un buon amico, un affettuoso fidanzato..- era parso strano a tutti che fosse proprio Jake a parlare di Xanver.
Seppur avessero svolto diverse spedizioni in passato, seppur fossero stati in disaccordo spesso poiché Jake aveva sempre difeso i mezzosangue, lui parlava, con viso serio e voce prorompente.
Luna lo guardava, mentre teneva le mani sulla pancia piatta, incrociate.
Jake guardò la bionda, mentre lei gli annuiva piano. Lui deglutì e continuò.
Era rimasto basito quando lei era entrata nei dormitori dell’esercito e si era fermata sul suo letto. Jake ci mise un poco prima di collegare chi fosse. Quando lei gli aveva chiesto con un sorriso se potesse fare il discorso al funerale di Xanver non era riuscito a dir di no. Forse perché gli occhi azzurri l’avevano spinto ad accettare subito dopo la richiesta ‘’mi faresti un favore?’’.
Provava un dolcezza e tenerezza infinita per quella ormai donna, cresciuta troppo velocemente.
Priscilla mentre Jake parlava, rimaneva attaccata al braccio di Joseph, come per darsi conforto. Faceva fatica a rimanere deliziosamente in piedi come Katerina, mentre con eleganza naturale osservava con gli occhi vitrei la tomba di un insolito colore bianco.
Luna aveva fatto la scelta che riteneva più opportuna e nessuno aveva cercato di fermarla. Lei, in prima fila, non versava una lacrima. Pareva che fosse la più forte, che fosse lei a sostenere tutti quanti.
Giusy le era accanto, mentre le accarezzava il braccio cercando di confortarla. Se Luna aveva perso la persona che amava, lei aveva perso un caro amico.
Jake terminò il discorso con un semplice, quanto saggio, ‘’riposa in pace’’.
La prima a muoversi nel silenzio tombale fu proprio la mezzosangue bionda, che brandì il coltello che era posato a fianco alle bare.
Sia Priscilla che Luna avevano voluto un funerale in ricordo sia di Xanver, sia di Blue, sia di Ilenia.
Questi ultimi erano stati preziosi amici durante le varie vicissitudini che avevano caratterizzato le prime settimane di agonia. Erano stati gli sconosciuti che le avevano accolte da buoni amici, aiutandole attraverso consigli e piccole complicità.
Luna sorrise alle bare di una tonalità di azzurro pastello.
 ‘’Grazie’’.
Si diresse poi verso quella color della purezza : bianco.
A tutti i presenti, militari e conoscenti, era parso alquanto bizzarro e di cattivo gusto far trovare un’arma da taglio a fianco alla bara di una persona trafitta con una spada.
Luna inspirò profondamente e guardando sorridendo la cassa chiusa, incise il palmo della mano, facendo scendere alcune gocce di sangue sulla bara.
Joseph sussultò, notando il sangue colorare il legno. Priscilla si staccò da Joseph, che non oppose resistenza e si avvicinò all’amica. Si fermò accanto a lei, notando il colore vermiglio rimanere impresso.
-Così lui saprà che ci saremo sempre per lui.- Priscilla boccheggiò un secondo, ma richiuse la bocca. Non era né il momento, né la cosa giusta da fare commentare le stranezze di Luna. Si fece porgere la lama e a sua volta il suo sangue raggiunse la superficie già impregnata.
Molti dei purosangue sussultarono. Quello era cibo, per loro.
Priscilla guardò l’amica, aveva voglia di abbracciarla, ma non riusciva a non sentirsi responsabile dell’accaduto.
-Sono incinta- le sussurrò  continuando a fissare la bara, con occhi che brillavano. Il giorno più triste per lei, Luna sfoggiava un sorriso puro, sincero. Priscilla era consapevole che fosse la persona che avesse sofferto di più la perdita di Xanver, insieme a Joseph, eppure lei riusciva a superarlo.
-Se sarà maschio lo chiamerò come il padre – arricciò il nasino, sorridendo semplice. Priscilla annuì, aggrottando la fronte. Gli occhi si abbassarono immediatamente verso il terreno , non riuscendo a restare serena verso la strana ragazza che aveva sempre evitato prima di trovarsi in quella situazione, schiava del principe. Non era mai stata la brava ragazza che tutti credevano. Probabilmente se nulla di ciò fosse accaduto avrebbe continuato ad ignorare la bionda, considerandola la tipa insolita da evitare.
-Sono felice di averti amica, se sarà femmina vorrei chiamarla come tua sorella..- Priscilla la guardò, sentendo le labbra tremare, gli occhi bruciarle, il cuore duolerle.
Katerina sbuffò, tutti cercavano di capire il dialogo tra le due mezzosangue.
-Sai come si chiama mia sorella?- la voce rotta.
-No.. – alzò le spalle dando alla cosa poca importanza –come si chiamava?- Una folata di vento fece muovere i capelli delle ragazze, quelli di Luna erano cresciuti con l’andare del tempo. Non smetteva di sorridere, e l’albero vicino alle fosse, sembrava tendersi verso di lei.
-Elizabeth-
-Mi piace- mormorò, mentre le guance le si porporavano di un leggero rosa scuro.
Priscilla scosse la testa, lei non sarebbe mai stata così magnanima. Se per colpa di Luna, Joseph fosse morto.. non glielo avrebbe mai perdonato. Inoltre lei portava in grembo un bambino, che sarebbe nato senza padre. Probabilmente se fosse stata in lei, in un raptus di ira, l’avrebbe uccisa. E non se ne sarebbe di sicuro pentita.
-Come puoi perdonarmi ciò che ho fatto?- ormai le lacrime solcarono le guance pallide di Priscilla.
-Tu eri preoccupata per Joseph, non hai colpa.- la castana annuì, sapeva che non avrebbe vinto la naturalezza particolare di Luna. –Le cose dovevano andare in questo modo.- alzò le spalle.
-Mi dispiace- Luna le accarezzò le guance umide. Si voltò con il coltello in mano e lo porse a Joseph.
 
 
 
 
-Sei stato molto… ‘’carino’’ a parlare al funerale di Xanver- Giusy si era recata ai dormitori dell’esercito. L’aria era salata, nessun segno di donna era presente. Questo destabilizzava il carattere femminile e armonico della rossa. Jake si bloccò sulle braccia.
-So di essere carino.- commentò, per poi continuare a far flessioni. La purosangue si guardò intorno, a disagio. Ragazzi a torso nudo la fissavano ammiccando, altri commentavano il fatto che le era stato concesso una visita fuori orario. Doveva avere le conoscenze giuste.
-Era tuo amico?- Giusy evitò di dar peso alle occhiate.
-Sì.- incrociò le braccia al petto. –Il migliore che avessi mai avuto- sembrava parlare più a se stessa.
-Qualcosa però mi fa pensare che non sei venuta qui per parlarmi di Xanver- lei lo fissò, leggermente indispettita di essersi sentita con le spalle al muro. Nessun uomo, con tanta sfrontatezza della propria semplicità, era riuscita a disarmarla. Non era il tipo da lasciarsi scalfire.
-No infatti- mormorò lei, mentre sentiva un commento piuttosto volgare sul proprio fondoschiena. Si coprì istintivamente con le mani.
-Prego allora, illuminami.- Giusy lanciò un’occhiataccia fugace verso i diciasettenni che avvamparono. Sicuramente non si aspettavano di esser sentiti. Con occhi bassi lasciarono il dormitorio.
-Fa niente- la rossa si girò, intenta a fuggire da quella situazione imbarazzante. Probabilmente si era sbagliata. Jake le si parò davanti, non permettendole di scappare.
-Ok, se non ha null’altro da dire.. che ne diresti di uscire a cena con me ?- Giusy guardò le sue iride di un intenso color scuro. Così diverso da Xanver. Non le aveva nemmeno fatto pesare il fatto che non fosse riuscita a raccogliere il coraggio di invitarlo a uscire. Sorrise impercettibilmente.
-Non mi fare aspettare – Giusy gli passò accanto, battendogli sulla spalla qualche pacca. Sorrise finalmente dopo tanto tempo.
 
 
 
 
 
Katerina entrò nella propria stanza, mentre Steven posava il giubbotto di lei sul letto. La guardava mentre indaffarata si levava la bigiotteria. I capelli neri le cadevano con boccoli perfetti sulla schiena.
-Toccante il funerale..- esclamò lei, digrignando i denti. Si girò verso il mezzosangue che la guardava con una smorfia.
-Sei una insensibile e superficiale ragazzina- Katerina sbatté gli occhi verdi indifferente.
-Che tu segui come un cane- Katerina sorrise indispettita. Non le piaceva il modo in cui la criticava. Cercava di non dar peso alle ingiurie che gli altri le sputavano con acidità addosso, ma sentiva un fastidio grattarle il cuore ogni volta che Steven la offendeva.
-Almeno non sono glaciale, tanto da rimanere impassibile di fronte alla morte di amici.- Steven aveva la mascella rigida, sembrava rabbioso, seppur nemmeno lui sapesse il motivo di tanto ardore. Se in precedenza aveva cercato di graffiare il muro che lei gli poneva di fronte, ora con tutte le sue forze cercava di abbatterlo.
-Non erano miei amici- i capelli di Katerina ondeggiarono. Lo indicò con l’indice, prima che potesse controbattere –e non dirlo. – lo ammonì.- Nessuno, qui, mi ha mai considerato loro amica.- la voce era diventata estremamente alta e acuta, la rabbia si era impossessata di lei. Per la prima volta Steven notò che stava perdendo il controllo, si stava mostrando a lui.
-Lo pensi sul serio?- allargò le braccia, mostrando i possenti muscoli. Le incrociò subito dopo.
-Sì.- il monosillabò uscì con voce strozzata. Katerina attorcigliò l’indice in un boccolo e con sguardo serio fissò la figura di Steven. Sentì la bocca improvvisamente secca, il cuore perdere un battito.
Non capiva perché si sentisse in colpa, come se il mondo le fosse crollato addosso. Lo sguardo deluso di Steven continuava a scrutarla, mentre lei avrebbe voluto urlargli di smetterla. A lei non era mai importato del giudizio altrui.
Scosse la testa, pronta ad uscire dalla propria camera, conscia di non riuscire a respingerlo.
Ma lui era un mezzosangue, più veloce e scaltro di lei, semplice umana.
Non le permise un solo passo.
-Quindi scappi?-
-Non è affar tuo.- Katerina ringhiò, non riusciva ad ritenere importante sfoggiare il sorriso malefico che solitamente le caratterizzava il volto. Una vena le pulsava furiosa sulla tempia. Le mani erano solleticate da un torpore.
-Ritieni sia giusto chiuderti in un guscio solo perché pensi di essere l’unica ad aver sofferto troppo?- Katerina evitò lo sguardo malinconico di Steven.
-Pensi che io, o Priscilla, o Luna, non avessimo una famiglia?-
-Io non centravo nulla con i mezzosangue- Katerina rispose acida, con tutta la rabbia che aveva in corpo.
Si pentì di averlo fatto il secondo dopo.
Steven si allontanò immediatamente dalla sua figura, disgustato.
-Ci ritieni inferiori..- Katerina scosse la testa, guardandosi attorno stranita – non sei diversa dagli assassini di Xanver- Steven fece passare la mano sui capelli.
Katerina rimase in silenzio, accusando il colpo.
-Perché?- mormorò- Perché li hai difesi allora?-
Katerina sbatté le palpebre. Una lacrime scese silenziosa sulla guancia rosea. Steven sentì il cuore strigersi, ma il viso impassibile non mutò.
-Luna mi aveva fatto sentire speciale. Nessuno aveva mai creduto in me.- le labbra rosse si muovevano lente, come se parlare fosse divenuto improvvisamente stancante. –E non è vero che ritengo inferiori i mezzosangue. – Katerina si strinse nelle spalle. Aveva freddo. Ora che non sentiva il fiato, seppur rabbioso, di Steven sulla pelle, avvertiva la pelle d’oca renderla ancora più nervosa.
Trovò comunque il coraggio di guardarlo negli occhi.
-Per quanto mi secchi ammetterlo, tu sei la persona più intelligente che io conosca.- Katerina lo fissò per qualche istante. Poi sentì la sua voce pronunciare parole amare : - e uno come te, non starebbe mai al fianco di una insensibile e superficiale ragazzina.- Katerina sentì la testa vorticarle in modo pressante. Evitò il suo sguardo, dirigendosi verso la porta.
Venne bloccata di nuovo.
Lui la guardò, mentre con le dita le sollevava a forza il viso improvvisamente espressivo. Steven sentì un mantello di tenerezza avvolgerlo.
-Sono anche molto stupido.- mormorò alzando le spalle. Katerina tornò a fissarlo, mentre per una volta non discostava le mani che la toccavano. –Quindi resterò a fianco a codesta stupida ragazza.-
Katerina accennò un sorriso, mentre gli occhi verdi riprendevano lucentezza.
-Stai scodinzolando- mormorò, riferendosi alla battuta precedente riguardante gli esseri canini. Steven scrollò le spalle e avvicinò la mora a lui,spingendola per farla aderire al suo corpo.
La baciò, piano, lentamente. Per assaporare quel sapore amaro che le era rimasto in bocca, il sapore salato della lacrima che le era sfuggita.
Katerina sentiva nettamente l’incastrarsi dei propri arti, l’amalgamarsi delle proprie lingue, in una calma assordante.
Katerina pensò che qualcuno era riuscito a far cadere un mattone ed era riuscito a guardarle i suoi veri occhi.
 
 
 
 
 
 
-Incinta?- mormorò Joseph, sorpreso.
Priscilla annuì, calmando il respiro. Dopo le parole che Luna aveva utilizzato, si era sentita improvvisamente liberata da un peso. Non che avesse dimenticato, mai l’avrebbe fatto. Lei era lì grazie a Xanver.
-Wow..- Joseph si sedette sul letto, il viso stupito. Seppur fosse sorpreso dalla notizia, non poteva nascondere all’amata un sorriso vittorioso. Se ne sarebbe sicuramente occupato, non avrebbe lasciato il figlio del suo migliore amico senza padre. Ne avrebbe avuti tanti.
Lui, Steven, Jake. Era sicuro, non si sarebbero tirati indietro.  Capiva anche perfettamente il perché. Oltre al gesto eroico che aveva compiuto alla fine, lui aveva dato origine alla ribellione dei mezzosangue. Non l’aveva mai ringraziato abbastanza per ciò che aveva fatto, e un poco se ne pentì.
Priscilla gli si sedette al fianco, guardandolo comprensiva. Poteva immaginare la sua testa essere turbata dai più inusuali pensieri. Notò solo improvvisamente un pensiero riflettersi nelle sue iride scure, tanto da far allarmare Priscilla. Il cuore batteva, ma non era preoccupata. O lo era?
Sicuramente il suo silenzio non le avrebbe fatto scoprire cosa passasse per la mente al re.
-Che hai in mente?- chiese a bruciapelo, incrociando finalmente i propri occhi con quelli del purosangue.
-E’ un’idea stramba.- Priscilla inarcò un sopracciglio –e ho paura a dirtela.-
Ora lo era. La preoccupazione aveva fatto aumentare le palpitazioni e aveva fatto sudare le mani della ragazza.
-Bhe non importa, dimmi.- aveva la voce molto bassa, un velo di curiosità nascondeva all’interlocutore l’ansia che lei stessa stava provando.
-Promettimi però che se non ti piacerà, mi schiaffeggerai e tornerà tutto come prima.- Joseph si alzò in piedi, muovendosi nervoso. Improvvisamente si era fermato e le aveva rivolto queste parole.
Priscilla era vittima di una confusione tale da non riuscire nemmeno a immaginare le opzioni. Annuì, osservandolo mentre con lentezza si metteva in ginocchio davanti a lei.
Posò le possenti mani sulle cosce di Priscilla, stringendo forse più del necessario. Ma la ragazza non si oppose, lo avvicinava a lei quel gesto.
-Ci avevo scherzato, con Xanver.- mormorò, mentre massaggiava con i pollici la pelle pallida della mezzosangue – In un modo o nell’altro glielo avevo silenziosamente promesso.- Finalmente agganciò i propri occhi scuri a quelli blu cielo di Priscilla. Lei con una mossa del capo lo invitò a continuare.
-Vorresti vivere sempre qui a palazzo, diventare regina, e soprattutto sposarmi?- Priscilla aprì la bocca, portando le proprie mani su quelle di Joseph. Una scossa la attraverso.
-Perché dovrei schiaffeggiarti?- chiese, improvvisamente, rompendo il silenzio che aveva fatto scendere una goccia di sudore sul viso di Joseph. Lui aggrottò la fronte.
-Magari non vuoi!- lui scosse le spalle, con naturalezza.
-Lo voglio, sì che lo voglio. Imbecille!- gli diede una botta sul petto che fece indispettire Joseph. Notò il viso contrarsi improvvisamente, diventare indifferente. Guardava in modo attento il punto colpito. Poi alzò il viso.
La mascella contratta, gli occhi arrossati, il ringhio uscirgli dalle labbra. Per la prima volta dopo tanto tempo Priscilla vedeva nuovamente il viso del suo torturatore. Sentì una fitta alla bocca dello stomaco.
Con facilità la fece stendere sul letto, con aggressività anche. Premeva il proprio corpo su quello rigido di Priscilla, che lo fissava seria. L’atmosfera si era fatta improvvisamente pesante, il silenzio perforava le orecchie.
Joseph avvicinò il viso a quello di Priscilla, mentre lei in automatico serrava gli occhi. Nascose un tremore ad egli.
Lui osservò la figura che tempo addietro gli aveva pregato di non ucciderla.
-Non sono un imbecille- le sussurrò con voce atona, profonda. –Ma se accetti di diventare mia moglie solo perché vorresti che lo fossi.. potrei diventarlo!- la voce era diventata improvvisamente raggiante, l’aria cupa si era dissolta in pochi millesimi di secondi. Priscilla aprì gli occhi osservando il sorriso sornione che gli avrebbe sempre caratterizzato il volto.
-Mollami, brutto deficiente!- gli urlò senza nascondere un sorriso di sollievo. Lui la trattenne sul materasso ridendole sulla spalla, inebriandosi del profumo.
-Quindi accetti?- esclamò tra le risa.
Priscilla fece una smorfia arrendevole. Smise di lottare.
-Solo se mi dai un bacio- Joseph vide la giocosità comparire nelle iridi della ragazza, simili a quando giocava con Scotch. Il re non se lo fece ripetere una seconda volta.
Senza socchiudere gli occhi baciò impetuoso le labbra di Priscilla, come se lei lo potesse sentire solo se ci avesse messo tanta energia. Lei si assaporava il momento, mentre il suo corpo si scaldava a contatto del prossimo suo marito.
Mentre i baci proseguivano, durante i movimenti impercettibili in cui entrambi si erano disfati degli indumenti che non gli avevano permesso di far aderire i propri bacini, si sentì un surrurrò. All’unisono, che entrambi riuscirono a cogliere, mentre respiravano l’aria post-coito.
‘’Ti amo.’’
 
 
 
 
 
 
-Xanver scegli una ragazza per te, te la meriti.- Joseph parlò, guardando il corpo della propria nuova schiava allontanarsi. Si sarebbe divertiti, lo sapeva.
Il biondo aveva annuitò con un sorriso sadico, dettato dalla complicità tra amici. Guardò la fila di ragazze, che lui stesso aveva scelto da portare. Il suo sguardo cadde su una biondina, che aveva strappato da una casa in cima a una collina. Viveva con la nonna, e dopo le prime lacrime versate per la tutrice non aveva proferito nessuna parola. Se le altre cercavano di darsi conforto a vicenda, se la scelta del principe aveva osato fin troppo portando a conseguenze come assenza di cibo e acqua, lei obbediva remissiva senza che ciò le pesasse.
Era scialba, sicuramente il divertimento con lei non ci sarebbe stato. Ma non era ciò che lui cercava. Lui aveva Giusy, un angelo rosso dalle forme sinuose.
Cercava una semplice schiava, che da bravo burattino, gli avrebbe evitato attività inutili.
Seguì ciò che aveva fatto il moicano, aveva notato il senso di potere che Joseph aveva ricevuto facendole scegliere se diventare la sua schiava o morire. Voleva darle la stessa opportunità.
Le si avvicinò e notò improvvisamente il tremore impossessarsi di lei.
Una scintilla le comparve in volto, le labbra tremarono e la voce di Xanver le morì in gola. Notò il viso di Luna rilassarsi, guardarlo negli occhi assaporando il momento.
Xanver decise che non le avrebbe dato il potere decisionale.
Con poca grazia spezzò le catene che le stringevano i polsi.
Notava la tranquillata con cui lei lo osservava. Improvvisamete scostò lo sguardo, per poter incrociare gli occhi di Priscilla. Ora che sapeva, un senso di simpatia verso la ragazza l’aveva accolta.
-Non hai paura..- constatò Xanver, il viso di Luna si rivolse nuovamente il ragazzo.
-Un po’ sì. – esclamò, mentre un sottile sorriso le compariva in volto. Ciò stonava con la ferita aperta sull’anca. –Ma ora so.-
Xanver aggrottò la fronte, quella ragazza era più strana di quel che credesse.
-Cosa sai?- si sentì leggermente pazzo.
-Tutto ciò che accadrà.- Joseph non capì le parole che i due si erano scambiati, ma poco gli importava a dir la verità. Non esisteva nel suo animo la compassione, o anche solo la pazienza. Inoltre aveva fame, abbastanza da voler sentire le urla strazianti delle restanti giovani.
-Potete divorare le altre.- ordinò, mentre a caso attirava una ragazza a sé, assaporando il sapore. La maggior parte dei guerrieri fecero scorrere il sangue nella propria gola.
Solo una modesto gruppetto era rimasto indisparte. In prima fila un ragazzo li osservava disguastati, con le braccia conserte. Il suo nome era Jake.
Xanver si allontanò dalla propria schiava, assaporando il sapore di un’altra ragazza, mentre Luna rimaneva immobile a fissarlo.
Si era ripromessa che lo avrebbe rimirato ogni secondo che avessero passato insieme, il tempo era poco. O almeno era quello sapeva.
Perché lei sapeva l’intera storia.
Le cose dovevano andare in questo modo.






Eccomi qui con l'ultimo capitolo di questa storia :c
Sono molto rattristata, questo significa che non potrò più scrivere delle lore avventure. Ma sono anche molto felice, perché è la prima vera storia che mi ha portato MOLTE soddisfazioni. 
Voglio ringraziare TUTTI. 
Quelli che hanno recensito, sul serio senza il vostro supporto non so come avrei fatto.
Quelli che mi hanno aggiunto negli autori preferiti.
Quelli che hanno aggiunto la storia nelle seguite (
293), preferite (135), ricordate (28).
Quei lettori silenziosi che hanno letto la storia.
Quelli che hanno messo tra le storie 'scelte' Half-blood.
Persino quelli che mi hanno detto che non gli interessava la mia storia, e hanno chiuso la pagina.
GRAZIE A TUTTI, DAVVERO.
Voglio ricordarvi anche la mia pagina facebook, in cui troverete tutti i miei aggiornamenti : 
http://www.facebook.com/pages/Pipia-EFP/419945684752341?ref=hl
il mio profilo facebook personale: http://www.facebook.com/sofia.p.panza
E l'altra storia che ho in corso, di cui mi farebbe un IMMENSO piacere voi ci guardaste : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1513686&i=1

Spero di non avervi deluso, spero che questa storia vi abbia divertito ed emozionato quanto me. 
Volevo in questo capitolo trasmettermi una parte di me, ma siccome l'ho finito di scrivere con la febbre (che tutt'ora ho) non so se ci sono riuscita :c Lo spero solo.
Un abbraccio a tutti, spero di rivedervi nelle altre mie prossime storie
un bacione grande
vostra Sofii
<3



p.s. tra qualche tempo pubblicherò una Klaroline, spero che qualcuno di interessato tra di voi ci sia :3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1164327