I got my eye on you. Whatcha gonna do?

di imperfectjosie
(/viewuser.php?uid=16987)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il concerto. ***
Capitolo 2: *** Ricordi dolorosi. ***
Capitolo 3: *** Jack. ***
Capitolo 4: *** Ciao, Mark. ***
Capitolo 5: *** E' una questione di DNA! ***
Capitolo 6: *** Mamma, perchè papà ride? ***
Capitolo 7: *** Non voglio perdermi niente. ***
Capitolo 8: *** Riconquistare chi? ***
Capitolo 9: *** Il mostro trasparente. ***
Capitolo 10: *** Lacrime. ***
Capitolo 11: *** Famiglia. ***



Capitolo 1
*** Il concerto. ***


Fandom: blink-182
Rating: Arancione
Pairing: Tom/Jen - Mark/Skye
Note: Jennifer e Skye sono solo due amiche, appassionate di musica. Ma il destino può essere il tuo complice migliore.


 
I got my eye on you. Whatcha gonna do?





Abbracciai forte la mia amica, esultando.
<< Non ci credo Jen! Ma come diavolo hai fatto a trovare i biglietti? Era tutto esaurito! >>
Lei mi guardava compiaciuta.
<< Non è stato facile, ma alla fine con qualche "aggancio" sono riuscita ad averne almeno due. Allora, ti è piaciuta la sorpresa? >>
Io sprizzavo gioia da tutti i pori e non riuscivo proprio a calmarmi. Se mi era piaciuta la sopresa? E me lo chiedeva ancora?
<< Certo che sì! Scherzi? Andremo al concerto dei blink-182! Ti bacerei! >>
Feci una smorfia disgustata.
<< Va bene, ora mi stai spaventando, sai le mie preferenze sono rivolte ancora all'universo maschile! >> Il mio sguardo divenne allusivo.
<< Sì... ad un universo maschile che corrisponde al nome di Tom DeLonge! >>
Jen divenne di un rosso fuoco accesso e io non potei trattenermi dallo scoppiare a ridere, guadagnandomi un sonoro cazzotto sulla testa.
<< Finiscila una buona volta con questa storia! A me non piace Tom! >>
Continuai a guardarla divertita.
<< Sì certo come no! Nemmeno a me piace Mark. >> sentenziai ironica. Per tutta risposta levò gli occhi al cielo, soffocando un'imprecazione.
<< Non ti sopporto più! Forza è meglio tornare a casa, domani ci aspetta un viaggio alquanto stressante. >> Annuii e dopo averla salutata mi diressi verso il mio appartamento. Eh sì, una volta trovato lavoro mi decisi ad andare finalmente a vivere da sola, nonostante avessi appena vent'anni.
Il giorno dopo ci trovammo in stazione con uno zaino a testa, pronte per l'avventura che ci aspettava
<< Ma cosa ti sei portata dietro? Pesa un quintale questa tracolla! >>
<< Davvero molto spiritosa... piuttosto, aiutami a sollevarla! >> 
Posate le borse sul ripiano sopra di noi, ci sedemmo e con il nostro fedele mp3 attaccato alle orecchie attendemmo l'arrivo.
Non sapevo bene quanto ci mise il treno ad arrivare, ma a me parve un'eternità! Ero talmente eccitata che non riuscivo a stare ferma un secondo e la mia amica si stava esasperando
<< Per l'amor del cielo Skye, la vuoi finire? Mi stai facendo venire il mal di mare. >>
<< Scusa Jen, ma non ci riesco! Sono mesi che aspetto questo momento. >>
Sbuffò esasperata e prendendomi per il braccio ci dirigemmo all'entrata dell'Arena dove si sarebbe svolto lo spettacolo. Riuscimmo a guadagnarci un posto in prima fila anche se mancava un'ora all'inizio, io ero praticamente schiacciata contro la transenna e il ragazzo che mi stava dietro continuava a spingere, come se niente fosse. Ma a me non importava! Fra un'ora avrei visto i miei idoli, ed ero persino in prima fila! Nulla quel giorno avrebbe potuto smontare la mia eccitazione.
Dopo una lunga e snervante attesa finalmente Mark e Tom, seguiti da Travis, salirono sul palco e a me sembrò che il tempo si fermasse. Continuavo a fissare Mark, mentre la mia amica aveva lo sguardo perso nel vuoto, nella direzione del DeLonge.
Sbuffai divertita. - Ma guardala! E poi non le piace... la prenderei a pugni! - Le diedi una gomitata per riportarla alla realtà.
<< Guarda che così lo consumi. >> Il suo volto si accese come un semaforo, mi diede un altro dei suoi cazzotti, mentre io non riuscivo a smettere di ridere, in quel momento vidi Mark spostare il suo sguardo su di me.
- Evidentemente ha sentito la mia risata, forse pensa che lo prendo in giro... -
Ma quando le sue labbra si aprirono in un sorriso divertito, io sollevai un sopracciglio.
<< Non può aver capito quello che ho detto con tutto questo casino, è impossibile! >>
Con questi pensieri non mi accorsi che lo show era iniziato.
Le note di "All the small things" riempirono l'arena, la mia amica era già a saltare cantando a squarciagola, la guardai per un'attimo divertita, era davvero un avvenimento vederla in quello stato! Non era mai stata una ragazza che si lasciava andare, mi fece un sorriso di incoraggiamento e la seguii nel suo delirio!
Il concerto fu un vero spasso, durò all'incirca 2 ore!
Io e Jen eravamo davvero a pezzi e aspettavamo che l'Arena si svuotasse almeno un pò, prima di incamminarci verso l'uscita, nel frattempo stavamo già battibeccando sulla questione "Tom DeLonge". Non riuscivo ad afferrarne il motivo, ma per lei quell'argomento era tabù, negava costantemente di avere un debole per il chitarrista e io non capivo, non avevo mai avuto problemi ad ammettere che Mark fosse un bel ragazzo. Decisi di prendere in mano la situazione e senza accorgermi delle due figure che ci stavano osservando dietro al tendone, iniziai a parlare.
<< Allora? >>
Mi guardò confusa.
<< Allora cosa? >>
Feci uno dei miei sorrisetti furbi, di quelli che la sapevano lunga, lei alzò un sopracciglio.
<< Ah ah! Non mi piace quell'espressione, so già dove vuoi andare a parare e la risposta è NO! >>
Alzai le braccia al cielo esasperata.
<< Che palle! Possibile che tutti debbano pensare male di me? >>
Sorrise divertita.
<< Skye, ti conosco da 5 anni, so bene quello che stai pensando e ti ripeto che la risposta è NO. Senza contare che tutti pensano male di te per ovvi motivi e fanno benissimo! Sei l'incarnazione della malizia! >>
Cacciai il labbro in fuori fingendomi offesa.
<< Come fai a dirmi certe cose? Non ti faccio un pò pena? >>
Mi guardò scettica.
<< No! Assolutamente NO! >>
Sbuffai sonoramente.
<< Lo sai che sei incredibile? Non riesci nemmeno ad ammettere che Tom DeLonge ti piace! Cosa vuoi che ci sia di male? E' un cantante, è normale che piaccia... senza contare che ha un gran bel cu- >>
<< SKYE! >>
Era rossa come un pomodoro, con una vena sulla tempia che pulsava. Non riuscivo a capire se fosse imbarazzata, o arrabbiata per i miei apprezzamenti verso il fondoschiena del DeLonge. Ma io mi stavo divertendo e per chi mi conosceva sapeva bene che per me era solo l'inizio! Assunsi un'aria innocente.
<< Che c'è? Cosa ho detto di male? >>
Era ancora imbarazzata, lo si capiva dal leggero rossore sulle guance.
<< Sei incredibile! Come diavolo fai a parlare in quel modo? >>
<< Giuro che la smetto! A patto che tu ammetta che ti piace DeLonge. >> annuii convinta. Il rossore si fece più vivido. 
<< Assolutamente no! Non è per niente vero, pertanto non ho nulla da ammettere! >>
Cominciavo a stufarmi. Era più cocciuta di un mulo, decisi di portarla all'esasperazione, in fondo era una di quelle cose che mi riuscivano benissimo, quindi incrociai le braccia al petto e con un sorrisetto malizioso misi in atto il mio "piano".
<< Ti piace Tom DeLonge >>
<< NO! >>
<< Ti piace Tom DeLonge >>
<< Ho detto no! >>
<< Oh sì che ti piace. Ti piace Tom DeLonge! >>
<< Finiscila una buona volta, la risposta è NO! >>
Le mie labbra si aprirono in un sorriso divertito.
<< Hai ragione. >>
Alzò gli occhi al cielo.
<< Dio ti ringrazio. >>
<< Non ti piace Tom DeLonge. >>
Mi sorrise riconoscente.
<< Finalmente l'hai capita! >>
Il mio sorriso si allargò.
<< Ti piace Thomas Matthew DeLonge! >>
<< Sì! >>
Alzai un sopracciglio divertita.
<< Cioè NO! Ahhh, accidenti a te! >>
Soffocai una risata mentre mi guardava con aria omicida.
<< L'hai fatto a posta! Te lo giuro, prima io poi ti strozzo. E non c'è un cazzo da ridere! >>
Non mi tratteni e scoppiai a ridere di gusto, sembrava incazzata nera.
<< Finiscila di prendermi per il culo! Pensa per te. Ti piace Mark Hoppus! >>
Smisi di ridere, ma le mie labbra rimasero aperte in un sorriso a 32 denti.
<< Oh... sì! >>
Si schiaffò una mano sulla fronte in segno di resa.
<< E' pazzesco, non cambierai mai! >>
Ci guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere. Seguite a ruota da altre due voci. Ci voltammo e per poco non ci prese un infarto: Tom e Mark se ne stavano appoggiati al tendone enorme che avevano usato per il concerto con il logo dei Blink e ci guardavano divertiti. Io e la mia amica ci scambiammo un'occhiata, poi la domanda mi venne spontanea.
<< E-e voi che ci fate qui? >>
Mark prese la parola.
<< Beh fino a prova contraria abbiamo appena smesso di suonarci. >>
Alzai un sopracciglio.
<< Beh sì. Ma lo show è finito da un pezzo ormai, pensavamo vi foste già ritirati nei camerini. >>
Questa volta fu Tom a rispondere, mi voltai e vidi la mia amica cambiare tonalità di colore. Da rosa a rosso fuoco! Mi venne da ridere.
<< Infatti stavamo andando lì, ma poi ci siamo fermati un po' a chiaccherare dietro le quinte con l'organizzatore del concerto! >>
All'improvviso mi venne un terribile dubbio, spalancai gli occhi.
<< N-non avrete ascoltato la nostra conversazione, vero? >>
Fu il turno di Mark, che sorrise divertito.
<< Oh sì che l'abbiamo ascoltata! Davvero molto interessante. >>
Per la prima volta in tutta la mia vita le mie orecchie presero fuoco, mi voltai per incrociare lo sguardo di Jen e per poco non mi aggiunsi alla risata di Mark, era viola e continuava a balbettare frasi senza senso. Tom la indicò con un dito.
<< Ma la tua amica si sente bene? >>
Questa volta eslposi. Non riuscivo a fermarmi, Jen mi guardava furibonda, alla fine riuscii a calmarmi e asciugandomi le lacrime risposi.
<< Oh Sì. Sta benissimo... >>
Mi guardò piccata.
<< Starei meglio se tu la piantassi di fare l'imbecille! >>
Mi voltai per risponderle. Ero più che cosciente di aver appena dato inizio ad un altro dei nostri battibecchi, sempre ironici ovvio! Rare volte litigavamo sul serio.
<< Senti chi parla! Sei tu il semaforo non io. >>
I sui occhi si chiusero in due fessure.
<< Skye non costringermi ad ucciderti, non posso tornare a casa senza di te! Cosa direi ai tuoi genitori? >>
Mi portai le dita sotto al mento, fingendomi pensierosa.
<< Uhm, non saprei... qualcosa del tipo "Scusatemi, ma sono affetta da DeLongite acuta e in un raptus di follia ho strozzato vostra figlia!" Che dici può andare? >> Feci tre passi indietro. Questa volta era davvero furiosa, si portò le mani davanti al viso con l'intento di stringermele intorno al collo.
<< Oh Oh. >>
Il suo sorriso si fece sadico.
<< Sì. Hai detto bene... OH OH! >>
Girai su i tacchi e iniziai a correre per l'Arena ormai deserta, con la mia amica che mi inseguiva senza abbassare le braccia, forse quella volta avevo esagerato!
<< Torna qui. Dove pensi di andare? Se ti prendo ti strozzo davvero! >>
Continuavo a fare di tutto per non farmi prendere, saltavo dal palco al pavimento, giravo intorno alle transenne, correvo per le scale del pubblico, arrivai persino a girare intorno a Mark e Tom! Speravo che la vicinanza di quest'ultimo servisse a calmarla... ma mi sbagliavo, quindi continuai la mia corsa disperata!
<< Dai Jen tranquillizzati, ti potrebbe venire un embolo! Non sei abituata a certi sforzi. >>
Nonostante la situazione non riuscivo ad essere seria! La mia vena ironica continuava a farsi sentire!
<< Oh non preoccuparti mi tranquillizzerò, non appena ti avrò uccisa! >>
Feci finta di deglutire mentre sentivo chiaramente Mark e Tom ridere di gusto, decisi di continuare la commedia.
<< Avanti Jenny sii seria, La DeLongite si cura, mentre se mi strozzi come farai poi senza la tua dolce amichetta? >>
Il suo ghigno sadico si allargò.
<< Ma anche la solitudine si cura e poi penso proprio di riuscire a cavarmela da sola. >>
Indietreggiai di un passo e mi fiondai dietro a Mark, tutta quella situazione era assurda! Mi stavo nascondendo dietro a Mark Hoppus mentre Tom DeLonge rideva, cercando di non farmi strozzare dalla mia migliore amica! Se l'avessi raccontato in giro mi avrebbero chiusa in manicomio, gettando via la chiave!
<< Dai non fare così, se ne può sempre parlare... >>
<< Mi dispiace ma il tuo sogno proibito non ti salverà questa volta. >>
Mi venne un'idea. Sul mio viso si dipinse un sorriso sornione.
<< Hai ragione. Il mio no... ma forse il tuo sì! >> Mi spostai velocemente dietro a Tom. La mia migliore amica in un gesto di sorpresa inchiodò di fretta, e cadde con il sedere per terra dall'imbarazzo. Tom era a meno di un passo da lei e la guardava a braccia incrociate, con un sorriso. Il volto di Jen sfiorava il bordeaux.
<< Tu... >> 
Dietro la schiena del DeLonge - che ci terrei a precisare, mi copriva completamente - soffocavo le risate. Lui si voltò divertito.
<< Certo che sei sadica... >>
Alzai un sopracciglio. << Preferivi che mi facessi strozzare per caso? >>
Mark prese parola.
<< Assolutamente no. >> 
E io arrossii. Per la seconda volta, quel giorno.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ricordi dolorosi. ***


Dopo quella sera cominciammo a frequentarli e scoprimmo ben presto quanto fossero simpatici e sopratutto "alla mano". Dei ragazzi normali con tanta voglia di divertirsi, come tutte le persone che conoscevamo. E poi ci innamorammo di loro come due ragazzine alle prime armi. Era innegabile che ci piacessero, erano famosi, erano i nostri idoli! Ma solo con il tempo scoprimmo esserci dell'altro, che andava ben oltre la semplice attrazione fisica. Sembrava che loro ricambiassero o almeno ero convinta fosse così. Ero quasi certa che Mark provasse per me qualcosa di più profondo della semplice amicizia e dopo la nostra prima volta cominciai a convicermene, ma mi sbagliavo. L'unico ad essere sinceramente innamorato era Tom, che con la mia migliore amica sembrava facesse sul serio e io ero davvero felice per loro. Per lei era un sogno che si avverava, per me un incubo appena iniziato.
I miei guai iniziarono un pomeriggio di primavera, io e Jen ce ne stavamo sdraiate su due sdraio, nel giardino di casa DeLonge. Tom aveva deciso di vivere con lei, ma con la storia del tour era sempre in giro, questo ovviamente pesava molto alla mia amica e anche se non lo dava a vedere, la conoscevo abbastanza per capirlo. Avrebbe voluto che Tom rimanesse accanto a lei almeno quel tanto che bastasse per cercare di costruirsi una famiglia. Sospirai. Non sentivo Mark da 2 mesi e l'ultima nostra conversazione non fu affatto amichevole.
 
INIZIO FLASHBACK
 
<< Ti rendi conto di quello che mi stai dicendo? >>
Si alzò dal letto e dopo qualche passo mi raggiunse.
<< Sì, me ne rendo conto. E mi dispiace. >>
I miei occhi si fecero lucidi, cercai di ricacciare indietro le lacrime. Non dovevo piangere, non davanti a lui.
<< Sei uno stronzo Hoppus. Non puoi trattarmi così. Ti sei preso tutto. Il mio corpo, la mia anima, il mio cuore, la mia fiducia, il mio orgoglio... e adesso anche la mia dignità! >>
Sul suo volto si fece largo un sorriso triste.
<< Credimi, ferirti era l'ultima cosa che avrei voluto fare, ma è necessario! Questa storia non può andare avanti, io ho una ragazza... da quasi 3 anni. >>
Sollevai la testa. Il mio sguardo era pieno di odio e di disprezzo. Lo odiavo per quello che mi aveva fatto, per avermi fatto credere ad un "noi". E disprezzavo me stessa per averci creduto davvero e per avergli dato tutto quello che possedevo. Mi avvicinai a lui, nonostante mi superasse di almeno una decina di centimetri sostenni il suo sguardo, alzai una mano e lo schiaffeggiai con forza.
<< Mi fai schifo. Lo sai che ti dico? Vattene all'inferno Mark Allan Hoppus. Tu e la tua fidanzata. E RESTACI! >>
Abbassò lo sguardo. Conoscevo Mark, sapevo che quando era cosciente di trovarsi dalla parte del torto non reagiva, qualsiasi cosa facessi rimaneva impassibile abbassando i suoi occhi azzurri verso il pavimento.
<< Te lo ripeto: mi dispiace! Non volevo prenderti in giro. Tu mi piaci veramente, ma non me la sento di abbandonare Allison. >>
Risi. Una risata vuota, spenta, priva di qualsiasi emozione. Poi esplosi.
<< NON ME NE FREGA UN CAZZO DELLA TUA ALLISON. TU TI SEI PRESO LA MIA VERGINITà E TUTTO CIO' CHE QUESTA COMPORTAVA, PER POI SCARICARMI. COS'E', LEI NON TI SODDISFAVA ABBASTANZA PER AVER BISOGNO DI UNA VERGINELLA INGENUA E STUPIDA? >>
Questa volta fu lui ad urlare e io mi spaventai sul serio. Quella voce di solito calda e passionale risultava quasi gutturale, profonda e decisa. Spaventosa.
<< NON TI AZZARDARE A RISPONDERMI CON QUEL TONO. NON MI INTERESSA QUELLO CHE PENSI, MA SAPPI SOLO CHE IO NON TI HO MAI E RIPETO MAI PRESA PER IL CULO, MI PIACEVI SUL SERIO E SE SONO STATO A LETTO CON TE NON E' CERTO PERCHE' AVEVO PROBLEMI DI SESSO CON LEI. SEI SOLO UNA STUPIDA! >>
Ero davvero vicina allo scoppiare a piangere, singhiozzai e lo guardai con odio, dopodichè feci appello alle poche forze che mi rimasero e mi allontanai da lui. Aprii la porta d'ingresso e dopo avergli rivolto un ultimo sguardo uscii da quella casa colma di ricordi e di quello che credevo fosse amore, sbattendola con forza. Una volta tornata nel mio appartamento mi lasciai andare scoppiando in un pianto liberatorio che durò tutta la notte. Il giorno dopo Jennifer venne a trovarmi, con Tom al seguito e dovetti spiegare ad entrambi come stavano le cose. Tom era basito, non riusciva a credere che il suo migliore amico avesse avuto il coraggio di fare una cosa simile e mentre la mia migliore amica mi abbracciava con compassione cercando di consolarmi come meglio poteva, io non riuscivo a smettere di dare sfogo alla mia sofferenza.
 
FINE FLASHBACK
 
Sospirai, quei ricordi facevano più male di un coltello conficcato nel cuore.
<< Stai pensando ancora a lui vero? >>
Mi voltai a guardarla.
<< Di cosa stai parlando? >>
La mia amica scosse la testa rassegnata.
<< Avanti Skye, ti conosco da una vita e non sono stupida. Sei preoccupata e stai soffrendo. >>
Mi voltai dall'altra parte cercando di evitare il suo sguardo indagatore.
<< Non capisco a cosa ti riferisci, è una storia finita, ormai e sono passati 2 mesi. Io sto benissimo. >>
Ma lei non sembrava convinta, tornò alla carica.
<< L'hai fatto il test? >>
Il sangue mi si gelò nelle vene. Il test. Avevo saltato le mestruazioni il mese scorso e non avevo avuto il coraggio di farlo, temendo quella verità che provavo a tutti i costi di ignorare. Scossi la testa lentamente.
<< Accidenti Skye, devi farlo! Se risultasse positivo lui avrebbe il diritto di sapere. >>
A quelle parole saltai come una molla.
<< NO. LUI NON DOVRA' SAPERE NULLA! NON VOGLIO, NON NE HA ALCUN DIRITTO, LO HA PERSO MESI FA. NON ME NE FREGA UN CAZZO ANCHE SE SONO INC- >>
Mi bloccai di colpo. Tom era dietro la mia migliore amica e mi guardava confuso.
<< Scusami Jen, non ce l'ho con te, davvero, ho solo bisogno di riposo. >>
Mi voltai e dopo un cenno di saluto al suo ragazzo mi diressi verso la mia camera.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Jack. ***


Passata una settimana Jennifer mi costrinse a fare quel dannato test, pregai in tutte le lingue, tutti i Santi che fosse negativo, ma la mia preghiera fu ampiamente ignorata.
<< AHHHHHHHHHHH! >>
Non riuscii a reprimere un grido di disperazione. La mia amica era sulla soglia del bagno e mi guardava con occhi lucidi, carichi di tristezza, mentre io, piegata sul lavandino, piangevo disperata con uno stick fra le mani che segnava due lineette, incredibilmente rosa.
 
La mia gravidanza procedeva senza problemi, ero ormai al settimo mese e con il tempo imparai ad accettare la cosa. Non avrei abortito per nulla al mondo, ero convinta di poter dare tanto a quel bambino, nonostante sarebbe poi cresciuto senza un padre, io non lo avrei mai fatto sentire solo. Avevo molti amici intorno a me fra cui i miei genitori, loro non mi avrebbero mai abbandonato. Non lo fecero nemmeno quando gli diedi la notizia, poi avevo Jen e Tom... che ovviamente non sapeva nulla di chi fosse il padre biologico e io pregai la mia amica di non svelargi la verità.
Mi trovavo a cena da Tom e Jen quando successe. Eravamo seduti a tavola e stavamo mangiando, scambiandoci qualche battuta.
<< Sul serio Jen, dovresti cucinare più spesso qualcosa che non sia cancerogena. >>
La mia amica mi guardò furente, mentre Tom soffocò a stento una risata.
<< Ah ah ah! Davvero molto spiritosa Skye. >>
Accennai un sorriso divertito, mi stavo portando il bicchiere alle labbra per bere, quando bloccai il braccio a mezz'aria e rimasi con la bocca aperta. I miei amici mi guardavano accigliati.
<< Skye stai bene? >>
Ero bianca come un cencio e balbettavo.
<< A-acqua... >>
La mia amica levò lo sguardo al cielo spazientita.
<< Avanti quella l'ho comprata, non puoi trovare qualcosa da ridire pure lì >>
Mi voltai a guardarla, con gli occhi sgranati.
<< No Jen, mi si sono rotte le acque! >>
Spalancò gli occhi e si alzò di scatto dalla sedia, fecendo quasi volare per terra il suo ragazzo.
<< C-come? CHE COSA? Amore, cosa facciamo? >>
Ma Tom sembrava tranquillissimo. Si sistemò meglio sulla sedia.
<< Niente tesoro, ce ne stiamo seduti qui belli comodi, a finire il tuo stupendo tacchino, mentre la tua migliore amica partorisce in salotto. >> concluse in tono sarcastico, portandosi il bicchiere di vino alle labbra.
<< THOMAS, NON MI SEMBRA IL CASO DI FARE DELLO SPIRITO! SKYE STA PARTORENDO! >>
Io li guardavo sconcertata! Stavo per dare alla luce un bambino e loro cosa facevano? LITIGAVANO?
<< Mi dispiace dover disturbare il vostro edificante scambio di opinioni, ma sapete com'è... STO PER PARTORIRE! >>
Tom si alzò dalla sedia e mi sollevò da terra, portandomi più veloce che poteva verso la macchina, seguito da una a dir poco agitatissima Jennifer.
 
Alle 23:30 diedi alla luce il mio bambino. Era un maschietto. 
E quando spalancò i suoi occhi al mondo, Tom per poco non cadde a terra. Due occhioni azzurri accompagnati da dei ciuffetti castani che incorniciavano il viso rotondetto di un bimbo in piena salute. Io ero stesa sul letto praticamente priva di forze, mentre Tom seduto sulla sedia mi guardava con un cipiglio severo.
<< Avresti dovuto dirglielo. >>
Io continuavo a coccolare il mio bambino, senza degnarlo di uno sguardo.
<< Non so di cosa tu stia parlando. >>
Assottigliò gli occhi. << Mi credi cieco forse? o magari stupido? Quel bambino è identico a- >>
Finalmente alzai gli occhi, con tutta la voglia di anticipare le sue parole. Anzi, troncarle.
<< Non è lui il padre! Ci sono parecchi ragazzi con gli occhi azzurri e i capelli castani a questo mondo DeLonge, stai tranquillo. >>
Serrò le labbra, stringendo i pugni.
<< Fai come credi. >> detto questo, si alzò e si diresse verso l'uscita. Una sola cosa prima di sparire.
<< Sappi solo che ci sono cresciuto insieme a Mark. >>
Solo a sentir nominare il suo nome tremai vistosamente, lui parve accorgersene, ma continuò ugualmente a parlare.
<< E quel bambino è la sua fotocopia. Non mi incanti, mi dispiace. Da parte mia non gli dirò nulla, ma spero ti renderai conto che è la cosa migliore da fare, non puoi negare un padre a tuo figlio. >>
Detto questo scomparve oltre la porta. Sospirai, poi abbassai nuovamente lo sguardo.
<< Mi dispiace piccolo mio, ma non ho alcuna intenzione di farti conoscere tuo padre. Non ne saresti felice. Lui non ne vorrebbe mai sapere di noi e questo non potrà mai cambiare. Ma non ti preoccupare, cercherò di non farti mancare nulla, anche con il mio misero stipendio. >>
Fu strano, perchè quel piccolino fra le mie braccia sembrava capire le mie parole, mi avvolse un dito con la sua manina, fissandomi intensamente. Mi sentii morire. Solo quando lo avrei visto crescere mi sarei resa conto di quanto assomigliasse al ragazzo che, in fondo al cuore, non avevo mai smesso di amare.
 
<< Jack, vieni subito qui! >>
Un bambino di 6 anni circa, con dei grandi occhi azzurri, capelli spettinati di un castano non troppo scuro e un viso sempre sorridente comparve sull'uscio della porta.
<< Che c'è mamma, che ho fatto stavolta? >>
Sorrisi sincera.
<< Niente terremoto, ma non ti sembra ora di andare a nanna? Domani bisogna andare dagli zii. >>
Lo vidi spalancare la bocca in un sorriso compiaciuto.
<< Sììì che bello! Mi piace andare dagli zii, lo zio Tom mi regala sempre le caramelle... >>
Portai le braccia al cielo esasperata. Era vero, Tom non faceva altro che rimpinzarlo di caramelle e questo non mi andava affatto a genio.
<< Va bene, però non devi esagerare, non fanno bene troppe 'melle! >>
Mi guardò accigliato.
<< Ma mamma, se ne mangi più di me! >>
Tossicchiai, cercando di nascondere l'imbarazzo.
<< Questo non è affatto vero! Sei tu il campione di abbuffate! >>
Gli scompigliai i capelli affettuosamente e lo misi a letto.
< Buona notte, tesoro. >>
Spensi la luce della cameretta, stavo per uscire quando la sua voce mi bloccò.
<< Mamma?! Pensi che anche io un giorno potrò avere un papà? >>
Sgranai gli occhi. Ero paralizzata. Sapevo che quel giorno prima o poi sarebbe arrivato, ma speravo il più tardi possibile. Mi imposi di rimanere calma.
<< Amore ne parliamo domani, ok? E' tardi e bisogna che ti riposi se no domani mattina non ti svegli per andare dallo zio Tom e poi niente caramelle. >>
Lo vidi annuire deciso nella penombra della stanza.
<< Ok mammina, buona notte! >>
<< 'Notte cucciolo mio. >>
Socchiusi la porta e mi diressi verso la mia stanza, una volta dentro non potei fare a meno di piangere. Era una tortura, aveva ragione Tom, Jack era la sua copia in miniatura. Amavo il mio bambino più di me stessa e più gli anni passavano, più lo rivedevo in lui. Mi diedi della stupida, imponendomi di non pensarci e di cercare di riposarmi anche io.
- Cosa gli dirò domani? Mi ha chiesto un papà... - E con questo pensiero mi addormentai.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Ciao, Mark. ***


Il giorno dopo cercare di vestirlo fu davvero un'impresa.
<< Jack, basta! Finiscila di saltare qua e la per la casa, non posso metterti i pantaloni così. >>
<< Non mi prendi, non mi prendi! Ahahahaha, mamma sei troppo lenta! >>
Alzai gli occhi al cielo e lo agguantai per un piede, facendolo atterrare sul letto.
<< Preso! Adesso ti vesti e cerchi di pettinarti... >>
Lo vidi afferrare una frittela da un piatto posto sul comodino e portarsela in bocca.
<< E' inutile mammina! Non ci stanno pettinati, proprio come a quel signore in TV! >>
Alzai un sopracciglio.
<< Quale signore in TV? >>
Inghiottì la frittella e mi guardo con un sorrisetto.
<< Quello che salta sempre! >>
Ero sempre più confusa, ma decisi di non dargliela vinta, lo conoscevo abbastanza bene per capire che sicuramente si stava inventando tutto per non farsi pettinare.
<< Beh, non mi importa di quello che fanno gli altri, tu i capelli te li pettini. Ora fila in bagno! >>
Abbassò lo sguardo deluso.
<< Sì mamma... >>
Sorrisi compiaciuta, in fondo non aveva preso solo dal padre. Uscì poco dopo dal bagno con un sorrisino furbo stampato sulle labbra.
<< Te l'avevo detto io... non dico mai le bugie! >> esclamo, puntandosi un dito sulla testa. Osservai la massa informe di capelli e sbuffai esasperata.
<< E va beh dai, lasciamoli così. Ora però andiamo, se no facciamo tardi! >>
 
Arrivati a casa di Tom e Jen, si gettò praticamente addosso allo zietto preferito. - E io sapevo bene il perchè - ghignai. Quel bambino la sapeva lunga.
<< Zio Tom, hai visto che sono arrivato? >>
Rise divertito.
<< Ohhh non avevo dubbi, ti vanno due caramelle? >>
Spostai velocemente lo sguardo verso di lui.
<< DeLonge ti avverto, dagliene troppe e ti assicuro che lo rimpiangerai a lungo! >>
Lo vidi inghiottire a vuoto.
<< Tranquilla Skye, solo una, al massimo due... >>
Risposi con un sorriso pericolosamente affettuoso, poi mi voltai verso la mia amica.
<< Allora Jen, cosa mi racconti di nuovo? E' successo qualcosa? Ti vedo strana... >>
E mentre la mia amica si schiariva la gola lanciando occhiate furtive al fidanzato, avevo la brutta sensazione che stava per succedere davvero qualcosa, qualcosa di spiacevole. Poi sentii Tom parlare e ne ebbi la conferma.
<< Skye credo che tu debba sapere. Io e i ragazzi abbiamo deciso di tornare in tour! >>
Spalancai gli occhi, ero a dir poco scioccata. - Ragazzi? Tour? Ma di che diav- OH NO! Non può essere... -
<< Tom, non ti stai riferendo ai blink vero? Dimmi che si tratta dei Box Car... >>
Lo vidi scuotere la testa lentamente..
<< Mi dispiace deluderti! >>
Mi lasciai cadere sul divano passandomi la mano sulla faccia, Jack scese dalle sue braccia e venne verso di me.
<< Mammina, cos'hai? Stai male? >>
Abbassai lo sguardo per incrociare un paio di occhi azzurri. Così uguali ai suoi, sapevo che non avrei retto uno scontro con suo padre, ma ero consapevole di dover per forza seguire il tour. I miei genitori non erano in città, avevo solo Jen e Tom, sicura che lei lo avrebbe seguito mi misi il cuore in pace. Dovevo solo trovare il modo di tenere Jack lontano da lui.
<< Non ho nulla tesoro, stai tranquillo. Mi è solo girata un po' la testa. >>
Gli diedi un bacio sulla fronte, poi mi voltai nuovamente verso di loro.
<< E quando si partirebbe per questo tour? >>
Jen sembrava nervosa.
<< Beh, fra 4 giorni. Però oggi dobbiamo andare al centro commerciale per fare rifornimento >>
Ad un tratto mi sorse un dubbio, mi voltai verso Tom.
<< Bene, mi auguro che i tuoi amici non siano già in città, vero? >>
Lo vidi tossicchiare, pessimo segno.
<< Veramente sono arrivati giusto questa mattina, alloggiano all'Alexander Hotel, in centro >>
I miei occhi si chiusero in due fessure.
<< E cosa aspettavi a dirmelo? >>
<< Mi dispiace, credevo ti ricordassi come si partiva per un tour... >>
Ora ero infuriata, a dir poco.
<< Certo che mi ricordo come si parte per un tour DeLonge, ma pensavo che avresti avuto almeno la decenza di dirmelo in faccia che- >>
Mi bloccai all'istante. Jack mi stava osservando con uno sguardo interrogativo, contai mentalmente fino a 10 e mi imposi di rimanere calma, respirai a fondo.
<< Dunque dobbiamo andare al centro commerciale, bene... cosa stiamo aspettando? >>
I miei amici si scambiarono un'occhiata veloce e poi annuirono.
<< Andiamo. >>
 
Arrivati al parcheggio scesi, con mio figlio per mano mi diressi verso l'entrata. Una volta dentro mi guardai intorno, mi rendevo conto di essere paranoica ma incontrarlo li sarebbe stata davvero sfiga. Jack mi tirò per la manica del cappotto.
<< Mammina che cos'è un tur? >>
Gli feci un sorriso.
<< Tesoro si dice tour! Beh vedi il tour è una cosa che fai, segui delle persone che suonano in giro per il mondo e le ascolti cantare. >>
Lo vidi spalancare i suoi bellissimi occhi azzurri e aprire la bocca in una O di sorpresa.
<< Allora è una bella cosa?! >>
Posai una mano sulla sua guancia e gliela accarezzai.
<< Sì, credo di sì, è una bella cosa... >>
Si liberò dalla presa della mia mano, cominciando a correre per tutto il supermercato, urlando come un pazzo.
<< SIIIIII! AHAHAHAHAH! MAMMINA, PRENDIMI! >>
<< JACK VIENI SUBITO QUI! E' UN LUOGO PUBBLICO QUESTO, NON PUOI COMPORTARTI COME FAI IN CASA. >>
<< DAI MAMMA VIENI A PRENDERMI! >>
<< MI HAI SENTITO, PICCOLO TERREMOTO? TORNA INDIETRO! >>
<< AHAHAHAHHA >>
Imprecai mentalmente. Era ovvio che il carattere lo aveva ereditato dal padre, svoltai l'angolo, lo trovai seduto a terra, in piedi c'era un ragazzo di schiena, probabilmente doveva essergli andato contro, quindi mi scusai per la maleducazione di mio figlio.
<< Mi scusi davvero. Questo bambino è un terremoto, non riesco a tenerlo fermo un attimo, sono mortificata! >>
Ma appena aprì la bocca per rispondermi mi paralizzai all'istante.
<< Non si preoccupi, si sa come sono i bambini, l'importante è che non si sia fatto nulla. >>
Alzai Jack da terra e me lo portai dietro la schiena con fare protettivo. Quella voce l'avrei riconosciuta fra mille e quando si voltò per poco non svenni dall'emozione.
<< Ciao Skye. >>
Il suo sorriso era come lo ricordavo, anche dopo 6 anni era sempre stupendo. Lui era stupendo, non era cambiato affatto, nemmeno nel modo di vestire.
<< Ciao Mark >>
Abbassai lo sguardo incapace di guardarlo negli occhi, e poco dopo mi sentii tirare per il cappotto.
<< Mamma lo conosci? >>
Jack mi guardava dal basso meravigliato, gli posai una mano sulla testa.
<< Sì tesoro. Lui è... beh, un vecchio amico mio e degli zii. >> 
<< Ohhhh... >>
Mark mi guardava divertito.
<< Non lo sai che non si dicono le bugie ai bambini? >>
Lo guardai minacciosa.
<< Non è affatto una bugia, Hoppus. >>
Si abbassò alla sua altezza e cominciò a studiarlo. Pregai tutti i Santi che non si accorgesse di nulla. Non era mai stato un tipo troppo sveglio per certe cose.
<< Assomiglia a qualcuno. >>
Levai gli occhi al cielo esasperata.
<< Certo che assomiglia a qualcuno Hoppus, a me! E' mio figlio! >>
Mi guardava di sbieco, con i lati della bocca piegati in un leggero sorriso.
<< Mi dispiace ma ha preso ben poco da te, quindi deduco che sia tutto il padre! >>
Mi mancò il respiro, non so il perchè ma mi infiammai.
<< LUI NON HA PRESO NIENTE DA SUO PADRE, HOPPUS. E ORA SE NON TI DISPIACE AVREI DA FARE! >>
Presi Jack per mano e mi diressi verso la cassa. Mi sentivo osservata, sapevo che mi stava fissando.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** E' una questione di DNA! ***


 
Contai mentalmente fino a 10 prima di far esplodere tutta la mia rabbia in faccia a Tom. Avevo appena messo a letto Jack, noi eravamo seduti in salotto, con Jen che spostava lo sguardo da me a lui, preoccupata.
<< Lo sapevi! Sapevi benissimo che sarebbe stato in quel centro commerciale, non è vero? >>
Abbassò gli occhi colpevole.
<< Sì Skye, lo sapevo. Pensavo fosse giusto fargli vedere suo figlio almeno una volta... >>
Mi alzai di scatto allarmata.
<< Lui non sa di essere il padre, mi auguro. Attento DeLonge, se scopro che gli hai detto qualcosa io ti uccido con le mie mani, privando l'intero universo femminile dei sogni erotici rivolti ad Hot Pants! >>
Si affrettò a portare le mani in avanti, negando.
<< No no, ma che vai a pensare! Non gli ho detto assolutamente niente. >>
Mi sedetti rilassata.
<< Immagino che non ci sia nulla da fare, dovrò sopportarlo per tutto il tour sperando che non si accorga di nulla... >>
Li vidi abbassare la testa in una muta risposta. Sospirai.
Il tanto atteso tour era iniziato da ormai 3 giorni. Erano le undici di sera e i ragazzi avevano appena finito di esibirsi, con Jack per mano seguivo il gruppo in silenzio verso l'Hotel. Tutte le stanze erano praticamente piene, Travis si era portato dietro Shanna e con Tom e Jen insieme a me non rimaneva altro che dividere la camera proprio con Mark! Ovviamente di tutte le imprecazioni che tirai quella sera, lui non ne sembrava affatto sorpreso, anzi, era addirittura divertito! Entrati in camera mandai Jack in bagno a prepararsi per la notte, una volta che lo vidi sparire oltre la porta chiudendosela alle spalle mi voltai verso Mark minacciosa, sibilandogli a una spanna dal viso.
<< Apri bene le orecchie Mark Hoppus, ti proibisco categoricamente anche solo di sfiorarmi per sbaglio, se questo dovesse succedere io farò in modo che nessun'altra donna in questo fottuto pianeta possa più godere delle tue "attenzioni". Sono stata chiara? >>
Lo vidi scoppiare a ridere e alzai un sopracciglio.
<< Cristallina. >> sentenziò divertito. La mia bocca si aprì in quello che era un sorriso inquietante.
<< Perfetto! >>
Fischiettando, si allontano per cambiarsi e io andai in bagno ad assicurarmi che quella piccola peste non facesse danni.
<< Tesoro, sei pronto? >>
<< Sì mammina! >>
Mi accucciai e gli posai le mani sulle spalle.
<< Acoltami piccolo, stasera con noi ci sarà quel signore che hai scontrato oggi al supermercato... >>
Mi rivolse un sorrisetto compiaciuto, non mi piaceva! Con quell'espressione era identico al padre!
<< Sì mamma lo so chi è! E' quello che salta in TV! >>
Spalancai gli occhi. - Allora è a lui che si riferiva quel giorno, quando parlava dei capelli. - Deglutii a fatica.
<< Esatto amore, proprio lui. Ti dispiace? >>
Scosse con forza la testa.
<< No mammina, mi sta simpatico quel signore! >>
Accennai un sorriso e gli scompigliai i capelli affettuosamente.
<< Bravo il mio bimbo! Forza, andiamo >>
Lasciammo il bagno e ci dirigemmo verso la camera da letto, una volta sdraiati mi guardai intorno, non c'era traccia di Mark. Evidentemente non era ancora pronto! Sospirai. Sarebbe stata una tortura dormire di nuovo accanto a lui dopo tutto quel tempo. I miei occhi si fecero lucidi e due lacrime mi scivolarono lungo le guancie, ma le asciugai con forza. Poi mi coricai, abbracciando stretto il mio bambino. Pochi minuti più tardi il letto si abbassò sotto ad un corpo estraneo e io capii che era tornato. Non riuscivo a calmarmi, mentre Jack si era addormentato da un pezzo, io avevo il cuore che batteva a mille. Era tutto semplicemente assurdo, come diavolo faceva a farmi lo stesso effetto di 6 anni fa? Ero convinta di averlo dimenticato, ma solo quella notte capii che mi ero sbagliata di grosso. Mark non aveva lasciato nemmeno per un secondo il suo posto nel mio cuore e con la consapevolezza che sicuramente non l'avrebbe mai fatto mi feci scappare un singhiozzo, imprecando mentalmente subito dopo.
- Spero non mi abbia sentito. -
Il russare che interruppe il corso dei miei pensieri mi fece fare un grosso sospiro di sollievo, mi sollevai lentamente per dare un'occhiata e quello che vidi mi fece sorridere.
- Ma guardali! -
Padre e figlio dormivano nella stessa identica posizione a X, prendendosi gran parte dello spazio e io mi dovetti accontentare di un piccolo posticino al lato del lettone.
 
Il mattino seguente eravamo già tutti in camerino, io stavo discutendo con Jen, Tom e Mark, mentre Jack si guardava intorno stupito. Tutto quello che vedeva lo affascinava. La stanza abbondava di bassi e chitarre elettriche sistemati con cura negli appositi ripiani, lo vidi posare il suo sguardo su uno strumento in particolare: un basso modello Fender precision di colore rosa sgargiante, il preferito di Mark!
 
<< Allora Skye, non mi vuoi proprio dire di chi è quel bel bambino curiosone? >>
Incrociai le braccia al petto e sostenni il suo sguardo.
<< Non credo siano affari tuoi Hoppus, pertanto no, non te lo voglio proprio dire. >>
Tom e Jen si scambiarono un'occhiata di intesa e la mia amica prese parola.
<< Avanti ragazzi, non c'è affatto bisogno di litigare. >>
<< Dillo a questo zotico, caso strano inizia sempre lui a punzecchiarmi! >>
Il sorriso di Mark si allargò.
<< Non mi pare ti sia dispiaciuto in passato, quando ti "punzecchiavo" >>
I miei occhi si chiusero in due fessure, avanzai di qualche passo minacciosa fino a ritrovarmi di fronte a lui, non me ne importava un accidente che mi sovrastasse di parecchi centimetri.
<< Tu! Razza di- >>
<< D'ACCORDO, ADESSO BASTA! >> Tom si mise in mezzo, posizionandosi tra di noi e posando le mani su entrambi i petti. I nostri battibecchi furono interrotti da un suono, una melodia quasi- conoscevo bene quel suono. Il basso di Mark! ODDIO! Mi voltai di scatto e osservai la scena ad occhi sbarrati: Jack stava inginocchiato all'altezza dello strumento e suonava, per quanto la sua età glielo concedesse. Ma sembrava che quell'insieme di note facessero davvero parte di una canzone. Smisi per qualche secondo di pensare, tutti lo stavano guardando praticamente sconvolti! Non era possibile! Come diavolo ci riusciva? Non potevano essere i geni, mi rifiutavo di crederlo. Mi affrettai verso il mio bambino. Lo presi in braccio, lo sgridai, ma senza urlare... e nonostante tutto la mia voce risultò comunque decisa. Sicura.
<< Jack, mi sembra di averti detto che non si toccano le cose altrui, o sbaglio? >>
Abbassò lo sguardo mortificato.
<< Sì, mamma. >>
Sollevai un sopracciglio.
<< E mi sembra di averti insegnato anche le buone maniere. >>
<< Sì, mammina! Scusami! >>
Abbozzai un sorriso.
<< Bene, adesso chiedi scusa a Mark. >>
Si stropicciò gli occhi che stavano diventando lucidi, passandosi la manica della maglietta sul viso si rivolse al proprietario del basso.
<< Mi scusi signor Mark, non succederà più >>
Ma Mark era ancora scioccato, lo conoscevo abbastanza da capire che stava studiando Jack e un brivido mi percorse la schiena.
<< N-non fa niente piccolo. >>
Decisi di intervenire, quella situazione non mi piaceva affatto.
<< Bene, è il caso che iniziate a prepararvi per stasera. Jack tu vieni qui, devi ancora farti il bagno. >>
<< Ma mamma... >>
Lo guardai con la coda dell'occhio aggrottando le sopracciglia.
<< Niente "ma" terremoto! Torniamo in albergo, se non sei pulito come si deve ti puoi scordare le caramelle dello zio. >>
Il suo viso si illuminò all'istante, feci un sorriso divertito, conoscevo i miei polli. Quando si trattava delle caramelle, di bagni se ne sarebbe fatti fare addirittura due!
<< Va bene mamma! Mi hai convinto. >>
Si allontanò allegro saltellando verso la porta. Mi apprestai a seguirlo, quando una mano mi trattenne per il braccio.
<< Io e te dobbiamo parlare stasera. >>
Deglutii e cercai di mantenere la calma.
<< N-non capisco dove vuoi arrivare. Non c'è assolutamente nulla di cui discutere. >>
Un ghigno si fece largo sulle sue labbra.
<< Oh ma davvero? Io credo che ti sbagli. Di un po', mi hai preso forse per uno stupido? >>
Cercai di divincolarmi.
<< Non so cosa di cosa tu stia parlando Hoppus, lasciami mi fai male. >>
Mollò la presa e con un tono di voce che non ammetteva repliche, ribattè deciso.
<< Tu stasera parlerai con me. Devo chiederti un paio di cose e non riuscirai a filartela! Dopotutto siamo nella stessa camera. >>
Inghiottii a vuoto, dopodichè girai su i tacchi e raggiunsi il mio bambino.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Mamma, perchè papà ride? ***


Quella notte fu una delle peggiori di tutta la mia vita. Tom e Jen pensarono bene di tenersi in camera con loro Jack, per permettere a me e a Mark di parlare tranquillamente. Ma il mio bambino non era del loro stesso avviso.
<< Mammina, io voglio stare con te. >>
Si dimenava fra le braccia della mia migliore amica e allungando le sue piangeva a dirotto. Mi si spezzava il cuore a vederlo lacrimare in quel modo.
<< Tesoro la mamma non va da nessuna parte, devo solo parlare con questo signore, domani prometto di farti tante coccole! >>
Tirò su col naso e si stropicciò gli occhietti.
<< Me lo prometti davvero? >>
Mi accucciai e allargai le braccia. Nello stesso momento in cui Jen lo lasciò libero, in pochi secondi lo vidi correre ad abbracciarmi.
<< Te lo prometto piccolino, ora vai con gli zii che è tardi e devi fare la nanna. >>
Gli scompigliai i capelli e dopo avergli dato il bacio della buona notte lo vidi sparire oltre la porta. Sospirai.
<< Ora possiamo andare. Seguimi. >>
Il mio cuore mancò un battito, mi ero completamente dimenticata di lui.
<< Certo. Andiamo. >>
Raccolsi tutto il mio coraggio e lo seguii nella stanza. Una volta chiusa la porta, si girò lentamente e mi fissò con sguardo tagliente.
<< Dimmi un po' Skye, quando pensavi di dirmi che avevo un figlio? >>
Deglutii a fatica, come diavolo faceva ad essersene accorto? Avevo sbagliato di grosso a permettere che lo vedesse, era tutta colpa di Tom! Respirai a fondo e provai a negare con tutte le mie forze.
<< Figlio? Non capisco cosa vai blaterando... >>
Lo vidi avanzare e senza rendermene conto mi ritrovai a indietreggiare fino a cadere di schiena sul letto, ma lui non accennava a smettere.
<< Lo sai, eri una pessima bugiarda 6 anni fa e ora sei addirittura peggiorata. >>
<< Hoppus, ti ripeto che non- >>
Mi bloccai all'istante. Continuava ad avanzare e in poco tempo mi trovai a sbattere la schiena contro la spalliera del letto per cercare di evitare qualsiasi contatto. Non lo volevo così vicino, non come quella notte.
<< Non farmi arrabbiare. Potresti pentirtene. >>
Spostai lo sguardo, non ci riuscivo. Non ero in grado di affrontarlo e come se non bastasse sentivo di amarlo ancora come 6 anni prima, se non di più. Mi ero sempre chiesta se fosse stato possibile amare una persona per così tanto tempo senza vederla, cercare di dimenticarla, di cancellarla dal cuore e dall'anima, e in quel momento capii che tutto questo poteva benissimo succedere e che stava accadendo proprio a me. Quella verità faceva male, più male di una spada conficcata nel petto. Ero spaventata, quella sera Mark mi faceva davvero paura, non riuscii ad impedire alla mia voce di tremare.
<< C-cosa vuoi farmi? >>
Mi accarezzò con lo sguardo, spostando gli occhi su tutto il mio corpo, dopodichè si avvicinò a carponi con studiata lentezza.
<< Niente, non potrei mai farti del male. Ma voglio la verità da te, tutta la verità. Stai attenta riesco bene a capire quando menti, pertanto ti consiglio di essere sincera. >>
<< La verità riguardo a cosa? Non ti seguo. >>
I suoi occhi si chiusero in due fessure.
<< Odio dovermi ripetere, lo sai. >>
Deglutii a vuoto. Sapevo di essere arrivata ad un punto morto, la sceneggiata era finita, dovevo digli tutto e quella consapevolezza mi colpì come un pugno allo stomaco. Non sapevo come avrebbe reagito e poi cosa avrei raccontato a Jack? "Ops, tesoro scusami mi era proprio sfuggito di mente, questo è tuo padre!" non poteva funzionare, non me l'avrebbe mai perdonato. In quel momento compresi: Il discorso che mi fece Tom, quel giorno di sei anni prima in ospedale, era terribilmente vero. Aveva ragione! Avrei dovuto permettere subito a Mark di conoscere suo figlio, Jack sarebbe stato felice di sapere che aveva un padre, invece mi ero comportata come una stupida! Una stupida egoista, avevo pensato solo a me stessa e per colpa della mia idiozia il mio bambino avrebbe pagato con la sua felicità. Abbassai lo sguardo colpevole e mi preparai a confessagli tutto, mentre lui tamburellava con il piede sul pavimento. Segno evidente che stava esaurendo la pazienza.
<< Sto aspettando. >>
<< D'accordo, ti dirò tutto. >>
Abbozzò un sorriso.
<< Bene, sono tutto orecchie! >>
Sospirai rassegnata.
<< Sei anni fa, quando lasciai la tua camera in seguito a quella lite, scoprii di essere incinta. >>
Lo vidi aggrottare le sopracciglia ma non me ne curai, continuai il mio racconto.
<< Ovviamente non volevo accettarlo, ignorando i ritardi mestruali. Non mi presi neppure la briga di fare il test. Fu Jen a costringermi. Quella notte pregai con tutte le forze che quel dannato stick risultasse negativo, non volevo un figlio, sapevo di non essere ancora pronta e sopratutto non accettavo che fosse tuo. >>
Strinse i pugni e mi fece segno di continuare, spostai lo sguardo e rincominciai a parlare.
<< Purtroppo le mie preghiere non furono ascoltate, il test risultò positivo! Passarono i mesi, la mia pancia cresceva, Tom e Jen si preoccuparono di starmi sempre accanto in modo da favorire la gravidanza, evitando eventuali problemi. I miei genitori, con mia grande sorpresa furono felici della notizia, ma mentre tutti festeggiavano l'accaduto io dentro mi sentivo morire. >>
Le lacrime stavano minacciando di scendermi dagli occhi, ormai lucidi.
<< Ti amavo Mark, nonostante tutto quello che mi avevi fatto continuavo ad amarti. Mi promisi di crescere quel bambino che portavo in grembo, di non rivelargli mai l'identità di suo padre, di dargli sempre amore facendolo crescere in una casa piena di affetto e comprensione circondato da amici e parenti, con la speranza che non avrebbe mai chiesto nulla sul tuo conto. E cosi feci. La notte che venne alla luce Tom capii subito che eri tu il padre, nonostante glielo avessi tenuto nascosto durante la gravidanza, mi disse che avrei dovuto avvertirti, farti sapere che avevi un figlio, lasciandoti libero di scegliere della tua vita. Ma non lo ascoltai e solo ora capisco di aver sbagliato. Jack è cresciuto in maniera splendida, è un bambino allegro, con tanta voglia di vivere, leale, sincero, affettuoso e con una vena ironica che ha sicuramente ereditato da te. >>
Lo vidi accennare un debole sorriso.
<< Ed è tuo figlio. Ti assomiglia in maniera impressionante. I primi anni vederlo scorazzare per casa in pannolino fu una vera tortura. In lui vedevo te, ogni giorno. E ogni giorno mi imponevo di cancellarti dalla mia mente, dal cuore, ero convinta di esserci riuscita ma quel pomeriggio al centro commerciale il muro che mi ero costruita intorno per evitare di continuare a soffrire, è crollato. Mi dispiace di non averti detto nulla, ma ora sai. Sono stata sincera, ti ho detto tutto.
<< Tom sapeva e non mi ha mai detto nulla. >>
<< Gliel'ho chiesto io. >>
Mi alzai per lasciare la stanza. Quando lui mi afferrò per il braccio e facendomi voltare mi strinse a se in un caldo abbraccio, mi sentii morire! Spalancai gli occhi mentre calde lacrime mi bagnavano il viso, non riuscivo a fermarle. Cercai di staccarmi dalle sue braccia, non volevo che mi stesse cosi vicino, mi dimenai in tutti i modi, cercando di aprire quella dannata porta che mi avrebbe separato finalmente da lui, da quella situazione, ma Mark non sembrava affatto d'accordo e continuava a trattenermi, cercando di farmi calmare. Alla fine mi abbandonai fra le sue braccia, Dio quanto lo amavo, era come una droga per me e non riuscivo a capire come avevo fatto a sopravvivere per 6 lunghi anni, sicuramente dovevo tutto al mio piccolino. Mi accarezzò il viso, posandomi un bacio sulla fronte.
<< Avevo capito che era mio figlio. >>
La mia bocca si aprì in un'espressione di pura sorpresa. Rise divertito.
<< Avanti, mi credevi davvero cosi stupido? Quel bambino è un Hoppus fino al midollo e come se non bastasse è la mia fotocopia, mi è bastato fare 2+2 >>
Arrossii fino alla punta dei capelli farfugliando un "Mi dispiace" e lui per tutta risposta scoppiò a ridere.
<< Mi spieghi che cazzo ci trovi da ridere adesso? >> 
Cercò di ricomporsi.
<< S-scusami, è che sei così buffa. >>
Cacciai il labbro in fuori. << Ah, e adesso sarei anche buffa?! >>
Si asciugò gli occhi dalle lacrime.
<< Sì, decisamente. >>
Gli diedi un bel cazzotto.
<< BUFFONE! >>
Si portò le mani alla testa, massaggiandosela.
<< Ahia che male! Ma sei impazzita? >>
Ci guardammo per un pò, scoppiammo a ridere, poi ad un tratto si bloccò. Il suo sguardo si fece serio, io mi ritrovai a deglutire cercando di spingermi più indietro, alla fine parlò.
<< Non ho mai smesso di amarti. >>
Lo guardai confusa, mentre calde lacrime erano ormai sfuggite al mio controllo, bagnando le lenzuola. Dovevo farmi coraggio, ricordavo bene quello che mi disse 6 anni prima, quindi cercai di prenderla con ironia.
<< Avanti Hoppus smettila di scherzare, non sei affatto divertente. >>
<< Io non sto affatto scherzando. >>
Lo guardai con un misto di stupore e rabbia.
<< Tu non puoi dire sul serio! Sei anni fa non ne hai voluto sapere niente di me perchè c'era la tua Allison e ora hai la faccia tosta di confessarmi il tuo amore? Di un po', ti sei rincitrullito in questi anni? >>
Le sue labbra si aprirono in un sorriso triste, totalmente diverso dai suoi soliti.
<< Quella sera sbagliai di grosso ad allontanarti dalla mia vita, dopo un mese me ne accorsi! Capii che ciò che mi legava ad Allison era solo amicizia mentre era di te che mi ero realmente innamorato! Ma me ne resi conto troppo tardi. Era già passato un anno e io non avevo il diritto di cercarti dopo tutto il male che ti avevo fatto, percui mi sforzai di reprimere i miei sentimenti. Credevo realmente di esserci riuscito. Ma ora che sei qui, davanti a me, mi è impossibile continuare a mentire a me stesso. E a te. >>
Ormai piangevo senza controllo, silenziosamente, continuavo a fissarlo incredula. Non c'era traccia di menzogna nei suoi occhi azzurri, cosi limpidi. E mi accorsi che era sincero: quella sera Mark Hoppus mi aveva aperto il suo cuore, ma io non ero disposta a perdonarlo, dentro di me ero consapevole di amarlo ancora, più di prima, ma quello che mi aveva fatto in passato bloccava i miei sentimenti. Lo guardai, gli risposi con voce decisa, cercando di non far trasparire nessun sentimento.
<< Mi dispiace Mark, ma è troppo tardi. Potrai riconoscere Jack se vorrai, passare del tempo con lui, lui è tuo figlio e io non ti impedirò di riconoscerlo come tale, come non ti impedirò di frequentarlo affinchè possa dire anche lui di avere un padre. Ma tutto ciò che è successo fra noi è solo passato, un , meraviglioso certo, ma pur sempre un ricordo. >>
Lo vidi abbassare lo sguardo per poi rialzarlo deciso.
<< Levati dalla testa che io rinunci a te cosi facilmente, questa discussione è solo rimandata. >>
Stavo per ribattere, quando una furia in miniatura irruppe nella stanza, spalancando la porta e gettandosi sul letto.
<< MAMMINA! >>
<< Jack! Cosa ci fai qui? >>
Le labbra di mio figlio si aprirono in un sorrisetto divertito.
<< Sono scappato dalle grinfie dello zio. >>
Lo guardai stupefatta. Era incredibile quanto assomigliasse a suo padre, anche nei modi in cui riusciva a fregare Tom.
<< Tu sei fuggito dallo zio? E ora lui dov'è? >>
Si portò un dito al labbro con fare pensieroso.
<< Uhm, non lo so! Poco fa, prima di scappare l'ho visto, sembrava arrabbiato, stava prendendo per la camicia il signore che porta le valigie. >>
Mi portai una mano alla bocca soffocando una risata, ma Mark non riuscì a trattenersi.
<< Ehi mammina, ma perchè papà ride? >>
Mark si bloccò all'istante, mentre io ero paralizzata. Mi voltai lentamente verso il mio bambino e lo guardai a bocca spalancata, cercando di mantenere la calma.
<< Jack, tu come- ? >>
La peste si porto le braccia dietro al collo, sembrava quasi indignato.
<< Avanti mammina, non fare quella faccia, non mi ha detto nulla lo zio Tom, davvero. Mi sono solo guardato allo specchio! >>
Lo guardai di sbieco.
<< Tu sei un po' troppo furbo e intelligente per la tua età, lo sai? >>
Si drizzò in piedi sul letto, in tutta la sua "altezza".
<< Sì che lo so! >> sentenzio, pavoneggiandosi.
Mark fissò suo figlio fra il meravigliato e il divertito, mentre io lo presi di peso facendolo sdraiare al mio fianco.
<< Dì un po' terremoto, non dovresti essere già a nanna tu? >>
<< Sì mammina >>
<< Allora forza! Andiamo a prepararci. >>
Mi diressi in bagno sotto lo sguardo vigile di Mark, mi cambiai e misi il pigiama a Jack, quando tornai lo vidi già steso sul letto, addormentato. Cercando di non fare rumore feci salire il piccolo, spostandolo nel mezzo, poi fu il mio turno. Entrai nelle coperte e me le portai fino a sotto il mento, poi, spegnendo la luce sul comodino, crollai in un sonno profondo.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Non voglio perdermi niente. ***


L'indomani fu Tom a svegliarci. Entrò nella stanza come una furia chiamando Mark a gran voce!
<< Mark! Alzati! Come al solito siamo in ritardo, non ho sentito la sveglia stamattina >>
Per tutta risposta lo vidi girarsi di culo, ignorando le parole dell'amico, soffocai una risata: non era cambiato affatto.Tom sembrava furioso, si avvicino al letto, dalla sua parte.
<< SVEGLIAAAAAA! >>
Il bassista si alzò di scatto portandosi una mano sul cuore, poi messa a fuoco la situazione si voltò verso l'amico.
<< Dì un pò DeLonge, sei forse impazzito? Mi hai fatto venire un infarto! >>
Tom assunse un'aria innocente.
<< Scusami tanto amico, ma non ti svegliavi, non è colpa mia. >> soffio, serafico. Mark lo guardò di sbieco.
<< Sì certo! Comunque riprovaci e la prossima volta ti faccio cantare da soprano >>
Le labbra di Tom si piegarono in un sorrisetto di scherno.
<< Uhhh ma che paura! Siamo suscettibili di prima mattina, vedo. >>
Mark si alzò dal letto stizzito.
<< Certo che lo siamo! Guarda che razza di risveglio. >>
Mi stropicciai gli occhi sbuffando.
<< Si può sapere cos'è tutto questo baccano? DeLonge! Lo sapevo, caso strano quando si tratta di fare casino ci sei sempre tu di mezzo >>
Alzò le mani al cielo in segno di resa.
<< Che palle che siete stamattina! Vi ho già detto che è tardi! Bisogna uscire e andare ai camerini, se non vogliamo che lo spettacolo di stasera salti. >>
Assunsi un'aria minacciosa, non tolleravo un certo linguaggio davanti a Jack, anche se era ancora profondamente addormentato.
<< Thomas, modera i termini. >>
Lo vidi abbozzare un sorriso divertito.
<< Ma certo mammina, scusa! >>
<< Fai poco lo spiritoso. >>
Per tutta risposta agguantò il lenzuolo tirandolo via dal letto, scoprendoci.
<< Forza pelandroni! Skye sveglia Jack, dobbiamo ancora fare colazione! >>
<< D'accordo, ma adesso calmati. >>
Mi girai verso mio figlio e lo accarezzai amorevolmente.
<< Tesoro svegliati è tardi, dobbiamo uscire. >>
Per tutta risposta si voltò dall'altra parte, sprofondando la testa sotto al cuscino, imprecai mentalmente mentre Mark abbozzò un sorrisetto compiaciuto.
<< Dai pigrone alzati! >>
Mugugnò contrariato.
<< Uhm mammina, ancora 5 minuti... >>
Aggrottai le sopracciglia e poi esplosi, senza rendermi conto di ciò che stavo dicendo.
<< JACK MARK HOPPUS ALZA QUEL SEDERINO PESANTE, NON COSTRINGERMI AD INTERVENIRE. >>
Tom spalancò gli occhi, mentre Mark lo rassicurava, spiegandogli il discorso che avevamo fatto la notte scorsa e piano piano lo vidi rilassarsi. Jack balzò in piedi con i capelli tutti arruffati e gli occhioni azzurri ancora socchiusi.
<< Che c'è! Sono sveglio mamma, ma perchè urli di prima mattina? >>
<< Sei tale e quale a tuo padre! Forza andiamo a vestirci. >>
Mi fece una linguaccia alla quale risposi, poi lo portai in bagno, lo vestii e una volta pronto mi cambiai anch'io. Uscimmo dall'Hotel, diretti verso gli studi dell'Arena dove si sarebbe svolto il concerto.
 
Appena arrivati ci consegnarono il pass ed entrammo tutti in camerino, Jen ci stava già aspettando spazientita, tamburellando con un piede sul pavimento.
<< Alla buon'ora! Si può sapere quanto dormite di mattina? >>
Tom prese la parola, scaricando subito la colpa sul mio bambino.
<< Scusaci tanto tesoro, ma sai com'è, abbiamo dovuto preparare Jack e- >>
Lo zittii con un cazzotto bene assestato.
<< Non ci provare DeLonge. >>
Si massaggiò la testa, sbuffando. << D'accordo. Non ho sentito la sveglia. >>
La mia amica alzò un sopracciglio, poi avvicinandosi lo colpì con un altro cazzotto.
<< Vergognati DeLonge! Dare la colpa ad un bambino dei pasticci che combini >>
<< Ma cosa diamine avete tutti stamattina!? >>
Mark si avvicinò, posandogli una mano sulla spalla, sospirando.
<< Eh, mi dispiace tanto amico! Ne vuoi per caso uno anche da parte mia? >>
<< Simpatico, davvero simpatico. Mi sto ammazzando dalle risate. >>
Io e Jen scoppiammo a ridere.
 
Jack passò gran parte del pomeriggio con suo padre, ma la cosa non mi disturbava affatto. Avevo parlato con Mark la notte scorsa e malgrado le nostre "divergenze" ero arrivata alla conclusione di farli avvicinare, era giusto che Jack conoscesse suo padre, per questo quella mattina usai il suo cognome per svegliarlo. Volevo che il mio bambino si abituasse all'idea. All'inizio pensavo che non avrebbe funzionato, ma poi guardandoli insieme mi resi conto di quanto Jack fosse felice. Era perfetto così. E poi sembrava che il suo papà gli piacesse davvero tanto! Il concerto durò all'incirca due ore, durante le quali Jack si addormentò. Arrivati in albero salutammo Jen e Tom, dirigendoci verso la nostra stanza. Il cuore mi martellava nel petto, il nostro bambino dormiva, era giunto il momento di un confronto dedicato solo a noi due. Lo sentii chiudere la porta e avanzare verso di me. Mi prese Jack dalle braccia fecendolo sdraiare sul lettone, comprendolo con la coperta, poi si voltò a guardarmi. Stavo cominciando a sudare freddo.
<< Bene, ora che il piccolo dorme possiamo tranquillamente parlare. >>
Cercai di rimandare quella discussione con una banale scusa, che ovviamente non si bevve!
<< Ecco sarei un pò stanca, potremmo parlare un'altra volta? >>
Mi fece un sorrisino poco rassicurante.
<< Non ci provare nemmeno, Skye. >>
Avanzò lentamente fino a trovarsi a pochi centimetri dal mio viso, io arrossii come un'adolescente. Era assurdo l'effetto che ancora riusciva a farmi dopo tutti gli anni passati lontano da lui, spostai lo sguardo di lato sforzandomi di non piangere, mi faceva male averlo cosi vicino.
<< T-ti prego puoi allontanarti? >>
La sua voce si addolcì.
<< Non ne ho la minima intenzione. >>
Sospirai e mi costrinsi a guardarlo negli occhi, sussultai quando ne percepii un velo di tristezza.
<< Perchè mi fai questo? >>
Mi posò una mano sulla guancia, mi ero completamente dimenticata del potere che aveva il suo tocco.
<< Te l'ho detto, non ho intenzione di rinunciare a te. >>
<< Ma io- >>
Le mie parole furono soffocate da un bacio. Mi stava baciando. Mark Hoppus mi stava baciando. Questa volta non riuscii a trattenermi, piccole goccioline d'acqua salata mi solcavano il viso mentre cercavo in tutti i modi di allontanarmi da lui, mi dimenai con forza ma era del tutto inutile. Non avevo la minima possibilità di competere contro il suo fisico, quindi mi arresi. Sentii la sua lingua scivolare all'interno della mia bocca e come in trance mi ritrovai ad accettare quella muta richiesta. Stavo rispondendo al suo bacio, senza saperne il motivo, ma il suo profumo mi inebriava i sensi e io non riuscivo a pensare a nulla in quel momento, era come se fossi in un altro mondo, un mondo tutto mio. Forse era il paradiso. Ma in quel momento non mi importava, ci baciammo per un po' e quando sentii che il bacio stava diventando troppo passionale mi staccai da lui in fretta, sciogliendomi dall'abbraccio.
<< S-scusami mi dispiace, è stato un errore. Sono davvero stanca, vado a cambiarmi e poi mi stendo sul letto. >>
Mi diressi a passi rapidi verso il bagno e una volta chiusa la porta mi ci appoggiai, scivolando per terra. Ormai piangevo senza controllo. Tremavo vistosamente nonostante il riscaldamento della stanza fosse accesso, ma era paura quella che provavo, avevo paura che quella sera non sarei riuscita a resistergli come invece mi ero imposta di fare quando scoprii che avrei dovuto dividere il letto con lui. Come se non bastasse Jack dormiva, questo non mi aiutava di certo. - Al diavolo - pensai. Mi alzai lentamente e mi diressi verso il lavandino, sciacquai la faccia, tamponandomi il viso con l'asciugamano e mi feci forza. "Cristo! Non ho più 16 anni, ormai dovrei essere in grado controllare i miei ormoni. Che cazzo mi sta succedendo?" Respirai a fondo dirigendomi verso la porta, posai la mano sulla maniglia, continuavo a tremare, ma non mi importava. Dovevo farmi coraggio! Non potevo comportarmi in quel modo, erano passati 6 anni, era giunto il momento di porre fine a quella storia. Sospirai e la aprii. Con mia grande sorpresa Mark non si era mosso da dov'era. Pensavo che si fosse messo a dormire dopo le mie parole, invece era lì che mi aspettava. Il mio cuore prese a battere di nuovo velocemente. - Accidenti -
 
<< Adesso puoi degnarti di spiegarmi come mai hai avuto quella reazione? >>
Respirai a fondo.
<< Io non penso sia una buona idea, Hoppus. E' passato troppo tempo, sicuramente non siamo fatti per stare insieme. >>
I suoi occhi si chiusero in due fessure, si avvicinò a passo pesante.
<< Ma allora non mi ascolti quando ti parlo. Leggi bene il labiale: Io non ti lascio andare. >>
Deglutii con forza, dovevo inventarmi qualcosa che gli avrebbe fatto cambiare idea. Ad un tratto mi venne in mente Matt. Era un ragazzo che avevo conosciuto dopo qualche mese dalla rottura con Mark, mi era stato davvero accanto quando stavo male e una sera mi aveva confidato di provare dei sentimenti per me, ma io naturalmente lo avevo respinto. Non ero sicuramente pronta per una nuova storia, come se non bastasse il ricordo di Mark era ancora vivo nella mia mente, ma lui mi disse di non preoccuparmi, che se avessi cambiato idea ci sarebbe sempre stato. Ci pensai per un po', era rischioso. Mark non l'avrebbe presa bene, ma era l'unico modo che conoscevo per allontanarlo, quindi sollevai lo sguardo e iniziai a parlare.
<< E-ecco, io non so come dirtelo >>
Sollevò un sopracciglio. << Non sai come dirmi cosa? >>
Inghiottii un po' di saliva, sembrava più dura di quanto pensassi, forse non era stata una buona idea. Ma ormai ero in ballo, tanto valeva ballare!
<< Beh vedi, io frequento qualcuno >>
Lo vidi assottigliare lo sguardo, mi imposi di rimanere calma, dovevo continuare la sceneggiata, l'indomani avrei chiamato Matt per spiegargli la situazione, ero sicura che mi avrebbe aiutata.
<< Tu cos'è che fai? Stai scherzando mi auguro >>
Mi grattai una guancia, ero tesa all'inverosimile.
<< No non sto scherzando, si chiama Matt. L'ho conosciuto qualche tempo dopo che mi avevi lasciata, mi ha aiutata a dimenticarti e ci siamo messi insieme. >>
Pregai Dio che se la bevesse e a giudicare dalla sua faccia le miei preghiere furono esaudite!
<< Non so chi sia questo Matt, ma non mi interessa affatto. >>
Puntò un dito verso il letto dove dormiva Jack.
<< Quel bambino è mio figlio, non avrai intenzione di negargli un padre?! >>
Ora ero furibonda. Come poteva pensare una cosa del genere?
<< Io non ho mai detto questo! Non mettermi in bocca parole non mie! Jack è tuo figlio e tu, come ti ho già detto ieri, lo riconoscerai come tale, ma questo non fa differenza. Non c'è più nulla che ti lega a me che non sia lui, Hoppus. Pertanto a parte fargli da padre non ci sarà altro e con me non avrai nessun tipo di contatto che vada oltre l'essere un genitore per tuo figlio. >>
Mi morsi il labbro inferiore. Quelle parole mi costarono molto, ma a lui non sembrava importare ciò che avevo appena detto, i suoi occhi si ridussero in due fessure, si avvicinò ulteriormente.
<< Non mi interessa se hai un uomo, te l'ho già detto: scordati che io ti lasci andare. In quanto padre di quel bambino posso venire a farti visita quando voglio, sono sicuro che a Jack non dispiacerà la mia presenza, poi ho bisogno di passare del tempo con lui, mi sono perso 6 anni della sua vita perchè tu avevi deciso così, alle mie spalle. >>
Strinsi le labbra. Aveva ragione, dannazione.
<< Percui mi sopporterai, comincia già ad avvertire questo Matt del mio arrivo, perchè sarà così che andranno le cose. >>
Detto questo si voltò, spogliandosi. Io serrai gli occhi con forza e arrossendo lo aggredii.
<< Ti sembra il modo? Non sei a casa tua e sopratutto non sei solo, ci sono io qui. Potresti almeno degnarti di cambiarti in bagno, come tutte le persone normali. >>
Anche a occhi chiusi lo sentivo avvicinarsi. Il calore del suo corpo ormai seminudo mi attraversava come una scarica elettrica, provocandomi un brivido lungo la schiena. Indietreggiai e ben presto mi ritrovai con le spalle al muro. Fece aderire il suo corpo al mio. Era in boxer e io avevo la mia camicia da notte, ma quel leggero strato di stoffa che ci separava non mi impediva di sentire la sua pelle a contatto con la mia. E sospirai, godendone mio malgrado.
<< Stai sospirando, forse non ti sono cosi indifferente come vuoi farmi credere. >>
Scossi la testa con forza, reprimendo le lacrime.
<< Ti sbagli >>
Avvicinò la bocca al mio orecchio, e io mi sentii morire.
<< Davvero? A me non sembra di essere in torto. >>
Portò le mani sulle mie cosce sollevando piano la camicia da notte, che ben presto si ritrovò all'altezza dei fianchi, non riuscii a reprimere un gemito. "Dannazione, eppure non sta facendo niente. Ma cosa cazzo mi sta succedendo? Non riesco a controllarmi, non è possibile." imprecai mentalmente, cercando di resistere e pregando che si allontanasse da me, ma lui non sembrava intenzionato a smettere, continuava a torturarmi la coscia con la mano e io mi morsi il labbro con rabbia. Spalancai gli occhi quando premette la sua erezione ormai evidente contro la mia femminilità, lo sentii ridacchiare.
<< Prova adesso a dirmi che non mi vuoi. >>
Cercai di mantenere la calma, erano 6 anni che non provavo quelle sensazioni.
<< I-io non ti voglio >>
Si staccò un po' da me, quel tanto che bastava per guardarmi negli occhi. E alla vista di quello spettacolo, piegò le labbra in un sorriso ironico.
<< Bugiarda >>
Abbassai lo sguardo, aveva vinto. Lo volevo con tutta me stessa, ma sarebbe stato un errore madornale, quindi cercai di spiegargli le mie ragioni.
<< Io- >>
Spalancai gli occhi. Oh no! Di nuovo. Mi stava baciando di nuovo. Cercai di divincolarmi ma lui premette nuovamente il suo corpo contro al mio, facendomi sentire quanto mi desiderava. Questa volta non riuscii a reprimere un piccolo gemito e sentii la sua lingua invadermi la bocca. Cercai di spostarmi ma dopo un po' mi arresi. Chi volevo prendere in giro? Avevo sognato per 6 anni quel momento e adesso che si stava avverando cercavo di fuggire imponendomi che era sbagliato? Che stupida. Mandai al diavolo tutti i miei buoni propositi e ricambiai il bacio che man mano si fece sempre più passionale, ma questa volta non fuggii. Portai le mani fra i suoi capelli tirandoglieli un pò, ma lui non parve farci caso, sembrava che ci fossimo solo noi in quella stanza. Jack dormiva e sapevo che non si sarebbe svegliato, aveva il sonno pesante, proprio come lui. Eravamo in un mondo tutto nostro. Fatto di carezze e baci. Ben presto ci ritrovammo sdraiati sul pavimento, ci staccammo dal bacio, ansimando. Lui rise divertito.
<< Meno male che non volevi. >>
Spostai lo sguardo di lato fingendomi offesa.
<< Falla finita Hoppus. E' mai possibile che tu riesca ad essere ironico anche in certe occasioni? >>
Per tutta risposta mi prese per i fianchi ribaltando le posizioni, aveva ancora quello sguardo divertito. Quanto lo odiavo quando faceva così! Era peggio di un adolescente.
<< Bene bene e adesso come la mettiamo? >>
Non sapevo cosa rispondere e lui mi tolse la camicia da notte con facilità. Mi fissava languidamente e con desiderio, io arrossii sotto al suo sguardo cercando di coprirmi con le mani, ma lui mi bloccò.
<< Non ti azzardare. >>
Lo guardai confusa mentre mi spostava le mani dal seno.
<< Non voglio perdermi niente. >>
Arrossii di nuovo, lui si avvicinò per baciarmi, ormai era cominciato. Non sarei riuscita a fermarlo, o forse non volevo che lo facesse. Quella notte ci perdemmo nei baci e nelle carezze, facendo l'amore come se fosse la prima volta. Fu bellissimo.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Riconquistare chi? ***


Il mattino dopo Tom entrò nella stanza, come al suo solito senza bussare e ciò che vide lo lascio parecchio sconvolto. Io e Mark eravamo stesi sul pavimento con una coperta addosso, abbracciati e completamente nudi. Fu Mark ad aprire gli occhi per primo e non appena vide il suo amico gli fece segno di tacere, si alzò, vestendosi in fretta e accomodandosi sulla sedia accanto al letto. Io mi svegliai poco dopo e ignorando che ci fosse Tom nella stanza mi alzai in piedi, ma un fischio di approvazione maschile mi fece voltare, non appena realizzai da chi provenisse mi avvolsi il lenzuolo intorno al corpo, fissando il ragazzo della mia migliore amica con sguardo furioso, mentre lui mi guardava con un'odioso sorrisetto malizioso.
<< Però! Mica male. Forse ho sbagliato amica. >>
I miei occhi si chiusero in due fessure, mi avvicinai pericolosamente al suo viso.
<< Come prego? >>
<< Rilassati, stavo solo scherzando. Troppe poche tette! >>
Gli mostrai il dito medio, poi sicura che Jack si sarebbe svegliato da un momento all'altro mi diressi verso il bagno, fra le risate di entrambi.
 
La sera del concerto mi trovavo dietro le quinte. Con Jack in braccio e Jen a fianco guardavo la band suonare. Mi sembrava quasi assurdo,  in tanti anni che conoscevo i ragazzi, che ero stata una loro fan da ragazzina, non mi era mai capitato di ascoltare con tanta attenzione e così da vicino le loro canzoni. Ma quella sera mi accorsi di quanta passione ci mettevano nella loro musica e soprattutto di quanto i loro testi fossero pieni di significato. Le note di "Feeling This" stavano riempiendo l'Arena, quando quasi a fine canzone Mark si voltò, guardandomi dal palco e cantando la sua parte.

"Look to the past and remember her smile,
and maybe tonight i can breathe for awhile,
i'm not in the scene, i think i'm fallin' asleep,
but then all that it means is i'll always be dreaming of you."
 
Lo guardai paralizzata per qualche secondo, Jack mi guardava confuso. Lui non poteva di certo capire, era ancora troppo piccolo per comprendere il vero significato di quelle parole, ma io mi ero persa nel suo sguardo. Il mio cuore fece una capriola, lui si voltò nuovamente verso il pubblico mentre io tentavo invano di frenare i battiti del mio petto, Jen mi posò una mano sulla spalla.
<< Lui ti ama davvero Skye >>
Abbassai lo sguardo arrossendo, incapace di risponderle. Non volevo credere alle parole della mia migliore amica, Mark mi aveva fatto troppo soffrire in passato, troppe furono le lacrime e il dolore nel vederlo uscire dalla mia vita di colpo, così come vi era entrato. Ero sicura del fatto che mi volesse bene, che ci tenesse a me, dopotutto avevamo fatto un figlio insieme, ma ero anche convinta che confondesse il vero amore con l'affetto che si può provare verso una persona che ti sta a cuore. Sospirai. Sì, doveva essere per forza cosi. I miei pensieri furono interrotti dalla voce di Jack.
<< Mammina che fai? Papà e lo zio hanno finito di cantare, possiamo andarcene adesso? Ho fame! >>
Sorrisi al mio piccolo. "E' incredibile quanto tu stia crescendo, sono fiera di te piccolo mio, ogni giorno che passa sempre di più." Gli scompigliai i capelli.
<< Ma non pensi ad altro che al cibo? Comunque adesso andiamo, stasera lo zio Tom ha prenotato al ristorante. >>
I suoi occhi si illuminarono.
<< Davvero mamma? >>
<< Sì terremoto, davvero! forza, adesso andiamo in albergo, ti devi fare un bel bagnetto! Conciato cosi a mangiare fuori non ci vieni di sicuro! Guarda li, cosa hai fatto con la cioccolata? Ne ha approfittato anche la maglietta? >>
Cacciò il labbro in fuori.
<< Ma mamma, non mi piace il bagnetto >>
<< Niente "ma" peste! Dai, cominciamo ad andare con la zia, papà e lo zio ci raggiungeranno nel parcheggio. >>
 
Giunti all'Alexander Hotel fui costretta da Jennifer ad entrare nella sua stanza. Cacciò praticamente fuori Tom dicendogli di andare a cambiarsi da Mark, di aiutarlo anche a lavare e a vestire Jack e mentre la vidi guardarmi con un sorrisetto per niente rassicurante chiudendosi la porta alle spalle, ebbi una brutta sensazione.
<< Ehm Jen, cos'hai in mente? >>
Mi guardò di sbieco, sempre con lo stesso sorrisino stampato sulle labbra.
<< Si va a mangiare fuori no? Bisogna essere perfette, anzi, dovrai essere perfetta! >>
Il suo sguardo mi fece paura, indietreggiai di qualche passo.
<< C-cosa intendi dire? >>
<< Semplice, ti metterai uno dei miei vestiti, sono sicura che ti starà da favola! Sarai stupenda! >> concluse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Ecco. Adesso cominciavo a sudare freddo! Conoscevo bene i gusti della mia migliore amica e non mi piacevano affatto.
<< Ma veramente ho già il vestito per questa sera. >>
<< Non essere sciocca Skye, non riconquisterai mai Mark se ti ostini a vestirti sempre in quel modo >>
"Riconquistare chi?" Portai le mani avanti, scuotendo la testa con forza.
<< Ma guarda che ti sbagli, io non ho intenzione di riconquistare proprio nessuno! >>
La mia amica però sembrava non ascoltarmi. Aveva già spalancato l'armadio, prelevando un vestito nero, lungo all'incirca fino al ginocchio, con uno leggero spacco laterale, il decoltè non era troppo generoso e io ringraziai mentalmente Dio, non ero mai stata una ragazza tanto prosperosa - a differenza sua - e il solo pensiero che avrei dovuto indossare quell'abito mi faceva letteralmente entrare in panico. Le spalline erano sottili e parte della mia schiena sarebbe rimasta scoperta, deglutii. Non mi piaceva affatto l'idea, la scollatura era fatta a V e le due spalline avrei dovuto allacciarle dietro al collo. Che brutta prospettiva! Con un po' d'imbarazzo mi avvicinai ad esaminarlo.
<< Jen? Ma sei sicura che- >>
<< Oh poche storie! Comincia a mettertelo, io vado a prenderti le scarpe. >> 
Sospirai. Sarebbe stato inutile provare a farla ragionare, quando si metteva in testa qualcosa non c'era verso di farle cambiare idea, per quella sera avrei dovuto assecondarla. Lo sollevai dal letto dopodichè iniziai ad indossarlo, il tempo di allacciare le spalline che la mia amica era già di ritorno con le scarpe. La guardai aggrottando la fronte.
<< Tu sei pazza se speri che indosserò quelle trappole mortali >>
La vidi scoppiare a ridere.
<< Dai su, poche storie. Non hai mai avuto problemi a portare i tacchi >>
<< Non è questo il punto! Jen, non è una cena romantica, c'è Jack con me. Come pensi rimarrebbe se mi vedesse conciata così? >>
La mia amica assunse un'aria innocente.
<< Si accorgerebbe di quanto è bella la sua mammina >>
Arrossii al complimento. Ma mi ripresi quasi subito.
<< Non cercare di adularmi, io quelle cose non le metto! >>
Cominciava a spazientirsi, mi rendevo conto di essere infantile ma non riuscivo a farne a meno.
<< Finiscila di fare la bambina, starai benissimo! >>
Sbuffai sonoramente ma decisi di dargliela vinta, giusto perchè era la mia migliore amica quella sera avrei fatto un'eccezione. Dovetti ammettere che le scarpe erano davvero stupende! Si trattava di un paio di decoltè eleganti, dal tacco non troppo vertiginoso e con la fibbia che si intrecciava. A fine lavoro, Jen mi guardava compiaciuta.
<< Skye sei stupenda! Vedrai che figurone stasera... aspetta! Bisogna ancora sistemare i capelli e il trucco. Vieni >>
Praticamente mi spinse verso il bagno, facendomi sedere su uno sgabello, mentre lei armeggiava con phon e spazzola. Mi raccolse i capelli in un morbido chignon, permettendo a qualche ciocca bionda di ricadermi sulle spalle e quando fu soddisfatta del lavoro si dedicò al trucco. Mi mise un leggero strato di phard, un po' di matita nera sotto agli occhi, un tocco di eye liner e una sfumatura di ombretto chiaro, poi una passata di lucidalabbra come gran finale. Dopodichè mi trascinò in camera, osservando il suo capolavoro, la vidi aprirsi in un sorriso a 32 denti.
<< Sei perfetta. >>
Levai gli occhi al cielo.
<< D'accordo, ma questa me la paghi! Ricorda che lo sto facendo per te, mi devi un favore >>
Sbuffò.
<< Ma quanto la fai lunga >>
Le mie labbra si aprirono in un sorriso.
<< Dì un po' Valentino, tutto questo tempo a preparare me, ma tu sei ancora in jeans! >>
Spalancò gli occhi, portandosi le mani alla bocca.
<< Oh Dio, hai ragione! Aspettami faccio in un lampo >>
Scoppiai a ridere!
<< D'accordo ti aspetto, intanto prendo la borsa >>
La sentii urlare dal bagno.
<< Non ci provare! La tua borsa si trova sul letto, userai quella per stasera >>
Incrociai le braccia al petto, poi presi l'oggetto in questione e lo esaminai. Più che una borsa sembrava un astuccio. Era nera e molto semplice, con una rosa al lato destro. In effetti non era malvagia, se non fosse stata così dannatamente microscopica! Jennifer uscì dal bagno, stava davvero bene nel suo vestito verde, aveva un'acconciatura molto semplice, con un nastro nero che le legava la treccia di lato, portava un paio di scarpe col tacco in tinta e una borsetta simile alla mia, dello stesso colore! Finalmente sospirai di sollievo, eravamo pronte.
Ci dirigemmo verso la mia stanza spalancando la porta, Tom era davanti allo specchio e stava litigando con la cravatta, mentre Mark vestiva Jack, fu proprio quest'ultimo a venirmi incontro.
<< Mammina mammina, come sei bella! >>
Sorrisi al mio bambino, accarezzandogli una guancia. Mark si voltò di scatto, fece scivolare il suo sguardo per tutto il mio corpo e io non potei fare a meno di arrossire, ci pensò la voce sarcastica di Tom a spezzare l'imbarazzo.
<< Amico chiudi la bocca, stai sbavando sul tappeto >>
Si avvicinò a me.
<< Wow, ma che- ? >>
Feci un sorrisetto ironico.
<< Non guardare me, non è opera mia. E' di questa pazza al mio fianco! Mi conosci, fosse dipeso dalla sottoscritta ci sarei andata tranquillamente in jeans e maglietta >>
<< Beh, c'è da dire che questo abbigliamento ti dona moooooolto di più! >>
Poi mi girò intorno fino a portarsi dietro alla mia schiena, con fare pensieroso.
<< Sì mi piace, sembra anche facile da togl- >>
Non lo lasciai terminare, pestandogli il piede con forza. Un urlo riempì la stanza.
<< Non ti azzardare a finire la frase Hoppus, ti ricordo che non siamo tutti adulti qui dentro >>
<< D'accordo, non c'è bisogno di scarldarsi tanto. Era solo una battuta >> concluse, massaggiandosi il piede contuso.
<< Bene! Tienitela per te, non la vogliamo sapere >>
<< A me interessa. >> Ed ecco Tom. Al solito.
Ma fu zittito subito da Jennifer con il mio stesso metodo.
<< Nessuno ha chiesto il tuo parere, amore >>
<< Come sei gentile, tesoro. >> rispose il DeLonge, stiracchiando uno dei suoi sorrisi sarcastici. 
 
Una volta pronti uscimmo dall'albergo dirigendoci al ristorante, entrammo e il cameriere ci scortò al tavolo che Tom aveva prenotato. Mangiammo, chiaccherando del più e del meno, quando un tizio ubriaco si avvicinò al nostro tavolo. E dato che la sfortuna mi perseguita, indovinate un po' chi aveva deciso di prendere di mira? Si avvicinò alla mia sedia, sotto lo sguardo vigile di Mark e con voce suadente iniziò a parlare.
<< Ehi bambola! Ti andrebbe se ce ne andassimo a divertirci da qualche parte? >>
Gli occhi di Mark si chiusero in due fessure.
<< Amico ti consiglio di girare al largo, la "bambola" è già occupata >>
Il ragazzo spostò lo sguardo verso di lui.
<< Ehi, dì un po' ma chi ti ha chiesto niente? >>
La voce di Mark era calma e decisa e io sapevo che questo non era un buon segno, infatti il suo caratterino non si fece attendere più del dovuto.
<< Se non lo hai notato c'è un bambino seduto a questo tavolo, che si da il caso essere mio e della mia ragazza. E indovina? Si tratta proprio della donna alla quale stai rivolgendo le tue odiose attenzioni. Pensa, questo non mi va affatto a genio! Pertanto se non vuoi ritrovarti con il muso spaccato in due, ti consiglio caldamente di allontarti da qui >>
Lo guardò di sbieco, con uno sguardo raggelante, che non ammetteva repliche. C'era da mettersi un cappotto solo a fissarlo negli occhi.
<< Intendevo adesso. >> concluse.
Il ragazzo indietreggiò barcollando, poi si allontanò nel completo silenzio che si era creato nel salone. Ma dopo una rapida occhiata di Mark, tutti tornarono a mangiare tranquilli e il tizio ubriaco venne subito cacciato dal locale. Mi guardò attentamente, io alzai un sopracciglio confusa. "Non può essere incazzato con me ora, io non ho fatto nulla."
<< Forse erano meglio i jeans e la maglietta >> concluse, osservando prima me, poi Jennifer. Che imbarazzata continuava a spostarsi sulla sedia. Abbozzai un sorrisetto compiaciuto, scambiandomi un'occhiata di intesa con Jen e mi portai il bicchiere di vino alle labbra bevendone un sorso, mentre Tom se la ridacchiava di gusto. Mark tornò tranquillo al suo pasto, sotto lo sguardo d'ammirazione di nostro figlio.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Il mostro trasparente. ***


Finita la serata tornammo nelle nostre stanze d'albergo, ma quella sera Jack aveva deciso di fare i capricci, voleva a tutti i costi rimanere a dormire con Tom e Jen.
<< Dai mammina, per favore. Farò il bravo, giuro >>
Sospirai, in fondo la stanza dei nostri amici era quella dopo la nostra, non ci sarebbero stati problemi.
<< D'accordo. Ma cerca di comportarti come Dio comanda! Se la zia Jen dovesse riferirmi che non hai fatto dormire lo zio, domani mattina facciamo il ripasso di matematica: facciamo i conti. >>
Lo vidi deglutire indietreggiando di qualche passo, fra le risate di suo padre.
<< M-ma certo mammina, sarò buono. >> 
<< Bene >> ribattei convinta << Buona notte cucciolo. >>
<< Notte mamma! >>
Saltò in braccio a Mark, salutandolo.
<< 'Notte papà. >>
<< Buona notte campione! E mi raccomando, guarda che la mamma non scherza! >>
Annuì con forza. Mi avvicinai per dargli il bacio della buona notte, salutammo Jen e Tom e poi ci dirigemmo verso la nostra camera.
Una volta entrati Mark scoppiò a ridere, mi voltai aggrottando la fronte.
<< Si può sapere che ti prende? Sei ubriaco per caso? >>
Poi parve calmarsi un po'.
<< Certo che non sei cambiata affatto, lo hai terrorizzato, povero piccolo. >>
Assunsi un'aria innocente.
<< Jack lo sa benissimo che scherzo, lo faccio da quando aveva 4 anni. E' un bambino intelligente e anche molto sveglio, non saranno certo delle stupide battute a spaventarlo >>
La sua voce era sempre divertita.
<< Oh, lo immagino. >>
Si avvicinò alle mie spalle, facendo scorrere la mano lungo tutto il braccio.
<< Come stavo dicendo, mi piace davvero tanto questo vestito. >>
Feci un sorrisetto furbo.
<< Giù le mani Hoppus! Stasera non se ne parla nemmeno, sono stanca morta, appena tocco il letto cado in letargo >>
Lo sentii sbuffare, proprio come un bimbo capriccioso.
<< Non è giusto! >>
Ridacchiai.
<< Avanti non fare lagne! A proposito, lo sai che quel ragazzo lo hai spaventato a morte, stasera? >>
Divenne serio. << Se lo meritava. >>
Si avvicinò, abbracciandomi di colpo, non mi aspettavo quel gesto, rimasi interdetta.
<< Skye, per favore riproviamoci. Sono sicuro che siamo fatti per stare insieme, dammi un'altra possibilità, dacci un'altra possibilità. Saremo felici, te lo prometto >>
Sospirai, posando la testa sul suo petto. Tutto sommato avrei potuto anche accettare, io lo amavo davvero, dopo questa avventura non sarei riuscita a tornare a casa facendo finta di niente, non sarebbe più stato come prima. Poi Jack? Non potevo fargli questo. Effettivamente a ben riflettere Mark in quei giorni aveva ampiamente dimostrato di amarmi sinceramente. Quella sera feci una scelta, la più importante della mia vita, ma non mi pentii di quelle parole.
<< Mark, voglio provare a crederti >>
Mi strinse a se più forte, lo sentii ridere felice, mi sfuggì un sorriso. Sì, decisamente era la decisione giusta, quel gesto valeva più di mille parole. 
Ci cambiammo e una volta pronti per la notte ci infilammo sotto alle coperte, mi avvicinai, accoccolandomi al suo petto e stringendolo forte a me.
<< Mark, pensi che staremo insieme per sempre? >>
Mi accarezzo un fianco con fare protettivo.
<< Mi impegnerò affinchè sia così >> ribattè deciso.
Sorrisi felice, quella sera le mie goccie salate erano colme di felicità, finalmente dopo tanto tempo riuscivo a piangere lacrime di gioia. Mi rilassai abbracciata a lui e caddi in un sonno profondo.
 
La mattina seguente un ciclone irruppe nella stanza: era Jack! Saltò sulla pancia del padre, che spaventato di drizzò a sedere. 
<< Ma che succede? >>
Sbuffai divertita.
<< Oh nulla tesoro, è solo tuo figlio >>
<< Papà svegliaaaa! >>
Lo afferrai per la vita, portandolo in mezzo al lettone, Mark mi lanciò un'occhiata di gratitutidine, poi mi rivolsi al terremoto in questione.
<< Di' un pò tsunami, è stata una brillante idea dello zio Tom questa? >>
Per tutta risposta si portò un dito alle labbra con fare furbesco.
<< Shhhh >> 
Sospirai esasperata.
<< Lo sapevo. >>
<< E dimmi, quante caramelle ti ha dato in cambio? >> si morse il labbro inferiore con fare nervoso, sorridendomi distrattamente. Poi mi mostrò cinque dita. Mark a quel punto esplose, invocando il nome del suo amico.
<< THOMAS MATTHEW DELONGE >>
<< Manca un pezzo, tesoro. >> gli dissi, facendogli segno con il gomito.
<< JR! >> 
Sorrisi soddisfatta. Se una cosa la devi fare, la devi fare bene. Pochi secondi e il proprietario del nome sbucò da dietro la porta, con un'espressione da finto innocente stampata sul viso.
<< Sììì Mark? >>
Lo guardò di sbieco.
<< Fai poco lo gnorri. Hai pagato mio figlio a caramelle per farmi secco. >>
DeLonge sorrise sornione.
<< Chi? IO? Ma no, che vai a pensare! >>
Lo guardai attentamente. "E' pazzesco! Che faccia da schiaffi. Ma come fa Jennifer a trattenersi dal prenderlo a sberle?" Presi parola.
<< E dicci DeLonge, c'è un motivo plausibile per aver cercato di uccidere il mio ragazzo e per avermi svegliata così dolcemente? >>
Ci guardò interdetto per un attimo.
<< Puoi smetterla di assumere quella faccia dai pesce lesso, io e Skye siamo tornati insieme >>
Il suo sguardo mutò di nuovo, tornando quello strafottente di sempre.
<< In questo caso bisogna festeggiare. Complimenti, siete riusciti ad eccitarmi! >>
<< Bene. E Dopo questa meravigliosa immagine che mi hai donato di prima mattina, posso sapere Jen dov'è? >> Domandai annuendo sorniona. Spostò il suo sguardo su di me.
<< Oh lei è giù di sotto, nell'area relax, sta facendo colazione. Alzatevi, oggi pomeriggio dobbiamo andare per negozi. >>
Lo guardai con sospetto. Tom DeLonge che andava per negozi? Il mondo stava andando a puttane per caso?
<< Ehi non guardatemi in quel modo! E' stata una brillante idea di Jennifer, vuole fare un regalo a Jack >>
Sorrisi, la mia amica non si smentiva mai.
<< Prepariamoci! >> sentenziò il piccolo della stanza, portando le mani al cielo euforico.
 
Quel pomeriggio ci divertimmo un mondo. Jennifer aveva davvero esagerato, si era trovata indecisa su cosa comprare e alla fine aveva optato per 3 completi completamente diversi, avevo provato a convincerla che ne sarebbe bastato solo uno e che stava facendo fin troppo, ma era stata irremovibile. Le finanze di Tom ne avevano risentito parecchio quel giorno! La sera, dopo cena, me ne stavo tranquillamente sdraiata sul letto della mia stanza a leggere un libro, Mark aveva portato Jack a fare un giro, era una specie di uscita padre e figlio e io di questo potevo solo che esserne felice. Lui stava legando davvero con suo padre, insomma tutto stava andando per il verso giusto. Finalmente la mia vita avrebbe preso una svolta positiva. Ero completamente immersa nella lettura, quando mi accorsi che qualcuno stava bussando alla porta con insistenza. Imprecai mentalmente e tenendo il segno del libro andai a vedere chi fosse qello scocciatore. Ero già pronta per cantargliene quattro, ma rimasi scioccata quando, una volta aperta, mi trovai di fronte Jennifer in lacrime. La feci accomodare sul letto, porgendole un fazzoletto.
<< Jen, cosa è successo? >>
La mia amica era nervosa, continuava a singhiozzare e le sue parole erano quasi incomprensibili.
<< I-io, i-io gli a-avevo solo c-chiesto s-se, s-se- >>
La abbracciai, cercando di tranquillizzarla, sembrava parecchio scossa.
<< Cerca di calmarti, respira a fondo e spiegami bene cosa è accaduto. Ok? >>
Mi fece un leggero cenno con il capo, la incitai a continuare. Inspirò profondamente.
<< D-Dopo avervi salutato siamo tornati in stanza. Sembrava tutto normale, io dissi a Tom che mi sarei fatta una doccia prima di andare a letto e lui rispose che andava bene, che sarebbe rimasto un po' in salotto a guardare la TV. Quindi sono entrata in bagno, non ci sono stata tanto, solo una mezz'oretta, ma quando sono uscita l'ho trovato completamente ubriaco. Io lo amo davvero, devi credermi. E' solo che quando è cosi mi fa paura. >>
Annuì leggermente, sapevo che Tom da ragazzo aveva avuto problemi con l'alcool, la sua famosa "partita di basket" al liceo era nota in tutto il mondo. Le notizie su internet giravano veloci, senza contare che noi prima di conoscerli di persona e innamorarci di loro seriamente, eravamo solo delle semplici fans, e come tutti ci informavamo sulla loro vita. Quindi le feci segno di continuare.
<< Mi avvicinai con calma, chiedendogli spiegazioni, sapevo bene che non avrebbe dovuto nemmeno toccarlo l'alcool, visti i suoi precedenti. Quindi cercai di farlo ragionare, ma quando Tom è ubriaco è praticamente impossibile instaurare una conversazione civile >>
 
INIZIO FLASHBACK
 
<< Tom, ma cosa hai fatto? >>
Si massaggiò la tempia, guardando un punto fisso.
<< Shhh, fai silenzio per favore >>
Respirai a fondo, cercando di avvicinarmi.
<< Tesoro, stai bene? >>
Si voltò, fissandomi minaccioso.
<< Ti ho chiesto di fare silenzio, sei forse sorda oltre che stupida? >>
Sapevo che era l'alcool a parlare, nonostante questo non riuscii a ricacciare indietro una lacrima. Com'era diverso dal mio Tom. Possibile che bastasse qualche goccio di Vodka in più per trasformare cosi una persona? Mi imposi di rimanere calma, agitandomi non avrei concluso nulla, cercai di sfiorarlo ma lui mi spostò la mano, scansandosi di lato.
<< Non mi toccare >>
Respirai a fondo, ma piangevo comunque.
<< FINISCILA DI FRIGNARE DANNAZIONE! >>
<< Non urlare per favore. Cerca di ragionare, non avresti dovuto bere, lo sai che- >>
Ma le parole mi morirono in gola appena il suo sguardo tagliente si posò su di me. Avevo paura del mio ragazzo, non mi era mai successo prima, sapevo dei suoi problemi con l'alcool, ovviamente grazie a internet, ma non avrei mai pensato che il mio sogno di ragazzina, che adesso era diventato realtà, potesse trasformarsi in quel modo solo dopo aver bevuto.
<< NON DIRMI QUELLO CHE DEVO O NON DEVO FARE! CHI CAZZO SEI EH? CHI CAZZO SEI PER IMPORMI IL TUO VOLERE? >>
Continuavo a tremare, ma non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, forse se gli avessi fatto capire che gli ero vicina sarebbe andato tutto a posto, sarebbe finito tutto, lo avrei sentito di nuovo sussurrarmi "Ti amo" con dolcezza e nella mia ingenuità mista a speranza mi avvicinai a lui. Lo abbracciai, ma fu un terribile errore. La guancia mi bruciava come il fuoco. Tom aveva ancora il braccio sollevato a mezz'aria, mentre io, dalla violenza del colpo, finii scaraventata a terra. Scoppiai a piangere.
<< Ti ho detto: NON TOCCARMI! >>
Scaraventò la bottiglia vuota contro al muro, mancandomi di un soffio, poi si avvicinò a me con uno strano sorriso, tremai vistosamente, mi alzai indietreggiando fino a toccare con la schiena la porta d'ingresso, non ci pensai su due volte, mi voltai di scatto, la aprii e scappai fuori da quell'incubo.
 
FINE FLASHBACK
 
La mia amica piangeva ancora, ora non faticavo a credere quanto fosse grave la situazione.
<< E q-questo è tutto >>
Non riuscivo a parlare, con che coraggio Tom aveva potuto farle una cosa simile? La vidi sollevare il viso rigato di lacrime.
<< Skye? Posso rimanere con te stanotte? >>
La abbracciai di slancio, volevo solo farla sentire al sicuro.
<< Tesoro non me lo chiedere neppure! Fra poco arriverà Mark, manderemo lui a dormire con Tom, magari riuscirà a farlo ragionare >>
<< G-grazie >>
<< Ma figurati. Guarda come sei ridotta, ti conviene farti una bella doccia calda, ti presto un mio pigiama, nel frattempo preparo il letto. >>
Annuì con la testa e la accompagnai in bagno.
<< Se hai bisogno chiama, non farti problemi. Io sono qui! >>
<< Va bene. Mi sento già un po' meglio. Grazie Skye. >>
Detto questo si chiuse la porta alle spalle.
Io mi sedetti sul letto, aspettando il mio ragazzo. Jennifer era ancora in bagno quando arrivarono, mandai Jack nell'altra stanza a giocare e dopo essermi accertata che fosse realmente impegnato, mi voltai verso Mark raccontandogli tutti l'accaduto. Subito si infuriò.
<< Quella testa di cazzo! Lo sa benissimo come si riduce ogni volta che beve, ma ci casca sempre come uno stupido. Jen come sta? >>
<< Scusa ma che razza di domande fai? Come vuoi che stia? E' distrutta! Mi ha chiesto se poteva dormire qui con me e Jack per stanotte, quindi pensavo che tu potessi andare da Tom. >>
<< Certo, non c'è nessun problema, non è la prima volta che lo faccio rinsavire. >>
Lo guardai con gratitudine, se quella notte al posto di ascoltare il mio cuore davo retta al mio stupido orgoglio lasciandolo andare, me ne sarei pentita per il resto dei miei giorni. Jen uscì dal bagno, si sdraiò sul letto sotto alle coperte, io cambiai Jack e dopo averlo fatto stendere mi misi al suo fianco, ci addormentammo tutti e tre nel giro di qualche minuto.
 
Mark intanto era diretto verso la stanza di Tom, una volta giunto a destinazione bussò più volte alla porta, finchè un DeLonge alquanto assonnato non la spalancò, permettendogli l'ingresso.
<< Oh sei tu, ciao Mark! >>
Mark però non era dello stesso umore. Sembrava furioso. Gli piazzò un pugno in piena faccia, ovviamente moderato, quel tanto che bastava per fargli capire la cazzata che aveva fatto. Tom si portò una mano sul naso, ansimante.
<< Ma sei impazzito? Adesso mi prendi anche a pugni? >>
<< Perchè non dovrei? Tu prendi a schiaffi la donna che sostieni di amare, per un goccio di Vodka in più. >> rispose il bassista, scrollando le spalle. Lo vide spalancare gli occhi. Improvvisamente ciò che aveva fatto nelle ultime ore colpì Tom come una doccia d'acqua gelata. La sua piccola Jen, l'amore della sua vita. La amava più di qualsiasi altra cosa al mondo, più di se stesso. Cosa aveva fatto? Il corpo di Tom fu scosso da un brivido di rabbia.
<< PORCA PUTTANA! >>
Mark sospirò. Non era la prima volta che vedeva il suo amico in quello stato, lo conosceva fin dal liceo, era una bravissima persona, Tom non avrebbe mai fatto del male nemmeno ad una mosca, figurarsi picchiare una ragazza. Anzi, la ragazza che amava. Ma quel dannato liquido trasparente lo trasformava in un animale.
<< Cerca di calmarti adesso... >>
Lo sguardo del chitarrista si spostò velocemente verso l'amico.
<< Calmarmi? CALMARMI? Tu non hai idea di cosa... tu non sai. Il suo sguardo, il suo viso rigato dalle lacrime mentre mi fissava tremando come una foglia. DANNAZIONE! >>
Calciò con forza una sedia, mentre Mark gli si avvicinò, abbracciandolo. Non si poteva certo dire che fosse una cosa normale vedere due ragazzi abbracciati, di solito i maschi reputano certe azioni un pò da "gay", ma a loro, che sull'essere realmente gay in passato ci avevano addirittura scherzato, tutto questo non importava. Mark aveva dimostrato più di una volta quanto bene in realtà volesse a Tom. Questi abbracci per il chitarrista valevano tanto, sarebbe sempre stato grato al suo migliore amico, che qualsiasi cazzata lui combinasse, gli era sempre rimasto accanto per aiutarlo a venirne fuori, proprio come un "fratellone" maggiore.
<< Adesso tranquillizzati coglione! Domani cercherai di parlarle, ma ti avverto, non sarà facile. L'hai spaventata sul serio. >>
Sospirò, ringraziando l'amico e maledicendosi per l'ennesima volta, poi entrambi decisero di cambiarsi, concedendosi almeno qualche ora di sonno.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Lacrime. ***


Il mattino dopo mi svegliai per prima, mentre Jack e Jen dormivano ancora. Ma decisi di lasciarli riposare. La mia amica ne aveva bisogno, in quanto a Jack... beh, così avrebbe fatto meno casino! Mi alzai lentamente dal letto, facendo attenzione a non muovermi troppo e andai a fare colazione. Nell'area relax incontrai Mark e Tom seduti ad un tavolo, davanti a due tazze di caffè: Mark parlava, mentre Tom ascoltava in silenzio con i gomiti appoggiati sul ripiano di granito, tenendosi la testa con entrambe le mani. E capii che doveva essere veramente disperato. Mi avvicinai e ordinai un cappuccino, poi mi diressi verso di loro, mi accomodai accanto a Mark. Sorseggiando la mia colazione aspettando una reazione da parte di Tom. Che non tardò ad arrivare.
<< Come sta? >>
Sapevo come si sentiva, ma decisi di mantere comunque un leggero distacco, doveva capire che era ora di finirla con la storia dell'alcool.
<< Sta ancora dormendo. >>
Spostai lo sguardò verso Mark.
<< Tesoro, Jack si starà svegliando ormai, vai a controllarlo tu? >>
<< Certo, ci vediamo in stanza. >>
Fece un cenno di saluto a Tom, che ricambiò, poi mi diede un leggero bacio sulle labbra e si allontanò. Mi voltai nuovamente verso il ragazzo della mia amica e presi parola.
<< Tu ti rendi conto di ciò che hai fatto, vero DeLonge? >>
Mi dispiaceva essere cosi dura, sapevo che il suo era un problema che non andava sottovalutato, ma tuttavia se lo meritava.
<< Senti Skye, non ci sono scuse per ciò che ho combinato, sono un coglione, uno stronzo e anche una testa di cazzo! Ma io la amo veramente. Devi credermi. Dovete credermi! >>
Abbozzai un sorriso.
<< Noi ti crediamo Tom. Ma al momento è lei a dubitare di te e ha tutte le ragioni di questo mondo per farlo. >>
Sospirò. Quei due dovevano parlare, pagai il cappuccino e gli feci cennò di seguirmi. Percorremmo il corridoio fino a giungere davanti alla mia stanza. Misi la mano sulla maniglia, aprendo la porta, ed entrai. Non appena Jen vide Tom saltò come una molla, andando a rifugiarsi nell'angolo della stanza, il ragazzo abbassò gli occhi colpevole. Decisi di lasciarli parlare in pace, feci uscire Mark e Jack dalla stanza, seguendoli.
 
JEN POV
 
<< No, non ti avvicinare, ti prego. >>
Lo vedevo che era sobrio, ma non riuscivo a tranquillizzarmi. I ricordi della sera scorsa erano ancora impressi nella mia mente, potevo vederli, era come se stesse capitando in quel preciso istante. Lo vidi avanzare di un passo, istintivamente indietreggiai.
<< Jen, io- >>
Mi portai una mano al petto stretta a pugno e lottai contro le lacrime che minacciavano di uscire.
<< P-per favore, non farmi del male. >>
Sgranò gli occhi e soffocò un singhiozzo, lo guardai confusa.
<< J-Jen, ti prego... non potrei mai farti del male, io... sono stato un coglione ieri, ti chiedo scusa, non capiterà mai più. >>
Non riuscii a trattenermi, scoppiai in un pianto liberatorio. Sfogai tutto il mio dolore, la mia frustrazione, cercando di nascondere l'amore che, nonostante tutto, continuavo a provare per quel ragazzo.
<< Tu dici cosi, ma poi... poi succederà di nuovo e io non voglio. Ho paura. Tu mi fai paura, Tom. >>
Spalancò gli occhi ormai lucidi e abbassò lo sguardo. Non potevo impedire a me stessa di temere le sue reazioni quando era ubriaco, quindi gli dissi la verità, anche se sapevo di averlo ferito. Poi lo sentii parlare e la sua voce tremava dal magone.
<< Non dire così. Cambierò, te lo prometto... >>
Lo vidi tendere la mano verso di me e incrociai i suoi occhi. Vi percepii un'infinita tristezza, sembrava sinceramente pentito, ma io ero ancora riluttante, lo schiaffo che mi diede la sera scorsa era niente paragonato a quello che i suoi gesti mi fecero all'anima. Scossi la testa con forza.
<< Va via. >> ribattei decisa.
<< Tu non puoi dire sul serio >>
Gli diedi un'ultima occhiata prima di sparire oltre la porta del bagno.
<< Invece sono serissima, Tom. Ti ho chiesto di andartene. >>
Riacquistai un po' della mia forza, non dovevo farmi vedere debole come lo ero stata la sera prima, sentii i suoi passi lungo il salotto, poi le sue mani picchiare contro quella porta che ci separava.
<< Jen. Jen ti prego, apri. Parliamone... siamo stati insieme per quasi 6 anni. Ti scongiuro, apri >>
Mi accasciai al suolo tenendo ancora la maniglia della porta e piansi tutte le mie lacrime, silenziosamente, senza farmi sentire.
<< Jen... mi senti? Non lasciarmi, te ne prego. >>
Anche la sua voce era incrinata dal pianto, quanto male mi faceva sentirlo soffrire in quel modo, ma sapevo che era la cosa giusta da fare, lo sguardo che aveva da ubriaco non riuscivo a togliermelo dalla testa. Dopo un paio di minuti i pugni che sbattevano contro la porta cessarono: se ne era andato. Mi sollevai lentamente e aprii la porta per uscire, ma una volta fuori sobbalzai: non se ne era andato affatto. Era ancora li, in ginocchio e mi guardava con gli occhi rossi, gonfi di lacrime, supplicanti di non abbandonarlo. Mi portai una mano sulla bocca, le lacrime ripresero a bagnarmi il viso, ma non me ne curai minimamente. Quella scena mi strinse il cuore. Tom DeLonge: l'ironico, pazzo e sessista componente dei blink-182 mi stava pregando di non lasciarlo. Proprio quello che tutti chiamavano Hot Pants in onore delle sue incredibili performance sessuali. Ma adesso dov'era finito "Pantaloni Caldi"? Lì, inginocchiato sul pavimento di una stanza d'Hotel ad implorare perdono, non sembrava affatto quel ragazzo sicuro di se, a volte anche sbruffone, che un paio di anni fa ammiravo in TV. In quel momento non c'era niente del Tom DeLonge che passavano i Media. Mi inginocchiai di fronte a lui e piangendo lo abbracciai con forza, subito rimase spiazzato, ma poi lo sentii ricambiare l'abbraccio, sfogandosi sulla mia spalla. Lo amavo troppo per lasciarlo andare cosi. Decisi che lo avrei aiutato, avremo superato insieme quel momento. Sarebbe stata una lotta, ma insieme. Non lo avrei mai abbandonato. Non potevo, non volevo.
<< Jennifer... >>
<< Sono qui tesoro, non ti lascio. Te lo prometto. >>
Mi strinse ancora un po' di più. E pianse.
<< Ti amo. >>
Mi lasciai completamente avvolgere da quell'abbraccio, strofinando il viso contro al suo petto.
<< Anche io ti amo. >>
Quella sera tornammo nella nostra stanza, insieme, sbarazzandoci di qualsiasi bottiglia alcolica presente in camera. Perchè i mostri di Tom non erano solo trasparenti. Almeno, non tutti. La notte la passammo fra coccole e abbracci e quella sera facemmo l'amore, ognuno era parte dell'altro. Tutto era perfetto.
 
JEN POV

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Famiglia. ***


Dopo quella notte passarono 2 mesi, durante i quali il tour dei blink-182 volse al termine. Salutammo Travis e Shanna, poi ci mettemmo in viaggio per tornare a casa. Jen e Tom si erano chiariti perfettamente e quest'ultimo aveva chiuso definitivamente ogni rapporto con l'alcool. A fatica, ma con l'aiuto della persona che lo amava. Le cose procedevano nel migliore dei modi. Se non fosse che Jen ultimamente era più elettrica del solito! Aveva sbalzi d'umore che facevano invidia al migliore degli attori e sembrava che nemmeno Tom fosse in grado di gestirla, ma io sapevo cosa stava succedendo, quindi una sera che eravamo da sole ne approfittai per farle vuotare il sacco.
<< Allora? >>
Mi guardò confusa.
<< Allora che cosa? >>
<< Pensi forse di parlare con Tom o con Mark? O con qualsiasi altro uomo? >>
La vidi deglutire, sorrisi. - BINGO! - pensai.
<< Tu sei incinta! >>
Abbassò lo sguardo.
<< Non fare quella faccia, diventare mamma è stupendo, te lo assicuro! >>
Scosse la testa.
<< Non è questo che mi preoccupa. E se Tom non lo vuole? >>
Sgranai gli occhi.
<< Ma di cosa stai parlando? Tom ti adora, sarà felicissimo di diventare papà, vedrai. >>
 
Quella sera io e Mark li invitammo a cena, ovviamente feci in modo che Jen sfruttasse l'occasione per confessare il suo segreto. Tom era seduto sulla sedia e stava sorseggiando dell'acqua, Mark era a capotavola con Jack in braccio e cercava di farlo stare fermo. Era il momento giusto, feci segno alla mia amica, che si voltò nella direzione del fidanzato.
<< Tesoro, dovrei parlarti. >>
<< Ma certo, dimmi tutto. >>
Si portò il braccio dietro al collo, imbarazzata.
<< Io non so come tu possa prenderla. >>
Ma Tom sembrava non dare peso alle sue parole.
<< Oh avanti amore, non sarà mica la fine del mondo. >> concluse, spezzando un cracker a metà e masticandolo di gusto subito dopo. Jen sospirò. A volte si domandava se era una caratteristica degli uomini, quella di vivere sulle nuvole di zucchero filato, o il super attico lì lo possedeva solo Tom.
<< Iosonoincinta. >>
Tom alzò un sopracciglio.
<< Scusa Jen, ma se ti mangi le parole io non ci capisco granchè. >>
Fece un bel respiro. 
<< Sono incinta. >> sbuffò, abbassando lo sguardo. Quasi fosse qualcosa di cui avrebbe dovuto vergognarsi. DeLonge sembrava una statua di sale, era rimasto fermo, con il braccio a mezz'aria e lo sguardo perso nel vuoto, fu la voce sarcastica di Mark, che se ne stava seduto con il gomito poggiato sul tavolo e la mano a reggergli il mento, a spezzare la tensione.
<< Beh, direi che l'ha presa piuttosto bene! >>
Gli lanciai uno sguardo furioso.
<< Finiscila di fare il buffone! Piuttosto dì qualcosa. >>
<< D'accordo. >>
Si avvicino al suo amico, sventolandogli la mano davanti agli occhi. Ma lui non sembrava reagire.
<< Tom? Ehi HotP, sei fra noi? Dai, guarda che diventare padre è una bella cosa sai? Potrai scaricare tutta la colpa dei guai che combini a tuo figlio. >>
Io e Jack lo guardammo indignati.
<< PAPA'! >> - << MARK! >>
Per tutta risposta scoppiò a ridere.
<< Dai che stavo scherzando! >>
Sbuffai indispettita. Era inutile, non sarebbe mai cambiato. Ma Tom finalmente aprì bocca.
<< Ragazzi, state fraintendendo la mia reazione >>
Jen si avvicinò al ragazzo.
<< Vuoi dire che sei contento? >>
Per tutta risposta si alzò in piedi ridendo, sollevando la mia migliore amica e facendola volteggiare. Quella scena mi rattristò un po' e abbassai lo sguardo. Quando ero rimasta incinta di Jack nessuno mi fece sentire così, perchè la persona che avrebbe dovuto farlo non era presente e non sapeva nulla della mia gravidanza. Fu una mia decisione, sta di fatto che ne soffrii. Mark parve accorgersi del mio stato d'animo e mi strinse a se, io gli sorrisi e lo abbracciai.
 
Il bambino in realtà si rivelò essere una bambina, a cui venne dato il nome di Ava. Ava Elizabeth. Dalla sua nascita sono passati circa una decina d'anni. Beh! Che dire?
Jack è un adolescente ormai, mentre Ava ha appena compiuto i suoi 11 anni. E' una bambina molto sveglia, il ritratto di sua madre, mentre da Tom ha ereditato il carattere, Jen dice che è meglio cosi, ma io ho i miei seri dubbi. Se quella bambina avrà davvero il carattere del padre, quando compierà 16 anni bisognerà tenerla sotto chiave. Per quanto riguarda mio figlio, beh... ecco, lui è-
<< MAMMA? DOVE DIAVOLO HAI MESSO IL FENDER PRECISION ROSA DI PAPA'? >>
<< JACK NON URLARE! E' DOVE LO HAI LASCIATO TU L'ULTIMA VOLTA. E CIOE' IN SALA PROVE! >>
Ecco appunto, come stavo dicendo... lui è la fotocopia di suo padre.
<< SKYE? >>
<< ARRIVO! >>
Anche se a pensarci bene di Mark Hoppus ne basta solo uno. Per tutte le generazioni future!
<< JACK, FALLA FINITA! E' LA VENTESIMA VOLTA CHE TI SENTO SUONARE "FEELING THIS" E NON NE POSSO PIU'! >>
<< MA PAPA', ANCORA QUESTA VOLTA POI LA SMETTO, GIURO! >>
<< NON SE NE PARLA! NE HO PIENE LE PALLE DI 'STA CANZONE, PERTANTO FINISCILA O QUEL BASSO TE LO SPACCO IN TESTA! >>
<< D'ACCORDO. >>
Pianto le mani sul tavolo, con fare nervoso. Mi chiedo che bisogno c'è di urlare da un'ala all'altra della casa. Che si parlassero davanti!
<< FINITELA TUTTI E DUE DI SBRAITARE, ALTRIMENTI IL BASSO VE LO FACCIO INGOIARE! >>
<< SI MAMMA! >> - << CERTO TESORO! >>
Ma dopotutto questa è la mia famiglia e ne sono fiera.
Sono più che sicura di aver fatto la scelta giusta quella notte con Mark. Lo amavo e lo amo ancora adesso, a distanza di anni. Perchè il vero amore è difficile da trovare, ma a chi avrà la fortuna di incontrarlo come è successo a me, ho solo una cosa da dire: Amate ragazzi e fatevi amare. Senza limiti, ne restrizioni.



END.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1672234