Damaged

di wilsbud
(/viewuser.php?uid=195717)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** introduzione ***
Capitolo 2: *** one ***
Capitolo 3: *** two ***
Capitolo 4: *** three ***
Capitolo 5: *** four ***
Capitolo 6: *** five ***



Capitolo 1
*** introduzione ***


introduzione

 
‘Vivien, vodka al tavolo dieci.’ Una figura slanciata si avvicinò al bancone dove james aveva appoggiato un bicchiere di vetro. ‘Vivien? Vuoi muoverti?’ La ragazza sbuffò ed alzò nervosamente gli occhi al cielo. Si portò una mano sulla fronte ed afferrò il bicchiere pieno di alcol. Camminò decisa tra i tavoli, schivando tutte le persone ubriache che cercavano di reggersi in piedi.

Il tavolo dieci era occupato da un giovane che indossava un cappellino di lana marrone, lasciando che alcune ciocche dei suoi capelli ricci uscissero dal copricapo.
Vivien appoggiò il bicchiere sul tavolo e mimò un ‘prego’ con le labbra.
Il ragazzo alzò la testa, i suoi occhi color smeraldo incontrarono quelli color nocciola di Vivien.
‘Grazie mille’ rispose con voce roca. La mora accennò un sorriso e si allontanò verso il bancone.

‘Quel ragazzo..’ disse James mentre preparava un altro drink. ‘Ti stava guardando il culo’ concluse ghignando. Vivien si voltò, il ragazzo a cui prima aveva portato una vodka la stava ancora guardando. Egli sorrise ed alzò il bicchiere verso la mora.
Vivien si girò di scatto cercando di coprirsi le guance, ormai diventate rosse, con le mani.
‘Hai quasi diciannove anni e diventi ancora rossa quando un ragazzo ti guarda?’ La mora abbassò lo sguardo, che si posò su un bicchierino appoggiato sul bancone, ed iniziò a giocherellare con le dita. ‘Sì’ rispose. James iniziò a ridere e scosse la testa mentre porgeva un drink ad un’altra cameriera. ‘Credo che dovresti parlargli. Sembra carino.’ Vivien alzò lo sguardo. ‘Non che a me piacciano i maschi, ma se fossi una ragazza, lo troverei carino’ concluse James.
Vivien sorrise e si alzò dallo sgabello, si sistemò il grembiule e sbuffò.
‘Vado a recuperare qualche bicchiere.’ La ragazza si allontanò e raccattò qualche bicchiere vuoto ai tavoli, quando, ad un tratto, le luci si spensero.
Si fermò e guardò il piccolo palco di fronte a lei, un riflettore illuminava uno sgabello posto proprio al centro. Un ragazzo con la chitarra sulla spalle salì sul palco, aveva i capelli rossi e gli occhi azzurri. Si sedette e portò il microfono alla bocca.
‘Sono Ed Sheeran, ho preparato un po’ di canzoni per questa sera’ disse appoggiando il suo strumento sulle gambe. ‘Credo che inizierò con kiss me.’
Le note della canzone echeggiarono per tutta la stanza. Un paio di coppie iniziarono a ballare. Vivien sorrise e rimase ferma nello stesso punto per un paio di minuti. ‘Questa voce..’ Il cuore le iniziò a battere forte, i brividi invasero tutto il suo corpo. Quella voce, quella canzone avevano completamente catturato l’attenzione di Vivien, che venne presto interrotta da una mano che si posò sul suo fondo schiena.

‘Ciao’ una voce roca giunse alle sue orecchie. Vivien ruotò la testa e si ritrovò i due occhi verdi che aveva incontrato poco prima al tavolo dieci, fissarla. ‘Scusa, non volevo spaventarti’ disse sorridendo. ‘Avevo solo intenzione di chiederti se volessi ballare con me.’
Vivien fece una smorfia. ‘Ballare? Qui? Adesso?’ Si girò ed appoggiò i bicchieri su un tavolo vuoto. ‘E tu chi sei?’ Il giovane sorrise, due fossette gli si formarono ai lati della bocca, allungò la mano e strinse quella di Vivien. ‘Sono Harry.’ Le loro mani si staccarono ‘E qual è il tuo nome?’
‘Vivien’
rispose sicura. ‘Ma ora devo tornare al lavoro.’
Ella si girò e riprese i bicchieri che poco prima stava portando al bancone, ma una mano afferrò il suo polso. ‘Balla con me, sono solo cinque minuti. Non ti ucciderà nessuno.’
Harry le prese i bicchieri, li appoggiò sul tavolo e strinse le mani di Vivien. La ragazza rimase a fissare quel gesto. Nessuno le aveva mai preso le mani in quel modo, per la verità nessun uomo al di fuori di suo padre le aveva preso le mani, perché Vivien non aveva mai avuto un fidanzato.
Si, aveva avuto parecchie ‘relazioni’, ma non così importanti da arrivare a tenersi le mani.
‘Che succede?’ Chiese Harry avvicinandosi a Vivien. ‘N.. niente.’ Balbettò.

I loro corpi aderivano perfettamente, i loro bacini combaciavano.
‘Sento il tuo cuore battere’ Harry prese delicatamente la mano di Vivien, le loro dita si
intrecciarono. ‘Sei bellissima.’
Vivien allontanò bruscamente il corpo di Harry dal suo. Il palmo della sua mano era appoggiato al petto del ragazzo. ‘Perché mi dici queste cose?’
‘Perché le penso.’
Vivien scosse la testa ed accennò un mezzo sorriso. ‘Devo tornare al lavoro. La mia pausa è finita.’
La ragazza prese il grembiule che Harry le aveva tolto poco prima e se lo mise. Poi afferrò i bicchieri e tornò da James.
‘Ho preso i bicchieri’ Disse la mora sedendosi e posando i bicchieri. ‘Scusa se ci ho messo tanto.’
Appoggiò il gomito alla superficie lucida del bancone e si tenne la testa con la mano. ‘Rupert è arrivato.’ James si fermò e guardò Vivien. ‘Mi dispiace..’
La ragazza stortò la testa. ‘Di cosa stai parlando?’
‘Rupert ti ha vista avvinghiata a quel ragazzo e..’
James prese fiato. ‘Ha detto di toglierti il grembiule e di andartene.’
Vivien spalancò la bocca, sentì gli occhi divenire lucidi. Quel lavoro le serviva, era l’unico modo che aveva di guadagnare qualche soldo per lei e la sua famiglia.
‘Non può essere’ Disse alzandosi. ‘Dimmi che non è vero.’
Non c’era bisogno di sentire il suo tono di voce per capire quanto Vivien fosse disperata.
James le fece una carezza sul braccio e l’abbracciò.
‘Lasciami!’ James obbedì. ‘Dov’è Rupert? Devo parlargli! Non può licenziarmi solo per questa stronzata.’
‘Oh eccolo, è là.’ Vivien si voltò e vide Rupert parlare con Harry. Si avvicinò furiosa al corpo possente del suo capo e picchiettò la mano sulla sua spalla.
‘Non può licenziarmi.’ Rupert si voltò ed incrociò le braccia. ‘Io ho bisogno di questo lavoro. Mia madre e mia sorella hanno bisogno dei soldi. Non è nemmeno..’
‘Sai Vivien, avevo intenzione di licenziarti, prima che questo ragazzo mi dicesse quanto tu sia stata brava e gentile.’
Vivien si girò verso Harry. ‘Puoi rimanere. Ma che non succeda più una cosa del genere.’
‘Io.. C.. Certo. Mi dispiace.’
‘Per oggi hai finito, ci vediamo domani.’

‘Grazie a Dio ho ancora il lavoro.’ Il volto di Vivien era diventato pallido dallo spavento, si tolse il grembiule e si sedette su una sedia. ‘Cazzo, che spavento.’
‘Credo che dovresti ringraziare me, non Dio.’
‘È stata tutta colpa tua!’
‘Tecnicamente io ti ho solo chiesto di ballare.’
La ragazza guardò Harry in malo modo, scosse la testa e si alzò. ‘Me ne vado.’
‘Aspetta!’
Harry afferrò la mano con cui Vivien si stava slacciando il grembiule, che poco dopo cadde a terra. ‘Senti Harry, non voglio essere scortese, sei un bel ragazzo e tutto quello che vuoi, ma non voglio finire di nuovo nei guai. Quindi è meglio che me ne vada.’
‘Non finirai in altri guai. Promesso.’
‘Certo, come no!’
Il ragazzo che poco prima stava cantando sul palco, era comparso dietro Harry. Appoggiò la sua chitarra che aveva sulle spalle vicino al tavolo e sorrise. ‘Mai fidarsi di Harry.’
‘Ehi amico, così non aiuti.’
Il ragazzo con i capelli rossi mise un braccio attorno alle spalle dell’amico. I suoi occhi azzurrissimi si posarono su Vivien, che in men che non si dica arrossì.
‘Oh scusa, non mi sono presentato. Sono Ed.’ Egli porse la mano alla mora.
‘Sì, lo so’ Disse Vivien afferrando la sua mano. ‘Ehm, l’hai detto prima.. C.. Comunque io sono Vivien.’ Ed si chinò e prese il grembiule da terra. ‘Questo deve essere tuo.’
Vivien afferrò il suo grembiule e lo fissò. Si stupì di quanto fosse gentile quel ragazzo, non aveva mai visto un uomo così in tutta la sua vita. ‘Grazie’ Disse accennando un sorriso. ‘S.. Sei davvero gentile.’
Il rosso sorrise. ‘Che ne dici? Ce ne andiamo?’ Si rivolse ad Harry.
‘Come vuoi.’
‘Beh Vivien, è stato un vero piacere.’

‘Ma..’ Vivien cercò di continuare il discorso. ‘Tornerai qui a suonare?’
‘No, però se vuoi puoi venire a sentirmi.’
‘Certo, come si chiama il locale?’
‘Se mi dai il tuo numero dopo potrei mandarti un messaggio con il nome del locale.’
Si intromise Harry. ‘Solo se vuoi ovviamente.’ Ed colpì lo stomaco di Harry col suo braccio.
‘Il locale si chiama Monkey’s, è qui vicino. Di solito suono lì ogni sera, ma oggi avevo voglia di cambiare, così sono venuto qui.’
‘Oh, hai fatto bene a venire qui.’ Vivien sorrise timidamente. ‘Beh, allora ci vediamo domani.’




 

zuau asdfghkl,
sono emozionata, questa è la mia prima fan fiction su ed.
spero vi piaccia, l'idea non mi è sembrata malaccio. ovviamente mi aspetto qualche recensione,
altrimenti non continuo. *è una minaccia*
niente, io ho finito di annoiarvi.
a presto. un bacio,
wilsbud.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** one ***


chapter one

 

Non avrei mai pensato che un ragazzo come Harry potesse essere interessato a me. Insomma, io sono una cameriera, e ieri sera ero vestita in modo tutt’altro che sexy. Avevo i capelli completamente in disordine e persino il grembiule sporco.
Mi sembrava un tipo simpatico, fino a quando non mi ha quasi fatto licenziare. Però è grazie a lui che ho incontrato Ed. Quindi, dopo tutto, non sono così dispiaciuta di averlo incontrato.


Fui strappata al sonno da un suono acuto. Cercai a tastoni la sveglia, finché non mi resi conto che era il mio iPhone. Erano le otto in punto.
Scostai le mie coperte a scacchi al lato del letto e mi misi seduta sul bordo. Infilai i calzini e mi alzai.
Riuscii a percepire il freddo del pavimento nonostante avessi i piedi coperti, un brivido mi percosse tutta la schiena.
Qualcuno bussò alla porta. ‘Avanti’ Dissi infilandomi una maglia. Sentii la porta della mia camera aprirsi. ‘Permesso.’ Pensavo fosse mia madre, ogni mattina entrava e mi dava il buongiorno, per poi posarmi un bacio sulla fronte. Ma ovviamente, quella volta non poteva essere lei.


Quando una voce roca mi giunse alle orecchie, spalancai gli occhi. Conoscevo quella voce, ma in quel momento non riuscii a pensare di chi sarebbe potuta essere.
Nella mia mente comparì un pensiero, che fortunatamente scacciai subito. Non poteva essere mio padre, lui ci aveva abbandonate, ci aveva lasciato nella merda. Aveva prelevato tutti i soldi sul nostro conto e se n’era andato, sparito, così da un momento all’altro.
Forse era stata anche per colpa sua che la mia fiducia nei confronti degli uomini era quasi inesistente.
Scossi la testa e mi voltai. Una figura alta e possente era intenta a guardai i libri impilati sullo scaffale appoggiato di fianco alla porta.
‘Ti piace leggere..’ Disse prendendo un libro e voltandosi. ‘Questo l’ho letto anche io. Poche cose per il tuo viaggio, amo questo libro.’
I suoi occhi verdi si posarono sui miei, mi avvicinai a lui e gli strappai il libro dalle mani, per poi riposarlo al suo posto. ‘Cosa ci fai qui?’
‘Beh, passavo di qui quando..’
Feci una smorfia, Harry passò il suo sguardo su di me e sorrise. ‘Stai bene con questi pantaloncini.’
‘Harry!’
‘In realtà ho chiesto a Rupert dove avrei potuto trovarti..’
Spalancai la bocca e scossi la testa. Perché Rupert gli aveva detto dove abitavo? Quel ragazzo sarebbe potuto essere un maniaco, magari un assassino e lui gli aveva detto dove abitavo. ‘È ridicolo!’ Sbottai. ‘Non ti conosco nemmeno e tu sei qui in camera mia.'

Harry alzò le spalle e si sedette sul mio letto ancora disfatto. ‘Voglio conoscerti e poi ieri non mi hai nemmeno dato il tuo numero.’


Alla fine cedetti e diedi il mio numero ad Harry, così forse avrei evitato di ritrovarmelo di nuovo in casa quando sono appena sveglia. Il riccio se ne andò ed io andai subito in cucina in cerca di mia madre.
‘Ehi piccola, dov’è la mamma?’ Mia sorella era inginocchiata davanti al tavolino della sala, quando sentì la mia voce si girò ed abbandonò sulla superficie di vetro i suoi pennarelli con i quali stava colorando. ‘In bagno.’ Corsi in bagno e spalancai la porta, facendo spaventare mia madre che si stava truccando. Si voltò verso di me, aveva una riga nera sotto l’occhio. ‘Vivien! Mi hai fatto sbagliare!’ Gridò.
‘Hai fatto entrare tu quel ragazzo?’
‘Sì, è davvero carino. Ha dei capelli bellissimi.’ Solo in quel momento notai quanto fossero belli i capelli di Harry, questa volta lasciati scoperti, siccome non aveva indosso il suo cappellino. ‘Mi ha detto che era un tuo amico, così l’ho fatto entrare. È stato molto gentile.’
‘Mamma!’
Sbottai. ‘Sarebbe potuto essere un maniaco, o magari un assassino e tu l’hai fatto entrare in casa nostra!’
‘Vivien i maniaci non sono così gentili.’ Mia madre parlava con il viso quasi attaccato allo specchio. ‘E poi non hanno gli occhi verde smeraldo.’
Sbuffai e sbattei la porta del bagno. Andai in sala con mia sorelle e la guardai colorare i suoi disegni. ‘Cos’hai, Boo?’
Io e mia sorella ci chiamavamo Boo, so che era una cosa stupida, ma a noi piaceva, così non davamo molto peso a quello che gli altri avrebbero potuto pensare quando ci sentivano chiamarci così.
‘Come ti è sembrato quel ragazzo che è appena entrato?’
‘Gentile.. Anche dolce. Mi ha fatto una carezza ed ha detto che i miei disegni sono bellissimi.’
‘Beh, ma ha ragione’
Dissi sorridendo. ‘Sono bellissimi.’
‘Comunque mi piace Harry. È gentile..’
Ripeté la bambina.


Non diedi molta importanza ai consigli di mia sorella, d’altronde aveva solo sette anni e di come sono fatte le persone ne sapeva ben poco. Decisi di mettersi un paio di jeans ed un maglioncino tinta unita. Presi le mie cose ed uscii di casa.
Camminavo svelta sul marciapiede che portava al Monkey’s, evitai una bottiglia rotta sull’asfalto e mi fermai davanti al locale. Quella giorno avevo la serata libera, rimasi sorpresa quando Rupert accettò di lasciarmi un giorno libero. Sospirai ed entrai al Monkey's. Le luci erano basse, un piccolo palco era posto nell’angolo della grande stanza. Vidi Ed già seduto sullo sgabello, doveva essere appena arrivato perché aveva ancora la chitarra sulle spalle. Non appena lo vidi, sorrisi e mi sedetti ad un tavolo.
Sentii delle mani poggiarsi sulle mie spalle, strizzai gli occhi. ‘Harry..’ Sussurrai. Vidi il riccio prendere una sedia e mettersi di fronte a me, iniziò a parlare, ma io non gli diedi peso, ero troppo impegnata ad ascoltare Ed cantare. ‘Stai zitto un attimo?’ Sbottai.
Harry sorrise e fece cenno di si col capo. Ed si accorse di me e sorrise. Io arrossii ed abbassai lo sguardo sulle mie mani. ‘Ti piace?’
‘Oh sì, è una bella canzone.’

‘Non la canzone, il cantante.’ Socchiusi leggermente la bocce e portai le mani sul tavolo.
‘Non.. non lo so.’ Mentii. ‘Non lo conosco ancora..’
‘Dovresti conoscerlo.’
Lo sguardo di Harry diventò malinconico. ‘A lui piaci. Penso che tu ti meritesti più un ragazzo d’oro come lui, non come me.’



salve donzelle,
eccomi qui con il secondo capitolo. sono cattiva vero?
mi sono fermata proprio sulla parte più bella. mi sento come i produttori di beautiful
che fanno sempre finire le puntate sul punto più emozionante.
comunque, torniamo a noi. allora, che ne pensate? 
alla fine harry è stato così gentile da lasciare stare vivien per il suo amicone ed.
me la lasciate una recensioncina di sole dieci paroline?
suvvia, non siate pigre. voglio sapere come vi sembra il capitolo.
aggiorno presto. un bacio,
wilsbud. (se avete bisogno ci sono anche su twitter con lo stesso nick)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** two ***


chapter two
 

‘Io penso che tu sia davvero un bravo ragazzo, Harry.’ Il riccio era esattamente di fronte a me. Appoggiò i gomiti sul tavolo e mi fissò. ‘Anche mia sorella è rimasta colpita da te.’
‘Tu non mi conosci.’
Iniziò a scuotere la testa, come se stessa tornando alla realtà.
Come se stesse capendo che il modo in cui si era comportato con me fosse completamente sbagliato. ‘Certo, neanche fosse colpa mia! Sei tu che non mi conosci, sei tu che hai iniziato la conversazione, sei tu che vuoi conoscermi, non io.’ Mi resi conto troppo tardi della cattiveria con cui quella frase uscì dalle mie labbra, così cercai di sfuggire allo sguardo Harry, abbassando la testa. Perché non sto mai zitta?
Vidi gli occhi di Harry farsi sempre più cupi e capii che la mia apparente sicurezza, che pensavo di avere, avrebbe avuto vita breve.
‘Mi dispiace, Vivien.’ Mi presi il labbro inferiori tra i denti, lo strinsi fino a farlo sanguinare. Sentii il sapore metallico del sangue in bocca. ‘Non mi sarei dovuto comportare in questo modo. Non faccio così con le ragazze.. Questo non sono io.’ Harry fece un sospiro, si coprì gli occhi con una mano e si alzò dalla sedia, facendola strisciare per terra. Tenne la testa bassa, in modo che i capelli gli coprissero la parte superiore del viso. ‘Devo andare in bagno.’
Si allontanò lentamente verso una porta rossa ed entrò.


Appoggiai la schiena alla sedia, allungando le gambe verso il posto di Harry, ormai vuoto da cinque minuti. Controllai l’ora sul mio iPhone per la quarta volta.
Il mio sguardo si spostò dallo schermo del mio cellulare a Ed che, ancora sul palco, stava ringraziando tutte le persone presenti per la loro calorosità. Si alzò con la chitarra sulle spalle e venne verso di me. ‘Ehi Vivien, allora sei venuta!’
Sorrisi ed arrossii. ‘Si, sei stato fantastico!’
‘Grazie mille’
Disse voltandosi verso Harry che si stava avvicinando al tavolo. ‘Ehi, dov’eri?’
‘Sono andato un attimo in bagno.’

‘Ah, bene. Allora ordiniamo qualcosa da bere?’
‘Certo.’



Ed aveva preso una sedia e si era messo di fianco a me. Lui ed Harry avevano ordinato una vodka alla pesca, mentre io soltanto un bicchiere di acqua frizzante.
Odiavo bere alcolici, odiavo le feste, i locali e tutte le persone ubriache che barcollavano a destra e a sinistra, ma la cosa più odiosa di tutte era la puzza di sudore che invadeva tutte le sale da ballo. La gente saltava, ballava, si divertiva e sudava. Al solo pensiero mi venne da vomitare, ma in fondo ci avevo fatto l’abitudine. D’altronde io lavoravo in mezzo a tutto questo.
Quando Ed mi aveva chiesto se mi sarebbe piaciuto andare a vederlo, ho sperato con tutta me stessa che non si sarebbe dovuto esibire in locale. Conclusione: si è esibito in un locale gremito di gente che emanava tutt’altro che buoni odori. Ma alla fine è stato meglio di quando pensassi.
Avrei fatto qualsiasi cosa pur di rivederlo, pur di incrociare di nuovo quei suoi occhi azzurrissimi.
Era l’unica occasione che avevo per sentire di nuovo la sua voce, e sicuramente non l’avrei sprecata.


Uscimmo dal locale verso mezzanotte, ci fermammo tutti e tre sul marciapiede. Ed si accese una sigaretta, quando si accorse di aver dimenticato la chitarra dentro. ‘Me la tieni?’
Harry afferrò la sua sigaretta e il rosso entrò di nuovo in mezzo alla folla che riempiva il Monkey’s.
‘Potremmo essere amici’ Dissi tremando. Harry mi vide sbattere i denti, buttò per terra la sigaretta di Ed e si tolse la giacca. La sua camicia si alzò, lasciando intravedere dei segni rossi sul polso destro. ‘Tieni, prendi la mia giacca.’ Guardai Harry con uno sguardo perso. ‘Grazie, ma n.. non ne ho bisogno. Tienila tu.’
‘Non ho freddo.’
Afferrai la sua giacca enorme e la indossai. Era calda. ‘Harry?’ Il moro si girò verso di me e sorrise. Gli presi il braccio ed alzai la sua camicia a quadri blu fino al gomito. Sfiorai il palmo della sua mano con le dita, fino ad arrivare ai tagli sul suo polso. ‘Perché?’ Chiesi.
Harry abbassò lo sguardo, il suo corpo si irrigidì fino a quando non si accorse che Ed stava uscendo. Mi scostò la mano delicatamente ed abbassò la manica della camicia fino alla mano. Rimanemmo in silenzio fino a quando Ed non ci raggiunse sbuffando. ‘Me la stavano rubando! Stronzi’ Esclamò ‘Ma dov’è la mia sigaretta?’
Il riccio indicò il cemento del marciapiede, dove giacevano i resti della sigaretta di Ed.
Scoppiammo a ridere. ‘È colpa mia’ Dissi. ‘Avevo freddo, Harry mi ha dato la sua giacca. Ma non se la sarebbe potuta togliere con la sigaretta in mano, così l’ha buttata.’
‘Mi sembra giusto.’
Ed sorrise. ‘Ti serve un passaggio?’
‘Oh no, posso andare anche a piedi.’
‘Non ci penso nemmeno! Ti accompagniamo noi.’
‘Non puoi non accettare’
Si intromise Harry.
‘Beh.. Va bene.’


Salimmo in una Range Rover nera, io mi misi dietro con la chitarra di Ed, mentre il rosso si sedette di fianco ad Harry, che stava alla guida. ‘Dove abiti?’
‘Lo so già.’
Harry mise in moto la macchina e partì. ‘Sei già andato a casa sua?’
‘No..’
Ci fermammo davanti ad un semaforo rosso.
‘Stamattina ho incrociato Harry davanti a casa mia. Era in macchina.’ Vidi gli occhi verdi di Harry lanciarmi un’occhiata dallo specchietto retrovisore. Finalmente arrivammo a casa mia, la macchina si fermò di fronte all’entrata del mio palazzo. ‘Grazie mille per il passaggio’ Dissi togliendomi la giacca di Harry, per poi appoggiarla sul sedile. ‘C.. Ci sentiamo.’
Chiusi la portiera e mi maledii per non esser riuscita a dire qualcosa in più. Strizzai gli occhi e mi voltai, incamminandomi verso il portoncino d’entrata. Misi le chiavi nella toppa e girai.
Sentii una mano gelida toccarmi la spalla, quel contatto mi fece venire i brividi.
Mi voltai di scatto e mi ritrovai faccia a faccia con Ed.
‘Ti ho spaventata?’ Sospirai ed abbassai lo sguardo.
‘N.. no. Pensavo soltanto che qualcuno volesse aggredirmi, ma va tutto bene.’
Il rosso scoppiò a ridere, stava passando tra le dita un plettro blu. Lo guardai far passare quel piccolo oggetto dalla mano destra a quella sinistra finché non si fermò. ‘Sono venuto solo a dirti che hai dimenticato questo in macchina’ Disse facendomi vedere il plettro. ‘Così ho pensato di riportartelo.’ Feci una smorfia.
‘Ma io non suono la chitarra.’  Sorrisi nuovamente, non riuscivo a farne a meno quando una persona come Ed si trovava di fronte a me. Il cuore iniziò a battermi velocemente, cercai di mantenere la calma, ma quando il ragazzo toccò la mia mano, il mio respiro diventò quasi affannoso.  ‘Ah, quindi questo non è tuo?’ Scossi la testa. ‘In realtà è mio.’
‘Tuo?’
‘Sì’
Disse. ‘È solo che non ho avuto tempo per chiederti di uscire, quindi ho dovuto cercare una scusa per venire qui. Quindi.. Vuoi uscire con me?’
‘D.. Davvero?’
‘Si, ovviamente solo se vuoi.’
Certo che voglio!’
Mi morsi il labbro. ‘Mi piaci e vorrei tanto uscire con te.’
La distanza tra Ed e me diminuì sempre di più, ad un tratto potrei giurar di aver sentito il suo cuore battere veloce quanto il mio. Preparai le labbra ad accogliere un suo bacio, ma quello che fece fu tutt’altro che baciarmi. 




here i am.
innanzitutto grazie mille per le tre recensioni, spero che per questo capitolo ne arrivino altrettante.
allora, che ne pensate? chissà cosa avrà fatto ed.. se non recensite non vado avanti.
okay, io ho finito. ora mi dileguo, un bacio,
wilsbud.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** three ***


chapter three

 

Sentivo il suo respiro premermi sul viso, aprii leggermente gli occhi che avevo chiuso poco prima, pensavo che la sua intenzione fosse quella di baciarmi e quando mi accorsi di avere ancora le labbra pronte a ricevere un suo bacio arrossii violentemente. Sentii le guance prendere fuoco. Abbassai lo sguardo per poi rialzarlo, Ed si era messo a ridere, facendomi morire dall’imbarazzo.
‘Non volevo baciarti, ma se proprio vuoi..’ Il suo viso si avvicinò di nuovo al mio, sentii i suoi capelli rossi solleticarmi la guancia. ‘Sei bellissima’ Sussurrò per poi posarmi un bacio sulla guancia.
Alzai la spalla destra sistemai dietro l’orecchio una ciocca di capelli. ‘G.. Grazie.’ Ed mi sorrise di nuovo, tirò fuori un pennarello dalla tasca dei suoi jeans e mi prese il braccio. ‘Posso?’ Chiese. Feci cenno di si col capo e lui mi alzò la manica fino al gomito.
Sentii la punta fredda del pennarello passarmi sulla pelle, provocandomi i brividi lungo tutta la schiena. ‘Fatto.’
Controllai il numero che aveva scritto, analizzando le cifre una ad una. ‘Ti mando un messaggio.’


______________________________
 

Ero ancora sotto le coperte, nonostante le continue grida di mia madre che provenivano sicuramente dalla cucina. Un sacco di ragazzi odiano la propria madre, i propri genitori. Alcuni le hanno prese, alcuni sono stati messi un punizione un po’ troppe volte. Altri volevano solo ubriacarsi e drogarsi in pace senza l’intralcio di nessuno. E altri ancora sono solo capitati per caso nelle vite sbagliate di chi li ha messi al mondo. Personalmente, per quanto non riesca a capire mia madre e per quanto, alcune volte, mi senta dispiaciuta per lei, non posso far altro che amarla con tutta me stessa. Anche se molto spesso esagera davvero troppo con me e mia sorella, ma d’altronde è pur sempre la mamma.


Sentii vibrare il mio iPhone, allungai il braccio e lo cercai a tastoni. Lo afferrai e lo portai davanti al viso. Un nuovo messaggio.

Ehi Vivien,
volevo parlarti a proposito di ieri sera, di quello che hai visto.. e ti chiederei di non parlarne con nessuno..  non lo sa nessuno e non voglio che si sappia in giro, soprattutto non voglio che Ed lo sappia. Rimarrebbe davvero sconvolto, credo, e non voglio che accada.
Spero capirai.
Harry xx

Anche se non l’aveva esplicitamente scritto capii di cosa parlava Harry. La sera prima rimasi abbastanza sconvolta quando vidi i tagli sul suo polso e potevo immaginare che reazione avrebbe potuto avere un suo caro amico. Non sapevo cosa fare, mi morsi il labbro e cercai di pensare ad una buona soluzione. Probabilmente se non avessi detto niente a nessuno Harry avrebbe continuato a farsi del male. Mi trovavo in un vicolo cieco ma, per quanto all’inizio non mi stesse molto a genio, decisi comunque di aiutarlo, soprattutto dopo aver capito di che brava persona si trattasse.
Ciao Harry,
farò come mi hai chiesto.. ma voglio fare qualcosa per te, ti prego.
Non voglio che tu ti faccia del male, cercherò di aiutarti in qualsiasi modo possibile ed immaginabile. Non ti meriti tutto questo.
Se hai voglia di parlare mi trovi qui, sai dove abito.
Ps: Inizio di lavorare alle otto di questa sera, quindi sono a casa tutto il giorno.

Passai la giornata a pensare ai due ragazzi che avevo conosciuto due sere prima. Ed mi aveva chiesto di uscire, ho accettato senza neanche rifletterci su. Il giorno seguente mi sarebbe dovuto passare a prende alle dieci e mezza del mattino. Non mi ha voluto dire dove saremmo andati, sorpresa! Harry, invece, non si era fatto vedere, iniziai a preoccuparmi, così decisi di chiamarlo.
Feci scorrere il dito sullo schermo del mio telefono fino ad arrivare al numero di Harry e schiacciai il tasto di chiamata.
‘Ciao sono Harry, al momento non posso rispondere. Lasciate un messaggio dopo il bip e vi richiamerò.’ *bip*
‘Ehi.. S.. sono Vivien. Ho deciso di chiamarti perché oggi non ti sei fatto vivo. Sono preoccupata, fatti sentire. Ciao.<


______________________________
 

Avevo lo sguardo perso nel vuoto, uno schiocco di dita attirò la mia attenzione mi fece ritornare sulla terra. ‘Vivien! Sveglia bella addormentata, devi portare questo drink al tavolo sette.’
Afferrai il bicchiere dalla mano di James e lo appoggiai sul vassoio. ‘Certo..’ Sussurrai.
Andai al tavolo sette, un uomo possente era seduto sulla sedia, con le braccia distese sul tavolo. Aveva un cappello da cowboy che gli copriva gli occhi, ma quando mi vide arrivare se lo tolse ed accennò un sorriso. Aveva degli occhi azzurrissimi. Io feci lo stesso e ritornai al bancone. James era appoggiato con le mani sul bancone, mi stava fissando. ‘Vivien, c’è qualcosa che non va?’
‘N.. no, va tutto bene.’
‘Non ti ho mai vista così pensierosa’
Il ragazzo mi prese il mento e mi fece alzare la testa verso di lui. ‘Vivien, davvero. Cosa succede?’
‘Niente.’ Ripetei.
‘Centra quel ragazzo che hai conosciuto l’altra sera?’  Colpita e affondata.
Non risposi, tolsi la mano di James dal mio viso ed abbassai lo sguardo. ‘Harry.. Giusto? Rupert mi ha accennato qualcosa su di lui.’ Sentivo il suo sguardo su di me. Capii che James non aveva intenzione si smettere con questa specie di interrogatorio, così cercai di pensare ad un modo per andarmene. ‘Ti ha fatto del male?’ Al suono di quelle parole balzai in piedi.
‘Come ti permetti di chiedere una cosa del genere?’ Chiesi furiosa. ‘Harry è una brava persona, non mi farebbe mai del male.’
‘Mi dis..’
‘Non capisco come tu abbia potuto pensare ad una cosa del genere. Come ti permetti?’ Lo interruppi.
‘Vivien, tu non conosci questo ragazzo.’
‘Sicuramente lo conosco più di te.’
Sbattei con violenza la mano sulla superficie del bancone, facendomi male. Ritrassi il braccio e fulminai James con lo sguardo. Sapevo che era preoccupato per me, ma non avrebbe dovuto dire una cosa simile, soprattutto di Harry. ‘Harry è un ragazzo dolce e premuroso. È davvero una brava persona.’
‘Vivien?’ Una voce roca mi giunse alle orecchie, mi voltai. La figura possente di Harry era proprio dietro di me, da chissà quanto tempo. Pregai che fosse appena arrivato e che non avesse assistito a tutta quella scenata. ‘Da quanto sei qui?’
‘Da quando hai sbattuto la mano’
Disse avvicinandosi a me. Guardò James negli occhi, ma lui intimidito abbassò lo sguardo. Potrei giurare che l’altezza di Harry superava di ben dieci centimetri quella di James. ‘T.. Torno al lavoro.’ Il barista si allontanò e si mise a trafficare con i vari drink disposti ordinatamente sulle mensole dietro di lui, mentre io ed Harry rimanemmo dove eravamo. Il riccio prese la mia mano dolorante e l’accarezzò con il pollice. In quel momento notai quanto potesse essere grande la sua mano in confronto alla mia. Scrutai tutta la sua figura, da capo a piedi. Quella sera era bellissimo, portava una giacca di pelle, lasciata aperta, dalla quale si vedeva la sua maglietta bianca. Aveva un paio di jeans scuri e ai piedi le sue converse bianche. ‘Ti sei fatta male. La mano si sta gonfiando.. Non avresti dovuto sbatterla così forte.’ Portai la mano dietro la schiena.
‘Mi sono preoccupata prima.. Dov’eri?’ Harry sorrise, lasciando che si formassero due adorabili fossette ai lati della bocca.
‘Scusa se non ti ho risposto, avevo il telefono scarico.’ Tirò fuori il suo iPhone dalla tasca e me lo mostrò. Era talmente scarico che non si accendeva neanche. ‘Ho fatto in tempo a leggere il tuo messaggio, poi si è spento.’
‘Va bene..’ Disse sedendomi. ‘Come stai?’ Chiesi.
‘Ora che sto con te, bene.’ 



here i am.
questo capitolo mi piace particolarmente, in realtà non so il perché, però mi piace.
purtroppo non c'è molto la presenza di ed in questo capitolo *sigh*
ma vi prometto che nel prossimo sarà più presente.  
ricordatevi che i due piccioncini devono uscire per un appuntamento asdfghj.
ho già in mente un posticino dove protebbero andare. 
niente, io ho finito, non voglio annoiarvi più di tanto.
purtroppo questa fan fiction non è seguita da molte persone, quindi se volete consigliarla a qualcuno fate pure. lol
mi aspetto qualche recensione. suvvia non siate pigre, voglio sapere cosa ne pensate.
sono solo dieci misere paroline. fatemi contnta.
al prossimo capitolo. un bacio,
wilsbud.

se vi interessa ho iniziato a scrivere un'altra fan fiction.
passate se vi fa piacere,  questo è link http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1707760&i=1


 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** four ***


chapter four



‘Sono contenta che tu sia qui.’ La possente figura di Harry copriva completamente la mia, i suoi occhi verdi erano fissi sui miei. Sentii l’imbarazzo crescere, non era mio solito guardare negli occhi una persona, così abbassai lo sguardo, che si posò sulle sue mani, poi osservai le mie e sorrisi.
‘Che c’è?’
‘Sai, le tue mani sono davvero grandi.’ Il riccio scoppiò a ridere, due fossette gli si formarono agli angoli della bocca. Era un sorriso vero, non uno di quegli che fai solo per contenta la persona di fronte a te. Harry aprì le sue mani davanti a me. ‘Sono enormi’ Dissi passando un dito sui suoi palmi.
‘Magari sono le tue troppo piccole.’ Sorrisi, afferrai i suoi polsi e lo feci avvicinare a me. Lasciai la presa e gli cinsi i fianchi con le mie braccia, appoggiando il viso al suo stomaco.
Non ero mai stata una ragazza che ama questo genere di cose melense, ma sapevo che Harry ne aveva bisogno, così avrei fatto uno sforzo, per lui. ‘Perché mi vuoi aiutare?’
Mi staccai dal suo ventre, tenendo sempre le braccia intorno alla sua vita, e lo guardai. Non sapevo cosa rispondere, in realtà non c’era un vero motivo per cui volessi aiutare Harry, ma mi dispiaceva vederlo in quel modo. ‘Nessuno merita di stare così, Harry. Voglio aiutarti.’
‘Non ho bisogno del tuo aiuto’ Disse liberandosi dalla mia presa. ‘Io sto bene così.’
‘Se stessi davvero bere non ti saresti fatto del male. Harry fatti aiutare da me, ti prego.’

‘Hey Haz!’ Una voce acuta arrivò alle mie orecchie. Mi voltai e vidi una ragazza alta e bionda venire verso di noi.  Una camicetta blu lasciava intravedere il suo seno prorompente, riusciva a stento a camminare su quei tacchi. Indossava un paio di jeans stretti che fasciavano le sue gambe magre. ‘Ehi bellezza, come stai?’
‘Bene e tu?’
Il tono malinconico di Harry si era completamente trasformato, era diventato come quello che aveva il primo giorno in cui ci eravamo incontrati: sfacciato. Non avrei mai pensato che quel ragazzo avesse potuto avere quel genere di problemi, insomma, tagliarsi è una cosa da persone insicure di sé, senza nessuno al loro fianco, non da persone come Harry.
‘D.. Devo tornare al lavoro.’ I due continuarono a parlare, Harry mi accennò un sorriso e senza nemmeno salutarmi, si andò a sedere ad un tavolo, mentre io il mio lavoro.
 

______________________________



Ormai avevo finito il mio turno, appesi il grembiule dietro la porta dello sgabuzzino e presi le mie cose. Il locale si era ormai era quasi vuoto. Mi guardai in giro, tanto per vedere chi era innamorato o chi era solo lì per perdere tempo. Erano rimaste ancora parecchie coppiette, tra cui Harry e quella ragazza bionda che avevo visto poco prima. Rimasi un po’ a guardarli, sembravano davvero dolci insieme. Avevo intenzione di non passare a salutare Harry, prima di andare a casa, per non disturbali, ma poi notai una decina di bicchierini appoggiati sul loro tavolo. Harry era senz’altro ubriaco e anche la ragazza non sembrava scherzare. I due presero a ridere senza sosta, sembravano davvero fatti, così decisi di avvicinarmi. ‘Ciao’ Dissi sorridendo.
‘Vivien. Oh mio Dio, non mi divertivo così tanto da un sacco di tempo.’ Dalla bocca di Harry uscì l’odore dell’alcol che aveva appena finito di bere. ‘Credo sia meglio che andiate a casa.’
Harry si alzò di scatto, cercando di reggersi in piedi, ed afferrò la mano della bionda di fianco a lui, che colmò la distanza che prima c’era tra i due. ‘Certo, ora andiamo a casa mia. La macchina è qua vicino.’
‘M.. Macchina?’ Fermai Harry posandogli una mano sul suo petto.‘Non puoi guidare in questo stato.’ Il mio telefono prese a squillare, ma quando lo tirai fuori dalla borsa aveva smesso, guardai il numero, era Ed. Pensai di richiamarlo, ma poi sentii anche l’iPhone di Harry suonare.
‘Pronto?.. Hey amico.. Io? Ubriaco? Ahahah Sai che non mi ubriaco. Stasera mi porto a casa Rachel… Ah già, dovevo venirti a prendere. Va beh, non puoi tornare a piedi?’ Gli strappai dalle mani il cellulare e risposi. ‘Ed?’
‘Vivien, perché Harry è ubriaco?’
‘N.. Non ne ho idea..’
‘Dove siete?’
‘Al Made..’
Rachel si era seduta sul tavolo a gambe aperte, lasciando che Harry si posizionò in mezzo, ed iniziarono a baciarsi. ‘Si.. Si stanno limonando sul tavolo.’
‘Merda, arrivo subito. Spero non facciano casino.’
‘C.. Casino? Fai presto.’

Terminai la chiamata e cercai di fermarli in qualche modo. ‘Ehm.. In teoria non si potrebbe scopare sui tavoli..’ Ma i due sembravano tutt’altro che intenti a darmi ascolto, così mi misi seduta su una sedia, sperando che Ed arrivasse presto. Le mani di Harry passavano freneticamente su tutto il corpo della bionda. Mi voltai con disgusto e vidi James venirmi vicino. ‘Cosa stanno facendo questi due?’ Chiese seccato.
‘Non vedi? Stanno controllando che i tavoli siano stabili.’
‘Vivien! Falli smettere, sai che Rupert li vede, poi sei nella merda?’
‘Si..’
‘Bene, io torno al bancone.’
Il ragazzo tornò alla sua postazione di lavoro. Mi alzai in piedi ed iniziai a guardare in giro, cercando di farmi venire in mente qualcosa, ma poi ‘Aspetta’ mugugnò Rachel. Allontanò delicatamente il ragazzo dal sul corpo, in modo che riuscisse a scendere dal tavolo. ‘Devo andare al bagno.’
‘Fai presto.’
La bionda si allontanò verso il bagno. Harry si appoggiò al tavolo, incrociando le braccia al petto, e mi guardò. ‘Harry, smettila di fare così!’
‘Che c’è?’
In men che non si dica mi ritrovai la sua figura possente torreggiare sulla mia, cercai di indietreggiare, ma lui mi afferrò per un polso e mi fece avvicinare di nuovo a lui, facendo combaciare i nostri petti. ‘Sei gelosa?’ Mi sussurrò all’orecchio. Il mio respiro si fermò, avevo paura di quello che Harry avrebbe potuto farmi, le sue labbra erano a pochi centimetri dalle mie. La sua mano scese poco sopra il mio sedere, facendomi venire i brividi, la sua bocca colmò sempre più spazio tra il suo viso e il mio. Strizzai gli occhi e sentii le lacrime bagnare le mie guance.
‘Harry!’ Al suono di quella voce sospirai, sentii le mani di Harry mollare la presa, io non mi mossi di un centimetro. Ed era arrivato. Rimasi nella stessa posizione fino a quando la sua mano non si posò sulla mia spalla. ‘Vivien?’ Mi fece voltare verso di lui, i miei occhi erano ancora serrati. Il suo corpo caldo avvolse il mio, ancora tremante. ‘Ora va tutto bene’ Sussurrò. ‘Ci sono qua io con te.’
Strinsi la sua maglia, poi mi allontanò da sè, appoggiando le mani sulle mie spalle. ‘Non ti ha fatto niente, vero?’ Scossi la testa. ‘Andiamo a casa.’
‘M.. Mi dispiace’ Disse Harry con le lacrime agli occhi. Cercò di avvicinarsi a me, ma Ed gli si parò davanti, coprendo il mio corpo. Rimasi in silenzio, Harry scoppiò a piangere e il suo amico gli mise un braccio intorno alle spalle. ‘Andiamo a casa’ Ripeté Ed.
‘Vivien vai a cercare Rachel, per favore? Ce la fai?’
‘C.. Credo di sì..’ Mi recai in bagno, dove trovai Rachel dormire sul pavimento. La scossi un po’, fino a quando non aprì gli occhi e mi vide. ‘Rachel? Ti accompagniamo a casa.’ Fece cenno di si col capo e l’aiutai ad alzarsi, le suggerii di togliere i tacchi. Nello stato in cui si trovava, sarebbe stato parecchio difficile sorreggersi in piedi su quei trampoli. Così fece e, con lei a piedi nudi, uscimmo dal locale e camminammo verso la Range Rover nera, parcheggiata esattamente di fronte al locale. Ed era al volante, Harry era al suo fianco, mentre io e Rachel salimmo nei posti dietro.
Ed sapeva dove abitava la bionda. Arrivammo davanti a casa sua, il rosso l’accompagnò dentro casa. Harry si era bellamente addormentato. Ed rientrò in macchina e partì. ‘Voi abitate assieme?’
‘Sì’
Rispose. ‘Dov’è che abiti?’
‘Non ti serve aiuto con Harry?’
Il rosso non sapeva cosa rispondere, sicuramente non avrebbe voluto chiedermi di aiutarlo, soprattutto dopo aver visto come avevo reagito prima, così decisi di  cercare di convincerlo. ‘Non c’è problema per me, davvero. Posso aiutarti per stasera.’
‘Non voglio disturbarti.’
‘Nessun disturbo.’
Vidi gli occhi azzurri di Ed scrutare il mio sorriso dallo specchietto. ‘Posso dormire sul divano.’
‘Sicura?’
‘Certo, non ti preoccupare.’
La macchina si fermò nel parcheggio. Ed e io aiutammo a reggere Harry, facendogli mettere le sue braccia sulle nostre spalle, poi salimmo le scale. Il rosso aprì la porta, il riccio si staccò da noi e, trascinando i piedi, andò verso il divano e si sdraiò. ‘Harry, quello è il posto di Vivien.’
Harry farfugliò qualcosa e pochi minuti dopo si addormentò. Ed si passò una mano sugli occhi, per poi metterla nei capelli. ‘Se vuoi ti porto a casa.’
‘Non c’è un letto?’
Chiesi sarcastica.
‘Sì, ma è matrimoniale..’ Mi morsi il labbro.
‘Cosa c’è di male nel dormire insieme?’ Sentii le guancie prendermi fuoco. ‘Siamo amici..’
Ed sorrise e mi fece strada nella camera. Un letto di legno chiaro era al centro della stanza, attaccato al muro, di fianco c’erano due comodini, sui quali erano appoggiate due lampade. Le pareti erano colorate di giallo, su quella di destra c’era una grande finestra, mentre attaccata a quella di sinistra c’era un grande armadio. ‘Il divano diventa un letto, e di solito Harry dome lì.’
‘È una casa davvero carina’
Commentai. ‘Posso dormire a destra o a sinistra?’
‘Di solito dormo verso la finestra, tu dove preferisci dormire?’
‘Per me è uguale. Allora dormirò dalla parte dell’armadio.’
Notai che appese alla parete c’erano un paio di foto. La prima raffigurava Ed da piccolo, aveva in mano la sua chitarra e sorrideva, mentre nella seconda c’era Harry, una donna dai capelli biondi, tendenti al rosso, un uomo dai capelli castani e Ed. ‘Tu ed Harry vi conoscete da tanto?’
‘Da quando eravamo piccoli. I suoi genitori sono morti quando lui aveva cinque anni. Io l’ho conosciuto a scuola, quando mi sono trasferito in Inghilterra. Non appena miei genitori hanno scoperto che lui non aveva una famiglia, hanno deciso di portalo via dal collegio e di portalo a vivere a casa nostra.’
Mi sedetti sul letto, in quel momento capii il motivo per il quale Harry si tagliava, chissà quanti problemi aveva avuto a causa della morte dei genitori. La mia testa stava scoppiando, rabbrividii al solo pensiero di quanto dolore Harry avesse potuto provare.
Ormai una cosa era certa: aveva sofferto e, sicuramente , stava ancora soffrendo.




here i am,
so che questo capitolo non è il massmo, ma pace.
forse questa parte è un po' noiosa. vivien ha scoperto qual è il motivo per il quale harry si taglia,
o almeno, uno dei motivi per il quale lo fa. mi scuso se c'è qualche errore.
fatemi sapere cosa ne pensate, mi lasciate una recensioncina di almeno dieci parole? 
suvvia, non siate pigre. okay, basta.
ora mi dileguo, ho finito di anoiarvi. 

passate anche nell'altra mia fan fiction su niall? mi farebbe davvero piacere.
questo è il link 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1707760&i=1 
un bacio, wilsbud.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** five ***


chapter five



Mi infilai sotto le coperte, riuscii a percepire il calore del corpo di Ed nonostante fosse ad almeno dieci centimetri di distanza da me. Ero a pancia in su, con gli occhi rivolti verso il soffitto. Fissai il color giallognolo delle pareti, poi posai le mani sul viso.
Sentii Ed avvicinarsi sotto lo scricchiolare del letto, la sua mano gelida si posò sulla mia. Socchiusi leggermente le dita, lasciando scoperto l’occhio destro con cui vidi il sorriso dolce di Ed. Mi morsi il labbro e sorrisi come un’ebete. ‘C’è qualcosa che non va?’
Posai anche l’altra mano di fianco al mio busto, Ed era appoggiato su un gomito, mi guardava.
Mi soffermai sui suoi occhi azzurri, rimasi stregata dalla profondità di quello sguardo sincero e amorevole che era fermo su di me. Sorrisi nuovamente. ‘N.. no, va tutto bene.’
‘So che c’è qualcosa che non va.’
‘No, davvero, sto bene.’
Il rosso si mise a pancia in su, appoggiò la testa sul cuscino, passandosi una mano nei capelli.
Rimanemmo un po’ in silenzio, quando Ed si stese su un fianco. ‘C’è qualcosa che ti tormenta, Vivien.’
‘Tu non mi conosci, non sai quello che mi passa per la testa. Smettila di continuare ad insistere!’
Mi resi conto troppo tardi del tono rude che avevo usato con Ed, così gli voltai le spalle, cercando di nascondere le mie guance rosse.
‘Scusa, non avrei dovuto essere così invadente. Buonanotte.’
Sentii la figura di Ed girarsi dall’altro lato. ‘Buonanotte.’
 

Passai tutta la notte insonne. Mi girai più volte tra le coperte che si attorcigliarono attorno al mio corpo, lasciando Ed scoperto. Cercai di sistemare il casino che avevo combinato e quando finalmente avevo riportato la trapunta al loro suo stato naturale, alzai il busto e controllai l’ora sulla piccola sveglia elettronica appoggiata sul comodino. Le 5.40 del mattino.
Afferrai gli angoli delle coperte e le tirai sul corpo di Ed, mi misi a gattoni e cercai di tirarle il più lontano possibile, cosicché potessero coprirlo bene.
Finii e mi stesi di fianco al rosso, forse un po’ troppo vicino, e lo sfiorai.
Egli si girò e mi fece avvicinare di più a lui, mettendomi un braccio sul ventre e avvicinando il viso al mio orecchio. Il suo respiro arrivava sulla mia pelle e mi fece venire la pelle d’oca.
Posai la mia mano sulla sua e disegnai piccoli con l’indice, poi mi voltai , lasciando cadere il suo braccio sulla mia schiena. Il mio viso era di poco sotto il suo, all’altezza del collo, e lo abbracciai.
Una lacrima rigò la mia guancia e cadde sul materasso. Mi strinsi tra le braccia del rosso.
‘Mi dispiace’ Sussurrai. Si irrigidì.
‘Non fa niente.’
Non avevo capito fosse sveglio, ma a quel punto non m’interessava più. Avevo solo bisogno di un abbraccio, di una persona che mi capisse senza dare importanza a quanto tempo ci conoscessimo. ‘Sono strana, pensavo ci volesse tempo sia per conoscermi sia per capirmi, e di solito le persone non hanno tempo, ma tu..’
‘Non sono io, ma i tuoi occhi. È come se riuscissi a leggerti nel pensiero solo guardandoti negli occhi.’
‘Sai Ed, ho passato gli ultimi cinque anni a vaccinarmi contro tutto, a diventare forte. Poi arrivi tu, con la tua voce, con quelle parole e mi fai tremare le ginocchia.’
Ed mi baciò la fronte e mi strinse ancora di più a sé. ‘Capita di dover tacere per essere ascoltati e credo che tu sia stata già abbastanza in silenzio.’ 





Scusate tantissimo, davvero, mi dispiace un sacco per il ritardo, ma la scuola mi sta uccidendo in questo periodo.
Non so nemmeno dirvi se aggiornerò presto perché ho quattro materie insufficienti e dovrei cercare di recuperarle, quindi non avrò molto tempo per scrivere. 
Scusate ancora, non so più come scusarmi. Spero soltanto che non abbiate abbandonato la storia a causa del mio ritardo.
Ovviamente aspetto qualche vostra recensione per sapere cosa pensate di questo capitolo. So perfettamente che è corto, ma è quello che sono riuscita a fare.
Non ho davvero tempo in questo periodo. Okay, ho finito di annoiarvi.  Ciao

Un bacio, wilsbud.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1673963