Nemesis

di Osage_No_Onna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L' incubo ha inizio ***
Capitolo 2: *** La storia non mi quadra ***
Capitolo 3: *** Possono i sogni e i desideri essere fatali? ***
Capitolo 4: *** Lo farò per te ***
Capitolo 5: *** Ma tu...sacrificheresti la tua anima per amore? ***
Capitolo 6: *** Lottando sotto la grandine ***
Capitolo 7: *** Tu non avresti dovuto farlo! ***
Capitolo 8: *** Il vento porta due canzoni ***
Capitolo 9: *** Perdonami...e sii felice. ***
Capitolo 10: *** Siamo pronti per ricominciare ***



Capitolo 1
*** L' incubo ha inizio ***


Nemesis

Capitolo 1
L’ incubo ha inizio


Un urlo gli rimase impresso negli occhi azzurri. La ragazza, entrando in quello strano luogo, era svenuta e in quel momento una strana creatura dagli enormi tentacoli la stava sbatacchiando qua e là, neanche la poverina fosse un piumino per la polvere.
La povera italo-giapponese aveva cominciato a sanguinare, e lui osservava con orrore quel sangue rosso vivo che sgorgava dalla gamba sinistra della ragazza. Lei aveva perso i sensi.
Se avesse potuto urlare, si sarebbe sentito meglio, ma sapeva per esperienza che urlando avrebbe attirato l’ attenzione di… quella… qualunque cosa fosse e non voleva certo finire spappolato. Ma di certo non poteva sopportare il fatto che la ragazza più straordinaria che avesse conosciuto ed amore segreto, Yumiko-chan, fosse nelle mani, anzi tentacoli, di quel… mostro. Non poteva descriverlo che così.
“Via con i proiettili di luce!”esclamò una voce maschile, proveniente da chissà dove.
Un lampo arancione squarciò l’ oscurità.
“Strega, per te è finita.”proferì una ragazza dai capelli rossi, vestita tutta d’ arancione, atterrando a piedi uniti dieci metri davanti a lui e stringendo in mano… delle boccette?
“Ma dove sono finito? In un’ anime mahou shoujo, anzi in un majokko, come li chiama Yumiko?”pensò il castano ancora mezzo scioccato.
“Buon appetito.”concluse la rossa prendendo a lanciare quelle boccette –arancioni con sfumature gialle, che fantasia, considerò il ragazzo-. Non appena queste toccavano terra, in modo più o meno violento, si aprivano facendo saltar fuori dei proiettili luminosi che avrebbero potuto accecare tutte le persone presenti nel raggio di trenta metri. La strega emise un ruggito di disapprovazione.
“Isaia! Vai con i tuoi confetti!”strillò entusiasta la ragazza in arancio. “Aah, situazioni come questa mi gasano sempre!”
“D’ accordo!”
assentì un ragazzo dalla pelle scura come il cioccolato e i capelli rasati, vestito di rosso, nero e color fumé. Imbracciava un fucile a pietra focaia e cominciò a sparare i proiettili senza colpire l’ essere deforme che si ergeva minaccioso in mezzo a quel luogo che sembrava l’ incubo di un bambino sfrenato e neanche troppo bravo nel disegno.
“Ma non la stai colpendo!”strillò il tibetano, che stava cominciando ad appassionarsi, ad Isaia.
“Tranquillo, so quel che faccio. E poi non dovremmo mettere in pericolo la vittima, o no?”
Tomoya tacque: no, non voleva mettere in pericolo Yumiko. Non poteva crederci, l’ aveva appena conosciuta e già rischiava di perderla?
Dai proiettili si sprigionarono delle lingue di fuoco che legarono molto saldamente la strega, che ruggiva sempre più debolmente: la sua fine era vicina.
“Visto? I proiettili rilasciano una magia: lingue di fuoco immobilizzanti che procurano ustioni. Doppia funzione, doppia efficacia.”disse l’ afroamericano fieramente, mandando un segnale a qualcuno con gli occhi.
Quel qualcuno era una ragazza orientale dagli occhi verdi come smeraldi e i capelli neri legati in una coda alta, vestita di giallo, i cui gli abiti somigliavano a quelli di una karateka. Reggeva un bastone in mano.
L’ orientale spiccò un salto formidabile reggendo il bastone sopra alla testa e, arrivata sopra alla strega, lo abbassò di scatto gridando “Clorofulmine!”, trapassando l’ essere immondo dalla testa ai “piedi”. All’ improvviso apparve un fulmine giallo nel “cielo” color terra bruciata di quel luogo improbabile.
Questo, con un’ ultimo urlo, svanì nel nulla, lasciando cadere la ragazza svenuta tra le braccia di Tomoya, che si agitò e arrossì immediatamente. Per terra c’ erano tre cose dalla forma sferica tutte nere, che i ragazzi presero ed avvicinarono ad una gemma che si trovava sui loro indumenti. Questa riacquistò immediatamente lucentezza.
Il paesaggio nel quale alloggiava la strega si dissolse come neve al sole, rivelando un bel giardino, pieno di alberi in fiore.
Tomoya posò l’ italo-giapponese sul prato, mentre gli altri tre disinfettarono la ferita sulla gamba, dopodiché la ricoprirono con delle garze.
“Ah! … Dove sono?”chiese Yumiko sconcertata, che si era ripresa.
“Non ti preoccupare, c’ è stato un incidente e tu sei rimasta paralizzata… ti abbiamo trovato che mugolavi nel dormiveglia e ti abbiamo portato qui. Ti senti bene?”la rassicurò la ragazza in giallo.
“Ho mal di testa, ma è tutto a posto.”rispose l’ italo-giapponese accennando un lieve sorriso. “Sarà meglio che ritorni a casa.”
Tomoya aiutò gli altri a rialzare la ragazza che, con piccoli passi svelti ed aggraziati, si allontanò facendo ondeggiare la gonna del suo serafuku blu un po’ sporca di terriccio e dondolare la treccia bassa. Uscì dal cancello e la videro sparire per strada, tra autobus, macchine, pedoni, semafori, cemento e vetro, nella pittoresca Firenze.
“Però! Si rimette in fretta.”commentò Isaia ammirato.
“Mica tanto, non lo vedi che zoppica leggermente?”gli fece notare la mora.
“Al posto suo, sarei dovuto rimanere tre settimane in clinica.”ribatté l’ afroamericano facendo spallucce. “Quella ragazza è davvero fortunata.”
“Vi ringrazio molto.”disse riconoscente Tomoya al terzetto di battaglieri. “Ma chi siete?”
I tre ragazzi si guardarono divertiti: avevano dimenticato di presentarsi e, ovviamente, di ritornare normali.
Il ragazzo con il fucile ritornò in maglia, jeans, scarpe da ginnastica e occhiali verdi “a fondo di bottiglia”. La ragazza con le boccette, invece, aveva un’ abbigliamento sportivo fucsia, i capelli rossi alla rockettara e begli occhi azzurri, vivaci ed espressivi. La ragazza orientale portava una maglia gialla con sfumature verdi e viola con le maniche larghe somiglianti a quelle di un kimono, un pantalone viola fermato da due elastici vicino alla caviglia e delle ballerine nere.
“Noi siamo Chen e Paula e siamo delle Puellae Magi, ossia ragazze magiche. Isaia, invece, si potrebbe definire un Puer Magi.”disse la ragazza dai capelli neri.
“L’ unico Puer Magi del mondo, ma la situazione potrebbe cambiare.”profetizzò una vocetta acuta.
Tomoya sentì come se tutte le sue certezze e la sua sicurezza si stessero sgretolando.

Angolo dell' Autrice
Hello! Sono ancora emozionata per la pubblicazione del mio primo cross-over *sniff*...bando ai sentimentalisimi, spero di non aver fatto un' enorme scemenza (per non dire qualcos' altro). Vedo già i fan di Madoka Magica fuori casa mia con forconi e torce pronti a massacrarmi!
Se conoscete la serie, avrete notato che per equipaggiare l' afroamericano Isaia  ho preso spunto da Mami Tomoe, mentre per le Puellae Paula e Chen ho fatto tutto da sola.
Gli stessi personaggi compaiono in un' altra mia FF, "Invisibile e libera", che si trova nella sezione "Altri" di "Fumetti e Cartoni europei", fateci pure un salto se vi va ^_^, penso che vi aiuterebbe a conoscere meglio i personaggi.
Come sempre, spero che questa storia risulti tra le vostre preferite/seguite/ricordate, che vi piaccia o che lasciate una recensione, ne sarei immensamente lieta.
Mata ne!
-Puff

 

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Capitolo 2
*** La storia non mi quadra ***


Capitolo 2

La storia non mi quadra


“Decisamente sono fuori come un balcone…”pensò il castano vedendo apparire un’ essere che somigliava tanto alle classiche mascotte delle maghette majokko. Solo che quelle mascotte erano decisamente meno inquietanti: questo era un misto fra un gatto, un coniglio e uno scoiattolo, era bianco e si reggeva su quattro zampe. Sulla schiena aveva una linea curva a forma di goccia di un rosso quasi bordeaux, lo stesso colore dei suoi occhi completamente inespressivi. Lo strano sorriso che aveva sul muso contribuiva molto a dargli un’ espressione ebete, ma inquietante. Troppo inquietante. A Tomoya quell’ essere non piacque per niente. Non gli ispirava né sicurezza né tranquillità: lo faceva sentire agitato. E quando si sentiva agitato, cominciava a torcersi le mani, che nel frattempo si inzuppavano di sudore. Scelse di torturarsi le dita della mano sinistra.
“Salve, io sono Kyubey e voglio stipulare un contratto con te.”
“La situazione si complica. Devo essermi ubriacato.”pensò sconcertato Tomoya, piegandosi verso l’ essere e continuando a tormentarsi le dita che, poverette, non avevano fatto niente di male.
“Potresti spiegarti meglio?”disse invece con una finta espressione innocente.
“Se tu stipuli un contratto con me, dovrai combattere contro le streghe.”emise ventriloquo Kyubey frustando l’ aria con la coda.
“Le… COSA? Vuoi dire esseri come il mostro contro il quale combattevano loro tre?”chiese basito il tibetano indicando Chen, Isaia e Paula, che seguivano interessati la conversazione.
“Bravo, hai capito bene.”
“E chi me lo fa fare di rischiare la morte per spappolamento?!? Grazie mille, no.”
“Ma se accetti il contratto io esaudirò un tuo desiderio, uno solo.”
“Qualsiasi tipo di desiderio? Ad esempio, se ti chiedessi… non so, la pietra filosofale…tanto per dire… tu potresti darmela?”
“Non proprio la pietra, ma qualcosa del genere sì. Sicuro di non voler stipulare il contratto?”

Il ragazzo rispose evasivo, biascicando un: “Ci penserò su. E adesso”si giustificò “devo proprio tornare al campus, se non mi presento a suonare l’ esraji mi faranno a pezzi.”
“Vai anche tu là? Allora veniamo con te!”
disse Paula, ma non era una proposta né tantomeno una domanda, era una cosa che avrebbero fatto e basta.
Infatti il castano si ritrovò a camminare lungo il marciapiede con gli altri tre, che non finivano più di ridere e parlare. Ogni tanto i quattro si spintonavano, rischiando di far volare Paula per strada, che non era certo deserta.
Tomoya si isolò dal gruppo: la strana proposta di Kyubey gli aveva lasciato uno strano senso di agitazione. Che senso aveva? Molto probabilmente avrebbe rifiutato, quell’ essere non lo ispirava. E allora perché si sentiva così? Forse era soltanto agitato all’ idea di vedere lei… cos’ era quell’ ansia rosicchia unghie, quella che gli stava facendo sudare freddo? Decise di non pensarci e, nel tentativo di dissimulare la propria ansia, cominciò a fischiettare e si scrocchiò le nocche delle dita. Il tentativo andò miseramente a vuoto: le gocce di sudore che gli sgorgavano dalla fronte si vedevano fin troppo e il tono della voce, troppo alterato, lo tradiva. Alzò gli occhi al cielo, che non sembrava azzurro come al solito. “Il tuo racconto è completamente assurdo. Sicuro di non aver sbattuto la testa contro il muro?”chiese la ragazza dal caschetto rosso picchiettando la gamba con le falangi.
“Ti giuro che è vero, Matilde, se chiedi a Yumiko ti potrà confermare la mia versione dei fatti circa la prima parte.”la rassicurò Tomoya comprensivo, anche se neanche lui era troppo convinto della veridicità di quella faccenda.
“Circa la prima parte possiamo anche sorvolare… è la seconda che non mi convince. Uno: dubito che un’ animale del genere esista. Due: di solito gli animali non parlano. E’ vero che è esistono animali che emettono versi rimanendo immobili, ma animali ventriloqui… proprio no! Secondo me è tutto un sogno. E poi che senso avrebbe per un animale stipulare un contratto?”
Erano entrambi fuori dalle stanze verniciate di bianco del campus, seduti sotto uno splendido ciliegio in fiore che, con le sue sfumature rosate, contribuiva a rendere l’ atmosfera dell’ italianissima Firenze molto esotica: in quel giardino verdissimo infatti c’ erano ragazzi provenienti da ogni parte del mondo: americani videogioco-dipendenti, francesi dalla erre moscia, cinesi fanatici delle arti marziali, affascinanti australiani, inglesi con la loro tipica ironia, svizzeri puntualissimi, coreani esperti di tecnologia, giapponesi in divisa scolastica, etiopi imbattibili nella corsa… insomma l’ angoletto di verde racchiudeva in sé tutto il mondo.
Ed eccola che si avvicinava, elegante ed aggraziata come sempre, con un’ agenda argentata sottobraccio. Si sedette accanto a loro, sotto al ciliegio che tanto amava.
Tomoya la guardò in brodo di giuggiole: le sembrava impossibile che quell’ angelo sceso dal cielo, colei che i tre ragazzi battaglieri avevano salvato un’ ora prima, si fosse seduta proprio accanto a lui.
Lui amava da un pezzo quella tenera e saggia ragazza che corrispondeva al nome di Yumiko Santoro, ma di fronte a lei, pur comportandosi normalmente, si sentiva una totale nullità e pensava, sbagliando, che lei non l’ avrebbe mai preso in considerazione.
Abbassò lo sguardo cercando una buona scusa per attaccare bottone con lei e fu allora che lo vide.
Kyubey.
Era lì. Non poteva crederci.
Grugnì di disapprovazione e noto che l’ animale spostava il proprio sguardo vuoto da lui a Yumiko, con quello che, in occhi umani, si sarebbe potuto benissimo chiamare interesse.
“Sta’ lontano da lei.”pensò furioso. “Altrimenti te lo do io, il contratto. Eccome se te lo do! Su quella tua dannata faccia ebete che da' i nervi.”
“Sbraita quanto vuoi
”rispose l’ animaletto senza scomporsi. “Tu sei un prescelto e ho il compito di tenerti d’ occhio, perché hai molto potenziale. Con te ho stabilito un contatto telepatico. E anche se cercassi di farmi fuori non riusciresti: posso rigenerarmi. Homura Akemi in Giappone ci ha provato centinaia di volte e centinaia di volte mi ha visto rinascere. Quindi arrabbiarsi è completamente inutile.”
Il ragazzo pensò che prima o poi sarebbe scoppiato. Era passata un’ ora da quando aveva incontrato il “coso” e già la sua sola presenza gli dava i nervi. Con orrore si ricordò di avere visto quell’ animale bianco ed improbabile vicino a lui anche quando suonava vicino ai giudici e al “pubblico” costituito da ragazzi curiosi, tuttavia cercò di passare normalmente la giornata.
Ma non ci riuscì.
Sia che mangiasse…
Sia che suonasse…
Sia che si divertisse con gli amici…
Sia che rientrasse nella stanza che divideva con il suo compagno Stephan con l’ intento di rilassarsi e magari levarsi quel rompiscatole di gatto dai piedi…
Kyubey era sempre accanto a lui. Con il suo sorriso da ebete stampato su quella faccia irritabilmente candida e tonda.
“Ma insomma, la vuoi piantare di starmi addosso?!?”sbraitò il tibetano arrabbiato. “Sta’ a vedere che tra poco mi segui persino in bagno e magari ti accomodi sul mio letto fingendoti un pupazzo!”
“Con chi è che stai parlando, garçon tibetain?”
chiese l’ australiano Stephan dalla scrivania di cedro su cui era intento a disegnare.
Tomoya era così arrabbiato che perfino il nomignolo in francese che il suo amico usava abitualmente lo irritò. Rispose grugnendo: “Con nessuno, hai presente i gatti ventriloqui ed invadenti che ti seguono dappertutto?”
Stephan soffocò un risolino e Tomoya lo mandò mentalmente a quel paese. Non che Stephan fosse antipatico, anzi. Era un’ australiano “figo da morire”, come lo definiva la sua schiera innumerevole di fan: aveva i capelli biondissimi e ricciuti che gli arrivavano alle spalle, gli occhi grigi e un fisico perfetto. Perso per l’ arte, adorava quella rinascimentale, il neoclassicismo e il realismo. Era un’ asso del disegno e le sue tecniche preferite erano l’ acquerello e i colori ad olio. Voleva affrescare nella propria camera il monte Uluru o Ayers Rock, il famoso monolite australiano.
Tomoya si buttò sul durissimo materasso del suo scomodissimo letto, cercando di studiarsi gli appunti sulla tragedia. Kyubey, ormai diventato un’ abusivo, si acciambellò comodamente sul suo letto, puntando lo sguardo su una ragazza dalla chioma folta, castana e mossa che passava lì accanto. Il tibetano lo fulminò con lo sguardo.
"La tragedia si conclude con una catastrofe (o nemesis) e con il ristabilimento dell’ ordine iniziale da parte di un’ elemento estraneo."
“La storia di questo pezzo di vita è riflesso qui.”
pensò Tomoya sconvolto.
Kyubey sentì i suoi pensieri e alzò lo sguardo verso di lui. Forse voleva comunicargli qualcosa, ma tutto ciò che il ragazzo vide fu uno sguardo terribilmente irritante, che non prometteva niente di buono.


Angolo dell' Autrice
Hello guys! Un altro capitolo piuttosto corto, ma è da qui che parte il bello! Kyubey, il solito abusivo, adesso vuole adescare anche i ragazzi! (E anche fighi! N.D.A.)
Beh, adesso sapete da dov' è venuto fuori il titolo della storia... ammetto di essere molto dispiaciuta per aver fatto incontrare lo screanzato denominato Kyubey con Tomoya, che oltre a essere figo (secondo la mia mente handicappata), è il mio personaggio preferito, oltre a Matilde!!
Stessa cosa per Yumiko, il mio OC.
Mettendo al bando i Sentimentalismi D' Autrice, spero che questa storia vi piaccia. Dovrebbe avere una decina di capitoli, ma non si sa mai...
Se trovate errori avvertitemi!
See you!
-Puff

 

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Capitolo 3
*** Possono i sogni e i desideri essere fatali? ***


Angolo dell' Autrice
Ehy Guys! Oggi vi anticipo l' Angolo per avvisarvi che lo stile della storia, da questo capitolo in poi, sarà leggermente diverso: infatti troverete i pensieri di Tomoya -il protagonista maschile- virgolettati, sia in grassetto che in corsivo e senza interventi dell' autore.
Per il resto, Grazie Mille a tutti coloro che leggeranno questa storia e la seguiranno fino alla fine! Ovviamente il ringraziamento va anche a coloro che la recensiranno o la metteranno tra le preferite/seguite/ricordate.
See you!
-Puff  



Capitolo 3
Possono i sogni e i desideri essere fatali?


 

“Ehi, amico! Dormito poco o noia mortale?”chiese allegro Muhammad, lo spiritosissimo sudafricano di Città del Capo a Tomoya, che era crollato sul leggio facendo volare gli spartiti.
Davanti a loro una bionda imbranata cercava inutilmente da tre quarti d’ ora di non cadere sul do alto suonando l’ oboe.
“I colori sui vestiti fanno a pugni per farsi notare…e poi è vestita come se fosse su una passerella quando deve solo suonare! Che baka!”aveva considerato sprezzante Yumiko, che spesso ritornava al giapponese della sua infanzia.
In effetti la bionda, una norvegese dall’ aria timida, era vestita in modo esagerato, considerando che doveva semplicemente interpretare un pezzo di un minuto. Tomoya aveva preferito la performance della russa Irina Volonkova, una ragazza bellissima, che aveva rallegrato la folla con un vivace pezzo di un minuto e quarantacinque secondi, suonato alla balalaika.
Gli altri ragazzi sbadigliavano da slogarsi le mascelle, altri si erano messi a giocare (tris o battaglia navale), altri messaggiavano, altri, come Tomoya, si erano addormentati.
“Entrambi. Ma stanotte non ho chiuso occhio.”rispose Tomoya sbadigliando.
Muhammad gli fece un’ ok con le mani e ritornò a scarabocchiare su un foglietto a righi, mentre Yumiko si girò verso il tibetano e gli sorrise, senza un’ apparente motivo. Strano, lei che era sempre così attenta, così razionale… ma soprattutto così PERFETTA. Oh sì, lui quella ragazza la amava alla follia. Quando lei era triste, arrabbiata o delusa, a lui dispiaceva da morire, mentre quando lei era felice lui sprizzava gioia da tutti i pori.
Dopo l’ attimo di estasi, Tomoya ripensò, per l’ ennesima volta, alla strana proposta del coso Kyubey.
“Se tu diventerai un Puer Magi, il secondo del mondo, dovrai lottare contro le streghe, ma in cambio io esaudirò un tuo desiderio, di qualsiasi tipo. Sta’ attento però, il desiderio che esprimerai potrà esserti fatale. Quindi valuta bene la situazione.”
Insomma, quel tipo di proposte con il trucco, quelle che a lui puzzavano d’ imbroglio. Il che poi era vero. Non sapeva se accettare o no e un uragano d’ emozioni lo travolgeva dal giorno prima, facendolo vacillare.
“Perché? Come può essere?”
Lui non aveva mai percepito i sogni come “fatali”. A dire il vero lui considerava un baluardo di speranza, ad esempio con “Yumicchan”, come aveva preso a chiamarla da un po’ di tempo.
Era più o meno da due settimane che sognava il momento della dichiarazione, con varianti più o meno significative: lui che le salvava la vita, un bacio romantico sotto al ciliegio, lei che cadeva da un palazzo alto 430 metri e lui che l’ afferrava al volo (ma quando mai?), ma soprattutto la sua versione preferita: lei quasi morta dissanguata che gli confessava il suo amore.
D’ accordo, forse erano o troppo tragici o troppo romantici, ma gli piacevano troppo.
E mentre lui aveva avuto l’ occasione di salvare –d’ accordo, forse era una un’ eufemismo- la bella Yumiko (e quindi fare qualche passo in più nel suo cuore), ecco che arriva quel rompiscatole di gatto/coniglio/scoiattolo a rovinare tutto.
"Come poteva dire quelle cose?"
Ed ecco che un’ idea gli si insidiò nella mente.
Un’ idea dolorosa, ma non ne poteva fare a meno.
“Forse…forse potrei accettare quel contratto, ma devo chiarirmi con il coso Kyubey.”
“Ehi, Tomoya!”

All’ improvviso l’ idea scomparve per lasciare il posto al panico e all’ imbarazzo.
Eccoli, i tre battaglieri: Isaia, Paula e Chen. Le due Puellae e il Puer.
“Certo detto così sembra terribilmente buffo, come le declinazioni latine che menziona spesso Yumicchan.”
“Noi dopo pranzo andiamo a suonare con Matilde, Muhammad, Stephan e Yumiko. Ti unisci a noi?”
chiese Paula allegra.
Arrossendo come un peperone maturo, Tomoya farfugliò un: “N-no, adesso non posso… forse più tardi. Bene, a dopo, ciaoooooo!”concluse correndo a razzo fuori dalla struttura del campus.
“Non ti agitare troppo, Tomoya.”gli trasmise Kyubey, accovacciato sotto ad una panchina in un parco pubblico. “Vediamoci qui sotto! Così ne parliamo tranquillamente.”
“Scusa, ma da dove stai parlando? Dov’ è qui sotto?”
“Sotto ad una panchina nel parchetto, vicino alla fumetteria dove va sempre la prima gemella Santoro…”
“Ora non tentare di corrompermi
!”pensò il ragazzo arrabbiandosi. “D’ accordo, hai scoperto il mio punto debole, ma io sotto la panchina NON CI VENGO! Non ci sto là sotto, sono troppo… largo! E sarebbe ridicolo all’ ennesima potenza!”
“D’ accordo, allora ci mettiamo all’ ombra di qualche albero. ”
Tomoya si tranquillizzò: lui adorava sedersi sotto agli alberi. Certo, in Tibet non ne aveva spesso la possibilità, dato che lì si trovavano solo muschi, licheni e qualche alberello stentato che neanche i cani si degnavano di prendere in considerazione. Gli unici alberi alti erano tutti “importati” e sembravano soffrire terribilmente a causa della mancanza di terreno adatto.
Era finalmente arrivato al parco e lo individuò ghignando.
Eccolo lì, che camminava su quelle zampette che sembravano troppo esili per reggerlo tutto.
“Bentornato, Tomoya.”disse sedendosi davanti a lui.
“Non facciamola lunga. Dov’ è l’ albero?”chiese il tibetano impaziente.
“Gli alberi sono in fondo al parco… e comunque uno vale l’ altro.”proferì ventriloquo l’ Incubator. “Proprio come voi insignificanti esseri umani.”pensò con una punta di disprezzo.
Il gatto e il ragazzo si sedettero sotto una quercia e si misero a discutere animatamente.
“Allora, per inteso: quale tipo di desiderio posso esprimere?”iniziò Tomoya, mezzo seccato per essere sceso a patti con quell’ animale osceno che lo innervosiva ogni momento di più.
“Qualsiasi tipo, anche la distruzione del mondo. Ma ribadisco che devi stare attento, scegli con cautela il tipo di desiderio con il quale dovrai stipulare il contratto.”gli rispose l’ esserino guardandolo fisso negli occhi.
“Non prendere tutto per scontato. Chi ti dice che io voglia stipulare questo dannato contratto? E comunque, quali sono i desideri da cui dovrei guardarmi?”
“Ad esempio i desideri espressi per aiutare qualcun’ altro. Hanno fatto morire centinaia di Puellae. Anche Isaia ne ha espresso uno simile. Se non sta attento potrebbe fare la stessa fine di quelle ragazze.”disse Kyubey con una tranquillità che in quel discorso macabro era del tutto fuori luogo.
“E TU NON L’ HAI AVVERTITO?!?”urlò Tomoya alzando la voce di diecimila decibel. Nonostante prendesse spesso in giro il povero afroamericano solo perché proveniva dalla città più popolosa degli U.S.A, Los Angeles, gli era seriamente affezionato.
“Di queste cose meno si sa e meglio è. Inoltre sono del parere che la gente si porta comunque alla rovina con le proprie mani, quindi che motivo c’è di fermarli?”gli rispose Kyubey facendo penzolare la coda troppo vaporosa e troppo lunga per lui.
“Wow, sei un vero esempio di onestà e di previdenza…”sputò Tomoya tra i denti, completamente disgustato dalla risposta che quell’ essere gli aveva dato con tanta noncuranza.
“Io i sentimenti di voi esseri umani non li capisco. Dato che ho già trovato altre persone appetibili, potresti per favore darmi una risposta entro ventiquattro ore?”concluse Kyubey avviandosi all’ uscita del parco.
“Oh ceeeeeeerto, contaci.”rispose Tomoya accomodante, intenzionato a fare tutt’ altro. Anche lui uscì dal parco e corse affannosamente verso la sua stanza del campus.
Vi trovò dentro Yumiko e Stephan, impegnati in quelle che doveva essere una pre-interrogazione di latino.
Neanche quella notte dormì.
Ripensava alle parole di Kyubey.
“Quel coso è completamente fuori di zucca. Come può lasciare che le persone muoiano senza muovere… una zampa? Come può dire che i desideri portano sempre alla rovina?”
L’ idea insensata e dolorosa di quella mattina gli ritornò in mente.
Gliel’ avrebbe fatta vedere lui, a quel coso insensibile.
“Ho fatto la mia scelta.”mormorò fra sé e sé nel buio e nel silenzio della notte.
E si addormentò trionfante.

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Capitolo 4
*** Lo farò per te ***


Capitolo 4

Lo farò per te


“Tomoya…? Mi ascolti?”
Yumiko gli sventolò la mano davanti agli occhi azzurri, persi nel vuoto. Sembrava preoccupata, gli occhi marroni con bellissime sfumature azzurre che esprimevano apprensione.
“Cosa c’è, Yumiko?”chiese lui volgendo lo sguardo all’ italo-giapponese.
“Non hai una bella cera… stai dormendo in questi giorni?”chiese lei, mentre le sue guance si velavano di rosso.
“Non proprio, sarà il jet-lag… tu invece stai meglio. Gli occhi non sono più tanto cerchiati, stai riacquistando colorito e sei più allegra. Complimenti.”le rispose lui sviando il discorso. Era vero che Yumiko, dopo l’ incontro con loro cinque (Isaia, Paula, Chen, lui e Matilde), aveva riacquistato la gioia di vivere dopo un’ evento di cui nessuno avrebbe voluto più parlare. Una cosa semplicemente disgustosa.
“Capperi, diventa sempre più bella!”
“Ti ringrazio. Dopo suoniamo insieme, vero?”
chiese lei arrossendo sempre di più.
“Suoniamo insieme cosa? Me ne sono dimenticato.”
“Magia, del gruppo J-Pop Kalafina. Vediamo come viene sostituendo l’ esraji al violino. Io sono già la cantante.”
sospirò Yumiko.
“D’ accordo. Facciamo verso le cinque? Prima voglio riposarmi un po’.”sbadigliò lui, sotto sotto entusiasta per la proposta.
“D’ accordo”sorrise la ragazza. “Ti farà bene. Farò così anch’ io.”concluse, poi si congedò e corse verso il giapponese Chie Kotomi, suo ex- compagno di classe e vecchia fiamma.
“Evviva! I passi avanti nel suo cuore li ho davvero fatti! Non me la toglierò mai più di testa Yumicchan, è troppo bella, troppo intelligente, troppo gentile… insomma è come le dee greche che ama tanto! Potrebbe benissimo essere paragonata ad Atena, certe volte anche lei sa essere molto combattiva!”
Ormai aveva preso la sua decisione e sarebbe stato irremovibile. Se tutto sarebbe andato secondo i suoi calcoli avrebbe davvero dimostrato a Kyubey che si sbagliava, che non sempre i sogni portano alla rovina. Non gli importava, anche se fosse morto, gliel’ avrebbe dimostrato. Non avrebbe perso l’ ottimismo. Non era da lui.
Verso le tre, dopo un pranzo a base di uno striminzito panino, il ragazzo simulò un mal di testa e disse che lo avrebbero trovato nella sala di registrazione verso le cinque.
Solo che il ragazzo non si diresse affatto verso la sua stanza, dove Kyubey era diventato un vero e proprio parassita –“Dannato gatto bianco-bordeaux”- ma verso un vicolo sporco, buio e deserto. Nessuno se ne accorse perché d’ estate, specialmente in Italia, fa molto caldo e, quando fa così caldo da cuocere persino le pietre, la gente preferisce rintanarsi in casa con l’ aria condizionata sparata a palla a riposarsi che farsi gli affari degli altri, a meno che non si parli di gente superpettegola.
Si mimetizzò perfettamente tra la folla di turisti curiosi che impazzavano per le strade della famosa Firenze, città d’ arte rinomata in tutto il mondo, e svicolò non visto con un muso lungo due spanne.
La verità era che stipulare il contratto con quel dannato animale lo seccava molto.
Secondo lui era un’ assurdità bestiale, una di quelle scemenze da quattro soldi in cui neanche un bambino sarebbe cascato. E lui, dall’ alto della sua mente da quasi quattordicenne, ci stava per cadere come un pollo. Ma lo faceva per lei.
Se era per proteggerla, per starle vicino in ogni momento, difficile o felice che sia, gli andava bene. Ed eccolo lì, per l’ ennesima volta. Ormai ci era abituato a vederlo spuntare fuori all’ improvviso, il perenne sorrisetto, a tratti sprezzante, sul volto, e gli occhi vuoti.
“Allora ci siamo decisi, eh? Buon per te.”disse Kyubey sedendosi.
“Come al solito sei simpatico come un mal di denti, direbbe il mio amico Muhammad.”gli rispose Tomoya, serissimo.
“Spara il desiderio.”
“In questo bugigattolo?”
rise il ragazzo. “Se devo perdere qualcosa, preferisco farlo alla luce. Magari così mi accorgo che mi stai derubando e ti faccio a fettine!”scherzò.
“D’ accordo, allora andiamo nel parchetto di ieri.”
E in effetti il tibetano e il gatto ci andarono davvero, nascondendosi dietro la vecchia quercia. Mentre Tomoya rimase in piedi, l’ Incubator si sedette comodamente su una panchina, assurdamente collocata nel mezzo del boschetto.
“Dai, Tomoya: che desiderio vuoi esprimere?”
Il ragazzo inspirò profondamente, sospirò e disse: “Vorrei solo che Yumiko Santoro fosse protetta da ogni pericolo per mano mia.”
Kyubey annuì vigorosamente con il capo, ma in realtà pensava: “Ecco l’ ennesimo pollo che cade nella stessa trappola. Anche lui è condannato.”
“Quale arma scegli per lottare da vero Puer Magi?”
chiese il gattino ventriloquo.
Il ragazzo ci pensò su per un millisecondo: “Arco e frecce.”
Il gatto allungò i lunghi ciuffi d pelo che gli pendevano dalle orecchie, che assurdamente erano circondate da anelli, al petto del ragazzo. Lui chiuse gli occhi.
Non volle vedere ciò che gli faceva il coso, come ancora chiamava l’ animale. Oltre a chiudere gli occhi, se li coprì con le mani color d’ oro, tipiche degli abitanti dell’ Himalaya.
Sentì una grande luce invadergli il petto e, quando riaprì gli occhi, vide una gemma verde a forma di foglia davanti a lui.
“Accetta la gemma, Tomoya, accettala! Questa ti è data con l’ accettazione del contratto e questa sarà la tua arma nella lotta contro le streghe!”
Il tibetano tese debolmente le mani, mentre la gemma sprigionava una bella luce  color verde intenso. Subito dopo se la ritrovò in mano.
“Questa è la tua Soul Gem. Ogni ragazza o ragazzo magico ne ha uno.”spiegò Kyubey soddisfatto. “Benvenuto fra noi. Ora torna a riposare.”
In quel momento, la campana della chiesa del paese suonò le cinque.
“Oh cavolo!”strillò Tomoya agitatissimo. “Sono in ritardo per la prova musicale con Yumiko!”
Il ragazzo partì a razzo con i capelli al vento mentre si metteva la Soul Gem nella tasca, invece Kyubey lo seguiva saltando da un tetto all’ altro.
“Scusami per il ritardo, Yumicchan, ma l’ ho fatto per te. D’ ora in poi lotterò per proteggerti.”

Angolo dell' Autrice
Ehilà! La vostra PuffballOtaGirl è di nuovo qui per voi! Questa storia si articola un po' come come quella di Sayaka, vero fan di MadoMagica
pronti ad uccidermi ?
Ma finirà bene, ve lo prometto! Le mie storie hanno sempre l' happy end.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto e leggeranno questa storia!
Mata ne!
-Puff
 



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Capitolo 5
*** Ma tu...sacrificheresti la tua anima per amore? ***


 Capitolo 5
Ma tu... sacrificheresti la tua anima per amore?

 
“To a Tomorrow where something will happen!”
“Dio, chissà quanto ci ha messo a riadattare questa sigla dal giapponese all’ inglese. Però è stata fenomenale! E adesso ho capito perché riesce in tutto quel che fa: perché ci mette tutto l’ amore che ha. Come ho fatto io con… quel patto.”
La base musicale della seconda sigla d’ apertura dell’ anime giapponese “Hoshi no Kaabii”, ossia “Kirby delle Stelle”, che Yumiko considerava una pietra miliare nella storia delle sigle giapponesi, terminò e l’ italo-giapponese fece un piccolo inchino ai suoi sette amici, facendo ondeggiare il fazzoletto di stoffa fucsia che aveva al collo. In quel momento la ragazza portava una T-shirt bianca, un pantalone a zampa blu e scarpette da ginnastica bianche e rosse.
“Yahoooo! Bravissima!”urlò applaudendo lo spiritoso Muhammad battendo le mani scure come il cioccolato, anche se in quel momento non era in vena di scherzi e aveva gli occhi scurissimi che brillavano.
“Complimenti, Yumiko! Avresti dovuto cantare tu la sigla americana!”approvò Isaia, che conosceva benissimo il celebre personaggio Nintendo denominato Kirby, e riteneva che la sigla americana fosse decisamente poco adatta all’ indole della palletta rosa, dolce e cucciolosa ma anche molto combattiva. “Anche se continuo a pensare che sia la sigla italiana quella più adatta a Kirby.”si accigliò.
“D’ accordo, ora tu mi spieghi come fai disegnare manga, scrivere storie, suonare uno strumento, leggere molto e contemporaneamente andare bene a scuola! Ti invidio tanto!”proruppe Paula entusiasta salendo i tre gradini che la separavano da Yumiko. “Ricordate ragazzi: YUMIKO FOR PRESIDENT!”esclamò la rossa alzando la mano destra con l’ indice proteso.     
“Oddio ragazzi… di un nonnulla fate un’ opera d’ arte! Non sono poi così brava!”si schernì Yumiko facendo un passo indietro e abbassando la testa, sembrando così ancora più bassa di quel che fosse veramente.
“Ma stai scherzando?”chiese incredulo Stephan stringendo le mani morbide della ragazza italo-giapponese. “Se tu non sei un’ artista io non so affatto disegnare!”
“E Tomoya non spara proverbi inventati di sana pianta quando non ne è assolutamente il momento!”scherzò Muhammad scompigliando i capelli del tibetano.
“Ehi!”mugugnò il diretto interessato mettendo il broncio mentre cercava di divincolarsi alla stretta del sudafricano.
Yumiko scoppiò a ridere all’improvviso. Alzò la testa e la treccia bassa fece un movimento ondulatorio. Poi riabbassò la testa e si coprì la mano con la bocca. Guardò Tomoya. I suoi occhi, benché socchiusi, scintillarono d’ allegria.
“Oh diamine, le volte in cui ho visto Yumicchan ridere si possono contare sulle dita di una sola mano! Però… perché non lo fa più spesso? Sembra una dea quando lo fa… fermo restando che lei è bellissima sempre e comunque.”
Il resto della mattinata passo tra lezioni normali, svaghi normali, pezzi da suonare normali e una pausa pranzo assolutamente normale, ossia ridotta all’ ennesima potenza.
Ormai erano arrivate le tre ed erano poche le persone che giravano per la sede del campus, tutta parquet e muri bianchi, in quell’ ora d’ estate calda e sonnolenta.
Il tibetano, seduto sul pavimento appena lavato, esaminava lo stato dei propri sandali di cuoio con estrema nonchalance, come se per lui fosse la cosa più normale del mondo.
Solo che lui rifletteva profondamente, cosa che, da quando aveva incontrato Kyubey la pustola (continuava ad averlo in antipatia nonostante avesse stipulato il contratto con lui), gli capitava molto più spesso. Solo che dopo quelle meditazioni si sentiva affaticato, cosa molto strana dato che rimaneva fermo immobile a non fare niente per molto tempo.
Era seduto in modo del tutto innaturale: la schiena era perfettamente aderente al muro, tranne le che per le sette vertebre cervicali abbassate, teneva la gamba destra piegata ad angolo retto e quella sinistra, anch’ essa piegata, sul pavimento, con il piede appena sotto la gamba destra.
Kami-sama, non ti ho mai visto in quel modo. Non ti viene mal di schiena a stare così?”
Yumiko Santoro, china verso il ragazzo, lo scrutava.
“Posso sedermi vicino a te?”chiese, sentendosi una bambinetta.
Tomoya si riscosse, diventando color porpora per l’ imbarazzo:“Certo, Yumiko. Scusami, non ti avevo vista.”
“Certo, eri perso nelle tue meditazioni filosofiche. Mi è sembrato strano perché, almeno nel nostro gruppo, non hai la fama del pensatore.”sorrise l’ italo-giapponese accoccolandosi accanto al ragazzo dai capelli castani.
Poi si pentì immediatamente di aver fatto quella battuta: il ragazzo l’ aveva fissata con uno sguardo tra l’ irato, il confuso e l’ abbattuto. Non l’ aveva mai guardata così… intensamente, ma neanche in modo così strano.
Shimatta, scusami! Se ti ho offesa, dimmelo subito e me ne vado… ma mi piacerebbe sapere quello che provi…”si scusò Yumiko usando un termine giapponese appropriato a quell’ occasione ma non molto ben visto. Se sua madre, la famosa mangaka Urara Tsukai, l’ avesse sentita in quel momento, le avrebbe mollato due ceffoni megagalattici. Ma a lei dispiaceva moltissimo aver ferito il ragazzo.
“Diavolo, anche io vorrei parlare con lei degli ultimi eventi, ma come faccio a dirle che sono caduto come un perfetto idiota in una trappola tesa da una pustola di nome Kyubey e adesso mi ritrovo con una…Soul Gem che dovrebbe servire a combattere dei cosi mostruosi chiamati streghe? E che mi ritrovo in tutto questo ambaradan solo per proteggerla perché io la amo alla follia?”
“Senti, Yumiko…”cominciò il ragazzo esitante, giocherellando con le enormi perle azzurre dei bracciali che portava ai polsi. “Tu ti sei mai innamorata di qualcuno?”concluse arrossendo dalle punte dei capelli a quelle delle dita dei piedi.
Yumiko si irrigidì, ma rispose gentilmente: “Strano che tu me lo chieda. Comunque sì, di quel Chie Kotomi che suona lo shamisen, il ragazzo giapponese dai capelli neri e lisci e gli occhi azzurri, quello dall’ espressione quasi vuota… ma era al primo anno delle elementari. È stato il mio primo e unico amore.”
Tomoya tirò un sospiro di sollievo. “E…supponendo che adesso ci sia qualcuno che ami, tu… sacrificheresti la tua anima per questo qualcuno? Per amore, intendo dire?”
L’ italo-giapponese spalancò gli occhi. “Kami-sama, questa è una domanda da otto miliardi di yen. Beh, dipende a quale grado d’ amore sono arrivata verso quella persona. Perché l’ amore ha varie sfaccettature. Ma se si tratta di una persona a cui sono veramente affezionata, oppure una persona di cui sento di avere davvero bisogno e che ricambia questa sensazione, allora morirei per lei senza pensarci su due volte.” Yumiko sembrava davvero presa da quella domanda: teneva la mano a pugno sotto al mento, la testa alzata e gli occhi limpidi rivolti altrove.
Poi girò il bel viso verso il tibetano, preoccupata: “Tu capisci questi miei sentimenti, vero? E perché all’ improvviso te ne esci fuori con questa domanda?”
Tomoya rimase senza parole.
“Chissà come ho fatto a dimenticare che Yumicchan è più acuta di quanto sembri! Ha capito subito che qualcosa non andava in me!”
“No, è che… mi sono innamorato all’ improvviso di una persona. È entrata nella mia vita da poco tempo, ma sento che ha già preso un posto fisso nel mio cuore. A causa di questa persona ho fatto una scelta che potrebbe rivelarsi pericolosa o addirittura fatale.”Il ragazzo sospirò profondamente. “E adesso vorrei tanto sapere se ne è valsa la pena.”
Per la seconda volta nel giro di cinque minuti, Yumiko sgranò gli occhi. Questa volta però erano preoccupati e terrorizzati. Poi si portò le mani davanti alla bocca spalancata.
Ritrovò la calma, sentendosi profondamente triste, si avvicinò di più al ragazzo e gli mise una mano sulla testa.
“Tomoya, se noi potessimo sapere in anticipo se una scelta si rivela inutile o no ci risparmieremmo un sacco di sofferenze. Ma purtroppo non possiamo. Per ora posso solo dirti solo che se quella ragazza non si accorgesse di ciò che hai fatto per lei, io la prenderei a legnate. Tu puoi anche essere insopportabile, ma hai un grande cuore. Solo il tempo può rivelare la risposta alla tua domanda, quindi puoi solo aspettare e continuare ad andare avanti.”Sorrise. “E lo dico con il senno di poi.”
“Cavolo, Yumiko, tu sì che sei una filosofa!”rispose allegramente il tibetano. “Comunque ti ringrazio moltissimo. Le tue parole sono sempre profonde e, in un modo o l’ altro, danno sempre una risposta.”
“Trovi?”sorrise lei debolmente. “In questo caso sono io a doverti ringraziare.”
La ragazza sembrò riflettere per un’ attimo. “Anch’ io sto cercando una risposta ad un quesito, sai? Ma ho paura di trovarla.”
Tomoya, con uno sguardo che voleva dire “Non ci pensare”, abbracciò teneramente la ragazza, che tenne stretta la presa. Poi si congedò e rientrò nella sua stanza, dove Stephan dormiva della grossa e Kyubey lo aspettava seduto su un materasso duro quanto un’ incudine.
“Salve, Tomoya”lo salutò ventriloquo il gatto balzando giù dal letto. “Ma lo sai che quella Yumiko Santoro è davvero un bel bocconcino? Buona fortuna per la conquista.”
Sentire la vocina irritante dell’ animale parlare di una ragazza che Tomoya giudicava a dire poco perfetta gli fece saltare doppiamente i nervi.
“Cosa vuoi, gattaccio ebete?”chiese il ragazzo gelido come i ghiacciai dell’ Himalaya.
“Semplicemente insegnarti a dare la caccia alle streghe. Seguimi che ti mostro come si fa.”rispose tranquillissimo l’ esserino dimenando la lunga coda bianca.
L’ Incubator saltò giù dal letto e uscì dalla finestra aperta della stanza, mentre il tibetano, sbuffando, lo seguiva, sentendosi al contempo uno straccio ma pieno di speranza.

Angolo dell' Autrice
Konnichiwa! (Giusto per restare in tema jappo u.u) Beh, siamo arrivati a metà storia! Ci tengo particolarmente a ringraziare  
NiceGirl_98 e NaplesBadGirl che hanno recensito la storia e tutti coloro che la stanno seguendo oppure che (grazia della Moira!) la stanno leggendo e la trovano carina.
OH ZEU KAI THEOI ALLOI! (Oh Zeus e tutti gli altri dei!) Grazie!
Mi dispiace molto di non aver messo il significato delle parole giapponesi che sono presenti in questo racconto, se non le capite ditelo pure e io provvederò al più presto!
La storia si fa intricata, che dite?
Se volete sapere come andrà a finire c'è solo una cosa che potete fare!
See you!
-Puff



PS: Se volete ascoltare le sigle citate in questo capitolo potete tranquillamente trovarle su Youtube.

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Capitolo 6
*** Lottando sotto la grandine ***


 Capitolo 6
Lottando sotto la grandine

 
Il periodo immediatamente precedente all’ estate sa essere davvero imprevedibile. Quel giorno grandinava: una triste pioggerellina si alternava a grossi chicchi di ghiaccio sullo sfondo di un cielo grigio plumbeo e molto nuvoloso.
“Bah… Alex, ma questo cielo grigio non ti mette la depressione?”chiese Isaia alla sua amica Alexandra, nata a Napoli ma residente a Torino, tifosa sfegatata della squadra torinese Juventus e padrona di uno splendido Siberian Husky, Juve.
Alexandra “Alex” Firehawk era una bella ragazza di tredici anni, alta e un po’ robusta, dagli splendidi capelli castani con riflessi ramati, tagliati molto corti, e gli occhi nocciola che brillavano di riflessi dorati. Il suo modo di vestire era sportivo: in quel momento indossava un giubbotto di tela, una T-Shirt dai colori vivaci, un blue jeans a zampa e delle scarpe Adidas bianche e dorate.  Dal carattere allegro, coraggioso e irruento, adorava giocare a calcio: era infatti portiere della squadra D-2000 della scuola “Mariano Keller” e prometteva molto bene.
Lei scosse la testa: “Sì, soprattutto perché giocare la partita sarà più difficile. Però” sorrise due secondi più tardi “almeno non mi abbrustolisco come una pannocchia com’ è successo gli altri giorni. Avresti dovuto vedermi dopo la mia ultima partita! Ero una fontana di sudore!”
“Immagino”rise Isaia socchiudendo gli occhi. “Proprio come Yumiko dopo le prove generali della gara interregionale. Dentro a quel costume alla cacciatora stava crepando di caldo…”
“Ah, a proposito, salutamela: in questi giorni non la vedo…”
Dietro di loro, il tibetano Tomoya si aggirava inquieto per i corridoi, seguito dal “famiglio” Kyubey che trotterellava dietro di lui sulle sue zampette sottili, lo sguardo vuoto e il sorriso inquietante stampati su un viso troppo tondo e troppo candido.
“Beh, Tomoya, mi complimento con te: sei un Puer Magi senza precedenti.”stava dicendo l’ animaletto.
“Ci credo: ci siamo solo io e il cittadino Isaia, che pure è bravissimo. Non prendermi in giro!”ghignò il castano, pur avendo la voce che suonava spezzata dalla tristezza.
Un pensiero malvagio si insinuò nella mente dell’ Incubator: “Bene, lui mostra segni di cedimento prima di tutte le altre e l’ altro Puer. Tanto meglio, più energia per l’ entropia dell’ universo: in questo momento ne serve parecchia e lui ha moltissimo potenziale.”
Tomoya però non stava dimostrando “segni di cedimento”, come pensava l’ animaletto, era semplicemente agitato: si sentiva un’ imbranato integrale per non aver rivelato il suo amore alla dolce Yumiko, per averle detto che lui aveva sacrificato la propria anima solo per proteggerla…
“Perché io la amo, questo è poco ma sicuro. So che non mente quando dice che nessuno le piace: lei è così seria che non avrebbe motivo di mentire, non con noi che l’ abbiamo salvata dalla disperazione. E poi, anche se Stephan l’ assedia praticamente… uhm… come una zecca cavallina, lei gli dice gentilmente di “sloggiare”. Neanche per Isaia e Muhammad prova qualcosa. Anzi aiuta il cittadino a conquistare Chen! Muhammad poi è uno scapolone convinto e non è neanche il suo tipo. Lui lo dice sempre che non vuole fidanzarsi e quando lo fa si vede che è convintissimo.”
La ragazza dal caschetto rosso apparve davanti a lui bloccandogli la strada.
“Ciao, Tomoya.”lo salutò seria.
“Ciao, Matilde. Come posso aiutarti?”
“Hai presente gli appunti sulla tragedia? Bene, hanno annunciato che a fine corso esporremo oralmente tutto ciò che sappiamo sui vari generi musicali.”
“Cavolo, esporremo vuol dire TUTTI QUANTI?”
“No, non tutti. Io sono stata scelta per esporre la tragedia e avrei bisogno dei tuoi appunti…”
“Questo comportamento è proprio da te. Purtroppo io non sono proprio la persona più adatta a cui chiedere gli appunti…”si scusò il ragazzo, che era rimasto basito a sapere dell’ esposizione.
“Non c’è problema. A dire il vero li ho chiesti a tutto il nostro gruppo, persino a Yumiko…”sorrise la fiorentina.
Il tibetano si allarmò ed arrossì all’ istante.
“A proposito, lei coma sta? Non l’ ho vista oggi.”
“Mah, è strana… oggi aveva mal di testa e…non so, ma mi sembra di averle visto gli occhi lucidi. Ma non stava male.”
“Oh no.”si dispiacque lui, gli occhi adombrati. “Vabbè, entro domani se non ti dispiace domani passo a farle una visita. Ma cosa aveva di preciso?”volle sapere.
Matilde scosse la testa, anche lei triste. “Non lo so dire con precisione, ma aveva gli occhi stanchi e spenti, sembrava di nuovo depressa. Il direttore le ha fatto un permesso per non entrare oggi. Su queste cose bisogna andare con i piedi di piombo. Ma secondo me una tua visita le farebbe piacere.”
“Bene.”concluse lui ancora più triste di prima. “Grazie mille. Te li vado a prendere.”
Il tono del ragazzo suonava stanco, triste e meditativo.
“Incredibile come essere un Puer Magi abbia cambiato radicalmente la mia vita. In peggio. Se ho capito bene la prossima vittima di Kyubey è Yumiko.”Piccolo attacco di collera. Il tibetano sbatté un piede per terra. “Bene, vuol dire che ci penserò io. Col cavolo che glielo faccio stipulare, quel dannato contratto, a lei.”
Si bloccò sulla porta: la sua Soul Gem, seppur sottoforma di spilla, brillava intensamente.
“Una strega nei paraggi.”
“Tomoya!”
L’ afroamericano Isaia, jeans, maglia e trainers, occhiali verdi che cambiavano colore agli occhi marroni, si materializzò d’ improvviso davanti ai terrorizzati occhi color del cielo di Tomoya.
“Isaia.”Era la prima volta che Tomoya non lo chiamava“cittadino”, come quando lo voleva prendere in giro, ma era troppo preoccupato.
“Meglio andare via. La strega è molto vicina ed ha già fatto troppe vittime. Adesso tocca a noi Pueri salvare la situazione!”
“Ma scusa, Paula e Chen che fine hanno fatto?”
Isaia sobbalzò nel sentire il nome di Chen, la ragazza che amava in gran segreto, ma rispose con voce ferma: “Sono a lezione e non possono uscire.”
“D’ accordo.”
Non accennava a smettere di grandinare e i due ragazzi erano completamente zuppi.
“Disgrazia delle disgrazie, ma proprio nel bel mezzo di un parco pubblico si doveva generare questa dannata strega?”
Isaia non perse tempo: alla sua maglia le maniche si accorciarono e si ricoprirono di nastri che gli arrivavano al polso, mentre questa si tingeva completamente di rosso. Dietro apparvero dei prolungamenti rossi ed arancioni che ricordavano delle lingue di fuoco. I suoi jeans a zampa passarono da blu indaco a color fumé. Allo stesso modo le scarpe diventavano rosse e nere. La sua Soul Gem prese la forma di una fiamma e si posizionò su una tasca dei jeans.
Il completo da Puer Magi di Tomoya, invece, era costituito da una maglia a maniche lunghe azzurra ricoperta da una specie di poncho a greche verde chiaro e viola, mentre il pantalone largo era color verde scuro. Ai piedi calzava dei sandali simili a quelli degli antichi Romani. Tra i capelli portava una fascia di cuoio verde muschio decorata da una piuma d’ uccello e la sua Soul Gem, a forma di foglia, era appuntata al petto.
“Eccola.”annunciò lugubre l’ afroamericano. “Maria Beatrice.”
Subito il ragazzo prese a colpire, con i proiettili del suo fucile, tutti gli sventurati demoni familiari –che assomigliavano vagamente a dei pezzi di torta semoventi- che trovava sulla sua strada.
Tomoya, invece, si limitò ad incoccare le frecce che aveva nella sua faretra di cuoio dipinto. Aveva in mente un piano.
I due amici arrivarono di fronte alla strega. Questa era una specie di orso di peluche con vestitino e ballerine color azzurro pallido e dei capelli di stoppa neri sostenuti da due fiocchetti bianchi.
“Sarebbe questa la strega Maria Beatrice? Non sembra poi questo granché…”
“Senti, Isaia, ho un piano: tu puoi generare il fuoco, giusto? Allora spara dei proiettili contro le mie frecce, così prenderanno fuoco!”propose il tibetano all’ afroamericano accanto a lui.
“Buona idea. Ho capito dove vuoi arrivare.”approvò lui imbracciando il fucile.
Tomoya tese una delle sue frecce e Isaia sparò, centrando perfettamente il bersaglio. La frecce prese fuoco.
Ma i capelli di Maria Beatrice si unirono, formando una specie di corda, afferrarono il tibetano per la vita e lo scagliarono lontano. Isaia prese la freccia incendiaria e lanciò verso la strega.
Yumiko, reggendo un ombrello blu e arancio, camminava assorta per il parco e non si era accorta di essere finita in un posto stranissimo, dove il cielo era color panna ricoperto di caramelle e le fette di torta camminavano: era così stanca e depressa che il mondo esterno non le importava più.
Quando vide un ragazzo dalla pelle dorata, gli occhi azzurri a mandorla e i capelli lisci e marroni si ridestò. E quel che vide la fece preoccupare tantissimo.
“Yumiko Santoro, giusto?”chiese una voce acuta sotto di lei.
L’ italo-giapponese abbassò lo sguardo e non vide che un gatto candido, dagli occhi bordeaux sferici, dei ciuffi pelosi circondati da anelli che gli pendevano dalle orecchie e una coda troppo lunga per lui.
“Tu lo sai cosa sta succedendo a Tomoya?”chiese Yumiko in lacrime.
“Sì, lo so.”
“Ma puoi fermarlo o impedirlo?”
“Io no, ma tu, se vuoi, potrai farlo…”
La ragazza si sedette di fronte a Kyubey incrociando le gambe.
“Cara Yumicchan, in questo momento sto rischiando la pelle per te, lottando sotto la grandine. Perché ti amo troppo e voglio proteggerti. Se in questo momento c’è una specie di gatto bianco-bordeaux con dei ciuffi che pendono dalle orecchie, le zampe sottili e una coda lunga una spanna più di lui, non dargli ascolto e rifiuta qualsiasi proposta ti faccia: tu sei troppo speciale, non rovinarti ulteriormente la vita.” 

Angolo dell' Autrice
Salve gente!! La vostra Puff è di nuovo qui a rompervi le scatole a pubblicare un nuovo capitolo di quella che al momento è la mia storia preferita, Nemesis! Innanzi tutto ringrazio la mia cara amica  
NiceGirl_98 che ha inserito questa storia tre quelle seguite ed è una fan sfegatata della coppia Tomoya*Yumiko [anche detta Tomiko]! E ringrazio anche tutti coloro che hanno recensito la storia o che la stanno semplicemente leggendo.
Kyubey colpisce ancora! Il nostro quadrupede preferito, oltre a far lottare due poveri ragazzi innocenti conto un' orso di peluche (ma come m' è venuto in mente?) dai capelli letali, sta per stipulare il contratto anche con il mio OC!
Per la strega Maria Beatrice si nota che mi sono ispirata a Charlotte e ad Elsa Maria di MadoMagica? See you!
-Puff

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Capitolo 7
*** Tu non avresti dovuto farlo! ***


 Capitolo 7

Tu non avresti dovuto farlo!

 
Erano passate due settimane da quando Tomoya aveva stipulato il patto con Kyubey ed era diventato un Puer Magi.
Ora l’ esserino peloso aveva colpito ancora.
Pioveva ancora, sembrava un diluvio universale quella pioggia che da tempo batteva sulle finestre di vetro delle case, dei palazzi, delle cattedrali e su di lei.
Yumiko Santoro era stremata. Camminava per Firenze reggendosi su delle gambe che sembravano troppo sottili per lei, non certo quelle che qualche mese prima l’ avevano fatta arrivare al terzo posto in una gara internazionale di pattinaggio artistico a New York.
Aveva il respiro affannato e ogni metro di cammino diventava sempre più un supplizio.
Si trascinava lungo delle transenne arrugginite come se stesse per esalare l’ ultimo respiro.
Una sensazione, quella, che non l’ abbandonava più. Da molto tempo.
Aveva mal di testa e al contempo la sensazione di strillare di gioia e di deprimersi ancora di più per quello che aveva fatto.
Era finalmente arrivata alla sua stanza: non vedeva l’ ora di stendersi su quella sottospecie di materassi che il campus usava come elementi d' arredamento.
Stava per alzare la mano chiusa a pugno per bussare alla porta, sennonché Matilde la anticipò ed aprì la porta, trovandosi di fronte una ragazza italo-giapponese bagnata fradicia, dai capelli spettinati, gli occhi lucidi e senza ombrello.
“Yumiko!”esclamò sinceramente sorpresa e preoccupata la fiorentina dagli occhi verdi.
“Perché eri fuori con questo tempaccio? E dov’ è il tuo ombrello?”
“Quell’ ammasso di ferraglia ha ceduto nel bel mezzo del diluvio. Non avevo soldi sufficienti con me per prenderne un’ altro. Ero andata a comprare un bloc-notes nuovo.”rispose telegrafica Yumiko, lasciando sottintendere che era troppo stanca per parlarne.
La ragazza dalla treccia bassa si tolse le scarpe da ginnastica ed entrò, gocciolante, nella stanza dove lei e Matilde alloggiavano da un po’ di tempo. In fretta e furia prese degli abiti asciutti –un lupetto azzurro, un pantalone largo (fermato da due elastici alle caviglie) color blu scuro, un morbidissimo poncho bianco e dei calzini antiscivolo grigio-neri, si tolse gli abiti bagnati e si fiondò sotto la doccia. Cominciò a piangere, ingoiando tutta la soddisfazione che aveva provato qualche minuto prima.
“VERDEFIAMMA!”
L’ urlo che precedeva l’ attacco combinato donò ai due Pueri un brivido di piacere.
Della strega Maria Beatrice non restavano, ormai, che pochi brandelli.
Questi ultimi si dissolsero sibilando. Niente più torte semoventi, né cielo pannoso, né caramelle sparse dappertutto. Solo tizzoni bruciati che a loro tempo erano stati pezzi delle frecce di Tomoya. E due Grief Seed per terra.
I due ragazzi si piegarono e presero i due piccoli oggetti neri e sferici.
“Spiegami meglio: cosa sono questi cosi?”chiese il tibetano all’ afroamericano.
“Uova di strega. A volte capita che una strega ne abbia diversi… o che non ne abbia affatto. In questo caso è perché si sta lottando contro un demone familiare staccatosi da una strega.”spiegò dettagliatamente Isaia purificando la propria Soul Gem rosso fuoco.
“Ehi, Tomoya.” notò l’afroamericano preoccupato. “La tua Soul Gem non si è purificata del tutto.”
Era vero: la Soul Gem verde di Tomoya, che aveva decorazioni raffiguranti piante e fiori, era sporca di nero. Il tibetano distolse lo sguardo dall’ amico e lo posò su un fioraio di poco distante.
“Se non li prendo adesso quei fiori non li prendo più.”
I due ragazzi ritornarono normali ma, mentre Isaia approfittò dell’ ora buca e della pioggia per infilarsi in una pizzeria, Tomoya si mise a contare i –pochi- euro del suo portafoglio e si diresse verso il fioraio sospirando.
Nel frattempo, Yumiko si era rivestita e, camminando a testa bassa, si era sdraiata sul letto ed aveva cominciato a leggere per l’ ennesima volta I ciliegi di Tokyo, libro scritto da Nobuaki Tsukai, il suo nonno materno, in lingua originale.
Quasi non riconosceva i kanji giapponesi che l’ aveva accompagnata per otto anni, sia perché ormai era più abituata ad adoperare l’ alfabeto europeo sia perché le lacrime non smettevano più di percorrerle il viso, prepotentemente.
Non avrebbe ceduto alla stanchezza, dato che ormai la malinconia l’ aveva completamente posseduta.
Però nessuno vedeva la sua immensa tristezza: le domandavano semplicemente se fosse stanca. Le occhiaie che da tempo le cerchiavano gli occhi ancora non erano scomparse el tutto.
“Evidentemente su alcuni visi la tristezza si manifesta come stanchezza…”pensò la ragazza continuando a leggere. “Già, ma com’ è il mio viso, se non depresso?”
Tutti i suoi familiari continuavano a ripeterle che lei era una specie d’ angelo sceso dal cielo, perché era buona, gentile e servizievole. Allora com’ è che in quel momento si sentiva semplicemente un mostro? Decise di concentrarsi esclusivamente sulla lettura, asciugandosi le lacrime sulle guance con il polso della mano.
Qualcuno bussò alla porta.
“Matilde, vai tu.”disse l’ italo-giapponese alla fiorentina dagli occhi verdi, che si ritrovò davanti l’ amico tibetano che reggeva in mano un mazzolino di fiori di ciliegio.
“Yumiko…?”chiese il ragazzo entrando nella stanza.
Quando la trovò seduta sul letto a leggere con un’ aria che poteva essere sia di stanchezza quanto di tristezza si rattristò immensamente, eppure si avvicinò al letto della ragazza, richiamando la sua attenzione.
Farfugliando e imporporandosi tutto, il ragazzo porse i fiori a Yumiko dicendo: “Questo è un… pensierino da parte mia. Volevo sincerarmi che tu stessi bene.”confessò in un’ attimo di sincerità.
“Tomoya, che pensiero carino!”sorrise la ragazza tirandosi a sedere con un po’ di difficoltà. “E poi i fiori di ciliegio sono i miei preferiti! Grazie mille!”concluse Yumiko schioccando un bacio sincero sulla guancia dorata del ragazzo.
“Questo lo posso considerare un segno? Diamine, sono felicissimo!”
La pioggia smise di battere sui tetti e un sole caldissimo tornò a rischiarare Firenze.
La campana della chiesa del paese suonò le cinque.
“Tomoya, dobbiamo andare a lezione.”ricordò Matilde all’ amico prendendo la chitarra classica, un quaderno e una penna. “E non mi hai ancora dato gli appunti.”
“Scusami, Matilde, ma non li ho trovati. Scusami tanto!”rispose il tibetano facendo un breve inchino alla giapponese, che aveva imparato guardando la ragazza seduta sul letto.
“Yumiko, tu sei proprio sicura di non voler venire?”
“No, mi sento male.”
Il tibetano e la fiorentina uscirono dalla stanza. Yumiko si alzò dal letto e con molte difficoltà arrivo al vecchio telefono a parete nero. Compose un numero e si mise in attesa.
Il giorno dopo, ore 14.25.
“Isaia, ripetimi ancora perché siamo qui.”disse Paula annoiata calciando alcuni sassolini, avvolta nel suo completo arancio da Puella Magi.
“C’è una nuova Puella in città che ha chiesto di aggregarsi al nostro gruppo. Ti è chiaro adesso?”chiese spazientito l’ afroamericano armeggiando con i suoi fucili.
“Già, ma ora come la mettiamo con la questione dei Grief Seed? Voglio dire, già in due è difficile da gestire, figuriamoci in cinque!”rifletté Chen ad alta voce, reduce da una battaglia “all’ ultimo fulmine” con una strega denominata Walkiria.
Tomoya era stranamente agitato: non sapeva spiegarselo, ma quella notte aveva fatto un incubo mostruoso. Aveva ancora impresso il suono di una strana canzone –anzi, di due canzoni; la prima l’ aveva colpito di più perché sembrava riflettere l’ ineluttabilità del destino, anche se lui al destino non ci credeva molto- e laghi e fiumi rosso sangue. Per terra, una ragazza in bianco che esalava l’ ultimo respiro e un ragazzo –che gli somigliava molto- che gridava di dolore. E la ragazza in bianco somigliava molto a Yumicchan.
“Ragazzi, sta arrivando!”proruppe entusiasta Paula.
Ed eccola, la nuova Puella: i capelli morbidi chiusi in una treccia bassa sormontata da una ghirlanda di fiori, gli occhi marroni con sfumature azzurre leggermente allungati, lo sguardo esitante. Il suo vestito era bianco
e azzurro: il corpetto era un po’ stretto, ma in compenso aveva delle maniche a palloncino che sembravano nuvole tanto erano morbide, fermate da due nastri blu. La gonna, svasata all’ altezza del ginocchio, era bianca a strisce verticali color indaco, e la vita era circondata da un nastro blu che terminava in un fiocco posto lateralmente. Ai piedi portava delle ballerine color violetto con un motivo a spirale dorato. La ragazza reggeva in mano una corda verde sormontata da spine.
“Non è possibile!”
“Yumiko, sei…davvero tu?”chiese basito il tibetano, che aveva una forte voglia di mettersi a piangere e strangolare un certo gatto.
La ragazza si girò verso di lui: aveva gli occhi lucidi: “Sì, purtroppo sono io.”disse con voce triste e stravolta.
Dagli occhi di Tomoya cominciarono a sgorgare lacrime: “Yumiko, tu… non avresti dovuto farlo!”
“Cosa, unirmi a voi o… stipulare il contratto? Lo so, può avere ripercussioni negative, ma, dato che ormai il mio tempo qui sta per finire…perché non tentare?”rispose l’ italo-giapponese cercando di mantenere la voce ferma.
Ormai solo una frase riecheggiava nella mente dei quattro: “Ormai il mio tempo qui sta per finire.”
Dall’ alto, Kyubey osservava la scena soddisfatto.


Angolo dell' Autrice
Et voilà, Puff è di nuovo qua! *Mod.Cretinaggine*. Allora, partiamo dai ringraziamenti: mando un bacio a tutti coloro che hanno letto questa storia, che l' hanno inserita tra le preferite/seguite/ricordate e anche chi l' ha recensita!
Cosa pensate di questo chappy? Kyubey ha colpito ancora... e chi non avrebbe dovuto colpire!
Come andrà a finire questa situazione incasinata?
Tutto si scoprirà nei prossimi capitoli! *Musica epica di sottofondo*
Beh, vedrò di aggiornare quanto più presto possibile, miei fedeli lettori(?)!
Mata ne!
-Puff
 


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Capitolo 8
*** Il vento porta due canzoni ***


 Capitolo 8

Il vento porta due canzoni

 
“TU, STUPIDO GATTO-PUSTOLA, TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE HAI FATTO?!?”
Tomoya era semplicemente furioso: in quel momento non solo avrebbe strangolato il famiglio, ma l’ avrebbe volentieri frustato, ammazzato, cotto alla brace e mangiato per cena. Voleva vendetta. Sempre di più. Gliel’ avrebbe fatta vedere lui. Prima o poi. Più prima che poi. Ne era sicuro. Gliel’ avrebbe fatta pagare.
“Ho stipulato il patto con Yumiko Santoro. Calmati, bello!”
“CALMATI UN CORNO!”
“Non c’è niente di male in ciò che ho fatto. La ragazza ha moltissimo potenziale. Era un buon bocconcino, avevo ragione. Sarà una Puella Magi davvero eccezionale.
“COSÌ GETTI BENZINA SUL FUOCO!”
“Tomoya, calmati ora!”
Chen cercava inutilmente di calmare l’ amico trattenendolo per un braccio e tirandoglielo così forte da staccarlo. Ma Tomoya era così furente che opponeva una fortissima resistenza. Isaia e Paula erano tanto basiti che la loro mandibola arrivava fino a terra: non avevano mai visto l’ amico arrabbiato in quel modo. Anzi, non l’ avevano mai visto arrabbiato. Tomoya non era certo il tipo che perdeva facilmente le staffe.
In quel momento sembrava posseduto dal diavolo.
Yumiko, di contro, era decisamente imbarazzata: sapeva di essere lei l’ oggetto della discussione e l’ italo-giapponese odiava le liti. Specialmente se queste erano inutili, come in quel caso. Abbassò la testa dispiaciuta: non solo voleva evitare di scoppiare a piangere, ma voleva trovare le parole giuste per spiegare quell’ assurda situazione.
“TU, GATTO INFAME, PERCHÉ L’ HAI FATTO? HAI LA LICENZA A ROVINARE LA VITA ALLE PERSONE TU, S’ ERA CAPITO! MA ROVINARE LA VITA A YUMIKO È TROPPO! TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE HA PASSATO, L’ HAI SAPUTO? E ADESSO LE HAI FATTO PURE STIPULARE QUEL DANNATO CONTRATTO?!?”
“Smettila, Tomoya!”esclamò Chen dando un ultimo strattone al ragazzo.
“Basta, finite di litigare! Non è stata colpa di Kyubey.”intervenne Yumiko decisa ma triste.
“CHE…cosa?”si calmò Tomoya girandosi verso la ragazza, così come pure tutti gli altri.
“Avete sentito bene: non è stata colpa di Kyubey se ho stipulato il contratto.”
Pausa di qualche secondo. I due Pueri e le prime due Puellae guardavano basiti l’ ultima Puella Magi, che deglutì.
“Questa spiacevole è stata causata solo da me.”continuò la ragazza puntando l’ indice al petto. “Tomoya, lascia stare Kyubey: se devi prendertela con qualcuno, è me che devi accusare.”
Il ragazzo, inebetito, lasciò cadere l’ animaletto che, fino a qualche attimo fa, teneva crudelmente sollevato per la gola. Questo atterrò a quattro zampe, proprio come un vero gatto, si sedette tranquillo come se nulla fosse successo e si gustò a fondo la scena, spostando i suoi occhi bordeaux da una Puer all’ altro e da una Puella all’ altra.
“Cavolo!” esclamò Isaia. “Yumiko, non dire così: lo sai quanto ci teniamo a te. E non solo noi, anche Muhammad e Stephan. Se soffri tu soffriamo anche noi, questo lo sai, vero?”
“Tutto ciò è maledettamente vero… e forse, anzi sicuramente, sono proprio io quello che ci soffre di più.”
“Uhm! Secondo me dalla penultima frase di Yumiko ad ora ci stava bene una musica epica e malinconica di sottofondo.”commentò Paula allegra.
Paula primeggiava nel gruppo per allegria e ottimismo: era una ragazza allegra ed energica che guardava al domani con fiducia e vedeva sempre il bicchiere mezzo pieno. Yumiko la considerava fortunata a possedere queste doti e l’ aveva soprannominata “Haru no Kaze”, “vento di primavera” in giapponese.
“Paula, mi dispiace dirti che questo commento è assolutamente fuori luogo.”le rispose Chen zittendo del tutto la ragazza in arancione.
“Yumiko, ma stai scherzando?”chiese Tomoya come se ciò che aveva detto la sua amata fosse la più enorme assurdità del millennio.
“No, Tomoya. E lo ripeto: è stata tutta colpa mia. In effetti, se avessi rifiutato di stipulare il contratto non sarei qui con tanto di simpatica emicrania, ma a crogiolarmi nella depressione leggendo qualche romanzo, e Kyubey ora sarebbe ad Hong Kong a torm…ehm, a parlare con qualche facoltosa ragazzina figlia di un riccone. Lo sapete che io nel destino non ci credo.”proferì serissima l’ italo-giapponese.
“E allora perché l’ hai fatto?”chiese il tibetano con un sospiro indifferente.
“Mi pare di averlo detto: penso che il mio tempo qui ormai sia finito. Dato che comunque tra qualche settimana io… l’ avrei fatta finita, questo patto è stato una specie d’ atto estremo. Insomma, volevo dimostrare a me stessa che, nonostante tutto, posso ancora combinare qualcosa di buono per questa Terra.”
Il discorso della ragazza lasciò tutti silenziosi e tristi. Inizialmente non tutti afferrarono il senso di “L’ avrei fatta finita”, ma poi capirono e restarono profondamente dispiaciuti: per loro Yumiko era una specie di faro e non volevano rischiare di perderla. Se però quello era il suo volere non avrebbero potuta ostacolare in nessun modo, dato che quella ragazza tanto dolce e fragile sapeva essere anche molto determinata.
“…D’ accordo.”concluse Isaia incrociando le braccia. “Possiamo prenderti nel gruppo, ma prima devi farci vedere come sconfiggi una strega.”
Yumiko annuì, indicando con il mento una specie di serpente (o meglio un bruco) che strisciava contro di loro su uno sfondo di un deserto formato da “pezzi” di varie e famose opere d’ arte.
La ragazza sfilò dalla sua corona di fiori un tulipano, ne drizzò lo stelo e lo lanciò contro il mostro, che si contorse lamentandosi. Yumiko ripetè l’ operazione una mezza dozzina di volte, suscitando sempre di più l’ irritazione del mostro-bruco.
L’ ottava volta si tolse la corda spinosa dalla vita e si lanciò alla rincorsa, le falcate che sembravano percorrere dodici metri a passo.
Arrivata a due metri dal mostro spiccò un saltò, afferrò saldamente la corda e si mise ad usarla come una frusta, facendola sbattere violentemente contro la pelle pustolosa e verdastra della strega. Ad ogni colpo, quella gemeva e perdeva sangue.
Infine riatterrò e spiccò un’ altro salto.
Quando arrivò a cinque centimetri dal mostro-bruco, la sua corda si suddivise in varie parti.
L’ ultima frustrata: la strega svanì nel nulla lasciando un mucchietto di polvere verde –assolutamente innocua- per terra e un Grief Seed.
Yumiko, automaticamente, lo prese e lo portò alla spilla a forma di colomba appuntata al petto, purificando così la Gemma e facendola ritornare candida.
“Però!”esclamò Isaia ammirato dopo aver fischiato. “Sei ammessa a pieni voti. Per quanto riguarda la faccenda dei Seed”continuò rivolgendosi alle altre due Puellae e a Tomoya, ammirato dall’ abilità di“Yumicchan” “faremo dei turni, che stabiliremo rispettando l’ orario delle nostre lezioni.”
La seduta dei Pueri Magi sisciolse all’ istante.
Il giorno dopo
“Yumiko, questo è il nostro turno.”disse Tomoya all’ amica in abito bianco. “Sei agitata?”chiese apprensivo, notando che l’ italo-giapponese tremava tutta.
“Si nota, eh?”rispose lei sorridendo nervosamente. “Dire che sono agitata è un’ eufemismo: la strega Anna Flaminia è molto potente e temo di non riuscire a batterla.”
“Così parti prevenuta.”la rimproverò dolcemente lui. “Pensa che la batterai senza sforzo e ci riuscirai automaticamente. È un trucchetto che funziona sempre.”le consigliò lui sorridendo e strizzandole l’ occhio, azzurro come il cielo sereno d’ estate.
Lei sorrise e gli strinse la mano, facendo arrossire il suo “compagno di battaglia” e arrossendo a sua volta.
I due attraversarono la barriera della strega –una specie di Paese delle Meraviglie- contenente i demoni familiari, bambini occhialuti che avevano volti a forma di libri, PC, TV e console da gioco.
Il vento si alzò.
E, insieme al vento, a Tomoya parve di sentire due canzoni sovrapposte, molto malinconiche, che parlavano del Fato.
Il destino.
L’ inevitabile destino.

Angolo dell' Autrice
AVE  LEGENTES! *Mod. latinista ON* Oggi la vostra Puff indossa le vesti di una demente povera sfigata che ci ha messo quattro ore a trovare la propia penna USB (per gli amici Cocchy) e si è fatta un' acconciatura assurda alla "Barbie Principessa dell' Isola Perduta"! D' accordo, potete anche iniziare a frustarmi.
Allura: innanzi tutto un ringraziamento a
Zaffiro_Lunare, che si è presa la briga di recensire questa storia, e ovviamente un bacione a NiceGirl_98 che aspetta con ansia il nono capitolo.
Resisti sorella, manca pochissimo!
Un ringraziamento speciale va ad
animefan, che ha inserito questo scarabocchio questa storia tra le preferite. Grazie mille a tutti!
Tenete duro, lettori, perchè mancano due capitoli alla fine!
See you!
-Puff

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Capitolo 9
*** Perdonami...e sii felice. ***


 Capitolo 9

Perdonami… e sii felice.

 
Pochi minuti dopo era tutto finito.
Yumiko era stesa a terra, agonizzante.
Il suo vestito candido era completamente inzuppato di sangue, che lo sgorgava dappertutto: dalle mani, dalle braccia, dal naso, dalla bocca, dalle gambe. La sua pelle vellutata e leggermente dorata era praticamente diventata rossa, date le condizioni in cui era ridotta. La parte del corpo ridotta peggio era il petto, che oltre ad essere completamente insanguato, era praticamente pieno di lividi e la Soul Gem candida era quasi completamente annerita. La schiena non era certo messa meglio, dato che era segnata da innumerevoli cicatrici. Lunghe, corte, estese o meno, ma tutte ugualmente dolorose.
Il corpo della ragazza era segnato da un dolore e da un bruciore fortissimi, quasi devastanti.
Lei però rimase zitta, a piangere in silenzio, con le lacrime che si mescolavano al sangue che le rigava il viso.
Era incapace di parlare, di gridare, di rialzarsi e di muoversi.
Inchiodata a terra, lacrimava. Le bruciava tutto, si sentiva un’ invalida e voleva aiutare Tomoya, ma non riusciva a muoversi.
Impotente.
Era questa la parola che le squarciava la mente a metà, acuta e tagliente come una falce da shinigami, il dio della morte giapponese. Lei lo era, dopotutto. Giapponese. Ma solo a metà.
Delirava. In pochi secondi passava dalla sensazione d’ impotenza, ai suoi ricordi, al dolore che la trafiggeva. Voleva aiutare il suo amico, ma non poteva farlo.
E dentro di sé aveva capito una cosa molto importante: la cosa per la quale lui stava lottando.
Voleva prendersi a pugni, perché aveva ferito la persona a  cui teneva di più semplicemente non riuscendo ad intuire le sue intenzioni, i suoi sentimenti.
Per questo piangeva, cercando di reprimere le lacrime e i singhiozzi che le uscivano prepotentemente dagli occhi e dalle labbra.
Non voleva farlo preoccupare.
Se lo sentiva: lei, presto, avrebbe chiuso gli occhi… e per l’ ultima volta. Ma non per questo gli avrebbe fatto ulteriormente del male: gli avrebbe detto addio silenziosamente. Lui non doveva soffrire a causa sua.
Andarsene senza rivelargli i suoi sentimenti per lui sarebbe stato molto duro per Yumiko, tuttavia decise di farlo lo stesso. E non voleva ritirare questa decisione.
Tomoya, di contro, resisteva ancora.
Anche lui pieno di graffi, era in ginocchio a dieci metri da Anna Flaminia, abbastanza distante da Yumiko, la mano destra per terra e quella sinistra che reggeva l’ arco di legno, gli occhi che brillavano feroci.
Voltò la testa per un momento.
E fu così che la vide.
Corse verso di lei come un pazzo, le lacrime che cominciavano a sgorgare.
Il tempo per arrivare da lei sembrava passare in un' eternità.
Le sollevò il busto da terra e la sorresse tra le braccia, disperato.
“Yumiko…!”
“…Tomoya…”
Lui capì in un attimo ciò che stava succedendo e prese un Grief Seed, l’ unico che fosse riuscito a strappare alla potente Anna Flaminia, che nonostante i numerosi attacchi continuava imperterrita a lamentarsi.
“Tomoya…ti prego…non farlo. Tienilo per te quello. Io… sono destinata ad…andarmene.”proferì la NeoPuellamorente.
Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso.
“Non dire così! Io non voglio perderti!”esclamò il ragazzo cominciando a piangere e abbracciando la dolce italo-giapponese.
“Ma così…sarebbe meglio per tutti. Io… ti ho fatto soffrire, non mi sono… accorta del…fatto che tu… mi amavi. Ma sappi che io non volevo… e che ti amo anch’ io!”
Un peso si tolse dal cuore di entrambi: finalmente avevano rivelato i loro sentimenti alla persona amata. Tomoya sorrise tra le lacrime e la ragazza abbracciò teneramente l’ amico, abbandonandosi alla gioia degli ultimi istanti e poggiando la testa sull’ incavo del collo del ragazzo. Questo le sciolse i capelli e cominciò ad accarezzarglieli.
Non appena i due sciolsero l’ abbraccio, i loro visi si avvicinarono.
E fu allora che avvenne.
Fu un bacio molto delicato e tenero: le labbra dei due si sfiorarono dolcemente per poi posarsi delicatamente su quelli dell’ altro.
Restarono così per cinque minuti buoni, immensamente felici della fortuna che era loro capitata, immersi nel loro amore.
Ma in quei cinque minuti la tremenda Anna Flaminia decise di dare il proprio peggio lamentandosi più forte del solito e facendo tremare il terreno, con la potenza di un terremoto, grazie alle sue mille braccia di bronzo.
Una, due, tre vibrazioni.
La quarta fu più violenta delle altre e fece sussultare, anzi volare in aria, i due ragazzi abbracciati, facendo rompere le due Soul Gem intorbidate.
Si addormentarono felici, con la consapevolezza di essere uniti, e di esserlo per sempre, le mani morbide intrecciate, un dolce sorriso sulle labbra e ancora qualche lacrima sui loro giovani volti.
Questa è la fine dei Pueri Magi: morire dimenticati da tutti.
Dalla nebbia uscirono tre figurette armate.
“Dio, ‘sti novellini quanto danno sui nervi. Non lo sanno che non bisogna fare LIME sul campo di battaglia?”disse una ragazza giapponese dai lunghi capelli rossi raccolti in un fiocco, una lancia in mano e un completo da Puella Magi costituito da una giacca color rosso scuro, una gonna a piegoline rosa chiaro e degli stivali rossi, Sakura Kyoko.
“Oh, io trovo che sia stata una cosa proprio triste. Ma bella in fondo.”proferì Mami Tomoe, capelli biondi, occhi caramello e costume stile cacciatore giallo, con tanto di fucile in mano. “In fondo loro due erano innamorati da un tempo immemorabile, è stato bello che alla fine siano riusciti a dichiararsi.”concluse asciugandosi una lacrima.
“Non è il tempo di commuoversi.”la zittì Homura Akemi, freddi occhi viola, lunghi capelli neri e completo nero, grigio e bianco.
Questa prese un arco ed incoccò le frecce avviandosi, sui suoi stivali neri con i tacchi, verso Anna Flaminia, che “mugugnò” di disapprovazione.
“Serve una mano, collega?”chiese Mami ben disposta imbracciando un fucile stupendo, tutto argentato con vari fregi che ricordavano il movimento delle onde del mare.
Homura non rispose, ma lanciò ben due frecce in direzione della strega, che colpirono con precisione millimetrica il bersaglio.
La strega non si mosse, ma rivolse tutta la sua attenzione a Kyoko.
Lei sorrise beffarda e gridò: “Rosso Fantasma!”, proiettando così mille immagini di se stessa con lo scopo di confondere Anna Flaminia, poi mandò a segno un colpo micidiale di lancia.
Nel frattempo Mami Tomoe, volteggiando e piroettando con la stessa grazia di una ballerina, faceva fuori gli ultimi demoni familiari a colpi di fucile.
Un lampo di genio brillò negli occhi della bionda, che decise di sciogliere il fiocco che chiudeva il colletto del suo abito alla cacciatora.
Questo si rivelò essere lunghissimo e formò nell’ aria una specie di enorme pistola argentata e dorata, che aleggiava sulle altre due nuove Puellae e sulla strga Anna Flaminia, che proferì un: “Beep! Creeeeeeeeeeeek!” sordo e stridulo.
“Non ti conviene agitarti prima di morire, mostro, non serve a niente.”disse beffarda Kyoko, masticando un taiyaki che aveva tenuto in tasca fino a quel momento. “Stai soft e goditi gli ultimi istanti! Sii felice!”
“Pronte per il gran finale, gente?”chiese retorica un’ entusiasta Mami, che si preparava ad armeggiare la mega-pistola. “E allora… TIRO FINALE!”
Dall’ arma partì un colpo enorme, che risplendeva di bagliori gialli, che finì la famigerata Anna Flaminia in pochi secondi.
All’ orizzonte si profilò una pineta rigogliosa.
Isaia, Paula e Chen correvano trafelati: volevano aiutare i loro amici e speravano di non essere arrivati troppo tardi. Ma nel vedere i due corpi distesi a terra tutte le loro speranze si disciolsero come neve al sole.
“Oh, guarda, altre Puellae. E c’ è anche un Puer Magi con loro. Kyubey non si è risparmiato qui in Europa.”ghignò Kyoko aprendo un tubetto di patatine.
“Salve a tutti”si presentò gentilmente Mami. “Io sono Tomoe Mami e loro due sono Akemi Homura, alla mia destra, e Sakura Kyoko, alla mia sinistra. Forse non ci conoscete, ma siamo al campus anche noi.”
“Se volevate sconfiggere Anna Flaminia siete arrivati tardi.”prese parola Homura, fredda. “Ci abbiamo già pensato noi. E se questi due sono vostri amici, sono ormai giunti al capolinea.”
“Decisamente, la Notte di Walpurgis era più pericolosa… Queste streghe europee non sono poi un granché.”osservò Kyoko pensosa finendo di mangiare le sue patatine.
Gli altri tre non risposero, ma Isaia si avvicinò ai corpi dei due innamorati reggendo un nastro rosso. Arrivato a destinazione, lo prese e legò saldamente i polsi dei due ragazzi distesi. Poi prese una croce fatta di rami di mandorlo fioriti e la conficcò nel terreno.

Angolo dell' Autrice che si sente decisamente un' inetta.
Gooooooood Afternoon Folk! "Nemesis" è giunta al nono capitolo, che secondo me fa schifo forte! Olèèè! No, non c'è motivo di festeggiare T.T...Voi cosa ne pensate? Mi raccomando gente, recensite e lasciate un parere a questa storia un po' penosa. Ogni genere di consiglio sarà ben accetto!
Certo è triste pensare che manca davvero poco alla fine, ma chissà che non mi venga un' altra idea simile in mente...*MenteDiabolicaModeOn*

Mi raccomando, seguite questa storia fino alla fine perché manca poco al gran finale!
Piccola curiosità su questo chappy ( che probabilmente non fregherà a nessuno):è stato uno dei capitoli in cui sono stata decisamente rapida a scrivere. Eh sì gente, l' ho finito in due giorni!
See you!
-Puff

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Capitolo 10
*** Siamo pronti per ricominciare ***


  

  Capitolo 10

Siamo pronti per ricominciare

 
“Tomoya, svegliati!”
“Cavolo… se non è questo il karma! Yumiko mi ama e io amo lei! Perfetto! Lo sapevo io che Kyubey la pustola aveva torto.”
“Tomoya, ti devi svegliare diavolo, siamo in ritardo!”
“Grazie, dea Nemesi!”
“TOMOYA, DANNAZIONE, SCENDI DA QUEL LETTO!”
“Ma cos… mi devo svegliare? Questo è Stephan! Perché non l’ hanno avvisato del fatto che sono morto?”
“Aoh, basta, io mi sto proprio stufando. Vado a prendere il secchio.”dichiara una forte voce femminile, che a quanto pare gira i tacchi e se ne va.
“Tu vai a prendere…COSA?”chiede Isaia leggermente stravolto.
“Sì, fratello, hai capito bene. Sennò questo non si sveglia mai.”risponde quella che, almeno secondo la prima impressione, è la voce di Alexandra Firehawk.
Passa qualche minuto.
SPLASHHHH.
Tomoya, ricevuta una secchiata d’ acqua gelida in faccia, si alza di scatto, seccato.
“Diamine, bel modo per svegliare una persona!”
“Ragazzi, ma vi sono saltate le rotelle del cervello?” chiede il tibetano arrabbiato. “PERCHÉ MI AVETE SVEGLIATO? IO SONO MORTO!”urla poi con sguardo torvo.
“Ah davvero?”risponde ironica la Firehawk, scuotendo la testa e facendo ondeggiare i corti capelli castani. “E allora come mai sei qui, in un letto che sembra una pietra, arrabbiato nero perché sei stato svegliato?”
Tomoya ricade stupito con la testa sul cuscino. Si guarda le mani: sono lì, belle, dorate e vive. Così come le gambe, le mani, il petto. E' così felice di essere di nuovo vivo che trova bello persino passarsi le mani tra i folti capelli castani e constatare che non gli erano caduti. I suoi occhi azzurri a mandorla scintillano di felicità.
“SONO VIVO! WOHOOOOOOOOOO!”urla entusiasta il ragazzo scendendo dal letto e mettendosi a saltellare per tutta la stanza.
“Ma non ho capito… si è leggermente drogato, ha mangiato pesante ieri sera e quindi ha dormito male oppure è impazzito?”chiede Alexandra ad Isaia facendo segno con il dito per dire che il ragazzo è “svitato”.
“Non so. Certo è euforico… gli sarà successo qualcosa di bello.”risponde Isaia guardando basito l’ amico tibetano che “corre” nel bagno a vestirsi, con i vestiti sul braccio.
Alexandra sospira e sorride: si sente orgogliosa perché, senza di lei, probabilmente non sarebbero mai riusciti a sbloccare la situazione. Yumiko glielo diceva sempre che era lei a sbrogliare i nodi dei fatti e a farli diventare dei graziosi fiocchetti.
Tomoya esce dal bagno indossando una maglia gialla che termina con un triangolo di stoffa, una fascia gialla con decorazioni verdi a forma di foglia, un pantalone largo arancio e i soliti sandali di cuoio ai piedi. Ai polsi, vivaci braccialetti dalle grandi perle azzurre.
Eppure sente che qualcosa manca… ma certo!
“E la mia Soul Gem dove dannazione è finita?”
Osservando attentamente Isaia, Paula e Chen si accorge che neanche loro ce l’ hanno.
Le due ragazze ridono allegre, sono felici, il forte sole di metà giugno illumina i loro volti sorridenti. Sembrano non sapere di essere Puellae Magi, che devono combattere contro le streghe, di aver stretto un patto con Kyubey.
Neanche il gatto/coniglio/scoiattolo pustola sembra esistere oggi, Tomoya non se l’ è ritrovato davanti al letto che sorrideva ebete.
Pur essendo felice, il ragazzo non capisce più niente.
“Scusa, Isaia…”comincia esitante.
L’ afroamericano si gira verso di lui: anche il suo fedele compagno di avventure dagli occhiali verdi a fondo di bottiglia è felice, si vede dal suo sorriso sincero e dallo sguardo allegro.
“Ma tu non ce l’ hai la Soul Gem? Insomma, sei un Puer Magi anche tu, come me, no?”chiede incerto Tomoya grattandosi la testa.
“Gemma dell’ Anima? Ragazzo magico?”chiede Isaia sconcertato. “Amico, cos’ hai bevuto ieri sera? Io non ho niente di simile. Cos’ hai visto insieme a Yumiko?”
Puella Magi Madoka Magica…”
Tomoya si ferma di scatto, si è appena ricordato qualcosa di fondamentale: le Soul Gem e le Puellae Magi erano tutte parole dell’ anime che aveva visto il giorno prima insieme alla dolce Yumicchan! Evidentemente è rimasto così colpito da quel cartone che dev’ essere arrivato a sognare di essere il protagonista di una situazione simile!
Solo che, nel suo sogno, Kyubey viene punito, anche se solo “moralmente”.
“Meglio così, è un personaggio decisamente antipatico.”
Il tibetano comincia a fischiettare: è contento anche lui, in fondo. Lieto che tutto ciò non sia mai successo, non avrebbe mai sopportato di essere incastrato da un coso superpustoloso e di perdere la sua dolce, gentile, comprensiva, studiosa, seria, filosofa, speranzosa Yumiko. E adesso tutta la sua banda, compresa Matilde e i suoi appunti sulla tragedia, si stava recando a casa Santoro, per ritirare i costumi che la signora Tsukai, la mamma di Yumiko (anche se era sposata preferiva essere chiamata con il suo cognome natale), aveva cucito appositamente per loro data l’ imminenza del concerto finale in costume.
Stanno salendo le scale in otto, tutti che ridono, scherzano, lanciano gridolini di gioia: chissà cosa sarà uscito dalle magiche mani di Urara Tsukai. Se sa conquistare il cuore dei fan disegnando manga sublimi, proprio come la sua seconda figlia, perché non dovrebbe fare abiti da favola?
“Oh, ma guarda, Alex, che piacere rivederti! Come stai, cara? E qui ci sono anche i nuovi amici di mia figlia! Prego entrate, cosa ci fate lì sulla soglia? Attenzione però, dovete mettervi le pattine, mia moglie ha appena dato la cera!”
Questo, invece, è il caloroso benvenuto del padre di Yumiko, Dario Santoro, architetto mostruosamente famoso e ricco, ma gentile e simpatico. Somiglia molto alla figlia, hanno entrambi i capelli castani e gli occhi azzurri.
Isaia, Paula, Chen, Tomoya, Matilde, Muhammad, Stephan e Alexandra attraversano il corridoio che porta all’ ufficio di casa Santoro strusciando i piedi, come se stessero pattinando. Muhammad si diverte da pazzi a farlo e le sue risate riecheggiano per tutta la casa.
Da lontano, la voce gentile della signora Tsukai spiega qualcosa a sua figlia: “Yumiko, tesoro, il fiocco portalo floscio, non cercare di raddrizzarlo. I calzini di lycra, cara. Non te li abbassare ogni due secondi. E non muovere la forcina perché altrimenti ti crolla tutta. L’ ultima cosa: siediti composta.”
“Sì, mamma, certo, ma non è una serata di gala stile fine Ottocento, è un concerto. Si tratta di stare su un palco quindici minuti e poi andarsene dietro le quinte a rilassarsi finchè non ti chiamano di nuovo sul palco, nel caso tu abbia vinto.”
“Le buone maniere si sfoggiano in qualsiasi situazione, cara.”
Yumiko scrolla le spalle, mentre Paula fa scorrere la porta di cedro dicendo: “È permesso, signora Tsukai?”
La gentile trentottenne giapponese di Fukuoka si alza ed accoglie gli otto ragazzi a braccia aperte con un gentile e caloroso benvenuto, poi indica con l’ indice una serie di abiti, ancora appesi alle loro stampelle, tutti in fila dentro ad un armadio.
A Tomoya, nel vederli, viene da sorridere: quelli di Isaia, Paula e Chen sono proprio  uguali spiccicati a quelli del suo sogno, solo che la maglia “stile karateka” della mora è a maniche corte.
Gli altri sono distratti e cicalano davanti ai costumi.
“…Tomoya, sei presente?”lo chiama una gentile voce femminile.
Lui si volta e vede Yumiko avvolta in un abito magnifico: somiglia un po’ a quello da Puella Magi, solo che i capelli sono raccolti in una treccia alta fermata da una forcina decorata da una cascata rosa e vellutata di fiori di ciliegio –finti ma belli-, il fiocco è dal lato opposto rispetto alla “versione originale” e ai polsi la ragazza porta dei braccialetti fatti di fiori freschi intrecciati. Ha persino la spilla bianca a forma di colomba.
“Sei bellissima, oneesan!”esclama il tibetano estasiato.
Yumiko sorride orgogliosa: “Non l’ avevi mai usato quest’ appellativo con me… ma ne sono felice. Volevo darti il tuo costume: ci tenevo a dirti che l’ ho disegnato io.”
Tomoya afferra la stampella come un automa.
“Questo è uno scherzo del destino.”
Eh sì: anche il suo costume è simile alla sua divisa da Puer Magi, solo che le greche sul poncho sono a spirale, mentre nel sogno erano triangolari.
Ma lui si limita a sorridere e a dire: “Grazie, è… straordinario.”
Poi, baldanzoso: “Te l’ ho già detto che ti amo, Yumicchan?”
L’ italo-giapponese rimane per un secondo immobile, è stupita e la sua bocca forma una O perfetta.
Poi il suo sguardo si illumina, sorride e si getta tra le braccia del ragazzo.
Lo bacia sulle labbra, dolcemente.
Per loro arriva il Paradiso, il tempo si ferma.
Sono pronti a vivere una nuova avventura insieme.
Anche se per Tomoya, chissà perché, la sensazione è quella di “ricominciare”.

Angolo dell' Autrice
AD ESTE FIDELE(I)S! La storia è finalmente giunta al termine. WOHOOOO!
Dato che di solito odio il "Bad End" ho optato per il cosidetto "finale a sorpresa"... non sopporto vedere morti i miei personaggi preferiti! u.u
Cosa che poi ho sperimentato con Mami Tomoe di "Puella Magi Madoka Magica".
Vabbeh gente, "Nemesis" non finisce qui perchè ho una sopresina in serbo per voi... Stay Tuned!
Un ringraziamento speciale a
Gaia_argetlam che finalmente mi ha recensito la storia e ad anime fan che la sta seguendo con passione!
Mata ne!
-Puff

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