Si eres mi Cruz, mi Dolor mojado

di meiousetsuna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dulce como un sollozo en la nevada ***
Capitolo 2: *** Su cándida virtud, perla y bruma ***
Capitolo 3: *** Con decrépito sol y luna vieja ***
Capitolo 4: *** Entre lo que me quieres y te quiero ***
Capitolo 5: *** con un puñal, con besos y contigo ***
Capitolo 6: *** llora sin verte su melancolía ***
Capitolo 7: *** tigre y paloma, sobre tu cintura ***
Capitolo 8: *** la ausencia de tu boca está marcando ***
Capitolo 9: *** del alma para siempre oscura ***



Capitolo 1
*** Dulce como un sollozo en la nevada ***


Documento senza titolo


Questa raccolta di nove OS, si è qualificata seconda nel bellissimo contest: Smorfia e Cabala, di Giacopinzia17, consistente nello scrivere una serie di storie partendo da pacchetti di prompt. Ho scelto come filo conduttore Damon e il suo rapporto emotivo con nove diversi personaggi. Il rating spazierà dal verde all' arancione. Baci a chi avrà la pazienza di leggere...


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SI ERES MI CRUZ, MI DOLOR MOJADO
 (Se sei la mia croce, il mio fradicio dolore )*

Pairing: Child!Damon/Child!Stefan    Rating: Verde   Genere: Missing Moment  Avvertimenti: Fluff, H/C

Titolo: Dulce como un sollozo en la nevada. (Dolce come un singulto durante una nevicata)

Damon era semplicemente furibondo mentre strattonava bruscamente per un braccio il suo fratellino, che serrava le labbra per non farsi sentire piagnucolare anche se le lacrime che rotolavano giù dagli occhioni verdi sconvolti parlavano al suo posto.
Solo pochi minuti prima, contravvenendo alle indicazioni del maggiore di restargli sempre vicino dove poteva vederlo, si era lanciato senza pensare verso una piccola folla assiepata davanti ad una delle più spettacolari attrazioni dell’annuale festa di fine Estate - il mangiatore di fuoco - proprio nel momento in cui, ad andatura contenuta, sopraggiungeva un uomo a cavallo.


Quando se n’era accorto ormai era di fronte al possente animale e cercando di fare un passo indietro era caduto malamente torcendosi la caviglia e procurandosi una sbucciatura; solo l’istinto del cavallo di non calpestare mai qualcosa che gli sta steso di fronte lo aveva salvato ed era stato proprio in quel momento che il bruno, sentendo che il cuore gli faceva un balzo fino in gola, era sopraggiunto vedendo gli zoccoli battere sul selciato, sprizzando scintille a pochi centimetri dalle gambe di Stefan.
Dopo averlo rialzato di corsa verificando che non avesse nessun danno serio, si era scontrato col cavaliere minacciandolo con tale aggressività da indurlo a scusarsi e andare via, anche se era il doppio di lui e avrebbe potuto facilmente ridurre a mal partito un ragazzino di quattordici anni.
Arrivati alla fine della strada maestra Damon si arrestò, un po’ per riguadagnare il controllo delle sue emozioni un po’ per verificare meglio le condizioni del piccolo.


“Ti fa male? Puoi poggiare il piede?” La voce era la più dura che Stefan avesse mai ascoltato usare nei suoi riguardi, tanto da riuscire a rispondere solo annuendo a tutte e due le domande.
Bene, era davvero una storta, niente fratture.
“Lo sai che dovrò raccontarlo a nostro padre, vero? Questa volta non ho intenzione di coprirti, ti meriti una bella strigliata, potevi morire  te ne rendi conto?”
‘Sarei morto anch’io’ pensò mentre si abbassava con un ginocchio per terra e l’altro sollevato in modo da trovarsi occhi negli occhi col fratellino inchiodandolo con uno sguardo fermo.
“Damon… ti pre-prego… non lo dire a...”
I singhiozzi  impedivano al bambino di pronunciare le parole, più per lo spavento di quello che lo aspettava che quello che aveva appena rischiato.
“Non puoi… punirmi tu?”
“Molto bene, se è quello che vuoi”.


Sollevò la mano destra per dargli una leggera sculacciata, ma si fermò a mezz’aria, mentre un’orribile consapevolezza si presentò nella sua mente; stava per trasformarsi nella persona che odiava più profondamente, questo tormento non lo avrebbe lasciato mai più.
Un secondo dopo stringeva Stefan al petto con tutte le sue forze, aspettando che si sfogasse piangendo abbracciato al suo collo, tuffando le dita dell’altra mano tra i suoi morbidi capelli castano miele.
“Mi perdoni?” La nota di speranza che traspariva da quella frase avrebbe commosso chiunque.
“Certo che ti perdono, ma prometti di non fare più una stupidaggine così, mi dai la tua parola?”
“Te lo prometto…” Il pigolio del minore sciolse definitivamente il residuo della maschera di severità che il bruno aveva indossato suo malgrado.


“E se non sarò più cattivo poi mi vorrai di nuovo bene?”
“Hey, cos’è questa storia?” Damon gli prese il viso tra le mani, con l’espressione dolce che aveva sempre per lui.
“Nostro padre mi dice sempre che se non lo faccio inquietare avrò il suo affetto…”
Damon sospirò pesantemente mordendosi la lingua per non dire quello che stava pensando, suo fratello era troppo giovane per capire il significato di una tale critica.
“Ascoltami attentamente: io sono un’altra persona e quando sarò arrabbiatissimo con te, sarà il momento in cui ti vorrò ancora più bene di prima, perché mi importa. Dimmi se hai capito”.
Il bambino annuì vivacemente mentre si asciugava le lacrime con una mano ed un sorriso timido e luminoso tornava ad illuminare il suo faccino.
“Puoi camminare fino a casa?”
“… Sì?” Il bruno si lasciò andare ad una risatina affettuosa, il suo fratellino voleva fare il coraggioso – pensò con orgoglio – ma non si sentiva di dirgli una bugia.


Si girò battendo col palmo sulla sua schiena.
“Sali a cavalluccio, ti porto io”.
“Davvero?” Stefan si resse forte alla spalle del grande che lo tirò su senza sforzo apparente, un braccio all’indietro per sorreggerlo meglio, avviandosi col cuore più leggero.
“Damon? Quando sarai più grande e ti sposerai e avrai dei bambini, ti importerà ancora di me?”
Il ragazzo sorrise appena. “Lo sai, Stef… il mio preferito sarai sempre tu”.

Introduzione: *- “Sonetti dell’Amore Oscuro” di F.G.Lorca.

SONETTI


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Capitolo 2
*** Su cándida virtud, perla y bruma ***


Documento senza titolo

Vorrei ringraziare fanny_rimes, annaterra, Fefy_07, Bloodstream, Iansom. E naturalmente chi ha letto, seguito e preferito!

Iansom, per cominciare,questo capitolo è per te! Sai che se non ci fossi forse questo pc sarebbe rimasto chiuso!

 

Pairing: Damon/Jeremy   Rating: Arancione  Genere:  Bromance  Avvertimenti: Accenno di pre-slash

Titolo:  Su cándida virtud, perla y bruma ( La sua innocenza candida come perla e nebbia)


Jeremy aprì il rubinetto del lavatoio di pietra e mattoncini che suo nonno aveva costruito con le sue mani quando aveva deciso di regalare quella casa sul lago alla famiglia, per sfuggire alla calura dei mesi estivi; messa la testa sotto il getto d’acqua fresca sospirò con sollievo.
Senz’altro il training che un vero essere sovrannaturale gli poteva offrire era di gran lunga più produttivo di quello che aveva intrapreso con Matt, che pur essendo un atleta preparatissimo risentiva di tutti i limiti di un normale fisico umano.
Avevano provato con mosse di catch, la corsa, il sollevamento pesi ed una specie di lotta greco-romana che somigliava più ad una rissa da bar.
Finché una risata ironica ed un tantino maliziosa li aveva colti impreparati, bloccandoli lì, mentre stavano tentando una presa intorno al collo che aveva buone probabilità di trasformarsi in un soffocamento vicendevole.


“Cos’è, signorine, state facendo le prove per il balletto? Avete già deciso chi è il Cigno oppure è una situazione aperta?”
Il biondo si irrigidì immediatamente: da tempo aveva smesso di odiare veramente Damon Salvatore ma non per questo ne avrebbe mai avuto un’opinione lusinghiera.
Jeremy invece gli era andato incontro sorridendo, dandogli una stretta affettuosa su una spalla.
“Finalmente sei arrivato! Intanto non abbiamo perso tempo, passiamo tutta la giornata ad allenarci, smettiamo solo quando crolliamo”.
Damon rispose al cenno con la testa di Matt in ugual modo  e con un sorriso caloroso al più giovane; gli era sempre stato simpatico, a partire da quella volta che l’aveva trovato nel suo salone con una specie di paletto che sarebbe servito ad ucciderlo e invece si era scusato perché era un’idea stupida e perché l’arma era preparata ridicolmente male.
Dopo un minuto il vampiro si era ritrovato con un temperino in mano a insegnargli come intagliare una punta decente, un po’ come aveva fatto con Stefan quando lo aiutava a fabbricare qualche piccolo giocattolo.


Non gli aveva mai serbato rancore per nessuno dei comportamenti a dir poco riprovevoli che aveva tenuto nei suoi confronti, inoltre era il prezioso fratellino di Elena; una serie di buoni motivi per dargli una mano con tutte le sue capacità, portarselo sulla coscienza senza aver neanche provato semplicemente non era un’opzione.
Più tardi Damon aveva acceso il camino mentre i due ragazzi si erano fatti una doccia e cambiati e nell’esatto momento in cui erano scesi in cucina l’inconfondibile rumore di un furgoncino che posteggiava nel viale catturò la loro attenzione.
“Hai chiamato qualcuno, Jer?”  Chiese Matt, con tono sospettoso.
“Sono stato io, ho ordinato la pizza per voi, con ogni genere di schifezze sopra sono sicuro che sia la vostra preferita; ma dopo cena dovrete fare dieci giri di corsa intorno alla recinzione”.
“Da quando ci comandi anche su questo?” Il quarterback era molto seccato.
“Da quando sono arrivato qui! A meno che tu voglia tentare di strapparmela dalle mani”.
Prima che il campanello suonasse, il vampiro aprì la porta, indirizzando uno dei suoi sorrisi sghembi all’addetta alle consegne, una biondina piuttosto ordinaria, che rimase fulminata da quella visione senza riuscire a nasconderlo in alcun modo.


“Salve, dolcezza… questa è omaggio della casa, vero? Saremo qui per un po’ e credo che ci rivedremo ogni sera”.
“Certo! – la giovane si girò una ciocca di capelli intorno ad un dito con fare civettuolo – Cosa non si farebbe per un cliente nuovo… a domani, allora?”
“Contaci”. Damon le diede virtualmente fuoco ai vestiti con uno sguardo da capo a piedi prima di richiudere la porta con aria soddisfatta.
Poggiò le scatole sul tavolo, incontrando gli occhi  pieni di rimprovero di Matt.
“Non fa ridere che tu l’abbia soggiogata per non pagare pochi dollari, io lavoro nella ristorazione so cosa vuol dire!”
“Già, peccato per te che io non l’abbia fatto è stata una cosa spontanea: sai… spera di trovarmi da solo, domani; inoltre le cose regalate mi piacciono di più”.
Nessuno si era stupito quando il mattino successivo il biondo aveva deciso che era tempo di tornare a casa se non voleva perdere il suo impiego, lasciando così Damon libero di torchiare Jeremy per spremere da lui fino all’ultima goccia delle sue potenzialità da cacciatore.


L’aria frizzante dell’alba era l’ideale per la concentrazione e la lucidità e Jeremy ce la stava mettendo proprio tutta era evidente che temesse di essere una delusione per il suo insegnante, che decise di approfittare di quello stato d’animo per ottenere il massimo.
I piedi del castano colpivano ripetutamente i cuscinetti imbottiti allacciati ai polsi di Damon, che li spostava in semicerchio dal suo petto verso l’esterno.
“Dobbiamo ricominciare da zero Gilbert? Dai la cera/togli la cera…
“Divertente, Miyagi-san!” Jeremy si era distratto un solo secondo, che era bastato al vampiro per portarsi alle sue spalle, buttarlo a terra premendo piano con un ginocchio alla base della schiena storcendogli un braccio all’indietro, dando un colpetto sull’omero.
“Ed è qui che il tatuaggio, cioè il braccio viene staccato con un coltello. Non ci siamo, sei terribilmente prevedibile, ti muovi al rallentatore; potevo prendere un caffè, tornare e trovarti dove ti avevo lasciato”.


Il ragazzo non diede cenno di reagire, anzi si lasciò andare con la fronte a terra cercando di riprendere fiato senza inghiottire troppa polvere, mentre Damon aumentava gradualmente la torsione; quando ormai stava per gridare all’improvviso si sentì rilasciare e vide che gli veniva porta una mano per aiutarlo a rialzarsi.
Una volta in piedi mantenne lo sguardo basso, sperando di riuscire a trattenere una piccola lacrima di dispetto che chiedeva di poter scendere dai suoi dolci occhi nocciola, portando con sé l’ammissione della sua insufficienza, ma le iridi color ghiaccio fisse nelle sue gli fecero capire che il vero esame era quello.
“Per essere il primo giorno non sei andato tanto male, almeno resisti al dolore e non ti tiri indietro; mangia qualcosa poi continuiamo”.
“Non ho bisogno di fermarmi”.
Damon annuì con un’espressione di approvazione sul volto che fece accendere le guance di Jeremy.
“Molto bene, cominciamo a lavorare sul tuo punto di forza che non è certo la difesa. Loro non avranno nessuna pietà di te, ricordati che siamo predatori, macchine per uccidere: una volta arrivati al corpo a corpo sarai spacciato, quindi l’unica possibilità che hai è colpire per primo senza nessuna esitazione e mirare al cuore. Carica la balestra e prova a quattro, cinque metri, dovrebbe essere una distanza di sicurezza sufficiente”.


“Che bersaglio devo colpire?”.
Il bruno alzò gli occhi al cielo con plateale sconforto.
“ME, quanti altri vampiri della Lega Volontari vedi?”
L’umano restò sbigottito alcuni secondi prima di rispondere.
Stai scherzando? Sono vere frecce con la punta bagnata di verbena vuoi che ti uccida?”
“Piccolo Gilbert, non ci riusciresti nemmeno per sbaglio! – Damon non era precisamente l’incarnazione della modestia – ma se almeno mi dovrò impegnare un minimo per prendere al volo le tue frecce, vorrà dire che hai una chance contro dei vampiri nuovi e inesperti, si muoveranno in modo più disordinato… coraggio, comincia!”
Jeremy sollevò l’arma come in un sogno; le braccia flettevano la corda in un gesto solamente meccanico, la vista si annebbiava facendogli perdere la prospettiva per la mira, l’udito era un vuoto spezzato solo da un fastidioso ronzio che copriva completamente le imprecazioni di Damon, finché tornò bruscamente alla realtà  nel sentirsi strappare l’oggetto dalle mani e tirarlo via fuori della sua portata.
Si può sapere qual è il tuo problema?” La voce che lo apostrofava era colma di rabbia  e sottilissime venuzze nere contaminavano il color cielo degli occhi che lo stavano sbranando vivo.


Un motivo c’era, eccome. Poggiò una mano sul petto del più grande, l’altra su una spalla, osando infine  sostenere il suo sguardo.
“Non posso, capisci? È un rischio che non riesco a correre, ci tengo troppo a te”.
Col cuore che gli rimbombava fin nelle orecchie, il giovane fece scorrere le dita sul collo di Damon fino a posarsi sul suo viso cesellato, il pollice sullo zigomo.
Il vampiro gli prese ambedue i polsi  allontanandoli da sé delicatamente, cercando le parole più adatte a non ferire il suo interlocutore.
“Stai facendo un grosso errore”.
Lo so… non volevo dire che credevo lo accettassi, è che…”
“No, stai capendo male. Ascolta, siediti mentre prendo qualcosa da bere, questo discorso è impegnativo per farlo da sobri.”


In un minuto era tornato con una bottiglia di brandy mezza piena che aveva recuperato nella dispensa ed un’intera cassetta di birra e aveva aperto le prime due sul bordo della panca da giardino porgendogliene una, per poi accomodarsi ad una certa distanza.
“Andrò al dunque, ok? Io non ti piaccio in quel senso, ti ho visto due giorni fa con Bonnie, la guardavi come una visione… il punto principale è che sei stato sfortunato con le donne, forse pensi che sarebbe più semplice, diversamente”.
“Finora sono morte, magari anche Bonnie è al sicuro lontana da me. Ma ti giuro…”
I nomi di Isobel e Jenna si sovrapposero inopportunamente a quelli di Vicki e Anna nella mente di Damon, ma non era il momento.
“Jeremy non dico che tu non mi voglia bene e credimi, è un onore ricevere questi sentimenti, solamente li stai chiamando col nome sbagliato: ti manca tuo padre, ti manca Rick, hai solo bisogno di un sostegno, di un affetto maschile. Ci sono per te, ragazzino”.


“Perché ami mia sorella”.
“Puoi giurarci”.  La risposta era sopraggiunta prima che la domanda fosse completata.
“E tu le somigli molto, sei generoso e comprensivo con tutti; ascolta, mi hai visto con Stefan, non sono un grande modello di fratello maggiore, ma se vuoi…”
Jeremy si aprì in un lieve sorriso timido. “Sei il meglio che potesse capitarle”.
Damon esitò brevemente poi facendo quella cosa con gli occhi si alzò e andò a stampare un bacio sulla fronte del suo amico.
“La nostra bromance finisce qui, intesi? – disse facendogli l’occhiolino – quando tutto questo sarà finito e starai bene, tu e Bonnie vi chiuderete in casa e… bè... farete delle cose da streghe di cui non voglio conoscere i dettagli sia chiaro!”


Aperte altre tre birre, il vampiro ne versò un po’ per terra, correggendo il restante col brandy, passandone una al giovane.
“Nessuno mi ha mai incoraggiato a bere, forse è vero, non sei un esempio di adulto responsabile”.
Damon si rilassò, leggendo nello sguardo dell’altro che stava già riflettendo sul suo discorsetto.
“Un uomo del Team Badass può bere qualcosa di decente dopo una giornata difficile. A proposito, non ti sto scansando Jer, sai perché…”
“È il posto di Alaric”. Prese la terza birra, posandola tra sé ed il bruno. “ Lui sarebbe seduto qui”.
Le bottigliette si scontrarono brevemente per un brindisi, mentre l’ombra che rispondeva al nome di Alaric Saltzman sussurrava verso colui che poteva sentirlo.
“Di a quel testardo che sono contento di come si cura del nostro ragazzo”.


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Capitolo 3
*** Con decrépito sol y luna vieja ***


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Un abbraccio fortissimo a quelle soavi creature di annaterra, Bloodstream, fanny_rimes,Fefy_07 Iansom,margheritanikolaevna, NanaBiancaTVD, e naturalmente grazie a chi ha preferito, seguito e ricordato! Siete l'anima della storia!

margheritanikolaevna, questo è il tuo turno... Liz non è Stella Bonasera, ma è comunque una donna e capo della polizia fantastica... avrebbe le tue simpatie! baci, amica giallista!

Pairing: Damon/Liz   Rating: Verde  Genere: Amicizia  Avvertimenti: Slice of Life
N.d.A = Non mi sto riferendo ad un episodio specifico, ma ad un “possibile” salvataggio di Caroline, creato mixando vari momenti in cui ne è avvenuto uno. La scelta del sole e la luna per il titolo, che può apparire bizzarra, è data dalla loro corrispondenza simbolica con le figure genitoriali.

Titolo:  Con decrépito sol y luna vieja ( Con un Sole decrepito ed una vecchia Luna)

 

Liz avanzò prudentemente strisciando con le spalle contro la parete con la scioltezza che derivava dall’abitudine. Ore e ore di addestramento durante il quale non si permetteva mai un cedimento, un’ incertezza.
Una donna deve sempre dimostrare qualcosa di più in un lavoro duro e competitivo come quello dell’agente di polizia, sola in un gruppo di reclute di quindici compagni che parlavano male di lei alle sue spalle, commentando che una madre non avrebbe dovuto lasciare la sua bambina tutto il giorno a turno con qualche vicina, ma avrebbe dovuto scegliere un altro lavoro; salvo fare altri generi di apprezzamenti quando si allenava nel campo della caserma, correndo in pantaloncini e canottiera, i corti capelli biondo oro che rilucevano al Sole.
Ma lei aveva tenuto duro, diventando perfino il loro Capo; finché alla fine suo marito era scappato di casa, con un ragazzo.


Damon restava un passo indietro a lei, silenzioso come solo una creatura della notte può essere, senza bisogno di fare altrettanta attenzione, pronto a mettersi in prima fila se ci fosse stato un pericolo.
Non aveva esitato neanche un attimo; quando avevano capito che Caroline era stata catturata  una nuova, sottilissima ruga di dolore si era incisa sul bel volto della sua amica, per non andarsene mai più.
Era pronto a mettersi davanti a lei in caso si fossero trovati sotto attacco ma non voleva che si sentisse considerata insufficiente nel fare qualcosa per sua figlia perché lui era un uomo, perché era un vampiro.


Non sentiva nessun bisogno di dimostrare qualcosa, ammirava le donne forti e risolute, anzi, trovava che quella divisa potesse essere più sexy di parecchi abitini della giovane Forbes, come quello orrendo, giallo canarino con la sottogonna bianca, che voleva indossare dopo la prima volta che erano stati a letto insieme.
Il ricordo di quell’interludio lo mise un po’ a disagio, non per un senso di colpa verso la ragazza, ma nei confronti di Liz.
Quando la donna aveva scoperto la vera natura di tutte le persone delle quali si fidava, che amava, il suo dolore era stato devastante e mentre l’aveva potuto sfogare contro lui e Stefan sparando loro con pallottole di legno, la rabbia e il rifiuto provati verso Caroline si erano rivoltati contro sé stessa.
Una madre non può odiare sua figlia senza sentire la sua carne e il suo sangue ribellarsi per quel pensiero contro natura, pensò il bruno: invece suo padre non aveva vacillato un secondo quando aveva giustiziato con un colpo di fucile nel petto lui e Stefan, colpevoli di aver favorito la fuga di Katherine.
La ragione ‘ufficiale’ era quella ma lui sapeva benissimo che il punto principale era stato il tradimento verso di lui, i suoi insegnamenti, i suoi ordini.


Liz accese una piccola torcia, badando di puntare il fascio di luce verso i propri piedi per non farlo scorgere inavvertitamente dai rapitori; i suoi occhi umani necessitavano di quell’aiuto mentre il suo amico procedeva senza intoppi.
Si trovò a benedire il momento in cui era riuscita a superare il disgusto per quelle cose alle quali aveva sempre dato la caccia, ricostruendo mano a mano un rapporto discreto con quel ragazzo  sul quale aveva fatto tanto affidamento all’inizio, considerandolo il suo più grande alleato, fino a farlo eleggere come membro del Consiglio dei Fondatori.
Poi all’amara sorpresa era seguito qualcosa che non si sarebbe mai aspettata.


Nel momento in cui Damon si era rialzato dal pavimento su cui giaceva ferito dalla sua pistola e l’aveva visto pararsi di fronte a lei in un secondo, si era mentalmente preparata a morire; la voce disperata di Caroline che gridava “Ti prego, non uccidere la mia mamma!” era l’ultimo suono che avrebbe ascoltato; il richiamo di quella che non era più la sua bambina la riempiva di orribile rancore verso il destino, ma l’espressione triste con cui il vampiro la stava guardando riuscì a catturare tutta la sua attenzione.
“Nessuno sta per essere ucciso; sei mia amica, Liz”.


La stessa frase con la quale aveva cercato di fermarla mentre lei lo torturava con un proiettile dopo l’altro per fargli confessare tutti i suoi delitti nella sua città, che lei aveva ignorato ascoltando solo la sua rabbia.
Adesso era lì con lei e la sua presenza le comunicava solo sicurezza.
Un rumore sordo attrasse la loro attenzione, mettendoli in allarme; la bionda abbassò la sicura, scendendo il primo gradino della scaletta che portava nel sotterraneo, quando la mano di Damon si posò sulla spalla, mentre le bisbigliava all’orecchio.
“Ferma, ci stanno aspettando, è una trappola. Vado avanti io, lascia che lo faccia per te”.

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Capitolo 4
*** Entre lo que me quieres y te quiero ***


Documento senza titolo

Per primissima cosa, un ringraziamento ed un bacio affettuoso ad annaterra, Bloodstream, elyforgotten, fanny_rimes,Fefy_07 Iansom, LeLiNa, margheritanikolaevna, NanaBiancaTVD;

A Bloodstream, " La Ragazza dagli Occhi di Ghiaccio". *-* Attenta, adesso Clint Eastwood ti scrittura per un film!

N.d.A.= Non l’ho specificato l’altra volta: alcuni titoli non iniziano con una parola con la maiuscola, perché non sono capoversi dei sonetti.

 

Pairing: Damon/Elena  Rating: Verde   Genere: Sentimentale  Avvertimenti: Vanilla

Titolo: Entre lo que me quieres y te quiero (Finché mi ami ed io amo te)

Fili d’argento e stelle dorate lasciarono che il loro luccichio fosse così abbagliante da annullare quello della luce del Sole che riempiva lo spazio del soggiorno, passando, gradito ospite, dalla porta spalancata sul giardino.
La scatola degli addobbi di Natale aveva sempre il potere di risvegliare in Elena i ricordi gioiosi di lei piccina, con Jeremy e quelli che credeva i suoi genitori, mentre addobbavano la casa delle vacanze, soprattutto un vecchio imponente abete, cosa che non avrebbero potuto fare restando in città.
Per qualche minuto sparirono le paure, il dolore e l’angoscia e la Magia funzionò ancora una volta.
Se non avesse avuto un naturale riserbo così pronunciato, si sarebbe messa al collo una delle ghirlande colorate, trasformandola nel boa di una stella dello spettacolo, come quando immaginava che il futuro potesse solo riservarle doni meravigliosi; una versione da grandi di quelli nei bei pacchetti con la carta rossa e il fiocco su, che riceveva da mani invisibili ogni anno.
Per essere stata una così brava bambina; perché era così che funzionava, prima.


Damon era seduto sulla staccionata con fare apparentemente assente, bevendo con gli occhi la visione della ragazza che amava col visino acceso dal sorriso, appropriandosi di una fetta di quella felicità; tanto poco da non togliere niente a lei, pur dando sollievo a lui.
Elena all’improvviso sollevò lo sguardo intercettando quello cristallino del vampiro e tutto il resto scomparve: c’erano solo loro, la sottile linea della soglia a dividerli.
Bonnie, Jeremy, Matt erano sempre lì, mere comparse nello scenario di un atto a due che si consumava in silenzio.
La ragazza gli fece cenno con la mano di avvicinarsi, pronunciando le parole ‘vieni qui’ senza voce, il movimento delle labbra un richiamo più forte che se avesse gridato fino a perdere il fiato.


Damon increspò la bocca morbida in un atteggiamento fintamente malizioso, mentre faceva cenno di no con la testa, nascondendo di starsi aggrappando alla trave sulla quale poggiava le mani con tanta forza da rischiare di spezzarla, perché erano solo quelle a trattenerlo.
Il resto del suo corpo sarebbe accorso al richiamo di Elena per sdraiarla su quel divano dove era seduta, per farci l’amore tutto il pomeriggio e tutta la notte e tanto peggio se i suoi amici fossero rimasti… non era tipo da imbarazzarsi del suo corpo.
La vampira si avvicinò ancora, una mano nascosta dietro la schiena, provocandolo con gli occhi.
“Non ti piace celebrare il Natale?”.
Pose la domanda con voce un po’ incerta visto che il suo vero significato era ‘Non ti va di unirti a me?’.
Il bruno capì perfettamente ma usò la scappatoia che lei involontariamente gli aveva lasciato.
“Da bambino era la festa preferita mia e di Stefan… eravamo molto felici. Poi non l’ho festeggiato mai più”.


La nota di sincero rimpianto nella voce di Damon era impossibile da ignorare, visto che aveva anche nominato suo fratello perché lei si ricordasse che tutto era messo in discussione tra loro, che forse quello giusto era ancora lui.
La rivelazione la colpì come una secchiata d’acqua fredda arrivata dal nulla; ogni volta che era stato condannato a priori, tradito e lasciato da parte, malgrado la reazione rabbiosa l’aveva accettato perché nel profondo credeva di non meritare niente, di essere il cattivo.
Quello egoista, che aveva dormito accanto a lei senza toccarla perché pensava di non essere davvero desiderato.
Quello che faceva le scelte più impopolari, perché il suo ruolo era quello dell’adulto.
Quello che aveva spento i suoi sentimenti per tanto tempo perché il dolore gli impediva di vivere.


Senza dargli tempo di sollevare obiezioni gli mise una mano dietro la nuca, spingendolo delicatamente verso le sue labbra socchiuse, baciandolo con tutta la dolcezza di cui era capace, pregando che sentisse quanto era vera.
Damon perse la cognizione della realtà per cinque lunghissimi minuti, una voce nella sua testa che gli diceva ‘allontanala da te’ ed un’altra che le rispondeva ‘non azzardarti a muoverti di lì’, finché, facendo ricorso a tutta la sua forza di volontà  si tirò indietro aprendo gli occhi, per vedere un rametto di vischio sospeso proprio al centro tra lui ed Elena.
“Porta fortuna!” Lei ridacchiava prendendolo in giro per l’espressione imbronciata che le stava riservando.
“Intendo…agli innamorati che si baciano, non a chiunque”.


Un mondo di emozioni incontenibili esplose nelle iridi azzurre in modo così vivido da mozzare il respiro a tutti e due, mentre il rumore dei frammenti del cuore spezzato del vampiro, che si radunavano dopo un tempo immemore, diventava sempre più percettibile per la ragazza, misto alla speranza che brillava timidamente nel suo sguardo e lo stupore per il regalo che la sua sorte avara gli stava facendo.
“Andrà tutto bene, perché tu non vuoi aggiustarmi  e quello che provo non è l’Asservimento. Io sistemerò me stessa e quando l’avrò fatto sarò ancora qui con te”.
La fronte di Damon scivolò lungo il viso di Elena, posandosi sull’incavo della sua spalla, come in porto sicuro.

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Capitolo 5
*** con un puñal, con besos y contigo ***


pugnal

Un ringraziamento a annaterra, Bloodstream, elyforgotten, fanny_rimes,Fefy_07, Iansom, LeLiNa, margheritanikolaevna, NanaBiancaTVD; e come sempre grazie a chi ha preferito, seguito o ricordato!

Per annaterra: È la volta di Katherine, e visto che è la tua seconda preferita... buon divertimento! Spero non ti deluda!

Pairing: Damon/Katherine  Rating: Arancione  Genere: Drammatico  Avvertimenti: Lime

Titolo: con un puñal, con besos y contigo (con un pugnale, dei baci e con te)

Katherine sollevò pochi centimetri di gonna, scoprendo le caviglie: sempre più di quello che una vera signora potesse ardire, ma non tanto da creare uno scandalo se qualche cameriera avesse riferito tutto al suo ospite, quel burbero Signor Salvatore che l’aveva accolta nella sua casa senza sospettare nulla.
Chissà cosa avrebbe detto se avesse visto suo figlio maggiore, in ginocchio per terra, allacciarle più strettamente le scarpette da ballo interrompendosi  spesso per accarezzarle con un dito il retro dei polpacci fasciati di seta, godendosi il contatto con il tulle delle sottovesti bordate di pizzo.
Le stesse che proprio quella  notte sperava di strapparle di dosso, sentendola ridere divertita della sua foga, della sua inesperienza, della sua passione, con quel suono argentino ma privo di anima che offuscava ogni capacità di giudizio nei suoi confronti.
Prima si sarebbe fatta supplicare, guardandolo come un bambino che vuole partecipare ad un gioco da adulti, poi l’avrebbe ammesso nel suo letto, tra quelle lenzuola che profumavano di limone, di zenzero e di sesso.


Terminato di infilare il nastro nell’ultimo passante, Damon si chinò a darle un bacio sul collo del piede, rialzandosi con agilità per porgerle il braccio, fiero di stare per fare il suo ingresso nel salone dei ricevimenti con lei.
“Ci deve essere un equivoco”. La voce della fanciulla era diventata tagliente come un diamante.
“È Stefan che mi accompagnerà alla festa, non l’avevo detto?”
“Ma Katherine…” Un sopracciglio sollevato con riprovazione fu assolutamente sufficiente a bloccarlo.
Miss Katherine”. Il bruno tremava leggermente per tutte quelle continue, piccole umiliazioni che gli infliggeva, anche se non poteva negare che era proprio quello che lo faceva impazzire così tanto: lei era bellissima, seducente e lo dominava completamente.
“Bene, vedo che un po’ di buone maniere le conoscete; ho deciso così dall’inizio e non vedo perché avrei dovuto giustificarmi, io faccio solo quello che voglio. Ma vi penserò tutto il tempo quando potrò ballare senza incidenti visto che le scarpe mi stanno così comode”.


Il ragazzo rimase senza parole, impietrito nel corridoio mentre con un fruscio lieve lei si allontanava; non ci provò nemmeno a girarsi tanto lo sapeva che non c’era niente da fare, l’aveva lasciato solo e mortificato e non si sarebbe privata di quel sottile e cattivo piacere.
Più tardi  Katherine si muoveva leggiadra tra le braccia del suo cavaliere, sbirciando di sottecchi da sopra la sua spalla: l’abitudine a tenere tutto sotto controllo non la abbandonava mai, quando li vide; Damon stava danzando con una ragazza veramente graziosa, con boccoli dorati e occhi verde lago, drappeggiata in un abito rosa antico che le donava moltissimo.
Sembrava genuinamente interessato alla sua dama e lei pareva sul punto di scoppiare di gioia, anzi, non si sarebbe stupita se da un momento all’altro quell’oca provinciale avesse cominciato a starnazzare per tutta la stanza.
Certamente lo stava facendo solo per sfidarla, dandole più soddisfazione che se l’avesse semplicemente ignorata ritirandosi dopo cena, ma non poteva fargliela passare liscia doveva essere chiaro chi comandava.
‘Attento, stai giocando col fuoco’.


Damon si accostò al tavolo dei liquori, posando un calice vuoto per prenderne un altro… il quinto, il sesto? Non era sicuro di contarli più molto bene, quando suo fratello si unì inaspettatamente a lui, con l’aria di chi volesse chiedere scusa.
“Non dire niente Stefan, d’accordo? È libera di scegliere, alla fine”.
Il minore evitò di guardarlo direttamente mentre gli rispondeva.
“Comunque aveva un po’ di mal di testa per il caldo e ha voluto che la accompagnassi in giardino, è li che ti aspetta, vorrebbe dirti una cosa”.
Damon lo fissò stupito: il comportamento di Stefan era molto strano, un momento era pazzo di Katherine anche lui, poco dopo nel dirgli che lei ci aveva ripensato era assolutamente freddo, come se si trattasse di una sciocchezza che potevano benissimo gestire insieme.
Senza aggiungere altro, lo ringraziò con un cenno del capo, uscendo quasi di corsa nel cortile, dirigendosi subito verso la zona in fondo al giardino dove sapeva che a lei piaceva andare a nascondersi.


La vide subito, in fondo, il fresco della sera che non la disturbava le permetteva di stare all’aperto senza coprire le spalle incorniciate dal vestito bianco, qualche ricciolo discioltosi dall’acconciatura che lambiva il seno pieno.
Senza dire niente lo prese per mano, portandolo oltre il cancelletto laterale della tenuta verso l’inizio del boschetto che la fiancheggiava, fermandosi sotto la luce della luna; un sottile rivolo rosso cupo brillò nell’angolo delle labbra di rubino, come se il loro stesso colore fosse sgocciolato fino al mento.
Si era nutrita. Era normale, lo sapeva, era quello che attendeva anche lui quando finalmente l’avesse trasformato; però ogni volta sentiva un nodo allo stomaco che cercava disperatamente di convincerlo a rifiutare quella cosa così sbagliata quando lei lo obbligava a baciarla con ancora in bocca il sangue delle sue vittime.
Ma la sua forza di volontà era fermissima a questo proposito.
Lei lo spinse con la schiena contro un albero, accarezzandogli il petto, per poi insinuargli la lingua tra le labbra passandogli quel sapore di vita e morte.
La vampira abbandonò finalmente quella farsa del ‘voi’.
“Ti piace, vero?”


Damon non riuscì a risponderle perché nello stesso momento in cui inghiottiva con difficoltà la saliva dal gusto ferroso Katherine gli aveva appoggiato una mano tra le gambe facendolo sussultare, cominciando a strofinare la sua virilità con movimenti decisi, sbottonandogli i pantaloni, tirando fuori la camicia per arrivare a stringerla mentre continuava a solleticarla con il pollice.
“Mi hai tradita, Damon, proprio di fronte ai miei occhi”.
“Non è vero Katherine! Stavo solo ballando… certo volevo farti ingelosire, io…”
“Hai fatto davvero molto male; ma ho provveduto a mettere tutto a posto”.
La vampira si inginocchiò davanti a lui avvicinando la bocca alla sua erezione, raggiungendola col suo fiato caldo, fermandosi appena prima di quel contatto.
“Dopo. Adesso c’è qualcosa che devi vedere”.
Il giovane si girò lentamente colto dal presagio che quello che lo aspettava non poteva essere niente di buono; quella macchia rosa in mezzo agli alberi, poco distante da loro non lasciava dubbi di sorta.


La sua dama di poco prima giaceva riversa a terra in una pozza di sangue ma respirava ancora, a singhiozzi, visto che un polmone era bucato da un coltello conficcato nel busto fino a metà lama e la gola era squarciata dal lato sinistro in modo impressionante.
“Cosa hai fatto”. Non era neanche una domanda, la voce era quella di Damon, ma sembrava a lui stesso che provenisse da un’altra persona, da qualcuno che era capace di sentire orrore mentre era ancora eccitato per la vicinanza di quell’assassina; un piccolo assaggio di ciò che sarebbe diventato.
“Finiscila, dalle il colpo di grazia, non potrebbe mai sopravvivere sta solo agonizzando… non vuoi che smetta di soffrire?”
Katherine lo fissava aspettando tranquillamente la sua decisione.
Damon si avvicinò titubante alla ragazza, che ormai aveva la bocca piena di schiuma rossastra e senza poter ricacciare indietro lacrime di disprezzo per sé stesso e di pietà per la sua sfortunata amica, crollò vicino a lei chiudendo entrambe le mani sull’elsa del pugnale, poi con un colpo secco andò a fondo, provocando la sua fine istantanea.
Quando si rialzò guardò Katherine in modo diverso, un modo che a lei non piaceva.
“Seppelliscila e dimentica questo dettaglio”. Le pupille oscure catturarono quelle del giovane, facendole dilatare. “E torna a vedermi come hai fatto finora: la donna per la quale sarai felice di morire”.

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Capitolo 6
*** llora sin verte su melancolía ***


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Grazie care amiche mie, che date valore a questa storia! annaterra, Bloodstream, elyforgotten, fanny_rimes, Fefy_07, Iansom, LeLiNa, margheritanikolaevna, NanaBiancaTVD; e grazie a chi ha preferito, seguito o ricordato!

Alle dolci fanny_rimes e NanaBiancaTvD: penso preferiate tutte e due essere con Rick! Buongustaie!

Pairing: Damon/Alaric  Rating: Verde  Genere:  Bromance, Triste   Avvertimenti: Nessuno

Titolo: llora sin verte su melancolía ( piange senza riversare la malinconia)

Lavorare al Grill dava l’occasione di conoscere molti tipi di persone, pensò Matt mentre asciugava l’ennesimo piatto: il barman non è semplicemente qualcuno che ti versa da bere; è il confessore, l’amico del cuore, il ‘fidanzato di riserva’ di tutti  e il ragazzo era abbastanza solare e disponibile per ricoprire egregiamente quel ruolo.
Ma quando al tremendamente malinconico professore di Storia del Liceo si aggiungeva il suo compare vampiro, che entrava come fosse a casa sua, occupava il posto di due persone per stare comodo al bancone e faceva ordinazioni su ordinazioni che spesso venivano pagate da un confuso Alaric, sentiva che l’odio verso quell’individuo era qualcosa che non era preparato a gestire.
Per la sua morale inquadrata anche il professore avrebbe potuto darsi una regolata da solo, era chiaramente più che maggiorenne. Alcolizzati.


Posò lo straccio facendo cenno all’altro cameriere che il suo turno era finito andandosene con un certo sollievo.
Damon osservò con aria di superiorità il biondo che si allontanava scuotendo la testa davanti alla bottiglia di bourbon  già vuota per metà che era finita nei loro bicchieri.
Oppure era mezza piena, dipendeva dal fantastico ottimismo che sarebbe sopraggiunto però solo a bottiglia scolata: un dilemma irrisolvibile.
Alaric non era mai un campione di comicità arrivato alle ore piccole, ma quel giorno era particolarmente triste; gli occhi blu profondo apparivano opachi come se la loro luce fosse stata spenta dall’interno.
“Allora Rick a cosa brindiamo? All’amore, alla fortuna, a tutte le cose divertenti che ci aspettano dietro l’angolo?”
Il biondo non sollevò neanche la testa, restando incantato a fissare il suo pollice che scioglieva l’impalpabile strato di brina formato dal ghiaccio nel bicchiere, che si liquefaceva lentamente col calore della mano.
Da quando Rick annacquava i suoi drink? C’era una strana tensione quella sera, Damon poteva dedurlo facilmente dalla postura più contratta delle spalle del suo amico, dai silenzi più prolungati.


Se gli avesse chiesto come mai si asteneva dal molestarlo continuamente di sicuro non avrebbe risposto: ‘Perché stai male e il mio ruolo è stare vicino a te’, ma avrebbe mostrato il suo miglior ghigno diabolico, spiazzandolo con qualche battuta tagliente su quanto la sua conversazione fosse talmente noiosa da trovare un vero regalo non essere costretto a parteciparvi.
Alaric inghiottì in un sorso quello che restava del suo bourbon, poi posò il vetro fresco sulla fronte.
“Oggi sarebbe il mio anniversario di nozze”.
Damon non riuscì a contenere una reazione di sorpresa, leggibile in un guizzo negli occhi che l’attraversò per tornare a nascondersi all’istante: senso di colpa.
Qualcosa che detestava provare, ma che si era impadronito di lui con facilità, come succedeva sempre più spesso da quando aveva dolorosamente fatto i conti con la scomoda verità che neanche i vampiri possono davvero non sentire nulla, anche se alcuni sono molto più bravi a crederci; era la ‘rieducazione’ che stava tentando con suo fratello e tanto per cambiare le conseguenze ricadevano su di lui.
L’uomo controllò con un certo sforzo le lancette dell’orologio, mettendole a fuoco poco alla volta: quando vide che erano quasi le tre, fu assalito da un’evidente inquietudine.


“Damon, io vado, resta a bere quanto vuoi e metti tutto sul mio conto – il professore abbassò ulteriormente la voce – è il momento migliore per andare a trovare Isobel, in strada non c’è nessuno e il guardiano arriverà alle cinque precise, ho abbastanza tempo”.
“Vuoi andare al cimitero da solo? Forza, sai che è un posto pericoloso di questi tempi, una guardia del corpo vampiro può sempre farti comodo!”
Il bruno restò in attesa, il sorriso obliquo stampato sul volto perfettamente decifrabile per il suo amico.
“Non sentirti in obbligo Damon, Isobel sapeva quello che voleva, non sei tu che l’hai costretta, guarda che l’ho accettato da tempo. Ma alla fine… per me è morta veramente il giorno che l’ho persa, a ventinove anni*, quando credevo che avremmo trascorso tutta la vita insieme. Solo che per lei…”
“…per sempre non dura poi molto, quando sei umana”. Il vampiro terminò la frase al suo posto.
“Già. Comunque non importa posso andarci da solo”.
“Non te lo sto chiedendo, ti sto gentilmente offrendo la mia compagnia visto che restare ad ubriacarmi da solo non mi piace”.
Le bugie di solito non gli erano molto gradite, ma quello era il mezzo per quell’orgoglioso di Damon di proporsi per fare qualcosa che non fosse a beneficio suo o della sua ristrettissima lista: parola abusata, oppure – Alaric si sentì scaldare il cuore a quell’idea – dopo ‘Damon’ ed ‘Elena’ c’era anche il suo nome.


“Allora grazie, può farmi comodo qualcuno che mi riaccompagni a casa dopo, se mi trovassero addormentato su di una panchina del camposanto credo che la mia carriera scolastica ne potrebbe risentire”.
La Luna piena per tre quarti illuminava il sentiero tra le file di tombe donandogli il suo pallore spettrale mentre le due figure avanzavano con prudenza; il vampiro invitò il cacciatore a restare in silenzio controllando con i suoi sensi amplificati che non ci fosse pericolo di agguati, facendogli cenno che era tutto a posto.
Alaric accarezzò con lo sguardo la lapide della sua defunta moglie, una ragazza alla quale aveva dato tutto ciò che poteva, convinto ingenuamente che l’amore fosse abbastanza; ma lei si era persa in un turbine che l’aveva travolta e poi uccisa.
“Non ti dimenticherò mai, spero che dovunque tu sia adesso riposi in pace”.


Il biondo sollevò la bottiglia che aveva portato dal bar in un brindisi con l’aria impalpabile, versando un po’ di bourbon sulla lapide, bevendo quello che era rimasto sul fondo.
“Certo eri proprio una donna sexy”.
Non ci poteva credere, la faccia tosta del bruno era veramente infinita; aveva estratto dalla giacca la sua inseparabile fiaschetta di whiskey eseguendo anche lui lo stesso rituale, rivolgendosi poi al suo amico, aspettando un commento.
Rick contò fino a dieci decidendo di avvalersi del quinto emendamento e barcollando girò su sé stesso per tornare verso il punto in cui avevano scavalcato il cancello, tagliando attraverso il prato: fatti pochi passi si fermò di colpo.


“Damon… credo di aver calpestato il terreno dove sarò seppellito ho sentito un brivido freddo attraversarmi tutto il corpo, non si dice che se si riesce a percepire succederà entro l’anno?”
“NO. Hai solo bevuto troppo, sono paranoie da ubriaco; passami un braccio sulle spalle, ti porto a  casa”.
Il professore si appoggiò con tutto il suo peso all’amico, mentre continuava a parlare con un filo di voce.
“Non cambierebbe granché, anche tu  ti scorderesti di passare ogni anno a salutarmi”.
“Sta zitto e cammina, Rick, non ho nessuna voglia di venire qui ogni giorno”.

*I soliti abbondanti fail di questo telefilm… la data di nascita sulla carta di identità di Isobel è 17 ottobre 1975, la data sulla tomba è 16 gennaio 1972. Ho scelto a casaccio!

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Capitolo 7
*** tigre y paloma, sobre tu cintura ***


Documento senza titolo

Un grazie di cuore a tutti coloro che stanno ancora leggendo. Quindi, baci ad annaterra, Bloodstream, elyforgotten, fanny_rimes, Fefy_07, Iansom, LeLiNa, margheritanikolaevna, NanaBiancaTVD; e come sempre grazie a chi ha preferito, seguito o ricordato!
Approfitto di Rebekah per dedicarla a LeLiNa sperando di non fare una gaffe mostruosa...

Pairing: Damon/Rebekah   Rating: Verde   Genere: Character study   Avvertimenti: Slice of Life, Hints


N.d.A = Ovviamente questa non è puramente “la puntata sull’isola” ma riprende famosissime battute di vari altri episodi


Titolo: tigre y paloma, sobre tu cintura (tigre e colomba, sulla tua cintura)

 

La parte positiva di avere per compagna di esplorazione una bionda vampira millenaria priva di troppi scrupoli e romanticherie era di approfittare contemporaneamente di una bella visione, un’eventuale combattente il cui potere superava quello dei comuni vampiri, unita alla mancanza di rimbrotti per quelle due notti di sesso in cui l’aveva praticamente usata anche se non era certo dispiaciuto a nessuno di loro.
Peccato che d’altro canto lei nutrisse gli stessi sentimenti, considerandolo un rinforzo che doveva servire ai suoi scopi, che poteva essere sacrificabile; anche se, alla richiesta che gli aveva fatto di camminarle davanti, il legittimo dubbio che fosse per usarlo come scudo umano o per avere di fronte agli occhi il suo adorabile fondoschiena l’aveva pervaso all’istante.


Sollevando contemporaneamente un sopracciglio e l’angolo delle labbra in una smorfia da cancellargli all’istante con uno schiaffo o un bacio con la lingua, aveva accondisceso senza protestare.
“Damon hai una vaga idea di dove stiamo andando?”
Rebekah stava mostrando cenni di tensione inusuali da parte sua quando non era coinvolto il suo discutibile fratello, gli occhi erano ridotti a due fessure azzurro polvere che osservavano attentamente ogni minimo cambiamento sospetto nell’ambiente che stavano attraversando, anche una foglia mossa più vivacemente da un alito di vento.
“No, è chiaro! Senza che quel dannato tatuaggio sia completato non ho certo la Mappa del Tesoro e quell’ impareggiabile GPS di Bonnie non è con noi, per cui… a quanto pare questa ricerca è a nostro rischio e pericolo, Klaus Barbie! Ma se sei qui con me piuttosto che col mio astioso fratellino è perché hai capito con chi conviene allearsi, in questa gabbia di matti: tu ed io siamo gli unici che hanno un minimo di razionalità al riguardo. Possiamo unire le nostre forze e propinare la Cura al nostro ibrido e con questo avremmo oggettivamente fatto la cosa migliore”.


La bocca voluttuosa della vampira si storse in modo vagamente minaccioso, solo lei poteva parlare in un certo modo di Klaus.
“Tu potresti evitare di passare metà dei prossimi anni chiusa in una bara con un pugnale nella schiena, Elena sarebbe libera dalla sua vendetta, io avrei una rivalsa per tutto quello che ha fatto al mio fratellino e Tyler troverebbe pace per sua madre… oppure… potremmo decidere di giocarcela tra noi due”.
“Sai, fino a ieri non capivo perché ci tenessi tanto a dare la Cura alla cara Elena, in fondo significherà facilmente che torni da Stefan e non puoi volere questo; a te da vampira piace di più, così sicura, innamorata di te, finalmente. Poi ti ho visto lì a terra, coperto di sangue che mandavi Stefan a raggiungerla e mi sono resa conto che puoi essere molto altruista”.
Il bruno si voltò imbarazzato ma non infastidito; quella ragazza non era davvero odiosa tutto sommato, era semplicemente capricciosa, infantile e arrabbiata perché convinta di non essere mai abbastanza per gli altri.
Si chiese con onestà se nel suo peggiore periodo non fosse stato animato dalle stesse motivazioni; in fondo non era un segreto.


“È l’unico modo di spezzare il Sirebound, merita di essere libera, deve stare con la persona che vuole davvero”.
“Probabilmente rimarrai solo”. Damon la guardò con stanchezza.
“Sono abituato, ce la farò comunque”.
In quel mentre qualcosa si mosse a velocità sovrannaturale alla loro sinistra cogliendoli di sorpresa; ambedue rimasero incerti per un secondo di troppo per sperare di avere successo nell’inseguire e catturare subito quell’ombra che li perseguitava.
“Abbiamo compagnia adesso è certo, quello di cui non sono sicuro è se sia dalla nostra parte o da quella dei nostri nemici”. Il bruno si era fermato di colpo, sbarrando la strada alla sua alleata con un braccio  per impedirle di farsi avanti.
Lei accennò un sorriso malizioso al gesto cavalleresco che era sfuggito a Damon decidendo di non commentarlo per non indurlo a rimangiarselo, restando un passo indietro mentre continuava la loro conversazione; non avrebbe saputo spiegare neanche lei tutta quella voglia di condividere i pensieri più intimi con un antagonista della sua famiglia, un ragazzo col quale aveva dei trascorsi a dir poco burrascosi.


“Io la prenderei subito, ho sempre sperato di tornare umana”.
Lui si bloccò, troppo incredulo per dissimulare la curiosità che lei aveva risvegliata.
“Rebekah… lascia che ti dia un consiglio da amico, perché sarà l’unico che ascolterai; fino a poco tempo fa anche io lo desideravo più di ogni altra cosa al mondo, poi ho capito che essere umani fa schifo. Adesso, è inutile negarlo, sei bellissima, forte e pensi che avresti ancora tanti anni meravigliosi davanti; invece sarà un attimo, invecchierai, ti ammalerai, scoprirai che le persone che ami sono pronte a voltarti le spalle e rimpiangerai l’eternità alla quale avresti rinunciato”.
“Voglio una famiglia, dei figli miei”. Verità per verità.
“Non è l’unico modo per cercare la felicità, credimi”. Il vampiro era incredibilmente serio.


“Tu hai ritrovato la tua umanità nell’amore della dolce Elena, vero? Quindi è qualcosa di esterno, che vive in lei e anche se non ti ricambierà più resterà custodito nel suo cuore”.
Damon adesso la guardava come una specie rara: aveva francamente creduto che pronunciare la parola ‘cuore’ avrebbe fatto seccare e cadere la lingua dell’Originale, a meno di aggiungervi il verbo ‘strappare via’.
“Te lo ripeto un’ultima volta, è un rischio che non vale la pena correre; prima torneresti umana, poi scopriresti se è davvero quello che volevi; ma d’altronde è passato troppo tempo perché tu sia certa dei tuoi sentimenti a priori, vero? Così qualsiasi decisione prenderai ti porterà comunque a soffrire. A meno che… io ti aiuti scappando con la cura, lasciandoti legata da qualche parte!”


La bionda si lasciò sfuggire una breve risata, era impossibile non divertirsi con Damon.
“Puoi essere simpatico, quando vuoi”.
Lui fece quella faccia che gli veniva naturale se si sentiva lusingato.
“Avresti dovuto conoscermi nel 1864, saresti impazzita per me”.
“Forse!”  ‘Sarebbe stato bello incontrarti per prima’ decise che l’avrebbe tenuto per sé.

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Capitolo 8
*** la ausencia de tu boca está marcando ***


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Non ho più parole per ringraziare chi mi ha accompagnata fin qui... annaterra, Bloodstream, elyforgotten, fanny_rimes, Fefy_07, Iansom, LeLiNa, margheritanikolaevna, NanaBiancaTVD; muse ispiratrici! E sempre grazie a chi ha preferito, seguito o ricordato!
E visto che si parla di Elijah...elyforgotten, hai portato il pettine per Mr.Swish? ti aspetta! Fefy: tesoro riprenditi presto, ti voglio bene!

Pairing : Damon/Elijah     Rating: Giallo      Genere: Bromance     Avvertimenti: Slice of life, Amicizia con lieve accenno di slash


N.d.A = Ho ipotizzato che Stefan abbia ancora tutte le bare al fine di rafforzare l’argomento del dialogo che costituisce la storia


Titolo: la ausencia de tu boca está marcando (l’assenza della tua bocca mi sta marchiando)


Damon valutò con una sola occhiata il personaggio che si trovava di fronte; non c’era niente da fare: la classe non è acqua. Soltanto Elijah di tutta la famiglia Mikaelson si sarebbe presentato ad un appuntamento clandestino, nel bel mezzo del nulla che era quel tratto di campagna al confine ovest dell’Old Wood, con un completo carta da zucchero di Armani a doppio petto, mocassini italiani cuciti a mano di alcuni toni più scuri ed una cravatta di seta vinaccia che era insieme classica e originale.
Per quello che lo riguardava non avrebbe cambiato il suo abbigliamento casual chic con niente altro; particolarmente il colore nero che gli dava quella allure da vero cattivo, neanche se quello sciattone di suo fratello lo definiva ‘stile metrosexual’; era un ragazzino senza gusto e avrebbe criticato proprio tutto quello che faceva, eppure quel piccolo, ingestibile rompiscatole, preferiva conservarlo vivo.
“Il mio Originale preferito”.


Damon gli rivolse un sorriso sghembo, condito con una buona dose di malizia nell’ultima parola.
“Salvatore… sei diventato più cortese dall’ ultima volta che abbiamo avuto una discussione; comunque quando ho letto il tuo messaggio non ho potuto rispondere di no, è un problema di famiglia e anche io se mi fossi trovato al tuo posto non avrei esitato a chiedere aiuto se necessario”.
“Già. Sai che domani sera io e Stefan saremo ospiti a casa vostra e penso che Klaus possa aver architettato un piano per metterci in difficoltà, per usare un eufemismo; non credo che improvvisamente siamo diventati grandi amici, specie dopo avergli sottratto Elena dall’ospedale e aver inaugurato il Programma di Recupero Vampiri con Dipendenze, suppongo di essere quello che gli da più fastidio ma è un’occasione unica per scoprire cosa ha intenzione di fare. Devo giocare d’anticipo questa forse è l’unica cosa buona che ho imparato da Katherine: essere sempre una mossa avanti agli altri, non posso concedermi errori, Elijah”.


L’ uomo lo passò al vaglio col suo sguardo imperscrutabile, inclinando appena il capo di lato e i capelli soffici del suo caschetto seguirono obbedienti  quel movimento.
“Invece di te posso fidarmi vero? Mi perdonerai se insinuerò che nutro il leggero sospetto che tu possa pugnalarmi con qualche arma come hai fatto nella durata del nostro accordo precedente”.
L’originale sollevò l’indice ed il medio a V verso il viso del bruno. “Due volte”.
Damon fece spallucce imitando il suo gesto di piegare la testa di lato, dandogli così un cenno di accondiscendenza; tutte le sue risorse erano concentrate nel disperato tentativo di non tornare a casa senza aver portato con sé la promessa della sua alleanza.
L’importante era soprattutto crederci per primo, trasmettere sicurezza, ma non era semplice con quel tipo che sembrava appena di ritorno da un tè con la Regina Vittoria; probabilmente, anzi, era successo davvero. Doveva essere convincente.


“Posso esserti utile, neanche tu puoi fidarti ciecamente di tuo fratello e io so dove il mio ha nascosto le bare; se dovessi trovarti in una situazione estrema sono sicuro che i tuoi familiari  preferirebbero stare dalla parte di quello che li avrebbe risvegliati, che da quella di chi li ha seppelliti vivi”.
Il vampiro fece qualche passo avanti, puntando i suoi occhi neri in quelli cristallini del bruno.
“Finn non si schiererebbe con nessuno, Kol è sempre stato lo spirito folle della famiglia… - Damon si chiese, senza scomporsi, come potesse essere se gli altri erano quelli normali – e Rebekah… lei adora Niklaus, è il suo eroe. Riguardo mia madre, neanche io so cosa aspettarmi dopo secoli. Per cui, come vedi non ne trarrei alcun vantaggio”.
“Forse perché di tutti noi sei il più sano nel suo rapporto emotivo con i suoi parenti… eppure sarebbe giusto che ti vendicassi di Klaus, in fondo ha ucciso tuo padre senza che potessi interferire nella sua decisione, gli è stato facile era solo un pericolo per lui e lo faceva vergognare di se stesso, per non dire che ha assassinato vostra madre”.


Gli occhi di Damon si velarono di un dolore trattenuto che non avrebbe mai potuto esprimere soltanto con le sue innegabili capacità da attore consumato.
“Come puoi privarti del gusto di giustiziarlo tu stesso? Lui è l’ibrido, so che è incredibilmente potente, ma anche tu sei un ottimo combattente, se fossi in te niente potrebbe darmi più piacere”.
Un sorriso appena accennato ammorbidì la piega tagliente delle labbra di Elijah, trasmettendosi per un breve attimo nelle iridi scure che assorbirono quella luce come se avessero l’ordine di nascondere le emozioni dietro un velo tenebroso.
“Damon – pronunciò il suo nome con delicatezza come se fosse qualcosa che poteva spezzarsi con un suono troppo duro – adesso capisco. Odierei essere indiscreto  ma devo dirti che mi dispiace, sinceramente. Credo che il tuo piccolo problema con le donne che non puoi avere sia cominciato da lì; specie se sono le stesse di tuo fratello”.
Il bruno rimase spiazzato, aveva un’opinione troppo alta del suo interlocutore, pur escludendo la parola ‘fiducia’, per non essere colpito da quell’atteggiamento comprensivo.


“Grazie”.
Elijah non si scompose ma conosceva abbastanza il soggetto che aveva davanti da rendersi conto che quella singola parola valeva come un intero proclama di ringraziamento pronunciato da qualcun altro.
“Ci sono più cose interessanti in te di quelle che lasci conoscere”.
L’Originale arrivò a pochi centimetri dal viso di Damon, il delicato aroma del suo dopobarba riempì l’esiguo vuoto rimasto tra loro.
“Aiutandoti a eliminare Niklaus credo che resterei molto solo, anche se la mia morale mi imporrebbe questa scelta; c’è una sola cosa che vorrei chiederti in cambio”.
“Devo preoccuparmi?” Damon increspò appena le labbra facendogli l’occhiolino, felice di aver dimostrato ancora una volta a se stesso che il suo potere di convinzione non aveva perso smalto; che poi dovesse essere chiamato fascino non lo disturbava, l’ultimo dei suoi problemi era percepire che i gesti, il tono di voce, il significato profondo delle parole che Elijah stava usando con lui erano volontariamente o no, improntati ad un tentativo di seduzione.


‘In fondo si tratta di me, sarebbe anormale se non succedesse’, pensò lasciando trasparire il compiacimento che quella riflessione gli provocava.
“Ogni tanto mi farebbe piacere incontrarti; di solito sono molto solitario ma per te farei un’eccezione, in vari sensi”.
Il bruno si prese il suo tempo lasciando che quelle parole decantassero come un vino che deve riposare prima di rilasciare tutto il bouquet della sua fragranza.
“Cosa ti ha suggerito che sarebbe un’idea possibile?”
Elijah prese il telefono dalla tasca interna della giacca, mostrandogli il display illuminato.
“Se non sai cosa vuoi, non dovresti firmare un messaggio: ‘ XO XO, Damon’ ”.

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Capitolo 9
*** del alma para siempre oscura ***


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SSiamo giunti al finale! Per prima cosa, grazie di non avermi dato fuoco per avervi tormentate con 9 capitoli; soprattutto alle sopravvissute alla lettura... tante sono cadute, ma voi siete un sostegno impagabile! Per non parlare di annaterra, Bloodstream, elyforgotten, fanny_rimes, Fefy_07, Iansom, LeLiNa, margheritanikolaevna, NanaBiancaTVD che hanno impreziosito la storia con i loro commenti. Grazie infinite a chi ha preferito, seguito o ricordato!
La vostra, Setsuna

Pairing: Damon/Klaus    Rating:Verde    Genere: Introspettivo, Drammatico     Avvertimenti: Missing Moment

Titolodel alma para siempre oscura (dell’anima eternamente oscura)

Damon osservava il soffitto dalla vernice scrostata della cantina come se improvvisamente, al posto di crepe e ragnatele, potessero apparire visoni di cieli aperti o mistici segnali a dare un’indicazione; magari la mappa del nascondiglio di Silas, senza dover proseguire con quella storia del tatuaggio di Jeremy.
La pallina da tennis gialla, rimasta chissà da quale trasferimento di vecchie cianfrusaglie da una stanza all’altra, rimbalzava sulla parete di fronte  per tornare esattamente nelle mani del vampiro che l’aveva lanciata; troppo facile per i suoi riflessi ma sempre meglio che impazzire solo con i suoi pensieri senza neanche quel piccolissimo diversivo.
Oppure doveva presumere che Stefan fosse stato così spiritoso da lasciargli un giochino da tirare al cane, pensò lanciando uno sguardo in tralice a Klaus, che assolveva il suo compito di guardiano con una certa convinzione.
Immaginò le conseguenze dell’azione di fare davvero un tiro dicendo ‘riporta, bello!’ ma il cuore preferiva conservarlo nella cassa toracica, già sfidava la sorte nel rivolgergli la parola, sarebbe bastato molto meno per dire addio alla sua eternità di sofferenze.


Ma il gusto di provocare in lui era più forte di qualunque ragionamento.
“Sono passate due ore, Klaus, che ne pensi di darmi gentilmente la fiala di sangue che mi spetta per non trasformarmi in una mummia davanti ai tuoi occhi?”
L’ibrido gli rivolse un sorriso mellifluo, giocherellando col contenitore che doveva consegnargli, era ovvio che non sarebbe stato semplice, ci sarebbe stato un prezzo da pagare.
“Vorrei tanto capire le tue motivazioni, Damon; prima impedisci al giovane Gilbert di uccidere i dodici vampiri che avevo predisposto per quello scopo facendolo al suo posto, poi pretendi che Elena ti ami malgrado tutto, pensi che sia folle o solo testarda? Oppure c’ è un trucchetto, come  il Sirebound?”


Il bruno non si scompose minimamente, non doveva inventare bugie, quella risposta la conosceva bene; si girò verso di lui, trapassandolo con gli occhi.
“È solo che lei è capace di perdonare, soprattutto me, mentre tu indubbiamente hai problemi in questo settore, hum? Credo che una certa biondina non passerà mai sopra alcune tue scelte, come uccidere Carol Lockwood”.
“Hai fatto di peggio”. La mano dell’originale si strinse pericolosamente intorno al vetro sottile, a Damon pareva di distinguere ogni scricchiolio pressoché impercettibile immaginando da un secondo all’altro di vedere il prezioso fluido vitale colare a terra e perdersi nella terra assetata del rozzo pavimento, mentre la mancanza di nutrimento avrebbe iniziato a offuscare le sue facoltà mentali e fisiche e proprio non poteva permetterselo, doveva distrarlo a qualunque costo.
“Ti svelerò il mio segreto: a me piace essere il cattivo e comunque qualcuno deve sporcarsi le mani quando c’è un lavoro difficile, il tuo problema è che tu fai del male senza motivo, per il gusto di essere bastardo, per questo non meriterai mai il perdono”.


“Discutibile”. Il biondo lanciò la fiala all’improvviso divertendosi nel vedere il gesto quasi violento del ragazzo che l’afferrò giusto in tempo, affrettandosi a versarla nella gola riarsa; non ce l’aveva fatta ad alzarsi per essere più sicuro della presa e ora la stava capovolgendo per non perdere nemmeno una goccia, l’espressione di un alcolizzato che svuota l’ultimo fondo di bottiglia. A lui bere non serviva da un tempo che neppure ricordava, ma la sensazione di ubriachezza che seguiva la fame placata, quella la ricordava bene.
“Interessante... tuo fratello non chiama e tu non stai proprio cercando disperatamente di scappare. Non credo sia perché temi di andare di nuovo a cercare di eliminare Jeremy Gilbert, ma più per non affrontare Elena, sarà delusa”.
Damon smise di far rimbalzare la pallina bloccandosi con un’espressione agghiacciata che fece esultare l’Originale.


“È da Stefan non farsi vivo, si starà dando il gel nei capelli, per quanto riguarda Elena, sa benissimo che ho un problema di autocontrollo”. Dannazione, doveva essere credibile.
“Ma tuo fratello no. Quando gli ho ordinato di uccidere Elena ha combattuto con tutte le sue forze, è vero amore questo, temo che non finirà bene per te”.
“Che ne sai tu dell’amore?” Io la amo tanto da cambiare tutto questo, pensò senza sporcare quelle parole rivolgendole al suo nemico.
“So che alla fine dell’ arcobaleno vedo solo Stefan ed Elena… sempre che anche lui non mi irriti ulteriormente, vado a controllare che succede e tu – fissò le pupille ipnotiche in quelle di Damon – resterai qui ad aspettarmi”.
Il bruno non fiatò finché sentì che ormai i passi di Klaus erano lontani, poi con un’espressione piena di disprezzo si alzò, seppure con difficoltà, raggiungendo la porta.
“Resterò. Oppure no”.

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