Amor vincit omnia

di Dami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ritorno a Hogwarts. ***
Capitolo 3: *** Buio ***
Capitolo 4: *** Inaspettatamente vicino ***
Capitolo 5: *** Rassicurante. ***
Capitolo 6: *** A ***
Capitolo 7: *** Ospiti ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo.

L'umanità era appena nata, e con lei, creature subdole e estremamente pericolose come i vampiri ed è qui che la storia ha inizio.

Il padre degli dei, Zeus, si ritrovò ad affidare al figlio, Apollo,il compito di impedire a quelle creature inutili e irriverenti di sovrastare l'umanitò. Fu allora il dio che legò quelle creature, per cosìdire immortali, ad elementi che lo rappresentavano in primis: il sole, suo simbolo, e le fraccie del suo arco. Il primo, ebbe il compito di bruciare la pelle quasi impenetrabile dei vampiri mentre al secondo, spettava di uccidere quegli assasini una volta trafitto il cuore.

Di questi provvedimenti non ne fu contente una grande, per non definirla enorme, setta; ma per capire bene le ragioni , però , bisogna raccontare qualche dettaglio...

Prima che Apollo assumesse il compito di danneggiare i vampiri, questi giravano sulla terra quasi rispettati come dei immortali per le loro caratteristiche che gli conferirono sembianze inviolabili del corpo.

La setta, che dopo il sortilegio, Apollo si inimicò ,era composta solo da esseri immortali e maghi che li sostenevano.

Per vendetta e per vantaggio, lo stregone a capo degli Immortali ( questo il nome della setta) , creò un rituale che implicava la figlia semimortale di Apollo (che sapevano sarebbe nata grazie a una profezia che parlava di una semidea che sarebbe diventata la cacciatrice)e legarono il loro rito sacrificale al sangue della ragazza e Pegaso, il cavallo alato di Zeus.

Ma la vera storia ha inizio migliaia di anni dopo...

La notte di un 29 gennaio era una sera, dall'aria fresca e frizzante. Verso la mezzanotte, quasi a festeggiare, il cielo di Londra venne illuminato da lampi e ruggiti di temporale. C'era qualcosa di strano quella notte; sembrava che il cielo volesse cadere giù tanta era la potenza della burrasca.

Sul monte Olimpo, coperto da una folta nebbia, persone dall'aspetto bizzarro e poteri inumani festeggiavano un imminente nascita. A molti chilometri da lì, in una clinica della Londra babbana una coppia di giovani innamorati era appena diventa genitori di una bellissima bambina.

L'uomo con i suoi capelli corvini e gli occhi di un azzurro innaturalmente azzurro cielo, sedeva accanto alla compagna, una donna dal viso pacifico e rilassato che dopo quasi 6 ore di travaglio e la fronte ancora sudata ,sorrideva felice, gli occhi verde smeraldo accesi di una luce meravigliosa quando la loro splendida bambina venne introdotta in camera. La piccola dormiva serena la tra le braccia dell'infermiera; pulita e lavata era già stata vestita.

La madre la accolse tra le braccia con una delicatezza inumana, avvicinandosela al petto, mentre il padre assisteva , ipnotizzato. Quella minuscola bambina era semplicemente splendida, quasi divina. Era tanto bionda da sembrare pelata, la piccola bocca rossa e perfetta e le guanciotte dolci e paffute, sarebbero state perfette per dei morsi.

L'infermiera, rimasta a fissare quello splendido quadretto, si schiarì la voce a malincuore, prendendo un piccolo fascicolo di fogli.

<< Ehm... mi dispiace disturbarvi- disse- ma dovrei chiedervi che nome volete dare alla piccola. >> spiegò sorridendo in direzione di quella creatura perfetta che dormiva placidamente.

<< Helen >> disse la madre, guardando lo splendido uomo accanto a lei. Entrambi sembravano avere poco più che ventitre anni.

<< Marie >> aggiunse subito il ragazzo, guardando con occhi adoranti la propria compagna. Avevano già deciso da tempo, dal momento esatto in cui avevano scoperto che era una femmina.

L'infermiera li salutò con un grande sorriso, lasciandoli soli dopo aver sistemato la piccola nella culla, per portarla alla nursery. I due genitori baciarono la bambina ancora addormentata e poi rimasero soli, il cuore fremente.

Marie , la ragazza, sbadigliò pigramente.

<< Hai sonno? >> le chiese quello che tutti conoscevano come George Foster; Marie annuì socchiudendo gli occhi.

<< Allora ti lascio riposare, verrò domani mattina. >> le regalò un sorriso e dopo averla baciata se ne andò. Uscito dalla camera numero ventuno sussurrò poche e incomprensibili parole e per un attimo, intorno a tutto l'ospedale balenò una cupola perlacea.

Non potevano correre rischi. La profezia e il rito parlavano chiaro e non era sicuro lasciare scoperto l'ospedale.

<< Apollo, sai anche tu che non è sicuro... e devi tornare sull'Olimpo. >>

<< Lo so, padre. Ma ha solo dieci mesi e non posso lasciarle sole; non è sicuro. >>

<< Lo so ,figlio mio. Sono sicuro che troverai un modo per proteggerle. >>

<< Si, lo spero... >> . Il dio del sole stava per lasciare l'Olimpo e tornare dalle donne della sua vita, quando Zeus lo richiamò.

<< Stai tornando da loro? >> gli chiese con un gran sorriso.

<< Si, devo parlare con Marie. >>

<< Tieni.- disse Zeus, porgendogli un piccolo gatto, nero come la pece e occhi azzurri da sembrare grigi- Non è granchè come protezione ma può aiutare. >>.

<< Grazie. >> sussurrò Apollo prendendo con sè il gattino. Sapeva di star facendo la cosa giusta ma quasto non implicava che facesse meno male.

<< Dai un bacio a Marie e alla mia nipotina. >> gli urlò dietro Zeus civettuolo.

<< Hermes, mi devi aiutare. >> il tono di voce era preoccupato. Hermes attese che continuasse.

<< Devo lasciare Marie e la bambina, ma da sole ho paura che possano essere in pericolo. >>

<< E io cosa dovrei fare? >> chiese interessato Hermes.

<< Dovresti vivere con loro e se mai corressero dei rischi mi verrai subito a chiamare. Ci sarà anche Pegaso con te. >>

<< Va bene. Andiamo. >>, non c'era voluto molto per convincerlo.

Così, dopo solo dieci mesi dalla nascita di helen, apollo dovette tornare sull'olimpo, lasciando Marie e la bambina per poter solo ammirare da lontano la crescita di sua figlia.

Ma era tranquillo, sapeva che accanto a loro Hermes le avrebbe tenute al sicuro e Marie avrebbe potuto parlargli trammite lui ogni tanto.

Sperava tanto di ricevere notizie quando fosse arrivata la lettere per Hogwarts.

Era eccitatissimo di vedere la sua bambina crescere e ora, insieme a Zeus e Diana, non poteva far altro che aspettare e vegliare da lontano su sua figlia.

 

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Capitolo 2
*** Ritorno a Hogwarts. ***


 

Capitolo uno.

 

 

Ritorno a Hogwarts.

 

Quella mattina del primo di settembre si presentò con un grande sole ridente, che illuminava tutto il vialetto di casa Foster. L'estate inizava pian piano a trasformarsi in autunno e l'aria fresca del mattino ne era la prova.

Il signor George Foster aveva appena preso il giornale dalla cassetta delle lettere e tornando dentro casa un buonissimo odore di frittelle gli risalì le narici.

<< Mmmh, che buono odore. Cara, non dovevi disturbarti...>> disse entrando in cucina, mentre la moglie finiva di cuocere le ultime frittelle.

<< Ahia! >> squittì subito dopo George quando, dopo aver ritirato la mano punita, fissò con astio la spatola che sua moglie teneva in mano e con la quale lo aveva appena punito.

<< Sono per Helen. Aspetta cinque minuti e potrai mangiarle insieme a lei. >> spiegò la moglie a uno sguardo confuso del marito che sembrava dire: '' perchè? ''. La donna, dopo aver posato l'arma del delitto, si diresse a baciare la fronte del marito.

La tv era accesa e un invitante aroma di caffè si era diffuso per tutta la cucina quando la ormai non più piccola Helen Marie Foster entrò in cucina.

Per essere una sedicenne che a breve avrebbe cominciato il suo sesto anno scolastico , la ragazza dai capelli biondo cenere e gli occhi che sembravano essere ritagli di cielo, sembrava anche troppo tranquilla e felice.

Entrò in cucina con un gran sorriso, baciò la guancia del padre che era assorto nella lettura del giornale e poi salutò la madre.

Un 'ora dopo Helen stava mettendo le ultime cose nel suo baule. In quell'estate aveva imparato insieme ad Annabeth come incantare la valigia in modo che ci stesse più roba. Sistemò gli ultimi libri, la divisa in cima a tutto per poterla prendere quando ce ne fosse stato bisogno. Recuperò la sua bacchetta, cedro e crine di unicorno , e la sistemò dietro la schiena, incastrata dai pantaloni.

Era pronta a partire per Hogwarts, mancava solo che Phantom, il suo pigro quanto bel gatto nero, andasse nella sua gabbietta per il viaggio in auto; sull'espresso lo avrebbe tenuto con se. Quasi le avesse letto nel pensiero, il gatto si accomodò nella gabbietta per il viaggio e ad Helen non restò che chiuderla.

Con le valigie a un metro da terra e la gabbietta dove Phantom faceva le fusa, scese in salotto dove i suoi genitori l'aspettavano. Presero una passaporta e un attimo dopo il binario nove e tre quarti era davanti a loro, gremito di genitori e ragazzi.

Mentre suo padre andava a recuperare un carrello dove posare le valigie e sua madre era sparita chissà dove dicendo '' ho visto un mio vecchio compagno, vado a salutarlo'', Helen, presa la gabbia di Phantom , cercò tra la folla una zazzera di capelli neri. Nemmeno un secondo dopo qualcuno le trinse i fianchi facendola sussultare. Si voltò subito con il sorriso sulle labbra, conoscendo l'identità di quella persona. Due occhi marroni la fissavano sorridenti e in una frazione di secondo si ritrovò a baciare quelle che per lei erano le labbra di un ragazzo perfetto.

<< Buon giorno anche a te! >> scherzò Peter, appena furono divisi. Helen improvvisamente avvampò, accennando un sorriso imbarazzato.

I suoi genitori sapevano di lei e Peter; non c'era la preoccupazione di doversi nascondere.

I signori Foster vennero raggiunti dai due ragazzi, mentre ancora confabulavano animatamente. Quando i due giovani si fecero avanti, si zittirono e salutarono il ragazzo della loro bambina. Era una ragazzo per bene, a modo, educato, perfetto per la Grifondoro.

Salutati i suoi genitori, Helen salì sul espresso; a detta di Peter, Annabeh era gia seduta in uno scompartimento con Alexander e Kevin.

Trovato lo scomparto lei e Peter si sistemarono negli unici posti rimasti liberi. Il treno partì e le ore passarono in un battito di ciglia; era bello essere tornati tra gli amici di sempre, era bello sapere che Hogwarts sarebbe stata lì ad aspettarli, come sempre.

Nel loro vagone tutti erano Grifondoro, dal primo all'ultimo. L'altra ragazza aveva occhi verdi come la primavera e capelli neri, come quelli del padre e rispondeva al nome di Annabeth Ginevra Potter; l'unica e sicuramente la migliore amica che Helen avesse mai avuto. Accanto a lei, Alexander Scott, un ragazzone del settimo anno era concentrato a discutere su quale scopa fosse meglio insieme a Kevin Miller; il ragazzo doveva per certo avere origini del nord europa: capelli biondi, quasi platino e occhi azzurri. Insieme ad Annabeth, era il suo migliore amico, quasi al pari di un fratello e in effetti era così; si poteva dire che fossero cresciuti insieme. I loro genitori si conoscevano dai tempi di Hogwarts.

Indossarono le divise e poco dopo si ritrovarono alla stazione di Hogsmeade. Tutti gli studenti si riversarono sulla piattaforma, creando una massa di valigie animali starnazzati e Serpeverde.

Annabeth diede una gomitata leggera a Helen e indicò un punto tra la folla scalpitante. La bionda alzò lo sguardo dal suo baule e i suoi occhi caddero su due ragazzi; sembrava che la folla si scostasse al loro passaggio.

Adam Thomas Tunner , Serpeverde, stesso anno di Helen, antipatico, altezzoso viziato e razzista purosangue con la reputazione di puttaniere visti i numeri di ragazze di qualsiasi età che erano passate nel suo letto. Era bello da star male, Helen non lo aveva mai negato, ma non riusciva a stare in sua presenza troppo allungo. Ma la cosa era reciproca...

Accanto a lui un ragazzo dal viso dolce, i capelli scuri e gli occhi grigi camminava con eleganza mai vista; il figlio di Hermione Granger e Draco Malfoy era un ottimo ragazzo quando non era in compagnia del suo amico di merende, anche se Annabeth, che era stata costretta a passare le vacanze estive con William Malfoy, aveva negato ogni lato buono del Serpeverde.

<< Ah, lasciali stare. Almeno per il primo giorno voglio evitarli... >> disse allora Helen, concentrandosi sul baule e la gabbia del suo gatto.

 

Il soffito della Sala Grande come sempre era stato incantato e quella sera dava il benvenuto ai vecchi ma sopprattuto nuovi studenti con un cielo scuro, privo di nubi, con una grossa luna piena.

Il tavolo dei professori era in fondo alla sala, sopraelevato rispetto alle quattro tavolate per gli studenti. All'estrema destra, era sormontato da stendardi rosso vermiglio e oro, proseguendo verso sinistra, si poteva vedere il tavolo di Corvonero, affiancato da Tassorosso, senza dimenticare la tavolata verde argento dei Serpeverde.

Gli studenti dal secondo anno in poi erano già accomodati ai propri tavoli mentre aspettavano lo smistamento. La Mcgranitt, preside ancora in carica, entrò dal grande portone, seguita da una folla di bambini intimoriti.

Il posto a sedere di Helen si trovava affianco a quello di Peter, mentre Annabeth sedeva davanti a lei, sistemata tra Kevin e Alexander.

<< Ehi, guardate Tunner! - iniziò Alex, indicando con un cenno della testa l'altra parte della sala - Non perde tempo, quella serpe. >> . Tutti e quattro gli altri Grifondoro volsero gli sguardi verso il Serpeverde.

Per il disgusto di Helen vide il ragazzo nascondere la testa nella scollatura di una ragazzina del quinto anno, che non sembrò per nulla infasidita da quel gesto così intimo e spregiudicato, anzi, rideva di gusto. Il ragazzo, come se non fossero a scuola, si mise poi a baciare le labbra della piccola Serpeverde in un modo a dir poco squallido e deplorevole.

Helen fu costretta a distogliere lo sguardo per non vomitare e vide che poco più in là William Malfoy sembrava essere della sua stessa idea di pensiero, nonostante anche lui si fosse appena baciato con una moretta dall'espressione languida.

<< Credo che di anno in anno diventi sempre più un depravato. Non oso pensare come sarà tra qualche anno. >> scherzò la Foster, reprimendo un brivido di disgusto.

Poi tutti tacquero, quando la Mcgranitt si affacciò al leggio dorato al centro davanti al tavolo degli insegnanti. Dopo una breve presentazione degli insegnanti e le norme base per non incappare in brutte situazioni a scuola, la preside rivolse un annuncio valido per tutti gli studenti.

<< Prima di lasciarvi gustare il nostro delizioso banchetto, voglio solo annunciare che quest'anno si terrà un ballo, prima delle vacanze di Natale. >> . Un gran brusio si levò dagli studenti; Helen alzò gli occhi al cielo per niente entusiasta, lei odiava ballare, se in pubblico poi, era anche peggio.

<< I Capiscuola si preoccuperanno di allestire la Sala Grande, e per quanto riguarda i Prefetti... Domani sera si facciano provare nel mio ufficio dopo cena. Ora,- incalzò la Mcgranitt- che il banchetto abbia inizio!>> terminò sorridendo.

Gli alunni si gettarono sulle pietanze preparate dagli elfi.

Aveva suscitato grande scalpore la notizia del ballo di natale; in tutti i tavoli non si parlava d'altro.

E i vestiti, gli accompagnatori... Pareva che i cervelli delle ragazze non riuscissero a pensare ad altro.

<< Io non le capisco... >> esordì la bionda Grifondoro guardando come se fossero alieni ,le studentesse poco lontane da loro.

<< ...Mancano ancora quattro mesi . Perchè lasciarsi distrarre?>>

<< Helen sappiamo tutti che odi ballare - le sorrise la Potter - ma guarda il lato positivo: ci divertiremo! >> la rincurò Annabeth.

<< Mmh, sarà così... >> fece Helen e poi il discorso cambiò argomento.

Quando dalle tavole furono spariti anche i dolci, la Mcgranitt ordinò che i Prefetti riportassero i nuovi studenti nella sale comuni .

Radunati i nuovi compagni , i due Prefetti di Grifondoro uscirono dalla Sala Grande , seguite a ruota dai Serpeverde.

<< Ehi, Foster... >> la chiamò una voce falsamente gentile. Helen si voltò verso il corridoio solo dopo aver alzato gli occhi al cielo esasperata.

Addio ai buoni propositi di non doverlo sopportare almeno il primo giorno.

<< Ciao, Tunner. >> lo salutò solo per non essere maleducata. Lo avrebbe schiantato volentieri.

<< Mi stavi evitando? >> le chiese immediatamente, con tono lascivo mentre ghignava come suo solito.

<< Chi? Io? Non lo farei mai. >> ribattè Helen portando una mano al petto fingendo dispiacere. Il sorris... Il ghigno di Tunner si dissolse dal suo volto; si era dimenticato della lingua tagliente della Mezzosangue.

<< E' un piacere vedere che non perdi il tuo tono da so-tutto-io, Mezzosangue. >> sibillò il Serpeverde. Sapeva bene come farla arrabbiare.

Helen Marie Foster odiava essere chiamata ''mezzosangue'' . Nessuno lo faceva più dalla seconda guerra magica.

<< Certo,certo Tunner - fece sbrigativa, facendo segno ai bambini di proseguire - ora che hai fatto vedere di essere un'idiota, io dovrei andare. Se non ti dispiace... >>.

Helen non aspettò risposta, si voltò e proseguì la sua strada lasciandosi ammirare dal Serpeverde.

Tunner era un donnaiolo; lo sapevano tutte quelle che erano passate nel suo letto. Aveva una dote innata per far cadere ai suoi piedi le ragazzine. Tutti conoscevano la sua nomea e quella di Malfoy, ma al contrario di lui, l'amico era un ragazzo che non stava sempre sulla bocca di tutti per le sue avventure di una notte. No, il figlio di Draco Malfoy passava con le avventure notturne nell'anonimato. William era molto più riservato.

Una cosa che Tunner non riusciva a tollerare era il fatto che la Grifondoro ancora non fosse finita ai suoi piedi. Testarda, orgogliosa e cocciuta so-tutto-io sembrava essere immune al fascino del Serpeverde .

<< Adam... andiamo. >> William lo svegliò dai suoi pensieri, e Adam dovette distogliere lo sguardo dal fondoschiena della Grifondoro. Non aveva mai notato quel lato della Mezzosangue.

Accennato un breve e sadico ghigno, Adam tornò ad accompagnare le matricole nei sotterranei.

 

Lasciatasi alle spalle il commento razzista di Tunner, Helen fu ben lieta di occuparsi dei suoi nuovi compagni.

Arrivarono davanti al ritratto della signora Grassa al settimo piano. Il dipinto, dopo un breve saluto ai due prefetti, accolse i nuovi e intimoriti studenti con grandi sorrisi incoraggianti.

<< Ippogriffo. >> scandì la voce di annabeth, e il quadro si spostò di lato lasciandoli passare. la sala comune di grifondoro li accole, il camino scoppiettante e l'aria accogliente. I due prefetti si misero al centro della stanza e i nuovi alunni si disposero tutt'intorno.

<< Bene ragazzi, allora... - iniziò Helen, lei era la migliore per l'accoglienza. - A sinistra ci sono i dormitori maschili, a destra i femminili. La bacheca con i vostri orari è laggiù, dateci un'occhiata. Ci sono domande?>> chiese poi, sorridendo agli studenti. Nessuno osò parlare.

<< Bhè, se è così, non ci resta che augurarvi buona fortuna e benvenuti a Grifondoro. >>

Una volta che i nuovi arrivati si furono sistemati, i due Prefetti salirono alla loro camera, isolata dai dormitori. Era una grande stanza, spaziosa e accogliente, con un piccolo camino in pietra in un angolo. Le loro valigie erano già state sistemate e phantom sonnecchiava, appallottolato su uno dei due letti vermigli. Regalata poi una dolce carezza sul capo dell'animale, Helen dovette scusarsi con Annabeth, dicendo che aveva promesso a Peter che si sarebbero visti in Sala Comune prima di andare a dormire.

<< Ti scoccia? >> domandò Helen mortificata.

<< No, vai pure. Io do un'occhiata agli orari.>>

Scese le scale per raggiungere la Sala Comune e si sedette su uno dei pouf davanti al camino per aspettare. L'appuntamento con Peter era alle nove , ma il ragazzo ancora alle nove e venti non si vedeva. Quando arrivò, tutti nella torre stavano già dormendo; nonostante il ritardo Helen lo accolse con un grande sorriso, un po' stanco ma sincero. Si vedeva che stesse per crollare ma Peter non accennò a far parola. La baciò delicatamente sulle labbra, prendendole il viso fra le mani e si ritrovò a sorridere come un bambinò quando la guardò negli occhi. Passarono almeno un'altra ora davanti al camino fin quando la pesantezza delle palpebre costrinse la ragazza ad abbandonare le braccia del suo fidanzato per andare tra quelle di Morfeo. Lo baciò un' ultima volta e auguratagli la buona notte salì le scale per la sua camera.

Salita in dormitorio, il sonno le passò subitò. Trovò un'Annabeth talmente tanto arrabbiata che si meravigliò di non vedere del fumo uscirle dalle orecchie.

<< Che succede? >> le chiese in tono cauto. Annabeth poteva essere una bomba a orologeria. La mora la guardò con occhi truci.

<< Chi è quello stronzo che ha fatto gli orari? >> ringhiò a denti stretti in modo raccapricciante. Helen rise; non succedeva spesso che Annabeth Ginevra Potter si arrabbiasse, o dicesse parolacce.

<< La Mcganit... Perchè? >> chiese poi tornando seria a uno sguardo inquietante della Grifondoro. Le strappò allora il foglietto che teneva in mano e ne lesse il contenuto. Un attimo dopo capì il perchè della furia della sua amica verso la preside. Tutto il loro orario settimanale coincideva esattamente con quello dei Serpeverde.

Helen deglutì rumorosamente: quello sarebbe stato un luuuuungo anno.

<< Credo che quella donna ci odi. >> concluse poi la Potter mentre si sistemava sotto le coperte. Helen non potè che pensare che almeno un po', l'amica aveva ragione.

 

 

Si,si, mi scuso, questi due capitoli sono abbastanza (parecchio, forse) noiosi e è passato parecchio tempo da quando ho pubblicato il prologo. Vi prego però di lasciare almeno un commento che mi dica com'è vista da occhi esterni.

Un grazie sincero , comunque, a chi ha anche solo letto.

 

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Capitolo 3
*** Buio ***


Capitolo due.

Buio.

 

Se lo shock causato dagli orari stravaganti della Mcgranitt aveva dato vita a molte lamentele, quello che fece Horace Lumacorno fu anche peggio.

Adam Thomas Tunner si ritrovò ad essere in ritardo già alla sua prima lezione di Pozioni. Diede mentalmente la colpa a quella ragazzina nel suo letto che non se ne voleva andare.

<< Buon giorno Signor tunner. >> . Lumacorno era voltato verso la lavagna ma indovinò comunque l'entrata del suo secondo miglior studente.

<< Si sieda, si sieda. >> fece con tono sbrigativo con un gesto distratto della mano. Guardando dove fosse seduto William, Tunner si accomodò a un banco della seconda fila, proprio dietro la Mezzosangue.

<< Certo che per riuscire ad arrivare in ritardo a Pozioni per uno che dorme nei sotterranei ci vuole proprio impegno... >> bisbigliò la Foster con tono derisorio all'orecchio della sua amica Annabeth, facendola sorridere.

<< Lo so Foster; non puoi resistere molto senza di me. >> sibillò Tunner con tono superbo, battendo subito dopo il pugno a quello del suo compagno di banco, ghignando soddisfatto.

<< Si Tunner, mi mancheresti come la neve ad agosto. >> ribattè saccente la Grifondoro. Era quasi impossibile chiuderle il becco.

<< Signorina Foster, signor Tunner - iniziò Lumacorno, sorridendo gentilemente a Helen, mentre ad Adam rifilava uno sguardo severo che lo inchiodò alla sua sedia - vi prego di rimandare le vostre diatribe a dopo. >>

Helen porse le sue scuse più sentite al professore di pozioni mentre Tunner biascicava un ''scusi''.

<< Ora che vedo voi due... Mi viene in mente che la professoressa Mcgranitt ha esplicitamente chiesto che le case si amalgamino tra di loro. >> disse picchiettandosi il mento con l'indice per concentrarsi.

<< Vediamo come mischiarvi in coppie equilibrate... >>, lo sguardo dell'ex-Serpeverde vagò tra i vari studenti della classe. Helen lo fissò preoccupata mentre Tunner , dietro di lei, continuava a fare battute insieme a Malfoy, come se lui fosse immune a quel provvedimento.

<< Signor Tunner... >> fece poi Lumacorno, marcando volutamente il nome del suo studente. << Venga, venga. Si sieda qui. - disse battendo la mano sul banco di Annabeth; Helen accanto a lei aveva appena smesso di scongiurare Merlino e ora lo stava maledicendo - Qui, vicino alla signorina Foster. >> gongolò con tono soddisfatto l'insegnanate, beandosi delle espressioni allibite dei due ragazzi.

<< Scusi professore, ma non dovevano essere coppie equilibrate? >> , Lumacorno guardò il ragazzo sorridendogli sornione.

<< Sì, signor Malfoy. >>

<< Ma Helen e Adam sono i migliori! >> obbiettò William educatamente.

<< Ha ragione signor Malfoy, ma il signor Tunner ha bisogno di qualcuno che gli insegni ad arrivare in orario e a tacere quando richiesto. - Helen si aprì in un sorriso falsamente angelico - e la signorina Foster potrà migliorare ancor di più le sue pozioni! >>. Tunner, seduto accanto a lei, ghignò.

<> Annabeth serrò la mascella mentre, spostando le sue cose, maledisse il giorno in cui Lumacorno era stato concepito.

<< Bene! Ora che avete nuovi compagni... >> Lumacorno iniziò a fare finalmente lezione.

Da sapere è che quando il principe di Serpeverde e la regina di Grifondoro si trovavano in una situazione che potesse sfociare in competizione, loro due dovevano per forza essere rivali. per esempio, quella mattina la gara era a chi alzasse la mano più velocemente. Per questo, alla fine della lezione Grifondoro si ritrovò con bene settanta punti e Serpeverde alle sue calcagna con sessanta. William e Annabeth dietro di loro erano scioccati dalla rivalità che scorreva tra i rispettivi migliori amici.

Poco prima che la lezione si concludesse la classe si ritrovò a dover svolgere una ricerca che come minimo avrebbe impiegato tre pomeriggi in biblioteca e il lato peggiore non era quello; dalle parole di Lumacorno non si prospettava nulla di buono per l'anno scolastico appena iniziato.

'' E' solo la prima di tante... "

Appena usciti dai Sotterranei Helen non vedeva l'ora di raggiungere Antiche Rune, l'unico corso in qui poteva trovare pace senza che Tunner la perseguitasse. Pensò, sbagliando, che anche lui fosse contento di ciò, quasi più entusiasta di lei...

<< Foster, aspetta! >>

... Evidentemente non la pensavano allo stesso modo!

poco prima che la raggiungesse, la Grifondoro fece in tempo ad alzare gli occhi al cielo esasperata, poi lui le afferrò un braccio e lei si ritrovò a fissarlo con le sopracciglie inarcate per la strana azione.

<< Da quando sei diventatato così coraggioso da toccare una mezzosangue? >> gli chiese subito acida; assottigliò lo sguardo credendo di averlo messo a tacere, sorridendo vittoriosa. Il Serpeverde assottigliò a sua volta gli occhi blu cobalto, fino a farli diventare due lame.

<< Da quando Lumacorno me l'ha affidata come compagna! >> sibillò guardando l'espressione della Grifondoro cambiare.

<< Bhè, comunque non ti ho mai dato tutta questa confidenza. >> rispose la ragazza indicando con lo sguardo la mano del Serpeverde che ancora la toccava; in risposta, lui ritirò la mano, senza fiatare.

<< Comunque.. cosa vuoi? >> domandò appena più addolcita Helen, lo sguardo sempre scocciato. Adam la guardò freddamente e represse quella voglia che gli urlava di tappare quel becco da sapientina.

<< La ricerca... >> si limitò a borbottare, cercando di mantenere un tono neutro.

<< Quando sei libera? >> le chiese; Helen lo guardò con fare confuso.

<< Oh Mezzosangue, sai cosa intendo! >> ribattè lui esasperato.

<< No, sono solo una stupida mezzosangue... >> ribattè con totno ironico la grifoncina.

<< Sì, che sei una stupida mezzosangue lo sappiamo! Comunque, quando non sei impegnata con il tuo Peteruccio per fare questa maledettissima ricerca?>>

<< Allora, primo: si chiama Peter, secondo: sei tu quello sempre occupato a sbattersi le sue amichette oche, terzo: stupido idiota, se osi chiamarmi ancora una volta ''mezzosangue'' , giuro che ti eviro.>> sibillò minacciosa. Per un attimoAdam era sbiancato ma poi il suo ghigno spuntò puntuale come al solito.

<< Mezzosangue - la provocò volutamente - ti proveresti da sola di un immenso e probabile piacere. So che non sei abituata a niente di eclatante con il Grifondoro, ma almeno non sprecare la possibilità che avresti con il tuo bellissimo compagno di pozioni. >> Helen arrossì fino alla punta delle orecchie.

<< Non ti permettere di parlare di Peter e... e... >> iniziò a balbettare imbarazzata.

<< Ti mette così a disagio avere scelte migliori? >> fece Tunner malizioso. Helen lo guardò sprezzante.

<< No, stavo reprimendo una conato di vomito >> berciò ovvia. Ancora una volta quello rimasto senza parole fu Adam e, come sempre, il merito andava tutto alla Mezzosangue so-tutto-io.

<< Se ti va bene, ci vediamo in biblioteca prima di cena. Se hai da fare con una delle tue puttane , la inizierò da sola. >> concluse poi con tono deciso, assumendo il solito comportamento da resposabilina saccente. Tunner voleva ribattere ma non gliene diede occasione che era già sparita su per le scale di corsa.

 

La sala comune di Serpeverde era nascosta in uno dei tanti corridoi bui che componevano i Sotterranei. I colori verde-argento la facevano da padroni su divani cuscini e anche il fuoco del camino. La camera dei prefetti era situata in cima a una piccola rampa di scale, la porta protetta da una parola d'ordine. Il principe di Serpeverde Adam Thomas Tunner si era appena sbarazzato di una ragazzina dai grandi occhi azzurri.

'' Quelli della Mezzosangue sono meglio'' , si era detto. Per un attimo pensò di essere andato fuori di testa. Da quando sapeva di che colore fossero gli occhi di quella mezzababbana? Si disse che la colpa era solo di quel pazzo di Lumacorno,mentre si rivestiva per andare a scrivere qualcosa in quell'inutile relazione di storia della magia. Non poteva esistere materia più inutile e noiosa in tutta la scuola. Per sua fortuna William Malfoy entrò in camera; lasciò cadere i suoi libri sulla scrivania e senza dire una parola si lasciò cadere sul letto a baldacchino verde-argento, lasciando andare un sonoro sospiro scocciato.

<< Cosa c'è? >> gli chiese Adam, senza nemmeno alzare lo sguardo dal suo libro. William si alzò a sedere puntellandosi sulle braccia.

<< La Potter... >>

<< Avete fatto la ricerca? >> chiese Adam guardando il suo migliore amico.

<< Sì... >> grugnì Malfoy con volto scuro.

<< E? >> cercò di incalzare Tunner.

<< E... Niente, c'era anche Scott! - esplose- Volevo schiantarlo. Che bisogno c'era di venire? >> sbuffò Malfoy lascindosi cadere nuovamente sul letto.

<< A proposito...tu non dovevi andare in biblioteca? >> gli chise tirandosi nuovamente a sedere un attimo dopo.

<< Merda... >> imprecò Adam scappando di corsa in biblioteca.

Ci mancava solo che lo sgridasse per il ritardo...

 

Sette rampe di scale e tre minuti dopo era davanti alla porta della biblioteca . L'aprì, entrò, sperando di non essere in ritardo, ma anzi in anticipo. Si lasciò andare un sospirò di sollievo quando vide che nessuno era in biblioteca, solo quell'acida di Madama Pince. Si sedette a un tavolo qualsiasi con aria soddisfatta . Stava già pensando alla faccia della Mezzosangue quando lo avesse visto lì, ma il suo momento di gloria venne smorzato da qualcuno che sbattè nervosamente una pila di libri più pesante di lei.

<< Alla buon'ora... >> lo riprese la voce infastidita della Foster . Sembrava piuttosto irritata ma si lasciò scappare un sorriso quando vide l'espressione di Tunner.

<< Tunner credevi davvero che non sarei venuta? O che me ne fossi andata perchè non c'eri? >> chiese retorica con tono sufficiente.

<< No, Foster. Speravo solo di non doverti vedere. >> ribattè acido.

Quel ragazzo non aveva senso dell'umorismo.

<< Nessuno ti obbliga a restare. Se te ne andassi faresti un favore ad entrambi: io potrei fare la nostra relazione in tranquillittà e tu potresti tornare dalle tue amichette e tu avresti comunque il tuo nome sulla ricerca, ovviamente. >>. Per un attimo prese in considerazione l'idea, ma poi si convinse che era molto meglio infastidire una mezzosangue, anzi... la Mezzosangue Grifondoro so-tutto-io. Gli avrebbe dato sicuramente mooolta più soddisfazione battibeccare con la Foster.

<< Non lascierò mai che una Mez... >>

<< Stupeficium! >>; vide nascere una luce rossa davanti ai suoi occhi che lo centrò in pieno petto. Cadde dalla sedia e rimase svenuto a terra per almeno un quarto d'ora buono, o almeno così gli era sembrato...

Quando si svegliò, o meglio, fu svegliato dalla Foster, scoprì che lei aveva già quasi terminato la ricerca e lui era rimasto lì due ore. Gli faceva una male del diavolo la testa.

<< Mettitelo bene in testa Tunner: - gli sussurrò minacciosa e sensuale all'orecchio - io non sono come quelle che ti sbatti. >>, una folata di profumo alla cannella lo investì in pieno , stordendolo ancor di più. Il tono che la Grifondoro aveva usato sembrava non aver traccia di ironia , era puro ghiaccio.

Per la prima volta da quando la conosceva, Adam si annotò mentalmente di non sottovalutarla... MAI.

Lo schiantesimo che lo aveva colpito aveva una potenza incredibile. Alle parole che la Mezzosangue gli aveva sussurrato all'orecchio non potè che dare ragione.

<< Foster sei... forte!>> biascicò mentre si alzava, il tono tra l'incredulo e l'esaltato. Helen non gli sorrise, si limitò a fissarlo freddamente.

<< Muoviti idiota. Siamo in ritardo per la cena. >>

<< Mezz...Foster non scherzavi quando hai detto che mi avresti schiantato. >> notò Tunner, una volta al suo fianco. L a Grifondoro si girò a guardarlo, con un sorriso strano sul volto.

<< Che questo ti sia di monito Tunner la prossima volta che qualcuno ti da un avvertimento.>>

Arrivarono in sala grande e ognuno se ne andò per la propria strada; chi più chi meno dolorante. Ma a quella giornata non c'era fine, la Mcgranitt aveva convocato i prefetti nel suo ufficio doppo cena, e si sarebbero dovuti rivedere, ma per fortuna della Grifondoro, aveva un po' di tempo per passare in camera e svagarsi in modo da non uccidere direttamente il suo amabile compagno di pozioni.

 

Dopo la morte di Albus Silente il suo studio era stato occupato da Minerva Mcgranitt. Il gargoyle si spostò di lato alla parola d'ordine, lasciando che i due prefetti salissero le scale. Al loro bussare, la voce della preside li invitò ad accomodarsi. Stavano aspettando solo loro.

Qualcuno nella stanza pensò che ai Serpeverde sarebbe tornato utile un orologio ogni tanto.

<< Sedete ragazzi! >>, la Mcgranitt fede cenno di accomodarsi sulle due sedie dietro di loro. I due sedettero, e uno iniziò a guardarsi in giro, curioso. Helen lo fulminò con un solo sguardo.

<< Ragazzi, come già detto alla cena , quest'anno ci sarà un ballo di Natale. Si terrà il 23 dicembre. L'organizzazione spetterà ai Capiscuola mentre per voi prefetti si è pensato che possiate aprire le danze con un ballo di coppia.>> spiegò la Mcgranitt.

In un angolo del suo ufficio due alunni stavano già organizzando una nottata folle all'insegna di sesso e alcool, ma poi si pose subito il problema delle '' coppie ''nella mente di tutti gli studenti; e subito la Mcgranittsi preoccupò di far svanire ogni dubbio e la paura di un'alunna che aveva visto oltre le righe si fece concreta.

<< Ovviamente le coppie sono già state scelte. - disse con quel suo tono che non avrebbe ammesso repliche- Allora... iniziamo con la signorina Baston e il signor Weasley. >> '' uno in meno '' contò Helen nella sua mente, rabbrividendo impercettibilmente. Poi la Mcgranitt riprese: << Il signor Tomphson accompagnerà la signorina Rich , mentre il nostro signor Tunner farà da cavaliere alla signorina... - senza nemmeno accorgersene Helen si ritrovò a trattenere il fiato, sperando con tutte le sue forse che chiamasse il nome di Annabeth. Ballare con Tunner avrebbe scatenato molto più di uno schiantesimo e non sapeva quanto avesse ragione. - ... Foster e quindi rimangono solo il signor Malfoy e la signorina Potter. >> sorrise la Mcgranitt. Heln sembrò che fosse caduta in stato di shock. Giusto il battere delle palpebre assicurò che fosse ancora viva.

Chiunque l'avesse conosciuta almeno un po' avrebbe di certo confermato che per Helen Marie Foster non poteva esistere castigo peggiore che dover ballare. Al solo pensiero le veniva mal di stomaco e, se poi ci aggiungiamo che il suo ''cavaliere'' era Tunner, il mix ottenuto era un buon motivo per rompersi volontariamente una gamba. Già il laboratorio di pozioni e la biblioteca erano diventati per lei una prigione, e la Grifondoro adorava quei luoghi di Hogwarts.

La Mcgranitt voleva punirla per qualcosa, pensò. Ma le sorprese di quella che una volta era la sua adorata preside non erano ancora finite...

<< E queste coppie sono le stesse con cui svolgerete le ronde. I vostri turni vi verranno comunicati tutte le sere in un foglio sulla porta del mio ufficio. >> spiegò chiaramente, gongolando segretamente.

Sì, la odiava nel profondo. Non potevano esserci dubbi.

La regina di Grifondoro imprecò sottovoce prima di spostare lo sguardo sul suo compagno di ronde. Sperava con tutto il cuore che almeno in quel caso lui sarebbe stato dalla sua parte; di certo Tunner non avrebbe passato volentieri tanto tempo con una mezzosangue. ma le sue aspettative la delusero, e parecchio. Non solo Tunner non stava imprecando come lei, al contrario sorrideva pacifico e soddisfatto, e Helene pensò che la cosa non le piaceva per niente. Sapeva quanto potesse essere fastidioso e irresponsabile il preffeto di Serpeverde.

Uscì dall'ufficio della preside appena le fu concesso. L'unica cosa che voleva in quel momento era Peter; lui l'avrebbe tranquillizzata e non avrebbe dovuto pensare a tutti quei problemi. Ma molto probabilmente Morgana e Merlino si erano messi d'accordo per farla uscire di senno. Era tanto arrabbiata e infastidita che nemmeno si accorse di quel qualcuno che la seguiva a ruota e di Annabeth che era rimasta indietro.

Fu afferrata per il polso, e per poco non le prese un infarto quando si ritrovò con la schiena al muro, due forti braccia che le bloccavano ogni via di fuga e due occhi blu cobalto che la fissarono divertiti.

<< Tunner... - sospirò una volta calmatasi - mi hai fatto prendere un colpo. >>. Il Serpeverde sembrò sorridere, ma fu solo un illusione; era semplicemente il suo ghigno abituale.

<< Sì, faccio questo effetto alle ragazze. >> ribattè ironico, sorridendo lievemente divertito. Helen non riuscì a fare a meno dall'alzare gli occhi al cielo.

<< Cosa vuoi ? >> lo freddò prima che potesse prendere troppo confidenza. La infastidiva averlo così vicino da riuscire a contare tutte le sue ciglia e il solleticare del suo profumo di cioccolata e menta erano niente di cui potersi fidare. Adam Tunner non era nessuno di cui potersi fidare: bastardo ,manipolatore ,vanitoso e perfido, infinitamente perfido.

Il principe di Serpeverde era un ragazzo viziato, sin da piccolo era stato abituato a ottenere ciò che voleva senza nemmeno chiedere. Non gli piaceva sentirsi dire di no, nè tantomeno che ci si rivolgesse con toni irriverenti. Quasi fosse il prinicipe, pff..

<< Non ti rivolgere a me con quel tono Mezzosangue... >>, giocava col fuoco perchè sapeva di averne il controllo, sapeva che la Grifondoro non aveva la bacchetta.

<< Io uso il tono che trovo più adatto, Tunner. - sibillò arrabbiata- Non mi interessa un fico secco di chi ti credi di essere e, ripeto, cosa. Diavolo. Vuoi? >> chiese spazzientita guardandolo con i suoi occhi azzurri con aria di sfida.

<< Visto che quella vecchia megera ha deciso di torturarmi, quest'anno, cerchiamo di rendere le cose un po' più semplici. Sai ballare, vero? >> le chiese a bruciapelo, scrutandola con occhi attenti.

Helen arrosì fino alle orecchie, perdendo per un attimo la sua tenacia e servendo su un piatto d'argento una sua debolezza. Tunner ghignò divertito di quel rossore sulle sue guance, apprezzandolo segretamente.

<< Finalmente! Qualcosa che la so-tutto- io non sa fare, credo che mi divertirò... >>

<< Tunner è più facile che io impari a ballare che tu a usare quel minuscolo cervello che ti ritrovi. Direi che entrambi non sappiamo fare qualcosa. >> lo rimbeccò subito con aria saccente di chi sicuro delle proprie capacità.

<< Comunque sia... io so ballare e per quanto odi questa cazzata del ballo dei Prefetti non voglio sfigurare per un stupida Grifondoro. >> sputò sprezzante il ragazzo.

<< E, sentiamo digrazia , cosa intende fare? >> lo sbeffeggiò Helen con tono ironico.

<< Semplice... Mentre gli altri proveranno i passi, io insegnerò a ballare a te. >> rispose il Serpeverde con ovvietà lasciando Helen con la bocca aperta. Perchè mai avrebbe dovuto aiutarla?

<< Lo faccio solo per non sfigurare più del necessario, dato che la preside ha deciso di affibiarmi te... >>

Helen non avrebbe accettato di essere screditata un attimo di più. Poteva andare al diavolo.

<< E se io non intendessi collaborare? >>

<< E perchè non dovresti? >> chiese retorico.

<< Perchè forse non hai capito Tunner, ma io non intendo passare un minuto di più del necessario con una persona che mi odia >> sibillò fredda inchiodandolo con gli occhi cerulei.

<< Ora scusami, ma non intendo sprecare altro tempo. Se mai verrò a quello stupido ballo ,te lo farò sapere >>

 

Passarono giorni da quella famosa sera fuori dalla presidenza. La Grifondoro aveva messo bene in chiaro una cosa: nessuno poteva calpestare la sua dignità.

Per quanto potesse sembrare innocua e minuta, un Serpeverde aveva provato sulla sua stessa pelle cosa volesse dire sottovalutarla.

La regina di Grifondoro non era una ragazza che portava rancore, nemmeno ad Adam Thomas Tunner, ma per quasi una settimana i due non si parlarono nemmeno per insultarsi; in realtà Helen si rifiutava di perdere tempo con lui. Era già sufficiente quello passato in biblioteca o in aula di pozioni e ogni volta la sua pazienza era messa a dura prova.

Dal canto suo Tunner usava qualsiasi pretesto per attirare la sua attenzione. Non sapeva spiegarsi il perchè, ma lo turbava parecchio l'idea che lei potesse pensare che lui la odiasse, era ineccepibile anche per lui: non odiava nessuno, tantomeno lei.

E doveva sentirsi fortunata. Lei era l'unica che potesse vantarsi di aver reso il principe di Serpeverde un po' meno principe. L'unica e sola con il permesso e il privilegio di insultarlo.

Due settimane dopo che si era sentito sbagliato, si ritrovò in camera sua a parlare con William di lei, ma nemmeno con il suo migliore amico riusciva ad aprirsi su certe cose.

<< Tu mi vuoi dire che te la sei presa per quello che pensa la Foster? >>

<< Non ho detto questo! >> ci tenne a precisare.

<< Allora spiegati, per le mutande di Merlino !>> sbottò William, allargando le braccia. Adam lo guardò con occhi colpevoli.

<< Ho solo detto che io non la odio... >> bisbigliò. Sembrava quasi timido.

<< Quindi ti interessa la sua idea... >> fece William meditabondo, sorridendo come chi ha capito tutto.

<< No... - lo fermò subito adam- ma non voglio che si pensi che io sia come mio padre >> . Malfoy lo fissò con un sopraciglio inarcato.

<< E questo cosa c'entra? >>

Adam tacque, non sapeva cosa replicare.

<< .. come pensavo!>> gongolò poi Malfoy vittorioso.

<< E cosa pensavi, testone? >> borbottò l'altro in tono superbo.

<< Tu inizi a tenere a lei. >> rispose il suo amico moro, l'espressione sincera e un sorriso enigmatico. Adam quella volta non potè rimanere zitto. << Cazzate! >> ringhiò allora.

<< Dai, andiamo. Tra poco inizia la ronda...>> lo zittì William bonariamente, dirigendosi verso la porta.Anche Adam lo seguì a malincuore, avviandosi verso l'uscita.

Non lo avrebbe mai ammesso ma William forse infondo aveva ragione, questo però non toglieva il fatto che non lo avrebbe mai ammesso... nemmeno sotto tortura.

Raggiunsero l'ingresso della scuola, il loro punto di ritrovo. William sparì subito con la Potter. Sembravano andare d'accordo, e Adam sembrava geloso di quella lieve complicità che vedeva tra i due.

La Foster non si presentò in orario, arrivò con almeno dieci minuti di ritardo e inconsciamente Tunner si ritrovò a pensare che un comportamento del genere non era da lei.

<< Ciao Foster! >> la salutò con voce roca appena la vide arrivare. Lei gli rivolse uno sguardo veloce, poi tornò con i capelli a nasconderle il viso. Si era nascosta, come un fuggittivo dalla polizia. Adam aveva visto tutto , non la perse di vista un attimo. Stava piangendo o , almeno, aveva pianto. Poteva dire quello che voleva ma lui sapeva. Ed era impotente. Non era abituato a vederla sofferente e quella vista non gli andava granchè a genio... per niente.

 

 

Quella sera ci mancava solo la ronda con Tunner; ai problemi non c'era mai fine, si disse. Annabeth era già uscita; lei invece era ancora in camera loro. Ci mancò poco che si dimenticasse la bacchetta.

Ma perchè si comportava così? Non riusciva a capirlo e non era nemmeno sicura di volerlo.

Lasciò la sua camera a malincuore, ricordandosi la sua bacchetta questa volta.

La ragazza quella sera era talmente provata che avrebbe schiantato Tunner al primo insulto. Quando raggiunse l'ingresso lui era già lì; stava giocando con la bacchetta e quando la sentì arrivare alzò lo sguardo.

<< Ciao Foster! >> la salutò con voce roca. Si sarebe aspettata qualche schermaglia, ma lui tacque. E gliene fu grata.

Quella sera avrebbero dovuto essere di pattuglia nei sotterranei, solo l'idea la spaventava. Quasi nessuno ne era conoscenza ma la regina di Grifondoro era acluofobica; la coraggiosa Grifondoro aveva paura del buio. Molti, se lo avessero saputo, avrebbero subito obbiettato: '' ma è una Grifondoro, loro non hanno paura ''. Il fatto è che la gente non lo sa, ma i coraggiosi, quelli veri, non sono persone che non hanno paura di niente e di nessuno; sarebbero dei pazzi irresponsabili. Il vero coraggio sta nell' avere paura ma accattarla,affrontarla e sconfiggerla. Helen era a metà percorso: l'aveva accettata e forse avrebbe imparato a conviverci ma le aspettative di quella sera non erano delle migliori; diciamo che Adam Thomas Tunner non era uno di quelle persone che infondono fiducia a chi ne ha di bisogno. Quel ragazzo era più il tipo da trarre un vantaggio dalle disgazie altrui.

Scesero nei sotterranei e per la Grifondoro sembrò di andare al patibolo. Quel luogo non le aveva mai fatto così paura quando doveva andare a pozioni. I sotterranei erano composti da un buio quanto grande corridoio principale illuminato da poche torce accese che con la loro fiamma verdastra contribuivano a conferire agli altri piccoli e bui corridoi un'aria ancor più spettrale.

Helen tremava di paura, il cuore le rimbombava nelle orecchie tanto batteva forte. La bacchetta era stretta tra le sue dta talmente forte che si sarebbe potuta frantumare.

Ogni ombra era un sussulto, ogni rumore un tuffo al cuore. Se non fosse stato Tunner, avrebbe sicuramente chiesto al suo compagno di abbracciarla.

Proprio accanto a lei, il Serpeverde sembrava il ritratto della tranquillità; teneva la bacchetta alta davanti a sè per fare strada alla Foster, tremante poco dietro di lui. Vedendo gli occhi inniettati di folle paura della compagna , ricordò quando, anche lui , trovava immensamente inquietanti quei corridoi bui; più si andava avanti più sembrava che nascondessero ognuno qualcosa dai cui stare

alla larga. Ancora singiozzante la Foster tentennava a camminare al suo fianco.

Ormai stavao per concludere il giro e tornare indietro, ma arrivati davanti alla sala comune di Serpeverde , Tuuner pensò bene di lasciarla lì fuori da sola.

Come se non bastasse l'ideadi dover già riattraversare tutto quel corridoio...

Quella non era di certo la serata migliore per la regina dei Grifoni, appena Adam fu entrato scricchiolii sinistri si avvicinarono a lei. Strinse ancor di più la bacchetta di cedro tra le dita e la alzò coraggiosamente davanti a sè; il legno illuminò quel poco spazio circostante che riuscì, non mostrando presenza sgradite. La Grifondoro in quel momento era un tremito vivente.Qualcosa dietro di lei passò velocisima sfiorandole la divisa facendola voltare verso altro buio. Non avrebbe mai pensato di dirlo, ma voleva Tunner al suo fianco.

L'ombra, o qualsiasi cosa fosse, iniziò a passare sempre più vicino fino a farla tremare dentro. La canaglia che si divertì a terrorizzarla iniziò a far tremare le armature poco distanti da Helen. La Grifondoro, stremata dalla paura, impaurita e con la ragione offuscata dal panico , si ritirò con la schiena rasente al muro dietro di lei, e per proteggersi si rannicchiò a terra, sperando con tutta se stessa che tutto finisse presto.

Quella ''presenza'' nel corridoio iniziò anche a ululare come un'anima in pena; persino un << Mezzoangue! >> sputacchiato in una via di mezzo tra un ringhio e un tono divertito. Ormai Helen, sopraffatta dalla paura, si lasciò andare in un piagnucoliomenre si tappava le orecchie.

Il cuore sembrava volerle uscire dal petto; il buio impenetrabile sembrava nascondere cose terribili. Lanciò un unrlo terrorizzato e scoppiò a piangere pregando che non le si facesse del male quando sentì toccarsi una spalla. Quel mostro le afferrò con fermezza i polsi costringendolo a sentire.

<< Calmati! >> , la voce tranquilla, l'esatto contrario dell'ansimare di Helen. Ancora tremante, non osò aprire gli occhi, troppo spaventata per guardare in faccia la verità.

Per un attimo aveva creduto di morire.

Quel qualcuno non si curò dello sforzo: le passò un braccio sotto le ginocchia e con l'altro le circondò la schiena. Avvolta in quelle braccia forti e da quel profumo esotico di noce di cocco,attraversò il corridoio buio aggrappata spasmodicamente alla divisa del ragazzo.

Il percorrere quel corridoio non le sembrò infinitamente lungo come all'andata, ma comunque non riuscì a trattenere i tremiti. Il ragazzo non parò, non ce n'era bisogno; credeva di sapere chi fosse, e in segreto, gliene sarebbe stata grata.

Le fioche luci verdognole che indicavano l'uscita dai sotterranei inizirono a trasparire dalle sue palpebre. Solo quando sentì un vociare fitto e la luce abbaggliante della sala d'ingresso le illuminò il vico, non provò più quella folle paura.

<< Helen! >> esclamò la voce di Annabeth , e la senti precipitarsi vicino a lei.

<< Cosa le è successo? >> esclamarono subito dopo due voci maschili: Kevin e William.

Sentì di essere stata presa in braccio da qualcun'altro e dal buon profumo familiare dovette dedurre che fosse Kevin. Aprì gli occhi giusto in tempo per vedere il Serpeverde che le sorrise debolmente , poi venne accolta tra le braccia di Kevin che la strinse forte, e le baciò la fronte.

<< Grazie Pierre! >> la voce calma e cordiale di Malfoy congedò il portiere di Serpeverde che in un attimo sparì in quel buio spaventoso.

Annabeth, Kevin e inaspettatamente William si preoccuparono delle sue condizioni e alla domanda cosa le fosse preso , Helen rispose << buio >>; i due Grifondoro non ci misero molto a capirlo mentre Malfoy sembrò confuso.

Si stavano dando la buona notte quando l'eco dei passi di qualcuno che stava correndo li bloccò tutti, incuriositi. Con loro grande sorpresa Adam Thomas Tunner , il volto cereo per lo spavento, gli occhi dilatati e la bacchetta sguainata, sbucò dal buio, affannato. Si guardò intorno cercando qualcuno poi, quando lo sguado si posò sul gruppetto, si diresse da loro. Arrivato

davanti alla sua compagna venne gelato dal suo sguardo pieno d'odio.

L'aveva lasciata sola...

 

<< Oh Mezzosangue...sei qui! >>fece con tono indifferente, anche se non riusciva a staccare gli occhi da lei. Piccola,tremante, impaurita sembrava vulnerabile , ma quegli occhi azzurri erano feriti, delusi, forse delusa da sè stessa da quanto aveva sperato che lui potesse salvarla.

Helen non sprecò fiato per lui; si limitò a guardarlo con rabbia, stringendo il colo di Kevin,che di rimando la strinse premendole le labbra sulla tempia. Si lasciarono prima che qualcuno potesse dire qualcosa di sconveniente; i Grifoni salirono verso la Torre, mentre le Serpi scesero nei Sotterranei.

 

Adam lo sapeva; se lo spettava che William gli facesse la solita paternale moralista, che lo analizzasse come uno psicologo. In effetti lo era per lui. Era l'unico che non lo faceva uscire di senno.

Ma quella volta Malfoy lo sorprese...

<< Cosa stavi facendo? >> gli domandò; stava mettendo a posto qualcosanei cassetti della scrivania forse la bacchetta. Il tono era stranamente distaccato rispetto al suo solito dare consigli.

<< Quando? >> domandò Adam. Poteva riferirsi a migliaia di cose con una domanda così generica.

<< Quando l'hai lasciata sola! >> frecciò Malfoy. Non lo guardava negli occhi, sembrava quai che lo stesse ignorando.

<< Io... io sono entrato un attimo in sala comune. >>, non gli era mai capitato che esitase a rispondere. Cosa gli stava succedendo? Malfoy sbuffò , le labbra incurvate in un leggero sorriso incredulo.

Stentava a credere che il suo migliore amico, suo fratello quasi, potesse essere tanto insensibile.

<< La prossima volta che devi farti gli affari tuoi e sei con lei, abbi la decenza di non lasciarla da sola... al buio. >> gli disse William con tono calmo.

La calma prima della tempesta

.

<< Cos'avrei dovuto fare? Portarla in sala comune? >>. Malfoy lo guardò con occhi che sembravano dire '' ci voleva tanto? ''.

<< Perchè, scusa? Non è mai morto nessuno per essere stato solo dieci minuti. >> continuò di nuovo in sua difesa.

<< LE è PRESA UN ATTACCO DI PANICO, TUNNER! >> urlò Malfoy guardandolo con occhi fiammegianti. Adam pensò che in sedici anni non gli era mai capitato di vederlo tanto arrabbiato.

<< Non gridare- soffiò Tunner indifferente- sveglierai tutto il dormitorio. >>

<< Ho insonorizzato la stanza, idiota! >> borbottò William. Aspettva solo una risposta dal principe di Serpeverde e allora sì... che avrebbe visto un Malfoy incazzato.

<< Idiota? E cosa ne potevo sapere che quella aveva paura?E poi... che stronzata è? Una crisi di panico... pf. >> sputò sprezzante Tunner, come se non gliene importasse niente.

<< SEI UN IDIOTA, TUNNER! - urlò Malfoy, l'indice alzato minacciosamente - PIX SI è DIVERTITO A GIOCARE CON LEI E LEI HA LA FOBIA DEL BUIO! >>. Adam lo guardava con espressione incolore, seguendolo nei suoi urli.

<< L'ha portata su Duval... >>continuò William.<< ... in braccio. >> aggiunse poi meschino, e ottenne esattamente la reazione sperata: Adam si interessò di colpo.

<< Era tremante, non osava aprire nemmeno gli occhi! Fosse stato per te, poteva svenire lì. >> disse poi con tono di voce moderato, sempre quella scintilla di rabbia di rabbia e disprezzo nel tono.

Tunner non si era mai sentito tanto nel torto come quella notte. Ma Malfoy non poteva, non aveva il diritto di giudicarlo, anche se lo considerava un fratello. Nessuno meglio di lui avrebbe potuto

descrivere il mare di sensazioni che lo aveva investito: il non trovarla, vedere la sua bacchetta per terra e lo sghignazzare lontano del Poltergeist. Gli avevano fato pensare al peggioche le potesse essere successo mentre lui , semplicemente, era a prendere un maglione perchè pensava potesse avere freddo visti i tremii; non aveva pensato che quella potesse essere paura.

Guardò la bacchetta della Grifondoro tra le sue mani con aria mortificata. Per la prima volta si sentì in colpa.. per una mezzosangue. Una mezzosangue Grifondoro so-tutto- io.

Era inutile starci a rimuginare sopra, ormai era passata; la Grifondoro era al sicuro. l'indomani le avrebbe riconsegnato la bacchetta anonimamente. Per il momento poteva dormire soni tranquilli.

Maledettamente egoista, meledettamente stronzo.

Maledettamente Serpeverde.

 

 

Passata la prima metà di settembre ci fu la prima uscita ad Hogsmeade per gli studenti di Hogwarts.

La studentessa di Grifondoro Helen Marie Foster aveva appena trascorso la notte più tormentata che avesse mai vissuto; di certo la sera prima non aveva passato momenti felici nell'insieme. Fortuna che esistevano amici come Annabeth e Kevin. Il capitano della squadra di Quiddicht rosso-oro insistette per portarla fino in camera in braccio. La Potter, come solo lei sapeva fare, insultò Tunner imprecando contro di lui in modo molto poco femminile, facendo scappare un sorriso a Helen.

La mattina seguente la notte di ronda, si ritrovarono tutti il Sala Grande per la colazione e la brutta avventura sembrava già essere un ricordo lontano. I due prefetti di Grifondoro scesero, trovando Peter Harper e Alexander Scott intenti a non lasciare nulla sul tavolo. Annabeth si abbracciò al moro baciandolo dolcemente sulle labbra mentre veniva a sua volta stretta tra le braccia del nerboruto Grifondoro.

Dall'esatta parte opposta del tavolo Helen Marie Foster non venne accolta con lo stesso calore che aveva avuto Annabeth. Harper sembrava una statua di freddo ghiaccio; nemmeno quando lei lo baciò per salutarlo, mostrò un po' di affetto. Si limitò a biscicare un '' buon giorno '' striminzito senza nemmeno guardarla negli occhi, buttandol Helen nello sconforto più totale.

La cercatrice di Grifondoro sarebbe voluta scoppiare a piangere; il non conoscere il motivo di tutta quella freddezza, il tono aspro e le occhiate spezzanti avevano già cominciato a distruggerla dalla sera prima; per quello era arrivata in ritardo, per quello stava piangendo.

Consolata solo dalla presenza di Annabeth , Helen andò comunque a Hogsmeade con Peter per un'uscita a quattro on la migliore amica e fidanzato.

Arrivati nel piccolo paesino lo sconforto non la abbandonò, anzi si fece più marcato. Peter sembrava non accorgersi nemmeno della sua presenza tanto da guardare tutte le ragazza, meno che la bellissima Grifondoro che stava al suo fianco.

A un punto della mattinata il ragazzo arrivò perfino a sbuffare a ogni proposta o semplice parola che uscisse dalla bocca di Helen.

<< Annabeth voi andate. >> disse alla sua amica; non voleva rovinare la giornata anche a loro due. Titubante, la Potter accettò, non prima di aver gettato un'occhiataccia al Grifondoro biondo poco distante da lei.

<< Perchè li hai fatti andare via? >> le chiese Peter almeno un attimo dopo che furono rimasti soli. Helen lo guardò, nascondendo il timoreper il veleno udito nella voce stizzoadi Peter. Poco lontano un ragazzo assistette alla scena, curioso.

<< C-credevo di passare un po' di tempo con te... per parlare. >> spiegò lei con voce timorosa.

<< Certo! - esclamò sferzante Peter - Ormai trascorri tutto il tuo tempo con quella maledetta serpe di Tunner. >> sputò risentito.

<< Questo lo sai, Peter, che non è vero! >> ribattè subito Helen, orgogliosa.

Il discoso da lì in po degenerò a livelli che tra i due non si erano mai visti. La conclusione non fu lo scioglimento della coppia, ma una Helen Foster delus, amareggiata... che, distrutta, si rintanò a sedere da sola su una panchina.

Difficilmente si era sentita tanto sbagliata, ma con Peter ea quasi sempre così. Ormai aveva perso il conto di quante volte Annabeth le aveva detto che lui non la meritava, senza tener conto delle volte in cui anche Kevin lo aveva fatto. Il suo migliore

amico conosceva bene il suo fidanzato e più volte l'aveva messa in guardia, ma Helen non aveva voluto ascoltare. Per lei quel ragazzo rasentava la perfezione. Lo amava, su questo non aveva dubbi, ma dopo più di un anno era stanca di sentirsi insultare ogni volta che lui ne aveva occasione . Forse era per vendetta, pensò. Era infastidito dal fatto che lei, nonostante tutte le attenzioni , ancora non si fosse decisa. Conosceva bene il suo Peter; prima che le rubasse il cuore, nella torre Grifondoro veniva elogiato dai ragazzi come un Don Giovanni , quasi ai livelli di Tunner e Malfoy. In effetti era rimasta stupita lei stessa quando si era limitato a dei baci dopo più di sei mesi. Strano, perchè in giro c'era chi andava dicendo che lui fosse uno che andava subito al punto con le ragazze; ma con lei non lo aveva ancora fatto.

<< Ehi, Foster...>> la chiamò una voce gentile. Per un attimo, con la testa sovrapensiero, aveva pensato fosse Tunner e per questo aveva sobbalzato, correndo a nascondere quelle poche lacrime che le erano sfuggite inconsciamente. Teneva a Peter Harper,

su questo non poteva avere dubbi, ma tutto dipendeva da lui.

<< Ciao William! >>lo salutò, facendogli spazio vicino a lei; il ragazzo si sedetteregalandogli un amichevole sorriso. Il figlio di Draco Malfoy aveva un'eleganza inaudita, una bellezza da capogiro e un'educazione degna del cognome che portava. Il profumo di autunno e foglie secche che portava con sè era seducente quasi quanto lui. Il rampollo di casa Malfoy , con i suoi occhi grigi e i capelli castani, aveva incantato non poche ragazzine di Hogwarts. Con la sua parlantina educata non era un caso che fosse un Don Giovanni come suo padre ai tempi d'oro.

Avendolo così vicino, Helen si ritrovò d'accordo con Annabeth.

<< Come sta il mio amico Harper? >> ghignò ironico, lanciandole un' occhiata complice.

<< Per quanto ne sappia io, sarà ai Tre manici di scopa. Ma... hai visto? >>

<< ... e sentito!- la interruppe William- Tutto! >> aggiunse poi. Sembrava quasi fiero.

<< Bè, allora è intle che mi sia asciugata le guance. >> sorrise amara . William addolcì il suo ghigno e la fissò con occhi pieni di compassione. Capiva bene come si sentiva la ragazza davanti a lui.

<< E' inutile che tu pianga, Helen. >> le rispose serio un attimo dopo, mettendo l'accento sul suo nome. Lo guardò con i suoi occhi cerulei con riconoscenza. Quello tra il Serpeverde e la Grifondoro era stato un muto rispettarsi a vicenda, a stimarsi l'un l'altra.

Per quanto riguardasse Malfoy, Helen era una splendida ragazza; una di quelle rare, da trovare e tenersela stretta. Ma il suo cuore verde-argento apparteneva a un'altra Grifondoro.

Dal punto di vista di Helen, William , nonostante l'amicizia con Tunner, le sembrava un bravo ragazzo e la prova era che stavano parlando del suo fidanzato, come amici di vecchia data.

<< Grazie William! >> sussurrò piano. Prima di fissarsi le scarpe. Il moro Serpeverde si alzò in piedi con un colpo di reni e con un gesto tanto cavalleresco quanto elegante le offì una mano per alzarsi. Helen accetto lusingata mentre le guance le si colorarono di un rosso ciliegia; delizioso a detta di William.

<< Guardati! - le disse poi avendole fatto fare una giravolta su se stessa - Sei bellissima, Helen! Lui non ne ha il diritto. >>. Se fosse stato qualcun'altro ad azzardare un complimento tanto innocente quanto equivoco, Helen avrebbe di certo preso le distanze,

ma di William Malfoy lei si fidava ed era a conoscenza che in quei complimenti non ci fosse malizia. Gli sorrise riconoscente e parlando di tutto quello che potevano, decisero di tornare a scaldarsi al castello.

 

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Capitolo 4
*** Inaspettatamente vicino ***


Capitolo tre.

Inaspettatamente vicino.

 

 

Era quella l'ultima domenica di settembre; erano passati già sette giorni da quando dei bambini del primo anno avevano visto una ragazza dal sorriso gentile e notevolmente bella rientrare a scuola con un altrettanto bel ragazzo di Serpeverde. I due si erano salutati amichevolemente. La Grifondoro ricevette perfino un candido bacio sulla guancia che fece bruciare d'invidia un gruppetto al quarto anno di Serpeverde, mentre poco più in là il migliore amico di Malfoy si mordeva la lingua per non correre ad uccidere il ragazzo.

Quella domenica tutto si era quietato anche se la regina di Grifondoro continuava ad avere problemi con quel villano, a detta di William, del suo fidanzato. Per quella mattina Helen decise di chiuderlo fuori dalla sua mente, ignorandolo.

Kevin aspettava lei e Annabeth in Sala Comune e una volta incontratisi, scesero a fare un'abbondante colazione. La Sala Grande non era al completo, solo due tavolate erano state ''saccheggiate'' dagli studenti. Le case di Grifondoro e Serpeverde quella mattina avrebbero dato inizio al torneo di Quiddicht.

Una volta che Kevin si fu rimpinzato con quantità inimmaginabili di cibo, tutta la squadra rosso-oro scese verso il campo di Quiddicht. Ottobre sembrava iniziare nei migliore dei modi. un sole sorridente, il cielo limpido e un tepore piacevole che baciava la pelle, erano le migliori condizioni di tempo che un giocatore di Quiddicht potesse desiderare.

Una volta che lo stadio si fu riempito, tutti i giocatori si alzarono sulle loro scope. Il fischietto di madam Bumb decretò l'inizio ufficiale della partita e subito le due squadre si misero a correre sulle loro scope come matti.

La partita era iniziata già da un quarto d'ora, Helen, il più lontano possibile da Tunner , cercava disperatamente il bagliore dorato del boccino d'oro quando lo speaker si mi a urlare eccitato, puntando l'attenzione sulla porta di Grifondoro.

<< Ci siamo! E' il turno della Potter, signori... - rimase un attimo col fiato sospeso a godersi l'azione - ... e la para, ragazzi miei! >>scoppiò a urlare, facendo l tribuna rosso-oro in urla e grida di ovazione. Helen, guardando il lancio che aveva dovuto parare Annabeth, cercò il battitore da cui era partito. William, qualche metro sotto si lei, rideva sotto i baffi agli insulti maleducati che i Serpeverde riservarono alla Potter. Qualcosa nella testa di Helen le suggerì che molto difficilmente Malfoy avrebbe lanciato tanto forte in modo che il portiere di Grifondoro non riuscisse a pararla, o peggio... che si facesse male. Sorridente anche lei in quel momento, la regina dei Grifoni perse subito il sorriso quando Tunner le si avvicinò.

<< Lascia perdere, Foster! Faresti meglio a tornartene agli spogliatoi. >> le urlò poco lontano da lei. Per sfortuna sua, anche il più odioso e odiato tra i Serpeverde giocava nel suo stesso ruolo e ogni partita era una sfida. Non si poteva negare che qualche volta avessero davvero dato spettacolo, e anche quella mattina non fu diversa.

Era un impiccio per Helen averlo così vicino, appena fosse scattata lui le sarebbe subito stato col fiato sul collo. Per questo, e anche perchè lo voleva il più lontano possibile da lei, si lanciò d'improvviso in picchiata verso il suolo, facendo trattenere il fiato agli spettatori sulle tribune. Tunner, disorirentato da quella rapidità e non solo, le fu alle calcagna qualche millesimo di secondo dopo. La Grifondoro davanti a lui non si schiantò a terra per un attimo, cose che a lui riuscì con difficoltà. Quando si trovò di nuovo a una distanza ragionevole dal suolo, la cercò con gli occhi e la vide correre come una forsennata verso la tribuna di Tassorosso. Con uno scatto felino le si avvicinò.

<< Non hai speranze, Mezzosangue! >> la sbeffeggiò apertamente. La regine di Grifondoro si appuntò mentalemte di schiantarlo quando fosse finita la partita. Assottigliò lo sguardo e con una portentosa accellerata della sua scopa si premurò di lasciare Tunner a mangiare la sua polvere. Lo scintillio del boccino la catturò, facendola arrivare sotto la tribuna di Grifondoro dove un gran coro di voci la incitava. D'istinto allungò un braccio per afferrare la piccola pallina svolazzante. Questa, infida e piccola, balzò in avanti. La furia di Helen la fece sporgere verso il manico della scopa fino a riuscire ad acchappare il boccino, ma mentre lei cercava di tornare seduta in sella e lo speaker gridava << Grifondoro vince! >>, la cercatrice venne colpita da una pluffa che la fece sbilanciare e cadde da almeno sei metri.

Helen Marie Foster non ricordava praticamente niente. Si risvegliò in infermeria e prima che madama Chips li cacciasse, potè parlare con Kevin e Annabeth, Peter non si era nemmno disturbato a presentarsi.

<< Com'è andata? >> chiese curiosa. Le faceva un po' male la testa, ma per fortuna nessun osso rotto.

<< Abbiamo vinto. >> grugnì Kevin; gli occhi azzurri che vagavano ovunque meno che a guardare la ragazza nel letto. Helen scambiò uno sguardo confuso ad Annabeth. '' Che ha? '' sembrava chiedere la cercatrice.

<< E ' arrabbiato. >> spiegò la Potter guardando il biondo amico.

<< Sì, perchè quello stronzo di Tunner ti ha disarcionata, per Merlino. >> sbottò il ragazzo interrompendole.

<< Ma non mi ha colpita una Pluffa? >> domandò Helen. Stava già meditando vendetta, la piccola Grifoncina.

<< No. - fece Annabeth con tono paziente - Tunner ha preso la Pluffa e l'ha lanciata... e tu hai perso l'equilibrio. >>

Helen non fu sorpresa da quel tiro meschino del suo compagno di pozioni, quasi non gli diede importanza. Una cosa però a cui non riusciva a smettere di pensare era la mancanza di Peter. Sperava almeno che si preoccupasse per lei, ma la speranza non era molto alta.

Alla fine Annabeth dovette trascinare via Kevin con minacce di vari Petrificus.

Mentre il pensiero di Peter la stava già torurando, il viso amico di William Malfoy le fece scappare un breve sorriso. Non rimase granchè stupita dal vederlo lì, più che altro quello le fece pensare ancora una volta che Peter non la calcolava minimamente. Si sedette sul bordo del letto, portando una folata del suo profumo invernale.

L'eleganza di un Malfoy era davvero distinguibile ovunque, e anche in quel caso William diede prova di essere un ragazzo con un'educazione impeccabile alle spalle; infatti, con viso costernato, si scusò per l'azione da bifolco e codardo di Tunner. Da buona Grifona non si mostrò risentita , lo ringraziò ancora per l'interesse e datisi la buona notte, il moro se ne andò lasciandola a riposare. Helen cadde subito tra le braccia di Morfeo e dormì tanto profondamente da non accorgersi del mondo intorno a lei.

Nel cuore della notte, quando anche madama Chips dormiva profondamente, nell'infermeria venne a trovarsi un ragazzo. Appena entrato cercò subito con gli occhi il letto occupato e una volta che lo ebbe trovato, rimase in contemplazione per almeno una decina di minuti.

Con il respiro leggero rimase a guardarla rapito; la pelle candida, le ciglia scure e lughe che si appoggiavano sugli zigomi risalatavano magnificamente, mentre il lunghi e lisci capelli biondi ricadevano scompostamente sul pigiama. Le si avvicinò cautamente sperando che non si svegliasse e una volta che fu all'altezza del suo splendido viso delicato fu tentato di lasciare un bacio sulla fronte candida; quello, al contrario dei soliti baci sarebbe stato un gesto di puro affetto che sapeva esprimere sentimenti inspiegabili a parole.

Alla fine decise di rinunciare, beandosi solamente di una folata del suo profumo di cannella. Lo avrebbe volentieri gradito addosso quel profumo, pensò, come ci voleva lei. Un desiderio celato, basato sull'attrazione fisisca che lo aveva colto alla sprovvista e non sembrava volerlo lasciare.

Decise che era meglio andarsene prima che quel profumo di cannella gli annebbiasse la mente e potesse fare qualcosa di cui si sarebbe certamente pentito.

'' Buona notte principessa '', pensò mentre la lasciava riposare e le labbra carnose e rosee della ragazza si incurvavano in un sorriso placido e involontario.

 

 

L'infermiera Poppy Chips era la migliore nel suo campo e di fatti Helen lasciò l'infermeria l'indomani, giusto in tempo per la cena.

Mentre camminava al fianco di Annabeth non era più tanto sicura di voler andare in Sala Grande. Oltre che a meditar vendetta, la Grifondoro si era soffermata a pensare che le avevano fatto visita le persone più disparate, tanto per cominciare William, e le aveva fatto piacere, certo; ma all'appello mancava l'unica persona che volesse vedere. La freddezza di Peter nei giorni precedenti si era tramutata in assoluto menefreghismo , tando da non preoccuparsi nemmeno delle condizioni della sua ragazza.Per questo avrebe fatto volentieri a meno della cena, perchè non voleva guardare in faccia la realtà: Peter non l'amava più come una volta.

Era cosciente del fatto che se fosse stata più furba e meno masochista , l'avrebbe lasciato senza pensarci troppo; Annabeth , e Kevin che lo conosceva bene, le avevano detto più volte che esistevano migliaia... milioni di ragazzi meglio di lui.

Finalmente entrarono in Sala Grande , lei ed Annabeth, puntando subito in direzione di Kevin. Dal tavolo Grifondoro , appena la cercatrice ebbe messo piede nella sala, partirono fischi e urla di acclamazione. Non avevano potuto e voluto festeggiare la loro vittoria senza la regina di Grifondoro e in quel momento stavano recuperando il tempo perduto. <

<< Ben tornata, Helen! >>, qualcuno le dava amichevoli pacche sulla spalla mentre continuava a camminare sorridendo ai suoi compagni.

<< Sei stata grande Helen! >>, sorrisi sinceri dai suoi amici. Per una volta si impose di non cercare Peter, il suo sguardo, la sua approvazione; non ce ne fu bisogno. Lo sguardo le cadde sul tavolo verde-argento vicino al loro e William le regalò un caldo e incoraggiante sorriso, mentre Tunner vicino a lui le fece involontariamente nascere un sorriso sadico.

Qualcuno poi la distolse dai suoi piani di vendetta e senza poter opporsi si ritrovò a ricamabire il bacio che Peter le stava dando, davanti a tutta la scuola.

Le riuscì solo di mormorare << Peter... >>, mentre lo guardava confusa. Si sedettero tutti a cena e per il resto della serata lui si limitò a baciarla, più del dovuto, e stringerla, troppo, tanto che più di una volta dovette mordersi la lingua per non gemere.

Harper si prestò a chiaccherare amabilmente con chiunque capitasse, decanatando e elogiando le mitiche imprese della sua amata fidanzata. Sembrava si fosse dimenticato che nelle due settimane precedenti era statol'immagine fatta a persona della freddezza, senza contare che non si era nemmeno preso la briga di vedere come stesse. Solo per pietà, e perchè non era un'oca da piazzargli una sceneggiata davanti a tutti, la regine di Grifondoro resse il gioco '' siamo la coppia perfetta'' davanti ai compagni, immaginando fuoco e fiammi in sala comune.

Fu parecchio infastidita dall'ipocrisia del suo fidanzato e quando avrebbe fatto la sua sfuriata, glielo avrebbe rinfacciato. Sapeva che avrebbero litigato, lei era arrabbiata all'inverosimile, ma le scelte ormai si erano ridotte: o chiarire cosa stesse succedenro oppure le loro strade si sarebbero divise.

Insieme a tutti gli altri salirono in sala comune. Ben presto fu chiaro che era meglio lasciarli soli, così, Kevin salì in dormitorio dopo averla salutata e Alex lo seguì subito dopo aver baciato Annabeth. Neanche a dirlo che la mora sparì nella camera dei prefetti.

Peter era seduto su di un pouf davanti al camino e Helen gli si parò davanti con aria minacciosa.

<< Amore... >> iniziò il ragazzo con tono mieloso, allargando le braccia verso di lei.

<< Amore un corno! >> abbaiò Helen, gli occhi fiammeggianti.

<< Ehi tesoro, cosa ti... >>fece lui, l'espressione ferita e le mani in grembo ora.

<< Non mi chiamare tesoro!- scattò la bionda- non ti sei degnato di venirmi a trovare in infermeria, ad Hogsmeade mi hai lasciata lì come l'ultima delle stronze e non- disse alzando la voce, con l'indice sinistro minaccioso davanti a lei- provare a toccarmi. >> gli sibillò vedendolo alzarsi. La guardava con un espressione tenera da cucciolo e dentro di sè Helen avrebbe voluto abbracciarlo, baciarlo e coccolarlo.

<< Helen che giorno è oggi? >> le chiese con il tono paziente con cui si parla a un bambino.

<< Il 30 settembre, e allora? >>. Peter la guardò con un sorriso enigmatico, aspettando che lei facesse due più due. Helen aveva un'idea ma la rabbia veniva prima.

<< Sono due mesi... >> le disse pazientemente.<< E' un anno e due mesi che stiamo insieme. >> le spiegò, poi, facendola sentire immensamente in colpa.

<< E questo... - disse facendo apparire una minuscola scatolina rossa - è per te! >>. Le porse la piccola scatoletta, lasciandola senza parole. La aprì con mani tremanti e quando vide la collana, le vennero gli occhi lucidi.

<< Grazie... >> squittì, buttandogli le braccia al collo. Non poteva chiedere di meglio.

<< E' per questo che ti ho lasciata sola a Hogsmeade. >> le spiegò con il viso rilassato, facendo sentire Helen tremendamente in colpa, di nuovo.

<< E sono venuto a trovarti, ma dormivi e ho preferito lasciarti riposare. >> continuò; Helen era ancora abbracciata a lui e piangeva come una bambina.

<< Mi dai una mano a metterla? >> gli chiese tirando su con il naso.

<< Certo, voltati. >>

Si tirò su i capelli e gli diede le spalle e lui le allacciò la collana al collo.

una piccola h incisa finemente su un piccolo cuore d'argento.

 

 

 

Ripresasi dalla botta della partita, la Grifona fece finta di non sapere niente della Pluffa tirata da Tunner. Lui non ne fece parola nè si scusò ( non che Helen si aspettasse delle scuse da parte sua ) e così lei se ne rimase zitta, aspettando il momento giusto.

Il pomeriggio passato in biblioteca per una ricerca di pozioni ( guarda caso ), non volendo, il suo stesso compagno che non perdeva mai quel suo caratteraccio, le fornì le armi con cui avere la sua vendetta.

Con l'aiuto del mantello invisibile e la Mappa del Malandrino di Annabeth, l'onesta e leale Grifondoro rimase nascosta nel bagno dei Prefetti fino all'arrivo della sua ''vittima''.

Tunner inconsciamente lasciò sul bordo della vasca il suo shampoo che sparì per i minuti che lui non c'era. Molto attenta a non guardarlo e a non farsi vedere, Helen sgattaiolò fuori dal bagno sghignazzando soddisfatta del suo... misfatto.

La mattina seguente, mentre lei riposava ancora placidamente, otto piani sotto di lei, William Draco Malfoy venne buttato giù dal suo letto da un urlo sovraumano.

Ancora assonnato e confuso, raggiunse il bagno dove Tunner si stava guardando allo specchio , sbigottito. Improvvisamentedel sonno non c'era più traccia dato che Malfoy scoppiò a ridere.

<< Bei capelli! >> sghignazzò al limite del possibile. Adam lo fulminò con uno sguardo ma la scena era davvero troppo esilarante.

<< Hai poco da ridere, stronzo. >> berciò acido.

<< No, dico sul serio. bei capelli !>>

<< Sono blu! Ho i capelli blu, dannazione! >>

<< Sono blu elettrico >> lo corresse Malfoy con tono saccente.

<< Invece che fare il cretino e ridere, accompagnami da madama Chips! >>.

Così i due Serpeverde salirono fino all'infermeria; il primo a entrare fu Malfoy, e alla sua vista madama Chips era sul putno di rimproverarlo ma appena fu entrato Tunner con i suoi nuovi capelli, anche l'infermiera fece fatica a trattenere le risate.

<< Signor tunner, che cos'ha combinato? >>

<< Non so. Ieri sera mi sono lavato i capelli e stamattina sono... così >> disse indicandosi il capo. Madama Chips sorrise.

<< Signor Tunner mi dispiace dirle che io non posso fare niente per il suo ''problema'' , ma le assicuro che i suoi capelli torneranno normali tra qualche giorno. Quella che ha usato è una pozione colorante a breve durata. >>

Pronto a distruggere mezza scuola, uscì dall'infermeria seguito a ruota da William. Ripercorse almeno un migliaio di volte ciò che aveva fatto la sera prima. Poi gli venne il colpo di genio: lo shampoo sul bordo della vasca.

Qualcuno doveva averci aggiunto la pozione.

Magicamente, il sorriso soddisfatto della Foster gli balenò in mente e non ebbe più dubbi: lei non era davvero come le altre.

 

 

 

Pochi giorni dopo l'incidente, come aveva auspicato madama Chips, i capelli del principe di Serpeverde erano tornati normali.

A molti, anzi moltissimi chilometri da Hogwarts e dall'inghilterra, nascosto da una fitta coltre di nebbia, c'era un palazzo magnifico. Se si fosse visto, si sarebbe potuto descrivere come un immenso edificio costruito con il più puro marmo bianco. Sembrava splendesse anche in mezzo alla nebbia.

Aveva qualcosa di etereo e misterioso proprio come la donna che passeggiava in uno dei suoi tanti corridoi. Aveva un'aria furtiva, nonostante quella fosse anche casa sua. Sparì dietro una porta bianca non prima di aver lanciato un'occhiata per assicurarsi che nessuno l'avesse vista. Gente come Diana o, ancora peggio, Apollo, potevano essere un impiccio non da poco.

Entrata come una ladra nella sua stessa camera, la prima cosa che fece fu affacciarsi al balcone che dava sul mondo degli umani. Dal monte Olimpo si poteva vedere tutto nitidamente, nonostante lo nascondesse quella spessa nebbia.

Puntò lo sguardo sull'Inghilterra. Su quella famosa scuola di magia, per precisare.

Quella piccola guastafeste semimortale che lei aveva deciso di ostacolare, per puro e semplice divertimento, in quel momento era proprio vicina al suo ''giocattolino''.

Afrodite, bastarda manipolatrice, non capiva cosa ci vedessa in lei il ragazzo che le era vicino in quel momento.

Venne distratta dal rumore di una porta che si apre e pochi attimi dopo potè vedere in faccia il piccolo Cupido. Aveva l'aspetto di un bambino di poco più di sei anni, mentre in realtà era vecchio quanto il mondo. Il bambino fissò la donna: aveva lunghi e ondulati capelli arancioni, il fisico snello e perfetto sdrappeggiato in una tunica bianca ed elegante. Una visione eterea.

Mai stata fedele al marito Efesto, come non era mai nemmeno stata leale a chiunque venisse in contatto con lei, le era venuta voglia di prendersi una minuscola rivincita al rifiuto di Apollo.

<< Afrodite... >> fece il bambino in tono distaccato, muovendo alcuni passi verso il balcone.

<< Cupido... >> sorrise la ragazza invitandolo ad avvicinarsi.

Nella mano destra stringeva un piccolo arco di legno intarsiato e nella feretra agganciata alla schiena si potevano vedere diverse freccie.

<< Allora, hai deciso che freccia usare? >> chiese alla dea senza troppi giri di parole con espressione seria. Voleva fare in fretta e levarsi il più presto possibile quella faccenda dai piedi. Nel profodno temeva quale potesse essere la risposta di Afrodite, e si maledì da solo pensando a quanto stupido fosse stato accettare.

Nel suo vasto catalogo di freccie, poteva vantare le più stambe combinazioni. Nessuna era pericolosa; si notava la differenza solo per l'intensità del sentimento, il rapporto di coppia e il lieto fine della storia. L'unica sua pecca, era stata costruire, e far conoscere, freccie d'oro massiccie. Erano belle e perfette, ma ingannatrici perchè aveva provveduto a macchiarle con della ruggine. Erano l'arma più potente che conservasse nella sua feretra. Non le aveva mai usate ma sapeva benissimo cosa portasssero. Non era niente di buono per degli adulti, figurarsi per degli adolescenti.

<< Quelle d'oro... - fece solenne Afrodite, e Cupido per un attimo si illuse di poter tirare un sospiro di sollievo,- ... con la ruggine. >> terminò , infida, la dea con un sorriso maligno sul bel volto.

Deluso, il bambino estrasse due freccie d'orate, con la punta affilata sporca di ruggine marrone. A malincuore prese la mira prima sulla figlia di Apollo; quando questi lo avesse saputo, di certo la sua ira sarebbe stata spaventos. E poi mirò al petto del ragazzo. Entrambe le freccie andarono a segno. Afrodite per la gioia si mise a saltellare e battere le mani contenta, mentre Cupido lanciò un ultimo sguardo di compassione a quei poveri ragazzi.

Non avrebbe mai usato su di loro quelle freccie; non voleva che vivessero una storia come quella che si prospettava: profonda, appassionata, dolorosa. Troppo dolorosa e senza una vera fine.

 

Con l'inizio dell'autunno le foglie arancioni che rivestivano gli alberi iniziarono a cadere, ricoprendo i giardini. Fuori del castello quella mattina soffiva un forte vento, freddissimo. Ottobre aveva sostituito settembre e il cielo grigio sopra Hogwarts minacciava pioggia.

Fortunatamente nell'aula di pozioni si era al sicuro; dopo aver consegnato l'ultima ricerca assegnata, i ragazzi stavano aspettando il prossimo incarico.

Sembrava strano, ma i due migliori studenti del sesto anno, come coppia di ricerche non erano niente male.

Il professore Lumacorno era piuttosto soddisfatto di aver creato quell'accoppiata, secondo lui, vincente. Proprio quella stessa mattina decise di mettere alla prova anche in campo pratico i suoi allievi. La classe , quindi, si ritrovò a dover eseguire una pozione in un'ora.

La studentessa di Grifondoro Helen Marie Foster quella mattina si sentiva strana; anche il suo compagno di banco Tunner, navigava con lei sulla stessa barca. Entrambi non la smettevano di massaggiarsi il petto all'altezza del cuore, nella speranza che quel bruciore che sentivano si allevviasse.

<< Vado a prendere gli ingredienti... tu prepara il calderone. >> disse la ragazza, avviandosi tranquillamente verso l'armadietto dove erano contenuti gli ingredienti. Non aveva nemmeno pensato di essere scortese o voler comportarsi da maestrina, semplicemente si era preoccupata di dividere i ruoili ma evidentemente Tunner non sembrava essere d'accordo. L'afferrò deicso per il polsosottile, tirandola indietro, vicina a lui.

<< No, - mormorò con voce roca- non voglio che proprio oggi ti salti in testa di confonderti e sbagliare ingredienti. >>

Helen lo guardò, vicina com'era gli occhi erano due fessure. Non si fidava di lei nemmeno per prendere degli ingredienti; si sentì tradita, in un certo senso, umiliata solo perchè non voleva che lei prendesse degli stupidissimi ingredienti.

<< Senti Tunner, non comportarti come se l'unico pozionista decente qui dentro fossi tu solo per quello che ha detto Lumacorno. Io devo solo migliorare qualcosa; so ancora scegliere cinque stramaledettissimi ingredienti. >> sputò risentita. RIprese possesso del suo polsoe si diresse finalmente alle scorte.

Poggiò in un angolo tutto il vario occorrente e quando si ritrovò a dover trasportare tutti quei barattoli di vetro, capì che sarebbero serviti due viaggi. Erano pesanti e... i contenitori erano enormi per riuscire a portarli insieme.

<< Da a me... >> disse Tunner sospirando pazientemente; si fece carico dei barattoli più voluminosi che stava tenendo in mano e nemmeno quando per sbaglio la sfiorò diede a vedere una sua reazione, al contrario di Helen; le salì un brivido su per la schiena e le guancie le diventarono scarlatte.

Quando finalmente tutti gli ingredienti furono sistemati sul tavolo, poterono iniziare a concentrarsi sulla pozione: Adam si occupava della preparazione mentre Helen si preoccupava di preparare correttamente gli ingredienti.

Stava tagliano tagliando quelli che sembravano dei piccoli bacchi neri quando innavertitamente lanciò uno sguardo in direzione del suo collega. Le costò molto ammetterlo, ma era stato un bene che l'avesse seguita fino all'armadietto.

<< Foster mi passeresti... >> stava dicendo in quel momento Adam, quando Helen lo interruppe.

<< Ahi! >> squittì la ragazza. Lasciò cadere il coltello sul banco e corse a stringersi il dito. Improvvisamente il bisogno di sedersi si era fatto pesante e le gambe sembravano tremarle.

'' Maledetto Serpeverde e la sua voce... ''

Con una dolcezza che non gli apparteneva, le prese la mano ferita tra le sue per studiarla attentamente.

<< Che succede qui? >> irruppe la voce di Lumacorno. Tunner spiegò tutto molto velocemente, osservando che la sua compagna continuava ad impallidire.

<< Va bene, signor Tunner. Si occupi di lei, per la pozione ci sarà tempo. >>

Uscirono dai sotterranei sotto gli sguardi confusi di Malfoy e la Potter. Helen rallentò a metà delle scale e Adam si mise al suo passo, la sua faccia era una maschera indecifrabile.

La coraggiosa regina di Grifondoro inconsciamente alzò lo sguardo sul taglio che le percorreva il dito e, schifata oltre ogni maniera dalla vista del suo sangue colante, impallidì alle tonalità dei lenzuoli appena lavati e poi svenne. Fortunatamente Adam la teneva per un braccio o altrimenti sarebbe caduta a terra. Senza pensarci troppo se la fece aderire al petto per sorreggerla e un attimo dopo le passò una mano sotto le ginocchia mentre con la'ltra le circondò la schiena e senza il minimo sforzo la prese in braccio come una bambina, stretta contro il suo petto. Il buon profumo di cannella lo avvolse fino all'infermeria dove, non trovando Madama Chips, la posò delicatamente sul lettino, assicurandosi che non cadesse. Poi sparì dietro un vecchio e logoro parasole per cercare le giuste pozioni per medicarla.

Tonrò da lei; aveva ancora gli occhi chiusi, ma almeno aveva riacquisito quel colore deliziosamente roseo sulla pelle.

Il principe di Serpeverde non riuscì a resistere all'impulso di sistemarle un ciuffo di capelli biondi dietro l'orecchio; una volta ritirata la mano si lasciò andare in contemplazione, fissandola rapito, con un espressione da allocco. Lui, Adam Thomas Tunner, il don Giovanni di Hogwarts, che si limitava a fissare innocentemente una ragazza sdraiata su di un letto.

Scosse la testa per cacciare via quelle immagini e prese un boccetta che le passò sotto il naso. Al sentire quella puzza Helen si svegliò, fissandolo intensamente con i grandi occhi azzurri.

<< Ma buongiorno, principessa... >> fece con tono ironico Adam, subito dopo che la dolcezza di pochi attimi prima fu sparita.

<< Vieni, dammi la mano. >>. Senza apettare che gliela porgesse prese il dito ferito della ragazza e se lo portò più vicino. Si sistemò su uno sgabello guardandola con occhi vispi.

<< Non c'è Madama Chips? >> chiese titubante un attimo dopo. Improvvisamente Tunner pensò a un pettirosso infreddolito e spaventato.

<< No, ti medico io. Non ti fidi? >> chiese in tono beffardo. La Grifondoro deglutì. Si sentiva leggermente a disagio in quella situazione: poteva sembrare equivoca. Non scomoda, ma dannatamente vulnerabile, sdraiata.

<< S-si... era solo per chiedere. >> balbettò cercando di distrarsi.

<< Posso mettermi a sedere? >> chiese poi di punto in bianco.

<< Certo. Chi te lo impedisce? >> . Così si ritrovò seduta di fronte a lui, che la fissava da poco più in basso .

Il mago iniziò col prendere una garaza pulita, la intinse in un liquido ambrato e si fermò sui suoi occhi.

<< Brucierà un po'; ma tu fermami se fa male. >> . Non lo avev mai sentito così... così vicino. Annuì obbedientemente rimanendo zitta. Tunner iniziò a pulire la ferita e, sì, aveva ragione: bruciava. Quando la vide irrigidirsi cercò di trovare argomenti che potessero distrarla.

<< Ah! - esclamò di punto in bianco, ghignando - non ti ho ancora ringraziato per quei meravigliosi capelli blu. >> , la guardò un attimo per vedere la sua espressione: aveva le guance arrossate leggermente e un sorriso appena visibile le increspava le labbra, ma non lo guardava; ricordava una bambina appena beccata dopo un'innocente marachella e il tono di Adam ricordava quello di un genitore paziente, divertito dall'innocente scherzo. Continuò a parlare.

<< Sai, Malfoy ha molto apprezzato; credo stia ridendo ancora adesso. >> , quasi quasi gli venne da sorridere apertamente, ma gli uscì solo una smorfia che poteva avvicinarsi a un sorriso.

<< Anche Catherine dice che con i capelli blu sono più... - ci fu un' imbarazzante striscia di silenzio. - Vabbè, non importa. >> borbottò. Fino a un attimo prima avrebbe voluto saltarle addosso, ma in quel momento non gli andava a genio l'idea che Catherine trovasse eccittanti i suoi capelli blu a letto.

<< Se vuoi te li rifaccio volentieri. >> esordì Helen per sdrammatizzare. Magicamente aveva ripreso la parola. E sorrideva.

Adam pensò per un attimo che da quando trascorrevano così tanto tempo insieme non gli era mai capitato vederla sorridere.

Gli venne perfino spontanea la sua domanda.

<< Quand'è stata l'ultima volta che ti è capitato di sorridere sinceramente? >> domandò a bruciaperlo. Helen tornò seria e sembrò davvero pensarci su. Doveva ammettere che Adam non aveva tutti i torti.

<< Direi che è da un po'... >> confessò alla fine, sospirando triste. Il suo sguardo, prima puntato in quello del ragazzo, finì per spostarsi alla sua mano sana.

Faceva un certo effetto vederli così: il giorno prima erano come cane e gatto e lì, nell'infermeria, sarebbero potuti sembrare... amici.

<< Comunque, qual'è la pozione che hai usato? Devo ripagare William. >>. Helen gli fu segretamente grata di aver cambiato discorso così tempestivamente.

Si accordarono pacificamente sulla pozione da rifilare di nascosto al povero William e poi Adam non potè resistere a una domanda che gli frullava in testa da un po', che aveva un traccia di malizia che gli accendeva lo sguardo al pensiero.

<< Foster - iniziò col dire - mi puoi spiegare come hai fatto ad arrivar al mio shampoo? >>. Continuò a tamponare la sua ferita con estrema disinvoltura mentre la nostra povera Helen arrossì fino alle orecchie.

<< Sai Tunner, non dovresti lasciare i tuoi aponi incustoditi sul bordo delle vasche. >> gli sorrise di nuovo, perchè in quel momento le veniva facile e naturale.

Le guanciotte dolci , paffute e arrossate per l'imbarazzo la resero immensamente innocente e invitante davanti agli occhi famelici del principe di Serpeverde. Si sentì immensamente carico, elettrizzato quandò arrivò a realizzare che erano soli nell' infermeria. Avrebbe potuto fare di lei ciò che avrebbe voluto, lì, senza troppi problemi.

Quella piccola insopportabile odiosa saccente Grifondoro con la sua ingenua innocenza era capace di accendere in lui voglie e strani pensieri che avrebbero inorridito il più depravato dei maniaci.

<< Questo è Dittamo. Brucierà. >> l'avvertì prima di lasciar cadere qualche goccia sulla ferita.

Era già pronta a ritirare il la mano alla prima goccia: faceva un male del diavolo. Ma lui le strinse la mano delicatamente per fermarla.

Bruciava, bruciava come fuoco sulla pelle ma la mano di Adam a contatto con la sua la tratteneva dallo scoppiare a urlare e piangere.

<< Ecco! Finito. >>. Si chinò verso il tavolinetto su cui aveva adagiato tutte le varie pozioni e prese un altra garza e un ultima boccetta.

<< Allora Foster, come va con il tuo adorato Peter? >>

<< Potrebbe andare meglio, ma ci stiamo lavorando. >>. Già, nonostante la sorpresa della collana le cose erano tornate quasi ai livelli di partenza.

<< E tu? Non so come si chiami quella del momento.- scherzò, alludendo alle varie ragazze con cui lo vedeva - Ti vedo sempre con qualcuna di diversa. >>.

Se solo l'avesse conosciuta di più si sarebbe di certo tradita da sola, con le sue stesse parole. . Quell'accenno ,quasi impercettibile anche per lei, di gelosia era veramente qualcosa di inaspettato e sbagliato.

<< Quella di adesso si chiama Catherine. Me la porto a letto e basta; non sono uno portato per i sentimentalismi. >>.

Non era fatto oer i sentimenti che non implicassero passione, brama e lussuria.

<< Mi sembra ovvio. >> mormorò Helen , sovrappensiero. Adam si fermò a guardarla con un'espressione interrogativa.

<< Ovvio? >> chiese confuso.

<< Sì, ovvio. Tu non ti fai scrupoli per i sentimenti altrui ; pensi solo a te stesso e non ti preoccupi del male che puoi fare. sei egoista. >> disse con sincerità e innocenza disarmanti.

Adam, in piedi, appoggiò una mano vicino a dove Helen sedeva e si sporse verso di lei.

Nel preciso istante in cui se lo trovò a pochi centimetri da lei, il cuore le prese a battere come un forsennato: sembrava un cavallo impazzito. Immaginarsi cosa provò quando lui si sporse per afferrare qualcosa dietro di lei, ritrovandosi a pochi centimetri uno dalla bocca dell'altra.

Sentiva il suo respiro sulle labbra , il profumo di menta che la avvolgeva le annebbiò la mente. Voleva essere baciata, lì, in quel momento, su quel lettino in infermeria, da lui. Non c'erano Peter, Annabeth o Kevin che potessero tenere.

<< Ah, così sarei egoista? >> le soffiò provocante sulle labbra. Era talmente sensuale con quella voce roca e trasudante desiderio, gli occhi blu erano lucidi e la sua bocca sembrava il passaggio diretto per l'Inferno.

<< Sì, un immenso egoista. >>, sentiva i brividi che le percorrevano la schiena, le farfalle nello stomaco. Pensò che se l'avesse baciata lì, sarebbe morta.

La campanella suonò, avvertendo la fine delle lezioni mattutine, ma loro non si mossero da quella posizione. Rimasero a guardarsi come se fossero stati i loro occhi a non volersi lasciare. Mare e cielo, insieme.

Nemmeno quando la porta venne aperta, si preoccuparono.

<< Adam! >> squillò una voce giuliva.

Dall'espressione di Tunner si capiva chiaramente quanto gli costasse staccarsi dagli occhi azzuri - con pagliuzze d'oro, aveva notato- della Mezzosangue. ; puntò lo sguardo verso l'entrata e un attimo dopo entrò una ragazzina,e si comportò come se lei, Helen, non esistesse, attaccandosi alle labbra del bruno.

La Grifondoro fu tentava di vomitare ma optò per salutare e andarsene.

<< Ehm,g-grazie Tunner ... >> balbettò imbarazzata dallo slinguazzare rumoroso dei due.

E che diavolo! Un po' di contegno, per l'amor del cielo...

Richiamato da quella voce imbarazzata, si staccò bruscamente dalle labbra di Catherine che lo fissò con espressione evidentemente offesa.

<< Aspetta Mezzosangue! >>, in meno di due falcate la raggiunse e la fermò.

<< Devo ancora fasciarti il dito! >> . Helen gli sorrise debolmente. Gli sguardi della Serpeverde poco lontana da loro facevano intendere a chiare lettere che doveva andarsene; Helen Marie Foster sapeva capire quando era di troppo.

<< Tranquillo, lo faccio da sola! Tu va' da lei, mi sembra piuttosto... impaziente. >> gli sussurrò flebilemente mentre lui la fissava ipnotizzato.

Entrambi erano ancora là con la mente, a pochi attimi prima.

Se si fosse trattato di un altro gli avrebbe dicerto poggiato una mano sulla guancia per rassicurarlo, sempre se ce ne fosse stato bisogno, ma non doveva lasciarsi trasportare.

Accennò un leggero sorriso per ringraziarlo e poi sparì dietro la porta, lasciandolo a fissare il vuoto.

Un attimo più tardi sentì quell'oca di Catherine strusciarglisi maliziosamente addosso.

<< Benomale che se n'è andata quella inutile sanguesporco. >> berciò acida in direzione della porta. Anche lei, come Adam, era una dei pochi Serpeverde che credesse ancora nella superiorità dei purosangue.

Con quella frase credeva di scatenare i commenti del suo compagno ma la reazione, se possibile, si dimostrò come l'esatto opposto.

<< Come l'hai chiamata? >> le sibillò con tono minacciosamente freddo.

<< Sanguesporco - ripetè la bionda. - è quello che è: una mezzosangue. >>sputò convinta la ragazza.

<< Non lo rifare mai più. >>, ringhiò arrabbiato tenendole i polsi.

<< Ma... >> provò ad obbiettare lei...

<< Mai più! >> sottolineò deciso con quei suoi bellissimi occhi che mandavano saette.

 

Poco lontano da lì, mentrei due pseudo-fidanzati ''litigavano'' per una Mezzosangue, la suddetta ragazza uscì dall'infermeria con la testa immersa nella confusione più totale. Quella vicinanza con Tunner l'aveva confusa e gettata nello sconforto . Possibile che lei, Helen Marie Foster, Mezzosangue so-tutto-io, volesse davvero essere baciata dal principe di Serpeverde? Proprio lei, la fiera regina di Grifondoro? Sì, ovviamente sì perchè come tutte le persone normali poteva desiderare. Lo sbeglio però, si disse, non era contenuto tanto nel desiderio di quel bacio, ma desiderarlo proprio da quel infido bastardo che si era divertito anni a sbeffeggiarla. E dubitava fortemente che Tunner avesse potuto subire un cambio così repentino e profondo.

La prova che non si fosse completamente ammattito stava pochi passi dietro le sue spalle; il pensiero che i due in quel preciso momento stessero facendo chissà cosa la fece ragionare ed arrivare a una conclusione: si sarebbe dovuta ricordare che Tunner e lei erano agli opposti e quindi ciò che significava per lei un bacio era quasi sicuramente l'esatto contrario di ciò che rappresentava per quel mago.

Per lui era solo attrazione fisica, tutto qui. Ma per lei non si poteva dire lo stesso. E allora Peter? Peter era il classico bravo ragazzo con una fila di pretendenti lunga un chilometro ma che si ''innamora'' della raggazzina piccola e indifesa, che quasi nessuno nota mai. Se si fosse chiesto cosa ci trovasse di tanto interessante il lui, molto probabilmente non sarebbe stata in grado di dare una risposta esauriente.

Scosse il capo, come a voler cacciar via tutti quei pensieri e decise di andare a cercare Annabeth.

Quando era uscita dall'aula di pozioni con Tunner , la sua migliore amica aveva un'espressione preoccupata. Chissà cosa le avrebbe detto del suo racconto approposito di Adam...

Ma la fortuna, o la sfortuna a seconda dei punti di vista, volle farle incontrare Pierre.Il Serpeverde che l'aveva portata fuori dai Sotterranei stava parlando cordialmente con un graziosa ragazza di Corvonero.

Qunado vide i due salutarsi pensò che fosse giusto avvicinarsi e ringraziare. Nelle due settimane precedenti non le era nemmeno passato per la testa di di andare a cercarlo e ora che lo aveva sotto mano non si sarebbe evitata di ringraziarlo per un gesto tanto gentile.

Si avvicinò attirnado la sua attenzione schiarendosi la voce impercettibilmente. Il ragazzo si voltò verso di lei con la borsa dei libri appoggiata sulla spalla. La povera Grifondoro, già scossa dagli ultimi eventi, si ritrovò in grande confusione. La bellezza di quel ragazzo era qualcosa di inumano; non era alto quanto Tunner, che toccava il metreo e ottantacinque, ma aveva comunque un fisico solido e ben piazzato, da portiere di Quiddicht quale era.

<< Ciao Helen! >> la salutò educatamente non appena la vide.

<< Ehm, ciao Pierre! >>, quel tono così insicuro era da imputare a quegli occhi gialli tanto magnetici he sembravano sorriderle.

<< Come stai? >> , la naturalezza di quel ragazzo era disarmante. Per un momento si sentì perfino a disagio.

<< Bene.. senti Pierre, io ti devo ringraziare per quella sera. >>. Rossa dall'imbarazzo per no averlo fatta prima teneva la testa bassa.

<< Oh tranquilla, è stato un piacere. >> esordì cordiale il ragazzo.

<< Bhè, devo andare. C'è Annabeth che mi aspetta. >> disse Helen, indicando l'amica che la fissava poco lontana. Pierre le regalò un sorriso che le fece gelare il sangue nelle vene. Era enigmatico, più perfetto del possibile e misterioso.

Helen pensò che con i suoi occhi gialli e i capelli biondo bruciato somigliava a un creatura celeste.Ma non sepeva quanto si sbagliasse.

Era bello come un angelo, ma il suo sorriso sembrava più quello di Lucifero. 

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Capitolo 5
*** Rassicurante. ***


Capitolo quattro.

Rassicurante.

 

Lasciatasi alle spalle l'infermeria, Pierre e tutto il resto, anche la seconda settimana di Ottobre iniziò.

Quella brava donna della Mcgranitt , come avrebbe detto Helen, o quella vecchia megera, come avrebbe sicuramente pensato Tunner, affisse anche per quella sera gli orari di ronda con i piani riservati alle singole coppie.

Per la felicità di Helen , lei e Tunner avrebbero dovuto cominciare dai Sotterranei. Di nuovo.

Quando, anche quella sera, non la vide arrivare, Adam ipotizzò che magari non si sentisse bene o , molto più probabile, si era rifiutata di andare un'altra volta là sotto. Ovviamente, come ogni volta che si trattasse di lei, riuscì a sorprenderlo.

Arrivò a gran carriera e , notò, anche quella sera stava piangendo senza nemmeno preoccuparsi di nasconderlo.

La salutò, lei lo guardò appena; negli occhi sembravano già esserci le sucse per le sue condizioni pietose. Fosse stato per lui, poteva anche presentarsi con una mandragora in mano che non avrebbe fatto alcuna differenza. Serpeverde o non Serpeverde non era stupido e non l'avrebbe sostituita nessuno. Pensò che quella sera, al primo accenno del suo panico, si sarebbero chiusi al sicuro nella sua camera. Non c'era niente di ambiguo; avrebbero giocato, parlando come vecchi amici, se fosse servito e non vederla così. Lui voleva la leonessa pericolosa e combattiva, dalla lingua affilata e gli occhi minacciosi. Della gattina indifesa e impaurita che aveva sotto gli occhi in quel momento se ne sarebbe approfittao e basta.. se non fosse stata lei, perchè poi non avrebbe più avuto il coraggio di guardarla in faccia.

<< Stammi vicina!>> le impartì con tono dolce. Alzò lo sguardo verso di lui, le guance erano ancora umide di lacrime; lo guardò con una fierezza nello sguardo che poteva essere solo sua.

Sapeva che non fosse una che accettasse di buon grado gli ordini ma ghignò vittorioso quando gli si accostò timidamente al fianco.

Avevano entrmabi le bacchette alte, puntate davanti a loro e arrivati davanti alla porta del dormitorio verde-argento, incontrarono Pix il Poltergeist.

<< Pix! >> abbaiò Adam con tono duro, Helen stava dietro di lui a osservare la scena.

Qualla sottospecie di fantasma strisciò davanti ai due con espressione di timoroso rispetto. Incredibile come anche i fantasmi fossero spaventati dal algido e freddo principe di Serpeverde.

<< Si? >> fece in tono strascicato e rispettoso il fantasma. Continuava a fissare con occhi timorosi Adam, che sembrava non vedere quale effetto potesse fare la sua figura. Gli occhi dello spettro si spostarono poi su Helen, assumendo una sfumatura di disprezzo , costringendola a nascondersi dietro la schiena del suo compagno per quel disagio.

<< Mi hanno detto che sei stato tu a disturbare la mia compagna l'altra note. Qui, nei sotterranei. >> fece Tunner in tono minaccioso. << E' vero? >> abbaiò poi.

<< No, adam. Non lo farei mai... >> si difese Pix. << ... quella sporca Mezzosangue. >> biasciscò seccato, cercando di evitare le orecchie di Tunner, che per sua sfortuna era peggio di un cane da guardia.

<< Cos'hai detto? >> riprese in tono minaccioso. Helen non diede nemmeno peso all'appellativo di Pix e non capiva perchè Adam se la prendesse tanto quando lui era il primo a chiamarla in quel modo.

<< Niente, niente. >> si affrettò a dire lo spiritello prima di levare le tende per evitare guai.

I due ragazzi rimasero fermi davanti all'entrata del dormitorio di Serpeverde.

<< Ti va di entrare? >> . Suonava più come una trappola che come invito, ma Helen non ne poteva più di stare al buio; ancora un po' e il suo cuore sarebbe scoppiato. Annuì e si preparò per mettere piede nella tana del lupo.

Dal muro di mattoni davanti a loro, si aprì un passaggio alla parola d'ordine - Purosangue- pronunciata dal Serpeverde, che li condusse dentro il dormitorio delle serpi. Le fece stradaconducendola in sala Comune.Davanti al fuoco verde- argento scoppiettante del camino c'erano alcuni studenti che discutevano tra loro. Alla vista della regina di Grifondoro, almeno otto paia di occhi si puntarono fissi su di lei. Adam la sospinse delicatamente verso una l'entrata della ua stanza e poco prima che sparissero Helen fece in tempo a ricambiare il sorriso genuino di Malfoy.

Adam accompagnò nella camera dei Prefetti e dopo che furono entrati, lo vide siggillare e imperturbare la stanza. Impallidì senza una vera ragione pensando ai motivi per quegli incantesimi. Cosa aveva in mente quel nevrotico del suo compagno?

<< Non sono un maniaco- esordì, con un leggero ghigno- E' solo che qui sotto nessuno è capaca di farsi gli affari propri nè tantomeno conoscono la parola ''privacy'' . >> spiegò al viso pallido della ragazza. In effetti avrebbe dovuto aver paura: erano in camera sua, da soli, e nessuno avrebbe potuto sentire niente ma c'era qualcosa che nel suo profondo gli diceva che per quella sera sarebbe stato capace di tenere al guinzaglio i suoi istinti.

<< Siediti pure! >> fece indicandole il letto.

Perchè quella sera tutto risultava maledettamente equivoco?

Adam si girò per un attimo verso un mobiletto pieno di bottiglie.

Alcolici, suppose Helen.; stranamenta la cosa non turbava il suo animo ligio alle regole.

Si era rilassata molto da quando erano arrivati. L'ambiente, l'atmosfera... tutto le sembrava appartenere allo stila di Adam. Per non parlare del suo profumo impregnato nelle lenzuola.

<< Tieni, bevi! >> , le porse un bicchiere con dell'acqua e lo fissò dubbiosa. Lui si aprì in un ghigno, a detta di Helen meraviglioso.

<< Non voglio drogarti, Foster. Ci sono due gocce di valeriana: ti aiuteranno a calamarti quando torneremo fuori. >> . Helen guardò il bicchiere tra le mani, piacevolmente sorpresa da quel gesto premuroso.

<< Grazie. >> disse sincera guardandolo con occhi innocenti, e buttò giù l'acqua.

<< Andiamo? >> le chiese una volta posato il bicchiere sul comodino. Si avviarono verso l'uscita; fortunatamente per lei, le serpi sedute davanti al camino erano sparite.

Salutarono William che se ne stava andando in camera e poco prima di raggiungere l'uscita, Adam la fermò e le chiese con l'espressione maldrina : << Ti va di farla pagare a quel bastardo di Pix? >> , il tono complice e giocoso. Lo guardò subito con espressione interrogativa, poi a un cenno della testa di Adam che le impartiva di seguirla, con un alzata di spalle lo raggiunse incuriosita. Arrivarono in una stanzetta piccola e con una sola poltrona nel mezzo dove un fantasma stava rimuginando assorto nei suoi pensieri.

<< Barone? >> lo chiamò Adam. Al sentirsi chiamare il fantasma alzò la testa verso i due studenti.

<< Sì, ragazzo mio ? >> chiese il fantasma con un sorrido cordiale.

<< Le presento Helen Marie Foster, la mia compagna di Grifondoro. >> , Helen sussultò: suonava maledettamente bene quel '' mia '' , pronuciata dalle sue labbra.

<< Pix l'ha insultata perchè è una mezzosangue... >>, il Barone Sanguinario aveva occhi che mandavano saette. Per un attimo la ragazza pensò che forse non era sta una buona idea rivelare le sue origini, ma il Barone risolse ogni suo timore.

<< Quel piccolo... mostriciattolo. Gliela farò vedere io come si trattano le ragazze dei miei pupilli. >> esclamò furioso il fantasma, in quel momento in piedi che agitava un pugno davanti al viso. Helen arrosì timidamente ma Adam non fece una piega nè si preoccupò di chiarire il loro rapporto.

<< Grazie Barone. >>

<< Oh ragazzo mio, nessun problema. E' l'ora che quel Poltergeist la smetta... e complimenti, questa ragazza è davvero graziosa.- sorrise in direzione di Helen che a sua volta sorrise timida e impacciata. - Molto meglio della Serpeverde..puah, quella non merita di stare qua. >> berciò schifato, facendo sorridere Helen.

<< Ora- riprese in tono solenne- vogliate scusarmi ma devo andare a stirare le orecchie a Pix. Signorina, Adam. >> e sparì attraverso un muro. Adam scoppiò a ridere come un matto e Helen lo guardò divertita.

Si avviarono di nuovo verso i corridoi dei sotterranei.

Arrivati all'ingresso , lo stato di tranquillità delle gocce di valeriana sparì molto presto. L'idea di tornare alla torre Grifondoro , per certi aspetti, la disturbava. Non voleva che gli occhi di Peter la fissassero con disprezzo.

<< Foster... posso chiederti una cosa? >> le chiese Tunnercon tono innocente. Lei annuì.

<< Perchè prima stavi piangendo? >> le chiese a bruciapelo; imbarazzata, si mise a guardarsi le mani prima di rispondere.

<< Io e Peter abbiamo litigato... di nuovo. >> ammise sospirando mentre alzava gli occhi lucidi verso di lui. A quello sguardo capì che la sua leonessa non stava poi tanto bene come voleva far credere.

<< Bhè, di al tuo fidanzato che la prossima volta che succede, gli spacco quel brutto muso che si ritrova. - scherzò- ... perchè le tue lacrime sono un mio privilegio e a me non piace condividere. >> continuò guardandola fissa negli occhi. Helen sorrise tra le lacrime che non era riuscita a trattenere. Stava per andarsene ma lui la bolccò di nuovo.

<< E lui non le merita. >> mormorò con voce roca poco prima di aprirsi un ghigno talmente bello da sembrare un sorriso. Era... rassicurante.

 

Dopo la notte di ronda , piena di emozioni, appena ebbe finito l'ultima lezione di Antiche Rune, la Grifondoro decise di chiudersi il biblioteca per uno dei suoi rilassanti pomeriggi tra i libri. Fin da piccola, sua mamma l'aveva fatta appassionare alla lettura; in camera sua c'erano ancora libri di quando era bambina. Era stato il paradiso quando era arrivata a Hogwarts ed era entrata in biblioteca.

Ogni volta era uguale per lei. sempre bellissimo, divertente, interessante, mai noioso e infruttuoso.. Adorava l'odore delle vecchie pagine ingiallite, delle copertine di pelle logore e il silenzio. Quel posto era il suo rifugio personale dove poteva chiudere fuori i tormenti e pensieri, e così fece anche quel pomeriggio. Era riuscita a evitare Peter per gran parte della giornata ed era stata relativamente tranquilla, non voleva che la mettesse di cattivo umore proprio sul finire della giornata.

La biblioteca era un buon posto per nascondersi da Peter... e in più era un deterrente efficace che distoglieva la sua attenzione dal suo pensiero fisso qual'era Tunner.

Prima di sedersi al suo solito tavolo , fece il giro dei vari reparti da cui scelse in tutto otto libri.

Una volta seduta, scelse quello con la copertina più malandata, il titolo era appena leggibile: Creature mitiche dell'antica Grecia.

<< Ciao Helen! >>, al richiamo di quella voce allegra, la ragazza alzò lo sguardo dal suo libro.

<< Ciao Rebecca, ciao Sophie! >>.

La ragazza che l'aveva salutata era una Corvonero del suo anno, Rebecca Lavoisier. La ragazza era minuta di statura, magra e aveva un viso da incanto. Portava i capelli lunghi di un color castano scuro, appena pochi più lunghi delle spalle, rigorosamente lisci. Il viso tondo e la pelle chiarissima facevano spiccare gli occhi verde foglia, resi eleganti dalle lunghe ciglia. I denti perfetti sorridevano nella bocca dalle labbra carnose e rosee.

La sua migliore amica invece, Sophie Anne Petrova era una delle poche Serpeverdiche stesse simpatica al resto degli alunni.

Helen, che la conosceva, la vedeva sprecata tra le Serpi, secondo la bionda, aveva un'intelligenza eccezionale. La ragazza aveva origini bulgare e prima che suo padre si trasferisse nel Regno Unito, aveva studiato a Durmstrang. Di sua madre non parlava quasi mai, ma non era orfana; di quello Helen ne era certa .

I tratti nordici la distinguevano dalle altre, insieme alla sua bellezza non ordinaria. Il fisico slanciato, atletico e armonioso la rendevano elegante insieme alle sue buone maniere. Il viso aveva gli zigomi alti, la bocca rosea e sottile e gli occhi verde acqua marina, incorniciati da lunghi capelli castano chiaro che le arrivavano a sfiorare l'ombelico, quasi.

Le due erano amiche per la pelle; due bellezze tra loro diverse ma di certo rare.

<< Come sta il tuo dito Helen? >> le chiese Sophie. Anche lei aveva assistito al piccolo teatrino del suo dito ferito.

<< Oh bene, grazie. E' guarito. >>sorrise Helen, mostrando il dito ormai cicatrizzato.

Si salutarono e Helen rimase di nuovo sola con i suoi libri.

Aprì quello sulle creature mitiche di cui stava ammirando l'età fino a poco prima. Capitò a caso su una pagina e si ritrovò di fronte un magnifico disegno di un cavallo nero.

''Pegaso'',

lesse nella sua mente. L'animale aveva un lucidissimo manto nero, coda e crinera lunghe e folte. Dalla schiena possente, prendevano vita due possenti ali piumate, nere come la pece. In un cavallo così completamente nero, l'unico punto di luce erano gli occhi azzurri come il mare.

 

''E' una figura mitologica greca. Secondo gli antichi greci, naque dal terreno bagnato dal sangue della gorgone Medusa, uccisa da Perseo.

Bellerofonte si servì dei suoi poteri per uccidere la Chimera ( pag. 128 ). In seguito divenne poi il cavallo con cui Zeus trasportava le folgori sull' Olimpo.

Secondo gli studiosi , un cavallo del genere, forse l'unico esemplare della sua specie , si dice che abbia potenti poteri mistici.

Si dice che a lui sia legata una profezia di magia oscura che lega il suo sangue e quello di una cacciatrice, per celebrare un rito.''

 

'' Splendida creatura. '' pensò fra sè Helen; girando paginasi ritrovò a leggere quelle poche striminzite righe sulla Cacciatrice. Presa dalla curiosità, iniziò a documentarsi. Di nuovo.

'' La Cacciatrice è una ragazza, che si dice discenda da Apollo.

Questi incaricò una delle sue sacerdotesse di impugnare l'arco che lui le dette e difendere gli umani dalle creture pericolose che sarebbero esistite. Le insegnò a tirare con l'arco e a combattere e da quel momento fece in modo che alla morte di ogni Cacciatrice un'altra ne prendesse il posto. ''

Helen girò pagina cercando notizie in più, ma la spiegazione si fermava lì, non c'erano altre notizie in quel libro. Solo qualche manciata di righe.

Delusa, decise di optare per un altro libro e passare a qualcosa di più '' formativo '' . Prese un volume di Incantesimi avanzati e inizò a sfogliarlo fino a che i suoi occhi si fermarono sull' Incanto Patronus.

Si guardò intorno circospetta, guardando attentamente che non ci fosse nessuno nei paraggi. Richiamò alla mente un pensiero che lei reputava felice e recitò la formula sottovoce: << Expecto Patronum. >> , ma dalla bacchetta uscì solo un bagliore argentato. Senza lasciarsi scoraggiare pensò che fosse già qualcosa per essere solo al primo tentativo. Decise di cambiare ricordo allora, e lo fece per almeno altre sei volte prima che i risultati fossero apprezzabili.

<< Expecto Patronum! >> esclamò più decisa, e un attimo dopo potè ammirare una volpe dalla folta coda, che la fissava incuriosita, il musetto piccolo e peloso. Stupita, lasciò andare il pensiero che aveva evocato, e il grazioso animale sparì lasciando la sua proprietaria ancora attonita; era pazzesco quale pensiero avesse vocato la volpe.

Qualcuno dietro di lei battè le mani, facendola sussultare. Helen si voltò verso la direzione da cui proveniva il rumore.

<< Bellissima! >> si complimentò con lei il ragazzo, avvicinandosi con il suo sorriso enigmatico. Charles si sedette vicino a lei, sbirciò il libro di creature magiche che Helen aveva lasciato aperto in bella vista sul tavolo. Lo prese e lo guardò attentamente, incuriosito.

<< Mmmh... la Cacciatrice. Come mai queste letture? >> le chiese sorridendo di nuovo.

<< N-no, era per svagarmi un po'. >> balbettò timida, sistemandosi sulla sedia.

Pierre le metteva una strana sensazione addosso. Aveva l'impressione che avesse qualcosa di... misterioso. Negli occhi, nel sorriso, nell'elegante modo di fare, nascondeva qualcosa che secondo Helen non poteva essere niente di buono e nemmeno era sicuro di voler scoprire cosa fosse.

<< Allora... come mai quel Patronus? >>

<< Volevo provare a evocarne uno... >>

<< E il tuo pensiero felice? >> le chiese malizioso con occhi luccicanti. Helen avvampò timidamente e sorrise.

<< La mia prima partita di Quiddicht. >> mentì. '' Bugiarda, bugiarda. '' si ripetè. Sapeva benissimo che non fosse quello che aveva appena detto, ma ammetterlo era da folli. Pierre la guardò come se sapesse già la verità.

<< Allora Helen... parlando di cose serie. quando ti deciderai a uscire con me? >> le chiese con tono intrigante. Se quella voleva essere una proposta, non era di certo formulata granchè bene.

<< Ma io sono fidanzata! >> obbiettò, ma forse aveva aspettato troppo per dare risposta, cosa che fece vacillare la sua titubanza. Pierre voleva uscire con lei... era qualcosa di impossibilmente credibile e bello.

<< E cosa vuol dire? >> chiese spiritosamente. << Posso aspettare. Sono una persona paziente, io. >>, ammiccò con il suo sorriso ammaliante e misterioso.

<< Va bene. >> gli rispose in fine. Più per mandarlo via, lontano da lei, perchè aveva un brutto ascendente su di lei, che per voler davvero uscire con lui.

<< Ok, allora. Ci vediamo in giro... Regina di Grifondoro. >>, sembrava quasi euforico per la sua ''concessione''.

<< Ci vediamo quando ti lascerai con Harper. >> detto ciò, si alzò dalla sua sedia e le lasciò un bacio fugace sulle labbra. Un attimo dopo era sparito e Helen rimase a guardare il vuoto, confusa. Se fosse stato qualcun'altro, gli avrebbe certamente urlato dietro, ma lui...

Ma mentre Helen si dimenticava del mondo intorno a lei fuori della biblioteca e si lasciava cadere tra le braccia di Morfeo sui libri, qualcuno in Sala Grande la cercava disperatamente.

<< Tu la vedi la Foster? >> chiese a William di punto in bianco. Stava guardando da qualche minuto il tavolo di Grifondoro, c'era la Potter, quell'energumero del loro amico, il fidanzato della Potter... ma della Mezzosangue e di quel rammollito del suo ragazzo non vedeva neanche l'ombra.

<< No. No, non la vedo. Perchè? >>, William lanciò uno sguardo curioso verso Adam. Il principe di Serpeverde lasciò la Sala Grande senza nemmeno mangiare, mentre William cercò lo sguardo della Potter per delle spiegazioni. La Grifondoro, stupita quanto lui, alzò le spalle in un gesto confuso.

Intanto Adam corse verso la Torre Grifondoro sperando almeno di sentitli parlare, ma anche ignorando il blaterare della Signora Grassa, dal dormitorio rosso-oro non si sentiva provenir parola. Decise che era meglio cercarla altrove proprio quando il ritratto a guardia dell'entrata del dormitorio lasciò uscire qualcuno. Si nascose nelle scale e lo vide uscire mentre si sistemava la divisa stropicciata, e sperò che lei lo stesse seguendo ma l'unica che vide uscire fu una Corvonero che aveva avuto il piacere di ''conoscere'', aveva capelli arruffati, le labbra gonfie e la divisa in disordine.

Aspettò che se ne andassero prima di lasciarsi prendere dalla paura. Perchè sì, Adam Thomas Tunner aveva paura per lei, una mezzosangue.

E se si fosse sentita male mentre si faceva la doccia? Se per qualche strano motivo fosse svenuta e avesse sbattuto la testa in camera sua? A quell'ipotesi non ci voleva nemmeno pensare. Decise di correre verso il bagno dei Prefetti. Se l'avesse vista nuda sarebbe stato il male minore per aiutarla.

Stava talemnte andando fuori di testa che prima passò davanti alla biblioteca di corsa, fece pochi passi e tornò indietro con il fiatone. Aprì la porta lasciandosi investire da quel silenzio inquietante che, se possibile, lo gettò ancor di più nella sua infondata paura. Attraversò l'intera biblioteca con il cuore in gola ; si calmò solo quando la vide e capì che si era solo addormentata sui libri.

Si lasciò sfuggire un sorriso: non aveva l'espressione di una donna. Era piccola e indifesa ai suoi occhi. Era la visione di un piccolo angelo da proteggere, pensò.

Si avvicinò di soppiatto: Helen al suo tavolo, praticamente sdraiata sui libri, profondamente addormentata.
Adam si avvicinò lentamente e si sedette accanto a lei, guidato da qualcosa che non aveva mai provato prima.
Le spostò delicatamente una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio, e rimase lì, non trovando la forza di spostarsi.
Dio, quanto era bella...
Le lunghe ciglia toccavano le guance rosee, accarezzandole dolcemente.
Il piccolo petto si alzava lentamente al ritmo cadenzato del suo respiro.
E le labbra...quelle labbra ben disegnate, leggermente arrossate..
Quelle labbra che ormai sognava tutte le notti.
Quelle labbra che avrebbe voluto fare sue.
 Adam la guardò e un ghigno si formò sulla sua bocca.
Sarebbe stato facile, così addormentata, prenderla e trascinarla nei sotterranei.
E poi averla.
Solo per sè.
Senza concederle scampo.
Senza che lei potesse scappare nuovamente da lui come faceva di solito.
Ma poi?
Poi come avrebbe fatto a guardarla di nuovo?
Come avrebbe potuto reggere il confronto con quegli occhi dorati?
Per la prima volta Adam Tunner ebbe paura di una donna.
E non ne capiva il motivo...
Le carezzò nuovamente i capelli, con una dolcezza che sorprese anche sè stesso.
E la vide sorridere.
Nel sonno, lei sorrideva. Per lui.

Senza nemmeno accorgersene si sedette vicino a lei senza disturbarla, appoggiò il mento sul tavolo solo per poterla guardare meglio. Si mosse leggermenete e una folata di buonissimo profumo alla cannella lo investì come un uragano. Il profumo pungente, seducente di quella spezia sembrava essere stata creata apposta per lei. Non lo potevi comprare in un qualsiasi negozio, quello che possono avere tutti; era lei quel profumo, per questo era così buono per lui. Perchè era Helen Marie Foster. E gli pesava ammetterlo ma adorava quella fragranza.

Nessuno gli avrebbe comunque creduto perchè lui era lo stronzo. Lui era quello che non pensava mai a nessuno. Lui era l'egoista. Non si affezionava. Lui era quello sempre forte, in ogni situazione. Ma nessuno lo conosceva davvero. Nessuno aveva mai capito chi fosse davvero.

Un mugugnare confuso nel sonno lo distrasse dai suoi sproloqui; come era arrivato la lasciò sola ammirando un'ultima volta quell'angelo prima di andarsene.

Cos'era quella paura per la Mezzosangue? E tutta quell'apprenzione? Per non parlare della voglia di spaccare la faccia di Harper davanti a quella stupida Corvonero. Non che lui fosse un santo, ma di certo non avrebbe mai fatto una cosa del genere alla Foster. Non a lei. Non alla sua Mezzosangue.

Tornò al suo dormitorio e fece sapere, trammite William, che Helen stava dormendo in biblioteca così che la Potter potesse raggiungerla.

 

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Capitolo 6
*** A ***


Capitolo cinque.
A

 L'inverno iniziava ad avviarsi verso novembre e nel castello di Hogwarts la temperatura era cambiata.  
Alcune sere dopo che fu trovata in biblioteca addormentata, Helen tornò da una delle ronde trascorse con Tunner e non vedeva l'ora di potersi finalmente rilassare. Per sua fortuna la Mcgranitt quella sera non aveva affidato loro i Sotterranei e tutto sommato aveva passato piacevolmente quel tempo. Fuori dal buio Tunner sapeva essere davvero di compagnia; non voleva sbilanciarsi troppo ma alla regina di Grifondoro sembrò quasi che avessero scherzato.
Nei giorni passati si era ritrovata a riflettere molto; su di lei, su Peter.
Si ritrovò confusa come non le era mai successo prima. Tirando le somme arrivò alla conclusione che i sentimenti che aveva provato per il ragazzone del settimo anno di Grifondoro erano stati indotti dall'abitudine; nessuno dei due era più innamorato dell'altro. Ormai si trattava solo di una perdita di tempo e una causa di dolori inutili.  
Quasi volerlo fare apposta appena ebbe messo piede in camera Annabeth l'avvertì che Peter, appunto, aveva chiesto se potesse raggiungerlo al corridoio del terzo piano.  Lì sul momento non le sembrò una richiesta molto stravagante ma più andava ad avvicinarsi al terzo piano più pensava che la richiesta, di quello che di lì a poco sarebbe diventato il suo ex-ragazzo, non aveva il ben che minimo senso.
Era inutile tirarla tanto per le lunghe con la loro storia.
<< Peter? >> chiamò con voce tranquilla. Nonostante il corridoio, in quel momento, fosse buio, non era spaventata. Che la sua folle paura del buio stesse pian piano sparendo?
<< Sono qui! >> le rispose il ragazzo, facendosi avanti.
Appena gli fu vicina si preoccupò di mettere in chiaro le cose tra loro.
<< Dobbiamo parlare. >> disse decisa guardandolo fisso negli occhi marroni. Le fece cenno con la testa di continuare e Helen, perso un bel respiro, lo fece.
<< Senti Peter,  da un po' di tempo che ci penso. Tra noi due le cose non vanno più come prima. Io... io credo che dovremmo lasciarci. >> sospirò. Improvvisamente le sembrò di essersi tolta un enorme macigno dallo stomaco.
<< E' per Tunner, vero? >> abbaiò subito dopo Peter, lasciandola stupita.
<< No, cosa ti salta in mente? >>
<< Mi salta in mente che tu , negli ultimi tempi, sei sempre con quella serpe. >>. Helen si trattenne a stento dallo scoppiare a ridergli in faccia.; proprio ora faceva il geloso, quando invece l'aveva ignorata.
<< Peter- riprese allora con pazienza. - sai benissimo che io e Adam siamo compagni di pozioni e facciamo la ronda insieme... >>. In quel momento aveva tanto l'aspetto di una madre che cerca di spiegare per la centesima volta una semplice situazione al figlio piccolo.
<< Ah- fece aspro- come mai adesso è diventatio pure Adam ? >>. Solo quando glielo ebbe fatto notare si accorse di averlo chiamato per nome.
<< Sono sciocchezze. >> cercò di blandirlo. Il ricordo felice del Patronus, chiamarlo per nome. Stava cambiando tutto.
<< Per te saranno sciocchezze Foster... ma per me contano. >>
<< Ah, adesso sono diventata Foster ? >> ; quel particolare, chissà perchè, l'aveva fatta infiammare. Lui si limitò a guardarla dall'alto con sufficienza.
<< Sì, da quando vado con Linsday. >> rispose freddo. Per un attimo gelò di rabbia, poi con tutta la dignità che le era rimasta e tutta la freddezza di cui era capace, rispose: << Beh, visto che sono la Foster, riprenditi la tua stupida collana! >>, se la staccò da collo e gliela lanciò quasi in faccia mentre i nervi cominciavano a cedere e le lacrime cominciarono a premere per uscire. Non pensava potesse fare così male. Si sentiva uno schifo e il ragazzo davanti a lei lo disgustava.
<< Non lo voglio, è un regalo. >> ribattè lui.
Ipocrita. Ora voleva anche fare l'uomo con un'etica.
<< Non lo voglio il tuo stupido regalo, mi fa schifo, come mi fai schifo tu ! >> urlò disperata e in quell'istante riuscì a percepire nei suoi abiti un profumo femminile che non apparteneva a lei.
<< Sei un bastardo... >> sibillò con le lacrime agli occhi.  
<< E tu una puttana. >> rispose freddo guardandola negli occhi. Con che coraggio...
<< Sai, - iniziò con tono saccente- dovresti guardarti le spalle, a volte. So che sei sta chiusa in camera con Tunner e sai cosa ti dico? Spero si sia divertito, ma tanto ora ne avrà già un'altra. >>
Lo schiaffo che partì appena ebbe finito, il ragazzo ne avrebbe portato memoria ( e segni ) per un luuunghissimo tempo.  Gli centrò in pieno la guancia, stampandogli cinque dita ben visibili a chiunque.
<< Non ti permetter mai più. >> gli sibillò fredda prima di scapare via in lacrime.
Era talmente arrabbiata che nemmeno sentiva le gambe farle male per la corsa. Voleva solo scappare, lasciarsi tutto, tutta la sua vita alle spalle. Se glielo avessero detto, non avrebbe mai pensato di sentire tanto male per un essere del genere. Era stata umiliata e ferita, anche insultata per qualcosa che non si era mai nemmeno sognata di fare. Si sentiva... distrutta. Era in crisi, non avrebbe nemmeno visto un troll di montagna tanto l'aveva sconvolta.
Solo quando si sentì respinta da qualcosa di resistente, riuscì a raccimolare un briciolo di lucidità.  Alzò gli occhi azzurri, rigati di lacrime, e due pupille di un intenso blu cobalto la fissarono severi poco più in alto di lei. Si sentiva tanto sola in quel momento che non ci pensò nemmeno: si buttò contro il suo petto e lo abbracciò ,lasciando di nuovo che le lacrime le rigassero le guance. Preso alla sprovvista sul momento si mostrò titubante ma poi se la strinse ancor di più. Non servirono parole, aveva già capito tutto guardando i suoi occhi lucidi.
La strinse per le spalle, accarezzandola dolcemente. Non avrebbe mai pensato che lui stesso potesse essere capace di tanta compressione per lei, per il momento la sua anima di Serpeverde era ben nascosta in profondità.
Se non fosse stato per quegli occhi azzurri che imploravano aiuto, se la caricata in spalla per portarla nei sotterranei. Ci aveva già pensato altre volte.
Quasi fosse normale se la caricò in braccio, mentre Helen veniva squassata dai singhiozzi rumorosi e violenti.  
<< No... >> obbiettò debolmente con gli occhi chiusi e il viso premuto contro il suo petto. Quell'innocente profumo di cannella lo fermò dal portarla in camera sua.
<< Zitta, Mezzosangue. >> le impartì con tono fermo e lei, troppo scossa per controbattere, si lasciò cullare.
Sentirsela addosso e non essere in un letto, per lui era una sensazione praticamente mai provata...
Una bellissima sensazione, pensò .
 La cullò come si fa con i bambini fino a quando non la sentì calmarsi e rimase in completo silenzio.
Dovette anche litigare con la Signora Grassa all'entrata del dormitorio di Grifondoro che lo accusò di essere l'artefice di quel disastro. Sussurrata la parola d'ordine entrarono e Adam ringraziò Merlino perchè fosse notte fonda.
Bussò alla porta indicata dalla bambina dolce tra le sue bracciae una Potter semiaddormentata gli aprì spalancando gli occhi per la sorpresa e poi per la paura.
<< Helen! - esclamò spaventata.- Cosa le è successo? >> gli chiese lanciandogli un'occhiata.
<< Harper! >> ringhiò Adam entrando. La Potter gli indicò il letto di Helen e lui ce la sdraiò sopra, premendole le labbra sulla fornte, come se volesse sentirle la febbre, prima di sussurrarle incoraggiante all'orecchio: << Ti ho già detto che è solo mio il privilegio di farti piangere. Ti sei dimenticata di dirlo a quel testone? Bene, glielo dirò io. >> sussurrò ironico e per un attimo Helen sembrò accennare un sorriso.
<< Grazie Adam. >> lo ringraziò la Potter prima di uscire.
<< E' stato un piacere. >> ammise.
Sparì veloce come un fulmine dalla torre pregando di aver fortuna quella sera.
Se Helen non si era mai sentita così avvilita a presa in giro come quella sera, Adam non era mai stato così incazzato nero.
Stava scendendo le scale quando promise a sè stesso che avrebbe cercato, e trovato, quel bastardo. E allora sì, che sarebbero stati dolori. Solo Merlino avrebbe potuto aiutare quel Grifondoro adultero.
Il disgusto che provò quando lo trovò a parlare con un Corvonero fu indescrivibile. In un flashback si ricordò subito di lei; era la stessa che aveva visto uscire dalla torre Grifondoro quando era andato a cercare Helen ed era la stessa con cui era andato a letto una settimana prima.
<< Fa vedere, tesoro. >>
<< Tranquilla piccola, non è niente. Quella stupida mi ha fatto niente. >>.
Adam si trattenne a stento dal ridere, quella stupida , come aveva appena definito Helen, gli aveva lasciato una bella cinquina sulla guancia destra.
Aveva una gran voglia di vomitare standoli a guardare. Così zuccherosi...che schifo.
<< Ciao Linsday. >>, si mostrò chiamandola con voce bassa. La Corvonero si voltò verso di lui e le guance le si imporporarono; Peter lo guardò in cagnesco.
<< C-ciao Adam. >>. Di colpo diventò timida.
<< Sparisci! >> fece poi il Serpeverde in tono duro. La ragazza, senza esitare, si dileguò sotto lo sguardo allibito di Peter.
<< Ciao Harper! >> ghignò Adam, pregustanto la sua vendetta. Si avvvicinò al ragazzo di fronte a lui , senza pretesto e lo con un pugno tanto forte da farlo tentennare.
<< Ma sei impazzito, Tunner? >> domandò il ferito, incredulo mentre si massaggiava la mascella.
<< No, sono incazzato. >> sibillò a denti stretti Adam, sistemando i polsini inamidati della sua perfetta camicia bianca.
<< Tu sei matto! >> esclamò Peter, la paura che gli si leggeva negli occhi.
<< Sai, Harper, non mi piace che mi si dia del matto... o del pazzo. >> mormorò con voce minacciosa.
<< Crucio! >> mormorò poi velocemente, prima che il Grifondoro potesse ribattere. Il corpo di quel traditore iniziò a contorcersi per la maledizione e si lasciò sfuggire un ringhio di dolore.
<< Questo è per Helen; per ricordarti che lei non è una sciaquetta, e che a me non piace condividere i miei privilegi. >> gli ringhiò a denti stretti.
Lo lasciò andare solo quando lo vide piangere dal dolore; ritrasse la bacchetta e Peter rimase a terra ansimante.

Mentre il suo nome veniva difeso a spada tratta, una distrutta Grifondoro decise che farsi una doccia sarebbe servito a rilassare i nervi. Annabeth era uscita da poco, non spiegando dove andase.
Del bagno dei Prefetti non se ne parlava nemmeno, così decise che la doccia della loro camera sarebbe andata più che bene.
Aprì il getto dell'acqua e ci si buttò sotto, lasciandosi investire dalle emozioni. Le veniva da vomitare, era schifata, voleva urlare fino a strapparsi le corde vocali.
Sentiva ancora tra i suoi capelli il buon profumo di Tunner. cioccolato e menta. Pensò di avere un angelo custode in quel ragazzo. L'aveva salvata; a pensarci non sapeva dove l'avrebbe portata con quella confusione che aveva in testa.
Si lasciò scivolare contro la parete, fino a rimanere seduta, sotto il getto dell'acqua calda che la accarezza dolcemente.
Chiuse l'acqua quando pensò di essersi calmata.
Mentre si infilava l'accappatoio, l'occhio le cadde sullo specchio alle sue spalle.
Si portò una mano al bocca,stupefatta quando vide quel disegno sulla sua spalla. Erano delle sottilissime linee, molto simili a un tatuaggio. Sembrava l'ombra di una lettera. Se ne stava lì, incompleta, stampata sulla sua spalla destra e non la faceva che sentire tranquilla. Quello doveva essere un segno, non la spaventava l'idea di che significato o motivo potesse avere. La accettò di buon grado, come una fetta di dolce il giorno di Natale.
Venne distratta dalla contemplazione di quella lettere A solo dal rumore della porta apert ada Annabeth che rientrava.
Si aciugò con un colpo di bacchetta e dieci minuti dopo stava già dormendo al caldo nel suo letto.
Non fu il solito sonno traquillo, quello della ragazza; vuoi il litigio con Peter, vuoi l'arrivo tempestivo di Adam o il tatuaggio appena scoperto, fatto sta che la Grifondoro fu tormentata da occhi blu e profumo di menta, tutta la notte.

La ragazza e il suo angelo custode, così come lo aveva classificato lei, si ritrovarono di nuovo insieme il pomeriggio seguente in biblioteca. Il professore dipozioni Horace Lumacorno aveva affidato ben due ricerche alla coppia, una delle quali affidò esclusivamente a loro due perchè il professore aveva esplicitamente richiesto un loro << magnifico lavoro. >>, come lo aveva descritto.
Arrivati a quel punto, ormai ci avevano fatto l'abitudine alle stranezze del loro professore.
Ricordando molto chiaramente quanto successo la notte precedente, Helen Marie Foster si chiuse nel silenzio. La spalla le prudeva incessantemente quel pomeriggio, sembrava volesse prendere fuoco. Per non parlare delle sue guance che non ne volevano sapere di assumere un colorito che non ricordasse la porpora.
Il suo era un imbarazzo dovuto alla troppa gentilezza, non si sarebbe mai aspettate un gesto del genere da Tunner. Quando l'aveva stretta contro il suo pettosi era sentita al sicuro, finalemente un posto dove fosse protetta. Gli era debitrice e non le pesava, anche se l'indifferenza dimostrata da lui in quel momento era quasi dolorosa. Dopo aver condiviso un'esperienza simile non si può essere tanto indifferenti. Le faceva male, la ferì.
Ma lui, Adam, credeva di fare la giusta cosa; si conosceva troppo bene e sapeva che sicuramente si sarebbe fatto sfuggire qualche commento sbagliato. Anche lui ''soffriva'', a modo suo. La sera passata qualcosa , dentro di lui, si era mosso, era cambiato. Voleva solo poterla stringere e sentire il suo profumo addosso.Voleva lei, punto. Non c'era un perchè e non c'erano nemmeno altre spiegazione plausibili.
Il problema stava nel capire in quale modo la volesse: mica, riserva per scaldargli il letto, o qualcosa di più serio e impegnativo?
Non lo sapeva. Per lui era del tutto nuovo, inaspettato. Figuriamoci che non sapeva nemmeno dare un nome a quel qualcosa che aveva iniziato a sentire. Forse per ignoranza in materia o per paura della ''diagnosi''.
Quando si parlava di Helen per lui non c'era niente da fare, era impacciato, silenzioso. L'intraprendenza che aveva dimostrato e perfezionato negli anni precedenti, spariva. Puf, dissolta con l'arrivo di lei. Forse era stupido e infantile ma quando parlava della Grifondoro, con la Grifondoro , lo sapeva, i suoi occhinon potevano fare a meno di brillare. Non serviva che qualcuno glielo dicesse, lui lo sapeva benissimo da solo; perchè i suoi occhi erano qualcosa di talmente bello da cui era difficile staccarsi. Erano vivaci, attenti, luminosi, a seconda della persona che avevano davanti mandavano bagliori di apprezzamento oppure rabbia. Mai di disprezzo. Nemmeno quando si trattava di lui la Mezzosangue riusciva a disprezzare veramente qualcuno. Era lei ad essere così: troppo buona, troppo magnanima, bella e intelligente.
Se solo avesse pensato queste cose di una Mezzosangue Grifondoro un mese prima si sarebbe sgridato da solo, ma ormai si era arreso da tempo. Al diavolo suo padre e le sue stupide e obsolete tradizioni Purosangue, Adam Thomas Tunner con il suo intoccabile cuore di ghiaccio si era lasciato ipnotizzare da due occhi azzurri come il cielo d'estate che avrebbero persino potuto fargli dimenticare il suo nome. E proprio poco distante da lui, quegli occhi stavano scorrendo velocemente una pagina.
<< Guarda qui! >> disse richiamando a sè quegli occhi. Quando non mandavano saette erano dolci e sensuali, miscelati in un mix che faceva svegliare i sensi.
Vedendola lì, imbambolata, in un gesto del tutto naturale prese la sedia su cui stava seduta e la trascinò verso di sè con fare disinvolto, lasciandola ancora una volta confusa.
<< Credo sia interessante questo tratto. >> disse indicandole il paragrafo in questione.
Helen si avvicinò per leggere meglio; sentiva lo sguardo perpetuo di Adam fisso su di lei. Il profumo di menta le solleticava le narici piacevolmente e mai come in quel momento voleva averlo vicino. Forse era stat una debolezza del momento, ma era stata percorsa da brividi grandi come scosse di terremoto quando le aveva semplicemente poggiato le labbra sulla fronte; non l'aveva baciata ma era stato quasi meglio. Non credeva posibile che un semplice contato potesse essere tanto emozionante. Non poteva credere che si fosse fidata di Tunneral punto di lasciarlo salire in camera sua
<< Sì, credo si interessante, dovremmo aggiungerlo. >> disse dalla fine della lettura. Quando si ritrovò a guardare quegli occhi blu sentì stringersi lo stomaco. Non aveva mai visto niente di più magnifico e magnetico. Quel blu cobalto era qualcosa di irreale, inumano... bellissimo. Ricordava il mare all'orizzonte.
Helen arrossì lievemente quando vide che non finiva di fissarla e accennò un breve sorriso di imbarazzo che finalmente fece distogliere lo sguardo di Adam. Era impossibile non restare a fissarla. Aveva qualcosa in quel viso da bambina che lo intrigava. Forse era quell'aria di purezza e di angelico che lui aveva perso ormai da tempo ( o che forse non aveva mai avuto ) a ipnotizzarlo a tal punto.
Ma per quanto il desiderio di trovarsela nel letto non si fosse sopito ( anzi sembrava aumentare ad ogni minuto ) , non avrebbe di certo tolto la maschera da duro e freddo Serpeverde senza cuore... o almeno non subito.
Non si poteva permettere di essere ferito, non sarebbe stato capace a gestire il dolore perchè, doveva ammetterlo, iniziava a tenere a lei. Nonostante tutto, nonostante Catherine e tutte quelle che gli scaldavano il letto.
All'ora di cena avevaquasi terminato il loro lavoro e lo stomaco di entrambi reclamava il suo compenso.
<< Andiamo, è ora di cena. >>
<< Tu vai, io rimango un attimo a finire. >> rispose Helen ancora china sui libri.
<< Non se ne parla. Sono tre ore che siamo qui e hai bisogno di mangiare! >> ribattè severo. Senza aspettare una risposta le sottrasse il libro che stava leggendo e molto velocemente lo rimise al suo posto. Helen lo fissò, falsamente indignata con un accenno di sorriso sulle labbra.
<< Questa me la paghi, serpe. >> ringhiò ironica, guardandolo con gli occhi assottigliati.
<< Oh, sono qui che tremo di paura. >> scherzò Adam agitando le mani in un gesto di ironico terrore.
<< Ti ricordo che l'ultima volta che mi sono vendicata hai avuto i capelli blu elettrico per una settimana. >> ribattè saccente, sfidandolo con gli occhi. Lui in risposta scoppiò a ridere sonoramente. Aveva una bella risata: squillante, piena reale e ammaliante. Come lui.
<< Sì sì, lo so piccola streghetta: tu non sei come le altre. >> cantilenò avviandosi verso l'uscita. Aprì la porta e aspettò che lei la oltrepassasse con le guance di quel delizioso color pesca.
Arrivarono in Sala Grande che molti pensarono ad una nuova coppia.
L'algido prinicipe di Serpeverde camminava fiero al suo fianco, con il mento alto e il fisico muscoloso altero ed elegante. ; senza che nessuno se ne accorgesse aveva volutamente rallentato il passo per poter camminare al fiaco della Foster, che accanto a lui sembrava minuscola. Anche se solo fossero stati amici per la pelle, la distanza che c'era tra le loro mani era piuttosto insolita.
Già seduti ai rispettivi tavoli,  Malfoy e Annabeth si scambiarono sguardi compiaciuti, gongolando.
Di tutt'altro stampo era l'umore di un Grifondoro che quando li vide entrare, per poco non incenerì entrambi con il suo sguardo. Il suo cervello cominciò a macchinare insulti, ragionamenti maligni. Quella sgualdrina aveva mentito e a lui era toccata la vergogna di essere stato lasciato. Almeno la rivincita l'avrebbe ottenuta; non si sarebbe fatto mollare da Helen Marie Foster per passare come il '' cornuto e contento'' di turno.

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Capitolo 7
*** Ospiti ***


storia Ragazze/i scusate il ritardo ma ieri proprio non ce l'ho fatta a pubblicare.
Premetto che questo capitolo è un po' corto e non molto entusiasmante però serve alla storia quindi... mi dipiace per voi chedovete sorbirvelo xD. Detto questo, mi scuso per gli errori che sicuramente ci saranno .
 Ultima cosa: grazie mille ha chi ha perso del tempo per recensire e darmi consigli. Appena trovo i giusto tempo correggerò gli errori che mi hanno fatto notatre
Baci e a presto, Dami =)




                           Amor vincit omnia





Capitolo sei.
Ospiti.



La sera stessa in cui vide  ridere Adam Thomas Tunner, Helen cenò al tavolo dei Grifondoro , quasi soffocata dall'affetto di Kevin. Come suo migliore amico, aveva saputo quasi immediatamente del suo furioso litigio con Peter e non voleva vederla contrita. Non sarebbe successo, Helen stessa aveva deciso di lasciarlo. Si era rassegnata da tempo che per loro potesse esserci un futuro ma quegli insulti senza motivo e una realtà ,fin troppo evidente, sbattuta in faccia, facevano male.
Era inutile piangere sul latte versato, si disse per consolarsi.
Si fermò un attimo a parlare con Rebecca e Sophie, mentre Kevin, Annabethe e Alex salivano in Sala Comune. Non aveva granchè voglia di fermarsi  e parlare davanti al camino scoppiettante con i suoi compagni di casa; l'unica cosa di cui avesse bisogno era dormire, dormire tanto.
Salutate le due ragazze, si diresse in Sala Comune, decisa a nascondersi sotto le coperte il più velocemente possibile. Passato il dipinto, che la fissò dubbiosa ricordando Tunner, si ritrovò davanti una spiacevole sorpresa. Harper si stava crogiolando beatamente davanti alla fiamma calda del camino. Cercò di fare il più piano possibile, ma nell'esatto momento in cui imboccò le scale lui la richiamò, facendole gelare il sangue.
<< Helen, fermati! Dobbiamo parlare... >> disse con tono cordiale. Lei, scocciata e intimorita, fece qualche passo indietro.
<< Benomale che non avevi un altro. >> ringhiò poi il ragazzo appena gli si avvicinò, cancellando dalla sua voce la calma di pochi attimi prima. Le bastò quello per capire chi, in quei mesi, le era stato accanto: un ragazzino viziato, pieno di sè, che non sapeva accettare di aver perso.
<< Te l'ho già detto e te lo ripeto: io non ho nessuno! >> ribadì calma. Da lì il discorso proseguì fino a degenerare; Helen dimostrò di aver un autocontrollo da far saltare i nervi a chiunque, Peter invece era rosso per le urla e avrebbe rischiato di svegliare tutto il castello se avesse continuato così.
Da quello che si era capito dalle su parole, con quegli strilli  di presunzione e orgoglio maschile ferito, Helen ebbe la conferma di tutto ciò che aveva congetturato in quei mesi: non era più lo stesso Peter.
Come al solito, quando non sapeva cosa dire, si mise ad insultarla. Pesantemente.
Helen non si preoccupò di dare peso alle sue parole fin quando il nome di Adam le fece accendere il cervello.
<< ... e non provare a dirmi che non sei stata tu a chiedere a Tunner di cruciarmi! >> urlò il Grifondoro, afferrandole il polso.
<< E  non negare... >> sibillò minaccioso, avvicinandosi al suo viso.
<< Peter, lo sai, io non farei mai niente del genere. >> piagnucolò spaventata, cercando di divincolarsi dalla sua stretta.
Le faceva un male del diavolo; sicuramente le sarebbero rimasti i segni.
<< Non mentire, cagna. >> sputò velenoso e arrabbiato.
<< Sei un stronza, Foster, e una traditrice. Non accetto di essere lasciato da una puttana che si fa sbattere da chiunque. >> sibillò cattivo; voleva farle male. Si allontanò dal suo viso, guardandola con occhi sprezzanti, mostrando tutto il disgusto per quella ragazza innocente la cui unica colpa era stata essere la compagna di ricerche di Adam Tunner.
Non aveva il coraggio di ribattere; nonostante non provasse più amore per lui, quelle parole facevano esattamente lo stesso effetto: facevano male.
<< Stupeficium! >> urlò una voce dietro di lei. Un lampo rosso le spettinò i capelli lunghi, Peter non potè difendersi e venne sbalzato contro il muro,accasciandosi svenuto. Helen si voltò verso il punto da cui proveniva la voce.
<< Non si può insulatre la mia Helen e passarla liscia. >>, Kevin le sorrise con la sua espressione sorniona che le fece venire voglia di correre ad abbracciare quell'enorme orso buono.


Quella stessa sera, non molto lontano dal castello di Hogwarts , un uomo  percorreva a lunghi passi il corridoio principale del suo enorme maniero. La villa era un'imponente struttura,  di antica edificazione che apperteneva alla famiglia dell'uomo ormai da secoli. La facciata principale era occupata per lo più da grandi vetrate da cui si scorgeva all'esterno un giardino ben curato e dalle dimensione che sembravano non avere una fine.
Thomas Edgar Tunner, ormai vicino ai cinquant'anni, portava i capelli grigi  pettinati ordinatamente all'indietro. Aveva un naso piccolo e aquilino , dalla linea sottile e occhi blu dal taglio elegante. Passeggiava con estrema eleganza e alterigia, come suo padre gli aveva insaganto quand'era poco più che un bambino e ancora i Purosangue dovevano mostrare la loro superiorità.
Alto e dal fisico asciutto, sembrava girovagare senza meta  tra i vari corridoio della villa. Come perfetto Purosangue Serpeverde, Thomas sapeva nascondere la sua agitazione come nessuno.
Aspettava una visita importante della quale avrebbe fatto a meno; odiava quell'essere più di ogni cosa esistente al mondo. Odiava dover sottostare a persone come Klaus, che pretendevano di poter impadronirsi della vita altrui.
Era nel suo studio a meditare, seduto su una poltrona con un bicchiere di wiskey Incendiario, quando un'elfo lo avvertì che erano arrivati ''ospiti''.
Puah, ma quali ospiti...
Raggiunse la sala adibita alle loro conferenze private e dovette perfino bussare. In casa sua.
A uno svogliato '' avanti'' prese fiato e si fece coraggio , poi entrò.
Klaus era seduto su di una poltrona , l'unica nella stanza, e dietro di lui, due losche figure stavano in piedi diritte e rigide come due guardie del corpo.
Come se a quell'essere fossero servite delle guardie del corpo...
<< Buonasera, signore. >>
Il signore era un vampiro vecchio almeno quanto l'universo. Da quello che si andava dicendo sul suo conto, prima di diventare una creatura della notte, era un potente mago proveniente dal nord Europa.  
Era stato uno dei primi appartenenti alla setta  e secondo Tunner sr, doveva essere stato lui a eliminare tutti i membri anziani.
<< Caro Thomas, sono contento di vederti. >> la sua voce strascicata e falsamente amica era a dir poco irritante. << Come sta la tua splendida moglie, Elaine? E tuo figlio? >>  
Thomas mantenne un'espressione neutra senza far trapelare nulla, nonostante gli venisse da vomitare per quel tono viscido.
<< Stanno entrambi molto bene, signore. Grazie per l'interessamento. >> rispose con falsa sottomissione.
Appena ne avesse avuta l'occasione...
Klaus aveva le mani davanti al viso, con le dita incastarte tra loro e si divertiva a giocherellarci mentre l'educato ed elagante Thomas Tunner sembrava stesse per perdere la sua, di solito poca, pazienza.
<< Se posso chiederlo, mio signore... cosa la porta qui? >>
Klaus lasciò l'aria da bambino immerso in fantasiosi giochi e riacquistò quella di folle sanguinario.
<< Caro Thomas, tuo figlio sta per compiere diciasette anni...>>
<< Sì, mio signore. Il 6 Febbraio. >>
<< Dicevo, credo sia giunto il momento di ammetterlo nella nostra setta. Magari, un giorno, potrebbe diventare uno dei membri onorari >> sibillò il vampiro con occhi luccicanti. Chiunque conoscesse bene gli Immortali sapeva ciò che volesse dire diventare un membro onorario. Per esserlo non bastava semplicemente chiedere; erano gli anziani a deciderlo, membri poco meno vecchi di Klaus. Se quel piccolo gruppo di uomini avesse stabilito che quello era il destino di suo fuglio, nessuno sulla faccia della terra avrebbe potuto ribellarsi a tale decisione.
Tutti i membri minori che Thomas conosceva avrebbero venduto l'anima al diavolo perchè ciò accadesse ai loro figli, lui invece lo avrebbe fatto solo perchè accadesse l'incontrario.
 Suo figlio Adam non sarebbe mai diventato un vampiro pazzo e assetato di sangue.
Per il momento finse di essere pienamente d'accordo, sperando segretamente di riuscire a tenere all'oscuro di tutto il suo amato primogenito. Porse i suoi saluti al vampiro prima che se ne andasse, poi corse nel suo studio.
Il camino era acceso e c'era un piacevole tepore; prese dal solito mobiletto un fine calice di cristallo e si versò da bere  per poi andare ad accomodarsi sulla poltrona davanti al caminetto per gustarsi in santa pace del buon vino elfico.
Poteva davvero condannare suo figlio, Adam, a un'eternità dannata? Solo per un bene comune?
Si soffermò molto su tal pensiero perchè più ci pensava, meno riusciva a stabilire quale fosse la decisione migliore.
Quella sera, chiuso nel suo accogliente studio, capì quanti sbagli avesse commesso nei sedici anni della vita di suo figlio.Si pentì di non avergli mai trasmesso tutto l'amore che provava nei suoi confronti; come padre, avrebbe solo desiderato il meglio per lui. Doveva crescere forte, non una donnicciola. Doveva capire che la vita non guarda in faccia e che non bisogna mai piangersi addosso e lasciarsi sopraffare dalle emozioni.
Alla fine c'era riuscito; suo figlio, a soli sedici anni, era già un uomo, forte e determinato nelle sue scelte, sicuro.
Come se qualcuno lo volesse aiutare, bussarono alla porta proprio in quel momento.
Aveva riconosciuto il tocco leggiadro appena le nocche si erano adagiate sul legno. Sua moglie entrò liberamente senza che lui la invitasse.
 Elanie Corinne Blanchet era la perfetta personificazione di un fiore delicato. Thomas l'aveva conosciuta a scuola poco prima che finisse gli studi. Lei era qualche anno più giovane di lui ma l'aveva fatto capitolare ad uno sguardo.
Era stata una fortuna per entrambi quando scoprire che i loro genitori già si conoscevano e il loro contratto di matrimonio era stato stipulato da anni. Erano già una coppia senza l'accordo dei loro genitori; questo aveva reso tutto più facile.
La donna che ora lo guardava aspettando che iniziasse a parlare ricordava ancora tantissimo la dolce ragazzina che a scuola gli dava filo da torcere. Portava ancora i lunghissimi capelli neri e boccoluti liberi, che le accarezzavano le spalle. Gli occhi chiari, un misto tra verde e azzurro, non avevano mai smesso di guardarlo con tutto l'amore possibile, nonostante qualche volta fossero in disaccordo. Ovviamente i suo genitori non si sarebbero mai sognati che loro figlio sposasse una Mezzosangue o una Nata Babbana ed infatti Elaine aveva sangue puro che le scorreva nelle vene, tuttavia, per quanto i suoi suoceri si attenessero a vecchie regole, la loro bambina era stata cresciuta con un'educazione totalemte diversa da quella di Thomas; molto più aperta, molto più... umana. Forse era questo uno dei motivi per cui si amassero così tanto: si completavano a vicenda.
<< Allora, cosa ti ha detto, Thomas? >> gli domandò la sua amata sposa, vedendo che lui non accennava a parlare. Era una donna dal corpo minuto ma quando ci si metteva, sapeva come far tremare le gambe a suo marito. Gli faceva quasi più paura lei di Klaus.
Prese un grosso respiro, pensando a come spiegarle la situazione.
<< Mi ha chiesto se nostro figlio sta per compiere diciassette anni. >> mormorò con tono stanco, passandosi una mano sul viso.
Elaine inarcò un sopracciglio; aveva un'aria mista tra rabbia e paura.
<< E? >> lo incalzò, prendendo la mano libera del marito. Thomas alzò lo sguardo verso di lei, quasi come se la pregasse di non prendersela con lui, che non aveva colpa.
<< E vuole iniziarlo agli Immortali. >> confessò, contrito, tornando a distogliere lo sguardo.
<< Questo? Solo ammetterlo alla setta? >> domandò stupita la donna come se  di tutto ciò che aveva pensato quello fosse il meno male, ma alla vista dello sguardo sfuggevole del marito, improvvisamente si fece seria e spaventata.
<<  Thomas... solo ammetterlo, non è vero? >> domandò incerta, allontandosi lentamente dal marito. Questi si mise a guardarla di nuovo, scosse la testa e Elaine scoppiò a piangere. Fece qualche passo indietro finchè non trovò un'altra poltrona su cui sedersi a piangere; si ranicchiò come una bambina, scossa dai singhiozzi con gli occhi rossi e le guancie inondate di lacrime.
<< Non oserà... >> mormorò a un tratto dopo aver calmato i singiozzi. Guardò il marito con gli occhi ancora gonfi ma luccicanti di ira.
<< Quella bestia non oserà anche solo sfiorare Adam, dovessi ucciderlo io stessa. >> sibillò decisa, guardando suo marito.
Elaine era sempre stata, fin da ragazza, orgogliosa e decisa. Al contrario di Thomas, lei esternava i suoi sentimenti con semplicità; amava suo figlio, quasi lo venerava, esattamente come faceva con suo l'uomo davanti a lei. Era come una leonessa; a qualsiasi costo avrebbe protetto la prole, qualsiasi fosse il pericolo.  

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