La vendetta dei nuovi maghi Oscuri

di angyp
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Pozioni e scontri ***
Capitolo 3: *** Tutto in discussione ***
Capitolo 4: *** La nuova Hogwarts ***
Capitolo 5: *** Ancora lei ... ***
Capitolo 6: *** Le strane creature ***
Capitolo 7: *** Percy: amico di chi? ***
Capitolo 8: *** Bisogna nascondersi ***
Capitolo 9: *** Abbracci e promesse ***
Capitolo 10: *** La visita tanto attesa ***
Capitolo 11: *** La furia dei Doli ***
Capitolo 12: *** Altri attacchi a Diagon Alley ***
Capitolo 13: *** Le supposizioni di Piton ***
Capitolo 14: *** Dentro la scuola ***
Capitolo 15: *** Serve il suo aiuto ***
Capitolo 16: *** La battaglia al Ministero ***
Capitolo 17: *** L'accordo estremo ***
Capitolo 18: *** Il tradimento (prima parte) ***
Capitolo 19: *** Il tradimento (seconda parte) ***
Capitolo 20: *** Di nuovo faccia a faccia ***
Capitolo 21: *** Uno spiraglio ***
Capitolo 22: *** Una possibile svolta ***
Capitolo 23: *** La creazione finale ***
Capitolo 24: *** L'antidoto ***
Capitolo 25: *** La fine (prima parte) ***
Capitolo 26: *** La fine (seconda parte) ***
Capitolo 27: *** In pace ***
Capitolo 28: *** La scuola riapre ***
Capitolo 29: *** Ancora insieme ***
Capitolo 30: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Remus si svegliò di colpo e temette di aver colpito i suoi piccoli. Per fortuna, loro sembravano non aver risentito dei suoi bruschi movimenti.
Tonks era al lavoro, aveva ripreso, troppo presto secondo lui, ma sua moglie non era certo la classica casalinga da starsene con le mani in mano. I turni di notte la stremavano, ma li preferiva, perché così poteva trascorrere il giorno tra le coccole del marito e dei suoi piccoli. Erano stati troppo tempo separati contro la loro volontà. Adesso sentivano un bisogno irrefrenabile di stare insieme più tempo possibile, come se qualcosa sarebbe potuta cambiare da un momento all’altro, come se il fato li avrebbe separati di nuovo.
I suoi bambini continuavano a ronfare. Teddy era disteso al posto di Tonks, cresceva ogni giorno di più ed era un gran chiacchierone, come sua madre. Tra i due Lupin c’era la piccola Diana: i suoi ciuffetti magenta si riflettano insieme al suo respiro.
Teddy non era mai stato geloso di Diana, nonostante lei non fosse molto più piccola di lui. Anzi, da come Teddy la coccolava nel lettone, imitando suo padre, era piuttosto protettivo. Aveva capito qual era il senso di una famiglia: proteggersi a vicenda.
-C’è un posticino per me?
Remus non si era accorto che Tonks si era ritirata. Cercò piano piano di accostarsi vicino il suo bambino, ma i suoi modi delicati finirono per farlo sussultare.
-No, no amore. E’ presto, dormi ancora.
Ma il piccolo aveva aperto gli occhi e si rifugiò tra le braccia della mamma.
-Com’è andata, oggi, Dora? –chiese Remus sottovoce.
-Come sempre. Ma se tu sei sveglio deduco che non valga lo stesso per te, vero?-chiese Tonks severa.
-E’ successo ancora. –rispose Remus, abbassando la testa verso Diana e accarezzandola, attento a non farla svegliare –ma ne parliamo dopo.
 
Tonks adesso aveva quasi paura a lasciarlo solo. Da una parte, temeva che qualcun altro potesse portarglielo via. Era una paura assurda, lo sapeva, ma dopo quello che era successo e tutti i momenti terribili che avevano passato, era il minimo.
Da qualche tempo gli incubi di Remus erano rincominciati. Lei cercava di farlo stare tranquillo il più possibile, anche perché tra una settimana sarebbe tornato ad Hogwarts a lavorare, e non poteva certo passeggiare liberamente nei luoghi in cui era cominciato tutto se non gli passavano quelle paure!
Questo Tonks cercò di fargli capire quella mattina:
-Remus, se non te la senti di tornarci…
-Ho dato la mia parola a Severus, è troppo tardi adesso per rifiutare.
-Lo so, ma lui ti capirebbe.
-Non voglio rifiutare io, Dora, non voglio fare più il depresso. Ho giurato a me stesso che … lei, non mi avrebbe più rovinato la vita. Devo vincere queste paure, questi incubi. Credevo mi fosse passata. Invece rivivo sempre … quei momenti. Quell’inferno.
Tonks si avvicinò al suo uomo, lo accarezzò. Era così fragile in quel periodo.
-Ci riusciremo, insieme. Anche io non riesco a sentirmi ancora libera del tutto. E’ passato poco tempo e credevo che con la nascita di Diana le cose sarebbero migliorate. Ma ho maggiormente paura, abbiamo due bambini e non posso dimenticare che quel mostro è entrato qui, una volta, per uccidere Teddy. –disse Tonks con un brivido.
Remus non rispose. Era stata colpa sua se quella notte lei voleva far del male al suo piccolo. Ma era troppo desideroso si scappare.
Samantha Gretchen era in coma nell’infermeria di Azkaban da quasi tre mesi, eppure continuava a dare il tormento alla famiglia Lupin come se fosse a piede libero, attorno alla loro casa.
 
 
 
Angolo autrice: ciao a tutti! Questo è un piccolo prologo introduttivo, però in seguito vorrei creare dei capitoli più lunghi con più contenuti. Pian piano lo farò! Grazie a chi sceglierà di darci un’occhiata! Lo apprezzo tanto e per favore, avendo la paura di sfociare nell’OOC, vi prego: ogni consiglio è prezioso!

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Capitolo 2
*** Pozioni e scontri ***


Severus sbadigliò con gusto. Si era svegliato parecchio tardi, e non era da lui, ma dopo aver passato un’intera nottata a lavorare sulle pozioni, la stanchezza si era fatta sentire. Si teneva impegnato per non pensare, e i suoi doveri erano aumentati negli ultimi tempi:  si preparava ad affrontare un nuovo anno ad Hogwarts, questa volta in veste di preside. Accantonate le preoccupazioni di chi ancora lo vedeva come un ex –Mangiamorte, e soprattutto di  chi invece era riluttante nei suoi confronti per non aver letto la mente di una pazza pozionista, si dilettava tra la preparazione dell’anno scolastico e lo studio di ciò che era rimasto delle pozioni di Samantha Gretchen. Poteva  farlo, era solo, aveva tutto il tempo libero …
Toc toc
-Chi mi disturba a quest’ora?
Diede un’occhiata attraverso lo spioncino, e, come accadeva spesso negli ultimi mesi, vide una sorridente e raggiante Lily che sorregeva una bambina dai capelli rosso fuoco.
Piton aprì la porta invitando le donne ad entrare.
-Ciao, zio Sev- fece Lily salutando con la mano della timida bambina  –Ciuffetto aveva voglia di vederti!
Piton non potette non storcere la bocca:
-Non chiamarla con quell’orribile soprannome davanti a me! – quel nome era stato dato da James Potter, che non chiamava mai, se non rarissime volte, la bambina con il nome proprio. Perché lei aveva, stranamente, tra i suoi splendidi capelli rossi, un ciuffo nero. Come i capelli di Severus. Suo padre biologico.
-Che ci fai qui? –chiese brusco Severus.
-Tra poco ti trasferirai ad Hogwarts, non ci sarà più tempo di vederci molto. –rispose Lily accomodandosi in salotto, con aria triste. –Vorrei che passasti più tempo insieme a lei.
-Lo vuoi tu, e Potter?
-James ha accettato la situazione, lo sai! Severus, sono stanca di discuterne sempre, davvero! Prendila in braccio qualche volta, giocaci, lei ti vuole bene. Lo sento.
-Io sono stanco invece dei tuoi tentativi di farmi  affezionare a lei.
-Forse lo sei già. Andiamo, Sev, non puoi ignorarla. –Lily si alzò e gli porse la bambina, che ignara di tutto, sbatteva i piedini.
Piton  la prese in braccio a malavoglia. Non riusciva a guardarla negli occhi, non ci sapeva affatto fare con i mocciosi, soprattutto se così piccoli.
-Non ha poteri da Metamorfomagus, vero? –domandò Piton.
-No –rispose Lily dolcemente –quel ciuffo è comparso dal nulla, ma Ciuffetto non sa fare le metamorfosi.
-Ancora quel dannato nome!
-Non è stato James a darglielo, è stato Sirius –rispose Lily, peggiorando la situazione.
-Questo dimostra i il suo gradimento nei miei confronti.
Lily sospirò: inutile, non c’era niente da fare. Quei tre si detestavano. Del resto, non poteva pretendere nulla da James, dopo che l’aveva perdonata, però lui e Sirius mai chiamavano la piccola per nome, una sorta di ripicca, perché la piccola si chiamava come la madre di Severus, per desiderio di Lily.
-Sei pronto per il tuo nuovo incarico? –cercò di deviare l’argomento.
-Certo che lo sono.
-E tutti questi appunti sparsi sul tavolo? –chiese Lily curiosa.
Eillen cominciò ad agitarsi, perciò Piton la restituì a sua madre.
-Sto studiando quelle pozioni. Le “sue” pozioni.
-Oh –dissi Lily abbassando la testa –perché devi soffrire, Sev? Perché non metti da parte lei e le sue pazze invenzioni?
-Perché forse c’è qualcosa di buono nel suo lavoro.
-Buono? –Lily era accigliata –tu lo chiami buono? Quelle cose sono state usate per uccidere, Severus! E la pozione Niente-Lupo …
-Quella pozione dal nome ridicolo ha guarito il tuo amico da una maledizione incurabile! Se possiamo usarla per guarire altra gente senza farle addormentare profondamente, come è già accaduto, ben venga!
-Ma Remus si è risvegliato perché aveva un motivo valido per farlo! Per chi si dovrebbe svegliare lei? –chiese Lily.
-Per me, no di certo. Forse proprio per Lupin. –rispose Piton riflettendo.
-Lei starà dove merita di stare, anzi, almeno così non dà fastidio a nessuno, tantomeno al povero Remus.
-Non può scontare la sua pena dormendo, Lily! Voglio che si svegli perché merita davvero si essere punita. Così è troppo semplice. Dorme, non sente nulla. Deve soffrire. –Piton guardava fisso davanti a sé, pensando a i bei momenti che aveva trascorso con quella donna, ancora incredulo di come lo avesse preso in giro. Ricordò quel giorno in cui l’avevano catturata: l’avrebbe uccisa, senza dubbio, senza alcun pentimento.
-Sev, capisco che tu soffra ancora. –rispose Lily accarezzandolo –è per questo che dovresti lasciar perdere i suoi lavori. Vai avanti, pensa ad Eillen.
Piton decise di fingere con Lily che Samantha fosse un capitolo chiuso, ma in verità era aperto più che mai …
 
 
Percy e il Ministro della Magia discutevano sul da farsi. A Percy non piaceva la proposta di Kingsley riguardo la politica che voleva applicare, ma anche se era Segretario i suoi consigli non avevano l’effetto sperato.
-Non dobbiamo andare per forza d’accordo, Percy –disse Kingsley.
-No, Ministro, ma le mie idee non sono mai state sciocche, questo devi ammetterlo. –rispose Percy, indignato.
-Insomma Percy, negli ultimi tempi il tuo comportamento non è stato proprio degno di stima. –rispose il Ministro.
-Cosa vorresti dire? Non ho mai fatto nulla di discutibile! –Percy non sapeva di cosa stava parlando il suo capo.
-Andare a far visita a Samantha Gretchen un sacco di volte non ti sembra uno strano comportamento? Cosa vuoi da una donna che non può nemmeno parlare? Cosa ci vai a fare da lei?
Lo sguardo di Percy era indecifrabile.
-Non rispondi, Percy? Perché vai da lei? Che cosa vuoi?
-Io non so davvero di cosa tu stia parlando –rispose Percy bianco in volto. –Davvero, non capisco.
-E’ da un po’ che te ne volevo parlare. Le guardie dell’infermeria di Akzaban ti hanno visto molte volte andare da lei a farle visita. Per pochi minuti. Si può sapere cosa ci vai a fare?
-Ci … ci sono andato solo una volta, Kingsley! Te lo giuro, non le faccio visita di frequente! Perché dovrei? Non capisco chi siano quegli sciocchi che si inventano queste falsità!
-Spiegamelo tu! Allora?
-Solo una volta, Kingsley, te lo giuro! Cosa pensi? Io sono il tuo Segretario, sono una persona pulita, ho sempre agito nel giusto!
-Anche tuo zio, era un Auror, e ora? Hai visto che fine ha fatto?
-Cosa vuoi dire con questo? Mio zio voleva solo liberarsi di quell’impiastro che ha rovinato la nostra famiglia! Ma io non ho nulla a che vedere con loro!
-E perché sei andato a trovarla, Percy? Se davvero sei andato solo una volta, spiegami perché. –domandò Kingsley ansioso di avere una risposta.
Percy non voleva rispondere: si sentiva sotto accusa inutilmente. Inoltre, sentir nominare lo zio rinchiuso ad  Azkaban  e il fratellastro che non riusciva proprio a digerire, lo fece infuocare.
-Questa discussione non ha senso, per niente! –uscì sbattendo la porta.
-Oh, ciao Percy.
Il rosso si ritrovò davanti proprio lui: Remus.
-Che ci fai qui, al Ministero? Devi parlare con il Ministro? E’ fuori di testa, passa più tardi. –Il ragazzo fece per andarsene.
-No, aspetta Percy! Già che ci siamo incontrati, vorrei  parlarti, se hai tempo. –chiese Remus con calma.
Percy era già abbastanza furioso, non voleva assolutamente parlare con lui.
-A pensarci bene, forse potresti aiutarmi. Sei arrivato giusto in tempo. –disse Percy con tono di sfida. –Sai, ho un progetto in mente e tu saresti proprio la persona adatta per farmelo mettere in pratica.
-Di … cosa si tratta Percy? –domandò l’uomo.
-Voglio scrivere una biografia su Samantha Gretchen. Tu potresti raccontarmi molti dettagli a suo riguardo, non è vero? Hai avuto il piacere di trascorrere molto tempo in sua compagnia.
Remus cominciò a tremare e chiuse gli occhi: -Perché fai così Percy? Non possiamo almeno provare ad andare d’accordo? Tua … nostra madre starebbe molto felice e più tranquilla.
-Mia madre dorme già serena, grazie. Quindi non vuoi aiutarmi? Bene. E’ così che vorresti andare d’accordo? –Percy era soddisfatto: lo aveva sconvolto.
-Perché ce l’hai con me, Percy?  
-Non voglio semplicemente che ti intrometti nella vita mia e della mia famiglia, che hai già sconvolto abbastanza.
Le voci si erano alzate, e una piccola folla si stava avvicinando a loro.
-Abbassa la voce, Percy. Stiamo dando spettacolo. –sussurrò Remus preoccupato.
-E allora stammi lontano. –il ragazzo gli diede le spalle, perciò andò via.
Remus restò di stucco. Non c’era verso di avere un dialogo civile con Percy, nonostante le insistenze di Molly che voleva che i due andassero d’amore e d’accordo.
-Lo devi scusare, Remus. –comparve improvvisamente Arthur dandogli una pacca sulla spalla –Percy ha bisogno sempre di un po’ più di tempo per capire le cose.
-Lo spero tanto. –rispose l’uomo, sospirando.
 
 
 
Harry Potter sedeva nel suo studio, battendo nervosamente i piedi per terra a ritmo.
-Harry, guarda che potrei denunciarti per danni acustici. –disse Tonks, nervosa –Cosa c’è che non va? Ginny ha un ritardo?
Harry si sentì improvvisamente spaventato.
-No, non che io sappia …
La frase gli morì in gola. In realtà stava pensando al Mantello dell’Invisibilità: lo aveva cercato da tempo, ma non vi erano tracce. Sembrava svanito nel nulla.  Ma non voleva farlo sapere in giro. Se qualcuno lo aveva rubato, non era certo per farci qualcosa di buono. Ma doveva trovarlo a tutti i costi!
 
 
Salve a tutti! Grazie per chi ha già messo la storia tra le seguite e preferite, davvero! Questo è il primo capitolo, spero di essere stata coerente. Ci saranno degli sviluppi, al più presto, ve lo prometto! Queste parti introduttive stanno per finire. Grazie a tutti!

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Capitolo 3
*** Tutto in discussione ***


-Eccomi qui! –esclamò Tonks, molto allegra.
-Sei raggiante Dora. –disse Remus sorridendo. Adorava vederla così!
-Più che altro mi viene da ridere. Ho appena dato ad Harry un motivo più che valido per stare in ansia, credo. Tu? I bambini?
-Sono con Ron ed Hermione, giù. Ho appena incontrato Percy.-buttò lì l’uomo.
.Ti prego, Remus, dimmi che non hai provato a parlargli. –lo supplicò Tonks.
-Purtroppo si, sai che Molly vorrebbe che tra noi le acque si calmassero. Però, lui non è dello stesso avviso. Non perde occasione di provocarmi. Come se gli avessi fatto qualcosa. Per giunta, aver litigato con lui mi ha fatto dimenticare che Kingsley voleva vedermi.
-E allora? Possiamo incontrarlo adesso . Forse vorrà parlarti del processo. Mi auguro di no. –sperò Tonks –comunque lascia perdere Percy la prossima volta, ti scongiuro! E’ una causa persa!
 
 
-Lieto di vederti, Albus.
-Sono lieto io, Severus. E’ sempre un piacere riceverti qui.
-Questo posto lontano da orecchie indiscrete è tranquillo, e ammetto anche che mi piace. Dovrei trasferirmi anche io qui. –disse Piton.
Albus Silente lanciò un’occhiata eloquente al suo ospite e preparò due bicchieri di Whisky Incendiario caldo. Il posto era tranquillo, vero, ma molto freddo! Eppure da quando abitava in Italia, circondato dal paesaggio delle Alpi, con l’inseparabile Fanny, sembrava aver ritrovato quella pace che cercava da tempo. Forse perché uno dei dolori che aveva nel cuore si era placato. Il suo unico figlio era vivo, ed ora era libero e sano. Nonostante fosse troppo tardi per fare il padre, sapere che lui c’era ed era felice era molto importante per lui. Purtroppo, quando Samantha lo aveva rapito, Silente aveva potuto fare poco e niente per Remus. Non era stato d’aiuto, non riusciva a parlare con Ninfadora o con Molly, non aveva lottato contro quella donna per contribuire alla liberazione di suo figlio. Ma sentiva che il pericolo non era ancora lontano. La Gretchen aveva minacciato Remus. Potevano essere le parole consolatorie di chi ormai ha perso tutto. Aveva accettato di bere la sua pozione imperfetta, da allora era profondamente addormentata. Ma non era tutto risolto. Samantha aveva dato prova di conoscere magie Oscure, sconosciute, imprevedibili. Sapeva provocare tempeste, sapeva sradicare alberi che prendeva vita in un secondo, sapeva leggere la mente, sapeva manipolare la gente. Sapeva liberarsi dai ceppi che la imprigionavano. Come poteva fare tutto ciò? E soprattutto, quali erano i suoi rapporti con i Mangiamorte, tra cui il fratello Dolohov, e con Voldemort stesso? Perché a Silente dava l’impressione che si fosse lasciata catturare e avesse confessato i suoi delitti con troppa facilità?
-Nemmeno io sento che la storia si sia conclusa, Albus. –disse Severus, che spesso ascoltava le preoccupazioni dell’anziano –questo suo sonno è troppo sospetto. Ha voluto prendere lei la pozione. E io stesso gliel’ho data. Temo sia stato un errore. Prima o poi si sveglierà, e allora saranno guai.
-Cosa si evince dai suoi esperimenti, Severus?-domandò l’uomo passandosi la mano sugli occhi.
-Purtroppo, gran parte del lavoro è andato distrutto. Quello che ci rimane, può essere mandato al San Mungo e aiutare delle persone malate a guarire. C’è una pozione che potrebbe guarire dalla paralisi totale, una per fermare le ferite da taglio permanenti, addirittura per affinare le cicatrici più grosse. Queste funzionano.
-Ho capito. E poi c’è la pozione Niente-Lupo. – disse Silente, sempre travolto dai suoi pensieri.
-Si. Quella pozione è malefica quanto efficace. Con le mie modifiche, non ci sono state le convulsioni che ha provocato la prima volta, però …
-Vuoi dire che Samantha non ha sofferto come ha sofferto Remus quando è stato costretto a berla? –disse l’anziano alzandosi.
-Esattamente. Si è semplicemente accasciata, e da allora non si è più risvegliata. E non è più diventata un lupo.
-Quindi hai fatto dei passi avanti. Ma cosa nasconde quella donna? Remus ritiene che così almeno è innocua.
-Lo so. Da quanto tempo non lo vedi, Albus?
-Da quando  sono partito dalla Gran Bretagna. Ci siamo scritti spesso, comunque. Vorrei tornare per vedere come sono cresciuti i miei nipoti, e anche per vedere come sta lui. Come lo vedi, Severus?
-Non vado  a cena da lui, lo sai. E figurati se vedo le sue pesti, compresa sua moglie.
-Vuoi sempre fare il duro, Severus. In realtà, quando hanno avuto bisogno del tuo aiuto, tu ti sei fatto avanti.
-L’ho fatto perché mi sentivo in colpa per l’accaduto. Inoltre quella ragazza mi faceva un’enorme pena, era incinta e disperata.
-E determinata. Sfido chiunque ad essere come Ninfadora. Se avesse dato retta a tutti meno che al suo istinto, forse il mio Remus non sarebbe tra noi.  A proposito di questo, Severus. Sento comunque che c’è un altro quesito che turba la tua mente.
-Esatto. Il sogno. Credevo fosse magia antica …
-Lo credevo anche io. Ma?
-Temo che la pozione Niente-Lupo conti con quel sogno più di quanto avessimo immaginato.
-Da cosa lo deduci, Severus?
-Non è una deduzione, Albus, l’ho capito studiando le piante e gli infusi utilizzati da lei. Devo ancora capire bene come, in realtà. Ci sto lavorando sodo.
-E perché lo fai, amico?
-Perché adesso c’è Eillen, mia figlia, e se quella donna tornasse alla carica, sarebbe in pericolo. Se non dovessero funzionare i miei studi, giuro che ucciderò Samantha Gretchen. Lo avrei fatto già una volta, non avrei problemi nel ripetermi. Sta volta arriverò fino in fondo.
 
 
 
 
-Percy va frequentemente a far visita a Samantha Gretchen. –disse Kingsley.
Tonks scoppiò a ridere, per nulla turbata dall’aver sentito il nome della sua odiosa rivale sconfitta.
-Perché fa una sciocchezza del genere? Si fanno un tè insieme? E’ ridicolo! –affermò la ragazza.
-Mi ha detto che vuole scrivere una biografia su di lei. –disse Remus.
-Oh, adesso capisco. Quindi va a farsi raccontare la sua vita! Andiamo! Quella strega non parla! Secondo me ti hanno riferito una baggianata, King. E’ una cosa ridicola! –replicò Tonks.
-Lui dice si esserci andato solo una volta, a me i Guaritori della prigione hanno riferito che lui si reca frequentemente da lei. Però non sanno dirmi a che ora e in quali giorni sia successo. Non posso confermare. –raccontò il Ministro.
-Quale sarebbe comunque il problema, Kingsley?-domandò Remus.
-Non è opportuno che lo faccia, non dopo quello che ha combinato suo zio. Cioè, vostro.
-Lascia perdere queste cose, Kingsley, piuttosto, ti sei fatto un’idea a riguardo? –chiese Tonks.
-Non ho idee, so solo che non mi piace. Inoltre è pubblico che lui non abbia molta simpatia per voi …
-Purtroppo è così, Kingsley. –affermò Remus.
-Non vorrei che facesse cose strane come Gideon.
-No, Kingsley. Percy non mi ama, è vero, ma non mi farebbe mai una cosa del genere. Ha ragione Tonks, la cosa è alquanto irrilevante.
-Giusto Remus –disse Tonks. –Comunque, King, se vuoi andare a fondo, controlliamolo: capiremo perché, se è vero, va ad osservare quel mostro imbambolato nel letto.
-Si, voglio vederci chiaro in questo comportamento.
 
 
Non so se ho fatto passi avanti, comunque spero di non annoiarvi!!! Con affetto!angyp
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** La nuova Hogwarts ***


Il preside Piton non era certo andato a trovare Albus Silente per accogliere i ragazzi nella sua stessa maniera. Eppure, il risultato non fu quello sperato:
-Benvenuti ad un nuovo anno ad Hogwarts –disse dopo lo Smistamento- da quest’anno, come già sapete, ricoprirò io la carica di preside. Il professor Silente si è ritirato a vita privata.
-Con il mio nuovo incarico, lascio la cattedra di Pozioni, che riprenderà il professor Lumacorno, direttore della Casa dei Serpeverde.
I Serpeverde applaudirono l’anziano professore, che si alzò con tanto di inchino.
- Inoltre-la voce di Piton si riempì di tensione -sono lieto di annunciarvi che la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure verrà ripresa dal professor Lupin.
Remus si alzò dalla sedia, imbarazzato come la prima volta e come l’anno prima, e fece un inchino. Gli alunni che conosceva bene ormai si erano diplomati, i nuovi ragazzini, invece che applaudire, si lanciarono in commenti sottovoce:
 
Quello è il figlio di Silente! Perché non porta il suo cognome?
 
L’anno scorso è stato rapito dalla Gretchen  proprio qui!
 
Non è impazzito dopo l’esperienza?
 
Era un Lupo Mannaro!
 
Remus non potette fare a meno di sorridere. In fondo, erano bambini che avevano letto qualche notizia sulla Gazzetta, e forse insegnare loro non sarebbe stato proprio male, se non divertente!
-Inoltre –Piton era irritato dall’interesse che aveva suscitato l’uomo –sarà il direttore della Casa di Grifondoro, dopo che la professoressa McGranitt ha ceduto il posto alla professoressa Caporal.
I ragazzi però non erano interessati alla nuova insegnante di Trasfigurazione: non vedevano l’ora di frequentare le lezioni di quel professore dal passato prossimo così burrascoso!
 
 
-Benvenuti ragazzi! Ho letto la vostra lista e spero di memorizzare al meglio e al più presto  i vostri nomi. –disse Remus alle classi di Grifondoro e Serpeverde, con una tranquillità inaspettata: era come se avesse smesso di insegnare solo dal giorno prima. Era a proprio agio e tutti i suoi timori sul tornare in quella classe svanirono.
Le ragazze lo guardavano sognanti.
-Che conoscenze avete riguardo questa materia? Se c’è qualche curiosità che volete colmare prima che cominci la lezione, sentitevi di farlo.
Tutti alzarono la mani.
-Oh –disse Remus sorridendo –mi fa piacere che voi siate così, ecco, entusiasti. Vuoi cominciare tu, Sephora?
Remus si era rivolto ad una ragazza Serpeverde. Gli venne in mente Sirius, che gli aveva detto “Mi raccomando, fai favori alla nostra Casa!”. Ovviamente non lo avrebbe ascoltato.
-Mi chiedevo, professore, se le voci erano vere. –disse la ragazza, per nulla intimorita.
-Potresti dirmi riguardo a cosa, Sephora?
-Riguardo lei, professore. E’ vero che lei era un Lupo Mannaro, quindi una creatura Oscura, e che una magia altrettanto oscura l’ha guarita?
Gli altri ragazzi annuirono.
-Si, ragazzi, lo ero. Ma riguardo alla Pozione che mi ha guarito, ci sono degli studi in corso, perciò spero che, quando studieremo i Lupi Mannari, cioè al quarto anno, potremo parlare anche di un Antidoto.
I ragazzi non erano soddisfatti al 100 per 100, ma ora non li fermava più nessuno.
-Professore –intervenne un ragazzo di Grifondoro –è vero quello che si dice? Che lei è figlio del grandissimo mago Albus Silente?
Remus non poteva arrabbiarsi. Gli sembrò di vedere Teddy, tra qualche anno, porre domande imbarazzanti a tutti. Non poteva rimproverare dei ragazzi di 11 anni per la loro prorompente curiosità.
-Queste sono faccende personali, Robin –rispose con calma. –avete memorizzato il mio nome, no? Ho anche due bambini, e vi assicuro che entrambi non portano affatto il cognome Silente.
Remus si complimentò con sé stesso, per come aveva rigirato la frittata. Non aveva negato, ma nemmeno detto “Si, sono io, e sono altrettanto grande e intelligente!”. No, non aveva ascoltato nemmeno il consiglio di James.
-E, professore –intervenne di nuovo Sephora Jocelyn –è vero che lei è stato rapito proprio qui, da Samantha Gretchen? E’ vero che è stato torturato? E’ vero che è stato imprigionato per mesi e che il Ministero aveva smesso di cercarla perché la credeva spacciato? E’ vero che Gideon Prewett è suo zio?
Ci volle tutto l’istinto paterno, la pazienza e la comprensione per non togliere il primo giorno una 50ina di punti a Serpeverde a causa della ragazzina sfacciata.
-Ragazzi –rispose con calma –queste vicende sono accadute mesi fa. Mi hanno coinvolto in pieno, ed è vero che è successo proprio qui. Ma la vita va avanti, per fortuna chi ha sbagliato sta pagando, ed io sono qui, a rispondere alla vostre domande riguardanti solo e solo la Difesa Contro le Arti Oscure. E ora, possiamo cominciare?
Remus riprese. In fondo Sirius e James lo avevano avvertito che ora sarebbe stato una sorta di celebrità:
-Ti faranno domande, e tu cerca di fare il figo –aveva detto Sirius.
-Si, le ragazze che già ti conoscevano vedranno come sei più bello adesso e ti chiederanno l’autografo.  Piton sarà molto invidioso.–James.
-Andiamo ragazzi! L’ultima cosa che voglio e far ingelosire Severus! E spero vivamente che non mi facciano il terzo grado e che tutto sia nella normalità più assoluta.
Anche i gemelli avevano visto giusto:
-Adesso che sei, come dire, “normale”, Remus, nulla sarà più “normale”.
 
 
 
Percy viveva da solo da un po’ di tempo, in un appartamentino di Londra. Tuttavia, non poteva fare a meno di tornare alla Tana, e cenare con i suoi parenti. Ma le insistenze di sua madre riguardo il rapporto con il fratellastro lo avevano stancato.
-Tesoro, perché litigate sempre? –gli disse Molly quel pomeriggio.
-Mamma, non posso farci niente.  Non faccio male a nessuno se lo ignoro. Inoltre i suoi finti dolci tentativi di entrare a far parte della nostra famiglia mi danno alla nausea!
-Ma Percy, lui non è così! Se tu ti sforzassi di conoscerlo meglio.
Percy annuì, ma la cosa gli dava fastidio.
-Mamma vi rinchiuderà in uno scantinato e vi costringerà a parlare. –aveva detto George.
-Purché vi sia del cibo. Finiranno con il mangiarsi a vicenda. –ribattè Fred, scatenando una grossa risata al gemello.
Battuta infelice, secondo Percy.
-Che ti prende, Perce? Lo sai che non è più un Lupo, puoi stare tranquillo! –disse Fred.
La cosa che adesso turbava Percy era quella dannata cosa che gli aveva riferito Kingsley. Perché i Guaritori dicevano che lui andava a trovare la Gretchen? Ci aveva parlato solo una volta, quando lei era sveglia. Era rimasto affascinato da lei, sentiva di adorarla. Poteva capire cosa aveva spinto sia suo zio a passare dalla parte del male, che Piton, il quale si stava accasando con lei. Poi, però, lei aveva bevuto quella pozione, e Percy era andato a trovarla. Le parlò, sperando che si svegliasse. Così si diceva, che con degli stimoli esterni le persone in quello stato possono svegliarsi. Ma non era accaduto. Un conto era questo, però sospettare che lui tramasse qualcosa era troppo!
Le sue preoccupazioni crebbero, quando Harry Potter si presentò a casa sua, alterato.
-Perché hai rubato il mio Mantello dell’Invisibilità, Percy? –chiese l’occhialuto senza troppi giri di parole. –sono mesi che lo sto cercando, e l’ho trovato nel tuo studio!
-Stai calmo, Harry. Io non ho mai preso il Mantello.
-Perché allora l’ho trovato da te?
-Chi ti ha dato il permesso di frugare tra le mie cose? –si ricordò di domandare il rosso.
-Questo non conta, adesso. –Harry assunse un’aria professionale, come gli aveva suggerito Malocchio. –dimmi, Percy, dov’eri la mattina del 30 maggio?
-Come faccio a ricordarmelo? Cos’è successo quel giorno? –ribattè Percy con tono alterato.
-Te lo dico io: quel giorno abbiamo interrogato Samantha Gretchen, che stranamente si è liberata e per poco non staccava la testa a Remus Lupin. Dimmi Percy: c’eri anche tu lì? Con il mantello? Tu l’hai liberata?
Percy non poteva crederci. Si sentiva in trappola: prima i Guaritori che riferivano al Ministro strane e frequenti visite da parte sua. Ora Harry Potter che trovava il suo Mantello nel suo studio. E c’era la sua popolare antipatia per il suo fratellastro.
-Harry –il tono di Percy sembrava supplichevole. –Non centro nulla io, Harry. Non so davvero come sia finito il tuo mantello da me. Qualcuno mi vuole incastrare.
Harry non disse niente, si appoggiò su una sedia:
-Percy, non è successo nulla. Voglio solo capire se qualcuno sta tramando qualcosa. Samantha Gretchen è malata ora, ma se dovesse avere dei complici, potremmo essere in guai seri.
 
 
Note: forse non ricordate qualche evento, faccio riferimento agli ultimi due cap della precedente storia. Spero vi stia piacendo, anche se lo sviluppo vero e proprio deve arrivare … alla prossima!! Baci
 
 

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Capitolo 5
*** Ancora lei ... ***


Remus prese al volo Teddy che si era lanciato dal tavolo della cucina per abbracciare suo padre:
-Teddy! –esclamò suo padre allarmato –non farlo mai più, capito?
Il piccolo non si aspettava certo una reazione così dal suo papà, perciò i suoi occhioni si riempirono di lacrime.
-Teddy, piccolo mio, non di devi lanciare dal tavolo, puoi cadere e farti tanto male, lo sai?- il bambino gli faceva tanta tenerezza, con le lacrime. Lui, per tutta risposta, abbracciò il papà che prese ad accarezzare la sua testolina colorata.
-Non posso distrarmi un attimo, accidenti! –ribattè Tonks arrabbiata –riesce ad arrampicarsi dappertutto!
-Credo che non lo farà più, Tonks.
-Bene, meno male! Diana ha male al pancino, non fa altro che piangere e cac …
-Dora!
-Beh, le avrò cambiato il pannolino una decina di volte! Come giorno libero, non c’è male! Comunque ora sta dormendo, vediamo di non fare troppo casino e di non fracassare nulla.
-Da che pulpito, Dora …
Tonks gli lanciò un cuscino
-Quanto è cattivo papà, eh Teddy?
Il bambino ora rideva, scese a terra e si mise a girovagare per casa.
-Remus, dì addio per sempre al nostro bambino tranquillo. Al suo posto c’è un mostriciattolo che metterà a dura prova la nostra pazienza.
-E schiena –ribattè Remus sedendosi.
-Come? Cosa ci fai seduto? Chi prepara la cena? –disse Tonks contrariata.
 Remus, stanchissimo, si alzò dalla sedia:
-Ho incontrato Dobby per i corridoi della scuola. Sembrava dispiaciuto che non restassi a cena, aveva preparato i miei piatti preferiti e quindi …
Remus rivelò un pacco pieno di pietanze ancora profumate e gustosissime.
-O, Tosca! Grazie Dobby. –Disse Tonks prendendo il cibo e spargendolo sul tavolo.
-Dobby? E il tuo meraviglioso marito che ha pensato di portare tutto qui? Non lo ringrazi?
-Non hai cucinato tu, questa volta!
-Che moglie ingrata!
Avvistato Teddy seduto sul tappeto con qualche giocattolo, i due coniugi si concessero un tenero abbraccio seguito da un bacio a fior di labbra.
-Un uccellino mi ha detto che te la sei cavata alla grande contro quei bambocci assetati di pettegolezzi! –disse Tonks, poggiata sul suo petto.
Lui sorrise: -Lo sai, Dora, che tuo marito è troppo bravo! Comunque sono la nuova celebrità della scuola.
-Vuoi fare concorrenza ad Harry? –disse Tonks ridacchiando.
Remus la strinse più forte: -Non mi importa di essere famoso.  –le baciò la fronte. Si sentiva tranquillo, adesso.
–Che dici, mangiamo? –disse lei.
-Sei sempre molto … concreta, Tonks. Vado a dare un bacio alla piccola e arrivo!
 
 
 
 
Harry non si stava godendo la serata con Ginny. Seduta sulle sue ginocchia, la rossa gli stava raccontando i suoi progetti per il futuro, sul suo prossimo provino per entrare a far parte di una squadra importante di Quiddicht …
-Harry, ma mi stai ascoltando?
Era immerso nei suoi pensieri. Le nuove notizie che aveva ricevuto quella mattina non erano buone, non lo erano per niente. Come avrebbe fatto a guardare in faccia Tonks il giorno dopo? Che Percy non volesse vendicarsi come suo zio?
 
 
 
-Non sono stato io, Harry. Te lo giuro su chi vuoi. Non mettermi nei casini.
Harry non riusciva ancora a svegliarsi del tutto. C’era voluto tempo per addormentarsi, e proprio quando finalmente ci era riuscito, un Percy particolarmente preoccupato si era messo a bussare con foga alla porta, svegliando i suoi, sua sorella e infine lui.
-Non per essere scortese, Percy –aveva detto James tra le strilla della bambina –ti sembra ora e modo di far visita alla gente?
-Sono qui per parlare con Harry da solo, signor Potter.
-Cavolo, signore! Sto ancora sognando mi sa. Comunque accetto le tue scuse per averci svegliato e per la notte ricca di pianti che ne seguirà. –con questo, James fece un sorriso ad Harry e se ne andò in camera per aiutare sua moglie con la bambina che piangeva.
Da allora, Percy aveva continuato a parlare del Mantello, e della sua innocenza, di come avrebbe indagato per capire chi ce lo avesse messo nel suo studio, di come avrebbe convocato tutti e membri del Ministero per capire chi lo avesse messo lì dentro dopo averlo rubato.
-C’è un problema, Percy, un grosso problema. –disse Harry, dopo aver acquistato un po’ di lucidità –l’ultima volta che io ho preso il Mantello, dopo l’ho lasciato alla Tana. Solo uno della vostra famiglia poteva rubarlo, e guarda caso, era da te!
-Allora è stato quel Lupin! Mi vuole incastrare perché lo odio, si vuole vendicare e vuole togliermi dai piedi! –urlò Percy.
James e Lily ascoltarono tutto, perciò l’uomo si mise ad origliare la discussione.
-E quando? Ti ricordo Percy che quando il mio Mantello è sparito, Remus non sapeva ancora se sarebbe sopravvissuto nelle mani di quella pazza! A me sembra tutto il contrario! Sei tu che hai liberato lei quel giorno, vero Percy? Nell’infermeria sono state trovate delle provette vuote! Cosa le porti? Dorme davvero o fa finta?
 Percy diventò bianco in volto. Sembrò sentirsi male, dunque girò i tacchi e scappò prima che Harry si mettesse ad inseguirlo nonostante fosse in pigiama.
-Che storia è questa Harry?-esclamò suo padre, allarmato. –Lui aveva rubato il nostro mantello? Cosa sta succedendo?
Harry non perse tempo e mandò un messaggio a Kingsley.
 
 
 
-Percy non è venuto al lavoro oggi. Come ti è venuto in mente di dargli informazioni riservate, Harry?
-Non è certo un sospettato, Kingsley, di cosa, poi?
L’arrivo di un gufo interruppe quella conversazione.
Kingsley lesse la lettera con gli occhi spalancati.
-Si è svegliata, per caso? –disse Harry, cercando di stare tranquillo.
Kingsley annuì, lo sguardo fermo di fronte a quello che stava leggendo.
-Propongo di rafforzare le guardie allora. Ce ne sono già tante, lo so, ma con lei non si può mai sapere. Se davvero ha anche altri complici …
-Harry, non serve.
-Perché?
-E’ scappata.
Qualcuno entrò inciampando:
-O, scusate, dovevo bussare –Tonks entrò dentro –mi dispiace interrompervi, ma Harry, dobbiamo sbrigarci a fare quell’ispezione, Remus alle 2.00 ha lezione ad Hogwarts e vorrei dargli il cambio per i bambini.
I due uomini si guardarono pieni di terrore di fronte alla reazione possibile di Tonks.
-Ma che avete? Per Tosca, sembra che sia resuscitato qualche fantasma!
Più o meno è così pensò Harry.
 
 
 
Il capitolo è corto, ma sono ancora in alto mare con la storia! Spero non vi dispiaccia!
Ringrazio i miei fedelissimi e tutti quelli che passano. Notte!
 

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Capitolo 6
*** Le strane creature ***


-Come può essere accaduto? –chiese Tonks.
Harry guardò Kingsley, in quanto nemmeno lui sapeva. Tonks non aveva fatto nessuna scenata isterica, sembrava invece scioccata e preoccupata.
-Dalla lettera, dicono che tutte le guardie sono state stordite, e quando si sono risvegliate, hanno trovato il letto vuoto.
-Un aiuto esterno allora. –disse Harry. E Percy non era andato al lavoro. Temeva che avrebbe combinato qualcosa. Avrebbe dovuto pedinarlo!
-Ho bisogno di qualcuno che mi faccia da scorta a casa –disse Tonks, con un tono che mostrava responsabilità ma che tradiva una grossa preoccupazione –Remus e i bambini potrebbe essere in pericolo.
 
Piton stava leggendo alcune pergamene nel suo studio ad Hogwarts. Aveva creato all’interno una piccola stanza dove poteva studiare le pozioni nei ritagli di tempo libero. Ecco perché aveva rifiutato di insegnare: voleva più tempo per dedicarsi a quell’attività. In fondo, fare il preside non richiedeva poi tutto questo lavoro!
Fu quando si alzò che notò una sorta di presenza in quella stanza. Si mosse con cautela, avvolto da una strana sensazione. Vi entrò e trovò lei. Istintivamente alzò la bacchetta, la quale non provocò nemmeno un fremito di paura nella sua nemica.
-Severus, quanto tempo! –disse Samantha. Piton la osservò dalla testa ai piedi: sembrava particolarmente in forma, senza le cicatrici causate dalle poche notti di luna piena che aveva vissuto e senza traccia del coma in cui era caduta dopo aver bevuto la pozione.
-Che ci fai qui? Come sei entrata? Dovresti essere ad Akzaban! –Piton frenò l’istinto di colpirla: doveva sapere come diamine si trovava lì, senza che se ne fosse accorto.
Samantha sfilò davanti a lui, come faceva sempre, mostrando tutto il suo fascino.
-Tranquillo, non ho nessuna bacchetta. Sei tu che mi tieni in pugno. Ho notato che stai studiando le mie pozioni, potrei darti una mano.
Piton mandò il suo Patronus a forma di cerva a chiamare gli altri professori.
-Ancora questa cotta per Lily, vero?
-Smettila! Preparati a tornare ad Akzaban. Stavo cercando un modo per risvegliarti: devi sentire la pena sul tuo corpo.
Con questo, Piton scagliò la Maledizione Cruciatus contro di lei. Ma la sua bacchetta venne lanciata in aria. C’era qualcun altro con loro …
-Va tutto bene, signora?
-Si, sei intervenuto in tempo.
Piton guardò quell’essere: era spaventoso.
-Ce ne sono altri, Severus. Tanti. –disse lei quando lo vide con lo sguardo interrogativo -Davanti alla porta di questo studio, davanti alla porta di ciascuna Casa, in Sala Grande, nella foresta, in ogni bagno, in tutta la scuola insomma. Sono un centinaio, in effetti. La scuola, adesso, è sotto il mio potere.
Piton corse ad aprire la porta, e vide i professori bloccati per le braccia dalle strane creature.
-Adesso raduniamo tutti in Sala Grande. Se anche un solo Patrunus uscirà fuori da qui, comincerò ad eliminare una alla volta i ragazzi. Sono stata chiara, Severus?-il suo volto rabbioso sotto quella faccia d’angelo non ammetteva repliche.
-Cosa vuoi Samantha? –chiese Piton, il quale si sentiva totalmente impotente. Era solo il secondo giorno di scuola, e già i suoi studenti erano in serio pericolo.
 
 
Remus aveva passato la mattinata ad occuparsi dei suoi bambini. Diana stava meglio, per cui aveva dormito molto lasciando l’uomo libero di occuparsi di Teddy. I due coniugi cercavano di disturbare il meno possibile i nonni, non volevano approfittare della bontà dei loro parenti, anche se sapevano che loro lo facevano volentieri . Tonks diceva che non voleva che la madre le rinfacciasse troppe cose, in futuro. La verità era che a lei non era ancora passata la rabbia nei confronti di sua madre, quando aveva conservato i vestiti di Remus, come se non dovessero più servire.
Fu mentre stava vestendo il bambino, dopo che aveva fatto mille storie a causa del bagnetto che non voleva fare, che Remus avvertì uno strano rumore. Si decise di controllare:
-Teddy, facciamo un gioco. Fai silenzio assoluto. –disse sottovoce al piccolo, che fissava il papà divertito. Remus se lo strinse in petto, la bacchetta puntata davanti, in direzione della camera da letto dove dormiva la piccola. Lì trovo che una strana creatura, spaventosa, l’aveva presa in braccio bruscamente provocandone il risveglio.
-Lasciala! –Remus scagliò un Incantesimo di Schianto, inutile. Altri strani esseri comparvero, circondandoli. Erano tutti uguali. Remus li osservò, deglutendo a vuoto. Erano molto alti, quasi toccavano il soffitto, la faccia animalesca ma il corpo di un omone. Legata al braccio, anche loro avevano una bacchetta, che sembrava uguale per tutti. Si chiese se sapevano parlare.
-Chi siete voi? –domandò per guadagnare tempo. Diana strillava tra le braccia forzute del mostro.
-Un altro incantesimo e la mocciosa muore. –disse uno di quelli, vicino a quello che aveva la bambina. –Butta giù la bacchetta!
Capendo di non poterli provocare, Remus obbedì. Non aveva alcuna possibilità di chiamare aiuto, era solo e indifeso e aveva troppa paura per i suoi figli.
-Ma quanto urla! –si lamentò un altro. Sembravano avere tutti la stessa voce.
-Cosa volete da noi? –disse Remus, stringendo di più Teddy che gridava “Paura, paura!”.
-La nostra padrona ci ha mandati a salutarti. –disse uno che si trovava dietro di lui,  costringendo Remus a voltarsi. L’uomo con la coda dell’occhio non perdeva di vista sua figlia. Aveva capito chi era la padrona. Dannata Samantha, sei tornata.
-E quindi? –chiese nuovamente lui.
-Quindi –disse l’essere che aveva in mano Diana –adesso ci portiamo via questo bocconcino in attesa che tu presenta al suo cospetto.
No, quella megera non toccherà i miei figli!
-No!
Remus recuperò di corsa la bacchetta e si lanciò contro il mostro prendendo la bambina. In un nano secondo, riuscì a creare uno scudo protettivo, anche se con difficoltà perché aveva i piccoli in braccio molto agitati. Quelle creature, con le loro unghie, cercavano di scavare sullo scudo protettivo. Remus sapeva che non avrebbe resistito a lungo. Come fare? Non poteva chiamare nessuno, era solo di fronte a quelli che dovevano essere minimo dieci. Ad un tratto, si sentì un boato molto forte, che fece spaventare quelle creature. Insieme si smaterializzarono, proprio quando ormai lo scudo aveva ceduto. Remus ansimava ancora, ma cercò di rilassarsi per tranquillizzare i bambini che piangevano.
-E’ tutto finito, basta piccoli, basta.
Erano tenerissimi così, non li avrebbe mai lasciati per nulla al mondo.
-Ma guarda come ti sei ridotto! Sembri un mammo! –disse Sirius.
-Te lo dicevo, amico, che due di seguito sono troppo impegnativi: io ho aspettato 18 anni prima di avere un altro figlio! –ribattè James.
Ancora seduto per terra, senza smettere di accarezzare i suoi cuccioli terrorizzati, Remus alzò lo sguardo verso i propri salvatori, cercando di sorridere a sua volta:
-Per una volta siete stati puntuali: grazie amici!
-La sorte non è più così malvagia con te, ultimamente, Remus!
James e Sirius si voltarono con le bacchette alzate.
-Tranquilli, sono il vostro vecchio Albus! –disse il mago alzando le mani.
Remus sorrise imbarazzato. Non lo vedeva da tempo: Albus Silente, il preside che gli aveva permesso di frequentare la scuola, colui che gli aveva dato un lavoro e una fiducia inimitabili. Ma soprattutto, suo padre biologico.
 
 
Tonks non ci poteva credere: mentre loro venivano a conoscenza della fuga della donna, già qualcuno aveva attaccato le persone più importanti a lei care. Caso aveva voluto che James volesse parlare al suo amico, e quindi aveva sentito con Sirius dei rumori sospetti. Cos’erano quelle creature che avevano spaventato a morte i suoi bambini? Venivano per conto di Samantha? Quando li aveva contattati?
Inoltre Silente aveva avuto uno strano presentimento, perciò si era precipitato a casa di suo figlio.
Remus e Tonks avevano calmato i bambini, poi lui aveva raccontato e descritto quegli strani mostri parlanti che volevano portarsi via Diana. Remus non sembrò scioccato nel sapere che quella donna era libera, ma Tonks sapeva che fingeva: Samantha gli aveva detto: “Sarai mio, stai attento”.
Un patronus a forma di lupo arrivò all’improvviso:
“Stavolta ti è andata bene. Ma non avrò pace finchè non sarai mio.”
Era la sua voce.
 
 
 
Ecco, lo pubblico con una grande indecisione. Se avete delle domande, le risposte saranno nei prossimi capitoli. Un bacio e Buona Pasqua a tutti voi!
 
 

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Capitolo 7
*** Percy: amico di chi? ***


Percy reggeva la sua tazza di tè tremando. Confessare tutto a suo fratello era stata una liberazione, ma questo non sarebbe di certo servito a scagionarlo se eventualmente fosse stato accusato di qualcosa.
-Tu mi credi Bill, non è vero? –aveva chiesto da qualche minuto, ottenendo un silenzio preoccupante.
-Certo che ti credo, Percy. –disse infine il maggiore.
Percy si tranquillizzò moltissimo e sospirò. Dopo aver parlato con Harry Potter, l’ansia era salita, perciò, non avendo chiuso occhio tutta la notte, si era presentato a villa Conchiglia la mattina presto, e si preparò a riferire quello che era successo quando aveva incontrato Samantha Gretchen ad Akzaban.
-Salve, signora Gretchen.
-Non sono sposata, signor Weasley. Mi chiami pure Samantha. Dammi del tu. Tu sei Percy, vero?
Percy la osservò per bene. Non sentiva alcuna paura, nonostante fosse consapevole che aveva di fronte una pazza assassina e pozionista esperta di infusi strambi e magie talmente Oscure e sconosciute da far venire la pelle d’oca. Però, aveva anche guaritola licantropia: non era affatto stupida, anzi! E il suo fascino?
-Certo. Come vuoi Samantha. Sono qui per parlarle della sua posizione …
-Non ti va a genio la nuova situazione, vero Percy? –disse la donna, interrompendolo.
-Prego?
-Mi riferisco alla tua famiglia allargata, Percy. Immagino che per te sia piuttosto snervante. Dopo tutti i problemi che ci sono stati nella vostra famiglia, ci mancava anche questo intruso.  –disse Samantha, con un tono che sfociava sul materno.
Percy non rispose, limitandosi a guardare la donna come un ebete. Come poteva leggere le sue sensazioni?
-Non sono affari tuoi!
-Giusto, Percy, giusto. Perdonami, ma posso capire l’animo delle persone. Io stessa non sono cresciuta con mio fratello, ma mai avrei osato intromettermi con la mia vera famiglia. Penso che tua madre adesso faccia le fusa a Remus,non è vero?Il poverino che ha sofferto tanto, che è stato rapito, che ora sta tanto male. E’ così, non è vero?
Percy sentì salire la rabbia, non tanto perché Samantha parlava con un tono piuttosto irritabile, quanto piuttosto perché davvero questa situazione lo irritava, ma tanto.  Lupin non era una cattiva persona, si, però sua madre non aveva fatto che pensare a lui tutto il tempo, preoccupandosi della sua sorte e sfasciando quasi il matrimonio con suo padre! E ora? Voleva recuperare quasi 40 anni persi con coccole? A chi poi? A un uomo ormai troppo grande? Aveva avuto anche lui la sua famiglia! Non era mica cresciuto in un orfanotrofio!
-Se io non fossi stata catturata, lo avrei allontanato per sempre da qui.
-Non volevi ucciderlo? –chiese Percy, curioso.
-All’inizio si. Contro il parere di tuo zio, ovviamente. Poi ho cambiato idea. Succede, no? Non sono un’assassina, Percy.
-Aspettano tutti la tua confessione, in realtà..
-Non è così, Percy. Odio il tuo fratellastro perché mi ha condannata alla sua maledizione! Io l’ho guarito, e lui? Mi ha morsa, mi ha rovinata … se solo potessi tornare indietro … non è giusto, Percy! Quel … bastardo!
Nella mente di Percy accadde una cosa strana, come se la situazione si fosse ribaltata: gli parve che Remus fosse stato crudele a mordere una donna così bella. Lei gli parve così … indifesa.
-Hai ragione, Samantha: è davvero un bastardo.
 
 
Tempo dopo, quando Samantha era in coma ad Akzaban, lui la sognò.
Erano seduti sul tavolo della casa di Percy:
-Che ci fai qui? –chiese il giovane.
-Tesoro, quella pozione ha un effetto che non avevo considerato. Trasporta nel sonno, in base alla nostra volontà: desideravo tanto vederti, ed eccomi qui, con te.
Percy non aveva compreso come funzionasse la cosa, poi ricordò.
-E’ accaduta la stessa cosa tra Remus e Tonks: così abbiamo scoperto dove lo avresti tenuto prigioniero.
-Vero. –la donna desiderava cambiare argomento- Percy, so che tu vorresti cambiare la tua situazione.
-Cosa vuoi dire, Samantha?
-Aiutami, Percy. Aiutami nel mio scopo. Posso realizzare un progetto che ho lasciato in sospeso. Potrò prendere  il potere. Potrei fare di te il nuovo Ministro della Magia e posso toglierti di mezzo Remus una volta per tutte. Cosa ne pensi?
-Diventare tuo complice? Devo farti scappare da Azkaban?
-Non sarà necessario, per il momento. Qualcuno ha rubato per me un mantello dell’Invisibilità. Ma tu non avresti comunque problemi ad entrare in infermeria, dove mi trovo. Pensaci, vieni a trovarmi, e fammi sapere la risposta.
 
Percy ci aveva pensato: non voleva fare certo la fine di suo zio! Era tentato di far sparire Remus Lupin, lo aveva anche chiamato come Samantha, bastardo. Ma non voleva rischiare tanto. Decise di lasciar stare. Certo, quello che le aveva rivelato Samantha era preoccupante: era davvero in stato comatoso? Come si comunicava con lei? Come poteva dar via al suo progetto senza fuggire dalla prigione?
  Si era recato in infermeria, l’aveva guardata. Era immobile. Le guardie dietro la porta non gli avevano requisito la bacchetta. Fece un incantesimo per non far sentire quello che diceva.
-Samantha –parlò alla figura immobile- Non ti aiuterò. Ammetto di  esser tentato di accettare, ma … non posso. Addio.
Si alzò, poi, come se qualcuno lo stesse tirando per il mantello, venne trattenuto.
-D’accordo Percy –sentì la sua voce.
La guardò: era lei che parlava. Per sentirla meglio, le fissò gli occhi. Questi si spalancarono.
-Non raccontare nulla in giro di noi. Pensa alla tua famiglia. Proteggila con il tuo silenzio. Ma non so se proteggerai te stesso.
Percy si spaventò e corse via. Da allora, non voleva più pensare a quello che era successo. E non era più andato da lei.
 
 
-Ti credo, Percy, ma le cose che hai nascosto sono gravi. Lei avrà comunicato con qualcun altro, che si è spacciato per te. Per vendicarsi del tuo rifiuto. E per entrare liberamente in infermeria.
-Pozione Polisucco? Chi è mi ha incastrato?
Fleur, che aveva lasciato i due fratelli conversare con calma, entrò di corsa:
-C’è il minisciò per te, Percì!
Kingsley era furioso:
-Sei molto vicino al tuo arresto, Percy. Samantha Gretchen è fuggita dalla prigione.
Fleur si portò le mani alla bocca, Bill restò a bocca aperta.
-Quela è il domonio, in persciona.
-Come è successo? Merlino! –Bill ricordò com’era stata dura la battaglia nella foresta di Dean, di quali diavolerie era capace la Gretchen.
Percy tremava nuovamente: e se Samantha lo avesse rapito? Lui si era rifiutato di aiutarla … cosa gli sarebbe accaduto?
-Devi aiutarmi, Kingsley. Mi sono cacciato in un grosso guaio, ma non sono stato io né ad aiutarla, né tantomeno sono suo complice.
 
 
 
 
Tutti i ragazzi della scuola erano stati straordinariamente radunati in Sala Grande. Ovviamente erano tutti curiosi di sapere il perché, dato che la maggior parte di loro  aveva interrotto la lezione nel bel mezzo. Ma non apparve il Preside Piton, come si immaginavano. Al suo posto comparve quella donna famosa, quella che aveva rapito il professor Lupin, che avrebbe dovuto insegnare loro Trasfigurazione: Samantha Gretchen.
Qualcuno gridò, qualcuno rimase incantato, qualcuno si mise le mani sulla bocca, qualcuno sorrise, enormemente curioso.
Samantha rivolse loro un sorriso molto sereno:
-Buongiorno ragazzi! Qualcuno già mi conosce, vero? E’ un piacere rivedervi. Lo so, dovrei essere in un posto ben diverso, ma, come avrete notato, non adoro restare troppo tempo in un luogo fisso. E, dopotutto, non ho mai insegnato realmente qui, e vorrei iniziare quest’anno.
I ragazzi si scambiavano sguardi interrogativi. Samantha rise nuovamente, e pregò alle sue creature di entrare. Fu in quel momento che tutti urlarono o trattennero a stento le grida: impossibile non impressionarsi.
-Queste, ragazzi, sono creature che io stessa ho fatto nascere. Li chiamo Doli. Seguono i miei ordini. Sono indistruttibili. Ma non voglio spaventarvi, voglio darvi un accenno di quanto io sia forte, potente e inimitabile. Posso insegnare a voi tutto questo!
-Mi scusi, professoressa –domandò una ragazza di Corvonero che conosceva bene la Gretchen –ma gli altri professori?
-Torneranno a casa. Ci sono io per tutti voi.
Questo generò molti mormorii.
-E loro hanno accettato questa situazione? –chiese Dennis Canon.
-Diciamo che non aveva scelta, signor Canon.
-Quindi nemmeno noi, professoressa? –si azzardò ancora Dennis.
- No. Mettiamola così: non potete abbandonare la scuola. O comunicare con l’esterno. Chiaro?
-Siamo sotto sequestro tutti noi, professoressa?
-Bravo, signor Canon. Hai capito tutto alla perfezione. Ma non fatemi dire cosa accadrebbe se qualcuno di voi osasse ribellarsi. Potre scatenare  i Doli, e allora loro non vorrebbero più fermarsi. Per favore, cerchiamo di andare d’accordo.
 
 
 
-Ti rendi conto delle cazzata che hai fatto, Percy? Potevamo fermarla, potevamo capire cosa avesse in mente! Che hai combinato? Lo capisci? –urlò Kingsley nella silenziosa villa Conchiglia.
-Per favore, non urlare! –Replicò Bill.
-Se Tonks lo scopre, ti fa a pezzi! –disse ancora il Ministro.
-Lo so. Non capisco perché l’ho fatto. Mi sono lasciato prendere dalle sue parole, e adesso avevo paura che mi perseguitasse. – rispose Percy –ma non puoi arrestarmi, Kingsley: non l’ho aiutata! Credimi!
- Ti credo, ma sei stato una sorta di complice coprendola: se non sei ad Akzaban, è per non spezzare ancora il cuore di tua madre.
Bill tirò un sospiro di sollievo: -Hai ragione. Dopo quello che è successo a nostro zio …
-E a Remus, non ci pensate? Poco fa ha ricevuto la visita di strani esseri, che dicevano di essere di quella pazza e che si stavano portando via la bambina! Allora? E anche un Patronus di Samantha!
-Mi dispiace! –si sgolò Percy –e, sinceramente, di quello non mi importa niente!  E’ così! Mi dispiace, ma è così!
 
 
 
-Mi sento come imprigionato. –disse Remus guardando fuori dalla finestra –Dovrei andare alla mia lezione tra pochissimo.
Tonks aveva appena allattato Diana, mentre Teddy giocava nel seggiolone.
-Remus, lo so che essere circondati da Auror non è il massimo, ma è per precauzione necessaria.
-Non avrei saputo dire di meglio, Ninfadora.
-Tonks, professore, il mio nome è Tonks, per favore.  Con tutta probabilità, Hogwarts verrà sgomberata. Quindi non ti devi preoccupare, Re.
Sia Remus che Tonks si sentivano ancora più suggestionati dalla presenza di Silente in casa. Ma il vecchio voleva restare fino a quando non si fossero calmate le acque. E soprattutto, non voleva che Remus facesse la sciocchezza di spostarsi di casa nonostante tutto. L’uomo, infatti, fingeva una tranquillità estrema, assolutamente falsa. In realtà pensava che sarebbe impazzito, se quella lo avesse catturato di nuovo.
La porta di casa si aprì con violenza.
-Remus! –Molly corse ad abbracciarlo.
Lui era nell’imbarazzo più totale.
-Stai bene? E i bambini? Sei ferito? - Continuava a stringerlo.
-Molly, così me lo soffochi!-Intervenne Tonks in suo soccorso.
-Scusa, caro, scusa! Allora?
-Sto bene, Molly, davvero. Anche i bambini. Si sono solo parecchio spaventati.
Solo allora la donna parve notare anche la presenza di Silente in casa.
-Oh, salve Albus. –disse fredda –sei tornato dal tuo ritiro?
-Salve. Molly. Sono arrivato oggi, si.  
-Allora, com’è la situazione? Ho visto Harry, James e Sirius insieme agli altri Auror. –domandò Molly.
-Ci sorvegliano, ma dobbiamo agire in qualche modo. Kingsley ha detto di restare fermi, ci darà al più presto direttive.
In quel momento, Harry, con una faccia da funerale, si precipitò dentro.
-Hogwarts è sotto sequestro. Tutti i professori sono stati cacciati. Dentro è rimasto solo Piton. E’ tornata alla carica, ragazzi.
 
 
Ciao a tutti! Insomma, qualcuno voleva Percy cattivo, ma in realtà si è fatto fregare a causa della sua eccessiva gelosia. Vedremo come uscirà da questa situazione e, soprattutto, chi sta aiutando Samantha. Questa vuole fare degli alunni di Hogwarts un suo esercito, e non ha dimenticato Remus, né la sua vendetta. Se qualcosa non è chiaro, beh, non esitate! Un bacio a tutti!
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Bisogna nascondersi ***


Severus Piton camminava avanti e indietro per ammazzare il tempo. Era molto nervoso, soprattutto perché era sorvegliato da due Doli che lo scrutavano senza parlare. Gli disgustavano quelle creature, gli sembrava di veder uscire della bava dalla loro bocca. Ma a renderlo così abbattuto era tutta la situazione. Gli altri professori erano stati cacciati via, senza preavviso. Almeno non sono stati né torturati né uccisi. Ma lui? Lui era stato costretto a rimanere: cosa voleva Samantha.
-Scusa se ti ho fatto aspettare, Severus.
La donna bionda fece il suo ingresso nella stanza del preside. Piton non rispose, limitandosi a guardarla con le braccia incrociate.
-Se ti conosco bene, sei curioso di sapere come ho fatto a scappare e soprattutto come mi ritrovo ad avere un esercito di creature così forti. –disse lei, trionfale.
-Se ti conosco minimamente –rispose Piton –ti stai rodendo dentro perché il tuo caro Lupin non era qui, quando hai ordinato l’assalto.
Samantha rise di gusto.
-Parte dei miei Doli è già andata a fargli una visitina. Certo, ammetto che speravo di trovarlo qui, ma gli ho fatto prendere un bello spavento e spero che capisca che non sto scherzando.
Piton sentì un brivido lungo il suo corpo.
-Non hai rinunciato a lui, vero?
-Affatto. Ma ho anche altri progetti, lui è la ciliegina sulla torta.
-Cosa vuoi fare ai ragazzi?
-Addestrarli, a modo mio. –rispose la donna, decisa.
-E combatterai contro di noi?
-Si, anche se sarà difficile per voi scontrarvi contro dei poveri ragazzini. Ma se volete battermi, lo dovrete fare.
-Non ti bastano queste creature malvagie? Come le hai create? Come hai fatto, se eri ad Akzaban?
-Severus, tu non sai come sono fatta io. Non lo hai ancora capito. Se solo voi mi aveste lasciato completare le mie pozioni in santa pace …
La donna aveva uno sguardo perfido, arrabbiato.
-C’è una persona che mi ha aiutata … quando mi hanno fatto confessare, e io ho finto di raccontare tutto, mi sono improvvisamente liberata. Ma avevo avvertito la presenza di una persona, sotto il Mantello dell’Invisibilità. Questo qualcuno mi ha voluta aiutare. Voleva farmi scappare. Ma io non ho voluto, in quel momento. Mi sono limitata a spaventare il caro Remus. Ma ucciderlo sarebbe stato troppo facile, troppo.  Oltre tutto, mi serviva la pozione Niente-Lupo per togliere la licantropia.
-Quindi non eri davvero in coma?
-Lo sono stata per pochi giorni. Non ho sofferto molto nel corpo perché la mia licantropia mi aveva colpito solo da poco tempo, rispetto a Remus, che era malato da molti anni. Dopo, sono riuscita a sfruttare delle qualità della pozione che io stessa ignoravo: entrare nei sogni con chi volevo comunicare. Per questo ho dato ordini al mio complice, che veniva a trovarmi regolarmente ad Akzaban. Lui mi riforniva anche delle pozioni che mi servivano a fingere di stare male. Ho anche raggiunto Remus in sogno, a volte, quando sono riuscita  a trasportare la mia mente più volte nelle stesse ore.
Perciò di notte uscivo da Akzaban e andavo nel mio nascondiglio a concludere un progetto che mai credevo di realizzare. E così sono nati i Doli.
Piton pensò d’istinto alle torture mentali di Lord Voldemort. Ma qui, c’era qualcosa di diverso.
-Cosa vuoi, dunque? C’è qualcosa che vorresti in cambio del rilascio dei ragazzi?
Lei sorrise: -Portami Remus Lupin e Albus Silente. Lascerò in pace i ragazzi, ma non rinuncerò alla guerra. Voglio il Ministero della Magia sotto il mio potere!
-Quindi Lupin non lo hai ancora preso. E cosa ne farai di quei due?
-Albus Silente morirà. Devo ucciderlo io. Mentre Remus … lui sarà mio, starà sempre con me, non lo abbandonerò mai! Anche quella mocciosa di Ninfadora morirà. La ucciderò davanti a lui.
-Tu sei pazza. Mi chiedo chi ti abbia aiutato in tutto questo tempo.
-Semplice: Percy Weasley. Vuole liberarsi del suo fratellastro.
Piton sgranò gli occhi e si augurò che fosse un'altra sciocchezza. Ma sospettava che non lo fosse.
-Sei libero di uscire, Severus. Pensa a quello che ti ho detto.
 
 
-No, non se ne parla proprio!
Urlarono Remus e Tonks insieme. La proposta di Kingsley non andava bene per loro, non erano, come avevano dimostrato in passato, le persone che si rifugiavano al sicuro mentre fuori c’era una guerra.
-Ragazzi, è la soluzione migliore per entrambi: pensate ai vostri figli.
-I bambini e Remus possono nascondersi, ma io sono un Auror e devo restare a combattere! Questa volta la uccido davvero, non me la lascio fuggire! –disse Tonks arrabbiata.
Remus la guardò stupito: -Come sarebbe i bambini e io? Non ho intenzione di nascondermi mentre tu rischi contro quella pazza! Semmai sei tu che devi restare con loro!
-Come? Remus, non sono certo io che devo ricordarti cosa ti ha fatto quella sottospecie di una Mangiamorte! E prima? E’ una fortuna che voi siate ancora vivi! E il Patronus? Lei non ha rinunciato a te, ti vuole  tutti i costi e io non permetterò che tu faccia l’eroe e che quella pervertita ti riprenda! Non ho intenzione di passare di nuovo dei mesi di inferno con la paura che tu sia morto o che stia male, lo hai capito? Non mi importa quello che vuoi tu: ti nasconderai e basta!
-Da quando mi dai ordini? Ti credi di aver sofferto solo tu? Io ero torturato da quella pazza!
-Appunto! Che c’è? Ti manca? Lo sai che se ti cattura di nuovo, questa volta non ti farà fuggire? O vuoi vendicarti?
Tonks aveva parlato in fretta e tremava. Possibile che lui non si rendesse conto di quello che stava facendo? Inoltre non era da lei dare ordini di questo genere, quello lo faceva sua madre … ma era quello che pensava e tenerselo dentro era soffocante.
-Remus, caro, Tonks ha ragione. –intervenne Molly. I due coniugi si guardavano in silenzio, Tonks con l’aria di sfida, Remus ferito da quello che lei aveva detto, ma con lo sguardo duro di chi non si lascia comandare.
-Forse è meglio se li lasciamo parlare. –replicò Kingsley, invitando Harry, Silente e Molly a uscire. Il più anziano concesse un ultimo sguardo ai due. Non disse nulla, perché tempo fa anche i Potter si erano dovuti nascondere, ma all’inizio nessuno dei due aveva accettato la cosa tanto facilmente, soprattutto James. Ma alla fine, per amore del loro bambino, lo avevano fatto. Anche per Remus e Tonks, in quel momento, era la soluzione migliore.
Rimasti soli, i due coniugi ripresero a parlare.
-Remus, scusami, non intendevo dire …
-Dora, lo so che tu hai sofferto tantissimo. Non voglio fare l’eroe, lo sai. Ma quando ero nella grotta della foresta di Dean e avevo sentito che voi eravate lì, io temevo che qualcuno morisse per colpa mia. Non vorrei succedesse la stessa cosa. Oppure che lei torturi te per arrivare a me. Voglio combattere anche io, fare la mia parte.
-A questo non ci avevo pensato –disse Tonks.
-Dora –Remus  si sedette, sospirando –lei potrebbe torturare e fare del male a tutte le persone che amo. E i ragazzi ad Hogwarts? Possibile che lei stia facendo questo solo per me? Come diavolo ha fatto a creare quei mostri? E come avrà fatto a scappare? 
-E’ ovvio che ha in mente qualcos’altro, ma comunque ti rivuole. –disse Tonks abbassandosi per avere di fronte il viso.
-E se … -Remus si bloccò, lo sguardo pensieroso.
-Cosa? Remus? –Tonks corrugò le sopracciglia –Non pensarlo nemmeno! Non ti consegnerai! A costo di rinchiuderti da qualche parte!
-Ma non pensi a quei ragazzi, Tonks? Se io le chiedessi di lasciarli stare i cambio di …
Si fermò nuovamente.
Tonks frenò la sua rabbia, addolcì lo sguardo e lo accarezzò.
-Dannato di un Grifondoro. Come ti sentiresti, se lei ti prendesse di nuovo?
-Di impazzire, Dora, di impazzire.
-Allora non abbiamo altra scelta: dobbiamo nasconderci. Proteggere i nostri figli e noi stessi. Solo stando uniti possiamo farlo. Anche se non ne ho per niente voglia.
Remus annuì e l’abbracciò. Tonks aveva ragione: a parole era facile proporre, ma non voleva nemmeno sfiorare lo sguardo di quella dannata donna.
 
 
 
Fuori, intanto, gli Auror si preoccupavano di proteggere la casa con la dovuta attenzione, almeno quella possibile. Kingsley volle parlare da solo con Harry, descrivendogli il dialogo con Percy.
-E ci ha nascosto una cosa così importante? –esclamò Harry incredulo.
-Si, Harry. Se ce ne avesse parlato, a quest’ora Hogwarts non sarebbe sotto il suo dominio.
-Mi ha rubato il Mantello dell’Invisibilità!
-So cosa vuoi dire, Harry, ma Percy dice di non averlo fatto e sento che sta dicendo la verità.
-E allora? Come si fa? Se non è stato Percy qualcuno l’ha aiutata a scappare.
-Per il momento la nostra priorità è nascondere i Lupin, sentire i professori che sono stati cacciati e cercare di aiutare chi è rimasto lì dentro. Ma a te chiedo un’ altra cosa, Harry.
-Si?
-Ti prego, ricorda bene dove hai lasciato il Mantello l’ultima volta.
-Alla Tana, ne sono certissimo.
-Ripensaci bene, ti imploro. Qualcuno si è spacciato per Percy usando la Pozione Polisucco, e quel qualcuno sicuramente aveva il tuo Mantello e lo ha rimesso nel suo ufficio.  
Harry ripensò a tempo prima: il Mantello gli era servito per seguire Gideon, poi c’era stato tutto quel casino quando lo avevano arrestato. Ma forse non lo aveva lasciato alla Tana … si, ma lo aveva ripreso in un’altra occasione, il giorno del compleanno di Teddy. Dopo non ricordava di esserselo riportato indietro …
-Mi sa proprio che non l’ho lasciato alla Tana, ma … un momento, non può essere … l’avrò lasciato qui, il giorno del compleanno di Teddy. –disse Harry ancora pensieroso.
-E allora Harry? Chi c’era quella sera che te lo poteva rubare?
-Percy di sicuro no! Non hai mai messo piede in questa casa da quanto ricordo. Ti ricordi chi c’era? I Malfoy.
-Harry, non crederai che …
-So che la Gretchen sembra troppo intelligente per affidarsi a loro, ma loro sono abbastanza stupidi da ricascarci come è accaduto con Lord Voldemort. Uno di loro mi ha rubato il Mantello. Ora ne sono certissimo. Mi sarei scusato con Percy, se non avesse la coscienza sporchissima.
 
 
Molly rientrò in casa, trovando i due coniugi silenziosi, ma l’aria meno tesa rispetto a come l’aveva lasciata. Silente la seguì poco dopo.
-Ragazzi, allora? –chiese titubante. Teddy giocava ai loro piedi e la piccola torturava un pupazzo nel seggiolone.
-Ci nasconderemo, Molly. –rispose Tonks –purtroppo non vediamo altra soluzione.
-E’ la scelta giusta, cari. –disse la donna.
-Sarò io il vostro Custode Segreto. –disse Silente.
-Grazie –rispose Remus con gli occhi bassi.
-Avviso Kingsley. Cominciate a preparare le cose essenziali, ragazzi. Chiamerò anche i tuoi, Ninfadora, così vi possono salutare. Però dobbiamo fare in fretta, non possiamo rischiare molto. –disse Silente.
 
 

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Capitolo 9
*** Abbracci e promesse ***


-Mi sembra di essere tornati a, quanti anni fa? –disse James con un dito sul mento.
-Sarebbero 18, ma non ricordarmelo. Mi ricordi che state invecchiando. –disse Sirius.
-Ah, tu no Felpato? Ti ricordo che stai per compiere 40 anni.
-Voi venite dopo di me!
Remus rise vedendo i suoi amici bisticciare mentre sistemava con dei colpi di bacchetta le sue cose in valigia. Tonks stava discutendo con sua madre, il che era alquanto inevitabile, visto che, nonostante la situazione di estrema emergenza, Andromeda avrebbe preteso non solo che tutto fosse in ordine sia nella casa che stavano lasciando, sia in quella futura, ma anche che lei e Ted si sistemassero con loro nel rifugio che era stato assegnato come protezione.
Perché si stavano nascondendo. E chissà per quanto tempo …
-Remus –tornò serio James –so come ti senti. Ci sono passato anche io. E’ deprimente nascondersi e non poter nemmeno uscire senza una buona scorta. Ma è per una giusta causa. Ti verremo a trovare, con Harry, e ti porterò anche Ciuffetto! Vuole così bene allo zio! Siete nati lo stesso giorno!
-Già. –disse Remus sorridendo –Ma da quando sei diventato così premuroso, James?
-Da quando ho capito che senza premura le cose mi potrebbero sfuggire di mano. –disse con un tono pomposo, che nascondeva però molti significati e allusioni.
-Mi raccomando a Lily, James. Devi dirglielo. Sai che comunque tiene a Severus. Promettetemi che lo aiuterete.
In quel momento Tonks entrò di corsa nella camera da letto:
-Per favore, convincete mia madre a non venire! –replicò esasperata –Comincia già da adesso a rompere! Come se non fossi già abbastanza nervosa e preoccupata!
-Ci penso io a convincere mia cugina –disse Sirius –che, diciamolo, tra tutti è la più pericolosa.
-Mai quanto me. –disse Tonks –Allora, Remus, sei pronto? Dobbiamo andare. Ron un altro poco adotta Diana. Ci vorrà del tempo per staccarli.
-E’ la sua figlioccia, oltre che nipotina, è normale. –disse Remus.
-Si, ma lo spettacolo più bello è vedere Hermione come lo guarda. Dice che è bellissimo con in braccio la bambina.
-Oh, di certo ne avranno una anche loro, presto –continuò Remus –comunque sono pronto per andare.
-Ci sposteremo in auto babbane –spiegava Tonks mentre scendevano le scale e avevano avviato un incantesimo Baule Locomotor per tutto quello che dovevano portarsi –tre, per la precisione, perché se ci Smaterializziamo potremo destare sospetti o essere rintracciati. Invece in questa maniera saremo tante persone che si potranno sposare contemporaneamente. Ci vogliono tre ore per arrivare nel luogo stabilito, ma solo l’auto con noi quattro dentro arriverà a destinazione. Perché in pochi sapranno dove staremo. Pochi e fiduciosi.
Inoltre Silente sigillerà il tutto con un Incanto Fidelius. E speriamo che non ci siano intoppi. Tutto chiaro?
 
-Sei stata illuminante, Tonks. –disse suo marito. Lei annuì con fierezza, sforzandosi di sorridere.
Molly, appena  vide scendere Remus, corse di nuovo ad abbracciarlo:
-Siate prudenti, mi raccomando. Arthur e i gemelli non potevano venire, se lasciavano il lavoro di punto in bianco potevano destare sospetti e la notizia non è pubblica, ancora.
-Lo so, Molly. Salutameli tanto.-disse Remus, un po’ seccato da queste eccessive dimostrazioni di affetto, a suo parere non necessarie. Sapeva che la donna lo voleva bene.
-Lo stesso vale per Bill e Fleur.-continuò Molly- Percy non riesco a contattarlo …
-Oh, inevitabile. –replicò Remus sarcastico.
Molly ignorò il commento.
-Te li saluto. Sai che Fleur aspetta un bambino? Bill te lo ha detto?
-In verità me lo ha detto Fleur . Comunque Molly staremo attenti, tu non preoccuparti e non stare in pena. Me lo prometti?
-Va bene –Molly inspirò –ciao cara.
Abbracciò anche Tonks, sussurrandole altre raccomandazioni nell’orecchio.
Remus si avvicinò ad Harry, Ron ed Hermione:
-Cosa farete, adesso? –domandò. Li conosceva, sapeva che avevano un piano loro a prescindere dagli ordini di Kingsley.
-Voglio parlare con Hagrid, che si trova alla Testa di Porco, per conoscere meglio i piani di Samantha. Voglio anche capire se lascerà andare il professor Piton. –rispose Harry. –andremo più tardi da lui.
Harry avrebbe dovuto anche aggiornare i suoi amici su Percy, il Mantello e i suoi sospetti. Ma era preoccupazione sua e di Kingsley tenere i Lupin all’oscuro del coinvolgimento del giovane Weasley nella vicenda. Se Tonks avesse saputo che, se Percy li avesse aiutati, tutto quel casino si sarebbe evitato, lo avrebbe ridotto a pezzetti.
-Dobbiamo anche dare un’occhiata a vari libri di Magia Oscura, e anche di Mitologia classica, per capire se ci sono nozioni su creazioni di chimere o altro –continuò Hermione.
-Sono sicuro che sarete impeccabili ragazzi, come sempre. Di certo sarete più utili di me. –disse Remus con un sorriso molto forzato.
-Tu pensa a stare al sicuro! –intervenne Ron.
-Remus – Ginny si tuffò come la madre tra le braccia del mago –mi mancherete!
Remus divenne rosso nuovamente. Non era ancora abituato all’affetto fraterno, seppur voleva bene a tutti. Voleva dire che non c’era bisogno di dimostrarlo, lo sapeva.
Dopo, un infuriato Malocchio pose fine a quelle che lui riteneva “Inutili cerimonie tanto andrete presto a trovarli”, le tre auto partirono.
 
 
Anche se la notizia della fuga di Samantha non si era diffusa e nemmeno i genitori dei ragazzi sapevano in che mani erano capitati, Gideon Prewett sentiva nella sua cella di Akzaban  che qualcosa nell’aria era cambiato. C’erano stati strani movimenti, ma nessuno aveva spiegato loro cos’era accaduto.  Il pensiero che c’era Samantha a pochi metri da lui lo faceva stare irrequieto. Ringraziò Godric Grifondoro e qualche protettore per il fatto che il Ministro aveva tolto i Dissennatori. Si era ritrovato comunque della guardie che lo trattavano con un grande rispetto. Alcuni li ricordava, quando era un Auror rispettabile. Adesso era solo lo sciocco complice di una pazza, voltabandiera dell’ultimo minuto.
-Prewett –disse una guardia  -a quanto pare verrà il Ministro della magia che vorrà parlarti.
-Va bene –rispose Gideon.  Non aveva avuto ancora una condanna in numeri, però sapeva che ci sarebbe stato il processo a momenti. Per questo il Ministro voleva vederlo.
Ad un tratto si sentì un forte boato. Strane creature spaccarono un muro e una di loro colpì forte la guardia che cadde a terra in un lago di sangue. Un altro prese la bacchetta e aprì la cella:
-Gideon, Samantha ti aspetta.
 
 
 
 
Hagrid sedeva ai tavoli della Testa di Porco bevendo whisky a più non posso. Gli avevano pregato di non spargere la voce, perché non sarebbe stato opportuno che i giornalisti venissero a sapere del disastro che era accaduto e nemmeno della fuga di quella criminale. Il trio si sedette di fronte a lui:
-Sei lucido, Hagrid? –chiese Hermione guardando le guance rosse che si intravedevano tra la folta barba.
-Oh, si, ich! Lucidissimo! Che poi, a me? Cacciare a me! No, io sono anni che sto nella mia bella baracca, con Thor, le mie cosucce. Poi arrivano quei grassoni e cosa fanno? Mi cacciano! A me! Ma vi pare, ich! E quella pazza della professoressa! Ma che vuole?
-Hagrid, non farti sentire –lo pregò Harry –vogliamo sapere di più su come sono andati i fatti, però devi parlare con discrezione. E non pronunciare il nome della … ecco …
-Pazza isterica!
-Ron –lo bloccò Hermione –per favore, non dobbiamo farci scoprire.
-E che vi devo dire? –ribadì Hagrid –quelli ci hanno cacciati, e non ho visto più niente. Sono forti, sapete? Mi hanno fatto un sacco di lividi, perché io mica me ne volevo andare, no eh! E quella lì, io nemmeno l’ho vista, no no.
-Hanno fatto del male ad altri? –domandò Hermione preoccupatissima.
-Non che io sappia, –rispose Hagrid, che stava smettendo di bere e abbassò la voce –perché non valeva la pena mettersi contro quei mostri. Usano benissimo la magia, ma usano anche bene le mani. Non c’è scampo.
-Hai idea di come hanno fatto ad entrare? –chiese Harry.
-E io cosa ne so? –riconfermò Hagrid –io ero a preparare i miei mostriciattoli per la lezione di quelli del quarto anno, quando mi sono trovato a quelli di fronte!
Buttò la faccia sul tavolo e singhiozzò. Qualche cliente si girò a guardarli, Aberfort lanciò loro un’occhiata di rimprovero, più che altro perché voleva sapere che Merlino ci faceva Hagrid a quell’ora lì a ubriacarsi e soprattutto perché non era nella scuola come sempre. Purtroppo per loro, Hagrid non seppe dare nuove notizie, mentre le ore passavano, i Lupin erano al sicuro, mentre dei ragazzi di Hogwarts non si sapeva niente, le ore passavano e i loro genitori erano del tutto ignari. Oltretutto, tenere nascosta la notizia sarebbe stato sempre più difficile.
-O, preside, ti sei venuto a riprendere questo ubriacone? –la voce di Aberfort echeggiò tra le mura del pub.
Il trio si voltò a guardare il professor Piton, una faccia indecifrabile. Anche lui li guardò e corse subito verso il loro tavolo, rivelando quando in realtà nei suoi occhi si celasse tanta, tantissima rabbia:
-Dov’è Lupin?
 
 
James e Sirius tornarono a casa Potter trovando una Lily insieme alla piccola Ciuffetto piuttosto in ansia:
-James! Per Godric, dove sei stato? Sono ore che non ti fai vedere! Dov’è Harry?
-Harry sta lavorando, Lily. E’ stata una mattinata difficile. –rispose James guardando Sirius.
-E’ per Percy, non è vero? –chiese Lily.
-Percy? Ci eravamo scordati di lui. –disse Sirius.
-E’ vero, Merlino! –disse James –E’ successa una cosa un po’ più grave, amore, e Percy ci è passato dalla mente. Sirius, prendi tu la piccola?
Sirius annuì, cominciando a far roteare Ciuffetto da una parte all’altra. Con un tatto che non sapeva di possedere, James parlò con calma di tutto quello che era accaduto, compreso lo stato di Piton. Lily ascoltò tutto in silenzio, poi lacrime silenziose uscirono dai suoi splendidi occhi:
-Cosa succederà, James? Quella donna ha già provato ad uccidere Severus. E chi sono quelle creature? Come è scappata?
James la accarezzava cercando di tranquillizzarla.
-Lily, faremo di tutto per liberare sia Piton che i ragazzi. L’importante è aver messo al sicuro Remus e Tonks con i bambini.
-Non fraintendermi James –disse ancora Lily, cercando di trattenere le altre lacrime –io amo te, la mia preoccupazione per Severus …
-Lo so –la interruppe James, tranquillo –Non devi nemmeno dirlo, Lily.
La donna tirò un sospiro di sollievo. Come poteva non amarlo? Si fidava ancora di lei e la capiva sempre.
-E Remus? Come sta?
-Beh, sai com’è fatto.
Lily fece una risatina nervosa, pensando al suo migliore amico quando era stato appena liberato e quando in ospedale aveva i suoi momenti di panico. Ma pensò anche a Tonks, giovane mamma coraggiosa, schietta e impulsiva. Come avrebbero fatto tutti e due a restare nascosti?
James invece guardava la sua bambina. La Gretchen tempo fa lo aveva disarmato con estrema facilità.
-Lily –disse molto serio –ho  paura.
-James? –Lily notò un’ espressione di terrore nel suo volto, cosa che la fece tremare.
-La nostra bambina. Dobbiamo proteggerla. Sicuramente la Gretchen sa cosa la lega a Piton. Ha già cercato di prendere Diana. Dobbiamo stare attenti.
Lily annuì e il suo cuore si riempì ancora d’amore per suo marito. Anche se Ciuffetto era figlia di Piton biologicamente, lui le voleva davvero bene.
-Certo amore, certo.
 
Sono riuscita prima del tempo, anche se il capitolo non ha tutti i contenuti che volevo. Al prossimo, grazie a chi è sempre fedele a questa storia ma soprattutto a Claire, G_S e Fri che recensiscono. Scusate se non vi ringrazio sempre ;)

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Capitolo 10
*** La visita tanto attesa ***


Narcissa Malfoy andò ad aprire la porta dopo aver sentito bussare. Trovò di fronte a lei una bellissima donna bionda:
-Buonasera, Narcissa. Tuo marito è in casa, no?
Sapeva che prima o poi si sarebbe presentata lì. Narcissa era molto infastidita dalla voce sicura della Gretchen nonostante la avesse sentita pochissime volte. Con una cortesia forzata, la invitò a seguirla nel salotto, dove vi era Lucius intento a sfogliare la Gazzetta Del Profeta.
-Buonasera, Lucius. –Samantha si accomodò sulla poltrona di fronte senza tanti complimenti.
-Finalmente vieni tu da me, con gli occhi aperti. Allora, ti sei presa Hogwarts? Non si parla ancora di te però qui. –Lucius accantonò il giornale –Narcissa, vai a prendere qualcosa da bere per la nostra ospite?
Narcissa guardò il marito indignata, se ne andò per nulla intenzionata a servire quella specie di donna.
Lucius le fissò il viso:
-Non hai più nessuna cicatrice! Sei guarita del tutto e ti vedo in forma!
-Ovviamente. –rispose Samantha raggiante –credevi che sarei rimasta una mannara per il resto della vita?
Il sorriso sulle labbra di Lucius morì.
-E allora –disse furente –perché non mi hai ancora dato quello che mi spetta se stai meglio? Sono mesi che aspetto che tu faccia la tua parte e che mi travesto da quel pezzente!
Samantha scoppiò a ridere: -Credevo ti stessi divertendo.
-Affatto –continuò Lucius –non voglio più drogarmi di Pozione Polisucco e diventare come quel vermiciattolo di un Weasley! Mi avevi promesso che sarei diventato il Ministro della Magia!
Anche il sorriso di Samantha sparì.
Narcissa, che osservava la scena nascosta, appoggiò le dita sulla bacchetta, pronta ad intervenire. Non si fidava di quella pazza.
-Ho fatto il nome di Percy a Severus, credo ci abbia creduto e su di te non si sospetta nulla. Se hai fatto ritrovare il Mantello nel suo studio, allora probabile che venga incolpato come persona che mi ha fatta scappare. Quindi tranquillo.  Però devo dirti che, prima di invadere il Ministero, ho bisogno di addestrare i ragazzi. Serve un po’ di tempo.
-Ancora? –disse Lucius –non ti bastano i Doli per prenderti il Ministero? Sono praticamente indistruttibili, se non si conosce il loro punto debole.
-Non so, potrei, ma sarebbe più divertente mettere fuori gioco gli Auror che non vorrebbero schiantare i ragazzini. No?
-Non ti stai divertendo abbastanza con il tuo Lupin?
Il volto di Samantha si fece cupo.
-Remus non era ad Hogwarts quando l’ho invasa, a quanto pare avrebbe dovuto tenere lezione nel pomeriggio. Ho mandato dei Doli a casa sua ma sono arrivati dei rinforzi inaspettati.
Lucius cercò di trattenersi, ma scoppiò a ridere.
-Non ci posso credere! Sei stata proprio sfortunata, cara Samantha.
La donna prese la bacchetta con una velocità incredibile e gli scagliò una Maledizione Cruciatus.
-Nooo !– Narcissa corse e tentò di schiantare la donna, ma, come se lei fosse coperta da uno scudo, non riuscì a colpirla.
Raggiunse Lucius che era a terra stremato dal dolore.
-Non mi dovete prendere in giro. –disse Samantha. Si sedette di nuovo sulla poltrona come se nulla fosse accaduto.
Narcissa non aveva mai visto quella donna agire. Non aveva idea di quanto fosse maledettamente veloce. Credeva che, essendo una volta stata messa quasi KO da Tonks, che era addirittura incinta, non fosse così abile a combattere se non fosse per la sua ottima gestione della arti oscure. Maledisse Lucius mentalmente. Cosa aveva fatto pur di rialzare la sua famiglia caduta nella vergogna dopo Lord Voldemort!
-Siediti, Lucius.
-Non dai ordini in casa mia! –rispose lui, nonostante Narcissa lo supplicava di calmarsi. –Vattene subito!
Lei rise ancora: -Non mi offendere, Lucius. Passeresti dei guai molto seri, e puoi scordarti la poltrona da Ministro.
-Non mi puoi negare la tua promessa! Io conosco il punto debole dei Doli! Se parlo, per te è finita.
Lei non si scompose. Come con Gideon, lei aveva preso tutte le precauzioni necessarie per non farsi tradire. Con Lucius si, con Percy no, sapeva che non avrebbe parlato prima del suo ritorno.
-Come vuoi, Lucius. –disse con noncuranza.
-Credi che non possa farlo? Li abbiamo creati praticamente insieme, e so tutto su di loro. –confermò lui, in tono di sfida.
-Ma non sai tutto di me, Lucius. Remus ti ha mai raccontato di quando era mio ospite?
-Io con quello non ci parlo! Per me rimane sempre una bestia, che lo sia davvero oppure no!
Narcissa invece tremava. Sapeva benissimo quello che era accaduto nei dettagli, glielo aveva confidato Andromeda. Pensare a lei e a come aveva tentato di far avvicinare la famiglia le fece salire un senso di nausea forte.
-Comunque, Lucius, era venuta anche per dirti che ho fatto prelevare Gideon  Prewett da Akzaban. Necessito che stia qui, a casa tua. Mi servirà per il nostro assalto al Ministero.
-Ma Prewett non ti ha tradita? –domandò Lucius.
-Appunto –rispose Samantha, gli occhi pieni di malvagità –è giusto che io mi vendichi. Sarà uno spettacolo indimenticabile. Vale anche per voi, nel caso vi venga voglia di passare dall’altra parte.
Lucius annuì.
-Per quanto riguarda Remus e sua moglie –continuò Samantha –saranno i loro stessi amici a tradirli, nella speranza che io lasci Hogwarts in cambio della loro pelle. Ma io non lascerò mai libera la scuola. Sono comunque tutti liberi di credere il contrario.
Detto questo, la bionda si alzò e, salutando, andò via.
Narcissa era pietrificata. Si alzò dal divano su cui si era poggiata dopo aver soccorso il marito.
-Cosa hai fatto, Lucius? Ti rendi conto di quello che hai combinato? Sei diventato schiavo di quella donna adesso! –disse mentre le lacrime cominciavano a farsi vedere.
-Amore, era l’unico modo per riscattarci. Tra un po’ di tempo sarò il Ministro della Magia e ritorneremo la famiglia raggiante che eravamo un tempo.
-E se dovesse andare di nuovo male, Lucius? Non siamo ad Akzaban per miracolo. Hai visto che quella donna è falsa? Ti ha usato per uscire dalla prigione, chi ci dice che dopo non ti ucciderà? Non ci ha pensato due volte a torturarti.
-Perché le ho nominato quel Lupin. Non è riuscita a catturarlo.
-Lo so. L’ho sentito. Si saranno sicuramente nascosti. –disse Narcissa pensierosa.
-E tua sorella sa dove sono … -Lucius la guardò.
-No, Lucius. Non posso. Andromeda non mi direbbe mai dove sono e non voglio essere proprio io la causa della loro rovina! Hanno due bambini! Io non sono Bellatrix, non ucciderò una madre come me.
Lucius le prese i polsi: -Narcissa, potremmo essere ricompensati come non mai! Cosa ti importa di quei Mezzosangue? Silente non conta più, né tanto meno il suo figlio illegittimo. Contiamo solo noi, noi e Draco!
La scosse molto e la gettò sul divano. Sarebbero stati una famiglia potente di nuovo? Avrebbero vissuto con rispetto e ricchezza? La cosa importante erano loro, in fondo. Andromeda era sua sorella, ma anche lei avrebbe fatto di tutto per la sua famiglia.
-D’accordo, Lucius. Parlerò con Andromeda e cercherò di capire dove sono.
Dopo si gettò piangendo su un cuscino, sperando che quella donna non facesse del male a nessuno di loro. Ma soprattutto che lasciasse in pace il loro Draco.
 
Gideon si risvegliò in una stanza buia e fredda.  Aveva un mal di testa terribile, tanto che dovette aspettare un po’ prima di mettersi seduto. Evidentemente aveva dormito per terra. Strano, visto che nella sua cella c’era una brandina, scomoda, ma sempre meglio di sdraiarsi sulle pietre che facevano da pavimento. Ma quella non era la sua cella. Poi gli vennero in mente le immagini di quello che era accaduto: quelle strane creature avevano spaccato le sbarre e gli avevano fatto bere una pozione. E dopo il nulla. Erano creature di Samantha, quindi doveva essere scappata. Reggendosi alla parete, provò a vedere se c’era qualche porta da cui uscire. Era più grande di come se l’aspettasse. Degli scalini portavano all’uscita, ma era bloccata da una porta a sbarre. Provò a smaterializzarsi, ma il posto era incantato. Si poggiò a terra, maledicendo il giorno che aveva conosciuto Samantha e la sua folle idea di aiutarla.
 
 
 
Percy scriveva nel suo ufficio. Le dita tremavamo, temendo infatti che Kingsley potesse cambiare idea da un momento all’altro e farlo arrestare. Però lo teneva sotto controllo, per evitare che scappasse. Gli aveva inoltre raccomandato di cercare di ricordare altri particolari in modo da aiutarli nel capire come sconfiggere quella strega e chi lo avesse incastrato, rubandosi i suoi capelli e lasciando il Mantello rubato nel suo ufficio. Sperò che si scoprisse subito, per poter stare più tranquillo. Il ragazzo voleva però distrarsi da tutta questa faccenda, cosa impossibile, visto che Kingsley gli aveva dato il compito di scrivere il discorso che avrebbe tenuto. Era necessario infatti, a due giorni dalla fuga, avvisare tutti gli altri maghi e i genitori degli sciagurati ragazzi. Kingsley si consultava con Malocchio, il quale riteneva fosse opportuno negoziare con la Gretchen. Ma cosa si poteva negoziare con quella? Non aveva dimostrato abbastanza che poteva cavarsela da sola?
 
 
 
Samantha però si preoccupò da sola ad avvisare il mondo magico del suo raggiante ritorno. Obbligò i ragazzi di spedire dei gufi alle proprie famiglie per avvisarli che la direzione di Hogwarts era cambiata. Con a capo lei.
 
 
Remus osservava il paesaggio dalla finestra. Era passato poco tempo da quando si erano trasferiti in quel posto per la loro sicurezza. Aveva una spiacevole sensazione allo stomaco e un turbamento incredibili. Se non avesse avuto Dora , Teddy e Diana, non avrebbe resistito. Loro gli avevano dato la forza di andare avanti e soprattutto di non pensare alla vendetta. Perché Remus stringeva i pugni ogni volta che ripensava alla umiliazioni subite da Samantha. Le sue continue torture: sentiva ancora il forte dolore ripensando alle tante maledizioni lanciate, ai chiodi che una volta gli aveva conficcato con forza nella carne, alle pozioni, come l’ultima, la Niente-Lupo, che lo aveva fatto soffrire moltissimo. Per non parlare del disgusto dei suoi baci, del suo profumo. Lo aveva mostrato debole davanti agli altri fino all’ultimo. Avrebbe dovuto ucciderla con le sue mani, se avesse potuto. Per non parlare di tutti quei giorni passati da solo, al buio, senza possibilità di muoversi. Forse Severus avrebbe dovuto ucciderla. Troppo facile, aveva detto Tonks, lei deve soffrire, non subire una morte indolore dopo che ha massacrato tanti innocenti. E se Piton l’avesse uccisa, non ti avremmo mai potuto salvare.
Questo era vero, ma se almeno fosse morta tutti quei ragazzi non sarebbero stati sotto le sue grinfie.
-Papà? –una dolce vocina lo distrasse da tutti quei pensieri cattivi – a casa?
Teddy sentiva nostalgia della loro casetta, nella quale si muoveva e si arrampicava dappertutto. Remus lo prese in braccio:
-Presto torneremo a casa, Teddy. Papà te lo promette.
Tonks, seduta a terra con la bambina tra le gambe, aveva lo sguardo triste e i capelli di un insolito castano.
Remus si sentiva terribilmente in colpa. Era come se avesse segregato la sua amata Dora. Si sedette accanto a lei, mettendo anche lui il bimbo tra le gambe e le diede un bacio sulla guancia.
-Hey –fece lei, con un piccolo sorriso –Prima ti ho visto. Pensavi a lei, non è vero?
-Pensavo a tutto quello che mi ha fatto. –rispose con sincerità, mentre piazzava meglio Teddy.
Tonks avvicinò il suo viso al suo:-Non pensarci. E non sentirti in colpa per questa situazione. Non è colpa tua, non l’hai voluto tu.
-Piton avrebbe dovuto ucciderla. – disse Remus in un sussurro, come se non volesse che i piccoli ascoltassero quella parola.
Tonks scosse la testa. Era stata proprio lei ad impedire che Piton la uccidesse per rompere l’incantesimo che imprigionava Remus.
Tonks imprecò mentalmente. Stare lì non era affatto bello, per niente. Non poteva uscire, non poteva lavorare, non poteva combattere. Si sentiva inutile, troppo.
 
 
 
 
 
-Dove avranno portato mio zio, adesso? –disse Ron con le mani sulla testa.
-Stai tranquillo, Ron. Forse Samantha vuole convincerlo a collaborare. –rispose Harry poco convinto. Era probabile che lei lo avesse già ucciso, o che comunque lo stesse torturando.
-Nemmeno Akzaban riesce a fermare quei mostri. Se le guardie non avessero avuto il ricordo cancellato, forse sapremo come diamine è scappata. –disse il Ministro.
-Io sono sempre più convinto dell’aiuto avuto dall’esterno. –confermò Harry.
-Tu dici che lo ha preso uno di loro il tuo Mantello? –domandò Kingsley.
-Si, penso che sia così. Mi dispiace di aver accusato Percy, ma ero convinto di averlo lasciato alla tana, invece l’ultima volta che lo avevo con me è stato il giorno del compleanno di Teddy. Dove c’erano loro. Sai, la signora Tonks ha tentato di riconciliarsi con la famiglia di sua sorella. –rispose Harry.
-Percy non è malvagio! –disse Ron –solo un po’, ecco, antipatico. Ma non è così cattivo.
-Harry, i Malfoy non potrebbero aver fatto un passo così azzardato, rischierebbero di finire in prigione di nuovo.  Questa volta sul serio -disse Hermione.
-Lo so, ma voglio tenerli d’occhio comunque. Non mi sono mai fidato di loro. –ammise Harry.-Certo, la bugia di Narcissa ci ha salvati tutti quanti, ma … non so.
-Comunque –intervenne Ron –anche Piton era strano. Voleva sapere a tutti i costi dove avevamo nascosto Remus e Tonks. Ovviamente, noi siamo stati zitti.
-Dubito che Piton abbia ripreso una cotta per quella e voglia aiutarla, semmai il contrario. –disse Hermione –Comunque io vorrei tanto andare ad Hogwarts e leggere nella sezione proibita qualcosa di più su queste Arti Oscure.
-Dici che le troveresti? –chiese Harry.
-Non lo so. Ma vorrei capire come ha potuto generare quelle creature e come ha fatto ad entrare ad Hogwarts con loro senza un aiuto dall’interno, ammesso che davvero non ci sia stato.
-Le ipotesi sono tantissime. –disse Kingsley con la sua voce calma e composta – e siamo in guai seri. Quando si saprà cos’è successo …
Percy entrò di corsa nell’ufficio: -Gufi, gufi a non finire! I genitori dei ragazzi sanno tutto e sono molto arrabbiati!
 
 
 
Spero sia un capitolo decente. Dunque, Lucius Malfoy complotta con Samantha, cerca un riscatto a quella che è per lui una famiglia in rovina. Si è travestito da Percy per poter essere libero di andare da Samantha e complottare con lei. Spero si sia capito. Inoltre sulla creazione dei Doli e su come Samantha sappia usare certe magie, vedrete perché, bisogna aspettare un altro pochetto. Racconterà tutto a qualcun di nostra conoscenza, purtroppo.
Grazie a tutti coloro che mi seguono, anche a chi passa ogni tanto a dare un’occhiata, a chi ha aggiunto la storia e ai lettori silenziosi. Apprezzo tanto tutto, mi scuso per eventuali errori e vi prego fatemi presente se i personaggi sono OOC! Ne ho il terrore. Baci! Al prossimo capitolo, dove ci sarà un po’ più d’azione e meno dialoghi!
angyp
 

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Capitolo 11
*** La furia dei Doli ***


Il delirio al Ministero era totale. Tra genitori, giornalisti e gente impaurita, non si riusciva a distinguere una sagoma.
Per mettere ordine, Kingsley annunciò una conferenza  in cui avrebbe spiegato la situazione e i provvedimenti presi dal Ministero per mantenere la sicurezza. Gli mancava la presenza di Tonks, sicuramente avrebbe tirato dei calci in culo a certi giornalisti troppo sbruffoni. Ma lei stava meglio al sicuro.
-Signori –cominciò a parlare Kingsley, con accanto il Segretario Percy –la situazione è sotto il nostro controllo. Abbiamo posto sotto la nostra protezione tutti i posti a possibile rischio di attacco e i nostri Auror sono praticamente dappertutto.
-Come ha fatto a scappare? –cominciarono a chiedere.
-I nostri figli hanno paura! Quando li libererete?
-E’ guarita con la sua stessa pozione? Come?
-Cosa sono quelle creature?
Kingsley era stordito, le domande, tutte simili, arrivavano a raffica.
-Non sappiamo come sia fuggita –e qui lanciò un’occhiata di rimprovero a Percy. –Potrebbe essere stata aiutata, non lo sappiamo. Quelle creature sono pericolose, ma non indistruttibili. –mentì. Non ne aveva vista nemmeno una, non sapeva se davvero si potessero distruggere.
Harry, che dal basso osservava la scena accanto Ron ed Hermione, si sentì muovere la spalla. C’era una donna con capelli bianchi e un cappello viola.
-Tonks? Cosa ci fai qui? –disse Harry. Anche Ron ed Hermione si voltarono.
-Shh! –fece Tonks mettendosi l’indice tra le labbra –andiamo in un luogo più discreto.
Harry diede un’ occhiata alla folla, notando Lucius Malfoy che ascoltava interessato il discorso di Kingsley. Ringraziando Godric perché non aveva notato Tonks, Harry e i suoi amici la seguirono nello studio del Ministro, ora vuoto.
-Tonks –disse Hermione –non è opportuno che tu venga qui. E’ estremamente pericoloso. Casa hai detto a  Remus per convincerlo a farti uscire?
-Hermione, conciata così non mi riconoscerebbe nessuno, e poi a Remus ho detto che andavo in un supermercato babbano a comprare i pannolini. Anzi, sbrighiamoci che devo andarci veramente, altrimenti capirà che ho mentito. Com’è la situazione?
-Va male, purtroppo. Quelle creature hanno assaltato Akzaban e catturato mio zio Gideon. –rispose Ron – adesso poi tutti sanno della sua fuga, i genitori sono imbestialiti.
-Oh, no cosa vuole da Gideon? E quei poveri genitori, dannazione …  –rispose Tonks, lo sguardo basso –posso capire come si sentano. Dobbiamo fare assolutamente qualcosa per liberare gli studenti.
-Ah, invece Piton è libero. –disse Harry –voleva sapere dov’eravate.
-Vuole parlare con Remus forse. Però è meglio non dirgli dove siamo, quella potrebbe avergli messo qualcosa, che ne so, come quando noi abbiamo scoperto il suo covo.-disse Tonks.
-Abbiamo già controllato. Non c’è nulla. Tra un po’ lo sentiremo per capire quali sono i piani della Gretchen. Se magari ha parlato. –disse Harry.
-Devo esserci anch’io. –disse Tonks con fermezza.
-Tonks, è pericoloso … -cominciò Hermione. –resta fuori con me …
-Non per farmi figa, ragazzi, ma ho già avuto a che fare con lei direttamente, senza l’aiuto di nessuno.  Da quando la mia cara zietta mi ha fatta fuori, sono più agguerrita che mai durante uno scontro. Chiusa parentesi, non sopporto di non sapere e voglio essere presente! Capito?
Aveva parlato con durezza, perciò nessuno dei tre osò ribattere.
Quando le acque al Ministero si furono placate, finalmente gli Auror e Kingsley potettero interrogare Piton, che raccontò di come Samantha aveva sfruttato i poteri della pozione non solo per guarire, ma anche per comunicare con la sua mente. Una cosa a cui non  riusciva a dare spiegazioni. Anche Tonks era lì, nonostante le insistenze di Kingsley a non farsi vedere da troppa gente, ma lei non aveva voluto sentire ragioni, perché riteneva che, con il suo travestimento, nessuno l’avrebbe riconosciuta.
-Mi ha detto che ad aiutarla è stato Percy Weasley. –rivelò Piton.
Tonks sbiancò in volto.
-Come? Pe-Percy? Tosca santissima Percy? Quel brutto, maledetto … Che diavolo ha fatto?
-Tonks calmati –disse Kingsley –non è stato lui, abbiamo un altro sospetto, Percy conta solo in parte con la sua fuga.
-Quindi conta! Dov’è? Io lo faccio fuori!
-Smettila Tonks, ti prego –disse Harry.
-Così mi ha detto lei –continuò Piton, il tono basso – e credo che il Weasley abbia più di un motivo per farlo.
-Non è così! –urlò Ron –Percy non vuole morto nessuno!
Kingsley raccontò cosa aveva omesso Percy.
-Quindi se la  Gretchen te ne ha parlato con tranquillità, Piton, vuol dire che Percy ha ragione: l’hanno volutamente incastrato. –confermò Kingsley.
Tonks però era accigliata. Percy si era spinto a tal punto? Avrebbe dovuto informarli, metterli all’erta.  Si era dimostrato un bambino invidioso. Davvero non gli importava niente di loro? Tralasciando il legame di sangue che c’era con Remus, non provava un minimo di pietà per due bambini innocenti?
-Percy dovrebbe essere in arresto comunque, non al tuo fianco durante le tue conferenze! –esclamò Tonks.
-Non me la sono sentita di arrestarlo, Tonks. Lo tengo sotto controllo, però. –rispose Kingsley.
-Non basta, lo sai! Non possiamo fidarci di lui. Perché è a piede libero? –domandò Tonks.
-Non volevo suscitare un altro scandalo nella vostra famiglia, i giornalisti ci avrebbero massacrato con questa storia, lui è il mio segretario. Potrebbero arrivare a voi, e allora tutta la copertura e protezione salterebbero. –disse Kingsley, tranquillo.
-Sono certissimo che Percy non farà più un errore del genere. –disse Ron, profondamente dispiaciuto.
Piton arricciò le labbra. Il potere è potere. Percy era stato un alunno diligente, nonostante fosse solo un Weasley, ma certamente gli aveva dato meno grane rispetto al resto dei suoi fratelli minori. Per non parlare del maggiore, Lupin, con la sua banda di sbruffoni amici. Chissà come sarebbero stati ancora più presuntuosi Potter e Black se avessero saputo che il loro migliore amico, apparentemente sfigato e malato, era figlio proprio del preside Silente.
-Devo comunque tirargli almeno un pugno. –disse Tonks.
-Ti prego, ci sono cose più importanti Tonks! –sospirò Kingsley.
 
 
 
 
 
 
 
Hermione non era un Auror, come Harry o come Ron che stava facendo pratica in attesa di superare gli esami e diventarlo in maniera effettiva. Lei aveva deciso di occuparsi dei più deboli, coloro che venivano emarginati solo perché diversi. In quel momento dunque pensò che parlare con Remus sarebbe stata  la maniera più sensata per rendersi utile. Tonks sarebbe stata via per molto tempo, lui avrebbe potuto preoccuparsi e uscire di casa per andarla a cercare. Inoltre aveva una voglia matta di rivedere i due bambini. Arrossiva al pensiero che, se lei e Ron un giorno si fossero sposati, Diana sarebbe stata anche la sua figlioccia. Le avrebbe letto un sacco di libri!
Con tutta la discrezione possibile e immaginabile, Hermione bussò alla porta del rifugio dei Lupin. Con sua sorpresa, rispose la voce di un bambino:
-Chi è?
Era Teddy. La ragazza non riuscì a trattenere un risolino, certo non era opportuno vista l’emergenza, ma la voce squillante del bambino metteva un’allegria incredibile.
-Sono Hermione.
Attese qualche minuto, in cui lei si guardò attorno per fare in modo di non essere vista.
-Di più! –fece il bambino.
Sicuramente c’era Remus accanto a lui a suggerirgli cosa dire.
-Sono Hermione Jeane Granger, ex studentessa di Hogwarts, Casa Grifondoro, sono stata anche tua alunna, Remus, e mi hai definito la “studentessa più brillante della mia età”, fidanzata con Ron Weasley, figlio di tua madre Molly, che diventerà un ottimo Auror, a prescindere dal fatto che lui abbia pochissima stima di sé e che per convincerlo …
Remus aprì la porta:-Non avevo dubbi che fossi tu, però ti scongiuro entra e basta!
Hermione entrò di corsa lasciando l’uomo libero di chiudere la porta con gli opportuni incantesimi. Teddy alzò le braccia per poter essere preso e così lei fece.
-Come stai Remus? –domandò la ragazza dopo che l’uomo l’aveva fatta accomodare e le aveva offerto una Burrobirra.
-Bene, non mi lamento. Mi aspettavo la visita di qualcuno, visto che Tonks è uscita ed è venuta al Ministero. No? –domandò il mago.
Imbarazzata, Hermione rispose: -Non ti aveva detto che era andata in un supermercato babbano? Come fai a sapere che è venuta al Ministero?
-Conosco bene mia moglie.  –disse Remus  -certo, poteva trovare una scusa più credibile. Ammetto che sto morendo d’ansia, però so che Tonks non è una stupida, inoltre può camuffarsi a suo piacimento grazie ai suoi poteri. Non potevo lasciarla ancora reclusa qui.
Hermione comprendeva il loro stato d’animo.
-Avevo appunto pensato di venire per tranquillizzarti. Adesso è con Kingsley e gli altri a sentire il professor Piton.
-E’ libero? –Remus sentì un po’ di tranquillità invadergli il corpo –meno male. Temevo che quella pazza gli facesse del male. E gli studenti?
-Ognuno di loro ha mandato un gufo alle proprie famiglie. Stanno bene, ma sono costretti ad imparare le magie che gli sta insegnando la Gretchen. Ovviamente hanno molta paura. L’anno scorso lei sembrava così disponibile e … sembrava un genio.
-In effetti, lo è, a modo suo.
-A proposito, quei mostri  si chiamano Doli, a quanto pare.
-Doli? – il mago si fermò a riflettere -Hai mai sentito questo nome, Hermione?
-No. Almeno credo. Vorrei tanto poter visitare il reparto proibito di Hogwarts e leggere qualcosa sull’argomento. Ma purtroppo non si può.
-Eppure so che  Silente si è portato con sé qualche libro, durante il suo ritiro. Potremmo chiedergli se ha preso qualche manuale di magia Oscura che possa aiutarci. Kingsley ha in mente qualche piano per liberare Hogwarts?
-Da quello che mi ha detto Harry, ci sta ancora pensando. Da quello che invece sappiamo da Hagrid e gli altri professori, tutta la scuola è circondata dai Doli, e non si può accedervi per nessun motivo.
-Nemmeno dalla Stamberga Strillante?
-Sembra che sia stato uno dei primi luoghi ad essere stato invaso da quei mostri.
-Ho capito. –Remus sospirò. –Chissà cosa ha in mente. Temo che il Ministero sia in pericolo. Lei vuole la gloria, non ci ha mai rinunciato. E’ riuscita a tenere segreto tutto questo. E vuole vendetta, soprattutto. Sentivo che sarebbe ricomparsa, avevo spesso degli incubi.
-Bisogna anche capire meglio i poteri della pozione che ti ha dato, Remus –disse Hermione –probabilmente, è attraverso questa che lei ha comunicato in sogno con il suo complice, o chiunque l’abbia aiutata a scappare e a creare quei mostri. E, purtroppo, è venuta anche da te.
-Ma come? Non sono io che ho gli incubi?
-A quanto pare no, Remus. Mi dispiace. Ma non penso possa farti davvero del male, no?
-Non lo so … -Remus pensò al sogno in cui invece si era visto con la sua Dora, dopo duri mesi di prigionia. I loro baci sembravano così veri, si erano risvegliati entrambi con la neve tra i capelli. Lui aveva inoltre rivelato dove sarebbe stato portato. Se non fosse stato per quel sogno, adesso di sicuro sarebbe ancora con Samantha. Una domanda che si poneva tutt’ora.
-Severus vi ha detto queste cose? –domandò lui.
-No, le ha confessate Percy, dopo che …
-Percy? Cosa ne sa Percy?
Hermione non pensò al fatto che Remus non sapeva del guaio che aveva combinato Percy. Pensò bene di raccontarglielo.
 
 
-Malfoy? –Gideon fu sorpreso nel vedere l’ex-Mangiamorte fuori dalla porta a sbarre. E pensare che proprio quell’uomo meritava Akzaban peggio di lui!
-Salve Prewett, ti ho portato da mangiare. –era toccato a lui il compito, visto i rifiuti di moglie e figlio. Pensare a Draco gli diede una stretta al cuore: la lite di poche ore prima era degenerata. Draco aveva detto che non avrebbe più rimesso piede in casa. Tra un po’ di tempo, Draco capirà che ho fatto la cosa giusta. Anche Narcissa capirà.
-Tu l’hai fatta scappare, Malfoy? Stai attento: mi ha rovinato la vita. Tu hai una famiglia. Lascia perdere, sei ancora in tempo.
Lucius aprì una piccola fessura della porta a sbarre e vi pose una busta che conteneva il cibo.
-Perdonami, mia moglie non cucina bene come il nostro vecchio Elfo domestico. E comunque ormai ci sono dentro fin troppo.
Mentre se ne andava, Gideon pensò alla sua esperienza, quando anche lui credeva di essere ormai troppo coinvolto per poter tornare indietro, accettando di vedere gente morire e di riportare Remus che era fuggito al suo posto. Ovviamente non poteva pretendere di fare la predica, non lui. Ma i suoi suggerimenti erano troppo saggi. Non voleva mangiare; se Samantha lo aveva fatto prelevare, era sicuramente per vendicarsi come si deve di lui. Meglio morire di fame e sete.
 
 
 
-Bel casino, adesso –disse Fred, mentre con la bacchetta sistemava gli scatoloni del negozio.
-Nei giornali non si parla d’altro. Pensa se eravamo anche noi studenti, ancora? Io mi sarei ribellato, come abbiamo fatto con la Umbridge.-disse George.
-Ah, bei tempi, fratello! –confermò Fred dandogli il cinque.
La campanella della porta indicò loro che era entrato qualcuno. Quando si voltarono per vedere chi fosse, il sorriso li morì tra le labbra.
 
 
Quei mostri avevano in mano delle mazze enormi con le quali cominciarono a spaccare tutto. I gemelli alzarono le bacchette e cominciarono a colpirli con vari incantesimi. Però  i mostri sembravano non risentire dei colpi, gli schianti non avevano effetto. George mandò il suo Patronus per chiedere aiuto al Ministero. Fred, vedendo che ormai le loro creazioni erano in pericolo, pensò benissimo di lanciarne alcune su di loro. Alcune fecero addirittura effetto. Però uno di quegli lo atterrò con un calcio e prese a pestargli la faccia.
-Nooo –George arrabbiato provò a difendere il fratello, ma un pugno lo colpì in pieno volto.
-Stupeficium! –i rinforzi erano arrivati. Harry e Ron riuscirono a liberare i gemelli dal peso dei Doli e li aiutarono a rialzarsi, mentre quelli continuavano a distruggere tutto.
-Siete solo voi due? –domandò Fred.
-No –rispose Harry, urlando tra il casino per farsi sentire –ma ce ne sono tanti di questi negli altri negozi, e stiamo facendo il possibile!
 
 
 
La maggior parte dei negozi di Diagon Alley erano stati distrutti. I Doli avevano attaccato con violenza e senza sosta. Fred e George ce l’avevano messa tutta per contrattaccarli, avevano chiamato i rinforzi, ma ormai la maggior parte dei loro scherzi era andata distrutta. La Gringott bruciava ancora. Madama Mc Clan, la gelateria di Florian Fortebraccio e il Ghigoro non esistevano più. Al loro posto c’erano tante macerie. Fortuna che erano maghi, ricostruire tutto non sarebbe stato molto difficile, ma anche i loro animi erano frammentati. Era ormai sera, e la via dei negozi che Harry aveva visto ammirato per la prima volta quando aveva scoperto di essere un mago era sporca e piena di gente con i volti tristi, molto tristi.
Anche Tonks aveva combattuto, camuffandosi il più possibile. Tutti erano troppo impegnati per raccomandarle di andare via. Piton però era stato chiaro:Vuole uccidere te e Silente, tuo marito lo vuole come giocattolo. Ma sarebbe stata lei ad uccidere Samantha. Questa volta non avrebbe esitato.
Mentre camminava, tirò il calcio ad una pietra, ma nel farlo, perse l’equilibri e cadde a terra. Un ragazzo le diede una mano per aiutarla ad alzarsi: Percy. Lei prese la sua mano, e nel rialzarsi lo buttò a terra, sporcando di polvere i suoi vestiti. Lui non aveva il coraggio di andare a consolare i gemelli, scossi dall’enorme perdita che avevano subito con questa distruzione. Tonks gli puntò contro la bacchetta:
-Hai visto che hai combinato, Percy? Come vorrei cruciarti! –le disse Tonks in preda alla rabbia.
-Non sai quanto pure io!
Si voltarono, e Tonks credette di non vedere Remus così arrabbiato da moltissimo tempo.
 
 
Ciao a tutti! Vi confesso che avevo tanti dubbi sull’Incanto Fidelius, però, dalle ricerche che ho fatto, ho capito che solo il Custode Segreto può rivelare dov’è il nascondiglio. Quindi le persone che andavano a trovare i Potter, e adesso i Lupin, lo sanno dal Custode, ma non possono rivelarlo ovviamente. Solo che, secondo me, non tutti dovrebbero saperlo, perché uno ti potrebbe anche inseguire, no?
 
 

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Capitolo 12
*** Altri attacchi a Diagon Alley ***


-Remus, cosa ci fai qui? –chiese Tonks, cercando di mantenere il controllo. I due però non la stavano ascoltando, continuando a guardarsi pieni d’odio.
-Insomma! –li fece sussultare –vogliamo darci una mossa?
-Hai saputo, Remus? Darai un morso anche a me? Anzi, no, non puoi. Non più. Ti dispiace?
Percy lo aveva provocato abbastanza. Remus prese la bacchetta, ma la ripose subito in tasca, dunque si avvicinò e gli diede uno schiaffo in pieno volto. Il ragazzo sentì la guancia dolorante che accarezzò e gli occhi riempirsi di lacrime per l’umiliazione, ma non si azzardò a farle uscire.
-Remus … -Tonks gli si avvicinò e gli prese una spalla. Lui la scansò.
-Sei stato un vigliacco, Percy. Non so cosa ti abbia fatto, ma non dovevi comportarti così. Per catturarla, i nos … tuoi fratelli si sono messi in un grave pericolo, e tu hai lasciato che lei continuasse i suoi piani senza intervenire.
Aveva parlato a voce molto bassa, piena di rabbia. Qualcuno cominciò a notarli, Kingsley sbuffò. Se i Doli fossero tornati, non ci avrebbero messo niente  a catturalo, visto che erano molto forti.
-Come Merlino ti sei permesso di tirarmi questo schiaffo? Tu hai quasi spezzato in due la nostra famiglia, è normale il mio odio.
-Però adesso ci sono altre persone in pericolo, per colpa tua!
Ron e i gemelli, avendo visto la scena dello schiaffo, si avvicinarono. Qui ci saranno dei guai pensò Ron.
-Non per interrompervi ma … forse non è opportuno che voi ve ne stiate così all’aria aperta. –disse Kingsley comparso all’improvviso.
-Non me ne vado finché non avrò chiarito due cose con Percy. –disse Remus deciso.
-Non voglio parlare con te! –gridò lui.
-Invece si –ribadì Remus –oppure comincerò a chiedere a Kingsley perché non sei ad Akzaban.
Percy abbassò la testa, evitando lo sguardo dei fratelli minori a causa della vergogna.
I due si smaterializzarono in un attimo nel negozio distrutto dei gemelli.
Dopo un silenzio interminabile, Remus si rilassò leggermente. Era furioso, ma doveva mantenere il controllo.
-Percy, è da un secolo che tento di spiegarti che non è mai stata mia intenzione dividere la vostra famiglia. –cominciò in maniera tranquilla.
-Mia madre e mio padre si erano lasciati!-il tono di Percy non cambiava.
-Tua madre era arrabbiata perché tuo padre le aveva nascosto una cosa così importante! –disse Remus a voce un po’ troppo alta.
-Papà lo ha fatto per tenere unita la famiglia!
-E infatti ora sono tornati insieme, non capisco perché tu continui ad odiarmi! Scommetto che non ti sarebbe dispiaciuto se Samantha mi avesse catturato, o meglio ancora, ucciso. –disse senza rendersi conto di quello che usciva dalla sua bocca.
Seguirono altri minuti di silenzio.
-Tu l’hai morsa –disse Percy – era disperata quando l’ho incontrata in carcere.
-Ah si? –si lasciò sfuggire una risata amara. –Ebbene, anche io ero disperato, Percy. E’ per questo motivo che l’ho morsa. Credi che l’avrei fatto se avessi potuto evitarlo? Tu non hai idea di quello che stavo passando.
-Forse non sei la persona che fingi di essere. Forse sei come colui che ha morso te. Lei invece ti ha fatto guarire, dopo tutto quello che gli hai fatto, e tu non hai nemmeno un briciolo di gratitudine nei suoi confronti!
Remus era allibito. Era stato appena paragonato a Fenrir Greyback, colui che lo aveva condannato ad una vita maledetta a causa di un’offesa. Certo, anche lui si era posto il dilemma di Samantha tempo fa. Ma la risposta era semplice …
-Ascoltami, Percy. Ti prego, ascoltami, poi potrai pensare quello che vuoi. Mai avrei pensato di aggredire volontariamente una persona, proprio come è stato fatto a me anni fa. Mi è capitata l’occasione di fuggire, è stata un’idea che mi è venuta fuori così, mentre ero sotto la pozione Anti-lupo e lei mi stava esaminando. Volevo fuggire. Io … Ero esausto. Stavo tutto il giorno immobile, senza alcuna possibilità di muovermi. Era sempre buio, non sapevo che giorno fosse, il tempo non passava mai. Cercavo di liberarmi, e mi sentivo di impazzire perché non potevo. Quando lei c’era, mi provocava, mi torturava, come se fossi il suo giocattolo. Mi aveva assicurato che sarei morto. Poi andava via, e restavo solo … mi dava da bere con la forza tante pozioni, e queste mi facevano sognare tanto … sognavo che veniva mia moglie, che finalmente mi stavano liberando, che in realtà ero a casa, tutto era solo un incubo. Poi mi risvegliavo, ed ero ancora lì. Quando mi si è presentata l’occasione di poter fuggire, io l’ho sfruttata al volo. Non ero in me, volevo solo andare via, tornare alla mia vita. E per punirmi voleva uccidere il mio Teddy. Il mio bambino! E lo diceva senza alcuna pietà. Mi mancava tanto la mia famiglia, temevo di non poter veder nascere mia figlia. Quando poi mi ha dato quella pozione, ho passato la notte più terribile della mia vita. Desideravo morire per far cessare quel dannato dolore.
Quindi ti prego, Percy, non odiarmi perché sono stato rapito mentre i tuoi litigavano e chiedermi di ringraziarla per tutti i bei mesi che mi ha fatto passare. Non lo augurerei a nessuno di vivere quell’esperienza, nemmeno al peggior nemico, nemmeno a Greyback, nemmeno a lei stessa.
Aveva parlato, liberandosi di un peso. Remus non poteva dimenticare quello che gli era successo quando era rinchiuso in quel posto mentre fuori si scopriva che era il figlio di due persone già importanti della sua vita.
Percy si sentì male, molto male. Provò ad immaginare se fosse successo a lui … gli venne un brivido. Dopo tutto quello che Remus aveva passato, lui aveva osato rigirare il coltello nella piaga in maniera così crudele? Aveva pensato che lui fingesse per avere comprensione da parte di sua madre e dei suoi fratelli … Invece dopo un’esperienza del genere era un miracolo che si fosse ripreso così presto.  
-Come hai fatto a resistere? Io non ce l’avrei fatta. –gli disse con un tono molto più tranquillo.
-Non avevo altra scelta, Percy. Ero nelle sue mani, non ero più libero nemmeno di pensare.
-Io mi sarei ucciso. –disse il più giovane con convinzione.
-Incatenato com’ero, non potevo fare nemmeno quello. Anche se, ti confesso, non lo avrei fatto se ne avessi avuto la possibilità. Avevo sempre un briciolo di speranza. Volevo tornare dalla mia famiglia … E, anche se non riuscivo ad ammetterlo anche a me stesso, pensavo a Molly proprio come si pensa ad una madre. Pensavo che se fossi morto lei avrebbe sofferto di nuovo.
-Lei stava soffrendo. Temeva di perderti adesso che ti aveva ritrovato. Così diceva. E comunque lo è, tu parli in seconda persona, ma è tua madre, anche. –disse il ragazzo.
Remus scrollò le spalle.
-Samantha mi era sembrata sincera. Mi aveva affascinato. –confessò Percy.
-E’ molto abile nel farlo, ti capisco.
-Ho avuto paura che mi facesse del male. Ammetto di aver sbagliato. Non avrei mai dovuto tacere. Mi dispiace tanto Remus. Adesso tutto questo disastro, i ragazzi di Hogwarts … zio Gideon … - il giovane sospirò.
Remus gli poggiò una mano sulla spalla, trasmettendogli comprensione.
-Possiamo rincominciare da capo, Percy? Io non pretendo di farti da fratello, e sono sincero quando lo dico. Ma almeno potremmo andare d’accordo, parlare come due persone civili. E combattere insieme contro di lei.
-Dopo tutto quello che ho fatto?
-Percy, a tutti è data una seconda possibilità. Anche Gideon mi ha detto la stessa cosa … ma era davvero pentito. Siamo tutti vittime di Samantha: tu, io, Severus, Gideon … e anche quella persona che si è spacciata per te. Lo siamo, solo in modo diverso. Se litighiamo tra noi, siamo perduti. Dobbiamo unirci e sconfiggerla.
-Hai ragione. Per quanto riguarda quello schiaffo …
-Scusami, Percy, non ne avevo il diritto.
-No, no, me lo sono meritato. Forse anche papà me ne avrebbe dovuti dare di più quando ci ho litigato. A volte sono molto abile nel ferire le persone.
Remus sorrise semplicemente e uscì fuori, dove trovò sua moglie con le braccia conserte e i capelli rosso fuoco che risaltavano:
-Bella mossa mollare i bambini alla povera Hermione su due piedi e farti una passeggiata in una situazione di estremo pericolo! –disse lei.
-Brutta mossa trovare la scusa del supermercato. –rispose Remus.
-Allora, pace fatta? –chiese Fred.
-Sicuro, non vedi che sono ancora vivi? –disse George.
Remus e Tonks risero, mentre Percy era ancora scottato, pentito di quello che aveva fatto. Inoltre non si stupiva mai nel vedere i suoi fratelli sorridere anche nelle brutte situazioni come quella. Avevano appena perso il loro sogno. Era ormai sera, ed erano tutti abbastanza esausti dopo il combattimento.
-Mamma sarà felice, penso che preparerà qualcosa di buono … -disse George.
-Non credo che potremmo venire. Ma basta il pensiero. –disse Tonks.
-Per l’appunto, voi due, volete decidervi tornare nel vostro rifugio? –li rimproverò  Kingsley –se dovessero tornare …
E fu quello che accadde. D’un tratto, cominciarono a smaterializzarsi altri Doli. Tutti ripresero le bacchette.
 
 
 
 
-Remus, Tonks, andate via! –urlò Percy.
-Remus, amore, vai! Io devo combattere. –gli disse Tonks mentre cominciavano a lanciare maledizioni.
-Io non ti lascio qui, Dora, non posso!
-Ti prego, se ti dovessero prendere di nuovo, io morirei …
Tre Doli li circondarono. Erano talmente grossi che i due non riuscivano a vedere al di là, perdendo di vista tutti gli altri. Un quarto dietro di loro colpì Remus alla testa con un bastone gigante facendolo cadere a terra di faccia in giù. Tonks provava a schiantarne due, ma senza successo. Loro, invece, la riuscirono a scaraventarla lontano.
-Dora! –urlò Remus. Non riusciva a muoversi, la vista si annebbiava di sangue.
I quattro Doli ora lo circondarono. Uno lo girò a pancia in su. Remus ansimava, con le braccia aperte sulla terra. Uno di loro glì pesto una gamba, facendolo urlare di dolore.
-Non possiamo ucciderlo, Samantha lo vuole vivo.-disse uno.
-E allora portiamocelo via! Finalmente lo abbiamo preso!
Remus cercò di evitare che il panico lo inghiottisse. Due Doli lo presero per le braccia e lo alzarono.
 
 
 
Piton non aveva abbandonato il luogo dell’assalto, dove si era precipitato insieme al ministro e agli Auror, per cui aveva intravisto Remus Lupin. Aveva subito pensato a quanto fossero stati sciocchi, lui e sua moglie, ad uscire allo scoperto quando dovevano restare nascosti. Sono affari loro. Tempo fa aveva pregato Silente di nascondere Lily e la sua famiglia. Le cose erano andate male, purtroppo, nonostante i Potter fossero stati responsabili. E adesso i Lupin si prendevano il lusso di uscire!
Una folla si era radunata a contare le macerie provocate da quei mostri. Li chiamavano “i nuovi maghi Oscuri”. Patetico, secondo lui. Sicuramente erano frutto di magie Oscure, ma definire loro maghi era un po’ troppo. Erano mostri terribili, e come avrebbero fatto a distruggerli nemmeno Salazar poteva immaginarlo.
Purtroppo questi mostri si erano ripresentati proprio quando le acque sembravano essersi calmate. Vide la gente e i giornalisti scappare via, mentre tutti gli altri, il Ministro, i due Potter con Black, gli altri Auror, si lanciavano allo scontro. Stupido Lupin, riprenditi quella mocciosa e vai a pulire dei caccole delle tue pesti! Non aveva ereditato nulla dell’intelligenza Silente?
Si lanciò contro un mostro, colpendolo in più punti. Anche quello rispondeva, stringendo i pugni e lanciando incantesimi con la bacchetta legata al suo braccio. Era molto difficile combattere con quel bestione, inoltre sembrava che gli incantesimi non facessero effetto, come se fosse coperto da uno scudo invisibile. Un’altra diavoleria di Samantha. Efficace. Fu quando però colpì il punto in cui era attaccata la bacchetta che il mostro ebbe dei piccoli segni di cedimento. Forse era un punto debole. Con tutta l’abilità rimasta, Piton si concentrò su quel punto, intento a disarmarlo ad ogni costo.
 
 
 
 
Percy combatteva accanto a Kingsley, indebolito dai sensi di colpa che lo attraversavano. Sentire Remus parlare della sua prigionia gli aveva fatto capire di come Samantha lo avesse manipolato. Come aveva potuto pensare solo per un attimo di diventare suo complice? Si sentì così sciocco … Aveva osato chiamarlo “Bastardo” … Meritava molti più schiaffi. In fondo Remus era stato il suo professore, uno dei migliori, era un uomo in gamba … Era così deconcentrato che non si accorse che due Doli lo avevano appena atterrato. Non riusciva vedere gli altri. Se qualcuno fosse morto era colpa sua.
-Ciao ciao ragazzo! –Capì che uno dei due si stava preparando a lanciare la Maledizione Senza Perdono. In quel momento non riuscì a pensare a nulla.
-Lascialo, hanno preso l’uomo che vuole Samantha, dobbiamo andare via!-disse un altro di quelli.
Oh, no!
 
 
 
Tutti i Doli lasciarono le persone che tenevano a bada e andarono verso Remus, che cercava di divincolarsi dai due che gli stringevano le braccia.
-Sicuri che sia lui? Samantha ci elimina se abbiamo sbagliato.
-Certo che è lui, siamo andati a casa sua!
-Voi non lo porterete da nessuna parte! –urlò Tonks con la bacchetta puntata verso di loro. Scagliò un altro incantesimo.
-Lei è la mocciosa! Prendiamo anche lei! Così potremo andarcene! –disse un Dolus –se torniamo a mani vuote, ci ammazza!
-Scappa, Dora, ti scongiuro! –disse Remus disperato.
-Non ti porteranno via! –Tonks si mise a combattere, senza successo.
-Colpisci il braccio! Cerca di disarmarli! –Urlò Piton andandole incontro.
Tonks obbedì e riuscì a disarmare un paio di quelle creature, notando un loro indebolimento. Anche Remus provò a tirare i calci al braccio di uno dei due. Non li avrebbero portati via, non in quel momento. La notte era ancora lunga.
Anche gli altri ascoltarono il consiglio di Piton. Forse, questa volta avrebbero vinto.
 
 
 
Scusate il ritardo. Sto in crisi, purtroppo.
Volevo precisare che Remus non racconta a Percy quelle cose per fargli pena, più che altro per convincere ancora sé stesso del fatto che ha morso, ma per delle ragioni estreme. E Percy ha capito che è sincero e si sbagliava sul conto di Samantha. Nel prossimo capitolo si continuerà con lo scontro e altro, ovvio. Spero che questa crisi passi. Per il resto, grazie a chi mi segue con pazienza! Baci.
 
 

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Capitolo 13
*** Le supposizioni di Piton ***


Remus aveva un forte dolore alla testa e alla gamba che gli era stata pestata, ma questo non lo fermò. Calciò con tutte le sue forze il braccio del mostro che lo liberò dalla stretta gemendo e cadendo sulle ginocchia. Anche l’altro lo perse, dunque Remus scansò le sue maledizioni e riuscì  a recuperare la bacchetta, continuando a lottare e cercando Tonks con lo sguardo. Ma era tutto così confusionario, perché le creature ingombravano gran parte della loro vista.
-Remus!
Tonks si lanciò su di lui. –Andiamo via, andiamo!
Si smaterializzarono di corsa vicino al loro rifugio. Dopo qualche precauzione, entrarono dentro, trovando un’Hermione preoccupatissima.
-Cos’è successo? –chiese la ragazza vedendo le facce sconvolte e il viso di lui ferito.
Remus e Tonks si guardarono e parvero riprendere fiato. Hermione, informata di quello che stava accadendo, si affrettò per raggiungere Diagon Alley.
-Vado a vedere i bambini. –disse Remus.
Tonks lo fermò con un braccio. –Hai sentito Hermione? Dormono, è mezzanotte. E’ una scusa per non parlare, non è vero?
Remus si irrigidì e non rispose, limitandosi a tenere lo sguardo basso.
-Con questo attacco volevano attirarci lì, e sono quasi riusciti nel loro intento. –Continuò Tonks.
Lui annuì, andandosi a sedere sul divano.
-Magari adesso se ne andranno, visto che noi non ci siamo più. –pensò Tonks.
-Oppure faranno del male a qualcuno! –disse Remus con un filo di voce.
-Sono tutte persone in gamba, Remus, dobbiamo stare tranquilli!
Gli andò vicino, prendendogli il volto tra le mani, come faceva sempre quando voleva tranquillizzarlo. Con un fazzoletto stava tamponando la ferita, che per fortuna non era grave.
-Per Tosca santissima, ti stavano prendendo! –tentò di non piangere –Non devi uscire mai più da qui, Remus, mai più! Sei stato incosciente.
-Stavano prendendo anche te, Dora. Anche te …
Si abbracciarono forte, cercando di tranquillizzarsi il più possibile. Furono interrotti solo dal pianto forte di Diana.
 
 
 
 
 
I Doli rimasero pietrificati quando videro che i due coniugi erano scappati.
-Allora? –Li provocò Ron –Vi siete fermati? Cos’è successo? Avete paura?
-Ron, stai zitto! –disse Hermione comparsa dal nulla.
I Doli erano almeno 30 e sembravano fortissimi.
-Perché si sono fermati? –domandò Harry mentre con suo padre e Sirius si univa agli altri.
-Remus e Tonks sono scappati, per fortuna –disse James.
All’improvviso comparve vicino ad un gruppo di Doli proprio Samantha Gretchen. Tutti strinsero le bacchette con forza, ma lei sembrava ignorarli, concentrata invece sui Doli.
-Allora? Li avete presi? –chiese ad uno di loro.
-C’è mancato poco, Samantha. Sono riusciti a scappare.
Il volto di Samantha assunse un’espressione furente. Fece dei movimenti strani con la bacchetta, simili a quelli che utilizzava quando smuoveva la natura, e tutt’un tratto dei Doli rimase solo la cenere. La polvere invase tutti, che la persero di vista.  Ma Samantha era ancora lì, e si Smaterializzò davanti ad Albus Silente, puntandogli  la bacchetta sulla gola.
-Getta la tua, Albus.
-Non lo fare! –Piton e gli Auror la circondarono, ma lei continuò ad ignorarli.
-Ti è andata male, di nuovo. –disse Silente, mentre obbediva, per nulla impaurito.
-Non-farmi-arrabbiare -ringhiò Samantha –o farai la stessa fine di quegli incapaci. Dove hai nascosto tuo figlio? Perché sei tu il custode Segreto, non è vero?
- Non te lo direi, mia cara, anche se lo fossi. Piuttosto ovvio, non credi?
Qualcuno cercò di colpire Samantha, ma lei non risentì dei colpi.
-Io possiedo la tua vecchia scuola. Potrei prendermela con alcuni studenti e sfogare la mia rabbia. Non ci hai pensato, Albus? Come ben sai, so torturare molto bene.
-Lascia stare dei poveri innocenti.
-E allora me la prendo con te, caro Albus.
-Vuoi uccidermi, Samantha? –chiese Silente con tranquillità.
-Lo sai che lo voglio. Piton te lo ha detto di sicuro, non sforzarti a leggere la mia mente. Io invece leggo la paura nella tua, paura per tuo figlio. E fai bene.
Si allontanò da lui, mentre gli Auror continuavano a colpirla invano.
-Non è piacevole questo solletico –disse. Si smaterializzò con semplicità, lasciando tutti a bocca aperta in mezzo alla polvere, al caos e alla cenere dei Doli che continuava a volare.
 
 
 
 
 
Remus e Tonks si erano appena addormentati sul divano, quando sentirono bussare. Era Silente, seguito a ruota da Piton. Quest’ultimo era piuttosto arrabbiato.
-Siete due stupidi! La vostra superficialità è impareggiabile! –esclamò Piton arrabbiato.
-Ti prego, Severus. Con calma. Anche se hai ragione. Non è stato saggio da parte vostra fare una passeggiata a Diagon Alley dopo tutte le precauzioni che abbiamo preso nei giorni precedenti considerando che Kingsley deve preoccuparsi anche della liberazione della scuola.
Aveva parlato con tranquillità, ma Remus e Tonks capirono che era un rimprovero vero e proprio come quello di Piton.
-Mi dispiace, Albus. Dovevo assolutamente chiarire una questione in sospeso con Percy. Sono stato impulsivo ma non succederà più, lo prometto.
-Ci credo!  Il tuo egoismo è disgustoso, Lupin! Gli affari di famiglia si possono rimandare …
-Insomma, professore! –Esclamò Tonks.
-Severus, calmati … -Intervenne Silente che lo vide molto nervoso.
-Non mi calmo. Quella pazza vuole riprenderti e tu pensi a chiacchierare con il tuo fratellino …
-Io almeno ho una famiglia! –rispose Remus.
-Buon per te, ma non avrai più niente quando quella ti riprenderà …
-Sei geloso? Geloso perché vuole me e non te?
Tonks rimase molto male sentendo queste parole, poichè si sentiva bruciare dentro quando si parlava delle preferenze di quella pazza.
L’urlo di Remus aveva fatto risvegliare i bambini, che piangevano. Piton continuò a guardare Remus con odio.
-Io che mi ostino ad aiutarvi. Tu non meriti nulla da me, Lupin.  Sei uno stupido, vai pure a farti ammazzare da lei.
-Vi prego, smettetela! Tutti e due! –urlò Tonks, mettendosi le mani alle orecchie per coprire anche i pianti.
-Tua moglie è molto più razionale di te …
-Severus, ti prego, basta. Eravamo qui per aiutarli.-disse Silente turbato.
-Così non ci aiutate affatto. –disse Remus con rabbia. –Piuttosto, qualcuno è rimasto ferito? Cos’è successo dopo che siamo andati via?
-Ci mancherebbe che qualcuno fosse morto per te, Lupin! Ti credi così importante?
-Ora basta! Smettetela tutti e due!–disse Tonks decisa guardando Remus e Piton con rimprovero.
Piton si voltò per andare via, quando Remus lo raggiunse e gli toccò la spalla.
-Mi dispiace, Severus. Non volevo dire quelle cose. Sono molto nervoso e …
-Le tue parole mi scivolano, Lupin. Solo che non vedo un solo motivo per cui debba restare qui ad aiutarvi.
-Perché sei venuto con Albus, allora?
-Perché dovevo parlare con te delle mie deduzioni, ma tu non saresti abbastanza intelligente da capirle, ora che mi ci fai pensare.
-Tu vuoi aiutarci, Severus. E io te lo chiedo, il mio aiuto. Per favore. Prima sei stato grande a scoprire come disarmare quei mostri.
-Non mi importa nulla di te, Lupin. Se tempo fa ho dato retta a tua moglie su quello stupido sogno è stato perché volevo uccidere Samantha, e se non fosse stato per salvare la tua inutile vita, a quest’ora lei sarebbe sottoterra, gli studenti sarebbero liberi, io starei nel mio studio a fare il …
-No –lo interruppe Silente.
-No cosa, Albus?
-E’ stato proprio Remus a suggerirmi di eleggerti preside. Se Remus non ci fosse più, non sarebbe scoppiato nessuno scandalo nei miei confronti, per cui sarei ancora preside …
-Basta così!  Sei irritante con queste menzogne, Albus.– disse Piton.
-Severus, ti prego … -lo supplicò Remus.
- Devo decidere cosa avere in cambio dopo avervi aiutato.
-Oh, molto bene. –disse Albus battendo le mani –Ninfadora, non è che potresti portarmi dai bambini?
-E’ opportuno lasciarli soli, professore? –chiese Tonks a voce bassa.
-Lo sai, Ninfadora, che in fondo sono grandi amici.
-Come no –disse Piton a denti stretti.
 
 
 
 
-Non credo che lascerebbe Hogwarts se io mi consegnassi a lei. –disse Remus riflettendo.
-Certo. Altrimenti ti avrei già portato da lei. Non sto scherzando. –disse Piton.
-Quindi ha bevuto la pozione,  ne ha risentito gli effetti per poco tempo, è guarita, e dopo?
-Quella persona che si spacciava per Percy Weasley andava da lei, e le portava degli infusi che la facevano sembrare addormentata. Inoltre lei, con la sua mente, riusciva a viaggiare verso il suo nascondiglio, luogo ignoto, dove stava creando i Doli. Sempre con l’aiuto del suo complice.
-E’ in grado di viaggiare con la sua mente? Come è possibile?-chiese Remus stupito.
- Sempre grazie alla pozione Niente-Lupo. Credo che lei abbia creato un qualcosa di straordinario senza rendersene conto, altrimenti tu non saresti guarito, e nemmeno lei.
Remus fece una smorfia.
-So come la pensi tu, ma non possiamo negare che sia stata grande. –continuò Piton.-Anche tu hai viaggiato con la tua mente, hai incontrato la persona che volevi incontrare, come Samantha ha fatto con il tuo fratellino e con il complice vero.
-Si, ma io ho rivelato a mia moglie una cosa futura, di cui non ero a conoscenza!
-Tu dici, Lupin? Eri incosciente, in quel momento. E se Samantha, che ti parlava mentre stavi male, te lo avesse detto? E il tuo inconscio abbia acquisito quest’informazione?
Remus stette in silenzio, assimilando le parole. Poteva essere possibile, senza dubbio.
-Ma  allora … Anche io sarei in grado di sfruttare i poteri di quella pozione? –chiese.
-E’ appunto quello che vorrei provare. Non ho più i miei appunti però, lei me li ha bruciati nel camino. Devo chiederti un’ altra cosa, Lupin. Ma non ti turbare, mi raccomando.
-Cosa, Severus?
-Voglio che tu ti ricorda se ti abbia mai fatto delle torture particolari.
-Perché vuoi saperlo, Severus? –chiese Remus indignato.
-Non voglio farti piangere, né tanto meno consolarti. Sarà una mia idea assurda, ma credo che quei dannati Doli siano stati creati basandosi sugli studi che ha fatto su di te.
-Cosa? –Remus era incredulo.
-Sono supposizioni, per il momento. Ma devi collaborare. Aver scoperto come indebolirli per 5  minuti ci ha salvato questa volta, ma non credo che ci andrà sempre così bene. Sta addestrando gli studenti per conquistare il Ministero, e credo che sia così intelligente da rafforzare ogni possibile difesa.
-Severus, io …
-Vuole uccidere tua moglie, capito? Se vi prende, la ucciderà, davanti a te, capito? E tu sarai per sempre il suo giocattolo. Ma a me non importa, voglio solo studiare una delle più potenti pozioni che sia mai stata creata e capire come possano essere creati dei mostri così forti! –disse Piton duro.
-Certo Severus, certo … Io non ho mai dimenticato un solo momento delle sue torture. Se è come dici tu, capiremo come sono stati creati.
 
 
 
Bene. Ci siamo riusciti. Fatemi sapere come vi sembra, al prossimo!
 
 
 
  
 
 
 
 
 

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Capitolo 14
*** Dentro la scuola ***


-Perché non ha ucciso Silente, perché?
Lucius vagava per casa nervoso come non mai. Eliminare i maghi più forti avrebbe significato per lui un potere maggiore e meno nemici, una volta che Samantha lo avrebbe messo a capo del Ministero.
-Stai calmo, Lucius. Forse lo ha fatto perché lui è il Custode Segreto dei Lupin. Anche Andromeda me lo ha detto. Solo lui può dirle dov’è il loro nascondiglio.
-Se lo sono scelti bene il Custode! –esclamò Lucius sarcastico  -Ma se Silente muore, tutti coloro che sanno diventano Custodi Segreti a loro volta. Credo che  siano parecchie persone. Sarebbe stato più facile per te scoprirlo tramite tua sorella.
-Non credo, Lucius. Andromeda mi ha detto che si farebbe squartare da quella pazza piuttosto che tradire la sua famiglia. E credimi, dice il vero.
-Quindi non ti direbbe nulla, se potesse.
-Hai capito bene. Perciò, lascia perdere questa pista.
-Ma Severus? Draco parla ancora con lui …
-Non coinvolgere Draco, Lucius, ti scongiuro! Lascialo tranquillo.
-Ma non capisci, Narcissa? Lui deve stare dalla nostra parte! Se Samantha vince, cosa gli farebbe se scoprisse che lui non ha contribuito alla sua gloria? Quando vedrai cosa farà a Prewett …
-Cosa gli farà?
-E’ solo questione di tempo …
 
 
 
Come ai vecchi tempi, il trio seduto per terra alla Tana davanti ad una tazza di the, stava commentando gli ultimi avvenimenti.
-Malfoy era lì: lui ha avvisato quella pazza, ne sono sicuro.
-Harry, quale dei due: padre o figlio? –domandò Hermione.
-Lucius, Hermione. Ha rubato il mio mantello il giorno del compleanno di Teddy e si è spacciato per Percy per poter entrare nell’Infermeria di Akzaban.
-Non sarà stato difficile rubargli i capelli, secondo me-intervenne Ron –al Ministero si incontrano spesso. Dobbiamo dimostrarlo per scagionare Percy.
-Sono tante le cose da fare. Voglio scoprire come può fare certe magie e come ha creato quei mostri. –Hermione era decisa .
-Lo abbiamo già detto, Hermione: né Silente né Piton possiedono i libri di magia Oscura avanzata. –rispose Ron.
-Lo so: sono ad Hogwarts. Harry, hai di nuovo il tuo mantello, non è così?
-Si Hermione, ma non spererai di riuscire ad entrare ad Hogwarts così? –chiese Harry riluttante.
-Per dei libri, Hermione! Noi Auror stiamo studiando la strategia più efficace per liberare la scuola senza che vi siano morti …
-Apprezzo le tue qualità di Auror, Ron, ma siamo solo in tre, con un mantello, non dovremmo destare sospetti.
-No, saremo in due: io ed Harry.
-Come Ron?
-Non correrai un pericolo così grande, Hermione! Lo hai già fatto troppe volte …
-Ron, lo apprezzo ancora, ma senza di me non sapreste dove cominciare!
-La prima volta che siamo andati nel reparto proibito tu non c’eri! –Ron era fermo sulla sua posizione.
-Hermione ha ragione, Ron: siamo sempre stati noi tre e ce la siamo sempre cavata. Ma dobbiamo stare attenti a chi lo diciamo: non possiamo fidarci di nessuno. Ancora una volta.-affermò Harry deciso.
 
 
 
 
 
-Sono stato uno scemo mamma! Uno scemo! –esclamò Percy seduto sul divano accanto ai genitori.
-Non dire così, Percy! –disse Molly con le lacrime agli occhi.
-Invece si, mamma. Mi sono fatto manipolare da quella pazza e adesso … Fred e George hanno perso il loro sogno, siamo tutti in pericolo e … Remus …
Molly sorrise complice accarezzando la testa del figlio. Era la prima volta che Percy lo nominava di sua spontanea volontà, di solito evitava di incontrarsi con lui e persino di parlarne. Per lei era importante che i suoi figli andassero d’accordo, soprattutto ora che li aveva ritrovati tutti, e non voleva che Remus si sentisse escluso da nessuno, non dopo tutto quello che aveva dovuto passare.
-Stai calmo, Percy. Kingsley è stato gentile e non ti ha incriminato. –disse Arthur, comprensivo.
-Non posso essere ancora il suo Segretario. Ho tradito la sua fiducia. Consegnerò le mie dimissioni.
Che non accetterà mai, pensò Arthur.
-Mamma, ho parlato con, ecco, con lui, con Remus. Io … ero geloso, credevo che potesse separarvi.
-Non è così, Percy –intervenne Arthur –io sono stato la causa dei nostri dissapori. Sono stato egoista  tenendo nascosto a tua madre un segreto così importante. Avevo paura di perderla.
Molly si soffiò il naso, commossa.
-Anche io. –Percy abbassò le spalle.
-L’importante è che vi siate chiariti, giusto? –disse Molly tra le lacrime –Siamo una famiglia, dobbiamo stare uniti. Lui è un brav’uomo, ci vuole molto bene.
-Sembra che non ce l’abbia con me, dice che siamo tutti vittime di quella. Come è accaduto con zio Gideon.
Molly tremava al pensiero che suo fratello forse non era più vivo.
-E’ … è proprio per questo, tesoro mio –riuscì a dire –che noi non abbiamo nulla da perdonarti.
 
 
 
 
 
 
 
Era rimasto solo a lungo,  forse giorni. Lei non si era fatta vedere per molto tempo, e nemmeno era tornata, altrimenti avrebbe sentito dei rumori. Le uniche cose che Remus poteva fare erano tentare di liberarsi, pensare  ad un modo per fuggire, concentrarsi per superare il dolore e il prurito che non poteva placare,  ripensare alla sua vita passata e al futuro che forse non ci sarebbe più stato. Mentalmente chiedeva aiuto, perché non perdeva mai la speranza, nonostante i momenti di sconforto. Lei non c’era, non poteva torturarlo. Almeno aveva avuto un po’ di tregua.
Quando rientrò, non si degnò di illuminare la stanza se non con un paio di candele.
-Tesoro, sono stata via tanto tempo, ma sono tornata. Oh, guarda, la flebo è finita.
Gli diede un bacio sulla testa e si preoccupò subito di sistemarla.
-Dove sei stata? –le chiese Remus con la voce stanca.
Lei sorrise solo.
-Vuoi un po’ d’acqua? –Remus ne aveva davvero bisogno, altrimenti non si sarebbe ribassato a risponderle di si.
Samantha uscì e tornò con un bicchiere d’acqua, ma lo fece cadere e questo si frantumò.
-Ops, pazienza! – disse sarcastica, continuando dopo a fare quello che aveva lasciato.
Remus aveva capito che si trattava dell’ennesima presa in giro. Ma questa era perfida: gli fece pensare a Tonks, a quei bicchieri e piatti che mai restavano immuni alla sua sbadataggine.
-Adesso devi stare un po’ calmo, va bene? –gli disse assumendo degli occhi dolci.
Remus tentò di concentrarsi: era l’ennesima tortura. Chiuse gli occhi mentre sentire la sua aguzzina prendere qualcosa.
-Guardami! –gli ordinò.
Il mago aprì gli occhi, e vide che Samantha aveva in mano un grosso coltello. Glielo appoggiò sulla coscia , dove c’era un po’ più muscolatura. Prese a tagliarli un pezzo. Remus si agitava, nonostante tentasse di restare immobile il più possibile.
-Stai fermo, tesoro. –disse lei come una mamma ordina al figlio di non correre in giro per casa.
-Come faccio? –urlò Remus dolorante.
-Ho già finito.
Lo lasciò così, per poi sparire nuovamente e lasciarlo al buio, mentre lui sentiva il sangue scendergli.
“Non tornare, stronza”.
 
 
-Ti ha preso pezzi di pelle, Remus? –Tonks era terrorizzata, arrabbiata e sconvolta mentre ascoltava il terrore che aveva dovuto subire il marito, tormentandosi un’unghia.
-Si –Remus non la guardava. Non le aveva raccontato tutto, si era limitato a dirle cosa le aveva fatto. Non le aveva mai parlato di alcuni macabri dettagli, era già stato tutto abbastanza doloroso.
-Quella megera, quella pazza, io la odio! Perché ti ha fatto questo? Non le bastava quella stupida pozione? Perché, perché?
Remus abbassò le spalle: -Stai calma, Dora. Temo che i Doli siano stati creati proprio così.
-Cioè … con la tua pelle?
Remus deglutì: -Sì.
-E come?
 
 
-Calmi, calmi.
-Tu devi stare calmo, Ron! Ci farai scoprire!
-Smettetela di bisticciare, o ci scopriranno e ci ammazzeranno! –sussurrò Harry severo.
In effetti erano troppo grandi per nascondersi ancora in tre sotto il Mantello, dunque un solo passo falso li avrebbe traditi. Ma la fortuna era stata dalla loro parte: avevano optato per uno dei passaggi segreti che collegava la scuola ad Hogsmede, uno che Harry non aveva mai usato per le sue gite clandestine, e i Doli erano pochi e non si erano accorti di nulla. Ma mentre camminavano per i corridoi della scuola, il panico si era accodato a loro.
-Quei dannati Grifondoro del quarto anno meritano un’altra punizione.
La voce di Samantha. I tre si bloccarono e trattennero il respiro. La donna passò con uno di quei mostri proprio vicino a loro. Ron non riusciva a tenere il braccio fermo, tanta l’agitazione. Purtroppo colpì il braccio della donna.
-Ma cosa …
Lei si voltò verso quello che apparentemente era il nulla.
-Chi c’è qui? Esci subito fuori! –urlò arrabbiata.
I ragazzi guardarono Hermione, aspettandosi qualche suggerimento sul da farsi. Si morse il labbro. Che guaio!
 
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** Serve il suo aiuto ***


-Allora? Vieni fuori! Sei Potter, non è vero? Con il Mantello dell’Invisibilità?
Harry deglutì. Hermione, nonostante l’urgenza della situazione, cominciò a sprofondare nei sensi di colpa.
-Hermione, noi usciamo allo scoperto; tu con il Mantello raggiungi la biblioteca e cerca di trovare quello che ci serve senza farti catturare. Chiaro? –disse Harry a voce bassissima.
Ron annuì, ma non Hermione.
 -Non se ne parla!
-Ti prego, Hermione. –la supplicò Ron, più preoccupato per la sua salvezza che per la missione.
Fu allora che la ragazza annuì. Sotto gli incitamenti minacciosi della donna, Ron ed Harry sbucarono fuori dal mantello lentamente, un po’ per timore, un po’ per non far notare che sotto vi era ancora la ragazza. Lei abbandonò subito quel corridoio per raggiungere la biblioteca.
Samantha aveva gi occhi luminosi e non si accorse che Harry in mano non aveva il Mantello.
-Harry Potter, ci rivediamo! E guarda chi c’è con te! Mi fa molto, molto piacere.
Harry e Ron si misero l’uno alle spalle dell’altro, le bacchette puntate contri i Doli.
-Per noi non è un piacere. –rispose Harry, cercando di guadagnare tempo.
-Immagino. Non provi lo stesso brivido che provavo io, Harry? Mesi fa eri tu che mi puntavi la bacchetta contro mentre mi scortavi ad Akzaban. E’ curioso trovarsi dall’altra parte. Tutti sono convinti di averti in pugno, di averti sconfitto. Invece, rieccoci qui. Come ti senti ora, Potter? Lo sai che possiamo ucciderti anche adesso, in questo istante?
Harry non si scompose. Tonks gli aveva rivelato una cosa che Remus le aveva confidato, una delle rare volte in cui parlava dell’accaduto.
-Ha paura di te, Harry. Devi interrogarla per forza tu, nessuno può essere meglio. Provoca a non finire, ma forse con te abbaserà la cresta.
-E per quale assurdo motivo quella strega avrebbe paura di me?
Tonks si limitò a sbuffare, data la risposta troppo scontata: Harry era sempre il Prescelto, colui che aveva ucciso Lord Voldemort.
-La cosa non mi fa piacere, se è questo che vuoi sapere. –rispose, privo di ogni fantasia.
-Lo credo bene … ma con te fuori uso, conquistare il Ministero sarà una passeggiata.
-Come?
-Abbassate le bacchette, ora! –urlò Samantha facendoli sobbalzare.
I ragazzi furono costretti ad obbedire, in quanto, anche se avessero attaccato, i Doli erano troppi e avrebbero avuto la meglio.
-Portateli nelle segrete a chiamate gli altri. Prendete gli alunni migliori: oggi conquisteremo il Ministero della Magia!
 
 
 
                                                           *****
 
 
James e Lily stavano pregustando un prezioso momento di intimità. Con una bambina piccola erano rari, ma i loro sentimenti sembravano raddoppiati dopo la terribile crisi che li aveva colpiti. Avevano paura di perdersi di nuovo, ma nessuno dei due sembrava volesse permetterlo. La piccola prese a strillare con molta forza, lasciandoli di stucco.
-Ciuffetto si prepara per qualche gara di canto, ne sono sicuro. –fece James alzandosi.
Lily rise, sollevata al pensiero di non doversi alzare da quel letto così comodo.
James si avvicinò alla culla, accarezzando la bambina che si contorceva piangendo.
-Per Godric, Lily! Vieni a vedere, adesso!
Lily si alzò di scatto, perdendo quasi l’equilibrio, quando vide la sua bambina piena di bolle viola strane e il suo pianto straziante.
-Al San Mungo, presto!
 
 
                                                              ****
 
 
Remus stringeva forte la mano di Tonks. Piton li osservava: lui non aveva nessuno a cui poter stringere la mano, quando era in difficoltà. Per questo, nei suoi pensieri più profondi, era contento che quell’esperienza terribile con Samantha fosse capitata ad un altro, e non a lui: chi lo avrebbe aiutato a rialzarsi? Lily, forse? Per poi tornarsene tra le braccia del suo peggior nemico?
-Severus, mi stavi ascoltando? –domandò Remus con un filo di voce.
-Secondo te io ho tempo a sufficienza per farti ripetere quello che hai detto? Certo che ho ascoltato!
-Quindi? Cosa ne pensi? Potrebbe essere un indizio?
-Può darsi. Qualche magia oscura ha creato quegli esseri, usando la tua pelle abituata alle trasformazioni in lupo. Forse dovrei ucciderti, così quei mostri sparirebbero.
-Che cosa? –Tonks balzò in piedi, la mano alla ricerca della bacchetta.
-Non scaldarti, Ninfadora, dubito che sia così facile.
-Lo credo bene! –rispose Tonks, accigliata.
-Quindi, Severus?-chiese Remus fingendo tranquillità -Sono molto forti, il loro braccio è debole e li mette fuori combattimento per poco tempo. Come possiamo eliminarli, definitivamente?
-A lei è bastato poco per mandarne in fumo una trentina.-disse Piton pensieroso. Bisognerebbe consultare i libri che mi chiedeva la Granger …
Comparve all’improvviso un Patronus, una splendida cerva:
-Severus –parlò con la voce di Lily –ti prego … Eileen sta male … vieni al San Mungo.
Senza pensare ad altro, Piton si alzò, ignorando i coniugi che lo guardavano dispiaciuti e comprensivi.
-Cosa avrà la piccola, adesso? –Tonks pensò ad alta voce.
-Spero non sia nulla. Dovrei stragli vicino …
 
                                                                 *****
                                                            
 
Hermione non ricordava che la biblioteca fosse tanto lontana. Avanzava il più rapidamente possibile, scansando gli studenti che le passavano accanto, dei quali intravedeva il viso stanco a volta graffiato, la divisa completamente nera, senza più i colori delle Case. Quando finalmente entrò nel reparto proibito, privo della guardia di quei mostri, si tolse il Mantello e si mise a cercare con foga qualcosa che la aiutasse. Ma cosa cercava di preciso? I libri erano tanti, forse pari all’ansia per Harry e per Ron … Ron … Hermione chiuse gli occhi e trasse un respiro profondo. Concentrazione, concentrazione …
Si bloccò alla vista di un titolo: Chimere e creature fantastiche: origini e creazione.
Senza  perdere altro tempo, lo prese e si mise a leggere l’indice, ringraziando la Provvidenza: era il libro che le serviva.
 
 
                                                                *****
Lily piangeva tra le braccia di James. Si stava anche domandando dove fosse Harry: dovevano avvertirlo. Era successa una cosa terribile. Piton stava seduto nella sala d’attesa con le braccia conserte, pensando all’accaduto.
L’arrivo di Petunia fece staccare Lily da suo marito per correre dalla sorella alla ricerca di altro conforto. Piton e James rimasero soli. Osservandolo da vicino, Piton potè constatare quando James Potter fosse un padre molto più adatto per la sua bambina di quanto non lo potesse essere lui. Era disperato, non sembrava affatto quel ragazzetto arrogante che un giorno lo aveva umiliato davanti a tutta la scuola.
-Potter.
-Cosa c’è? –rispose con la voce spezzata.
-C’è un modo per far guarire la bambina.
-Hai, hai sentito i guaritori, Piton? Non c’è nulla contro questa malattia.
-Invece c’è. Samantha Gretchen l’aveva trovata.
-Come?
-Mi sono dedicato per molto tempo alle sue pozioni, soprattutto quelle di nuova creazione. Tra le poche che le sono riuscite, una era appunto quella che ci farà guarire la bambina.
-Allora cosa aspetti?
-I miei studi e le pozioni sono ad Hogwarts. Devo andare da lei e farmela avere.
-Non pensi che ti ucciderà? Te la darà senza fare storie?
-Certo che no, stupido! Vorrà qualcosa in cambio. Anzi … qualcuno.
James balzò in piedi:
-Non puoi farlo! Non puoi consegnargli Remus! Non te lo permetterò!
-Permetterai che muoia la bambina, allora? Ci serve il suo aiuto!
-Deve esserci un altro modo per salvarla! –James si portò le mani alla testa –Io non tradisco gli amici, non posso!
Piton si alzò, sistemandosi il Mantello.
-E’ la mia unica ragione di vita. Parlerò con Samantha, ma so già quale sarà la sua richiesta. Lupin capirà: anche lui ha dei bambini. Se mi aiuti, Potter, bene. Se non lo fai, ricordati che nostra figlia potrebbe morire e sarebbe solo colpa tua!
Andò via, facendo solo un cenno a Lily.
-James, cosa ti ha detto Severus? Era strano …
-E’ solo triste, Lily. E’ andato a casa.
-Ma cosa ti ha detto?
-Niente, assolutamente niente.
 
 
 
 
Ok, chiedo perdono per il ritardo e per il fatto che Remus e Tonks non sono molto presenti in questo capitolo. Manca poco, vi anticipo che Remus comincerà a sfruttare i poteri della pozione, ma non sarà tutto molto bello …
Inoltre Piton è disposto a tutto per salvare sua figlia, ma ricordiamoci che i Lupin sono sotto la protezione di Silente.
Nella speranza di avervi incuriosito, al prossimo! Baci e grazie mille J
 

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Capitolo 16
*** La battaglia al Ministero ***


Gideon aveva le braccia posate sul tavolo e si rigirava continuamente i pollici. Negli ultimi giorni il suo nervosismo aveva raggiunto livelli molto alti, ma mai come durante quella mattinata. Cosa avrebbe detto a Remus Lupin? Scusami se ti ho causato tanto dolore? Scusami se ti ho portato via da tua madre, scusami se sei stato un Licantropo probabilmente per causa mia, scusami se ti ho fatto rapire da una pazza furiosa con cui volevo vendicarmi dei miei affari personali? Era così ansioso di vederlo, ma ora la vergogna lo stava spaventando.
-Ciao, Gideon.
Eccolo lì, Remus Lupin. Il viso pulito, forse un paio di lividi, più leggeri rispetto a quelli che nascondeva sotto i vestiti, un bastone a cui si poggiava, il viso sereno, ma esausto.
-Ciao Remus.
Il mago si sedette al posto che occupavano di solito i visitatori, restando in silenzio. Gideon provò a parlare.
-Immagino quello che pensi. Me lo merito. Tutto questo intendo. Ero un’Auror stimato, morto da eroe. Ora che ho avuto la mia seconda occasione, l’ho usata male, e adesso mi merito tutto. Scommetto anche che ti diverti a vedermi qui, così, visto che io ti ho umiliato immobilizzandoti su quel tavolo. Non è così?
Remus lo guardava, l’aria molto triste.
-Gideon, io … sono molto arrabbiato con te. Mi hai fatto male, troppo male, per tutti questi anni. Le tue azioni non possono restare impunite.
-Appunto. Dimmi tutto quello che vuoi, non fare l’ipocrita. Cosa pensi di me?
-Che importanza ha, Gideon?
-Voglio sentirtelo dire.
Remus scostò lo sguardo.
-Come quando eravamo in quel postaccio. Volevi che parlassi. Perché?
-Voglio certezze, punto. Mi odi, vero?
-Ti ho odiato. Come potevo non farlo? Ero riuscito a scappare, mi hai catturato quando potevi aiutarmi! Hai organizzato tutto tu, hai idea dell’inferno che ho passato? Perché mi hai fatto tutto questo?
-Sai perché!
-Ma non era giusto!
-Non saresti mai guarito se ti avessi salvato, e io sarei morto.
-Non è così: ti avremmo aiutato, l’avremmo incastrata! Quanto a me, ho rischiato di far uccidere il mio bambino!
Gideon continuava a scrutarlo.
-Somigli molto a loro, lo sai? Sei proprio come Molly ma, quando parli, sembri proprio Albus. Adoravo parlare con Albus, parlare con te me lo ricorda molto. Hai ragione tu: avrei dovuto aiutarti. Non l’ho fatto e me ne sono pentito amaramente. Non riuscivo a liberarmi di lei, ma non volevo che tu morissi, né tantomeno il tuo bambino, davvero. Mi dispiace, Remus, mi dispiace tanto. Ho perso tutto ora. Ma ti prego, dammi l’ultima cosa di cui ho bisogno.
-Lo so, Gideon. So che ti sei pentito. Hai il mio perdono.
-Davvero?
-Non dimentico che hai mandato una lettera anonima per salvare Teddy.Questa è la cosa più importante.
 
Gideon aprì gli occhi. Mentre si domandava perché avesse sognato proprio quel vecchio colloquio, udì dei passi e dei ragazzi che si lamentavano. I Doli avevano altri due prigionieri, bendati, che spinsero con violenza nella stessa cella in cui soggiornava anche lui. I ragazzi si scoprirono gli occhi velocemente: erano Harry e Ron.
-Ron? Sei proprio tu?
-Zio Gideon? Accidenti, zio! Sei proprio tu? Credevo fossi … miseriaccia, stai bene?
-Non meglio che ad Akzaban. –confessò con un certo imbarazzo.
-Lei sa dove siamo, signor Prewett? .chiese Harry.
-Credo nelle segrete di villa Malfoy. E’ lui, o sua moglie, che mi portano da mangiare.
-Quindi Harry era come sospettavamo! Percy è innocente.
-Lo so, Ron. Ma adesso cosa facciamo? Si può uscire?
-Temo di no, ragazzi. Ho provato, ma il posto è incantato e … temo che mi uccideranno.
 
                                            ******************************************
 
Samantha camminava spedita per Londra con molti  ragazzi sotto la Maledizione Imperius. Arrivati a destinazione, le bastò scoccare le dita per richiamare il suo esercito composto da centinaia di Doli. Questo è il mio momento. Dopo metterò le mani su di te, Remus, e avrò tutto quello che ho sempre desiderato.
 
                                    **************************************************
E’ possibile generare dal nulla nuove creature, a propria immagine e somiglianza, ma anche secondo i propri gusti. Il rito è complesso e richiede sacrificio e costanza. Tramite la formula riportata sotto, è possibile fare un patto con la Morte, entrare in contatto con essa. Inoltre è necessario prelevare dei pezzi di ogni creatura esistente con la quale vogliamo generarne di nuove, di cui una parte deve essere necessariamente umana. Le chimere avranno le qualità prescelte elevate di almeno 5 volte. Il patto con la Morte è necessario per renderle indistruttibili, soltanto chi le ha create può distruggerle con facilità. Se non si dovesse tener fede al patto, le creature generate perderebbero la loro forza.
 La morte di solito chiede molti omicidi prima del patto, omicidi premeditati e lenti. Solitamente, dopo aver stretto il patto, il mago coinvolto non potrà uccidere più di un altro essere per un tempo deciso dalla Morte stessa, già sazia di troppe anime e desiderosa di riposo. I vari “pezzi” umani utilizzati per la buona riuscita dell’incantesimo, devono restare in vita, altrimenti la fonte andrebbe persa, e non sarebbe possibile ripetere il patto. Quando la fonte sarà esaurita per il continuo prelevare dei pezzi, allora le creature nuove diventeranno parte della natura, e potranno riprodursi da sole, diventando autonome. Ovviamente questo richiede anni.
Di sotto sono riportati gli incantesimi.
Un solo mago ha raccontato ciò, ma l’istinto lo ha portato a commettere altri orrori, per cui la morte ha ridotto in cenere lui e le sue creazioni. Gli incantesimi e gli intrugli sono così complicati che nessuno ha la pazienza per farli. Si tratta di magia molto Oscura.
La morte potrebbe premiare colui che l’ha visitata con poteri straordinari, simili magari alle creature di sua invenzione. Ma attenzione: esse potrebbero avere dei punti deboli. Cruciare sui punti deboli potrebbe essere fatale per loro.
Hermione tirò un sospiro di sollievo: lei non poteva uccidere se non una persona o due, ecco perché non aveva eliminato ancora nessuno. Ma le sue creature si. Era Remus la fonte umana, e lei lo rivoleva indietro proprio per rinnovare il suo esercito di Doli, fino a quando di Remus non sarebbe rimasto più nulla. Rabbrividì al solo pensiero. Prese il libro contenente tutto quello che voleva sapere e si mise il Mantello. Samantha voleva attaccare il Ministero, ma se avesse rivelato il modo per sconfiggere i Doli, da sola non avrebbe fatto granché. Avrebbero salvato anche Harry e Ron … corse via, spinta da tanto ottimismo.
                                                            *****
  -Non vi prenderete nulla da qui! –urlò Kingsley, la bacchetta alzata intenta a colpire quei mostri. In realtà cercava lei, tra tutto il caos generato da gente che scappava e gente che lottava, mischiata anche a quei giganti. Dove sei, puttana?
Arthur si sentiva più motivato dopo la distruzione del negozio dei figli, per cui ce la stava mettendo tutta contro un odi quelli. I ragazzi che erano nel suo esercito erano grandi, per cui era difficile distinguerli tra dipendenti del Ministero e vittime della maledizione Imperius. Ma il Dolus ebbe la meglio, atterrando il mago a terra.
-Papà! –Percy colpì con un Incantesimo di disarmo il braccio del Dolus, che cadde a terra.
-Appena in tempo figliolo.
Percy non perse altro tempo e corse via.
-Dove vai?-gli gridò Arthur mentre si preparava nuovamente allo scontro.
-Devo trovarla, mi vendicherò per quello che mi ha fatto!
La direzione di Percy era l’ufficio del Ministro. Lì trovò Samantha e una sorpresa ….
-Malfoy! Tu! Sei stato tu! Tu prendevi i miei capelli? –disse Percy puntandogli la bacchetta.
-Percy, è un piacere vederti oltre i miei sogni. Hai tenuto la bocca chiusa. Bravissimo. –rispose la raggiante Samantha.
-Ti sei servita di me! Adesso me la paghi.
-Attento Weasley …
-Attento tu, Malfoy.
-Tranquillo, Lucius, non credo che Percy alzerà la cresta. Ho in pugno suo zio e suo fratello.
-Mio fratello? Avete preso Remus?
-No no … Ron, il moccioso, insieme ad Harry Potter.
-Bugiarda!
-Si? Li hai visti per caso? –lei rise ancora una volta.
Percy si sentì svuotato, ma non mollava la bacchetta.
-Lucius, perché non dai una bella lezione al tuo futuro segretario? Io vado a dare un’occhiata lì sotto. Ti siederai più tardi sulla tua poltrona.
-Lo faccio fuori questo traditore del suo sangue, altro che segretario!
-Tu Ministro della Magia? Ma fammi il favore …
 
                                                  ******
Hermione riuscì ad entrare con foga in mezzo alla battaglia, gridando con tutta la forza possibile:
-Cruciategli il braccio! Quello con la bacchetta!
Sperimentò lei stessa quello che aveva appena scoperto: un Dolus si frantumò come polvere.
-Ottima trovata, Hermione!
La ragazza si girò, trovandosi Tonks, capelli ferrosi e viso invecchiato per la copertura.
-Hey, sono qui per caso! –disse Tonks vedendo la faccia di disappunto di Hermione.
La grifondoro in realtà stava riflettendo su quello che aveva appena letto: Remus era assolutamente da proteggere, oppure lei lo avrebbe distrutto pian piano, e per Tonks e i bambini sarebbe stato devastante.
Samantha non credeva ai suoi occhi: come sapevano, come? Era il punto debole dei Doli, e con l’incantesimo giusto li avrebbe distrutti. Non è possibile, come fanno a saperlo? Malfoy … mi ha mentito!
Kingsley nel frattempo aveva raggiunto Tonks ed Hermione:
-Tu ed una squadra di Auror volate ad Hogwarts e uccidete chi di loro è rimasto!
-Assolutamente si Ministro!
Tonks si preoccupò di avvisare i professori, tra cui Piton, rivelando loro la fantastica scoperta appena fatta.
Samantha cominciò a combattere con più impegno, capendo che qualcuno l’aveva fregata. Si trovò faccia a faccia con il Ministro.
-Finalmente ti trovo, strega! A noi due!
Samantha, nonostante fosse nervosa e arrabbiata, sorrise: aveva trovato qualcuno su cui sfogare tutto.  
                                                                 *****
Hogwarts era libera, libera! Non c’era più nessun Dolus all’interno, nemmeno l’ombra! I ragazzi rimasti, con il viso esausto e stanco, si riunirono tutti in sala grande.
-Ottimo lavoro, Ninfadora. –disse Piton alla giovane.
-E’ il mio dovere di Auror! –rispose Tonks, orgogliosa.
-Sono commosso, davvero –disse sarcastico -Dovremo avere notizie dal Ministero, ma se sono andati come noi, non c’è alcun problema. Ora devo fare una cosa.
Piton corse nel suo studio, per cercare la pozione che avrebbe salvato sua figlia. Non avrebbe avuto bisogno di catturare il suo collega per salvarla, i problemi si erano risolti in un niente. Solo nel pomeriggio era così disperato! Ma quando entrò nel suo ufficio, cadde sulle ginocchia. Non c’era più nulla di quello che aveva lasciato, né appunti, né tantomeno pozioni. E se Samantha fosse morta mentre combatteva al Ministero? Decise di tornare lì: avrebbe avuto quello che voleva!
                                                            *****
Samantha colpì Kingsley per l’ennesima volta: l‘uomo era a terra pieno di sangue. Non si era resa conto che pian piano stava rimanendo da sola.
-Samantha, abbiamo perso! –Le disse Malfoy da dietro.
Lei lo guardò pungente:
-Solo tu sapevi, e vedi cos’è successo! Tu: ammazzalo!
Ordinò ad uno dei pochi Dolus  rimasti.
-No, no Samantha, non avrei mai potuto … nooo!
                                                          *****
Narcissa Malfoy si affacciò alle sbarre, aprendo la porta:
-Forza! Samantha ha attaccato il Ministero da ore! I Doli che vi sorvegliavano sono andati a dare supporto: è il momento buono per scappare.
Harry, Ron e Gideon corsero via, lasciando la donna con lo sguardo impaurito e un presentimento che le metteva i brividi.
 
 
 
Bene! Il bene ha trionfato, ma Samantha c’è ancora e anche qualcuno dei suoi. Finalmente ho spiegato queste famose cose che dovevo spiegare … spero sia tutto chiaro e senza incongruenze, e soprattutto perdonatemi se Remus c’era solo nel flashback …
Sperando di non deludervi, al prossimo!
Nel caso ci siano problemi, non esitate! Dite tutto! Baci

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Capitolo 17
*** L'accordo estremo ***


-Perché sei così triste, Remus?
-Niente, Molly, sono solo esausto. Mi sento molto stanco.
Remus era appoggiato sul cuscino del divano, disteso di fianco. Si sentiva davvero senza forze. Un tempo avrebbe dato la colpa all’imminente luna piena, o ai bambini, ma ora davvero non stava bene.
-Si vede, caro. Non stai bene. Forse hai la febbre.
Molly posò la mano sulla fronte bollente di Remus. Lui rabbrividì sentendo quel contatto così … confortante. Solo da sua moglie aveva quelle attenzioni, ma questo era diverso, era materno. Per cui lo imbarazzava.
-Non è nulla, Molly, passerà.-disse lui togliendo la mano delicatamente.
-Oh, certo! –sbuffò lei esasperata –Sei di una cocciutaggine incredibile!
Remus rise chiudendo gli occhi.
-Hai visto Remus? Percy ha cambiato idea su di te. Che ti dicevo? Ci voleva solo un po’ di tempo.
Ma lui non l’ascoltava più, si era addormentato. Molly ne approfittò per accarezzargli la fronte e i capelli. Guardandolo riposare dolcemente, si avvicinò piano al suo viso per lasciargli un bacio sulla fronte calda.
 
Molly avanzava a passo svelto per i corridoi del San Mungo, accompagnata da Arthur e Ginny . Le sembrava tutto così surreale: era davvero finita! Avevano catturato quella pazza e finalmente il suo primogenito era stato liberato.
-Eccoli, Molly!
Nella sala d’attesa, vide i suoi figli, piuttosto graffiati, insieme ai Potter, Hermione, Sirius e Kingsley. Appoggiata al muro, in preda all’ansia, c’era Tonks. Molly salutò i suoi figli, assicurandosi che stessero bene, per poi concentrarsi sulla ragazza. L’abbracciò forte, nonostante ci fosse il pancione di mezzo:
-Come sta? Cosa dicono i Guaritori?
-Le ho parlato, Molly. Starà bene, è solo ridotto male, lo ha conciato per le feste. Ma il mio Remus è forte, ce la farà. - disse, nervosa.-Solo che non mi danno ancora notizie!
-Certo che ce la farà! Non vedo l’ora di abbracciarlo! E tu stai bene, cara?
-Con Remus di nuovo tra noi, non posso che essere felicissima, Molly.
Un Guaritore li raggiunse proprio in quel momento.
-Signora Lupin? Suo marito è fuori pericolo. Certo, ci vorrà del tempo per riprendersi. Non sappiamo se quando si sveglierà riuscirà a muovere gli arti: quella pozione che ha bevuto gli ha tolto ogni traccia di licantropia, ma è davvero potente, potrebbe avergli causato dei danni permanenti.
-Poco fa si muoveva, signore.
-Allora non dovrebbero esserci problemi. Se vuole entrare a vederlo …
-D’accordo –disse Tonks, emozionata –Molly avvisa tutti, anche Silente …
Dopo corse nella stanza.
Nei giorni che seguirono, Remus continuava a dormire. Molly riuscì ad avere un momento di completa solitudine con lui, regalandogli quelle carezze e quei baci che non gli aveva mai potuto dare. Sapeva da Tonks che lui non amava effusioni in pubblico, ma era addormentato profondamente e Molly non poteva fare a meno di coccolarlo come se fosse un bambino. L’amore incondizionato che sentiva era grande e desideroso di scoppiare fuori dal suo petto. Ogni tanto si agitava nel sonno.
-Riposati, tesoro mio. Qui c’è la mamma. Non temere.
L’espressione sofferente di Remus sembrò rilassarsi.
 
 
-Cosa fa? Dorme? Non aspetta Ninfadora sveglio? –disse Andromeda, che aveva messo i bambini a dormire.
-Shh! Ha la febbre, è molto stanco. –rispose Molly riprendendosi dal ricordo.
-D’accordo, io mi però mi chiedo perché Ninfadora non torna! E’ mezzanotte ormai!
La porta bussò, accogliendo Ted Tonks.
-Ho delle notizie buone e  cattive.
-Parla senza giri di parole, grazie. –replicò Andromeda, furente.
-Samantha Gretchen ha attaccato il Ministero con il suo esercito di mostri. Ma fortunatamente, non so come, si è diffusa la voce su come distruggerli e praticamente sono stati quasi tutti eliminati. Nel frattempo, Dora e altri Auror hanno liberato Hogwarts dall’invasione.
-Davvero? E Dora come sta? –Remus si era svegliato e si era messo seduto con un certo sforzo.
-Tutto a posto, ma al Ministero c’è ancora trambusto, lei non molla.
-E le cattive notizie? –domandò Andromeda.
-Si, beh, ecco, Kingsley è ridotto male, niente di mortale, ma lo hanno ricoverato al San Mungo. I tuoi figli stanno bene, Molly: Percy è stato schiantato, ma ha solo qualche graffio, e Ron a quanto pare ha ritrovato tuo fratello Gideon, che sta bene.
-Oh, Merlino sia ringraziato.
-Mi giuri, Ted, che Kingsley sta bene? –domandò Remus.
-Stai tranquillo, il nostro Ministro è forte, anche se quella pazza non scherza.
-Lo so. –sbottò Remus a testa bassa.
-Insomma, se stanno tutti bene, quali sono le brutte notizie? –chiese Andromeda impaziente.
-Purtroppo … si tratta di Lucius Malfoy, cara. E’ stato il complice della Gretchen per tutto questo tempo, da quando lei è stata presa e rinchiusa ad Akzaban.
-Come? –chiesero Molly e Andromeda insieme, esterrefatte.
-Sperava di diventare il nuovo Ministro della Magia. Hai capito? Il chiaro cognatino pentito, voglio una nuova vita, voglio rifarmi … si è rifatto eccome!
-Mia sorella sapeva tutto, non è così? –chiese Andromeda arrabbiata.
-Ovviamente. Ecco perché voleva l’indirizzo di questo posto. Hai capito la furba?
-Lucius. Dovevamo aspettarcelo –disse Remus.
Andromeda alzò in alto la bacchetta.
-Darò una bella lezione a quell’idiota! E quella falsa di Narcissa! Fecce erano e fecce sono rimaste.
-Mi dispiace, Andromeda, ma non ce n’ è bisogno.
-Perché?
-Lucius Malfoy è morto.  
 
 
                                                                       *****
 
 
-Attaccate! Non arrendetevi! –urlò Samantha cercando di proteggersi dagli attacchi degli Auror che non le permettevano di fuggire.
-Guarda chi si rivede! –Harry avanzò verso di lei.
-Potter? Non dovresti essere …
-Sei troppo sicura di te, Samantha. Expelliarmus!
La distrazione dovuta al panico le impedì di concentrarsi, per cui la bacchetta volò via. Harry la mise con le spalle al muro.
-Come ti senti, adesso che sei tu dall’altra parte? –Harry provò un certo brivido nel vederla con le spalle al muro.
-Non ucciderla, Harry! –James Potter avanzò verso di lui.
-Non lo farò, papà. Voglio solo portarla dove merita.
-No, Harry. Lasciala andare.
-Papà, sei impazzito? Perché?
-Non ascolti nemmeno tuo padre, Potter? –replicò Piton, comparso dal nulla.-Vieni con me, Samantha. Muoviti!
-No! Papà, siete impazziti?
-Ascoltami Harry …
-Cosa c’è, papà? Cosa nascondete? Perché volete salvarla?
-Oblivion!
In un attimo, Harry dimenticò quello che era accaduto pochi secondi prima. Si sentì spaesato, credeva di aver ricevuto una botta in testa. Nel frattempo, Piton aveva portato la sua ex donna, fuori dal Ministero. Non smetteva però di tenergli la bacchetta puntata contro.
-Dove andiamo, Severus? Mi porti a cena?
-E’ straordinario come tu possa scherzare in un momento come questo. Sei finita, Samantha. La scuola è libera, i tuoi cari Doli sono stati disintegrati, i ragazzi sono stati liberati dalla Maledizione Imperius.
-Lucius mi ha ingannata. Perché mi ha fatto scappare da Akzaban per poi tradirmi così?
-Non è stato lui. Se tu avessi frequentato Hogwarts, sapresti che nella sezione proibita ci sono così tanti libri di magia Oscura che non basterebbe una vita per leggerli tutti.
-Quindi lo avete scoperto così? Eppure Madame Maxime diceva che non era possibile. Solo nella sua scuola c’è la biblioteca più rinomata.
-Beh, Lucius ti è sempre stato fedele.
-Non importa. Ormai non ho più bisogno di lui, e anche se fosse, è morto, ormai.
-Come? Lucius è morto? –Piton sbiancò.
-Si, Sev … era un tuo amichetto, giusto? Comunque … perché mi hai fatta uscire? Vuoi uccidermi da solo?
-Non –voglio –ucciderti.
-Ahahah …bugiardo.
-Ho bisogno di una delle tue pozioni. Quell’intruglio rosa. Per guarire la malattia del Passero.
-E perché? E’ una malattia rarissima e colpisce i bambini … a meno che … la figlia di Remus? Oppure … la figlia di Potter?
-Mia figlia. –rispose Piton deglutendo.
-No! La secondogenita dei Potter è tua figlia? Complimenti Piton, sei papà …
-Smettila! Tu sei viva in questo momento perché a me serve quella pozione. So che funziona.
-Lo so, ho letto i tuoi appunti. Sai però che voglio qualcosa in cambio.
-La tua vita! Non ti ucciderò e questo basta.
-Sai a cosa mi riferisco Severus. Portamelo da me e io ti darò la pozione. Altrimenti uccidimi ora.
-Sono molto tentato.
-Fallo. Ma non saprai mai dove ho nascosto la pozione. Leggo nella tua mente che ti aspettavi questa risposta, no?
Piton strinse ancor più la bacchetta, sentendo un fiume d’odio invaderlo.
-Silente è il suo protettore, non sarà facile.
-Stringi il Voto: la mia pozione in cambio di Remus Lupin. Ti conviene fare presto: la pozione l’ ho sperimentata su Remus dopo averlo fatto ammalare. Lui ovviamente non può ricordarsi questo dettaglio. Stava morendo dopo sette giorni. E soffriva parecchio. Pensa alla tua bambina.
-Te lo porterò. Hai la mia parola.
 
                                                               ****
-Remus! –Tonks corse ad abbracciare il marito, seduto sul divano. Lui l’accolse con un sorriso.
-E’ andata bene, vero Dora? L’avete presa? Possiamo andarcene da qui? –chiese Remus sofferente.
-No, amore mio, mi dispiace. E’ riuscita a scappare insieme ad altri Doli, quei pochi rimasti.
Il sorriso di Remus svanì così com’era comparso.
-Maledizione! –esclamò Andromeda con in braccio la sua nipotina.
-Quindi dobbiamo restare ancora qui? –domandò Remus –Ma io voglio andarmene! Inoltre speravo di far visita a Kingsley …
-No, Remus, devi restare qui. Kingsley sta benone, è forte, si sente solo un po’ … umiliato ecco.
-E Narcissa? –chiese Andromeda.
-Narcissa ha liberato Harry, Ron e Gideon Prewett. Dawlish e Malocchio sono andati a prelevarla a Villa Malfoy per interrogarla e per darle la brutta notizia. Draco è arrivato al Ministero durante la battaglia e ha visto il corpo di sua padre a terra. E’ rimasto scioccato. A quanto pare lui dice di non sapere nulla, ma io non ci credo.
-Non avrebbero dovuto ingannarci! Ben gli sta!
-Calmati, Andromeda. –la supplicò Ted.
-No, non voglio! Dovevano essere ad Azkaban, e invece … non ci vuole clemenza, chi sbaglia deve pagare!–urlò, spaventando la bambina.
-Dalla a me, Andromeda –disse Remus allungando le braccia.
-Scherzi? Le mischieresti la febbre!
-Hai la febbre, Re? –chiese Tonks.
-Si, se ne accorta Molly prima di andarsene. Domani passerà, non è nulla.
Tonks prese la piccola in braccio:
-Mamma, papà, sono le cinque del mattino, andate a riposarvi.  Ci mettiamo a riposare anche noi, adesso.
-D’accordo –disse Ted –per qualsiasi cosa, chiamate.
Rimasti soli, Remus e Tonks fecero riaddormentare Diana e si buttarono sul loro lettone.
-Narcissa sperava di conoscere il nostro rifugio per spifferarlo a Samantha. Abbiamo scelto bene Silente: lui almeno mi fa sentire al sicuro. Mi dispiace per Lucius, ma lui non si sarebbe disperato più di tanto di fronte alla nostra morte.-disse Tonks.
-Quindi quei tre si sono intrufolati ad Hogwarts? Hanno rischiato parecchio. Hermione è sempre in gamba, però.
-Già. Grazie a lei oggi abbiamo ottenuto due vittorie. Credevo però che l’avessero catturata. Samantha, intendo. Harry ha detto che l’aveva in pugno, ma ad un certo punto le è sfuggita e non ricorda come.
Remus provò una fitta enorme alla testa, che lo costrinse a chiudere gli occhi e schiacciare le mani sulla nuca.
-Remus, amore, cosa c’è?
-Niente Dora, solo … un terribile mal di testa.
-Chiamo qualcuno, faccio venire un guaritore …
-No, no, stai tranquilla, ora passa, ora …
La testa di Remus cadde sul cuscino, mentre Tonks cercava di farlo riprendere.
 
                                                 **********
-Samantha, adesso cosa succede?
-Quanti di voi sono rimasti?
-Siamo solo 9, mia padrona.
-Non dovete preoccuparvi. Presto sarete almeno mille.
Si coricò: era tranquilla, nessuno l’avrebbe trovata in quel nuovo nascondiglio, Lucius era morto, quindi non avrebbe più parlato.
Si trovò improvvisamente come smaterializzata nella Foresta Proibita di Hogwarts. Si rilassò: era un sogno. Sapeva chi avrebbe incontrato.
-Ciao tesoro mio.
Remus, con la mente smarrita, si voltò e la vide.
-Questo è uno dei tuoi sporchi trucchetti, Samantha? –disse Remus, con lo sguardo pieno d’odio.
-Non sei affatto gentile con me.
-Dovrei? Dimmi un po’, posso ucciderti anche se siamo in un sogno?
-Non lo so, vuoi provare?
Remus non se lo fece ripetere: si buttò su di lei mettendole le mani sul collo e stringendolo. Lei rideva.
-Non ce la farai –disse tossendo –tra poco mi sveglierò.
-Allora dovrò fare in fretta!
Ma troppo tardi: Samantha era  scomparsa, lasciando le sue mani stringere il vuoto.
                                                        ****
 
Eillen Ciuffetto Potter dormiva nella sua culla, mentre Harry contemplava il suo visino rovinato dalle macchie. Quello che aveva scoperto era terribile. Sua madre entrò, cingendolo da dietro.
-Non ci credo, mamma, non ci credo che sta per lasciarci. Deve esserci una cura.-Harry non intendeva rassegnarsi.
-Amore mio, non c’è. I Guaritori l’hanno fatta venire a casa perché … tenerla in ospedale non serve. –replicò Lily con gli occhi pieni di lacrime. –la mia Ciuffetto, la mia piccola …
James, nel salotto, si grattava il braccio nervoso. Sirius lo osservava sottecchi.
-Perché mi guardi così? –gli chiese James, nervoso.
-Niente, ti vedo strano.
-Mia figlia sta per morire.
-Non è tua figlia! E’ la figlia di Moccius.
-Al diavolo, Sirius! E’ mia, capito? Mia! E rischio di perderla.
-Rischi? Non era una certezza?
-Non ci posso credere.
-Tu non sei triste, James, ti conosco. Sei ansioso in questo momento. Come se stessi aspettando qualche notizia spiacevole. Non è da te stare con la mani in mano. Cosa nascondi, James? Perché tutta questa sintonia con Mocciosus?
-Sirius, non so di cosa tu stia parlando … è il padrino della bambina, è normale averci parlato. Sei geloso, per caso?
-Tu stai tramando qualcosa con lui, devo solo capire cosa.
-Niente, Sirius. Piton forse può trovare una pozione per far guarire Eileen.
-E non me lo dici?
Lily ed Harry si erano trovati ad ascoltare l’ultima parte del dialogo. Il ragazzo era sbalordito: mai avrebbe immaginato di vedere Sirius e suo padre discutere così.
-Non possiamo illuderci Lily, per questo non te ne ho parlato.
-Di cosa si tratta James?
James pensò all’accordo di Piton: non solo aveva fatto scappare la Gretchen, ma aveva anche stretto un Voto infrangibile, con uno dei Doli come testimone. La pozione in cambio di Remus. Piton sosteneva che prima avrebbero salvato la bambina, poi si sarebbero occupati di ritrovare quella strega e così avere una minima possibilità di salvare Remus. Il pensiero del suo amico sofferente gli fece venire un conato di vomito.
-Insomma! –urlò –perché mi state tutti addosso? Andate al diavolo!
Urlante, uscì fuori di casa.
 
                                                         ********
-Serve subito un Guaritore. –disse Andromeda agitata –non possiamo portarlo al San mungo, né tantomeno far venire qualche estraneo qui.
-Andiamo alla Tana, mamma. Avviserò Silente, ma sbrighiamoci! –Tonks tremava.
-D’accordo, tu e tuo padre prendetelo, io penso ai bambini. Non c’è tempo per usare più cautela: dovete usare la Metropolvere.
Ted e Tonks alzarono Remus, ancora senza sensi, e suo suocero gli mise il braccio dietro la spalla.
-Amore, ti portiamo  alla Tana, ti prego resisti!
 
 
Ecco qui il cap 17. La storia è a buon punto, finalmente mi sono sbloccata. Grazie a chi mi segue, davvero! Volevo chiarire che Piton non odia Remus, non ci sono più con lui i vecchi rancori da Malandrino, ma per lui è importante salvare sua figlia, a qualunque costo. Non sono una madre, io, ma so che un genitore si farebbe torturare per un figlio. Grazie a chi mi segue! E grazie anche perché aumentano i seguaci di “Strade inaspettate”. Baci
 

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Capitolo 18
*** Il tradimento (prima parte) ***


James vagava per le strade di Londra come un matto. Si era smaterializzato per evitare di ricevere altre domande. Sirius lo conosceva troppo bene, aveva capito che stava nascondendo qualcosa, ma come poteva dirglielo? Ricordò Remus quando erano dei ragazzi, quando era nato Harry, quando lo credevano un traditore ingiustamente, quando si erano ritrovati dopo anni e i tre amici si erano abbracciati forte. Remus, che era un lupo mannaro, ora aveva due bambini e li teneva in braccio con tanto amore.Remus non si era confidato molto sull’esperienza che aveva vissuto, ormai il suo bagaglio di segreti era solo la sua Tonks, però James leggeva nei suoi occhi una grande sofferenza. Come si sopporta una tortura fisica e psicologica per mesi? Ce l’avrebbe fatta di nuovo?
-Ti chiedo scusa, James. –Remus cercò di mettersi seduto sul letto, cercando di non spostare la flebo attaccata al braccio.
-Lo so, Lunastorta, è deprimente venirti a trovare in questo ospedale. Scusati perché non guarisci in fretta!
-Non ti ho detto nulla di Lily e Severus, mi dispiace, amico. Doveva dirtelo lei, e non mi sembrava il caso di intromettermi. Ero sicuro che l’avresti perdonata, lei mi aveva detto che il figlio era tuo.
-Se non l’amassi così tanto, non avrei mai accettato nulla. Mi chiedo solo se riuscirò ad amare quella bambina come Harry. Insomma, anche Arthur ti avrebbe cresciuto, pur non essendo un figlio biologico. Potrei farcela anch’io. Ma tu avevi altro a cui pensare, no? Non preoccuparti, amico!
James pensò che se avesse lasciato Lily e se non avesse mai accettato di essere padre di Eileen, ora non si sarebbe preoccupato più di tanto. O forse si?
-James?
Quando James si voltò e rivide Sirius, fu come se lo stomaco gli salisse in gola. Doveva parlare con qualcuno, doveva … altrimenti sarebbe scoppiato.
                                                           *****
-Perché il guaritore non esce dalla stanza? –Molly batteva il piede a terra. –Povero Remus! Che cosa gli prende? Prima la piccola Eileen, adesso lui …
Il Guaritore era lo stesso che si era occupato di Remus dopo il suo salvataggio.
-A proposito, cos’ha la bambina? –domandò Tonks.
-Non lo sai cara? Povera  piccola … ha la malattia del Passero.
-Cavolo! La conosco! Ho letto, è rarissima e colpisce soprattutto i bambini piccoli. Ma … oh no! Guarirà, vero?
Molly scosse la testa.
-Accidenti, la piccola … non è giusto! Diana ha la sua stessa età , è troppo piccola per morire! Non è giusto! –Tonks alzò la voce, arrabbiata con il destino.
Il Guaritore si affacciò alla porta, invitando le donne ad entrare. Remus era sveglio, con l’espressione sofferente.
-Remus, come ti senti? Ti agitavi tutto, scottavi, non riuscivo a farti riprendere. –disse Tonks andandogli incontro.
-Cos’è stato? –fece Molly rivolta al Guaritore.
-Qualcosa a che vedere con la potente pozione bevuta mesi fa. Con un tranquillante sono riuscito a ristabilizzarlo e ad abbassargli la febbre che si era alzata parecchio. Dovrei tornare a controllarlo, chiamatemi se serve.
-Ma starà meglio?
-Non lo so. Bisogna aspettare e vedere come starà nelle prossime ore. Vi suggerisco di tenerlo a riposo e di non trasportarlo da nessuna parte.
-Possiamo contare sulla vostra discrezione? Nessuno deve sapere che mio marito è qui.
-Ovviamente, signora.
Molly accompagnò fuori il Guaritore, mentre Tonks potè concentrarsi sul suo uomo.
-Come ti senti? Cos’è successo?
-Io … non so spiegartelo, Dora. Ero in un sogno, ho trovato Samantha, la stavo strozzando, poi lei è sparita e io non riuscivo più ad uscire di lì. Ero come bloccato. Eravamo nella foresta proibita, che io conosco bene, ma non trovavo la strada, e avevo dolori dappertutto.
-Sei riuscito a sognare di nuovo? Piton lo diceva che potevi sfruttare anche tu questo potere!
-Si, ma non so usarlo.
-Dobbiamo chiamare il professor Piton. Non appena starai meglio, torneremo nel nostro rifugio.
-Si, Dora, voglio parlare con lui al più presto.
-Amore, ma ci pensi? Potresti scoprire dove si è nascosta. Se impari a controllare i tuoi poteri, potremo finalmente sconfiggerla.
-Io … si … -Remus ebbe altri dolori forti, questa volta allo stomaco.
-Shh … ci sono io. –Tonks gli massaggiò la pancia.
-I bambini?
-Da mia madre, stai tranquillo.
-Chiama subito Severus, Dora.
-Ma Remus …
-Ti … ti prego! Sono stufo di stare male, di stare nascosto, di mettere in pericolo la vita di tutte le persone che amo! Da quando ho bevuto quella pozione non sono più lo stesso, a questo punto era molto meglio essere un … Un Licantropo!
-Remus, non è colpa tua …
-Si invece. Non dovevo distrarmi, non avrei mai dovuto permettere a quella gargoyle di rapirmi e umiliarmi in quel modo. Anche in sogno si è sempre presa gioco di me. Voglio che muoia, deve pagare per tutto il male che ha fatto!
Molly entrò con ansia nella stanza:
-Allora? Come sta?
-Bene, Molly.
-Ti ho sentito urlare caro …
-Insomma, non c’è bisogno di tutta questa premura! –esclamò Remus arrabbiato, provando a mettersi seduto. Ma i muscoli gli facevano molto male, e non ci riuscì.
-Smettila di lamentarti, Remus. –Molly aveva lo sguardo serio –pensa a quello che stanno passando James e Lily, e il povero Harry … Eileen ha la malattia del Passero.
-Cosa?
-Si, Re- intervenne Tonks e a quanto pare non potrà guarire …
  
                                                ****
-Ti ho spaventato, Severus?
-No, Albus, ero solo sovrappensiero.
-Immagino. Non hai idea di quanto mi dispiaccia per tua figlia, Severus. –disse Silente addolorato.
-Non è ancora finita, Albus. Eileen è ancora viva, e io voglio sperare fino alla fine.
-Remus non è stato bene. Lo hanno portato alla Tana.
-Perché?
-Non era opportuno far andare un Guaritore verso il loro rifugio, poteva essere troppo rischioso. Deve trattenersi lì fino a quando non si riprenderà. Alcuni Auror hanno organizzato dei turni di guardia.
-Che cosa ha avuto, esattamente?
-Parlando con Ninfadora, Remus ha provato involontariamente a sfruttare i poteri strani della Pozione Niente- Lupo. Sembra proprio che sia rimasto incastrato in uno di essi. Ma l’ha vista: ha visto Samantha.
-Davvero?
-Si Severus. Vorrebbe vederti al più presto. Penso che questa sia una buona occasione per scovare il suo attuale nascondiglio. Ma tu hai altro a cui pensare, per cui …
-Andrò subito da lui. –disse Severus.
-Aspetta. –Silente lo fermò.
-Cosa c’è, Albus?
 -Ti prego, Severus. Lo so che in questo momento tu hai la testa altrove, ma ti prego: non permettere che lei crei altre creature spaventose usando la pelle di mio figlio fino a quando non sarà esaurita del tutto. Aiutaci a proteggerlo, Severus.
La supplica di Silente non aveva nulla a che fare con il suo segreto, ma Piton sentì una morsa allo stomaco. Temette per un attimo che il mago gli avesse letto la mente, ma era troppo anziano adesso per poter competere con un’occlumante del calibro di Piton.
-I figli sono la cosa più importante del mondo.
Detto questo, accompagnò fuori l’anziano mago e si smaterializzò alla Tana.
 
                                                    *****
-Tonks, va tutto bene? –chiese Ginny all’amica.
-Io? Oh, si si va tutto bene … cioè no! –Tonks lanciò a terra la tazza ormai vuota dove prima c’era il suo the.
-Ti rendi conto, Ginny? Quella megera, ha stretto un patto con la Morte, e adesso ha bisogno del mio Remus per portare a termine i suoi sporchi piani! Tirargli la pelle, prendersi dei suoi pezzi … la odio e spero di ucciderla, lo spero davvero!
-Stai calma, Tonks. Non lo prenderà, non questa volta.
-Ho paura. Hai visto come sta? Remus ha ragione: non è più il mago forte di prima, soffre quasi di più di quando doveva combattere con la Luna Piena. Il mio Remus … Non sono riuscita ancora a dirglielo. Non voglio farlo stare peggio.
Nel frattempo Remus non riusciva ancora ad alzarsi dal letto, ed era ancora accampato in camera di Bill con i gemelli, Ron e un timido Percy. Non lo vedeva da quel giorni a Diagon Alley.
-Costruiremo il negozio non appena quella megera sarà catturata –stava dicendo George.
-Io stavo anche pensando di riprendere la programmazione di Radio Potter.-disse Fred -Anche adesso. Per informare la gente sugli ultimi avvenimenti. Che ne dici, Romulus?
-Si, ma Romulus non mi piace più tanto … -rispose Remus con la voce bassa.
-Ma tra i gemelli Romolo e Remo è stato il primo ad aver avuto la meglio. Me lo ha detto Hermione. Remo … non ha fatto una bella fine–disse Ron alzando gli occhi al cielo.
I ragazzi risero, anche Remus ci provò però una forte nuova fitta lo zittì all’istante. Chiuse gli occhi per assorbire tutto il dolore in attesa che passasse.
-Remus, tutto bene? Chiamiamo qualcuno? –chiese Ron preoccupato.
Il più grande scosse la testa.
-No, è che mi hai portato sfiga con la storia di Remo.
Anche Percy questa volta si unì alle risate, ma la preoccupazione non si spense.  Percy era tentato di scusarsi, ancora, con tutti loro, ma un nodo alla gola gli impediva di far uscire qualunque suono.
-Zio Gideon sta bene. E’ al Ministero. –disse Ron.
-Dovrebbe essere ad Akzaban. –replicò Remus.
Sembrò duro agli occhi dei ragazzi, in particolare Percy si sentì ancora peggio, temendo che dovesse toccare anche a lui la stessa sorte. Specialmente adesso che Malfoy era morto.
-Caro –Molly si affacciò alla porta –c’è il professor Piton.
-D’accordo Molly. Vi dispiace, ragazzi?
-Oh, ma vedilo, ci caccia! –disse Fred.
-E anche in modo gentile …-disse George - quando guarisci vediamo se sai cacciare a pedate come Gazza?
-Ragazzi! –li rimproverò Molly, mentre Remus si lasciò sfuggire un altro sorriso.
                                                             ***
                                                                        
-Nella Foresta Proibita, dunque?
-Si Severus, è lì che l’ ho sempre incontrata.
-Avrai ormai capito qual è la condizione fondamentale per vedere la persona che desideri: anche lei deve dormire.
-L’ ho capito. Severus, e per quanto riguarda le mie condizioni?
Piton scosse la testa.
-Cosa mi succederà, dunque? –chiese Remus, con un brivido.
Piton si mise a riflettere: -Temo che le tue condizioni peggioreranno.
-Come? Scusa, che vuoi dire?
Piton assunse un’espressione mortificata.
-Ho visto le analisi che ti ha fatto il Guaritore. Stai per morire, Lupin.
Remus abbassò gli occhi, incredulo:
-Non è possibile! Severus, non posso morire!
-Non posso farci  niente. Quella pozione ha modificato il tuo corpo e ti ha concesso questi poteri speciali, ma adesso è come se ti stesse mangiando. Non so quanto tempo ti resta. So solo che, se sta succedendo a te, succederà anche a lei, a Samantha. E se siamo fortunati, perirà prima di te, visto che sta sfruttando quei poteri alla grande. Tranne se ha già preso precauzioni.
-No, non è possibile!
-Sono dispiaciuto, ma …
 Tonks piombò nella stanza:
-Professore, allora? Gli incanti sono sistemati, siamo al sicuro tutti! E qui? Come sta Remus?
Un’occhiata eloquente fece capire a Piton di non accennare nulla sull’imminente tragedia.
-Tutto nella norma. Puoi andare a dormire, comunque, Ninfadora. Ci penso io a tuo marito.
Tonks corse a dare un bacio a Remus:
-Bene! Non ne potevo più! Tutti ronfano! Mi raccomando, amore, dormi.
Remus annuì, poco convinto.  
-C’è una soluzione, Severus? Il tuo antidoto, ad esempio. Ne stavi lavorando, se non sbaglio. –chiese quando Tonks se ne fu andata.
-L’antidoto potrebbe funzionare, ma devo recuperare i miei appunti.
-E dopo guarirò?
Piton sbuffò.
-Potrebbe funzionare, ma c’è una cosa che potrebbe succedere se dovessi darti quell’antidoto, ammesso che riuscissi a recuperarlo. Tornerai quello di prima, Lupin, tornerai un Licantropo.
-No, non posso.
-Non ti garantisco che potrei dartelo, ma in caso contrario morirai. Devi scegliere.
Piton aveva parlato senza pensare a quello che stava per fare: stava per consegnarlo a Samantha, eppure si stava preoccupando della sua guarigione. Come se stesse fingendo alla perfezione. La sua Eileen stava soffrendo nella culla di casa Potter, e lui era lì, con il compito di sorvegliare Remus e quindi un’occasione d’oro per consegnarlo a Samantha. Se solo Eileen avesse avuto più giorni a disposizione, avrebbe atteso la morte di Samantha … e se la strega avesse preso precauzioni? E quali? Era a conoscenza dell’ ultimo grande effetto collaterale della pozione Niente- Lupo?
-Severus. –la voce dell’uomo incollato a letto lo fece tornare alla realtà.
-So già cosa fare, Severus. Non posso morire, non posso lasciare Tonks sola con i miei figli. Non mi importa di tornare un Licantropo. Voglio vivere per loro.
-Non ti ho garantito nulla, Lupin.
-Ti prego, Severus, se ti fosse possibile … non farmi morire per colpa di quella pazza.
-Adesso ho ben altro per la testa che la tua morte. –disse improvvisamente in tono duro.
-Mi dispiace per la bambina, Severus …
-Adesso voglio che tu stia zitto e dormi.
Piton uscì dalla stanza e notò che nella Tana regnava il silenzio. Tutti dormivano. Gli Auror fuori non sarebbero stati minimamente un problema, non per lui. Rientrò nella stanza, preparandosi a mettere in pratica il suo piano. Prese una moneta e la illuminò con la bacchetta. Remus lo fissò stupito:
-Cosa fai?
Piton si avvicinò a lui e con la mano premette forte sulla sua bocca, zittendolo:
-Mi dispiace, mi dispiace davvero. Cercherò di salvarti non appena sarà possibile e proverò a recuperare l’antidoto. –Remus voleva divincolarsi, ma non riusciva nemmeno a staccare quelle manacce dalla sua bocca per provare ad urlare.
-Ma prima devo salvare la mia bambina, e solo Samantha può aiutarmi.
Remus aveva capito. Tuttavia un’ombra di terrore lo invase: non sapeva ancora perché lei lo rivoleva a tutti i costi, ma se almeno Piton gliene avesse parlato … così a tradimento era bruttissimo. Con la coda dell’occhio riuscì a vedere la usa bacchetta poggiata sul comodino … non si sarebbe arreso, non sarebbe tornato da quella pazza! Riuscì a prenderla e schiantare il preside. Non riusciva ad alzarsi e muoversi, ma aveva fatto rumore … così credeva.
Piton lo disarmò:
-Ho messo le dovute protezioni … non ci sente nessuno.
A quel punto Remus si sentì peggio di prima: aveva scoperto che stava morendo, divorato da una pozione che apparentemente lo aveva guarito e dato poteri speciali, ma la cosa peggiore era che sarebbe morto anche tra le braccia di Samantha e non di Tonks. Udire la sua voce dal vivo fu inquietante: Piton l’aveva davvero chiamata. L’incubo rincominciava.
 
Fine prima parte! Scusate il ritardo, ma sono stata via un po’ di tempo. Sono contenta che vi stia piacendo la storia! Baci!

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Capitolo 19
*** Il tradimento (seconda parte) ***


-Tornerò subito alla carica: non mi piace che siano state prese decisioni senza consultarmi. –replicò Kingsley ad Harry, disteso sul letto del San Mungo con il braccio ferito fasciato e ancora dolorante. Entrambi non potevano dormire, il primo a causa dei dolori, il secondo non faceva che pensare alla sua piccola sorellina sofferente.
-Dovresti riposarti Kingsley.  –disse Harry, distratto.
-Piton era fidanzato con quella donna. Che lui custodisca la Tana che è superaffollata non mi piace per niente.
-Piton è a posto, ha ben altro a cui pensare … mia sorella è …
-La sua figlioccia, lo so.
-No, Kingsley. Molti non lo sanno, ma è proprio sua figlia, sua figlia biologica.
Il Ministro rimase di stucco.
-Per cui –continuò Harry –non potrebbe mai pensare alla sua ex quando sua figlia sta morendo, e nessuna pozione servirebbe a farla guarire, nessuna dannatissima pozione è abbastanza potente da … a meno che …
-Harry?
-E se Samantha Gretchen avesse progettato un’antidoto per quella malattia? Piton lo saprebbe e …
Harry capì tutto quando ricordò le parole di suo padre.
-Temo che la Tana corra un grosso pericolo!
                                                       ****
-Remus … quanto tempo! E’ meglio vederti davvero piuttosto che in sogno. Ma sei piuttosto malaticcio, no?
Remus, provando ad alzarsi dal letto, strinse i denti per la rabbia: -Vattene via, dannata strega!
-Te lo dicevo, tesoro, che eri mio, soltanto mio, e che ti sarei venuto a prendere.
-Avevamo un accordo Samantha! –intervenne Piton, tentando di ignorare Remus –la pozione, adesso!
Samantha gli lanciò una provetta contenente la medicina che avrebbe salvato Eileen. Remus aveva capito il perché del tradimento: Samantha aveva qualcosa che poteva salvare la sua bambina; tuttavia, non si rassegnava a tornare tra le mani di quella pazza. Gli venne un brivido pensando alla torture che aveva subito. Due Doli comparvero dietro di lei: sembravano più forti rispetto all’ultima volta che li aveva visti. E pensare che erano creati con la sua pelle!
-Prendetelo –ordinò Samantha –e fatelo stare zitto. E’ stato un piacere, Sev.- disse inchinandosi in maniera teatrale.
Piton rispose guardandola con odio, poi si girò verso Remus, che si buttò a terra e tentò di strisciare sul pavimento, ma i Doli lo alzarono subito afferrandolo per le braccia e mettendogli in bocca un pezzo di stoffa per non farlo parlare. Piton notò una cosa: lo aveva disarmato, ma la bacchetta di Lupin era sparita. Pregò che l’avesse raccolta da terra: ormai aveva la pozione, avrebbe anche potuto aiutarlo.
Un boato li fece sobbalzare tutti: Tonks aveva demolito la porta della piccola camera ed era seguita a ruota dai Weasley. Piton approfittò del polverone per andarsene: doveva salvare la bambina.
-Ninfadora! Che piacere vederti! Volevo giusto darti una bella lezione.
-Crucio! –il colpo di Fred non fu molto preciso, ma almeno il Dolus liberò un braccio di Remus, che con uno sforzo enorme riuscì a sfilare la bacchetta dai pantaloni e colpire il braccio dell’altro mostro, liberandosi.
Samantha reagì schiantando Fred e prendendo Remus sotto tiro. Ma Tonks non aveva intenzione di perderlo, per cui attaccò. George e Ron aiutarono Remus ad alzarsi e a camminare tenendolo per le braccia. Le due donne combattevano con ferocia e finirono per uscire fuori dalla Tana, buttandosi addosso e lanciando maledizioni a non finire. Anche gli altri sbalzarono fuori: Arthur e Percy stavano avendo difficoltà nell’uccidere i due Doli, mentre Molly non riuscì a fermare Ginny che prese a combattere, prendendo a sua volta la bacchetta. Molly non aveva mai incontrato l’assassina: la odiava nel profondo.
Samantha era una furia, ma la sua avversaria non era da meno. Aveva già scansato due potentissime maledizioni, ma non era disposta ad arrendersi. Tutt’un tratto, Samantha provò una fitta fortissima alla testa, una fitta che la costrinse a distrarsi un attimo.
-Avada Kedavra! –Tonks lanciò la maledizione, sperando che avrebbe portato la fine di tutto. Ma un Dolus si mise davanti alla sua padrona, prendendosi la maledizione, che ovviamente non lo uccise. Intanto Samantha si abbassò con le mani sulla testa, poi un altro dolore allucinante allo stomaco la fece inginocchiare. Altri Doli erano arrivati, ma erano pochi, oltretutto gli ultimi rimasti. Aveva cercato di proteggere di più il braccio, sperò che bastasse a non eliminarli tutti. Un paio di Doli la circondarono, mentre l’altro si era buttato violento contro Tonks.
Remus aveva visto tutto: Piton aveva ragione. Entrambi avevano preso la pozione, entrambi stavano morendo. Appoggiato a Molly mentre gli altri combattevano, Remus si sentì sollevato al pensiero che sarebbe morta, ma anche lui … Non voleva morire,aveva una splendida moglie e due bambini meravigliosi, aveva dei fratelli e presto sarebbe arrivato un nipotino …
Preso da una forza improvvisa, prese la bacchetta e riuscì a fare dei lenti passi. Molly lo bloccò subito.
-Lasciami! –le disse, duro.
-Dove vai? Non sei nelle condizioni di combattere. –replicò lei.
-Non devi dirmi quello che devo fare! Non posso stare a guardare, devo combattere, come tutti.
-Ma non stai bene!
-Sto benissimo, invece!
Ma Molly non lo mollava, per cui lui fu costretto a sforzarsi di più, per poi liberarsi ma cadere a terra. Lei subito si chinò su di lui:
-Visto che non stai bene?
-Ti prego, mamma, lasciami combattere. Hanno bisogno d’aiuto.
Molly rimase senza fiato.
-Come mi hai chiamata? –chiese tradendo un’ enorme emozione.
Ma Remus non ci fece caso e avanzò verso il campo di battaglia. Samantha era ancora inginocchiata per terra, con l’espressione sofferente, mentre i Doli avevano preso tutti, braccandoli. Questa volta  avevano perso.
Samantha si fece aiutare ad alzarsi, mantenendosi alle sue creature. Aveva vinto, ma il dolore non la faceva sorridere.
-Uccideteli tutti! –ordinò.
-No! –urlò Remus mentre avanzava verso di lei.
 
                                                                      *****
 
 
Sirius e James si smaterializzarono davanti al rifugio dei Lupin, con l’ansia che cresceva sempre di più, ma soprattutto con il terrore che fosse troppo tardi. Mentre raccontava l’accaduto al suo migliore amico, James aveva capito: non poteva lasciare che Remus venisse preso senza parlargliene. Non sarebbe stato giusto.
-Chi è? –una voce profonda risuonò al di là della porta, che i due uomini riconobbero come quella di Silente, che aprì loro la porta dopo i dovuti riconoscimenti.
-Come non sono qui? –James cominciò ad avere tanta paura, dimenticando per un attimo che Eileen poteva già essere guarita.
-Remus ha avuto un malore che lo sta costringendo a restare a letto. E’ alla Tana, ora, ma c’è Severus a proteggerli tutti.
I due Malandrini si guardarono negli occhi con aria sconfitta.
-Dobbiamo andare prima che sia troppo tardi, James! –replicò Sirius.
-Cosa c’è, ragazzi? –domandò Silente, intuendo il problema non senza provare un briciolo di terrore.
-Remus e i suoi corrono un grave pericolo. Dobbiamo fermarli, prima che sia troppo tardi.
     
                                                       ****
Tonks era bloccata per le braccia da uno di quei mostri, proprio come tutti gli altri. I rinforzi che avevano chiamato non erano ancora arrivati, i Doli erano più forti di quelli affrontati ad Hogwarts e divincolarsi era inutile. Si fidavano di Piton: perché li aveva traditi? Pensò ad un modo per torturarlo e vendicarsi dell’enorme presa in giro. Vide Remus che avanzava verso di loro e imprecò mentalmente.
-Samantha, lasciali, ti prego!
Un Dolus gettò a terra anche Molly.
-Fermo, lasciala stare! –urlò Arthur.
-Samantha, lasciali, per favore!
Remus era a terra proprio come lei prima, e stava facendo uno sforzo disumano per parlare a voce alta. Lei lo guardava, studiandolo dalla testa ai piedi.
-Se li lasci andare, verrò con te, senza fare storie.
-No! No! –urlò Tonks –stupido!
Samantha studiò la situazione: la maggior parte della famiglia Weasley era nelle sue mani, anche quella peste di Ninfadora, ma da un momento all’altro sarebbero arrivati i rinforzi, e a lei serviva Remus, solo lui … si sarebbe trattato solo di rimandare l’uccisione della sua odiata rivale e di quella stupida famiglia. Poteva uccidere personalmente per il momento solo una persona, massimo due, e anche se Silente era il suo cruccio … Ninfadora sarebbe stata più soddisfacente. Per il vecchio sarebbero bastati gli anni a portarlo via. Avrebbe voluto torturare e uccidere pubblicamente Gideon per mostrare il suo potere al popolo magico, ma i suoi piani erano falliti.
-Mi seguirai senza fare storie se li lascio andare?
-Te lo prometto, Samantha.
A Tonks e Molly il mondo sembrò crollare.
Samantha fece un gesto con le mani e i Doli lasciarono tutti quanti. Tonks corse ad abbracciare Remus.
-Non andare, non andare, non andare. –gli diceva contro il suo petto.
A Remus si fermò il cuore: era l’ultima volta che l’abbracciava? E Teddy e Diana? Li avrebbe mai rivisti? E se … e se non fosse morto subito? Se avesse potuto usare ancora i nuovi poteri?
-Promettimi, Dora, che dormirai. –le disse all’orecchio.
-Come? –chiese lei incredula tra le lacrime.
-Dormi, Dora, e ci rivedremo … lo spero.
Prese a baciarle i capelli, prima che due mostri lo sollevassero di peso trascinandolo via. Arthur si preoccupò di bloccare Tonks prima che facesse qualche sciocchezza. La famiglia si strinse attorno a loro, Ginny abbracciò sua madre che singhiozzava. Non potevano fare nulla, erano tutti disarmati ed esausti.
Samantha stava dando le dritte per tornare al loro nascondiglio: impossibile smaterializzarsi per loro che non stavano bene, per cui, poiché i Doli sapevano anche volare, ci sarebbero arrivati in volo dopo aver effettuato un incanto di Disillusione.
Remus si voltò un attimo, e li guardò tutti, senza riuscire a dire nulla. Non c’erano Bill e Charlie, e si pentì di non essersi impegnato a riprendere con loro un rapporto sereno come con Percy. Poi guardò i gemelli, Ron, Ginny, Arthur … E c’era Molly disperata … e Tonks. La sua amata Tonks. Pregò che, nei giorni che gli restavano, si addormentassero contemporaneamente, per viversi ancora, nei loro sogni. Subito dopo un forte pugno da parte di uno di quei mostri gli fece vedere solo il buio.
 
           ****
 
-Dov’è la bambina, Lily?
-Cosa ci fai qui, Severus? Cos’hai in mano? –Lily era sconcertata: il suo amico aveva uno sguardo famelico.
-La pozione che la salverà.
Lily non perse tempo: incredula, lo condusse nella cameretta dove la piccola dormiva. Misero la pozione in un biberon e gliela fecero bere tutta. Lily, mentre osservava Severus cullare la piccola e darle da bere, si sentì travolta da un’ondata di positività, e mentre le macchie viola sparivano, le sue speranze crebbero.
-Severus? E’ guarita? –chiese con timore.
Severus spiò sotto la tutina della piccola e vide che la pelle era candida, proprio come la sua.
-Certo, Lily, è salva.
Lily urlò per l’entusiasmo e corse ad abbracciarli entrambi, per poi incollare le sue labbra su quelle dell’uomo.
-Hai salvato Harry, hai salvato Eileen, tu sei …
Piton si staccò un attimo da lei e le diede la bambina, che sembrava felice e serena mentre sgambettava:
-Devi portarla al San Mungo, Lily. Potremo stare tranquilli solo quando l’avranno visitata anche i Guaritori.
-Vieni con noi?
-Non posso: devo rimediare a un danno che ho causato. Temo anche che Ninfadora tenterà di uccidermi, se la conosco bene.
-Come? Perché?
-Li ho traditi, Lily. Ho avuto la pozione da Samantha.
-Cosa? Perché Severus? Non c’era altro modo?
-No, Lily. Corri al San Mungo, ora.
-James? Lo sapeva?
Severus riflettè un attimo: cosa doveva dirle? Mentire per fare del bene al suo rivale? Dopo che aveva ricevuto per un secondo un bacio da Lily? Che Potter andasse al diavolo!
-Lo sapeva e, strano a dirsi, era d’accordo con me.
Lily si portò la mano alla bocca, sentendosi ferita. Piton guardò le donne che amava, per poi sparire.
-Andiamo, Ciuffetto: l’incubo è finito.
Ma rincomincia quello di altri.

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Capitolo 20
*** Di nuovo faccia a faccia ***


Quando Harry arrivò di corsa alla Tana, seguito da Hermione, Malocchio e altri Auror, la situazione era penosa. Nel caloroso salotto erano seduti i gemelli, Ron, Arthur, Percy e Tonks, silenziosi e con lo sguardo verso il vuoto.
-Io … cominciò Harry in imbarazzo – io …
-Piton ci ha traditi, Harry. Ha portato qui lei e i suoi mostri. –disse Ron.
Harry si guardò intorno spaventato.
-E’ successo qualcosa? Dov’è Ginny?
-E’ di sopra con Molly, è sconvolta per Remus.
Hermione si avvicinò a Ron, evitando di guardare Tonks.
-Quindi lo ha preso, vero?
Ron si limitò ad annuire. Le stesse facce sconvolte si stamparono su James e Sirius che arrivarono subito dopo.
Solo allora Tonks si decise a parlare:
-Vi avevo chiamati prima. Cosa ci fate qui? La vostra presenza è inutile, ora.-disse arrabbiata.
-Non abbiamo ricevuto nessun messaggio, in verità. –rispose Harry.
-Sarà sempre opera di Piton, allora. Ma perché lo avrà fatto? Tutti noi ci fidavamo di lui. –disse Arthur.
-Non lo so –rispose Tonks –so solo che appena gli metto le mani addosso …
Fece un gesto con le mani, come se volesse strozzare l’aria.
-Harry, serve un mandato di arresto per Piton. Non capisco perché si sia alleato con Samantha.
-Io lo so perché. –intervenne James –Samantha ha sperimentato la pozione che poteva curare mia figlia … Samantha ha preteso uno scambio.
Tutti guardavano James increduli. Tonks si avvicinò a lui, gli occhi che lottavano per trattenere le lacrime di rabbia.
-Cioè … tu lo sapevi? Sapevi che Piton si era accordato con lei?
-Si –rispose James, lo sguardo basso.
-Io ti …
Tonks non fece in tempo ad afferrare la bacchetta che subito Malocchio e Sirius la afferrarono.
-Lasciatemi … sei in arresto James Potter!
Harry aveva intuito tutto, ma non riusciva ad essere arrabbiato con suo padre, vedendolo così afflitto.
-Ci stava per uccidere tutti! E’ un miracolo se siamo ancora vivi! –intervenne Percy.
-Non sei la persona più adatta per parlare, Percy. –disse Harry –se arrestiamo mio padre dovremmo arrestare anche te per omissione di informazioni estremamente importanti!
Percy ebbe un tuffo: aveva ragione, per Merlino!
-Tonks –James si avvicinò alla ragazza, cercando di guardarla negli occhi –ti giuro che mai avrei voluto tradire Remus, è un  mio carissimo amico, un fratello! Ma mia figlia stava morendo! Piton le avrà portato la pozione e forse a quest’ora starà bene! Remus non verrà ucciso subito. Lo salveremo, te l’assicuro! Ma per Eileen non c’era tempo … arrestami pure, Tonks, ma cerca di capirmi almeno un po’. Pensa ai tuoi bambini: e se fosse successo a loro?
Tonks si calmò un attimo, respirando affannosamente.
Molly era scesa con Ginny, ascoltando tutto.
Tonks scostò le mani di suo cugino e di Malocchio in maniera brusca, poi si asciugò il viso sudato con la manica. Le venne in mente che Remus non aveva salutato i suoi bambini … aveva una voglia matta di vederli, oltretutto doveva avvisare i suoi genitori dell’accaduto.
-Harry, fai quello che vuoi: arresta tuo padre, trova Piton … se non vuoi farlo non m’interessa. Ma devi dire a Kingsley che se si permette di escludermi dal caso questa volta lo faccio ricoverare per un mese.
Sospirò e, senza guardare nessuno, si incamminò verso la porta.
-Dove vai? –le chiese Hermione.
-Dai miei genitori.
Proprio in quel momento arrivò il Patronus di una cerva che parlò con la voce di Lily:
-James, la bambina è salva. –la voce tradiva un certo nervosismo. –devo assolutamente parlarti. Ti aspetto a casa. Avvisa Harry.
Harry chiuse gli occhi, sollevato.
 
                                                                  ****
Piton era seduto su una rocca, nella foresta di Dean. Sapeva che era una soluzione assurda, ma aveva provato a guardare lì, per vedere se ci fosse il nascondiglio di Samantha. Ovviamente si era sbagliato, sarebbe stato troppo semplice. Ripensò agli avvenimenti delle ultime ore: Eileen era guarita, Lily lo aveva baciato, Samantha lo aveva fregato. Senza ombra di dubbio, Ninfadora lo avrebbe voluto morto. Ma doveva rischiare, doveva farlo per poter porre fine ad un capitolo pietoso della loro vita.
                                               ****
 
Tonks aveva lo sguardo arrabbiato quando varcò la soglia della casa dei suoi genitori.
-Cos’è successo, Ninfadora? –le chiese sua madre –perché sei qui? E perché sei sola? Dov’è Remus?
Tonks voleva piangere, ma con molto coraggio decise di non farlo.
-Siamo stati traditi e attaccati mamma. Remus è stato catturato.
Aveva parlato di corsa, con freddezza, per evitare di soffrire e di rivedere lo sguardo pietoso di sua madre che l’aveva trattata come una povera vedovella già l’altra volta. Una cosa era certa: Remus era vivo, ma nulla lo avrebbe risparmiato dalle torture di Samantha. Presto lei avrebbe formato un nuovo esercito e per i maghi sarebbe stata dura affrontare quei mostri nuovamente. Inoltre, Remus stava male, e non aveva idea di quello che gli potesse accadere.
-Devo vedere i bambini, mamma. Non chiedermi altro, ti scongiuro.
Teddy era appoggiato sul tappeto e stava facendo volare dei pezzetti di carta colorati, e la bambina, seduta sul seggiolone, rideva. Diana non cambiava mai il colore degli occhi: erano uguali a quelli di suo padre. Con un magone nel petto, li prese entrambi, abbracciandoli forte.
Questa volta sarà la fine, Samantha. Me la pagherai amaramente per quello che hai fatto.
 
                                                                  ****
Samantha giaceva a pancia in giù nel letto. I dolori si erano calmati grazie ad una delle sue pozioni. Non appena avevano raggiunto il suo rifugio con difficoltà, aveva trovato l’infuso con l’aiuto di un Dolus e aveva già preso da Remus quello che le serviva. I Doli lo avevano tenuto fermo, mentre lei prendeva un suo pezzo dalla gamba; dopo di che gli aveva dato un po’ di quell’infuso e lo aveva rinchiuso in una cella, dove due Doli lo avrebbero curato. Non poteva permettere che Remus morisse. Il problema però era un altro: sia lei che Remus stavano male, molto male. C’era solo un motivo, che Samantha intuì al volo: la pozione Niente-Lupo. Eppure si era protetta costantemente con le sue medicine, ma questo dopo Akzaban. Lei e Remus sarebbero morti, forse tra un mesetto, o poco più, intanto poteva continuare con il suo progetto e alleviare il dolore. Ma sarebbe bastato? Si alzò per esaminare gli appunti di Piton: il suo antidoto poteva funzionare, ma sarebbe tornata ad essere un Licantropo, e non voleva, assolutamente no. Non voleva nemmeno che lo diventasse Remus: lei lo aveva guarito e così sarebbe rimasto.
A passo svelto, si recò nei sotterranei dove c’era il suo prigioniero con due Doli a sorvegliarlo. Dalle sbarre, notò che Remus era disteso a terra, con la gamba fasciata, ma con orrore vide che dormiva.
-Non dovete farlo dormire mai più! Lo capite? Potremmo tradirci, potrebbe sfruttare i poteri … vi elimino se lo trovo un’altra volta così!
Entrò dentro e, dopo averlo immobilizzato con pesanti catene attaccate al muro, lo svegliò.
-Come ti senti, tesoro?
Il mago odiava, odiava quella voce. Seduto a terra, senza potersi muovere, voltò la testa. Avrebbe staccato la sua, se avesse potuto.
-Remus, lo sai che mi devi rispondere. Lo hai già dimenticato?
Remus sospirò … no, non lo aveva dimenticato.
-Ti ricordi cosa ti succedeva quando mi disobbedivi?
Questa volta Remus si voltò a guardarla:
-Mi torturavi, è vero. Ma adesso ti servo vivo. E’ con la mia pelle che crei i Doli, non è vero?
-Sì. Ma se ti torturo non saranno meno deboli, te l’assicuro.
Il suo sorriso era odioso. Remus si chiese quanto sapeva Samantha delle loro condizioni.
-Vedo cosa pensi, Remus, e lo so già: io e te stiamo morendo.
Remus la fissò stupita.
-E allora perché ci tieni ancora alla conquista del mondo magico? Non ti servirà se muori. E se perdo anche io la vita, non potrai creare più i tuoi Doli.
Samantha scoppiò a ridere.
-Ne creerò un milione, mi basterà squartarti la gamba. Saranno sufficienti per conquistare il mondo magico. Detto ciò, morirai.
-E tu? –disse Remus in preda al terrore immaginando il suo destino –anche tu morirai, e allora cosa ne sarà dei tuoi progetti e delle tue Creature?
-C’è un antidoto … lo perfezionerò, e forse non sarò nemmeno un licantropo.
Si alzò da terra, dirigendosi verso la porta:
-A proposito, per tua informazione: non ti è permesso dormire. Quindi i tuoi commuoventi incontri con la tua mocciosa li farai … ad occhi aperti.
Remus venne preso dal panico: i sogni erano la sua speranza di essere ritrovato! Provò a divincolarsi inutilmente:
-Maledetta! Che tu sia maledetta, Samantha!
Lei tornò nella sua stanza, preparandosi alla creazione di altri Doli. Avrebbe osato sfidare il patto, non poteva crearne così tanti. Ma avrebbe tentato. Ebbe un capogiro e si stese nuovamente sul letto, prendendo velocemente la pozione. Aveva mentito: non aveva idea di come migliorare l’antidoto. Avrebbe studiato quello di Piton a fondo, poi avrebbe deciso cosa fare. Per il momento doveva creare il suo esercito: allora per tutti i maghi e le streghe d’Inghilterra non ci sarebbe stato scampo. Una cosa è certa: morirai per mano mia, Ninfadora. E spero davvero di ucciderti davanti a tuo marito.

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Capitolo 21
*** Uno spiraglio ***


A quattro giorni dall’accaduto, gli Auror, compreso Kingsley, ormai dimesso, e una determinata Tonks erano riuniti in un aula del Ministero per studiare le dinamiche e tentare sia di distruggere Samantha sia i Doli. E magari salvare anche Remus.
-D’accordo, ricapitoliamo le dinamiche – disse Kingsley –quelle creature possono essere create con una fonte umana, giusto? In questo caso beh …
-Remus, Kingsley, si tratta di lui. –intervenne Tonks. Lo sguardo arrabbiato.
-Adesso che è di nuovo suo prigioniero, ce ne saranno di nuovo tante in circolazione, per cui ci conviene rafforzare la sicurezza in tutti i posti attaccabili, oltre il Ministero. Harry, occupatene tu: voglio Auror a Diagon Alley, Hogsmeade, ogni luogo che potrebbe essere preso di mira. Fino a quando non scopriremo dove si nasconde.
-D’accordo. –rispose prontamente Harry.
-Inoltre –continuò Kingsley –ho disposto gli arresti domiciliari per Narcissa Malfoy e per Gideon Prewett. La prima ha dei precedenti con i Mangiamorte, per cui non è possibile soprassedere. Gideon Prewett ha collaborato dal suo arresto e potrebbe essere in pericolo ad Akzaban.
Tonks pensò che a Remus sarebbe dispiaciuto. Lo aveva perdonato, certo, ma meritava una punizione. Era stato più tempo lui, prigioniero di Samantha, che Gideon ad Akzaban. Per non parlare di quello che gli aveva fatto da neonato …
-Poi c’è la questione di James Potter …
Harry intervenne subito:
-Mio padre e Piton non hanno agito perché complici di quel mostro, ma perché sotto ricatto!
-Lo so, Harry. Per cui, per loro non ci sarà nessun mandato.
Tonks abbassò gli occhi, offesa. Voleva stritolarli, invece restavano liberi. Giustizia infame.
-Lo stesso vale per Percy Weasley, minacciato.
-Molto commuovente. –disse Tonks, sarcastica –davvero, tutte povere vittime della Gretchen.
Si alzò dalla sua sedia, con aria minacciosa:
-Ricordo a tutti voi che mio marito è prigioniero di quella pazza, e noi stiamo pensando a salvare le chiappe a chi ha fatto in modo che venisse catturato! Vergogna!
-Tonks, ti prego … -cominciò Kingsley.
-Non sei stato capace di salvarlo, l’altra volta, perché dovresti riuscirci adesso? Lo avevi dato per spacciato, adesso sappiamo che è vivo ma tu pensi solamente all’immagine di questo stupido Ministero! Ne ho abbastanza di tutti voi!
Detto questo, uscì fuori, con gli occhi appannati dalle lacrime. Dopo pochi metri si gettò a terra.
 Remus, che ti sta facendo quella megera? Mi manchi, mi manchi, mi manchi …
                                                 ****
Remus osservava curioso i vari Doli che si sostituivano alla sua guardia. Si chiese se avessero una loro personalità, un loro nome, se potevano agire di testa loro o se facevano tutto esclusivamente per ordine di Samantha. E il fatto che fossero creati da lui? Avevano dei tratti in comune? Il pensiero lo disgustava, ma forse poteva sfruttare questa opportunità. Intanto non lo avevano lasciato dormire. Era esausto, le medicine di Samantha lo aiutavano a stare meglio, ma si sentiva sempre stanco. Non appena chiudeva gli occhi, però, uno di loro entrava e lo schiaffeggiava, rimanendo al suo fianco per evitare che ci riprovasse. Doveva assolutamente sognare Dora, o Piton. Ma se non poteva dormire?
-Ti ho portato da mangiare. –un Dolus entrò nella cella.
-Vi ripeto che mangerò solo quando potrò farlo da solo. –era da quando era lì che si ripeteva quella storia.
-Non c’è permesso slegarti.
-E allora morirò di fame! –rispose Remus, cercando di sembrare minaccioso.
-Tu non puoi morire …
-Perché se muoio la padrona si arrabbia, vero?
-Sì, in effetti. Potrebbe eliminarci tutti.
-Allora liberami e lasciami mangiare solo!
Il Dolus diventò rosso e prese Remus per il collo e cercò di ficcargli con la forza un cucchiaio in bocca. Nonostante la resistenza, Remus fu costretto a inghiottire, e purtroppo il sapore gli piacque. Aveva così tanta fame e sete … Il Dolus attese che avesse ingerito tutto e gli porse un’altra cucchiaiata, senza lasciargli il collo.
-Mangia, adesso!
Un altro Dolus entrò dentro:
-Hey, così lo ammazzi!
-Non vuole mangiare nemmeno oggi! Tanto vale che faccio una prova.
-Ci penso io, tu mettiti di guardia.
Il Dolus allentò la presa, con grande sollievo di Remus, e si alzò brontolando.
-Devi mangiare, hai capito? Sappiamo essere molto violenti se vogliamo, io per primo. Conosco molti metodi per farti del male senza ucciderti.
-Vi ho chiesto di lasciarmi mangiare da solo! Non vi ho detto che non mangerò niente! Ci metto 5 minuti, non uno di più.
Il Dolus lo guardò con espressione strana.
-Samantha non è qui, quindi posso lasciarti libero un po’. Ma non illuderti: non puoi scappare. Siamo di nuovo tanti, in 10 secondi ti riprendiamo e ti facciamo tanto, tanto male, ok?
Remus annuì, speranzoso.
Il Dolus con la bacchetta sciolse le catene, e Remus sollevato si massaggiò i polsi sanguinanti. Dopo di che afferrò l’acqua e bevve tutto d’un fiato, poi divorò la zuppa. Si sentì meglio.
-E’ sera, adesso?
-E’ notte, Remus, è notte.
-Tu conosci il mio nome?
-Certo: siamo fatti da te. Lo sai, non è vero?
-E’ per questo che mi hai aiutato?
-Ho aiutato me stesso: se non avessi mangiato nemmeno oggi, sarebbe stato il mio ultimo giorno di vita. E ci tengo a tenerti in salute. Quando però di te non ci sarà più niente, noi diventeremo parte di questo mondo, e allora lo conquisteremo. Fino ad allora, però, è necessario che tu stia bene!
-Ho anche bisogno di dormire … ti prego! Se non dormo starò peggio …
Il Dolus era titubante, ma Remus aveva capito che lui ci teneva a vivere, e per farlo, sapeva che Remus doveva stare bene.
-Incarceramus! Ti concedo cinque minuti di tempo, dopo verrò a svegliarti.
Nonostante lo avesse appena legato, Remus provò profonda gratitudine per quella spaventosa creatura.
-Grazie …
Detto ciò si abbandono al muro al quale era attaccato e sprofondò in un sonno profondo.
 
                                                              ***
La Foresta Proibita era inquietante. Che ci faceva lì? Era crollata perché i bambini l’avevano stressata ancora, e lei voleva assolutamente dormire per poter sperare di vedere …
-Remus! Remus! Sei tu? Remus! –urlò Tonks.
Remus si voltò e corse verso di lei:
-Dora, non ho molto tempo! Non vuole che dorma.
-Dove sei Remus? Dove ti ha portato?
-Non lo so, non lo so! –Remus si mise le mani nei capelli. –sono rinchiuso in una sporca cella, sembra situata nei sotterranei, ma non so dove si trovi, non lo so …
-Hai la gamba fasciata, Remus: cosa ti fa?
-Vuole crearne un migliaio, Dora: preparatevi, vi prego.
-Vuol dire che ti distruggerà! Remus, resisti e pensa: dove ti ha portato?
-Dora, non lo so! Comunque … Merlino come faccio a dirtelo! Io … io e Samantha stiamo … morendo.
-Cosa? –Tonks era incredula.
-La pozione Niente- Lupo si sta rivoltando contro di noi: ci sta uccidendo pian piano. Samantha ha l’antidoto che non vuole darmi!
-Remus, che cosa devo fare?
-Non lo so, non lo so … Oh, Godric, il tempo è scaduto … mi sta chiamando qualcuno, sembra …
-Chi Remus, chi? –Tonks era disperata.
-Sembra … ti amo, Dora!
Tonks si svegliò di soprassalto. Remus era stato svegliato … ma da chi? Era stato un incontro frettoloso e non aveva ancora la più pallida idea di dove potesse trovarsi.
In quel momento bussò qualcuno alla porta:
-Ninfadora, sono Piton. Devo parlarti prima che ti venga il desiderio di uccidermi!
 
                                                    ***
Remus non l’aveva riconosciuta subito, ma ora che ce l’aveva davanti aveva capito:
-Signora Gretchen? Come ha fatto ad entrare?
-Le creoture alte mi rispettano. Caro, Samantha sta malishimo. E’ in camera sua a riposare.
In camera sua? Sono forse sotto casa Gretchen a Lione?
-Nemmeno io sto bene, signora. Mi guardi.
-Oui caro, lo so.
-Lei è complice di sua figlia. Lo sa che il suo è un reato grave?
-Lo so caro, ma vedi: mia figlia è tutto por me. Ha avuto una vita difficile e tu … elle t’aime. Tonto.
-Guardi cosa mi fa?Lei lo farebbe per una persona che ama?
-No … cosa posso dore a Samantha? Tu lo sai, Remì?
Remus pensò di sfruttare la situazione: Samantha a quanto pare stava peggio di lui e non era in grado di agire come voleva. Doveva trovare un diversivo per tenerla lontana e comunicare con Dora tramite sogno: doveva farla venire a Casa Gretchen.
-C’è un modo, signora …

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Capitolo 22
*** Una possibile svolta ***


Tonks doveva essere obiettiva, poichè Remus le aveva riferito un messaggio chiaro: doveva fidarsi di Piton, l’unico che poteva salvarlo. E allora, lasciandosi dietro tutti gli istinti omicidi che poteva possedere, si era decisa ad ascoltare le ragioni del Preside. Perché non avrebbe avuto nessun senso trovare Remus e lasciarlo poi morire. Non doveva morire. Per questo aveva lasciato parlare Piton senza interruzioni, senza scenate, senza ribattere. Aveva anche raccontato di averlo appena sognato.
-Bene, ha imparato ad usare questi dannati poteri –disse Piton –ma più ne abusa, prima rischia di perire.
-Dobbiamo trovarlo al più presto. Non solo per lui, anche per fermare gli sporchi piani di Samantha. Gli ultimi Doli erano più forti di quelli che abbiamo sconfitto. E se lei dovesse morire? Cosa potrebbe accadere a quelle creature?
-Se lei morisse all’improvviso, senza dare alcun ordine, nulla: vivrebbero comunque. La loro sopravvivenza dipende solo da tuo marito.
-Per Tosca! Il problema è: dove lo cerchiamo?
-Non lo so, Ninfadora. Non ho idea. Ma sto ricreando l’antidoto, in attesa di rintracciarlo. Samantha potrebbe anche non somministrarlo e allora lui potrebbe morire. Ma se lo troviamo potrebbe salvarsi.
-L’antidoto funzionerà? –domandò Tonks, con gli occhi pieni di speranza.
-Tuo marito sa quali sono gli effetti collaterali. Ma vuole vivere e li accetta.
-Quali effetti? –la ragazza era preoccupata.
-Tornerà un Licantropo, Ninfadora. Avrà di nuovo tutte quelle sporche cicatrici. Poco male: la mentalità è stata sempre quella di uno stupido mannaro …
Tonks non lo ascoltava più. Non lo avrebbe mai immaginato, ma era così: Remus avrebbe preferito vivere, restare con lei, anche da mannaro. Desiderò abbracciarlo.
 
                                                    ***
Lily osservava James ed Eillen insieme. Avevano litigato di brutto, per poi far pace, ma un po’ di rancore le era rimasto. Lily aveva dimenticato il bacio veloce che aveva dato a Severus avrebbe capito, sapeva che era stato soltanto un segno di gratitudine. O forse era stata la rabbia nei confronti di James: l’aveva tenuta all’oscuro di tutto, e adesso il suo migliore amico era di nuovo in pericolo e questo per causa loro.
-A cosa pensi, Lily? –la voce di James la riportò alla realtà.
-A chi penso, James. Non riuscirò più a guardare in faccia Tonks. Povero Remus …
Gli occhi di Lily si riempirono di lacrime. James provò una fitta allo stomaco, ma stringendo forte la bambina, il suo cuore si riempì di nuovo di speranza. Lei era con loro, avevano fatto la cosa giusta.
-Lo ritroveremo Lily.
Anche Harry era sfuggente al padre. Era rimasto offeso da quel gesto così subdolo: James gli aveva cancellato la memoria pur di non fargli catturare Samantha, e poco dopo lei stava per uccidere tutto il clan Weasley, compresa la sua Ginny. Per fortuna Samantha era stata corretta e la pozione aveva funzionato: non avrebbe mai accettato la perdita di sua sorella, soprattutto dopo aver pagato un prezzo così alto. Ma dovevano restare uniti per sconfiggere lei e i suoi mostri.
-Puoi contarci, papà.
 
                                    ****
Remus trascorreva i suoi giorni pensando: aveva suggerito alla signora Gretchen una pozione di un certo colore, poichè ricordava che Samantha spesso gli costringeva a bere un infuso  verde, e dopo averlo preso lui sprofondava in un vortice strano, per poi sognare di essere di nuovo con Dora, e quando si svegliava si accorgeva che era tutta un’allucinazione, e si ritrovava davantii lei che rideva.. Aveva convinto la signora a darlo a Samantha, con la scusa che dopo lei si sarebbe sentita meglio, per prendere tempo … almeno se fosse stata fuori gioco non avrebbe creato altri mostri. O almeno lui così sperava; Samantha non si vedeva da un po’ di tempo, quando invece lui si sarebbe aspettato di vederla, ma era evidente che non stava bene.
Nel frattempo però lei non lo stava nemmeno curando, per cui anche lui ricominciò a sentirsi male: le fitte alla testa erano forti, la gamba pulsava, la nausea gli saliva e non riusciva a non lamentarsi. I Doli che lo sorvegliavano non potevano fare a meno di ascoltarlo.
-Perché urli? Di che ti lamenti?
Remus alzò lo sguardo e intravide un Dolus.
-Sei … sei quello dell’altro giorno? –chiese Remus con il poco fiato che aveva.
-Si, sono io. Allora, qual è il problema? –domandò con un tono piuttosto aggressivo.
-Sto morendo. –buttò lì il mago.
-Come? –gli occhi del Dolus parvero ingigantirsi e anche l’altro entrò veloce nella cella.
-Sto morendo … io e la vostra padrona.
-Bugiardo. –disse l’altro.
-Shh. Remus, guardami. –la creatura si avvicinò e lo schiaffeggiò –non stai mentendo vero? Perché tu e la padrona state morendo?
Nonostante lo stato in cui si trovava, Remus ebbe improvvisamente un’idea: aveva notato quanto i Doli più vicini a lui ci tenessero a tenerlo in vita e in buona salute. Forse poteva approfittarne.
-Samantha non vuole darmi l’antidoto che mi farebbe guarire. E non lo prenderà nemmeno lei. Stiamo morendo. Per questo stiamo male.
-Porca miseria! Per noi sarà la fine! –disse l’altro.
-Tu sai qual è l’antidoto, vero? Sai com’è fatto?
Remus scosse la testa, ma si sentì speranzoso: forse i Doli lo avrebbero aiutato, gli avrebbero dato l’antidoto! Per loro era più importante vivere … si sarebbero ribellati a Samantha pur di restare vivi?
-Se … mi lasciate dormire, potrei scoprirlo. Per favore, la sera soltanto. Ho gli stessi poteri di Samantha, potrei comunicare con qualcuno che conosco e farmi spiegare com’è la pozione.
I due Doli si guardarono perplessi.
-Ci stai chiedendo troppo. Non mi va di prendere in giro la nostra padrona. I suoi ordini erano chiari, non devi dormire, né tantomeno comunicare con l’esterno.
Il mago tacque, aspettando una svolta in quel discorso.
-Ma se tu dovessi morire, di noi tutti non resterà niente.
Un’altra occhiata al suo compare, che sembrò leggergli nel pensiero. Annuirono entrambi.
-Ascoltami bene –continuò il Dolus  –tu adesso dormi e cerca di capire com’è fatto l’antidoto. Parlerò con la padrona, vedrò come sta. Mi auguro per te che tu non mi abbia mentito. Se hai detto la verità, troveremo quella pozione, ma te la daremo, di nascosto ovviamente, solo se dovesse essere assolutamente necessario. Hai capito?
-Ho capito –rispose Remus, calmo.
-Ma se ci stai prendendo in giro –disse l’altro –te la faremo pagare cara.
                                                        ***
Samantha si svegliò stordita, incredula. Le sembrava passata un’eternità da quando si era appoggiata in attimo nella sua stanza, e aveva sognato di tutto, sogni così reali … ma che giorno era quello? Guardò il calendario.
-Merda! Mamma, mamma!
Sua madre corse velocemente.
-Sam! Petit … como stai? Va melio?
-Cosa mi hai dato mamma? Ho avuto un sacco di allucinazioni e ho dormito per giorni! Cosa mi hai fatto?
-Tresor … ti ho dato qualcosa per stare melio. Una delle tue invenzion …
-Come ti sei permessa? –Samantha si alzò dal letto piena di rabbia.
-Remì me lo ha susgerito.
-Sei stata da Remus? Sei stata da lui?
Samantha afferrò con violenza il collo di sua madre, gli occhi iniettati di sangue:
-Non dovevi andare da lui! Lui è mio! E’ mio e nessuno lo deve toccare!
La signora cercava di divincolarsi, ma Samantha aveva una forza tale che non poteva nemmeno muoversi.
Solo quando sua madre chiuse per sempre gli occhi increduli, Samantha tornò in sé dopo quello scatto di rabbia.
Ho ucciso. Io non potevo uccidere. Merda … dovevo uccidere Ninfadora.
-Hai rovinato tutto, mamma! –urlò a quel corpo privo di vita.
  
                 
Mi scuso con tutti coloro che mi seguono. Pubblico in ritardo e capitoli corti … rimedierò al più presto. Samantha ha ucciso, e come sappiamo non poteva farlo, secondo il patto, se ricordate. Si è giocata la possibilità quando lei voleva uccidere Tonks. Siamo a buon punto! Spero sia tutto chiaro e … grazie, grazie a tutti! Nel prossimo capitolo Remus parlerà con Piton, mentre Samantha troverà la soluzione ai suoi problemi prendendo una decisione ... per Remus non si metterà bene.

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Capitolo 23
*** La creazione finale ***


Remus si sentì sollevato quando prese sonno con il grosso desiderio di rivedere Piton. Aveva una possibilità di sopravvivere e voleva sfruttarla al massimo, cercando di dimenticare che, se si trovava lì, era per colpa del tradimento del Preside. Tuttavia, solo lui era stato un pozionista tanto abile da capire tutto e da generare un antidoto. Il resto poteva aspettare.
Lo trovò seduto su una panchina di Londra, con vestiti piuttosto strani.
-Severus? Ti sei messo a fare il barbone?
A quelle parole, il Preside trasalì. Non lo aveva ancora visto e fu come trovarsi di fronte un fantasma.
- Lupin, non riesco a dormire comodamente a casa mia o ad Hogwarts. Tu hai una certa esperienza con i barboni, o no?
-Non è il momento di scherzare, Severus, il mio tempo è limitato. Se qualcuno dovesse svegliarmi …
-Certo, se perdi tempo in baggianate! Immaginavo che quella pazza non ti avrebbe fatto dormire.
-Infatti. Forse so dove siamo.
-A si? E perché lo dici a me e non alla tua cara Ninfadora?
-Perché ho bisogno di un altro favore, Severus. Forse ho una possibilità di bere l’antidoto.
-Samantha non te lo darà? E come conquisterà il mondo magico se i suoi muoiono? La loro vita dipende dalla tua.
-Lo sanno anche loro. Per questo vogliono aiutarmi rubando la pozione che mi può guarire. Ma devo sapere come è fatta.
-Sei riuscito ad incantare quei mostri? Beh, poco male, sono fatti proprio da te.
-Lo so.-rispose imbarazzato Remus, guardando la sua gamba martoriata.
In quel momento parve notarla anche Piton.
-Tua figlia come sta, Severus? –chiese Remus in un sussurro.
-E’ guarita del tutto. E, prima che tu me lo chieda, no. Non sono affatto pentito di averti venduto a Samantha. E non lo sono nemmeno Lily e il tuo caro amico Potter.
Piton si alzò, andandogli incontro.
-Esiste solo un’ampolla, di colore giallo intenso, con su scritto “Antidoto NL”. Affinché faccia effetto, devi prenderlo tutto. Inoltre non ne resterà per Samantha e lei morirà. Nel frattempo potrei progettarne un altro di riserva. Quando lo berrai, perderai il potere che ci ha permesso di vederci ora.
-Non m’importa.
-Allora dove sei?
-E’ venuta da me la signora Gretchen. Credo di trovarmi in Francia, nella loro abitazione. Cioè, non proprio, forse mi trovo nei sotterranei della loro casa.
-Non c’è un minuto da perdere, allora. Ucciderò quella donna, fosse l’ultima cosa che faccio! Adesso lasciami svegliare.
-Ah … Severus?
-Cos’altro vuoi?
-Avrei fatto lo stesso anch’io. Però … ti scongiuro, aiutami.
 
 
                                                ** **
 
Samantha non diede alcuna spiegazione a suo padre quando egli entrò in camera trovando sua moglie senza vita per terra. Il suo obiettivo era uno, uno solo. Prese un coltello dalla cucina e si smaterializzò in fretta nei sotterranei della casa, dove aveva il suo rifugio di riserva, in cui alloggiavano i Doli e anche il suo prigioniero.
Remus si svegliò appena in tempo per non essere scoperto da Samantha. La vide arrivare con gli occhi rossi e un grosso coltello in mano. Quando si trovò di fronte a lui, la strega lasciò cadere il coltello per terra e, presa la bacchetta, cominciò a scagliare una serie di Maledizioni Cruciatus. Remus era sfinito, tentava di superare il dolore appoggiandosi al muro di pietra su cui era bloccato, invano.
-Hai osato imbrogliarmi, ma c’è una cosa che non hai capito, mio caro Remus: vincerò io, questa volta non finirà male. Almeno per me.
Remus abbassò la testa: aveva la vista annebbiata dal dolore, tuttavia riuscì ad intravedere la donna che si avvicinava con il grosso coltello verso la gamba.
-Preparati: creerò un esercito di Doli così grande che nessuno avrà più scampo.
Altro dolore arrivò per Remus, mentre Samantha gli tagliava pelle e muscoli dalla gamba; nemmeno le urla riuscivano ad attenuare quel dolore o a tentare di calmare minimamente la sua aguzzina.
Quando ebbe finito, Samantha raccolse quello che si era preso e lo lasciò lì a sanguinare.
 
                                                           ****
 
Tonks non era riuscita a prendere sonno quella notte. Erano passate due settimane e temeva tantissimo per Remus, di nuovo nelle mani di quella pazza. Non aveva dimenticato quei mesi pieni di angoscia, la disperazione, il rischio di perdere la loro bambina. Ma erano passati mesi … adesso invece Remus stava morendo e non c’era possibilità di aspettare altro tempo, prospettiva oltretutto inquietante. La testa le martellava in continuazione … o era forse un bussare?
-Apri, Ninfadora!
Piton!
Tonks fece cadere un paio di sedie mentre correva ad aprire la porta.
-Ho sognato tuo marito: so dov’è.
 
                                                         ****
Samantha mise tutta la concentrazione possibile: sapeva che quello che stava per fare era pericoloso, non avrebbe dovuto esagerare, soprattutto dopo aver ucciso una persona, ma era fondamentale creare un esercito ricco. Aveva preso abbastanza da Remus per crearne almeno un migliaio.
Pochi giorni prima, quando aveva capito di essere in fin di vita, si era vista persa. Ora, invece, aveva capito come fare: i suoi Doli avrebbero conquistato il mondo magico, lei avrebbe preso l’antidoto, e lo avrebbe fatto dopo la notte successiva, quando la luna piena sarebbe tramontata. Dopo, Remus sarebbe morto e insieme a lui anche quelle ripugnanti creature, ma ormai non le sarebbero più servite. Purtroppo avrebbe dovuto rinunciare a Remus, nonostante godeva nel farselo suo, tutto suo. Se i Doli fossero scomparsi, il suo patto con la Morte sarebbe potuto finire e quindi lei sarebbe tornata libera di uccidere. Allora avrebbe ucciso la sua rivale: Ninfadora.       
 
                                                       ****
La notte si era appena conclusa, ma Remus continuava ancora ad urlare a causa della sua ferita alla gamba. Non osava guardarla mentre i due Doli con cui aveva parlato cercavano di medicarla. Lo avevano rimesso in sesto grazie agli intrugli dati da Samantha, ma la gamba era completamente devastata e impossibile da curare. L’Essenza di Dittamo non sembrava funzionare, anzi bruciava soltanto.
-Per favore, basta! –urlò Remus, straziato dal dolore.
I due Doli non gli diedero retta, per cui il mago pensò di distrarli con qualcosa di molto più interessante.
-So com’è l’antidoto.
A quelle parole, i mostri lasciarono perdere la gamba, facendosi dare una descrizione dettagliata dell’ampolla da trovare.
-Stai messo piuttosto male. Penso che questa gamba sia da tagliare.
Remus si pietrificò.
-Non lo fare, per favore … trovate l’antidoto, vi scongiuro! –replicò il mago.
Il Dolus con cui parlava sempre gli si avvicinò:
-Dimmi un nome.
-Cosa? –chiese Remus, stupito.
-Un nome qualsiasi …
-John, il mio secondo nome.
-D’accordo, io sono John, allora. John ti troverà l’antidoto, John farà in modo che tu non muoia.
Si rivolse all’altro Dolus.
-Vuoi anche tu un nome?
-Chi se ne frega! Io sono io, e basta.
-Allora, “Io”, coprimi mentre vado a cercare la bevanda che sarà nostra salvezza!
-Aspetta –lo fermò Remus – perché hai voluto un nome?
John incrociò il suo sguardo, ma non rispose. Ancora una volta, Remus cominciò a percepire tanta umanità da quelli che apparentemente sembravano mostri. La sua salvezza era nel loro interesse, vero, ma nei loro occhi c’era qualcosa, qualcosa che forse Samantha non riusciva a vedere. Qualcosa che lei non aveva.
 
                                              ****
L’alba era appena passata quando un esercito di Auror con Piton si smaterializzò davanti a casa Gretchen. Tonks accelerò il passo e corse a bussare alla porta.
-Oui?
Le aprì un uomo piuttosto anziano, dallo sguardo impaurito.
-Signore, siamo Auror, immagino lei sappia cosa siamo, no? Cerchiamo sua figlia, è qui in casa? Non cerchi di nasconderla, per favore.
L’uomo alzò il braccio e tremante indicò un punto all’orizzonte. A tutti parve di sentire un boato, e fu allora che videro una striscia nera che si avvicinava.
-Cazzo! –urlò Tonks –Bacchette alla mano! Sono Doli quelli e, per Tosca, quanti sono!
 
 
                                                         ****
Samantha sapeva quello che stava accadendo all’esterno, e provò una grande soddisfazione. Serena e tranquilla, prese un altro po’ di medicina e si recò nei sotterranei. Non notò l’assenza di uno dei suoi Dolus di guardia, desiderosa di raggiungere velocemente il suo divertimento.
Il mago notò che, in quel momento, lei aveva uno sguardo particolare, intenso, come se volesse sedurlo. Remus, ancora seduto con le braccia bloccate, girò la testa dall’altra parte, intento a non guardarla, ma lei si abbassò e gli prese il mento, voltandolo verso di lei. Era così vicina che riusciva a penetrare nei suoi occhi.
-Non ignorarmi, Remus. Sto per farti una grande rivelazione. Ti ho detto che mi sono innamorata di te, e non mentivo. Sai perché? No, non lo sai.
La sua mano prese a toccare la gamba sana di Remus, salendo fino all’inguine.
-Lasciami! –replicò Remus, cercando di muovere l’arto per scansarla.
Samantha lo guardò severa. Si tolse il foulard che aveva e gli bendò gli occhi. Lui non poteva vedere più nulla, ma sentiva con fastidio la donna che lo toccava.
-Tu non lo sai, non lo puoi sapere … -gli sussurrava in un orecchio -dormivi, e io ti facevo mio … sognavi Ninfadora, ma ero io, io che ti facevo entrare.
Remus non riusciva a dire nulla. E’ una bugia, sta bleffando, è bugia, è bugia …
-E’ così eccitante: tua moglie fuori, a combattere, e probabilmente farà una brutta fine. Io qui, e tu sei mio, solo mio. Questa volta voglio che lo senti.
Quando Samantha cominciò a giocare con il suo corpo, Remus capì che era successo davvero.
No. Fermati.
 
 
 
 
Bene, spero non mi ammazzerete per quello che è successo. Ma ne succederanno delle belle (o brutte) nel prossimo, non lo so :P Grazie a tutti!
 
 

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Capitolo 24
*** L'antidoto ***


 
I Doli avanzarono selvaggiamente, senza scansare nulla e portando alla distruzione di tutto quello che avevano di fronte. I Babbani erano spaventati e sconvolti, urlavano e scappano, in preda al panico. Molti mostri avevano la bacchetta puntata contro i palazzi della città, buttandoli giù, oppure facendo volare e cadere le automobili.
Sarebbe stato inutile per gli Auror tentare di mantenere la loro segretezza, visto che ormai i poveri abitanti di quella città avevano visto fin troppo, per cui intervennero immediatamente, scagliandosi contro i Doli e chiamando altri rinforzi.
Mentre combatteva, Tonks cercò con lo sguardo la propria rivale, ma non sarebbe mai riuscita a distinguerla tra la confusione e il polverone alzato dai mostri. Era piena di rabbia: intravide delle persone bloccate tra le macerie dei palazzi e dei bambini che scappavano piangendo. Egoisticamente, non riusciva a non pensare che, se lei non c’era in quel momento, era quasi sicuramente con Remus, e chissà cosa gli stava facendo: suo marito era forse a pochi metri da lei, ma non poteva ancora liberarlo. Sperò comunque che Samantha non lo portasse via a causa del loro intervento.
-Tonks! –Harry aveva appena eliminato uno di loro con fatica –vai a cercare Remus, ci penso io a lui –disse prendendo di mira quello con cui stava combattendo Tonks.
La ragazza annuì, ma appena si girò per correre verso la casa, altri due Doli la bloccarono. Ma qualcun altro cominciò il duello al posto suo.
-Gideon? Che ci fai qui? Dovresti essere a casa tua ai domiciliari.
-Quando Fabian mi ha detto che ci voleva un aiuto, ho pensato di dare una mano! Mi arresterete dopo! Corri da lui, Tonks, e uccidi Samantha anche per me! –replicò l’uomo.
-Contaci!
Resisti, Remus, ti sto venendo a prendere.
 
                                                ****
Samantha sentiva i boati, la confusione e le urla provenire da fuori, e si sentiva soddisfatta; il tutto arrivava fin lì, nei sotterranei della sua casa, il che voleva dire che ogni cosa si stava svolgendo come avrebbe desiderato. Vicino a lei, Remus si era abbandonato al muro per quanto le catene permettevano, lo sguardo verso il vuoto, ancora dolorante e scioccato per le torture che le aveva inflitto dopo essersi rifiutato ancora una volta di avere un rapporto intimo con lei.
-Senti i rumori? Secondo me un po’ di Auror ormai saranno morti. Spero ci sia anche la tua mogliettina, in mezzo.
Remus la guardò accigliato.
-Bastarda assassina –disse a voce bassissima –spero tu faccia una brutta fine. Un tempo credevo che tu potessi essere recuperabile, ma ora no: sei malata, troppo malata, non c’è cura per te. Mi disgusti.
Samantha si offese nel vederlo pronunciare quelle parole con tanto odio. Corse verso di lui e gli diede uno schiaffo.
-IO NON SONO MALATA! – gli urlò -Io sono solo assetata di potere, io ho l’ingegno che mi ha permesso di creare un nuovo esercito di maghi Oscuri per avere la mia vendetta!
Gli prese la testa sbattendola contro il muro.
-Tu, caro Remus, hai perso! Io prenderò la pozione che mi farà guarire, i miei Doli conquisteranno tutto, mondo magico e non, tutti mi obbediranno, e allora tutti quelli che mi hanno fatto del male faranno una brutta fine! Devo attendere solo fino a domani, quando sarà passata la Luna Piena, e allora berrò l’antidoto e guarirò!
-I tuoi Doli moriranno insieme a me.
-Quando non mi serviranno più. Avrò già preso tutto, io! Se tornerò un Licantropo, allora tutti dovranno esserlo! Una volta acquisito il potere, farò in modo che la maledizione prenda tutti, anche i Babbani. Non mi importa nulla di quelle creature ripugnanti! Spariranno con te.
Con le mani ancora sul suo viso, la donna si calmò un secondo e prese ad accarezzarlo.
-Peccato: tu mi piacevi. Penso solo che continuerò a tormentarti, fino a quando non arriverà il giorno in cui te ne andrai per sempre. Senza volerlo, sono tornata all’obiettivo che avevo fin dall’inizio.
-Uccidermi?
-Si, tesoro mio, ucciderti.
 
                                                  ****
Samantha era uscita dalla cella, con grande sollievo di Remus. Tonks stava sicuramente combattendo, sicuramente insieme ai suoi amici e famiglia, e la sua preoccupazione riusciva in parte a distrarlo dall’ennesima umiliazione che Samantha gli aveva provocato. Era stato il suo giocattolo, in tutto e per tutto, ma non voleva perdersi, non voleva abbattersi, voleva essere forte. La gamba gli prudeva e non riusciva a muoverla, provò dunque a portare l’altra verso il petto, per cambiare posizione almeno un po’, poi tentò di liberarsi, sapendo che era inutile. Avrebbe dato tutto per poter uscire fuori e aiutare Tonks a combattere, si sentiva così impotente, imprigionato laggiù. Gli rimaneva ancora una speranza.
-John, John, sei lì fuori?
John, con un colpo di bacchetta, aprì la cella ed entrò:
-Cosa c’è?
-Volevo sapere se avevi trovato l’antidoto.-chiese lui, apparentemente tranquillo ma tradendo un certo nervosismo nella voce.
John rise e prese dalla tasca un’ampolla:
-Eccolo qui.
Gli occhi di Remus parvero illuminarsi: era accaduto davvero, lo aveva aiutato.
-Devo berlo tutto, John.
-Non adesso.
-Perché?
- Lo avrai solo in caso di emergenza.
La delusione per il mago fu enorme; tuttavia John si sedette accanto a lui e parve desideroso di parlare.
-Vorrei vivere, Remus, lo vorrei tanto.
Il mago non sapeva cosa dire, quella creatura si era rivelata strana fin dall’inizio, in quanto lo aveva aiutato, si era dimostrata comprensiva, e aveva anche voluto un nome.
-Eri anche tu un essere diverso, vero Remus?
-Si, ero un Lupo Mannaro –disse. E sarò costretto a diventarlo di nuovo , se voglio sopravvivere.
-E tutti lo accettavano senza problemi?
-Come?
-Vivevi in serenità con gli esseri normali?
Lo sguardo di Remus si fece più cupo di quello che era. Lui  era stato fortunato, ma quelli come lui no, preda della più totale discriminazione. Il fallimento della pozione Niente-Lupo aveva tolto anche la più piccola speranza di guarigione a coloro che volevano una vita diversa da quella alla quale erano stati condannati.
Il Dolus non fece altre domande:
-Ho capito. Io voglio vivere, ma non con la violenza. Siamo creature diverse, nate per un solo scopo, ma dopo? Cosa ne sarà di noi?  Saremo temuti, discriminati per sempre?
-Non ne avrete il tempo –replicò il mago –Samantha vi lascerà morire con me. A lei non importa nulla di voi.
-No. Non lo potrà fare.
-Vi state illudendo. Lei è fatta così. Ha sfruttato tutti i suoi complici e farà così anche con voi.
Seguirono un paio di minuti di silenzio, rotti da urla esterne. Remus si guardava in giro, ansioso e spaventato da quello che non poteva vedere. John se ne accorse.
-Perché sei così in ansia?
-Ma cosa vuoi da me, Dolus? Non mi stai aiutando, mi fai domande strane, stai qui a guardarmi, hai voluto un nome! Vattene via!
Remus stava sfogando la sua rabbia contro quell’essere.
-Sai perché? Sono stato il primo, io. Lucius mi ha creato, ed ero solo, poi sono spuntati tutti i miei compari. Sono il più umano di tutti. Il prodotto più sbagliato, per questo non combatto ma sono qui a farti la guardia.
-Perché mi racconti queste cose, John? –chiese Remus, sbalordito.
-Perché sono nato solo, voglio vivere, senza violenza.
Prese con le sue grosse mani l’ampolla, e se la girò tra le mani.
-Devi berla tutta?
-Si –rispose Remus bramoso.
John allora prese la bacchetta e lo liberò. Remus provò ad alzarsi, ma le gambe erano addormentate a furia di stare sempre in una posizione. Il Dolus lo aiutò, prima di adagiargli la pozione sulla mano. Remus prese fiato e, con il terrore di quello che le avrebbe provocato la pozione, bevve.
 
                                             ****
Tonks avanzava a passo svelto verso la casa. Sentiva suo marito sempre più vicino a lei e aveva il cuore pieno di speranza. Ma aveva qualcosa che la turbava, una strana sensazione. Qualcuno la seguiva.
D’istinto si voltò con la bacchetta puntata, pronta a colpire. Ma non fu necessario.
-Vedo che hai i riflessi pronti, Ninfadora. Non quanto il tuo cervello: come pensi di andare lì da sola?
Stupido Piton.
 
                                               ****
Molly era ancora scioccata per l’attacco che aveva vissuto due settimane prima alla Tana, ma adesso c’era anche l’enorme preoccupazione visto che Ron si era alzato all’alba per andare a combattere con gli altri Auror, certa che presto sarebbe stato raggiunto dagli altri suoi figli. Un bruttissimo presentimento la faceva diventare matta: non poteva finire bene come l’altra volta. Era stato troppo semplice, ripensandoci.
-Mamma, andrà tutto bene.
Ginny le strinse la mano.
-Speriamo, Ginny. –disse poco convinta.
 
                                          ****
Samantha tossì sangue. Non poteva crederci, stava bene fino ad un momento prima, e ora era caduta per terra, sul pavimento della propria casa. Vide suo padre, con le braccia conserte, che la fissava dall’alto.
-Aiutami! –fu una supplica, più che un ordine.
-No. Vado ad aiutare quella povera gente che i tuoi mostri stanno massacrando. Ti ho accolta quando eri neonata, io e tua madre volevamo allontanarti dalla tua famiglia malvagia. Ma sei marcia dentro, sei sempre stata una Dolohov, e ora … l’hai uccisa! Ti abbiamo protetta, ti abbiamo coperta … un grosso errore. Tu sei malata! Addio, Samantha.
Lasciò Samantha sconcertata. La stessa cosa che le aveva appena Remus. Capì che doveva assolutamente prendere l’antidoto, anche se quella sera ci sarebbe stata la Luna Piena e avrebbe preferito aspettare. Sarebbe guarita e avrebbe rivendicato tutto. Strisciò verso il ripostiglio dove conservava le sue invenzioni, per scoprire con orrore che l’antidoto era scomparso.
 
                                                                        ****
Remus aprì gli occhi con fatica, sentendosi indolenzito. Si sentiva diverso, come se tutti gli organi si fossero rigirati su dentro e gli avessero provocato una nausea terribile. Fortunatamente, non aveva avuto le terribili scosse dell’altra volta. Vide John che lo osservava, sorridente:
-Sei vivo, siamo salvi.
D’istinto, Remus si toccò il viso, percependo le cicatrici che le notti infernali gli avevano inferto, sentendosi male all’idea che presto tutto sarebbe rincominciato. Ma era vivo, e sarebbe tornato dalla sua Dora e dai suoi bambini.
-Sta arrivando Samantha. –Li avvertì l’altro Dolus.
-Mi dispiace –disse John – ti devo incatenare.
Samantha camminava poggiata al muro, e appena vide Remus, tutto le fu chiaro.
-La mia pozione, la mia salvezza!
Cadde a terra, perdendo la sua bacchetta. Il suo respiro si fece affannoso come non mai. Si girò verso i Doli:
-Andate via, andate a combattere!
John e l’altro furono costretti ad obbedire.
Remus notò che Samantha era molto grave poiché dalla sua bocca colava sangue: aveva fatto appena in tempo a prendere l’antidoto.
-Non posso morire, no! Non prima di te …
Remus provò a liberarsi, capendo l’antifona.
Samantha prese un coltello dalla tasca interna della sua giacca, avvicinandosi gattoni verso Remus. Si mise su di lui:
-Ti ho amato tanto, tantissimo. Addio.
Lui la guardò con terrore, sentendosi ad un passo dalla morte, ma John intervenne scaraventando la donna dall’altra parte della stanza. Le prese il coltello e lo spaccò con le mani.
-Dannato Dolus!
John la ignorò e uscì fuori chiudendo la porta della cella.
-John, John dove vai?  Non lasciarmi qui! –chiese Remus, disperato. Samantha era ancora lì, ma non aveva più nessun arma.
-Non ho la forza di disintegrarli … ho sfidato la Morte non rispettando del tutto il patto  e lei mi ha resa debole.
Gli si avvicinò di nuovo, con enorme fatica.
-Ti posso ancora soffocare …
Ma mentre avanzava strisciando per terra, era sempre più debole e il respiro pieno di affanni. Fece appena in tempo a buttarsi nuovamente su di lui, prima che il suo cuore cessasse di battere.
Remus era incredulo. Samantha sei morta? Sei morta davvero?
 
 
 
 Angolo autrice: Ecco! Ci credete voi? Nemmeno io, no! Non ci credo, ma è così, forse, dai, si è così. Sembrerebbe tutto finito, ma ricordiamoci che i Doli sono ancora lì e che Remus è ancora prigioniero. Cosa succederà? Come fermeranno la furia di quelle creature? Al prossimo capitolo! Ciao!

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Capitolo 25
*** La fine (prima parte) ***


Remus aveva su di sé un corpo senza più vita, eppure era terrorizzato e si sentiva impotente ancora una volta. Samantha era morta su di lui da qualche minuto e non riusciva a crederci. Molte persone bramavano per provocare la sua morte, lui stesso avrebbe voluto vendicarsi con rabbia per tutto quello che le aveva fatto e per le sofferenze provocate, ma alla fine era morta con una delle sue pozioni, proprio come tutte le persone che aveva assassinato.
Anche lui sarebbe morto in quel modo se non fosse stato per quel Dolus così umano che le aveva rubato la pozione e che lo aveva salvato dalla sua rabbia. Però John lo aveva abbandonato lì, incatenato, e soprattutto solo con il cadavere di quella strega. Il posto era sporco e la gamba ferita era poggiata a terra: non si sarebbe stupito se avesse preso una brutta infezione e se se la fosse giocata per sempre. Ma un altro pensiero lo spaventò: Samantha non aveva ancora preso l’antidoto per far passare la notte di luna piena, per cui tra poche ore avrebbe dovuto riaffrontare il terribile momento della trasformazione, proprio adesso che si stava abituando a guardare l’astro senza il timore di far del male a qualcuno.
Ma Tonks sicuramente era fuori a combattere, forse lo avrebbero salvato. Ma come avrebbero fatto a liberarsi di tutti quei mostri? Erano tutti ragionevoli come John? Non avevano più una padrona, adesso: cosa sarebbe cambiato? Rabbrividì al pensiero che qualcuno fosse stato ucciso: se lui stesso fosse morto, tutti i Doli sarebbero spariti, e nessuno avrebbe combattuto contro di loro.
 
                                                       ****
-Dove saranno? E se quella megera lo avesse portato via?
-Taci, Ninfadora, potrebbe sentirci qualcuno! Non credo che lei se ne sia andata, ma forse avrà nascosto tuo marito da qualche parte. Adesso non è il momento di pensare a quello sciocco, dobbiamo trovare lei affinché possa disintegrare quei mostri.
-Sono troppi! Come li elimineremo tutti? –chiese Tonks preoccupatissima, mentre si guardava intorno, alla ricerca di qualche riferimento.
-Non lo so … -rispose Piton. Ma in realtà preferì tacere, perché la soluzione a cui aveva pensato non avrebbe fatto piacere a Ninfadora. Il suo intento era trovare quella donna e vendicarsi.
 
 
 
                                                            ***
I Doli erano inferociti più che mai mentre combattevano. Harry e Ron erano in seria difficoltà, e avevano perso tutti gli altri. Ron venne disarmato da un mostro proprio mentre stava per colpirgli il braccio con la Maledizione Cruciatus. Indietreggiò spaventato, quando inciampò sul corpo di un uomo.
-Ron! –Harry colpì di spalle la creatura, che ridendo prese a combattere contro di lui.
Ron tentò di rialzarsi per aiutare l’amico, quando sentì la mano di quell’uomo afferrarlo. Non lo aveva riconosciuto subito perché era pieno di polvere, ma poi lo vide meglio.
-Zio Gideon! Cosa … cosa ci fai qui? Miseriaccia, sei ferito!
Ron strappò la maglietta, rivelando un grosso taglio profondo sulla pancia.
-Aspetta, recupero la bacchetta e …
-No, Ron. E’ tardi, è finita. –disse l’uomo sofferente.
-Ma zio, ti possiamo curare.
-No. Ron, promettimi una cosa. Devi dire a tua madre e a Remus che mi dispiace, mi dispiace tanto … e ai tuoi fratelli e zio Fabian …
-Non dire così, zio!
Un Dolus avanzò verso di loro, ma Ron non aveva ancora la bacchetta.
-Dì loro che mi dispiace, che voglio il loro perdono, l’ultima cosa che chiedo.
-Zio, ti abbiamo già perdonato tutti!
-E Albus … Albus.
Un’esplosione scaraventò via Ron da suo zio, e il giovani capì che quelle sarebbero state le sue ultime parole.
                                                         ****
Remus non riusciva a scostare quel corpo pesante dal suo, provando un forte disagio, o forse era la preoccupazione che lei si fosse risvegliata. Il primo giorno che l’aveva vista, Samantha era radiosa, bellissima, sicura di sé, una donna con una carriera invidiabile ed un’intelligenza fuori dal comune; avanzò per la Sala Grande come se volesse mettere il mondo ai suoi piedi, e mai cosa fu più vera. I giorni successivi, si era subito messa all’opera con le sue provocazioni, mentre aveva già sedotto Piton, per poi rivelare la sua amara vera identità.
Ora restava solo un cadavere stroncato nel corpo e con la bava di sangue: se lei si fosse vista, non si sarebbe riconosciuta.
Mentre Remus formulava questi pensieri, ritornò John.
-Sei tornato? Toglimela di dosso, ti prego.
John non esitò e con una strana delicatezza poggiò il cadavere a pancia in su accanto a lui, prima di sciogliere le catene. Remus, sollevato, tentò di alzarsi, ma la gamba gli faceva malissimo.
-Non parlare –disse John, aiutandolo –c’è qualcuno qui.
-Allora potrebbe essere mia moglie.
-Non tornerai da lei. Tu devi stare al sicuro, altrimenti noi moriremo. Starai con me.
-Come? Ma John …
-Shh!
John pose la sua enorme mano sul viso del licantropo, coprendogli occhi e bocca, e lo trascinò fuori per nascondersi dietro un muro. Il mago tentava di divincolarsi, soprattutto dopo aver sentito la voce acuta di Tonks.
-La porta è aperta! Dove lo avrà portato?
Piton e Tonks entrarono nella cella, e videro quel corpo disteso a terra.
-Non può essere –replicò Piton. Si avvicinò e le toccò il collo.
-E’ … è morta? E’ morta davvero?
Piton annuì in silenzio.
-Non è possibile … no, non ci credo!- Esclamò Tonks –questo ci porta fuori pista, è un trucchetto, lo so, avrà fatto bere il Polisucco  a qualcuno e …
-Ninfadora, chiudi quel becco! Guarda il suo corpo: la pozione Niente- Lupo le ha disintegrato l’organismo. Avrei voluto ucciderla con le mie mani! –urlò Piton alla fine, battendo un pugno per terra.
Tonks rimase sconvolta nel vederlo così, e ancora non ci credeva: la sua acerrima nemica, morta, senza aver dato a nessuno  la giusta soddisfazione.
-E … e Remus? Dov’ è? Per Tosca, deve essere vivo, ma …
John teneva il mago fermo e zitto, ma Remus riuscì comunque a colpire il muro facendo un debole rumore.
Tonks e Piton alzarono gli occhi dal cadavere e uscirono fuori con le bacchette puntate.
-Ti ho sentito, Dolus, vieni fuori! –disse Tonks autoritaria.
John sospirò e uscì allo scoperto, mostrando Remus ai due ma tenendolo sotto tiro con la bacchetta.
-Oh, Remus! –Tonks rivide il suo viso segnato dalle cicatrici e capì: era salvo, aveva preso l’antidoto.
-Ciao Dora. –disse Remus, leggermente rilassato –Severus …
-Piantatela con queste scena patetiche! –disse Piton.
-Andate via! –ordinò John.
-No! Lascia andare Remus. –disse Tonks minacciosa.
-Se non andate via, lo ammazzo. –replicò John puntando la bacchetta sul collo del mano.
-Fallo pure. –disse Piton, per nulla intimorito.
-Cosa? No! Lascialo! –disse Tonks avvicinandosi.
-Lo ammazzo davvero, eh? –questa volta John era poco convincente.
-Ripeto: cosa aspetti? –lo provocò Piton.
John aveva capito che loro conoscevano il loro segreto, per cui non avrebbe mai potuto fare quello che aveva detto. Lasciò Remus  e lo gettò fra le braccia di Tonks. Entrambi caddero seduti per terra, e nel toccarsi provarono un certo timore; si guardarono intensamente negli occhi prima di stringersi in un caloroso abbraccio.
Piton distolse lo sguardo e si concentrò su John:
-Preparati a morire, Dolus!
-No!
Remus si staccò dall’abbracciò e si attaccò alla gamba di Piton:
-Non ucciderlo, ti prego Severus!
-Sei matto? -Replicò Tonks, guardando quel mostro che era rimasto fermo impalato.
-Lui mi ha aiutato, ha rubato l’antidoto a Samantha ed è solo grazie a lui se non ho fatto quella terribile fine! Vi prego! Non sono creature malvagie, sono state istigate da lei a fare questo.
-E allora, Lupin? Ti hanno salvato per loro convenienza, motivo per cui non ti voleva lasciare andare.
-Ma Severus …
-Tu non sai cosa c’è lì fuori, vero? C’è l’inferno, la città è distrutta, i nostri sono in difficoltà e molti di loro sono morti! Sono migliaia, Lupin! Sono furiosi e scatenati, come li facciamo a rendere innocui?
Remus strisciò verso John:
-John, tu puoi fare qualcosa, vero? Sono tuoi fratelli, falli smettere, falli calmare, vivremo in pace.
John scosse la testa.
-Tu sei matto Lupin! Non possiamo convivere con creature del genere!
-Anche io sono una creatura!
-Remus, calmati! –Tonks si sedette nuovamente a terra, abbracciandolo di lato.
Lui davvero si calmò, portando l’attenzione su un altro punto cruciale.
-Ci sono davvero dei morti, Severus?
-Si, e ce ne saranno altri, se non prendiamo provvedimenti.
-E cosa facciamo? –chiese Tonks.
-Lupin, sono certo che tu lo sappia.
Il suo respiro accelerò all’improvviso: Remus non voleva, non voleva arrivare a questo punto. Ma c’erano stati dei morti, e tutto per colpa sua! Sconfiggere migliaia di Doli insieme era impossibile … l’unica soluzione era quella che pensava Piton … ma con Tonks accanto gli sembrò terrificante.
-Dora … lo sai che ti amo, vero? Amo te, i nostri bambini … mi mancano, li adoro, li adoro davvero …
-Lo so Remus, lo so … -disse Tonks, sull’orlo delle lacrime –ma perché mi dici queste cose?
-Addio Dora.
Remus le diede un colpetto dietro la testa che la fece svenire. Poi la poggiò delicatamente a terra, accarezzandole i capelli biondi.
-Questo mi fa comprendere che ti sei deciso, Lupin. Sei consapevole che mi lascerai con la rogna di calmare le sue crisi isteriche?
-Severus, basta. Fa che sia molto veloce, ti prego.
-Non voglio farlo io … pensaci tu.
-Non ce la farei mai, Severus, ti scongiuro! Uccidimi.
-Cosa? –John finalmente riprese a parlare.
-Non c’è spazio per voi mostri in questo mondo –gli disse Piton –purtroppo, per eliminarvi tutti, Lupin deve morire.
-No, no … io non voglio …
-Severus ha ragione, John. Ma ti ringrazio comunque per tutto. Mi dispiace che anche tu debba morire … ma non possiamo fare altrimenti. –gli disse Remus gentilmente.
Severus lo prese e lo poggiò al muro.
-Sei pronto, Lupin?
-Si –rispose Remus raccogliendo molto coraggio.
-Avevo promesso che ti avrei salvato per rimediare al mio tradimento. Non avrei mai voluto arrivare a tanto, ma  non vedo altra soluzione.
-Ti prego, Severus, sii veloce.
La mano di Piton tremava, la voce gli si era improvvisamente bloccata.
-No –disse dopo quella che sembrò un’eternità.
-Severus …
-Non posso ucciderti così come ho ucciso tuo padre! Con il tuo consenso e i tuoi scongiuri! No!
-Bene –disse Remus –passami la bacchetta, farò da solo.
 
 
 
 
 

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Capitolo 26
*** La fine (seconda parte) ***


 
-MA NO! –urlò John all’improvviso –come sarebbe non puoi fare altrimenti? Hai fatto quella scenata prima per salvarmi, e adesso? Ti fai fuori da solo?
Remus guardò la bacchetta, la rigirò, con un colpo destò Tonks e mise l’oggetto tra l’elastico dei pantaloni parecchio stracciati.
-No, non lo farò. E nemmeno Severus potrà farti del male, è disarmato adesso. –sorrise debolmente, lo sguardo furbo da malandrino.
John e Piton rimasero a bocca aperta, mentre Tonks si alzò con la testa dolorante e colpì Remus con un ceffone.
-Ahi!
-Così anche tu ora hai un mal di testa da cani! Ma cosa ti è saltato in mente, sei impazzito? –gli urlò.
-Scusami Dora … -disse Remus con la mano sulla testa.
-Non sono accettate!
-Bene bene, Lupin, mi stavo quasi commuovendo di fronte alla tua voglia di sacrificarti.
-Non posso farlo, Severus. L’ho pensato per un secondo, ma … non posso. E John mi ha aiutato, non voglio che muoia.
-Tutta quella recita per disarmarmi e salvare il tuo nuovo amichetto? E se ti avessi ammazzato?
-Sapevo che non l’avresti mai fatto, Severus.
-Hai sfidato la sorte, credi davvero che io tenga a te? Ti sbagli. Non volevo solo sopportare la frignona di tua moglie. –gli disse fingendo disgusto.
-Non ti ucciderai?
John intervenne di nuovo, pietrificato. Tonks si avvicinò al marito, scossa da brividi.
-Ora basta! Non pronunciate più quelle parole, va bene? Cavolo, Re, la prossima volta che lo pensi ti ammazzo io!
-Bene, dovremmo godere ancora della tua inutile presenza, Lupin. Ma rimane ancora la questione di questi mostri.–disse Piton.
-John –Remus si avvicinò alla creatura sorretto da Tonks –per favore. Possiamo salvarci tutti. Devi fermare i tuoi fratelli, calmarli. La vostra padrona non c’è più, non ha senso che voi combattiate.
-Come faccio a fermarli? Se scoprono che è colpa mia se Samantha è morta …
-Non rivelare questo. Parla con loro –intervenne Tonks –sono inferociti perché hanno avuto un ordine preciso, adesso che quella sbruffona è morta, che senso ha distruggere tutto? Cosa volete conquistare?
Gli occhi di John si allargarono e parve pensare.
-D’accordo –disse infine –li farò ritirare dalla battaglia. O almeno, tenterò.
 
                                                                  ****
Il polverone continuava ad aumentare, così come la confusione, mentre la città era quasi rasa al suolo. Mentre correva e scagliava incantesimi, Harry intravide numerosi corpi distesi a terra, ma non riusciva a distinguerli. Stava per calare la sera, era esausto e sfinito. Improvvisamente, uno di quei mostri urlò, ma il mago non riuscì a distinguere esattamente le parole. Tonks era scomparsa ed Harry si chiese che fine avesse fatto anche Samantha, che non era vista per niente.
Un Dolus si avvicinò a lui, ed Harry purtroppo fu troppo lento e venne disarmato.
-Non ti farò del male. –gli disse.
-Come? –chiese Harry confuso.
-Mi chiamo John; tu sei Harry Potter, vero? Ho detto ad alcuni dei miei di ritirarci. Ma dubito che resteranno innocui per più di qualche ora, e la voce non è arrivata a tutti. Vi consiglio di scappare, finché li tengo tranquilli.
-Eh? –Harry era confuso –scusa, ma Samantha?
-E’ morta, Harry Potter, uccisa dalla sua stessa magia.
-Oh! –Harry era incredulo. Come morta? Non è possibile.
                                                                ****
 
 
-In questo momento vorrei davvero ucciderti, Lupin. Hai dato troppa fiducia a quell’essere.
-Mi ha salvato, Severus.
-Rivoglio comunque la mia bacchetta indietro, ora!
-No!
-Sei moribondo, Lupin, posso prenderla sbattendoti a terra.
-Ma io ho la mia, professore –replicò Tonks puntandogliela contro.
Tonks aveva fasciato nuovamente la terribile ferita alla gamba di suo marito. Notò però che tremava e aveva la faccia sconvolta.
-Non stai bene Remus?
-Ci sarà la luna piena … lei me lo ha detto … è già sera? Sto per trasformarmi …
Piton sgranò gli occhi.
-O Tosca! E’ quasi sera.-disse Tonks preoccupata.
-Non c’è tempo per una pozione Anti-lupo. Se mi rendi la bacchetta e ti rinchiudiamo in quella cella con le dovute protezioni, non farai del male a nessuno, Lupin. –suggerì Piton.
-Ma c’è Samantha lì dentro. Vi prego, togliete il suo corpo.
-Il lupo che è in te potrebbe avere qualcosa su cui sfogarsi, Remus.
-Dora, ti prego!
-Dico sul serio, Remus: non ti trasformi da mesi, hai una ferita terribile e Merlino sa come ti concerai dopo la trasformazione. Non voglio che tu ti faccia del male. E lei … beh, lei è morta, ma ha fatto che le stesse cose che tu potresti farle da lupo, ma tu eri vivo!
Merlino, quanto hai ragione, Dora.
 -Ma io non sono come lei. Stai tranquilla, Dora, proprio perché sono ferito non avrò bisogno di squartare il cadavere di una persona!
Tonks temeva che il lupo invece fosse troppo affamato, e aveva paura che Remus si facesse male, anche troppo.
-Non voglio lasciarti lì dentro, Remus. Resterò qui fuori.
La replica di suo marito fu inutile. Piton avvolse con delicatezza il corpo di Samantha dentro un lenzuolo, coprendole tutto, e lo portò fuori, adagiandolo a terra. Riottenuta la sua bacchetta, ordinò a Remus di entrare nella cella, e si preoccupò di mettere tutte le protezioni possibili.
-Anche Muffliato, Severus. Non voglio che mi sentiate. Non voglio nemmeno che mi vediate.
-Remus, sono stata per giorni in pena per te, senza sapere come stavi, e adesso non voglio lasciarti solo nemmeno un minuto! Io non sono amica di quelle creature che ti hanno portato via da me, per cui non mi fido a lasciarti qui da solo. E voglio parlare con te fino a quando la luna ce lo concederà. Quando tornerai in te, io sarò qui.
Fu allora che, sempre guardandola negli occhi, Remus sentì il suo corpo tremare ancora di più, mentre tutto rincominciava. Il dolore era insopportabile, ma il solo sentirlo gli fece comprendere che era vivo, non era lui il corpo avvolto nel lenzuolo.
Sei morta, Samantha. Non ci farai più del male. Ci penserà nuovamente la luna, d’ora in poi.
Rivedere il suo Remus che si trasformava fu un duro colpo per Tonks, anche se sapeva che il periodo di pausa dalla trasformazione era dovuto alle “geniali” invenzioni di Samantha. Però quella stupida pozione l’aveva uccisa, e se lo era meritato.
-Stupida sciocca! –esclamò nervosa ad alta voce.
Piton invece era silenzioso e chino sul corpo di quella donna, dunque Tonks si morse la sua lingua lunga. Diamine, il suo ex-professore e quella megera erano stati fidanzati! Un po’ di tatto no? Beh, considerando che Piton non era certo la persona più sensibile del mondo … Ma cosa stava provando in quel momento? Rimorso per non averla uccisa? Rabbia per la sua reale natura?Oppure … no, Piton non poteva amarla.
Il Dolus che si chiamava John tornò terrorizzato, sentendo le urla del lupo.
-Cosa sono?
-Remus si è trasformato in lupo a causa della luna piena. E’ lui che ulula. Allora?
-Allora cosa, ragazza?
Tonks era accigliata.
-Bada, Dolus che io non mi fido di te, ma ti ho risparmiato per bontà di Remus. Cosa hai detto ai tuoi compari? Ci lascerete in pace?
-Sono in tanti, non tutti si sono fermati e altri vogliono vendicare la morte della nostra padrona. Non sanno che sono stato io, in realtà.
Le urla del lupo si alzarono, e Tonks corse a vedere cosa stava succedendo. Il lupo sembrava impazzito e si stava mordendo la zampa ferita.
-Merlino, se la staccherà! Remus, Remus smettila di farti del male, stai calmo!
Il lupo, sentendo quella voce, parve addolcirsi. Tonks sospirò, esausta.
-Sarà una lunga, terribile notte per lui. –disse a John.
-Quello è lui? –chiese John, indicandolo.
Tonks sospirò: -Si, è lui.  
-Si fa del male? Perché?
-Non ha nessuno da mordere, per cui morde sé stesso. –disse Tonks con gli occhi al cielo.
-Io posso calmarlo. –replicò John.
-Scusami? –chiese Tonks, accigliata.
-Se entro lì dentro, potrà sfogarsi con me.
-Tu? Tu … lo faresti davvero? –Tonks era senza parole.
-No –intervenne Piton –non so perché tu sia l’unico mostro ad avere un nome, ma a quanto pare sei l’unico con un po’ di buon senso e non lascerò che tu passi un’intima nottata insieme a Lupin quando ci sono i tuoi compari da fermare!
-Ma … -John non sapeva come replicare.
-Adesso io e te andiamo là fuori … inventati una scusa, puoi dirgli che Samantha ti ha nominato capo o cose del genere e che vi ritirate nel buon nome di Salazar –disse Piton.
-Non si fermeranno! Solo se li dovessimo uccidere …
-E ALLORA, STRAMALEDETTO DOLUS, UCCIDIAMOLI!
Piton aveva urlato così forte da farsi sentire persino da alcuni degli altri Dolus. In una decina si avvicinarono a loro, mentre Tonks teneva d’occhio il lupo nella cella.
-Hey, tu, perché non uccidi questi maghi?
-Quella è la padrona, è morta davvero?
-Quello è l’essere viscido e quella è la strega che la padrona odiava! Uccidiamoli!
John si mise davanti ai due maghi: era così grande che li copriva tutti e due.
-Non li toccherete. –affermò, deciso.
Una risata generale echeggiò tra i sotterranei.
-La padrona sapeva che eri difettoso! Morirai con loro!
A quel punto, John e un altro Dolus, quello che con lui faceva la guardia a Remus, scagliarono maledizioni Cruciatus a raffica, distruggendo con una velocità impressionante tutti gli altri mostri. Tonks e Piton si lanciarono uno sguardo a dir poco sorpreso.
John avanzò verso l’altro, che lo interrogò.
-Sei sicuro di quello che stai facendo?
-Aiutiamo i maghi. Noi siamo creature maledette, senza un futuro e senza speranza. Facciamo qualcosa di buono, prima che arrivi anche la nostra fine.
-D’accordo. Se i maghi ci aiutano, ci riusciremo.
-Viene con noi, professore? –gli chiese John.
Piton lo osservò esterrefatto, poi diede un’ultima occhiata al lenzuolo che avvolgeva Samantha.
-Posso fidarmi di voi? Ucciderete davvero i vostri compari? Cosa volete in cambio?
-Lo faremo e basta. –rispose deciso John.
-Perché? –intervenne Tonks.
-Credevamo di essere i futuri sudditi di Samantha, che d’ora in poi avremmo vissuto servendola con orgoglio. Ma Remus ci ha aperto gli occhi: lei ci disgustava, proprio come voi esseri umani. Volevo vivere fino a poco fa … ma cosa ci aspetta? La gabbia, come quella in cui si trova Remus? Potremmo mai avere la libertà e la serenità, noi, che voi chiamate mostri? Non potremmo mai essere accettati. Soprattutto dopo le stragi che abbiamo fatto.
-E perché solo voi due la pensate così? –chiese Piton.
-E’ perché noi due siamo stati tra i primi ad essere creati. Lucius Malfoy mi fece vedere la nascita dei miei primi fratelli, mi portò nel luogo dove siamo rimasti nascosti per molto tempo e ci parlò della nostra padrona Samantha. Man mano che nascevano, i miei fratelli erano più forti e meno umani. Poi lei ci venne in sogno, narrandoci la nostra missione. Sembriamo uguali, ma in realtà siamo tutti diversi e sappiamo distinguerci tra di noi. Ho voluto un nome per essere riconosciuto da Remus. –narrò John.
-Perché? Insomma, tu dovevi seguire gli ordini di Samantha, invece … sembra che Remus tenga a te. –Tonks era stupita e colpita da quell’essere.
-Siamo fatti di lui, non dimenticarlo. –rispose John.
-Basta con le chiacchiere, andiamo! –disse Piton.
I due Doli e Piton si allontanarono, lasciando Tonks sola con la bacchetta alla mano. Provassero solo ad avvicinarsi al mio Remus!
 
                                                                 ****
La ritirata non era durata molto, in quanto qualche mostro ricomparve. Harry e gli altri erano riusciti a mettere al sicuro un po’ di Babbani, anche se le loro vittime erano parecchie. Ron cercava suo zio, sperando di trovarlo ancora vivo, ma senza successo. Fu a quel punto che John, Piton e un altro Dolus si avvicinarono al gruppo di Auror, facendo credere ad Harry che il suo ex professore fosse stato preso in ostaggio.
-Abbassate le bacchette! –disse l’uomo –loro due ci aiuteranno.
-Come? Ne è sicuro, professore? –domandò Harry, scettico.
-Per favore, non chiederlo a lui, è troppo sentimentale per i miei gusti. Proprio come quell’essere da cui sono stati fatti.
 
                                                             ***
La notte era passata combattendo, ma l’aiuto dei due Doli si era rivelato definitivo: avevano vinto. Gli altri mostri non sapevano da che parte stavano e si erano lasciati fregare. Tonks  era uscita dai sotterranei durante la notte dopo aver fatto un incantesimo sul lupo per farlo addormentare e farlo stare un po’ più tranquillo, e aveva combattuto con furia, centrando il braccio di quei mostri e pensando a tutto il male che le avevano fatto insieme alla loro padrona. Si aspettava di vederla spuntare da un momento all’altro, ancora incredula della sua morte. Adesso regnava il silenzio associato al caos e alle macerie della città. Non si vedeva più nessun Dolus … nessuno? Che fine avevano fatto quei due?
-Oh no … se John è stato ucciso, sarà un duro colpo per Remus.
 
Rieccomi e perdono il ritardo. Avevo scritto solo la prima parte e non trovavo il tempo per completare tutto. Dunque, la battaglia è finita grazie all’aiuto dei due Doli, ma che fine hanno fatto? Spero si sia capito perché sono passati dall’altra parte e chiedo perdono per avervi lasciati un po’ così durante lo scorso capitolo … non avrei mai fatto uccidere Remus da nessuno! Certo, l’ho trattato un po’ male … grazie per la pazienza, a chi lascia recensioni, chi segue e chi passa silenziosamente! Al prossimo!
 

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Capitolo 27
*** In pace ***


Kingsley camminava tra le macerie, emanando qualche sospiro, dovuto anche al braccio pulsante che non era ancora guarito del tutto dallo scontro avuto in precedenza con la Gretchen. Aveva appena finito di parlare con il Primo Ministro Babbano, e stava mentalmente ripercorrendo il piano organizzato per mantenere valido lo Statuto di Segretezza. Nel frattempo, la squadra addetta alla cancellazione della Memoria stava svolgendo egregiamente il proprio lavoro.
Harry Potter raggiunse il Ministro, l’aria stanca ma soddisfatta:
-Allora, Kingsley, è tutto risolto?
-Più o meno si –rispose al giovane –i Babbani di Lione crederanno di aver subito un attacco terroristico, giustificando così la morte di molti di loro. Un’ingiustizia, dal mio punto di vista, ma è l’unica trattativa che abbiamo trovato plausibile e in qualche modo credibile.
-D’accordo. –disse Harry con lo sguardo molto triste.
-E la nostra situazione, Harry?
-Ron sta cercando Gideon Prewett. A quanto pare era venuto a darci una mano. –disse vedendo lo sguardo severo di Kingsley –Ma forse è morto. L’ultima volta che Ron lo ha visto era molto ferito.
-Molti cittadini sono nell’ospedale vicino. E se si trovasse lì?
-Oh, bene, magari. Per il resto, stanno tutti benone. Non fosse stato per quei due Doli ribelli, non ce l’avremmo mai fatta.
-Già … a proposito –pensò a voce alta Kingsley mentre si guardava intorno –dove sono?
-Ecco … a dire il vero, non lo so.
 
                                                   ****
Tonks aveva tirato un lungo sospiro di sollievo quando vide l’alba spuntare. Era stanchissima, ma spinta comunque da una grande energia: Remus era tornato umano. Avrebbe avuto bisogno di adeguate cure, visto che era la sua prima Luna Piena dopo un lungo periodo di pausa, ma almeno era vivo e vegeto, e insieme avrebbero affrontato la sua convalescenza e, forse, la perdita di quel Dolus così umano e così disponibile. La ragazza era convinta che qualcuno purtroppo aveva confuso lui e l’altro per tutti gli altri,  provocandone la morte. La ragazza avanzò verso la casa a passo svelto, inciampando un paio di volte, pur di riabbracciarlo e annunciargli che tutto era finito. Ma una scossa bruttissima fece crollare casa Gretchen, e tutti i mattoni dell’abitazione caddero a terra.
No!
 
                                                    ******
John osservò il sole appena sorto, uno spettacolo che non si era mai soffermato ad ammirare. In braccio aveva tenuto al sicuro il lupo, che aveva raccolto mentre riposava calmo  e che con il sorgere dell’astro in cielo aveva ripreso la forma umana, ma era ancora profondamente addormentato, con l’espressione sofferente. Il Dolus non poteva fare nulla per le ferite dell’uomo da cui era stato creato, provocate da Samantha e anche dalla metamorfosi, ma aveva visto che l’abitazione stava cedendo, per cui aveva preferito portarlo fuori e tenerlo al sicuro, proteggendolo dal freddo con parte del proprio mantello. Aveva fasciato le ferite con la bacchetta, in particolare era impressionante quella alla gamba, che si era aperta ancora di più.
Un uomo molto anziano lo distolse dai suoi pensieri e si avvicinò a lui, con l’aria di chi fosse lì già da un po’ di tempo.
-Lo hai portato in salvo, John. La casa è appena crollata.
John, titubante, strinse Remus fra le braccia, come a volerlo proteggere ancora.
-Lei è il professor Silente, il nemico di Samantha?
Lucius Malfoy aveva dato loro un quadro completo dei loro nemici, e tra questi c’era il grande Silente. Era un’altra delle persone “intoccabili”, proprio come Remus e Ninfadora, perché Samantha voleva vendicarsi di persona di loro. Tutto inutile.
-Esatto. Ma “nemico di Samantha” non mi si addice molto. –rispose Silente divertito.
-Cosa vuole da me?
-Dirti grazie per tutto quello che hai fatto. Ci hai salvati, tutti.
-Lei è suo padre, vero? –disse indicando Remus – mi ringrazierebbe ancora se le dicessi che me lo porterò via? Sono rimasto solo, il mio compare è stato ucciso, non ho più nessuno! Solo l’unico del mio genere.
-Perché vorresti portartelo via?
-Sono rimasto solo … e sono fatto della sua pelle. Lo sa che posso trovare il modo di vivere per sempre senza dipendere più da lui?
-Non lo farai, John. Non lo farai per lo stesso motivo per il quale ci hai salvati. Sei così umano.
Il viso della creatura assunse un’aria afflitta.
-Ha ragione. Non farò nulla del genere. In fondo, me lo merito. Ho tradito colei che mi ha creato. All’inizio l’ho fatto perché volevo salvare me stesso e i miei fratelli: Samantha non avrebbe mai dato l’antidoto a Remus, perché avrebbe comunque ottenuto quello che voleva. Ma dopo, non so. Ho ucciso i miei fratelli. Loro erano forti, invincibili, ma sapevano solo distruggere. Questo ci hanno insegnato a fare. Siamo nati solo con quello scopo, siamo stati addestrati bene.
-Non è colpa tua, John, e nemmeno dei tuoi fratelli, se avete fatto del male.
-Forse resta solo una strada per me.
-Resta con noi, John. –lo supplicò il mago-
-No. Senta, lo tenga lei. –il Dolus gli porse Remus tra le braccia -Dica a Remus che mi dispiace se gli abbiamo fatto del male.
-John, ascoltami, resta con noi. Tutti sanno, Remus per primo, che ho una certa simpatia per le creauture un po’, come dire, particolari. –gli fece l’occhiolino.
-Non sarei mai accettato da voi.
-Ma tu ci hai salvati.
-Sono sempre un mostro uguale a quelli che hanno distrutto Diagon Alley. Non posso. Non insista. Addio.
- Non ti libererai di noi, te l’assicuro. –gli assicurò il mago sorridendo, mentre il gigante si smaterializzava.
 
                                                        ****
Tonks si precipitò verso le macerie di quella che era stata una volta casa Gretchen, con la stessa disperazione con cui tempo prima aveva superato i duellanti Piton e Samantha per correre a cercare suo marito. Anche se era piuttosto distante, cominciò a spostare gli ammassi con la bacchetta, mentre gli occhi le pizzicavano. Remus era là sotto, era seppellito tra quelle macerie.
-Tonks! –urlò una voce alle sue spalle.
Ma la ragazze non aveva orecchie per nessuno. Si precipitò con foga verso le macerie inciampando e sporcandosi.
-Tonks! Tonks! Basta! Remus è lì, è con Silente!
Sirius e James l’aiutarono a rialzarsi, mentre Tonks si guardava attorno confusa. Poi vide che Remus era in braccio a Silente, ancora addormentato, ancora terribilmente ferito a quella gamba.
-Oh Merlino! Professore temevo che fosse ancora nei sotterranei. –disse Tonks mentre baciava la fronte del marito.
-Il Dolus John lo aveva portato fuori quando era ancora trasformato. Lo ha salvato ancora una volta.
-E adesso dov’è?
-E’ andato a cercare il suo posto in questo mondo. –rispose Silente.
-Quale sarebbe?
Remus aprì gli occhi, per richiuderli subito con un’espressione dolorante.
-Hai bisogno di cure, Remus. Torneremo a Londra con una Passaporta, devi assolutamente essere ricoverato. –disse Silente.
-No! Albus, dimmi dove è andato John, per favore.
-Remus, non lo sappiamo. –replicò Tonks in tono fermo –adesso finiamola con questa storia!
Remus annuì: sua moglie aveva ragione, non avrebbe nemmeno potuto cercare John se non si fosse curato. Silente non riusciva più a reggerlo, nonostante non fosse affatto pesante, per cui Sirius e James si precipitarono a reggerlo tra le braccia mentre il mago più anziano prendeva la Passaporta. Gli strinsero addosso il mantello che John gli aveva lasciato per coprirlo dal freddo.
-Amico, mi dispiace, mi dispiace per quello che ti ho fatto. –cominciò James con  lo sguardo mortificato.
-Non mi hai fatto nulla, James, non hai nulla di cui chiedermi scusa. Piuttosto, la tua bambina, come sta?
-Sta benissimo. Davvero Remus, mai mi sarei accordato con Piton se non fosse stata una situazione d’emergenza …
Ma Remus stava troppo male per dare retta alle inutili scuse di James, per cui si appoggiò alla sua spalla, assicurandogli, con quel semplice gesto, che non aveva nessun rancore nei suoi confronti. Sapeva anzi che per James non era ammissibile tradire gli amici, per giunta stringendo un’alleanza con Severus, ma il motivo era stato più che valido.
Silente invitò i quattro a stringere la mano attorno ad un vecchio scarpone che li portò direttamente al San Mungo, con grande sollievo di Remus: la gamba gli faceva malissimo.
                                                            ****
Remus credette per un momento di aver dormito per un anno intero, tanto si sentiva riposato e rigenerato. Aprì gli occhi piano a causa del fastidio che gli aveva provocato la luce, e non sentiva tutti gli arti rispondere ai suoi comandi. Realizzò di essere al San Mungo e non sentiva più il malessere che ogni volta gli causava la Luna Piena. Un brivido di terrore però lo avvolse per un attimo, quando vide il lenzuolo che gli copriva gli arti inferiori: la ferita alla gamba era enorme, e se si fosse beccato un’infezione? Gliel’avevano tagliata? No, questo sarebbe stato un duro colpo, l’ennesima cicatrice lasciata da Samantha.
Scostò il lenzuolo bianco lentamente, ma non vi trovò nulla di anomalo, per fortuna. Sospirò nuovamente e si guardò intorno, notando solo in quel momento che c’era un altro paziente nella stanza, l’ultima persona che si sarebbe aspettata di trovare, o che non avrebbe voluto. Era sveglio e lo osservava con estrema curiosità, per cui Remus distolse lo sguardo, affondando la testa nel cuscino e domandandosi perché si fosse risvegliato solo. Dov’era Tonks? Perché non era al suo capezzale? E se le fosse accaduto qualcosa?
Provò ad alzarsi ma gli era impossibile, perché improvvisamente tutti i dolori si fecero avanti con la loro prepotenza.
-Tonks è uscita poco fa, la tua bambina faceva i capricci. E’ molto carina, sai?
Remus fu preso da una rabbia inaspettata: gli leggeva forse nel pensiero?
-Cosa ci fai qui? –gli domandò Remus, acido.
-Sono stato ferito anch’io gravemente, mi sono risvegliato solo ieri. –rispose Gideon in tono amichevole.
-Intendevo perché sei qui, nella mia stessa camera.
-Anch’io ieri, quando ho aperto gli occhi e ti ho visto dormire, sono rimasto stupito. Poi Molly mi ha spiegato che l’ospedale era pieno, e hanno approfittato del fatto che Tonks fosse qui con te per tenermi d’occhio.
Remus non lo voleva lì: quella situazione gli ricordava troppo la sua prigionia, quando era disteso e non poteva muoversi e Gideon non faceva che assecondare Samantha e guardare lui con pietà, come se volesse cercare comprensione, come se non avesse scelta. Pensò a John, invece, che lo aveva aiutato davvero, mettendosi contro la sua stessa madre. Poi però si addolcì un attimo: era tutto finito, anche se bruciava tutto dentro. In un attimo, tutta la rabbia passò, pensando invece al futuro che gli si prospettava davanti: Samantha era morta, non avrebbe più manipolato nessuno e creato niente di mostruoso. Restava solo la parte bella della sua vita, da vivere in pieno.
Non fu necessario ribattere, perché Tonks apparve davanti alla porta, correndo verso di lui:
-Come stai, amore? –gli domandò con un enorme sorriso.
-Io sto bene, ma tu temo di no: hai fatto un pezzo di stanza senza nemmeno inciampare. Qualcosa non va!
-Oh Tosca se stai bene! Mi stai già irritando! –gli fece la linguaccia. Solo allora parve ricordarsi che c’era anche Gideon nella stanza. Il sorriso le morì sulle labbra.
-Te l’hanno concessa, Prewett. Rallegrati. –disse Tonks senza entusiasmo.
-Concesso cosa? –domandò Remus.
-Oh, grazie, davvero. Io … non posso che essere grato a tutti e due.
-Per favore, taci. La tua voce mi dà allo stomaco. – disse Tonks mettendosi le mani sulla pancia.
-Cosa significa Dora?
-Kingsley ha concesso la grazia a Gideon. Non sarà più incarcerato. Eroe di guerra.
-Capito –disse Remus, tranquillo.
-So che sei arrabbiato, Remus, però … -cominciò Gideon, imbarazzato ma sollevato. Non voleva tornare ad Akzaban.
-Sai qual è la verità, Gideon? Sono arrabbiato perché questa era l’unica occasione per restare solo con mia moglie. L’unica. E invece, abbiamo ospiti in camera.
-Come? –chiese l’altro mago, sorpreso.
-Hai idea di cosa succederà quando torneremo a casa? –continuò Remus, assumendo un’espressione addolorata -Tu conosci tua sorella, non mi mollerà un attimo! Poi ci sono i bambini, i miei suoceri … dovremmo nasconderci, o usare una Giratempo.
Tonks scoppiò a ridere.
-Oh –Gideon parve confuso –beh, vorrei alzarmi,lasciarvi soli, ma la ferita non me lo permette.
-Stai a posto, Gideon. Se dovessi morire dissanguato, a noi non concederebbero nessuna grazia! –replicò Tonks, ridendo.
Il mago scoppiò a ridere a sua volta. E allora capì: il perdono che Remus gli aveva concesso quella volta, ad Akzaban, era sincero, e finalmente si sentì in pace con sé stesso.
 
 
Chiedo scusa umilmente per la distanza di aggiornamento. Il capitolo non so come sembri, ma sono pronta a cambiare qualcosa se dovesse essere necessario.
Un grazie speciale a chi mi segue sempre! Al prossimo.

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Capitolo 28
*** La scuola riapre ***


Remus non aveva sbagliato: sempre così stupito nel sentirsi così amato, si sentiva soffocare dalle troppe premure che volevano concedergli i suoi amici e familiari. Un modo ottimo per evitare troppi momenti solo con Gideon, troppo imbarazzanti. Purtroppo nemmeno il mago più grande stava bene, era quasi morto a causa della ferita provocata da un Dolus, per cui Remus fu dimesso prima di lui. In realtà, il mago voleva tornare assolutamente a casa sua, dalla quale erano fuggiti per nascondersi da Samantha.
Il corpo della donna, insieme a quello di sua madre, era stato recuperato dalle macerie di casa Gretchen. Suo padre era stato costretto a riconoscere i due corpi, pregando gli Auror di permettergli di seppellirle con un rito babbano nel cimitero di Lione insieme alle vittime di sua figlia. Kingsley glielo aveva concesso senza obiettare.
Il povero Remus si era ripreso dalla sua Luna Piena avvenuta dopo mesi. La gamba stava guarendo, ma non riusciva a camminare per bene, per cui doveva aiutarsi con delle stampelle di legno. Aveva insistito per tornare a casa, e adesso finalmente era lì, sul divano di fronte al camino caldo, in braccio Diana e Teddy sul tappeto a giocare. Tonks era intenta a preparare la cena, o almeno ci stava provando: aveva sentito un bel po’ di volte il rumore dei piatti per terra che si frantumavano e il suo imprecare.
-Dora, sicura che non vuoi una mano?
-No, amore! Bada però che non venga Teddy, dovessi fargli cadere qualcosa in testa.
Remus rise, ma il sorriso gli morì sentendo un odore spiacevole e il pianto di Diana che cominciava ad aumentare d’intensità.
-Hai bisogno di essere cambiata, piccola.
Si sentì un’idiota perché aveva lasciato la bacchetta sul tavolo e Tonks sembrava davvero in difficoltà in cucina. Provò ad alzarsi con la bambina in un braccio e reggendo con l’altro la stampella per finire rovinosamente a terra con Diana poggiata sulla sua pancia.
Teddy si mise a ridere a crepapelle mentre la bambina cominciò ad urlare sempre più. Tonks corse subito in loro soccorso.
-Ma sei scemo? Non mi hai chiesto aiuto, perché, per Merlino? –le chiese, con le braccia conserte.
-Eri indaffarata, Dora- rispose, afflitto, cullando Diana –volevo solo cambiarla.
-E non ti è passato per quel cervello che non ce l’avresti fatta? Sei caduto sul tuo sedere ed è un bene, perché se fossi caduto di faccia la bambina poteva prendere una bella botta in testa.
Tonks l’appoggiò accanto al fratello e aiutò Remus ad alzarsi.
-Sono uno stupido. –disse improvvisamente.
-Oh, però il tuo sedere è ancora intatto. Se ti fa male posso farti un massaggio dopo. –gli disse Tonks facendogli l’occhiolino.
-Dai Dora! E comunque il mio sedere non è dolorante, è questa dannata gamba! –esclamò arrabbiato.
-Guarirà, devi avere un po’ di pazienza. Dopo ti farò fare tutto, praticamente io non farò più nulla! Adesso devo cambiare la bambina. Stai attento al forno.
-Dopo continuerai a cucinare? –le chiese preoccupato.
-Guarda che mi laverò con cura le mani! Per chi mi hai preso?
-No, no Dora non intendevo … oh, mi freghi sempre!
Risero insieme e il cuore di Remus parve sollevarsi. Avevano una famiglia numerosa e potevano contare sull’aiuto di molte persone, ma aveva bisogno di tranquillità, di stare solo con Dora e i bambini, anche se questo rendeva le cose più difficili. Teddy si era alzato e stava correndo verso il solaio. Suo padre lo seguì con lentezza e fatica avanzando con le stampelle, per trovare Teddy nel posto che non vedeva da un po’ di tempo: presto però gli sarebbe servito di nuovo, insieme alla Pozione Antilupo.
-Papà? –Teddy alzo le braccia verso di lui.
-Piccolo, papà è ferito, non può prenderti in braccio.
Allora il piccolo abbracciò la gamba sana del papà con molto affetto.
-Oh, piccolo, vorrei che tu non ti vergognassi mai di avere un papà come me. –gli disse accarezzandogli la chioma azzurra. Già, un papà come lui, un lupo.
 
 
                                           *****
Tonks aveva messo l’anima per preparare la torta di bentornato, ma l’esperimento era fallito miseramente. Cioè, era commestibile, ma sopra sembrava essere scoppiata una guerra.
-Dora, è buonissima.
-Risparmiati le bugie, Remus, e guarisci davvero in fretta se non vogliamo morire di fame.
Messi a letto i bambini, i due coniugi non molto sazi si accomodarono sul divano e lui prese la testa della moglie sul suo petto.
-A cosa stai pensando, Remus?
-Niente.
-Risposta errata. Stai pensando a qualcosa e sei pregato di dirmelo.
Remus sbuffò.
-Prima sono stato nel solaio e pensavo che la Luna Piena sta già arrivando di nuovo. Dobbiamo provvedere alla Pozione Antilupo.
-Tua moglie ha già provveduto! –rispose Tonks orgogliosa e guardandolo negli occhi.
-Oh, sei in gamba Dora.
Un dolce bacio a stampo lo sorprese.
-E a cos’altro pensavi?
-Beh, a John … dove si sarà cacciato?
-Non lo so, amore –Tonks tornò ad appoggiarsi sul suo petto –ma sono tranquilla. Non combinerà danni e non farà niente di stupido.
-Non l’ho mai ringraziato abbastanza. E’ lui che mi ha salvato: Samantha non voleva darmi la pozione. Quando ha capito che l’avevo presa io, ha tentato di uccidermi anche con le mani.
-Non è accaduto, per fortuna. –disse Tonks –però temo che non abbia pagato abbastanza per quello che ha fatto. Ha ucciso le sue cavie, Lucius Malfoy,  e tutti quei poveri Babbani. Meritava di più, e questo mi lascia un’amarezza che non immagini.
-Non pensiamoci più, Dora, è morta davvero adesso e non ci farà più del male. Almeno voglio crederci. Non ho più nessun debito con lei.
Tonks sapeva che si riferiva al suo esser tornato Licantropo.
-Gestiremo la situazione come sempre, Remus.
-Adesso abbiamo due bambini …
-Basta: devi stare tranquillo. Ce la faremo, ce la caveremo, come sempre. E se non dovessimo farcela, al diavolo l’orgoglio e chiediamo aiuto! Molly correrebbe con uno schiocco di dita.
-Sempre se non è offesa per non esserci trasferiti alla Tana …
-Ma figurati!
 
                                                ****
Gideon invece non era riuscito a togliersi le grinfie di Molly di dosso, per cui era sotto le sue cure alla Tana nella camera che Bill occupava da ragazzo. L’uomo era ancora molto debole e passava le sue giornate a letto, nonostante ciò aveva collaborato raccontando agli Auror dell’assalto dei Doli ad Akzaban, ma non sapeva nulla dei piani di Samantha, né se ci fossero altri complici sparsi per il mondo che eventualmente avrebbero provocato l’insorgere di un altro dei suoi squallidi progetti.
Fred e George erano intenti a sistemare il loro negozio, e così tutti gli altri negozianti: il loro era un duro lavoro e speravano che per Natale, al quale mancava un mese e mezzo, Diagon Alley sarebbe stato riaperto.
Ad Hogwarts, Piton e gli altri professori si erano accordati per riaprire la scuola all’inizio di novembre. Ma Severus e Remus non si erano ancora rivisti.
-Mi ha licenziato, ne sono sicuro. –disse Remus con convinzione.
-Se lo ha fatto, è uno stupido. Il che non è una novità … -affermò Sirius.
-Che sia stupido non ci sono dubbi –continuò James ridendo – però non credo che rinuncerebbe mai al professore di Difesa più desiderato al mondo!
-Dico sul serio, ragazzi! Tra tre giorni la scuola dovrebbe rincominciare e io sono pronto a riprendere.
-No, non credo proprio –disse James –sei malaticcio ancora.
-Posso farcela –affermò Remus –con le stampelle cammino benissimo, inoltre sono un insegnante e non ho bisogno di correre per fare il mio lavoro. Accompagnatemi ad Hogwarts!
-Come? Da Piton?
-E lui il preside, no? Devo sapere se sono ancora l’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. –confermò Remus.
-Ceeerto, se veniamo con te sei licenziato sicuro, amico. –disse Sirius.
In quel momento suonò il campanello di casa che li bloccò dalla loro allegra conversazione.
-Andreste voi, ragazzi, altrimenti ci metto una vita …
-D’accordo, vado io. –si propose James.
Aprendo la porta si trovò davanti proprio il “caro” Severus Piton.
-Piton, qual buon vento? Parli del diavolo …
-Hai intenzione di tenermi fuori ancora per molto, Potter, o ti leverai dai piedi lasciandomi allo spiacevole evento di incontrare il padrone di casa?
-Severus … sei venuto? –Remus avanzò verso l’ingresso, invitando il Preside ad entrare.
-La tua bocca è troppo spalancata per la sorpresa, Lupin, ma non dovresti esserlo così tanto.
James e Sirius si sentirono improvvisamente di troppo mentre Remus si alzava.
-Noi andiamo al piano di sopra dai bambini che sono con Lily –disse James a voce molto alta. -Se ti serve soccorso …
-Grazie, ragazzi.
I due fecero l’occhiolino a Remus e sparirono dalla loro vista.
-Sei ancora piuttosto malaticcio, Lupin, non so come farai quando si avvicinerà la Luna Piena del prossimo mese.
-Sto bene, Severus. Ho saputo da Albus che si riaprirà la scuola e sono pronto a riprendere il mio ruolo di insegnante.
-Sicuro,  –replicò Piton a denti stretti –anche se cercavo un insegnante che fosse almeno “presente”.
-Severus, io …
-Lasciami parlare, Lupin. L’anno scorso sei stato assente metà anno e ti ho dovuto sostituire; quest’anno la scuola è stata assaltata perché cercavano te … sei mal ridotto e una volta al mese ti assenterai per il tuo problema … ma sai qual è la cosa che mi infastidisce terribilmente?
-Severus … non sono andate proprio così le cose … io …
-Quello sciocco di tuo padre ha rintracciato il mostro e vuole che stia con Hagrid? Ti rendi conto? Tutto perché è il tuo amichetto! Vuoi farlo dormire nel tuo letto per caso eh?
-Come? –Remus era sorpreso –Albus ha ritrovato John?
-Non mi ricordo il nome di quella creatura, ma non mi piace l’idea di tenerlo tra i piede sempre! Per cui ti avverto, Lupin: non ho tempo per trovare un altro insegnante, ma se quell’essere disgustoso combina qualcosa nella mia scuola dove ci sono ragazzi che sono stati torturati da quelli come lui, ne risponderai tu di persona. Sono stato chiaro?
Remus non ascoltava più le parole del Preside, tanto era stupito dalla novità che aveva appena ascoltato.
-Non ne sapevo nulla …
-Il vecchio voleva farti una sorpresa. Ti aspetto il primo novembre puntuale, altrimenti non scomodarti a disfare le valigie.
Detto questo, Piton si congedò, ma si voltò quando gli sgambettò davanti Teddy e, voltandosi, vide James con in braccio Eillen mentre Sirius aveva Diana, seguito a ruota da Lily. Sorrise, pensando che la sua bambina era molto più bella degli impiastri di Lupin, ma saggiamente non lo disse ad alta voce. Uscì sbattendo forte la porta.
-Allora, cerchiamo lavoro? –disse Sirius –perché non ti conviene averlo come capo.
-Ti ha accusato di cose di cui non hai colpa –replicò James –e non fare quella faccia: non abbiamo origliato, abbiamo sentito involontariamente le sue urla.
-Già –intervenne Lily –Severus è parecchio sconvolto, in questi giorni ha avuto molto da fare e oltre tutto lui e Lucius Malfoy erano molto amici. Suo figlio è distrutto dalla morte del padre.
-Ecco –James serrò i denti: non gli piaceva che Lily parlasse di lui e meno ancora che si vedessero, seppur di sfuggita.
-Immagino –disse Remus – Severus vuole molto bene a Draco, anche se ultimamente il ragazzo era molto diffidente nei suoi confronti.
-Se i Malfoy fossero stati incarcerati tempo fa, non ci sarebbe stato tutto questo casino. –affermò Sirius.
-Comunque adesso devo subito parlare con Albus. –disse Remus con gli occhi raggianti.
-Perché? –chiesero James e Sirius insieme.
-Non avete ascoltato bene? Forse Silente ha rintracciato John. E devo assolutamente parlare con lui.
 
 
Capitolo di transizione prima che si avvicini la conclusione tra, forse, un paio di capitoli. Grazie a tutti quelli che mi seguono, davvero, e tanti auguri di buone feste!
 
 

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Capitolo 29
*** Ancora insieme ***


Kingsley stava sistemando le carte sul caso Gretchen, aiutato da Malocchio, Auror un po’ più in ombra ultimamente, in quanto voleva lasciare spazio al suo giovane Capo, Harry, e ai giovani. Stavano discutendo inoltre riguardo tutta la vicenda, sui punti oscuri che erano rimasti e che mai avrebbero potuto risolvere. L’unica confessione che Samantha aveva fatto riguardava l’uccisione delle sue vittime, ma niente di più.
-Non sapremo mai come ha fatto a domare gli incantesimi, o perché sconvolgeva la natura a suo piacimento e se davvero abbia avuto un ruolo durante le Guerre Magiche per conto di Lord Voldemort.
Malocchio sorseggiò piano la sua Burrobirra davanti alla scrivania di Kingsley.
-Il bello è che è morta per la sua follia. Il suo cadavere era impressionante, era come se fosse scoppiata dentro. Mi vengono i brividi a pensare che lo stesso Remus avrebbe potuto fare quella brutta fine. –replicò Kingsley –Comunque Silente è stato bravo a ritrovare l’unico Dolus rimasto: possiamo interrogarlo e sapere se questa storia si sia davvero conclusa.
-Samantha Gretchen non è Lord Voldemort, non potrebbe aver creato degli Horcrux.
-Si, ma lei era molto più scaltra, per cui temo che possa avere altri complici. Chi avrebbe mai sospettato che Lucius Malfoy bevesse la Pozione Polisucco per assumere le sembianze di Percy? Oppure che lui facesse finta di essere in buoni rapporti con la famiglia della moglie? Aveva rubato il Mantello di Harry e poi lo ha nascosto nell’ufficio di Percy.
-Il tutto seguendo gli ordini di quella pazza, ordini dati in sogno, tra l’altro. Se fossi  Remus, non riuscirei più a dormire.
-Ma non possiede più quei poteri … o no? –pensò Kingsley ad alta voce.
-Chissà. Comunque sia è meglio tenere d’occhio quella bestia. Piton era parecchio arrabbiato nel sapere che starà ad Hogwarts.  
 
                                                ********
L’ennesimo interrogatorio era terminato e Remus non vedeva l’ora di lasciare il Ministero della Magia il prima possibile. Tonks doveva ancora sistemare delle carte, perciò Remus pensò di aspettarla all’ingresso dove insieme se ne sarebbero tornati a casa e lui avrebbe preparato le valigie per il suo ritorno al lavoro il giorno dopo: nelle condizioni in cui si trovava, sarebbe stato impossibile smaterializzarsi frequentemente, per cui, a malincuore, avrebbe dormito nella scuola. Non lo faceva da quando voleva sfuggire alle provocazioni di Samantha.
Godric, non ci credo ancora che sei morta.
Mentre faceva mente locale su ciò che doveva fare, si imbatté in Rita Skeeter, seguita a ruota dal suo assistente e dalla sua immancabile penna:
-Signor Lupin! Che piacere vederla! Ho giusto un paio di domandine da farle.
-Non ho nulla da dirle, signora. –disse Remus con fermezza.
-Suvvia! Due volte nelle mani della più spietata assassina che ci sia stata dopo Tu-Sai-Chi e i Mangiamorte, la fama che ha acquisito è sorprendente. Cosa ricorda di quei terribili giorni di prigionia?
La penna continuava a scrivere sulla pergamena volante.
-Non ho voglia di parlarne, signora.
-Oh, immagino sia stato traumatizzante, le luccicano gli occhi.
Remus non rispose e continuava a proseguire in avanti, ma cominciava ad irritarsi.
-Per non parlare del fatto che suo padre non l’ha ancora riconosciuto come figlio legittimo. Come si sente ad essere un rinnegato da colui che le ha permesso un istruzione? Come sono i suoi rapporti suo padre? Le farà causa? Quando avrà l’onore di essere anche lei il professor Silente?
-Come? Ma cosa … -Remus cominciava a disgustarsi di fronte alle domande impertinenti della giornalista impicciona e tentava di scansarla.
-Cosa ne pensa di Gideon Prewett? Meritava la grazia ricevuta?
-Ora basta!
Remus raggiunse l’ascensore dove dentro vi si era infilato solo Bill.
-Bill, ti prego, leviamocela di torno. –disse entrando.
-Niente di più piacevole –rispose Bill sorridendo.
Le sbarre dorate si chiusero in faccia alla Skeeter, che pretendeva di raggiungerlo all’interno.
-Quella donna non ha rispetto per nessuno! E’ un avvoltoio. –affermò Remus mentre risalivano e si lasciavano lontani la figura della donna in protesta.
-Già, sono d’accordo con te. –rispose Bill, che si fece più cupo -A proposito, Remus, già che ci siamo … volevo dirti che ultimamente sono stato, ecco, uno stronzo, e volevo scusarmi con te.-disse Bill, afflitto.
-Oh, Bill, davvero, non preoccuparti. –replicò Remus sincero, mentre uscivano dall’ascensore –Non è stata una notizia facile da digerire, per nessuno.
-E’ vero, ma i ragazzi sono stati molto più maturi nell’accettare il tutto, mentre io mi sono fatto prendere da una gelosia ingiustificata. Mi dispiace. Presto sarò padre e mi comporto da stupido.
-Stai tranquillo Bill, davvero. La tua gelosia era dovuta al fatto che fossi diventato più bello di te, comprensibile, ma come vedi sono di nuovo un Lupo Mannaro, vero, e ho anch’io le mie cicatrici sulla faccia. Non hai più motivo di essere geloso.
Bill scoppiò a ridere e d’istinto si toccò il viso sfigurato da Greyback.
-Almeno adesso ci somigliamo e si vede davvero che siamo fratelli. –disse ancora il più giovane, scatenando altre risate.
-Lui c’era quando la Gretchen ti torturava? –domandò Bill di punto in bianco, dopo che le risate si erano spente.
-Ti riferisci a Gideon? –chiese Remus.
-Si, la Skeeter lo ha nominato ed era da tanto che volevo chiedertelo.
Remus  si fece cupo e fu invaso da una nube di ricordi, andando a quel giorno, quando Samantha voleva uccidere il suo bambino.
 Remus era finalmente riuscito a capire che in quel momento era giorno, perché la strega aveva intenzione di attaccare la sua famiglia di notte. Lei tornò con il braccio ferito e un’espressione furente. Gideon la inseguiva mentre lei guardava Remus con gli occhi iniettati di sangue.
-Samantha? Cos’è successo? –le chiese il complice, preoccupato.
La donna prese la bacchetta dalla tasca con la mano sinistra e lanciò uno Schiantesimo su Gideon che lo schivò, lasciando molte crepe sul muro.
-Quella mocciosa puttana! Ha nascosto il bambino … e nemmeno l’ho uccisa, quella sporca puttana Mezzosangue!
-Non parlare così di mia moglie! –urlò Remus, sollevato però al pensiero che anche la sua Dora fosse viva.
-Non osare darmi ordini! Crucio!
Remus fu preso alla sprovvista e non riuscì a concentrarsi abbastanza per non urlare: troppo dolore. Finita la prima scarica, Samantha attaccò con un’altra.
-Basta, Samantha, non vedi com’è ferito, così lo ucciderai! –urlò Gideon.
La donna si bloccò e guardò il suo complice con malignità:
-Il suo destino è quello, mio caro Gideon. Accio coltello!
Con il coltello la donna tagliò il maglione di Remus, lasciandolo nuovamente seminudo, come lo era sempre stato prima che provasse a scappare. Samantha si divertì tracciandogli segni leggeri sul petto già livido di ferite. Si soffermò sulla gola, appoggiando la lama fredda sul pomo d’Adamo. Tempo prima gli aveva tagliato la gamba con quel coltello. Remus non chiuse gli occhi, ma preferiva sfidarla con lo sguardo, rischiando ancora di farla arrabbiare.
-Remus, posso anche ucciderti, ma questo non assicura l’incolumità dei tuoi cari. Se ti uccido in fretta, infetterò il tuo bambino, che prima o poi troverò, e farò su di lui l’esperimento che vorrei fare su di te.
Un tremore invase il mannaro, spaventato al pensiero e allo stesso tempo, preso da un forte senso di colpa: aveva reso Samantha debole, incapace di trasformarsi nella sua forma Animagus, ma adesso aveva anche la possibilità di trasmettere la sua Maledizione in giro. Aveva osato troppo. Lei non gli tagliò la gola, ma alzò la testa e si rivolse al complice che osservava impietrito.
-Gideon, adesso che sei uscito allo scoperto, puoi anche aiutarmi.
-Scusa? –chiese il mago.
-Prendi la bacchetta e usa la Maledizione Cruciatus. Voglio che soffra fino a quando non mi chiederà scusa per quello che mi ha fatto. Hai commesso un grande errore quando mi hai maledetta, Remus.
-E tu quando mi hai catturato, Samantha. –rispose Remus, sfidandola.
La donna lo ignorò, rivolgendosi a Gideon.
-Forza! Sono stata tollerante quando non hai svolto quanto ti ho ordinato, devi fare almeno questo!
-Non mi hanno insegnato a torturate le persone indifese, nemmeno ad uccidere bambini innocenti! –rispose l’uomo.
Remus capì allora che Gideon non aveva mai ucciso né torturato nessuno, e ne fu lieto.
-Non sei più un grande Auror, mio caro, adesso siamo io e te –disse, avvicinandosi a lui lentamente –avanti: pensa a Silente, pensa a quanto lo odi … lui è suo figlio.
Remus pregò mentalmente che non lo facesse, ma quando arrivò un’altra ondata di dolore dalla bacchetta di quello che era il fratello della sua vera madre, cercò di distrarsi con un solo pensiero:
ha avvertito Dora, Teddy è salvo, Dora è salva …
Ma non chiese mai scusa.
 
-Remus?
L’uomo si destò dai suo pensieri bruscamente, facendo cadere la stampella su cui stava poggiando.
-Scusa Bill, io … perché ti interessa tanto? – chiese con la testa rivolta altrove.
-Scusami tu, non volevo farti ricordare quello che è successo. Voglio capire fino a che punto si è spinto, anche perchè la mamma non capisce che anche se tu lo hai perdonato non dovete stare appiccicati per forza, quello che ha fatto non si può dimenticare nemmeno con tutte le grazie del mondo. Sta organizzando un mega pranzo per Natale con tutta la famiglia!
-Ma manca circa un mese e mezzo  a Natale.-sbottò Remus.
-Lo so, ma lei è fatta così!
-Comunque nessun problema Bill: ho controllato il calendario lunare, non potrò esserci a Natale.
-Oh, mi dispiace Remus …
-Non importa, davvero Bill. Avvertirò io Molly, così non farà fantasie inutili.
-Cavolo, ci rimarrà malissimo.
                                                            *******
 
Il primo novembre Remus, insieme a tutti i professori e gli alunni, era tornato ad Hogwarts, tra l’accoglienza serena e stranamente poco curiosa dei suoi alunni. Immaginò che Piton gli avesse fatto il terzo grado, e ne fu grato. Le lezioni della mattina andarono molto bene e si sentì completamente a suo agio. La scuola era tornata quella di sempre, senza tracce del breve ma terribile soggiorno della sua aguzzina. Ma durante il banchetto non toccò cibo: lo stomaco si era chiuso a causa dell’emozione, ma anche del timore, di rivedere John. Silente gli aveva spiegato di averlo rintracciato presso una foresta del Canada, dove aveva spaventato tutti gli animali che ci vivevano a causa della sua possente mole, e di averlo convinto a trovare il suo posto invece tra i maghi, nei quali c’era uno che lo avrebbe accolto con calore e curiosità, appunto Hagrid. John inoltre era stato particolarmente collaborativo nel rispondere alle domande rivolte da parte di Kingsley e Malocchio, ma le sue conoscenze non erano abbastanza vaste per poter capire se Samantha avesse altri complici o qualche altra sorpresa. Colui che poteva avere conoscenze era Lucius Malfoy, morto per ordine di Samantha. I Lupin e i Tonks avevano rotto tutti i contatti con Narcissa e Draco: Andromeda aveva provato già a perdonare il passato, ma questo per lei era troppo.
Hagrid, seduto accanto a lui, era invece molto affamato.
-Remus non mangi? E’ tutto buonissimo! Pensa che se non ci tornavo qui non e ci mangiavo più non mi sarei più gustato questo banchetto.
-Non ho molta fame, Hagrid. Piuttosto, volevo domandarti di John. Come sta? Che sta facendo?
-John! Simpatico! Ci posso ringraziare solo Silente, grand’uomo, per Merlino, tu sei pure il figlio, mica me lo sarei mai aspettato che Silente poteva apprezzare anche le gonnelle … Che poi Silente …
-Hagrid, scusami, come sta John? –lo interruppe Remus, imbarazzato per i riferimenti alle preferenza di Silente.
-Oh, benone! Siamo già grandi amici, finalmente uno alla mia stessa altezza! Vero, abbiamo allargato la mia baracca, tanto era già distrutta, ma ci stiamo bene, benissimo. Lui è un gigante fortissimo! E come usa la magia? Meglio di tutti i maghi messi insieme.
-Mi fa piacere che tu ne sia contento, al contrario del Preside.
-Si, beh, i suoi compari ci hanno trattati da cani quel giorno, eh, tu non c’eri, ma che diamine, si erano presi Thor, maledetti.
Hagrid battè forte il pugno facendo voltare molti sguardi curiosi.
-Stai calmo, Hagrid. E lo posso vedere? Dov’è? –chiese Remus piano.
-A casa mia, ovvio! Mangia qualcosa ora, altrimenti non potrai reggere il brandy che ti voglio offrire!
 
                                                 *****
-Hey John! –esclamò Hagrid entusiasta mentre abbassava la testa per entrare –Guarda chi ti ho portato!
John stava seduto sul divano, che toccava a terra, probabilmente i due vi si era seduti insieme, sfondandolo, e quando vide Remus entrare restò impassibile.
-Ciao John, come stai? –chiese Remus cortesemente.
-Perché lo hai fatto venire, Hagrid? Ti avevo detto che non volevo avere a che fare con gli altri esseri umani. –lo rimproverò John, evitando di incrociare lo sguardo del mannaro.
-Ma John, io … -Hagrid non se l’aspettava.
-No, no, aspetta John. Ti voglio parlare da tempo, per favore. –lo supplicò Remus.
John restò zitto, mentre Hagrid uscì comprendendo il fatto che forse i due dovevano parlare soli.
-Scusami, Remus, ma non desideravo incontrati.
-No? –Remus si sentì profondamente deluso. Era consapevole del fatto che per il Dolus la sua incolumità era importante, perché serviva per salvargli la vita, ma Remus aveva visto di più. John li aveva salvati tutti da quelli che erano i nuovi maghi Oscuri per ordine di Samantha senza chiedere nulla in cambio.
-John, io ti sono comunque grato, per tutto. Mi hai salvato la vita più di una volta.
-Ti ho anche tenuto prigioniero, non ricordi? Stavo per portarti via.
-Non sei cattivo, John. Non lo sei mai stato nonostante ti fosse ordinato. Mi hai trattato con rispetto e non so come ringraziarti per averci salvati tutti passando dalla nostra parte. Sono felice che tu sia tornato.
-Non avevo nessun posto dove andare e Silente è stato insistente. Non so come mi abbia trovato, ma ho accettato la sua proposta visto che sono rimasto solo.
-Adesso hai noi, John. Perché non volevi vedermi?
-Non capisci? Dopo quello che ti ho fatto … e poi ti ho visto, quando sei diventato lupo, ed è strano, noi non abbiamo mai sofferto con la Luna Piena. Tu invece si, non è molto giusto. –disse il gigante con sguardo triste.
Remus si rilassò ed ebbe conferma di ciò che pensava di quella creatura.
-Non è colpa tua che io sono così, John, ma io e anche Hagrid possiamo capirti, perché siamo diversi da tutti. Le nostre vite, inoltre, sono ancora legate. Tu sei fatto di me.
-La mia è legata alla tua. E’ l’unica cosa che mi ha spinto a salvarti. La tua gamba è malandata per creare quelli come me.
-Guarirà, non devi preoccuparti. –disse Remus, tranquillo.-Come ti trovi, qui?
John riprese calore:
-Hagrid è simpatico, ma fastidiosamente curioso. Mi fa domande strane.
Remus rise:-Non posso biasimarti, ci avrei scommesso tutti i galeoni del mondo.
-Ha un fratello più alto di me, la Foresta Proibita è interessante, sto bene qui. Lo aiuto con le sue Creature, andiamo molto d’accordo!
-E’ quello che volevo, John. Meriti pace.
-Tu la meriti, Remus. La mia padrona te ne ha fatte passare di tutti i colori.
-Grazie John. Comunque ti verrò a trovare spesso. Non vuoi vedere esseri umani, ma io non lo sono.
 
 
 
Le feste sono finite, spero le abbiate passate  bene. Questo dovrebbe essere il penultimo capitolo, spero l’incontro tra John e Remus vi sia piaciuto. Al prossimo, grazie a tutti!

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Capitolo 30
*** Epilogo ***


La cena era stata lasciata intatta nel piatto e, nonostante fosse tutto ormai freddo e molliccio, Tonks insisteva affinché Teddy mangiasse qualcosa:
-Musone che non sei altro! Guarda che non è il momento di fare lo sciopero della fame, sei solo un bambino e dei ancora crescere per Tosca!
-No! –urlò il bambino, i capelli rossi per la rabbia.
-Avanti, Teddy, per favore –lo incitò sua sorella.
-Ho detto di no!
-Ted, non farmi arrabbiare  e non rispondere alla mamma–intervenne deciso suo padre.
Il piccolo, vedendo tutti contro di lui, sentì le lacrime pizzicargli gli occhi, per cui si alzò e corse in camera sua nonostante i richiami dei genitori.
-Non capisco cosa gli sia preso! Tu ne sai qualcosa, signorina? –domandò Tonks a sua figlia.
-No no, proprio no.
-Considerando che passano la maggior parte del tempo a litigare, non credo che la piccola abbia mentito, Dora. –replicò Remus –oltretutto immagino, purtroppo, il motivo per cui Teddy stia così.
-Non sarà forse perché è geloso di James? Da quando è nato tuo figlio ha sempre il musone.
-Harry non gioca più né con Teddy né con Ellie.-disse Diana.
-Beh, Harry deve occuparsi del suo bambino e Teddy lo deve capire. Remus, fila sopra a fargli un bel discorsetto.
-Vado anch’io mamma.
-Tu resta qui, è una cosa tra uomini.
Remus rise e fece l’occhiolino a sua moglie e, con fatica, si trascinò verso la camera da letto dove dormivano i suoi bambini. Teddy singhiozzava sul cuscino e i capelli avevano assunto un colore grigiastro, con un brivido il mago pensò che erano molto simili ai suoi. Erano passati sette anni da quando aveva goduto del piccolo periodo di guarigione dalla luna piena, dopo, tutto era diventato di nuovo insopportabile: le trasformazioni più dolorose, le ferite che si riaprivano, la gamba che non guariva. Si sentiva nuovamente più vecchio, se non fosse per l’energia e la vitalità di Tonks, che con il suo intramontabile ottimismo gli dava la forza per affrontare le difficoltà di ogni mese. Oltretutto, si stancava parecchio anche al lavoro, ma fingeva di star bene pur di non perderlo. John si era accorto della sua sofferenza e Remus lo aveva trovato molto dispiaciuto, in colpa, perché forse avrebbe potuto aiutarlo prima che Samantha finisse di completare l’opera, in modo da salvare quell’arto.  Remus invece aveva cancellato il collegamento tra il Dolus e l’aguzzina ormai morta e sepolta, trovando invece un altro caro amico speciale, come lo erano tutte le Creature che avevano a che fare con Hagrid. John era fatto di lui, era come se fosse un figlio, per cui il licantropo era felice che, al contrario di lui, il Dolus diventava sempre più vitale e allegro, tanto che passava molto tempo con i ragazzini. Ormai anche l’ultimo alunno della classe del 1999 aveva concluso gli studi e non  era rimasto più nessuno ad aver vissuto la terribile vicenda del sequestro di Hogwarts. Certo, Hagrid più di una volta lo aveva fatto ubriacare, ma il tutto si era concluso con una divertente sgridata da parte del preside Piton.
-Teddy, andiamo, basta piangere. –disse Remus dolcemente, accarezzando la testolina del suo bambino.
Il piccolo voltò il viso verso il padre: era davvero tenero, con gli occhi rossi per il pianto.
-Harry non mi pensa più! –confessò il piccolo, gettandosi in un abbraccio e continuando a singhiozzare.
- Ma no! Cosa dici, Teddy? Harry è solo molto impegnato, lavora tanto, James è molto piccolo e deve aiutare Ginny. Non si è dimenticato di te! Dai piccolo, non essere triste. Harry è un uomo molto coraggioso. Ti ho già raccontato tutte le cose belle che ha fatto?
-Si! Il mio padrino è un eroe! –disse Teddy alzando le braccia.
-Esatto. Essere eroi comporta fare delle scelte coraggiose, avere delle priorità, essere istintivi –sospirò –se mi prometti che smetterai di piangere, ti racconterò un’altra storia. Ma l’eroe questa volta non è Harry.
-No? E chi sarebbe?
-La tua mamma, Teddy.
-Mamma?
-Si, piccolo, la tua mamma che ha salvato il tuo papà dalla strega cattiva.
-Oh … si papà, la voglio sentire. Prometto che farò il bravo.
-D’accordo, d’accordo …
                                                                    ****
Severus Piton non tornava quasi mai a casa sua. Mai. Ma in quella serata aveva deciso di metterci pure un po’ di ordine, stare ad Hogwarts con gli elfi domestici a compiere tutte le faccende era comodo, ma voleva mantenere il suo alloggio di Spinners End in uno stato che si potesse definire “almeno decente”. Ma, probabilmente, aveva scelto la serata sbagliata. Qualcuno aveva cominciato a suonare il suo campanello. Piton pensò di ignorarlo, ma le sue orecchie non erano così pazienti, per cui, dopo l’ennesimo squillo, si precipitò con rabbia verso la porta. Dannati Babbani scocciatori!
Fu molto stupito di ritrovarsi davanti quella figura molto piccola. Una bambina con i capelli rossi e un lunghissimo ciuffo corvino. Questo a conferma che aveva fatto male, molto male, a tornare a casa sua.
-Cosa ci fai qui?
-Zio Severus … io … ho freddo.
-Tua madre sa che sei qui?
La bambina scosse la testa e sembrava prossima al pianto. Severus le fece segno di entrare e la piccola  si accomodò su una delle sedie, con le gambe dondolanti. Piton non perse tempo e avvisò Lily, lasciando Eillen a bocca aperta mentre guardava la splendida cerva d’argento andare via.
-Come quello della mamma! –esclamò sorridente.
-Ti sta venendo a prendere. Allora: come ci sei arrivata qui? E perché? Non mentirmi ragazzina, scappare di casa per venire da me non è stata una buona idea.
Eillen non sembrò offesa dal tono duro con cui il suo padrino aveva pronunciato quelle parole, a tal punto che scoppiò a ridere.
-Mi-prendi-in-giro?
-Come sei strano quando parli!
Piton voltò la faccia alla mocciosa: era tutto inutile, più cercava di essere sgradevole con lei, più la piccola lo prendeva in simpatia. Ovviamente la vera identità della bambina non era a portata di tutti, per cui molti non riuscivano a capire perché James e Lily Potter avessero scelto Severus Piton come padrino per la bambina. L’odio con Potter era di dominio pubblico, ma lo era anche il fatto che Severus era stato fondamentale per la sconfitta di Lord Voldemort, unica possibile giustificazione al gesto dei coniugi.
-Ero in camera, un po’ triste, perché tutti pensano al piccolo James. Mi sono affacciata alla finestra per vedere le stelle e ho pensato ad un posto dove non potevo più essere triste, ma solo pensato,  e mi sono ritrovata davanti alla tua porta, zio!
-Stai dicendo la verità?
-Lo giuro! –la piccola poggiò le mani sul suo petto.
Ammirevole. Pensò lui. Una ragazzina di soli sei anni capace di Smaterializzarsi senza riportare alcun danno! Solo bambini particolarmente dotati erano stati in grado di farlo, non era semplice come far comparire un fiore, trasportare un vaso o far scomparire un vetro: era portare il proprio corpo da un capo all’altro del mondo! Lui conosceva solo un bambino che avesse mai compiuto tale impresa, e per il quale Eillen Piton aveva quasi avuto un infarto.
-Sono venuta qui perché voglio vedere le tue pozioni, zio.
-A quest’ora?
-Ma tu lavori la notte!
-Non è affar tuo quando io gradisca lavorare, signorina!
-Ma io voglio imparare, voglio essere brava come te! Mamma dice che sei il migliore con le pozioni.
-Le imparerai quando andrai ad Hogwarts.
-Ma tu non insegni, sei solo il Preside! Io voglio imparare da te. Posso? Sei il mio padrino e non stai mai con me.
-Non metterai mai le mani sulle mie pozioni, ragazzina.-Piton decise di non farsi intimorire da quell’affetto ingiustificato che aveva la bambina nei suoi confronti.
-Allora starò buona buona a guardarti. Me lo permetterai? E, zio Sev?
Severus lo aveva sempre saputo: quella bambina gli avrebbe dato del filo da torcere. Non sapeva se fosse stata Lily a condizionare la bambina in quel modo, oppure se Eileen in fondo sentiva che Severus aveva qualche legame di sangue con lui. Certo, lui era suo padre. Non riuscì nemmeno ad evitare di sentirsi orgoglioso nel sapere che la sua unica figlia sarebbe stata una strega con i fiocchi, amante delle pozioni. Somigliava a lui più di quanto avesse mai potuto immaginare. Mancava un’ultima soddisfazione: vederla seduta tra i banchi dei Serpeverde.
-D’accordo, ogni tanto potrò farti vedere.
-Oh, grazie. –gli occhi di Eillen si illuminarono, ma lui fu contento che lei non si alzò ad abbracciarlo: certe sdolcinatezze non erano per lui.
                                                                                       *****
Remus rimboccò le coperte a Teddy, che aveva smesso di piangere e si era addormentato, soddisfatto. Il suo bambino stava crescendo, e la sua principessina anche; non poteva non essere preoccupato ogni volta che c’era la Luna Piena: la pozione Anti-Lupo lo rendeva vigile e cosciente, ma dopo aver vissuto tutti gli effetti dannosi possibili causabili da parte di una pozione, aveva sempre il timore che qualcosa potesse andare storto e potesse far del male alle sue creature. Non se lo sarebbe perdonato. Mai.
Nel piccolo salotto, sul divano, dormivano anche le sue donne, per cui, con estrema delicatezza, prese con un solo braccio la bambina e pregò Godric che rimasse così leggera per almeno un po’ di tempo. Fu dopo aver messo a letto anche Diana che poté accovacciarsi vicino a sua moglie.
-Remus … -Tonks si stropicciò gli occhi –ma Diana? Era qui!
-L’ho messa a letto. Dormiva, come te del resto.
-Ma se ti avevo detto che non devi affaticarti! L’hai presa in braccio, scommetto?
-Non posso? –chiese Remus irritato.
-Non dico questo,  però amore puoi usare la magia.
-Non è la stessa cosa. Per fortuna non sono deperito a tal punto da non poter più prendere in braccio i miei figli! Ho solo una dannata gamba malandata, tutto qui. Il resto funziona tutto!
Tonks lo guardò maliziosa: -Lo so, Remus, lo so eccome. E per la cronaca: no, non sei da buttare.
Lui le si avvicinò raccogliendola in una grande abbraccio e iniziando a baciarle il collo.
-Aspetta, aspetta! Prima che replichiamo la puntata dell’altra sera, voglio sapere se hai calmato la piccola peste e se dobbiamo ancora preoccuparci della sua gelosia.
-Oh, è tutto sistemato, Dora. Il suo papà gli ha raccontato una storia così bella che dubito penserà ad Harry come unico, grande, paladino della giustizia, d’ora in poi.
-Ah si? Cosa gli hai raccontato?
-La storia della sua mamma che ha salvato il suo papà.
-Come? Cioè, intendi … oh. Glielo hai raccontato? Cosa gli hai detto?
La strega cattiva aveva rapito il  papà, tutti lo davano per disperso, ma la mamma  non si diede per vinta e cominciò a cercarlo. Sembrava impossibile trovarlo, la strega lo aveva nascosto lontano e nessuna magia riusciva ad aiutarli. Fino a quando, la  strega cattiva usò una magia sul papà, una magia che lo fece addormentare, e il papà fece un sogno bellissimo, perché sognò la mamma! Non si vedevano da tantissimo e i due rimasero per lungo tempo abbracciati, poi parlarono, e la mamma scoprì dove la strega cattiva stava portando il papà.
Per la mamma non fu semplice convincere Harry e i suoi amici ad andare laggiù, ma decisero di ascoltarla e, mentre il papà era rinchiuso circondato da lastre di vetro coperte dalla neve, la mamma corse ad aiutarlo. La strega cattiva aveva evocato una tempesta e mosso gli alberi che stavano lottando contro i maghi. Ma la mamma fu forte: catturò la strega cattiva che a quel punto fu costretta a spezzare l’incantesimo, e il papà venne liberato.
La strega venne imprigionata, ma non si diede per vinta: aveva creato un esercito di maghi oscuri, pronti a distruggere tutto e tutti. Riuscì a catturare di nuovo il papà, ma nemmeno questa volta la mamma si arrese e riuscì a salvarlo.
-Cavolo, Remus, raccontato così sembra tutto … molto figo!
- Anche Teddy lo ha pensato. Per cui, il suo eroe sei tu, adesso! Come lo sei per me, visto che mi hai salvato.
-Fosse stato davvero stato tutto così semplice …
-Già Dora. –disse Remus cupo, volgendo lo sguardo verso la gamba mai più guarita. –Mi ami ancora, Dora?
-Come?
-Mi ami anche se sono così … ecco, sciupato? – le domandò senza guardarla negli occhi.
-Primo: quando ti ho conosciuto e mi sono innamorata di te eri così, se non peggio. Secondo: sciupato? Mi fai vedere quanto sei sciupato? –gli disse circondandogli la faccia con l’indice.
-Ah, torniamo a dove eravamo rimasti …
-Ovvio! –Tonks si sfilò la maglietta come se ci fossero 50 gradi.
-L’hai voluta ascoltare tu la quasi- favola.
-Si. Dunque è giunto il momento di un lieto fine.
-Lo sarà sempre.
 
 
Eccomi giunta alla conclusione! Ne avevo in mente un’altra, ma spero di non avervi deluso. Dunque, riassumendo:
-John è ad Hogwarts e si è piazzato moolto bene! Buon per lui.
-Remus non sta molto bene fisicamente, è stato segnato per sempre e, come temeva John, la gamba non è più guarita.
-Sono passati 7 anni e Harry si è sposato e ha avuto il suo bambino, che ha una zia molto giovane (Eillen, no).
-Piton non è certo il padrino ideale, ma Eillen lo vuole bene lo stesso e, le somiglia molto, moltissimo ;)
-Ovviamente non tutti sanno chi sia il vero papà di Eillen!
Grazie a tutti coloro che pazientemente hanno seguito e anche recensito questa storia! In modo particolare a fri rapace, perché non ha perso un capitolo e mi ha sempre lasciato una bella recensione, grazie davvero! Il mio grazie va a tutti gli altri, davvero!
Il finale ammetto che non doveva essere questo, l’ho cambiato più volte e spero non vi abbia delusi!
Forse forse userò il filo logico di questa storia per un’altra, ma è un progetto di un futuro prossimo prossimo!
Direi che, beh, è tutto, davvero. Grazie di cuore!
 
 
 

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