Snake

di Tennant_is_a_puppy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Jim ***
Capitolo 3: *** Innsbruck ***
Capitolo 4: *** Zoo ***
Capitolo 5: *** Macchie di caffè ***
Capitolo 6: *** Becca... ***
Capitolo 7: *** IL fiume ***
Capitolo 8: *** ? ***
Capitolo 9: *** Rimorsi ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
 
-Becca potrebbe tornare da un momento all’altro-
mi liberai della sua presa, alquanto ferrea e feci qualche passo indietro, finchè non urtai il piano cucina
-Allora andiamo via- disse lui avvicinandosi e arraffandomi di nuovo
-No...no...Jim! Smettila! Smettila immediatamente-
lui si bloccò sul posto  e mi osservò, serio e deluso.
Pensai che fosse bellissimo, ma scostai dalla mente quei pensieri.
Non era davvero il caso.
-Io ti amo- disse
inglutii. Anch’io, ma non potevo.
-Jim...-
-Sono tornata a casa!- ci interruppe la voce allegra di Becca che veniva dall’ingresso.
Gli lanciai un’occhiata e lui si voltò verso il corridoio
-Era ora! Marty ti stava aspettando da un po’!- disse con il solito sorriso. 
Mi avvicinai e la abbracciai piena di senso di colpa.
-Come va?-
-Bene, grazie! Vieni, ti offrò un caffè...


Tutto era cominciato due anni fa. 
Io e Becca eravamo migliori amiche dalle medie, anche abitando lontano la nostra amicizia non si era mai dissoluta.
Eravamo molto diverse. Becca aveva i capelli biondo cenere e grandi occhi verdi.
Aveva lineamenti acidi, il naso aquilino ed era cieca come una talpa, così portava degli occhiali spessi come fondi di bottiglia che la facevano sembrare un gufo.
Dalla prima media, io mi ero decisamente evoluta.
Il mio corpo di mese in mese subiva pesanti trasformazioni. 
Prima il viso, poi le anche, il seno.
A metà liceo ero diventata un cigno dall’anatroccolo che ero.
Becca no. Niente seno, niente fianchi. Niente trucco, niente gonne.
Quello era sempre stato il punto debole della nostra amicizia. Non sopportavo come guardava i miei reggipetto né come osservava le mie minigonne.
E lei, diceva, non sopportava il mio mascara e il mio ancheggiare.
Eppure ci volevamo troppo bene per rovinare tutto così.
Imparammo a sopportarci.
Dopo i diciotto anni io cominciai a presentarle tutte le mie “conquiste”.
Il primo fu Austin, uno biondo. Fu odio a prima vista tra i due e quando ci lasciammo ci mancò poco che festegiasse.
Poi le portai Mattia, e anche lì fu simile.
Il terzo, uno degli amori più importanti della mia vita, fu Dave. Dave morì, altrimenti non lo avrei mai lasciato. Becca lo trovò carino, ma perdemmo i contatti per un po’, fino alla sua morte. 
Dopo Dave rimasi sola, e, a fatica, riallacciai con la mia amica.
Avevo bisogno di calore umano, e comunque lei non avrebbe mai fatto del male a me. 
In tutte le mie tiritere, Becca era rimasta single tutto il tempo.
Aveva progettato di trasferirsi in una cittadina di mare con tre cani e andare a fare il bagno al tramonto con loro.
Io, che il bagno al tramonto lo avevo fatto con Dave nudi, evitai di dirle che era una cosa stupida. Pensai sarebbe rimasta zitella per il resto dei suoi giorni.
Poi, un giorno, mi portò Jim.

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Capitolo 2
*** Jim ***


Jim


 
Il fatto che Becca avesse trovato qualcuno era inverosimile ma mi rendeva molto felice.
Mi aveva avvertito per telefono
-Ti devo presentare un uomo.....è fantastico.-
-Ma è stupendo, Becca!-
-Lo so! Per una volta sarò io a portarti qualcuno-
-Non vedo l’ora...come si chiama?-
-Sorpresa-
-Almeno descrivimelo!-
-Oh, Marty! Sei proprio tu, non cambi mai! In fondo, lo vedrai tra appena mezz’ora-
Aveva ragione, ma ero comunque curiosissima.
 
Arrivai al luogo dell’appuntamento un po’ inqueta, ma quando la vidi avvicinarsi mi calmai.
Sembrava un’altra persona! Indossava un jeans insolitamente aderente, una maglioncino di un verde insolitamente acceso, aveva un fiocco di pizzo rosa nei capelli e addirittura dell’ombretto grigio
-Ciao!- dissi abbracciandola –Sei bellissima-
-Mai quanto te...- fece lei lasciandomi –Lui..-fece poi con un sorriso orgoglioso –È Jim-
Jim era un uomo altissimo (credo sfiorasse abbondantemente il metro e novanta).
Mi strinse la mano con un gran sorriso bianco, e mi colpirono i grandi occhi castani
-Piacere...?-
-Marty-
-Piacere Marty- continuò a stringermi la mano per un secondo e mi fissò negli occhi
-Marty è una gran bella ragazza, non è vero Jim?- esordì Becca.
“Oddio, quanto sei inopportuna,, pensai di colpo.
-Sì..sì..- fece lui annuendo cortese “Becca ti uccido,,
ringraziai e ci andammo a sedere. Sia io che Jim non parlammo, l’unica che lo fece, fu, tutta eccitata, Becca. 
Mi domandai se le volte che le avevo presentato i miei ragazzi avevo fatto anch’io così..
Speriamo di no.
A fine appuntamento Jim mi ristrinse educatamente la mano con il solito sorriso stile riflettore e se ne andarono.

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Capitolo 3
*** Innsbruck ***


Innsbruck
 
 
Quella stessa estate ricevei una chiamata da Becca
-Ciao, piccola Marty!- esordì
-Ehi ...- feci
-Ho una proposta a cui non puoi dire di no-
-Sarebbe?-
-Questo Luglio, io te e Jim a Innsbruck-
-Innsbruck?- domandai un po’ spaventata –Con quali soldi?- soggiunsi
Non ero molto ricca
-Non essere sciocca, sei ospite di Jim. Ha una casa lì-
-Lì? Bè, ma per una settimana..-
-Faremo cinquanta e cinquanta per tutte le spese. E comunque, so che problemi hai. Vogliamo tu sia nostra ospite-
alla fine, accettai.
Il 3 Luglio mi vennero a prendere. Uscii di casa, addosso avevo uno short di jeans e una maglia rosa fragola, con sopra disegnata una scimmietta.
Non so perché, ma lo ricordo molto bene.
Esattamente come Becca arrivò con indosso uno short nero che le scopriva le gambe scheletriche e una maglia giallo chiaro con la bandiera britannica.
Aveva i capelli legati dietro la testa e sembrava un gufo.
Più del solito.
Jim venne a prendermi i bagagli
-Ciao!- mi salutò allegro
-Ehi- feci abbozzando un sorriso. Mi prese i bagagli che a me pesavano e li buttò nel bagagliaio come fossero piume.
-Vieni, accomodati..- disse aprendomi lo sportello
Mi sedetti dietro
Jim e Becca cominciarono a parlare e io ascoltavo in silenzio
-Sei silenziosa. Perdonami, non mi hai ancora detto che lavoro fai- mi disse all’improvviso lui con un sorriso
-Costumista-
-Teatro?-
-Cinema-
-Wow!- esclamò lui sorridendo –Allora sei brava-
-Faccio quello che posso-
-Sembra divertente-
-Lo è! E’ un lavoro creativo-
-Io sono esperto di creatività-
-Sì?-
-Faccio il disegnatore-
-Di cosa?-
-Quello che mi chiedono di fare. Vignette per il giornale. Schizzi per i libri. Fumetti porno-
fece un’espressione un po’ ambigua e scoppiai a ridere
Becca anche, e all’improvviso mi sembrò un po’ stupida.
Smisi di ridere. 
-Ti prego dimmi che stai scherzando-
 
Arrivammo a Innsbruck in treno.
Jim aveva una casa a dir poco abnorme. Non mi stupivo mi avessero invitato, c’era abbastanza spazio per ospitarci un armata.
In due era veramente troppo. 
Becca e Jim avevano la loro camera da letto al piano di sotto e io di sopra.
“Che buffo” pensai “Becca che fa sesso con qualcuno. Ancora non ce la vedo,,
Più avanti avrei scoperto....
Quella sera il frigo non era ancora acceso, così magiammo una pizza a portar via e poi facemmo un giro per la città.
Piccola ma accogliente, Innsbruck, nel sud dell’Austria, era un incanto.
In quel periodo dell’anno le temperature erano accettabili, anche se 
-Bisogna stare attenti alle brezze pomeridiane-come disse Jim
-Un soffio e ci perdi le tonsille- soggiunse
-Non essere sciocco-disse Becca ridendo –Non sono così fredde-
-Sì invece! Lo sai perché qui va tanto la birra gelata?-
-Perché?-
-Così arrivano tutti con la gola già ghiacciata...la fanno bere anche ai bambini...tutti i bambini austriaci sono sempre avvinazzati-
-Non è vero!-
-Sì...una volta mi sono avvicinato a un bebè e mi ha detto “Ehi, amico, fammi un goccio” e poi si è acceso un sigaro!-
stavolta non mi trattenni e anch’io scoppiai in una sonora risata
Becca non aveva scelto male.

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Capitolo 4
*** Zoo ***


La mattina dopo Becca andò a fare spese.
Lasciò un post-it giallo sul tavolo della cucina
Torno per pranzo, divertitevi senza di me. Becca.
Mi sembrò un biglietto inopportuno, ma lasciai stare.
-Buongiorno- esordì Jim, già vestito di tutto punto
-‘Giorno- borbottai
Ero ancora in pigiama, avevo dormito come un sasso ed ero stanca
-Hai bisogno di un caffè?-mi domandò, prendendo una caffettiera
-Lascia, faccio io-
-No, siediti, sembri uno zombie di Resident Evil-
ridacchiai sbattendomi con rimbalzo su una seggiola.
Mi posò davanti un tazzone fumante
-Attenta, è bollente- mi avvertì
-Così non arriverò con la gola già ghiacciata-
-Allora ti dovrò asportare le tonsille con le chiavi di casa- fece serio
buttai tutto giù d’un colpo e mi andai a vestire.
-Ti va di andare allo zoo?- chiese improvvisamente lui
-Il che?-
-Lo zoo-
sospirai. Avevo una voglia matta di andare allo zoo. Amavo gli zoo, così come in generale gli animali.
Ma come l’avrebbe presa Becca?
Io e Jim soli allo zoo?
-Becca....le dispiacerebbe se ci andassimo senza di lei-
-Oh, ce l’ho già portata. E poi potremmo tornarci...lo zoo di Innsbruck è un posto che merita di essere rivisto. Altrimenti stamane ci annoieremo-
ci pensai. Eppure, Becca era così bonaria, si era sempre mostrata benevola verso un’amicizia tra me e lui
-Va bene- feci con un sorriso
-Fantastico-
 
Arrivammo dopo una lunga camminata ad una stazione sotterranea-
-È come l’aereoporto-
-Già, ma più austriaco- fece lui. Comprò un biglietto e fui stupita vedendo arrivare un trenino in retromarcia. Due lunghe piastre che lo cingevano ai lati fino a metà sportello andarono giù e le porte si aprirono lasciandoci entrare
-Carino- esordii sedendomi
-Lo è- disse lui, e si accomodò accanto a me.
-Allora...così lavori per il cinema?-
-Già-
-Hai mai conosciuto qualche attore importante?-
-Non sempre...non proprio...una volta ho conosciuto Kylie Minogue-
-Ma non è una cantante?-
-Aveva bisogno di costumi per il video di Timebomb-
-L’ho visto-
-Che ne pensi dei suoi vestiti?-
lui sorrise, dapprima un sorriso fiacco e poi molto più marcato.
E che sorriso.
-Hai fatto un buon lavoro-
-E tu? Disegnatore? Come? Per caso?-
-Diciamo, passavo davanti al bando del corso e ho detto “perché no?”. Poi è uscito fuori che la mia vocazione era proprio quello. Ho una mente più incasinata dei cassetti di casa mia, un caos apocalittico. E disegnare mi aiuta a mettere ordine-
lo osservai in silenzio abbastanza a lungo dal rendermi conto che il trenino stava andando in salita dietro di noi. Come se lo stessero tirando da dietro con una gru.
-Oh Mio Dio!!-
-No! Calma, calma! È normale, tutto sotto controllo-
risi e mi guardai attorno. Dopo lo spavento iniziale, lo trovai divertente.
-Cosa c’è?-
-È simpatico- feci sorridendo
-Lo so, ti ci ho portato apposta- scostò lo sguardo e rimasi da sola a fissarlo chiedendomi se non fosse stato un po’ esagerato nel dire una cosa simile...
Arrivammo a una piccola stazione sovralzata e scendemmo in un ascensore che ci proiettò dritti nel giardino dello zoo.
Grandi alberi e felci si innalzavano attorno a noi. C’era un fiumiciattolo attraversato da un ponte di cemento.
Biglietti ed entrammo nel vero proprio zoo. La prima gabbia era uno stagno con dentro tre lontre grasse col pelo castano-grigio, che nuotavano dappertutto sopra e sotto i tronchi
-Avevo una lontra, quando avevo dieci anni- mi raccontò lui
-Davvero?-
-Dalle mie parti attraversavano la strada quando ci passavi per andarsi a tuffare nel laghetto. Tutti i ragazzini gli davano da mangiare-
-Dove vivevi?-
-Newmarket, Canada-
il Canada mi fece pensare alla cartina che c’era appesa nella mia classe delle medie.
Mi ispirava simpatia, così individuale davanti agli USA.
-Che bella- feci involontariamente
-Un po’ uggiosa, non c’è che dire. Ma sì, nel complesso non è malaccio-
ridacchiai. Perfino quando era serio aveva qualcosa di simpatico, non buffo, più che buffo allegro, divertente...
-Vogliamo vedere l’acquario?-
lo seguii e rimasi incantata di fronte alla gabbia dei serpenti.
I lunghi corpi sinuosi si arrotolavano intorno ai rami con lentezza e mi ipnotizzarono
-Ti piacciono?-
-Moltissimo- sussurrai
-Pitone reticolato...- continuai a guardarlo senza battere ciglio...da sempre era così con i serpenti per me...quando ero piccola avevo afferrato una biscia per il collo e l’avevo baciata sul muso. Becca mi prendeva sempre in giro per questo mio amore per le serpi...
-Sono così...sinuosi-
-Lo so...sembrano creati apposta per affascinarti-
sorrisi, chiedendomi se per caso quell’uomo non leggesse nel mio pensiero.
Andammo avanti, incontrando solo sorprese, e avendo al mio fianco una guida fedele, non mi persi nulla. 
Un reparto aveva una sfilza di tartarughe dall’aria prestorica. Sembravano dinosauri.
-Sai a cosa assomiglia quella?- mi chiese all’improvviso lui
-A chi?-
-Mia zia-
scoppiai a ridere senza fermarmi.
-Povera tua zia-
-Cos’ha quella tartaruga che non va?-
la osservai..tutta spinosa e rugosa...certo non era carino paragonarci qualcuno
-Jim...stai parlando di un rettile!-
-È un rettile simpaticissimo, secondo i miei gusti-
mi coprii gli occhi con una mano ridendo come una pazza
Notai la tartaruga dietro smuoversi
-Ecco, quello è suo marito. Credo stia venendo a picchiarti!-
lui fece una faccia spaventata
-Allora allontaniamoci-disse spingendomi via
-Mai provarci con le donne sposate-
aggiunsi ridendo, e avrei continuato a canzonarlo ma mi ritrovai davanti uno spettacolo meraviglioso. 
Davanti a me c’era un acquario in tre dimensioni grosso come uno schermo del cinema, profondo almeno dieci metri. Come una stanza di vetro, il cui interno aveva il pavimento di sassi lisci e dappertutto nuotavano pesci. Pesci enormi grossi anche come persone, argentati o rossi che nuotavano in ogni direzione.
Piccoli banchi di sardine sfrecciavano tra i rami decorativi, enormi carpe nere galleggiavano quasi immobili.
-Oh Cristo santo...-
feci un passo indietro avendo l’impressione che quel muro d’acqua mi stesse per cadere in testa
-Non annegheremo, se lo guardiamo da qui- rise lui
-È una forza-dissi posando una mano sul vetro.
-Se no perché amerei tanto questo posto?-
continuai a fissare quell’acquario emozionata. Era una delle cose più belle che avessi mai visto
-Ma i pesci ci nuotano dalla mattina alla sera?-
chiesi all’improvviso. Domanda stupida, eppure non riuscivo a trovare risposta.
-Eccerto- affermò lui –Vedi quei pescetti piccoli? Quelli che nuotano veloce? Bene, quelli sono nuovi arrivati, sono agitatissimi, emozionati fanno gli sbruffoni,ma dopo un po’ si deprimono e ingrassano. E diventano quei pescioni là obesi e non hanno la forza di nuotare. I pesci pantofolai dell’acquario..sì, è così che si chiamano...-
rimasi in silenzio per dieci secondi
-Un semplice...-scandii- “Non-lo-so”...sarebbe bastato-
lui mi guardò e fece una sorta di pernacchia.
Scostò lo sguardo e mi resi conto che stava cercando di non morire dalle risate.
Cominciai a sghignazzare senza fermarmi.
-I pesci pantofolai....mi mancavano...ora posso morire dicendo di aver sentito tutto-
stavo per svenire dalle risate.
Mi ricomposi anche se lui si stava divertento ugualmente, e lo guardai.
E mi resi conto che era un sacco che non ridevo così in compagnia di un uomo.
Per la precisione, dalla dipartita di Dave.

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Capitolo 5
*** Macchie di caffè ***


Quel pomeriggio Becca volle farsi portare da qualche parte da Jim e mi inventai un mal di testa per farli stare soli.
Già mi sentivo abbastanza in colpa per aver passato tutta la mattina sola con lui.
Quella sera decisi di testare il balcone. Era una terrazza sconfinata e vedevo tutta Innsbruck lluminata dal crepuscolo.
Sembrava un quadro, eppure era reale
-Sei nel nostro mondo o devo chiamare un’ambulanza?-
mi voltai saltando
-Cristoddio Jim!-
lui rise
-Quando siete rientrati?- soggiunsi
-Non senti Becca starnazzare per casa?-
aguzzai le orecchie e la sentii urlare dalla gioia
-Sta partecipando ad un’orgia?-chiesi automaticamente –Spero di no- fece lui serio
-Ci sono solo due posti che la potrebbero far urlare così- dissi
-Quali?-
-Casa di sua nonna e Swarosky. Sua nonna abita ad Anzio, quindi deduco che..-
-La più grande gioielleria Swarosky d’Europa-
-Oh....-
silenzio
-Odio i gioielli..- disse lui all’improvviso
-Anche io..tranne gli orecchini-
-Bè, sì, quelli li sopporto. Sono i bracciali e le collane che..-fece una smorfia di disgusto –Sono fastidiose-
annuii
-Sembra che sporchino la persona-
-Brava-
-Becca si riempe di collane-
-Purtroppo...-
silenzio
-Vuoi un caffè?- mi chiese di nuovo
-Non sarebbe male, grazie.
Tornò dopo un po’ colla solita tazza gigante.
-Grazie-
- Che hai capito, è mia...- disse stringendola al petto. Me la diede subito dopo.
-Tieni e bevi, che sei sciupata-
-Sì nonno.- bevvi anche se era bollente
-Posso chiederti una cosa?- dissi allontanando la tazza dal naso
-Sì-
- Come l’hai conosciuta Becca?-
lui sorrise
- Neanche me lo ricordo..amici di amici...lo sai cosa pensavo i primi tempi di lei?-
non attese
-Questa tizia è più incollosa di carta moschina-
era vero, Becca era appiccicosa
-Però?-
-Nulla. Tu sei la sua migliore amica, dovresti sapere com’è in realtà! È una ragazza carina-
non mi sembrò entusiasta dell’argomento, perciò decisi di lasciar stare.
Che ci fosse qualcosa che non sapevo?
In fondo Becca mi aveva detto poco e nulla della loro relazione. In quel momento le mie dita incontrarono la porcellana bollente della tazza.
Feci un balzo e il caffè mi si rovesciò sulla felpa bianca.
-Ahi....- la tazza si ruppe in mille pezzi e alcuni cocci caddero di sotto attraverso la ringhiera.
Mi sembrò che il mio stomaco stesse andando a fuoco. Mi ero ustionata?
-Che male..-feci, posando la mano dove normalemente si avvertono i dolori mestruali, dove invece adesso invece c’era caduta la bevanda caldissima
-Va tutto bene?- chiese Jim preoccupato subito.
Alzai la maglietta per vedere in che stato fosse la mia povera pelle...
Oltre al fatto che ero bagnata di caffè dappertutto, la pelle in cui l’aveva colpita il liquido si era arrossata fino a diventare quasi viola..
-Ti sei ustionata-
-Con del caffè?-
-Guarda che il caffè può ferire esattamente come dell’acqua per cuocere la pasta. Non bolle forse? Ti è andata bene...serve ghiaccio.
La mattina dopo trovai sulla sedia la mia felpa bianca ripiegata sulla sedia.
La presi tra le mani e vidi che c’era anche un grosso alone di caffè.
Dalla manica scivolò un post-it
Due ore ci ho provato, ma la macchia rimane. Il caffè è peggio degli highlander, non lo togli da lì...mi dispiace. Comunque non te l’ho voluta buttare,decidi tu.
Ps, a me piace, così è più artistica.
Jim

Scoppiai a ridere e la rimisi nell’armadio. Una felpa che mi veniva ripresentata con un biglietto simile meritava un’ultima chanc

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Capitolo 6
*** Becca... ***


Quella mattina decisi di andare con Becca un po’ in giro. Arrivammo al centro della città, dove c’era il Tetto d’Oro. La facciata del palazzo non si poteva guardare, visto che il sole faceva riflesso sulle tegole d’oro (erano esattamente 683 ed erano state attaccate tutte a mano).
-Questo posto è stupendo-dissi senza neppure pensarci
-Vero-fece allegra Becca –Non mi stupisco che Jim ci ha voluto comprare casa- aggiunse
-Allora...non mi hai mai raccontato nulla. Non davvero- dissi.
-Su cosa?-
-Jim- lei si strinse nelle spalle e rimase zitta
-Becca, io ti ho sempre raccontato tutto su me e Dave! Tutto-
-Lo so, ma...- lei mi guardò con un muso triste che mi diede sui nervi –Non mi va-
-Sembra tu abbia due anni- grugnii
-Ma è così indispensabile per la tua vita sapere tutto su me e lui?-
ci pensai
-Ok- feci –Qualsiasi sia il problema, se non vuoi dirmelo non lo dire-
lei annuì
-Grazie-
-Figurati- dopo qualche minuto aggiunsi:-Io torno a casa-
-Per me va bene-
-Ci vediamo lì?-
-Non so...forse pranzo sola-
-Ma...-
-Digli che ho solo bisogno di pensare un po’. A oggi pomeriggio-
-A oggi pomeriggio-
Tornai a casa un po’ delusa..non pensavo di offenderla così tanto.
-Ciao!- disse Jim dandomi una pacca sulla schiena
-Ciao- borbottai
-Becca?-
-Non...vuole stare un po’ da sola-
-Va tutto bene?- mi domandò mettendomisi di fronte. Alzai lo sguardo
-Sì. Lei..-
-Non lei. Tu, stai bene?- aggrottai leggermente la fronte
-Credo di sì- mi strinse con le mani le braccia
-Becca non sta...non sta passando un bel momento. La devi scusare-
annuii debolmente
Sembrò contrariato
-Oh! Ma poi tu cosa centri poverina? Mica è colpa tua! Ti ha trattato male?-
Improvvisamente mi sembrò un po’ troppo protettivo nei miei confronti e troppo poco interessato a Becca.
-Lei...no...non è che abbia detto o fatto qualcosa in particolare, ma....-
-Capito- disse lui. Notai che mi stava ancora tenendo le braccia...abbassai lo sguardo sulle sue mani per richiamarlo e mi apparve indeciso sul da farsi.
Ma non sono una che si sta a fare troppi dilemmi.
-Vado a farmi una doccia- affermai e mi seppellii in bagno.

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Capitolo 7
*** IL fiume ***


Becca sembrò triste tutto il pomeriggio. Quella sera provai a parlarle ma mi disse che non era per lo screzio avuto quella mattina.
-Un giorno te lo dico, Marty, ma adesso ho solo bisogno di pensarci-
annuii e cominciai a starmene da sola.
Il giorno dopo Becca disse di stare male, così pensai che avrei passato il pomeriggio annoiandomi
-Vogliamo andare al fiume?-domandò Jim
-Fiume?-
-Non sarebbe una città rispettabile senza un fiume. E comunque, non si chiamrebbe Innsbruck, dato che il fiume si chiama Inn-
mi guardai attorno come cercando qualcosa. Alla fine acconsentii.
Era un po’ nuvoloso.
Scendemmo vicino alle rive del fiume. L’acqua verdina scorreva veloce. Ai lati cresceva qualche fiore. Ne raccolsi uno e cominciai a massacrarlo.
Non molto carino da parte di una fanciulla, ma mi capitava di avere sfoghi improvvisi.
-Comunque, il problema tra me e Becca...-disse all’improvviso Jim.
Mi voltai a guardarlo buttando in terra i resti del fiore.
-E’ complicato. Se hai voglia di saperlo-
-Becca..-
-Non lo dico da parte di lei. Lo voglio dire io a te da amico ad amica, okay? Lei non c’entra nulla. Sono libero di parlarne con chi voglio, o no?-
io annuii. Non sapevo cosa dire
-Se hai tanta voglia di dirmelo, io non mi dispiaccio- feci
rimase in silenzio e pensai che aveva cambiato idea.
-È che è come vivere con la tua migliore amica lesbica!- esclamò
“Oh Cristo, che vuole dire?,,
-In che senso?-
-Nel senso che è voluta andare a convivere, sì, vuole fare le cose insieme, ma poi...-
si interruppe
-Poi?-
-Rimane tra noi la cosa?-
-Giuro- feci baciando le dita a crocie
-Non si fa toccare- per un attimo pensai malissimo ma riflettei meglio sull’affermazione
-Non si fa toccare solo sul piano....oppure in generale?-
-Non si fa toccare e basta-
-Bè, almeno l’avrai baciata-
-See!-
-Non dico con la lingua..-anche se la cosa mi scioccava..cioè, alla loro età-A stampo...?-
-No-
risi
-Ma...non ha senso...continuo a non capire....-
lui si voltò bruscamente a guardarmi e mi fermai anch’io.
Allungò una mano e mi accarezzò la guancia
Arrossii e calcolai quanti passi avrei dovuto fare all’indietro per superare la lunghezza del suo braccio.
Circa tre, ma non misi in atto il calcolo. Lasciai che finì di accarezzarmi
-Lo vedi questo?- disse parlando della carezza
annuii inglutendo
-Non mi è permesso farlo a lei- la cosa mi sembrò così assurda che cominciai a ridere piegata in due.
Quando mi alzai, la tensione tra me e lui non si era smorzata.
Continuava a fissarmi in silenzio, non lo trovava affatto divertente
-Scusa-
-Lo so, è grottesco. Ma non posso lasciarla. Credo di essere l’unico uomo sulla faccia della terra che se la sia mai filata!-
-Ehi, non dire così!-
-Lei sa benissimo che è questa la verità, che l’unico motivo per cui non la lascio è che sarebbe ingiusto. Per questo è così giù-
non sapevo cosa aggiungere, così rimasi in silenzio
-Mi dispiace- mormorai alla fine
-L’avevo detto che non era colpa tua-
feci una smorfia con la bocca
-Non so cosa dire-
-Non devi dire necessariamente qualcosa-
-Okay. Allora non  dirò nulla-
continuammo a fissarci per un po’
-Che vuoi fare? Ti accompagno a casa?-
-No, al night club, perfavore- dissi per sdrammatizzare
-Viendi di qua- mi assecondò lui. Ridemmo ma non più a lungo di tre secondi. Non c’era nulla da ridere. Becca stava malissimo. E in un certo senso era colpa di Jim.
Ma allora perché non riuscivo ad avercela con lui?

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Capitolo 8
*** ? ***


 
La mattina dopo rimasi sepolta nel letto, rifiutandomi di affrontare o Becca o Jim.
Quella vacanza era un disastro.
Doveva essere ora di pranzo, o quasi, quando bussarono alla porta.
Io:-Chi è?-
Toc, toc
Io:-Becca?-
Toc toc toc
Io:-Avanti-
entrò Jim e si richiuse la porta alle spalle
Jim:-Ciao-
-‘Giorno- borbottai, voltandomi verso il muro.
Jim:-Capisco di poter non piacere, ma non sono così brutto da non potermi guardare in faccia-
Io:-Non sei tu, sono io che devo avere un aspetto indecente-
prima mattina, niente struccante la sera prima, calcolai che il mio aspetto in una scala da 1 a 10 doveva sfiorare cifre molto, molto sotto lo zero
Jim:-Andiamo! Non puoi essere peggio della tartaruga che assomigliava a mia zia-
risi e mi voltai nascosta nelle coperte fino al naso
Io:-Cosa vuoi?- chiesi
Jim:-Quattro cose-
Io:-Spara-
Jim:-Punto uno; quello che ti ho detto ieri...hai capito...deve rimanere tra di noi-
Io:-Mi sembrava ovvio-
Jim:-Grazie. La seconda cosa è una domanda...-
Io:-Non ti dico il mio codice bancario-
Jim:-Non lo voglio sapere. La domanda è; vuoi rimanere lì tutto il sacrosanto giorno?-
Io:-La prospettiva mi attira....
Jim:-Per favore, alzati-
Io:-Almeno finisci di dirmi le quattro cose-
lui sospirò e si sedette
Jim:-Le ultime due sono particolarmente importanti-
mi sedetti sul letto scoprendomi e dimenticando che assomigliavo a una tartaruga
Io:-Dimmi- mi feci seria.
Si avvicinò di più al letto di modo che mi potesse guardare negli occhi da vicino.
Lo squadrai
Io:-Sto aspettando-
Jim:-Volevo chiederti scusa-
Io:-Per cosa?- feci sbattendo lentamente le palpebre, mio modo di far notare che cercavo di essere paziente
Jim:-Per ieri, vicino al fiume. Per la carezza-
ci ripensai e tornai subito con la mente a quell’istante
“Niente fantasie..non ora, non qui,,
Io:-Non devi scusarti-
Jim:-Pensavo ti desse fastidio-
Io:-Ti ho detto una cosa del genere?-
Jim:-No.
sorrisi
Io:-Vedi? Il punto tre è inutile-
Jim:-Passiamo al punto quattro-
Io:-Mi sto reggendo agli appositi sostegni per l’emozione- dissi sarcastica
Jim-Potrebbe riaccadere?-
mi spiazzò
Io:-Cosa?-biascicai
Jim:-Potrebbe riaccadere che io... - allungò una mano con fare esplicativo ma non mi toccò
“No, Marty. Non puoi fare una cosa del genere, Marty,,
Io:-Penso che ci sia questa possibilità da quache parte-risposi, e giuro su Cristo che non so perchè
Jim-Dove esattamente?-
Io:-Perché ti interessa saperlo?- colpito e affondato “Così Marty, piedi per terra,,
Jim:-Per lo stesso motivo per cui tu hai detto di sì- ahi. Contrattacco.
Jim:-Allora, Marty..-soggiunse –Dov’è che potrebbe accadere?- era calmo e impassibile
Io:-Credo che potrebbe riaccadere nello zoo, da qualche parte. O davanti la gabbia dei serpenti...-
Jim:-...o l’acquario grande...-
Io:-Sì, penso potrebbe andare così-
“Marty, hai fatto pena,,
lui annuì con un sorriso sghembo e se ne andò
Io:-Mi devo alzare???!- gridai
 
 
Nessuna risposta.

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Capitolo 9
*** Rimorsi ***


-Andiamo a fare la spesa e torniamo- aveva detto Jim rivolto a Becca
-State pure a lungo, non mi sento molto bene..- aveva gridato lei dalla stanza opposta.
Jim aprì la porta di casa e mi fece uscire.
Andammo a prendere il trenino
Io:-Se si sganciasse?- chiesi all’improvviso mentre imboccava la salita
Jim:-Non si sgancia!-
Io:-Potrebbe...nessuna macchina è perfetta...fai conto che si stacca dalle rotaie....-
non sapevo perché fossi così melodrammatica, ma era un’evenienza non del tutto impossibile
Jim  sospirò
-Allora..- fece –Il trenino non si sgancierà, e se si sganciasse ci sono i freni d’emergenza e quelli manuali. E durante la discesa ti arpionerò al sedile così non batti la capoccia-
-Ma grazie!-
-E poi ti lascio attaccata lì e vado allo zoo da solo-
Lo zoo era molto meno pieno della scorsa volta, a parte qualche vecchietta e qualche bambino non c’era quasi nessuno.
Passammo dalle lontre e poi stemmo ore davanti al pitone
-Il serpente mangiauomini- disse Jim
Io:-Sì,Jim, dopodomani! Si chiama pitone reticolato-
Jim:-Pitone mangiauomini-
Io:-Reticolato-
Jim:-Siamo in un paese libero!! Posso chiamare il pitone mangiauomini e i pesci pantafolai-
risi ma all’improvviso mi tornò in mente Becca, e mi resi finalmente conto di quello che stava accadendo.
Io stavo uscendo con Jim.
Il suo quasi fidanzato,”quasi” visto che non la poteva neppure accarezzare, ma comunque stavo uscendo con un uomo di cui era innamorata, e io lo sapevo.
Come potevo starle facendo questo?
Spostai lo sguardo verso Jim e mi chiesi che cosa era preso anche a lui.
Tante storie per non farla soffrire e non lasciarla, però adesso ci stava provando con la sua migliore amica.
Poco importava che io ero una stronza che ci stava.
All’improvviso quel tipo perse un po’ di fascino e anche di simpatia.
Mi aveva chiesto di uscire e di farmi delle avance...e io aveva accettato come una ragazza facile.
Mi allontanai automaticamente verso l’uscita
Jim:-Dove vai?-
Io:-A casa, a fare le valigie e poi alla stazione a prendere il primo treno per l’Italia-
dissi senza girarmi, e continuando a camminare.
Jim:-Ma...ma perché?-
mi voltai bruscamente 
Io-Becca ti ama, quindi io non ho il diritto di mettermi fra voi due-
spiccai una corsa e raggiunsi l’uscita. Continuai a correre lungo le strade finchè non mi mancò il fiato e non mi sedetti in un angolino a respirare.
La folla era impassibile davanti a me, non c’entravo nulla lì.
Non c’entravo nulla, nè lì, né tra Becca e Jim, il mio posto era a casa, a compiangere Dave.
Dave!
Cosa avrebbe pensato di me, sapendo che uscivo con il quasi-ragazzo di Becca?
Cosa avrebbe pensato di me del fatto che uscivo con qualcuno?
Chiusi gli occhi e scoppiai a piangere.

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