A Soul For Me
Capitolo 1: Accadde tutto una notte…
Era stato assalito all’uscita dal locale. Non aveva neanche
fatto in tempo ad accorgersene, che lo schiantesimo –
o quello che lui reputava tale - l’aveva già colpito in pieno petto, facendolo
sbattere violentemente contro il sudicio muro che aveva alle spalle e
levandogli d’un colpo solo le forze. Che Nocturn Alley fosse un quartiere malfamato
– specie di notte - lo sapeva, ma, in
effetti, non aveva mai provato sulla propria pelle cosa questo volesse dire: lo
frequentava fin da bambino, abituato ad andarci con suo padre, e dunque tutti i
suoi loschi abitanti sapevano bene chi lui fosse.
O, a quanto pareva, quasi tutti. A meno che non ci fosse
qualcuno così stupido da mettersi contro la sua famiglia… ma
chi era il pazzo che osava sfidare l’ira dei membri della grande Casata Malfoy?
Alzò lo sguardo, semicosciente, e vide una figura coperta da
un manto viola avvicinarsi a lui con passo fluido, elegante. Sicuramente -
riuscì a concepire il suo cervello - una donna.
Prese a nevicare.
La straniera si inginocchiò davanti a lui. Aprì una piccola
borsetta dorata che aveva nascosta sotto la ricca mantella, e la portò
all’altezza del di lui cuore. Ne venne fuori una sorta
di polvere argentea, animata di vita propria, che penetrò nel corpo del
ragazzo.
“Un tuo avo riuscì a liberarsene, ma grazie a Merlino non è
andata perduta. Ora la tua anima avrà cura di te, giovane mago.” Disse la donna con voce melodiosa.
A tal punto, le forze abbandonarono Draco,
che svenne definitivamente.
Batté le palpebre un paio di volte, tentando di aprire gli
occhi e focalizzare il mondo esterno. Qualcosa – anzi, qualcuno – stava tentando di svegliarlo, di tirarlo via
dall’oblio in cui era caduto.
“Avanti, apri gli
occhi! Guardami! Fammi capire che ci sei, Malfoy!”
Sentiva le parole lontane, distorte.
Un potente schiaffo lo colpì in pieno viso, e il dolore
provato smosse un poco i suoi nervi dal torpore.
La nebbia che gli copriva la visuale scomparve, lasciando
posto al volto preoccupato di una ragazza: aveva la pelle bianchissima, labbra
grandi e rosse, lineamenti aggraziati. Gli pareva di
conoscerla, di avere già visto i suoi lunghi e lisci capelli rossi. Ma al
momento proprio non capiva chi fosse, né aveva le
forze per rimembrarlo.
La scarsa lucidità di cui aveva potuto godere in quel breve
attimo scemò a nulla; il torpore lo invase di nuovo, e
per la seconda volta perse i contatti con la realtà.
“Oh, finalmente signorino Malfoy!
Era ora che aprissi gli occhi!”
La voce di Madama Chips lo
raggiunse dal fondo della stanza. Rimase immobile a sentire il breve eco che
quelle parole avevano provocato nel grande ambiente vuoto, e quello prodotto
dal rumore dei passetti veloci della donna che gli andava incontro.
Si sentiva strano: privo di forze, un po’ intontito… ma con
una strana lucidità che mai, in tutta la sua vita, aveva avuto. Come se si
fosse svegliato davvero per la prima volta.
“Allora, giovanotto, come ti senti?” Chiese l’infermiera di Hogwarts, con fare professionale, iniziando a lanciargli addosso qualche centinaio di incantesimi per analizzare lo
stato delle sue funzioni vitali.
“Sono… stanco…”
Borbottò con voce flebile.
“Ragazzo mio, non so proprio cosa ti sia successo, ma è come
se le forze ti avessero abbandonato tutto d’un tratto. Quando la signorina Weasley ti ha condotto qui eri sull’orlo di un collasso. In
queste ultime due settimane sono riuscita a fare in modo che la tua situazione
si stabilizzasse, ma ora come ora sei così debole che, se provassi ad alzarti,
cadresti subito a terra. E nel sangue mancava la presenza di qualsivoglia
sostanza o magia che spiegasse il motivo del tuo
malessere…”
Come un flash improvviso, i ricordi di quella notte gli
vennero a mente. La straniera dal manto viola, la polvere magica che penetrava
in lui, quel volto di ragazza dai capelli rossi… Istintivamente si portò una
mano al cuore. Lo sentì battere forte, e ancora una volta la strana lucidità di
cui era vittima lo portò a sentire il sangue che fluiva nelle sue vene, a
percepire la vita che aveva dentro correre sempre più velocemente, animarsi,
risvegliarsi, prendere possesso del suo corpo fino ad allora stanco.
Con un balzo felino si alzò a sedere, spaventando Madama Chips che arretrò un poco emettendo un acuto gridolino. Si liberò della coperta, che improvvisamente lo
infastidiva parecchio, e si alzò.
O, almeno, tentò di farlo…
“Dove credi di andare tu?! Torna
immediatamente a sdraiarti!”
“Ma… sto bene adesso!” Protestò quello, indignato, fissando
negli occhi l’infermiera.
Quella, scettica come sempre, rimise in moto tutta la serie
di incantesimi che aveva utilizzato al suo arrivo, e dopo qualche attimo
confermò – non senza stupore – che effettivamente versava in ottima salute.
“Dunque, posso andarmene?” Chiese
vittorioso il ragazzo.
“Non prima che siano arrivati gli insegnanti per discutere
con te dell’accaduto, signorino Malfoy!” Replicò
quella, acida, andandosene via con la sua andatura goffa.
Quando il professor Silente in compagnia di Piton e della McGranitt fecero il
loro ingresso nella stanza, trovarono il ragazzo disteso sbuffante nel letto a
fissare l’alto soffitto della stanza illuminato dai colori del tramonto, in
viso l’aria di chi si annoia a morte. Accorgendosi della loro presenza, Draco si mise a sedere, dandosi un certo contegno, pronto a
superare quell’ultimo test prima di potersi godere
l’agognata libertà. Aveva una gran voglia di fare qualcosa, di essere attivo…
senza avere alcuna idea precisa in mente.
“Tutto bene, Draco?” Chiese
Silente, accomodandosi al suo fianco dopo aver fatto apparire una sedia.
“Sì.” Replicò lui, tranquillamente.
Il tono della sua risposta procurò uno spasimo alla sua coscienza interiore: di
solito avrebbe trovato qualche motivo per essere apertamente ostile nei
confronti della persona più disprezzata da tutta la sua famiglia, ma,
stranamente, in quel momento proprio non aveva alcun interesse a sopraffare
qualcuno.
“Siamo contenti. La tua situazione ha destato grande
subbuglio in tutta la scuola. Sono ben due settimane che dormi ininterrottamente.”
“Madama Chips me l’aveva già
detto.” Stesso tono pacifico.
“Non appena tornerai nelle tue stanze avviserai tua madre,
che è in pena per la tua salute.” Ordinò Piton, fissandolo col suo solito sguardo cupo.
“Va bene.”
In quel momento si sentirono dei flebili passi provenire
dall’ingresso. Draco, attratto da quel suono, si
voltò.
Non riuscì ad evitare di stupirsi quando,
proprio davanti a lui, riconobbe nella ragazza che avanzava la fanciulla dai
lunghi capelli rossi di quella lontana notte. Lo stesso viso da
ninfa, questa volta disteso in un’espressione serena, illuminati dai
raggi dorati del sole calante.
Come aveva potuto non riconoscere in lei la Weasley?
Adesso tutto quello che gli era successo assumeva un altro significato…
I suoi occhi grigi si incupirono, e sentì la rabbia
montargli su.
“Scusate il ritardo, ho incontrato Pix
nei corridoi…” Disse, accostandosi al gruppetto.
“Sei stata tu!” La aggredì lui subito.
“…A trovarti svenuto nei corridoi della scuola, a tentare di
rianimarti e a condurti poi da Madama Chips per provare
a salvarti la vita? Ci puoi scommettere Malfoy!”
Rispose lei, pronta, lanciandogli una sorta di sguardo d’avvertimento.
A quelle parole lui non replicò, immediatamente cosciente
che la Weasley
aveva raccontato una bella frottola… molto utile, al momento. Se i professori
avessero scoperto che era stato aggredito di notte mentre
se ne andava in giro per Nocturn Alley
per concludere loschi affari, avrebbe potuto dire addio ad Hogwarts.
“Si ricorda cos’è successo, signorino Malfoy?”
Chiese la McGranitt.
Lui inspirò profondamente. Certo che se lo ricordava! La Weasley,
coperta da un mantello viola, gli aveva lanciato addosso uno
strano incantesimo, ed ora si atteggiava a grande salvatrice del mondo
cosciente del fatto che lui non avrebbe mai potuto accusarla, vista la
situazione – gravemente colpevole – in cui l’aveva beccato.
Scosse la testa un paio di volte. “No… non esattamente.
Stavo uscendo da un’aula mentre facevo la mia ronda
notturna da Caposcuola, e pochi istanti dopo mi sono ritrovato a sbattere per
le spalle contro un muro, mentre qualcuno poi mi lanciava qualcosa addosso.
Probabilmente è stato Pix, non fa altro che ficcarsi
nei sotterranei e disturbare gli studenti di Serpeverde,
ultimamente…”
Il preside lo fissò in silenzio per un poco, poi gli sorrise lievemente, enigmatico come sempre. Qualcosa gli
disse che sapeva perfettamente quanto false fossero le parole che aveva appena
pronunciato.
“Pix sta combinando davvero molti
guai, ultimamente…” Commentò poi.
Non aveva percorso che pochi passi dall’Infermeria, che si
sentì trascinare all’interno di una stanza vuota, mentre la porta si chiudeva
alle sue spalle. Sapeva perfettamente chi era stato l’incivile artefice del
cambiamento di rotta del suo cammino.
“Malfoy!” Esclamò irritata,
voltandosi ed incontrando i suoi occhi grigi. “Cosa diamine vuoi!?!”
Lui avanzò fino ad una spanna dal suo viso. “Voglio sapere
cosa mi hai fatto, Weasley!”
“Ti ho salvato la vita, imbecille, e per giunta ti ho anche
coperto coi professori!”
“Mi hai coperto solo perché saresti stata tu stessa nei guai
se avessi detto dove mi avevi trovato, visto che non ero l’unico, a quanto pare, a vagare fuori da Hogwarts
in orario notturno! E per quanto riguarda il salvarti la vita…”
“Malfoy, non so cosa tu ricordi,
ma ti ho trovato disteso fra la neve sporca in un vicolo di Nocturn
Alley, completamente solo: ho tentato di rianimarti,
per un poco hai aperto gli occhi, poi sei svenuto di nuovo!”
“Non è vero!”
“Se fossi stata io a farti ciò che ti è accaduto, stai pur
certo che ne sarei stata così fiera da non tentare, subito dopo, di riportarti ad Hogwarts ed aiutarti a
sopravvivere, razza di idiota. Usa il cervello qualche volta!”
Lui si allontanò, scuotendo la testa, rivivendo in brevi
flash quella sera. Purtroppo non riusciva a non trovare sincere le parole della
ragazza, eppure non poteva fare a meno di sospettare ancora di lei.
Vedendolo perso nei suoi pensieri, la ragazza se ne andò,
lasciandolo solo a riflettere sull’accaduto. Qualcosa le diceva però che non si
sarebbe liberata presto da quella storia….