A Soul For Me

di kishal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Accadde tutto una notte... ***
Capitolo 2: *** Pazzia ***



Capitolo 1
*** Accadde tutto una notte... ***


Era stato assalito all’uscita dal locale

A Soul For Me

 

 

 

Capitolo 1: Accadde tutto una notte

 

 

Era stato assalito all’uscita dal locale. Non aveva neanche fatto in tempo ad accorgersene, che lo schiantesimo – o quello che lui reputava tale - l’aveva già colpito in pieno petto, facendolo sbattere violentemente contro il sudicio muro che aveva alle spalle e levandogli d’un colpo solo le forze. Che Nocturn Alley fosse un quartiere malfamato – specie di notte -  lo sapeva, ma, in effetti, non aveva mai provato sulla propria pelle cosa questo volesse dire: lo frequentava fin da bambino, abituato ad andarci con suo padre, e dunque tutti i suoi loschi abitanti sapevano bene chi lui fosse.

O, a quanto pareva, quasi tutti. A meno che non ci fosse qualcuno così stupido da mettersi contro la sua famiglia… ma chi era il pazzo che osava sfidare l’ira dei membri della grande Casata Malfoy?

Alzò lo sguardo, semicosciente, e vide una figura coperta da un manto viola avvicinarsi a lui con passo fluido, elegante. Sicuramente - riuscì a concepire il suo cervello - una donna.

 

Prese a nevicare.

 

La straniera si inginocchiò davanti a lui. Aprì una piccola borsetta dorata che aveva nascosta sotto la ricca mantella, e la portò all’altezza del di lui cuore. Ne venne fuori una sorta di polvere argentea, animata di vita propria, che penetrò nel corpo del ragazzo.

“Un tuo avo riuscì a liberarsene, ma grazie a Merlino non è andata perduta. Ora la tua anima avrà cura di te, giovane mago. Disse la donna con voce melodiosa.

A tal punto, le forze abbandonarono Draco, che svenne definitivamente.

 

 

 

Batté le palpebre un paio di volte, tentando di aprire gli occhi e focalizzare il mondo esterno. Qualcosa – anzi, qualcuno – stava tentando di svegliarlo, di tirarlo via dall’oblio in cui era caduto.

Avanti, apri gli occhi! Guardami! Fammi capire che ci sei, Malfoy!”

Sentiva le parole lontane, distorte.

Un potente schiaffo lo colpì in pieno viso, e il dolore provato smosse un poco i suoi nervi dal torpore.

La nebbia che gli copriva la visuale scomparve, lasciando posto al volto preoccupato di una ragazza: aveva la pelle bianchissima, labbra grandi e rosse, lineamenti aggraziati. Gli pareva di conoscerla, di avere già visto i suoi lunghi e lisci capelli rossi. Ma al momento proprio non capiva chi fosse, né aveva le forze per rimembrarlo.

La scarsa lucidità di cui aveva potuto godere in quel breve attimo scemò a nulla; il torpore lo invase di nuovo, e per la seconda volta perse i contatti con la realtà.

 

 

 

“Oh, finalmente signorino Malfoy! Era ora che aprissi gli occhi!”

La voce di Madama Chips lo raggiunse dal fondo della stanza. Rimase immobile a sentire il breve eco che quelle parole avevano provocato nel grande ambiente vuoto, e quello prodotto dal rumore dei passetti veloci della donna che gli andava incontro.

Si sentiva strano: privo di forze, un po’ intontito… ma con una strana lucidità che mai, in tutta la sua vita, aveva avuto. Come se si fosse svegliato davvero per la prima volta.

“Allora, giovanotto, come ti senti?” Chiese l’infermiera di Hogwarts, con fare professionale, iniziando a lanciargli addosso qualche centinaio di incantesimi per analizzare lo stato delle sue funzioni vitali.

Sono… stanco…” Borbottò con voce flebile.

“Ragazzo mio, non so proprio cosa ti sia successo, ma è come se le forze ti avessero abbandonato tutto d’un tratto. Quando la signorina Weasley ti ha condotto qui eri sull’orlo di un collasso. In queste ultime due settimane sono riuscita a fare in modo che la tua situazione si stabilizzasse, ma ora come ora sei così debole che, se provassi ad alzarti, cadresti subito a terra. E nel sangue mancava la presenza di qualsivoglia sostanza o magia che spiegasse il motivo del tuo malessere…”

Come un flash improvviso, i ricordi di quella notte gli vennero a mente. La straniera dal manto viola, la polvere magica che penetrava in lui, quel volto di ragazza dai capelli rossi… Istintivamente si portò una mano al cuore. Lo sentì battere forte, e ancora una volta la strana lucidità di cui era vittima lo portò a sentire il sangue che fluiva nelle sue vene, a percepire la vita che aveva dentro correre sempre più velocemente, animarsi, risvegliarsi, prendere possesso del suo corpo fino ad allora stanco.

Con un balzo felino si alzò a sedere, spaventando Madama Chips che arretrò un poco emettendo un acuto gridolino. Si liberò della coperta, che improvvisamente lo infastidiva parecchio, e si alzò.

O, almeno, tentò di farlo…

“Dove credi di andare tu?! Torna immediatamente a sdraiarti!”

“Ma… sto bene adesso!” Protestò quello, indignato, fissando negli occhi l’infermiera.

Quella, scettica come sempre, rimise in moto tutta la serie di incantesimi che aveva utilizzato al suo arrivo, e dopo qualche attimo confermò – non senza stupore – che effettivamente versava in ottima salute.

“Dunque, posso andarmene?” Chiese vittorioso il ragazzo.

“Non prima che siano arrivati gli insegnanti per discutere con te dell’accaduto, signorino Malfoy!” Replicò quella, acida, andandosene via con la sua andatura goffa.

 

 

 

Quando il professor Silente in compagnia di Piton e della McGranitt fecero il loro ingresso nella stanza, trovarono il ragazzo disteso sbuffante nel letto a fissare l’alto soffitto della stanza illuminato dai colori del tramonto, in viso l’aria di chi si annoia a morte. Accorgendosi della loro presenza, Draco si mise a sedere, dandosi un certo contegno, pronto a superare quell’ultimo test prima di potersi godere l’agognata libertà. Aveva una gran voglia di fare qualcosa, di essere attivo… senza avere alcuna idea precisa in mente.

“Tutto bene, Draco?” Chiese Silente, accomodandosi al suo fianco dopo aver fatto apparire una sedia.

“Sì.” Replicò lui, tranquillamente. Il tono della sua risposta procurò uno spasimo alla sua coscienza interiore: di solito avrebbe trovato qualche motivo per essere apertamente ostile nei confronti della persona più disprezzata da tutta la sua famiglia, ma, stranamente, in quel momento proprio non aveva alcun interesse a sopraffare qualcuno.

“Siamo contenti. La tua situazione ha destato grande subbuglio in tutta la scuola. Sono ben due settimane che dormi ininterrottamente.

“Madama Chips me l’aveva già detto.” Stesso tono pacifico.

“Non appena tornerai nelle tue stanze avviserai tua madre, che è in pena per la tua salute. Ordinò Piton, fissandolo col suo solito sguardo cupo.

“Va bene.”

 

In quel momento si sentirono dei flebili passi provenire dall’ingresso. Draco, attratto da quel suono, si voltò.

Non riuscì ad evitare di stupirsi quando, proprio davanti a lui, riconobbe nella ragazza che avanzava la fanciulla dai lunghi capelli rossi di quella lontana notte. Lo stesso viso da ninfa, questa volta disteso in un’espressione serena, illuminati dai raggi dorati del sole calante.

Come aveva potuto non riconoscere in lei la Weasley? Adesso tutto quello che gli era successo assumeva un altro significato…

I suoi occhi grigi si incupirono, e sentì la rabbia montargli su.

 

“Scusate il ritardo, ho incontrato Pix nei corridoi…” Disse, accostandosi al gruppetto.

“Sei stata tu!” La aggredì lui subito.

“…A trovarti svenuto nei corridoi della scuola, a tentare di rianimarti e a condurti poi da Madama Chips per provare a salvarti la vita? Ci puoi scommettere Malfoy!” Rispose lei, pronta, lanciandogli una sorta di sguardo d’avvertimento.

A quelle parole lui non replicò, immediatamente cosciente che la Weasley aveva raccontato una bella frottola… molto utile, al momento. Se i professori avessero scoperto che era stato aggredito di notte mentre se ne andava in giro per Nocturn Alley per concludere loschi affari, avrebbe potuto dire addio ad Hogwarts.

“Si ricorda cos’è successo, signorino Malfoy?” Chiese la McGranitt.

Lui inspirò profondamente. Certo che se lo ricordava! La Weasley, coperta da un mantello viola, gli aveva lanciato addosso uno strano incantesimo, ed ora si atteggiava a grande salvatrice del mondo cosciente del fatto che lui non avrebbe mai potuto accusarla, vista la situazione – gravemente colpevole – in cui l’aveva beccato.

Scosse la testa un paio di volte. “No… non esattamente. Stavo uscendo da un’aula mentre facevo la mia ronda notturna da Caposcuola, e pochi istanti dopo mi sono ritrovato a sbattere per le spalle contro un muro, mentre qualcuno poi mi lanciava qualcosa addosso. Probabilmente è stato Pix, non fa altro che ficcarsi nei sotterranei e disturbare gli studenti di Serpeverde, ultimamente…”

 

Il preside lo fissò in silenzio per un poco, poi gli sorrise lievemente, enigmatico come sempre. Qualcosa gli disse che sapeva perfettamente quanto false fossero le parole che aveva appena pronunciato.

Pix sta combinando davvero molti guai, ultimamente…” Commentò poi.

 

 

 

Non aveva percorso che pochi passi dall’Infermeria, che si sentì trascinare all’interno di una stanza vuota, mentre la porta si chiudeva alle sue spalle. Sapeva perfettamente chi era stato l’incivile artefice del cambiamento di rotta del suo cammino.

Malfoy!” Esclamò irritata, voltandosi ed incontrando i suoi occhi grigi. “Cosa diamine vuoi!?!”

Lui avanzò fino ad una spanna dal suo viso. “Voglio sapere cosa mi hai fatto, Weasley!”

“Ti ho salvato la vita, imbecille, e per giunta ti ho anche coperto coi professori!”

“Mi hai coperto solo perché saresti stata tu stessa nei guai se avessi detto dove mi avevi trovato, visto che non ero l’unico, a quanto pare, a vagare fuori da Hogwarts in orario notturno! E per quanto riguarda il salvarti la vita…”

Malfoy, non so cosa tu ricordi, ma ti ho trovato disteso fra la neve sporca in un vicolo di Nocturn Alley, completamente solo: ho tentato di rianimarti, per un poco hai aperto gli occhi, poi sei svenuto di nuovo!”

“Non è vero!”

“Se fossi stata io a farti ciò che ti è accaduto, stai pur certo che ne sarei stata così fiera da non tentare, subito dopo, di riportarti ad Hogwarts ed aiutarti a sopravvivere, razza di idiota. Usa il cervello qualche volta!”

Lui si allontanò, scuotendo la testa, rivivendo in brevi flash quella sera. Purtroppo non riusciva a non trovare sincere le parole della ragazza, eppure non poteva fare a meno di sospettare ancora di lei.

Vedendolo perso nei suoi pensieri, la ragazza se ne andò, lasciandolo solo a riflettere sull’accaduto. Qualcosa le diceva però che non si sarebbe liberata presto da quella storia….

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Capitolo 2
*** Pazzia ***


A Soul For Me

A Soul For Me

 

 

 

Capitolo 2: Pazzia

 

La famiglia Malfoy era una delle più antiche di tutta la società magica inglese: le gesta dei suoi predecessori erano scritte nei libri di storia, e per questo la loro memoria sarebbe durata per sempre. E, insieme ad essa, sarebbe perdurata anche la fama della loro intramontabile ricchezza, che col passare del tempo era andata accrescendosi, anziché scomparire per via di sperperi e frazionamenti come era accaduto alla maggior parte delle famiglie delle antiche Casate magiche inglesi. Infatti ad ogni dinastia i Malfoy procreavano un solo erede, generato ovviamente insieme al miglior esponente della più celebre famiglia purosangue allora presente, il quale alla morte dei genitori ereditava un patrimonio pressoché immenso. Alla luce di tutto questo non c’è dunque da stupirsi se fosse proprio l’intelligenza uno dei tanti altri attributi che venivano loro affibbiati. Ma la maggior parte di coloro che li conoscevano, nemici o amici che fossero, preferivano dare a quest’intelligenza sfumature più precise, più particolareggiate.. .cosicché questa loro dote era passata alla storia come furbizia… scaltrezza… calcolato arrivismo, o, addirittura, spietatezza.

Malignità.

I Malfoy era i più nobili, i più ricchi… i più malvagi maghi purosangue di tutta l’Inghilterra.

Questa era la loro definizione per eccellenza.

Questo era ciò di cui tutti erano convinti.

E questo era quello di cui lo stesso Draco era sempre stato consapevole.

Ecco il perché del penoso stato in cui versava l’erede Malfoy in quell’ultimo periodo.

 

Non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo. Era passato un mese, solo un misero mese da quella strana notte… ed era come se fosse già trascorso un millennio. Faticava, minuto dopo minuto, a riconoscersi. Il cambiamento che lo stava devastando era così totale e repentino da costringerlo a continui paragoni fra ciò che era e ciò che diventava.

Aveva anche provato ad opporsi, a tentare di essere quello di sempre, ma un male all’altezza dello stomaco glielo impediva ogni volta. Cosa aveva? Che strana fattura gli era stata lanciata?

Non aveva chiesto aiuto a Piton solo perché temeva che si fosse sparsa la voce che stesse divenendo pazzo. E ciò, se pur anche fosse stato vero, non doveva mai essere scoperto da nessuno.

L’unico modo per tornare ad essere quello di una volta era scoprire l’antidoto al male che l’affliggeva… e l’unica persona che poteva aiutarlo era colei che lo aveva provocato.

La Weasley.

 

… In realtà sapeva che non era stata davvero lei… lo sapeva… l’onestà si rifletteva nei suoi occhi quando le aveva parlato l’ultima volta… ma non poteva fare a meno di accusarla di tutto. Lei doveva essere la colpevole… perché lei era una Weasley, e lui l’aveva sempre odiata e disprezzata… e poi era comparsa subito dopo la dama in viola… si era trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato… era tutta colpa sua… ora si meritava di essere trattata come una criminale. E per espiare la sua colpa doveva aiutarlo… doveva aiutarlo e mantenere il silenzio.

 

“DIMMI COSA DIAMINE HO!” Le ringhiò ad un palmo dal suo viso, così furioso da sentire tutti i nervi palpitare sotto l’epidermide.

Lei rimase un attimo silenziosa, vittima dello stupore causato dall’essere stata, per la seconda volta, inaspettatamente trascinata dal biondo Serpeverde in una stanza vuota, per discutere – a quanto pareva – di un argomento già posto nel dimenticatoio della sua mente; dunque, riprendendo coscienza, s’imbronciò e lo spinse via con forza.

“PAZZIA, ECCO COSA TI AFFLIGGE! L’unica magia che fa andare avanti la tua testa vuota è semplicemente la pazzia! Và a farti ricoverare, Malfoy!” E così dicendo fece per andarsene, ma lui l’afferrò di nuovo per un braccio e la spinse indietro, allontanandola dalla porta.

“Tu non vai da nessuna parte fino a che…”

“Fino a che… cosa?! Ma come ti permetti?! Se ti senti male vai dalla Chips!”

“Non posso! Non mi farò prendere per pazzo dall’intera Hogwarts solo per causa tua!”

“Io non ti ho fatto niente, e considerando che già tutti ti considerano folle, non avresti nulla da perderci!”

“Se non mi aiuti andrò dal preside e dirò cosa è successo veramente quella notte.” Minacciò, socchiudendo gli occhi con rabbia.

A quelle parole la sicurezza di lei iniziò a vacillare. “Non lo faresti… saresti espulso anche tu!”

“Non m’interessa nulla, ora come ora. E posso sempre rimediare andando ad iscrivermi in qualche altra scuola, tipo Durmstrang. Credi che invece i tuoi genitori avrebbero i soldi per mantenerti gli studi in un istituto tanto lontano?!” Sbottò il biondo, con un ghigno vittorioso. Ora ce l’aveva in pugno!

“Sei il solito gran bastardo! Avrei fatto bene a lasciarti crepare da solo, quella notte!” L’insultò lei, fuori di sé… non aveva mai tollerato i ricatti, ed essere caduta proprio nella trappola di un Malfoy la mandava in bestia. Del resto non era la prima volta che le succedeva, visto il brutto tiro che Lucius le aveva giocato il primo anno col diario di Tom Riddle… possibile che fosse così stupida da non avere ancora capito che non doveva mai abbassare la guardia con quelle serpi, neanche quando ne trovava una svenuta, quasi in fin di vita, in un oscuro vicolo del quartiere più malfamato di Londra?

“Ma non lo hai fatto, ed ora ne paghi le conseguenze. Concluse lui, sbruffone.

Lei lo fissò, poi sospirò, affranta. “Già… ma non è così che si trattano le persone, Malfoy. Specie quelle che ti sono state d’aiuto. Prima o poi dovrai impararlo.”

 

Sentendo ciò… udendo quel rimprovero, qualcosa si mosse in Draco. Quel male che l’affliggeva da ormai un mese si risvegliò, e provò un forte dolore al petto. Inghiottì amaramente, e si sentì a disagio.

“Ecco…” Disse.

“Cosa?!” Chiese lei, allarmata, studiandolo.

“Sta risuccedendo!” Spiegò lui, impallidito, appoggiandosi una mano al centro del petto.

“Cosa… cosa ti senti?” Indagò Ginevra, avvicinandosi lentamente.

“Mi… mi fa male lo stomaco… credo… E’ come se qualcosa me lo rivoltasse completamente.

 “Senti qualcos’altro?”

“Spesso ho mal di testa… e… mi capita di sentire delle voci… m’invadono la mente e mi confondono… mi fanno stare male…”

Mmmm…” Mugugnò lei, fermandosi a pensare con le braccia conserte e un dito che batteva aritmicamente sulle labbra.

Draco, speranzoso, non smetteva di fissarla: se quella ragazzina avesse capito cos’aveva, sarebbe stato più facile cercare un antidoto, e ritornare quello di un tempo.

 

“Cosa credi che sia?” Le chiese, illuso.

“Secondo me è molto probabile che tu abbia mangiato pesante. Per quanto riguarda le voci, invece, torno alla mia teoria iniziale: sei pazzo. Và a farti ricoverare al San Mungo, vedrai che ti troveranno una cura per tutto!” Sbottò, arretrando leggermente e scoppiandogli subito a ridere in faccia. Sebbene probabilmente quello fosse un momento più che tragico per Draco (stava rivelando le sue debolezza al soldato nemico, addirittura con l’intento di essere aiutato) non poteva fare a meno di prenderlo in giro, e di essere fiera di quella faccia da pesce lesso che lui a assunto subito dopo le sue parole: erano anni che non faceva altro che litigarci, ed era difficile non ascoltare i vecchi istinti.

 

“Stupida babbanofila pel di carota…” Fu tutto ciò che lui riuscì a dire una volta ripresosi dalla batosta, uscendo di gran fretta dalla stanza e lasciandola sola. Che cosa credeva di fare, spiattellando i suoi problemi ad una Weasel? Stava davvero uscendo di testa, allora…

 

Ginevra, ancora vittima della ridarella, uscì a sua volta dalla stanza poco dopo, dirigendosi verso la direzione in cui il serpeverde si era incamminato. Ora che si era divertita un po’, aveva tutte le intenzioni di studiare alla perfezione quel caso. Nonostante tutto, in quegli ultimi tempi aveva notato anche lei che qualcosa stava cambiando in Malfoy: a stento riusciva qualche volta a prendere in giro qualcuno, tendeva sempre più a portare rispetto per chiunque, e ogni tanto pareva addirittura trattenersi dalla voglia di aiutare chi era in difficoltà. Era come se… stesse diventando buono. Come se qualcosa in lui si fosse risvegliato, e d’improvviso nella sua mente non ci fosse più solo lui e il suo inimmaginabilmente grande ego.

Lo avrebbe aiutato perché voleva sapere cosa gli era successo quella notte, perché la incuriosiva l’idea di cosa Malfoy stesse diventando… perché, per la prima volta, aveva visto in lui non il degno figlio di un mostro, ma un semplice ragazzo adolescente alle prese con i quotidiani problemi della vita magica.

 

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