Let me be your last first kiss.

di Birbi_alex
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Succede sempre così. ***
Capitolo 2: *** Ti sbagli. ***
Capitolo 3: *** Sono fortunato. ***
Capitolo 4: *** Ti farò abituare. ***
Capitolo 5: *** Sembra una buona idea. ***
Capitolo 6: *** Vieni qui ***
Capitolo 7: *** Come devo fare con te, eh? ***
Capitolo 8: *** Stai tranquilla ***
Capitolo 9: *** Non ti lascio cadere ***
Capitolo 10: *** Non saprei ***
Capitolo 11: *** Come?! ***
Capitolo 12: *** Illuminami ***
Capitolo 13: *** Dannato orgoglio. ***
Capitolo 14: *** Non questa volta ***
Capitolo 15: *** Ti sei mai pentita di qualcosa con me? ***
Capitolo 16: *** Ti odio ***
Capitolo 17: *** Abbiamo fatto pace? ***
Capitolo 18: *** Non abbiamo perso tempo ***
Capitolo 19: *** E questo per cos'era? ***
Capitolo 20: *** L'abbiamo presa? ***
Capitolo 21: *** Ti senti bene? ***
Capitolo 22: *** Non potevo chiedere tanto ***
Capitolo 23: *** E' il minimo che posso fare ***
Capitolo 24: *** Sei una femminuccia! ***
Capitolo 25: *** Non è il momento ***
Capitolo 26: *** Ricordi ***
Capitolo 27: *** Sto aspettando. ***
Capitolo 28: *** Le donne. ***
Capitolo 29: *** Fidati di me. ***
Capitolo 30: *** Non ti ricordi? ***
Capitolo 31: *** Voglio che me ne parli ***
Capitolo 32: *** Non mi piace vederti arrabbiata ***
Capitolo 33: *** Io mi fido di te ***
Capitolo 34: *** Solo noi due? ***
Capitolo 35: *** Posso parlarti? ***
Capitolo 36: *** Parlami ***
Capitolo 37: *** Un passo alla volta ***
Capitolo 38: *** La prima vera volta ***
Capitolo 39: *** Sono una stronza ***
Capitolo 40: *** Ti.. piace? ***
Capitolo 41: *** Buon compleanno! ***
Capitolo 42: *** Palla al centro ***
Capitolo 43: *** Non ti lascio vincere questa volta ***
Capitolo 44: *** Voglio essere il tuo ultimo primo bacio ***
Capitolo 45: *** Grazie per esserci ***



Capitolo 1
*** Succede sempre così. ***


Questa FF è il seguito di "You're different than other else" ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1082168&i=1 ) quindi ovviamente vi consiglio di leggere prima l'altra storia per capire meglio questa.
Se volete questo è un 'trailer' per la FF, spero possa piacervi 
http://www.youtube.com/watch?v=_ek9gY_FaDE&list=FLaeQAbQGFQkP-zZ3yeWb-rg&index=1
Buona lettura!












You and I, two of a mind.
This love's one of a kind. 
You and I we're drifting over the edge.
(Tu ed io, due di uno spirito.
Questo amore è uno di questi.
Tu ed io siamo alla deriva oltre il limite.)
Fall - Ed Sheeran.





CAPITOLO 1
 


Era tanto sbagliato piangere di gioia?
Era tanto sbagliato aspettare un momento e sperare che duri per sempre?
Era tanto sbagliato non ammettere i propri sentimenti per non ferire gli altri?
Era tanto sbagliato nascondere le scarpe della propria figlia costringendola a trotterellare per casa scalza alle otto del mattino inducendola così a un ritardo certo? Per mia madre sì.
Sbuffai cercando un’ultima volta gli stivaletti marroni che mi ero comprata la settimana prima sicura di averli messi dentro la scarpiera, ma evidentemente mi sbagliavo.
O meglio, mi ero sbagliata a credere che ci sarebbero rimasti.
Pensa Scarlett, pensa.. dove li avresti messi se fossi stata mamma?
Mi fermai un attimo davanti alla soglia della stanza di Lucas decidendo alla fine di entrarci senza preoccuparmi troppo del ragazzo intento a dormire malamente nel letto.
Spalancai la porta facendo subito sussultare mio fratello che si coprì gli occhi con un braccio data la luce che era entrata dalla porta aperta.
si può sapere che diamine vuoi? – bofonchiò ributtandosi a pancia in giù nel letto, perdendosi solo un secondo a girare il volto per guardarmi.
ci metto poco, non rompere – risposi distrattamente aprendo l’ultima anta del suo armadio dove mi ricordai esserci delle scatole di scarpe.
Spostai una felpa scura e una sciarpa, facendomi spazio a frugare nel buio.
cosa stai cercando? – domandò ancora dopo un po’ rassegnandosi all’idea di essersi ormai svegliato.
gli stivali che ho comprato l’altro giorno, mamma li ha messi non so dove.. – borbottai continuando ad aprire varie scatole di scarpe trovandoci solo quelle vecchie di Lucas.
hai vent’anni e non sai ancora dove metti la roba, brava – commentò facendomi alzare gli occhi al cielo in un sospiro.
tu ne hai ventitre e il lunedì mattina sei a dormire invece di andare a lavorare, questo è di certo più preoccupante, fidati – ribattei a tono in un suo scimmiottamento improvvisato.
ce l’ho il lavoro, scusa se il mio turno comincia dopo pranzo, eh! – mi ricordò e mi passò per la mente quel pub alternativo in cui aveva preso servizio come cameriere, piegandomi in una smorfia.
- comunque mi sembra di aver visto una scatola blu in camera matrimoniale ieri – mormorò a quel punto facendomi rizzare in piedi, per poco non sbattei la testa contro uno scaffale dell’armadio.
questa è la risposta che volevo sentirmi dire! – esclamai soddisfatta avviandomi all’uscita prima di dare una pacca sulla schiena nuda al ragazzo sdraiato che si animò appena.
Mi affrettai a seguire le sue indicazioni entrando nella stanza dei miei genitori ormai vuota e cercai con lo sguardo ciò che avrebbe potuto fare a caso mio, trovando finalmente una scatola familiare posata sul comodino di mio padre.
Non ci misi più di cinque secondi ad allungarmi sul letto per prenderla e aprirla, felice di riconoscere gli stivaletti che tanto avevo agognato.
Col sorriso sulle labbra mi sedetti sul lato del materasso e cominciai a infilarmeli, sentendo però subito il cellulare nella tasca dei jeans vibrare insistentemente.
Lasciai una scarpa a metà del piede e risposi, stringendo poi il telefono tra l’orecchio e la spalla per non farlo cadere.
- pronto? – domandai velocemente sforzandomi a far entrare entrambe le calzature per bene.
- ehi io sono qua sotto che ti aspetto, che fine hai fatto? – rispose una voce familiare che mi fece sorridere maggiormente.
Spostai lo sguardo sull’orologio appeso sopra il letto e sgranai gli occhi notando come fossi effettivamente in ritardo – sì sto scendendo, ti spiego dopo, ok? – bofonchiai agitata sbrigandomi a correre in camera mia per prendere la giacca, dello stesso colore degli stivali, e una borsa a tracolla con i libri dentro perdendomi qualche secondo a guardarmi allo specchio.
Da ormai quattro anni mi ero abituata a vedere uno sguardo più posato e femminile invece di due occhi da ragazzina, nonostante fossero sempre in un color cioccolato fuso.
I capelli erano un po’ più lunghi di come li portavo all’epoca, e anche più scuri forse, mentre il viso si era affilato e definito lasciando spazio a degli zigomi più marcati e alle labbra morbide.
Mi ero alzata un po’, le gambe si erano snellite sebbene i fianchi fossero diventati più femminili, come anche le curve del seno e della schiena, donandomi un’aria in parte più slanciata.
Ero diventata più consapevole di me stessa con la crescita, cominciando anche a indossare più spesso i tacchi e vestiti più attillati, proprio quelli che un tempo odiavo tanto ma di certo non mi facevo mancare una tuta ogni tanto.
Aprii velocemente la porta di casa con le chiavi e me la richiusi alle spalle urtando per sbaglio la borsa contro l’infisso, non che i libri potessero lamentarsi più di tanto.
Una delle cose che mi aveva più stupita era stata la mia improvvisa dedizione allo studio che mi aveva colpito in quinta superiore, portandomi anche ad uscire con buoni voti al diploma.
Non ero una secchiona, neanche lontanamente, ma con un po’ di buona volontà ero riuscita a mettere da parte il mio odio per la scuola portandomi addirittura a iscrivermi all’università.
In particolare avevo scelto una specializzazione in economia, anche se tre volte a settimane lavoravo il pomeriggio come commessa ad Harrods per guadagnare un po’ di soldi.
I miei genitori ovviamente erano stati più che felici di pagarmi la retta universitaria ma non mi andava di approfittare troppo di loro economicamente, così mi ero trovata quel lavoretto che mi permetteva un po’ di autonomia.
Scesi le scale nervosa sperando di arrivare puntuale alla lezione delle nove e quando arrivai agli ultimi gradini prima del portone alzai lo sguardo sentendo il cuore accelerare nel petto in un secondo.
Ah sì, poi c’era lui.
Lui che non mi aveva più abbandonata, lui che aveva mantenuto tutte le promesse, che mi aveva accompagnata per tutti quegli anni senza dubitare di me.
Quel ragazzo sarcastico, divertente e cretino, insopportabile quando ci si metteva.
Quel ragazzo sveglio e con la risposta sempre pronto, con certe battutine pungenti da mal di testa.
Quel ragazzo con gli occhi luminosi e il sorriso mozzafiato, alto e magro ma sempre pronto a proteggermi in ogni occasione.
Quel ragazzo dalla risata cristallina e le labbra piene, dai capelli strambi e dall’orecchino inopportuno.
Quel ragazzo serio, dolce e fastidioso al tempo stesso ma che aveva completato ogni parte di me.
Aprii il portone in un sorriso buttandomi sul petto del moro, allacciando le braccia attorno al suo collo e stringendolo a me, cosa che non tardò a fare anche lui circondandomi la vita con un una mano.
buon anniversario – lo sentii dire e quando tirai su il viso dall’incavo del suo collo lo vidi tirare fuori da dietro la schiena un mazzo di rose facendomi sgranare gli occhi.
Alzai lo sguardo nelle sue iridi scure e a un tratto mi sentii di nuovo una sedicenne, ritrovandomi a tremare sotto quegli occhi profondi come la prima volta che li avevo incrociati vedendolo anche aprirsi in quella fila di denti luminosi.
ti amo Zayn – mormorai prima di allungarmi verso le sue labbra in un sorriso.
Quelle non sarebbero mai cambiate.
Strinse la presa attorno al mio corpo e ricambiò il bacio con trasporto alzandomi anche un attimo da terra per un momento facendomi così sorridere nuovamente sulla sua bocca.
Sentii un accenno di barbetta pizzicarmi le guance ma non ci feci troppo caso, ormai abituata alla cosa.
ti amo anch’io – rispose guardandomi in quel modo speciale, quel modo che non era cambiato negli anni.
Quando gli occhi si illuminavano di una luce viva e le iridi sembravano quasi schiarirsi appena.
Lo baciai un’altra volta beandomi del sapore delle sue labbra, lo stesso di sempre.
Portai le mani sulle sue guance e gli accarezzai la pelle ambrata, confermando il lieve pizzico di una barbetta appena accennata partire dalle corte basette.
Mi staccai e tornai a guardarlo negli occhi grandi vedendolo aprirsi in un sorriso mozzafiato se possibile ancora più bello di quello innocente che aveva da ragazzino.
ti rendi conto che sono quattro anni che ti sopporto? Mm? – scherzai a pochi centimetri dal suo viso facendo appena sfiorare i nostri nasi.
- come se ti dispiacesse.. – mi stuzzicò con tono divertito piegandosi in un sorrisetto sghembo.
La voce era diventata più matura e bassa con l’età, come la mia, ma ritornava sempre un po’ adolescente quando si lasciava andare a una risata di cuore, quelle che mi mozzavano il respiro, sempre uguale.
ah guarda fossi in te non sarei tanto sicuro del contrario – ribattei con sarcasmo sentendolo pizzicarmi un fianco indispettito, prima di abbassarsi nuovamente alla mia bocca che catturò in un sorriso.
Fosse stato per me saremmo potuti stare davvero tutta la giornata a baciarci sotto casa mia, dove era iniziato tutto, ma quando mi ricordai del ritardo sicuro rinsavii, concludendo il bacio in una sua smorfia dispiaciuta.
aspetta, siamo in ritardo, forse è meglio andare – abbozzai con serietà vedendolo annuire in un sospiro poco dopo.
Quando sciolsi la presa dalle sue spalle mi accorsi del mazzo di rose che teneva ancora stretto tra le mani e lo presi in un sorriso, notando anche un biglietto tra i fiori colorati.
Alzai lo sguardo nel suo impacciato e sfilai il pezzetto di carta, leggendoci subito scritto sopra: “Grazie di questi quattro anni insieme, i più belli della mia vita. Ti amo, Zayn” e quando tornai a guardarlo lo trovai a mordersi il labbro nervoso.
ancora uno e poi la smetto, giuro – mormorai allungandomi un’ultima volta per baciarlo, sentendo le guance imporporarsi e  riconoscendo la sua felicità per il gesto dato che ricambiò subito con dolcezza.
Per sfortuna quel contatto non durò molto e fummo costretti ad avviarci verso la sua macchina parcheggiata qualche metro più avanti, dove mi sedetti al posto del passeggero.
Avevamo vent’anni entrambi e avevo anche io la patente, quando mi serviva anche la macchina di mia madre, ma lui insisteva nel dire che non sapessi guidare solo perché una volta per sbaglio avevo quasi investito una vecchietta con un cane, troppo presa da una canzone alla radio.
Lo guardai sistemarsi davanti al volante allora io posai i fiori nei sedili posteriori dell’auto blu notte, tornando poi ad allacciarmi la cintura in un sospiro.
Accesi la radio come ogni mattina mentre lui fece manovra per uscire dal piccolo parcheggio, imboccando subito la strada per l’università dove saremmo entrati.
Buongiorno cari ascoltatori, stamattina preparatevi a una carrellata di classici del romanticismo per la nostra classifica della giornata tutta dedicata a San Valentino, la festa degli innamorati! annunciò lo speaker alla radio facendomi alzare gli occhi al cielo, ricordandomi di come oltre al nostro anniversario quello fosse anche il giorno più sdolcinato dell’anno.
allora, adesso mi spieghi come mai eri in ritardo? Hai scambiato le tue mutande con quelle di Lucas? – scherzò meritandosi in risposta una mia finta risatina teatrale che lo piegò comunque in un sorriso divertito.
veramente non trovavo le scarpe, se proprio vuoi saperlo.. – lo corressi appoggiando il gomito al piccolo bracciolo del mio sedile.
dai allora non ci sono andato tanto lontano con la mia ipotesi – commentò facendomi grugnire e se non stesse guidando in quel momento l’avrei riempito di scappellotti.
non scherzare, questi stivali sono nuovi e mamma li aveva praticamente nascosti – borbottai come se fosse davvero una cosa importante, spostando lo sguardo dal vetro al cielo nuvoloso sopra di noi.
quindi farò meglio a farti i complimenti e dirti quanto sono belli, vero? – domandò retorico tenendo ben strette le mani sul volante.
non guasterebbe, bravo – risposi in una risata contagiando anche lui che scosse appena la testa passandosi la lingua sulle labbra distrattamente.
stavo pensando.. ti va di venire a cena a casa mia stasera? Cucino io ovviamente – propose dopo qualche secondo di silenzio catturando subito la mia attenzione.
certo, perché no? Ma solo noi due, giusto? – chiesi cordiale sperando di non aver capito male.
mah veramente avevo pensato di chiamare la vicina, sai sa fare delle bistecche che sono la fine del mondo – rispose in un primo momento con serietà, poi notando i miei occhi sgranati si corresse – scherzavo, certo che siamo solo noi due. Voglio fare una cosa romantica per una volta se permetti – ammise in un sorriso che coinvolse anche me.
sì sì permetto eccome – esclamai subito colta da un moto di adrenalina, facendolo ridere colpito.
Non ci mettemmo più di dieci minuti ad arrivare e parcheggiare in uno dei tanti posti vuoti davanti all’edificio imponente, dove decisi di lasciare il mazzo di fiori dentro alla macchina per poi uscire.
Una folata d’aria fresca mi investì facendomi stringere nella giacca, prima che Zayn mi fosse accanto in un sussulto –ommioddio! – esclamò a quel punto fissando allucinato un punto sotto ai miei piedi, mettendomi una certa inquietudine.
che c’è? Che hai visto? – chiesi non capendo con un cipiglio di preoccupazione nella voce.
ma quegli stivali sono stupendi! Amore te lo dico col cuore, davvero – se ne uscì portandosi una mano al petto annuendo e guardandomi con sarcasmo, facendomi scoppiare a ridere.
ma come sei simpatico Malik, complimenti! – lo apostrofai con una pacca sulla spalla che lo rallegrò nonostante avesse già cominciato a ridere anche lui.
tutta farina del mio sacco, certi complimenti vengono solo dal profondo – aggiunse contagiando anche me nella sua ilarità, infatti presi a sorridere divertita alle sua parole.
sì dal profondo del mio sacco – lo corressi restando al gioco, guardandolo ridere e sentendo il cuore riempirsi d’amore.
Quando rideva era come se ridessero anche i suoi occhi, si assottigliavano in quel modo dolce e liberatorio da poterci vedere la sua anima dentro.
Incrociò una mano alla mia e insieme ci incamminammo verso l’entrata dell’università, salendo velocemente gli scalini corti per arrivare subito dentro alle mura dove avremmo sicuramente trovato più calore oltre a delle facce conosciute.
oh eccoli finalmente! – sbottò Niall vedendoci entrare dalla grande porta a vetro, facendo girare anche gli altri.
- che fine avevate fatto? Vi siete appartati? – commentò anche Louis con ilarità portando una risata generale tranne che a me, che invece alzai un sopracciglio in disappunto.
Vederli comunque mi rallegrò, sebbene non ci fossero davvero tutti.
Harry per esempio non frequentava l’università come avevamo fatto noi, era andato subito a lavorare come impiegato in un’agenzia di viaggi sebbene non ne avessi ancora capito il motivo.
Liam poi.. lui era iscritto all’università ma partecipava alla metà delle lezioni, studiando per conto suo quando non doveva gestire l’edicola dei suoi genitori, e queste mancanze spesso combaciavano con le presenze di Camille, e viceversa.
Tra loro non era finita bene purtroppo, dopo due anni felici avevano capito di aver perso parte dell’amore che li univa, forse indotto dalla giovane età, gettando la mia amica nello sconforto proprio prima degli esami di Stato dove però alla fine era riuscita a cavarsela.
Non avevo ancora compreso neanche il motivo della loro rottura, visto che, per quanto ne sapevo, uscivano raramente con altre persone.
Per non parlare del vuoto che avevano lasciato all’interno del gruppo, erano rare le volte in cui ci trovassimo tutti e sette insieme, di solito o mancava uno o mancava l’altra, quasi come se programmassero la cosa.
Ma era la loro vita, se preferivano stare meglio così io non potevo fare più di ciò che avessi già provato.
ma che simpatico Tomlinson! A proposito, quando pensi di trovartela una ragazza tu? – ribattei dandogli due colpetti sulle guance, smuovendogli appena i capelli tirati su in un ciuffetto disordinato.
- ci sto lavorando, non preoccuparti – mormorò sprezzante ripetendo quella scusa da fin troppo tempo, servendomi quelle battutine su un piatto d’argento ogni volta.
a proposito, buon anniversario ragazzi! – sbottò Camille dopo qualche secondo di silenzio facendomi finalmente rilassare e aprire in un sorriso sincero.
grazie, finalmente qualcuno che se lo ricorda – commentai sollevata sciogliendo la presa sulla mano del moro per abbracciare un attimo la mia amica.
cavolo è vero, dai vale se ve li faccio adesso? – esclamò Niall passandosi una mano sul viso colpito, guardandomi dispiaciuto con quegli occhi color oceano.
farò finta di essere stupita, va.. – dissi in un sospiro dandogli il via libera per abbracciarmi, circondandomi con quel suo profumo dolce ma più frizzantino di quello di Zayn.
Lui aveva sempre creduto in noi, era stato al telefono con me per chissà quante nottate mentre gli parlavo del mio ragazzo, di come mi facesse sentire speciale, e a volte ancora lo facevo quando succedeva qualcosa di particolare.
Mi lasciò un bacio sulla guancia e poi diede una pacca compiaciuta al moro, sussurrandogli all’orecchio qualcosa che io non riuscii a cogliere.
oh allora stanotte farete le ore piccole suppongo – bofonchiò Lou ricevendo all’istante un mio scappellotto che lo zittì, arrossendo in seguito.
pensa agli affaracci tuoi, cretino! – dissi spintonandolo e facendolo ridere, contagiando anche gli altri tre ragazzi.
- il buco dell’ozono è affare mio se permetti, e voi in questo modo lo state allargando – se ne uscì catturando l’attenzione di Niall che scoppiò a ridere di cuore.
Quella ad esempio era una di quelle cose per cui avevo abbandonato da tempo la speranza.
 
 
 



entra pure – mi sentii dire appena varcai la soglia di casa Malik quella sera trovando la porta d’ingresso già aperta, allora a passi lenti avanzai e mi chiusi l’uscio alle spalle sospirando.
Anche casa sua non era cambiata  molto in quegli anni, i muri sarebbero sempre stati color senape e i mobili di legno scuro, forse i cambiamenti erano solo nei soprammobili e nelle foto appese al muro.
Infatti si potevano ben notare i tre cappelli da diploma sopra la cassettiera a sinistra della porta, i ricordi di vari viaggi, e per quanto riguardava le foto spiccavano una nuova di famiglia, altre con i tre figli e un’ultima in una cornice più grande con me e Zayn vicini a sorridere in un parco quell’estate.
Col tempo sua madre e le sue sorelle mi avevano accolto sempre con più spontaneità, abituandosi alla mia presenza.
La stessa cosa aveva fatto la mia famiglia col moro, sebbene mio padre avesse ancora qualche dubbio su di lui portato probabilmente dalla gelosia nei miei confronti.
Seguii la luce provenire dalla cucina ed entrando nella stanza trovai Zayn davanti ai fornelli a girare con un cucchiaio qualcosa in una pentola, che subito si voltò verso di me in un sorriso luminoso.
oh eccoti – esclamò felice allungando un braccio verso di me come a dirmi di avvicinarmi a lui.
In quei pochi passi notai come indossasse dei jeans neri stretti e una camicia scura dove aveva arrotolato le maniche fin sotto i gomiti, i capelli come sempre sparati verso l’alto e aveva quell’accenno di barbetta come la mattina.
Lì accanto il tavolo era apparecchiato elegantemente per due con tanto di candela rossa al centro che andava ad abbinarsi ai tovaglioli e ai sottopiatti dello stesso colore.
Sorridente gli passai un braccio attorno alla vita e lui fece lo stesso circondandomi i fianchi velocemente per attirarmi a se, piegando il viso verso il mio per baciarmi dolcemente.
Tra le sua braccia non mi sarei mai sentita di troppo o indifesa, soprattutto quando mi baciava in quel modo mozzafiato.
Lui stesso concluse quel bacio in uno schiocco ritraendo appena la testa in un sorriso timido lasciando il naso affilato a sfiorare il mio, continuando a guardarmi negli occhi profondi.
Non era più un ragazzino neanche lui, perlomeno fisicamente perché il suo umorismo pungente era rimasto lo stesso negli anni, ma era cambiato almeno in parte.
Era diventato più alto, tanto che adesso dovevo sempre alzare un po’ il viso per guardarlo negli occhi, si era snellito slanciando così la sua figura e le spalle si erano allargate ulteriormente per mio piacere.
I tratti del viso si erano squadrati maggiormente, andando a levigare una mascella piena e degli zigomi più marcati, le labbra erano le stesse ma erano spesso circondate da un leggero strato di barbetta, che a me non dispiaceva, e solo gli occhi non erano cambiati.
Anzi, forse erano diventati più grandi e le ciglia più lunghe, come i capelli che aveva lasciato crescere più corti a lato della testa dando spazio al suo ciuffo meno rozzo e più naturale.
Ed era mio, era comunque il mio Zayn.
che stai cucinando? Devo fidarmi? – chiesi distogliendo lo sguardo dal suo in un sospiro, restando avvinghiata a lui ma sporgendomi verso la pentola sul fuoco.
per tua felicità sto facendo dei buonissimi spaghetti al ragù all’italiana – rispose facendomi sgranare gli occhi stupita nonostante non fossi molto convinta che le sue doti culinarie lo spingessero a tanto.
dai, apprezzerò il tentativo – mormorai infine fissando con pietà la pasta sull’acqua a bollire.
ehi cosa vorresti dire? Ti assicuro che saranno squisiti – esclamò indignato dal mio commento inopportuno facendomi ridere.
Passai la mano sulla sua schiena dal bacino alla parte in cui le spalle si allargavano, perdendomi ad annuire con sarcasmo non riuscendo a placare dei brevi singhiozzi.
sarà il miglior piatto di pasta che tu abbia mai mangiato – aggiunse dando man forte alle mie risate facendomi scuotere la testa mentre spostai lo sguardo al suo viso, piegando le sopracciglia dalla poca speranza.
va bene che è il nostro anniversario, San Valentino, tarda sera e chi più ne ha più ne metta, ma non puoi spararle così grosse – sbottai non riuscendo quasi ad arrivare alla fine del discorso che mi piegai appena verso il suo petto dal ridere, portandomi la mano libera davanti alla bocca.
e chi ti avrebbe dato il permesso di denigrarmi così, sentiamo? – borbottò fintamente arrabbiato, prima di pizzicarmi i fianchi con le dita facendomi sussultare.
Già, un’altra cosa che non era cambiata negli anni era il mio fastidio per il solletico.
- non ti sto denigrando, sto solo dicendo che.. – ma non riuscii a concludere, smozzata da un singhiozzo divertito anche perché le sue mani avevano cominciato a solleticarmi lo stomaco.
vai avanti, parla liberamente – commentò prendendomi in giro dato che per il solletico sapeva che non avrei fatto altro che dimenarmi tra le sue braccia e ridere.
Solo dopo parecchio tempo a cercare di riprendere fiato dai singhiozzi riuscii a sgusciare dalla sua presa, riuscendo anche ad avanzare per qualche metro ma fui subito fermata dalle sue mani veloci.
Cercai di scappare di nuovo, ma sinceramente da un parte non mi sforzai più di tanto, e senza troppa fatica mi fece voltare poi contro ogni mia aspettativa mi appoggiò al frigorifero lì accanto intrappolandomi tra il suo petto e lo sportello d’acciaio.
Addio proprio adesso.
Feci per chiudere gli occhi intimorita che potesse tornare a farmi il solletico ma un suo sorriso malizioso mi fece rinsavire, infatti dopo pochi secondi mi ritrovai le sue labbra sulle mie nello stesso momento in cui premette il corpo contro il mio bacino leggermente.
Chiusi gli occhi definitivamente beandomi del movimento lento della sua bocca e allacciai le braccia attorno al suo collo in un sorriso accennato, sentendolo sorridere e stringere la presa sui miei fianchi facendo aderire i nostri corpi.
Inclinò appena la testa venendo incontro maggiormente ai miei baci, tenendomi salda a lui non capendo però che avevo ormai abbandonato ogni voglia di scappare lasciandomi invece prendere da una scossa al basso ventre.
Infilai le dita tra i capelli corti e neri della sua nuca, capendo col tempo quanto quel mio gesto piacesse ad entrambi, e ricambiai con trasporto i movimenti della sua lingua che nel frattempo si era intrufolata nella mia bocca chiedendo forse di più.
Conoscevo alla perfezione tutti quei segnali, tutte quelle piccole cose che lasciava trasparire su di me il suo corpo e feci per abbassare le mani al colletto della sua camicia per sbottonare il primo bottone quando dai fornelli un rumore sinistro ci fece sussultare entrambi, soprattutto lui che dando un’occhiata veloce alle pentole sul fuoco corse all’istante di fronte ad esse seguito dalle mie risate.
Controllò più volte gli spaghetti notando con sollievo che fossero ancora perfettamente in cottura, poi alzò il coperchio del secondo pentolino lì accanto e girando il cucchiaio nel ragù notò di come al fondo si fosse praticamente carbonizzato per metà, portando a galla granelli scuri di carne.
Il moro rimase basito dall’accaduto, forse anche un po’ dispiaciuto, e quando una smorfia triste apparve sul suo viso non ce la feci più a trattenermi e scoppiai a ridere di nuovo.
Lo vidi girarsi verso di me a guardarmi male, fulminandomi con lo sguardo, allora mi appoggiai con un braccio al piano cucina per ridacchiare più apertamente.
è tutta colpa tua se il ragù si è bruciato, lo sai vero? – disse secco indicando la pentola lasciata a raffreddare su un fornello spento.
- io?! Ma se sei tu che mi hai aggredita! – ribattei allucinata alzando la mani con innocenza.
sì ma tu avresti dovuto respingermi e dirmi di stare buono, non continuare a baciarmi cara mia – se ne uscì stupendo forse se stesso accennando un sorrisetto divertito.
ah certo perché io sono un pezzo di legno, no? E’ arrivata la suora di clausura adesso – commentai alzando gli occhi al cielo vedendo i suoi occhi illuminarsi nuovamente di una luce maliziosa.
per una volta che cucino e che mi impegno avresti potuto fare qualcosa.. – borbottò troppo orgoglioso da ammettere i suoi errori, come me d’altronde.
parli come se potesse essere venuta fuori la spaghettata del secolo in ogni caso, ma rilassati! – sbottai denigrandolo di nuovo come prima finché riuscii a piegarlo in un’espressione consapevole.
- hai finito di prendermi in giro? – domandò a quel punto in un ghigno allungando una mano al mio stomaco e pizzicandolo, cancellando la distanza che c’era tra i nostri corpi lentamente.
nah è divertente, perché mai dovrei negarmi tutto questo? – abbozzai posando le mani sulle sue spalle una volta che fu più vicino, sentendolo appoggiare di nuovo le sue sui miei fianchi.
dovrai farlo prima o poi se non vuoi ritrovarti in una pentola al posto del sugo un giorno – disse con sarcasmo strappandomi un sorriso fintamente colpito che venne di nuovo travolto da un suo bacio.
Non mi ci vollero molti convenevoli quella volta per farmi socchiudere le labbra e lasciare libero l’accesso alla sua lingua, che prese a vorticare con la mia portando il viso contro il mio con sicurezza, mentre io allacciai le braccia al suo collo in un sorriso come poco prima.
Quando il suo bacino prese a premere sul mio spingendomi meglio contro il bancone della cucina avvertii una scia di brividi passarmi lungo la schiena, anche se rinsavii un secondo poi.
- amore spegni il fuoco agli spaghetti prima che facciamo un altro casino – mormorai tra i suoi baci piegandolo in un sorrisetto divertito, infatti poco dopo una sua mano abbandonò il mio fianco per allungarsi al pomello del gas, che girò velocemente prima di tornare a me.
Mi persi qualche secondo nei suoi occhi prima di notare una scintilla di desiderio attraversare il suo sguardo che si perse nel mio unendo le nostre fronti e circondandomi la vita stringendomi a sé, non perdendo poi tempo a baciarmi.
Passai le dita tra i suoi capelli sentendo la sua bocca lasciare la mia per spostarsi a mordicchiare la mia mascella pizzicandomi con la barbetta fina, scendendo sul mio collo e diretto verso la scollatura del mio maglioncino chiaro.
Strinsi la presa su quei ciuffetti corti e mori e mi lasciai ad un ansito quando le sue labbra presero a baciare con più intensità la mia gola, sentendolo poi sorridere appena sulla mia pelle.
se mi lasci anche solo l’ombra di un succhiotto ti ammazzo Malik, sappilo – mormorai tenendo comunque gli occhi chiusi a bearmi del suo tocco esperto, facendolo ridacchiare per qualche secondo.
mm mm.. – grugnì solo in consenso allungandosi verso lo scollo della mia maglietta facendomi così inarcare la schiena, tanto che dopo avermi spinto leggermente all’indietro intuii il segnale come un chiaro invito a sedermi sul piano cucina, cosa che non tardai troppo a fare con un suo piccolo aiuto.
Mi accorsi a quel punto di essere più alta rispetto a prima tanto che il moro non dovette più piegarsi su di me per baciarmi, anzi non ci mise molto a scendere con la bocca fino all’incavo dei miei seni tirando appena giù il maglioncino.
In un gemito strozzato portai le dita all’ultimo bottone della sua camicia cominciando a sbottonargliela, passando subito le mani sulla pelle calda attorno all’ombelico.
A sua volta quando il suo naso prese a strusciarsi fino ad incontrare il reggiseno si staccò un attimo dalla mia pelle per sfilarmi la maglia e farla ricadere sul bancone alle mie spalle, aiutandomi successivamente a togliere anche la sua camicia che fece scivolare per terra senza troppo interesse.
Una delle cose più lampanti che erano cambiate col passare degli anni erano anche i vari tatuaggi che si era fatto sul petto e sulle braccia, che nonostante tutto era riuscito a farmi piacere comunque.
Non esitai a riallacciare le braccia sulle sue spalle e stringere le gambe attorno al suo bacino, facendo scontrare meglio i nostri corpi in un suo ansito roco.
Lui stesso prese ad accarezzarmi le cosce ancora fasciate dai jeans partendo dai fianchi, tirandomi ulteriormente verso la pelle calda del suo torace che combaciò subito alle mie curve.
da che doveva essere una cena romantica stiamo.. stiamo per fare l’amore dove prima probabilmente stavi cucinando.. renditi conto – borbottai con tono malizioso distraendomi un attimo dai baci che aveva ricominciato a darmi con più foga, mentre sentivo le sue mani dappertutto sul mio petto.
- almeno è un posto originale, no? – ribatté con voce tremolante alzando gli occhi color pece nei miei, scatenandomi una scia di brividi lungo la schiena.
ah questo senz’altro guarda – mormorai divertita scendendo come aveva fatto prima verso il suo collo e poi sulla sua spalla coperta in parte da una scritta scura.
Si concesse una risatina sommessa e poi si lasciò a un sospiro liberatorio che si infranse nel mio orecchio quando mi allungai sul suo petto per raggiungere meglio la clavicola.
Non tardò a scendere con le dita percorrendo lo stomaco fino al bottone dei miei jeans che sbottonò velocemente prima di tirarmi su per le natiche, sollevandomi e facendo scivolare i pantaloni lungo le mie gambe sorridendo distrattamente per poi riappoggiarmi al piano cucina senza mai smettere di torturarmi il collo, come stavo facendo anche io con lui.
Quando anche i jeans raggiunsero il pavimento rafforzai la presa attorno al suo bacino, ora più libera ad andare incontro al cavallo dei suoi pantaloni che avvertii cominciare ad essere stretto nei jeans.
Senza che potessi accorgermene ripercorse con le mani la pelle liscia delle mie gambe fino alle ginocchia, tornando poi indietro dall’interno coscia accorciandomi il respiro.
Morsi distrattamente la sua spalla quando con le dita raggiunse l’inguine caldo, piegandomi in un altro ansito e in un’ondata di brividi pungenti.
Fece per avvicinarsi ulteriormente al mio centro nel mio fiato mozzato quando il cigolio della porta alla mia destra ci fece girare entrambi, portandomi a deglutire in un brivido.
Rimasi immobile a guardare la porta aprirsi finché dall’entrata comparve Jane che quando si accorse di noi sgranò gli occhi incredula.
eh no.. – sussurrai indispettita in un modo così flebile che forse neanche Zayn mi sentì, fatto sta che allontanò le mani dal mio corpo come se fosse stato colto in flagrante a compiere un omicidio.
- ragazzi non qui in cucina, io ci mangio là sopra! – esclamò la ragazza in una smorfia di disgusto, indicando con sdegno il piano dove ero appoggiata e coprendosi all’istante gli occhi con una mano.
Io e Zayn intimiditi rimanemmo fermi a fissarla finché il moro avanzò di un paio di passi coprendomi, allora non aspettai altro per scendere dal ripiano e ripararmi dietro alla sua schiena nuda essendo rimasta in intimo.
che diavolo ci fai tu qua? Sbaglio o ti avevo detto di non tornare prima di mezzanotte? – sbottò lui alzando il tono di voce mentre io raccolsi in fretta i miei jeans per infilarmeli, lasciando i due fratelli a discutere.
- ehi la mia amica non si sentiva bene ed è dovuta tornare a casa prima del dovuto. Ero da sola, che altro potevo fare? – ribatté l’altra per farsi le sue ragioni, avanzando verso di noi.
sì ma sapevi benissimo che volevo restassimo soli io e Scarlett, non potevi andartene da zia con mamma? – chiese il ragazzo davanti a me bruscamente, lasciandomi il tempo di rivestirmi.
ma che.. non sapevo neanche che fosse andata da lei, e poi siete voi che non sareste dovuti essere qui! Se foste stati in camera mica vi avrei disturbati ma neanche il tempo di entrare in casa che vi trovo tutti avvinghiati a.. a.. – disse Jane non riuscendo a concludere il discorso, lasciando intendere la cosa indicandoci con la mano appena tremolante.
oh scusa tanto se volevo stare con la mia ragazza contando che facciamo quattro anni insieme ma tu hai deciso di rovinare tutto, brava! – continuò a dire Zayn piegandomi in un sorrisetto divertito, nonostante avesse in parte torto.
ma sai quanto me ne può fregare di interrompervi?! E per l’amor del cielo Zayn.. – lasciò la frase incompiuta abbassando lo sguardo ai pantaloni del ragazzo diventati troppo stretti, tanto che lui si portò le mani a coprirsi in un mio ghigno imbarazzato.
- senti a me non mi importa cosa stai pensando, basta che ora sparisci e non dici niente a nessuno – borbottò il moro in un sospiro mentre sistemata alla meno peggio lo affiancai imbarazzata catturando l’attenzione di sua sorella che puntò lo sguardo anche su di me.
è l’ultima volta che vi copro, sappiatelo.. sono stufa di trovarvi sempre in queste situazioni, mi state seriamente traumatizzando – commentò lei in uno sbuffo sinistro.
se tu ogni tanto seguissi le mie indicazioni ci avresti scoperti la metà delle volte, fidati – mormorò Zayn ricevendo una mia lieve gomitata ammonitrice.
sentite io vado a cambiarmi, torno tra cinque minuti e vedete di essere presentabili – abbozzò sprezzante lanciandoci un’occhiataccia d’intesa prima di uscire dalla cucina in una scossa di capo.
Sentendo la porta chiudersi alle sue spalle mi concessi un sorrisetto sollevato, allungando la mano ad accarezzare la schiena del ragazzo al mio fianco che si girò immediatamente verso di me – ti giuro che non sarebbe dovuta andare a finire così – disse dispiaciuto in un sospiro, accentuando la mia ilarità.
tanto ormai me l’aspettavo quasi che qualcuno ci scoprisse, succede sempre così – risposi con sarcasmo guardandolo negli occhi tornati un po’ più chiari rispetto a qualche minuto prima.
ehi non è colpa mia se ho una famiglia numerosa e ficcanaso – si difese in un’alzata di spalle ricambiando il mio sorriso divertito.
e non è colpa mia se ho un fidanzato con gli ormoni a palla – ribattei a tono avvicinandomi di più al suo viso, alzando le sopracciglia con convinzione.
è il nostro anniversario ed è un giorno speciale, la speranza è l’ultima a morire – concluse lui aprendosi in un sorriso sghembo da batticuore, facendo filare il suo discorso in un modo stranamente convincente.
ti sbagli Malik, l’ultima a morire sarò sempre io – puntualizzai sulla sua bocca in un sorrisetto prima di baciarlo prendendogli le guance tra le mani, sentendolo subito stringermi a sé con trasporto finché lasciai scivolare le dita fino al suo petto quando lo sentii mordicchiarmi un labbro con confidenza.
Sorrise nuovamente tra un bacio e l’altro cominciando a spingermi per i fianchi facendomi indietreggiare verso l’entrata della cucina, dove sorpassata poi continuò a guidarmi aumentando il passo divertito, non lasciando un attimo le mie labbra.
Non smise di baciarmi in quel sorriso mozzafiato neanche quando mi scontrai contro la porta della sua stanza, che aprì con mano tremolante facendo girare la maniglia e indicandomi di entrare in un ansito mancato.
Jane.. io e Scar andiamo in camera mia, ci vediamo dopo! – urlò lungo il corridoio a gran voce strappandomi una risata divertita ma non facemmo in tempo a sentire la risposta di sua sorella che il moro mi guidò dentro la stanza buia chiudendosi poi la porta alle spalle in un sorriso, facendo scattare la serratura dietro di noi.
comunque ancora buon anniversario amore mio – soffiò sulla mia bocca in un bacio più dolce e sentito degli altri, stringendomi a lui con ardore.
ti amo – riuscii solo a dire prima di essere spinta appena sul letto e raggiunta dal suo corpo caldo.
 




















EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEHHHH! *stappa lo champagne*
Buonsalve!
Sono di nuovo quì, preoccupatevi! ahah
Non sapete quanto mi siete mancate tutte in queste settimane d'assenza *le stringe in un abbraccio*
Comunque.. allora.. eccoci con il seguito della scorsa FF, che ve ne pare?
E' partito col botto questo capitolo, lo so ahah

Faccio un piccolo riassuntino di quello che è successo nei quattro anni:
I ragazzi si sono diplomati e ora frequentano tutti l'università tranne Harry che ha preferito andare direttamente a lavorare, ma non preoccupatevi perchè non sparirà dalle scene.. anzi!
Liam e Camille si sono lasciati col passare del tempo, non sono riusciti a rimanere insieme come i nostri Zarlett.
Zayn e Scarlett hanno vent'anni ora (anche se sono sempre i soliti imbecilli ahah) e hanno appena fatto quattro anni di fidanzamento, chetttteneri *w*

Prima di tutto.. vi piace il nuovo banner? Spero di si sfgh
Ora in ogni capitolo che posterò all'inizio metterò delle frasi della canzone con cui mi sono ispirata per scriverlo, quindi di conseguenza sarà quella la canzone che vi consiglio di ascoltare durante la lettura.
Poi non aggiornerò più ogni sei giorni.. insomma, a grandi linee manterrò sempre quella scadenza ma potrebbe capitare che posti ogni sette o otto giorni, dipende dagli impegni che ho.
IN OGNI CASO aggiornerò mercoledì 20 credo.
Se volete potete trovarmi su twitter, sono @birbi_alex
Spero davvero che possa piacervi anche questa FF, e in ogni caso questo capitolo era una specie di prologo, la storia vera e propria comincerà nei prossimi capitoli.
Un bacione a TUTTE, mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate di questo primo capitolo in una recensione!
Sciao!

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Capitolo 2
*** Ti sbagli. ***






Now I’m in position to be another
stalker like every thing I say
seems to always sound awkward.

Adesso sono nella situazione per essere
un altro inseguitore, sembra che
ogni cosa che dica suoni imbarazzante.
(Ed Sheeran - U.N.I.)






CAPITOLO 2

 
Mi strinsi nella giacca marroncina attraversando in una corsetta la strada, sperando nella benevolenza dei tassisti e che non mi volessero investire.
Sistemai meglio la borsa in pelle sulla spalla e mi apprestai ad attraversare il piccolo parco davanti a Westmister mentre un colpo di vento mi scostò i capelli dal viso.
Avevo ancora.. cinque minuti mancati per raggiungere Harry all’agenzia di viaggi dove lavorava prima che finisse il suo turno, nonostante ci fossimo dati appuntamento proprio davanti all’abazia poco dopo.
Però mi andava di andarlo a prendere direttamente a lavoro, dopotutto non lo vedevo più come un tempo e ogni minuto in più con lui era prezioso.
Affrettai il passo in una delle vie più avanti, dove mi aveva fatto vedere una volta ci fosse il negozio in cui lavorava.
Non riuscivo a immaginarmelo in giacca e cravatta dietro una scrivania ad accogliere persone su persone, riuscire ad essere educato e mai sfacciato, senza provarci con ogni bella ragazza dovesse aiutare.
Un motivo in più per raggiungerlo all’agenzia, magari sarei riuscita a vederlo all’opera.
Armeggiai un poco con la sciarpa di lana attorno al mio collo e imboccai la strada giusta, stupendomi di alzare gli occhi e vedere Harry uscire da una porta più avanti seguito da una ragazza bassina e gracile con dei lunghi capelli dorati.
Aggrottai le sopracciglia confusa e rimasi a guardarli, notando come il riccio stesse mantenendo aperta la porta per far passare la ragazza in un sorriso gentile.
Continuai ad andare verso di lui rallentando appena il passo, perdendomi a guardare la giovane ricambiare il sorriso del mio amico e scambiandogli qualche battuta che io non colsi.
Rise felice per qualunque cosa avesse detto lei, infilandosi le mani nelle tasche dei jeans stretti e stringendosi nelle spalle, continuando a tenere gli occhi puntati sul viso della ragazza al suo fianco.
Era evidentemente più bassa di Harry, contando comunque l’imponente metro e novanta scarso in cui si era alzato negli anni, ed era mingherlina sebbene proporzionata.
Sembravano avere una certa confidenza a giudicare dai sorrisi e le risa che continuavano a scambiarsi, anche se io non l’avessi mai vista né avessi sentito parlare di lei.
Quando finalmente il ragazzo spostò lo sguardo davanti a sé mi notò e mi riservò un sorriso felicemente colpito finché al nostro incontro mi poggiò una mano su un fianco piegandosi a salutarmi con due baci sulle guancie.
Se dovevo già alzare il viso per guardare Zayn, con Harry era peggio perché aveva superato il mio fidanzato di parecchi centimetri, allargando le spalle anch’esso ma mantenendo quegli occhi smeraldo e i capelli ricci come un tempo.
- pensavo ci dovessimo trovare a Westmister – mormorò il ragazzo confuso aprendosi in un sorrisetto sprovveduto.
- sì, è che ero un po’ in anticipo e ti sono venuta incontro – risposi per tranquillizzarlo spostando poi lo sguardo sulla ragazza accanto a lui rimasta a osservarci in silenzio.
Era anche più bassa di me, ma era sicuramente carina con quel suo viso tondo e dolce incorniciato da una cascata di lunghi capelli color miele e da due grandi occhi verde fango comunque luminosi.
Per giunta il collo magro era circondato da una sciarpa spessa e blu che le infossava maggiormente il faccino gentile, come anche la lunga giacca che le arrivava fino a metà coscia lasciando poi le gambe esili fasciate da dei leggins scuri.
Accennai un sorriso alla ragazza che ricambiò timidamente fino a che Harry rinsavì sfiorandole una spalla con la mano – ehm Scar lei è Nicole, una mia collega di lavoro – la presentò con un sorriso decisamente troppo dolce per la descrizione che mi aveva fatto di lei.
- e Nicki lei è Scarlett, una mia amica – continuò a dire e anche quel soprannome mi piegò in un sorrisino divertito mentre le strinsi la mano gentile.
Mi sembrò quasi che il sorriso di quella che doveva chiamarsi Nicole si fosse aperto di più alla parola amica dato che all’inizio era rimasta a guardarci con una certa inquietudine.
- oh finalmente conosco qualcuno che l’abbia visto lavorare sul serio, miracolo! – esclamai per spezzare il silenzio che si era creato, sentendo subito una risatina cristallina provenire dalla ragazza.
- che intendi dire, scusa? Io lavoro sul serio! – ribatté il riccio indispettito piegandosi in un sorriso sicuro e portandosi una mano al petto.
- ci crederò solo quando lo vedrò Harry, mi spiace – commentai in un’alzata di spalle guardando la biondina alla mia destra.
- chiedi a lei allora, su! – mi incitò con convinzione indicando la ragazza che continuò a spostare lo sguardo timido dal riccio a me più volte.
- e va bene.. però promettimi di rispondermi con sincerità, non farti abbindolare da quel bel faccino che si ritrova – mi rivolsi a lei indicando col capo il ragazzo, piegandola in un sorrisino timido.
- allora lo ammetti che sono un bel bocconcino, eh tesoro? – mi stuzzicò il riccio lusingato dalle mie parole, ricevendo subito in risposta una mia occhiataccia.
Come se non bastasse notai anche Nicole stranirsi sentendo il nomignolo con cui mi chiamò Harry, non sapendo quanto in realtà fosse insignificante per me.
Insomma, aveva sempre avuto la cattiva abitudine di chiamarmi in quel modo impertinente ma col tempo avevo cominciato a non farci neanche più caso, partendo dal fatto che amassi troppo Zayn per preoccuparmi di quel soprannome azzardato.
- sinceramente non me ne frega proprio niente del tuo sex appeal, ti ricordo che sono felicemente fidanzata – borbottai rilassando la ragazza una volta per tutte, sentendola anche sospirare in un sorriso accennato di cui Harry non si accorse.
Ero pur sempre una femmina e le ragazze le conoscevo come le mie tasche, a quanto pare contrariamente a quanto potesse fare il mio amico.
- devi smetterla di dire così ogni volta, non puoi comunque negare il mio fascino – costatò dando un colpo di testa per smuovere i ricci e sistemarli distrattamente, continuando a sorridere sghembo.
- basta che ci credi Styles – dissi ridacchiando dandogli una pacca sulla spalla che fece ridere anche Nicole.
- ma tu come fai a sopportarlo tutto il giorno a lavoro? Povera.. – tornai a parlare con la ragazza non troppo sicura che non le piacesse la cosa.
- ormai ci ho fatto l’abitudine – mormorò in un sospiro cercando di rispondere in un modo che potesse compiacermi, aprendosi in un sorriso timido.
Il problema era che di Harry non ci si poteva semplicemente abituare, lo si viveva fino in fondo inevitabilmente ogni volta che lo si guardava negli occhi.
- finalmente qualcuno che mi tratta bene, meno male – commentò lui regalando un sorriso felice a Nicole che le fece quasi luccicare gli occhi.
Vi prego, uccidetemi.
- infatti, non ti abituare – me ne uscii guardandolo in modo eloquente, meritandomi una sua linguaccia.
Rimasi a ridere per la scena guardando le solite fossette formarsi sulle guance del riccio che mi rallegrarono, fino a che con un colpo di tosse la biondina accanto a noi diede un’occhiata all’orologio sul suo polso con nervosismo – scusate ma adesso devo andare, sono quasi le sei e ho delle commissioni da sbrigare – mormorò poi dispiaciuta della cosa.
- oh allora non ti disturberemo ancora, non ti preoccupare – le risposi cordiale in un sorriso lascivo.
- beh spero di rivederti uno di questi giorni Scarlett, è stato un piacere conoscerti – disse aprendomi finalmente in un sorriso sincero. Che cara ragazza.
- e ciao Harry – aggiunse poco dopo con più timidezza, facendo per indietreggiare ma il ragazzo le cinse i fianchi con un braccio chinandosi poi a baciarle una guancia dolcemente, lasciandola infine andare via per la sua strada in un sorriso.
- ci vediamo domani! – le urlò dietro felice riuscendo a farla voltare un attimo, rimanendo a guardarla andare via.
Era davvero una ragazza troppo timida per quei capelli appariscenti, troppo minuta per quel cappotto ingombrante, troppo magra per quelle calze, troppo bassa per quegli stivaletti distinti e troppo dolce e innocente per un tipo come Harry.
Assottigliai lo sguardo cercando di capire cosa lui potesse trovare di attraente in quella ragazzina troppo cresciuta per riuscire a rubargli un sorriso tanto duraturo.
Non che potesse importarmi molto alla fine, non ero di certo gelosa di Harry, ma conoscevo bene il genere di donne che amava frequentare di solito ed erano il completo contrario di Nicole.
Lei non aveva gambe lunghe e atletiche, tacchi femminili, tratti attraenti o comportamenti ammiccanti come avrebbe dovuto essere per lui.
Cosa mi sfuggiva allora?
Mi accorsi di essere rimasta immobile nei miei pensieri solo quando la ragazza ormai lontana girò l’angolo, allora mi permisi di tirare uno scappellotto al ragazzo imbambolato accanto a me che subito si girò verso di me confuso.
- carina la tua “collega” – commentai facendo le virgolette con le dita all’ultima parola, facendogli spalancare appena gli occhi chiari.
- c’è qualcosa che non va? – chiese non capendo e soprattutto non riuscendo a leggere tra le righe la mia affermazione.
Alzai gli occhi al cielo in un sospiro e lo afferrai per un braccio inducendolo a camminare al mio fianco, di certo non avevo intenzione di rimanere lì altro tempo a discutere con lui dato che saremmo dovuti andare a sua volta a prendere Zayn a lavoro.
Perché anche lui come me lavorava tre sere alla settimana ma come barista in un piccolo pub per racimolare un po’ di soldi.
- mah non so, vogliamo parlare degli occhi color fango di Nicki? – la apostrofai in quel modo che aveva usato il riccio poco tempo prima, camminando al suo fianco.
- e perché dovremmo.. parlare di lei? – domandò schiarendosi la voce roca cominciando a guardarmi con un certo timore.
- forse perché fino a dieci minuti fa non sapevo che ti piacesse una ragazza e che fosse anche impiegata a lavoro con te? – ribattei con tono ovvio e lui distolse velocemente gli occhi smeraldo dai miei portandoli al cielo davanti a sé.
- partiamo dal fatto che non mi piace, e poi perché avrei dovuto dirtelo? Ci sono tante ragazze che lavorano insieme a me – precisò infilandosi di nuovo le mani nelle tasche dei jeans com’era solito fare.
- e vorresti dirmi che saluti tutte ogni sera con un bacetto sulla guancia? – esclamai sicura delle mie parole e il suo improvviso silenzio mi sollevò.
Era in difficoltà.
- scusa se volevo fare la persona educata – commentò cercando di depistarmi.
- ma smettila! Se avessi voluto fare la persona educata l’avresti salutata come ho fatto io, non in quel modo smielato – dissi ancora facendolo sospirare.
- la.. possiamo smettere di parlare di Nicole? – mi chiese lui in una smorfia imbarazzata.
- perché? È una così cara ragazza, mi piacerebbe sapere di più su di lei! – risposi in un sorriso finto.
- allora parlaci di più la prossima volta, io non so più di tanto – mormorò con tono più sgarbato abbassando lo sguardo al pavimento.
- ah ah sei sulla difensiva, vuol dire che ti piace! – sbottai indicandolo come se avessi appena scoperto un nuovo continente, continuando a fissarlo insistentemente con un sorriso in volto.
- la smetti di dirlo? Come fai a saperlo? – borbottò aggrottando le sopracciglia appena visibili dalla frangia di riccioli scuri, prendendomi forse per una sprovveduta.
- oh Harry non sembra ma ti conosco bene, saprei riconoscere quel tuo sguardo dolce da un kilometro di distanza! – dissi con una certa convinzione, ricordandomi di come avesse guardato Nicole tutto il tempo continuando a sbattere le ciglia e a farle la radiografia con quelle sue iridi accese come se potesse svanire da un momento all’altro.
- e invece ti sbagli, Nicki non mi piace! – ripeté quasi per convincere se stesso più che me, piegandomi in una smorfia annoiata mentre ci incamminavamo veloci tra le vie caotiche di Londra.
- Nicki? – ripetei con fare ovvio alzando le sopracciglia come a rendergli evidente quella sua abitudine a chiamarla così.
- Nicole. Non. Mi. Piace. Stop. Fine della storia. Addio. – si corresse in uno sbuffo spostando di nuovo lo sguardo ormai più duro al cielo, sospirando pesantemente.
- va bene, farò finta di crederci se preferisci – commentai con semplicità scrollando le spalle con sarcasmo.
Lo vidi con la coda dell’occhio scuotere la testa indispettito, come se stesse davvero mentendo anche a se stesso.
- dai parliamo di qualcos’altro, non mi va di fare ancora la psicologa – scherzai dopo un po’ spezzando il suo silenzio, portandolo a un altro sospiro.
- e a me di fare il paziente pieno di problemi – mormorò in modo quasi impercettibile credendo forse che non l’avessi sentito, mantenendo lo sguardo fisso davanti a lui.
- quindi.. ci facciamo venire in mente qualcosa da fare dopo? Così magari non torniamo a casa tristemente e ci facciamo due risate, mm? – proposi in un sorriso che volle contagiarlo, tanto che lo presi sotto braccio riuscendo finalmente a catturare la sua attenzione.
- hai qualche idea? – borbottò distrattamente puntando gli occhi nei miei per un attimo.
- ehi sei tu quello dalle serate a non finire, io contavo sul tuo aiuto! – esclamai con fare allegro piegandolo in un sorriso divertito che mi fece sentire più leggera.
Lo vidi un attimo pensarci in silenzio, finché con un grugnito rispose – potremo andare a fare un giro a Piccadilly, lì troveremo di sicuro qualcosa da fare – con tono poco sicuro, convincendomi comunque della cosa.
- certo! A me va benissimo, e di sicuro anche Zayn vorrà fare una passeggiata dopo aver lavorato tutto il pomeriggio – commentai positivamente facendolo sgranare gli occhi.
- ah perché invece io ho giocato con le bambole oggi? – sbottò divertito dalle mie parole ricordandomi di come effettivamente si fosse dato da fare anche lui.
- non ci metterei la mano sul fuoco – mormorai alzando le braccia con innocenza, venendo poi leggermente spintonata da lui.
- che simpatica la nostra studiosa – mi prese in giro facendo finta di ridere alle mie parole di poco prima.
- a te invece come ti potrei chiamare? Mio tom tom vivente – ribattei a tono facendolo ridere di cuore, allora mi lasciai a una risata anche io.
- vuoi anche sapere dove ti manderei in questo momento? – domandò con sarcasmo guardandomi con enfasi, mantenendo un sorrisetto strafottente che mi fece ridere ancora.
Feci per ribattere quando mi accorsi dell’insegna luminosa e familiare davanti a noi, che mi portò a spingere dentro al bar Harry ancora tra le risate.
Mi chiusi la porta del locale alle spalle e seguii subito il riccio che si incamminò a passo sicuro verso il bancone dove vidi Zayn con addosso la maglietta col marchio del posto.
Era in piedi intento a pulire distrattamente una tazzina con un panno muovendo appena la testa a ritmo con la musica della radio e notai anche come si fosse fatto la barba quel mattino dato che aveva le guance lisce, prima che il riccio potesse chiamarlo facendolo girare all’istante.
- da quanto tempo! – esclamò Harry con ilarità piegando il moro in un sorriso felice che riconobbi essere il solito che spesso spegnevo io con un bacio.
- ehi ciao amico! – ribatté il mio ragazzo ricambiando la breve stretta che gli aveva dato l’altro battendo anche una mano sulla sua spalla, poi si accorse di me e aprì ancora di più il sorriso luminoso sul suo viso.
- ah ma ci sei anche tu – constatò colpito incrociando gli occhi scuri ai miei con amore.
- se no come credi ci sarebbe arrivato tutto solo fino a qua? – domandai con sarcasmo piegandolo in un ulteriore sorriso, sedendomi come il mio amico sugli sgabelli davanti al bancone.
- ormai ci stai quasi più tempo tu qui dentro che me – commentò appoggiando le braccia al legno dello stretto piano di legno che ci divideva.
- dovresti esserne felice, vuol dire che mi piace il locale e poi le altre persone che lavorano con te sono tutte simpatiche, perché non dovrei venire? – ribattei con sincerità ripensando alle bariste che mi aveva fatto conoscere col tempo, che avevano subito chiarito di non voler provarci con Zayn e quindi di rilassarmi.
Nonostante mi fossero già andate a genio da allora avevo anche saputo di come due ragazze in particolare fossero.. attratte da altre donne e non dai maschi, lasciandomi una certa inquietudine ma comunque più tranquillità.
- in ogni caso il mio turno è praticamente finito, devo solo aspettare che mi diano il cambio e poi posso andare – disse lui perdendosi a chiacchierare con noi dati i pochi clienti nel bar in quel momento.
- come? Sono venuto fino a qua sopportando anche Scarlett per tutto il tragitto, ora pretendo una delle tue cioccolate con la panna! – si lamentò Harry battendo una mano sul bancone e facendo ridere appena Zayn.
Era diventato un mago a fare caffè, cappuccini, cioccolate e drink di vario tipo lavorando lì dovevo ammettere, anche se la cosa non si conciliasse esattamente con il suo mancato gusto culinario quando si parlava di cibo solido.
- se proprio insisti.. – mormorò affermativamente con un sorrisetto compiaciuto in viso, tirandosi eretto e rivolgendosi poi anche a me – tu amore vuoi qualcosa? – mi chiese facendomi perdere un battito, al contrario di Harry che alzò teatralmente gli occhi al cielo.
- un caffè macchiato – risposi semplicemente in un sorriso dolce perdendomi nelle fattezze del suo volto, guardandolo girarsi e tirare fuori due tazze che posò ordinatamente sul tavolo alle sue spalle.
- comunque che mi racconti? Tutto a posto? – domandò il ragazzo a Harry con fare interessato, accendendo sapientemente i distributori di cioccolata e di caffè che riversarono il loro contenuto nelle due tazze.
- si va avanti, ma non mi lamento.. – rispose l’altro facendo spallucce – piuttosto tu Zayn? Non mi avete ancora detto come avete festeggiato l’anniversario la settimana scorsa – aggiunse poi catturando anche la mia attenzione, tanto che mi sedetti meglio sullo sgabello in un colpetto di tosse.
Vidi il moro lanciarmi un’occhiata divertita tornando subito a diluire il mio caffè con del latte e con altri ingredienti che mi persi, lasciandomi la parola sull’argomento – oh Zayn mi ha invitata a cena a casa sua la sera – mormorai semplicemente schiarendomi la voce ma non riuscii a convincere del tutto Harry perché dopo avermi ascoltato si lasciò a un sorrisetto malizioso che mi fece tremare.
- vecchio volpone, a casa tua l’hai portata! Bell’idea, complimenti – esclamò verso il mio ragazzo che scosse la testa divertito mentre io guardai male il riccio.
- guarda che ho sul serio cucinato, cosa credi? – ribatté l’altro rigirandosi poco dopo verso di noi con in mano le nostre tazze fumanti, posandocele sul bancone con diligenza.
- fino a un certo punto.. – commentai a bassa voce allungandomi a prendere due bustine di zucchero per versarle dentro al mio caffè, ma bastò a farmi sentire dal ragazzo seduto accanto a me.
- perché scusa? – chiese non capendo ma intuendo già che si sarebbe messo a ridere, tanto che accennò un sorrisetto divertito.
- ha bruciato il ragù con cui voleva condire la pasta – risposi cominciando a girare con un cucchiaino il contenuto della mia tazzina sentendo lo sguardo di entrambi addosso.
Non ci vollero più di due secondi che Harry scoppiasse a ridere e che Zayn mi lanciasse un’occhiataccia, fatto sta che mi lasciai anche io a una risatina sommessa.
- non è andata proprio così, è una storia lunga – borbottò il moro appoggiandosi con i fianchi al tavolo dietro di sé e incrociando le braccia al petto con disappunto.
- dai fatemi un riassuntino, sono curioso – se ne uscì il riccio continuando a sorridere divertito, portandosi alle labbra la sua tazza di cioccolata.
Io e il mio ragazzo ci scambiammo un’occhiata allarmata dalla quale distolsi subito lo sguardo come a fargli capire che non avrei proferito parola quella volta, nascondendo il viso dietro al caffè che stavo bevendo lentamente.
- ehm.. diciamo che.. – balbettò intimidito sentendo gli occhi cristallini del nostro amico a osservarlo – mi sono distratto un attimo.. neanche due minuti e si è carbonizzato tutto – disse brevemente abbassando anch’esso lo sguardo al pavimento imbarazzato.
Rimanemmo entrambi in silenzio finché Harry alzò la testa dalla sua cioccolata all’improvviso – ti sei distratto come esattamente? – chiese sapendo dove andare a colpire, mantenendo un tono malizioso.
La situazione ci stava scivolando di mano, quando dalla porta di servizio dietro al bancone uscì Emily, una delle fantomatiche bariste omosessuali con i suoi inconfondibili capelli cortissimi e biondo platino, che fece tranquillizzare sia me che il moro.
- dai Zayn puoi andare, ci penso io qua – avvisò il ragazzo dandogli anche qualche colpetto con la mano su un fianco, cosa che mi avrebbe infastidito parecchio se non avessi saputo della sua sessualità.
Si passò le mani chiare sul grembiule e poi alzò lo sguardo su di me, sorridendomi gentile e girandosi un attimo colpita verso Zayn – ciao Scarlett, che bello vederti – esclamò poco dopo guardandomi con uno sguardo limpido e celeste che io ricambiai con un cenno di capo.
- arriva subito il tuo moroso, non preoccuparti – continuò a dire indicando il ragazzo che sfilatosi il grembiulino bianco dai fianchi era svanito nel retro del locale, entrando dalla porta che lei stessa aveva appena varcato.
- nah “subito” non è una parola molto usata nel suo vocabolario – la corressi sarcasticamente riportandomi alle labbra il mio caffè e guardandola piegarsi in una smorfia divertita prima che potesse girarsi verso il mio amico.
- tu devi essere.. – borbottò la ragazza disorientata, alzando un dito in direzione del riccio – Harold Edward Styles, ma chiamami semplicemente Harry – concluse lui al suo posto prendendosi la briga di stringerle la mano, facendole sgranare gli occhi.
- piacere, Emily – rispose semplicemente sciogliendo la presa dalla mano del ragazzo in un sorriso forzato.
- è un.. amico di vecchia data mio e di Zayn – spiegai per renderle le idee più chiare, cosa che avrei dovuto fare anche a Harry dato che era rimasto a guardarla in modo eloquente.
- e perché non ti ho mai visto? – chiese la bionda curiosa, afferrando la mia tazzina ormai vuota.
- perché finisco il mio turno di lavoro troppo tardi per poter venire qua, però oggi lei è venuta a raccattarmi quindi ci sono riuscito – spiegò nella mia direzione prima di bere in un sorso tutta la cioccolata restante nella sua tazza.
- uh e che lavoro faresti, sentiamo? – domandò ancora la ragazza divertita dalla cosa.
- beh sto al bancone anche io come te, ma in un’agenzia di viaggi – le rispose a tono facendola sorridere.
- sul serio? Non hai la faccia da uno che sta chiuso in un ufficio tutto il giorno – commentò Emily in un sospiro, prendendo anche la tazza del mio amico per sciacquarla.
- se è per questo tu hai una faccia troppo carina per lavorare come barista – se ne uscì il riccio in una delle sue solite frasi per rimorchiare ma che in ogni caso con Emily non sarebbero servite.
- Harry forse è meglio che aspettiamo Zayn fuori, fa troppo caldo qua dentro – sbottai imbarazzata scambiandomi uno sguardo con la ragazza che ridacchiò divertita dalla situazione.
- no io sto bene, e poi c’è una bella compagnia – rispose convinto guardando la bionda con enfasi tanto che mi battei una mano sulla fronte incredula.
- fidati di me, qui non c’è acqua per il tuo mulino – insistetti con una frase contorta che fece scoppiare a ridere la barista, scendendo dallo sgabello per tirare via il mio amico.
- ma di che stai parlando? – borbottò confuso e per fortuna in quel momento vidi Zayn venirci incontro da un’altra porta con già addosso la giacca.
- Malik dì anche tu a Harry che dobbiamo proprio andare e che non è il caso di disturbare ulteriormente Emily – esclamai teatralmente verso il moro che dopo qualche secondo di confusione sgranò gli occhi divertito, alzando le sopracciglia come a chiedermi se avesse capito bene.
- sì ha ragione Scar, faremo meglio a uscire – mi diede man forte spingendo il riccio fuori dalla porta del locale, non prima di aver salutato la sua collega con la mano scusandosi anche con uno sguardo impotente al quale lei rise.
Neanche il tempo di mettere tutti piede fuori dal bar che Harry si girò verso di noi allucinato, attendendo delle spiegazioni – stavo rimorchiando se permettete! – sbottò all’istante infastidito quando il mio ragazzo al mio fianco continuò a spingerlo lungo la strada.
- no, fidati che non stavi rimorchiando – commentai sicura delle mie parole facendo indurire il suo sguardo smeraldo.
- oh ti dico di sì invece, qualche altro minuto e sarei anche riuscito ad avere il suo numero – aggiunse con prontezza facendoci scuotere la testa.
- e sai cosa ci avrebbe scritto lei sul foglietto? Un grande e grosso “NON MI PIACI PERCHE’ SEI UN MASCHIO” – disse Zayn con ilarità e dopo poco notai gli occhi verdi di Harry sgranarsi incredulo.
- che intendi dire? Non dirmi che.. – abbozzò l’altro sperando di aver capito male, ma una mia risata lo lasciò spiazzato.
- ebbene sì Styles, ci hai appena provato con una lesbica – confermai la sua teoria vedendolo aggrottare le sopracciglia con disperazione, passandosi poi anche le mani tra i capelli.
- e non potevate dirmelo, scusate?! Che figure mi fate fare? – chiese in una smorfia di imbarazzo.
- io ho cercato di fartelo capire con la frase del mulino! – commentai divertita vedendolo scuotere i ricci in disappunto.
- non ci posso credere.. – borbottò disperato alimentando le risate mie e di Zayn – quanto spreco, quella ragazza era una bomba – aggiunse in uno sbuffo triste, abbassando lo sguardo al marciapiede sotto ai nostri piedi.
- dai Harry non prendertela, sono cose che possono capitare – esclamai non troppo convinta delle mie stesse parole, lasciandomi alla fine della frase a una risata sommessa.
- Dio mio, resterò traumatizzato per giorni – grugnì il ragazzo con fare spiacevole passandosi le mani sul viso incredulo.
- addirittura? – domandai con sarcasmo piegandomi in una risata di cuore quando il mio amico annuì tristemente.
Cinsi i fianchi di Zayn accanto a me con un braccio continuando a ridere trascinandomi appena a lui finché mi passò una mano dietro la schiena stringendomi a sé, dandomi il via libera per lasciarmi andare a delle risate sul suo petto.
Harry dall’altra parte continuò a grugnire parole sconnesse e anche qualche insulto a mezza voce, mentre io e il moro non smettemmo di ridere per la scena.
E non c’era davvero suono più bello che la sua risata piena, ne ero certa.
Alzai appena il viso verso il suo collo attirando la sua attenzione finché in un sorriso sghembo si piegò sulle mie labbra in un bacio divertito.
Non durò neanche molto ma ebbi comunque il tempo per accarezzargli velocemente la pelle liscia delle guance con la mano, sentendolo stringere la presa sul mio corpo.
Ci staccammo entrambi in un sorriso perdendoci un attimo l’uno negli occhi dell’altra e facendomi dimenticare sicuramente ogni pensiero mi stesse passando per la mente fino a un secondo prima.
Non feci in tempo a sorridergli più apertamente che Harry accanto a lui ricominciò a borbottare parolacce distrattamente, facendoci ridere ancora e girare verso il riccio.
Appoggiai per un attimo la testa nell’incavo del collo di Zayn e respirai il suo profumo, tornando a rallegrare il nostro amico che finalmente dopo altre nostre battutine si aprì in un sorrisetto divertito, confessando quanto in realtà la cosa fosse divertente in un cenno di capo.















BUONSALVE!
Inizio subito con l'urlare.. 17 RECENSIONI PER IL PRIMO CAPITOLO, MA IO VI AMO DANNAZIONE!
Sul serio, siete tutte state entusiaste di questa nuova FF e spero possa continuare a piacervi.
Con questo capitolo ho introdotto un altro argomento che tratterà la storia, sebbene in modo meno approfondito ovviamente rispetto agli Zarlett.
Nicole!
Per recuperare il prossimo capitolo sarà Pov Zayn, ve gusta? ahah
Scusate se ho ritardato un po' nell'aggiornamento ma oggi ho dovuto organizzare insieme ai miei amici una festa a sorpresa per una nostra amica dato che oggi è il suo compleanno, poi latino e fisica mi hanno tolto ogni voglia di vivere che avessi mai avuto AHAHHAHAHAHAHAHAH
Quindi.. spero che questo capitolo in ogni caso vi sia piaciuto, ci sentiamo martedì 26 col nuovo capitolo Pov Zayn!
Se volete potete trovarmi su twitter, sono @birbi_alex
UN BACIONE A TUTTE!

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Capitolo 3
*** Sono fortunato. ***






CAPITOLO 3

 

POV ZAYN
 
- no ti prego raccontamelo un’altra volta.. – disse Liam tra le risate – quindi tu e Scar siete stati scoperti da tua sorella mezzi nudi in cucina? – aggiunse e un mio cenno di capo lo fece scoppiare a ridere maggiormente, facendogli quasi perdere il controllo della sua auto nel videogioco.
- tecnicamente io ero mezzo nudo, Scarlett anche di meno dato che aveva solo più l’intimo addosso – lo corressi accentuando le nostre risate, portandolo ad appoggiarsi allo schienale del suo divano per i troppi singhiozzi.
- e cos’ha detto Jane? Cioè, cosa le avete detto voi? – domandò curioso mantenendo un sorrisetto divertito.
- beh lei ovviamente ci ha praticamente aggredito dandoci dei ninfomani, mentre io ho giocato la carta dell’anniversario – risposi con sincerità stringendo tra le mani il joystick della console per non rallentare troppo la corsa della mia macchina.
- e ha fatto anche bene a darvi dei ninfomani! Se vi scoprissi io non so che farei – esclamò con tono ovvio facendomi scoppiare a ridere.
Era un sabato pomeriggio e mi ero rifugiato a casa del mio migliore amico come ai vecchi tempi, giocando ai video giochi e scherzando rozzamente.
Scarlett non avrebbe neanche potuto sentirsi messa da parte perché mi aveva detto di essere dovuta uscire con Camille e una loro compagna di corso, lasciandomi così carta bianca per tutta la giornata.
Non ci avevo neanche messo troppo a chiamare Liam e chiedergli se potessi venire un po’ da lui, sapevo che comunque se non fosse stato per impegni improvvisi non mi avrebbe rifiutato.
Al momento eravamo soli in casa, suo padre e sua sorella erano in edicola e sua madre era uscita a fare la spesa, quindi ci eravamo buttati sul divano dandoci a improbabili gare automobilistiche che per le troppe risate stavamo facendo scarsamente.
Liam era una di quelle poche persone a cui potessi raccontare qualsiasi cosa senza essere giudicato, chiedergli consigli e porgli dubbi, sapendo che mi avrebbe ascoltato.
Lui stesso era stato il primo a venirmi a chiedere cosa fare con Camille due anni prima, raccontandomi di come la sentisse sempre più distante anche quando stavano insieme, e sebbene io non mi fossi mai pronunciato definitivamente sulla questione aveva deciso infine di prendersi una pausa con lei, che era poi peggiorata fino a farli allontanare del tutto.
Una volta l’avevo anche visto versare qualche lacrima quando al tempo mi aveva raccontato di come Camille fosse andata a parlargli per mettere in chiaro le cose, mentre lui aveva preferito tagliare la cosa lasciandola direttamente.
Non era stato bello per me dovergli stare tanto accanto, vedendo Scarlett fare lo stesso con la sua amica, perché si erano fatti del male a vicenda poi per chissà quale motivo.
Ancora oggi notavo una certa freddezza tra i due le poche volte che dovevamo stare tutti insieme magari per uscire la sera, sebbene io e la mia ragazza pensassimo che sotto quei silenzi ci fossero davvero troppe cose da dire.
Però dopo tutti gli incoraggiamenti non eravamo riusciti a convincerli a riprovarci, a ricominciare tutto da capo, e avevamo lasciato perdere la cosa col passare dei mesi in parte arrendendoci a vederli così.
- guarda probabilmente ci sbatteresti fuori di casa all’istante credo – commentai la sua battuta di poco prima tornando alla realtà in una sua risata.
- comunque alla fine vi siete rivestiti ed è finita lì? Che cosa triste.. – chiese piegandomi in un sorrisetto compiaciuto, facendomi ripensare a come fosse finita la serata.
- non dico niente, se no Scar mi ammazza – risposi solennemente ricordandomi di come ci tenesse a non spifferare a tutti certe cose.
Ciò che succede tra noi resta tra noi” mi diceva sempre lasciandomi solo accennare la cosa in modo generale, guai se scendevo nei dettagli.
- dai non fare il misterioso con me che non ti crede nessuno, poi non c’è Scarlett.. e di certo non le andrò a dire tutto – cercò di convincermi dandomi delle gomitate maliziose.
Mantenni lo sguardo fisso al videogioco sul televisore e sulla macchina rossa che avrei dovuto pilotare a dovere, lasciandomi poi a un sospiro divertito – tu non sei qui e io non ti ho detto niente, ma sappi solo che.. la serata non è andata persa – mormorai soddisfatto della cosa, facendolo ridere ancora.
Era come tornare sempre un po’ ragazzini quando scherzavo con lui, era incredibile.
- lo sapevo! E dove? Spero non di nuovo sul bancone della cucina, che tra l’altro non toccherò più per il resto della mia vitaborbottò e fu il mio turno di scoppiare a ridere, riconoscendo le stesse parole che mi aveva detto anche Jane il giorno dopo l’accaduto.
- eh indovina.. con mia sorella dentro casa non è che potessimo fare più di tanto – risposi con fare ovvio piegandolo in una risata sommessa.
Inizialmente rimase in silenzio e credetti quasi che si fosse arreso al discorso, ma quando si aprì in un sorrisetto furbo rinsavii – il tuo caro buon letto ne ha viste davvero di tutti i colori – commentò scuotendo la testa divertito, facendomi piegare in due dal ridere.
- spero solo che Jane non ci abbia sentito – abbozzai in una smorfia colpevole in un’ultima risata.
- dai ma era un giorno speciale, avete fatto bene – mi diede man forte e in ogni caso mi accorsi di come anche parlando di quelle cose con lui mi stessi rilassando.
Faceva sembrare tutto semplice, anche se in testa aveva probabilmente più grane di quanto volesse dimostrare, dall’università alle ragazze.
Non era come me, come Scarlett, Harry, Louis o Niall, anche se magari stava giù di morale non lo dava a vedere e si mascherava dietro a dei sorrisi spensierati.
Invece io in particolare se mi svegliavo con la luna storta lo davo a vedere abbastanza anche se la mia ragazza avesse poi capito col tempo come prendermi anche in quelle situazioni e farmi calmare almeno con lei, e rimanevo scontroso con gli atri.
Tutt’altro di ciò che facesse lui, si era sempre preoccupato di far stare bene gli altri quando forse era il primo a dover pretendere di essere ricambiato.
- tu invece non hai niente da raccontarmi? – domandai spezzando il silenzio che si era creato tra noi, rotto solo dal rumore delle auto nel videogioco.
- nah, niente di che – borbottò distrattamente facendomi sospirare, come sempre.
Feci per ribattere ma la porta di casa si aprì lentamente, mostrando la madre di Liam entrare con delle buste della spesa in mano chiudendosi l’uscio con le spalle.
- ciao ragazzi – ci salutò, in particolare regalò un sorriso gentile a me che ricambiai all’istante.
- buongiorno Karen – risposi sapendo di avere confidenza con la donna dato che erano sette anni abbondanti che mi conosceva.
In uno sbuffo andò in cucina e posò le buste sul tavolo in un tonfo, per poi tornare verso l’entrata e sfilarsi il giubbotto imbottito.
- come stai Zayn, tutto bene? – mi chiese ancora con fare materno, appoggiandosi un attimo alla poltrona accanto al divano dove eravamo seduti.
- oh sì sì tutto perfetto, tu? – ribattei annuendo tranquillamente, rivolgendole uno sguardo luminoso che la fece sorridere.
- sì va avanti.. – mormorò in un sospiro che mi fece sorridere bonariamente, finché riprese a parlare – e con Scarlett come va? – domandò e quella volta non riuscii a non aprirmi in un sorriso sincero.
- alla grande, l’altro giorno abbiamo festeggiato il nostro quarto anniversario – dissi con fierezza facendo sgranare gli occhi alla donna che mi guardò colpita.
- che caro ragazzo, dev’essere fortunata a stare con una persona come te – commentò felice per me, ma fu il mio turno di scuotere la testa in dissenso – sono io fortunato ad avere lei, è diversa la cosa – la corressi sentendomi improvvisamente arrossire quando si allungò ad accarezzarmi una spalla.
- sai dovreste invitarla anche quando ci sono anche io ogni tanto, è da un po’ che non la vedo – esclamò dolcemente tornando composta, catturando anche l’attenzione di Liam.
- oh certo, perché no? – borbottò senza problemi facendo spallucce, scambiandomi uno sguardo di intesa – sarebbe venuta anche oggi ma è dovuta uscire con.. – ma mi bloccai dal dire quel nome tanto familiare davanti a Liam e sua madre, deglutendo e cambiando idea – ..due sue amiche, ci siamo dati un pomeriggio di svago, ogni tanto ne ha bisogno anche lei – finii la frase in un colpo di tosse agitato, cercando di essere convincente.
- sarà per un’altra volta allora, non importa – abbozzò la donna in un sorrisetto lascivo congedandosi in un cenno di capo prima di andare a sistemare la spesa in cucina, lasciando nuovamente me e il mio amico soli con la nostra corsa.
Sospirai rumorosamente e cercai di concentrarmi sul joystick tra le mie mani.
- è uscita con Camille, non è vero? – se ne uscì Liam in un sussurro, tenendo gli occhi cioccolato fissi allo schermo del televisore.
- mm? Che hai detto? – feci finta di non capire girandomi verso di lui e improvvisando un’aria confusa, aspettando che trovasse il coraggio per ripetere la domanda.
- Scarlett è uscita con Camille? – mormorò tenendo un occhio di riguardo alla sua macchina rossa, voltandosi appena a guardarmi.
- c’era anche una loro compagna di corso da quanto ho capito, non erano da sole, e comunque penso siano andate a prendere dei libri in biblioteca.. – balbettai frettolosamente, non volevo che sospettasse chissà cosa.
Ogni tanto Scarlett chiedeva alla sua amica notizie su Liam, se ci fosse ancora speranza per loro due, ma le risposte erano sempre vaghe, come anche quelle del ragazzo.
Non potevamo fare altro che invogliarli a riprovarci, e almeno in quello ci buttavamo ogni tanto.
Però non doveva essere un peso per loro, non dovevano sentirsi obbligati a far nulla.
- ehi stai tranquillo Zayn, non è un problema – mi interruppe scuotendo la testa in un sorrisino fin troppo falso per i miei gusti.
Lo conoscevo, avrei potuto riconoscere quel suo sguardo consapevole e afflitto a metri di distanza.
E come predetto non tardò ad abbassare gli occhi al tavolino davanti a noi facendomi quasi sentire in colpa per qualche strana ragione.
- senti, perché non vuoi parlarne con lei? – cercai di consigliarlo mettendo in pausa il gioco in un suo sbuffo, dandogli una pacca sulla spalla.
- non c’è niente da dire – commentò semplicemente incrociando i suoi occhi più freddi coi miei.
- come no? Secondo me invece dovresti dirle che ti manca – aggiunsi in un azzardo vedendolo irrigidirsi al mio fianco, aggrottando le folte sopracciglia.
- non mi manca Camille! È storia passata ormai.. – disse infastidito con tono sicuro ma tremolante, accentuando i miei dubbi.
- ne sei sicuro? – chiesi sperando nella sua buona coscienza, sporgendomi per guardarlo meglio in viso.
- sicurissimo, non ho problemi con lei. Può anche uscire con tutte le persone che vuole, sai quanto me ne importa – esclamò posando con fin troppa foga il joystick sul tavolino in legno, lasciandosi andare allo schienale del divano in un sospiro pesante.
- ah no, non te ne importa? Strano, non sembra.. – borbottai lanciandogli un’occhiata eloquente, rimanendo seduto con la schiena dritta.
- la tua ragazza ti ha dato seriamente alla testa, vedi cuoricini e dolcezza ovunque anche dove non c’è, e fidati che è così – commentò piegandomi in un sorrisetto divertito tanto che roteai anche gli occhi scuotendo il capo.
- stiamo parlando di Scarlett, vero? No perché i cuoricini e la dolcezza non sono esattamente il suo forte – scherzai per alleggerire la situazione, riuscendo a farlo ridere insieme a me.
Mi diede una lieve spinta che volle essere scherzosa continuando a ridere fortunatamente.
Non avrei potuto vederlo ancora così.
 
 



- seriamente Zayn, cosa vuoi che ti regalo per il compleanno? – mi chiese per la quinta volta Rosaline intenta a mangiare dei biscotti e sedendosi sul divanetto della cucina accanto a me.
- ma che ne so, non riesci a farti venire in mente qualcosa da sola? – borbottai sbuffando, osservando nostra madre cercare di fare una macedonia, sostenendo che mangiassimo tutti troppe schifezze, che era tempo di cambiare alimentazione, causando i lamenti anche di Jane che proprio in quel momento entrò in cucina per sedersi su una delle sedie intorno al piccolo tavolo accanto al divano e davanti ai fornelli.
- è da vent’anni che vado avanti ogni volta a suon di idee geniali, non ho la più pallida idea di cosa potrebbe piacerti ancora oltre a tutto quello che ti abbiamo già regalato – commentò portandosi le gambe fine al petto, rannicchiandosi contro il bracciolo morbido mentre io posai le braccia sopra lo schienale in un sospiro.
- che ne dici di un appartamento tutto tuo? Così smetteresti di disturbarci una volta per tutte – abbozzò Jane guardandomi male, alludendo anche agli episodi con Scarlett che io lessi tra le righe.
- veramente tu sei più grande di me, aspetterò che te ne andrai per prima.. – le risposi piegandola in una smorfia infastidita.
- se è per questo allora io aspetterò Rose, vero sorellona adorata? – domandò girando la testa verso la mora accanto a me, che alzò lo sguardo sentendosi chiamata in causa.
- quando troverai i soldi fammi un fischio – mormorò in modo eloquente facendo girare nostra madre che sorrise divertita – voi tre non ve ne andrete proprio da nessuna parte, siete ancora piccoli per andare a vivere da soli, non vorrete mica lasciarmi qua da sola? – chiarì piegandoci tutti in un sorrisetto beffardo.
- piccoli? Mamma, il più piccolo di noi è Zayn e tra neanche un mese farà ventun’anni! – le ricordò Jane sgranando gli occhi con fare ovvio.
- e insisto nel dire che è giovane per andarsene già di casa – ripeté convinta facendomi alzare lo sguardo al cielo con noia, tanto che notai anche la ragazza accanto a me scuotere la testa in disappunto.
- io allora? Ho venticinque anni, sono grande – se ne uscì infatti Rosaline cercando di fare le sue ragioni, catturando l’attenzione di nostra madre intenta a tagliare distrattamente delle banane su un tagliere.
- non c’entra, e poi con chi vorresti andare ad abitare, sentiamo? – borbottò la donna girandosi verso di lei con convinzione, sapendo che non sarebbe riuscita a darle una risposta opportuna.
- io non.. beh.. ci sono molte ragazze dove faccio il tirocinio che cercano delle coinquiline.. – rispose l’altra balbettando nervosa, dando man forte alle aspettative di sua madre.
- certo perché secondo te io ti mando da complete sconosciute, vero? Non scherziamo – commentò la donna facendo ridacchiare me e Jane per la scena buffa, dato che nostra sorella buttò la testa all’indietro tristemente.
- io invece potrei.. insomma, con Scar.. – dissi distrattamente in un sussurro che però tutte colsero.
- sì e dove andreste? In una grotta? – sentii la ragazza sulla sedia prenderci in giro, ricevendo in cambio un mio verso accompagnato da una linguaccia.
- sarebbe comunque più seria come cosa, mi fiderei di loro due.. anche se continuo a dire che siete troppo giovani per pensare già a queste cose – mi rispose mia madre facendo zittire all’istante le altre due, che si irrigidirono sconvolte.
- fammi capire una cosa.. stai dicendo che ti fidi di più di quel celebrato di Zayn che di me, che sono grande e laureata?! – sbottò in particolare Rose causando la mia ilarità.
- almeno così la smetterebbero di fare sconcerie qua dentro – borbottò Jane quasi tra sé e sé beccandosi una mia occhiataccia sinistra.
- sono fidanzati da quattro anni, conosco bene Scarlett e so che brava ragazza sia, quindi perché non dovrei fidarmi? Lascio mio figlio in buone mani – asserì la donna continuando a tagliuzzare vari frutti, in quel momento una mela.
- se è per questo mi conosci da una vita, dovresti fidarti anche di me! – ribatté la mora tenendo la sua posizione, la stessa cosa che continuò a fare nostra madre.
- non è che non mi fidi di te, non mi fido delle persone con cui andresti ad abitare, è diverso – si pronuncio finalmente schiarendo i pensieri alla giovane che piegò un labbro infastidita.
Ricadde il silenzio nella stanza e mi permisi di girarmi verso Rose per guardarla con aria compiaciuta, ricevendo una sua manata sullo stomaco che mi mozzò un attimo il fiato, dando il via a una breve lotta di schiaffetti sulle gambe.
- in ogni caso fatevi passare dalla mente queste bravate, con me non attacca – disse infine la donna distruggendo quelle piccole speranze d’evasione che ci eravamo costruiti in quei pochi minuti.
Nonostante durante il discorso ci fossimo attaccati l’un l’altra, io e le mie sorelle ci scambiammo degli sguardi dispiaciuti mentre vidi nostra madre cominciare a prendere tra le mani parte della frutta che aveva tagliuzzato per spostarla sul bancone della cucina, prima che Jane in un urlo potesse fermarla facendo sussultare tutti.
- no ti prego non posare la frutta sul bancone! – esclamò con enfasi riuscendo a fermarla un attimo prima che potesse lasciare il cibo, e quando intuii il perché mi alzai in piedi velocemente raggiungendo la ragazza affianco a mamma.
- e perché scusa? – domandò l’altra divertita, non capendo il motivo di tanta agitazione.
- perché non la mangerò più se la metti qui, sul serio – commentò Jane in una smorfia di disgusto che mi fece sollevare un sopracciglio in disappunto.
- non capisco, che c’è che non va? – continuò a chiedere scuotendo la testa confusa.
- perché Zayn.. – cominciò a rispondere mia sorella, subito interrotta dalla mia voce e dal passo che feci per pararmi davanti a lei – perché Zayn.. cioè io, ho.. ehm.. fatto cadere.. della maionese ieri sera qua sopra, sai quanto Jane la odi, no? – improvvisai in un sorriso forzato, sentendomi osservato dalla donna che mi fissò colpita.
- se se la maionese, ti dico io cosa avresti fatto cadere se non fossi arrivata a.. – borbottò mia sorella dietro le mie spalle, fermata però dal suono insistente del telefono di casa che prese a trillare.
Subito Rosaline si apprestò in un cenno di capo ad andare a rispondere, mentre mi sentii chiamare ancora da mia madre davanti a me.
- stavate dicendo? – ci incitò quando la moretta riuscì a farsi avanti dalla mia schiena, sentendo solo il nostro imbarazzante silenzio.
Quando lei fece per aprire bocca la fulminai con un’occhiata omicida, rimanendo immobile e vedendola richiudere le labbra in un sospiro.
- in ogni caso stamattina ho pulito tutto, non ci sono macchie di maionese se era questo il problema – ci avvisò quando Rose tornò in cucina con la cornetta in mano chiamandomi a gran voce.
- Zayn è Scarlett che ti cerca, dice che hai il cellulare spento e ti deve parlare – mi avvisò salvandomi dall’eventuale situazione imbarazzante con mia madre verso la quale mi voltai un attimo – vorrei tanto restare qui a discutere con voi su chissà quanti terribili germi ma la mia donna mi vuole, quindi.. – dissi per congedarmi, strappando un sorrisetto divertito a Trisha che guardai posare la frutta sul bancone senza problemi ormai.
In un sospiro di sollievo afferrai il telefono dalla mano dell’altra mia sorella e me lo portai all’orecchio, uscendo dalla stanza per andare in salotto.
- sì pronto? – chiesi per sicurezza rispondendo alla chiamata.
- uh sei vivo per l’amor del cielo, ma quante volte ti ho detto di tenere sempre il cellulare in carica?!esclamò effettivamente la mia ragazza piegandomi in un sorrisetto divertito.
- ehi sono vivo e vegeto, per il telefono non preoccuparti, è che sono andato da Liam e non ho fatto caso alla batteria – ammisi per calmarla andando verso il divano per poi buttar mici sopra di peso.
- sì me l’aveva detto Camille che sei andato da Liam – commentò distrattamente piegandomi in un espressione confusa.
- no scusami e come faceva lei a saperlo? – chiesi non capendo, sdraiandomi più comodamente tra i cuscini morbidi.
- e che ne so io, vaglielo a chiedere.. – rispose con tono ovvio – comunque ti ho chiamato per un motivo preciso, stammi a sentire – aggiunse abbassando la voce a un tono più serio.
- ah quindi non mi hai telefonato perché ti mancavo? – domandai con sarcasmo lasciandomi a un sorriso furbo, portandomi al petto il braccio libero e affondando la testa nel cuscino dietro di me.
- per tua sfortuna no, sarà per un’altra volta – ribatté facendo finta di ridere alle mie parole aumentando il sorriso sulle mie labbra.
- però tornando a noi.. volevo chiederti una cosa – disse ancora ritrovando la calma di poco prima, incuriosendomi anche un po’.
- sono tutto orecchi – mormorai pronto ad ascoltarla finalmente.
- Harry ci ha invitati a passare un week-end nella sua casa in campagna alla prima occasione dopo il tuo compleanno, a te andrebbe bene? – mi chiese spiazzandomi un attimo.
- aspetta un attimo.. spiegati meglio – borbottai aggrottando le sopracciglia scure, cercando di capire meglio la cosa.
- allora.. il tuo compleanno cadrà di martedì quest’anno, e aveva pensato di passare tutti insieme il week-end successivo nella sua casa in campagna.. è anche per festeggiarti meglio credo. Tu ci stai, vero? – ripeté rendendomi tutto un po’ più chiaro.
- oh sì certo, per me va bene. Ma come ci arriviamo? Ci porta lui o dobbiamo arrangiarci, e poi quando partiamo? – cominciai a chiedere sentendola ridacchiare dall’altra parte.
- ehi calmati! Fammi parlare! L’idea era di partire venerdì sera e tornare la domenica pomeriggio, però il problema è che non ci stiamo tutti nella sua macchina, perciò dovremo andare da soli – spiegò facendomi sbuffare.
- e come diamine ci arriviamo fino a là? – borbottai in un sospiro aspettando una sua risposta convincente.
- beh la tua auto ha il navigatore.. e poi mi ha detto di avervi già portati una volta in prima superiore, quindi dovresti ricordarti qualcosa – disse con tono sicuro e in effetti mi parve di ricordare una villetta immersa tra i prati ma nulla di nitido, solo immagini sconnesse.
- possiamo provare a mettere l’indirizzo della casa nel navigatore, sì.. ma non ti prometto niente, non è che mi ricordi molto dall’ultima volta che ci sono andato, eh – commentai distrattamente massaggiandomi lo stomaco come avrei fatto con la sua schiena se fosse stata tra le mie braccia.
- come no? E io che contavo su di te! sbottò piegandomi in un sorriso divertito.
- guarda che non ti ho detto di no, dobbiamo solo organizzarci meglio – aggiunsi alzando appena la voce per tranquillizzarla, facendomi sentire probabilmente anche dalle mie sorelle che erano rimaste in cucina.
però mi porti tu, no? Non cercare di trovare scorciatoie Malik, non ti libererai facilmente di me ribatté facendomi ridacchiare appena.
- sì che vieni con me, anche perché dovrò pur parlare con qualcuno nelle due lunghe ore di viaggio – aggiunsi sapendo che mi avrebbe ribeccato per quella frase, mordendomi poi un labbro divertito.
- ah ma se è per questo parla pure col navigatore! Non mi userai contro la tua solitudine.. esclamò infatti indignata lasciandomi andare a una risata liberatoria.
- scherzavo Scar, come farei senza i tuoi discorsi contorti, mm? – mi corressi in un sorriso divertito vedendo Rosaline e mia madre venire verso il salotto con in mano quattro ciotoline piene di macedonia, una delle quali venne posata sul mio petto da mia sorella.
- seh dici così ma vivi delle mie frasi sarcastiche, non negarlo – abbozzò con tono scherzoso mentre strinsi in una mano la ciotola per non farla cadere, non facendo troppo caso alle due donne che si erano appena sedute sulle poltrone accanto al divano e che probabilmente mi stavano ascoltando.
- come potrei mai? – chiesi retorico sentendo la risata della ragazza sopra la mia prima che potessi tornare a parlare – comunque alla fine sei uscita con Cam oggi? Che hai fatto?
- sì abbiamo fatto un giro ad Hyde Park insieme a un’altra ragazza, anche se alla fine ci siamo arrese a sederci su una panchina – ammise aumentando la mia ilarità.
- e chissà perché credo sia stata tu ad avere questa brillante idea – commentai alzando le sopracciglia in un sorriso, attendendo le sue parole.
- non è colpa mia se fare le passeggiate mi annoia.. e poi la bionda che era con noi continuava a parlare dell’esame che avrà tra una settimana, mi stava venendo l’ansia anche a me mamma mia – disse in uno sbuffo facendomi scuotere la testa colpito.
- allora perché quando passeggi con me sei tutta pimpante, scusa? – la stuzzicai con tono furbo facendo girare Rose che rimase a fissarmi confusa per qualche secondo, per poi ritornare con lo sguardo a guardare chissà quale telefilm alla tv.
- che ne sai che non mi annoio anche con te? – mi riprese chiudendomi un attimo tanto che alzai gli occhi al cielo colpito – ma guarda te, oh! E io che facevo tanto il carino, si vede che non mi meriti – commentai con un accenno di sarcasmo che lei colse subito.
- scherzavo Zayn, non fare il duro che non ti crede nessuno, specialmente io sbottò sicura di sé facendomi ridere.
- in ogni caso saresti dovuta venire con me da Liam, ti saresti divertita di sicuro di più. Sua madre ha anche chiesto di te, ho dovuto inventarmi che eri praticamente evasa con delle sconosciute – esclamai per fargli capire l’importanza della cosa, sperando che la volta successiva avrebbe cambiato idea.
- ma Camille è in ogni caso la mia migliore amica, non potevo darle buca! – mi ricordò effettivamente.
- e va bene.. ma la prossima volta segui i miei consigli, modestamente ho sempre ragione io – scherzai vedendo mia sorella scuotere il capo in disappunto continuando a mangiare la sua macedonia distrattamente.
- non farci l’abitudine, è stato un colpo di fortuna – borbottò lei ovviamente, come sempre.
Mi lasciai ad un sospiro rimanendo ad ascoltare la sua breve risata concludersi probabilmente in un sorriso e mi resi conto che avrei davvero voluto che fosse lì con me in quel momento.
Io avrei saputo come fermare per sempre quel sorriso con un bacio, non lasciandola più andare via.
- però mi sei mancato oggi.. – la sentii dire a mezza voce in modo così flebile che credetti quasi di essermelo immaginato.
- come hai detto? – chiesi sperando di aver sentito bene, accennando un sorriso felice.
- andiamo, hai capito benissimo – rispose facendomi sentire più leggero, tanto che sorrisi maggiormente senza accorgermene desiderando davvero di sentire il profumo dei suoi capelli e poterla stringere a me.
- allora lo vedi che sei una tenerona sotto sotto! – esclamai facendo girare anche mia madre curiosa di capire cosa ci stessimo dicendo io e Scarlett.
- come se tu non lo sapessi già, eh! – borbottò divertita cercando di difendersi, trovando una scusa per quella sua dolcezza improvvisa.
- sì ma è bello sentirtelo dire – mormorai in un sorriso vedendo in lontananza anche Jane venire in salotto per sedersi malamente sul bracciolo della poltrona di Rosaline.
- certo, finché non cominci a sfottermi.. guarda che ti conosco, ogni volta che ti dico qualcosa di appena sdolcinato la prendi come un momento epico – disse sorprendendomi un attimo ma non riuscii comunque a cancellare quel sorriso felice dal mio viso.
- non dire così, lo sai che mi fanno piacere queste cose – le ricordai sperando non stesse dicendo sul serio perché se era quella l’impressione che le davo avrei dovuto rimediare.
- mm.. quindi non mi sfotterai se ti dico che mi manchi anche adesso? – chiese timidamente ed ebbi come un colpo al centro del petto, un calore familiare che si espanse in tutto il corpo in un’ondata di brividi.
Mi lasciai a un sorriso sentito sistemandomi meglio sul divano in un sospiro, tenendo sempre la cornetta all’orecchio – ti amo – aggiunsi poco dopo e quelle due piccole parole sembrarono rimbombare nella stanza infatti che tutte e tre le donne lì dentro si girarono verso di me, in particolare mia madre che si lasciò a un mugolio dolce.
- ma sentilo – commentò Jane alzando un sopracciglio annoiata dando una gomitata a Rosaline accanto a me che si voltò a guardarla divertita dalla scena.
- ti amo anch’io – ribatté Scarlett piegandomi in un ulteriore sorriso mozzafiato – ma non andarlo a dire troppo in giro, ho una dignità da difendere concluse come se dovessi aspettarmi una contraddizione del genere, che mi fece comunque ridere.
- e meno male che non dovevo fare battutine io, eh! – la rimproverai con leggerezza affondando la testa nel cuscino dietro di me beandomi del suono della sua voce.
- tu no, ma io posso Malik.. ti devo ricordare che la femmina in una coppia ha sempre ragione?esclamò dicendomi quella frase che aveva tenuto viva negli anni, usandola sempre per zittirmi.
- a questo punto mi tiro via dal discorso, sono sicuramente un maschio – dissi a quel punto pronto a sentire la sua risata, cosa che non tardò ad arrivare facendomi accelerare i battiti.
- a quanto pare.. commentò a bassa voce divertita – adesso scusa ma devo lasciarti, c’è mamma che mi chiama per i suoi istinti schiavisti – aggiunse poi piegandomi appena le labbra in una smorfia.
- dai allora ci sentiamo domani – mormorai un parte dispiaciuto in un sospiro pesante.
- va bene, buonanotte Zayn – sussurrò in risposta e come se mi fossi illuso di potermi rilassare il mio cuore ripartì come un treno, stringendo il mio stomaco come fossi un ragazzino.
- notte anche a te amore – la salutai infine in un sorriso felice sentendomi quasi in colpa di schiacciare il tasto rosso del telefono chiudendo così la chiamata, abbassando lo sguardo alle mie mani che in un’altra situazione sarebbero state colmate dalle dita della mia ragazza.
Non feci in tempo a rialzare gli occhi al soffitto che un urlo alle mie spalle mi fece sussultare.
- avete sentito come è dolce?! Oh.. – esclamò mia madre senza limitarsi e in un attimo le sue mani si posarono sulle mie guance in modo che potesse abbassarsi fino al mio viso stampandomi un sonoro bacio sulla guancia.
- il mio bambino sta diventando un ometto innamorato! Sono così felice per te e Scarlett, tieni così tanto a lei! – aggiunse con tono smielato sedendosi al bordo del divano accanto al mio corpo, tenendomi stretto a lei con fare materno che mi fece arrossire, facendo ben attenzione a non rovesciare la ciotola che tenevo ancora salda sul mio stomaco piatto.
- mamma.. non fare così, dai! – sbottai imbarazzato cercando di togliermela di dosso dolcemente in dei lamenti a mezza voce.
- il mio piccolo Zayn! Ti meriti tutto l’amore che può darti lei, anche se non sarà mai come la tua mamma, vero? – continuò a dire senza badare alle mie parole, strizzandomi appena le guance con le dita parlandomi con foga.
- certo, certo, come dici tu – balbettai senza pensarci troppo, decidendo che darle ragione sarebbe stata la cosa migliore, annuendo anche in rafforzo alla risposta.
- tesoro! Però mangia la macedonia adesso, che ti fa bene, mi raccomando! – se ne uscì facendomi ridere in un moto di incredulità, lasciandomi un ultimo bacio sulla fronte prima di alzarsi dal divano indicando la frutta che mi aspettava.
Nonostante tutto amavo con tutto me stesso mia madre, Rosaline e Jane, ma anche Scarlett faceva parte della mia famiglia ormai.
Lei era la mia vera casa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 









Buonsalve!
Okay, sono reduce da una settimana pienissima e finalmente ora che sono tranquilla, dato che domani da me si fa autogestione, sono riuscita a postare.
So che gli ultimi due capitoli sono stati incentrati maggiormente su Harry e Liam ma era solo per fare un po' il punto della situazione, vi prometto che il prossimo sarà tutto Zarlett!
Sul serio, spero di farmi perdonare perchè a me non dispiace sfgh
Ho notato che le recensioni sono calate nello scorso capitolo e spero di non avervi deluso..
Aggiornerò lunedì 1 Aprile, se volete potete trovarmi su twitter sono @birbi_alex
Un bacione enorme a tutte davvero, spero che il capitolo vi sia piaciuto! #muchlove

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Capitolo 4
*** Ti farò abituare. ***




My chest is a pillow for your weary head to lay to rest again,
Your body is my ballpoint pen
And your mind is my new best friend,
Your eyes are my mirror to take me to the edge again.

Il mio petto è un cuscino per la tua stanca testa affinché si poggi per riposare ancora
Il tuo corpo è la mia penna a sfera
E la tua mente è la mia nuova migliore amica
I tuoi occhi sono il mio specchio, mi portano di nuovo al limite.
(Ed Sheeran - Grade 8)

 



CAPITOLO 4
 

Afferrai al volo anche l’ennesima pallina che mi lanciò Louis dalla parte opposta del salotto per poi rilanciarla nella sua direzione senza troppi sforzi.
Rimasi a guardare distrattamente il televisore davanti a me sdraiandomi meglio sulla piccola poltrona in pelle lasciando le gambe penzolare dal bracciolo, pronta a ricevere la solita palla rossa che mi tornò indietro dal ragazzo seduto sull’altra poltrona oltre al divano.
Non feci neanche più caso ai lamenti di Niall e Harry intenti a giocare a un videogioco con attenzione dato che i miei lanci disturbavano sempre la loro visuale sullo schermo.
I due erano seduti con la schiena retta sul divano a tre posti senza spiccicare parola con nessuno tranne per lasciarsi a qualche imprecazione verso di me o l’avversario, mentre Zayn era seduto malamente contro lo schienale rosso con fare annoiato e Liam era per terra davanti alle gambe del moro, appoggiato con la testa al divano.
Afferrai nuovamente la pallina di spugna senza troppi problemi rilanciandola verso Louis e chiedendomi dove avesse trovato la voglia di giocherellare in quel modo ed essere riuscito a convincermi a farlo con lui per giunta.
Affondai la testa nel cuscino dietro al mio collo e mi sentii quasi in colpa di essere venuta con gli altri a casa di Niall e Harry quella sera se l’unica cosa che mi andava di fare era passare il tempo passandomi una pallina insieme a Lou.
Già, il biondo e il riccio avevano preso quell’appartamento dove vivevano insieme e ci invitavano spesso per serate divertenti nonostante la loro vicina fosse una vecchia petulante.
Erano riusciti a tirare su un po’ di soldi e quando avevano raggiunto la quota giusta non avevano aspettato oltre a comprare quell’alloggio vicino a Piccadilly Circus anche di solito in quella zona le case costassero abbastanza.
Quindi condividevano l’appartamento da bravi amici e ovviamente la porta per noi era sempre aperta.
Beati loro che erano riusciti già ad andare via di casa, io uno di quei giorni avrei seriamente rischiato di impazzire con Lucas tra le scatole.
- sapete cosa stavo pensando l’altro giorno? – me ne uscii lanciando l’oggetto tra le mie mani contro il ragazzo che lo afferrò fermandosi un attimo ad ascoltare le mie parole, come anche Zayn e Liam che si girarono distrattamente verso di me.
- che ormai siamo amici da più di quattro anni, è tanto – borbottai colpita dalla cosa, annuendo come un automa pensando alla lontana terza superiore quando li avevo conosciuti e la mia vita era cambiata in meglio.
- sì in effetti.. per noi sono addirittura sei anni, no? – domandò Liam girandosi verso i suoi amici dei quali gli rispose solo Louis con un cenno affermativo di capo.
- e rendiamoci conto, questo vuol dire che vi sopporto da tutto questo tempo! Ma chi sono, oh? – scherzai portandomi le mani sul volto con enfasi, pronta a prendere al volo la pallina che il mio amico aveva ricominciato a lanciarmi.
- anche noi ti sopportiamo da quattro anni, non credere che sia cosa da poco – commentò Louis ricevendo subito dopo un mio lancio un po’ più forte che lo fece ridacchiare.
- stai zitto che io sono molto più tranquilla di voi, siete voi gli iperattivi – bofonchiai inarcando un sopracciglio in dissenso, ricevendo indietro la palla di spugna.
- ah sì? Zayn dicci, Scar è davvero un angioletto come sostiene tanto? – ribatté l’altro girandosi a guardare il moro che rinsavì un attimo, poi si voltò leggermente verso di me tirandosi a piegare una gamba contro il petto in un sospiro.
- non mettetemi in mezzo a queste cose, io non mi pronuncio! – mormorò alzando le mani con innocenza scuotendo anche la testa con convinzione, ricevendo subito addosso la pallina che avevo tra le mani indignata.
- brutto traditore! Tu dovresti difendermi! – esclamai teatralmente puntandogli un dito contro mentre lui divertito prese in mano l’oggetto che gli avevo appena lanciato contro in un sorriso.
- io ti ho sempre difeso ma non puoi chiedermi di dire che sei un angioletto caduto dal cielo, insomma.. – cominciò a borbottare sperando di essere in ragione ma quando ripuntò lo sguardo nel mio trovò i miei occhi piegati in un ringhio che lo fece deglutire.
- stai zitto Malik, ti conviene – cercai di ammonirlo continuando a fissarlo in un’occhiataccia sinistra ma lui comunque cercò di farsi le sue ragioni.
- stavo semplicemente dicendo che sei abbastanza espansiva come ragazza, hai sempre novità, nuove iniziative, non sei.. una da coccole sul divano – continuò a dire scavandosi la fossa con le sue stesse mani, capendo di aver sbagliato quando vide nuovamente i miei occhi assottigliarsi.
- ah non sono una da coccole sul divano? Allora non ti dispiacerà andare in bianco per un mese, no? – gli chiesi infastidita sentendo un certo moto di compiacimento nel vederlo trasalire all’istante, mentre Louis e Niall scoppiarono a ridere un secondo dopo.
- non ne saresti capace.. – commentò a mezza voce sperando di non sbagliarsi ma quando alzai un sopracciglio in disappunto si sentì quasi mancare.
- scommettiamo? – ribattei convinta invece delle mie intenzioni che sapevo avrei poi lasciato dopo qualche minuto, giusto il tempo di giocare un po’ con lui.
- ti devo ricordare che se vado in bianco io ci vai anche tu? – cercò di trovare una scappatoia risultando comunque teso e nervoso, tanto che mi guardò con uno sguardo da cucciolo bastonato a cui mi impegnai di non credere.
- sì ma io non ho di questi problemi, sei tu quello in calore venticinque ore su ventiquattro. Però sarà un toccasana per te qualche settimana di castità, no? – lo stuzzicai fingendomi seria vedendolo nuovamente sbiancare agitato, bloccandosi al posto finché allungò un braccio verso di me con disperazione.
- no amore non farmi questo ti prego! Ti giuro che la smetterò di contraddirti, ma non lasciarmi così.. sono un ragazzo, devi perdonarmi, e tu sei stupenda amore mio, lo sai? Ti stanno tanto bene i capelli oggi, davvero – sbottò balbettando parole velocemente mangiandosene anche qualcuna durante il discorso, piegandomi in un sorrisetto divertito vedendolo cercare di riparare al danno con dei complimenti improvvisati anche perché i capelli erano esattamente come li portavo solitamente e non avevo fatto nulla di che quel giorno, nonostante poi mi avesse chiamato “amore” ben due volte nel giro di dieci secondi.
Scossi la testa negativamente preferendo tenerlo ancora un po’ sul filo anche se subito si lasciò a una smorfia di cui anche Harry rise sebbene stesse continuando a giocare ai videogiochi.
- non so.. è che ultimamente mi sono informata sulla teoria dei popoli buddisti, ci sono un sacco di religioni che insistono nel dire che prendersi una pausa dai rapporti sessuali porti una tranquillità interiore e apra la mente.. – dissi impegnandomi per non scoppiare a ridere quando Zayn cominciò a scuotere il capo negativamente in un’altra smorfia disperata.
- sì la mia mente si aprirà e il mio cervello scapperà via per l’astinenza! La vuoi sapere invece la mia teoria? Che fare del sano sesso allunga la vita, non vorrai mica portarmi verso una morte prematura, vero? – spiegò lui in un ulteriore tentativo di farmi cambiare idea con tono convincente, lasciandosi infine a un espressione rincresciuta.
- mi spiace ma preferisco la mia teoria della rinascita interiore, ci farà bene qualche settimana di pausa, magari poi potremo continuare anche altri mesi se vediamo che funziona – azzardai vedendolo sgranare gli occhi maggiormente mentre tutti gli altri ragazzi del salotto scoppiarono a ridere divertiti dalla scena.
Tutto d’un tratto il moro si alzò dal divano scavalcando distrattamente Liam per poi inginocchiarsi triste al bordo della poltrona dov’ero sdraiata neanche fosse una branda, appoggiando le braccia al cuscino in pelle per incrociare le mani in una preghiera.
- ti prego non farmi questo! Non dici sul serio, vero? – balbettò piegandomi in un sorrisetto soddisfatto, ma decisi comunque di farlo penare un altro poco.
- non so.. ci devo pensare.. – mormorai teatralmente sentendo poi una sua guancia appoggiarsi sul mio stomaco, arpionandosi anche con le mani ai lati della mia maglietta.
- amore io scherzavo prima, non c’è bisogno che facciamo nessun voto di castità sul serio, ascoltami.. – continuò a pregarmi facendomi una faccia da cane bastonato finché le dita della mia mano andarono tra i suoi capelli accarezzandogli appena la testa con abitudine, sentendolo subito sospirare sul mio petto speranzoso.
- sei sicuro? Sarebbe una nuova esperienza da fare, non sei curioso di trovare la pace della mente? – chiesi ancora sicura di sentirlo ribattere a tono poco dopo.
- no io voglio fare altre esperienze, ho già trovato la pace con te, dai Scar non farmi questo – mugolò stringendo più la presa attorno al mio corpo facendomi quasi arrossire con la prima frase, ma cercai di restare seria.
- mm.. – mormorai fingendomi indecisa sul da farsi tanto che lui strusciò appena la guancia sul mio stomaco mentre io ero ancora impegnata a giocherellare con i suoi capelli mori.
- dai amore.. – mi pregò in un sussurro passando una mano appena sotto al mio seno con innocenza, mordendosi un labbro dal nervoso.
Quando sentii il gomito di un suo braccio sfiorarmi senza accorgersene il basso ventre un brivido mi attraversò tutta la schiena piegandomi in un sorriso che mi smascherò.
- e tu ci hai anche creduto?! Scherzavo Malik, ti pare che faccio un voto di castità?! – esclamai e lui incredulo alzò subito la testa dal mio corpo, continuando a guardarmi stupito.
- andiamo, non sono così masochista.. dovresti conoscermi abbastanza per saperlo – continuai a dire vedendo i suoi occhi illuminarsi felici.
- quindi niente settimane in bianco? – domandò per sicurezza accennando un sorriso luminoso.
Scossi la testa ma non ebbi il tempo di ridere che continuò a chiedere – e niente astinenza?
- no – ribadii divertita.
- niente buddismo o religioni puriste? – aggiunse quando la speranza si fece largo sul suo volto.
- ma ti pare? – acconsentii e prima che potessi rendermene conto si alzò in piedi cominciando a farmi il solletico all’improvviso, guardandomi con vendetta.
- dai Zayn scherzavo, era solo per ridere un po’! – dissi in mia difesa quando ormai le sue dita avevano cominciato a percorrere senza problemi il mio stomaco sul quale fino a poco prima era rimasto appoggiato.
- sì infatti, vedi adesso come ridi! – mi diede corda divertito continuando a farmi il solletico senza sosta, riducendomi preso a risatine nervose e singhiozzi che non riuscii a placare.
Scalciai anche appena però senza buoni risultati, dimenandomi sulla poltrona tra le sue risate soddisfatte.
Sentii anche gli altri ridere per la scena finché d’un tratto le sue mani si fermarono dandomi fiato e finalmente potei tirarmi a sedere in un sospiro sperando che quella tortura fosse finita.
Ma ovviamente mi sbagliavo.
Non feci in tempo a portarmi una mano al cuore e riprendermi dal fiatone che mi avevano portato le risate che Zayn si piegò verso di me prendendomi in spalla velocemente neanche fossi un sacco di patate.
- aiuto! Malik lasciami subito! – urlai sentendomi sollevare da terra senza troppa fatica, cominciando a battere i bugni sulla sua schiena sperando che mi lasciasse andare.
- sul serio Zayn, se non mi rimetti a terra immediatamente ti mando davvero in bianco per un mese! – continuai a lamentarmi tra la risata di cuore di Niall ma sfortunatamente le mie parole non vennero ascoltate da nessuno.
- e stai buona! – ribatté il moro con tono divertito dandomi una pacca sul sedere che risuonò appena per la stanza, dato che per la posizione ce l’aveva a portata di mano, facendomi urlacchiare.
- ma sculaccia tua sorella, non me! Sei un cretino! – esclamai battendo ancora le mani sulla sua schiena dimenandomi come potevo ma quando cominciò a camminare dovetti aggrapparmi meglio al suo corpo per la paura di cadere.
- la camera da letto è infondo al corridoio, vero? Devo fare un discorsetto alla signorina se permettete – chiese alimentando i miei lamenti mentre, sebbene fossi a testa in giù, vidi Harry annuire senza problemi.
Stronzo pure lui.
- se sporcate qualcosa vi ammazzo, ci dormo là sopra! – disse invece Niall guardando male Zayn che dopo un cenno di capo si girò e cominciò a dirigersi verso il corridoio mentre io colsi l’occasione per alzare la testa verso gli altri chiedendo aiuto ma ricevendo indietro solo strizzate di occhio e risatine maliziose.
- Malik lasciami andare! – continuai a dire senza quasi più speranze, abbassando lo sguardo ai jeans scuri che gli fasciavano le gambe.
Mi aveva fatto il lavaggio del cervello, perfetto.
Lasciai un ultimo pugnetto sulla sua schiena ma quando mi aspettai di sentire il rumore della maniglia dell’ultima porta aprirsi sentii solo silenzio, fino a che il ragazzo in un sospiro mi mise giù stringendomi subito tra il muro del corridoio e il suo petto.
- sei un cretino, sappi che io non ci vengo a letto con te a casa d’altri! Quindi cancella pure qualunque pensiero losco tu abbia per la mente in questo momento! – affermai con convinzione sentendo il suo corpo premere sul mio in un suo sorriso sghembo che nel buio dell’angolino dove eravamo riuscì a splendere ugualmente.
- shh.. – sussurrò solamente in un sorrisetto divertito prima di piegare il viso verso il mio e catturare le mie labbra in un bacio sentito che mandò a farsi benedire ogni mia buona intenzione.
Però prima che potessi abituarmi davvero al calore della sua bocca lui si staccò da me lasciando i nostri nasi a sfiorarsi – mi hai fatto perdere dieci anni di vita, devi pagare un pedaggio adesso, sai? – mormorò con voce roca sorridendo in un modo che, come se non fosse già bastato il bacio di prima, mi fece tremare.
Non feci in tempo a sorridere divertita che lui tornò alle mie labbra con più foga di prima senza essere comunque irruento, stringendo la presa attorno ai miei fianchi e avvicinando ancora di più i nostri bacini che quando combaciarono fecero partire una scia imprevista di brividi lungo tutta la mia schiena.
Continuò a baciarmi con trasporto stringendomi a lui tanto da farmi mancare quasi l’aria, tenendomi sempre contro al muro mentre io allacciai le braccia attorno al suo collo allungandomi sul suo petto per arrivare meglio alla sua bocca in un sorrisetto.
Schiusi da tempo le labbra per permettergli dei baci più profondi che non tardò a darmi mentre strinsi la presa sulle sue spalle infilandogli una mano tra i capelli mori com’ero solita fare, e quando le mie dita affusolate percorsero tutta la sua nuca fino ad arrivare al ciuffo più lungo per poi riscendere lo sentii ansimare leggermente sulla mia bocca.
Mi ritrovai a ricambiare la sua presa sui miei fianchi avvicinandomi al suo corpo caldo, continuando a baciarlo in quel modo paradisiaco.
Altro che pace della mente.
- e tu eri quella che voleva fare il voto di castità? – mi domandò con sarcasmo tra un bacio e l’altro piegandomi in un sorrisetto divertito.
- te l’ho detto che scherzavo – risposi a tono in un modo forse troppo accattivante sentendo una sua risatina scontrarsi contro le mie labbra in un sospiro, dandomi il via per tornare a baciarlo come non facevo da tempo.
 
 


- sei stanca? – mi domandò Zayn dopo avermi sentito sbadigliare, stringendo l’abbraccio da dietro la mia vita.
Alla fine non era successo davvero niente dopo i baci, Louis era venuto a cercarci una decina di minuti dopo ed eravamo stati costretti a fermarci.
Nonostante tutto era stato divertente, ogni volta che il mio ragazzo mi faceva quelle cose mi sembrava sempre di tornare un po’ ragazzina, quando mi bastava poco per sentirmi grande.
E tutti quei baci non sarebbero sicuramente stati alla portata della sedicenne inesperta che ero prima, anche se mi avevano fatto sentire le farfalle fino in gola.
Avevamo tutti ordinato qualche pizza alla fine e ci eravamo rilassati chi in cucina, chi sul divano, chi.. anzi, io e Zayn sul divano e gli altri in cucina.
Per giunta Niall aveva cominciato a tirare fuori da un armadietto delle bottiglie di birra che i ragazzi stavano bevendo tra qualche risata e una partita di calcio alla tv, mentre io e il moro avevamo preferito rimanere abbracciati tra i cuscini.
In quel momento ero sdraiata a pancia in su sopra il petto del moro e appoggiavo la testa sulla sua spalla, come lui faceva con me, beandomi delle sue braccia allacciate al mio corpo che mi stavano abbracciando da dietro.
Io ero slittata appena più avanti di lui per stare più comodi alla fine allungando come Zayn i piedi sul bracciolo di legno del divano e lasciandomi cullare dal suo respiro che si infrangeva sul mio collo.
- non più di tanto – mormorai stringendo nella mia una delle sue mani che teneva posate sulla mia vita, portando l’altra a giocherellare nuovamente col ciuffo ormai disordinato dei suoi capelli sapendo così di farlo rilassare.
Appoggiò la testa sulla mia dolcemente e mi baciò il capo, lasciandosi a un sospiro contro la mia pelle chiara.
- che ora è? – chiesi comunque sentendolo alzare un attimo il viso dalla mia spalla per controllare l’orologio che non mi ero accorta esserci appeso sopra il televisore.
- è appena mezzanotte – rispose tranquillamente a mezza voce, tornando subito a cullarmi con i movimenti del suo respiro lento.
- tra un po’ devi riaccompagnarmi a casa allora – gli ricordai pensando a come avevo avvisato i miei genitori che per l’una sarei stata a casa e di non preoccuparsi.
- di già? Io volevo restare ancora con te.. – mormorò dispiaciuto piegandomi in un sorriso dolce, tanto che abbassai lo sguardo alle nostre mani intrecciate che strinsi maggiormente.
- anche io, ma poi ci parli tu con mio padre, eh! – commentai sentendolo irrigidirsi in una mia risata.
- no grazie, passo stavolta – ribatté lui alzando la mano libera con innocenza facendomi ridacchiare ulteriormente.
- penso seriamente che quell’uomo abbia la paura costante che io vada a letto con te in ogni momento, sai? – me ne uscii sentendolo ridere al mio orecchio.
- ma lo vedi che sei tu che hai la fissa del sesso?! È la terza volta che ne parliamo oggi, sei tu la ninfomane, non io – esclamò divertito beccandosi una mia lieve gomitata nello stomaco che però non gli fece niente.
- è un argomento come un altro.. comunque dicevo, ogni volta che gli dico che devo uscire con te ho lo strano presentimento che pensi sempre che andiamo ad appartarci da qualche parte – dissi ancora ripensando allo sguardo di mio padre indurirsi in una smorfia afflitta.
- sì ma scusami, stiamo insieme da quattro anni e non gli è ancora passata la paura che.. forse.. un giorno potrei essermi imbattuto nel tuo imene per sbaglio? – domandò a sua volta facendomi scoppiare a ridere di cuore all’istante, permettendomi anche di arrossire perché tanto non se ne sarebbe accorto dato che mi stava dietro.
- ah e poi sarei io la ninfomane? – scherzai divertita girandomi appena verso il suo viso, trovandolo a sorridere allegro – solo a volte amore, non preoccuparti – mi prese in girò dandomi un bacio sulla guancia come a consolarmi, facendomi scuotere appena il capo in un sospiro.
- comunque sa che non siamo più due ragazzini innocenti dai.. non è stupido, in quattro anni non è che ci siamo guardati tutto il tempo negli occhi, però il.. non sapere quando queste cose succedono penso gli faccia venire l’ansia, ogni volta potrebbe essere buona e si preoccupa – spiegai sentendo il mio ragazzo continuare a ridacchiare sommessamente nel mio orecchio, aprendomi in un sorrisetto divertito.
- ma si preoccupa di cosa poi, scusa? Rassicuralo pure che non ti metterò incinta e non ho l’AIDS se può servire a tranquillizzarlo – commentò confuso e in effetti il discorso cominciò a non essere del tutto sano e normale.
Tutta colpa della birretta che Niall mi aveva fatto bere prima, di certo.
- non è quello, è che.. se tu avessi una figlia non ti comporteresti allo stesso modo? È geloso di me, ti vede un po’ come un nemico da un certo punto di vista.. hai portato via la sua bambina! – cercai di farlo ragionare sentendolo annuire sul mio collo in un respiro di ilarità.
- anche io sono geloso di te! Quindi sì, lo capisco. Ma dovrebbe mettersi l’anima in pace, mia madre ormai non mi chiede neanche più se sono stato rispettoso o cose del genere.. prima era maniacale. E in ogni caso ogni volta che torno a casa dopo essere stato con te mi lancia degli sguardi maliziosi quasi inquietanti, non ho ancora capito come fa a capirlo, è veggente?! – mi raccontò lui quella volta facendomi arrossire al sol pensiero che Trisha potesse sapere certe cose di noi, che figura.
- beh non è che ci voglia un genio.. – borbottai in un sospiro incuriosendolo, tanto che mi incitò a spiegarmi meglio.
- prima di tutto hai i capelli più spettinati del solito, il che non è da te, e poi dovresti vederti.. la tua faccia grida “sesso” da tutti i pori – ammisi scoppiando subito a ridere, ripensando a come era solito essere rilassato e un po’ intontito dopo aver fatto l’amore con me.
Per non parlare della voce, che rimaneva roca e impastata per tutto il giorno in un modo rilassante almeno per me.
- come?! Perché scusa? – domandò incredulo ridendo a sua volta in quel suo modo mozzafiato.
- perché sembri sempre intontito e fin troppo allegro, rimani a parlare con la voce bassa e gli occhi sembrano più neri del solito – risposi con sincerità ricordandomi di tutti gli sguardi famelici che mi lanciava quando i suoi occhi parevano diventare petrolio liquido, sebbene con qualche riflesso color caramello.
- addirittura? E mi stai dicendo che mia madre riconosce questi segnali? – esclamò poco convinto della cosa allungando il volto per guardarmi.
- su di te li riconoscerebbe pure un cieco, fidati. Sembri quasi in uno stato di estasi, è esilarante – dissi ridendo ancora.
- tu sei la mia droga, non l’hai ancora capito? – mi domandò con sarcasmo mordicchiandomi appena la mascella divertito.
- a cuccia Zayn, ti ricordo che stiamo parlando civilmente, metterai poi in pratica un’altra volta – scherzai lasciandogli dei grattini tra i capelli che lo fecero ridacchiare.
- ti sto solo facendo le coccole, non farti prendere dall’angoscia paterna – mi sfotté iniziando a lasciarmi una leggera scia di baci per tutto il collo, stringendo anche la presa attorno alla mia vita.
- stai parlando con quella che non è da coccole sul divano, ricordi? – lo stuzzicai usando la frase con cui mi aveva descritto qualche ora prima, lasciandolo fare.
- appunto, ti farò abituare – commentò a tono facendomi ridacchiare sommessamente, continuando a baciarmi il collo lentamente sfuggendo con la testa dalle mie dita che andarono a posarsi con le altre sulle sue mani allacciate al mio ventre.
- penso di essere già abituata a queste cose, in particolare i baci sul collo sono.. – ma non riuscii a finire la frase che un’ondata di brividi mi investì quando con le labbra succhiò leggermente un lembo della mia pelle, ridacchiando poi sommessamente soddisfatto.
- dicevi? – chiese con sarcasmo sapendo bene come mi facessero impazzire quelle semplici cose, lasciando il suo respiro caldo infrangersi sulla mia gola.
- dicevo che sei uno stronzo, non puoi approfittare così di me – borbottai beandomi della sua bocca sul mio collo che sentii continuare a scendere verso la spalla.
- in ogni caso.. guai a te se mi lasci dei succhiotti che mio padre sviene sul colpo se li vede – gli ricordai come ogni volta, sapendo allo stesso tempo che non gli sarebbe importato molto dato che spesso trovavo comunque dei piccoli segni violacei, per fortuna non molto visibili almeno.
- così mi togli tutto il divertimento però – abbozzò tornando indietro con i baci, ricominciando a salire verso l’orecchio nella mia lenta agonia.
- non capisco.. perché lo stai facendo, che ci guadagni? – chiesi cercando di distrarmi in qualche modo per non cadere nella sua trappola.
- niente, ma è bello vederti impazzire tra le mie braccia – rispose infatti semplicemente e come se non bastasse cominciò a muovere lentamente le mani lungo il mio petto che però vennero subito fermate dalle mie.
- stai fermo! Te le mozzo quelle mani, Zayn! E non cominciare, da quant’è che non andiamo a letto insieme? Mi sembri un maniaco – scherzai forse un po’ troppo ad alta voce, sentendolo subito ridacchiare sul mio orecchio.
- da una settimana e mezzo.. – mormorò e quando notai il suono della sua voce cominciare ad abbassarsi in quel modo roco e familiare non so con che forza mi tirai a sedere sul divano, lasciandolo immobile a sbuffare.
- è stata la sera dell’anniversario, dovrebbe esserti bastata! Non mi pare che ci siamo andati piano, eh! Quindi.. a cuccia! ribadii puntandogli un dito contro in un sorrisetto divertito, guardandolo in modo eloquente e facendogli capire che non ci sarebbero stati modi per ribattere.
- uffa.. non sono un cane – si lamentò prendendo nella sua la mano che avevo allungato verso di lui in uno sbuffo, portandola sul suo petto caldo.
- in ogni caso non c’è tempo, calma i tuoi bollenti spiriti e comincia a prepararti che devi riaccompagnarmi a casa! – lo ammonii severa sgusciando via dalla sua presa per alzarmi dal divano e avvicinarmi all’appendi abiti vicino all’ingresso dove presi la mia giacca e la sciarpa, girandomi un attimo solo per accertarmi che avesse afferrato il messaggio.
Lo vidi infatti alzarsi in un sospiro pesante aggiustandosi i jeans e il maglioncino blu che si era leggermente sollevato in quei minuti, alzando poi lo sguardo nel mio e provando a farmi un’ultima faccia da cucciolo a cui io scossi il capo.
- dai Zayn sarà per un’altra volta! – ribadii infilandomi la giacca di pelle distrattamente mentre lui si avvicinò a me a passi incerti, e quando mi voltai allo specchio per aggiustarmi la sciarpa notai un alone violaceo nell’incavo tra il collo e la spalla per il quale sussultai quasi.
- anzi.. vieni un attimo.. – lo chiamai con tono duro sentendo i suoi passi farsi più vicini finché si parò accanto a me riflettendosi anch’esso nello specchio davanti a noi.
- hai tre secondi per dirmi che ho visto male e questo non è un piccolo succhiotto.. – dissi a denti stretti lanciandogli un’occhiataccia prima di piegare la testa da un lato per permettergli di guardare meglio.
Aspettai in silenzio vedendolo dallo specchio osservare agitato il mio collo piegandosi poi subito in una smorfia colpevole, allora senza neanche girarmi gli tirai uno scappellotto in piena nuca.
- sei un cretino! Lo sapevo! – sbottai trovandolo a massaggiarsi il capo dolorante divertito.
- come se non ti fosse piaciuto.. – commentò a tono beccandosi altri schiaffetti sugli avambracci scoperti e pieni di vari disegni scuri, facendolo ridere comunque.
Non ce la feci a non lasciarmi a una risata continuando a battibeccare con lui, quando sorrideva in quel modo unico e un po’ da adolescente non avrei mai potuto dargli nessuna colpa.
Era un cretino, certo, ma era il mio cretino e dopotutto lo amavo.
 
 
 
 















Buonsalve!
Come vi avevo promesso questo capitolo è praticamente tutto Zarlett e spero che vi abbia strappato un sorriso.
Non so cosa mi è preso quando l'ho scritto ma giustifico almeno loro per aver bevuto qualche birretta ahah
Vi ringrazio di cuore per tutte le recensioni, le belle parole e tutte le persone che hanno messo la FF tra preferite, seguite e ricordate; siete l'amore.
Potete trovarmi su twitter, sono @birbi_alex
Aggiornerò lunedì 8 probabilmente, vi mando un bacione e torno dal mio adorato Ed Sheeran sfgh
#muchlove

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Capitolo 5
*** Sembra una buona idea. ***





Right from the start you were a thief,
you stole my heart and I your willing victim
I let you see the parts of me that weren’t all that pretty
and with every touch you fixed them.
Proprio dall’inizio sei stato un ladro
Mi hai rubato il cuore e io la tua vittima consenziente
Ti ho lasciato vedere parti di me che non erano tutte belle
e tu con ogni tocco li hai curati.
(Pink ft. Nate Ruess - Just give me a reason)


 




CAPITOLO 5
 

- scusa, hai una penna? La mia si è scaricata – mi mormorò Niall all’orecchio ridestandomi dai miei pensieri tanto che annuii distrattamente sperando di aver capito bene le sue parole, indicando con disponibilità l’astuccio sul banco di legno davanti a me.
Lo vidi rovistare un attimo tra le varie penne per poi tirarne fuori una nera in un cenno di capo, ricominciando a prendere appunti su quello che stava dicendo il professore a una ventina di metri più avanti, che però io non avevo ascoltato molto.
Era una lezione su storia dell’economia e nonostante tutto storia sarebbe sempre rimasta la materia che sopportavo di meno, non potevo farci niente.
Mi lasciai ad un sospiro sapendo che tanto nel buio dell’enorme sala a gradoni l’uomo brizzolato non si sarebbe accorto della mia disattenzione, ricominciando a rigirarmi tra le dita una matita non troppo lunga mentre anche Louis alla mia sinistra era intento a prendere appunti nel suo quaderno.
Che bravi bambini.
Guardando meglio però notai come in effetti tutti gli studenti nell’aula stessero scrivendo qualcosa, alternando lo sguardo dal professore alle loro penne veloci.
Ma io avevo cose più importanti a cui pensare in quel periodo che seguire un insulso ripasso di storia dell’economia, che in ogni caso avevo già cominciato a studiare qualche giorno prima.
Per esempio.. cosa diamine regalare al mio ragazzo per il suo compleanno.
Mi ritrovai ad essere l’unica ragazza nella sala ad avere la testa alzata da un foglio per scrivere, allora per non attirare troppa attenzione aprii il block notes che avevo sul banco fino a che trovai una pagina vuota, dopo di che cominciai a tamburellarci sopra la matita blu che mi accorsi tra l’altro essere di Zayn.
Dai, non si arrabbierà.
Lui in quel momento avrebbe dovuto essere a lezione di matematica finanziaria se non mi sbagliavo, in un’aula due piani sopra alla nostra.
Anche lui come noi si era specializzato in economia, ma capitava che spesso non avessimo tutti gli stessi corsi, come appunto quel giorno.
Abbassai gli occhi alla pagina bianca sotto le mie dita e cercai di farmi venire in mente qualcosa di convincente da comprare a Zayn, qualcosa che lo rendesse felice.
“POSSIBILI REGALI PER ZAYN”scrissi subito sulla prima riga assicurandomi di calcare sufficientemente le lettere e sottolinearle per rendere bene il concetto e sperare che il mio cervello elaborasse qualcosa di decente.
Mi morsi il labbro concentrata cercando di buttare giù qualche idea, trovandomi in difficoltà ben presto.
Una felpa.
Nah, ce n’aveva già fin troppe, per di più gliene avevo regalata già una l’anno prima.
Una felpa,degli occhiali da sole.
Lui li amava, se li metteva spesso, ma forse non era la cosa più adatta dato che il tempo a Londra non era dei migliori.
Una felpa, degli occhiali da sole,delle scarpe da ginnastica nuove.
Sì, gli sarebbero piaciute sicuramente!
Anche se.. come diamine avrei fatto a sapere se il numero di scarpe gli sarebbe andato bene?
Una felpa, degli occhiali da sole,delle scarpe da ginnastica nuove, un orologio.
Era una cosa carina ma francamente non l’avevo praticamente mai visto con uno al polso, e quei pochi che aveva erano comunque regali preziosi e se proprio doveva usava quelli.
Quindi ero punto a capo.
Una felpa, degli occhiali da sole,delle scarpe da ginnastica nuove, un orologio, un libro.
Seh.. così avrebbe mentito in un sorriso cordiale per poi buttarlo nella libreria di casa sua senza neanche aprirlo per sbaglio? No grazie.
Una felpa, degli occhiali da sole,delle scarpe da ginnastica nuove, un orologio, un libro, una poltroncina morbida a pouf.
Certo, era simpatica come idea e forse gli sarebbe anche piaciuta, ma non l’avrebbe usata più di tanto.
E poi come si impacchettava? Come gliel’avrei data? Non era esattamente il regalo sentito che avrei voluto farlo, era più una cosa da Louis.
“P.S. ricordati di comprare un pouf a Louis per il suo compleanno.” mi appuntai alla fine del foglio trovandola davvero carina da regalare al mio amico quando sarebbe arrivato il suo momento.
Una felpa, degli occhiali da sole,delle scarpe da ginnastica nuove, un orologio, un libro, una poltroncina morbida a pouf, una sciarpa del Liverpool.
Ma neanche morta sarei entrata in un club del Liverpool per compragli qualcosa!
Certo, lui l’aveva fatto per me qualche anno prima ma io ero sicura di non riuscire ad arrivare a tanto, il mio orgoglio mi avrebbe fatto scoprire subito e non mi sembrava il caso.
Però avrei potuto mandare qualcuno in avanscoperta.. ma chi?
Mi girai verso i due miei amici ancora intenti a seguire la lezione ma scossi la testa poco dopo; sfortunatamente anche loro erano del Manchester come me ed eravamo sulla stessa barca.
Quindi addio anche alla sciarpa del Liverpool.
Una felpa,degli occhiali da sole, delle scarpe da ginnastica nuove, un orologio, un libro, una poltroncina morbida a pouf, una sciarpa del Liverpool, un tablet.
Quello sarebbe stato il regalo perfetto se non fosse che avevo parlato con Trisha qualche settimana prima e mi aveva già annunciato di volergliene regalare uno lei, perciò mi sarei dovuta far venire in mente qualcos’altro.
Lasciai la matita rotolare lungo il block notes senza interesse, lasciandomi andare allo schienale della sedia in un sospiro stanco.
Non mi piaceva andare a comprare regali e non mi sarebbe mai piaciuto, questo era certo.
Mi passai le mani sul viso e tra i capelli sperando che un’improvvisa illuminazione divina mi colpisse, chiudendo anche gli occhi sotto le dita per concentrarmi meglio.
Pensa. Pensa. Pensa. Pensa. Cos’altro potrebbe piacere a Zayn?
Feci per lasciarmi a un ulteriore sospiro sconfitto quando improvvisamente sgranai gli occhi, colta da un’idea geniale.
Oh almeno speravo che lo fosse.
Una felpa,degli occhiali da sole, delle scarpe da ginnastica nuove, un orologio, un libro, una poltroncina morbida a pouf, una sciarpa del Liverpool, un tablet, una Canon.
Zayn era stato tutta l’estate scorsa a ripetermi di volerne una, colto da una riluttanza per tutte le macchine fotografiche che non fossero abbastanza nitide e precise per lui; e quando un suo amico dell’università era venuto un giorno con una Canon nuova gli si era aperto un mondo.
Non sapevo bene cosa lo affascinasse tanto della fotografia, ma almeno gli piaceva e sarei andata a colpo sicuro.
L’unico problema era il costo della macchina, ma sarei potuta tranquillamente arrivata a pagarla al momento, caso mai mi sarei fatta dare dei soldi dai miei genitori successivamente.
Bingo!
Una felpa,degli occhiali da sole, delle scarpe da ginnastica nuove, un orologio, un libro, una poltroncina morbida a pouf, una sciarpa del Liverpool, un tablet, una Canon.
Sottolineai e calcai più volte il regalo definitivo con la matita in un moto di soddisfazione, sorridendo anche appena felice di aver trovato un’idea tanto buona.
- Niall, ho trovato un regalo per Zayn – mormorai compiaciuta al biondo seduto alla mia destra, che si girò distrattamente verso di me colpito.
- cioè? Cosa vuoi comprargli? – chiese curioso a bassa voce smettendo un attimo di scrivere portando l’attenzione a me.
- una Canon! Ne voleva tanto una, no? – risposi in un sorrisetto furbo sperando di aver convinto anche il mio amico.
- sì in effetti.. dai, mi sembra una buona idea – commentò in una smorfia di consenso annuendo, riportando poi subito lo sguardo oceano al professore.
- allora mi accompagni al negozio al comprarla dopo? – gli domandai nuovamente distraendolo, tanto che lo vidi annuire ma poi irrigidirsi e voltarsi nella mia direzione confuso.
- dopo quando? – chiese a mezza voce indeciso sul da farsi.
- quando finisce la lezione.. tanto abbiamo finito per oggi, no? Alle cinque ce ne saremmo dovuti andare comunque – spiegai dando un’occhiata all’ora sull’orologio al polso del mio amico che segnava le cinque meno un quarto.
- sì, per me non c’è problema direi. Chiedi anche a Lou, magari viene anche lui – disse in una scrollata di spalle e in un sorriso dolce, facendomi rilassare.
Mi girai quindi dall’altra parte, alla mia sinistra, allungandomi sul banco del castano che alzò subito gli occhi cristallini nei miei in un’espressione interrogativa.
- io e Niall finita l’ora andiamo a comprare il mio regalo per Zayn, non vorrai mica farci andare da soli, vero? – andai subito al sodo battendo più volte le ciglia in un modo che sperai convincente.
- e che regalo sarebbe? – ribatté lui aggrottando le sopracciglia fini.
- una macchina fotografica, una Canon. Comunque sappi che mi sentirò parecchio offesa se non accetti, quindi ritieniti impegnato fino almeno alle sei – dissi velocemente guardandolo in modo eloquente, finché facendo spallucce annuì anche lui lasciandomi carta bianca.
Tornai con la schiena posata sulla sedia e incrociai le braccia sotto al seno soddisfatta, immaginandomi già la faccia che avrebbe fatto il mio ragazzo quando avrebbe scartato il pacco.
Mancava neanche più una settimana al suo compleanno e quella volta mi sarei preparata per bene, come d’altronde lui faceva sempre con me.
Non ci volle molto che la campana dell’edificio suonasse una decina di minuti dopo, riaccendendo finalmente le luci nella sala in un modo decente e dando il via agli studenti di uscire o di spostarsi al corso successivo.
Presi le mie cose e messa la borsa in spalla seguii i miei due amici fuori dall’aula, fermandoli poi arrivati alla soglia della porta.
- mi raccomando dobbiamo essere svelti e non farci vedere da Zayn, lui non deve sapere che sto andando a comprargli il regalo, capito? – mi raccomandai puntando un dito contro a entrambi con enfasi, e mi accertai che ciascuno dei due annuisse prima di proseguire.
Come appena detto uscimmo insieme dalla sala e ci affrettammo a scendere le scale dell’università per i vari piani, anche se non credevo avremmo sul serio incontrato il moro dato che fino a poco prima era a due piani sopra il nostro e non avrebbe avuto il tempo materiale di scendere in tempo.
Mi infilai la giacca tra un gradino e l’altro cercando di non inciampare, riuscendo anche a tirare su la cerniera e rimettermi la borsa a tracolla sulle spalle ma quando feci per voltare l’angolo del corridoio al piano terra mi scontrai contro un profumo familiare.
Alzai gli occhi dai jeans attillati che avevo visto e sperai di sbagliarmi, fatto sta che mi ritrovai a una spanna da due occhi scuri e fin troppo conosciuti.
- ehi, siete già scesi! Stavo giusto venendo a cercarvi! – esclamò Zayn in un sorriso che mi fece sentire quasi in colpa per doverlo deludere subito dopo.
Accennai un sorrisetto cordiale e spostai lo sguardo cioccolato ai due ragazzi accanto a me cercando sostegno che però non arrivò.
- allora andiamo? – mi richiamò il moro incrociando una mano con la mia dolcemente, avviandosi insieme a noi verso le porte a vetro all’uscita.
Solo fuori, quando una folata di vento ci colpì, mi fermai pronta a recitare la bugia del secolo.
- ehm.. Zayn.. non ti dispiace se vado con loro oggi, vero? – me ne uscii a mezza voce notando subito lo sguardo penetrante del ragazzo davanti a me spegnersi un attimo.
- e dove dovresti andare? Posso venire anche io con voi.. – mormorò disponibile aprendosi in un altro sorriso dolce che fui costretta a spegnere nuovamente.
- è che dobbiamo andare a fare una commissione urgente – dissi velocemente piegando le sopracciglia dispiaciuta, mordendomi anche il labbro sperando non ci rimanesse male.
- cioè? Davvero, posso accompagnarvi io con l’auto se volete – continuò speranzoso non lasciando un secondo la presa sulla mia mano.
- amico non la uccidiamo, ti prometto che domani mattina sarà ancora viva e vegeta, stai tranquillo! – esclamò Louis dando una pacca sulla spalla al moro col chiaro invito a farmi andare con loro senza discutere.
- sbaglio o mi state scaricando? – domandò l’altro in un sorrisetto divertito, spostando anche gli occhi nei miei per un istante.
- è che.. loro sono due dei miei migliori amici, gli racconto tutto e ho bisogno di stare un po’ con loro a.. sai, raccontare cose, chiedere consigli, cosucce così – mi inventai in un sorriso più sicuro catturando la sua attenzione tanto che piegò un lato della bocca incerto.
- e non le posso sapere anche io tutte queste cosucce? – chiese disorientato cadendo nella mia trappola.
- a parte il fatto che tu le sai già, però ci sono certe cose che il fidanzato non può sapere, è il prezzo di una relazione mio caro – approfittai in un sorrisetto divertito vedendolo fare lo stesso, dandogli anche due schiaffetti giocosi su una guancia.
- mm.. va bene, ma quando arrivi a casa mandami un messaggio – mormorò in un sospiro facendomi alzare gli occhi al cielo.
- ti giuro che non mi uccideranno, rilassati amore – preferii apostrofarlo così per farlo tranquillizzare, avvicinandomi di più al suo petto.
- allora ci vediamo domani – commentò accontentandosi dell’accaduto piegandosi in una smorfia consapevole che io catturai in un bacio poco dopo, sentendolo rilassarsi subito.
Dispiaciuta sciolsi la presa tra le nostre dita e portai anche la seconda mano sulle sue guance, prolungando quel bacio e avvertendo le sue braccia stringermi a lui brevemente.
- e non fare il geloso perché non ce n’è bisogno, ok? – mormorai poi sulle sue labbra puntando gli occhi nei suoi e sentendomi tremare da quanto fossero belli anche quel giorno.
Annuì strusciando appena il naso contro al mio in un sorrisetto imbarazzato prima che potessi lasciargli un ultimo bacio sentendomi avvolgere in quel mondo unico, quel mondo tutto nostro.
Un colpo di tosse alle nostre spalle ci invitò a staccarci allora in una risatina sommessa lasciai il suo viso pronta a girarmi e andare via con i miei amici, accennando a Zayn un ultimo sorriso dolce prima che il ragazzo potesse guardare in modo eloquente Niall e Louis, intimandogli di stare attenti.
Mantenni il sorriso continuando a guardarlo e solo quando Lou mi strattonò per un braccio mi voltai verso la strada da percorrere lasciando così lo sguardo del mio ragazzo in un sospiro.
 
 


 
- scusa ma io non ti seguo, cos’ha questa Canon che una normale macchina fotografica non ha, scusa? – borbottò Louis una volta entrati in un negozio di fotografia nei pressi di Westminster, indicando una delle tante piccole macchine in esposizione mentre io e Niall girovagavamo per il piano in cerca di qualcosa di convincente.
- e che ne so, chiedilo a Zayn, è lui che è esperto di queste cose – risposta guardando insieme al biondo le varie macchine di quella marca, cercandone una carina al minor prezzo possibile.
- io davvero non capisco, le foto può farle benissimo anche con un cellulare.. che se ne fa di una Canon? Manco fosse un fotografo professionista – continuò a borbottare avvicinandosi a noi per prendere in mano un modello nero e abbastanza grande.
- però devo ammettere che fanno la loro figura.. ha buon gusto – commentò girandosi tra le mani un obbiettivo scuro, facendomi scuotere la testa distrattamente.
- questa per esempio quanto costerebbe? – chiese accennando un sorriso colpito, ma quando alzò la macchina per guardare il cartellino del prezzo lo vidi sbiancare all’istante, causando le risate del biondo.
- allora, quanto? – domandai divertita nonostante avessi già controllato quel modello più e più volte all’inizio.
- non vuoi saperlo, fidati – abbozzò in una smorfia preoccupata riponendo subito l’oggetto sullo scaffale, girando attorno a noi per allontanarsi dal luogo del misfatto.
- insomma fammi capire.. vuoi comprare a Zayn una macchina fotografica da ottocento sterline, ma ti sei bevuta il cervello?! sbottò ancora piegandomi in un ulteriore sorriso.
- ma neanche per sogno, però qui ce ne sono che costano molto di meno.. la più economica costa centonovantanove ma è rosa e sinceramente eviterei. Devo solo trovare un modello che possa piacergli e il gioco è fatto – dissi continuando a spostare lo sguardo tra uno scaffale e l’altro, sperando di trovare qualcosa che potesse fare a caso mio.
- ti ricordo comunque che noi ti abbiamo solo accompagnato, mi rifiuto di sborsare anche mezzo centesimo per questa roba – aggiunse Niall facendomi ridacchiare sommessamente.
- sì mi rendo conto che è un regalo un po’ azzardato ma almeno so di farlo felice, è questo l’importante dopotutto, no? – sbottai in mia discolpa con una calma non da me, non avevo alzato la voce solo per non disturbare le altre persone nel negozio.
- è importante anche non finire sotto un ponte per la bancarotta – commentò ancora Niall divertito aumentando anche la mia risata.
- guardate che i soldi che spenderò per il regalo li ho guadagnati ultimamente, ne ho altri a casa e in ogni caso ho sempre i miei genitori a cui chiedere aiuto, quindi non mi vedrete sotto un ponte ragazzi – ricordai ad entrambi prendendo in mano varie macchine fotografiche carine, stupendomi comunque dei prezzi troppo alti.
- se lo dici tu.. – mormorò Louis a mezza voce continuando a guardarsi intorno disorientato, un po’ come tutti noi alla fine.
Ma non potevo avere un ragazzo a cui piaceva leggere? Che andava matto per i maglioncini? O anche solo che collezionava fazzoletti o qualunque altra cosa?
Così avrei trovato facilmente dei regali senza scervellarmi in negozi costosi.
- che ne dici di questa? – chiese a un certo punto Niall con in mano un modello nero e più compatto, ma comunque spesso.
- non so, quanto costa? – domandai a mia volta sperando di non dovermi pentire poco dopo.
- duecentoventi sterline – rispose l’altro dandomi un lume di speranza, tanto che gli presi di mano la Canon per guardarla meglio.
Era ben fatta, non c’era nulla da dire, a quanto pare aveva anche un buono zoom e un’alta definizione, messa a fuoco automatica e una buona portata.
Sorrisi alla vista di quell’oggetto, pensando che sarebbe potuto andare a caso mio.
- tienila in mano, questa non mi dispiace – dissi al biondo mantenendo quel sorriso felice che contagiò anche lui, sollevato che avesse trovato qualcosa di convincente.
- meno male.. ragazzi vedo la luce! – esclamò Louis in modo teatrale facendo per alzare un braccio verso il cielo, facendoci ridere entrambi di cuore.
- se magari ci aiutassi anche tu a cercare ci metteremmo meno tempo, grazie comunque Tomlinson – gli dissi io in una linguaccia che lui ricambiò subito, piegando in un altro sorriso Niall.
Detto ciò ricominciammo tutti e tre a vagare per il negozio in cerca di una Canon economica e bella a vedersi, però con scarsi risultati tanto che dopo una ventina di minuti mi arresi, per la felicità dei miei amici stremati, e decisi di comprare quella che avevamo visto poco prima.
Andammo così alla cassa soddisfatti e porgemmo il modello scelto alla commessa, che chiuse la macchina fotografica in una scatola chiara e la infilò in un sacchetto, prendendo poi i miei soldi che Louis guardò sparire con tristezza.
Aspettai lo scontrino, sperando che in ogni caso non fossi dovuta tornare a riportare l’acquisto, e infilato anch’esso nel sacchetto salutai con un cenno di capo la ragazza dietro il bancone e finalmente uscii dal negozio seguita subito dai miei amici, e tutti e tre potemmo concederci dei sospiri stanchi ma sollevati.
- la prossima volta non vengo manco morto a comprare regali con te, sappilo – borbottò il castano aprendosi in un sorrisetto divertito, piegando anche me in un espressione sarcastica.
Presi entrambi per braccetto e scuotendo il capo in un sorrisetto mi girai insieme a loro verso la strada di casa, bloccandomi però ben presto alla vista di un ragazzo familiare nel marciapiede opposto affiancato da qualcuno.
- aspettate un attimo.. – mormorai riconoscendo quei ricci color cioccolato, sebbene il ragazzo fosse di spalle, e notai anche dei jeans familiari e una giacca conosciuta.
- ehi ma quello è Harry! – esclamò Louis al mio fianco ben presto zittito da una mia gomitata.
- stai zitto un secondo! – lo ammonii a denti stretti guardando anche la ragazza minuta passeggiare accanto a lui, con in testa un cappellino blu sopra una cascata di capelli color miele.
Ma io quella l’avevo già vista da qualche parte..
Improvvisamente accelerai il passo tirandomi dietro i miei amici confusi dal mio comportamento, mentre io continuai a tenere fisso lo sguardo sui due ragazzi a camminare poco più avanti a noi al lato opposto della strada.
- voi sapete per caso qualcosa di quella ragazza? Si chiama Nicole se non ricordo male dovrebbe lavorare con Harry – chiesi dopo un po’ indicando ai due la bionda affianco al riccio che come la volta prima avrebbero dovuti essere appena usciti dall’agenzia dato che erano quasi le sei.
- no, mai sentita nominare – rispose Lou facendo spallucce, assottigliando lo sguardo chiaro verso i due a chiacchierare e a ridere cordialmente.
- neanche io mi pare, non mi parla molto del suo lavoro quando siamo a casa – disse anche il biondo in una scossa di capo facendomi sospirare.
Non ne aveva parlato con nessuno, eppure a me non sembrava una cosa da niente.
- forza, seguiamoli – me ne uscii dopo qualche secondo ripartendo veloce sotto ai portici del grande corso, non distogliendo un attimo gli occhi da Harry e Nicole.
- come seguiamoli?! Ti sono venute le manie di persecuzione? – esclamò il castano allucinato facendosi comunque trascinare dal mio passo convinto.
- semplicemente voglio capire se quei due si piacciono, c’è forse qualcosa di sbagliato? – ribattei a tono vedendo il riccio in lontananza ridere ancora per qualche battuta della ragazza accanto a lui in una confidenza che io ero sicura non potesse essere da semplici colleghi.
- ma cosa ti importa a te, scusa? – domandò a sua volta Lou non capendo la situazione a pieno.
- senti due settimane fa ero venuta a prendere Harry a lavoro e li avevo incontrati sempre a passeggiare così, lui me l’aveva presentata continuando a lanciarle degli sguardi dolci.. ma quando, una volta soli, gli ho chiesto se gli piaceva Nicole lui ha subito negato tutto! E tu lo sai che non mi piace essere presa per i fondelli, soprattutto da Styles!spiegai infine stringendo i denti al sol pensiero che potesse avermi mentito, nonostante fossi convinta che l’avesse fatto.
- ma come fai a sapere che non diceva sul serio? È una sua collega, mica deve piacergli per forza – si aggiunse al discorso anche Niall cercando di farsi le sue ragioni.
Ma loro non avevano visto quello che avevo visto io!
Non avevano visto come si guardavano quei due, come lei arrossiva a ogni sorriso di Harry, come lui era rimasto imbambolato a guardarla andare via!
- quello che so è che Harry la guardava come se non avesse mai visto una ragazza prima d’ora! – continuai a spiegare alterandomi un attimo, non sapendo neanche io dove sarei andata a finire per seguire quei piccioncini in verità.
- infatti lei non è un po’  troppo.. magrolina per Harry? – abbozzò Louis tornando a guardare Nicole in lontananza, soffermandosi probabilmente sulle gambe corte e sottili.
- è quello che mi butta fuori strada! Insomma, a lui non sono mai piaciute quel tipo di ragazze.. – gli diedi corda pensando a una delle sue ultime fiamme, una certa Jessica alta e formosa, rimorchiata in chissà quale locale.
Nicole invece non era il tipo da locali il sabato sera, mi sembrava anche solo fin troppo dolce per parlare con Harry e non rimanere traumatizzata.
Che lui non ci stesse provando con lei? Che fossero semplicemente amici? Nah..
- magari ha cambiato gusti. Sai, è finito il periodo dell’adolescenza e starà maturando – ipotizzò Niall con un’espressione comunque poco convinta.
- bah io continuo ad avere i miei dubbi. Harry non me la conta giusta – borbottai scuotendo il capo nella sua direzione, vedendolo infilarsi le mani nelle tasche dei jeans per farsi inavvertitamente più vicino alla ragazza.
- secondo me invece ti fai troppi problemi, lascialo vivere! – esclamò l’altro facendomi sgranare appena gli occhi colpita.
- io lo lascio vivere! Sai quanto me ne può fregare di chi si porta a letto? Semplicemente mi da fastidio che abbia negato tutto e poi lo vedo che la riaccompagna chissà dove dopo lavoro – precisai mentre la risata cristallina Nicole rimbombò un attimo per la via, scoppiata a ridere per qualche battuta del riccio.
- e se fossero semplicemente amici? – domandò in ipotesi Louis con tranquillità, e fu il mio turno di ridere.
- andiamo, l’unica amica femmina che ha sono io, oltre a Cam, e anche se sono fidanzata con uno dei suoi migliori amici continua a provarci con me lo stesso, figurati con una single ingenua! – dissi sicura del discorso ben costruito che avevo piazzato.
- io continuo a dire che dovresti smetterla di trarre conclusioni affrettate – commentò un’ultima volta Lou facendomi alzare gli occhi al cielo in un sospiro.
- dai se può esserti utile proverò a indagare un po’ io sulla faccenda quando siamo a casa.. – aggiunse Niall in un sospiro ridestandomi dagli istinti omicidi verso l’altro ragazzo accanto a me.
- bravo! Così si fa! Mi raccomando, spremilo, fagli confessare tutto! – esclamai con enfasi girandomi verso di lui con un tono forse un po’ troppo sinistro, che fece infatti stranire i miei amici.
- vedrò che posso fare.. – acconsentì un po’ turbato dalla mia sicurezza, spostando lo sguardo dai miei occhi a quelli del castano dopo di me.
Soddisfatta mi rigirai in un sorriso compiaciuto verso i due piccioncini dall’altra parte della strada, e con mio grande stupore notai essersi fermati sotto a un portone, probabilmente quello dove abitava Nicole.
- ragazzi fermi, sta per succedere qualcosa me lo sento! – sbottai felice che tutto quel camminare fosse servito a qualcosa, appostandomi insieme agli altri due dietro una colonna del portico e fermandoci poi a fissare Harry e la biondina nell’altro marciapiede.
Rimasero a parlare per un po’, lei costantemente a torturarsi le mani infreddolite e lui a calciare distrattamente qualche sassolino per terra, dondolandosi poi sui talloni.
La mia giornata ebbe un secondo motivo di esistere quando, dopo essersi scambiati dei sorrisi cordiali, vidi il riccio piegare il viso verso quello di Nicole, lasciandomi a uno schiamazzo agitato.
Schiamazzo che però terminò presto dato che Harry le baciò semplicemente una guancia con dolcezza, tornando subito eretto in un sorriso gentile.
- ma come?! E metticela un po’ di lingua, su! urlai con indignazione forse troppo ad alta voce perché i due si girarono spaesati nella mia direzione ma fortunatamente i miei amici furono più veloci e mi strattonarono con loro dietro la colonna.
- sei impazzita? Sappi che se ci beccano io non sono mai stato qui, tu non mi hai mai visto e io non so niente di niente di questa storia! – mi rimproverò Niall velocemente a bassa voce, piegandomi in un sorrisino divertito.
- ah lo stesso vale per me! Io non so neanche che ci faccio qui adesso! – aggiunse anche Louis alzando le mani al cielo per quanto il nostro nascondiglio provvisorio ce lo permettesse.
- certo, allora potrei dire lo stesso anch’io e inventare che l’urlo che ha sentito era la voce del Signore che gli stava dando una mano! – commentai con sarcasmo chiedendomi cosa avessi fatto di male per aver a che fare con gente del genere.
- ci sto! – acconsentirono entrambi nello stesso momento con tono agitato, facendomi ridere di nuovo.
Non solo dovevo preoccuparmi della mia relazione, ma anche quella di Camille e Liam, e quella di Harry e Nicole.. ma chi ero io, una consulente matrimoniale?!
 
 



 
 









Buonsalve!
Allora, come vi ho anticipato nella twitcam questo capitolo è stato soprattutto attorno a Scar, Niall e Louis; Zayn è apparso poco.
Anzi si sono scoperti nuovi dettagli su Harry e Nicole..
Il prossimo capitolo però per compensare sarà di nuovo TUTTO Zarlett, spero vi piacerà sfgh
Quindi la nostra ragazza sta preparando una sorpresa per Malik, chissà come reagirà *ww* ahah
Aggiornerò martedì 16 credo, se volete potete trovarmi su twitter, sono @birbi_alex
Mando a tutte un bacione, siete fantastiche!

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Capitolo 6
*** Vieni qui ***






CAPITOLO 6

 

Suonai il campanello del palazzo di Zayn quella fredda mattina di metà Marzo, aspettando che qualcuno venisse ad aprirmi.
- sì, chi è? – chiese una voce al citofono che riconobbi essere di Trisha.
- sono Scarlett, volevo sapere se potevo salire un attimo per fare gli auguri a Zayn – risposi sperando di non disturbare o di essere di troppo.
- oh certo, sali pure tesoro – acconsentì per fortuna con tono gentile e un secondo dopo il portone del condominio venne aperto in uno squillo sinistro.
Mi affrettai ad entrare dentro al palazzo cercando un po’ di calore e tirai un sospiro di sollievo quando il portone si chiuse alle mie spalle liberandomi dal freddo, allora a passo veloce cominciai a salire le scale chiedendomi se avrebbero mai messo un ascensore in quel palazzo con comunque poche speranze.
Arrivai al piano giusto con un accenno di fiatone trovando già la porta socchiusa che mi bastò spingere appena per aprirla ed entrarci timidamente, continuando ad aver paura di poter disturbare.
Mi chiusi la porta alle spalle in un sussurro e feci qualche passo lento verso la cucina, sperando di trovare qualche faccia conosciuta.
- oh eccoti scusa, non ti avevo sentito arrivare! – esclamò alle mie spalle una voce materna che mi fece sussultare appena, e girandomi vidi Trisha sorridente intenta a venire verso di me.
- non c’è problema, figurati – dissi in saluto scambiandomi con la donna due baci sulle guance tanto che la sentii anche posarmi una mano sul braccio con confidenza.
- Zayn sta ancora dormendo ma se.. se vuoi posso svegliarlo, anche se probabilmente credo che preferirebbe lo facessi tu – disse cordiale e le sue parole mi fecero arrossire per un motivo sottile, ripensando a come lui mi avesse raccontato delle occhiate maliziose che a volte la donna gli lanciava e mi ritrovai ad annuire in un sorriso appena accennato.
- insomma, sempre se non.. disturbo.. non vorrei essere invadente – balbettai accettando la sua proposta timidamente, vedendola subito sorridere dolcemente.
- non preoccuparti, vai pure – acconsentì guardandomi con i suoi occhi grandi e dolci come quelli del figlio, persino la luce dello sguardo era simile.
In un cenno grato di capo sgusciai lentamente dalla sua presa dirigendomi a passo incerto verso la stanza del moro dove la porta era ancora chiusa e per quanto potessi vedere dal vetro opaco era anche al buio.
Girai la maniglia delicatamente cercando di fare il minor rumore possibile e per lo stesso motivo aprii la porta quel tanto che mi bastò per intrufolarmi nella camera e socchiudermela dietro, riportando tutto nell’oscurità poco dopo.
Sentii subito il profumo di Zayn invadere l’ambiente, o meglio invadere me, e riuscii comunque a scorgere il letto nella penombra e anche il ragazzo a dormirci sopra a pancia in su.
Rimasi a guardare il suo profilo notando come il lenzuolo fosse arrotolato ai suoi fianchi comunque coperti da dei pantaloni di una tuta scura mentre il petto nudo era libero dando contrasto al materasso chiaro, stessa cosa che facevano i suoi capelli col cuscino.
Mi avvicinai a lui nel silenzio della camera e sempre cercando di non svegliarlo mi sedetti sul bordo del letto accanto al suo corpo mosso solo dai lievi movimenti del torace che si abbassava e si alzava ritmicamente, così come anche le sue labbra che si socchiudevano ogni tanto lasciando fuoriuscire il respiro pesante dovuto al sonno.
Concedendomi di perdermi ancora qualche secondo nei tratti del suo viso affilato notai il ciuffo di capelli spettinato e un lieve accenno di barbetta partirgli dalle corte basette, le lunghe ciglia posate dolcemente sugli zigomi più morbidi di come sembravano di solito, al collo solo una collanina con una Z che mi aveva raccontato avergli regalato Jane qualche settimana prima e ancora i lievi muscoli delle braccia rilassati sul materasso morbido.
Mi chinai poi in un sorriso sulle sue labbra permettendomi di baciarlo dolcemente ma a quanto pare non bastò perché mosse solamente una mano distrattamente, allora piegandomi a puntare un gomito nel letto gli lasciai un altro bacio sulla bocca sentendo come se stesse ricambiando quando invece erano semplicemente le sue labbra carnose a darmi quella sensazione.
- Zayn.. – mormorai in un terzo bacio sperando che aprisse gli occhi, cosa che fece solo quando premetti più le labbra sulle sue stupendosi un attimo di trovarmi lì.
- Scar sei davvero tu? – borbottò con voce roca e impastata dal sonno, aggrottando appena le sopracciglia scure e sentendomi strofinare il naso sul suo accennò un sorriso felice.
- buon compleanno! – dissi prendendogli il viso tra le mani per stampargli un altro bacio a stampo, sentendo le sue mani stringermi a sé in un leggero abbraccio.
- che ci fai qui? – chiese confuso sorridendo, beandosi dei movimenti lenti dei miei pollici che gli stavano accarezzando le guance.
- sono venuta a farti gli auguri, oggi compi ventun anni – gli ricordai rendendomi conto che avrebbe potuto non rendersene conto essendosi appena svegliato ma quando assottigliò lo sguardo scuro e ricordò la cosa si lasciò a un ulteriore sorriso luminoso.
- è già il 14? Cavolo sto diventando vecchio – bofonchiò divertito passandosi una mano sugli occhi piegandomi in un sorrisetto.
- quello dovrebbe essere il mio dramma, sono io la ragazza, dovrei essere io terrorizzata dalle rughe e dalle smagliature – commentai con sarcasmo scuotendo la testa al sol pensiero che un giorno avrei dovuto davvero affrontare tutte quelle cose.
- ma piantala! – mi ribeccò in una risatina incredula tirandomi al suo petto e girandosi con me addosso contro il muro, nonostante la coperta gli impedisse troppi movimenti.
- aiuto! No Malik ho le scarpe, tua madre mi uccide se sa che sono salita sul letto – urlacchiai divertita quando mi trovai al suo fianco tra il muro freddo e il suo corpo caldo, in ogni caso stretta in un abbraccio.
- ti proteggerò io allora – mormorò a tono in un sorriso allacciando le braccia attorno alla mia schiena, immergendo il viso tra i miei capelli mentre io feci lo stesso posando la testa nell’incavo del suo collo.
Ricambiai la stretta portando le mani alle sue spalle nude, sentendo i nostri corpi fondersi in quel dolce abbraccio.
- almeno potrò dire di essere stata la prima persona ad averti fatto gli auguri oggi – mormorai sul suo collo soddisfatta ma quando avvertii un suo sospiro infrangersi sui miei capelli mi allertai un attimo.
- veramente.. stanotte mi hanno già chiamato Niall e Harry, si sono messi a cantarmi la canzoncina per telefono a squarcia gola – ammise e non ci misi molto ad alzare il viso dal suo petto per guardarlo in faccia, notando un sorrisetto beffardo dipingersi sulle sue labbra.
- ah e me lo dici anche? Io sono venuta qui tutta carina con le migliori intenzioni e tu mi smonti così? Complimenti – esclamai alzando appena la voce indignata, facendomi forza sulle braccia per mettermi seduta sul letto per scendere ma subito il ragazzo si allungò riprendendomi in un sorriso, lasciandomi vari bacetti sul capo divertito.
- no Zayn lasciami andare, mi ritengo ufficialmente offesa – borbottai teatralmente dimenandomi tra le sue braccia, capendo che però il ragazzo non aveva intenzione di lasciare la presa.
- ma non dicevo sul serio, dai non fare così – ribatté addolcendo i toni riuscendo a trascinarmi nuovamente sul materasso sotto i nostri corpi, avvolgendomi la schiena per stringermi a lui.
- non fare così tu, io sono venuta per farti alzare, non per tornare a dormire insieme a te – mormorai divertita comunque sentendomi al sicuro ritrovandomi sul petto caldo del moro tanto che in un sospiro rassegnato allacciai le mani attorno ai suoi fianchi mettendomi più comoda al suo fianco.
- perché? E’ presto, no? Facciamo un sonnellino – disse lui senza problemi alzando leggermente le spalle e piegandomi in un sorriso sentendo il suo respiro infrangersi sul profilo del mio viso.
- sì peccato che tua madre mi ha fatto entrare, cosa direbbe se non mi vedesse più uscire dalla tua stanza? – domandai retorica, altrimenti forse mi sarei anche concessa di dormire lì tra le sue braccia.
- fidati che non direbbe niente, anzi non aprirebbe neanche per non disturbarci – commentò tranquillamente accarezzandomi i capelli mossi con una mano, tanto che socchiusi un attimo gli occhi.
- certo, già pensa che io sia chissà quale maniaca pronta a carpire la purezza di suo figlio, non credo sia il caso di farla pensare male di nuovo – sbottai trovando la forza per alzare la testa dal suo petto per guardarlo in faccia con convinzione.
- addirittura? Guarda che non pensa così male – rispose cercando di farmi cambiare idea ma vedendomi tornare seduta sul letto fece una smorfia triste che avrebbe dovuto compatirmi.
- dai non fare troppe storie e alzati che dobbiamo andare a fare colazione, su – mugugnai dandogli uno schiaffetto giocoso sullo stomaco piatto, vedendolo scuotere il capo in uno sbuffo.
- ma io volevo stare ancora un po’ con te – si lamentò a mezza voce in un broncio accarezzandomi i fianchi su cui erano ancora posate le sue mani, provando ancora a farmi cambiare idea.
- e starai con me.. ma nel bar qua sotto, al caldo, con una bella tazza di caffè davanti – gli ricordai guardandolo con enfasi, sperando di convincerlo.
- oh vuoi del caffè? Posso andare a farlo, non c’è problema – se ne uscì all’istante tirandosi a sedere anch’esso disponibile, facendomi ridere per la velocità in cui aveva detto il tutto pur di non farci uscire di casa.
- Malik hai seriamente bisogno di uscire da questo letto, e subito anche – mormorai divertita allacciandogli le braccia al collo dato che si era messo a sedere davanti a me, sentendolo puntare gli occhi scuri nei miei continuando ad accarezzarmi i fianchi distrattamente.
- non è giusto, oggi è il mio giorno.. dovrei poter decidere io cosa fare – si lamentò tirando fuori il labbro inferiore in una faccia da cucciolo.
- e sarà così, ma c’è un mondo là fuori, durante la mattinata dobbiamo andare all’università poi mi lascerò ai tuoi voleri – gli promisi in un sorriso sperando che la cosa gli andasse bene, sporgendomi verso il suo viso fino a far sfiorare i nostri nasi nel buio.
- mm.. posso almeno avere un altro bacio? Dopo ti giuro che mi alzo – disse in un sorriso allargando il mio sorriso per la situazione buffa, e quando in un’alzata di occhi annuii lui subito accorciò le distanze tra le nostre bocche baciandomi in modo sentito.
Strinsi maggiormente la presa attorno alle sue spalle sentendo una sua mano salire ad accarezzare una mia guancia mentre le nostre labbra erano impegnate a chiudersi l’una sull’altra.
Grugnii qualcosa di incerto quando, cercando di non farsi notare, mi attirò a sé cominciando a risdraiarsi sul letto attaccato al mio viso.
- Zayn.. – riuscii finalmente a mugugnare in un secondo mancato quando si staccò un attimo dalla mia bocca per riprendere fiato trovando la forza per alzarmi e sgusciare via dalle sue braccia, vedendolo subito seguirmi bisognoso.
- ehi signorina, io ti stavo baciando se permetti – protestò divertito quando ormai avevo già aperto la porta afferrandomi per la vita cercando di farmi tornare indietro, cosa che non gli riuscì bene dato che avevo imboccato il corridoio in una risata.
- Malik non rompere e vai in bagno, poi vestiti che dobbiamo uscire – gli ricordai divertita sentendolo abbracciarmi da dietro in qualche passo barcollante finché raggiunsi la penultima porta del corridoio intimandogli di seguire le mie parole.
- sei irremovibile, eh? – commentò con sarcasmo in uno sbuffo capendo ormai che non sarebbe riuscito a farmi cambiare idea.
- assolutamente – risposi in un sorrisetto sentendolo sciogliere la presa sulla mia schiena per allungarsi verso il bagno, lasciando scivolare via un braccio dietro i miei fianchi dopo avermi lasciato un veloce bacio sul capo, chiudendosi poi la porta alle spalle in un sospiro stanco che sentii fin troppo bene.
Scossi la testa e incrociai le braccia sotto al seno colpita dalla pigrizia del moro, tornando sui miei passi per tornare in salotto dove ritrovai Trisha sistemare qualcosa dentro la sua borsa.
Non mi ci volle neanche molto che la donna alzasse gli occhi nei miei in un sorriso dolce, capendo che fossi riuscita a svegliare suo figlio.
- è così tutte le mattine, credimi – mormorò lei alludendo a Zayn quando mi avvicinai più al tavolo dove stava aggiustando la borsa.
- l’avevo intuito. È un dormiglione quel ragazzo – ribattei divertita nonostante lo fossi anche io, ma cercai di non farci troppo caso.
Eravamo sempre stati entrambi amanti delle lunghe dormite al mattino, mi bastava pensare anche solo a quando mi capitava di dormire insieme a lui e mi facevo contagiare dalla sua stanchezza.
Insomma, poi riposare stretta tra le sue braccia era una delle migliori cose in assoluto, ma per quanto avessi voluto farlo contento quel mattino avevo altri progetti per la mente.
- ha di sicuro preso da suo padre, non si svegliava neanche con le cannonate – disse con una certa amarezza nella voce a parlare dell’ex marito, sebbene ormai fosse acqua passata.
Avevo conosciuto Yaser, il padre di Zayn, sotto l’incitamento del ragazzo.
Dopotutto era pur sempre suo papà e andava a trovarlo ogni tanto, era comunque importante per lui.
Era un uomo alto e robusto, con la pelle un po’ più scura di quella del figlio e i tratti marcati, avevano in compenso lo stesso identico sorriso mozzafiato e i capelli mori, ma alla fine era un brav’uomo, simpatico a tratti anche se avevo potuto riconoscere in lui lo stesso senso dell’umorismo, a volte un po’ sprezzante, di Zayn.
Malik, Malik ovunque.
- già, posso immaginare.. – sussurrai distrattamente sentendo la porta del bagno aprirsi mostrando il ragazzo uscirci un po’ più pimpante, che dopo avermi fatto un cenno di testa andò in camera sua per vestirsi.
Non avrei mai smesso di sentirmi a mio agio in quella casa quando potevo sentire il profumo di Zayn impregnato nell’aria, in quel suo aroma dolciastro ma comunque frizzantino e caldo.
Mi lasciai ad un sospiro che volle sottolineare il silenzio in cui era piombato il salotto, tanto che Trisha si prese la borsa in spalle e fece per avviarsi verso l’ingresso.
- senti io devo proprio correre a lavoro, non posso trattenermi ancora, ricorda a Zayn di chiudere la porta a chiave quando uscite di casa dopo – disse in un sorriso mentre la seguii verso la porta.
- oh certo.. non preoccuparti, tanto appena si veste andiamo al bar qua sotto a fare colazione – le diedi corda ricambiando il suo sorriso gentile.
- va bene, allora ti saluto tesoro – mormorò tirando appena la maniglia per socchiudere l’uscio, sporgendosi verso il mio viso dove ci scambiammo due baci sulle guance.
- sarà per la prossima volta, mi spiace che tu debba già scappare – dissi in parte dispiaciuta dal vederla andare via, mi piaceva la sua compagnia.
- anche a me, ma non preoccuparti ci sono cose peggiori.. – commentò scuotendo la testa spostandosi sul pianerottolo del piatto, seguita timidamente da me.
- tipo? – chiesi curiosa aggrottando appena le sopracciglia.
- svegliare Zayn – rispose prontamente in una risata sommessa prima di cominciare a scendere le scale, riservandomi un’ultima occhiata complice.
Era un angelo quella donna, la “suocera” ideale se così potevo chiamarla.
Mi richiusi la porta alle spalle tornando dentro l’appartamento, dove trovai il moro già con un paio di jeans chiari e una felpa grigia addosso ma scalzo dirigersi verso il tavolo dove in effetti notai esserci le sue chiavi che prontamente si infilò in tasca.
- un attimo e sono subito da te – disse passandosi una mano tra i capelli un po’ spettinati che aveva deciso di tenere così, camminando velocemente verso la sua stanza ancora buia.
Pur di non tirare su la serranda lo vidi accendere la luce e chiudere qualche armadio, per poi infilarsi un paio di scarpe da ginnastica e tornare da me in un sospiro.
- dov’è mamma? – chiese stranito afferrando la sua giacca dall’appendino accanto all’ingresso per infilarsela, spostando subito il portafoglio dalla tasca interna a quella anteriore dei suoi jeans.
- è appena andata a lavoro, ha detto di chiudere la porta a chiave quando usciamo – mormorai in risposta sistemandomi meglio la borsa a tracolla addosso e stringendomi la sciarpa attorno al collo, riaprendo come poco prima l’uscio intimando il ragazzo davanti a me a sbrigarsi.
- sissignora – commentò sovrappensiero in un sussurro uscendo dietro di me di casa, fermandosi in uno sbadiglio a chiudere la porta e infilare le chiavi nella toppa prima che potesse voltarsi verso di me colto quasi da un’illuminazione.
- quindi mi stai dicendo che non c’è nessuno a casa? – domandò confuso lasciando la presa dalle chiavi, guardandomi negli occhi distrattamente.
- sei perspicace, dai muoviti che ho fame – lo incitai con sarcasmo dandogli un colpetto sul braccio.
- e mi stai anche dicendo che adesso invece di essere dentro stiamo andando al bar come due bravi preti di clausura? – aggiunse ancora piegandomi in un sorrisetto divertito, spingendolo debolmente per cancellargli quel ghigno malizioso dal viso.
- a parte il fatto che io nel caso sarei una suora.. comunque sì, hai bisogno di distrarti un po’ Malik. Dai chiudi quella porta e falla finita – continuai a dire con insufficienza cominciando ad imboccare i primi scalini delle scale accanto a noi.
- sei sicura? È l’ultima occasione che ti do, eh! – esclamò speranzoso vedendomi però scendere le scale senza degnarlo di uno sguardo, sapendo che era l’unico modo per farlo ragionare.
- Scar ti prego, non puoi fare un’eccezione almeno oggi, mm? È il mio compleanno, ho bisogno di coccole e amore, tanto amoreinsisté facendomi ridere e il suono della mia risata rimbombò appena per il palazzo mentre scossi la testa incredula.
- sono le otto del mattino, Zayn! – lo rimproverai girandomi verso di lui a un certo punto guardandolo in modo eloquente.
- e allora? La passione va mica in ferie, sai? – ribatté divertito facendomi alzare gli occhi al cielo in un ghigno imbarazzato.
- non fare storie e vieni giù che è tardi – ribadii in un sospiro lanciandogli un’occhiataccia ammonitrice, vedendolo subito imbronciarsi.
- ma dici sul serio? Non ho neanche una minima speranza, mm? – piagnucolò teatralmente sgranando gli occhi scuri con disperazione, arrendendosi a girare le chiavi nella serratura e a chiudere la porta.
- vedremo Malik, vedremo.. – borbottai con stanchezza ricominciando a scendere le scale dato che il ragazzo stava facendo lo stesso, prima di alzare le braccia al cielo in un sorriso.
- sia lodato il Signore! E sia lodata anche tu amore! – sbottò in un moto di felicità che mi strappò una risata colpita, infine scossi anche il capo in un sorriso.
- non festeggiare troppo, potrei sempre cambiare idea – commentai acida guardandolo male, divertendomi a vederlo abbassare immediatamente le mani con innocenza sorridendomi in modo angelico e puro.
 
 


 
- stai fermo e buono o giuro che vado all’università e ti lascio qui – mi raccomandai sistemandomi meglio a cavalcioni sopra Zayn dopo avergli sfilato la maglietta di dosso, cosa che anche lui aveva fatto precedentemente con me.
- sì certo, non lo faresti neanche se volessi – commentò lui divertito allungandosi verso il mio viso che al momento era sopra il suo, catturando le mie labbra in un bacio sentito.
Chiusi gli occhi sentendo le sue mani accarezzarmi la schiena nuda nella penombra della sua camera, infastidite solo dal gancio del reggiseno, e mi beai di quel suo tocco tanto esperto sulla mia pelle.
Affondò la testa nel cuscino tenendomi salda a lui e continuando a baciarmi con trasporto mentre anche io cominciai a passare le dita dalle sue spalle larghe al petto caldo, avendo capito col tempo come la cosa gli piacesse.
Eravamo ritornati in casa dopo colazione perché Zayn aveva dovuto prendere la sua tracolla con i libri quando poi alla fine eravamo rimasti nella sua stanza, io in particolare abbandonando ogni buona intenzione quando avevo capito effettivamente quanto la situazione fosse perfetta.
Mi morse appena il labbro inferiore facendomi schiudere la bocca, permettendogli di approfondire il bacio e stringermi maggiormente a sé finché i nostri petti aderirono l’un con l’altro scatenandomi una scia di brividi lungo la schiena.
Sentii il suo sapore sulle labbra, il suo profumo entrare nei miei polmoni e il caldo che sprigionava la sua pelle quasi trapassarmi la carne, tanto che dopo qualche secondo lasciai la sua bocca per scendere lungo la mascella liscia e poi verso il collo ambrato, sentendo subito il suo respiro pesante infrangersi sul mio orecchio.
Riportai le mani sulle sue spalle lasciandogli una scia di baci umidi lungo tutta la gola, finendo sul suo petto sul quale scivolai leggermente all’indietro per permettermi di continuare la mia strada riuscendo a strappargli anche un debole ansito.
Scesi lungo la sua pelle marmorea sentendola distendersi sotto le mie labbra mentre lasciai le mani accarezzargli il petto subito dopo il mio passaggio, passai sul ventre contratto e lo sentii tremare ai miei baci rumorosi tanto che si ancorò alle mie braccia in un sospiro arrancato.
Strusciai il naso lungo la discesa fino a mordicchiargli la pelle sotto l’ombelico, sentendolo lasciarsi a un sospiro tremolante che mi fece alzare appena lo sguardo al suo viso dove lo trovai con gli occhi socchiusi piegato in dei respiri pesanti.
In un sorriso accennato tornai indietro in dei baci più veloci ma più sentiti, risalendo lungo il suo petto ambrato fino a ritornare a cavalcioni sul suo bacino, solo a quel punto riaprì gli occhi scuri schiudendo le labbra piene.
- Scar – mormorò a mezza voce quando mi abbassai a sfiorargli le labbra con le mie ma non gli ci volle molto per racchiuderle in un bacio più bisognoso arpionandosi ai miei fianchi con maggiore foga.
Fece per ribaltare le posizioni con un colpo di reni ma inchiodai la sua spinta con forza, impedendogli il movimento tanto che mi guardò confuso per un istante.
- stai fermo stavolta – lo ammonii guardandolo con eloquenza, facendogli capire di lasciarmi stare sopra.
Approfittai del nostro distacco per tirarmi a sedere sopra di lui, tenendo sempre le mani sul suo petto e notando il suo sguardo puntato sul mio corpo.
Arrossii quasi per l’intensità dei suoi occhi che mi stavano fissando famelici, abbozzando un sorrisetto imbarazzato quando cominciai a compiere lenti movimenti circolari su di lui sentendo il tessuto dei nostri jeans di troppo in quel contatto.
Mi morsi un labbro cercando di calmarmi almeno in parte continuando a muovermi sul suo bacino ma quando avvertii un suo gemito sommesso aumentai appena il ritmo ritrovandomi subito dopo di nuovo le sue mani sulla mia pelle nuda, questa volta a vagare sulla mia schiena a cercare il gancetto del reggiseno prima che potessi fermarlo.
Era impaziente.
- lascia fare a me, sul serio – ribadii prendendolo per i polsi e abbassandogli le mani alla mia vita, dove le sue dita si incastrarono perfettamente alle curve della mia pelle lattea.
La sua presa calda sul mio corpo sembrò accarezzarmi fino alle ossa, così come il suo sguardo fremente fisso su di me quasi come se potesse bucarmi l’anima.
Si lasciò a un ulteriore sospiro roco socchiudendo gli occhi e, sperai, beandosi dei miei movimenti circolari, e vederlo così fece venire la pelle d’oca anche a me insieme a una scossa al basso ventre.
Non ero abituata a fare certe cose, di solito, anzi sempre, era lui a stare sopra di me e a guidare il tutto, non io.
Sperai di non deluderlo più che altro.
Tornai ad accarezzargli il petto con le mani percorrendo tutto il suo corpo fino al ventre appena contratto, sentendolo scaldarsi sotto le mie dita in un leggero ansito che colse anche me piegandolo in un sorrisetto indefinito.
Cercai di non arrossire continuando a muovermi ritmicamente sul suo bacino, avvertendo una bolla al centro del ventre scaldarsi che mi impedì di fermarmi da quelle brevi spinte.
Prima che potessi davvero accorgermene le sue dita scesero verso i miei fianchi, spostandosi poi verso il centro ad abbassare la lampo dei miei jeans mostrando un accenno dello slip nero che non aspettai troppo a liberare.
Mi sollevai appena per sfilarmi i pantaloni lungo le gambe chiare e una volta che raggiunsero i piedi del letto appoggiai le mani sul suo corpo pronta a fare lo stesso con lui; non mi sorpresi neanche troppo di trovare già la cerniera abbassata da lui stesso che mi aiutò a togliergli i jeans neri che con un suo lieve scalcio raggiunsero i miei col sollievo di entrambi.
Tornai allora a sedermi sul suo bacino incontrando inavvertitamente la sua eccitazione contenuta nei boxer scuri premere sulla mia intimità, facendomi sussultare appena.
Sussulto gelato che si trasformò in un calore familiare quando in un sospiro mi appoggiai meglio su di lui, sistemandomi sui boxer gonfi e trovando piacere in quel contatto.
Mi lasciai a un lieve ansito rendendomi conto di star cominciando a strusciarmi su di lui, sperando davvero che quei sottili tessuti che ci stavano dividendo sparissero.
Con le mani mi appoggiai al suo petto continuando nel mio movimento lento, sentendo un’altra scossa al basso ventre quando la mia parte più sensibile incontrò il tessuto più caldo e impaziente tanto che mi lasciai a un gemito aumentando il ritmo del mio bacino e avvertendo le mani di Zayn allacciarsi ai miei fianchi accompagnando i miei movimenti in dei respiri rochi.
- Scar.. – mi chiamò debolmente deglutendo subito dopo, guardandomi con gli occhi socchiusi.
- mm? – mugugnai distrattamente, scrollando i capelli all’indietro.
- ..dovresti.. sì dovresti stare più spesso sopra tu.. – mormorò piegandomi in un sorriso divertito e quando divaricai maggiormente le gambe lasciandomi su di lui, senza più trattenermi per la paura di pesargli addosso, sentii chiaramente la sua eccitazione premere sul mio centro portandomi a rafforzare i miei movimenti finché emise un gemito roco più chiaro e nitido che mi fece venire brividi lungo tutta la schiena.
- Scar – sussurrò chiamando il mio nome di nuovo e allentando appena la presa sui miei fianchi, facendosi dirigere dai pollici più aperti verso il centro del mio calore mozzandomi il respiro.
Con una mano in particolare andò a sfiorarmi l’inguine caldo giocherellando con il bordo dei miei slip, costringendo anche me a un gemito sommesso.
Sentii il cuore battermi a mille nelle orecchie sebbene si fosse fermato per qualche secondo al contatto delle sue dita fresche in quel punto delicato.
Strinsi la presa sulla pelle del suo torace rallentando le spinte sul suo corpo, decidendo di lasciarmi andare a tutte quelle sensazioni.
- Zayn – esalai quando una sua mano andò a slacciarmi il reggiseno, me ne accorsi solo quando dovetti sfilare le braccia dalle spalline dell’intimo nero che lui subito fece cadere per terra.
- Dio mio – mormorò respirando pesantemente facendomi aprire gli occhi e trovando lui a guardarmi malizioso, quasi incantato.
Avrei potuto seriamente leggerci dentro quegli occhi neri e liquidi in quel momento, sicura che anche i miei fossero diventati di un colore più scuro.
- non guardarmi così – sussurrai imbarazzata ma sentendo allo stesso tempo un bisogno più sentito farsi spazio nel mio corpo stringendo la presa sul suo ventre, e poi fu un attimo.
Lo sentii cercare di sfilarmi gli slip con entrambe le mani; allora mi sollevai appena aspettando che li facesse scendere lungo le mie gambe, cosa che fece abbassando anche i suoi boxer liberando così la sua eccitazione.
Feci per tornare su di lui quando in un gesto veloce si tirò a sedere facendo scontrare i nostri petti, lasciando che le nostre fronti si toccassero in un mio lieve sussulto.
Tremai aspettando che si sbrigasse a fare qualsiasi cosa vedendolo poi aiutarsi con la mano ad appoggiare il suo membro alla mia entrata impaziente, non aspettando troppo ad entrare in me con un secco colpo di reni tirandomi allo stesso tempo verso di lui per i fianchi e facendomi scappare un gemito più acuto che Zayn ricambiò con uno altrettanto profondo.
Sentii il suo calore diventare anche il mio e una sensazione di pienezza invadermi quando diventammo una cosa sola, unendoci come due calamite.
Non si preoccupò di prendere precauzioni dato che ormai da qualche mese avevo cominciato a prendere la pillola, quindi ci lasciammo semplicemente guidare dall’istinto.
Portò le braccia dietro la mia schiena stringendomi a sé e facendo scontrare le nostre bocche con impeto, baciandomi in modo sentito mentre anche io allacciai le braccia attorno al suo collo trovando il perfetto incastro tra i nostri corpi caldi.
Non esitai a farmi guidare dalle sue spinte iniziali, ricambiando e facendo aderire i nostri corpi ogni volta che entrambi venivamo verso l’altro.
Continuai a baciarlo con trasporto portando una mano dietro la sua nuca per avvicinarlo di più al mio viso, sentendo brividi in tutto il corpo ogni volta che entrava maggiormente in me in un respiro roco.
- ti amo – esalò in un fil di voce tornando alle mie labbra dopo una breve pausa, prendendomi dolcemente per i fianchi e accompagnando i suoi affondi stringendomi a sé in un ritmo che diventò sempre più regolare e pieno.
- ti amo anch’io – risposi qualche secondo più tardi in un sussurro aggrappandomi alle sue spalle e ai suoi capelli, sforzandomi di non ansimare troppo forte – e ancora buon compleanno – aggiunsi in quello che volle essere un sorriso, baciandolo più dolcemente alzandogli appena il viso e beandomi del suono degli schiocchi dei nostri baci.
Non rispose ma rafforzò la stretta sulla base della mia schiena accompagnando con le mani i movimenti lenti ma pieni, accennando un sorrisetto sulle mie labbra e lasciandosi ogni tanto a un sospiro mozzato contro la mia bocca.
Non mi sarei mai sentita tanto completa come quando sentivo ogni mio respiro fondersi con i suoi, quando le sue dita sulla mia pelle sembravano ardere, quando il suo petto caldo si scontrava contro il mio e quando avvertivo i suoi brividi diventare anche i miei.
Aumentò il ritmo delle spinte gradualmente, lasciandomi in balia del suo corpo impaziente sotto al mio, delle sue spalle sotto le mie dita.
Mantenni la fronte attaccata alla sua perdendomi alla vista delle sue labbra socchiuse dai vari gemiti rochi, dal suo fiato corto sul mio collo, finché accompagnando col bacino i suoi movimenti appoggiai la testa su una sua spalla arrendendomi agli ansiti che mi stavano tagliando la gola.
- Scar.. – mi chiamò a mezza voce con un tono decisamente troppo strascicato, stringendomi a lui mentre cominciai a baciargli il collo distrattamente pur di distrarmi dai continui gemiti del moro nel mio orecchio.
- ..guardami – mi richiamò ancora tornando forse un attimo in sé intimandomi di rialzare il viso nel suo, cosa che feci in un sospiro veloce.
Tornai con la fronte poggiata alla sua a sfiorare i nostri nasi e le nostre labbra, sentendo gli occhi del moro puntati con chissà quale lucidità nei miei mentre le spinte diventavano sempre più insistenti e poderose ma comunque dolci e attente.
Non ci volle troppo che entrambi ci lasciassimo a due ansiti sentiti, più acuti dei precedenti, quando giunse l’apice tra i nostri corpi.
E come ogni volta non avrei voluto essere con nessun altro quando mi sbriciolavo in quel modo  paradisiaco.
Rimasi immobile a fissare le sue guance accaldate e le gote più rosse del solito, perdendomi ad osservare le labbra piene schiudersi in dei respiri secchi.
- vieni qui – esalò subito cercando di riprendere fiato dato che il suo petto era continuamente smosso da dei respiri pesanti, baciandomi leggermente e prendendomi le guance tra le mani.
Chiusi gli occhi quando mi sentii avvolgere nella sua presa che ci riportò a sdraiarci sul letto allora colsi l’occasione anche per scivolare via dal suo sesso e accasciarmi sul suo torace, sentendo subito le sue braccia allacciarsi attorno alla mia schiena.
Sentivo il cuore battermi nelle orecchie.
- dopo questa non voglio più sentire storie per almeno una settimana, sappilo – esalai divertita piegandolo in un sorriso che si depositò sui miei capelli dato che avevo posato la testa nell’incavo del suo collo.
- va bene, te lo concedo – acconsentì a tono lasciandomi un bacio sul capo e tirando il sottile lenzuolo a coprire i nostri corpi.
Gli accarezzai il petto con le dita ma ben presto quel gesto venne perso quando decisi di lasciarmi cullare dal suo respiro caldo che si infranse sulla mia spalla nuda.
Fui quasi tentata dal chiudere gli occhi davvero e addormentarmi accanto a lui, quando mi ricordai di un’ultima cosa.
- uh aspetta un attimo – sbottai nel silenzio della camera facendo incuriosire il ragazzo sotto di me che aggrottò le sopracciglia interrogativo guardandomi infilarmi le mutandine velocemente e anche la sua maglietta, la prima che trovai, per poi alzarmi dal letto e dirigermi un po’ barcollante verso la scrivania.
- che stai facendo? – domandò con voce roca, la solita dopo aver fatto l’amore, quando presi a rovistare dentro la mia borsa marrone.
Gli lanciai un’occhiata veloce trovandolo a infilarsi i boxer confuso sotto la coperta, rimanendo comunque a fissarmi in attesa di una risposta.
Quando trovai un pacco dorato lo tirai fuori, controllando che il fiocco e la carta non si fossero rovinati, e mi girai verso il ragazzo appoggiato con la schiena alla testiera del letto che parve illuminarsi un attimo in un sorriso.
- questo è per te, prima che mi dimentico – esclamai sorridente camminando velocemente nella sua direzione e risedendomi come poco prima sul materasso accanto a lui, porgendogli il regalo che afferrò colpito.
- ammetto che non me l’aspettavo – commentò felicemente stupito rigirandosi tra le mani la scatola impacchettata, spostando lo sguardo scuro dal regalo ai miei occhi.
- credevi che non ti avessi comprato niente per il tuo compleanno? Andiamo, non sono così cattiva – risposi facendolo ridacchiare, osservandolo tirarsi meglio a sedere ancora con il lenzuolo attorno ai fianchi intento a scartare l’oggetto tra le sue mani.
- sì ma.. non ho la più pallida idea di che cosa possa essere – ammise mantenendo quel suo sorriso sincero alzando a volte gli occhi nei miei.
- dai aprilo – lo incitai avvicinandomi a lui speranzosa, aspettando di vedere la sua faccia quando avrebbe visto il contenuto.
Non ci mise molto a togliere la carta mostrando così la scatola della Canon che cominciò a guardare incredulo.
- non ci posso credere, non puoi avermela comprata davvero – abbozzò cercando di aprire anche la confezione con qualche difficoltà, aumentando il sorriso sul mio volto.
Rimasi in silenzio aspettando la sua vera reazione, cosa che non tardò ad arrivare quando tirò fuori la macchina fotografica nera sgranando gli occhi frenetici.
- oh mio Dio, ti dev’essere costata una fortuna, non dovevi! – se ne uscì rigirandosi la macchina tra le mani non riuscendo a placare un sorriso felice che contagiò anche me.
- non preoccuparti di questo, pensa al regalo – cercai di tranquillizzarlo vedendolo finalmente alzare del tutto il volto in un ghigno mozzafiato.
- ti sto amando oltre ogni limite in questo momento, sappilo – disse piegandomi in un sorrisetto divertito prima di allungarsi verso la mia bocca per baciarmi con trasporto, accarezzandomi una guancia dolcemente.
- allora ti piace sul serio? Ho scelto bene? – chiesi per conferma sperando di aver preso un modello adeguato, mordendomi un labbro nervosa.
- se mi piace? La adoro, è da quest’estate che la volevo! Davvero grazie Scar! – continuò a dire scuotendo il capo colpito, tornando di nuovo a baciarmi felice – grazie – aggiunse più volte tra un bacio e l’altro stringendomi poi in un abbraccio caloroso tirandomi al suo petto.
- sì ma attento alla macchina fotografica – lo ribeccai preoccupata dal fatto di poterla rovinare con quella sua stretta sentita ma lui subito spostò il regalo sul comodino accanto al letto ricambiando l’abbraccio e facendomi quasi mancare il fiato.
- ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo! – ripeté al mio orecchio in un moto di dolcezza continuando a ringraziarmi per la Canon, strizzandomi tra le sue braccia e portandomi anche a ridere per tanto affetto.
Non dissi niente ma gli baciai un paio di volte la guancia, respirando il suo profumo frizzantino e lasciandomi avvolgere dal suo calore.
- sai quanto vorrei restare abbracciata a te tutto il giorno, ma che ora è? – borbottai dopo qualche minuto piegandolo in una risatina prima che potesse girarsi a controllare l’orologio sul comodino.
- mezzogiorno e un quarto – sussurrò semplicemente tornando al nostro abbraccio, perdendosi a darmi qualche altro bacetto sul viso quando improvvisamente si irrigidì.
- che c’è? – chiesi non capendo alzando gli occhi nei suoi e trovandolo a sorridere ancora, ma questa volta in modo più sbarazzino.
- è ufficialmente passata la mattinata, questo vuol dire che adesso posso decidere io cosa fare – mi ricordò con tono beffardo, a tratti malizioso, che mi fece intuire i suoi pensieri.
- non provarci neanche Malik, hai già avuto il tuo regalino extra – cercai di ammonirlo alzando un dito e puntandoglielo addosso ma senza troppi risultati dato che ribaltò le nostre posizioni senza fatica salendo improvvisamente sopra di me.
- sì ma tentar non nuoce – commentò divertito avventandosi sulla mia bocca in un modo più dolce di quanto mi aspettassi, passando comunque le mani ad accarezzarmi i fianchi coperti solo dall’elastico degli slip.
Ridacchiai sulle sue labbra ritrovandomi inconsapevolmente a portare le braccia attorno al suo collo pronta a donargli tutto l’amore che avrebbe voluto, sentendolo sorridere tra i nostri baci.
- questa è l’ultima volta che mi freghi, sappilo – sussurrai infine in un ghigno dandogli il via libera per tornare a baciarmi con più sentimento, allacciando le gambe attorno al suo bacino e percependo in cambio tutto l’amore che sentiva per me.
Non sarebbe mai stata l’ultima volta, non Zayn non ce ne sarebbero mai state di ultime volte.
Ogni volta mi ripromettevo di farmi le mie ragioni, di non farmi imbambolare da quel suo tono convincente, ma puntualmente quando incrociavo i suoi occhi profondi e vedevo il suo sorriso luminoso mi sembrava di tornare la sedicenne innamorata che sarei sempre stata nel profondo.















Buonsalve!
Okay allora prima di tutto sto usando questo colore perchè boh.. mi ispirava ahahahhah
Mi sto vergognando come una ladra per questo capitolo, spero di non aver scritto cose troppo assurde ahahahah
Tra l'altro ho notato che ci sono state poche recensioni all'ultimo capitolo.. so che non succedeva un gran che ma spero comunque di non avervi deluso, e spero ancora che non mi abbandonerete dopo questo aggiornamento AHAHHAHAH
Aggiornerò lunedì 22 e sarà un altro capitolo quasi tutto Zarlett che a me non dispiace, ma si scopriranno anche altre cosucce ù.ù
Se volete potete trovarmi su twitter, sono @birbi_alex
Vi ricordo che se avete voglia potreste passare dalle mie altre OS, le trovate sul mio profilo e mi piacerebbe davvero piacere cosa ne pensate.
Un bacione, sogni d'oro ahahah #muchlove

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Capitolo 7
*** Come devo fare con te, eh? ***





And it feels like I'm flying.
We could go to Berlin, Tokyo or Jamaica 
Through the streets of New York 
That is where I will take you.
Paris, Rome, to Rio 
Passing through Las Vegas 
We can go where you want 
Say the word, and I'll take you.
(Ed Sheeran - Sofa)


CAPITOLO 7

 
“Non mi sento tanto bene, non vengo oggi all’università” quel messaggio dalla mia migliore amica mi arrivò un quarto alle nove di mattina distogliendo la mia attenzione, già precaria, dal discorso di Zayn, Liam e Louis in piedi davanti a me.
Come? Cos’hai?” digitai in fretta a Camille, preoccupandomi appena per la sua salute, perdendomi a guardare il mio cellulare per qualche secondo capendo che in ogni caso sarebbe stato più accattivante che ascoltare i ragazzi attorno a me parlare di gare automobilistiche.
E andava bene che mi piaceva il calcio, ma le corse o il motociclismo erano troppo anche per il mio animo sportivo.
“Mal di testa” lessi dopo poco, ma quella risposta non mi convinse a pieno in verità.
Mi dondolai malamente sui talloni stringendomi nella felpa scura sebbene fossimo nell’androne dell’università in attesa dell’inizio delle lezioni e non facesse troppo freddo, sistemandomi meglio la tracolla sulla spalla.
Inarcai un sopracciglio in disappunto ripensando alle tre parole sullo schermo sotto ai miei occhi finché la risata piena di Liam davanti a me mi riportò alla realtà, facendo scattare qualcosa nel mio cervello.
Bingo.
“Sicura sia solo per questo?” scrissi in un sospiro tenendo un occhio di riguardo per il castano che avevo di fronte, facendo caso di come per una volta che c’era lui Camille fosse rimasta a casa.
Non che fosse una novità, succedeva spesso che le loro assenze si alternassero.
Quando c’era Camille raramente c’era anche Liam, e viceversa.
A quanto pare si sentivano troppo a disagio a stare vicini anche solo come amici, forse feriti ancora dalla loro rottura nonostante fosse avvenuta due anni prima.
Erano in buoni rapporti, non li avevo mai visti litigare o insultarsi l’un l’altro, semplicemente evitavano l’argomento e cercavano di stare più lontani possibile.
E poi io, e non ero l’unica, ero convinta che sentissero ancora qualcosa, se no non ci sarebbe stato il bisogno di comportarsi così.
Ma puntualmente ogni volta tornavano a comportarsi come dei bambini evitandosi, anzi, evitando il problema.
Ce n’eravamo accorti tutti ma nessuno toccava mai l’argomento per non peggiorare ulteriormente la situazione, tantomeno loro ne facevano parola.
Però nonostante tutto noi cercavamo di dare un taglio a questa cosa, cercando di convincerli a smettere di fare tutte quelle assenze stupide e insensate.
“Perché me lo chiedi?” rispose Camille per messaggio facendomi aprire in un sorrisetto furbo.
“Perché oggi Liam è venuto all’università, sai?” digitai fintamente innocente, sicura che lei lo sapesse eccome.
Non c’era altra soluzione.
Camille non era mai stata una ragazza che si faceva buttare giù da qualche acciacco, tantomeno da uno stupido mal di testa.
A quanto pare l’unica cosa che potesse frenarla era Liam.
- ..e poi avete visto le ragazze prima della gara? Quelle che aiutano l’automobilista a infilarsi il casco.. mamma mia, io mi farei aiutare a fare altro – disse Louis continuando il discorso che io ormai non stavo più seguendo ma quelle parole catturarono la mia attenzione tanto che alzai lo sguardo ai miei amici con un sopracciglio inarcato, domandandomi se e quando sarebbero mai maturati davvero.
E me lo chiedevo anche?
- sì mi farei aiutare anch’io – commentò Zayn in una risata che risuonò fin troppo maliziosa alle mie orecchie, allora assottigliai lo sguardo incattivita nella sua direzione.
- Malik che hai detto, di grazia? – esclamai con tono acido guardandolo male e quando si girò verso di me lo vedi sgranare gli occhi scuri intimorito.
- niente, io? Non ho detto proprio niente – rispose dopo qualche secondo balbettando nervosamente, improvvisando un sorriso cordiale e alzando le mani con innocenza facendo ridere gli altri due.
- ah ecco, pensavo di aver sentito un’altra cosa – gli diedi corda con eloquenza, fulminandolo con lo sguardo un’ultima volta sebbene si fosse rilassato in parte.
Come sempre aveva addosso un maglioncino, blu quel giorno, e dei jeans scuri, e come me teneva in una spalla una tracolla in pelle con i libri in attesa che suonasse la campana della prima ora.
Stessa cosa stavano facendo Louis e Liam, rimasti a parlare un po’ con noi per ingannare il tempo.
“E quindi?” mi accorsi del nuovo messaggio di Camille solo riportando gli occhi al cellulare, dando così respiro al moro che si tranquillizzò avendo scampato la mia ira funesta.
“Non hai voglia di vederlo?” la stuzzicai con un sorrisetto sulle labbra, e rialzando nuovamente lo sguardo ai miei amici trovai Liam a fissarmi, come se avesse capito con chi stavo messaggiando.
O magari era solo una mia impressione, però i suoi occhi cioccolato l’avrebbero sempre tradito almeno per quanto mi riguardava.
Ruppi quel contatto visivo fin troppo presto, spostando l’attenzione su Zayn che proprio in quel momento scoppiò a ridere insieme a Louis per chissà quale battuta facendomi sentire più leggera.
Per quel secondo non esisterono più gli stupidi problemi amorosi di Camille e Liam, le preoccupazioni dello studio, la stanchezza del mio lavoro precario la sera, riuscii solo a percepire la gioia di vivere portata dalla sua ilarità.
Ascoltare il suono della sua risata mi avrebbe sempre scaldato il petto, lasciando quel tepore familiare invadermi fino alla pelle d’oca, perché con lui era così.
Guardai un sorriso spensierato e allegro dipingersi sul suo volto e mi ricordai del motivo per cui mi fossi arresa a rimanere in silenzio lasciandoli scherzare tra di loro, estraniandomi dal loro discorso.
Perché fare battute con i suoi amici e parlare di cose da maschi ogni tanto lo faceva felice, chi ero io per negargli quei momenti di libertà?
Non ero una ragazza apprensiva, neanche lui lo era con me, ci lasciavamo i nostri spazi rendendoci conto che ciascuno di noi aveva bisogno di staccare dalla quotidianità a volte e anche quel momento lo era in un certo senso.
Per quanto lo amassi e lui ricambiasse, in certe situazioni dovevo farmi da parte e lasciarlo vivere senza di me.
Era un ragazzo, era un maschio, e anche se fossi in un certo senso rude e estroversa come ragazza c’erano cose che non avrei mai potuto fare con lui, come ad esempio anche solo quello stupido diverbio su una gara automobilistica del giorno prima.
“Non mi pare” arrivò la risposta della mia amica che mi fece sbuffare sonoramente.
Perché dovevano far diventare tutto così difficile?
“Dai sei sicura di non voler venire? Ti divertiresti con noi” scrissi appoggiandomi a un’ultima speranza, capendo però che non sarebbe servita a nulla.
Rimasi ferma ad aspettare che Camille mi rispondesse ancora quando delle risatine acute arrivarono dalla mia sinistra, portandomi ad alzare lo sguardo all’altro lato del salone dove trovai ben presto tre ragazze bionde ed eccentriche.
Le guardai con poco interesse, ma quando riconobbi la loro attenzione puntata sul moro al mio fianco mi irrigidii stringendo la mascella.
- ma quanto è bello? Mamma mia – riuscii a capire dal labiale di una delle tre un po’ più alta delle altre e sicuramente più audace, intenta a mangiarsi con gli occhi il mio ragazzo.
- non ti dico che gli farei, che è meglio – commentò una più bassina e bionda ma più chiatta, che a dirla tutta mi ricordò un po’ un’adolescente in piena crisi ormonale.
- te lo dico io cosa gli farei! Anzi, magari dopo vado a parlargli – riprese la parola la ragazza alta facendomi scattare.
Non aspettai di sentire altro ed eliminai la distanza tra me e Zayn allungando un braccio attorno ai suoi fianchi con possessione, sentendolo passarmi subito un mano dietro la schiena distrattamente continuando a parlare con Louis e Liam e soprattutto senza rendersi conto di quello che stava succedendo alle sue spalle.
Mi voltai leggermente solo per vedere se il mio gesto avesse colpito le tre bionde e in effetti notai quella che era avanzata appena tornare sui suoi passi, guardandomi in cagnesco.
Feci per tranquillizzarmi appena quando sentii il cellulare che avevo stretto nella mano vibrare, segno che la mia amica mi aveva risposto.
“No guarda, per oggi passo. Magari domani se mi sento meglio torno” c’era scritto, come sospettavo.
Non avrebbe mai ammesso di aver enfatizzato il suo malore solo per non vedere Liam, la conoscevo.
Col tempo era diventata più testarda anche di me forse, e rare volte ero riuscita a farle confessare quello che non voleva.
- gliele mozzo quelle manacce a quell’oca se non si leva dal mio futuro marito – starnazzò la terza bionda dietro di noi riportandomi alla realtà e accendendo qualcosa dentro di me.
Qualcosa che non avrebbe dovuto accendersi.
Strinsi la stretta sul corpo di Zayn accarezzandogli la schiena fino a scendere e infilare la mano nella tasca posteriore dei suoi jeans, stupendolo probabilmente perché lo vidi sorridere divertito mentre parlava con i nostri amici, disorientato dalla mia mossa.
Mossi appena il pollice che era rimasto fuori dalla tasca giocherellando con la cucitura del pantalone scuro finché sentii anche il suo braccio cominciare ad accarezzarmi la schiena con un po’ più di audacia rispondendo perfettamente nel modo in cui volevo.
- ma chi si crede di essere?! – aggiunse quella che doveva essere la ragazza alta e a quel punto non capii più niente, riuscii solo a girare la testa visivamente nella loro direzione fulminandole con una delle mie peggiori occhiatacce, che neanche Zayn aveva mai visto.
Se credevano di poter fregarmi il ragazzo ammiccando e sculettando un po’ avevano capito proprio male.
- che hai? – mi domandò il moro girandosi verso di me confuso, trovandomi ancora a fissare in cagnesco le tre bionde dietro di noi ma non facendo caso alla cosa.
- mm – grugnii furente posando le labbra contro la sua spalla fasciata dal maglioncino, sforzandomi di non partire con insulti a raffica dopo qualche secondo.
- hai bevuto il tuo caffè stamattina? – chiese ancora con un tono più divertito, credendo che il motivo del mio malumore fosse quello.
- no – esalai fredda riportando lo sguardo al viso di Zayn, stupendomi di trovarlo tanto vicino al mio da farmi mancare il fiato.
Non mi sarei mai abituata a incontrare le sue iridi scure così all’improvviso, non quando mi facevano ancora tremare l’anima come una ragazzina dopo tutti quegli anni.
Riconobbi i tratti dolci del suo viso e le ciglia lunghe, e improvvisamente parte della mia rabbia per le ochette di prima svanì rimpiazzata da un sorrisetto imbarazzato.
Un’altra cosa che non era cambiata nel tempo sarebbe sempre stata la facilità con cui mi faceva arrossire nonostante tutto, guardandomi dritta negli occhi in quel modo speciale facendomi sentire l’unica ragazza del pianeta.
Aveva quell’innato modo di portarmi il cuore a mille con delle semplici parole, che anche se ripetute già fino allo sfinimento sapevano emozionarmi come la prima volta.
Percorsi con gli occhi il tratto marcato degli zigomi fino alla mascella squadrata e coperta da una leggerissima peluria, perdendomi un attimo a fissare le labbra piene e morbide.
- se vuoi posso offrirtene uno adesso, non c’è problema – mormorò disponibile accennando un sorriso cordiale che mi rallegrò.
Vederlo sorridere mi avrebbe sempre fatto sentire meglio.
- oh non preoccuparti, non ce n’è bisogno – risposi in un sospiro alzando appena il viso dalla sua spalla per guardarlo meglio.
- sicura? Guarda che mi fa piacere, anche se i miei caffè sono migliori – commentò nel chiaro intento di farmi ridere, cosa che successe poco dopo rallegrando anche lui.
Non c’erano proprio dubbi, il suo sorriso era il più bello del mondo.
- ovviamente abbozzai con sarcasmo annuendo teatralmente, piegandolo in un’ulteriore ghigno divertito.
- comunque insisto. Dai non dobbiamo neanche uscire, la caffetteria è là dietro – disse ancora indicando il locale riscaldato nell’ultima porta della sala con un cenno di capo, accarezzandomi più lentamente la schiena.
- da come parli sembra che abbia più bisogno di fare colazione tu di me – borbottai divertita tornando ad appoggiarmi dolcemente col mento alla sua spalla, sebbene la cosa mi costasse un po’ di fatica data la sua altezza.
- beh potrebbe essere, sai Jane si è finita tutta la cioccolata in casa – ammise animandosi un attimo e guardandomi con enfasi, aprendo maggiormente gli occhi grandi.
- ti ricordo che quella era la sua cioccolata – lo corressi inarcando un sopracciglio con sicurezza, sicura di quello che stavo dicendo.
- sì ma non avrebbe dovuto finirla senza dirmi niente, finché viviamo sotto lo stesso tetto ho il diritto di rubarle tutto il cioccolato che mi pare – spiegò con una convinzione che mi fece ridere, tanto che riappoggiai un attimo la bocca sul suo maglioncino per nascondere la mia risatina sommessa.
- i tuoi discorsi non fanno una piega comunque, complimenti Malik – commentai fintamente colpita lasciandomi scappare un sorrisetto sghembo che lo portò a pizzicarmi un fianco con aria indignata, facendomi sobbalzare tra le sue braccia in un urlo.
Gli tirai uno schiaffetto sul petto in un mugolio di lamento cercando di ribellarmi al suo breve solletico ma senza buoni risultati come sempre, anzi approfittò della mia maggiore vicinanza per stringermi meglio al suo petto e stamparmi un fugace bacio sulle labbra.
Non me ne resi quasi conto, tanto che rimasi a sorridere sulla sua bocca per forse troppo tempo quando ormai aveva concluso il bacio, decidendo però di allacciare le braccia attorno alla sua vita in un lieve abbraccio lasciando i nostri nasi a sfiorarsi in un sorriso che poi diventò anche il suo.
- allora, posso offrirtelo il caffè o no? – domandò ancora puntando gli occhi luminosi nei miei e facendo partire una scia di brividi lungo tutta la mia schiena quando ricominciò ad accarezzarmela con entrambe le mani.
- in ogni caso farai come vuoi tu, quindi devo anche risponderti? – commentai divertita e parlando sentii le mie labbra sfiorare le sue data la vicinanza, facendomi arrossire probabilmente.
- dai almeno non mi fai sembrare uno psicopatico, dimmi di sì – disse lui piegandomi in un sorriso, giocherellando appena con una ciocca dei miei capelli cioccolato.
- sembri uno psicopatico in ogni caso, non preoccuparti – mormorai con sarcasmo vedendolo sgranare gli occhi teatralmente, permettendomi di ridacchiare sommessamente sentendo il suo respiro caldo infrangersi sulla mia bocca.
- oh ti prego smettila con tutti questi bei complimenti, mi metti in imbarazzo – se ne uscì retorico facendomi ridere più apertamente, tanto che portai un attimo la testa all’indietro lasciandomi a una sonora risata per poi allungare le mani attorno alle sue spalle e tornare sulle sue labbra in un sorriso.
Lo sentii ricambiare il bacio con complicità rafforzando la stretta sul mio corpo, permettendomi il perfetto incastro dei nostri petti.
Respirai a pieno il suo profumo rendendomi conto di non conoscere odore migliore.
Un calore familiare e piacevole partì dal mio cuore fino a raggiungere ogni cellula del mio corpo, rendendomi partecipe di tutto quell’amore infinito.
Socchiusi le palpebre schiudendo le labbra sulle sue e stringendomi a lui in un sorriso, ghigno che si allargò con incredulità quando avvertii una sua mano scendere fino ad infilarsi nella tasca posteriore dei miei jeans.
Mugugnai qualcosa che piegò anche Zayn in un sorrisetto dato che gli afferrai il polso con una mano riportando la sua presa ai miei fianchi, facendolo sospirare.
- io mica ti ho detto niente quando tu prima mi hai toccato il sedere – puntualizzò all’istante in una smorfia facendomi nuovamente scoppiare a ridere colpita.
- perché a te fanno piacere queste cose, scusa tanto se non voglio che allunghi le mani su di me in pubblico – ribattei alzando un sopracciglio con eloquenza vedendolo divertirsi un po’ per la situazione, continuando indisturbato ad accarezzarmi la schiena.
- allunghi le mani su di me” suona male, io direi.. apprezzo le tue curve – borbottò ancora con ilarità facendomi roteare gli occhi.
- resta il fatto che fin quando non siamo da soli devi frenare le tue mani curiose – dissi ridacchiando e guardandolo con enfasi, sperando che il messaggio fosse arrivato al suo cervello.
- sicura? E se poi te ne penti? – chiese scherzoso prima di battere le dita a ritmo sul mio sedere divertito, sapendo già che mi sarei arrabbiata.
Sgusciai via dalla sua presa in un urletto vedendolo subito piegarsi in due in una risata di cuore, riconoscendo in me la reazione che si era aspettato.
- Malik te le mozzo quelle mani! Anzi, prima ti ammazzo! – esclamai puntandogli un dito contro e sentendo le guance arrossarsi all’improvviso, cercando di usare un tono più convincente possibile.
- dai.. dai amore scherzavo, stai calma – riuscì a esalare tra una risata e l’altra riprendendo fiato poco alla volta, tirandosi eretto e portandosi un palmo al cuore.
- stai calma un corno, e non chiamarmi “amore” quando sono arrabbiata che mi da fastidio, lo sai fin troppo bene! – sbottai incattivita mantenendo però un sorrisetto inevitabile sulle labbra, vedendolo avvicinarsi a me lentamente con un braccio teso nella mia direzione.
- e come dovrei chiamarti, scusa? – domandò confuso continuando con i suoi passi e facendomi indietreggiare nello stesso tempo.
- in nessun modo, il silenzio è meglio di ogni parola – risposi a tono notando un ghigno aprirsi sul suo volto, tanto che alzò anche le sopracciglia stupito.
- nah vieni qui che ti insegno qualche nuova parolina io – mi stuzzicò aumentando il passo verso di me quando in uno scatto cominciai a correre via da lui malamente.
- non osare toccarmi, ti ammazzo sul serio stavolta Malik! – sbottai durante la breve corsa sentendo rimbombare dietro di me il rumore sinistro delle sue scarpe, segno che mi stava seguendo senza troppi problemi.
Mi lasciai ad una risata sentita, sebbene un po’ mozzata, quando pochi secondi dopo due braccia si allacciarono attorno al mio stomaco da dietro frenando la mia fuga di colpo.
Le due mani rafforzarono la presa sul mio corpo stringendomi in un vero e proprio abbraccio, infatti sentii a breve un petto familiare aderire alla mia schiena in un’altra risata, anche quella fin troppo conosciuta.
E in ogni caso non mi sarei mai stancata di ascoltarla.
- uccidimi, sono pronto – mormorò Zayn posando la testa sulla mia spalla e lasciando il suo respiro infrangersi sul mio collo, piegandomi in un sorriso sghembo.
Scossi la testa ridendo ma venni interrotta presto da un suo bacio che si posò sulla mia guancia dolcemente, allentando anche un po’ la presa sui miei fianchi che però io mantenni posando le mani sopra le sue e sentendolo ben presto sorridere sulla mia pelle.
- come devo fare con te, eh? – sussurrai quasi tra me e me sospirando, avvertendo la breve barbetta pungente del suo viso stuzzicare la mia guancia ancora arrossata, scoprendomi pronta a ricambiare il gesto andando incontro alla sua testa in un’alzata di occhi.
- sinceramente mi basterebbe che tu non mi ammazzassi, è possibile? – abbozzò contro la mia pelle stringendomi maggiormente in un modo che fece accelerare il mio cuore in un secondo.
- ci posso pensare, ma non ti prometto nulla – commentai divertita respirando appieno il suo profumo di nuovo, sentendomi unica in quel momento.
- ..meglio di niente, è un primo passo.. – borbottò con sarcasmo ridacchiando appena e contagiandomi in quella sua risatina sommessa.
- se lo guardiamo da quel punto di vista.. – aggiunsi a tono piegando appena il viso verso il suo accanto, e quando il mio naso si scontrò contro un suo zigomo lui subito si voltò nella mia direzione in un sorriso sincero.
Incrociai i suoi occhi e come ogni volta non ragionai più, avvertii solo una stretta al centro del petto che mi portò ad accennare un sorriso dolce come quello del moro.
Spostai lo sguardo dalle sue iridi scure alle sue labbra e mi domandai come avessi mai fatto a meritarmi qualcosa del genere, dato che l’unica cosa degna di nota nella mia vita era lui.
Zayn sarebbe sempre stata una delle parti migliori di me.
Come se mi avesse letto nella mente si allungò fino alla mia bocca mantenendo quel sorriso che io spensi ricambiando con amore, chiedendomi ancora come avesse fatto a cancellare in me ogni traccia della lieve arrabbiatura di poco prima.
In ogni caso non mi sarei mai arrabbiata davvero con Zayn e lo sapevo, come avrei fatto a resistere a quel suo broncio adorabile e a quegli occhi dispiaciuti?
Come avrei fatto a resistere a lui in tutti i suoi dettagli?
- adesso, per l’ennesima volta, posso offrirti quel dannato caffè? – domandò in un ghigno una volta staccatosi dalle mie labbra, e quando mi limitai ad annuire in un sospiro subito lui sciolse l’abbraccio affiancandomi e prendendomi una mano nella sua, intimandomi di seguirlo.
- spera che non arriveremo in ritardo alla lezione, sul serio – grugnii sentendolo ridere accanto a me, stringendo la presa delle nostre dita facendomi sentire davvero importante.
- è tutto sotto controllo, fidati del tuo Zayn – rispose lui guardandomi con eloquenza e portandomi verso la piccola caffetteria, passando inavvertitamente davanti alle tre bionde di qualche minuto prima che mi squadrarono in una smorfia, ricevendo in cambio una mia occhiataccia.
- è proprio questo che mi preoccupa – commentai con sarcasmo seguendo il suo passo sicuro, cercando di non rimanere indietro.
Mi lanciò uno sguardo colpito che mi fece ridere e poco dopo raggiungemmo la porta della caffetteria, oltre alla quale lui mi spinse appena portando una mano dietro la mia vita.
Ci avviammo verso il bancone sotto lo sguardo di qualche studente curioso e ordinammo un caffè macchiato per me e un cappuccino per lui come sempre.
Appoggiai un braccio al legno del bancone rilassandomi e beandomi del tepore della stanza, lasciandomi a un sospiro portando poi lo sguardo al viso di Zayn che trovai a fissarmi, cosa che mi fece arrossire all’istante.
- io non riesco a capire come fai ad arrossire ancora dopo quattro anni che stiamo insieme, cos’è che ti imbarazza? – chiese a voce flebile e curiosa aggrottando anche le sopracciglia scure, portandomi ad accentuare il rossore sulle mie guance.
- non c’è niente che mi imbarazza – mormorai in un sorriso vedendolo assottigliare gli occhi stranito, appoggiandosi anch’esso al legno della cassa.
- e allora perché sei tutta rossa? – domandò a quel punto indicando per un secondo il mio viso in un sorrisetto.
- perché.. mi metti in soggezione quando mi fissi in quel modo – borbottai con sincerità nonostante ci fossero altri mille motivi che però non sapevo spiegarmi neanche io in verità.
- in che modo, scusa? – abbozzò non capendo, scuotendo anche la testa.
- quando.. non so, mi guardi come se non mi avessi mai vista prima d’ora, mi guardi come quando ci siamo conosciuti – precisai ricordando bene quel suo sguardo da sedicenne soffermarsi sul mio viso quasi per studiare ogni centimetro della mia pelle.
- beh, non è colpa mia se diventi più bella ogni giorno che passa – disse a sua volta in uno scrollo di spalle aumentando ancora di più il rossore sul mio volto, tanto che fui costretta a sorridere più apertamente e dargli una lieve spinta.
- e questa è di certo una delle frasi fatte e finite che usavi con me quando ci siamo conosciuti – sbottai pur di non ammettere quanto mi avesse fatto felice quel suo complimento, nonostante entrambi l’avessimo capito perfettamente.
- già al tempo eri bellissima, adesso ancora di più, tutto qui – ammise dolcemente forse arrossendo anche lui per la concessione che mi aveva fatto, spostando lo sguardo al barista che ci consegnò le nostre due tazzine.
- tutto qui? Sarà che sono cieca, ma io mi vedo sempre uguale tranne che con qualche centimetro in più forse – borbottai ridacchiando pur di alleggerire la situazione che mi stava facendo scoppiare il cuore nel petto.
- no fidati, ora sei una donna fatta e finita – commentò sorseggiando il suo cappuccino e facendomi un occhiolino che mi fece alzare gli occhi al cielo – la mia donna – precisò una volta allontanata la bocca dalla tazzina che aveva in mano, guardandomi con eloquenza e impegnandomi in una risatina nervosa.
- ..e non smetterò mai di farti arrossire per così poco se te lo stai chiedendo – aggiunse divertito guardandomi più volte e quando finalmente non riuscii più a trattenere un sospiro dolce e stretto per la situazione lui sorrise apertamente vittorioso.
Abbassai lo sguardo al pavimento cominciando a bere il mio caffè pur di non guardare quella sua espressione felice e compiaciuta, battendo anche un piede a terra nervosamente.
- sei anche più bella quando arrossisci – disse infine col chiaro intento di mettere la ciliegina sulla torta, allungando le dita per accarezzarmi una guancia quando io lo fermai imbarazzata.
- seriamente, finiscila di fare così – lo rimproverai in un mezzo sorriso bloccandogli la mano che aveva a mezz’aria nella mia, sentendolo subito stringerla dolcemente.
- e perché? È divertente – ammise ridendo per la situazione, avvicinandosi più a me mentre posai il caffè sul bancone.
- perché.. non mi piace diventare rossa come una ragazzina come ai vecchi tempi – spiegai non riuscendo a spegnere il sorriso sghembo e felice sul suo viso nonostante tutto.
- invece a me piace tanto, guarda un po’ – abbozzò a tono facendomi sbuffare e prima che potessi accorgermene si allungò verso il mio viso lasciandomi un altro bacio sulla guancia.
- Zayn sei insopportabile – commentai teatralmente sentendo subito la sua risata infrangersi sulla mia pelle prima che potesse spostarsi appena e baciarmi sulle labbra per qualche secondo.
- ma tu mi ami lo stesso – affermò con sicurezza sorridendomi adorante.
Mi soffermai sul suo sorriso luminoso e ancora mozzafiato dopo tutti quegli anni, gli occhi scuri grandi e felici per la situazione, e riconoscendo quella verità lampante mi piegai in un piccolo broncio.
- già, non ricordarmelo.. – esalai in un sospiro che a quanto pare lo rallegrò perché tornò a baciarmi questa volta stringendomi anche con un braccio che portò dietro ai miei fianchi, avvicinandomi al suo petto.
Come ogni dannata volta mi ritrovai a ricambiare quella stretta calorosa, andando incontro al suo viso nel suo stesso sorriso, ormai diventato anche il mio.
 




 
 





Buonsalve!
Meglio tardi che mai stasera eh ahah
Capitolo tranquillo ma a me non dispiace, spero che sia piaciuto anche a voi.
Finalmente adesso si arriva a una parte che a me piace, specialmente nei prossimi tre capitoli (tra cui uno in Pov Zayn) sfgh
Ringrazio sempre tutte voi che mi seguite e che mi dite tante belle parole, siete fantastiche!
Aggiornerò lunedì 29 e se volete potete trovarmi su twitter, sono @birbi_alex
Spero davvero che vi stia piacendo questa ff anche se ho notato un piccolo calo delle recensioni, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e magari su come migliorare.. dite pure ahah
Al prossimo capitolo avventuroso (?), un bacione!

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Capitolo 8
*** Stai tranquilla ***




One day when the sky is falling,
I’ll be standing right next to you.
Nothing will ever come between us,
I’ll be standing right next to you.
Un giorno, quando il cielo cadrà,
sarò in piedi proprio accanto a te.
Niente potrà mai mettersi tra di noi,
sarò in piedi accanto a te.
(Next to you - Chris Brown ft. Justin Bieber)




CAPITOLO 8

 
Afferrai velocemente il mio borsone sperando di non aver dimenticato nulla di importante e andai ad aprire la porta di casa per uscire di casa ma la voce di mia madre di fermò all’istante.
- ma come, te ne vai per tutto il week-end e neanche saluti? – mi rimproverò la donna in un sorriso divertito avvicinandosi a me per abbracciarmi con sentimento, neanche dovessi andare in guerra.
- mi raccomando stai attenta e dì a Zayn di guidare piano. Poi quando siete arrivati chiamami che sono già in pensiero adesso – disse nervosa piegandomi in un ghigno colpito.
- mamma stai tranquilla appena arriviamo a casa di Harry ti telefono ma ti prego tu rilassati, non succederà niente – cercai di calmarla accarezzandole un braccio lentamente.
- va bene.. comportati bene con lui e sua sorella, eh! – continuò a dire facendomi alzare gli occhi al cielo in un sospiro.
- certo, senti adesso devo andare che sono già in ritardo, ci sentiamo dopo va bene? – sbottai sperando di riuscire ad andare dato che erano già dieci minuti buoni 
che il moro mi aspettava sotto in macchina.
- ma hai preso tutto? Sicura di non esserti dimenticata niente? – chiese ancora preoccupata guardandomi con interesse, ma io subito scossi la testa in un’alzata di spalle.
- lo spero più che altro, dai devo scappare ora! Ciao! – tagliai corto in un sospiro avviandomi lungo il pianerottolo stretto.
- ok, ma fate attenzione! – acconsentì con premura annuendo e vedendomi scendere le scale velocemente mi urlò dietro qualche altra raccomandazione che però io con colsi a pieno.
Strinsi sulla spalla il borsone con tutti i miei vestiti ed effetti e mi apprestai a raggiungere il portone del palazzo in fretta, pregando davvero che Zayn non se ne fosse andato lasciandomi lì come una povera disperata.
Erano le cinque passate di venerdì pomeriggio e come accordato saremo dovuti partire per raggiungere la villetta Styles nello Cheshire e ci aspettavano non meno di tre ore di viaggio in macchina per arrivarci.
Una volta uscita in strada mi accorsi dell’aria per fortuna non troppo fresca e guardandomi intorno notai finalmente la macchina scura del mio ragazzo parcheggiata qualche metro più a sinistra, in doppia fila con il bagagliaio aperto.
Così mi avvicinai all’auto trovando anche il moro piegato a sistemare qualcosa nel bagagliaio, muovendo appena i fianchi seguendo il ritmo di una canzone alla radio, piegandomi in un sorrisetto divertito.
Allentai il borsone tenendolo tra le mani e portandomelo quasi ai piedi facendo gli ultimi passi dietro al ragazzo, capendo di come non si fosse accorto di me dato che continuò indisturbato a ballare appena immerso nello sportello anteriore della sua quattroporte.
Genio, genio davvero.
Decisi allora di rimanere ferma a gustarmi la scena assurda osservando il maglione grigio che aveva addosso a fasciargli le spalle larghe e i jeans neri, tirati malamente su da una cintura che comunque servì a ben poco dati i continui movimenti di fianchi del ragazzo che mi fecero scappare un risolino.
- Malik che stai facendo? – domandai a quel punto facendolo sussultare visibilmente tanto che quasi batté una testata sullo sportello sopra di lui prima di girarsi verso di me disorientato.
- uh stavo.. ti stavo aspettando – rispose balbettando appena voltandosi e appoggiandosi come poté alla macchina.
- e hai pensato bene di lasciarti andare alla danza del ventre nel frattempo? – scherzai inarcando un sopracciglio e andandogli incontro, piegandolo in una smorfia colpevole.
- esagerata, mi ero solo fatto prendere un attimo dalla musica alla radio! – esclamò cercando una scusa roteando gli occhi scuri con noncuranza, sperando di convincermi.
- sì, il tuo animo da sedicenne pazzo per le discoteche non ha resistito a farsi sentire – commentai con sarcasmo facendolo sorridere sommessamente, arrivando di fronte a lui in un sospiro lieve.
- strano, se non ricordo male neanche tu eri niente male a ballare per tutta la notte – mi stuzzicò divertito ricevendo subito in cambio una mia occhiataccia.
- sei tu che mi coinvolgevi nelle tue serate infinite, io ero solo una povera martire – lo corressi alzando la mano libera con innocenza, vedendolo annuire teatralmente.
- oh sì povera la mia Scar – commentò con sarcasmo facendo comunque accelerare un attimo il mio cuore sentendo come avesse sottolineato che ero sua.
Accennai una smorfia divertita vedendo il moro sfilarmi dalle mani il mio borsone per poi caricarlo nel bagagliaio accanto al suo, facendomi spostare e chiudendo infine lo sportello con forza.
- allora, sei pronta a trascorrere il viaggio di tre ore più rilassante della tua vita? – abbozzò lui a quel punto indicandomi con un cenno di capo di avviarmi verso il sedile accanto a quello del guidatore.
- rilassante perché guiderai come una lumaca, fammi capire? – domandai non capendo appoggiandomi un attimo col gomito al tettuccio della macchina, guardandolo aprire la portiera dalla sua parte.
- perché io sono il signore dei motori, delle automobili, dei cavalli.. – esclamò teatralmente con fierezza, facendomi alzare un sopracciglio confusa.
- sì ecco uomo dei cavalli, datti all’ippica – borbottai alzando gli occhi al cielo aprendo la mia portiera e fiondandomi sul sedile del passeggero, sentendo comunque la risata piena di Zayn invadere l’aria.
- ti ricordo che senza di me non andresti da nessuna parte in questo momento – abbozzò salendo in macchina accanto a me e quindi davanti al volante, guardandomi con sicurezza.
- guarda che io ce l'ho la patente, eh! – sbottai in un sorriso incredulo.
- sì ma sognati pure di guidare l’auto scassata di tuo fratello, ti voglio ancora viva e vegeta domani mattina – commentò a quel punto con fare protettivo mentre io mi appoggiai meglio allo schienale del sedile, guardandolo poi dolcemente stupita.
- oh che tenero il Jawi che si preoccupa per me – mormorai in un tono addolcito chiamandolo con quel suo secondo nome che tanto odiava ma che a me faceva ridere.
- eh no, almeno il mio secondo nome lascialo perdere per favore! – esclamò all’istante girandosi a guardarmi in un broncio, allora fu il mio turno di scoppiare a ridere.
- dai stellina scherzavo, d’ora in poi ricomincerò a chiamarti per cognome, non preoccuparti – dissi a quel punto con sarcasmo accarezzandogli una spalla e vedendolo lanciarmi un’occhiataccia che accentuò le mie risate, le quali rimbombarono nell’abitacolo.
Si lasciò ad un sospiro pesante scuotendo anche la testa divertito per la mia battuta, accendendo il motore dell’auto e portando una mano sul cambio.
- sicura di aver preso tutto? Guarda che non torno più indietro – se ne uscì lui a quel punto controllando che i vari specchietti attorno a lui fossero nella giusta posizione.
- no non sono sicura, anzi so già che quando saremo arrivati mi ricorderò di aver dimenticato qualcosa a casa, ma non ci posso fare niente quindi puoi partire – risposi mangiandomi qualche parola, notando poi il moro voltarsi verso di me confuso dalle mie parole.
Mi fissò accigliato e quasi colpito, puntando i suoi occhi scuri verso il mio viso.
- mi ero quasi dimenticato quanto fossero complicate le tue frasi contorte, mamma mia – commentò in un ghigno aggrottando anche le sopracciglia in una risatina sommessa, facendomi sbuffare.
- tu pensa a guidare invece di prendermi in giro, che siamo ancora fermi qui! – lo rimbeccai accavallando malamente una gamba per quanto la cintura di sicurezza me lo permettesse.
Lo vidi rigirarsi verso il volante distrattamente prima di dare un’ultima occhiata all’abitacolo.
- allora.. cellulare preso – cominciò a elencare a bassa voce tra sé e sé sollevando un attimo il bacino per sfilarsi il telefono dalla tasca dei jeans e appoggiarlo sotto al navigatore – portafoglio preso – continuò facendo lo stesso anche con l’oggetto in pelle un po’ rovinato – giacca presa – disse voltandosi a controllare il suo giubbotto scuro posato sui sedili posteriori – chiavi prese – mormorò guardando il suo mazzo di chiavi posato sul cruscotto.
Sbuffai ulteriormente alzando gli occhi al cielo per quel suo controllo maniacale, appoggiando la testa al sedile con stanchezza e rimanendo ad osservarlo in parte con curiosità.
- occhiali presi – disse chiudendo i suoi Rayban in uno sportello sopra al cambio – mentine pure – aggiunse ancora lanciando uno sguardo oltre le chiavi, facendomi sospirare.
- pensi di essere pronto adesso? – gli domandai con un velo di ilarità guardandolo speranzosa, piegandolo in un sorrisetto sghembo che rallegrò appena anche me.
- mm.. quasi – mormorò facendo spallucce in un ghigno prima di allungarsi improvvisamente verso di me tanto che mi irrigidii sul sedile sorpresa.
Presi a mordermi il labbro nervosamente prima che Zayn potesse liberarlo posando la bocca sulla mia dolcemente, dando il via al mio cuore di partire come un treno.
Posò leggermente una mano sulla mia gamba per sorreggersi e premette maggiormente le sue labbra sulle mie in un mio sorriso, rubandomi la parte d’aria nell’abitacolo che si era appesantita tutto d’un tratto.
Non feci in tempo a posare una mano sulla sua guancia che però lui concluse il bacio in un leggero schiocco, lasciandomi con una mano sospesa a mezz’aria e un sorrisetto ebete.
Molto bene.
- adesso sì, sono pronto – affermò a quel punto in un sorriso luminoso tornando poi eretto e prendendo tra le mani il volante, lasciandomi con il viso contro il sedile a fissarlo adorante.
Cominciai a mordermi un dito distrattamente scorrendo con gli occhi ai tratti della sua mascella fino alle sopracciglia che si incurvarono un attimo dato che aveva acceso il motore mettendo così in movimento l’auto che riportò in strada facendo ben attenzione allo specchietto.
Si passò la lingua tra labbra senza pensarci e accennai un sorrisetto sperando che magari potesse ancora sentire il mio sapore sulla bocca con quel movimento, ma mi diedi poco dopo della stupida.
Notai anche i vari braccialetti che aveva stretti al polso destro dondolare appena quando con le mani ruotò il volante per svoltare a destra su Oxford Street, tra cui riconobbi anche un ciondolo con le nostre iniziali in argento risaltare tra tutti, lo stesso che avevo anche io nel braccio sinistro.
Ed ecco che come se non bastasse mi ritrovai di nuovo a sorridere emozionata pensando al fatto che non se lo fosse mai tolto da quanto potevo ricordare, così come me, rendendomi fiera.
D’un tratto allungò un braccio fino ad alzare un po’ la radio schiacciando un pulsante, lasciando così che la lieve musica di una nuova canzone dei Green Day invadesse l’aria approfittandosi anche di un semaforo rosso per tirarsi su le maniche del maglione fino ai gomiti, lasciando in bella vista i vari tatuaggi che aveva sulle braccia.
Indugiai con lo sguardo forse un po’ troppo sulla piccola fossetta che gli si scavò su una guancia finché la ritrovai più grande e sicura dato che si voltò nella mia direzione.
Incrociai gli occhi nei suoi arrossendo, colta con le mani nella marmellata, vedendolo poi sorridermi dolcemente.
Alzai gli occhi al cielo in un sospiro girandomi verso il finestrino opposto, piegandolo in una risatina sommessa – devi seriamente smettere di farmi quei sorrisi – borbottai con quanta più freddezza potei per non smascherare i miei veri pensieri, sforzandomi di non sorridere tanto che mi portai una mano davanti alla bocca distrattamente.
- come vuoi.. – commentò a bassa voce con un tono che mi parve convincente, infatti mi voltai a guardarlo con la coda dell’occhio ritrovando però lo stesso esatto sorriso mozzafiato di prima che accentuò il rossore sulle mie guance in un secondo.
- fottiti Malik – esalai con sarcasmo in uno sbuffo teatrale sentendo subito dopo la sua risata piena riempire l’aria e rimbombare in tutta la macchina, facendomi venire la pelle d’oca e una capriola al mio cuore.
 
 




- domani preparati, Harry mi ha detto che ci porterà in un bel ristorante per festeggiare il mio compleanno, eh! – la voce di Zayn si oppose alla mia dato che stavo canticchiando una canzone della radio, ridestandomi dai miei pensieri.
- ancora? Dopo una settimana dobbiamo festeggiarti di nuovo? – borbottai col chiaro intento di infastidirlo, nascondendo un sorrisetto beffardo nella manica della giacca.
- ti ricordo che non abbiamo fatto niente quest’anno, devo recuperare – mormorò lui perdendosi con lo sguardo a fissare le campagne e le colline intorno a noi oltre l’autostrada, non preoccupandosi più neanche tanto del volante perché tanto la strada era rettilinea.
- con i ragazzi non abbiamo fatto niente, non mettermi in mezzo – ribattei con tono più deciso ripensando al pomeriggio passato a casa sua e al regalo che gli avevo dato.
- già, perché tu ovviamente hai colto al balzo l’occasione per saltarmi addosso, ora ricordo – mi stuzzicò prontamente in un ghigno malizioso che mi fece sgranare gli occhi.
- ma se sei stato tu a insistere! – esclamai guardandolo male, ricevendo subito indietro una sua occhiata divertita e sempre maliziosa.
- e tu non ti sei tirata indietro però – mi corresse alzando le sopracciglia scure con convinzione.
- non è andata così! Fosse stato per me non ti avrei toccato neanche con un dito – e a quella frase equivalse un suo sorrisetto teatrale – poi hai continuato a rompere, era il tuo compleanno dopotutto, e allora.. – spigai balbettando alla fine probabilmente arrossendo anche, sentendolo scoppiare a ridere.
- ..e allora ci hai fatto un pensierino – concluse lui al mio posto facendomi sbuffare.
Cretino.
- era per farti felice, ma se preferisci d’ora in poi passerai tutti i compleanni in bianco, per me non c’è problema! – sbottai sicura di vederlo scattare poco dopo.
- no ma stai tranquilla, non frenare le tue voglie con me Scar, saremo felici entrambi! – se ne uscì preoccupandosi appena per le mie parole, trovando comunque il modo per stuzzicarmi lo stesso.
- ma smettila! Giuro che se non la finisci ti mando in bianco per un mese! – lo ribeccai avvicinandomi a lui e puntandogli un dito contro, non ricevendo però la risposta che avrei voluto.
- come se resisteresti anche tu così tanto, ma smettila! – commentò con superiorità beccandosi qualche mio schiaffetto sul braccio che lo allarmò un attimo.
Gran cretino.
- ehi non si disturba il guidatore, non te l’hanno mai insegnato? – si lamentò riuscendo in ogni caso a mantenere il controllo dell’auto.
- non se il guidatore disturba il passeggero! – ribattei a tono fulminandolo con lo sguardo.
- non sto facendo niente di male, sei tu che stai sparando minacce su minacce contro di me, è diverso! – disse a sua discolpa piegandosi in un sorrisetto divertito.
- perché tu mi stai facendo andare fuori di testa, non doveva essere un viaggio rilassante?! – sbottai in un sospiro pesante scuotendo la testa energicamente.
- è un viaggio rilassante infatti, sei tu che vedi male ovunque – mormorò scrollando le spalle.
- non vedo male ovunque, ma tu sai benissimo che non mi piace parlare di sesso e invece di cosa scegli di parlare..? – ammisi animandomi un po’, cominciando anche a gesticolare.
- ..di gran sesso, fidati – concluse ritornando a sorridere maliziosamente e meritandosi di nuovo qualche mio scappellotto, accompagnati dalle mie guance in fiamme.
Mega cretino.
- ti ho addestrata bene – aggiunse ancora divertito tra i miei schiaffetti lasciandosi a una risata sommessa, aumentando il rossore sul mio viso.
Non feci in tempo a tirargli un ulteriore pizzicotto che la macchina cominciò a rallentare velocità improvvisamente sebbene Zayn stesse tenendo il volante saldo tra le mani.
- che succede adesso? – domandai irritata portando, come lui, lo sguardo ai vari indicatori luminosi della macchina finché incontrai una freccia fin troppo bassa e rossa per i miei gusti.
Lasciai la presa sul moro tornando ad appoggiarmi con la schiena al mio sedile con stanchezza, sospirando e chiudendo gli occhi per calmarmi.
Dovevo rimanere calma.
- ti prego Malik, dimmi che ho visto male e che non è finita la benzina – esalai in un solo respiro cercando di restare ferma al mio posto, sicura però del contrario.
Il re dei cretini.
Nel frattempo l’auto continuò a rallentare gradualmente finché il ragazzo alla guida fu costretto ad accostare a sinistra della strada.
- ehm.. – quel suo solo mormorio insicuro e spaesato mi accese qualcosa dentro, e quando avvertii la vettura fermarsi definitivamente spalancai le palpebre allucinata.
- ma ti sei bevuto il cervello che non hai?! Non hai pensato, magari, di fare il pieno prima di partire? Ma no.. figurati, tu hai sempre sotto controllo tutto, non è così? – gli urlai addosso esasperata, sapendo che comunque non avrebbe trovato la forza di alzare troppo la voce con me.
- è che c’era ancora tanto carburante prima, non pensavo finisse – rispose in un broncio duro.
- ah perché tu pensi anche? Io non ne sarei tanto sicura – commentai acida incrociando le braccia sotto il seno spostando lo sguardo da lui al paesaggio del mio finestrino, trovando solo prati abbandonati.
- e poi mi vuoi spiegare dove diamine siamo finiti? Anzi, spiegami come facciamo adesso a raggiungere la villetta di Harry se siamo inchiodati qui! – sbottai di nuovo incredula e molto pessimista, non riuscendo a cogliere altro che erba e qualche montagna in lontananza.
- non ci posso credere, siamo bloccati qui in mezzo al nulla più totale, per giunta senza sapere dove ci troviamo, dove dobbiamo andare, a chi chiedere aiuto, con Harry che si starà chiedendo che fine abbiamo fatto.. – continuai a borbottare stufa e un po' intimorita in verità.
- dai adesso lo chiamo, troveremo una soluzione – disse con molta più calma di me prendendo il cellulare e accarezzandomi una gamba con la mano libera.
- non mi toccare, ti mozzo quelle mani una volta per tutte! – esclamai spingendo via le sue dita che si erano arpionate al mio ginocchio, alzando lo sguardo nel suo e trovandolo a guardarmi male.
- e non provare neanche a fissarmi in quel modo, sai? È tutta colpa tua se siamo dispersi chissà dove, quasi al buio, con alte probabilità di essere uccisi da qualche killer nei paraggi! – gli urlai ancora con sicurezza vedendolo portarsi il telefono all’orecchio e scendere dalla macchina sbattendo anche la portiera dopo il suo passaggio incattivito, per poi appoggiarsi con la schiena al vetro con spregio.
- e non sbattermi la porta in faccia, non sono tua sorella Malik, hai capito? Vedi di darti una calmata! – urlai sebbene potesse sentirmi poco dati i finestrini abbastanza spessi, sbuffando ulteriormente e roteando gli occhi disperata.
- oh Dio, so di non essere esattamente una ragazza modello, ogni tanto mi scappa qualche parolaccia e quel decerebrato qua fuori mi costringe a fare atti peccaminosi, ammetto di non andare in chiesa da un po’ però non ho mai fatto niente di male, ti prego aiutami.. fai che non rimanga tutta la notte qui e soprattutto che riesca a tornare a casa ancora viva, amen – mi sembrò il caso di dire guardando il cielo ormai scuro.
 
 
 




 
- non sei stata un po’ troppo cattiva con lui? – mi domandò Louis posando una carta rossa sopra la mia sul letto a una piazza e mezza, facendo alzare lo sguardo oceano di Niall nel mio.
- vi devo raccontare la storia da capo o vi basta sapere che siamo rimasti bloccati lì al buio quasi due ore aspettando che Harry venisse a salvarci? – ribattei con ovvietà guardando entrambi i miei amici seduti malamente come me sul letto a loro assegnato.
Era vero, alla fine Zayn era riuscito a chiamare il riccio ma avevamo dovuto aspettarlo fermi in quel punto per ore prima che arrivasse con la sua auto a portarci una tanica di benzina e versarla nel nostro serbatoio.
Inutile dire anche che al suo arrivo gli ero letteralmente saltata addosso in un abbraccio ringraziando anche il Signore per avermi aiutato, per poi aspettare che sistemassero la nostra macchina.
Successivamente ero dovuta tornare a sedermi nel posto accanto al moro che si era accordato con Harry per seguirlo. Infatti lui che conosceva il posto ci aveva aperto la strada con la sua Range Rover nera, intimandoci di seguirlo.
Io e il mio ragazzo eravamo rimasti in silenzio per tutto il resto del viaggio, non accennando neanche un sospiro di troppo, semplicemente zitti ad aspettare di arrivare a destinazione il più presto possibile.
Il viaggio più lungo della mia vita.
La villetta della famiglia Styles avevo scoperto essere abbastanza grande e soprattutto accogliente, ovviamente con già tutti i nostri amici ad attenderci preoccupati.
Neanche quando Gemma, la sorella di Harry, ci aveva smistati nelle varie stanze del secondo piano avevo detto niente vedendo l’enorme camera dove io, Zayn, Louis e Niall avremmo dovuto dividerci due letti a una piazza e mezza.
Però a quel punto avevo capito che dormire insieme al moro ancora arrabbiata non sarebbe stata la cosa più intelligente da fare e senza troppe spiegazioni l’avevo mandato a dormire sul divano al piano di sotto almeno per quella notte.
Oltre a qualche sbuffo e qualche occhiataccia il ragazzo non aveva banfato, anzi aveva ripreso il borsone che aveva posato prima sul nostro letto e se n’era andato in soggiorno in silenzio.
- sì ma è ovvio che Zayn non l’ha fatto apposta, secondo te si è divertito a rimanere in autostrada fermo con te che gli urlavi contro? – cercò di dire Niall in sua discolpa ridestandomi dai miei pensieri e posando un 2 verde sopra il mio 2 rosso, cambiando così il colore del gioco di carte.
Era ormai tarda sera e pur di non rimanere sola con la mia coscienza mi ero messa a giocare con i miei due compagni di stanza a UNO con le carte sul loro letto, finendo però comunque a parlare di quello che era successo in serata.
- non gli ho urlato addosso! Dopo i primi cinque minuti mi sono seriamente stufata delle sue risposte criptiche e ho smesso – lo corressi facendo scuotere la testa a Louis alla mia destra che posò a sua volta una carta sul mazzetto al centro del materasso chiaro.
- oh allora scusa – mormorò il biondo con un sorrisetto sarcastico.
- però ecco.. avresti potuto evitare di mandarlo a dormire sul divano – disse a sua volta Louis a mezza voce dispiaciuto per l’amico.
- e avresti preferito sentirci battibeccare tutta la notte quindi? A me no sinceramente, non mi va più di litigare – borbottai appoggiandomi con la schiena alla testata in legno scuro del letto in uno sbuffo.
- guarda che stai facendo tutto tu, eh! Neanche lui secondo me ha voglia di litigare – commentò il castano col chiaro intento di rimettere pace tra di noi.
- aveva da pensarci prima di farci rimanere a secco in mezzo al nulla – dissi giocando il mio turno con un +4 contro Niall senza però l’entusiasmo che ci sarebbe voluto.
- ma che ne poteva sapere! Non gli hai neanche chiesto se è dispiaciuto! – sbottò il biondo alleandosi col ragazzo vicino a lui per farmi cambiare idea.
Sempre i soliti.
- mi è bastato guardarlo negli occhi, fidatevi. Sembrava più arrabbiato con me che con se stesso – risposi sentendomi ancora lo sguardo freddo di Zayn addosso.
- e grazie, l’hai 
praticamente aggredito – abbozzò il biondo facendomi aggrottare le sopracciglia.
- non esagerare.. – sussurrai alzando gli occhi cioccolato al cielo in un sospiro.
A fermare il mio fiato fu un tocco duro alla porta, tanto che senza neanche sentire una risposta qualcuno la aprì, mostrando così il viso stanco e affilato del moro affacciarsi dallo stipite.
Tutti e tre ci girammo verso di lui mentre il ragazzo non perse tempo per guardare me – mi chiedevo.. sicura che devo dormire sul divano? – chiese a quel punto con voce tremolante facendomi abbassare lo sguardo un po’ in colpa verso le mie mani.
- per stanotte è meglio così, domani vediamo – risposi con tono duro vedendo con la coda dell’occhio un piccolo broncio dipingersi sul suo volto.
Oh..
- come vuoi.. – esalò in un sospiro pesante prima di uscire e chiudersi la porta alle spalle, nonostante riuscii anche a sentire un “dannazione” provenire dal corridoio che mi strinse il cuore.
Rimasi in silenzio ad ascoltare il suono dei suoi passi scendere le scale in legno, sentendo ad ogni scricchiolio qualcosa rompersi dentro di me.
Mi morsi il labbro deglutendo a fatica trovando la forza di completare il mio turno mettendo in gioco anche l’ultima carta che mi rimaneva, sussurrando un flebile – ho vinto – prima di alzarmi, fare qualche passo barcollante verso il mio letto freddo e buttarmici sopra.
- perché ti complichi tanto la vita? Non puoi andare da lui e fermarlo? – chiese Lou quando ormai avevo chiuso gli occhi colpevoli contro il cuscino fresco, che in altri casi sarebbe stato riscaldato dal collo di Zayn.
- non sembra ma sono ancora arrabbiata con lui, sai? – ribattei sdraiandomi meglio sul materasso troppo grande per una sola persona, sperando quasi di incontrare il petto del moro prima o poi rigirandomi tra le lenzuola.
- sei arrabbiata con te stessa, che è diverso – mi corresse il biondo piegandomi in un sospiro.
- è che.. mi stanno davvero strette queste situazioni, sono troppo orgogliosa per andare di sotto e scusarmi, lo sapete – mormorai finendo per trovarmi a pancia in giù a guardare il muro chiaro al lato opposto dei miei amici.
- guarda che anche lui è orgoglioso, eppure è venuto a bussare alla porta mi pare – commentò ancora Niall sperando di convincermi a fare qualsiasi cosa.
- perché sperava in un miracolo probabilmente – abbozzai aspettando quasi che un braccio mi avvolgesse i fianchi dolcemente per abitudine, cosa che però non successe.
- ma che miracolo! – esclamò Louis incredulo, facendomi grugnire.
- adesso se non vi dispiace potreste spegnere la luce? Sto cercando di dormire – dissi seria sentendo il silenzio espandersi dietro la mia schiena, prima che con un pulsante la stanza potesse piombare nella penombra.
Non mi tirai neanche sotto le coperte, stanca anche solo di pensare.
O forse perché solitamente non mi servivano praticamente mai le coperte, sapendo che ci sarebbe stato il corpo di Zayn a scaldarmi.
Eppure quella sera mi ritrovai a sentire freddo per una delle poche volte negli ultimi quattro anni, non ricordandomi neanche più come si facesse ad arrossire.
Mi sfilai l’elastico dai capelli lasciandoli sciolti sulle spalle sperando così di prendere sonno, ma inavvertitamente sperai che un bacio si depositasse sulla mia cascata di onde castane.
Aprii gli occhi in un sospiro che diventò quasi uno sbuffo allungando le gambe fasciate da dei leggins scuri verso il pavimento freddo, trovandomi a rabbrividire un attimo posando i piedi a terra e mettendomi seduta, cosa che però non durò molto dato che mi alzai debolmente e avanzai fino alla porta della camera per uscire in silenzio.
Imboccai le scale non capendo quasi come fossi arrivata fino a lì, sapevo solo che qualcosa mi stava spingendo a scendere i gradini e a non tornare indietro.
Questo era anche uno dei motivi per cui Zayn sarebbe stato sempre il più forte dei due dopotutto; io non ce l’avrei fatta senza di lui, lui forse avrebbe potuto far finta di resistere invece.
Arrivai al piano terra in un attimo, trovando l’ingresso col grande tavolo dove poco prima avevamo mangiato tutti insieme vuoto e buio, e cercando con lo sguardo mi ricordai di dover avanzare e scendere altri tre scalini per raggiungere il salotto dato che era ribassato rispetto al resto della casa.
Non esitai neanche quella volta, sentendo il mio cuore accelerare un attimo alla vista del moro sdraiato malamente sul divano con una coperta tirata sopra i fianchi.
Probabilmente non si accorse di me, fatto sta che mi avvicinai lentamente a lui alzando poi la coperta calda e facendomi spazio accanto a lui, solo a quel punto lo sentii muoversi.
Ci fu un attimo in cui i nostri occhi scuri si incrociarono ed ebbi davvero il timore che potesse allontanarmi ma riconoscendo quel suo sguardo sollevato e pieno allacciai le braccia attorno alle sue spalle stringendomi al suo petto, sentendolo poco dopo ricambiare la stretta dolcemente.
E a quel punto sarebbe potuto finire anche il mondo ma niente sarebbe bastato a distrarmi dal battito caldo e familiare del suo cuore contro il mio.
- scusami.. sono una stupida petulante che sa solo lamentarsi, avevi ragione tu – mormorai nell’incavo del suo collo respirando il suo profumo e risentendomi piena, avvertendo una sua risatina sommessa perdersi sui miei capelli.
- no non avevo ragione io, credimi – disse a sua volta con voce roca rafforzando la stretta attorno la mia vita portandomi con lui sotto la coperta tanto che approfittai per appoggiarmi meglio sul suo petto invitante.
- gli unici ad avere ragione sembrano essere Niall e Louis – commentai in un sorrisetto sentendo la sua guancia posarsi contro la mia.
- perché scusa? – domandò lui in un sussurro confuso, respirando sulla mia pelle.
- perché hanno praticamente scommesso che sarei tornata da te prima dell’alba – esalai in un risolino sentendolo subito stringermi in un abbraccio più sentito lasciandomi qualche bacio sul capo prima che potessi alzare il viso nel suo e perdermi nei suoi occhi.
Era così ogni volta, il suo sguardo mi avrebbe tormentata fino alla morte, lo sapevo.
Potevo essere arrabbiata, triste, nervosa, felice, ma in ogni caso quando incrociavo i suoi occhi scuri tutto intorno a me sembrava fermarsi per poi ripartire a mille in un suo sorriso.
E neanche quella volta tardò ad arrivare, prima che potesse allungarsi alle mie labbra dolcemente racchiudendo quel momento in uno di quei baci che facevano perdere la cognizione del tempo.
Lui era il mio miracolo.



















Buonsalve!
Sono qui di lunedì, reduce da una verifica a sorpresa di geostoria; un'ora di fisica passata alla lavagna perchè, a detta della prof, era inconcepibile che non capissi un certo esercizio; un'ora di algebra dove la prof ha spiegato a manetta e nessuno ha capito niente, sapendo che venerdì interrogherà; due ore di epica che mi sarei sinceramente risparmiata; un lungo pomeriggio a studiare come una dannata latino e chimica e infine dopo aver mangiato una rolata immonda.. quindi amatemi!
Chiusa questa parentesi, secondo me questo è stato un.. *rullo di tamburi*.. capitolo di passaggio! Yeep! ahahah
Però mi piace dai.
E'.. boh, alternativo (?).
Comunque si è capito dove trascorreranno i prossimi due capitoli i nostri baldi giovani, no? Me gusta sfgh
Il prossimo capitolo lo posterò domenica 5 e sarà un Pov Zayn che a me piace non poco direi asdfghjkl
Se volete potete trovarmi sempre su twitter, sono @birbi_alex e vi ringrazio per tutte le recensioni e le belle parole, siete fantastiche!
AH... ho scoperto l'altro giorno che Scar vuol dire "cicatrice", e questa cosa è una figata ahahah
Ok la smetto e me ne vado, ci si sente donzelle! Sciaoo!


Vi ricordo che se volete potete passare dalle mie One-shot:












Ora mi dissolvo ;)

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Capitolo 9
*** Non ti lascio cadere ***





Let's get crazy 'till we see the sun,
I know we only met but let's pretend it's love
and never stop for anyone..
tonight let's get some
and live while we're young.
Faremo pazzie fino a quando vedremo la luce del sole,
so che ci siamo appena incontrati, ma facciamo finta che sia amore
e non ci fermeremo mai per nessuno..
stanotte facciamo qualcosa e viviamo finchè siamo giovani.

{One Direction - Live while we're young (Acoustic) http://www.youtube.com/watch?v=2BXu1TTF4NI&list=FLaeQAbQGFQkP-zZ3yeWb-rg&index=1 }



CAPITOLO 9
 

POV ZAYN
 
- sicura che non vuoi che ti aspetto? Guarda che non c’è problema! – esclamai per forse la terza volta battendo un pugno contro la porta della nostra camera dove dentro c’erano Scarlett, Camille e Gemma a prepararsi per la serata al ristorante.
- no davvero, tanto a noi ci porta Niall, tu comincia andare con gli altri ragazzi, dopo vi raggiungiamo – ribatté Scar con tono strascicato facendomi sbuffare.
- ma perché non posso accompagnarvi io, scusate? – domandai un po’ infastidito del lasciare la mia ragazza in mano al mio amico.
- perché sei il festeggiato, devi goderti la serata, e poi arriveremo subito, solo il tempo di finire di prepararci non preoccuparti – disse ancora bisbigliando qualcosa che io non colsi alle altre due dentro la stanza, facendomi capire che comunque avrei dovuto adeguarmi.
- e va bene.. ci vediamo dopo allora – mi congedai a bassa voce in un sospiro prima di scendere le scale in legno sistemandomi appena i pantaloni scuri e la camicia nera per raggiungere i ragazzi che mi stavano aspettando di sotto.
- fammi indovinare, ti hanno mandato via a calci nel sedere! – esclamò Louis ridacchiando ancora prima che potessi varcare la porta del salotto, precedendo un mio lamento.
- ma magari, non si sono neanche degnate di uscire dalla camera – borbottai in un mezzo sorrisetto piegandomi sul mio cellulare che avevo posato sul tavolo, ben presto accerchiato anche da Harry, Liam e Niall, e in particolare quest’ultimo prese parola.
- eh le donne! Non ci puoi fare niente – se ne uscì infatti dandomi una pacca sulla spalla ridendo.
- stai zitto tu che è meglio.. se dopo trovo Scarlett con anche solo un capello fuori posto ti strappo le orecchie con queste mani e te le riattacco al contrario – ringhiai con enfasi aspettando che lui annuisse colpito, sentendo la risata di Harry in sottofondo.
- lo stesso vale per mia sorella, lo sai vero? – abbozzò anche il riccio con però molta più calma di me, inchiodando il biondo con un’occhiata dura.
Vidi con la chioda dell’occhio Liam aprire appena la bocca ma richiuderla subito dopo, come se avesse voluto aggiungere qualcosa che alla fine aveva lasciato perdere.
- andiamo rilassatevi, devo solo guidare una macchina, mica violentarle! – sbottò lui in difesa facendomi saltare sull’attenti, tirandogli poi subito uno scappellotto.
- ecco, e non pensarci neanche! Ti tengo d’occhio! – commentai fulminandolo con lo sguardo in modo teatrale, vedendolo annuire di nuovo.
- ti giuro che Scar in particolare arriverà sana e salva a destinazione – acconsentì in un sospiro complice mentre io e gli altri cominciammo a infilarci le giacche per uscire.
- ti conviene amico – commentai sentendolo ridacchiare sommessamente poco dopo.
Mi voltai allora verso di lui confuso, aggrottando le sopracciglia come a chiedergli il perché della sua ilarità – sei geloso, eh Zaynuccio? – mi prese in giro dandomi una gomitata giocosa e illuminandosi in un sorriso generoso.
- posso diventarlo molto in fretta, stai attento – mi raccomandai un’ultima volta prima di seguire Harry fuori di casa dato che aveva aperto la porta uscendo in giardino.
Non ero molto geloso a dir la verità, però mi infastidiva un po’ il fatto di non poter essere il primo ragazzo a vedere Scarlett e complimentarmi con lei per la sua bellezza, perché sapevo che sarebbe stata stupenda.
Scarlett era sempre stupenda.
 
 



 
- Zayn ti stai divertendo tanto a fare foto, eh? – mi ribeccò Liam incrociando le braccia sopra al tavolo del ristorante dove eravamo arrivati da una ventina di minuti, dato che per ingannare l’attesa avevo tirato fuori la mia Canon nuova di zecca e avevo cominciato a immortalare i miei amici.
- sinceramente? – risposi in un sorriso tenendo lo sguardo fisso allo schermo della macchina scura tra le mie mani e mettendo a fuoco Harry intento a giocherellare distrattamente col suo cellulare.
- maledetto il giorno in cui ho accompagnato Scar a comprarti quell’aggeggio, mamma mia! – borbottò Louis facendo ridacchiare Liam davanti a me.
- com’è che voi siete sempre da soli con la mia ragazza? State quasi più tempo voi con lei che me – commentai io a quel punto confuso dalla situazione.
- fammi stare zitto che è meglio – abbozzò il riccio con prontezza guardandomi un attimo con noncuranza e ottenendo così la mia attenzione.
- perché scusa? – domandai non capendo cogliendo comunque l’occasione per scattargli una foto, approfittando dei suoi occhi oceano persi verso di me.
- il tuo stare da solo con lei è ben diverso dal nostro, se permetti – rispose tranquillamente e solo quando colsi il doppio senso delle sue parole alzai un sopracciglio colpito.
- e ci mancherebbe altro! Vale lo stesso discorso che ho fatto prima a Niall anche per te, sai? – esclamai con sicurezza piegandolo in un sorrisetto divertito che non esitai neanche quella volta a imprimere in uno scatto.
- cioè, detto in parole povere, Scarlett dev’essere anni luce lontana dai miei pensieri? – chiese lui con sarcasmo al quale risposi con un cenno di testa.
- bravo, vedo che impari in fretta – mi congratulai fintamente sorpreso mettendo a fuoco di nuovo Liam davanti a me, scorgendo però delle figure familiari apparire sullo sfondo.
Girai la rotellina della macchinetta e ben presto apparve ben nitido Niall togliersi il cappotto, con al seguito tre ragazze che non tardai a riconoscere.
Lasciai in un attimo la Canon sul tavolo e alzai gli occhi alla scena in lontananza, trovando il mio amico a sfilare gentilmente la giacca di pelle scura a Scarlett che proprio in quel momento scrollò i capelli sciolti e mossi dietro le spalle in un sorriso, facendo sorridere anche me.
Non esitai a tirarmi in piedi una volta che anche le altre due posarono i cappotti all’ingresso del ristorante luminoso, aspettando che ci raggiungessero al tavolo.
Alzai la mano in cenno a Niall che non tardò a dirigersi verso di noi con subito dietro di lui le altre.
Solo una volta che il biondo si fece da parte spostandosi tra i vari tavoli potei ammirare la mia ragazza in tutta la sua bellezza, che come previsto era mozzafiato.
Il corpo snello era fasciato da dei pantaloni stretti e neri e da un corpetto dello stesso colore che le arrivava fin sotto al seno, lasciando poi un tessuto bordeaux a palloncino avvolgerle il petto e parte delle braccia.
Ovviamente a slanciarla erano anche un paio di scarpe col tacco nere che in ogni caso sapeva portare senza troppe difficoltà, stringendo anche una borsa sulla spalla.
A quanto pare si era arricciata un po’ i capelli scuri e si era truccata con attenzione, sfoggiando un rossetto appariscente che si ravvivò in un suo sorriso.
Un sorriso rivolto a me che mi strinse lo stomaco.
- hai visto che alla fine siamo arrivate? – sbottò divertita colmando quegli ultimi metri che ci dividevano facendomi venire un colpo al cuore.
Era reale, non me l’ero sognata.
- sì ma.. aspetta, fatti vedere – mormorai colpito prendendole dolcemente una mano che aveva allungato verso di me alzandogliela e facendole fare un giro su se stessa, dandomi la possibilità di portare lo sguardo su ogni centimetro del suo corpo, che venne poi catturato dai suoi occhi cioccolato grandi e accesi.
Rimase in silenzio accennando un sorrisetto imbarazzato, muovendosi sui tocchi comunque con una destrezza che sorprese entrambi.
- sei davvero bellissima, sai? – aggiunsi infine spostandole con l’altra mano un piccolo boccolo ribelle portandoglielo dietro l’orecchio e attirandola maggiormente a me, vedendo quella sua fila di denti speciale aprirsi emozionata.
Notai anche un leggero rossore invaderle le guance prima che potessi portare le labbra sulle sue passandole un braccio attorno ai fianchi, sentendo le sue dita esili posarsi sul mio petto quasi col timore di toccarmi davvero.
E come ogni volta che la baciavo sentii il cuore volare nel petto in un modo che mi faceva spesso sentire un po’ troppo debole, vulnerabile, anche perché Scarlett era la mia forza.
Non ci misi neanche troppo ad accarezzarle la schiena con una mano, finché conclusi il bacio in uno schiocco che la fece sorridere.
- beh almeno mettere queste scarpe terrificanti è servito a qualcosa – commentò retorica abbassando gli occhi ai tacchi alti che aveva ai piedi in un risolino, contagiando anche me.
- sì ma non solo quelle, sei tutta.. davvero stupenda – aggiunsi facendola arrossire maggiormente, e come ogni volta che lo faceva sentii il cuore esplodermi nel petto.
- e tu sei troppo gentile – borbottò lei imbarazzata da tutti quei miei complimenti, spostando lo sguardo dal mio e concedendo un sorriso luminoso anche agli altri ragazzi della tavolata.
Approfittai della breve pausa per notare Harry far spazio a sua sorella nel posto accanto a sé e davanti a lui sedersi Camille, per qualche strano caso vicino a Liam.
Ero sicuro che fosse stato un caso, non ci sarebbe stato nessun altro motivo per obbligarla a farlo.
Tutt’altro per Liam a quanto pare, che prese a guardarla discretamente quasi a volerle scavare dentro come non faceva da tempo.
Rinsavii solo quando sentii la presa di Scarlett sul mio petto stringersi, allora interpretai il gesto come un invito a prendere posto a tavola, cosa che feci passandole un braccio dietro ai fianchi e facendola accomodare accanto a me.
Non mi sorpresi neanche nel sentire il suo profumo dolce invadere l’aria quando mi sedetti al suo fianco, ricordandomi di come poco prima non si sentisse alcun odore.
Ma c’era qualcos’altro a invadere lo spazio intorno a noi.
Era qualcosa che mi faceva sentire pieno e mai sazio ogni volta, che mi portava a svegliarmi al mattino anche nella giornata più fredda e faticosa.
Era l’amore per la ragazza speciale che avevo vicino.
 
 



 
- ti prego dimmi che stai scherzando – sbottò Scarlett in una risata di cuore che mi riempì dentro, trovando la forza per bere un altro sorso dalla sua birra e lasciando il piatto ormai vuoto della pizza davanti a lei.
- ti giuro, ieri mattina mi sono svegliato e mi sono trovato in cucina la mamma di Harry senza nessun avvertimento, penso di aver perso dieci anni di vita dallo spavento – ripeté Niall per la terza volta quella sera rafforzando le risate di tutti noi, interessati a quella storia esilarante.
- era venuta a vedere se era tutto pronto per la partenza, stai calmo – lo ribeccò il riccio con tono divertito ma cercando di rimanere serio per contrastare le parole del suo coinquilino.
- stai calmo?! Ma se è preso un infarto pure a lei quando mi ha visto con solo addosso i pantaloni?! – esclamò il biondo facendo scoppiare a ridere definitivamente la mia ragazza, che si piegò verso il tavolo con gli occhi lucidi.
- vi ricordo che Anne è anche mia madre.. povera donna – se ne uscì Gemma con un’espressione sconsolata che accentuò anche il mio divertimento.
- povera donna perché ha visto Niall mezzo nudo? – abbozzò Louis in un sorrisetto girandosi verso la riccia.
- meno male che è toccato a lei e non a me, d’ora in poi vi prometto che avviserò sempre prima di venire a trovarvi – se ne uscì la ragazza alzando una mano in segno di resa, facendo ridere anche suo fratello.
- ti conviene, quei due sono imprevedibili – commentò Scarlett dandole man forte e ricevendo in cambio un’occhiataccia da entrambi, facendomi ridere sommessamente prima che potessi afferrare il mio bicchiere di birra e sorseggiarlo distrattamente.
- ha parlato quella normale – la apostrofò Niall a tono indicandola con un dito mentre io continuai a bere a piccoli sorsi il liquido dal boccale nella mia mano.
- ah e dovrei dare retta a te quando l’ultima volta che sono venuta io a casa vostra sei venuto ad aprirmi in mutande perché eri in ritardo, come al solito? – ribatté lei con sicurezza e quando mi resi conto di quello che aveva detto quasi mi strozzai con la birra che stavo deglutendo, portandomi a tossire nervosamente e a fulminare il ragazzo di fronte a noi con lo sguardo in malo modo.
- fermi tutti, ho capito bene?! – sbottai allucinato sentendo solo più silenzio dopo la mia domanda, coperto poco dopo da una risata acuta della mia ragazza.
- Zayn calmati, è stato un incidente! – mi riprese tra le risate allungandosi verso di me e posandomi una mano sulla spalla cercando di tranquillizzarmi.
- quindi io dovrei calmarmi sapendo che tu brutto infame le hai aperto la porta di casa con solo le mutande addosso?! – continuai incredulo guardando prima la ragazza e poi l’irlandese, trovandoli entrambi con due risolini dipinti in volto.
- sì, dovresti calmarti perché non è successo niente di preoccupante – acconsentì lei annuendo teatralmente mentre io scossi la testa in un broncio.
- niente di preoccupante? E io dovrei fidarmi di lui? – domandai retorico indicando Niall con un cipiglio di fastidio, trovando Scarlett a ridacchiare bellamente – e tu finiscila di ridere – la ammonii piegandomi in una smorfia divertita.
- scusa ma è troppo divertente invece – rispose lei lasciandosi scappare una risatina nervosa e socchiudendo anche gli occhi cioccolato dal divertimento.
- ah quindi se tu scoprissi che sono andato a casa di una ragazza, che questa mi ha aperto solo in intimo e io ti spiegassi tutto ridendo come la prenderesti? – le chiesi a quel punto inarcando un sopracciglio e aspettando di sentire la sua risposta.
- non avresti neanche il tempo di ridere, ti truciderei prima fidati – disse semplicemente facendo spallucce e lasciandomi un attimo spiazzato, finché sgranando gli occhi mi aprii in un sorrisetto ilare.
- ti ringrazio della sincerità, eh! – commentai colpito aggrottando quella volta entrambe le sopracciglia preoccupato, tornando ad appoggiarmi allo schienale della sedia in un sospiro.
- tutto per te tesoro – mormorò con sarcasmo dandomi qualche pacca sulla gamba con confidenza, strappandomi infine una risata.
Ritrasse la mano poco dopo mettendosi a posto una ciocca di capelli dietro l’orecchio e passandosi la lingua tra le labbra, prima che la mia attenzione potesse essere catturata dall’ennesima canzone che ravvivò la pista da ballo con già una ventina di persone a ballare un ritmo latino.
- tutto per me hai detto? Bene – mormorai prima di alzarmi in piedi tranquillamente e tenderle una mano che lei guardò disorientata.
- non vuoi rapirmi, vero? – borbottò confusa con un accenno di sarcasmo che mi aprì in un sorriso sghembo.
- voglio farti ballare un po’, credo non ci sia niente di male – risposi vedendola subito sgranare gli occhi luminosi e tirarsi indietro con le spalle.
- prima di tutto non so ballare la baciata o qualunque sia quel ballo sadico, secondo non riesco a muovermi un granché bene con questi tacchi – disse subito guardando per un secondo le scarpe alte che portava ai piedi.
- se è per questo neanche io non so ballare la baciata, ma sono sicuro che riusciremo lo stesso – insistei continuando a tenderla la mano speranzoso.
- riuscirò lo stesso a rompermi un tacco e a spaccarmi la testa vorrai dire.. – mi corresse con tono preoccupato aggrottando appena le sopracciglia.
- dai ti porto io, non ti lascio cadere – dissi ancora e a quelle parole vidi una luce strana percorrerle lo sguardo fino a che in una smorfia sospirò e lanciò un’occhiata timorosa a Niall, che però le indicò me con un cenno di capo e un sorriso.
Si rigirò pochi secondi dopo incatenando gli occhi cioccolato ai miei ed ebbi quasi la paura di essere io quello che sarebbe caduto poco dopo.
- accetto solo perché è la tua festa, sia chiaro – abbozzò infine afferrando la mia mano e alzandosi dalla sedia lentamente, catturando l’attenzione di tutti gli altri ragazzi del tavolo.
- se dire così ti fa sentire meglio.. – commentai retorico sporgendomi a baciarle una guancia dolcemente, sentendola sorridere dopo il mio tocco.
Notai anche un leggero rossore invadergli le gote prima che potessi girarmi e condurla verso la pista dove già altre coppie avevano ormai iniziato a ballare allegramente.
Mi feci largo tra le persone fino a trovare uno spazio libero, allora mi rigirai verso Scarlett regalandole un sorriso felice.
Se possibile sotto le luci più soffuse dei riflettori colorati era ancora più bella, non mi sembrava quasi possibile.
- hai detto che non mi avresti lasciata cadere, te lo ricordo eh! – affermò a quel punto avvicinandosi maggiormente al mio petto in modo che potessi avvolgerla tra le mie braccia, cosa che non tardai a fare.
- dopo tutto questo tempo ancora non ti fidi di me? – commentai divertito passandole una mano lungo un fianco e tenendole sempre una delle sue nell’altra, stringendola a me e sentendo il tessuto morbido del suo corpetto sotto le dita.
- sto cercando di farlo, non vedi? – abbozzò in un sorriso ricambiando la stretta e posando la mano libera sulla mia spalla facendo così scontrare i nostri corpi dolcemente.
- allora che ne dici di provare a ballare adesso, mm? – obbiettai stringendo la presa sul suo fianco per fare qualche passo a destra e poi a sinistra, trovando un ritmo che lei riuscì a tenere senza troppe difficoltà.
- la baciata non è esattamente il mio forte e queste scarpe non mi aiutano – disse dopo un po’ in una risatina timida che mi rallegrò.
- non dire così, non sei niente male invece – risposi tranquillamente cogliendo il momento per depositarle un altro bacio sulla guancia, stringendola ancora di più a me.
- resta il fatto che rischio di cadere da un momento all’altro – mormorò divertita ma non fece in tempo a tirare un sospiro stanco che seguendo il ritmo della musica la lanciai alla mia destra in una giravolta per poi riprenderla subito con le mani riportandola sul mio petto, sul quale si concesse un’altra risata sentita.
- tu sei pazzo, non puoi farmi queste cose senza avvertire – esclamò tra le risate aggrappandosi malamente a una mia spalla prima che potessi ridere anch’io.
- ok allora ti avvertirò.. tipo adesso – risposi cordiale per poi lanciarla nuovamente ma questa volta alla mia sinistra, sentendola stringere spaventata la presa sulla mia mano e cogliere il rimbalzo per tornare contro il mio corpo in un urletto divertito.
Io a quel punto approfittai del suo slancio per afferrarla e girare insieme a lei su noi stessi, unendomi alle sue risate nervose.
- basta io mi arrendo! – abbozzò portando un attimo il viso nell’incavo del mio collo ridendo, facendomi sorridere.
- ma è divertente, non trovi? – la stuzzicai continuando a muovere il bacino insieme a lei a ritmo con la musica incalzante, cercando di rallegrarla.
- è la birra che lo fa sembrare divertente, è diversa la cosa – disse lei con sicurezza abbassando ogni tanto lo sguardo in basso per non pestarmi i piedi.
- nah, ci stiamo anche andando piano, volendo potrei anche aumentare il ritmo, sai? – commentai facendo spallucce e prima che lei potesse obbiettare feci qualche passo verso di lei vedendola arretrare, per poi indietreggiare sentendola venirmi incontro con la musica.
Tenni le sue mani salde tra le mie e continuai in quella danza latina, scoprendo ben presto come divertisse entrambi dato che mantenemmo due sorrisi costanti per tutto il tempo.
In effetti però lei aveva ragione, se non ci fossi stato io a tenerla probabilmente sarebbe caduta per quei tacchi alti, ma non l’avrei mai lasciata andare in ogni caso.
- sei pronta per due belle giravolte? – me ne uscii a un certo punto piegandomi appena sul suo orecchio e quando vidi i suoi occhi sgranarsi non aspettai troppo a sorridere vittorioso.
- no ti prego aiuto – riuscì a sibilare ma per sua sfortuna presi il giusto tempo e la lanciai di fronte a me tenendola sempre, per poi alzare un braccio per farla girare e farla tornare sul mio petto di schiena, avvertendo il tepore del suo corpo tra le mani.
Non tardai poi ad alzare l’altro braccio rilanciandola in avanti e facendole compiere quel giro che avevo lasciato a metà, attirandola a me con ardore e facendo combaciare le nostre labbra dopo il rimbalzo, sentendola ricambiare in un sorriso.
Come prima si aggrappò a una mia spalla e io feci lo stesso col suo fianco, mantenendo le altre due nostre mani l’una sull’altra a mezz’aria.
Respirai il suo profumo dolce e credetti davvero di poter cadere insieme a lei da un momento all’altro dato che tra l’altro durante il bacio le sue gambe quasi si fermarono e smisero di muoversi.
Approfittai del momento per far saettare la mano che avevo sul suo fianco lungo tutta la schiena stretta nel corsetto scuro, delineando alla perfezione ogni sua morbida curva.
La sua bocca si arricciò in un sorriso dopo qualche secondo portandomi a concludere il bacio, rimanendo comunque a guardarla negli occhi cioccolato con un’espressione interrogativa.
- che hai da ridere, mm? – abbozzai in un sorrisetto stringendo la presa dietro la sua schiena per far aderire meglio i nostri corpi.
- che c’è, ti fa tanto strano che io sia felice? – rispose scrollando appena i capelli mossi dietro le spalle.
- sì, dato che fino a un minuto fa urlavi come una pazza solo per qualche giravolta – scherzai sentendo il suo naso sfiorare il mio per la vicinanza.
- alla faccia delle giravolte, mi hai sballottato a destra e a manca! – protestò piegandomi in un risolino data la sua espressione colpita.
- si chiama ballare in un modo decente, ne hai mai sentito parlare? – commentai ricevendo in risposta un suo schiaffetto sul petto che però non mi fece male, anzi scoppiammo entrambi a ridere divertiti.
- cretino – sussurrò sul mio collo distogliendo lo sguardo dal mio ma stringendosi maggiormente a me, posando un attimo la testa sulla mia spalla.
- e, a proposito, lo sai che adesso siamo praticamente immobili mentre il resto della pista si sta dando alla pazza gioia? – le dissi ancora all’orecchio notando tutte le altre persone continuare a ballare la baciata in dei sorrisi contagiosi.
- dettagli.. non mettere sempre i puntini sulle i – abbozzò con sarcasmo facendo scorrere una sua mano dietro la mia schiena accarezzandola fino ai fianchi per poi risalire lentamente, la stessa cosa che cominciai a fare anche io con lei.
E sinceramente avrebbero potuto mettere qualunque canzone, ritmo, melodia, ma mai mi sarei staccato dall’abbraccio di Scarlett.
 
 


 
 
Afferrai la mia tazzina di caffè e me la portai alle labbra in un sospiro, annuendo alla richiesta di Louis di prendere la mia macchina fotografica per fare qualche foto prima che la serata finisse.
Mi sistemai meglio sulla mia sedia per riprendere fiato dopo la decina di balli che io e Scar alla fine ci eravamo concessi senza rendercene conto, sempre con le sue risate piene e divertite dalle mie mille iniziative sulla pista.
- Camille non puoi capire, mi gira la testa in una maniera vergognosa.. – borbottò la ragazza seduta al mio fianco alla sua amica dall’altro lato del tavolo, ravvivandosi i ricci scuri con una mano e posando il suo caffè ormai finito su un piattino.
- ci credo, avete girato come dei pazzi per mezzora – commentò Cam guardando anche me divertita, regalando ad entrambi uno sguardo dolce.
- posso dire apertamente che la qui presente signorina si è divertita, e non poco – dissi io a quel punto posando una mano sulla sua gamba fasciata dal pantalone nero e stretto, sentendola un attimo irrigidirsi sul momento ma poi rilassarsi riconoscendo quel mio tocco familiare.
- in ogni caso non avrei potuto smettere di ballare visto che mi tenevi come se potessi scivolare da un momento all’altro – affermò lei causando la breve risata di Niall davanti a noi.
- perché mi stai dicendo che saresti riuscita a stare in piedi senza il mio aiuto? – la stuzzicai alzando anche le sopracciglia scure con enfasi, spostando la mano verso il suo ginocchio.
- se stavamo fermi sì – mi corresse mordendosi poi il labbro una volta resa conto delle sue parole, facendo ridere anche Camille e Liam.
- ah certo perché di solito si balla immobili, giusto hai ragione – finsi di darle corda retorico annuendo anche teatralmente, meritandomi una sua occhiataccia.
- non contraddirmi, ti conviene – mi zittì puntandomi anche un dito contro con sicurezza facendomi scappare una risatina sommessa.
- ai tuoi ordini tesoro, come vuoi – scherzai ritirando la mano che avevo su di lei e alzandole tutte e due in segno di resa, guadagnando comunque un altro suo sguardo bruto.
Mantenne quel contatto visivo per una decina di secondi, prima che potesse girarsi verso gli altri e scuotere la testa in una smorfia.
- non ti rispondo solo perché è la tua festa, tesoro ribatté in un sorriso finto che volle essere divertente, causando ancora l’ilarità dei nostri amici.
- grazie mille per la concessione, tesoro la chiamai ancora così sentendo chiaramente la risata greve di Niall invadere l’aria, che invece stava diventando pesante tra me e la ragazza.
- fossi in te la smetterei di chiamarmi tesoro, tesoro disse a denti stretti incrociando le braccia sotto al seno in uno sbuffo.
- e come preferisci che ti chiami, tesoro? – le domandai con tono fintamente disponibile aprendomi anche in un sorrisetto cordiale.
- preferisco che tu stia zitto per cinque minuti, grazie – rispose infine alzando gli occhi al cielo, allora in un mio broncio rimasi ad osservarla in silenzio.
- ..e smettila anche di fissarmi – aggiunse freddamente facendomi sorridere divertito – ..e non sorridermi neanche – mormorò ancora guardandomi con la coda dell’occhio quando ormai avevo cominciato a ridere per la scena buffa.
Avrei potuto continuare per ore e ore a battibeccare così con lei, ne ero certo.
- non puoi tipo.. fare finta che io non esista per qualche minuto almeno? – mi chiese dopo pochi secondi alzando un sopracciglio con stanchezza, sospirando e incatenando senza volerlo gli occhi ai miei.
- e come faccio? Sei la ragazza più bella del ristorante, non saprei chi altro guardare al posto tuo – me ne uscii con enfasi vedendola chiaramente arrossire nonostante avesse distolto lo sguardo dal mio all’istante, e quando piegò un angolo della bocca in un sorriso accennato che cercò però di controllare aprii maggiormente il mio.
- smettila anche di dire queste cose – mi rimbeccò mentre le sue guance continuarono ad arrossarsi sempre di più, fissando un punto lontano.
I suoi occhi e quel rossore l’avrebbero sempre tradita, ero sicuro che quello non sarebbe cambiato nel corso del tempo.
Non sapevo se avrei avuto la fortuna di stare ancora con lei per gli anni a seguire, ma qualcosa dentro di me mi diceva che anche quando sarebbe diventata adulta avrebbe continuato ad arrossire come la sedicenne che avevo avuto la fortuna di conoscere.
- ma è la verità – obbiettai tranquillamente appoggiandomi con un braccio al tavolo per guardarla meglio, vedendola mordicchiarsi l’interno delle guance nervosamente prima che potesse incrociare lo sguardo col mio di nuovo.
- la verità è che tu ami farmi impazzire, non è vero? – esclamò tornando in sé e dandomi una lieve spinta in un broncio adorabile, cercando di rimanere nella sua parte ma senza buoni risultati.
- l’idea era quella, sì – ammisi allungando le mani verso il suo stomaco e vedendola sobbalzare sulla sedia all’istante per il solletico, abbassando la guardia e permettendomi di sporgermi a darle vari baci sulla guancia e infine anche uno veloce sulle labbra per giocherellare, causando i suoi lamenti.
- la devi finire di fare così ogni volta, mi irriti – urlacchiò lasciandosi scappare un sorrisetto che di arrabbiato aveva ben poco, dandomi il via per cancellare nuovamente la distanza tra i nostri visi e lasciarle un altro bacio sulla bocca morbida, stupendomi quasi di sentire poco dopo una sua mano posarsi sulla mia guancia dolcemente causando il sorriso di entrambi.
Premetti le labbra sulle sue facendola appoggiare allo schienale della sedia e socchiusi gli occhi beandomi del suo sapore dolce, drogandomi del suo respiro caldo.
Sentii le sue dita accarezzarmi distrattamente il viso e continuai a baciarla beandomi di un piccolo schiocco in particolare che le fece tremare il labbro superiore.
- ah ah, immortalati anche i due scostumati! – sbottò qualcuno alla nostra sinistra dopo un suono familiare e alzando lo sguardo dalle guance di Scarlett notai in piedi accanto a noi Louis con la mia Canon e un’espressione soddisfatta in volto.
- questa diventerà la prossima cartolina di Natale, me lo sento – commentò divertito quando ormai la ragazza aveva concluso il bacio rimanendo anch’essa a fissare il nostro amico.
Vidi Louis armeggiare un attimo con i vari pulsanti della macchinetta e poi in un sorriso allungò il piccolo schermo verso di noi, mostrandoci la foto del nostro bacio.
- sì, se mando questa ai miei per le feste a mio padre viene minimo minimo un collasso – se ne uscì lei dopo qualche secondo mantenendo lo sguardo fisso alla nostra immagine, venuta meglio di quanto mi aspettassi in verità.
- un suocero in meno – mormorai a quel punto in un sospiro sollevato meritandomi un suo scappellotto dietro la nuca accompagnato dalle risate dei nostri amici.
- ma sentitelo, già aspira al matrimonio – urlò Louis in una risata che contagiò la tavolata mentre Scarlett al mio fianco puntò lo sguardo nel mio in un modo che trovai indescrivibile.
Mi immersi in quelle iridi cioccolato e per quell’istante davvero quasi me la immaginai in un vestito lungo e candido venire verso di me emozionata ma il pensiero venne sfumato dai suoi occhi che si abbassarono verso il basso in un suo sorriso che io feci finta di non cogliere quella volta.
- io voglio essere la madrina dei piccoli Malik, sia chiaro! – disse anche Camille ridendo ma la sua voce mi giunse ovattata dato che avevo continuato a guardare Scarlett con attenzione.
- non.. non vi pare che stiamo correndo un po’ troppo adesso, mm? – borbottai tranquillamente rivolgendomi agli altri quasi con timore, sentendo di nuovo lo sguardo della ragazza al mio fianco alzarsi.
Incrociai quegli occhi nuovamente e mi corse il cuore in gola, rendendomi conto di riuscire quasi ad immaginarmela davvero vestita di bianco e con un anello al dito.
Ma avrei avuto io l’onore di averla per sempre?
 





















Buonsalve!
Sì.. so che avrei dovuto aggiornare domani ma qualcuno *tossisce* Rosita *tossisce* mi ha pregato di farlo stasera quindi eccomi qui.. ahah
Questo capitolo mi piace davvero tanto devo dire, spero sia piaciuto anche a voi.
Non mi viene niente da dire mannaggia.. fate finta che abbia scritto qualcosa di costruttivo AHAHHAHAH 
ANZI, prima del capitolo vi ho messo il link di una versione acustica di LWWY di cui mi sono innamorata, mi piacerebbe che la ascoltaste anche voi perchè è davvero speciale.
Posterò domenica 12 e sarà il tanto atteso capitolo 10 che io amo sfgh tra l'altro da quel capitolo è tratta la descrizione della FF *wwww*
Che dire.. se volete potete trovarmi su twitter, sono @birbi_alex
Spero che continui a piacervi la ff anche perchè in questi capitoli poi comincia il bello, vi ho avvisato!
Ora salve donzelle, vado a prepararmi mentalmente per Amici ahahahhah un bacione!

 

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Capitolo 10
*** Non saprei ***






 

Tonight you will sleep for good,
you will wait for me my love.

Now I am strong,
you gave me all.
You gave all you had and now I am home
Stanotte dormiremo per sempre,
mi aspetterai, amore mio.
Adesso sono forte,
tu mi hai dato tutto.
Mi hai dato tutto quello che avevi e ora sono a casa
(My love - Sia)

 




CAPITOLO 10
 
Mi mossi tra le coperte più volte cercando un calore che non riuscii a trovare, neanche allungando le braccia lungo il materasso riconobbi la consistenza della pelle che ero abituata a sentire prima di addormentarmi.
Aprii gli occhi incontrando il buio della notte e cercai la forza di mettere a fuoco l’ora della sveglia sul comodino, scoprendo fossero le 3:26 di mattina.
Fantastico.
Mi rigirai più volte nel letto troppo grande e troppo vuoto fino a scorgere due figure familiari nel letto accanto, Niall e Louis se non avevo visto male.
A quel punto mi ricordai di essere nella casa estiva di Harry nonostante fosse inverno ma in ogni caso non riuscii a capire perché fossi da sola in quel momento e non vicina a Zayn.
Vagai con lo sguardo per la stanza e notai l’armadio con le ante spalancate e varie coperte per terra, finché la porta scorrevole del balcone socchiusa alla mia destra catturò la mia attenzione, portandomi a mettermi seduta sul materasso.
Sentii chiaramente l’aria fresca della notte farmi venire i brividi alle braccia scoperte da una maglietta a maniche corte e quasi non credetti di vedere finalmente il moro rientrare nella stanza in silenzio dal balcone.
- che diavolo stai facendo? – sussurrai con tono assonnato e lieve, cercando anche di non svegliare gli altri due ragazzi addormentati.
- oh ti sei svegliata.. – constatò lui a bassa voce facendo correre lo sguardo sulla mia figura nella penombra, la stessa cosa che feci io trovandolo con indosso i pantaloni scuri di una tuta e una felpa dello stesso colore.
- avevo freddo, tu invece che scusa hai? – borbottai cercando di capire cosa stesse facendo.
- dammi altri due minuti di tempo e lo scoprirai – mormorò lanciandomi uno sguardo veloce, afferrando un cuscino in più dall’armadio e portandoselo fuori uscendo di nuovo dalla porta scorrevole.
- no che non te li do due minuti, Malik che stai combinando?! – lo richiamai alzandomi dal letto e incamminandomi a passo spedito verso il balcone incontrando ben presto il freddo invernale che mi bloccò.
Anzi, Zayn tornò indietro e quando mi trovò accanto alla porta di vetro rientrò velocemente chiudendosela alle spalle e fermandosi ad accarezzarmi un attimo le braccia scoperte.
- prima di tutto mettiti qualcosa addosso, non voglio che ti venga un accidente – pronunciò guardandomi in viso e nonostante tutto nel buio della stanza riuscii comunque a distinguere le sue iridi scure e profonde che mi portarono a rilassarmi.
- fammi capire, vuoi farmi andare fuori adesso che sono le tre di notte? Ma che problemi hai? – borbottai aggrottando le sopracciglia e cercando di capire cosa avesse in mente senza però buoni risultati.
- fidati di me Scar per una volta – abbozzò in un sospiro avanzando di qualche passo verso l’interno e piegandosi a raccogliere un piumone chiaro dal pavimento.
- fosse solo una volta.. andiamo, perché non possiamo dormire come tutte le persone normali invece di andare a fare scampagnate in terrazza? – continuai a dire posandogli una mano sulla schiena in uno sbadiglio, cercando di convincerlo della mia idea.
- perché noi non siamo normali, no? – canzonò retorico alzando le sopracciglia scure con enfasi tornando a fissarmi.
- tu di certo no, questo è sicuro – gli diedi corda vedendolo aprirsi in un sorrisetto divertito qualche secondo dopo, venendo verso di me con in mano il piumone.
- allora, ti vuoi mettere una felpa o devo usare il metodo Malik? – se ne uscì a quel punto in un sospiro che volle sembrare cordiale ma che suonò più come un ricatto.
- ho qualche altra alternativa? – domandai preoccupata e quando lo vidi scuotere la testa mi lasciai a una smorfia di impotenza, aspettando che facesse qualcosa.
Lo vidi infine passarsi il piumone dietro le spalle e stringermi in un abbraccio, avvolgendo così entrambi nel tepore della coperta prima di aprire la porta del balcone e uscire insieme a me.
Sentii comunque un’arietta gelida smuovermi i capelli facendomi venire la pelle d’oca lungo tutta la schiena, ma almeno quella venne riscaldata dal petto del moro che mi passò le braccia attorno alla vita da dietro conducendomi verso la terrazza e chiudendosi subito la porta scorrevole alle spalle per non disturbare Niall e Louis.
- adesso che sto per andare in ibernazione mi vuoi dire che cosa hai in mente? – bofonchiai stringendomi a lui per il freddo, quando le parole quasi mi morirono in gola spostando lo sguardo sul balcone enorme e notando qualche metro più avanti un materassino e delle coperte su un piccolo spiazzo con tanto di cuscino.
A recintare la terrazza c’erano delle sottili sbarre in ferro e tutto intorno alla villa si ergevano prati sterminati e il cielo buio.
Come se le mie gambe fossero state di pasta frolla lui non ebbe troppi problemi a spingermi dolcemente verso quel lettino improvvisato, che dovevo ammettere sembrare abbastanza accogliente.
Certo, era ricoperto da almeno tre coperte di lana soffici ma speravo sarebbero bastate.
- sul serio vuoi dormire qua fuori? – mormorai incredula quando arrivammo di fronte al materasso in un suo sorriso.
- era per stare un po’ da soli, poi volevo farti vedere una cosa – rispose lasciandomi un bacio sulla guancia che fece partire il mio cuore a mille come sempre.
- spero per te che non sia niente di pervertito perché quello che hai da vedere io l’ho già visto – abbozzai divertita facendolo scoppiare a ridere dopo di me, sentendo anche le sue mani pizzicarmi i fianchi indispettito.
- perché devi sempre pensare male? Mamma mia che angoscia – commentò tra le risate piegandosi insieme a me verso le coperte, riuscendo a stendersi e tirarmi addosso a lui per poi coprirci con quel piumone caldo con non troppa fatica.
- sei tu che mi servi queste battute sopra un piatto d’argento, non è colpa mia – esclamai ridacchiando e raggomitolandomi al suo fianco in cerca di maggior calore, allacciando una gamba tra le sue e appoggiando la testa nell’incavo del suo collo, sentendo anche il suo braccio passarmi dietro le spalle per rafforzare la stretta.
Sospirai respirando il suo profumo familiare e ad un tratto non sentii più freddo, riscaldata dal suo corpo.
- e comunque devo ancora vedere questa cosa misteriosa, te lo ricordo – borbottai sul suo petto invitante aspettando che mi rispondesse.
- beh.. che ne dici di.. di guardare un po’ le stelle, mm? – disse dopo qualche secondo mordendosi un labbro imbarazzato, causando un mio sorrisetto colpito.
- non ci credo.. Zayn Jawaad Malik che vuole vedere le stelle insieme alla sottoscritta, così mi fai sentire importante – scherzai allargando il mio sorriso nonostante tutto, spingendomi di più contro il suo collo.
- come se non lo fossi già – sussurrò semplicemente baciandomi il capo con dolcezza e stringendo il braccio attorno alle mie spalle.
Socchiusi gli occhi beandomi del rumore dello schiocco del bacio che mi depositò tra i capelli e sospirai sentendolo ridere sommessamente poco dopo, appoggiando appena la testa sulla mia.
- dai allora guardiamo queste stelle, andiamo – accettai in un altro sospiro dolce alzando lo sguardo al cielo buio che improvvisamente però notai essere ricoperto da milioni di astri luminosi.
- lo dici come se ti stessi obbligando.. su rilassati e lasciami fare il romantico – disse al mio orecchio in un sorriso, accarezzandomi dolcemente un braccio sotto al piumone.
- come faccio a rilassarmi con te pronto a farmi uno dei tuoi agguati da Don Giovanni? Riesco a restare impassibile alle tue attenzioni fino a un certo punto, sai? – obbiettai tracciando cerchi immaginari sul suo petto con un dito, perdendomi con gli occhi alla volta celeste.
- e se invece ti raccontassi semplicemente una storia? – ipotizzò voltandosi appena verso di me.
- una storia? – ripetei stupita dalle sue parole, credendo quasi di aver sentito male.
- perché no? Ho tanti di quegli assi nella manica che non immagini neanche.. – disse con sicurezza piegandosi in una risata sommessa che ben presto contagiò anche me.
- beh sono qui, ti ascolto – mormorai disponibile, curiosa anche di sentire quello che mi avrebbe detto.
- bene allora.. la vedi quella stella là in alto, quella un po’ rossiccia e luminosa? – mi chiese alzando il braccio che teneva attorno alle mie spalle in aria, indicando un punto nel cielo stellato.
Mi strinsi maggiormente a lui allacciando le mani attorno alla sua vita e annuii sul suo collo, pronta ad ascoltare ogni suo respiro.
- quella è la stella di Elea, è il primo astro che si vede quando il sole tramonta ed è l’ultimo a scomparire all’alba – disse continuando a tenere un dito alzato verso l’alto sopra di noi.
- se guardi bene le stelle intorno a lei formano una costellazione, chiamata di "Elea ed Elrhon” – continuò a spiegare in un sorriso e mi trovai ad interessarmi alla vicenda, tenendo lo sguardo fisso al cielo e riuscendo in effetti a vedere una specie di farfalla aprirsi intorno alla stella più luminosa.
- le linee degli altri punti nel cielo si incrociano in un punto, esattamente dove si trova Elea, che è più luminosa delle altre se noti – disse girandosi ogni tanto verso di me per vedere la mia espressione, e quando capitava mi trovavo a incrociare qualche secondo gli occhi con i suoi in un sorriso.
- perché mi stai raccontando questa cosa? – chiesi a voce flebile non capendo, vedendolo poi scuotere il capo come a dirmi di lasciarlo continuare.
- quella al centro è anche più rossa delle altre, come se fosse il cuore della costellazione; e secondo una leggenda lo è – continuò incuriosendomi sempre di più tanto che mi ritrovai a sorridere maggiormente al suono della sua voce.
Affondai la testa nell’incavo del suo collo e rimasi in ascolto della storia, avvertendo il suo calore diventare anche il mio nella notte fredda.
- la storia dice che la stella sia il cuore di Elea, un’elfa, e del suo amato Elrhon, che era invece un umano – spiegò facendomi ridacchiare per qualche istante sotto la sua mascella.
- dal loro amore sono poi nati i mezzelfi ma, soprattutto, il loro amore è stato il suggello dell’accordo tra umani ed elfi – aggiunse piegandosi lui stesso in un sorrisetto dato lo strano racconto.
- e io non ho ancora capito il senso di tutto questo.. – ammisi a quel punto timidamente sentendo il braccio che aveva tenuto alzato fino a quel momento tornare a stendersi lungo la mia schiena.
- perché nella leggenda i due innamorati decidono di sancire il loro amore con un’unica stella, con le parole "noi saremo un unico cuore". Il loro cuore è la stella che vediamo splendere sopra di noi adesso, e a lei vanno le preghiere piene di tutti gli innamorati del mondo, degli infelici e anche dei felici – disse rafforzando il tono di voce ad ogni parola ma rimanendo comunque in quei sussurri che bastavano ad entrambi.
Sentii il bisogno di stringere la presa sul suo petto allungandomi anche a lasciargli un bacio sulla mascella, sorridendo nel ripensare a quello che aveva appena detto.
- quindi mi chiedevo.. se vuoi esprimere qualche desiderio questo mi sembra il momento giusto – mormorò a quel punto girando appena il viso verso il mio cercandomi con gli occhi.
- qualche desiderio dici? Non so.. non.. saprei – commentai con sincerità giocherellando distrattamente con un laccio che pendeva dal cappuccio della sua felpa.
- se magari hai qualcosa da chiedere per.. noi, beh fallo pure – mi incitò tranquillamente in un sorriso accarezzandomi la schiena con una mano.
- per noi come coppia intendi? – chiesi in conferma girandomi un secondo a guardarlo, vedendolo subito annuire distrattamente.
- al momento non mi viene in mente niente ma di sicuro non lo direi qui con te che puoi ascoltarmi, che desiderio sarebbe? – domandai divertita spingendomi un po’ verso la sua guancia, lasciando che il mio naso sfiorasse la pelle liscia del suo viso.
- sarebbe un desiderio che non rimarrebbe nel vento, almeno se lo conosco posso farlo diventare realtà – disse in un altro sorriso trascinandomi maggiormente contro il suo petto.
- è che.. davvero non ho nulla da chiedere, sto bene con te così – mormorai con sincerità sentendolo sgranare appena gli occhi dallo stupore.
- andiamo non è possibile, ci dev’essere qualcosa che vorresti cambiare nel nostro rapporto.. sei una ragazza e voi siete perfezioniste. E ti ripeto che puoi dire qualsiasi cosa, non devi preoccuparti – se ne uscì in un moto di incredulità lasciandosi a un sorrisetto sghembo che si scontrò col mio naso.
- beh mi conosci e io non sono affatto perfezionista, dovresti saperlo – gli ricordai circondandogli meglio i fianchi con un braccio, sentendolo sospirare poco dopo.
- e comunque non c’è davvero niente che desidero, ho già te.. cos’altro potrei chiedere? – mi lasciai scappare nell’incavo del suo collo facendolo voltare all’istante, e quando incontrai i suoi occhi profondi ebbi la conferma di tutto.
Era lui tutto ciò che avessi mai desiderato, non volevo nient’altro.
Mi sarebbe bastato Zayn sempre.
Mi andava bene quando scherzavamo, quando eravamo dolci, quando litigavamo, quando ci punzecchiavamo senza sosta, quando ci baciavamo, quando lui faceva mille improvvisate la mattina anche solo per offrirmi un caffè, quando gli confidavo ogni cosa come fosse un fratello, quando facevamo l’amore, quando il suo profumo mi faceva dimenticare tutto il resto, quando era così irritante a volte da farmi venire il mal di testa, quando era insistente, quando si inventava le cose più strane per farmi felice, quando se ne usciva con le sue iniziative bizzarre, quando mi invitava a cena, quando mi toglieva sempre l’ultima parola di bocca, quando stupiva sempre le mie aspettative, quando mi regalava certi sorrisi da togliere il fiato, quando mi lanciava mille occhiatacce brute dalla gelosia, quando era la prima voce che sentivo al mattino e l’ultima che volessi sentire la sera, quando per ogni cosa lui c’era sempre stato, quando studiavamo insieme finendo poi però per scherzare e non voler fare più niente se non amarci fino a star male.
- io non sono esattamente.. il ragazzo ideale, insomma ti punzecchio sempre, ti rincorro, ti faccio il solletico, ti costringo a fare cose strane come questa, ti faccio degli scherzi.. – cominciò a elencare anche lui strappandomi una risatina a ogni frase, portandomi a stringermi maggiormente alle sue spalle in un lieve abbraccio.
- e io non faccio lo stesso, scusa? – sbottai a quel punto per fargli capire il succo del discorso e riuscendo anche a zittirlo tanto che si girò anche verso di me confuso.
- il punto è che.. che non vorrei nient’altro se non quello che ho già. Anche io ti prendo a pesci in faccia a volte ma tu dovresti sapere che scherzo, che ti amo comunque – sussurrai riuscendo a vedere un sorriso emozionato tirarsi sul suo viso finché alle ultime parole agganciò gli occhi ai miei felice, guardandomi in un modo che avrebbe potuto bucarmi l’anima.
Qualcosa gli attraversò lo sguardo, quel qualcosa che compariva ogni volta che gli dicevo quelle due paroline importanti.
Non rispose, rimase a scrutarmi per qualche secondo mentre i suoi occhi si illuminarono di una luce speciale, poi come se non potesse farne più a meno si allungò verso di me posando le labbra sulle mie con ardore.
E neanche io trovai la forza per oppormi, semplicemente seguii il movimento dolce delle sue braccia che mi tirarono verso di lui quasi con la paura che potessi scappare via.
Rimasi lì sul suo petto a godermi i soffici schiocchi delle sue labbra, perdendomi quando la sua lingua cercò un contatto più profondo che io non gli negai, schiudendo la bocca e allungando le mani dietro al suo collo.
Come ogni volta socchiusi gli occhi sperando che quel momento non finisse mai, pregando di non sentire più la sua bocca staccarsi dalla mia.
Ecco, quella era forse l’unica cosa che avrei potuto chiedere.
Ma come ogni magia che si rispetti anche quella ebbe la sua fine quando col fiato corto dovemmo concludere il bacio restando comunque con i nostri nasi a sfiorarsi tra loro, troppo deboli per dividerci davvero.
- hai presente quando.. quando ogni tanto capita di parlare dei vecchi tempi, di quando eravamo ragazzini? – chiese a quel punto lasciando che il suo respiro caldo si infrangesse sulle mie guance.
- e dei primi tempi che stavamo insieme – aggiunsi annuendo alla sua domanda, curiosa anche quella volta di sapere dove sarebbe andato a parare.
Rimasi immobile e lo vidi dare un cenno di capo alle mie parole, guardandomi negli occhi come se potessi dissolvermi nell’aria da un momento all’altro.
- magari un giorno ci troveremo a parlare anche di questa notte, di come io ti ho portata a guardare le stelle sulla terrazza della casa estiva di Harry e di tutte le domande che ti ho fatto – esalò in un sorriso facendo volare la mia mente in una realtà ancora sconosciuta.
- sono sicura che succederà, perché non dovrebbe? – gli diedi corda unendomi al suo sorrisetto spensierato.
- più che altro spero che staremo ancora insieme negli anni, non vorrei dover ricordare tutto questo da solo – mormorò con tono freddo stringendomi il cuore, portandomi a sorridere amorevolmente al suo sguardo triste.
- senti io non ho neanche una ragione per lasciarti e di certo non sarò io a prendere quella decisione, non ce la farei. Tu.. tu sei la cosa migliore che mi sia mai capitata, non sono pronta a lasciar andare tutto questo – ammisi stringendolo in un abbraccio che ben presto ricambiò, affondando la testa nell’incavo del suo collo e lasciando che ogni parte del mio corpo venisse scaldata dalla sua stretta forte.
Sperai anche di non smettere mai di ricevere quei suoi abbracci, che ogni volta che avessi voluto lui ci sarebbe sempre stato per stringermi a sé in quel modo mozzafiato.
Ecco, un altro desiderio.
- se è per questo neanche io ho la minima intenzione di lasciarti, cosa credi? – abbozzò al mio orecchio con voce così bassa che credetti quasi di essermela immaginata.
- non puoi saperlo.. tu, tu un giorno potresti incontrare una ragazza più simpatica di me, più carina, più gentile, che saprà trattarti in modo dolce e non come faccio io, e allora magari cambierai idea – borbottai alzando la testa dal suo collo per guardarlo negli occhi e incontrare la sua espressione contrariata.
- in ogni caso come potrei sostituirla a te Scar? Ma ti ascolti quando parli? – sbottò divertito facendo crescere un ulteriore sorriso sul mio volto.
- sì che mi ascolto, quello che dico mi sembra molto plausibile se permetti – commentai a tono giocherellando appena con un ciuffetto disordinato dei suoi capelli.
- non per me. Ormai mi sono abituato ad averti sempre attorno, se te ne andassi sarebbe come perdere un pezzo di me – disse facendomi salire il cuore in gola tanto che forse i miei occhi si inumidirono anche un po’.
- non me ne andrò finché non sarai tu a dirmelo, stai tranquillo – mormorai regalandogli uno dei miei migliori sorrisi, allungandomi a baciargli una guancia e sentendo subito le sue mani tornare ad accarezzarmi la schiena in quel lento circolo.
- allora penso che starai con me ancora per un bel po’ di tempo – disse a quel punto in un sorriso spensierato piegando il viso fino a far combaciare di nuovo le sue labbra alle mie, questa volta con più trasporto.
Strinsi immediatamente la presa attorno alle sue spalle, la stessa cosa che fece anche lui tirandomi a far combaciare i nostri corpi, allora decisi di non pensare più a niente per quella notte, semplicemente di lasciarmi andare.
Dopotutto mi ero sempre lasciata andare con Zayn, sin dal primo momento in cui l’avevo conosciuto la mia vita era cominciata a diventare un infinito salto nel vuoto.
Non sapevo dove mi avrebbero portata tutte le mie decisioni, che cosa sarebbe successo se non avessi preso la rincorsa giusta, ma il mio cuore era certo che in ogni caso ci sarebbe sempre stato lui pronto a prendermi al volo alla fine della discesa, era quello l’importante.
 
 
 


- Harry quando ti deciderai ad ammettere al mondo la tua cotta esistenziale per Nicole? – stuzzicai il riccio osservandolo masticare distrattamente una brioche seduto davanti a me al tavolo per la colazione, dove però eravamo rimasti solo più io, lui e Niall.
Rimasi in attesa della sua reazione fino a che sgranò gli occhi di colpo girandosi a guardarmi e quasi si strozzò col boccone che stava mangiando, facendo ridere me e il mio amico.
Tutti gli altri avevano già finito di mangiare da qualche minuto e si erano sparpagliati un po’ in giro per casa a vestirsi o a svagarsi, invece io avevo preferito rimanere lì a bere con calma il mio caffè senza fretta.
- che.. che c’entra Nicole adesso? – borbottò imbarazzato piegandomi di nuovo in una risatina sommessa.
- c’entra eccome! Allora, vuoi rispondere alla domanda o devo ripetertela? – dissi ancora con convinzione sicura che l’avrei avuta vinta un giorno o l’altro.
- semplicemente non ho una cotta per lei, è solo una mia collega e amica – esclamò velocemente mangiandosi anche qualche parola dal nervosismo, nascondendo il viso dentro la tazza di caffèlatte che si mise a sorseggiare.
- sei sicuro? Perché a me sembra strano che un ragazzo accompagni una ragazza fino a casa sua tutti i giorni solo per amicizia – commentai furba perdendomi a girare il cucchiaino nel poco caffè che mi era rimasto.
- si chiama gentilezza, ne hai mai sentito parlare? – chiese a sua volta cercando di controbattere.
- no, si chiama galanteria e un ragazzo la usa quando vuole fare colpo – lo corressi allungandomi a prendere un altro cornetto alla crema, il terzo quel mattino.
- come fai a dirlo? Ti sembra così difficile che io possa avere un’amica femmina? – domandò colpito assottigliando appena gli occhi verdi.
- oltre a me e Camille? Sinceramente sì – abbozzai sentendo ridere Niall al mio fianco.
- in effetti tu c’hai sempre provato con ogni femmina che ti capitasse a tiro, perché questa volta dovrebbe essere diversa la cosa? – si intromise anche il biondo dandomi ragione.
- andiamo ragazzi, non esagerate! – esclamò incredulo facendo alzare un sopracciglio in disappunto a entrambi, tanto che io e il ragazzo al mio fianco ci scambiammo un’occhiata veloce.
- ti devo ricordare chi è stata l’ultima ragazza che ti ha rifiutato? – gli chiesi a quel punto per contrastare tutta quella sua malsana determinazione, vedendolo subito guardarmi curioso.
- sono stata io dannazione! Quattro lontani anni fa! Per tutto questo tempo hai continuato a provarci con tutte, dammi un buon motivo per cui non dovresti farlo anche adesso – lo misi alla prova battendo la mano con cui tenevo la brioche sul tavolo dopo averle dato un morso.
- perché.. perché lei è diversa – balbettò arrivando alla fine della frase quasi in un sussurro, abbassando anche lo sguardo ai suoi pantaloni e piegandomi finalmente in un ghigno di soddisfazione.
- signori e signore, ho sentito bene?! urlai teatralmente alzando anche le braccia al cielo felice.
- evita pure di scaldarti, non ho detto niente di eclatante – mi ribeccò Harry tornando a guardare la tazza tra le sue mani.
- allora spiegami ti prego.. in cosa lei è diversa? – domandai a quel punto piegandomi un po’ sul tavolo in un sorriso.
- non so.. Nicole.. non mi guarda come tutte fanno le altre, non sembra far davvero caso alle mie attenzioni e tutto questo mi irrita se proprio vuoi saperlo – rispose scuotendo la testa infastidito e storcendo la bocca.
- questa storia mi suona familiare.. – una quarta voce si aggiunse alle nostre, una voce che avrei riconosciuto tra mille.
Mi lasciai ad un sorriso per quella sua frase che mi riportò con la mente a quei mesi in cui ancora non stavamo insieme e dove erano cominciati dei piccoli problemi, ma venni comunque distratta dalle braccia di Zayn che si allacciarono attorno alle mie spalle da dietro dato che si era piegato verso di me tanto che posò anche la testa accanto alla mia lasciandomi un bacio rumoroso sulla guancia.
Come se fossi stata privata di respirare fino a quel momento mi sembrò di ritornare a vivere nel sentire il suo dolce profumo, che si aggiunse a quello già presente nella sua felpa che avevo addosso.
- allora vuol dire che le dai delle attenzioni – feci caso parlando a Harry ma non riuscendo però a smettere di sorridere sentendo le braccia del moro stringermi in quel lieve abbraccio.
- non intendevo questo – negò la cosa dopo qualche secondo di silenzio.
- e che cosa intendevi, sentiamo? – lo stuzzicai incrociando le dita delle mani di Zayn alle mie distrattamente, ascoltando il suono del suo respiro nell’orecchio.
- io stavo parlando di.. per esempio.. anche solo quando la riaccompagno a casa lei non sembra accorgersi della mia gentilezza – disse facendomi piombare di nuovo nella soddisfazione più pura.
- di chi state parlando, scusate? – chiese Zayn confuso dal nostro discorso.
- della ragazza che piace a Harry, incredibile vero? – risposi felice di poterla chiamare così, sentendo il ragazzo dietro di me sgranare gli occhi in un sorriso.
- ti ho già detto che Nicole non mi piace – ribadì il riccio arrossendo, e mi chiesi davvero perché stesse insistendo tanto in quella menzogna.
- beh da quanto ho capito la riaccompagni spesso a casa, questo a me sembra un gesto da ragazzo che vuole far colpo – aggiunse anche il moro zittendo finalmente Harry che rimase a fissarlo accigliato.
- confermo, lui faceva sempre così con me – lo assecondai ridacchiando per la sua uscita tempestiva, vedendo ancora il riccio fissarci pensieroso.
- voi due siete un conto, Nicole è un altro – ci interruppe lui in un sospiro, allontanando da sé la tazza con le mani come se gli fosse addirittura passata la fame.
- non è vero, noi ragazze siamo tutte uguali in fondo. Ah potrei aiutarti magari, ma se tu non ammetti la tua cotta io non posso obbligarti – esclamai, lasciando posto a un tono teatrale nella seconda frase sospirando anche per sottolineare la cosa.
- non ho una cotta dannazione, e.. e in ogni caso me la caverò da solo – sbottò a sua volta alzandosi in fretta dalla sua sedia al tavolo, afferrando la sua tazza e scomparendo nel cucinino lì accanto facendoci scoppiare tutti a ridere.
Scossi la testa incredula dalla sicurezza di quel ragazzo, ritrovando comunque in lui un pizzico di quell’orgoglio che mi ero portata dietro negli anni.
- dai Harry non scappare, vieni qua! Guarda che stavamo parlando civilmente, non ti ho mica puntato una pistola addosso! – lo richiamai tra le risate sciogliendo le mani dalla presa di quelle del moro e battendole poi sulla tavola in legno sperando che mi ascoltasse, quando l’unica cosa che avvertii fu solo l’acqua del lavandino nella stanzetta aprirsi per una decina di secondi.
- è vero ma non sei esattamente la persona più tranquilla e cordiale del mondo in questo momento, sai? – mi stuzzicò Zayn sussurrandomi quelle parole all’orecchio e piegandomi in un sorrisetto divertito.
- non denigrare i miei metodi di psicologia, uomo! Io so quello che faccio! – ribattei a tono facendolo ridere sommessamente, continuando a battere dei pugnetti sul tavolo sperando così di smuovere il ragazzo nel cucinino.
- senza dubbio, ma sei un po’ inquietante quando fai così – commentò di nuovo in una risata appoggiando la testa su una mia spalla.
- oh Malik posso essere molto più inquietante di così, non credere che dopo stanotte sarò tutta cuoricini e arcobaleni per sempre – sbottai girandomi a guardarlo male, nascondendo ugualmente un sorrisetto divertito dietro la mia maschera dura.
- conosco altri mille metodi per addolcirti, non ho questi problemi – disse tranquillamente in una smorfia facendomi sospirare prima che potessimo essere distratti da dei passi pesanti.
- sono Harry Edward Styles, so conquistare una ragazza anche ad occhi chiusi e non mi serve il vostro aiuto, ok? Ok! – esclamò a quel punto il riccio tornando davanti al tavolo con uno sguardo bruto e puntando un dito contro a tutti e tre, aspettando che annuissimo per poi sparire in fretta su per le scale.
- sembrava abbastanza sicuro di sé – obbiettò Niall a bassa voce ancora stupito per l’improvvisata del padrone di casa.
- tzè, quello è convinto di fin troppe cose.. scommetto che entro due settimane tornerà indietro da noi strisciando supplicandoci di aiutarlo – me ne uscii io guardando prima il biondo e poi Zayn, che nel frattempo si era tirato eretto e si era spostato tra me e il nostro amico.
- per me va bene, e pensa un po’ che fortuna.. se vinci la scommessa avrai in premio anche una nottata di fuoco col sottoscritto! – esclamò subito il mio ragazzo col chiaro intento di scherzare, facendo scoppiare a ridere Niall e meritandosi una lieve spinta da me.
- sai secondo me avresti bisogno di aiuto pure tu! – lo presi in giro facendogli la linguaccia, e quando vidi il suo sorriso luminoso aprirsi con ilarità ricordai tutte le parole dette abbracciati quella notte.
Se possibile anche i suoi occhi si misero a ridere in quel modo speciale, segnando nella mia mente quell’istante per molto tempo.
 
















Buonsalve!
Ok, non aggiorno mai a quest'ora.. lo so, però stasera dovrò studiare e fare altre cose, quindi per non aggiungere anche questo capitolo alle
"cose da fare la domenica sera all'ultimo momento" l'ho pubblicato ora.
Devo dire che AMO questo capitolo, mi piace davvero tanto!
E poi sono fierissima della storia sulla costellazione (che tra l'altro è verissima).
Spero perciò che sia piaciuto anche a voi, fatemi sapere!
Aggiornerò domenica 19 probabilmente e per sfortuna la nostra combricola tornerà a Londra.. però finalmente si smuoveranno un po' le acque eh eh eh.
Se volete potete trovarmi su twitter, sono @birbi_alex
Un bacione grandissimo a tutte, alla settimana prossima!

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Capitolo 11
*** Come?! ***








CAPITOLO 11

 

- dai Steph sbrigati, sta cominciando a farsi buio fuori – incitai la mia collega, una ragazza della mia età alta, molto alta, con una cascata di ricci rossi, a mettersi la giacca più in fretta dato che erano già quasi dieci minuti che la stavo aspettando sulla soglia di uno dei reparti di Harrods dove avevamo appena finito il nostro turno.
- che c’è, hai paura del lupo cattivo? – scherzò guardandomi con quei suoi occhi verde pisello sgargianti sebbene un po’ piccoli e sinistri, sistemandosi meglio il cappuccio del suo giubbotto sotto ai capelli voluminosi.
- vuoi la verità? Sì, sono terrorizzata dal buio e dagli stupratori – ammisi con un pizzico di sarcasmo nell’ultima parte della frase lanciandole un’occhiata divertita.
- non preoccuparti, nessun malintenzionato si avvicinerà mai a una ragazza con dei capelli del genere – disse con autoironia sistemandosi degli ultimi ciuffetti disordinati con una mano, afferrando la sua tracolla scura da dietro il nostro bancone per poi venirmi incontro a passo spedito.
- e perché, sentiamo? – chiesi non capendo una volta che mi raggiunse, lasciandomi il via libera per imboccare le scale mobili del grande magazzino imponente.
- perché sarebbero troppo d’impiccio in ogni movimento – rispose semplicemente facendomi ridacchiare e scuotere la testa.
- certi giorni mi sono chiesta sul serio come farei a lavorare qui senza le tue frasi criptiche – esclamai in una risata ritrovando in lei un po’ del mio carattere lunatico.
- e io senza il tuo sarcasmo, credimi – ribatté strappandomi un ulteriore sorriso che si perse quando dovetti rimettere i piedi a terra dato che la scala mobile terminò lentamente.
- magari se non ti accompagnassi sempre io ogni sera fino a casa finiresti davvero per essere stuprata da qualcuno – me ne uscii stuzzicandola e parando a dovere la spinta che mi diede indispettita.
- io con il mio metro e ottantaquattro posso fare secco ogni uomo losco ma in ogni caso non dire queste cose, sono scaramantica – borbottò alzando le mani e facendo il gesto delle corna con le dita facendomi scoppiare a ridere.
- se io credessi al karma a quest’ora sarei stecchita sotto un bus – commentai guardandola con enfasi prima di spingere una delle porte d’uscita degli Harrods sentendo subito un’arietta fresca smuovermi i capelli in un brivido.
- chissà perché questa cosa non mi sorprende – abbozzò divertita meritandosi subito un mio sguardo fulmineo dopo aver aspettato che uscisse anche lei dall’edificio.
- non uscirtene con queste frasi, mi sembri il mio ragazzo.. – dissi sbuffando e in un’alzata di occhi ripensai alle battutine di Zayn in un sorrisetto tirato.
- come se ti dispiacesse – mormorò regalandomi un sorriso malizioso che mi fece arrossire.
- tu non lo conosci bene come lo conosco io, e a volte è davvero irritante – spiegai sorridendo divertita, il solito sorriso che si apriva sul mio volto quando parlavo di lui.
- hai ragione, non lo conosco ma è sempre tanto dolce con te da quello che ho visto.. – mi contraddisse con tono amorevole aprendosi anch’essa in un sorriso felice.
- sì ma è una bomba ad orologeria, appena comincia a dirne qualcuna delle sue non la finisce più – commentai ridacchiando e dirigendomi con la mia amica verso il semaforo più vicino, ma fui presto distratta dallo strombettio di un clacson non troppo lontano da noi.
Ci girammo entrambe all’istante pronte a reagire ad ogni altro rumore quando di nuovo un auto in lontananza suonò il clacson facendomi sobbalzare.
- beh quando parli del diavolo spuntano le corna a quanto pare.. – disse Sthepanie scrutando un punto lontano, e seguendo il suo sguardo incontrai in effetti una macchina scura fin troppo familiare.
- ovvio, chi altro sarebbe potuto essere? – domandai quasi tra me e me sistemandomi meglio la mia borsa a tracolla con ancora i libri dell’università dentro sulla spalla, cominciando a camminare a passo spedito verso la quattro porte in doppia fila con la mia amica in seguito.
- ehi rallenta, va bene che ho le gambe lunghe ma non ho tutta questa forza di volontà – esclamò la riccia trotterellando dietro di me dato che avevo ormai perso ogni altro riferimento tranne un ciuffo moro di capelli lasciato a intravedere dai finestrini di quell’auto lontana.
Non ci misi neanche troppo a raggiungere la portiera del guidatore e battere le nocche sul vetro, aspettando così che il ragazzo dentro abbassasse il suo finestrino in un sorriso sghembo che come sempre mandò in palla quei pochi neuroni che mi fossero rimasti.
- che ci fai qui? – mormorai in un sospiro rimanendo ferma a guardarlo appoggiare un braccio fuori dalla vettura riaccendendo con l’altra mano il motore.
- secondo te? Passavo di qua e mi andava di farti una sorpresa – rispose sinceramente regalandomi un altro sorriso più ampio e luminoso del primo, lasciando che i suoi occhi scuri si incatenassero ai miei.
Avrei seriamente potuto rimanere lì ferma a guardarlo in tutti i suoi dettagli per tutta la serata ma una terza persona si appoggiò alla mia spalla per poi sporgersi appena verso Zayn in un cenno di mano.
- ciao! Non so se ti ricordi di me.. sono Ste – cominciò a dire la mia collega quando però il moro completò la sua frase con una tempistica che in verità mi diede forse un po’ fastidio - ..Stephanie, si mi ricordo di te. Se non sbaglio conosci anche Niall, è con lui che vi avevo incrociate una volta – aggiunse prontamente assottigliando appena gli occhi e riportandomi alla mente la scena di qualche mese prima dove, appunto, ci aveva incontrate di ritorno da lavoro insieme al biondo dato che era venuto a prendermi lui quel giorno.
- esatto, complimenti! – squittì lei in una risatina sommessa tornando eretta e sovrastandomi come sempre con la sua altezza, lasciando che la sua cascata di ricci accesi le scendesse lungo le spalle.
Aveva conosciuto il mio migliore amico un’estate prima sempre dopo che lui era passato per accompagnarmi a casa ed erano subito andati d’accordo, come dar loro torto.
Una scozzese e un irlandese, come non potrebbero fare faville insieme?
- allora.. che ne dici se andiamo? Sta cominciando a fare freddino – se ne uscì il mio ragazzo ritirando dentro l’abitacolo il braccio che aveva allungato verso di me, lanciando un’occhiata veloce alla ragazza accanto a me.
- già, è meglio che cominci ad andare anche io prima che qualcuno mi stupri.. – commentò anche lei con sarcasmo strappandomi una risatina che non passò inosservata, infatti appena si girò per andarsene la trattenni per un braccio.
- se vuoi possiamo darti un passaggio noi, non c’è problema – ipotizzai senza neanche chiedere prima a Zayn, sapendo che in ogni caso avrebbe fatto come preferivo io alla fine.
- oh davvero? Sicura che non disturbo? – abbozzò subito stupita sgranando gli occhi verdi prima verso di me e poi verso il moro che si era ormai arreso a un sospiro pesante.
- no, vieni pure – risposi cordiale aprendole la portiera posteriore dell’auto in un sorriso prima di fare il giro contrario e salire al posto del passeggero, sentendo all’istante il profumo dolce del mio fidanzato entrarmi nei polmoni, questa volta però forse un po’ più appesantito.
Sentii la porta dei sedili dietro ai nostri chiudersi dopo la mia e diedi per scontato che Zayn sarebbe rimasto al suo posto dato che non eravamo soli quella volta, ma non feci in tempo a tirarmi la borsa sopra le gambe che lo vidi allungarsi dolcemente verso il mio viso fino a catturare le mie labbra nelle sue in un respiro mozzato di entrambi.
E come ogni volta fu come se tutto il mondo fosse sparito per qualche secondo, come se non ci fosse stata Stephanie a guardarci, come se fossimo stati da soli in chissà quale angolino buio.
Ricambiai quel suo bacio trovando ben presto la forza di tornare a respirare ma avvertii di nuovo un odore più pungente e pesante del solito nell’aria, ma lasciai perdere nell’esatto momento in cui Zayn si staccò dalla mia bocca in uno schiocco che rimbombò in quel silenzio imbarazzante.
Per fortuna la macchina prese ben presto strada e anche la radio cominciò a farsi sentire con delle canzoncine fin troppo allegre per il clima di quel giorno per me, ma sicuramente piacevoli.
- abito alla terza traversa di Oxford Street – cominciò a dettare la rossa arrampicandosi appena sul mio sedile per indicare al moro accanto a me il percorso giusto mentre io rimasi in silenzio ad annusare ancora l’ambiente chiuso riconoscendo poi infine l’odore del tabacco che mi fece storcere il naso.
Che diamine stava succedendo? Che mi ero persa?
Non poterono non passarmi per la mente le immagini di chissà quale ragazza ribelle, piena di tatuaggi e dai lunghi capelli scuri con una sigaretta alla bocca, che avesse potuto portare Zayn là dentro e mi piegai in una smorfia sinistra e poco promettente.
- grazie mille, siete stati gentilissimi. Ci vediamo presto! – le parole di Stephanie mi giunsero alle orecchie in un suono ovattato, reagii in un mezzo sorriso solo quando la sentii sporgersi verso la mia guancia per lasciarmi un bacetto di ringraziamento sulle gote, regalare un sorriso anche al moro e poi sparire scendendo dall’auto lasciandoci così soli.
Poteva anche essere stato il profumo della riccia, ma per quanto potessi sapere lei non fumava..
In ogni caso appena la portiera posteriore si richiuse dietro di noi tornai ad annusare timidamente l’aria dell’abitacolo con timore, diminuendo sempre di più ogni dubbio che avessi avuto prima.
Incrociai le braccia sotto al seno in uno sbuffo e osservai il ragazzo vicino a me portare una mano sul cambio distrattamente, guardandosi intorno tra i vari specchietti della vettura.
- aspetta un attimo – lo fermai quando fece per riportare le mani sul volante e schiacciare sull’acceleratore, torturandomi un labbro nervosa.
- che c’è? Hai dimenticato qualcosa? – chiese confuso e con un tono davvero fin troppo tranquillo per i miei gusti.
- no però.. volevo sapere una cosa – mormorai aspettando che si rilassasse e che lasciasse ogni intenzione di rimettere in moto l’auto, finché lo vidi voltarsi verso di me disponibile.
- ci.. ci è salito qualcun altro qua, vero? – borbottai fissandolo con fare quasi accusatorio, puntando gli occhi nei suoi che si sgranarono appena.
- ho dato un passaggio anche io a un mio collega, era per questo che mi trovavo dalle parti di Harrods prima – balbettò nervoso aggrottando leggermente le sopracciglia scure.
- ah sì? E chi era sentiamo? – continuai a domandare sicura che mi stesse nascondendo qualcosa, qualcosa che sarei riuscita a scoprire in un modo o nell’altro.
- non capisco cosa ti possa interessare, però si chiama Mark, forse l’hai anche visto qualche volta al bar.. è un ragazzo biondo alto, pelle chiara.. – spiegò parlando in fretta come una macchinetta.
- mm.. e questo Mark fuma quindi – affermai con sicurezza respirando ancora una volta l’aria e riconoscendo chiaramente l’odore del tabacco.
- oh.. beh, sì fuma.. – abbozzò sgranando ancora di più gli occhi grandi e passandosi una mano tra i capelli nervosamente, fino a che un nuovo pensiero si insediò nella mia testa.
- puoi darmi solo un attimo la mano? – gli chiesi a quel punto sciogliendo le mie braccia incrociate e guardando con attenzione il moro che rimase immobile, colpito dalla mia richiesta.
- andiamo Scar cos’è, un interrogatorio? Non possiamo andarcene? – se ne uscì gesticolando malamente e col chiaro intento di cambiare argomento.
- se è un interrogatorio lo decido io, comunque dammi e stai zitto – insistetti afferrando con un gesto veloce la mano che lui stava tenendo a mezz’aria, tirandola verso di me e vedendolo alzare gli occhi al cielo agitato.
Gli lanciai un’occhiata che avrebbe dovuto fargli intravedere i miei pensieri, infatti in uno sbuffo ben presto abbassò lo sguardo ai suoi pantaloni mentre io mi portai le sue dita ad altezza del naso e le annusai brevemente, trasalendo quando mi accorsi di aver ragione.
- Zayn hai fumato? – sputai quelle parole con acidità, abbassando subito la sua mano al mio ginocchio tornando a puntare gli occhi nei suoi che quella volta rimasero bassi in un suo sospiro.
- non capisco cosa vuoi ottenere.. – borbottò scuotendo la testa seccato.
- non mi hai ancora risposto, allora? – lo incitai nuovamente sporgendomi anche un po’ in avanti per poterlo osservare meglio.
- non ho fumato – sussurrò come un bambino che cerca di nascondere chissà quale guaio.
- Malik c’è puzza di fumo in tutta la macchina e la tua felpa e le tue mani non sono da meno, non dirmi cazzate – lo ammonii ormai con tono duro, riuscendo finalmente a catturare la sua attenzione dato che alzò gli occhi nei miei timidamente.
Rimase lì immobile a fissarmi in un centinaio di modi diversi nello stesso istante, mordicchiandosi la parte interna della guancia come faceva di solito quando era sotto pressione.
- te lo chiedo di nuovo. Hai fumato? Non sono qui per fare il carabiniere, semplicemente mi sono fidata di te per quattro anni e non ho intenzione di smettere stasera – dissi ancora cercando di tranquillizzarlo sebbene la stretta severa che avevo ancora sulla sua mano non fosse molto promettente.
- è stato Mark a insistere, io non l’avrei mai fatto se lui non.. – cominciò a parlare ben presto però interrotto da me.
- quindi l’hai fatto – puntualizzai sporgendomi maggiormente verso di lui un’ultima volta aspettando che mi rispondesse.
A quella mia frase non disse nulla per un po’, poi infine annuì in un sospiro che contagiò anche me.
- Zayn.. sai quanto questo ti faccia male.. – mormorai con tono più dispiaciuto trovandomi ad accarezzare la sua mano distrattamente.
- ma è stata solo una sigaretta, non succederà più credimi – ribatté in una smorfia.
- senti, come ti ho già detto non sono né tua madre né un dottore specializzato in chissà cosa, però ti voglio solo ricordare cosa ti è successo l’ultima volta. Sei finito all’ospedale, con delle dannate flebo attaccate ovunque e col dolore dei tuoi amici, e del mio – cominciai a dire anche se quello che uscì dalla mia bocca sembrò più che altro una ramanzina.
- non sono arrabbiata, posso capire che sia stato un momento particolare, ma lasciami solo dire che non mi andrebbe di venire a sapere tra qualche mese che sei di nuovo svenuto in mezzo alla strada per un’insufficienza cardiaca Zayn – sussurrai usando le giuste parole, sperando che il messaggio gli arrivasse al meglio.
- sul serio, non capiterà più. È stato solo che.. Mark aveva alzato il finestrino e si era messo a fumare, poi ha insistito che prendessi una sigaretta anche io e dopo un po’ ho accettato. Ma come hai detto tu è stato solo un momento particolare, stai tranquilla – ammise dispiaciuto, incrociando di nuovo gli occhi ai miei.
- voglio davvero stare tranquilla, e mi fido anche di te come ho sempre fatto – gli diedi corda allungandomi sul sedile verso di lui, catturando la sua completa attenzione.
- solo non deludermi, ok? – mi raccomandai a una spanna dal suo viso, trovando la calma per accarezzargli appena una guancia con la mano.
Aspettai che annuisse con la bocca socchiusa e mi permisi di eliminare quei pochi centimetri che ci dividevano posando le labbra sulle sue dolcemente, accolta subito dalla sua risposta positiva.
Cercai di passare oltre all’odore pungente che proveniva ancora dal suo viso e dai suoi vestiti e lo baciai con un po’ più di convinzione, perdendomi a strusciare il naso contro al suo sentendolo allungare una mano lungo la mia schiena.
- scusami amore, davvero – abbozzò con tono afflitto una volta che conclusi il bacio lentamente, prima di tirarmi tra le sue braccia in un abbraccio dispiaciuto.
- ehi devi scusarti con te stesso, non con me – precisai in un sorriso aggrappandomi come potei alle sue spalle affondando la testa nell’incavo del suo petto, beandomi della sua stretta conosciuta ed esperta sul mio corpo ma con un peso in più nel cuore quella volta.
 
 

 
- no Lucas, non puoi continuare a spintonare la mia macchina verso il burrone, vinci la gara da uomo! – sbottai stringendo tra le dita il joystick del video gioco con cui stavo giocando insieme a mio fratello, lamentandomi dei suoi continui tentativi di barare.
- ma è più divertente così, non rompere! – ribatté tenendo gli occhi cioccolato fissi al televisore del salotto davanti a noi, interessato alla partita.
- più divertente un corno, pensa a guidare lungo la strada invece di mettermi fuori gioco! – esclamai allucinata cercando in ogni modo di resistere alla sua auto che stava insistentemente spingendo la mia fuori dal percorso.
- tu ti metti fuori gioco già da sola, non c’è bisogno del mio aiuto – mi sfotté facendomi la linguaccia per quanto riuscii a vedere con la coda dell’occhio prima che il mio cellulare sul tavolino lì accanto potesse cominciare a suonare lasciando una vecchia canzone di Eminem invadere la stanza.
- se è il tuo moroso giuro che lo ammazzo stavolta, sono le dieci di sera dannazione – borbottò all’istante mio fratello strappandomi un sorrisetto, prima che velocemente potessi mettere in pausa la console per afferrare il mio telefono e leggerci sopra un nome che mai avrei sospettato.
- allora, che vuole? – ringhiò ancora Lucas quando ormai avevo cominciato a sorridere.
- non è Zayn, è Harry – lo corressi stupendomi delle mie stesse parole, accettando la chiamata e portandomi il cellulare all’orecchio alzandomi anche dal divano.
- ah te la fai anche col riccio adesso? Complimenti – commentò lui meritandosi una cuscinata in faccia da parte mia accompagnata da qualche imprecazione.
- dimmi pure – risposi all’apparecchio allontanandomi dal ragazzo che mi aveva guardato in cagnesco, dirigendomi invece verso la mia camera.
- sì ecco.. ehm.. prima di tutto scusa per l’ora.. – balbettò nervoso il mio interlocutore facendomi scuotere la testa.
- oh non preoccuparti, tanto non stavo facendo niente di importante – dissi cordialmente entrando dentro la mia stanza e chiudendomi poi la porta alle spalle per non essere disturbata.
- meglio così perché.. insomma.. volevo parlarti di quello che mi avevi detto l’altra settimana su nella mia casa estiva – ammise facendo crescere un sorriso sul mio volto, accompagnato da un nome lampeggiante nella mia mente: “Nicole”.
- finalmente ti sei deciso ad ammettere tutto, eh vecchio volpone? – scherzai sedendomi sul letto e riconoscendo quasi un accenno del profumo di Zayn tra le coperte se facevo ben attenzione.
- non cominciare, è che.. c’ho pensato molto in questi giorni e forse.. diciamo.. insomma tu mi avevi detto che avresti potuto aiutarmi e.. – borbottò facendomi urlacchiare un secondo.
- certo che ti aiuto! Cavolo, sono così felice per voi! – squittii con gli occhi a cuoricino al sol pensiero di Harry e Nicole insieme.
- veramente non c’è nessun “noi”, calmati – mi riprese Harry in un sospiro stanco.
- non ancora, ma con il mio aiuto la conquisterai in un baleno, credimi! – ribattei felice di poter fare qualcosa per il mio amico.
- mi basterebbe anche solo un abbraccio da lei, sono un po’ disperato al momento se non l’hai intuito – commentò strappandomi una risatina che si perse tra le pareti chiare.
- tu, Harry Edward Styles, disperato perché una ragazza non ti fila? Cavolo, non pensavo che la situazione fosse così terribile! – lo presi in giro appoggiando la schiena al muro accanto al letto, abbracciandomi le gambe come una bambina.
- quindi sul serio mi aiuterai? – domandò ancora lui dopo una risata forzata.
- ovvio, non sai da quanto tempo sto aspettando questo momento! – accettai all’istante in un guizzo di felicità.
- allora cosa aspetti ancora? Dammi qualche dritta! – mi incitò stupendomi per la sua richiesta tanto affrettata.
- ma come? Adesso sul momento? – abbozzai confusa dalla sua audacia.
- dai dimmi cosa posso fare, in questi giorni sto seriamente rischiando di impazzire! – esclamò con frustrazione strappandomi un altro sorriso colpito.
- dipende, tu di solito come la tratti? Di voi so solo che la riaccompagni sempre a casa dopo lavoro – dissi con sincerità trovandomi forse un po’ in difficoltà a spargere così consigli.
- ma non lo so.. io credo.. le parlo normalmente. Cerco di fare il simpatico ma il più delle volte mi impappino con le battute e finisco solo col fare delle grandi figure di.. – spiegò ma non lo lasciai finire, opponendo la mia voce alla sua.
- beh allora dovresti cercare di fare qualcosa per valorizzarti rispetto agli altri, devi fare qualcosa di particolare – gli consigliai, almeno quella volta sicura delle mie parole.
- la riaccompagno già a casa ogni giorno, e tra l’altro non sai quanto sia stato difficile anche solo quello, cos’altro potrei fare? – sbottò mettendomi in difficoltà in parte.
Cosa avrebbe colpito me?
- sicuramente anche solo quando parli con lei cerca di comportarti in modo diverso da come fai con gli altri, falle capire di essere speciale per te – dissi con sincerità ricordandomi ai tempi della scuola di come Zayn cambiasse sempre in meglio quando era con me, di come certe battute non le regalasse a nessun altro tranne che a me.
- per esempio? Dammi qualche idea ti prego! – mi pregò con tono afflitto facendomi sospirare un’altra volta.
- non so.. dalle un soprannome magari. Qualcosa in cui lei possa sentirsi unica quando pensa a te – ipotizzai anche se in effetti Zayn non mi aveva mai affibbiato nomi strani in passato, mi era sempre bastato sentirmi chiamare “Scar” da quella sua voce piena.
- dici? Quindi lei pensa a me ogni tanto? Ommioddio – urlacchiò come una ragazzina portandomi di nuovo a ridere per quel suo strano atteggiamento.
- è una ragazza, noi pensiamo molto a queste cose, è ovvio che abbia pensato a te ogni tanto – gli diedi corda sentendolo di nuovo squittire felice.
- oh mamma.. qualcos’altro? – mi chiese ancora in cerca di nuovi spunti.
- che ne so.. comprale qualcosa – provai a dire ancora tra le risate di poco prima, scuotendo la testa rendendomi conto della strana situazione.
non stiamo andando un po’ troppo veloci? – obbiettò però a quel punto distrattamente.
- povero piccolo innocente Harold, io intendevo che tu puoi comprarle qualcosa poi magari fare finta che fosse di tua sorella che non lo vuole più e darlo a lei con un bel sorrisone gentile stampato in faccia – mi spiegai meglio sentendolo illuminarsi alle mie parole.
- sai tesoro, sei proprio un gentiluomo mancato – si congratulò Harry apostrofandomi in quel suo solito soprannome impertinente.
- è tutta colpa di quel pazzo di Zayn se ne so così tante sui metodi per fare colpo, ne usa uno nuovo ogni settimana quasi – ammisi in una risata ripensando anche solo al suo tentativo mancato di fare il ragazzo galante e riaccompagnarmi a casa senza avermi avvertito.
- perfetto, quindi sarai felice di condividere le sue pillole di saggezza con me, vero? – abbozzò speranzoso facendomi di nuovo ridacchiare divertita.
- vedrò quello che riesco a fare.. – mormorai abbassando lo sguardo al piumone rosso granata sotto le mie gambe.
- allora senti, io adesso vado a farmi venire in mente qualche nuova idea, però grazie mille! Sono in debito con te, ricorda!cercò di congedarsi in un mio sorriso.
- sì ma fammi sapere poi se succede qualcosa, adesso mi ritengo ufficialmente immischiata nella vostra tresca amorosa – gli ricordai prima che potesse riattaccare il telefono.
- ovvio, grazie ancora tesoro! – mi salutò un’ultima volta chiudendo poi la chiamata e lasciandomi lì ferma a sorridere come un ebete, neanche fossi davvero dentro la loro storia.
Ancora con il sorriso sulle labbra feci per alzarmi dal letto quando un’icona lampeggiante sullo schermo del mio cellulare mi fermò, allora incuriosita aprii quello che scoprii essere un messaggio trovando il nome della mia migliore amica.
Scarlett posso dirti una cosa?” trovai scritto semplicemente, uno dei messaggi sicuramente più scritti che avessi ricevuto da lei.
Certo” risposi semplicemente curiosa di quello che avrei potuto trovare poco dopo e allo stesso tempo stranita che non mi avesse chiamata.
- Scarlett muovi il culo, giuro che se non arrivi subito riattacco il gioco e finisco la gara senza di te! – mi urlò mio fratello dall’altra stanza ridestandomi dai miei vari pensieri.
- sì due minuti e arrivo, non rompere Lu! – gli risposi a tono sentendolo sbuffare rumorosamente nel salotto.
Tzè, i maschi e i loro videogiochi.
Io e Liam ci stiamo risentendo” quel nuovo messaggio da parte di Camille arrivò tra le mie varie urla contro Lucas e all’inizio ebbi seriamente creduto di aver letto male.
Come? Ma dici sul serio?” scrissi velocemente incredula di quello che avevo appena saputo.
Da una settimana ormai, scusa se non te l’ho detto prima” mi rispose dopo un po’ sgranando ulteriormente i miei occhi.
Sono felicissima per voi Cam!” digitai lasciandomi a un altro sorriso, tanto che la mascella cominciò forse a dolermi un po’.
Però non so che fare, non è più la stessa cosa di due anni fa” mi arrivò ancora facendomi sospirare.
Ovvio che non è più lo stesso, le cose e le persone cambiano. Ma sono sicura che voi riuscirete a farcela di nuovo” risposi sicura dei miei pensieri e delle mie aspettative quella volta.
A quanto pare tutti quel giorno avevano pensato bene di farmi capire quanto fossero innamorati..
Harry era tutto arcobaleni e unicorni, Camille vedeva luci speranzose ovunque, io semplicemente avevo deciso di fidarmi di Zayn e delle sue parole.
Perché non era quello alla fine il vero amore?
L’amore non erano dei nomignoli dolci, dei regali, dei momenti romantici; l’amore era il momento in cui decidi di lasciare tutte le tue aspettative e di abbandonarti a un’altra persona.
L’amore si fa vedere davvero quando capisci di doverti semplicemente fidare delle parole di qualcuno senza la paura di essere deluso, quando ti rendi conto di poter lasciare ogni preoccupazione.
Perché l’amore era, in effetti, dimenticare ogni preoccupazione e vivere quello che viene al momento.
















Buonsalve!
E' tardissimo e non so bene perchè sono qui la notte prima di uno dei giorni più belli della mia vita ad aggiornare la FF.. l'ho fatto per tutte quelle ragazze che in questi due giorni rimarranno a casa e chi lo sa.. magari si tireranno un po' su di morale in qualche modo.
Quindi questo è per VOI.
Spero che vi sia piaciuto il capitolo, ci sentiamo in settimana..
Aggiornerò sabato 25 e su twitter sono @birbi_alex
Dai vado a dormire che domani mi devo svegliare presto, un bacione a tutte davvero!

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Capitolo 12
*** Illuminami ***






Do you ever wonder if the stars shine out for you?
Ti sei mai stupita se le stelle splendono per te?
(Ed Sheeran - Autumn leaves)




CAPITOLO 12
 

Lasciai che il getto d’acqua mi riscaldasse di nuovo la schiena nuda e mi piegai a un sospiro beandomi del tepore nel quale i vetri della doccia erano patinati e nascondevano il mio corpo umido.
Come se non bastasse piegai anche la testa sotto l’acqua in modo che i capelli lunghi tornassero a bagnarsi sotto le mie dita, facendomi rilassare.
Non avevo nessuna voglia di fare qualunque cosa quel mattino, il mio unico impulso era stato muovermi sino al bagno per farmi una doccia calda ma sarebbe stato l’ultimo sforzo della giornata.
Mi misi a canticchiare una delle ultime canzoni dei The Script chiudendo gli occhi e aspettando che il getto caldo mi bagnasse anche le spalle, quando tre colpi duri alla porta della stanza mi fecero sussultare.
- Scar sei lì dentro? – mi chiamò una voce piena dall’altra parte dell’uscio facendomi a sbuffare.
- sì e chiunque tu sia sappi che stai disturbando il mio bagno rilassante, ci sarà un girone di inferno anche per te – risposi col mio solito sarcasmo senza neanche chiudere l’acqua che aveva continuato a scendere lungo la mia pelle lattea verso ogni mia curva.
- sono io, Zayn! Ho bisogno di parlarti! – ribatté quello che scoprii essere il mio ragazzo dal corridoio facendomi sgranare gli occhi e finalmente portando un po’ di lucidità in me.
- sul serio sei tu? Che diamine ci fai qui la domenica mattina?! – sbottai incredula chiedendomi sul serio cosa ci facesse lui in casa mia a quell’ora e soprattutto senza aver avvisato.
- mi ha fatto entrare tua madre, te l’ho già detto che dobbiamo parlare – disse ancora mentre io colpita mi allungai verso un appendino sopra la doccia per prendere un asciugamano grande che avrebbe potuto asciugarmi a dovere.
- sai, quel “dobbiamo parlare” mi sta spaventando un pochino, in genere nei film voi maschi usate sempre questa frase per scaricare la ragazza di turno – ammisi distrattamente avvolgendomi nell’asciugamano dopo essermi strizzata i capelli ancora zuppi.
- non sei la ragazza di turno e non ho la minima intenzione di lasciarti, ora posso entrare? Ho una cosa da dirti – insistette facendomi tirare un sospiro di sollievo ma anche un sorrisetto compiaciuto.
- seh ti piacerebbe.. esco io adesso, aspetta un attimo – lo fermai in una risata aprendo le ante della doccia per posare i piedi sul pavimento freddo, in cerca subito delle ciabatte.
Andai velocemente davanti allo specchio per scrollarmi un attimo i capelli bagnati e ricci in quel momento dell’acqua che era rimasta, prima di sistemarmi un’ultima volta stringendomi meglio l’asciugamano attorno al corpo e aprire la porta del bagno incontrando il freddo del corridoio e anche la faccia di Zayn che non tardò ad animarsi in un sorriso vedendomi solo con addosso quel tessuto morbido.
Con una mano mi tenni l’asciugamano ben tirato sopra al seno e con quella libera mi richiusi la porta alle spalle, tenendo lo sguardo fisso in quello del moro davanti a me notando quel suo sorrisetto sghembo e fin troppo furbo aprirsi sempre più.
- non mi guardare così, sembri un maniaco – lo ammonii puntandogli un dito contro in una risatina sommessa, vedendolo subito alzare le mani al cielo con innocenza mantenendo però gli occhi fissi sul mio corpo.
- io sono quì bravo e buono, non sto facendo nulla – obbiettò sempre in quel sorriso malizioso seguendomi dato che mi incamminai verso la mia camera infreddolita.
- hai la faccia da allupato invece, vedi di calmarti – commentai girandomi verso di lui solo raggiunta la porta della mia stanza dietro la quale sparii dopo qualche secondo sentendolo imprecare all’istante.
- andiamo Scar, non posso entrare? – borbottò in una risata quando ormai l’avevo chiuso fuori e mi ero sfilata l’asciugamano di dosso, infilandomi subito l’intimo ridacchiando.
- ogni cosa ha il suo tempo Malik, mamma mia! – esclamai scuotendo la testa divertita cercando un cambio da mettermi.
- piuttosto cos’è che volevi dirmi? Adesso sono tutta orecchi! – ripresi quel suo discorso di poco prima frugando nel mio armadio.
- non è esattamente una cosa da raccontare urlando e divisi da una porta, credimi – spiegò incuriosendomi un po’ a dir la verità, strappandomi un ulteriore sorriso.
- devo preoccuparmi? – domandai a gran voce allungandomi al ripiano successivo trovando con lo sguardo una maglia bianca pulita e piegata.
- direi di no, però rimarrai a bocca aperta secondo me – rispose facendo crescere in me sempre più quella curiosità, finché riuscii ad afferrare quella maglietta e infilarmela velocemente.
- dai entra, ma non fare casino – gli diedi il via per varcare la porta a quel punto dato che la maglia tra l’altro era lunga e mi copriva anche gran parte del sedere; i pantaloni me li sarei messi dopo.
Continuai a frugare nel mio armadio in cerca di dei leggins o qualsiasi cosa avesse potuto coprirmi le gambe nude, girandomi verso la porta solo quando la sentii richiudersi lentamente mostrando Zayn in piedi timidamente di nuovo a fissarmi.
- avanti, parla. Sempre se il gatto non ti ha mangiato la lingua – aggiunsi poco dopo ridacchiando tra me e me sentendo lo sguardo del moro puntato su di me.
- sappi solo che sei molto appetibile disse come premessa sedendosi sul letto e torturandosi le mani nervosamente, riuscendo a piegarmi in una risata.
- sì ma vai avanti, quella parte la so già – borbottai divertita cercando ancora qualcosa da mettermi, denigrando i suoi tentativi di seduzione.
- allora.. – cominciò a dire in un sospiro pesante e quando mi voltai nuovamente verso di lui, che si era seduto sul materasso dietro di me, lo trovai a fissarmi il fondoschiena ricevendo in faccia una delle prime magliette che mi capitò sotto mano - ..sì, insomma.. stavo dicendo.. quindi.. diciamo che ieri sera Liam mi ha chiamato – riprese un po’ di coscienza a quel punto prendendo la maglia che gli era arrivata addosso e gettandola sul letto dietro di se.
In quel momento i messaggi di Camille della sera prima mi tornarono in mente, allora sorrisi sapendo già cosa mi avrebbe detto di lì a poco il mio ragazzo.
- se sei venuto qui a dirmi che lui e Camille stanno ricominciando a vedersi sei arrivato tardi, me l’ha già detto lei – precisai all’istante con un sorriso beffardo sul viso, riuscendo finalmente a togliere la sua attenzione dal mio corpo dato che alzò gli occhi nei miei stupito.
- allora sai già? – mormorò passandosi le mani sui jeans scuri e stretti.
- insomma.. so quello che mi ha detto lei ieri – affermai a bassa voce afferrando finalmente un leggins nero tra le mani.
- quindi saprai sicuramente anche che sono andati a letto insieme – tagliò corto lui facendomi sobbalzare, tanto che mi girai completamente nella sua direzione spalancando le pupille e schiudendo la bocca allucinata.
- che hai detto? Anzi, chi l’ha detto a te? – urlai incredula delle sue parole guardandolo esterrefatta.
- appunto.. Liam me ne ha parlato ieri sera – rispose tranquillamente contrario a me.
- e fammi capire, quando sarebbe esattamente successa la cosa? – chiesi avanzando verso di lui curiosa.
- a quanto pare ieri pomeriggio, mi ha raccontato che sono usciti insieme tutto il giorno fino a che, non chiedermi come, sono finiti a casa Payne.. – spiegò brevemente lasciandomi lì in silenzio ad ascoltarlo.
- e perché dannazione Cam non mi ha detto niente? – sbottai allucinata incrociando le braccia sotto al seno in uno sbuffo.
- no? – abbozzò colpito anch’esso tenendo gli occhi fissi ai miei.
- mi ha solo scritto che stavano tornando a frequentarsi, ma se permetti c’è un bel po’ di differenza tra vedersi e andare a letto insiemeribattei infastidita cominciando anche a gesticolare.
- ehi ma non hanno fatto niente di male.. è da due anni che cerchiamo di farli riappacificare, non è meglio così? – se ne uscì Zayn con davvero troppa calma rispetto a me.
- sì ma non pensavo già dopo neanche una settimana e poi mi sarebbe piaciuto venirlo a sapere dalla mia migliore amica, non da te – esalai nervosa piegandolo in un sorrisetto divertito.
- pensavo che potesse farti piacere, insomma.. io sono contento per loro – disse in sua difesa con tono più basso, quasi con la paura di darmi contro.
- anche io lo sono, però mi aspettavo che almeno lei me l’avrebbe detto – ringhiai storcendo un lato della bocca e parandomi davanti a Zayn in uno sbuffo.
- se non l’ha fatto avrà avuto sicuramente i suoi motivi, cerca di capirla.. è strano anche per lei credo – aggiunse allungando una mano verso di me fino a posarla su un mio fianco e accarezzarlo appena col pollice.
- ehi non difenderla, tra migliori amiche ci si dice tutto – lo rimproverai alzando un dito contro il suo viso in un sorrisetto divertito, posando l’altra mano sulla sua spalla.
- non lo metto in dubbio, però dalle tempo.. non tutti sono schietti come te, sai? – abbozzò in un altrettanto sorriso speciale alzando una parte della bocca come al solito, puntando una fossetta sulla sua guancia.
- vale lo stesso per te Malik – lo zittii con un’occhiataccia che lo fece sorridere maggiormente tanto che strizzò gli occhi dolcemente in quel modo adorabile.
- quindi non contraddirmi, ti devo ricordare chi ha sempre ragione nella coppia? – lo stuzzicai attendendo una sua risposta che non tardò ad arrivare.
- tu? – ipotizzò alzando le sopracciglia colpito.
- la donna, quindi sì io.. e non sfottere! – ribattei incattivita quando cominciò ad annuire teatralmente alle mie parole solamente per darmi ragione in un broncio bonario.
- non ti sto sfottendo, non mi permetterei mai! – disse ancora retorico alzando in aria la mano libera che venne ben presto in cerca della mia anch’essa libera e senza un impiego, afferrandomela dolcemente tra sue dita.
Rimasi immobile attenta solo alle nostre dita intente a cercarsi tra loro tanto che non mi accorsi del suo viso che si era allungato verso il mio bramoso delle mie labbra che non tardò a raggiungere.
Solo quando racchiuse i nostri respiri in un bacio sentito mi piegai appena verso di lui per non farlo scomodare troppo, spinta anche da un suo braccio che si era avventurato dietro alla mia vita stringendomi a sé.
Fui felice di non sentire più l’odore di fumo del giorno prima baciandolo con trasporto, lasciandomi andare alla sua presa calda e alle sue labbra piene e morbide.
- stiamo bisticciando un po’ troppo ultimamente, non trovi? – mormorò poi dopo avermi mordicchiato appena il labbro inferiore in un sorriso, con un tono che mi fece salire la pelle d’oca lungo tutta la schiena.
- non lo facciamo sempre? – risposi strusciando il naso contro al suo e posando un ginocchio sul letto accanto al suo corpo per non sbilanciarmi col peso.
- sì ma alla fine facciamo sempre pace – precisò lui continuando a sorridere sulla mia bocca lasciando vagare una mano dietro la mia schiena coperta solo da quella maglietta sottile.
- e adesso cosa avresti intenzione di fare? – borbottai con ovvietà nascondendo un ghigno contro la barbetta fina sotto il suo naso.
- io avrei una mezza idea.. – abbozzò con voce più roca ricambiando il mio sorrisetto che venne però travolto da un mio bacio, cosa che lui aveva bramato fino a quel momento dato che rafforzò la presa sul mio corpo tanto da tirarmi maggiormente fino a farmi cadere insieme a lui all’indietro sul letto.
Mi lasciai ad un sorriso senza preoccuparmi più di niente, continuando a baciarlo e allacciando le braccia attorno alle sue spalle con ardore, sentendo anche le sue mani stringere il mio bacino contro al suo in un sibilo.
I miei capelli umidi scesero lungo la sua fronte ma non sembrò farci troppo caso, anche lui era impegnato sulle mie labbra in dei baci bramosi che mi portarono a schiudere la bocca sempre più.
Mi sistemai meglio sopra Zayn sebbene sapevo che ben presto si sarebbe mosso in qualche modo, accarezzandogli la mascella squadrata con sicurezza.
Lo sentii infatti agitarsi sotto di me fino a sollevare appena un ginocchio tra le mie gambe, prendendo il giusto slancio per ribaltare le nostre posizioni e salire sopra di me in un risolino di entrambi.
Non tardò allora ad allungare una mano lungo la mia coscia accarezzandomi quel tratto di pelle nuda scendendo allo stesso tempo a baciarmi il collo con esperienza, riportandomi brevemente alla realtà.
- Zayn c’è mia madre di là.. – obbiettai a quel punto in un sospiro mozzato quando succhiò con le labbra una parte sensibile della mia gola.
- sì ma tu sei qua e sei.. stupenda – mormorò continuando il suo percorso con i baci e salendo con la mano dalla mia coscia lungo il fianco fino a infilarsi sotto la mia maglia portandomi a inarcare la schiena, facendo scontrare il mio ventre al suo petto.
- davvero, non so se è il caso – dissi ancora sentendo subito dopo la mia maglia sollevarsi maggiormente, lasciando così scoperto gran parte del mio torace; e sentire le sue dita affusolate passare sopra alla mia pelle calda fu come una droga.
- dai allora faremo in fretta – se ne uscì strappandomi una risatina.
- su questo non avevo dubbi guarda – commentai con sarcasmo in una risata che lui fermò pizzicandomi i fianchi scoperti con le mani e facendomi così sussultare sotto al suo corpo.
- la smetterai mai di sfottere anche tu? – mi chiese retorico risalendo con la bocca e raggiungendo così le mie labbra tirate in un sorrisetto divertito, permettendomi di allacciare di nuovo le braccia attorno al suo collo.
- mai amore, mai – promisi in quel sorrisetto arrendendomi a un altro di quei baci che avevano poco da dire, ma tanto da dare.
Mi bastò sentirlo sorridere tra i nostri schiocchi e persi davvero ogni preoccupazione, decidendo di nuovo di fidarmi di lui.
Come sempre.
 
 




 
- e pensare che stamattina avevo programmato di starmene tutto il giorno sul divano a poltrire, invece sono qui con te.. – esclamai osservando il prato sterminato intorno a noi interrotto ogni tanto da qualche albero e sentiero, posando meglio la testa sul petto di Zayn dietro di me.
Alla fine dopo la mattinata passata a casa mia in un modo o nell’altro era riuscito a convincermi a uscire, e ci eravamo fermati a sederci sull’erba ad Hyde Park sotto l’ombra di un grande albero.
Io in particolare ero appoggiata a lui e il moro si teneva con le braccia puntate a terra per sorreggere entrambi, lasciando le ginocchia piegate mentre io tenevo le gambe stese tra le sue, battendo il tempo con le dita distrattamente sulle sue cosce.
- ..a poltrire ugualmente, non è cambiata molto la cosa – concluse la mia frase piegandomi in una risata cristallina, mentre i miei occhi si persero al cielo abbastanza azzurro e solare quel giorno.
- almeno qui respiro un po’ d’aria fresca, di sicuro non fa male – obbiettai sospirando e godendomi la leggera brezza che ci arrivò addosso, sentendomi riparata da ogni male accanto a Zayn.
- ti ricordo che sono stato io ad insistere a farti uscire, direi che ne è valsa la pena – aggiunse lui appoggiando il mento alla mia spalla, rilassandosi in un sospiro.
- questa volta sì, anche se la prossima volta avvisa prima di piombare all’improvviso in casa mia – mi raccomandai ridacchiando e contagiandolo nella mia ilarità.
- sai perché non l’ho fatto? – domandò a quel punto sporgendosi lungo il mio collo.
- illuminami.. – gli lasciai il tempo di parlare alzando gli occhi al cielo, preparandomi mentalmente a sentire la cretinata del secolo.
- perché se ti avessi detto che ero per strada e che stavo venendo da te mi avresti mandato via a pedate nel sedere – disse infatti confermando la mia idea e strappandomi una risata sommessa.
- ehi la domenica è sacra, questo è quanto – brontolai giocherellando distrattamente con le pieghe dei suoi jeans tirati al ginocchio.
- per fortuna so come trattarti – sussurrò al mio orecchio prima di piegare il viso per darmi vari baci sulla guancia lentamente, lasciando intendere tra le righe quello che era successo quella mattina.
- già.. almeno quello – borbottai con sarcasmo sentendolo sorridere sulla mia pelle, anche se la cosa non lo fermò dal darmi tutti quei baci dolci e rumorosi che mi fecero arrossire ben presto.
E allo stesso tempo mi voltai appena verso di lui incrociando i suoi occhi luminosi, l’unica cosa che avrei potuto vedere per tutta la vita senza stancarmi mai.
Respirai il suo profumo e desiderai seriamente che quel momento si fermasse nel tempo in una foto almeno.
Non seppi che dare per poter rivivere quella scena altre mille volte: i suoi occhi profondi puntati nei miei, i nostri nasi a sfiorarsi, la mia schiena a contatto col battito del suo cuore, il cielo limpido sopra di noi, il vento a solleticarci i capelli e i nostri sorrisi quasi a formarne uno solo.
Era così che avrei voluto ricordarlo per sempre, quando sembrava ritrovare se stesso guardando me.
Mantenendo quel sorriso sincero mi allungai alle sue labbra trovandole già pronte per me, chiudendo gli occhi nel suo stesso istante e sentendo qualcosa esplodermi al centro del petto quando lui ricambiò il bacio felice.
Dovetti aggrapparmi meglio al suo petto per non scivolare all’indietro e ricambiare la lieve pressione che aveva fatto sul mio viso con quel bacio, sentendomi piena.
Rimasi immobile, inerme davanti a ciò che stava succedendo, con la paura di poter rovinare il momento con una delle mie frasi fuori luogo, allora semplicemente continuai a ricambiare quei suoi dolci e piccoli baci sperando davvero che non finissero mai.
Niente di nostro avrei voluto finisse mai.
Trovai la forza di riaprire gli occhi dopo un po’, incontrando i suoi appena schiusi ma che comunque riuscirono a incatenarsi ai miei.
E sarei potuta sembrare stupida, una ragazzina con un amore troppo grande tra le mani da gestire, ma con Zayn non avrei mai avuto paura di apparire diversa.
Per lui ero unica, non diversa.
Non avrebbe mai avuto niente davvero da ridire su di me, alla fine per lui tutti i miei apparenti difetti erano dei pregi.
Rimanemmo lì a baciarci per secondi, minuti, ore forse, senza che nessuno di noi due trovasse il coraggio di interrompere l’altro.
Chissà che sapore avevano davvero le mie labbra, chissà se a lui piaceva respirare il mio profumo, chissà fino a che punto mi amava.
Un giorno magari gli avrei chiesto se aveva anche lui le farfalle nello stomaco quando lo fissavo e poi sorridevo, se a volte davvero sentiva la mia mancanza semplicemente dopo una giornata faticosa, se mi pensava la notte prima di addormentarsi.
Avrei potuto domandarglielo una mattina nel letto ancora abbracciati tra le lenzuola, quando sarebbe stato ancora troppo stanco per sviare il discorso ma comunque di buon umore per dirmi quelle cose dolci.
E ne ero sicura, per quella volta avrei esitato a sdrammatizzare le sue parole con del sarcasmo.
Dopotutto ero una ragazza e anche se tentavo di nasconderlo vivevo delle attenzioni di Zayn, e per quanto maledissi le sue chiamate o i messaggi al mattino presto erano alcuni dei migliori modi per svegliarmi.
Lo sgridavo quando faceva improvvisate a casa mia nei momenti più diversi, quando mi abbracciava da dietro di colpo facendomi sobbalzare, quando mi faceva il solletico, quando voleva studiare con me, ma vivevo anche di tutte quelle cose.
Vivevo delle sue sopracciglia sempre inarcate in delle espressioni di disappunto, delle sue occhiatacce gelose, delle sue smorfie infastidite, delle sue mani che prendevano a stuzzicarsi l’una con l’altra per il nervosismo, vivevo dei suoi capelli strambi, dei suoi tatuaggi esagerati, della sua risata sguainata alle volte, dei suoi sbuffi dall’esasperazione, delle sue frecciatine pungenti e del suo ego.
Vivevo dei suoi abbracci in qualunque momento della giornata, dal mattino alla sera prima di ritirarci nelle nostre case, della sua camminata sicura, della sua barbetta sbarazzina e delle sottili occhiaie dopo una notte insonne.
Vivevo della sua voce roca dopo i baci o appena svegliato, del tremolio alla gamba quando era agitato, della mano che andava sempre a infilarsi nel ciuffo se si imbarazzava, delle sue linguacce, del suo accento marcato, del suo profumo penetrante e del suo umorismo sottile.
Vivevo di lui.
- sai cosa stavo pensando qualche giorno fa? – mormorò tra un bacio e l’altro rimanendo sempre a qualche centimetro dalle mie labbra.
- a cosa, sentiamo.. – sussurrai in un sorriso strusciando lentamente il naso contro al suo.
- che magari un giorno potremo fare un viaggetto noi due da soli, sarebbe.. bello – abbozzò tranquillamente accendendosi anch’esso in un sorrisetto luminoso, come anche i suoi occhi che vennero travolti da una luce felice.
- dici? E per “viaggetto” cosa intendi? – domandai a voce flebile per non interrompere l’atmosfera.
- beh non so.. potremmo anche prenderci una vera vacanza per qualche giorno e, diciamo, sparire in un altro paese – ipotizzò in un sorrisetto ilare facendo spallucce.
- in un altro paese? Addirittura? – esclamai colpita dalla sua proposta.
- sì sai esistono gli aerei, le navi, non c’è solo il Regno Unito – rispose divertito portandomi a sorridere insieme a lui.
- lo so ma.. dove mi porteresti scusa? – chiesi ancora decidendo di rimanere al gioco costruendo insieme quella nostra fantasia lontana.
- ti sto solo proponendo tre o quattro giorni di puro relax insieme a me e nel frattempo visitare qualche bel posto, tutto qui – disse semplicemente in un broncio adorabile che mi strinse il cuore.
Quel giorno era uno di quelli da segnare sul calendario, era sicuramente strano per me lasciarmi a quei discorsi da adolescenti pieni di sogni d’amore.
- per me va benissimo, però poi lo convinci tu mio padre eh – borbottai in una risata prima che lui potesse farsi forza su un braccio solo e stringermi sollevando l’altro, immergendo il viso tra i miei capelli e lasciandomi qualche altro bacetto sul capo.
Sorrisi finalmente allegra, decidendo di non pensare al mio orgoglio o qualsiasi altra cazzata, e mi lasciai trascinare sul suo petto fino a che in un risolino di entrambi il moro perse l’equilibrio sul braccio sinistro facendo cadere entrambi con la schiena contro l’erba fresca.
Mi rigirai di lato posando le mani sul suo petto caldo e sentendolo rafforzare la presa sul mio corpo con le braccia, posando la testa sulla mia dolcemente.
Anche Zayn avrebbe dovuto segnare quel giorno sul calendario probabilmente, non era da lui neanche farmi tutte quelle feste.. o meglio, di solito non me le lasciavo fare così come nulla.
- cosa mi hai fatto Malik? – domandai a bassa voce nell’incavo del suo collo in un sorriso solare.
- mm? – mugugnò non capendo le mie parole.
- andiamo, sei troppo buono con me oggi.. non è che mi nascondi qualcosa? – dissi ridendo e appoggiando la guancia sulla sua clavicola, socchiudendo quasi gli occhi.
- sono di buon umore, sto con te adesso – rispose neanche fossimo in un film, e quella frase che solitamente avrei denigrato all’istante con una battuta mi fece volare in alto i battiti, portandomi ad allungarmi sul suo corpo per stampargli qualche bacetto rumoroso sulla mascella.
- farò finta di crederci questa volta, hai vinto tu – mormorai sul suo collo facendolo ridere di nuovo.
Non erano risate portate da chissà quale simpatia, erano dei sorrisi ben marcati e allegri che sfociavano in quei singhiozzi adorabili.
- grazie mille – sibilò divertito rafforzando l’abbraccio e alzando così le braccia sopra la mia vita per stringermi, regalandomi parte del suo calore.
- mi sembra quasi di essere tornata una sedicenne in questo momento, mamma mia – ammisi senza vergogna a quel punto ricambiando il suo dolce abbraccio.
- ah bei tempi quelli.. quando riuscivo davvero a farti sciogliere per qualsiasi cosa – commentò facendomi ridere.
Non sapeva quanto mi succedesse ancora dopo quattro anni.
- sì, poi sono cresciuta e ho cominciato a conoscere alla perfezione le tue frasette da romanzo rosa – me ne uscii a tono solleticandogli col naso la pelle ruvida della guancia.
- dai però ho ancora i miei assi nella manica dopo tutto, la nottata a guardare le stelle con tanto di storia romantica non era niente male per esempio – ribatté con sicurezza finché trovai la forza per puntare i gomiti a terra e alzare la testa per guardarlo dritto negli occhi, sentendolo far scivolare la presa con le mani lungo i miei fianchi.
- sì, farò finta di credere che tu non l’abbia scopiazzata da un vecchio film romantico – abbozzai divertita portando le dita a giocherellare con i capelli un po’ più corti ai lati del capo.
- amore ti giuro che è tutta farina del mio sacco – esclamò con enfasi alzando anche le sopracciglia scure, piegando in un sorriso entrambi prima che potessi allungarmi e posare le labbra sulle sue abbassando le mani sulle sue gote morbide.
Non avrei mai smesso di sentirmi una piccola principessa salvata da quel bel principe, portata in salvo dal castello su un cavallo bianco e catapultata sul reame.
Sarei sempre stata una ragazzina che sognava una lunga vita col ragazzo che amava, non avrei potuto negarlo neanche durante la litigata più furiosa.
E ogni volta che sentivo Zayn chiamarmi in quel modo speciale l’unico desiderio che sentissi in corpo era il volerlo baciare fino a star male.
- e a giudicare da tutto questo vedo che le mie tecniche funzionano ancora – disse sorridendo sulle mie labbra e contagiando anche me, che arrossii visivamente come una ragazzina.
- sì ma queste cose devono rimanere tra noi, mica posso rovinare la mia reputazione per colpa tua oh – scherzai ricevendo un pizzicotto alla base della schiena accompagnato da una sua smorfia stupita, e come se non bastasse strizzò gli occhi in quel modo che sapeva sempre addolcirmi.
- non sia mai, per carità – stette al gioco in un broncio tranquillo, prendendo lui quella volta la posizione sporgendosi a catturare le mie labbra con ardore.
Avrei seriamente potuto rimanere su quel prato a baciarlo per giorni senza stancarmi mai, Zayn era tutto quello che mi bastava per andare avanti.
- ti amo – dissi fermando un istante i nostri baci in uno schiocco, vedendolo chiaramente aprirsi in un sorriso mozzafiato che mi regalò qualche altro anno di vita.
Lessi nel suo sguardo chissà quale messaggio che io in cuor mio già sapevo, anche se non credevo possibile che qualcuno potesse avere degli occhi tanto belli come i suoi.
Non era seriamente umano.
- io ti amo da morire – controbatté quasi ingordo di quella verità da allargare se possibile ancora di più il suo sorriso, mostrando quella fila di denti luminosi che si scontrarono di nuovo con la mia bocca.
Magari  sarebbe stato un nuovo inizio da segnare sul calendario quello, chi lo sa.
Gli accarezzai le guancie con le dita lentamente e respirando il suo profumo frizzantino mi parve quasi che il mio cuore si fosse ingrandito.
Ma come ogni bel momento anche quello fu interrotto dalla suoneria del mio cellulare nella tasca dei jeans, che mi obbligò a staccarmi malvolentieri dalle labbra del moro in un sospiro.
Alzai appena il bacino giusto per sfilarmi il telefono dai pantaloni e ancora accoccolata sul petto di Zayn risposi alla chiamata, continuando a guardare il ragazzo sotto di me negli occhi scuri.
- ohi tesoro sono io, Harry! – squittì una voce fin troppo allegra dall’altra parte della linea, facendomi sbarrare gli occhi stupita.
- ti dico subito di fare in fretta che sono occupata – precisai qualche secondo più tardi vedendo il mio fidanzato ridacchiare sommessamente.
- allora farò più veloce che posso, tu però salutami Zayn – commentò indovinando a pieno quale fosse il mio impegno tanto importante, regalando colorito alle mie guance insieme ad un alzata al cielo degli occhi.
- sì ma parla, hai seriamente interrotto uno dei miei pochi momenti romantici degli ultimi tempi – continuai a dire e a quelle parole le braccia del moro si fecero più strette e calorose attorno alla mia vita facendomi sorridere.
- come vuoi.. comunque volevo dirti che ho provato a regalare a Nicole un cappello che mia sorella non usava più, come mi hai detto tu – disse finalmente incuriosendomi alla faccenda.
- beh e com’è andata? Cosa ti ha detto? – chiesi a quel punto lasciando cadere la mia mano libera sulla spalla di Zayn distrattamente.
- è stata felice cavolo! Insomma, all’inizio era sorpresa dalla cosa ma alla fine mi ha anche dato un bel bacio sulla guancia, credo proprio che le sia piaciuto – esclamò soddisfatto facendo sentire meglio anche me in un certo senso, felice di aver contribuito a far succedere il tutto.
- meno male! Sono contenta per te – ammisi sorridente nel vedere anche il viso del mio ragazzo rilassarsi sotto al mio.
- e adesso però cosa faccio? Come mi devo comportare con lei? – borbottò confuso e seriamente in cerca di aiuto.
- non fare niente di azzardato, non è ancora il momento ovviamente, falle dei complimenti magari.. specialmente se la vedi con il cappello che le hai dato tu – lo consigliai semplicemente alzando un piede all’aria dietro di me, neanche stessi parlando nel letto di casa mia.
- oh dei complimenti? Va bene.. quindi niente di azzardato hai detto? – domandò a voce più bassa in conferma, ma quando feci per assecondarlo Zayn mi rubò velocemente il telefono di mano portandoselo all’orecchio e facendomi capire con un’occhiata di non protestare.
- sì Harry mi senti? Sono Zayn. Allora quello che devi fare è: farla arrossire! – sbottò il ragazzo al riccio facendomi ridere, scoprendo anche in parte la tecnica che usava con me.
- con dei complimenti, delle frasi carine, ma l’importante è che devi vedere le sue guance diventare due peperoni, ok? Se succede vuol dire che è interessata a te, altrimenti lascia pure perdere – continuò a dire fin troppo convinto del suo discorso, facendo domande e rispondendosi da solo come un caporale.
Sentii Harry ribattere dall’altra parte della linea ma il suono non mi arrivò chiaro come prima, anzi riuscii solo a udire un ronzio indecifrabile.
- non è vero che questa cosa funziona solo con Scar, tutte le ragazze fanno così! – protestò il moro dopo aver sentito il nostro amico piegandomi nuovamente in una risata sentita, aggrappandomi alla sua maglietta con una mano.
- sì senti vedi un po’ se credere ai suoi consigli da donna delle favole o a un uomo come me, però adesso evapora che noi dobbiamo concludere un discorsetto.. – imprecò ancora Zayn rispondendo a chissà quale domanda del riccio prima di chiudere bruscamente la chiamata in un sorriso e lasciando il cellulare sulla mia borsa accanto a noi nel prato, meritandosi qualche mio schiaffetto giocoso sul petto.
- sei un guastafeste, lascia fare a me per una volta! Questa cosa mi interessa cavolo! – sbottai in vari piagnucolii riuscendo contro voglia a farlo ridere di gusto.
- ah dovrei lasciar fare a te la psicologa dell’amore quando con me sei così aggressiva? Tu predichi bene e razzoli male cara mia – constatò agitando un dito nella mia direzione teatralmente, accentuando le risate di entrambi in un modo che mi fece sentire più leggera.
Appoggiai la fronte alla sua clavicola dal ridere e rimasi a bearmi dei piccoli singhiozzi in cui traballò il suo torace, finché alzando il viso nel suo tornai a baciarlo felice.
Felice di aver portato serenità a tutti quel giorno, cosa che non succedeva spesso.
Felice di aver fatto contento Zayn.
Felice di ogni singola cosa.
 


















Aww adoro questo capitolo asdfghjkl
Seriamente, credo sia uno dei capitoli più dolci che ho scritto ultimamente *www*
Però.. sappiate che questa è la calma prima della tempesta muahahahhahahahahahh
Sarà anche un Pov Zayn, preparatevi mentalmente perchè sarà scoppiettante (capite quello che volete capire).
Ho in piano cose che voi non potete neanche immaginare ahahah
Allora, ci tengo subito a ringraziare le persone che continuano a recensire ogni capitolo nonostante ultimamente non sia molto presente su EFP o su twitter (a proposito.. ho cambiato nick, non sono più @birbi_alex ma @hiseyesonmine) ma lo studio e il concerto mi hanno rubato davvero troppo tempo.
Dai il 12 finisco la scuola e appena cominceranno le vacanze mi metterò sotto anche per rispondervi alle recensioni, che leggo sempre, perchè ve lo meritate.
In ogni caso GRAZIE per tutte le belle parole, siete MERAVIGLIOSE.
Aggiornerò.. domenica 2 credo, o comunque lì intorno (?).
Lunedì ho conosciuto parecchie di voi lettrici e siete state davvero gentili con me, checcarine! ahah
Un bacione bellezze!

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Capitolo 13
*** Dannato orgoglio. ***





You were strong and I was not,
my illusion, my mistake. 
I was careless, I forgot. 

Tu eri forte e io non lo ero,
la mia illusione, il mio errore.
Ero incurante, ho dimenticato.

(Impossible - James Arthur)


CAPITOLO 13
 
POV ZAYN
 
Mi chiusi velocemente la porta di casa alle spalle entrando dentro e beandomi del lieve tepore dell’appartamento, sfilandomi poi dalla spalla la tracolla con i libri per lasciarla sul pavimento della mia stanza.
Dovevo sbrigarmi, il mio turno al bar sarebbe cominciato mezzora più tardi e io dovevo ancora incamminarmi.
Sbuffai agitato muovendomi per la casa in cerca delle chiavi della macchina, che erano misteriosamente sparite dal solito porta oggetti sulla mia scrivania, finché impegnato a frugare nella libreria in salotto intravidi qualcuno camminare in cucina tranquillamente.
Fino a qualche secondo prima avrei scommesso di essere solo in casa e che l’unico suono udibile fosse lo scricchiolio gommoso dei miei anfibi, ma a quanto pare mi sbagliavo.
- se non sei un ladro batti un colpo, ti prego – esclamai verso chiunque fosse, sicuro che in ogni caso fosse stata mia madre o una delle mie sorelle.
- Zayn sono io, piantala – la voce fredda di Rosaline mi rispose dopo qualche secondo dall’altra stanza, facendomi rilassare.
- senti, approfitto della tua evidente gentilezza per chiederti se sai dove diamine sono finite le chiavi della mia macchina – le chiesi con sarcasmo avvicinandomi a passo veloce verso la sala da pranzo, trovandola a bere un caffè ormai quasi finito a quanto pareva.
- non sono sulla tua scrivania? – domandò con ovvietà aggrottando appena le sopracciglia sottili e curate, scrollando i capelli lunghi.
- a quanto pare no – risposi con enfasi guardandola in disappunto, spostando lo sguardo dalle varie mensole della cucina a lei, indurendo maggiormente il mio sguardo.
- aspetta un attimo.. ma dove stai andando vestita così? – sbottai dopo un’analisi accurata al suo corpo, trovandola con addosso dei pantaloni neri davvero troppo aderenti e degli stivaletti col tacco; per non parlare del trucco scuro che aveva attorno agli occhi.
- che ti importa scusa? – ringhiò bevendo l’ultimo sorso dalla sua tazzina per poi lasciarla nel lavandino senza troppo interesse, sfidandomi con lo sguardo.
- sono tuo fratello, mi importa abbastanza in verità – ribattei a tono incrociando le braccia al petto e dimenticandomi momentaneamente delle mie chiavi scomparse.
- devo uscire, scusa se non mi sono messa la tuta grigia di nonno – esclamò acida afferrando la borsa in pelle che aveva posato sul tavolo prendendosela in spalla.
- ho capito, ma con chi devi uscire? Non ti sembra un po’ esagerato? – osservai serio guardando con un cipiglio di fastidio tutti quei capi attillati.
- ho venticinque anni, sono più grande di te e posso fare tutto quell’accidente che mi pare con o senza le tue prediche, grazie – borbottò con non curanza superandomi e dirigendosi verso l’entrata dopo avermi sfiorato la spalla con una mano.
- sì ma ho comunque il diritto di sapere dove stai andando vestita così se permetti – la corressi accelerando il passo e parandomi davanti a lei tra la porta d’uscita e il suo corpo, sovrastandola con la mia altezza.
- ma chi sei, mio padre? Piantala Zayn, mi stai facendo fare tardi – si lamentò in una smorfia e un’alzata di occhi cercando di far pressione sul mio petto, ma io rimasi impassibile con uno sguardo duro.
- prima di tutto non parlare di papà così, e poi mi vuoi dire dove dannazione stai andando, mm? – sbottai protettivo e anche preoccupato per lei, fissandola nei suoi occhioni neri.
- devo uscire con delle persone, calmati mamma mia! – borbottò cercando di spingermi per uscire di casa, riuscendo però solo a farmi fare un passo indietro.
- ah e chi sarebbero queste persone? Devono essere interessanti dato che ti sei vestita così – osservai incrociando le braccia al petto nuovamente e alzando un sopracciglio in disappunto mentre feci scorrere ancora lo sguardo sui suoi pantaloni stretti.
- ti prego sono in ritardo, non ho tempo di stare qui a discutere con te – sbuffò in un lamento cercando di convincermi a lasciarla andare.
Feci per ribattere con un po’ più di ardore ma il cellulare nella sua borsa prese a suonare, infatti la vidi rovistarci dentro nervosamente fino a tirarne fuori il telefono per poi portarselo all’orecchio.
- sì scusami, sto arrivando – balbettò agitata dopo aver sentito una voce maschile dall’altra parte della linea che mi fece innervosire non poco.
- no, sono in casa ma sto per uscire, stai tranquillo – rispose a un’altra domanda che io non riuscii a cogliere prima di chiudere la chiamata velocemente.
Le sue dita affusolate e curate non ebbero però la prontezza di stringere l’apparecchio quando io mi allungai per rubarglielo di mano, pronto a leggere chi le avesse appena telefonato e l’avesse incitata a scendere.
- no Zayn non rompere, dammi subito quel cellulare! – ringhiò in un urlo acuto aggrappandosi alle mie braccia quando però ormai avevo sbloccato il telefono con prontezza.
E il nome che trovai sullo schermo mi sorprese, negativamente in un secondo momento, tanto che sgranai gli occhi allucinato.
Lucas Jonson, chiamata effettuata alle 17:28.
Ok, che diamine stava facendo con il fratello di Scarlett?
Rimasi immobile col cellulare nella mano destra lasciando a quel punto che potesse riprenderselo, fulminandola con un’occhiataccia.
- da quand’è esattamente che te la fai con Lucas, fammi capire? – commentai acido attendendo davvero una sua risposta quella volta.
- non  me la faccio con lui! Che c’è, adesso non possiamo uscire come due buoni amici solo perché è il fratello della tua ragazza? – obbiettò alzando la voce e provando una terza volta a farsi spazio tra il mio corpo e la porta d’ingresso, riuscendo finalmente a scansarmi dato che ero rimasto spiazzato dalla scoperta appena fatta.
- sinceramente non me ne può fregare di meno, ma non venirmi a dire che siete solo due buoni amici.. ti sei vestita come una prostituta! – le urlai dietro quando ormai aveva imboccato le scale del palazzo, sbattendo poi la porta di casa infastidito dopo il suo passaggio.
Non mi importava nulla? Oh sì che mi importava invece, Rosaline era mia sorella.
Lucas aveva avuto da ridire su di me per mesi prima di accettarmi come fidanzato di Scar, ora toccava a me.
E sinceramente di pensare a loro in quella situazione mi fece salire un brivido freddo lungo tutta la schiena.
Serrai la mascella innervosito e mi diressi a passo veloce verso la mia stanza, pronto quella volta a prendere il mio telefono e digitare il numero di chi magari avrebbe potuto saperne più di me sulla faccenda.
Credeva di prendermi in giro mia sorella? Di prendersi gioco di me? Non aveva capito proprio niente.
- ehi Scar, sono io – esclamai subito appena sentii la voce flebile della ragazza rispondere al terzo squillo, approfittando per tirare un sospiro pesante di frustrazione.
- oh ma buonsalve, che combini? – esalò allegra, probabilmente felice di sentirmi.
- ciao anche a te, per fortuna sei di buon umore – osservai con una certa sorpresa, beandomi un attimo della sua voce pimpante.
- strano vero? Piuttosto perché mi hai chiamata? – ribatté subito lei in un probabile sorriso usando un tono leggero e tranquillo, tutt’altra cosa rispetto al mio.
- è che ti devo chiedere una cosa.. cerca di rispondere velocemente perché sono in ritardo per il mio turno al bar – borbottai distrattamente afferrando la mia giacca di pelle dalla poltroncina accanto alla finestra, scorgendo solo in quel momento le chiavi della macchina.
- va bene, basta che mi dici cosa succede – disse a quel punto più ferma e seria, quasi preoccupata che potesse essere successo qualcosa di grave.
- allora.. che tu sappia, non so magari hai intuito qualcosa.. Lucas sta uscendo con qualche ragazza? – le domandai quindi mordendomi il labbro inferiore nervoso, tenendo un attimo il telefono tra l’orecchio e una spalla per infilarmi velocemente la giacca.
- ah.. ehm.. perché, tu cosa sai? – chiese timidamente con fare intimidito, e quando scorsi nella sua voce quella verità che non avrei voluto mai sentito sgranai gli occhi nuovamente.
- so solo che Rose è appena uscita di casa tutta in tiro e qua sotto c’è tuo fratello che la aspetta, ti basta? – rivelai alzando un pochino i toni, tirandomi su la cerniera del giacchetto con la mano libera e afferrando successivamente il mio mazzo di chiavi.
- beh sì.. lui mi aveva accennato qualcosina.. – mormorò quando avevo ormai superato la porta della mia stanza dopo aver dato una lieve manata allo stipite in legno.
- e quando avresti pensato di dirmelo esattamente? – chiesi cercando di rimanere calmo, dubitando seriamente dell’intelligenza di Scarlett in quel momento.
- andiamo Zayn.. non è così importante – esclamò distrattamente facendomi digrignare i denti.
- come non è importante? È mia sorella! – sbottai in risposta allucinato, riuscendo a infilare la chiave nella toppa della porta d’ingresso solo dopo il terzo tentativo dato il nervoso che mi faceva tremare le mani.
- e ti ricordo che Lucas è mio fratello, adesso che abbiamo chiarito i legami familiari ti senti meglio? mi sfotté facendomi venire un diavolo per capello, tanto che alzai anche gli occhi al cielo in uno sbuffo.
- avresti potuto dirmelo dannazione, se permetti a me importa! – ribattei con ovvietà chiudendomi la porta alle spalle e avviandomi giù per le scale del condominio.
- tua sorella ha venticinque anni, quanto ancora pensi di poterla controllare? osservò lei con tono un po’ più seccato, alimentando la mia rabbia.
- non è questo il discorso, è che tu lo sapevi e non mi hai detto niente! – esclamai incredulo scendendo le scale velocemente e non preoccupandomi di poter mettere un piede fuori posto, semplicemente mossi i piedi velocemente distratto dal discorso che stavo intrattenendo.
- non ti ho detto niente perché a me poco interessa con chi esce Lucas, pensavo fosse lo stesso per terispose con un po’ più di calma, facendomi ugualmente sbuffare.
- hai pensato male invece, anzi sono abbastanza arrabbiato se permetti – mi lasciai scappare in un ringhio saltando l’ultimo gradino e dirigendomi spedito verso il portone del palazzo per uscire.
- non ti permetto un bel niente invece, vedi di farti passare lo scazzo perché non ho la minima intenzione di stare a discutere con te per questa sciocchezza! – sbottò Scarlett con voce più dura e sicura, tanto che sgranai gli occhi allucinato.
- ah quindi per te quello che penso è una sciocchezza? Sei solo tu quella che può avere qualcosa da dire, io no? – le urlai in risposta sentendo l’adrenalina scorrermi sotto la pelle e allo stesso tempo anche una sensazione colpevole salirmi al cervello.
- non ho assolutamente detto questo, semplicemente mi sembra ridicolo che stiamo litigando perché i nostri fratelli escono insieme!riprese stupita dalle mie convinzioni per lei assurde.
- preciso subito che non stiamo litigando per loro, sei tu che avresti dovuto avvertirmi. Non mi piace essere l’ultimo a sapere le cose, soprattutto se si tratta della mia famiglia! – la corressi sputando quelle parole con audacia, avvicinandomi alla mia macchina e aprendola subito con le chiavi che avevo tra le mani.
- oh scusa tanto se ho preferito preoccuparmi di noi, magari di Camille e Liam o Harry e Nicole, invece che di quei due – disse a quel punto e fui davvero sicuro che se ce l’avessi avuta davanti in quel momento non avrebbe tardato a lanciarmi chissà quante occhiate omicide.
- appunto, sai solo pensare alle cose che interessano a te e non alle mie! Per una volta che si parla di mia sorella avrei voluto sapere tutto dall’inizio! – commentai ad alta voce aprendo la portiera velocemente e chiudendomi dentro all’auto con spregio, rimanendo seduto davanti al volante col cellulare stretto tra la mano destra e l’orecchio.
- ma da dove diamine ti escono queste cose, sei impazzito? Dopo tutto quello che ho fatto per te in questo periodo dici che non mi importa quello a cui tu tieni? Complimenti, davvero – obbiettò allucinata lasciandosi a un tono più schifato e acido alla fine della frase facendomi scuotere la testa.
- l’unica cosa importante Scarlett, questa era l’unica cosa davvero importante – precisai serio sovrapponendomi alla sua voce frenetica, sentendola subito dopo emettere un urletto di incredulità.
- ah sì? Allora la prossima volta che ti viene voglia di scopare non venire a casa mia, resta da tua sorella visto che tieni tanto a lei.. magari tra voi Malik c’è una migliore intesa perché io proprio non riesco a capirti! – ribatté con rabbia a quel punto e quelle parole sembrarono arrivarmi addosso come un suo schiaffo tanto che chiusi all’istante la chiamata in un’imprecazione, lasciandomi andare all’indietro contro lo schienale del sedile duro.
Dannazione.
Emisi un grido soffocato e sbattei più volte le mani sul volante, chiedendomi cos’altro mi avrebbe aspettato quel giorno.
 
 




Sciacquai l’ennesima tazzina quella sera e mi sforzai di muovere la testa a ritmo della musica alla radio nel bar, sebbene l’unica cosa che mi volessi fare sarebbe stata rompere tutto in mille cocci sul pavimento.
Avevo ancora i nervi a mille per la mia discussione con Scarlett, anche se non sapevo bene se era rabbia e se ero scosso dalle sue parole pungenti; fatto sta che mi tremavano le mani.
Conoscevo Lucas, insomma da quattro anni a questa parte avevo avuto l’occasione di parlare molto con lui, ma avrei davvero potuto fidarmi di quel ragazzino un po’ troppo cresciuto?
Aveva solo due anni in più di me alla fine, non c’era poi tanta differenza.
E poi aveva pure i geni di Scar, non poteva di certo essere una persona troppo seria e affidabile.
In quel momento mi diedi dello stupido forse perché nonostante tutto non riuscii a pensare a lei e a non immaginarmi quella bugia che, seppur insignificante, mi aveva impietrito.
Come poteva esserle passato per la testa di non parlarmi di una cosa del genere? Sapeva benissimo quanto fossi geloso delle mie sorelle e mi aveva tenuto tutto allo scuro ugualmente.
I complimenti dovevo farli a lei.
Mi sforzai di stringere meglio la tazza tra le dita per non farla scivolare nel lavandino e rischiare di romperla, sbuffando per il nervosismo.
Ci mancava davvero solo questa, incredibile.
- scusi, posso avere un caffè? – mormorò una voce timida e lieve ridestandomi dai miei pensieri e quando alzai lo sguardo alla ragazza dall’altra parte del bancone sgranai gli occhi stupito.
Io l’avevo già vista da qualche parte.
- certo, espresso? – chiesi in conferma cercando di accennare un sorriso cordiale alla ragazza con una lunga cascata di capelli color miele che si era appena seduta sullo sgabello di fronte a me in silenzio.
- sì grazie – confermò in un cenno di testa aprendosi anch’essa in un sorrisetto dolce, strofinandosi le mani infreddolite e allargandosi la grande sciarpa scura blu dal collo sottile.
Le abbozzai un’ultima occhiata confusa e poi le diedi le spalle per prepararle il caffè, cercando di ricordare dove avessi già visto quel visetto minuto e candido, ma soprattutto quegli occhi verde fango.
Afferrai una tazzina pulita e la sistemai sotto al boccaglio del caffè, tirando la manovella per far uscire il liquido che mi fece inconsapevolmente venire in mente Scarlett in un sospiro pesante.
L’ultima cosa che mi sarei aspettato sinceramente era litigare con lei, ma per quanto mi dispiacesse sapevo di avere ragione e che avremmo dovuto parlarne di persona per chiarire.
Dannato orgoglio.
Lasciai che il caffè si allungasse e versai dentro anche un po’ di cannella, un trucchetto che avevo imparato nel tempo per dare più sapore alla bevanda, e dopo aver girato il tutto velocemente nella tazzina tornai di fronte alla giovane porgendole la sua ordinazione con gentilezza.
- grazie mille – sussurrò un’altra volta e quella fu un’ulteriore conferma del sesto senso che avvertivo, ero sicuro di aver già avuto a che fare con la sua dolcezza.
Ma quando e dove?
Mi congedai in un cenno di capo e indietreggiai di qualche passo continuando a osservarla distrattamente, cercando una risposta a tutti i miei dubbi.
Provando a non farmi notare e di non essere invadente rimasi a fissarla in attesa di un particolare che mi facesse scattare la scintilla, finché finalmente nel suo vestiario stravagante notai un cappellino bianco tremendamente familiare.
Assottigliai gli occhi incuriosito puntandolo su quel berretto parigino di cotone e dopo qualche secondo un nome si accese nella mia mente: Gemma.
- mi scusi tanto signorina, è solo che lei mi ricorda una persona.. è possibile che conosca un certo Harry Styles? – mi permisi di chiederle prendendo fiato e sperando di non sembrare maleducato, facendo finta di sciacquare alcuni cucchiaini ma tenendo la massima attenzione alla ragazza davanti a me, sicuro di sentirla rispondere affermativamente.
- beh in verità sì, è un mio collega – rispose confusa in un sussurro puntando a quel punto gli occhi grandi nei miei stupita dalle mie parole.
Oh sì, doveva essere proprio la famosa ragazza di cui tutti parlavano.
- ma ci conosciamo? Non mi sembra di averla mai vista – aggiunse poco dopo non capendo come facessi a sapere tanto, bloccandomi un attimo.
- non di persona, ma Harry è un mio amico e da quello che mi ha raccontato su di lei penso proprio di averla riconosciuta. Forse ho anche visto qualche foto un giorno – inventai, sminuendo la cosa che invece era molto più complicata e delicata per il riccio.
- le ha parlato di me? – domandò colpita sgranando gli occhi pieni e accennando un sorrisetto emozionato, e per un istante quasi capii come Harry avesse potuto perdere la testa per lei.
- sì ma nulla di brutto, stia tranquilla – la riassicurai in un sorriso che lei ricambiò imbarazzata, aprendosi in una fila di denti piccoli ma comunque luminosi.
Però ripensandoci bene era assurdo che lui si fosse interessato a una ragazza come lei, così semplice e diversa dalle solite persone che frequentava.
- quindi posso cogliere l’occasione per presentarmi? – boccheggiai dopo qualche secondo deciso a mettere magari alcune buone parole per il mio amico.
- perché no? – abbozzò in un fil di voce timido e incolore, allungando la mano a stringere la mia quasi con la paura che potesse prendere la scossa dal contatto.
- mi chiamo Zayn – dissi subito in un sorriso contenuto rispetto a quelli che regalavo sempre ai miei amici o a Scarlett giusto per non far la parte del donnaiolo.
- Nicole, piacere – rispose mantenendo comunque quel tono intimidito e insicuro, ricambiando la mia stretta di mano con gentilezza e tatto.
Mi infastidì quasi quella presa debole, troppo abituato alle strette vigorose di Scarlett nate anche solo per gioco.
- e, sempre se posso, vorrei darle del tu e farle i complimenti per il cappello, è proprio bello – improvvisai giusto per regalare qualche punto a Harry, facendole notare la bellezza del cappellino color panna che aveva sopra ai capelli.
- oh grazie mille, è un regalo in verità – ribatté subito impegnandosi finalmente in un sorriso più grande ed emozionato, vidi quasi i suoi occhi perdersi e scappare in un altro mondo.
Sperai che pensasse al ragazzo che gliel’aveva regalato, capendo che non mi avrebbe rivelato chi fosse anche se io già lo sapevo.
Si concesse un sorriso emozionato arrossendo appena e abbassando lo sguardo alle sue gambe, mordendosi anche il labbro per i pensieri che le intasarono la mente.
Rimase con le mani in mano a spostare lo sguardo imbarazzato dalla tazzina ormai vuota sul bancone al mio viso, forse non sapendo più cosa dire.
- ehi, preciso subito che non ci sto provando se ti senti in imbarazzo! Sono in buona fede! – esclamai quando il pensiero mi attraversò la mente, togliendole subito ogni dubbio.
- non stavo pensando a questo, non preoccuparti! – sbottò lei all’istante lasciandosi a una risatina nervosa, facendomi tirare un sospiro di sollievo.
- era solo per sicurezza, la mia ragazza si arrabbierebbe se non lo precisassi credo – me ne uscii ma il sorriso mi si spense in parte ripensando alla litigata di poco prima con Scar, tanto che una morsa sinistra mi morse lo stomaco portandomi a deglutire.
- beh giustamente, hai fatto bene – commentò alzando le mani all’aria con innocenza aggiungendosi alle mie risate goffe, rimanendo poi nuovamente in silenzio.
Era quasi snervante il silenzio imbarazzante in cui cadevamo ogni volta che io finivo di parlare e lei annuiva o rideva, sarei davvero stato felice di sapere come faceva Harry a tirar fuori le parole di bocca a quella ragazza.
Forse, di nuovo, dicevo questo solo perché ero abituato ai discorsi frenetici di Scarlett, alle sue frasi contorte o anche solo di certe sue occhiate piene di significato da rimpiazzare qualunque parola inutile.
Trovai la forza per mordermi la lingua e sospirai per la centesima volta quel giorno, senza neanche accorgermi di non aver riaperto il discorso con Nicole.
Anzi, dopo aver posato i due consueti pound sul bancone per pagare il suo caffè si sistemò la borsa in spalla e si preparò ad andarsene.
- è stato un piacere, salutami Harry domani a lavoro già che ci sei – esclamai a quel punto con sarcasmo sforzandomi di regalarle un sorriso decente, riuscendo abbastanza nella mia impresa dato che la bionda ricambiò e dopo aver annuito lievemente nella mia direzione uscì dal locale strusciando i suoi uggs sul legno del pavimento.
Che ragazza strana.
Solo quello mi venne da pensare, ma se a Styles piaceva non potevo farci niente.
Per carità, era educata e tutto però era un po’ troppo timida ed essenziale per i miei gusti.
Di nuovo, come uno spettro, l’immagine della mia fidanzata mi si levò davanti agli occhi stringendo il mio cuore in un cassetto.
Non avevo fatto niente di male, allora perché mi sentivo così in colpa?
Semplicemente la sua voce arrabbiata e acida mi risuonò nella testa come un tamburo, ricordandomi di tutte le accuse che le avevo lanciato.
Non che non fossero fondate, però.. però.
- dai Zayn vieni un attimo a fare una pausa, non puoi servire i clienti con quel muso lungo – la voce di Mark, il mio collega per quella sera, mi riportò alla realtà facendomi girare appena, infatti lo trovai sporto dalla porta del magazzino con un sorriso premuroso.
Sorriso che però non compensò le lievi occhiaie sotto ai suoi occhi blu e i capelli biondi quasi ramati spettinati, che spegnevano maggiormente quel viso già pallido di natura e la sua figura alta ed esile.
- no stai tranquillo, sono ok posso stare qui – risposi negando tutti quei pensieri che mi stavano assillando in continuazione, sicuro che in ogni caso non se ne sarebbero andati.
- sto solo dicendo cinque minuti di relax, almeno ti rilassi un attimo.. sembri tanto teso – insisté con la maggior calma del mondo appoggiandosi anche con un braccio al muro accanto alla porta dalla quale era appena apparso.
- non credo ce ne sia bisogno, posso continuare – dissi ancora in un sospiro sforzando un altro sorriso che però uscì più come una smorfia che come un ghigno.
- sul serio, tanto non c’è nessuno a quest’ora. Non ce la faccio a vederti così, basto già io con la faccia da addormentato perenne – commentò riuscendo a strapparmi un risolino sinistro, e quando avvertii che tutta quella sua insistenza non si sarebbe placata facilmente accettai a malavoglia.
Forse aveva ragione, in effetti mi sarebbe servito qualche minuto di riposo.
Seguii i passi pesanti del biondo nel retro del locale, passando per la stanza dove c’erano tutte le nostre giacche e borse, fino a raggiungere il magazzino più interno e appartato.
- allora amico, che ti prende? – mi chiese a quel punto chiudendomi dietro la porta dello stanzino per poi avanzare di qualche passo e aprire leggermente una piccola finestrella.
- ma niente, ho solo tanti pensieri per la testa – risposi semplicemente in uno sbuffo passandomi una mano tra il ciuffo moro, cercando di respirare parte dell’aria fresca che era entrata dalla finestra.
- tipo? Puoi parlarne con me, lo sai – disse a sua volta cortese, incrociando le braccia esili al petto appoggiandosi con la schiena all’armadio accanto all’apertura piegando la gamba e posando anche un piede sul muro distrattamente.
- è.. solo.. ho litigato con la mia ragazza ma si aggiusterà tutto, non è nulla di davvero serio – mormorai cercando di sminuire la cosa che in verità mi stava distruggendo.
- ah.. le donne. Quando mai non è colpa loro? – ridacchiò in un sospiro teatrale scuotendo il capo e tirando fuori dalla tasca posteriore dei jeans un pacchetto bianco che riconobbi con una certa inquietudine.
- so solo che chiariremo, questo è certo – boccheggiai deglutendo nervoso mantenendo lo sguardo puntato alla confezione di Marlboro che aveva tra le mani.
- beh questa dovete vedervela tra di voi. Non conosco la tua ragazza ma conosco te, e visto che sei in questo stato deve essere importante – osservò facendo spallucce e sfilando con destrezza una sigaretta dal pacchetto per poi portarsela tra le labbra e accenderla con un accendino che tirò fuori successivamente da un’altra tasca.
E, di nuovo, altre immagini di Scarlett a rimproverarmi dopo aver sentito l’odore del fumo in macchina mi trapassarono il cervello.
- certo che è importante – gli diedi corda in un sorriso accennato di cortesia, sicuro comunque di non star dicendo una bugia.
Fece per ribattere ma alzò gli occhi nei miei con anticipo, squadrandomi in un modo inquietante – ne vuoi una? Sai, non c’è niente che una sigaretta non possa far passare – abbozzò infatti poco dopo allungando il pacchetto bianco verso di me, soffiando via il fumo dalla sua bocca subito dopo.
- no, è meglio di no stavolta – borbottai sperando che bastasse.
- ehi guarda che non è una bomba, anzi. In verità ti aiuterà a rilassare i nervi, so che lo sai – insisté aspirando nuovamente dalla stecca che aveva tra le dita, guardandomi in modo allettante.
- certo che lo so, ma non mi sembra il caso. Insomma, è anche vietato fumare qua dentro – continuai a dire cercando di placare tutte quelle sue domande, tenendo un occhio di riguardo alla sigaretta che stava consumando.
- ma sei serio? Avanti Zayn, so anche che la vuoi. Non fare il guastafeste – esclamò con un sorrisetto beffardo allungando maggiormente la mano verso di me, consegnandomi praticamente la scatolina tra le mani.
Fissai di nuovo la scritta “Marlboro” e come uno spettro il viso di Scarlett mi si parò davanti in tutte quelle urla e ramanzine costanti, parlandomi con quel suo tono severo e acido.
- e va bene.. forse hai ragione, almeno così mi libero un po’ la mente che è meglio – sospirai alla fine tirando fuori dal pacchetto che avevo afferrato una sigaretta, aspettando che il mio collega mi lanciasse l’accendino e poi la accesi stringendola tra le labbra.
Mi sembrò quasi di tornare ad avere sedici anni quando finalmente il tabacco si accese e avvertii una scarica di fumo scendermi giù per la gola fino ai polmoni, portandomi a sospirare pesantemente mentre la nicotina mi avvolgeva nel suo odore pungente.
Zayn.. sai quanto questo ti faccia male..” la sua voce mi canzonò nella testa come in un sogno, portandomi a soffiare via il fumo con stanchezza.
“Tua sorella ha venticinque anni, quanto ancora pensi di poterla controllare?” un altro scatto, quello di qualche ora prima, mi illuminò negativamente.
“Non sono né tua madre né un dottore specializzato in chissà cosa, però ti voglio solo ricordare cosa ti è successo l’ultima volta” di nuovo quel suo tono sonoro mi tornò in mente mentre inspirai nuovamente dalla sigaretta, sentendomi subito meglio ma allo stesso tempo tanto pesante.
“Lucas è mio fratello, adesso che abbiamo chiarito i legami familiari ti senti meglio?” mi aveva detto con quel suo tono ovvio e calcolato, come se tutto in questa terra dovesse andarle a genio per forza.
“Non mi andrebbe di venire a sapere tra qualche mese che sei di nuovo svenuto in mezzo alla strada per un’insufficienza cardiaca Zayn”  mi sentii dire quando dopo aver lasciato il fumo invadermi la gola lo soffiai via dalle labbra stressato, passandomi l’altra mano tra i capelli e avvertendo il peso di tutto questo mondo addosso.
“Vedi di farti passare lo scazzo perché non ho la minima intenzione di stare a discutere con te per questa sciocchezza!” ecco di nuovo, quel suo caratterino saccente e davvero troppo sicuro.. mi avrebbe fatto uscire sul serio fuori di testa un giorno.
Possibile che fosse stata tanto dura con me, con i miei pensieri?
Non aveva pensato che magari era lei a star dicendo delle sciocchezze?
“Sei impazzito?” oh sì, ero impazzito veramente.
Me ne resi conto quando respirai la nicotina e la realtà mi piombò sulle spalle facendomi sentire piccolo, piccolo e ignorante.
“La prossima volta che ti viene voglia di scopare non venire a casa mia, resta da tua sorella visto che tieni tanto a lei.. magari tra voi Malik c’è una migliore intesa, perché io proprio non riesco a capirti!” erano forse quelle le parole che non mi sarei dimenticato per un po’, dette con una cattiveria che raramente Scarlett si era permessa di usare con me.
Ma che mi stava succedendo?
Espirai il fumo nella stanza chiusa e davvero troppo piccola tirandomi fuori dalla tasca il cellulare e correndo in rubrica per cercare il suo numero.
Il numero dell’unica persona di cui ero certo, che sapevo non mi avrebbe mai lasciato nonostante tutto.
“Scusami per prima, scusami davvero” digitai con agitazione dovendo fermarmi a riscrivere tre volte la stessa parola per un errore di nervosismo, sperando quasi di poter tornare indietro nel tempo.
“Devi scusarti con te stesso, non con me” mi ricordai le sue parole un’altra volta che sembrarono colpirmi come uno schiaffo.
Lei non mi avrebbe mai messo davvero le mani addosso, non ne aveva bisogno perché certe sue frasi potevano fare male peggio di qualsiasi sberla.
Lasciai la sigaretta dondolarmi tra l’indice e il medio senza quasi più la forza di portarmela alla bocca, stanco davvero di tutto.
Stanco di quella giornata pessima.
Dai ne parleremo domani” mi rispose semplicemente dandomi forse un po’ di speranza.
Scarlett era la mia speranza, lo era sempre stata.
E ora? Ora su cosa potevo sperare?
Sospirai sentendo gli occhi pungermi in modo fastidioso prima che per l’ultima volta un ricordo potesse intasarmi i pensieri:
“Solo non deludermi, ok?”
Mi ero deluso da solo, chi altro tranne me avrebbe potuto credere nelle mie scuse?
Forse.. forse lei avrebbe potuto.
 
 


















QUANTO. AMO. QUESTO. CAPITOLO! Oh sì, ehm.. buonsalve!
So che non succedono esattamente cose carinissime, anzi, però sono davvero fiera di questo Pov Zayn, mi piace davvero molto!
Non so, mi sono immedesimata tanto in lui.. cosa strana perchè ovviamente è un maschio ahahah
In ogni caso.. BAM BADABUM DASH (?) SCATENIAMO L'INFERNO SULLA TERRA!
Okay no.
AHAHAHHAHAHAH oh ci vuole un po' d'azione!
Aggiornerò.. il prossimo week-end ma non so se sabato o domenica perchè ho una partita.. mm.
Comunque se volete potete trovarmi su twitter, sono @hiseyesonmine :)
Mi farebbe piacere che ascoltaste tutte la canzone di cui ho messo qualche frase prima del capitolo, ovvero "Impossible" di James Arthur, il vincitore di X-Factor UK di quest'anno, perchè è una delle mie canzoni preferite.. è davvero stupenda.
Allora spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non mi ucciderete nel sonno ahahahahh un bacione a tutte e happy June!

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Capitolo 14
*** Non questa volta ***





You’ve got a heart as loud as lions
So why let your voice be tamed?

Hai un cuore che ruggisce come un leone
Allora perché lasci che la tua voce venga domata?
(Emeli Sandè - Read all about it)



CAPITOLO 14
 
- ehi buongiorno! – squittì con fin troppa foga Camille salendo nella mia macchina quella mattina, sicuramente più allegra di quanto potessi essere io.
- ciao – mormorai con stanchezza allungandomi verso di lei per ricambiare il bacio sulla guancia che mi schioccò sulle gote, ritornando poi eretta e portando le mani sul volante con premura.
- sei di buon umore vedo – constatò la moretta divertita dal mio muso lungo, appoggiandosi tranquillamente allo schienale del suo sedile e cercando di smuovermi con qualche parola.
- ho bevuto tre caffè stamattina, non sembra ma in realtà sono parecchio nervosa – borbottai mordendomi l’interno della guancia e ricordandomi della mia alzata alle sei perché non ero riuscita a dormire dati i troppi pensieri che mi affollavano la mente.
- addirittura tre?! Perché? – domandò colpita nonostante sapesse benissimo la risposta.
Prima di tutto mi era toccato guidare la mia macchina sgangherata impiegando il doppio del tempo in tutto e per giunta ero anche dovuta passare a prendere la mia migliore amica.
Avevo passato tutta la serata precedente a rispondere male a chiunque mi rivolgesse la parola, perché? Semplice, perché Malik era un coglione.
- come se non lo sapessi già – bofonchiai in una smorfia alzando anche gli occhi al cielo pregando di non doverle rispiegare di nuovo da capo il discorso tra me e il moro del giorno prima.
- e sei nervosa per questo? Andiamo, sono sicura che sarà stato solo un brutto momento e che risolverete subito – disse lei in un sorriso che volle essere cordiale, portandomi invece a sbuffare.
Avevo sentito quella frase quasi venti volte in quei due giorni: da mia madre, mio fratello, la stessa Camille, perfino da Jane.
- resta il fatto che è un cretino, questa volta non in senso amorevole – precisai stringendo tra le mani il volante in pelle un po’ rovinato dal tempo trovando finalmente la forza di schiacciare sull’acceleratore e di mettere in movimento l’auto.
Non era neanche venuto a prendermi quel mattino, cosa che non capitava da mesi.
- ma sarà stato arrabbiato per gli affari suoi e ha scaricato la pressione su di te, non pensarci troppo – cercò ancora di tranquillizzarmi mentre guidavo tra le vie caotiche di Londra.
- non pensarci troppo? Mi ha urlato addosso che non mi preoccupo di niente se non delle cose che interessano a me, ma è impazzito? – mi alterai un attimo alzando una mano per aria e poi ribattendola sul volante con acidità.
- sai che non pensa davvero tutte queste cose.. – mormorò in sua difesa in un sospiro.
- beh se non le pensa allora cosa me le ha dette a fare? Per farmi incazzare? Perché se è così ci è riuscito perfettamente! – esclamai allucinata guardando male ogni altro guidatore che ci fosse nei paraggi, intimando a tutti di farmi passare.
- lo scoprirai presto, non dovete parlare dopo? – domandò con ovvietà e con molta più calma e speranza di me.
- sì ma alla seconda ora perché lui oggi ha la prima lezione alle 10, quindi avrò sessanta stupendi minuti per pensare a come ucciderlo senza prendermi la colpa – ringhiai con un po’ di sarcasmo facendo sogghignare la ragazza al mio fianco che si piegò in un sorrisetto divertito.
- perché devi sempre essere così pessimista? Lui si scuserà di tutto, farete pace, vi abbraccerete e vi sbaciucchierete per bene.. se vuoi saperlo prevedo anche un pomeriggio d’amore a casa Malik – sbottò con fin troppa sicurezza e fu il mio turno di ridere quella volta per le sue parole esagerate.
- va bene fare pace ma può anche sognarselo il pomeriggio d’amore, gliela farò sudare questa volta – commentai con decisione, convinta che gliel’avrei fatta pagare per bene.
- sì certo, le mitiche parole famose – abbozzò Cam in un risolino malizioso che mi fece sgranare gli occhi.
- perché scusa, sono mai andata fuori copione con lui? Ogni cosa che dico poi la faccio – chiesi non capendo la sua ilarità, girandomi verso di lei solo alla vista di un semaforo rosso.
- come al suo compleanno, vero? “Cam guarda che ci veniamo all’università, stai tranquilla. Seguiamo le lezioni e poi andremo a fare una passeggiata a Oxford Street o ad Hyde Park”.. ti devo ricordare com’è andata a finire? Nessuno vi ha più visti quel giorno, siete stati rintanati tutto il tempo a casa sua a fare Dio solo sa quante cose losche! – sbottò prima imitando la mia voce teatralmente e poi rispondendosi da sola facendo imporporare le mie guance all’istante dopo il suo discorso.
- quella è stata l’eccezione che conferma la regola, credimi – puntualizzai imbarazzata mordendomi anche il labbro dal nervosismo, pigiando sull’acceleratore fino a scorgere in lontananza il nostro istituto.
- se dire così ti fa sentire meglio.. – borbottò sul punto di scoppiare a ridere da un momento all’altro ma per la salute di entrambe trovò contegno quando varcai l’ingresso del parcheggio davanti all’università, riuscendo a parcheggiare senza troppe difficoltà dato che la mia macchina era abbastanza piccola.
- non sfottermi troppo tu, ti devo ricordare io chi è che è andata a letto con Liam senza dire niente alla sottoscritta? – ribattei con enfasi abbozzando un sorrisetto divertito nel sentirla stramazzare qualcosa alla mia frase.
- te l’avrei detto! – esclamò arrossendo tutta d’un colpo piegandomi in una risata sentita.
- se dire così ti fa sentire meglio.. – ribadii le esatte parole che aveva usato lei con me poco prima, sperando che anche con Zayn sarebbe bastata qualche battutina per risolvere tutto.
 
 
 


“Il professor Wesley non c’è oggi, è assente per motivi familiari. Perciò chiediamo a tutti voi studenti di abbandonare l’aula e attendere il corso successivo, grazie” e ma dirlo prima?
Non solo mi ero svegliata con la luna storta, ero pure venuta all’università un’ora prima per niente.
Avrei potuto benissimo restarmene a casa un’altra oretta a sonnecchiare ma no.. nessuno si era preoccupato di avvisarci che il professore di economia aziendale non ci sarebbe stato. Che bello.
Percorsi spedita tutto l’androne di ingresso dell’edificio pronta a rifugiarmi in caffetteria per la mezzora a seguire prima che le lezioni ricominciassero e che arrivasse anche Zayn.
Mi affrettai a raggiungere il locale davanti a me cercando comunque di non far troppo rumore con gli stivaletti che avevo ai piedi dato che ero praticamente l’unica persona nei paraggi al momento.
Solo una volta varcata la porta della caffetteria mi permisi di lasciarmi ad un profondo sospiro, ritrovato anche un po’ di calore che di sicuro avrebbe aiutato.
Salutai con un cenno di capo la signora dietro al bancone, sempre la stessa, e mi affrettai a prendere posto a un tavolino in acciaio posando subito la tracolla con i libri sulla sedia accanto alla mia.
Ero davvero stanca, se non fosse stato per caffeina ancora in circolo nel mio corpo avrei anche potuto addormentarmi lì nel bar e non svegliarmi prima di sera.
Sentii gli occhi chiudersi stanchi ma allo stesso tempo le mie dita presero a battere sul tavolino in modo frenetico quasi senza che me ne accorgessi, dandomi un pretesto per restare sveglia.
Certo, avrei anche potuto dormire quella notte invece di pensare alle parole dure di Zayn.
Non sarei mai stata tanto forte però a lasciare semplicemente che le cose mi scivolassero addosso, per quanto volessi sembrare dura e indipendente avevo il dannato bisogno di qualcuno in cui credere.
Ma in quel momento mi riuscii difficile riuscire a credere anche al mio ragazzo date le ultime cose.
Alzai gli occhi dal tavolino freddo e li puntai distrattamente oltre la vetrata della stanza stupendomi di intravedere una figura familiare e veloce sedersi sul muretto in mattoni accanto alla scalinata principale, portandomi a indurire lo sguardo.
Sollevai anche le sopracciglia in un secondo momento colpita dal riconoscere effettivamente un ciuffo di capelli mori e una giacca di pelle conosciuta, per non parlare di quelle spalle slanciate che riuscii a vedere bene dato che mi dava la schiena.
Che ci faceva Zayn già all’università?
Non attesi troppo e alla fine con uno scatto deciso mi alzai riprendendo la borsa a tracolla in spalla per dirigermi velocemente verso la porta della caffetteria, decisa a porre fine a quel nostro problema il prima possibile.
E poi non sarebbe di sicuro potuta finire per quel motivo, era semplicemente una piccola incomprensione che andava chiarita.
Attraversai a passo spedito anche il portone d’uscita dell’edificio pronta a dirigermi verso il ragazzo che avevo visto poco prima.
Era stato lui poi a chiedermi scusa per messaggio in serata, come avrebbe potuto dirmi qualcosa di male?
Arrancai dei passi più decisi scendendo le scale grigie che portavano al piccolo giardino davanti alla struttura e puntai nuovamente l’attenzione al moro seduto distrattamente sul muretto ma questa volta con una scia grigiastra di vapore attorno al viso.
Le gambe quasi mi cedettero quando riconobbi quella nuvola grigia rifarsi spazio nell’aria davanti alla sua bocca, notando anche una bacchetta chiara tra le sue dita.
Non era possibile, non di nuovo.
Deglutii a fatica facendomi forza e cercando di ricomporre i vari frammenti del mio cuore che si erano strozzati alla vista di Zayn con in mano una sigaretta avanzai verso di lui, che però non si accorse di me dato che mi dava le spalle.
Indurii lo sguardo in modo severo una volta che lo raggiunsi e lo vidi soffiare via del fumo dalle labbra piene tranquillamente, ignaro della mia presenza dietro di lui.
- ora ho finalmente capito che sei davvero un cretino! – gli urlai contro ad un tratto aggirando il muretto e apparendo al fianco del ragazzo, non preoccupandomi troppo di afferrare e buttare a terra la sigaretta che teneva in bocca vedendolo subito sobbalzare.
- Scar? Che ci fai tu qui? – esclamò incredulo sgranando gli occhi scuri fino all’inverosimile, scendendo all’istante dal muretto e parandosi davanti a me in un colpo di tosse.
- piuttosto che ci fai tu qui a fumare?! – ribattei a tono non perdendo tempo neanche quella volta ad alzare la voce fuori di me.
- pensavo fossi a lezione.. non sono ancora le dieci.. – balbettò agitato buttando un’occhiata all’orologio che teneva stretto al polso guardandomi quasi dispiaciuto.
- non mi hai ancora risposto Zayn, perché diamine stavi fumando?! – sbottai secca immobilizzandolo con un’occhiata severa e attendendo poi ansiosa una sua risposta.
E a quel punto sentii chiaramente il suo fiato spezzarsi, insieme a qualcosa dentro al mio petto, e le sue labbra schiudersi in un sospiro che non avrei mai voluto udire.
Rimase lì inerme a fissarmi senza dire nulla socchiudendo appena la bocca forse a voler rispondere ma non ne uscì alcuna parola.
- io.. ehm.. non so, ero nervoso, avrei dovuto parlare con te e la tensione era troppa.. allora ho pensato.. – continuò a balbettare dispiaciuto mentre io scossi semplicemente la testa.
- e allora ti è sembrato un buon motivo per fumare? Oh certo eri nervoso poverino, scusa questo cambia tutto – lo canzonai acida neanche fossi la madre e lui mio figlio.
- ehi non arrabbiarti di nuovo, è che.. in questo modo riesco a rilassarmi un po’, tutto qua – borbottò poi allungando una mano verso il mio braccio ma io indietreggiai prontamente.
- ah quindi ti rilassa sapere che ti stai facendo del male da solo? – ribattei allucinata guardandolo fisso nei suoi occhi scuri e grandi, sicura di quello che stavo dicendo.
- andiamo Scar non ricominciare, non succederà niente! – boccheggiò lui ritrovando un po’ di coraggio, alzando le braccia al cielo stanco.
- non succederà niente? Come l’ultima volta quando sei finito all’ospedale per un’insufficienza cardiaca stai dicendo? – gli ricordai con voce tremolante nel ricordare quell’episodio, ripensando a Zayn in un letto celeste con aghi nelle braccia e tubicini nel naso.
- è stato quattro anni fa dannazione! E poi ti ricordi quanto fumavo al tempo? Secondo te mi capiterà di nuovo solo per colpa di una o due sigarette? – se ne uscì alzando i toni dopo di me, perdendosi in uno sguardo bruto che io non riconobbi come suo.
- adesso sono due, poi diventeranno molte di più e io che farò? Dovrei restarmene zitta a guardarti? – domandai con sicurezza nonostante avessi le mani che mi tremavano e il battito del cuore accelerato.
- non diventeranno di più! Solo.. ho bisogno di rilassare i nervi, sono venuto a scusarmi con te se non te ne sei accorta – riprese con una maggiore supremazia credendo forse di saperne più di me.
- ho preferito accorgermi della sigaretta che stavi fumando, scusami tu! – sbottai teatralmente facendo la finta dispiaciuta, facendogli notare come il suo discorso facesse acqua da tutte le parti.
- ti ho già detto che l’ho fatto perché sono nervoso, ma mi stai ascoltando?! – esclamò accendendosi e facendomi salire un diavolo per capello.
- sei tu quello che non sta ascoltando, non vuoi capire che tutto questo ti fa male? – dissi ancora incredula che fosse tanto menefreghista anche con se stesso.
- sinceramente l’unica cosa che vorrei capire in questo momento è perché diavolo stiamo litigando ancora se io sono venuto qui per scusarmi! – ripeté con chissà quante pretese nei miei confronti.
Cosa voleva, che rimanessi in silenzio e assecondassi le sue parole così facilmente? Che lo lasciassi distruggersi davanti ai miei occhi senza provare a cambiare le cose?
- non me ne può importare nulla adesso che tu sei venuto a chiedermi scusa se ti presenti con una sigaretta in bocca e tutta la tranquillità di questo mondo, sai? – lo accusai mantenendo intatto quel nostro scambio di sguardi che di solito avevo sempre interrotto io per l’imbarazzo.
- non sapevo che saresti arrivata prima, tu non avresti dovuto saperlo! – urlò facendomi mancare per una volta la voce a me, dato che la mia mente fu invasa da chissà quanti pensieri sconnessi e rumorosi.
Tu non avresti dovuto saperlo.
I suoi occhi puntati nei miei mi fecero mancare quasi la terra sotto ai piedi quando pronunciò quelle parole che scavarono qualcosa di incomprensibile dentro di me.
Non poteva averlo detto davvero.
- quante altre cose non so, Zayn? – mormorai con una curiosità sinistra in una smorfia, arricciando le sopracciglia confusa.
- chi lo sa, da come parli potrebbero esserci altre mille cose che preferisci tenermi nascoste piuttosto che affrontarmi.. – aggiunsi in un fil di voce avvertendo di nuovo qualcosa al centro del petto rompersi.
Qualcosa che lui aveva tenuto vivo in tutti quegli anni.
- io non ti nascondo proprio in bel niente, piuttosto sei tu quella che si tiene per sé le cose senza dirmele – esalò freddo trovando una risposta che a quanto pare per lui suonò convincente.
- non cambiare discorso, abbiamo già parlato di tutto questo! Sai benissimo perché non ti ho parlato di Lucas e Rose – sbottai puntandogli un dito contro con cattiveria, avvertendo addirittura la mano che avevo teso a mezz’aria tremare.
- certo, perché hai pensato bene di infischiartene di me e declassare la cosa.. – rispose con enfasi portandomi a sbuffare sconvolta.
- ma la vuoi smettere con questa pagliacciata?! Sai perfettamente che non l’ho fatto perché pensavo che non ti importasse più di tanto, se avessi saputo il contrario te l’avrei detto subito! – ribadii nuovamente sperando che il messaggio entrasse nel suo cervello, in realtà con poche speranze.
- non ti è importato di me, dì le cose come stanno – precisò come a volermi convincere della cosa per chissà quale malsano motivo.
- beh allora siamo in due! – risposi senza pensarci due volte zittendolo finalmente.
Mi stava facendo quel discorso aspettando che gli dessi ragione così si sarebbe sentito meno in colpa dopo? Era quello il senso delle sue parole?
- neanche a te importa di te stesso se continui a fumare senza renderti conto che ti fa male – rigirai il punto guardandolo di sottecchi, sentendo lo sguardo di entrambi tremare a quel contatto.
- Scarlett dannazione la smetti con questa storia?! Non sono più un ragazzino, sono cresciuto e mi prendo le mie responsabilità.. – sbottò animandosi ancora di più, battendo una mano sul muretto alla nostra sinistra e mi parve quasi che quella manata mi fosse arrivata fino al cuore.
- sai chi è il vero insensibile tra noi due? Tu Zayn perché hai ragione.. potrebbe non succederti niente come però potrebbe accadere benissimo il contrario, e io che farei? – dissi con sincerità sentendo gli occhi quasi pungere, avanzando verso di lui e vedendolo irrigidirsi.
- perché devi pensare così in negativo? L’unica cosa che devi fare in questo momento è fidarti di me, ti dico che andrà tutto bene – abbozzò facendomi piombare di nuovo nello sconforto.
- quante volte mi sono fidata di te, quante? Sono stanca di credere sempre a tutto quello che dici – borbottai notando i suoi occhi ingrandirsi e spalancarsi, guardandomi in un modo nuovo.
- e invece dovresti continuare a farlo! È solo un periodo stressante per me, tra gli studi, il lavoro, tu.. – cominciò a dire ma io lo fermai subito alzando la mano in aria con durezza.
- ah e io sarei un problema adesso? Da quando lo sono diventata? Visto che mi nascondi chissà quante cose.. potrebbero essere mesi – sbottai acida muovendo accuse che non avrei mai voluto che venissero confermate, non da lui sicuramente.
- non sei un problema Scarlett! – urlò in risposta, ma anche solo per aver usato il mio nome intero mi sentii presa in causa – è solo che la nostra litigata è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso – aggiunse poi ed ebbi davvero la voglia di scoppiare a piangere dal nervosismo in quel momento ma per fortuna mi trattenni, sicura che se l’avessi fatto sarebbe equivalso a dargliela vinta anche quella volta.
- dovevi pensarci prima di telefonarmi arrabbiato per urlarmi addosso, che dici? – ribattei a tono inarcando un sopracciglio e aspettando che rispondesse nuovamente.
- ero arrabbiato infatti, non sapevo bene neanche che dire – balbettò agitato cominciando a gesticolare in modo confuso.
- neanche io so che dirti adesso.. se tu fossi al posto mio che faresti, mm? – chiesi infine davvero curiosa di quello che avrebbe detto, ma invece rimase in silenzio per una decina di secondi.
- se tu Zayn fossi nei miei panni, cosa mi diresti? – domandai un’altra volta con voce tremolante, cercando di ributtare indietro le lacrime del nervosismo che mi stava divorando.
Puntai gli occhi nei suoi e mi mancò l’aria, mentre uno strano presentimento si fece spazio nella mia testa.
Non avevamo mai litigato così tanto.
Ogni volta, nell’esatto momento in cui gli urlavo addosso, sentivo una paura crescere sempre più in me.
Avevo sempre il timore che dopo di me non ci sarebbero più state grida, che sarebbe finita.
E quando lo sentivo ribattere in cuor mio sentivo un po’ di sollievo, perché magari non sarebbe stata mia la colpa di tutto quanto.
Non ero pronta per farla finita.
- io.. mi fiderei di te – mormorò dopo altri secondi di silenzio trattenendo anche il respiro, dando ragione ai miei dubbi.
- questo sei tu, non io. Non ce la faccio a darti ragione se hai torto, mi spiace – sussurrai in un sospiro tremolante trovando la forza di girarmi e cominciare a camminare via, sentendo qualcosa nel mio petto rompersi in mille pezzi.
Mi lasciai ad una smorfia che da tempo non faceva capolino sul mio volto e mi morsi anche il labbro sperando che fosse rimasto lì fermo dietro di me, quando invece una presa agitata mi afferrò per il polso facendomi voltare di colpo.
- no Scarlett ti prego non fare così – esclamò e nei suoi occhi lessi tutte le paure che avevo io, se possibile anche alimentate da qualcosa in più.
Lo guardai in quelle iridi scure e avvertii chiaramente i miei occhi appannarsi, dando aria alla scena che non avrei mai voluto vedere.
- non riesco a fare nient’altro, non sono come te Zayn. Non.. riesco a fidarmi ciecamente di quello che dici se non ci credi neanche tu. Se sai che ti fa male, perché non mi dai retta? – domandai ritrovando forse un po’ di speranza allungandomi addirittura a posare una mano sul suo petto data la vicinanza, sforzandomi di imprimere quel contatto freddo nella mia mente.
- a quanto pare non sono forte come te. Per questo ho bisogno che tu mi stia accanto, in particolare adesso – pronunciò quelle parole con una sincerità che suonò quasi stonata alle mie orecchie ma in verità fu tutto una grande orchestra sconnessa.
- non questa volta, no – esalai con voce bassa e insicura che lui colse benissimo, sapeva che sarei scoppiata in lacrime poco dopo e probabilmente non si sentì pronto a vedere la scena con i suoi occhi perché sciolse a malincuore la presa dal mio braccio lasciandomi andare via.
Come poteva lui non sentirsi forte come me, quando io mi sentivo tanto debole e spaccata in mille pezzi?
Come poteva non essere forte abbastanza?
Chi lo sarebbe stato al nostro posto?
 



 
- pronto? – risposi al cellulare solo quella sera nel mio letto, solamente dopo aver letto un nome diverso da quello di Zayn sullo schermo.
Inutile dire che ero tornata subito a casa la mattina dopo la nostra discussione, sicura che non sarei riuscita a reggere delle lezioni in quello stato.
Mi ero ripromessa di farmi una bella dormita magari, che dopo aver riposato avrei trovato le giuste risposte da dargli, invece ero rimasta nel letto in silenzio a maledirmi per ogni singola cosa, cercando con tutta me stessa di dare la colpa a lui per non sentirmi la responsabile di tutto.
Mi strinsi le gambe al petto lasciando la testa all’indietro contro la testata del letto e aspettai in silenzio che la voce del mio amico mi rinfrescasse le orecchie.
- ciao tesoro, sono Harry! – disse infatti il riccio piegandomi in un sorrisetto di sollievo.
- ciao, ci sono novità? – domandai con una strana cordialità, piuttosto forzata a dir la verità.
- mi sono comprato una nuova giacca col colletto come piacciono a me in verità, come fai a saperlo? – abbozzò facendomi ridacchiare e scuotere il capo.
- intendevo.. con Nicole? Non mi hai chiamato per questo? – rifeci la domanda con aria da finta tonta sentendolo poi animarsi.
- oh sì certo! Scusa, sono un po’ stanco oggi – si scusò in una risata che contagiò anche me, nonostante fossi sicura che il più stanco tra i due fossi sicuramente io.
- comunque ieri l’ho invitata a cena per domani sera! – esclamò facendomi sgranare gli occhi colpita.
- addirittura? Wow Styles fai progressi – mi congratulai divertita giocando distrattamente con l’elastico dei pantaloni della tuta che avevo addosso.
- già, beh.. mi ha raccontato che vive da sola con una ragazza scozzese e questa partirà per una settimana per far visita alla sua famiglia, allora per non farla sentire troppo sola le ho chiesto se le andava di andare a mangiare un boccone con me – spiegò e tutte le sue parole mi sembrarono perfettamente giuste e azzeccate.
Perché l’amore non poteva essere sempre così semplice?
- e lei ha accettato, vero? – domandai eccitata per la notizia, non smettendo un attimo di sorridere.
- esatto! Insomma, le ho già detto di non aspettarsi chissà quale cena di lusso, però mi è sembrata felice del mio invito – abbozzò felice e immaginarlo lì emozionato con quegli occhi oceano luminosi mi fece sentire importante almeno in quello.
- certo che è felice! Noi ragazze impazziamo per queste cose, sai? – esclamai in un altro sorriso guardando l’orologio della mia stanza che segnava quasi le otto di sera.
- sul serio? Allora ho davvero fatto bene? – chiese quasi stupito della mia frase ma allo stesso tempo orgoglioso del suo lavoro.
- cavolo sì! Potrà anche non sembrarti felicissima ma dentro di sé è entusiasta, credimi – continuai a dire ricordando come anche io impazzissi per un semplice invito a cena, anche solo in un fast-food.
In quel preciso momento mi venne in mente Zayn insieme a me in tutte quelle serate improvvisate e divertenti e sentii di nuovo qualcosa nel petto gelarsi.
- uh meno male! Adesso però ho bisogno di altri dei tuoi consigli, cosa devo fare? – se ne uscì impacciato strappandomi un risolino colpito.
- stai seriamente chiedendo a me come si conquista una ragazza? – ribattei incredula facendolo ridere.
- dai non fare la finta tonta e spara qualche carta vincente, se vuoi anche cose già fatte da Zayn, non mi importa essere originalescherzò e sentir pronunciare quel nome ad voce alta di nuovo fu come una coltellata nello stomaco.
Lui era sempre stata la mia certezza in quegli anni, ora che eravamo in quella situazione a chi avrei dovuto credere? A chi avrei dovuto chiedere appoggio?
- non saprei.. ehm.. sicuramente devi metterla a suo agio – abbozzai la prima cosa che mi passò per la mente grattandomi la nuca e sforzandomi di dare delle indicazioni efficaci.
- e fin qua non ci sono problemi, poi? – chiese ancora neanche si stesse segnando tutte quelle cose su un blocchetto appunti.
- stupiscila, falle qualche bella domanda.. anzi ecco! Chiedile qualcosa che ancora non sai di lei, cerca di conoscerla meglio, a noi ragazze piace parlare tanto ed essere ascoltate – esclamai infine soddisfatta del mio piano geniale.
In effetti anche solo in quel momento ero lusingata nell’essere tanto indispensabile per Harry, mi faceva sentire importante.
- qualcos’altro? – abbozzò davvero curioso.
- ovviamente non fare dei discorsi che a lei non interessano, trova delle cose che avete in comune e parlate di quelle – dissi facendo spallucce tranquilla, stringendomi contro il cuscino caldo e sperando di non dovermi più alzare dal letto.
- solo questo? Pensavo sarebbe stato più complicato, grazie mille – squittì colpito e felice, portandomi a scuotere di nuovo la testa.
- non è così facile come sembra.. devi anche essere gentile, non troppo invadente.. – ribattei cercando di non illuderlo, non anche lui.
- ..darle importanza quando la vuole, sii simpatico ma non stupido.. – continuai sicura delle cose che stavo dicendo per una buona volta.
- ..falle dei complimenti senza esagerare o essere volgare, lasciale i suoi spazi ma allo stesso tempo sorprendila.. – aggiunsi alzando lo sguardo lungo il muro chiaro della mia stanza davanti a me, sentendo il cuore mancarmi nel petto quando senza volerlo incontrai una foto sulla scrivania che ritraeva me e Zayn stretti in un abbraccio l’inverno passato.
- e la cosa più importante.. – mormorai col fiato mozzato da un brivido lungo la schiena e gli occhi più pesanti - ..sii sempre sincero con lei, non nasconderle niente. La fiducia è una delle cose più importanti, almeno tu ricordatelo – conclusi non riuscendo più a trattenermi, infatti mi lasciai a un singhiozzo acuto sentendo in breve tempo le guancie venire bagnate da diverse lacrime calde e pungenti.
Affondai la testa tra le ginocchia e mi ripromisi di smettere subito, perché poi non ci sarei più riuscita, ma quando feci per tirare su col naso un’altra ondata di lacrime mi scosse fino alle viscere.
- Scar? Tesoro? Oh mio Dio che ti succede? Va tutto bene? – sentii Harry dire dall’altra parte della linea con tono preoccupato, sentendo tutti i miei singhiozzi dato che non avevo avuto il tempo di chiudere la chiamata.
- fa come ti dico, non deluderla – insistetti cercando di ritrovare un po’ di calma che però tenne qualche secondo, giusto il tempo di pronunciare quelle poche parole, perché poi riscoppiai in lacrime come se in quel modo potessi sentire meno dolore.
- mi dici che succede? Devo venire da te? Mi stai facendo preoccupare, stai bene? – sbottò alzando la voce.
Stavo bene? Mi era appena crollato il mondo addosso ma non sapevo se potevo ancora farne parte.
- no è che.. non venire, sto bene – mentii tirando su col naso ma non riuscii comunque a smettere di piangere.
Mi ero trattenuta tutto il pomeriggio con chissà quale freddezza e ora mi toccava farlo al telefono con Harry?
- ma ti sei fatta male? Che è successo? – domandò ancora in pensiero per me, non riuscendo però a venire a capo della faccenda.
- non mi sono fatta niente.. però.. sì fa male, Harry – abbozzai in un ulteriore singhiozzo sfogandomi col mio amico nonostante lui non sapesse nulla di quello che ci eravamo detti io e Zayn, non avevo avuto la forza di raccontarlo a nessuno.
A quel punto sentii la porta della mia stanza spalancarsi e tremai dentro, alzando di colpo la testa dalle mie ginocchia e incontrando lo sguardo perso di mio fratello che appena notò le lacrime che io stavo cercando di nascondere si richiuse l’uscio alle spalle e si diresse verso di me.
Io rimasi immobile senza respiro, guardandolo avvicinarsi con gli occhi sempre più appannati e deboli, finché allargando le braccia mi strinse in un abbraccio che mai mi sarei aspettata.
Allentai la presa sul telefono che ricadde sul materasso e quando Lucas mi strinse al suo petto con trasporto mi lasciai andare ad altri singhiozzi, questa volta anche più rumorosi.
- shh.. calmati Scar, respira.. – sussurrò lui al mio orecchio lasciando che gli circondassi le spalle con le braccia ricambiando l’abbraccio, ma anche solo sentire quel soprannome che mi affibbiava sempre Zayn mi fece ricadere nello sconforto in un attimo.
- rispondi a Harry, ri.. rispondi a Harry – balbettai in risposta, aspettando che in un sospiro mio fratello afferrasse il mio cellulare e mormorasse un – è tutto a posto, ora ci sono io con lei – prima di interrompere la telefonata.
Non eravamo soliti fare quelle cose fraterne, con lui cercavo sempre di fare la dura, come con tutti insomma, ma Lucas sapeva quanto fossi indifesa nel profondo.
Strinsi mio fratello in quell’abbraccio infinito e non mi preoccupai di bagnargli un po’ il viso con le mie lacrime, sapevo che non sarei mai stata un problema.
Come potevo essere un problema per le persone che amavo? Come potevo esserlo per Zayn?
- mi dispiace – esalai nell’incavo del suo collo immaginando quasi che quelle braccia forti attorno al mio corpo fossero di qualcun altro, non di Lucas.
Infilai le dita nei suoi capelli per maggiore sostegno e preferii credere che fossero dei ciuffetti mori, non castani e corti.
Affondai anche il viso nel suo collo aspettandomi di respirare un profumo dolce e frizzantino che invece non trovai, facendomi piombare di nuovo nella tristezza.
Non era la stessa guancia che stavo strofinando con la mia, non era il solito petto che stavo animando con i miei tremolii, non erano le stesse spalle e soprattutto non era lo stesso odore.
Scoppiai nuovamente in lacrime aggrappandomi a quel poco di cui ero sicura, l’affetto incondizionato di mio fratello.





















*schiva una cassetta di pomodori*
*si nasconde sotto il tavolo*
Buonsalve!
Vi prego non uccidetemi çç
Vengo in buona fede, ve lo giuro!
Vi avevo avvisate che sarebbe stato un capitolo interessante, e a me piace molto!
Quindi spero sia piaciuto anche a voi.
Dunque ricapitolando.. la lite e scoppiata per Zayn che ha ricominciato a fumare e Scarlett che non gli aveva parlato del flirt tra Lucas e Rosalie, a questo si sono poi aggiunti i nervi a fior di pelle di entrambi.
Se volete potete trovarmi su twitter, sono @hiseyesonmine e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate di questo capitolo con una recensione.
Tra pochissimi giorni finisco la scuola e quindi potrò dedicarmi finalmente alla scrittura!
Aggiornerò sabato 15 probabilmente, non vedo l'ora che leggiate anche il prossimo capitolo!
Non mi uccidete, vi prego çç grazie per essere passate ahah
Un bacione a tutte!

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Capitolo 15
*** Ti sei mai pentita di qualcosa con me? ***





When the tears come streaming down your face. 
When you lose something you can't replace. 
When you love someone but it goes to waste. 
Could it be worse? 

Quando le lacrime si versano sul tuo viso. 
Quando perdi qualcosa che non puoi rimpiazzare. 
Quando ami qualcuno ma tutto va perduto. 
Potrebbe andar peggio?




CAPITOLO 15
 
La sveglia insistente mi riportò alla realtà, svegliandomi da un sonno privo di sogni.
Sobbalzai tra le coperte calde e mi affrettai ad allungare una mano per spegnere quel suono fastidioso, ritirandomi indietro dopo aver schiacciato l’interruttore della sveglia e scontrandomi contro un petto duro alle mie spalle.
Accennai un sorriso bonario e mi voltai, ma quando vidi il viso di mio fratello invece di quello affilato di Zayn mi ritornò alla mente tutto quello che era successo, facendomi arrivare il cuore in gola.
Con fatica cercai di rimandare giù tutte quelle brutte scene, tutte offuscate da delle lacrime calde e salate, e scossi il braccio di Lucas deglutendo a fatica.
- mm? Che c’è? – borbottò lui senza neanche preoccuparsi di chi fossi tenendo gli occhi chiusi e la guancia spalmata sul mio cuscino.
- devo alzarmi, e anche tu – risposi con quanta più calma potei dandogli un altro scossone, ricordandomi di quanto fosse imponente rispetto al moro e che quindi ci sarebbe voluta un po’ più di forza per smuoverlo.
- sì Scarlett non rompere, un attimo.. – abbozzò con la voce ancora impastata dal sonno girando la faccia dal lato opposto e tornando a sonnecchiare indisturbato finché con una gomitata nella schiena mi tirai su e lo scavalcai con un po’ di difficoltà.
- ti ho detto un attimo! Mamma mia, sei un bufalo – esclamò infastidito piegandomi in un sorrisetto divertito ma nonostante tutto afferrai il piumoncino e lo tirai via per obbligarlo a spostarsi dal mio letto.
- su muoviti, mi devo preparare per andare all’università! – gli ricordai dandogli qualche lieve manata sul ventre piatto fino a che finalmente spalancò gli occhi color cioccolato come se fosse stato travolto dalla notizia del secolo.
In silenzio si tirò a sedere sul materasso e infine si alzò in piedi sovrastandomi con la sua altezza ma continuando a fissarmi con più serietà – sei sicura di voler andare? – mi domandò lasciando intendere qualcos’altro tra le righe, chiedendomi forse se fossi sicura di voler vedere Zayn.
- non posso rimanere in casa per sempre Luke – mormorai in un sospiro quando la suoneria del mio cellulare invase la stanza, facendoci voltare entrambi.
Tremai a quel suono sperando davvero che non fosse nessuno di indesiderato e andai a rispondere timorosa ma tirai ben presto un sospiro di sollievo riconoscendo il nome del mio miglior amico sullo schermo – sì pronto? – chiesi per sicurezza in un sorriso facendo segno a mio fratello di non preoccuparsi e di andare via.
- ehi zucchero! Non ti ho svegliata, vero? – si premurò di chiedermi con quella sua voce pimpante mentre sentii la porta della mia camera chiudersi dietro a Lucas.
- mi spiace, la sveglia ti ha battuto sul tempo – mi sforzai di rispondergli con quanto più spirito potei, stringendomi nelle spalle.
- in ogni caso sentiti fortunata oggi, tra mezzora passo da te a prenderti – sbottò sorprendendomi tanto che sgranai gli occhi colpita dalla notizia.
- addirittura? E il motivo sarebbe..? – provai a chiedere confusa, nonostante in cuor mio sapessi già la risposta.
- un certo riccio con gli occhi verdi mi ha detto di venire a tirarti su il morale, come potevo non accettare? – disse infatti Niall tirandomi in un sorriso emozionato.
- quindi sono proprio obbligata ad accettare, vero? – abbozzai con sarcasmo felice comunque della sua proposta, felice che qualcuno ci tenesse ancora a me.
- assolutamente! – ribatté lui in una delle sue risate contagiose e sguainate – ora scusa ma Harry ha preparato i pancakes, il cibo mi chiama! – aggiunse infine ancora divertito facendomi scuotere il capo in un sorriso.
- dai vai pure, ci sentiamo dopo – lo lasciai stare prima di sentire un suo grugnito e chiudere la chiamata.
Che cosa sapeva Niall? E che cosa aveva intuito Harry?
Non potevo saperlo, ma mi sarei comunque fidata di loro due lo stesso.
Non potevo fare altrimenti.
Presi respiro e lasciando il cellulare sul comodino mi diressi verso il bagno per sistemarmi, non ci misi neanche tanto dato che mio fratello aveva perso tempo per vestirsi in camera sua.
Tornai nella mia stanza una decina di minuti più tardi con un filo di trucco e i capelli sciolti sulle spalle alla meno peggio, sforzandomi di abbinare un paio di jeans scuri con un maglioncino blu notte e delle superga nere.
Mi impegnai di non guardare la foto mia e di Zayn che mi aveva distrutto la sera prima e cambiai qualche libro nella mia tracolla anche se quel giorno probabilmente non sarei stata molto attenta alle lezioni, già lo sapevo.
Afferrai il cellulare e le chiavi e me le infilai nelle tasche dei jeans, quindi mi incamminai verso la cucina dove trovai mia madre a bere un caffè incantata a fissare un notiziario alla tv.
- ti prego fammi un caffè o giuro che potrei addormentarmi qui seduta stante – esclamai per annunciare la mia presenza, dirigendomi verso il frigorifero per versarmi un bicchiere d’acqua.
- uh eccoti, dalle parole di Lucas pensavo che saresti rimasta a casa – ribatté la donna con tono cordiale accennandomi un sorriso gentile.
- e tu lo ascolti anche? Mi deludi mamma – scherzai vedendola alzarsi dalla sua sedia e avvicinarsi alla macchinetta del caffè in una risatina.
- è che.. dopo ieri sera credevo che volessi stare un po’ da sola – abbozzò in un fil di voce quando la affiancai, regalandomi un sorriso dolce.
- no sto bene, non preoccuparti – mormorai accarezzandole un braccio e ricambiando il suo sorriso amaro,  aspettando che la macchinetta davanti a noi sciogliesse la cialda.
- e.. tuo fratello è rimasto a dormire con te, no? E’ stata una cosa carina – continuò a dire sperando forse di strapparmi qualche spiegazione dato il mio malumore.
- si è stato gentile – acconsentii annuendo e sospirando, vedendo il caffè cominciare a scendere nella tazzina.
- comunque tra dieci minuti viene a prendermi Niall, devono essersi messi d’accordo a non lasciarmi sola – aggiunsi poi facendo spallucce e vedendola spalancare appena gli occhi.
- Niall? Come mai lui? – domandò confusa e solo in quel momento mi resi conto di quanto in effetti non avesse capito niente della situazione.
- ehm.. io e Zayn abbiamo.. litigato. Così mi porta lui oggi all’università – esordii in un sospiro pesante non perdendo tempo ad afferrare la tazzina davanti a me quando fu piena, portandomela alla bocca e sperando così di trovare un pretesto per non dover parlare ancora.
- uh mi dispiace.. è per questo che sei stata male ieri sera? – infierì lei accarezzandomi una spalla con fare materno e quando alzai le sopracciglia con enfasi fece un broncio triste.
- dai vedrai che si sistemerà tutto – cercò allora di tirarmi su usando quella frase che stava cominciando davvero a starmi stretta.
- non so che dirti, lo spero anch’io – commentai fredda in una smorfia sforzandomi di bere tutto il caffè in un sorso per poter uscire alla svelta da quella casa, non avrei resistito altri due minuti a tutte quelle domande.
Non aspettai che rispondesse ancora e lasciai la tazzina nel lavandino frettolosamente, tornando in camera mia in un sospiro pesante e presi la giacca con la tracolla, pronta ad andare.
Ci mancava solo mia madre a infierire e le avevo davvero sentite tutte, miseria.
- dai io vado, ci vediamo stasera! – urlai sia alla donna ancora in cucina che a mio fratello avviandomi verso l’ingresso stringendo il cellulare nella mano destra e sperando che almeno quella mattina Niall fosse in anticipo.
- mi raccomando stai attenta! – ribatté lei per chissà quale strana ragione prima che potessi aprire la porta di casa e scendere giù per le scale del condominio nervosa.
Non si era affievolita neanche un po’ quella sensazione di ansia e agitazione del giorno precedente, se facevo attenzione potevo ancora sentire le mani tremare insieme alle ginocchia che infatti fecero un po’ di fatica a sorreggermi scendendo tutti quegli scalini.
Dovetti reggermi alla ringhiera durante l’ultima scalinata per non scivolare e infine arrivai finalmente al portone del mio palazzo rendendomi però conto che non ci sarebbe stato ancora nessuno ad attendermi.
Ebbi quasi il riflesso condizionato di aprirlo e incamminarmi alla mia sinistra dove ci sarebbe sempre stata la macchina di Zayn per aspettarmi ma quando buttai lo sguardo in quel punto lontano trovai solo il cemento freddo della strada.
Sospirai ricacciando indietro l’istinto di piangere e controllai l’orologio impaziente, quando per fortuna intravidi arrivare alla mia destra un auto rossa che non tardai a riconoscere in un sorriso.
Mi affrettai a raggiungere la vettura del mio migliore amico e poi aprii la portiera con sollievo, sedendomi sul sedile del passeggero e incrociando finalmente due pozze blu e calorose.
- ma ciao bellissima! – mi salutò lui con enfasi sporgendosi verso di me per darmi un abbraccio di slancio che io ricambiai all’istante, bisognosa dell’affetto di qualcuno.
- ciao bellissimo – ribattei ridacchiando e lasciandogli un bacetto sulla guancia, tornando poi composta al mio posto tirandomi la tracolla sulle gambe e allacciandomi la cintura.
- allora si va? – abbozzò in un sorriso contagioso guardandomi felice e quando scossi le spalle senza obbiezioni lo vidi schiacciare l’acceleratore con prepotenza mettendo l’auto in strada.
Fui quasi sul punto di interromperlo quando prese la via più lunga invece della scorciatoia che eravamo soliti percorrere io e Zayn ma alla fine mi morsi la lingua preferendo accantonare l’argomento.
- senti.. te lo chiedo perché devo, non per farmi gli affari tuoi, però.. che è successo ieri? – mi domandò Niall dopo qualche minuto di silenzio contraddicendo tutte le mie intenzioni.
- mi stai dicendo che non lo sai, davvero? – ribattei atona sicura che in realtà sapesse benissimo tutto.
- so quello che mi ha accennato Harry e quello che ha lasciato intendere Zayn al telefono – rispose facendomi sgranare gli occhi, colta di sorpresa.
- hai parlato con lui? – chiesi deglutendo, voltandomi a guardarlo mentre il mio cuore prese a battere più velocemente.
- andiamo.. Harry mi ha detto che sei scoppiata a piangere mentre parlavi con lui, a chi altro avrei potuto chiedere spiegazioni? – spiegò effettivamente dando una risposta più che logica al mio dubbio.
- e.. che vi siete detti? – mormorai ancora con tono tremolante, rimanendo in silenzio con un certo timore nel sapere magari cosa ne pensasse il moro.
- beh prima di tutto mi ha raccontato che vi siete urlati addosso per bene – precisò strappandomi un sorrisetto amaro mentre annuii alle sue parole – che lui era venuto a scusarsi con te per un malinteso di qualche giorno fa, ma tu sei arrivata nell’esatto momento in cui lui si è acceso una sigaretta ed è scoppiato il putiferio – continuò a dire in parole povere ripercorrendo rozzamente l’inizio della nostra discussione.
- e fin qua ho ragione marcia io – commentai facendo il punto della situazione brevemente facendolo ridacchiare.
- allora tu ti sei messa a urlargli che doveva smettere e Zayn ti ha risposto che se tu non gli avessi detto chissà quale bugia il giorno prima non sarebbe successo niente – spiegò facendomi sussultare.
- ah questo ti ha detto? E.. non so.. ha evitato di raccontarti quando mi ha accusata di essere una menefreghista, che non mi importa niente di lui, che penso solo ai fatti miei e che dovrei semplicemente fidarmi di quello che dice sempre come un automa? – mi accesi infastidita da come il moro avesse nascosto tutti quegli aspetti.
- in verità no. L’ha detto davvero? – esalò stupito girandosi a guardarmi quando imboccammo il parcheggio del nostro istituto.
- dannazione solo perché non mi sono preoccupata di dirgli che Lucas e Rosaline sono usciti insieme ha fatto tutto questo casino, ma quanto può essere cretino?! – sbottai dando una manata alla mia tracolla.
- ah era questo il tanto famoso malinteso? – se ne uscì quasi divertito dalla cosa parcheggiando nel primo posto che trovò lanciandomi varie occhiate luminose.
- sì, è nato tutto da questa sciocchezza! – confermai in uno sbuffo aprendo appena potei la portiera della macchina per prendere una boccata d’aria e tirarmi in piedi, rendendomi conto di non riuscire a rimanere nello stesso posto per più di venti minuti quel giorno.
- ed è continuato per..? – mormorò confuso uscendo anch’esso dall’auto e chiudendola poi con le chiavi, affiancandomi velocemente.
- ..perché stava fumando, di nuovo! Poi ha continuato con quella sua baggianata del “fidati di me Scar, fidati di me e andrà tutto bene bla bla bla” – conclusi la sua frase scimmiottando la voce di Zayn al mio meglio, piegandolo così in un ghigno ilare.
- ma questa volta no cavolo, non quando si parla della sua salute! Cosa diamine dovrei fare Niall? Dimmelo tu, perché a quanto pare quando cerco di fargli capire che fumare gli fa male vengo presa come una stupida ansiosa – esclamai ancora cercando di farmi le mie ragioni e cominciando a salire insieme al mio amico la scalinata principale dell’edificio, pronta ad entrare dentro quelle mura accoglienti.
- probabilmente cerca di darti contro perché anche lui sa che gli fa male ma non vuole sapere di aver torto, ti devo ricordare che siete due delle persone più orgogliose che conosca? – provò a dire per risolvere la questione, aprendomi anche la porta in vetro da bravo gentiluomo per entrare nell’androne.
- ricordami che Zayn è un cretino, mi farebbe sentire meglio – lo implorai piegandolo in una risata piena che mi fece sorridere, prima che girandomi verso l’interno potessi ricevere gli sguardi calorosi di Liam, Camille e Louis ad aspettarci.
- tesoro mio vieni qui! – urlò subito la mia amica dandomi giusto il tempo di fare qualche passo in avanti prima di stringermi in un abbraccio stretto.
Possibile che tutti sapessero della mia litigata con Zayn?
- ehi calma, così mi strozzi – abbozzai quasi inquietata dall’affettuosità di Camille ma ricambiando comunque la sua stretta, guardando con confusione Liam davanti a me che mi sorrise dolcemente.
- e lascia che ti strozzi, non permetterò che nessuno ti faccia stare male di nuovo – ribatté facendomi alzare gli occhi al cielo in un sospiro.
- Cam so come difendermi, non mi servi tu come guardia del corpo – commentai divertita ritrovando però in verità tanta forza dopo l’abbraccio della mia migliore amica.
- però posso aiutare – esalò piegandomi in un risolino quando finalmente sciolse la stretta dandomi respiro, che mi venne però di nuovo mozzato quando notai lo sguardo preoccupato di tutti i miei amici puntato verso un punto lontano alle mie spalle.
Sentii una mano di Niall accarezzarmi un braccio improvvisamente e mi voltai indietro vedendo con i miei occhi Zayn affrettarsi su per la scalinata oltre la vetrata d’ingresso, quasi come se mi avesse visto.
- io comincio ad andare verso l’aula del professor Finn, forse è meglio – mormorai incolore indietreggiando intimorita dal dover di nuovo incrociare lo sguardo del moro, sicura che se ce l’avessi avuto davanti sarei riuscita a perdonargli tutto quanto.
Sfiorai la mano che il biondo avevo tenuto sulla mia spalla premuroso e lo guardai con enfasi, intimandogli di tranquillizzarsi.
Solo quando mi lasciò andare mi permisi di guardare nuovamente fuori dalla vetrata scorgendo ormai il ragazzo che conoscevo meglio di me salire anche gli ultimi scalini e dirigersi verso la porta, facendo chiaramente caso a me.
- a dopo ragazzi – dissi velocemente allungandomi a depositare un bacio sulla guancia a Louis e poi a Liam, sentendo nello stesso momento l’ingresso dietro alla mia schiena aprirsi facendomi partire un brivido freddo in tutto il corpo; preferii quindi accelerare i miei movimenti per poi cominciare a camminare via verso le scale che conducevano al piano superiore dove avrei avuto la prima lezione un quarto d’ora più tardi.
Sentii anche uno strano vociare dopo il mio passaggio ma preferii concentrarmi sul rumore gommoso delle suole delle scarpe che avevo ai piedi contro il pavimento liscio, finché distinsi una voce in particolare tra le altre pronunciare il mio nome.
- Scar! – mi chiamò infatti Zayn a gran voce richiamando anche il mio cuore, dovetti farmi forza per non voltarmi e rispondergli.
- Scarlett! – urlò nuovamente con quel suo tono speranzoso e forte piegando in ginocchio ogni cattiva intenzione che avessi avuto su di lui fino a quel momento ma in ogni caso continuai nella mia strada sforzandomi di non cedere al suo richiamo.
Doveva darmi tempo, doveva attendere quella volta.
 
 



 
Afferrai saldamente il mio bicchiere dello Starbucks, come fece anche Louis al mio fianco, e uscii dal locale con tranquillità salutando i vari commessi con un cenno di capo, contando mentalmente che quello sarebbe stato il secondo caffè della giornata.
- so che probabilmente hai mille altre cose da fare in questo momento.. – esordì ad un certo punto il castano accanto a me quando tornammo lungo il marciapiede freddo della capitale inglese.
Io alzai un sopracciglio in disappunto accennando anche una smorfia contrariata, vedendolo subito ridacchiare – ok, mettiamo che tu non abbia sul serio niente da fare.. saresti tanto gentile e altruista da accompagnarmi in un posto? – si corresse divertito fissandomi con quei suoi occhi celesti e luminosi, guardandomi in un modo che non accettava repliche.
- devo preoccuparmi? – abbozzai confusa aprendo la mia confezione di caffè per cominciare a sorseggiarlo distrattamente.
- nah, ti piacerà invece secondo me – ribatté con aria davvero troppo furba inquietandomi appena in verità.
- “mi piacerà” cosa esattamente? – domandai ancora un attimo preoccupata di quella sua idea, nello stesso tempo però fidandomi ciecamente di lui.
- lo scoprirai presto – ripose semplicemente nascondendo un ghigno nel bicchiere del suo cappuccino affrettandosi a camminare vicino a me diretto chissà dove.
- occhi belli almeno dimmi se è lontano, così mi preparo mentalmente – commentai dopo qualche secondo di attesa apostrofandolo in quel modo che era rimasto nel tempo dopotutto.
- non ci metteremo più di cinque minuti, stai tranquilla luce dei miei occhi – disse scuotendo le spalle con una calma che mi infastidì quasi.
Mi infastidiva non sapere qualcosa, essere tenuta allo scuro delle cose.
Chissà perché.
- a quanto pare in questi giorni ti hanno fatto girare tutti le scatole, è arrivato il momento di Louis William Tomlinson! – sbottò ad un certo punto con enfasi strappandomi un ghigno di ilarità.
- mi stai dicendo che è arrivato il tuo turno di farmi girare le scatole? – gli chiesi divertita facendo finta di non aver capito le sue parole, ricevendo indietro una sua occhiataccia ovvia.
- è arrivato il momento di tirarti su di morale e io ho il metodo perfetto! – squittì nuovamente entusiasta per un motivo a me ancora oscuro.
- non so con che coraggio mi sto fidando di te stavolta, mi stai facendo paura – borbottai poco dopo in una risata contagiando anche lui.
- andiamo, ti sei mai pentita di qualcosa con me? – esalò a quel punto guardandomi di sottecchi.
- no, ma c’è sempre una prima volta per tutto – dissi con sarcasmo piegandolo in un’altra risata cristallina che riempì l’aria facendomi sentire un po’ meglio.
- adesso seguimi, abbiamo una missione da compiere – se ne uscì quando ritrovò un po’ di serietà spostando lo sguardo azzurrino verso un portone alla nostra sinistra, indicandomi di andare con lui in un cenno di testa.
Bevvi un altro po’ di caffè e rimasi dietro al mio amico incuriosita mentre questo aprì l’uscio con confidenza, aspettando che facessi lo stesso per poi annunciarsi con un urlo cordiale.
- ragazzi scusate il ritardo ma sono andato a prendere rinforzi – salutò quello che scoprii essere un gruppetto di dodici persone tra ragazzi e ragazze che alzarono gli occhi dallo schermo di un computer in dei sorrisi luminosi.
- ehi Lou ti stavamo giusto aspettando – gli rispose un ragazzo appena in carne dandogli una pacca sulla spalla che il mio amico ricambiò, prima che come tutti potesse accorgersi della mia presenza.
- e tu chi sei? – mi chiese a quel punto gentilmente mentre notai chiaramente altre femmine lì presenti farsi più vicine.
- uh lei è Scarlett, una mia cara amica, è un po’ giù e ho pensato che portandola con noi avrei potuto tirarla su di morale, voi che dite? – spiegò Louis trattando di qualcosa a me ancora nascosto.
- diciamo che sei la benvenuta ovviamente, ti divertirai – mi salutò una ragazza bionda e alta con dei grandi occhi color miele regalandomi un sorriso emozionato.
Mi guardai intorno e mi chiesi davvero cosa diamine potessero fare tutti quei ragazzi con quell’entusiasmo divampante, tanto che aggrottai le sopracciglia confusa.
- ve la prendete se vi dico che non ho la più pallida idea di cosa voi facciate? Mi ha trascinata lui qui senza dirmi niente – ammisi al gruppo che si lasciò a una sana risata spostando lo sguardo da me a Louis in dei sorrisi divertiti e genuini.
- dai ci penso io, vieni di là con noi ragazze – esordì ancora la bionda prendendosi la confidenza di prendermi per mano e con un ghigno calmo cominciare a trascinarmi verso una seconda porta più avanti.
Non seppi più davvero che pensare, mi occupai solo di stringere nella mano libera il mio caffè mezzo vuoto sperando che non mi avrebbero molestata in nessun modo.
 
 


 
- avanti Scarlett sorridi, nessuno verrà ad abbracciarti se hai quel muso lungo! – mi urlò Louis divertito facendomi segno di lasciarmi andare, quando il massimo che avevo fatto fino a quel momento era stato fissare l’imponente obelisco di Trafalgar Square sopra le nostre teste.
- e se io mi rifiutassi? – ipotizzai facendo ben attenzione a tenere le braccia incrociate al petto per nascondere la maglia assurda che mi avevano fatto indossare, mentre tutti gli altri ragazzi erano sparsi per la piazza.
- su dov’è finita la ragazza piena di vita che ho conosciuto quattro anni fa? – esclamò ancora il mio amico cercando di smuovermi sporgendosi ad abbracciare due ragazzine sorridenti.
- è rimasta a casa a disperarsi per Malik, io in verità sono un ologramma – improvvisai sedendomi sul gradino dell’imponente statua che sormontava tutto il quartiere.
- invece sono sicuro che è ancora lì da qualche parte, forza vieni! – mi richiamò con enfasi ricevendo in cambio un mio cenno di capo negativo tanto che dovette avvicinarsi a me e tirarmi per un braccio per farmi alzare.
- ma devo fare sul serio questa cosa? È ridicola! – obbiettai in un lamento quando riuscì in un mio broncio a tirarmi in piedi, lasciando così che la maglietta che avevo addosso con l’enorme scritta “FREE HUGS” potesse vedersi per bene.
- gli abbracci non sono ridicoli e poi sono sicuro che ti sentirai meglio dopo aver abbracciato qualcuno – ribatté divertito trascinandomi con lui verso il centro della piazza, sforzandosi di convincermi.
- ho già abbracciato mio fratello, mia madre, Niall, Camille e te oggi, non basta già così? – borbottai nuovamente in uno sbuffo ma non riuscendo comunque a resistergli.
- bene allora sei sulla buona strada, su dai non è difficile! – commentò spingendomi davanti a lui finché mi ritrovai davanti a dei completi sconosciuti intenti a fissarmi.
Mi girai verso la bionda di poco prima e la osservai mentre abbracciava due ragazzi sorridenti, Louis lanciarsi verso una donna in completo lavorativo, e in un sospiro mi ritrovai a guardami intorno quasi sperduta.
Che senso aveva poi abbracciare persone che non si conoscevano? Non si ricavava neanche mezzo pound.
Deglutii nervosa e provai ad avvicinarmi a due bambine che a occhio e croce potevano avere sette anni e mi sforzai di sorridere in modo convincente, piegandomi appena e allargando le braccia imbarazzandomi come mi era successo raramente.
Cosa mi toccava fare..
Attesi mantenendo quel ghigno forzato finché finalmente le due bambine si guardarono complici e colmarono lo spazio tra le mie braccia aperte gettandomi le piccole manine attorno al collo.
Le strinsi a me con dolcezza cercando di non dare troppo impeto al contatto e le lasciai andare dopo qualche secondo in un ulteriore sorriso, trovando poi Louis a fissarmi colpito.
Lo guardai con enfasi e lui a sua volta mi fece il segno di battere le mani teatralmente ricevendo una mia linguaccia in risposta che fece ridere tutti e due.
Mi sforzai allora di continuare il mio lavoro girandomi in cerca di qualcuno disponibile, quando finalmente un gruppetto di studenti mi passò accanto.
- ehi nessuno vuole un bell’abbraccio? Non mangio mica – esclamai con non so che coraggio ai cinque ragazzi, aspettando con le braccia aperte fino a che una ragazza si allungò a ricambiare l’abbraccio un po’ titubante ma comunque divertita, riuscendo addirittura a far fare lo stesso a un suo amico che mi strinse leggermente imbarazzato.
Quella era sicuramente una cosa da Louis, chi se non lui avrebbe potuto scendere in una delle piazze più importanti di Londra per abbracciare dei completi sconosciuti solo per il gusto di farlo e per portare qualche sorriso?
Quando anche quegli studenti si allontanarono quasi mi scontrai con un ragazzo di passaggio che con un sorriso cordiale convinsi a donarmi cinque secondi del suo tempo in un abbraccio innocente venendo quindi stretta dalle sue braccia più forti di quelle degli adolescenti di prima.
Dopo di lui susseguirono una madre con un bimbo, due ragazze della mia età, due anziani signori e un trio di ragazzi anche abbastanza carini, ma nessuno che potesse competere con le prese calde e familiari di Zayn.
Ripensai a lui e sospirai stringendo anche l’ennesimo ragazzo, stranamente moro per caso del destino, sperando di sentire il suo profumo dolce prima o poi sul collo di qualche passante.
Avrei voluto averlo al mio fianco ma allo stesso tempo probabilmente non avrei perso tempo a urlargli contro tutto il mio disappunto per le sigarette e il fumo, sicura delle mie ragioni.
Lui mi avrebbe risposto che ero esagerata, che mi ero svegliata solo per quello quando me ne ero infischiata di lui per tutto quel tempo e avremmo ricominciato a litigare di nuovo.
Ma ne valeva la pena?
Ne sarebbe valsa per Zayn se potevo vedere quegli occhi tanto insistenti sul mio viso e sentire quella voce piena, e magari a un certo punto si sarebbe arreso.
Si sarebbe arreso e mi avrebbe dato ragione.
E se non fosse successo?
Eravamo davvero tanto orgogliosi come diceva Louis? Io non mi sarei mossa dalla mia posizione e neanche lui, perché continuare a prendersi in giro?
Perché?
Perché per Zayn ne sarebbe sul serio valsa sempre la pena, me ne resi conto solo a fine giornata quando abbracciando Louis presi respiro e mi lasciai a un singhiozzo pieno di stanchezza.
Stanca di mentire, stanca di fingere che andasse tutto bene quando sentivo il mondo crollarmi addosso, stanca di mascherarmi dietro tutti quei sorrisi forzati.
Allacciai le braccia attorno alle spalle di Louis e affondai la testa nell’incavo del suo collo trovando la forza di piangere senza dovermi vergognare, non preoccupandomi delle lacrime che ricominciarono a scendere indisturbate e beandomi della sua presa comprensiva che mi tenne stretta a lui.
Ero stanca di lottare, stanca di trattenermi.
Ero stanca di comportarmi al meglio e ricevere in cambio solo false speranze, ero stanca di vedere Zayn ovunque: negli sguardi dei passanti, nei sorrisi dei miei amici, nelle risate in piazza, nei capelli dei ragazzi.
Ma per lui forse avrei trovato la forza di lottare, per lui sì.
Ne valeva davvero la pena.
 
 


















Buonsalve!
Sì lo so, avrei dovuto aggiornare domani ma alla fine devo uscire e non credo che avrei trovato il tempo so I'm here!
Ok.. secondo me questo è abbastanza un capitolo di passaggio AHAHAHAHHAHAHAHAHAH *ora mi uccidete*
Dai per farmi perdonare fisso l'aggiornamento a venerdì 21 o forse anche prima, e sono felice perchè mi piace molto quel capitolo.
Se volete contattarmi potete farlo su twitter, sono @hiseyesonmine
Dalle recensioni allo scorso capitolo ho notato che volete uccidermi, ma io so cose che voi non sapete eh eh ahahahahhah
Comunque.. E' FINITA LA SCUOLA! *stappa lo spumante*
Ovviamente auguro buona fortuna a tutte le ragazze che hanno gli esami quest'anno, sia di terza media che la maturità, sappiate che Scar è con voi!
Ma io quest'anno mi rilasso e scrivo.. ahhh.
In ogni caso spero che la ff vi stia piacendo e non abbattetevi per la piega che ha preso, ogni cosa ha un suo motivo e poi ci vuole un po' di violenza, su! 
(ง'̀-'́)ง
Un bacione a tutte e buona estate!

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Capitolo 16
*** Ti odio ***





I’m telling you that it's never that bad,
take it from someone whose been where you’re at.
Laid out on the floor and your not sure
you can take this anymore.

Ti sto dicendo che non è mai così male,
fattelo dire da qualcuno che è stato dove sei tu.
Distesa sul pavimento e non sei sicura
di poterlo più sopportare.
(Nickelback - Lullaby)




CAPITOLO 16
 
Mi affrettai ad attraversare la strada umida per la pioggia di quel pomeriggio e raggiunsi il portone dell’appartamento Horan-Styles suonando poi subito il campanello un po’ infreddolita, vedendo con piacere la porta del palazzo schiudersi dopo qualche secondo.
Niall e Harry, il biondo in particolare, mi avevano invitato quella sera a casa loro per passare la serata e la notte insieme probabilmente sperando di tirarmi su di morale dopo la litigata con Zayn di ormai quasi una settimana prima.
Era incredibile come i miei amici mi fossero stati accanto in quei giorni, nonostante sapessi che avevano parlato tutti anche col moro ma senza dirmi nulla.
Avevo semplicemente bisogno di una nottata in compagnia dei miei amici, solo questo.
Avevo bisogno di svuotare la testa e lasciarmi andare, non pensare più a nulla.
Salii velocemente le scale di quel condominio che avevo imparato a conoscere col tempo finché arrivai all’ultimo piano, trovando già la porta dell’appartamento aperta.
Accennai un sorriso e varcai l’entrata vedendo subito Niall sbucare dalla cucina allegro, non tardò nemmeno tanto a chiudermi la porta alle spalle e a lasciarmi un bacio sulla guancia.
- ciao zucchero! – esordì infatti facendomi sentire subito meglio con quel soprannome.
- ciao, come va? – ricambiai a tono dandogli una pacca sulla spalla con enfasi, perdendomi nel suo sorriso grande mentre vagai con lo sguardo lungo i muri celesti attorno a noi.
bene, stasera ci aspetta una cena malsana a base dei mitici pancake di Harry! – esclamò in un moto di felicità gesticolando e facendomi spalancare gli occhi colpita dalla notizia.
wow e.. il cuoco dov’è esattamente? – domandai a quel punto confusa, sporgendomi oltre l’ingresso per cercare Harry senza però buoni risultati.
Approfittai dello spostamento per sbottonarmi la giacca e sfilarmi di spalla la grande borsa, portandomela ai piedi.
ha detto che arriva tra poco, non preoccuparti – rispose semplicemente il biondo aiutandomi a sfilarmi il cappotto gentilmente, afferrando poi anche la mia borsa che posò infine su un tavolino lì accanto.
preoccuparmi per Styles? Spero per lui che si sia appartato da qualche parte con Nicole piuttosto – commentai sforzandomi di fare un po’ di ironia lasciandomi ad una risata che ben presto contagiò anche il mio migliore amico.
con te non si può mai parlare che te ne esci sempre con queste frasi mamma mia! – borbottò divertito facendomi segno di seguirlo in cucina dove cominciò a tirare fuori dalla credenza tre piatti piani che posò poi sul tavolo per noi e il riccio, non perdendo tempo ad accendere la tv che rallegrò subito l’ambiente.
ehi non lo faccio apposta, semplicemente non riesco a immaginarlo da nessun’altra parte a quest’ora – abbozzai incrociando le braccia sotto al seno e sospirando divertita verso l'irlandese.
a quanto pare è dovuto restare un’oretta in più a lavoro per gli straordinari, ma tra poco tornerà – continuò a dire per farmi capire il concetto, mantenendo quel suo sorriso burlone.
seh ti dico io che straordinari ha fatto quello lì – mormorai di nuovo scettica con malizia facendolo scoppiare a ridere di gusto prima di avvicinarmi a lui e appoggiarmi con i fianchi al piano cucina.
tu non cambierai mai, vero? Sarai sempre così schietta? – se ne uscì Niall a quel punto con tono ilare lanciandomi un’occhiata veloce e voltandosi successivamente verso di me.
io sono così, non posso cambiare – risposi semplicemente scrollando le spalle in un sorriso, accentuando subito il suo.
e meno male, almeno tu resta tra noi! – sbottò felice afferrando anche dei bicchieri e avvicinandoli ai piatti sulla tavola distrattamente.
certo che resto, chi altro potrebbe propormi una cena distruttiva di soli pancake se non voi? – abbozzai unendomi alla sua risata greve che riempì la cucina sovrastando anche il rumore del televisore.
Però mancò qualcosa in quel suono, mancò una seconda voce che avrebbe dovuto aggiungersi a ridere con noi: una risata cristallina e piena che però non si fece sentire quella volta.
Il biondo fece per ribattere quando improvvisamente il suo cellulare sulla dispensa accanto a me prese a trillare interrompendo la nostra chiacchierata, e subito lui rispose.
ehi quando arrivi? – esordì dopo qualche secondo facendomi capire che fosse Harry al telefono.
come sei al supermercato? – ribatté ancora rispondendo alla voce dell’altro che però io non ero riuscito a cogliere.
e davvero non ce la fai a prendere tutte le buste tu? Andiamo, hai vent’anni amico! – si lamentò dopo la probabile richiesta del riccio di andarlo ad aiutare.
Sfaticato.
ma sul serio devo venire pure io? È già arrivata Scarlett – provò ancora a trovare una scusante portandomi a sorridere divertita.
- no no Niall io posso benissimo stare qui ad aspettare, vai pure da Harry – lo canzonai per obbligarlo a fare qualcosa, ricevendo in cambio una sua occhiataccia.
l’ho sentita! Ora muoviti e vieni al supermercato, ci sono cinque buste che ti aspettano– sentì dire dal nostro amico incupendo subito il viso di Niall che si lasciò a uno sbuffo pesante.
e va bene, arrivo.. – accettò infine contro voglia in un ringhio che mi piegò in una risatina sommessa prima che potesse chiudere la chiamata e sospirare nuovamente.
tu non ridere, se no la prossima volta vieni anche tu! – mi zittì il biondo puntandomi un dito contro e facendomi scoppiare a ridere per la scena.
Abbozzò un sorrisetto anche lui e poi si diresse verso l’ingresso infilandosi un paio di scarpe che erano state lasciate dietro la porta e indossò anche una felpa velocemente.
dai faremo in fretta, tu aspettaci qui – e dicendo quello lo vidi aprire la porta di casa e fiondarsi giù per le scale con chissà quale voglia trovata al momento.
Chiusi la porta lasciata aperta dal mio migliore amico e rimasi a quel punto sola in casa, distratta solo dal rumore flebile della televisione nella stanza accanto.
Non era troppo grande come appartamento ma andava più che bene per due ragazzi, soprattutto contando il numero impressionante di poltrone che li avevamo costretti a comprare per farci stare tutti comodi per le volte in cui saremo andati da loro.
Avanzai a piccoli passi verso il salotto riconoscendo anche la libreria scura che ero andata a scegliere con loro perché a quanto pare, almeno per loro, un aiuto femminile per l’arredamento non sarebbe guastato.
Alla fine in ogni caso si erano lasciati prendere la mano e avevano cominciato a comprare mobili di stili e colori diversi senza badare troppo all’aspetto finale dell’ambiente, mandando all’aria ogni buona idea avessi messo in piedi.
Ma era comunque carino il soggiorno, insomma.. se non si contava l’enorme tappeto rosso accanto al divano verde e la tappezzeria celeste poteva anche andare bene.
Sorpassai la prima poltrona e rimasi a fissare le varie foto sopra una scrivania in legno accanto al balcone, sormontata da qualche libro universitario di Niall.
Trovai varie immagini di Harry e Niall insieme, altre con solo uno dei due, poi ancora me e Niall, loro con gli altri tre ragazzi del gruppo e per ultima anche una foto di tutti noi sette insieme.
Era stata scattata qualche settimana prima nella casa estiva del riccio, ne ero sicura, proprio nel salotto accogliente chi sul divano, chi sulle poltrone o addirittura chi per terra.
In particolare notai Zayn e me vicini con lui a passarmi un braccio attorno alle spalle e io appoggiata al suo petto, entrambi a ridere guardando verso l’obbiettivo.
Osservai il sorriso del moro e mi sentii quasi persa ripensando di non averlo visto per tutti quei giorni né di aver sentito il suono della sua risata o anche solo la sua voce.
Sporsi una mano verso la cornice e allungai poi il pollice ad accarezzare la nostra immagine, sentendo quasi due braccia familiari avvolgermi in quell’istante.
Rimasi lì cinque minuti buoni a fissare tutte quelle foto ricordo e perdendomi in momenti passati finché finalmente la porta d’ingresso si aprì facendomi sussultare appena.
Non aspettai altro e mi avvicinai alla porta ormai spalancata pronta ad aiutare i miei amici con le buste della spesa sentendo anche la voce di Harry, quando invece a varcare l’ingresso furono un paio di occhi scuri e profondi che mi gelarono all’istante.
Vidi Zayn fare solo qualche passo in avanti prima di accorgersi di me mentre gli altri due rimasero sul pianerottolo a guardare la scena, mi sentii quasi mancare quando il suo profumo frizzantino riempì l’aria arrivando subito ai miei polmoni.
Quando alzò lo sguardo nel mio e si bloccò in mezzo al soggiorno avvertii quasi dell’elettricità sprizzare tra i nostri occhi, notando anche la sua bocca schiudersi dall’incredulità.
tu che ci fai qui? – riuscii soltanto a sibilare cercando di trovare un po’ di contegno assumendo una posa più rilassata che però non mi riuscì molto bene.
Il moro fece per rispondere prendendo fiato quando sentimmo la voce di Harry intromettersi – divertitevi – disse e improvvisamente la porta si chiuse sbattendo con forza facendoci sobbalzare entrambi, ma solo quando capimmo che Niall e Harry erano rimasti fuori ci precipitammo contro il legno dell’uscio.
che state combinando? Andiamo, riaprite la porta! – esclamai battendo due pugni sull’uscio e sentendo le loro risate sommesse dall’altra parte.
oh non credo proprio, credo invece che sia meglio lasciarvi là dentro – ribatté divertito il riccio quando anche un mazzo di chiavi cominciò a girare nella toppa chiudendoci così dentro dall’esterno e facendomi salire un brivido sinistro lungo la schiena.
Harry apri subito questa cazzo di porta, forza! – cominciai ad animarmi alzando la voce e battendo un’altra manata sulla porta sentendo Zayn arrivare dietro di me attento alle parole dei nostri due amici, e sentii un’altra scossa pensando a come non si fosse avvicinato a me da una settimana a quella parte.
senti voi avete bisogno di parlare e noi abbiamo bisogno di una bella nottata di svago, direi che questa cosa è perfetta! – continuò a dire facendomi venire un diavolo per capello.
è perfetta proprio per niente! Niall almeno tu apri la porta! – insistetti provando a rivolgermi al mio migliore amico e sperando in un po’ di comprensione.
mi spiace ma ha ragione lui zucchero – gli diede corda portandomi a battere più forte i pugni sulla porta fredda.
appena riesco ad uscire da qui giuro che vi stacco la testa, avete capito?! Aprite subito dannazione! – urlai incredula dalle loro parole allungandomi a guardare i loro sorrisetti compiaciuti dallo spioncino.
senti noi torniamo domani sera alle sei, ci farete sapere – se ne uscì Harry facendomi sbiancare all’istante.
ma siete pazzi?! Io non ci rimango qui un giorno intero con lui, ora smettetela di scherzare! – dissi fuori di me sperando seriamente che fosse tutta una messa in scena ma quando le loro risate compiaciute oltrepassarono il legno mi sentii quasi male.
avanti non fare così e fidati di noi, poi ci ringrazierai – esclamò il riccio battendo una mano sulla porta con divertimento.
ah e ti ricordo che prima ero in debito con te, ora siamo pari – aggiunse poi prima che le loro voci venissero attutite da dei passi lungo le scale.
siamo pari nei tuoi sogni! Vi prego non andatevene! Harry ti ammazzo, giuro che domani ti ammazzo! Niall almeno tu! Ehi, mi state ascoltando?! – urlai sperando che cedessero ai miei continui richiami ma il tutto venne accompagnato dai loro passi pesanti giù per il trombone delle scale.
Quando ormai non riuscii più a sentire neanche quelli mi lasciai con la fronte sulla porta in un sospiro, trovando solo dopo una decina di secondi la forza di tornare eretta avvertendo il respiro pesante di Zayn alle mie spalle.
e tu vedi di stare zitto, non è il momento! – mi raccomandai con tono acido puntando un dito contro al viso del moro per poi superarlo e raggiungere il divano un po’ barcollante, cercando di farmi forza dopo aver incrociato quegli occhi tanto profondi.
Non era possibile.
 



 
Continuai a fare zapping col telecomando sul televisore del salotto nonostante fosse ormai quasi l’una di notte cercando di trovare una posizione convincente sul divano allungando anche i piedi al tavolino lì davanti, sfilandomi gli stivaletti e lasciandoli accanto a una poltrona.
In tutte quelle ore non avevo detto praticamente più niente salvo qualche imprecazione e alcuni messaggi in segreteria ai due padroni di casa, nel frattempo Zayn si era chiuso in cucina a guardare anch’esso la televisione probabilmente.
Mi ci erano volute almeno due ore buone per farmi passare l’arrabbiatura iniziale, non era davvero possibile che Harry e Niall ci avessero chiusi dentro casa per obbligarci a parlare.
Ma chi si credevano di essere?
Lasciai infine la visione su un canale di cucina non trovando nient’altro di interessante a quell’ora sentendo allo stesso tempo gli occhi chiudersi appena.
Mi lasciai contro lo schienale del divano e mi appoggiai al palmo della mano sapendo che addormentandomi almeno non avrei dovuto scambiare parola con il moro fino al mattino dopo.
Avevo continuato ad avvertire il suo profumo penetrante per il salotto tutto il tempo nonostante lui fosse sparito nell’altra stanza, e se facevo attenzione potevo ancora sentirlo nell’aria fresca.
hai sonno? – domandò ad un certo punto una voce più vicina di quanto mi aspettassi facendomi sussultare e aprendo gli occhi trovai Zayn appoggiato timidamente alla libreria davanti a me a fissarmi in un modo quasi imbarazzante.
ti ho già detto che devi stare zitto, non voglio sentirti fino a domani – esalai riportandomi una mano sulla fronte a coprirmi anche la visuale sperando che il ragazzo avesse recepito il messaggio.
- tecnicamente adesso è già domani visto che è l’una – precisò facendomi innervosire appena, infatti alzai lo sguardo nel suo sperando davvero che non avesse cominciato a fare battutine ma nello stesso tempo desiderando esattamente il contrario.
Lo guardai con stanchezza, non solo fisica ma anche mentale, e lui fece lo stesso rimanendo a fissarmi facendo diventare subito l’ambiente più pesante e freddo.
ma ti stai divertendo? Perché io non ci trovo proprio niente da ridere in tutto questo – mormorai colpita sforzandomi di rendere la conversazione un po’ più attiva.
era solo un dato di fatto, perché non ti calmi un po’? – commentò con un tono appena strafottente che accese qualcosa nella mia testa tanto che sgranai gli occhi incredula nella sua direzione.
ma vedi tu di darti una calmata, io non sto facendo proprio niente! – alzai appena la voce notando subito un suo sopracciglio alzarsi in disappunto prima che potesse staccare la schiena dalla libreria in un sibilo che fece scattare la sicura dentro di me.
che novità, fosse per te adesso ti saresti anche potuta addormentare su quel divano pur di non dirmi nulla – abbozzò rispondendo nell’esatta maniera che avevo previsto portandomi a ritirare i piedi dal tavolino e sedermi eretta.
beh sai com’è, per ascoltare questa tua brillante conversazione avrei davvero preferito addormentarmi – gli andai contro pronta al battibecco del secolo.
come sempre.. in questi giorni mi ero quasi dimenticato quanto tu preferisca evitare le cose che non ti piacciono! – esclamò guardandomi con enfasi e proprio non ce la feci a rimanere seduta, allora mi alzai in piedi in un sospiro.
come ad esempio.. mm vediamo.. te? – borbottai teatralmente indicandolo poi e notando i suoi occhi spegnersi appena per un istante prima che potesse rianimarsi.
non mi sembra che tu ti sia mai lamentata cara mia, o forse hai continuato a tenermi nascosto altro in questi anni? – cominciò a dire portando la discussione contro di me.
siamo in due visto che anche tu preferisci mentire piuttosto che affrontare le cose come stanno! – ribattei incrociando le braccia sotto al seno e mantenendo sempre quel metro abbondante a dividerci.
oh no, invece ti ho detto esattamente le cose come stanno, sei tu che hai cominciato a preoccuparti e a far diventare tutto più grave di quanto sia realmente – disse sperando di aver ragione a modo suo.
ah perché adesso fumare non è grave? Dimmi allora, quante sigarette ti sei fumato in questa settimana? Una, due,trenta? – lo accusai guardandolo fisso negli occhi e sentendo quasi addosso il peso del sospiro che fece dopo qualche secondo.
adesso ti interessa? No perché a quanto mi risulta sei sparita, non ti sei fatta più sentire, sei irraggiungibile al cellulare, su internet, a casa tua tutti dicono sempre che non ci sei, perché dovrebbe interessarti di me? – urlò e per un istante mi sentii davvero piccola sotto le sue parole dure.
ti sto ascoltando in questo momento anche se è l’ultima cosa che vorrei fare, credo che basti – commentai a tono guardandolo con astio e sicurezza nonostante fossero le uniche cose che mi mancassero in quel momento.
Dopo tutto non potevo non sentirmi morire avvertendo il suo sguardo pesante su di me e sentendo il suo profumo per l’aria, era come se la parte peggiore di me fosse tornata a galla chiedendomi di diventare la migliore.
allora perché non te ne sei ancora andata, che aspetti? – mi chiese forse con un pizzico di curiosità.
forse perché infondo invece mi importa, che dici? – risposi alzando la voce e sporgendo il busto verso di lui spalancando anche gli occhi con enfasi.
- che cos’è che ti importa allora? Non ti importa di me, di quello a cui tengo.. per cosa lo stai facendo? – abbozzò credendo a quanto pare di avere ragione ma io conoscevo bene quel suo tono a tratti tremolante.
Ci stavamo uccidendo dentro a vicenda.
lo sto facendo perché so quanto tu tieni ancora a me invece, te lo leggo negli occhi, e quindi mi importa – sbottai non pensando di poter svegliare la vicina o magari più condomini, avevo semplicemente bisogno di sfogarmi.
come fai a dirlo? – chiese semplicemente ma in quelle poche parole non trovai una vera e propria richiesta, era quasi una sfida.
Era l’ultima cosa che avrei voluto sentire.
Lo disse con un tono aspro, come se mi stesse mettendo alla prova. “Come fai ad esserne sicura? Non puoi saperlo affatto” sarebbe stato forse più giusto.
a.. allora tutte le cose che mi hai sempre detto erano false Zayn? Non posso essere sicura di quello che pensi se fino a una settimana fa eri l’unica certezza che avessi mai avuto! Quello che mi hai detto al parco quel giorno per esempio erano tutte menzogne? – urlai con una verità nuova che mi corrose dentro dalle viscere, guardandolo per la prima volta quella sera con speranza.
quando mi.. mi dicevi che non ce l’avresti fatta senza di me, che.. che mi amavi, che non saresti riuscito a immaginarti se non con me accanto.. erano tutte bugie? – continuai a tono sentendo il mondo crollarmi sotto i piedi, addirittura la mia voce sembrò rompersi nell’ultima parte della frase.
Non ero pronta a crollare anche per lui.
Non quella volta.
Non di nuovo.
Mi immersi nei suoi occhi che parvero rianimarsi un attimo e mi persi a fissare la sua bocca schiusa e stupita finché serrò la mascella di colpo dando una manata con forza all’asse in legno dell’armadio facendomi sobbalzare.
Vidi quasi un moto di rabbia attraversargli lo sguardo, frustrazione.
ma cosa credi? Che io non ti ami più? Che non ti abbia mai amata? Ma ti stai ascoltando?! – mi urlò contro lasciando la libreria a tremare appena prima di avanzare lentamente verso di me facendo tremare anche il mio cuore insieme a tutti quei libri.
tu sei stata forse l’unica persona a cui non abbia mai mentito davvero, ogni cosa che ti ho detto l’ho sempre sentita! Credi che mi sia bastata una settimana per non amarti più, sei impazzita? – sbottò incredulo continuando ad avvicinarsi a me ma i miei piedi parvero piombo a terra dato che non riuscii a muovermi neanche di un passo.
non mi pare di essere ancora impazzita invece, ti senti quando parli? Credi che non sappia quanto tutto questo stia facendo male a entrambi? – ribattei sentendo le gambe diventare molli tutto d’un tratto.
allora ti prego dimmelo.. questo ti fa davvero stare così male? – sbottò continuando a venire verso di me fino a che in un secondo mi prese le guance tra le mani e azzerò la distanza tra i nostri visi portando le labbra sulle mie.
E non seppi cosa successe in quel momento, ma per quanto mi riguardava sarebbe potuto crollare il mondo intero e non me ne sarebbe importato niente.
Sentii quel sapore familiare dopo tutti quei giorni e il mio cuore prese a battere come un treno, ritrovando forse un motivo per animarsi in quel modo.
Premette la bocca contro la mia con trasporto portandomi quasi a indietreggiare con la testa per l’impeto di quel bacio ma alla fine mi aggrappai alle sue braccia e ritrovai equilibrio.
Il suo respiro caldo e nervoso si infranse sulle mie guance e mi parve di poter continuare a vivere di quello per tutta la mia vita mentre il suo profumo mi avvolse come non faceva da tempo.
Sentii quasi le sue dita tremare sulla mia pelle quando schiuse le labbra dalle mie allontanandole un attimo e dandomi fiato, rimanendo immobile a fissarmi in silenzio.
rispondimi – esalò con quel poco ossigeno che gli era rimasto guardandomi con sicurezza, vedendomi boccheggiare agitata.
Rimasi incatenata dai suoi occhi scuri e non riuscii più a dire nulla, perdendo parte di tutta quella spavalderia che avevo avuto fino ad ora.
- ho detto che devi rispondermi, Scar – continuò a dire chiamandomi in quel modo particolare che mi fece mozzare di nuovo il fiato, anche se il suo tono rimase duro e impassibile.
Solo quello però, dato che i suoi occhi cambiarono emozioni come un vortice impetuoso.
Avvertii il suo respiro tremolante sulle labbra e le sue mani sul viso e dimenticai forse anche come si parlava, ringraziando però il cielo per averlo riportato da me.
In ogni caso eravamo ancora lì immobili a guardarci, a leggerci dentro come due ragazzini, e per notti infinite avevo sperato di poter di nuovo immergermi in quello sguardo almeno per un’ultima volta.
ti odio – mormorai spostando l’attenzione dai suoi occhi alla sua bocca finché in un sospiro mancato allungai le mani fino alle sue spalle annullando lo spazio tra noi al suo posto di nuovo.
Se tutto quello fosse stato un film probabilmente l’avrei scartato a prescindere per il cambiamento d’umore della protagonista ma in quel momento ero io l’autrice di me stessa e quando Zayn ricambiò il bacio stringendomi a sé mi parve di poter ricominciare a scrivere una nuova sceneggiatura finalmente.
Rimasi ferma a bearmi dei movimenti delle sue labbra sentendo poi il suo petto venire incontro al mio insieme a un suo piccolo passo tanto che fui costretta ad allacciare le braccia al suo collo per non cadere.
Mi sarei sempre tenuta a Zayn per non cadere.
Lui parve accorgersi del mio sbilanciamento perché portò una mano, che fino a quel momento era stata impegnata sulla mia guancia, dietro la mia vita sorreggendomi da un’eventuale caduta facendo aderire i nostri corpi in un respiro mozzato di entrambi.
ti odio – continuò lui cercando di allungare meglio il braccio attorno alla mia schiena per tenermi salda a lui quando l’unica cosa che io riuscii a fare fu continuare a baciarlo con trasporto lasciando l’orgoglio da parte quella volta.
Senza che potessi accorgermene mi venne ancora incontro di qualche altro passo e fui costretta ad indietreggiare distrattamente fidandomi comunque della sua presa forte finché non raggiunsi con le gambe il bordo morbido del divano alle mie spalle, e a quel contatto equivalse un suo lieve morso al mio labbro inferiore che mi fece grugnire.
ti odio quando fai così – sussurrai rimproverandolo per quella sua mancata delicatezza, perdendo il controllo della situazione quando lo sentii rigirarsi con me fino a trovarsi lui stesso dalla parte del divano, non perdendo poi troppo tempo a stringermi maggiormente e lasciarsi andare all’indietro contro i cuscini che attutirono la nostra caduta.
Imprecai a bassa voce quando riaprendo gli occhi mi ritrovai stretta al suo petto stesa sul divano, cercando di trovare una posizione più comoda dato che una sua gamba era premuta tra le mie.
ti odio quando ti lamenti – sibilò riportando una mano sulla mia guancia e attirando nuovamente il mio viso al suo tornò alla mia bocca con enfasi.
Non riuscii a fare niente se non baciarlo in quel momento, non desiderai neanche lontanamente fare qualcos’altro se non quello.
Sentii il calore del corpo di Zayn sotto di me e mi parve di non poter davvero vivere senza, stringendo anche i lembi della sua maglietta e avvertendo il suo profumo entrarmi nei polmoni più che mai.
Mi resi davvero conto di non starmi immaginando tutto quando stringendomi a sé porto le mani sui miei fianchi e tornando indietro sollevò inavvertitamente il bordo del mio maglioncino permettendo così alle dita calde di accarezzarmi il ventre più fresco, lasciando che una scia di brividi mi investisse.
mi sei mancato in questi giorni.. ti odio anche per questo – soffiai sulle sue labbra catturando un secondo la sua attenzione perché incrociò gli occhi ai miei e mi parve di sgretolarmi in polvere.
- io invece ti sto odiando perché avrei voluto dirlo per primo – ricambiò in un sospiro prima che potessi ricominciare a baciarlo in un sorriso forse un po’ più dolcemente di prima, sentendo un suo mugolio dopo il gesto.
Nel frattempo le sue dita che erano rimaste alla base della mia schiena risalirono fino alla vita tirando con loro il tessuto morbido del mio maglione scoprendomi parte della pancia che venne subito in contatto con la sua dato che per il movimento aveva sollevato senza volerlo anche la sua maglietta.
Continuai a ricambiare i suoi vari baci in balia delle sue dita che presero a tracciare delle linee confuse sulla mia pelle tra i nostri corpi finché decisi di approfondire uno dei baci aspettando di sentire una sua reazione.
Reazione che non tardò ad arrivare perché piegò maggiormente la gamba che era rimasta tra le mie obbligandomi così a slittare sul suo corpo insieme alla pelle d’oca che mi investii quando con la coscia venne incontro al mio centro, obbligandomi a un debole ansito contro la sua bocca che lo piegò in un sorrisetto compiaciuto.
- ti odio quando sorridi in quel modo – lo ribeccai imbarazzata sentendo anche il suo sorriso crescere a dismisura non smettendo però ugualmente di baciarmi.
Allungai le mani fino ai suoi capelli e infilai le dita nel ciuffo moro che tanto mi era mancato in quei giorni, permettendomi anche di tirarglieli appena quando la sua bocca cercò un contatto ancora più profondo con la mia come se avesse dovuto ritrovare l’ossigeno dopo anni di vuoto.
Lasciai che i miei polsi scivolassero lungo la sua nuca affondando nuovamente le mani tra quei ciuffetti corvini e nello stesso tempo cercando una migliore posizione sopra al suo bacino, stringendomi a lui e sentendolo ansimare sulle mie labbra come avevo fatto poco prima io.
ti odio quando mi tiri i capelli – abbozzò nonostante sapessimo entrambi quanto gli piacesse, e in ogni caso non smisi di toccarglieli accennando un sorriso che si perse in un suo bacio.
Si mosse appena sotto di me probabilmente sistemandosi meglio sul divano e prese il coraggio per spostare le mani sotto il mio maglioncino dalla mia schiena sollevandolo fino a imbattersi al gancetto del reggiseno, cosa che equivalse a un’ondata di brividi che ebbe la sua fine proprio contro le sue dita.
Spostai l’attenzione alle sue labbra e mi premurai di accompagnare i suoi dolci schiocchi con costanza, lasciando che il suo sapore diventasse anche il mio continuando a respirare il suo profumo frizzantino.
Lui mi era davvero mancato come l’aria.
A quel punto Zayn allungò il collo venendo incontro alla mia bocca e facendomi di conseguenza indietreggiare con la testa, approfittando della cosa per stamparmi un bacio più rumoroso prima di staccarsi dal mio viso e sfilarmi con complicità il maglioncino di dosso lasciandolo scivolare ai piedi del divano.
Quando con più nitidezza sentii il suo tocco sulla schiena scoperta salire verso le spalle chiare e poi riscendere lungo la colonna vertebrale fino al bordo dei jeans mi persi in un altro sospiro che si infranse sul suo sorriso finché tornai a baciarlo con trasporto mordendogli a mia volta il labbro.
ti odio quando sei così aggressiva – commentò e fu di nuovo una bugia, infatti tutti e due ci concedemmo dei sorrisetti divertiti tra un bacio e l’altro.
Lasciai la presa sui suoi capelli solo per scendere con le mani fino al suo ventre caldo per rialzarne la maglietta scura e tirarla su per il petto ambrato venendo allo stesso tempo travolta da una suo lieve colpo di reni che avrebbe voluto invertire le nostre posizioni, quando invece rotolando incontrammo il bordo del divano cadendo così inavvertitamente per terra ancora avvinghiati.
Abbozzai un urletto durante la caduta pensando già al male che avrei sentito sbattendo sul pavimento ma Zayn prontamente cercò di rigirarci di nuovo riuscendo a finire lui stesso con la schiena contro il pavimento, lasciando che il suo corpo attutisse il colpo e che non mi facessi niente.
ti odio anche perché sei un pasticcione – mormorai con tono ilare perdendomi nei suoi occhi scuri e grandi, vedendoli a loro volta incatenarsi ai miei in un modo speciale.
Continuai a sorridere divertita aspettandomi forse che oltre al ghigno in cui si piegò anche lui poi mi avrebbe aiutata ad alzarmi, quando invece continuò a stringermi tra le sue braccia non perdendo troppo tempo per ritornare alla mia bocca con enfasi.
Ricambiai quel bacio con un po’ di confusione ma avvertendo la sua pelle familiare sulla mia mi lasciai ben presto convincere dal suo tocco, anche perché come poco prima piegò maggiormente le gambe facendomi slittare contro il suo petto per garantire un migliore incastro tra i nostri corpi.
Non aspettai troppo a continuare dove mi ero fermata qualche minuto prima, cercando quindi di togliergli la maglia avendo anche il suo aiuto poco dopo dato che completò il gesto sfilandosi l’indumento e lasciandolo sul pavimento accanto a noi.
Buttò un’occhiata al grande tappeto rosso al nostro fianco e senza indugiare troppo ribaltò nuovamente le nostre posizioni facendomi finire sul tessuto caldo e morbido e stendendosi sopra di me, facendosi comunque forza sulle braccia per non pesarmi troppo addosso.
ti odio, sei dannatamente troppo bella – aggiunse forse in un moto di sincerità lasciando poi la mia bocca per spostarsi a baciarmi la mascella e il collo.
Mi sembrò di sgretolarmi tra il suo corpo caldo e il tappeto quando una scia di brividi mi investì nel momento in cui Zayn prese a succhiare una piccola parte del mio collo, costringendomi a un ansito.
ti odio quando mi baci così – esalai fremendo sotto la sua bocca esperta sulla mia pelle sentendolo ridacchiare appena contro la mia gola, dato che il suo respiro si infranse sulla scia umida che aveva appena lasciato.
tecnicamente non ti sto baciando – mi corresse semplicemente mantenendo il capo piegato nell’incavo del mio collo e lasciando le mani a vagare sul mio ventre finché non raggiunsero distrattamente il bottone dei jeans.
e ti odio anche quando fai il precisino – borbottai in un sorriso sghembo quando lui rise appena nuovamente prima di alzare la testa permettendo ai nostri sguardi di cercarsi come sempre.
ti odio quando fai la schizzinosa – bofonchiò anche se quasi non riuscì a completare la frase che mi baciò di nuovo con trasporto, prendendosi la libertà di sbottonarmi i pantaloni e abbassare la piccola cerniera lasciando così che le sue dita sfiorassero i miei slip costringendomi in un altro ansito.
e ti odio quando fai questi versi, Dio – commentò con tutt’altro che odio, anzi sembrò parecchio compiaciuto dei continui gemiti sommessi che mi stavano graffiando la gola.
A mia volta percorsi il tratto della sua schiena fino alla fine, infilando due dita nei retro dei suoi jeans neri e facendole poi passare lungo tutta la cinta per arrivare al suo di bottone, sentendolo chiaramente trattenere il fiato durante quel mio gesto.
ti odio quando fai il sorpreso – ribattei colpita dalla sua reazione.
ti odio quando mi sorprendi – prese la palla al balzo in un sorriso lasciando le mani guidare i miei jeans giù per le gambe lattee, non perdendo tempo ad accarezzarmi la pelle liscia durante il suo passaggio finché li scalciai via, cosa che fece anche lui quando io feci lo stesso con i suoi pantaloni.
A quel punto allacciai le gambe attorno al suo bacino caldo come se non potessi fare altro e notai con familiarità un certo rigonfiamento nei suoi boxer che venne a contatto col mio centro, scatenandomi un’ulteriore scia di brividi della quale forse si accorse anche lui.
Mi strinse tra a sé e io portai prontamente le braccia al suo collo perdendomi nei baci più impegnativi che mi chiese, distratto anche dal mio corpo che prese a premere sul suo.
odio essere così dipendente da te – abbozzai a bassa voce sperando quasi che non mi avesse sentita, allo stesso tempo però sicura del contrario.
Sembrò infatti ridestarsi un attimo e portare tutta l’attenzione al mio viso, accennando poi un sorriso colpito.
allora odi te stessa, non odi me – precisò un’altra volta a tono aspettando che gli rispondessi quando invece riuscii solo a scuotere il capo divertita sporgendomi verso le sue labbra che catturai nel sorriso di entrambi, tornando a infilare le dita tra i suoi capelli.
sei un cretino, non smetterò mai di dirlo – borbottai con sarcasmo continuando a baciarlo, stringendolo a me con braccia e gambe parlando contro la sua bocca.
grazie al cielo – riuscì solo a mormorare retorico in una risatina mozzata che contagiò anche me alzando anche le sopracciglia sollevato, tornando ai miei baci con convinzione mentre io ringraziai seriamente il cielo per avermi donato un ragazzo come lui.
Mi persi negli schiocchi tra le nostre bocche e nel suo sapore che quasi sussultai quando una sua mano si insinuò sotto la mia schiena, facendomela inarcare appena, per slacciarmi il reggiseno che dopo non troppi tentativi abbandonò la mia carne raggiungendo la maglietta del moro sul pavimento accanto ai nostri corpi.
Rafforzai la stretta sulle spalle di Zayn e sentii chiaramente un lieve gemito uscire dalle sue labbra quando il mio seno ormai scoperto strusciò contro il suo petto mentre quel suono venne rimandato dal mio corpo in una scossa al basso ventre.
Tirai leggermente i capelli del ragazzo sopra di me causandogli un altro ansito accennato che ne conseguì anche uno mio, sentendolo portare una mano ad accarezzarmi una coscia dal fianco al ginocchio piegato facendomi slittare lungo il tappeto contro il suo corpo maggiormente e portando così le nostre intimità a contatto nonostante fossero ancora divise dalle mutande di entrambi.
Sentii la sua eccitazione premere contro il mio inguine e quando allacciò un braccio attorno alla mia vita stringendomi a lui lo baciai con più convinzione.
non mi pare di essere un cretino adesso però – se ne uscì sulla mia bocca con tono malizioso facendomi arrossire leggermente, rafforzando la presa sul suo bacino con le gambe.
ma stai zitto.. – riuscii solo a rispondergli in un ghigno mordendogli appena un labbro divertita e sentendolo subito fremere in un singhiozzo roco.
Quasi non me ne accorsi quando risalendo con la mano che aveva tenuto sulla mia coscia la infilò a lato del mio slip, trascinando verso il basso l’elastico e addolcendo improvvisamente i baci.
Mugolai di consenso pensando forse che fosse timoroso di quel gesto dandogli il permesso per sfilarmi l’intimo che si perse tra gli altri vestiti sul pavimento, raggiunti ben presto anche dai suoi boxer scuri che non tardammo a togliere.
Rimasi ferma ad aspettare impaziente che prendesse posizione quando lo vidi posare le labbra sulle mie in un modo che, se non le avessi già avute, mi avrebbe fatto venire le farfalle nello stomaco all’istante.
Saziò con le mani ogni centimetro della mia pelle fino a posarle infine sui miei fianchi come sempre, lasciandosi a un sospiro tremolante contro il mio collo prima di premere contro il mio centro con fin troppa attenzione continuando a baciarmi.
Chiusi gli occhi quando diventammo una cosa sola sentendo una sensazione di pienezza invadermi insieme ad un calore familiare; il suo.
Affondò dentro di me con sicurezza permettendosi solo alla fine di staccarsi dal mio viso un attimo lasciandomi guardarlo negli occhi color pece.
Spaziai sulla sua schiena fino alle spalle larghe accarezzando ogni lembo di pelle e baciandolo fino a star male mentre lui cominciò ad animarsi in spinte sempre più piene e regolari, mozzando il fiato a entrambi.
come fai? – mormorai ad un certo punto in un respiro mancato che lui completò.
a far cosa? – ribatté Zayn confuso dalla mia domanda con una voce bassa da far girare la testa.
- a farmi sentire così – risposi semplicemente e lo vidi spalancare appena gli occhi scuri preso alla sprovvista prima che potesse accennare un sorrisetto sghembo.
Mi venne incontro nell’ennesimo colpo di reni ma rimase comunque ad ascoltarmi tra un ansito e l’altro.
credo.. credo sia naturale.. insomma.. – commentò imbarazzato fraintendendo la mia domanda.
non intendevo in quel senso, io dicevo.. questo – lo corressi in un sorriso luminoso prima di prendergli nelle mie una delle mani che aveva sui miei fianchi portandola poi sul mio petto, precisamente sopra il cuore intento a battere come un tamburo.
Non sembrò neanche distratto dalla carne morbida del mio seno sotto le dita, fece davvero attenzione ai miei battiti accelerati cercando di capire cosa intendessi con le mie parole.
Rimase a fissarmi per qualche secondo permettendomi di immergermi in quelle due pozze scure e profonde finché mi parve di vedere una luce nuova attraversargli lo sguardo, infatti alzò la mano che aveva tenuto sul mio cuore fino alla mia guancia, accarezzandomi la mascella prima di baciarmi con sentimento.
non so che dirti, so solo che io ti amo Scarlett.. e questo non cambierà neanche dopo chissà quante litigate – sussurrò continuando a baciarmi dolcemente e a completarmi col suo corpo, non smettendo di farsi spazio dentro di me con tutto l’amore che mi stava rivelando.
come fai a saperlo? – chiesi in un fil di voce piegata in un lieve ansito dai suoi movimenti lenti ma pieni.
certe cose si sanno e basta.. lo so quando.. quando ti guardo – mi rispose passandomi un dito sul labbro inferiore prendendosi cura di quel lembo di pelle che solo lui da quattro anni aveva toccato.
Sorrisi emozionata piegando l’espressione che avevo avuto fino ad’ora e lo baciai, di nuovo, ancora.
ti amo Zayn – promisi, perché quella era davvero una promessa.
Ricambiò il mio bacio con trasporto suggellando quell’attimo speciale nel tempo, facendo l’amore con me per la milionesima volta forse.
Per quanto fossero passate settimane, mesi, anni, mi ricordavo seriamente ogni volta, ogni nostra unione, come se fosse la prima.
Con lui era tutto un’infinita prima volta.
Mi ritrovai a tremare sotto, contro e insieme a lui quella notte e mai avrei desiderato altro.
Mi bastava quello.
Mi bastava lui, mi bastava Zayn.
Mi sarebbe sempre bastato.
 
 
 
 












 Buonsalve! 
*stappa lo spumante*
Questo è uno dei miei capitoli preferiti di sempre, mi piace davvero un sacco!
Ringrazio Sara per avermi fatto conoscere la canzone (quella prima del capitolo) dalla quale mi sono ispirata durante la scrittura, è davvero perfetta!
Finalmente gli Zarlett si sono riappacificati e sì, ero presa stavolta AHAHAHAHHAH
Spero davvero che vi sia piaciuto il capitolo, ho fatto del mio meglio.
Aggiornerò venerdì 28 o forse anche prima e SARA' UN POV ZAYN EH EH EH, sono su twitter mi chiamo @hiseyesonmine ;)
Non mi dilungo troppo perchè è tardi, però vi ringrazio tutte dalla prima all'ultima per ogni cosa.
Un bacione ragazze!

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Capitolo 17
*** Abbiamo fatto pace? ***




All I knew is the morning when I woke
is I know something now, something now I didn’t before.

L’unica cosa che sapevo quando mi sono svegliato stamattina
è che adesso so qualcosa, qualcosa che prima non sapevo.

 
(Everything has changed - Taylor Swift ft. Ed Sheeran)



CAPITOLO 17
 
POV ZAYN
 
Quando aprii gli occhi quel mattino d’Aprile mai mi sarei aspettato di sentire un corpo morbido e caldo tra le mie braccia, di avvertire un cuore battere all’unisono col mio.
Schiusi gli occhi mettendo a fuoco l’ambiente ed ebbi un po’ di confusione all’inizio, mi tranquillizzai solo quando riconobbi la tappezzeria celeste dell’appartamento di Harry e Niall attorno a me.
Abbassai poi lo sguardo alla chioma di capelli scuri sparsi sulla mia clavicola e sul mio collo e mi lasciai ad un sorriso riconoscendo un profumo familiare e dolce.
Quanto mi era mancata..
Sospirai più profondamente alzando il petto per il respiro e avvertii anche un braccio appoggiato attorno ai miei fianchi che però non parve accorgersi del mio movimento.
A quel punto strinsi a mia volta il braccio che tenevo dietro la vita della giovane avvicinandola maggiormente a me e le depositai un bacio sul capo chiamandola a flebile voce.
- Scar? – pronunciai il suo nome in un sussurro piegando il viso verso il suo e dopo qualche secondo sentii il suo respiro pesante rompersi nello stesso momento in cui si mosse appena sotto la coperta.
- mm.. – mugugnò in un grugnito mansueto tenendo gli occhi chiusi ma rafforzando la presa sul mio corpo allungando anche una gamba tra le mie e piegandomi così in un sorrisetto.
- lo so che sei sveglia – precisai in quello stesso sorriso pronunciando le parole sulla sua tempia, facendo caso al suo petto caldo premuto contro il mio fianco dolcemente.
- ho sonno.. e tu sei morbido – mormorò rubandomi una risatina sommessa e allargandosi a sua volta in un ghigno divertito, strusciando la guancia contro l’incavo del mio collo.
- anche tu sei morbida – ribattei permettendomi di spaziare col braccio lungo la pelle lattea della sua schiena lentamente fino ad incontrare il tessuto sottile del suo intimo, che ricordai indossare anche io dato che durante la nottata avevamo preferito spostarci a dormire sul letto invece che sul tappeto e ci eravamo coperti in parte per attraversare il corridoio.
- quello è il sedere, non è morbidezza – se ne uscì notando la mia breve tappa prima che potessi risalire verso la sua vita con le dita, facendomi ridere.
- allora spiegami cosa ci trovi tu di morbido in me, sentiamo – sbottai divertito da quella nostra strana discussione mantenendo sempre la voce impastata dal sonno.
- è da quattro anni che dormo abbracciata a te così senza mai avere dolori strani, quindi direi che sei abbastanza morbido – spiegò con tono ilarite muovendo il braccio che aveva attorno ai miei fianchi su lungo il petto marcando con enfasi le parti più soffici come il ventre.
- a me piace quando dormiamo in questo modo – approfittai di dire continuando ad accarezzarle la pelle liscia della schiena nuda e sentendola sorridere contro la mia spalla, vedendola infine alzare la testa dal mio collo incrociando finalmente gli occhi ai miei.
E mi parve di trovare un senso a quella giornata, di trovare un senso a tutto quanto, appena mi immersi nelle sue grandi iridi color cioccolata.
Si punterellò con i gomiti nel materasso e portò le mani ai lati della mia testa alzando il viso alla mia altezza e accennando anche un sorriso felice che io non mi persi.
- io preferisco svegliarmi abbracciata a te, va bene lo stesso? – domandò facendomi mancare il fiato per qualche secondo, riuscii solo a seguire la linea curva della sua schiena con una mano fino a raggiungere la spalla che strinsi appena in un sorriso emozionato.
- sono inclusi anche questi discorsi senza senso? – chiesi a mia volta facendola ridere appena e quando si lasciò alla sua risata cristallina mi parve davvero di poter sentire solo quella per il resto della mia vita.
- non sono senza senso, ti fa tanto strano che ogni tanto anche io sia dolce e romantica? – ribatté mordendosi appena un labbro divertita, lo stesso che avevo baciato io per tutta la notte passata.
- sinceramente?  – risposi retorico stringendola a me e sentendo il suo corpo caldo sopra il mio in una morsa che però tutto parve tranne che maliziosa.
- beh devo recuperare tutti questi giorni che sono andati persi.. – disse facendo piombare un attimo i miei pensieri su quel nostro distacco che mi aveva ucciso, ma poi ripensai a Scarlett tra le mie braccia e mi tranquillizzai.
Lei era di nuovo lì con me.
- assolutamente – concordai annuendo leggermente spostando lo sguardo dalle sue ciglia lunghe ai capelli mossi sciolti sulle spalle, poi ancora dalle guance rosee e rilassate quella volta alle labbra piegate in un sorriso dolce e appena accennato.
D’un tratto spostò una mano sulla mia mascella muovendola successivamente lungo la guancia fino allo zigomo, rimanendo anch’essa a seguire i movimenti delle sue dita sul mio viso.
Trattenni il fiato durante quel momento, sentendo la mia pelle tremare sotto il suo tocco delicato.
Continuai a fissarla in quegli occhi grandi e luminosi e mi dimenticai forse anche chi fossi e dove fossi.
- mi sei mancato davvero Zayn, sai? – osò pronunciare in un fil di voce tornando a mordersi di nuovo il labbro subito dopo come se si fosse pentita di ciò che le era appena scappato.
Mi sentii quasi mancare dopo quella sua domanda.
Mi sentii in colpa, in colpa per averla trattata male ingiustamente, per non esserle stato accanto.
Mi sentii in colpa per tutto quanto.
Aveva detto quelle poche parole con tono tremolante ma con serietà, una serietà che non avrebbe accettato repliche.
L’aveva detto come se non avesse potuto fare altro, come se il peso di tutto quello l’avesse schiacciata fino ad ammettere tutto.
L’aveva detto con dolore, con una sincerità che mi aveva fatto crollare.
- anche tu mi sei mancata Scar, non sai quanto mi dispiace per quello che è successo – esalai scuotendo lievemente il capo dispiaciuto quando in un sospiro mozzato lei si allungò verso le mie labbra catturandole dopo qualche secondo.
Il cuore nel petto accelerò il suo battito improvvisamente e una sensazione di pienezza mi invase, guidando le mie braccia dietro le sue spalle per stringerla di più a me.
Schiusi le labbra sulle sue e mi beai di quella sua bocca piena, strusciando il naso contro il suo e respirando quel profumo che col tempo era diventato anche il mio.
Non potevo neanche lontanamente immaginarmi se non con Scarlett al mio fianco.
La sentii infine sorridere durante quel dolce bacio e non mi bastò altro.
- ti amo – pronunciai riaprendo gli occhi e immergendomi nei suoi, perdendomi nelle sue iridi color cioccolato che parvero illuminarsi un attimo di una luce vivace.
Notai anche con piacere che le sue guance presero maggiore colore dopo le mie parole, arrossendo in quel modo che a me piaceva tanto.
- mi.. mi è mancato tutto questo – disse a sua volta in un sussurro tornando ad accarezzarmi distrattamente una guancia con le dita e puntando gli occhi nei miei, non riuscendo più a staccarli.
Rimase ad osservarmi in silenzio perdendosi in ogni centimetro del mio viso, della mia pelle, la stessa cosa che feci io con lei portando l’attenzione sulla piccola fossetta di nervosismo che le si era formata a lato della bocca.
Era davanti a me con i capelli sciolti e un po’ disordinati ma era bellissima lo stesso, con gli occhi appesantiti dall’insonnia e con le labbra appena arrossate, però potevo dire con certezza di avere di fronte la ragazza migliore di questo mondo.
Lo era davvero.
- Zayn posso chiederti una cosa? – se ne uscì dopo chissà quanti minuti spezzando il silenzio armonioso dei nostri respiri lenti.
- certo, tutto quello che vuoi – acconsentii accennando un sorriso cordiale, stringendo maggiormente le mani attorno alla sua vita.
La vidi guardarmi ancora prima di abbandonarsi a un sorriso imbarazzato e agitato, distogliendo un attimo lo sguardo dal mio.
- ehm.. lo so che è una cosa stupida probabilmente.. però.. insomma, cosa.. senti quando mi vedi? – domandò stupendomi tanto che spalancai appena gli occhi colpito, deglutendo in un sorriso.
Mi lasciai a un sospiro tremolante mentre lei continuò a osservarmi in attesa di una risposta.
- io.. perché me lo stai chiedendo? – ribattei curioso da quella sua domanda particolare.
- tu rispondi e basta, sii sincero – abbozzò abbassando un attimo il viso fino a depositarmi un piccolo bacio sul petto, tornando poi subito attenta a me.
Mi parve di potermi sgretolare sotto i suoi occhi tanto vivi e accesi.
- quando.. quando ti guardo mi sento a casa. Non ho paura di sbagliare con te, di essere di troppo, di non essere compreso, ti guardo e mi tranquillizzo – mormorai sentendomi a mio agio anche in quel momento tracciando ancora linee confuse sulla sua schiena con le dita.
- ti vedo e per me sei bellissima, appena ti guardo tutto diventa più luminoso e allegro grazie a te – sussurrai senza però davvero trovare le parole giuste.
Non avrei mai potuto descrivere quello che provavo anche solo guardandola.
- vuoi sapere cosa sento io? – propose a quel punto mordendosi il labbro imbarazzata, probabilmente pentendosi di quella sua uscita improvvisa.
- mi sento davvero bellissima. Ogni volta che ti guardo e tu te ne accorgi mi sembra di vedere sempre in te.. una luce strana, bella. Ti vedo e sento le farfalle nello stomaco ancora dopo quattro anni. Sento le gambe tremare quando mi baci e il cuore accelerare se mi sfiori.. è anche per questo che arrossisco spesso – disse a sua volta facendomi perdere il fiato ad ogni singola frase tanto che fermai anche le mie mani sulla sua schiena, incapace di fare altro se non di ascoltarla.
- non prendermi in giro ma.. quando mi sorridi mi sembra davvero di tornare una ragazzina col suo primo amore, dovresti sentire il mio cuore anche adesso – finì di parlare in una risata nervosa quando io mi aprii in un sorriso felice, avvertendo in effetti qualcosa accelerare tra i nostri petti.
Dopo qualche secondo sentii chiaramente i suoi battiti battere sulla mia pelle per la vicinanza, rendendomi così conto dell’effetto che le stavo facendo.
Era incredibile.
- mi sembra impossibile essere qui tra le tue braccia ora dopo quello che è successo, ti prego dimmi che è vero – continuò a dire piegandomi in un sorrisetto sghembo e colpito.
Da quando in qua Scarlett ammetteva tutte quelle cose? Da quando era così dolce?
Cavolo, l’avevo proprio distrutta..
- certo che sei qui tra le mie braccia, non ti lascerò andare via – mi azzardai di rispondere rafforzando la presa sul suo corpo per attirarla a me maggiormente finché riuscii a stringerla in un abbraccio così stretto da far mancare l’aria.
Lei a sua volta piegò il capo nell’incavo del mio collo e ricambiò la stretta allacciando le braccia attorno alle mie spalle, trovando il perfetto incastro tra le nostre anime.
Si lasciò andare su di me come se avesse aspettato quel momento da chissà quanto tempo, stringendomi come stavo facendo io e senza la minima intenzione di lasciarmi andare.
Avvertii ancora il battito del suo cuore contro il mio petto e mi parve di poter avere un mancamento quando lo sentii chiaramente aumentare maggiormente col passare dei secondi.
Oh.
- potrei restare abbracciata a te così per tutto il giorno, sai? – se ne uscì mentre il suo calore cominciò a mischiarsi col mio insieme ai nostri respiri pieni.
- puoi farlo.. li hai sentiti Harry e Niall, no? Non torneranno prima delle sei di stasera – le diedi corda in un sorriso appoggiando la testa alla sua dolcemente.
- secondo te l’hanno fatto apposta a chiuderci dentro? – domandò a quel punto sulla mia spalla mentre io ritrovai la forza per tornare a tracciare delle linee confuse lungo la sua schiena liscia.
- volevano che facessimo pace credo.. sapevano che in questo modo non avremmo potuto sviare il discorso – le risposi tranquillamente felice di aver accettato di andare da loro la sera prima.
Harry mi aveva invitato a dormire con lui e Niall per una serata da ragazzi cercando magari di tirarmi un po’ su di morale, ma mai mi sarei aspettato di vedere Scarlett varcando la loro porta.
In quel momento mi era mancata la terra da sotto i piedi tanto che per un istante avevo anche creduto di essermela immaginata, poi incrociando il suo sguardo perso avevo realizzato tutto quanto.
Avevo realizzato quanto mi mancasse, quanto avessi bisogno di lei; dei suoi occhi, della sua risata, del suo sorriso, delle sue battutine, del suo carattere, dei suoi baci, delle sue guance arrossate.
- e abbiamo fatto pace? – chiese ancora con tono beffardo tirando appena su il capo dal mio collo per sfiorare il naso col mio e facendomi così mancare il respiro un momento.
- direi di sì, tu che dici? – abbozzai in un sorriso strusciando appena i nostri nasi.
- sì ma ti ricordo che non abbiamo ancora chiarito sul.. fumo – disse con una tranquillità che mai mi sarei aspettato, e a quelle parole mi bloccai un attimo.
Sgranai gli occhi e non seppi che dire per paura di poter litigare con lei.
- e.. sappi che ti aiuterò io! Non mi sono arresa se è quello che vuoi sapere, ne verremo a capo insieme – spiegò con quanta più cordialità pensassi, stupendomi ulteriormente.
- io.. ehm.. non sei arrabbiata? Davvero? – balbettai provando ad osare e sperando di non rovinare tutto di nuovo.
- ho capito che mi arrabbio per fin troppe cose ultimamente, ho bisogno di una pausa, di non preoccuparmi più di niente; però non permetterò che ti rovini da solo – continuò a dire in dei sospiri pesanti riuscendo quasi a tranquillizzarmi nell’ultima parte.
- e cosa intendi fare? – mormorai con un pizzico di curiosità mettendola alla prova.
- ho anche io un sacco di assi nella manica, che credi? – sbottò con ovvietà riuscendo a strapparmi una risata che si unì ben presto alla sua completando quel suono limpido.
- e ho capito che non posso perderti solo per questo.. non ne vale la pena, tu sì invece – aggiunse tutto d’un tratto facendomi mancare l’aria in un sorriso che si ingrandì sempre di più, forse arrossii anche io per una delle poche volte in vita mia.
Non riuscii a parlare per la terza volta quella mattina speciale e lei se ne accorse perché si piegò in un ghigno dolce continuando ad accarezzarmi il viso, andando poi a finire con le dita tra i miei capelli.
- sono riuscita a far imbarazzare Zayn Jawaad Malik, che onore – sussurrò con enfasi alzando le sopracciglia vittoriosa prima di allungarsi verso di me in un sorriso, catturando le mie labbra dolcemente.
Come prima non riuscii a fare altro che stringerla e ricambiare il suo bacio ringraziando mentalmente Harry e Niall per averla riportata da me.
Senza di lei io non ero niente.
Seguii i lievi schiocchi della sua bocca e sorrisi sulle sue labbra felice di averla di nuovo tutta per me.
Felice di poterla di nuovo chiamare mia.
- ma piantala – borbottai divertito mantenendo quel rossore che di mio non aveva proprio niente, ma anche solo pensare di avere qualcosa in comune con lei in quel momento mi fece stare bene.
Scarlett rise tra un bacio e l’altro prima che potessi stringerla maggiormente e rigirarmi insieme a lei sotto le coperte, invertendo le posizioni e stendendomi su di lei continuando a baciarla.
In quel modo le fu più facile allacciare le braccia al mio collo lasciando anche un polso pendere sulla mia nuca, rimanendo in balia dei miei baci e delle mie mani che si erano spostate sui suoi fianchi per non farla andare via.
Sentire la sua pelle soffice sotto le dita mi riportò alla realtà nello stesso momento in cui i suoi seni strusciarono distrattamente contro il mio petto dandomi una scarica di brividi, ma in ogni caso non riuscii a pensare ad altro se non baciarla.
- ti amo – sussurrò ad un tratto facendo ripartire il mio cuore al massimo, come sempre.
Dopo tutto quello che era successo lei mi amava ancora.
Meritavo tutto quell’amore?
Sorrise un’altra volta quando ripresi a baciarla con sentimento e avvertii le sue gambe allacciarsi appena al mio bacino piegandomi in un sospiro sollevato.
- che ora è? – abbozzò dopo qualche secondo per chissà quale motivo allora fui costretto a alzare lo sguardo alla sveglia sul comodino, di Niall probabilmente, per leggerne l’orario.
- sono appena le dieci – mormorai nella semi oscurità della stanza quando mi accorsi del sorrisetto in cui si piegò la ragazza tra le mie braccia.
- abbiamo ancora otto ore libere quindi.. – osservò con una certa malizia nella voce che mi fece partire una scossa fino al ventre contratto.
- cosa vorrebbe dire signorina Jonson? – la canzonai colpito dalla sua iniziativa sott’intesa ricambiando il suo ghigno divertito, pizzicandole la vita e facendola sussultare sotto di me in un singhiozzo.
Si lasciò a una risata genuina e sincera alzando un attimo gli occhi dai miei per portarli verso il soffitto con ilarità, tornando a me mordendosi un labbro forse appena imbarazzata.
- non saprei, cos'ha capito lei signor Malik? – se ne uscì a tono neanche dovesse convincermi più di tanto dato che dopo essermi concesso una risolino sommesso premetti la bocca sulla sua con complicità.
Non smise un attimo di sorridere per almeno dieci minuti; un po’ per divertimento, per agitazione, per felicità o per l’imbarazzo, ma spense quel sorriso mozzafiato solo quando un mio bacio si impadronì completamente delle sue labbra.
Solo io avrei mai potuto rubarle il sorriso e solamente in quella maniera, ne ero certo.
Chissà quanti suoi sorrisi avevo raccolto in dei baci.. forse era per quello che le piaceva tanto quando sorridevo, perché era tutto grazie a lei.
 
 
 



Entrai in cucina con indosso i pantaloni di una tuta di Niall che avevo trovato nell’armadio e mi avvicinai ai fornelli intenzionato a preparare del caffè.
Erano quasi le due di pomeriggio ma sia io che Scarlett non sembravamo essere molto svegli, soprattutto dopo essere tornati a dormire per un’ora a quella parte in quel letto troppo comodo e caldo.
Quel letto che sapeva di noi.
I due padroni di casa probabilmente avrebbero cambiato copriletto, lenzuola e coperte quando avrebbero saputo che avevamo fatto l’amore nel loro letto ma poco mi importava.
Ci avevano chiuso a chiave dentro casa loro per un giorno intero? Queste erano le conseguenze.
Ridacchiai tra me e me pensando alla cosa allungandomi a prendere dalla dispensa una grossa caffettiera e del caffè, rassegnandomi però all’idea di cercare della cannella in quella cucina enorme.
Riempii a dovere la caffettiera sicuro di quello che stavo facendo accendendo il fuoco e posandola su un fornello, afferrando successivamente due tazzine dallo scolapiatti e due cucchiaini.
Non ebbi troppa difficoltà a muovermi con l’argenteria data la mia esperienza da barista, ma per un attimo mi parve davvero di poter far cadere una tazza quando due braccia si allacciarono al mio ventre da dietro facendomi sobbalzare.
- ehi, chi credevi che fosse? – scherzò Scarlett divertita dalla mia reazione mentre io mi lasciai a un sorriso sollevato, sentendola poco dopo depositarmi un bacio dietro al collo.
- speravo seriamente che fossi tu se vuoi saperlo – risposi a tono in un ghigno che contagiò anche lei quando fece aderire il suo corpo, ora fasciato dalla mia maglietta che si era infilata, contro la mia schiena invece nuda.
- uh sei fortunato allora – ribatté lasciandomi un altro bacio sulla spalla sinistra permettendo così al suo respiro caldo di infrangersi sulla mia pelle.
Una volta sistemate le tazzine con i rispettivi cucchiai sul piano cucina mi permisi di girarmi verso la ragazza che mantenne comunque le braccia attorno ai miei fianchi in un sorriso che parve allargarsi quando incrociò gli occhi con i miei.
- spiegami sul serio.. per quanto continuerai ad essere così dolce? Potrei quasi abituarmici – le chiesi felice di vederla comportarsi così con me ma allo stesso tempo sapendo benissimo che una volta usciti da quella casa saremmo tornati a prenderci a pesci in faccia in quel modo che amavo tanto.
- solo per oggi Malik.. solo per oggi – precisò divertita alzando un dito in aria, facendolo poi finire sulla mia spalla con un’espressione furba.
- e cosa sarebbe? Una specie di.. giornata “siamo dolci e coccolosi con Zayn” o qualcosa del genere? – abbozzai colpito positivamente dalla cosa, non smettendo un attimo di sorridere.
- se preferisci chiamarla così.. – borbottò a tono distrattamente, facendo spallucce.
Mi piegai verso il suo viso fino a lasciarle due rumorosi baci su una guancia e la sentii chiaramente sorridere per quel mio gesto.
La strinsi a me e mi parve davvero di poter restare per ore tra le sue braccia.
- posso farti tremare un po’ le gambe, mm? – le chiesi divertito all’orecchio lasciandomi anche sopraffare da un tono beffardo, vedendola subito arrossire.
Mi bastò notare i lati della sua bocca alzarsi appena in un sorriso e non aspettai altro, mi allungai sulla sua pelle fino a catturare le sue labbra dolcemente.
Sorridemmo entrambi durante quel bacio lasciando che il rumore dei nostri schiocchi invadesse la stanza facendoci sentire più liberi.
Scarlett chiuse gli occhi ben presto abbandonandosi ai movimenti lenti della mia bocca che, nonostante fosse sazia di lei, ancora chiedeva la sua presenza.
Non mi sarei mai stancato di baciarla, di fare l’amore con lei, di stringerla o anche solo di tenerle la mano.
- non vorrei dire.. però fai attenzione al caffè, ti devo ricordare cos’è successo l’ultima volta che ci siamo baciati mentre tu cucinavi? – se ne uscì ad un tratto portandomi a ridere apertamente, ricordandomi quando la sera dell’anniversario avevamo fatto bruciare il sugo per la pasta.
- e io ti devo ricordare che stai parlando col barista migliore di Londra? – mi pavoneggiai guardandola con enfasi e alzando anche le sopracciglia sicuro, lasciando che i nostri nasi rimanessero a sfiorarsi.
Era bello sentirla parlare a pochi centimetri da me.
Era bello avvertire il suo respiro caldo sulla pelle.
Era bello vederla sorridere e poterla baciare in qualsiasi momento solo muovendomi di poco.
- tu stai parlando con la commessa migliore di Harrods, tzè – ribatté tenendo il gioco in quel modo che io amavo tanto aumentando il sorriso sulle mie labbra.
- e chi ti avrebbe dato questo titolo, sentiamo? – la stuzzicai divertito dal discorso.
- ma senti chi parla! Il barista migliore di Londra dei miei stivali! – mi prese in giro alzando gli occhi al cielo prima che potessi di nuovo travolgere il suo sorrisetto in un bacio veloce.
- ..anche tu sei più dolce del solito oggi, sai? – borbottò con sarcasmo mentre la caffettiera alle mie spalle prese finalmente a sibilare.
- sì, sto pensando di fare una specie di “siamo dolci e coccolosi con Scarlett”, tu che dici? – la canzonai in una risata che ben presto contagiò anche lei in un broncio ilare.
Dovetti sciogliere la presa sul suo corpo a malincuore per spegnere il fuoco al caffè ma con mia sorpresa, nonostante mi fossi girato per afferrare la caffettiera e versarne il contenuto nelle nostre tazzine, lei mi posò una mano alla base della schiena quasi avesse paura di lasciarmi andare.
Sorrisi per quel gesto e cominciai a riempire le nostre due tazzine che si scurirono subito, allungandomi poi a prendere lo zucchero nel primo ripiano in alto.
- amore per te due cucchiaini di zucchero, vero? – le chiesi distrattamente prendendo un cucchiaino e infilandolo dentro il barattolo, girandomi verso di lei e trovandola ad arrossire.
- avanti, dillo che ti diverti a farmi impazzire – abbozzò per un motivo che intuii solo dopo qualche secondo, guardandola mordersi il labbro visivamente emozionata.
Che bastasse anche solo chiamarla in quel modo per farle quell’effetto?
- ti giuro che non l’ho fatto per farti arrossire, è l’abitudine – mormorai in mia difesa vedendola a quel punto sorridere ancora di più.
- sì sì certo – abbozzò imbarazzata allungando una mano per prendere la tazzina che gli porsi, afferrando successivamente la mia e portandomela alle labbra.
Io tornai ad appoggiarmi con i fianchi al piano cucina e lei fece lo stesso sul tavolo davanti a me, scostandosi un ciuffetto di capelli dal viso prima di cominciare a bere il suo caffè.
Notai effettivamente come indossasse solo la mia maglietta, che gli arrivava quasi a metà coscia, e per un istante desiderai davvero poterla vedere tutti i giorni così.
Tranquilla a bere il suo caffè in cucina con i miei vestiti addosso, con il mio profumo addosso.
Con poco trucco e i capelli sciolti, attenta solo alla tazzina che teneva tra le dita.
Chissà come sarebbe stato svegliarsi più spesso abbracciati sotto delle coperte calde intrise di noi.
Non mi sarei mai lamentato di prepararle la colazione la mattina se potevo perdermi in quella parte della sua quotidianità che forse a me un po’ mancava.
Perché non potevo assisterla in ogni momento?
- stavo pensando a una cosa.. – sbottai dopo un po’ tirando su lo sguardo dall’orlo della maglia che aveva addosso.
- sentiamo.. – mi mise alla prova in un sospiro leggero e disponibile, alzando anch’essa gli occhi da un punto nel vuoto pronta ad ascoltarmi.
Il suo viso in quel momento fu illuminato dalla luce riflessa dal pavimento e potei chiaramente vedere le sue iridi schiarirsi.
Tenne lo sguardo fisso nel mio ma non riuscii più a dire niente, perso nei tratti dolci del suo viso e della linea che i suoi capelli tracciavano sulle sue spalle.
- è un po’ azzardato forse, però.. – dissi in un sospiro nervoso abbassando appena lo sguardo.
- Zayn? – cercò di incoraggiarmi portandomi a battere più volte gli occhi, finché le parole non uscirono dalla mia bocca da sole.
- ..andiamo a vivere insieme? – pronunciai e dopo non si sentì altro suono se non la tazzina tra le mani di Scarlett cadere a terra rovinosamente, rompendosi in mille cocci.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Buonsalve!
Sono in anticipo questa volta, amatemi! ahah
Preciso subito che questo capitolo è un po' troppo smielato per i miei gusti ma ogni tanto ci va, specialmente dopo una lunga litigata..
Che ne dite della proposta di Zayn? Scar appena la sento fa cadere a terra la tazzina di caffè, questo cosa vuol dire? Accetterà o avrà da ridire? Cosa ne penserà?
Non leggerete Pov Zayn per un bel po' sfortunatamente, dispiace anche a me ma il prossimo sarà al capitolo 29.. è che nei capitoli successivi succedono cose che ho dovuto per forza descrivere dal punto di vista di Scarlett, mannaggia.
Spero comunque che vi sia piaciuto questo capitolo e volevo anche parlarvi di un'altra cosa: spesso mi chiedete di aggiornare prima e va bene, anche io lo faccio ogni tanto con le autrici che seguo qui su EFP, ma non prendete la cosa come un mio dovere.
Cercherò di non essere sgarbata perchè è l'ultima cosa che farei, ci mancherebbe, ma voglio solo farvi capire una cosa:
ogni capitolo che scrivo solo almeno 10 pagine di Word in grandezza carattere 11 e sono un bel po', quindi se aggiorno spesso poi non riuscirei più a trovare il tempo per scrivere. E' vero, sono avanti con i capitoli, ma è perchè voglio che sia così. Non mi piace stare con l'acqua alla gola e sapere di dovermi sbrigare a scrivere per aggiornare perchè la scrittura non dev'essere un peso, anzi. Io scrivo principalmente per me stessa e mi riempie il cuore di gioia fare felici anche a voi con le mie storie, ma sono una ragazza esattamente come voi quindi esco con gli amici, mi riposo, vado in piscina, sto fuori tutto il giorno, 
mi svago anche perchè è estate.. e certo, scrivo tanto nel tempo libero come "hobby" ma dipende anche dal mio umore, a volte anche se ho tempo non mi viene la voglia o l'ispirazione.
In ogni caso aggiorno una volta ogni settimana o ogni sei giorni e mi sembra assolutamente un buon ritmo contando che ci sono persone che postano mensilmente o anche peggio.. quindi capitemi vi prego ahah
Quando posso, come vedete, aggiorno in anticipo ma non posso farlo sempre.
CHIUSA PARENTESI.
Detto ciò ci sentiamo col prossimo capitolo giovedì 4 e torneranno Horan e Styles, Scarlett ne sarà sicuramente felice AHAHHAHAH
Se volete potete trovarmi su twitter, sono @hiseyesonmine
Un bacione! ;)

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Capitolo 18
*** Non abbiamo perso tempo ***



Everything that I have is yours,
you will never go cold or hungry.
I’ll be there when you’re insecure,
let you know that you’re always lovely.

Tutto ciò che è mio è tuo,
non avrai mai freddo o fame.
sarò li quando sarai insicura,
per farti sapere che sei sempre bella.
(Chris Brown ft. Justin Bieber - Next to you) http://www.youtube.com/watch?v=lF0i7_NcnlA




CAPITOLO 19
 
Ansia.
Era l’unica parola che riuscissi a pensare o a dire in quel momento, torturandomi le mani seduta su una delle poltrone del salotto in attesa della famiglia di Zayn che sarebbe venuta a cenare da noi quella sera e dove io e il ragazzo avremmo detto a tutti la nostra idea di andare a vivere insieme.
Nessuno oltre a noi due e ai nostri amici ne era a conoscenza, ma dopo essere andati a vedere la maggior parte degli appartamenti in vendita nella zona di Piccadilly ci eravamo decisi ad accennare la cosa anche alle nostre famiglie.
Ansia.
Proprio in quel momento il campanello di casa suonò facendomi sussultare e come ogni volta toccò a me andare a rispondere al citofono, senza però neanche chiedere chi fosse in quell’occasione.
- mi raccomando Lucas, comportati bene – mi raccomandai poi girandomi distrattamente verso mio fratello che in quel momento stava passando dietro di me, catturando la sua attenzione.
- per chi mi hai preso? – borbottò confuso lanciandomi un’occhiata ovvia e forse un po’ infastidita portandomi ad alzare gli occhi al cielo.
Era sempre il solito.
- tu e Rose vedete di stare buoni, soprattutto davanti a Zayn – commentai con serietà anche se la loro relazione fosse rimasta un mistero almeno per me.
- non preoccuparti.. ci esco ogni tanto, mica me la devo sposare – abbozzò lui con noncuranza meritandosi subito un mio sguardo bruto.
- ma ti ascolti quando parli? – gli urlai dietro allibita dalle sue parole, riuscendo addirittura a farlo fermare prima che potesse entrare in cucina dove c’erano mamma e papà.
- sì, e dico tante cose giuste se permetti – disse facendomi una linguaccia divertita, ilare però solo per lui perché io rimasi immobile ad ascoltare le sue parole confuse.
- no fammi capire, la stai usando? – borbottai con acidità alzando un sopracciglio in disappunto e incrociando le braccia sotto al seno.
- non mi piace dire così però.. insomma, guarda che anche per lei non è una cosa seria. Siamo giovani Scarlett, scusa se non tutti siamo reduci da una relazione di ben quattro lunghi anni – mi canzonò avvicinandosi maggiormente a me, tornando sui suoi passi, e appena ne ebbi l’occasione gli tirai uno scappellotto in piena nuca facendolo un attimo gemere per il dolore.
- non sfottere Lucas, stavamo parlando di te! A questo punto a maggior ragione non dovete sfiorarvi davanti ai miei occhi, ok? – sbottai puntandogli un dito contro con durezza prima che l’ascensore con un piccolo scampanellio potesse arrivare al nostro piano portandomi ad aprire la porta.
Screanzato.
- ben arrivati! – squittii subito in un sorriso improvvisato e gioioso decidendo di declassare all’istante il discorso assurdo di mio fratello, perdendomi subito negli occhi scuri di Trisha davanti a me.
Sentii anche i miei genitori arrivarmi alle spalle e toccò farmi appena da parte per lasciar passare gli ospiti che perciò cominciarono a salutare mia madre e mio padre.
La prima a fare il suo ingresso fu, appunto, Trisha con al seguito Jane e Rosaline che in dei sorrisi calorosi si spinsero subito a salutare mia madre.
Dopo tutti quegli anni sarei sempre rimasta incantata quando mi capitava di vederle tutte e tre insieme, erano stupende ogni singola volta.
- ciao tesoro! – mi salutò dopo di che la donna passandomi una mano su un braccio e stringendomi a sé, lasciandomi un bacio sulla guancia che io ricambiai subito.
- ciao, come stai? – le chiesi veramente interessata, facendomi travolgere dal suo carisma.
- bene.. per quanto possa stare bene avendo tre tornadi in casa – borbottò con sarcasmo girandosi poi verso i suoi figli in un sospiro quando proprio in quel momento fece il suo ingresso in casa Zayn.
Cercò distrattamente il mio sguardo tra i presenti e quando finalmente lo trovò mi regalò un sorriso luminoso sebbene fosse distante da me, facendo accelerare subito i battiti del mio cuore.
- ehi bellissima! – se ne uscì Jane riportandomi alla realtà e stringendomi in un abbraccio come sempre, trattandomi con quella sua dolcezza disarmante.
- ciao a tutte e due, finalmente ho in casa delle ragazze.. che liberazione – scherzai sporgendomi poi a salutare anche Rose che mi sorrise all’istante con quel ghigno così simile a quello di suo fratello.
- sì vallo a dire a Zayn, lui pagherebbe oro per un altro maschio – ribatté Jane ridacchiando e girandosi appena verso il moro indaffarato a scambiarsi delle strette di mano e dei baci con la mia famiglia.
Ansia.
Scambiò anche qualche battuta con mia madre che però io non riuscii a cogliere e altrettanti commenti con Lucas, dandogli delle pacche sulle spalle probabilmente un po’ contro voglia.
Nel frattempo le ragazze che fino a poco prima erano rimaste attorno a me si spostarono verso il muro per appoggiare le loro giacche all’appendiabiti, lasciando così a Zayn lo spazio per venire da me.
Sebbene distante riuscii a sentire chiaramente il profumo del ragazzo espandersi nell’aria fino ad arrivare ai miei polmoni con il suo avanzare, aumentando il sorriso emozionato sul mio viso.
Notai in lontananza mio padre osservarci di sottecchi ma non me ne importò più nulla quando sentii delle dita calde e familiari alzarmi il capo dal mento, permettendo alle labbra piene di scontrarsi con le mie dolcemente in un bacio veloce.
Per quanto quei pochi secondi me lo lasciassero fare posai le mani sulle sue braccia e ricambiai il suo bacio in uno schiocco che si perse nella stanza e di cui ben pochi si accorsero.
- come stai? – mi domandò il moro passandomi appena una mano dietro ai fianchi spingendosi fino al mio orecchio e circondandomi col suo respiro.
- sono nervosissima, aiuto – mormorai in un sorriso agitato nonostante ci fossimo sentiti poco più di un’ora prima al telefono e lui sapesse già tutto alla perfezione.
- vedrai che andrà tutto bene, ora è arrivato il tuo eroe – scherzò pronunciando quelle parole sulla mia tempia con sarcasmo e già solo quel suo ghigno familiare mi fece rilassare.
- sicuro che posso fidarmi? – chiesi a tono allontanando appena il viso dal suo per poterlo guardare negli occhi e quando mi accorsi effettivamente di quanto il suo sorriso mozzafiato e le sue iridi scure fossero vicini mi ripartì il cuore come un treno.
- a tuo rischio e pericolo – commentò divertito muovendo le sopracciglia e strappandomi una risata, sciogliendo poi la presa sul mio corpo per togliersi la giacca e metterla a posto lì accanto.
- andiamo bene.. – abbozzai con tono divertito giusto per sdrammatizzare, riuscendo a strappare al ragazzo un sorrisetto ilare nella mia direzione.
Per mia felicità vidi che mio padre si era spostato in cucina e i presenti si erano messi a chiacchierare tra loro cordialmente.
Ansia.
- allora che ne dite se vado a prendere il pollo arrosto? – esclamò a quel punto mia madre colta da una strana adrenalina rivolgendosi agli altri che esultarono, in particolare Lucas alzò le braccia al cielo vittorioso.
Non ero abituata ad avere la casa così piena di gente, probabilmente non me ne sarei mai abituata.
Sperai che un giorno avrei potuto avere davvero una casa da condividere solo con Zayn, dove avremmo potuto passare serate indimenticabili con i ragazzi, intere giornate e nottate tra di noi, dove avremmo potuto semplicemente essere noi stessi e fare ciò che ci sentivamo.
Ci saremmo giocati tutto quella sera.
- perfetto! Dai cominciate a prendere posto a tavola, io arrivo tra un secondo – continuò a dire la donna indicandoci il lungo tavolo posto a lato del soggiorno già apparecchiato a dovere con una tovaglia accesa e dei piatti di ceramica eleganti e puliti.
- io ti seguo, apri la strada – sentii sussurrarmi nuovamente all’orecchio ma non ci fu bisogno di voltarmi per capire chi fosse dato che una mano conosciuta si posò da dietro su un mio fianco spingendomi appena verso la tavolata.
Non risposi ma avanzai lentamente fino a prendere, a mio malgrado, uno dei due posti a capotavola con Zayn seduto alla mia destra e Jane ben presto alla sinistra.
Mi scrollai i capelli dietro le spalle una volta seduta e guardai gli altri prendere posto in delle chiacchiere sconnesse fino a che sentii mio padre interpellare il moro accanto a me per una partita di calcio che io mi ero persa.
Quella sarebbe stata una cena molto lunga.
 


 
- Isabelle questo arrosto è davvero squisito! – esclamò Jane più tardi masticando con costanza un boccone di pollo rivolgendosi a mia madre che sorrise raggiante in risposta.
- sì concordo, faccio i miei più sinceri complimenti alla cuoca – aggiunse Zayn al mio fianco cercando di essere gentile con la donna dall’altra parte del tavolo, catturando la sua attenzione dato che rivolse un sorriso anche al moro quasi emozionata.
- voi siete troppo gentili, non è niente di che – mormorò lei imbarazzata dato che era al centro dell’attenzione, un po’ come ero abituata a fare anche io.
- insisto, è buonissimo – disse ancora il ragazzo annuendo e continuando a mangiarlo con volontà mentre io invece mi stavo sforzando dato che per il nervosismo mi si era chiuso lo stomaco.
- Zayn se proprio vuoi la prossima volta che Bells fa un arrosto ti faccio arrivare un pezzo, stai tranquillo – lo riprese sua madre seduta accanto a lui facendoci scoppiare a ridere tutti quanti.
Scosse la testa divertito mentre Trisha gli accarezzò distrattamente una spalla con quel suo fare materno, facendolo sorridere.
- beh caro se può farti piacere potrei davvero portartene un po’ a casa la prossima volta – disse mia mamma prendendo la palla al balzo e piegandomi in un sorrisetto ilare, quando invece il moro si voltò verso di me lanciandomi uno sguardo che decifrai solo dopo qualche secondo.
- come potrei non accettare? – scherzò comunque lasciandomi lì immobile a pensare che magari l’indirizzo d’arrivo sarebbe cambiato.
Rimasi ferma ad ascoltare il loro discorso senza però fare davvero caso alle parole, sentendo in sottofondo quelle risate contenute e immaginandomi come sarebbe potuto essere vivere davvero insieme a Zayn, a come la cosa avrebbe potuto prendere forma da lì a poco.
Era tutto in ballo, la cosa dipendeva da noi.
Lui stesso mi fece rinsavire posandomi una mano sulla gamba sotto il tavolo in modo che nessun altro potesse accorgersene, guardandomi brevemente con la coda dell’occhio e facendomi quindi quel segnale che ci eravamo accordati prima di fare l’annuncio.
Ma io non ero pronta.
Abbassai una mano sotto al legno del tavolo e la posai su quella del ragazzo stringendola appena nervosa, sentendolo ricambiare la stretta prima di girarsi verso di me in un sorriso dolce.
- dai calmati Scar, andrà tutto bene – sussurrò incrociando gli occhi ai miei e infondendomi un po’ di tranquillità, portandomi a sospirare.
Lo guardai per un’altra manciata di secondi poi in un ulteriore sospiro tremolante sciolsi la presa dalla sua mano sedendomi eretta e sentendo l’adrenalina scombussolarmi lo stomaco.
Mi guardai intorno con timore e quando alzai una mano mi parve che le restanti sei persone della tavola fossero diventate centinaia.
- ehm scusate ragazzi! – cercai di attirare l’attenzione della tavolata sebbene dovetti ripetere quelle parole due o tre volte per avere successo, avendo ben presto tutti gli occhi dei presenti puntati addosso.
Ansia.
- ecco, so che non sembra ma c’è un motivo se abbiamo organizzato questa cena stasera.. – cominciai a dire con tono un po’ tremolante vedendo mia madre aggrottare appena le sopracciglia confusa e guardarmi con un’espressione interrogativa – è che.. io e Zayn abbiamo da dirvi una cosa – continuai agitata spostando lo sguardo sul moro ma accorgendomi in lontananza di mio padre sbiancare e schiudere la bocca.
- non sei incinta, vero? – squillò l’uomo spaventato al sol pensiero puntando gli occhi su noi due e facendo scappare una risatina sommessa a Zayn che abbassò il capo con innocenza.
- no no! Papà non.. sono incinta, non preoccuparti! – negai subito la cosa togliendo ogni dubbio e arrossendo anche un pochino, portando una risata generale che alleggerì un po’ la situazione.
Io approfittai di quel momento per lanciare un’altra occhiata nervosa al ragazzo seduto alla mia destra finché questo si decise a prendere in mano la situazione, posando le braccia sul tavolo e gonfiandosi nelle spalle per un aspetto più serio e convincente.
- non c’è da preoccuparsi, noi volevamo solo chiedervi il vostro parere su una cosa.. – ricominciò lui togliendomi un po’ di paura, lasciandomi col fiato corto ad ascoltare le sue parole.
- ..è da un po’ che ci stiamo pensando ma in ogni caso ci sembra giusto parlarvene prima di prendere decisioni.. – aggiunse giocherellando distrattamente con l’orlo del tovagliolo, cosa che io invece stavo facendo con la cucitura della tovaglia per non farmi prendere dall’agitazione.
- cioè? Cosa volete chiederci? – lo invogliò Trisha curiosa e un po’ preoccupata come d’altronde tutti gli altri, cercando di mantenere la calma.
Quei pochi secondi di silenzio mi parvero secoli, probabilmente se avessi dovuto annunciarlo io mi sarebbe venuto un calo di zuccheri.
- ecco.. noi vorremmo andare a vivere insieme – e nello stesso istante in cui lui finì di pronunciare quelle parole la stanza piombò nel silenzio tanto che non mi fu neanche troppo difficile sentire i battiti accelerati del mio cuore nelle orecchie.
Distolsi lo sguardo dalla tovaglia e lo alzai verso i visi dei presenti trovando Trisha a guardare suo figlio con chissà quanti pensieri nella mente, Jane scambiarsi qualche occhiata colpita con Rosaline e Lucas, e infine i miei genitori intenti a fissarmi.
Ansia.
- a.. abbiamo già cominciato a informarci in queste settimane, siamo andati a guardare qualche appartamento vicino a Piccadilly e.. non sono male, insomma.. ce n’è uno anche abbastanza economico e carino – borbottai sperando che quelle informazioni potessero portare un po’ di tranquillità ai nostri genitori, cercando magari di mostrare come la cosa ci importasse.
- ma siete sicuri? Insomma.. siete giovani.. – la prima a commentare fu la madre di Zayn quando prontamente suo figlio le rispose a tono.
- sì ci abbiamo pensato anche noi. Ma ormai sono quattro anni che stiamo insieme e in ogni caso ci vediamo praticamente tutti i giorni tra l’università, il pomeriggio e gli altri ragazzi; sarebbe anche più comodo avere un posto tutto per noi senza dover perdere tempo tra una casa e l’altra – se ne uscì lui parlando a tutti e riuscendo a essere molto più convincente di quanto fossi stata io prima.
Avvertii la sua gamba cominciare a tremare sotto il tavolo battendo il tempo col piede in quel modo che lo smascherava sempre quando era nervoso, facendomi almeno capire che non ero l’unica così ansiosa.
- ma appunto perché passate così tanto tempo insieme credete che sia indispensabile andare a vivere da soli? – continuò a chiedere la donna confusa, perdendosi nelle iridi scure del figlio.
- non ci.. dispiacerebbe un appartamento tutto nostro, già – disse in un sospiro quando io riposai gli occhi in quelli di mio padre, in attesa che dicesse qualcosa anche lui.
Forse era il suo giudizio quello che mi interessava di più, nonostante tutto era stato lui l’uomo di casa per vent’anni a quella parte, avevo sempre dovuto chiedere a lui il permesso per ogni cosa.
- e come pensate di mantenervi? – chiese a quel punto l’uomo spostando gli occhi marroni da me a Zayn più volte, reagendo persino meglio di quanto mi aspettassi.
- beh sia io che lui lavoriamo comunque, so che non è molto ma riusciremmo a stare bene.. magari avevamo pensato che voi potreste aiutarci con le bollette e le tasse dell’alloggio – mormorai a mezza voce sperando ancora che tutte quelle richieste non fossero troppo azzardate.
Non ci volle molto che la sala da pranzo ripiombò nel silenzio, viva solo di un gioco di sguardi tra i nostri genitori.
Ansia.
- personalmente, e so che probabilmente il mio giudizio non vale nulla, penso che se loro due desiderano andare a vivere da soli da qualche parte noi dovremmo assecondarli. Non sono più due ragazzini e sanno di cosa parlano, e comunque in ogni caso non credo che prenderebbero chissà che appartamento gigantesco, sarà comunque una spesa contenuta, no? – ci venne incontro Jane con estrema calma trascinando con lei anche i nostri fratelli che presero ad annuire, compreso Lucas che mi lanciò un sorrisetto felice.
- oh sì, quello che abbiamo visto ce l’hanno consigliato anche Harry e Niall visto che vivono in quella zona, non costa molto e stiamo già cercando di convincere il proprietario ad abbassare un po’ il prezzo – confermai in un sorriso verso la giovane che mi riservò una strizzata d’occhio con complicità.
Infatti avevamo trovato un appartamento in particolare con un prezzo abbastanza accettabile, ma avevamo promesso il proprietario che se avesse abbassato il prezzo secondo un nostro accordo noi l’avremo comprato.
Ci restava solo che aspettare la sua risposta.
- sul serio siete già andati a chiedere in giro? Vi siete dati da fare.. – esclamò mia madre stupita dalla cosa, allargando gli occhi e rimanendo sull’attenti.
- non abbiamo perso tempo – commentò Zayn in una risatina che volle sdrammatizzare, incrociando le braccia sul tavolo aspettando altri pareri da affrontare.
Io non riuscii a restare ferma come loro e portai nuovamente le mani sotto la tovaglia posandone poi una sulla gamba del giovane che sussultò un attimo prima di girarsi nella mia direzione.
Ansia.
Nessuno avevo ancora detto niente di concreto e avevo paura di veder scemare via i miei sogni da un momento all’altro.
Avevo paura di schiantarmi sul cemento dopo aver volato per quelle settimane.
- siete davvero convinti? – se ne uscì ancora mio padre catturando la nostra attenzione e vedendoci subito annuire con enfasi.
Lui si guardò un po’ intorno pensieroso perdendosi anche a battere le mani sul tavolo con un ritmo quasi inquietante.
Sia io che Zayn rimanemmo in silenzio a fissarlo, speranzosi e tesi come due corde di violino.
- per me va bene.. – disse infine in un sospiro pesante lasciandosi andare allo schienale della sedia stupendo tutti, persino me, che infatti prendemmo a guardarlo increduli.
- forse mi sbaglio ma credo abbiano ragione.. posso fidarmi di quello che dice Zayn ma conosco bene mia figlia e sono sicuro di quello che dice. È cresciuta ed è il momento che cominci a prendersi le sue responsabilità, se questo comporta andare a vivere insieme a lui dovrò farmene una ragione – spiegò con tono un po’ afflitto ma comunque arioso, guardandomi con una felicità ben nascosta.
In quel momento riuscii quasi a immaginarmi la targhetta dell’appartamento Malik-Jonson.
- tu che dici, mm? – il moro interpellò Trisha dopo essersi scambiato un cenno di testa con mio padre, osservandola con quegli occhi grandi e speranzosi.
- sì sono certa anche io che Scarlett sia una bravissima ragazza e so che con lei posso stare tranquilla, però.. sei sicuro tesoro? – domandò con tono un po’ malinconico, forse dispiaciuta di dover abbandonare suo figlio alla sua strada.
Quando lui annuì la vidi piegarsi in un ulteriore broncio che divertì però il ragazzo perché si aprì in un sorrisetto dolce verso sua madre – se fosse per te non mi lasceresti mai andare, mi terresti con te per sempre – commentò convinto di quello che stava dicendo leggendo perfettamente nella mente della donna.
- già, forse hai ragione – acconsentì lei abbassando il capo in un modo adorabile dove riconobbi quasi le facce da cane bastonato che mi rivolgeva a volte Zayn, tranquillizzandomi.
Riuscii a immaginarmi il tappetino d’ingresso, le nostre fotografie rozze appese ai muri, il divano scolorito della cucina di casa Malik che mi aveva promesso lui sarebbe diventato nostro, il nostro letto un po’ disordinato ma caldo e accogliente.
- allora, insomma.. siamo d’accordo? Per voi va bene? – mi sforzai di chiedere con la paura che qualcuno potesse cambiare idea all’improvviso, passandomi una mano sulla nuca nervosa.
Forse per la ventesima volta quella sera passai lo sguardo su tutta la tavolata, guardando Trisha che mi sorrise teneramente, mio padre che storse il labbro in consenso e anche mia madre che annuì inerme, non facendomi quasi credere ai miei occhi.
Mi lasciai anche io allo schienale della sedia passandomi le mani tra i capelli e chiudendo gli occhi un attimo, sperando di non essermi immaginata tutto e sorridendo felice.
Pensai a tutte le colazioni dentro a quella casa, i pranzi con Niall, le cene a lume di candela o anche solo quelle che avremmo passato sul divano con della cioccolata, tutti gli abbracci prima di dormire e appena svegli, le notti d’amore senza fine e le risate senza sosta.
Quando riaprii le palpebre incontrai subito il sorriso luminoso e mozzafiato del ragazzo al mio fianco che mi scombussolò lo stomaco, facendomi arrivare il cuore fino in gola.
Avrei voluto alzarmi e abbracciarlo, baciarlo, ma non era proprio il caso in quel momento.
Mi riservò un occhiolino portando la lingua tra i denti in un ulteriore sorriso e non potei non ricambiare al meglio, sentendo quasi gli occhi inumidirsi.
- ora però ti tocca sparecchiare, sei in debito con noi signorina – mi riprese mia madre in un sorriso bonario riportandomi alla realtà in uno sbuffo divertito.
Non riuscii a smettere di sorridere per un paio di minuti, neanche quando dovetti alzarmi e prendere i piatti sporchi dal tavolo, spostandomi tra i vari parenti tra cui anche mio fratello che mi tirò una pacca dietro la vita in un ghigno compiaciuto.
- dai ti aiuto – si aggiunse anche Zayn dopo poco aiutandomi a raccogliere le posate e qualche bicchiere, sfoggiando le sue abilità da barista continuando a lanciarmi occhiate raggianti.
Solo quando raccolsi tutti i piatti in una pila che mi caricai tra le mani andai verso la cucina e subito il moro mi fu dietro, assicurandosi poi di chiudersi la porta alle spalle con il piede per concederci un po’ di intimità.
Non smisi di sorridere, non ci riuscii per un po’, specialmente quando sentii il profumo di Zayn alle spalle e il rumore familiare del suo respiro.
Accelerai il passo posando poi frettolosamente i piatti sporchi nel lavandino e vidi lui fare lo stesso lasciando i bicchieri sul piano cucina, addirittura non fece in tempo a liberarsi di tutte le posate che in uno slancio lo strinsi in un abbraccio sentito allungandomi ad allacciare le braccia alle sue spalle.
Indietreggiò di qualche passo a causa dell’irruenza del mio abbraccio in una risata, lanciando malamente le posate nel lavandino prima di ricambiare la mia stretta con calore, avvolgendomi sul suo petto tanto che dovetti mettermi sulle punte per eguagliarlo.
- ce l’abbiamo fatta Zayn, non ci credo – mi lasciai scappare nell’incavo del suo collo stringendolo con tutte le mie forze e sentendo il suo profumo diventare anche il mio, bucandomi anche l’anima.
- puoi dirlo forte amore – ricambiò con fin troppa dolcezza per poi rafforzare la presa e tirarmi su facendomi mancare la terra sotto i piedi, facendomi addirittura girare insieme a lui per la stanza.
Ecco, ecco perché lo amavo.
Ridemmo entrambi con liberazione, io in particolare beandomi delle braccia del moro attorno al mio corpo a stringermi come se fossi davvero la cosa più preziosa che avesse.
Lui lo era per me, non c’era dubbio.
Mi rimise a terra solo dopo una ventina di secondi, piegandosi su di me a lasciarmi dei rumorosi baci sulle guance prima che la sua bocca potesse prendere la giusta direzione unendosi alla mia.
Mantenni le braccia allacciate attorno al suo collo lasciando una mano pendere verso le spalle baciandolo con trasporto, sentendo le sue mani ancorarsi alla mia vita per tenermi salda a lui.
Il mio cuore prese quasi il volo sentendo la dolcezza disarmante delle sue labbra impegnate con le mie, desiderando che quel momento magico non finisse mai.
- ti amo – pronunciai tra un bacio e l’altro sentendolo sorridere sulle mie labbra in quel modo paradisiaco, aprendo meglio gli occhi e incontrando i suoi così belli da farmi mancare il fiato.
Lasciai i nostri nasi a sfiorarsi perdendomi nelle sue iridi quando però sentimmo la porta della cucina riaprirsi in un cigolio, facendo girare Zayn che incontrò subito lo sguardo di sua madre e allentò la presa su di me.
Sciolsi anche io le braccia dalle sue spalle e mi sentii subito al freddo senza la stretta del ragazzo, lasciando le mani pendere ai lati dei fianchi che invece lui stava ancora sfiorando.
- oh scusate – disse la donna capendo di averci interrotti, sorridendo divertita e forse anche felice per noi, subito seguita da mia mamma con i tovaglioli in mano.
- non preoccuparti, stavamo solo festeggiando un po’ – mormorò lui a Trisha quando fu più vicina facendomi arrossire per il tono in cui pronunciò quelle parole, parandomi dietro al suo corpo e aprendo il rubinetto per sciacquare i piatti distrattamente.
Mantenni lo sguardo basso imbarazzata per la situazione ma contro ogni mia aspettativa Zayn mi passò un braccio attorno al collo avvicinandomi a sé e stampandomi un altro bacio rumoroso sulla gote, come se non ci fossero le nostre madri accanto.
Importandosene solo di me, di nient’altro.
 
 


- Scarlett stamattina ho trovato questa nella cassetta delle lettere, a quanto pare è per te – mi richiamò mia madre quando ormai a fine serata mi ero seduta sul divano tra Zayn e mio fratello, intenti a guardare Punk’d in tv, un programma di scherzi alle celebrità.
I nostri genitori erano rimasti seduti al tavolo a chiacchierare, parlando ogni tanto anche della nuova iniziativa mia e di Zayn, mentre Jane e Rosaline erano sedute sulla poltrona accanto a giocare a chissà cosa sul cellulare della più giovane.
Distolsi lo sguardo dal televisore e portai l’attenzione, che prima si era riversata in parte sul braccio che il moro teneva dietro la mia schiena, sulla donna che ben presto mi porse una busta bianca ed elegante che io afferrai curiosa.
- che cos’è? Chi te l’ha mandata? – domandò subito il mio ragazzo continuando a fissare come me la busta tra le mie mani quando la donna preferì tornare a chiacchierare con Trisha.
Anche Lucas si piegò appena per capire qualcosa e io non potei fare altro che rigirarmi l’oggetto tra le dita riconoscendo una carta ricercata e morbida finché leggendo una sigla conosciuta in un angolo spalancai gli occhi colpita.
- credo sia un invito di matrimonio – mormorai sentendo subito i due al mio fianco irrigidirsi dalla curiosità, in particolare il moro alla mia sinistra mi incitò ad aprirla.
Feci mente locale su chi avrebbe potuto sposarsi in quel periodo ma non mi venne in mente nessuno in particolare, o almeno nessuno che avesse avvisato.
In un sorrisetto sfilai poi la linguetta dalla busta aprendola e tirandone fuori la partecipazione dove spiccava una scrittura impeccabile in corsivo.
Avevo quasi paura di rovinare qualcosa maneggiandola, quindi cercai di fare il minimo movimento spiegandola con attenzione.
- allora, da chi è l’invito? – mi incitò ancora Zayn quando i miei occhi corsero veloci lungo le varie righe scritte, incontrando finalmente i nomi dei due sposi che mi illuminarono.
Non potei trattenere un sorriso felice e quasi incredulo, rimanendo senza parole e spalancando anche gli occhi colpita.
- non posso crederci.. – commentai a mezza voce rileggendo l’ultima frase e sperando di non aver capito male.
Eh no, su quell’invito c’era proprio scritto Charlie Follow e Samantha Muller.
 
 
 



















Buonsalve! *si schiaffeggia per smettere di fissare le due gif qua sopra*
Avevo detto su twitter che avrei aggiornato domani ma mi è venuta la voglia di farlo adesso (aggiornare ovviamente, non siate maliziose eh eh) quindi I'm here!
In questo capitolo vediamo il discorso con le famiglie Jonson e Malik, E UN GRANDE RITORNO, SIGNORI!
CHARLIE FOLLOW! AMMMORE MIO!
Alcune di voi avevano pensato che sarebbe stato lui il personaggio che sarebbe tornato dalla prima ff, good!
Quindi lo vedremo tra qualche capitolo, non vedo l'ora asdfgh
Alura.. nel prossimo capitolo ci sarà una delle nostre riunioni a casa Styles-Horan che io amo tanto e un BEL PO' di Zarlett **
Allo scorso capitolo ho notato un calo delle recensioni, volevo sapere perchè.. insomma, so che era di passaggio ma spero di rimediare con questo.
Che dire, ci sentiamo mercoledì 17 che sarà il mio onomastico *O* e il compleanno della fantastica Sara *O* ok la finisco ahahah
Se volete potete trovarmi su twitter, sono @hiseyesonmine e durante la settimana darò qualche spoilerino, sappiatelo!
Un bacione!

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Capitolo 19
*** E questo per cos'era? ***





Stay with me forever
or you could stay with me for now.

Resta con me per sempre
o potresti restare con me almeno per ora.
(Cold coffee - Ed Sheeran)



CAPITOLO 18
 
- su muovetevi, non mi sembra che siate stati così lenti l’altra sera quando mi avete chiuso dentro casa vostra! – mi lamentai strattonando malamente Harry e Niall lungo una delle vie umide di Londra, una che il riccio conosceva bene.
- è stato un atto di buona fede, l’abbiamo fatto per te! – si lamentò l’altro mentre io li presi a braccetto entrambi aumentando il passo con ardore.
- buona fede? Ma se avete sghignazzato per tutto il condominio quando ve ne siete andati! – sbottai allucinata guardando di storto il biondo al mio fianco.
- però, ripeto, se non l’avessimo fatto ora tu e Zayn sareste ancora a litigare – ribadì per la decima volta quel giorno facendomi venire quasi il mal di testa.
- non c’entra nulla, ora dovete pagare per quello che avete fatto! – esclamai teatralmente rafforzando la presa sulle loro braccia e continuando a tirarli lungo quella strada familiare.
- ..a cominciare con te, Styles! – aggiunsi poi con un pizzico di cattiveria lanciandogli un’occhiata veloce e sorridendo in modo sinistro, indicando con un cenno di capo il portone che si parò avanti a noi.
- no.. che cosa vuoi da me?! – sbraitò con un velo di preoccupazione sgranando gli occhi oceano e cercando di capire cosa mi stesse passando per la mente; quando sbuffai si permise anche di grugnire qualche insulto sconnesso allora alzai un sopracciglio in disappunto.
- su, non fare il bambino – lo rimproverai quando notai chiaramente la sua attenzione focalizzarsi su un punto davanti a me, in particolare su un’abitazione conosciuta.
- ehi cosa cavolo ci facciamo qui? Che vuoi fare? – urlò all’istante preso da uno strano panico cercando di inchiodare i piedi a terra scarsamente.
- piantala di lamentarti, siete voi che avete cominciato! – commentai dopo la sua ennesima lamentela spingendolo verso il citofono del palazzo e schiacciando il campanello di Nicole vedendolo subito sgranare gli occhi ansiosamente.
- no, sei pazza? Cosa devo fare adesso? – balbettò a quel punto fissando turbato la lastra dorata che io avevo appena pigiato, cercando di liberarsi dalla mia presa ma con ben pochi risultati mentre Niall rimase alla mia destra divertito dalla scena.
Gli lanciai un’occhiata fulminea nello stesso istante in cui la voce candida e minuta della padrona di casa rispose al citofono facendo tremare il riccio, riservando quindi un’occhiata di enfasi anche a lui.
- sì ehm Nicole sono io, Harry.. – borbottò lui confuso non distogliendo un attimo lo sguardo dal mio in cerca di aiuto.
- oh ciao, come mai sei venuto? – sentimmo ancora chiedere e anche quella volta il mio amico mi guardò impotente e ansioso.
- dille che vuoi parlarle – sibilai dandogli uno strattone che non avrebbe ammesso repliche finché lui effettivamente ripeté le mie parole perdendosi a massaggiarsi nervosamente la nuca con una mano.
- c’è qualcosa che non va? – domandò a sua volta la ragazza con un velo di preoccupazione non sentendo nessuna risposta, animandomi in un’altra gomitata verso Harry che mi squadrò con astio per qualche secondo.
- no solo.. posso parlarti? – ribadì il riccio in un sospiro roco più rassicurante dei precedenti.
chiedile di salire, forza – sussurrai ulteriormente sperando che si desse una svegliata, sentendolo borbottare qualcosa di sconnesso e distratto.
- insomma.. se non ti disturbo magari potrei salire un attimo? – provò a chiedere stringendo un pugno e dondolandosi nervosamente sui talloni muovendosi nella sua imponente altezza.
- uhm va bene, certo.. tanto la mia coinquilina sta per uscire – rispose l’altra accompagnando il suono della sua voce metallica con lo schiocco del portone dato che si aprì leggermente permettendoci di entrare sotto le mie spinte.
- ma anche io devo venire? Che c’entro?! – sbraitò Niall in uno sbuffo colpito dal mio spintone che l’aveva portato dentro l’edificio.
- stai zitto anche tu, non hai idea di quello che ti aspetta dopo – lo ripresi puntandogli un dito contro in un sorrisetto divertito prendendo entrambi i ragazzi sotto braccio durante la breve scalinata che portava al primo pianerottolo.
- aspetta dannazione, si può sapere che devo dirle?! – esclamò Harry a quel punto fermandosi tra un gradino e l’altro inchiodandomi con le sue iridi sicure.
- e me lo chiedi anche? Sarebbe anche ora di dirle che ti piace, eh! – risposi con tono ovvio notando subito il suo respiro mozzarsi e le guance forse arrossarsi un po’.
- ma non ci penso neanche! Non adesso! – urlò all’istante cercando di arretrare di qualche passo ma per sua sfortuna riuscii ad afferrarlo per un polso fermando la sua fuga prontamente.
- ti ricordo che le hai già detto che sali, non puoi andartene! – abbozzai secca facendogli capire che avrebbe dovuto incontrarla in ogni caso, meritandomi una sua occhiataccia.
- sì ma non ci penso neanche di andare e.. dichiararmi! Il mio piano ha una scaletta ben precisa – riprese sicuro delle sue parole facendomi scuotere il capo in un’alzata di occhi al cielo.
- ah sì? Vorresti dire la mia allora dato che ti suggerisco sempre io cosa fare, complimenti – lo canzonai tirandogli un lieve scappellotto che lo portò a salire di qualche altro gradino.
- veramente sono io che interpreto i tuoi consigli, non sono mica un burattino – si lamentò accorgendosi di un mio braccio che, posandosi dietro la sua vita, aveva ripreso a spingerlo su per le scale insieme al biondo.
- neanche io allora e voi avete pensato bene di chiudermi a chiave in casa vostra per un giorno intero insieme a Zayn, direi che siamo pari! – ribattei a tono permettendomi di guardare male anche Niall per qualche istante, nonostante tutti e tre sapessimo quanto la cosa alla fine fosse stata effettivamente utile.
- perché eravamo sicuri che avreste chiarito, invece con Nicole che posso fare? Se mi rifiuta non ti rivolgerò più la parola, sappilo! – sbraitò il riccio salendo lentamente il trombone del condominio per guadagnare tempo.
- non mi importa niente, in ogni caso prima di fare pace ci siamo urlati addosso il giusto! – gli ricordai ripensando a tutte le frasi gelate che ci eravamo gridati contro.
- è il prezzo dell’amore mia cara.. – mormorò il riccio in un’alzata di spalle prima che un’idea sinistra potesse cogliermi piegandomi in un sorrisetto furbo.
- anche le lenzuola e le coperte hanno un prezzo, e credo proprio che dovrete comprarne di nuove dato che questo grande amore è scoppiato anche nel vostro letto – me ne uscì vedendo entrambi i ragazzi attorno a me bloccarsi increduli e rivolgermi degli sguardi agitati.
- ti prego dimmi che ho capito male.. – sibilò Niall con una speranza davvero povera sbiancando.
Mi lasciai scappare un ulteriore sorriso sornione al quale Harry rispose alzando le sopracciglia con un pizzico di disgusto probabilmente – non l’avete fatto davvero dove io dormo, vero? esalò con voce più dura facendomi scoppiare a ridere.
- avete voluto chiuderci da soli in casa? Ora beccatevi questa – commentai divertita quasi fiera di ciò che avevo fatto perdendomi negli occhi celesti e allibiti dei miei amici.
- io l’ho sempre saputo che non siete normali! L’hai detto anche tu che stavate litigando come due pazzi! – sbottò ancora il castano esterrefatto tra le mie risatine sommesse.
- sì ma poi abbiamo fatto pace caro mio.. ora su, vai a fare pace con Nicole! – lo spronai in una risata dandogli una spinta più vigorosa fermandomi alla rampa di scale sotto l’appartamento della ragazza che aveva da poco aperto la porta.
- no Scarlett io non ci vado da solo, che le dico? Aiuto! – sbraitò agitato ma qualche passo in più del dovuto gli costò caro dato che la biondina lo vide dal pianerottolo, contrariamente a me e Niall perché eravamo rimasti nascosti.
- ehi.. ciao Harry – la sentii dire a flebile voce catturando in un secondo l’attenzione del diretto interessato che dopo avermi lanciato un’ultima occhiata fulminea venne distratto dalla padrona di casa qualche gradino più in alto, portandolo a spalancare maggiormente gli occhi oceano.
E potei giurare di non averli mai visti brillare così tanto.
In un secondo ogni segno di ansia, rabbia o fastidio venne travolto via portandolo quasi a sorridere senza fiato fissando un punto a me ignaro, nonostante sapessi benissimo quanto fosse riempito dalla figura esile della giovane Nicole.
- ehm.. sì, arrivo – abbozzò solamente dipendente dalla ragazza che aveva di fronte e di cui io potevo vedere le fattezze solo nel riflesso degli occhi cristallini di Harry.
Mi lanciò un’occhiata veloce per un minimo istante prima di completare i pochi gradini che gli mancavano per raggiungere la sua amica.
D’altra parte io e Niall rimanemmo in silenzio fermi dove eravamo per non farci vedere da lei ma comunque per ascoltare quel poco che avremmo potuto.
- entra pure – sentimmo solo da Nicole in un sospiro imbarazzato quando i passi del nostro amico cessassero di rimbombare per le scale, seguito dal rumore della porta chiudersi alle loro spalle.
E a quel punto avrei avuto due alternative: uscire dal palazzo insieme al mio migliore amico e cercare qualcosa di meglio da fare o salire sul loro pianerottolo e origliare dalla porta.
- dai vieni con me, muoviti! – esalai pochi secondi dopo affrettandomi a completare i gradini che mi dividevano dall’appartamento in cui erano appena entrati i due piccioncini, venendo subito richiamata dal biondo che avevo ormai superato.
- ma si può sapere che vuoi fare ora? – borbottò a mezza voce cercando di aggrapparsi alla mia giacchetta, quando invece l’unica cosa che riuscì a fare fu finire inevitabilmente trascinato su per le scale dalla sottoscritta.
- devo controllare che quello faccia ciò che deve fare, e per bene anche – risposi con convinzione avvicinandomi furtiva all’uscio in legno, appoggiandoci infine un orecchio e sforzandomi di capire qualche parola da quelle frasi sconnesse e ovattate.
- ti rendi conto di quello che stai facendo tu invece? – mi ribeccò il biondo accanto a me indicandomi con un sopracciglio inarcato mentre io riuscii solo a zittirlo con una manata sul braccio.
“Ti posso offrire qualcosa? Mm?” sentii dire dalla ragazza qualche tempo più tardi, portandomi a stringermi maggiormente alla porta.
“Non preoccuparti, davvero. Sono a posto così” declinò la richiesta l’altro con cordialità, usando un tono davvero troppo imbarazzato.
- dai cazzo Styles – mi lasciai scappare in un moto di fastidio sentendo Niall scattare al mio fianco, allungandosi anch’esso a origliare la conversazione dei due ragazzi dietro la porta.
“Allora.. che ci fai qui?” esordì lei finalmente spostandosi a fare qualcosa che a me sfuggì.
“Volevo.. insomma, dovevo parlarti” rispose Harry con un tono più basso del solito, o magari era solo il legno ad attutire il suono.
“Riguardo cosa? A lavoro va tutto bene, no?” si allarmò l’altra ingenuamente portandomi a sorridere appena, spostando un attimo lo sguardo dalla felpa scura di Niall a un punto qualsiasi davanti a me.
“Sì non intendevo questo, volevo.. parlarti di noi” concluse il riccio facendomi ghignare vittoriosa tanto che mi scambiai uno sguardo d’intesa col mio amico, ma prima che potessi cantar vittoria la porta su cui eravamo spalmati si aprì lentamente lasciando quasi che cadessi per terra.
Anzi, se non fosse stato per il ragazzo al mio fianco che mi afferrò prontamente per la vita sorreggendomi sarei piombata contro il pavimento freddo.
Solo quando ripresi equilibrio mi preoccupai di incrociare gli occhi di chi avesse aperto la porta, stupendomi di riconoscere prima una massa di capelli rossi e ricci a incorniciare un viso familiare.
- Scarlett? Che ci fai qui? – pronunciò Stephanie, la mia collega degli Harrods, col suo tipico accento scozzese marcando il tutto con un broncio confuso.
- Niall? Ma ci sei anche tu? – aggiunse notando poi anche il biondo, alleggerendo i toni e facendomi boccheggiare per qualche secondo.
- no aspetta.. tu vivi qui? – le chiesi incredula vedendola chiudere la porta distrattamente, spostandosi poi con noi sul pianerottolo e sovrastando almeno me con la sua altezza, cosa che invece gli riuscì più dura fare con Niall.
- sì perché? Voi stavate cercando qualcuno? – domandò ancora cercando di capire come mai fossimo lì in quel momento.
- ehm no è che.. insomma.. in ogni caso ce ne stavamo andando – cercai di congedarci senza troppe spiegazioni, anche perché ammettere che stavamo origliando non era la migliore delle idee.
- sicuri? Va tutto bene? – si accertò confusa dal nostro strano comportamento, quando io e il mio amico ci limitammo ad annuire spavaldi.
- benissimo, Steph – confermò anche Niall catturando l’attenzione della ragazza che ruotò gli occhi verdastri in quelli celesti del biondo.
- farò finta di crederci solo perché non ho tempo di farvi il terzo grado – commentò lei abbozzando un sorriso ad entrambi, soffermandosi poi meglio su di lui.
- dove devi andare? Possiamo accompagnarti se vuoi – propose infine verso la rossa che si illuminò a quelle parole, facendoci cenno di scendere le scale insieme a lei.
- devo comprare un regalo alla mia coinquilina in verità, tra poco compie un anno di lavoro qui in città e volevo farle un pensierino.. – ammise facendomi sgranare gli occhi.
- ..anche se penso che mi basterebbe portarle il ricciolino che era su con lei, non potete capire – aggiunse portandomi a sorridere felice.
Il piano stava funzionando.
- uhm sul serio? Ti ha mai parlato di lui, chi è? – feci la finta tonta voltandomi a fare un occhiolino a Niall che sorrise anch’esso vittorioso.
- mi ha detto che è un suo collega, sono usciti qualche volta e credo che le piaccia.. ma cosa ve lo dico a fare? Non sapete neanche chi sono – se ne uscì poi strappandomi una risatina sommessa mentre vidi distrattamente il mio amico affiancarla solare.
- beh potresti farceli conoscere una di queste sere.. magari possiamo fare un’uscita a sei, vengono anche Scarlett e Zayn – sbottò a quel punto Niall facendomi sgranare gli occhi incredula.
Che diamine stava combinando?
- ehi io e Zayn siamo impegnati in questi giorni, stallone! – precisai subito ricordandomi di come dovessimo andare a vedere per degli appartamenti in vendita.
Perché sì, quel moro convincente era riuscito a farmi il lavaggio del cervello.
- in ogni caso il mio invito è sempre valido – ribadì allora verso la ragazza che diventò un po’ del colore dei suoi capelli tanto che si girò anche un attimo verso di me imbarazzata.
- se.. se non è un problema, non sei obbligata ovviamente – continuò a dire lui nonostante la sua richiesta fosse più che esplicita e conoscendolo non avrebbe mollato.
- mi sembra una buona idea, sarà divertente – rispose infine Stephanie mancando quasi l’ultimo gradino delle scale per la distrazione, facendomi perdere una risatina nell’aria.
- sì infatti, dai Steph ti lascio in buone mani.. Niall mangia tanto ma non morde – insistetti per tranquillizzarla, riuscendo a strappare ad entrambi un sorriso divertito.
- siamo in due allora – disse l’altra scambiandosi un’occhiata d’intesa con il biondo che mi fece quasi sentire di troppo in quel momento, fuori posto.
Un irlandese e una scozzese, brutta roba.
 


 
Tornai a sentirmi ben accetta solo quando sentii il tepore del bar dove lavorava Zayn, aprendo la porta e fiondandomi dentro il locale perdendomi un attimo ad aggiustarmi la borsa in spalla.
Alzai lo sguardo in tempo per notare il mio ragazzo dietro il bancone con un grembiule stretto in vita e proprio di fronte a lui Liam seduto su uno sgabello.
Sorrisi inevitabilmente quando scorsi il moro lasciarsi ad una risata piena verso il suo amico, ma quando feci per avanzare verso di loro udii delle parole familiari.
- no non posso uscire stasera, devo andare con Scar a vedere degli appartamenti a Piccadilly – disse il ragazzo rispondendo a una domanda di Liam, bloccando i miei passi tanto che mi fermai ad ascoltarli dietro un raccoglitore di caramelle lì accanto.
Quel giorno ero pronta a origliare qualsiasi cosa, non era normale.
- quindi siete sicuri, è ufficiale? Volete andare a convivere? – chiese l’altro stupito ma felice della cosa, battendo distrattamente le dita di una mano sul legno del bancone.
Quando il moro annuì si permise di fare un’altra domanda – anche tu sei convinto? – gli chiese in un sorriso.
- amico, gliel’ho chiesto io. C’ho messo un intero pomeriggio per convincerla, ha addirittura rotto una tazzina facendola cadere per terra all’inizio – rispose lui facendomi sorridere.
Non aveva dubbi.
- sul serio? È stata così traumatica come cosa? – se ne uscì Liam divertito dal discorso stringendo gli occhi color nocciola.
- ha passato un’ora abbondante a ridere pensando che stessi scherzando, fai te – disse strappandomi una risata sommessa al ricordo di quelle ore piene.
- però alla fine sei riuscito a convincerla, sul serio? – abbozzò il castano ancora in un ghigno ilare, piegando anche il ragazzo in piedi a sorridere.
- puoi dirlo forte! A Zayn Malik non si dice mai di no, ricordatelo – esclamò lui soddisfatto con un tono appena malizioso che mi fece tremare.
- va bene mi fido, ma non voglio sapere cosa hai fatto di preciso per farle dire di sì – ribatté l’altro alzando le mani al cielo insieme alle sopracciglia, lasciando invece a me il compito di arrossire perché le immagini delle labbra di Zayn vicine alle mie mentre mi sussurrava di andare a vivere con lui non mi furono d’aiuto.
- semplicemente.. non so, credo che stare con lei un’intera giornata dentro quella casa mia abbia aperto la mente, mi piacerebbe parecchio averne una tutta nostra – disse il mio fidanzato pulendo una tazza con uno strofinaccio e lasciandosi a un sorriso sempre maggiore.
- ti piacerebbe avere una casa tutta vostra o avere Scar tutta per te? – gli tolse le parole di bocca Liam distraendolo e portandolo ad alzare lo sguardo scuro in quello del suo amico, fermandosi a pensare.
Si morse un labbro e aggrottò appena le sopracciglia, lasciandosi poi scappare un sorrisetto sghembo dalla morsa dei suoi denti.
- direi la seconda, sì – commentò divertito abbassando gli occhi al lavandino imbarazzato e solo in quel momento presi la forza per raggiungerli, permettendomi anche di sorridere raggiante.
- Malik com’è che dici queste cose sdolcinate solo quando io non ci sono? Potrei offendermi, sai? – esclamai sedendomi accanto a Liam e catturando all’istante l’attenzione di entrambi, notando in particolare Zayn arrossire visivamente e schiudere la bocca.
- sta.. stavi mica ascoltando? – abbozzò il moro quasi divertito dalla cosa, lasciando perdere la tazza tra le sue mani e non facendosi poi problemi ad appoggiarsi con le braccia al bancone.
- non l’ho fatto apposta, ero in buona fede – mormorai teatralmente facendo ridere soprattutto il ragazzo di fronte a me che si aprì in una fila di denti luminosi.
- un giorno di questi verrò anch’io a origliare cosa dici su di me con le tue amiche, poi vediamo eh – scherzò riuscendo a strapparmi un ulteriore sorriso felice.
- di sicuro sei più dolce tu di quanto potrei mai essere io, non so quanto ti convenga – abbozzai a tono vedendolo poi muovere le sopracciglia velocemente.
- invece secondo me ti sottovaluti, ti devo ricordare il giorno “siamo dolci e coccolosi con Zayn”? – disse a sua volta lasciandosi a un sorrisetto divertito e contagiando anche me, mentre Liam ci guardò confuso.
- e io ti devo ricordare quello che hai detto due minuti fa? – commentai in risposta arrossendo di nuovo solo al pensiero.
- l’ho detto solo perché in realtà sapevo benissimo che ci stavi ascoltando, cosa credi? – esclamò con sarcasmo riuscendo a farmi ridere più apertamente.
- farò finta di crederci se proprio ci tieni – sussurrai divertita sporgendomi a baciargli dolcemente una guancia, sentendolo però grugnire qualcosa indispettito.
- ehi e questo cos’è? Ho mica due anni! – sbottò con complicità facendomi alzare gli occhi al cielo.
- non ne sarei così sicura, sai? – lo canzonai prima che potesse azzerare nuovamente la distanza tra i nostri visi all’improvviso, catturando le mie labbra nel sorriso di entrambi.
Il cuore nel petto accelerò tutto d’un colpo quando respirai il suo profumo frizzantino e sentii il sapore della sua bocca, felice di non avvertire accenni di tabacco.
Il suo respiro caldo si infranse sulle mie guance e mi parve quasi di notare un suo maggiore trasporto baciandomi quel pomeriggio.
- ehi ragazzi ci sono anch’io, piantatela – ci ribeccò Liam portandomi subito a concludere il bacio con imbarazzo e soggezione, vedendo invece Zayn ghignare sghembo.
- quando tu e Camille vi sbaciucchierete davanti a me vi romperò l’anima, sappilo – se ne uscì subito il moro guardando con enfasi il nostro amico e indicandolo anche con un dito.
- sì io mi associo – aggiunsi alzando una mano divertita, notando Liam incupirsi e guardarci male.
- non si può mai parlare con voi – commentò fintamente arrabbiato e fu il nostro turno di scoppiare a ridere quella volta.
A un certo punto una quarta figura si unì a noi affiancando Zayn, probabilmente un suo collega, fin troppo alto e magro.
- ehi bello puoi andare, ci penso io qua – disse quest’ultimo biondino con gli occhi un po’ infossati dalla stanchezza dando diverse pacche al moro dietro la schiena.
- va bene Mark, arrivo subito – si rivolse poi a noi in un sorriso prima di sparire nel retro sfilandosi il grembiule per la strada, mentre quel nome familiare fece scattare qualcosa nella mia testa.
Rimasi ad osservare il ragazzo di fronte a noi sicura di averci già avuto a che fare in qualche modo finché un brutto ricordo mi portò a spalancare leggermente gli occhi.
- ti chiami Mark? – chiesi in conferma al barista aggrottando appena le sopracciglia attenta.
- sì perché.. ci conosciamo? Le serve qualcosa? – domandò lui cordiale aprendosi in un sorriso quasi inquietante a dir la verità.
- no ho solo sentito parlare di te, io sono Scarlett.. la ragazza di Zayn – mi presentai all’istante vedendolo immobilizzarsi un secondo, preso in contropiede.
- ah sì, lui mi ha parlato tanto di te. Piacere di conoscerti – continuò comunque sporgendosi a stringermi una mano e quando alla sua vicinanza equivalse un lieve odore di tabacco fui certa di star parlando con la persona giusta.
- piacere mio, in questo periodo ho proprio sperato di incontrarti – ammisi con un tono sinistro che smosse anche lui, lasciando che Liam ci osservasse in silenzio.
- sul serio? – abbozzò confuso ritirando la mano e piegandosi a finire di pulire la tazzina che il moro aveva lasciato incompleta nel lavandino.
- beh sì.. so che non è molto carino da dire forse, però ho saputo che hai dato delle sigarette a Zayn ultimamente e volevo chiederti di smetterla – me ne uscii forse con fin troppa freddezza ma rendendo sicuramente bene il concetto dato che il biondino sgranò di nuovo gli occhi.
Era meglio arrivare dritti al punto.
Battei le unghie sul legno del bancone e non smisi di fissarlo neanche un secondo, facendogli capire che dicevo sul serio.
- io non l’ho mai obbligato a fare nulla – mormorò semplicemente cercando di rimanere calmo.
- lo so, solo che abbiamo litigato per questo e non so se lo sai mai ma Zayn qualche anno fa è finito all’ospedale per causa del fumo, vorrei semplicemente assicurarmi che tu non lo incitassi a fumare ancora – cominciai a dire mantenendo un tono tranquillo e pacato.
Rimase a osservarmi con quegli occhi verdognoli spenti e quasi inquietanti, facendo infine spallucce distrattamente.
- non c’è problema.. non sapevo di questo – commentò a mezza voce perdendosi ancora a guardarmi.
- ecco, ora che lo sai spero che mi darai retta, lo dico per la sua salute – continuai mantenendomi comunque distaccata da quel tipo, facendo ben attenzione a non dargli troppo contro.
- se ci tieni tanto, va bene – acconsentì e sperai davvero che il sorrisetto in cui si aprì poco dopo fosse sincero dato che proprio in quel momento il moro fece capolino dal retro con una giacca di pelle addosso e un sorrisetto allegro.
Io e Mark ci scambiammo un ultimo sguardo d’intesa prima che il ragazzo potesse fare il giro del bancone e raggiungermi, facendomi subito sentire meglio.
Erano di certo più belli gli occhi scuri ma accesi di Zayn che quelli, sebbene, verdi e spenti di Mark.
- andiamo ragazzi? – incitò me e Liam in un sorriso luminoso, sporgendosi poi a scambiare una stretta con il suo collega prima di uscire dal locale insieme a noi.
A me bastò un cenno di testa con il biondino ma a quanto pare nessuno tranne me e lui parve accorgersene.
- beh che dire.. allora vi lascio alla vostra ricerca – abbozzò Liam una volta arrivati sul marciapiede fresco della strada, regalandoci due sorrisi caldi.
- sì e ti prego prega per noi, ne abbiamo bisogno – completò il moro con uno sguardo speranzoso che ci fece ridere.
Era bello anche solo sentirlo parlare.
- ci proverò – esalò il castano divertito scambiandosi a sua volta una pacca con Zayn e successivamente due baci sulle guance con me.
- ciao Liam – lo salutai vedendolo poi infilarsi le mani nelle tasche dei jeans e perdersi lungo la via tra gli altri passanti, lasciando però a me e al mio ragazzo un po’ di libertà.
- dai amore, andiamo? – mi richiamò lui nonostante fosse rimasto accanto a me, portandomi a voltarmi e a incrociare le sue iridi luminose in un sorriso emozionato.
Doveva seriamente smetterla di chiamarmi in quel modo all’improvviso.
Prima che potessi rendermene conto mi passò un braccio dietro la schiena e io mi sforzai di fare lo stesso, quando invece riuscii solo ad allacciare le mani attorno ai suoi fianchi e ad allungarmi sul suo petto fino a raggiungere la sua bocca, interrompendo i pochi passi che aveva fatto frettolosamente.
Non sapevo bene il perché di quel mio gesto e probabilmente dopo mi sarei dovuta inventare una scusa per il troppo orgoglio, fatto sta che appena avevo visto il suo sorriso aprirsi davanti a me non avevo resistito a baciarlo.
Non avevo resistito a stringerlo, a sentire il suo calore diventare il mio, a farmi avvolgere dalla sua presa.
Avevo anche mosso una mano lungo la sua schiena durante il bacio, beandomi della consistenza del suo corpo sotto le dita.
- e questo per cos’era? – domandò infatti confuso poco dopo, sorridendo a un centimetro dalle mie labbra.
- ah adesso non posso neanche baciarti quando mi pare? Ci dev’essere sempre un motivo? – scherzai arrossendo forse anche, rafforzando la stretta attorno alla sua vita e beandomi del suo profumo accattivante.
- il motivo, cara mia, è che tu sei pazza di me – si vantò retorico allungando una mano a delineare il tratto della mia mascella facendomi venire un accenno di brividi.
- mi sento di poter dire lo stesso di te, caro mio – ribattei a tono mandando avanti quel teatrino tipicamente nostro.
- e da cosa l’hai dedotto, sentiamo? – domandò tenendo il gioco in un sorrisetto beffardo.
- tra le molte cose.. dal fatto che mi chiami sempre “amore” sperando che io non ci faccia caso – risposi sentendolo sogghignare maggiormente a pochi centimetri dalla mia bocca, facendomi sentire più leggera.
- perché, ci fai caso? – chiese curioso accarezzandomi distrattamente la schiena con un braccio.
- dannazione.. ogni singola volta – mormorai felice di poter sentire di nuovo la consistenza delle sue labbra sulle mie dopo qualche secondo.
Non riuscii bene a capire se fossi stata io a catturare il suo sorriso nel bacio o fosse stato lui col mio, fatto sta che quello schiocco fu musica per le mie orecchie.
Il suo profumo fu aria per i miei polmoni, la sua mano dietro la mia vita fu un terremoto per la mia pelle, la sua bocca fu essenziale per i miei battiti e a sua volta il suo amore fu vita per il mio cuore.
 
 
 
 
 
























Buonsalve!
Sono qui di primo pomeriggio, il che è strano, perchè stasera dovrò sbrigare altre cose quindi aggiorno ora perchè tra poco devo uscire.. sappiate che se arrivo in ritardo sarà per voi, sentitevi in colpa AHAHHAHAHAH no dai, scherzo ovviamente!
Alura.. Scarlett a quanto pare ha accettato la proposta di Zayn quindi i due, sotto consiglio di Niall e Harry, stanno andando a vedere per degli appartamenti nella zona di Piccadilly nella zona dei loro amici.
Harry è stato praticamente costretto a dichiararsi a Nicole, di questa coppia riparleremo poi più avanti.
Torna in scena Stephanie, ve la ricordate? La collega tutta pepe di Scar. E' un personaggio che mi piace parecchio perchè in un certo senso è molto simile alla nostra protagonista, forse anche un po' più schietta dato che, come vedrete, non si preoccupa di dire ciò che pensa.
Scarlett ha anche una breve discussione con Mark, il barista che lavora con il nostro Malik e che l'ha invogliato a riprendere il suo vecchio vizio, chiedendogli chiaramente di smettere di dar filo a Zayn col tabacco.
Che dire.. spero di non aver dimenticato nulla.
Aggiornerò.. giovedì 11 probabilmente, o forse mercoledì 10, uno di quei giorni non sarò a Torino ma non so ancora con certezza quando.. perciò lo saprete poi la prossima settimana ahah
Mi piace parecchio il prossimo capitolo, ci sarà da dare la lieta novella anche alle famiglie Jonson e Malik quindi ce ne saranno delle belle.
Sono gasata perchè da domani vengono per tre giorni da me (a Torino sempre ahah) due mie lettrici nonchè amiche *manda un bacio a Sara e Federica* e in serata dovrebbe anche venire Veronica che è una delle mie scrittrici preferite qui su EFP (Acinorev, se non la conoscete andate a dare un'occhiata alle sue FF perchè sono pazzesche), l'avevo già conosciuta tre mesi fa ma non vedo l'ora di rivedere lei e le altre asdfgh sarà un incontro molto.. EFPoso e One Directioniano (?) AHAHAHAHHAHAH
Se volete potete trovarmi su twitter, sono @hiseyesonmine
Un bacione, al prossimo capitolo!

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Capitolo 20
*** L'abbiamo presa? ***




It’s in your lips and in your kiss,
It’s in your touch and your fingertips.
And it’s in all the things and other things
that make you who you are.
And your eyes, irresistible.


E’ nelle tue labbra e nei tuoi baci,
E’ nel tuo tocco e nella punta delle tue dita.
E in tutte le cose e le altre cose
che ti rendono la persona che sei.
E i tuoi occhi, irresistibili.

(One Direction - Irresistible)



CAPITOLO 20
 
Scesi dalla metro a passo veloce e mi preoccupai di non urtare le altre persone che in quel momento erano in stazione, nonostante fossero le dieci meno dieci di mattina e non ci fosse troppo trambusto data l’ora.
Mi sistemai la tracolla sulla spalla contenente i libri per l’università e mi avviai verso le scale mobili parandomi subito alla destra e appoggiandomi poi distrattamente al corrimano stringendomi nel golfino chiaro.
Zayn come sempre era dovuto andare alla prima lezione delle nove mentre io quella giorno sarei entrata per le dieci e dieci perché mancava il professore di economia aziendale, ma ci eravamo accordati di trovarci alle dieci meno cinque davanti al muretto dell’istituto, nella pausa di tempo tra un’ora e l’altra.
Mi apprestai a salire altre scale imboccando la via d’uscita e seguendo la luce più chiara fino a uscire finalmente dalla metropolitana, incontrando il venticello tipico di Londra che mi scosse appena i capelli sciolti sulle spalle.
Presi subito la strada verso l’università sperando di non arrivare in ritardo da Zayn e di dovermi subire le sue battutine riguardo la mia lentezza.. anzi, sperai proprio di sentirle in verità.
Sorrisi a quel pensiero scuotendo il capo e diedi un’occhiata all’ora sul cellulare notando però di essere puntuale, allora non persi altro tempo a varcare il cancello dell’istituto ritrovandomi davanti al piccolo giardino e oltre il muretto prima dell’entrata principale, sentendomi subito più tranquilla.
Continuai a camminare guardandomi intorno in cerca del moro fino a scorgere in lontananza quella giacca di pelle familiare a incorniciare delle spalle alquanto conosciute, ma davanti al ragazzo trovai un’altra figura più esile e minuta.
Lui era seduto come al solito sopra il muretto in mattoni e lei gli stava esattamente di fronte, con una vicinanza e una confidenza che mi innervosì.
Accelerai il passo con fare protettivo e digrignai anche i denti riconoscendo nella ragazza davanti a Zayn la biondina di qualche mesetto prima che avevo sentito parlare con le sue amiche di quanto fosse bello il mio fidanzato, ripromettendosi che un giorno sarebbe andata a parlargli.
E no, eh.
Mi affrettai aumentando così il rumore che i miei stivaletti facevano sul cemento a terra, mantenendo lo sguardo puntato agli occhi grandi ed eccessivamente dolci della ragazza che stava parlando con Zayn.
- ciao amore! – urlai quando fui a poco meno di due metri da loro facendo alzare il viso al moro che mi guardò e accennò un sorriso genuino mentre invece la ragazza si voltò appena in una smorfia.
Feci attenzione a marcare bene quel nomignolo che gli avevo affibbiato e che altrimenti non avrei sicuramente usato, sottolineando la nostra relazione alla ragazza.
Mi affiancai subito a lui posandogli un braccio su una coscia con disinvoltura dato che era rimasto seduto sul muretto e poi mi girai verso la biondina in un sorriso finto ma riservandole uno sguardo bruto che lei non si perse.
Ci guardammo per qualche secondo con astio e potei notare benissimo un suo sopracciglio fine inarcarsi verso di me, stessa cosa che feci io ma con un sorrisetto beffardo.
- ehi, hai bisogno di qualcosa? – le domandai con un tono spensierato che avrebbe dovuto mascherare un grugnito sinistro che invece lei colse subito.
- in verità sì, stavo giusto chiedendo a Zayn dove fosse l’aula di diritto, è stato molto gentile con me – rispose con una voce davvero troppo mielosa per i miei gusti, approfittando anche di chiamare per nome il mio ragazzo rivolgendogli uno sguardo dolce.
- non c’è di c.. – cominciò a dire lui con cordialità ma io mi opposi alla sua voce con tenacia, aumentando la presa attorno alla sua gamba – sono sicura di sì, ora immagino che tu abbia capito dov’è, no? – ripresi continuandola a fissare in modo bruto, facendole intendere di andare via.
Indossava dei jeans davvero troppo stretti per i miei gusti e una camicetta altrettanto attillata, sbottonata nei primi tre bottoni, e la pettinatura mossa ricadeva proprio verso l’incavo dei seni.
- veramente credo di non aver afferrato bene le indicazioni.. insomma, entro e poi devo andare a destra o a sinistra? – chiese con un’ingenuità teatrale perché immaginai sapesse invece benissimo dove doveva andare.
- a destra – esalai con voce dura non lasciandole neanche il tempo di sperare che le rispondesse Zayn.
- e poi? Non puoi accompagnarmi? – continuò la sua messa in scena rivolgendosi questa volta al moro che fece per scendere da dove era seduto per aiutarla, quando io gli pizzicai la gamba con prontezza ed enfasi anticipandolo e fermandolo così in tempo.
- ti faccio vedere io invece, tesoro – dissi subito scattando e prendendo la ragazza sotto braccio, venendo subito investita da quel suo profumo esagerato e pesante che mi fece storcere il naso.
- ecco guarda.. devi entrare, girare a destra e imboccare le scale – sbottai ad alta voce allontanandomi con lei da Zayn per avvicinarmi invece all’entrata dell’istituto, facendo però attenzione a farmi sentire dal moro.
Lei continuò a guardarmi male con due occhi verde scuro che sinceramente non mi inquietarono neanche un po’, facendo una smorfia alle mie parole ovvie.
La strattonai fino al primo scalino e le indicai la strada con enfasi – sali al secondo piano e la terza porta a sinistra è la tua – continuai con una finta gentilezza sorridendole anche in modo forzato, meritandomi una sua occhiataccia che io ricambiai all’istante.
- su coraggio vai, questo non è di sicuro il posto per te, farai tardi – la ribeccai indicandole anche con un cenno di capo l’ingresso finché lei spostando un attimo lo sguardo alle mie spalle continuò la gradinata lentamente, probabilmente senza una vera meta.
Guardò Zayn più volte ma io la inchiodai con delle occhiate secche, facendole ancora cenno di proseguire nella salita.
Quando arrivò alla fine della scalinata si permise di girarsi a guardarmi un’altra volta e io non persi l’opportunità di salutarla sarcasticamente con la mano, lasciandola andare via.
Scarlett: 1 – sconosciuta bionda e svergognata che voleva fregarmi il ragazzo: 0.
Soddisfatta del mio lavoro mi voltai e tornai sui miei passi incrociando subito gli occhi scuri di Zayn che mi guardò divertito, scendendo dal muretto e venendomi incontro distrattamente.
Accennò un sorriso luminoso e mi osservò in quel suo modo speciale, portando a sorridere anche me.
Non potevo lasciarmelo scappare, per niente.
- ho paura di chiedertelo, però.. che ti è successo? – se ne uscì confuso quando lo raggiunsi, guardandomi con le sopracciglia aggrottate in un modo adorabile e portandomi a ridere sommessamente.
- ho solo mostrato a quella ragazza dove andare, perché me lo chiedi? – risposi a tono con un sarcasmo che non fui certa lui colse, quindi mi limitai a lasciare la cosa vaga.
- perché se avessi potuto l’avresti presa in braccio di peso per mandarla via – osservò con ovvietà e io sgranai gli occhi fintamente stupita.
- ma non dire così, l’ho semplicemente accompagnata verso l’ingresso, tutto qua – commentai da finta tonta e sentendolo posarmi una mano su un fianco con confidenza, appoggiandosi col braccio libero al muretto accanto a noi.
- tutto qua? Non sarai mica gel.. – abbozzò la non lo lasciai finire puntandogli un dito contro in un gesto secco e guardandolo anche con enfasi, strappandogli infine un sorrisetto divertito.
- non so dimmelo tu, devo esserlo? Che vi stavate dicendo? – chiesi con un pizzico di curiosità decidendo di metterlo alla prova, facendo spallucce come per metterlo a suo agio.
- mi ha chiesto davvero dov’è l’aula di diritto e le stavo rispondendo, quindi no.. non devi essere gelosa – disse velocemente aggiungendo anche quella parola che io tanto odiavo prima che potessi fermarlo in un sorrisetto complice, portandomi ad alzare gli occhi al cielo un attimo.
- e come mai sapeva il tuo nome? – domandai ancora nonostante probabilmente lo fosse venuto a sapere da alcune sue amiche dati i precedenti.
- beh si è presentata. Andiamo, non puoi avercela con lei perché è educata – mi canzonò piegandomi in una smorfia di indignazione tanto che gli tirai anche uno schiaffetto sul braccio facendolo così ridere.
- ti ho già detto che non ce l’ho con lei, almeno non ancora – precisai un secondo dopo aumentando le sue risate mozzate, quelle adorabili e a volte appena sguainate e confuse, quando stringeva anche gli occhi in quel modo dolce che mi faceva sempre sorridere.
- ricorda Malik, meglio prevenire che curare – aggiunsi a tono sorridendo a una sua ulteriore risata prima che potesse allungare il braccio che teneva sul muretto distrattamente muovendolo verso di me e stringendomi poi in un abbraccio delicato.
- povera piccola Scar, tu dubiti troppo di me – borbottò con stupore affondando la testa nell’incavo del mio collo, piegandosi anche un pochino.
- io tengo solo d’occhio la tua spasimante – precisai sentendolo aprirsi in una risatina colpita e sottile, quasi in imbarazzo per come l’avevo chiamata.
- credi seriamente che io possa tradirti con quella biondina? – commentò divertito parlando contro la mia tempia, concedendosi a una stretta più intima lasciando infatti il braccio sinistro attorno ai miei fianchi con una confidenza che avrebbe comunque potuto prendersi solo lui.
L’altro braccio lo teneva allacciato alle mie spalle lasciando che ricambiassi la stretta avvolgendo le mani alla sua vita, cosa che non tardai a fare, facendo incastrare i nostri corpi alla perfezione.
In un istante mi avvolse col suo profumo e mi sentii piena respirando quel buon odore, sentendolo poi anche posare la testa accanto alla mia lasciando le labbra contro la mia tempia a causa della sua altezza, facendomi venire la pelle d’oca ogni volta che si apriva in un sorriso sulla mia pelle.
Il suo respiro caldo si infranse sulle mie guance in modo quasi rilassante sebbene minimo, mentre potei ben sentire il suo petto accogliente a contatto col mio.
- tu, caro mio, se volessi potresti tradirmi tranquillamente con qualsiasi ragazza che vedi – risposi con sincerità sicura che ci fossero almeno un centinaio di ragazze migliori di me anche solo in quell’università, e che ciascuna di loro sarebbe caduta ai piedi di Zayn se lui avesse voluto.
Zayn poteva avere tutto ciò che voleva, mentre io avevo solo lui.
- però non voglio, perché mai dovrei scusa? – ribatté in un sorrisetto contro il mio viso rassicurandomi almeno in parte, anzi quell’ennesimo contatto mi fece arrossire un pochino.
- se credi che ti darò dei motivi per farlo puoi anche aspettare in eterno – dissi a quel punto con tono ilare trascinando anche lui nella mia risata, creando quel suono più pieno che io tanto amavo.
- beh beata te che riesci a trovarne, perché io non ci riesco – commentò appena sussurrando quelle parole sulla mia tempia prima che potessi alzare il volto incrociando i suoi occhi scuri illuminati da qualcosa di speciale.
Non riuscii di nuovo a trattenere un sorriso emozionato e rimasi a fissare le sue labbra piene schiudersi in un altrettanto ghigno luminoso, perdendomi nei tratti del suo viso quando rinsavii però dopo qualche secondo.
- ehi non vale distrarmi in questo modo, io ti stavo facendo un discorsetto – lo rimbeccai quando mi accorsi di come fosse riuscito a cambiare discorso con tanta facilità.
- guarda che io non lo faccio apposta, sei tu che ti distrai subito – esclamò divertito sorridendo ancora in quel modo irresistibile, mettendo appena la lingua tra i denti.
- non darmi la colpa, sono una ragazza e ho tutto il diritto di andare in brodo di giuggiole quando mi pare – feci ironia pretendendo di avere ragione aumentando la sua ilarità, infatti scoppiò a ridere portando la testa all’indietro di riflesso e quando tornò eretto si piegò a lasciarmi un bacio sulla guancia.
Non riuscii a smettere di sorridere neanche un istante, attendendo il suono dello schiocco del bacio che non tardò ad arrivare facendomi arrossire ulteriormente.
- e poi sto facendo finta di non averti appena trovato a flirtare con una ragazza sconosciuta, non puoi non amarmi – aggiunsi con sarcasmo pizzicandogli anche i fianchi fingendomi indispettita.
- ti ho già detto che io con quella lì non ho nulla a che fare, lo vuoi capire? – ribadì lui alzando un po’ la voce con convinzione, tendendomi stretta a sé come se lasciarmi volesse dire darmela vinta.
- ci crederò solo quando la smetterai di fare questi giochetti con me – lo contrastai alludendo alla scia di bacetti rumorosi che mi stava lasciando dalla tempia fino al mento in un sorriso ingordo.
Però come se non potessi comunque farne a meno rafforzai la presa attorno alla sua vita con le braccia muovendole anche lungo la sua schiena sotto la giacca di pelle, spaziando in quel calore che infondo mi apparteneva.
- ah però il “quando mi baci mi fai tremare le gambe ogni volta” non me lo sono sognato, che dici? – mi stuzzicò divertito impegnandosi anche a imitare la mia voce dicendo quelle parole che gli avevo rivelato a casa di Harry e Niall più di una settimana prima.
- questi sono dettagli trascurabili, Malik – mormorai imbarazzata lasciando che le mie gote si imporporassero ormai incapace di rallentare i battiti del mio cuore quando lo sentii spostarsi verso la mia bocca lentamente.
- ma.. posso comunque provare? Dai, giuro che ti tengo – scherzò meritandosi una pacca più forte sulla schiena da parte mia che però lo fece ridere, contagiando ben presto anche me in un sorrisetto sommesso.
- sei un cretino – sussurrai quando si era ormai preso la libertà di baciarmi, tanto che pronunciai quelle parole sulle sue labbra lasciando che i nostri sorrisi diventassero uno solo.
Lo strinsi maggiormente e ricambiai il suo bacio senza esitazione, sentendo il suo sapore e saziando la consistenza di quelle labbra morbide e piene; sentendomi la ragazza più fortunata del mondo.
Il suo naso prese posto accanto al mio in quell’incastro familiare e schiuse le labbra sulle mie, baciandomi con trasporto e con quel bisogno che avevo trattenuto io per tutto il tempo.
Mi domandai seriamente se avrei mai smesso di sentire le farfalle nello stomaco quando ero con Zayn, ricevendo in risposta un’altra ondata di brividi quando mi avvolse tra le sue braccia come se fossi davvero ciò di più importante per lui, continuando a baciarmi come la prima volta.
 


 
- allora quando penserete di uscire tu e Steph con Harry e Nicole? – domandai a Niall quella sera una volta seduti malamente sul divano di casa sua, con Camille alla mia sinistra.
Il resto della compagnia, ovvero Zayn, Liam, Harry e Louis, era in camera da letto a guardare qualcosa in tv, probabilmente una partita del Liverpool che io non avrei gradito.
Meno male che almeno Niall si salvava da quel gruppo di matti.
- ehi non dovevate venire anche tu e Zayn? – mi chiese lui a sua volta perdendosi a guardare una pallina tra le sue mani, la stessa con cui avevamo giocato Lou qualche volta prima.
- noi abbiamo altro a cui pensare in questo periodo se permetti, lasciamo con piacere queste cene romantiche a te e il tuo amico – borbottai appoggiando la testa sulla spalla di Camille accanto a me distrattamente, sentendomi a mio agio a parlare con i miei due migliori amici.
Per quella sera avremmo tutti dormito lì come ai vecchi tempi, infatti indossavamo già i pigiami dato che ormai si era fatto buio, anche se probabilmente saremmo rimasti a chiacchierare fino a tardi.
- che ragazzi impegnati che siete, scusate tanto – ci canzonò il biondo in un mezzo sorriso beccandosi un mio calcio sul polpaccio che in verità non lo scalfì neanche un po’.
- ci siamo facendo in quattro per trovare un appartamento che vada bene per noi, per una volta che ci interessiamo a una cosa seria.. – commentai accennando anch’io un sorriso, sentendo la mia amica continuare a messaggiare velocemente con qualcuno muovendo quelle sue dita sottili sui tasti del cellulare.
- ..e tu Cam stai rompendo la mia pace mentale, che diamine stai facendo? – aggiunsi poco dopo rigirandomi sul divano per buttare un occhio sul telefono della moretta con curiosità.
- niente di importante – mormorò piegandosi in un sorriso adorabile e mordendosi anche un labbro in un modo davvero troppo dolce continuando a fissare lo schermo luminoso, facendomi presto immaginare chi fosse il destinatario dei suoi messaggini.
Assottigliai gli occhi alzandoli poi al cielo e alzai un sopracciglio in disappunto sbuffando anche, per poi tirarmi eretta sul divano lanciando un’occhiata d’aiuto a Niall.
- Liam se proprio vuoi parlare con Cam muovi il culo e vieni qui, ti rendi conto quanto sia ridicolo mandarvi messaggi da una stanza all’altra? – urlai a gran voce tenendo però lo sguardo fisso sulla mia amica nell’ultima parte, sicura che i ragazzi nella camera da letto mi avessero sentito perché Louis scoppiò a ridere un secondo dopo.
- gli ho detto la stessa cosa anche io cavolo, vero che un giorno ci sposeremo? – sbottò il castano con tono ilare assecondando la mia richiesta e strappandomi una risata complice.
- ma non ci devi neanche lontanamente pensare! – riuscii a sentire da una terza voce, e fui sicura fosse di Zayn, prima di avvertire qualche tonfo e manate giocose.
Allargai il sorriso sul mio viso per la prontezza del moro e per un attimo riuscii quasi a comprendere Camille e Liam, io con Zayn ero anche peggio di loro.
Mi lasciavo prendere da certi pensieri sdolcinati da farmi venire il mal di testa da sola a volte.
- oh sì che ci penso, quando capirà che sei un fallito correrà a braccia aperte da me – si vantò ancora Louis restando al gioco e anche solo sentire le loro voci ovattate provenire dall’altra camera mi fece stare meglio.
- e cosa succederà quando capirà che anche tu sei un fallito? – ribatté l’altro in sua difesa strappandomi un ulteriore sorriso che contagiò anche Niall e Camille.
- passerò all’altra sponda in quel caso, forse è meglio – li stuzzicai urlando in risposta quelle parole e trattenendo le risate, che invece colsero i miei due amici accanto a me.
- sono meglio io, ti sbagli – si pavoneggiò Zayn scatenando una serie di ululati dagli altri e qualche commento rozzo che io mi persi, navigando nella sua vanità.
- Malik non esserne così sicuro e torna a guardare il tuo Liverpool del cavolo, ne riparliamo poi un’altra volta – chiusi il discorso divertita lasciandomi allo schienale del divano e sentendomi subito sprofondare tra i cuscini morbidi, cullata dalla risata grezza di Niall che in breve tempo contagiò anche me.
- seh sotto le coperte ne parlano.. – commentò Liam a bassa voce quel tanto che mi bastò per sentirlo, e anche quella volta alle sue parole succedettero degli schiaffetti e qualche insulto a mezza voce.
- ah basta che non sono queste coperte, non sai quanto coraggio mi ci è voluto per cambiare le lenzuola l’ultima volta.. – se ne uscì Harry alludendo alla notte d’amore che avevamo passato a casa loro quando lui e Niall ci avevano chiuso dentro a chiave.
Scoppiai a ridere di gusto sentendo ben presto anche la risata piena di Zayn aggiungersi alla mia, dando una piega diversa a quel discorso.
- sì confermo – urlò anche il biondo al mio fianco aggravando la situazione perché le nostre risate aumentarono a dismisura.
Rimasi per un po’ di tempo a bearmi della risata del moro sebbene non potessi vederlo, ma riuscii quasi ad immaginarmi i suoi denti brillare e i suoi occhi stringersi.
- così ci penserai due volte a chiuderci qui dentro a chiave la prossima volta – borbottò il ragazzo con sicurezza contagiando di nuovo tutti nella sua ilarità.
Notai Niall guardarmi male per un motivo sottile e continuai a ridere apertamente, seguita a ruota dal mio fidanzato nell’altra stanza.
Il mio divertimento però fu presto fermato dalla suoneria del mio cellulare che prese a suonare sul tavolino lì accanto, costringendomi ad alzarmi e placare le risate almeno in parte.
Mi immobilizzai quando sullo schermo del telefono lessi il nome “Derek Russell”, il proprietario dell’appartamento che più interessava a me e a Zayn e al quale avevamo chiesto di abbassare il prezzo.
Ansia.
Accettai la chiamata  una volta in piedi al centro del salotto e mi portai l’apparecchio all’orecchio, attendendo di sentire la voce greve dell’uomo.
- salve sono il signor Russell, scusi per l’ora disse subito lui e quando mi venne in mente quel distinto signore cicciottello ma estroverso mi tranquillizzai un pochino.
- oh non si preoccupi, non stavo facendo nulla di importante – risposi con cordialità voltandomi a guardare Niall e Camille che erano rimasti fermi a guardarmi curiosi, scambiandomi con loro un’occhiata agitata.
- allora se non le dispiace possiamo parlare un attimo della richiesta che mi avevate fatto lei e il signor Malik? – continuò a dire e proprio non riuscii a rimanere calma, infatti cominciai a torturarmi il laccio dei pantaloni di una vecchia tuta per scaricare la tensione.
- sì sì certo, la ascolto – mormorai disponibile mordendomi un labbro distrattamente.
- perfetto. Dunque voi mi avevate proposto che sei avessi abbassato il prezzo voi avreste acquistato il mio appartamento, è ancora tutto valido? – mi domandò facendo crescere in me una strana speranza che mi portò ad accennare un sorriso.
- tutto validissimo. Siamo davvero interessati al suo immobile signore, è solo che può capire.. siamo abbastanza giovani e non possiamo permetterci costi troppo azzardati – argomentai con prontezza massaggiandomi il collo per il nervosismo.
- sì capisco, eccome. Ci ho pensato molto ma credo di potervi vendere l’appartamento per 125.000 sterline invece di 170.000, è il minimo che posso fare – propose in un sospiro confermando il sorriso sulle mie labbra, infatti sgranai gli occhi colpita.
- davvero? Può vendercela per questo prezzo? Sarebbe fantastico! – esclamai felice sentendolo sogghignare dall’altra parte della linea.
- perfetto, allora abbiamo un accordo? – chiese con disinvoltura accendendo una nuova luce dentro di me.
Non riuscii più a smettere di sorridere, piegando i due ragazzi sul divano in delle espressioni confuse.
- accettiamo subito signore, grazie mille davvero – confermai all’istante prima che potesse ripensarci magari, tesa fino allo spasmo.
- no grazie a voi. A questo punto potremo incontrarci uno di questi giorni con i dovuti documenti per fare tutte le firme necessarie, per voi va bene? – propose giustamente facendomi capire quanto fosse reale la cosa.
Sarei davvero andata a vivere insieme a Zayn.
- ovviamente sì, mi dica lei quando e dove e noi ci saremo – promisi in quell’improvvisa gentilezza che stupì quasi anche me in verità.
Incrociai lo sguardo di Niall attraversato da una luce raggiante e sorrisi quando anche lui si aprì in una fila di denti luminosi, probabilmente avendo capito cosa stesse succedendo.
Sentii le gambe molli e uno strano calore partirmi dal petto.
- guardi per me andrebbe bene giovedì mattina alle nove davanti all’uscita della metro a Piccadilly Circus, poi magari andremo a sederci in una caffetteria nei paraggi – spiegò speranzoso anche se in ogni caso io avrei accettato comunque, desiderosa ormai solo di firmare il contratto di proprietà della casa.
- per noi va benissimo. Ancora grazie mille signor Russell, davvero – accettai senza troppi giri di parole permettendomi di salutarlo un’altra volta.
- non c’è di che signorina Jonson, a giovedì allora – ricambiò velocemente e dopo qualche altro convenevole di circostanza chiusi la chiamata pronta quasi a gridare.
Urlare, esultare per tutto quanto.
- abbiamo la casa.. – riuscii però solo a sussurrare senza fiato a Camille quando insieme a Niall si alzarono prontamente dal divano venendomi incontro felici.
- dannazione abbiamo la casa! – ripetei quasi per convincere me stessa, allungando le braccia attorno le spalle dei miei amici e stringendoli brevemente in un abbraccio.
Quando mi ritrovai stretta tra il collo del biondo e della mia migliori amica mi resi conto di voler sentire un altro profumo in quel momento, magari anche un amore diverso sulla mia pelle.
Sciolsi la presa mantenendo un sorriso luminoso e con un cenno di capo verso i miei due amici poi mi affrettai ad attraversare il corridoio verso la camera da letto.
- amore! Amore! – lo chiamai più volte nella mia breve corsa non riuscendo a trattenermi dall’usare quel soprannome dolce che altrimenti mai avrei scelto, solo che uscì da solo dalla mia bocca.
Quando irruppi nella stanza a gran voce trovai già Zayn con la testa alzata nella mia direzione, come anche gli altri anche se con meno curiosità.
Dovetti tenermi allo stipite della porta per non farmi prendere dall’euforia del momento – il signor Russell mi ha appena chiamato dicendo che ci vende la casa per 125.000 sterline, ho subito accettato! – dissi probabilmente confondendo i quattro ragazzi stesi malamente sul letto a due piazze perché il moro mi guardò un attimo accigliato per poi capire le mie parole e rilassare i muscoli del volto, alzando le sopracciglia e accennando un sorriso sghembo.
- l’abbiamo presa? – riuscì solo a chiedere incredulo a mezza voce tirandosi a sedere sul materasso come anche Lou al suo fianco, il primo del letto, guardandomi con adorazione.
- sì amore la casa è nostra, dobbiamo solo firmare ufficialmente – confermai non riuscendo di nuovo a chiamare il ragazzo in nessuno altro modo, mossa da un moto di esaltazione.
Rimasi immobile accanto al letto a fissarlo e lui fece lo stesso guardandomi negli occhi almeno in un centinaio di modi differenti, lasciando trasparire sul suo viso solo quel sorriso mozzafiato tutto per me.
Quando finalmente lo vidi scattare per venire verso di me però fu preceduto in un attimo da Louis che non perse tempo a buttarsi tra le mie braccia, stessa cosa che fecero Harry e Liam con Zayn fermandolo sul letto.
Non me ne resi conto e mi ritrovai stretta nel petto di uno dei miei migliori amici, ricoperta di belle parole che però io non riuscii ad ascoltare pienamente, troppo scossa dalla situazione.
Quando anche Niall e Camille entrarono nella camera si unirono alla stretta facendomi mancare il fiato in una risata cristallina e spensierata, mentre continuai a sentire i grugniti degli altri impegnati in varie pacche maschili a pochi metri da me.
Continuarono tutti a congratularsi ma io riuscii solo a concentrarmi sul cigolio del letto e dal rumore del materasso rilassarsi, riuscii quasi a riconoscere i passi sicuri di Zayn venire verso di noi.
- ehi ragazzi ho capito che siete felici ma vorrei stritolarla anche un po’ io se permettete – se ne uscì il moro con quella sua voce calda e familiare, tirando via Louis e Niall dal mio corpo e dal quale poi anche Camille si staccò, lasciandomi alla vista dell’imponenza del mio ragazzo e del suo sorriso luminoso.
- vieni qui tu – mormorò dolcemente prima di stringere prontamente le braccia attorno alla mia vita, permettendo alle mie di allacciarsi dietro il suo collo, e tirarmi su da terra per qualche secondo costringendomi a un urletto divertito contro il suo orecchio.
Mi strinse davvero con un trasporto contagioso, tenendo le braccia attorno al mio corpo tanto che forse avremmo potuto fonderci in una sola persona.
In un attimo tutto il suo calore diventò il mio e come ogni volta il suo profumo mi avvolse facendomi sentire parte di qualcosa di più grande, qualcosa solo nostro.
Quando mi rimise a terra fece vagare più volte le mani lungo la mia schiena con confidenza, facendomi partire una scia di pelle d’oca che andò a finire contro la sua bocca quando piegò appena il viso sul mio e portando anche una mano ad alzarmi il mento con attenzione, schiudendo le labbra sulle mie con ardore.
- guardate che teneri.. – commentò Camille mentre io ero impegnata nei vari baci di Zayn non riuscendo a staccarmi da lui neanche un secondo, beandomi del rumore di quei piccoli schiocchi che potevamo sentire solo noi, quando le sue labbra lasciavano le mie per poi riappropriarsene subito dopo.
- seh teneri finché non cominciano a procreare sul mio letto – commentò Harry strappandomi un sorrisetto sulla bocca del moro, rompendo l’equilibrio dei nostri respiri che fino a poco prima si erano adeguati a un ritmo comune.
- posso essere un coinquilino molto fastidioso se voglio, sei pronta a tutto questo? – mi stuzzicò lui in un sussurro che, come il resto, riuscii a cogliere solamente io, lasciando il naso a strusciare contro il mio col sorriso di entrambi.
- se mi prometti che ogni mattina mi farai uno dei tuoi caffè potrei anche fare finta di niente – risposi a tono vedendolo subito alzare le sopracciglia scure, sollevando un angolo della bocca divertito.
- ehi questo è un ricatto bello e buono – commentò fintamente stupito giocherellando con le punte dei miei capelli sciolti sulle spalle.
- questa sarà la prima regola della nostra convivenza, preparati – lo avvisai in un sorriso che colse entrambi quando pronunciai la parola “convivenza”, ricevendo subito in risposta un altro dei suoi dolci baci che piegò nuovamente Camille in un mugolio sentito.
In quel momento avvertii chiaramente un urletto femminile provenire da dietro le spalle di Zayn, e quando ci girammo entrambi a guardare trovammo Camille fermata sul letto da Niall e Liam mentre gli altri due la colpivano a forza di cuscinate, causando l’ilarità di tutti.
Colsi l’attimo di distrazione generale per far scivolare le braccia dal collo del moro alla sua vita, allacciandole quindi attorno al suo petto e sentendomi prontamente avvolgere nella stessa stretta.
Appoggiai la testa nell’incavo del suo collo e mi lasciai a un sospiro felice quando lo sentii depositarmi un bacio sul capo, sussurrandomi qualche parola sottile.
Non riuscii a seguire bene il discorso date le urla dei presenti ma colsi comunque un “amore mio” a un certo punto, al quale mi permisi di stringere la presa sul suo corpo.
Rimasi lì a farmi cullare dalle sue braccia e dalla sua voce rilassante e per una delle poche volte in vita mia mi sentii davvero importante.
Importante per qualcuno, importante per lui.























Buonsalve!
Eccoci con questo nuovo capitolo.. non mi entusiasma più di tanto ma gli Zarlett sicuramente sono felici, finalmente hanno trovato la casa dei loro sogni! *www*
Sinceramente non vedo l'ora che leggiate il prossimo: avremo i nostri innamorati alle prese con il nuovo appartamento e delle novità da parte di Camille e Liam. Eh eh.
Faccio gli auguri alla fantastica Sara che oggi diventa maggiorenne *O* e tanti auguri a me che oggi è il mio onomastico AHAHAHHAH
Aggiornerò martedì o mercoledì, se volete potete trovarmi su twitter sono @hiseyesonmine
Qualche giorno fa ho scritto questa One-shot
"Odio gli indecisi.. forse", l'ho messa nella sezione originali ed è introspettiva, spero che possa piacervi!
Un bacione!

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Capitolo 21
*** Ti senti bene? ***





Do you remember the nights
we made our way dreaming,
hoping of being someone big?
We were so young then
we were too crazy in love.

Ti ricordi le notti
in cui abbiamo fatto il nostro modo sognare,
sperando di essere qualcuno grande?
Eravamo così giovani,
eravamo così pazzamente innamorati.
(We'll be a dream - Demi Lovato ft. We The King)


CAPITOLO 21
 
- ricordami perché sto facendo tutto questo, ti prego – borbottai fissando il pennello colante di pittura che aveva in mano Zayn, in piedi accanto a me.
- perché il colore del muro fa venire i brividi ai becchini e noi invece siamo due ragazzi molto allegri – improvvisò in un sorriso forzato piegandomi a un sospiro pesante.
- sì guarda io sono proprio la ragazza più allegra del mondo in questo momento, non si vede? – chiesi retorica indicando la mia faccia e piegandomi presto in una smorfia di disprezzo, tenendo in mano il mio pennello con poca voglia.
- già che ci sono ti ricordo anche che hai scelto tu questo colore, io volevo farla celeste la camera da letto – precisò il moro guardandomi in modo eloquente e tirandosi meglio su i pantaloni da ginnastica con la mano libera distrattamente.
Avevamo preso la casa da una settimana e avevamo già cominciato a portare dentro qualche mobile e a comprarne di nuovi, però i muri erano tutti da rifare.
Non che avessero davvero qualcosa che non andava ma i colori, soprattutto quello della camera matrimoniale, erano oggettivamente un po’ cupi.
Perciò pur di non spendere ulteriori soldi per pagare un imbianchino che venisse a tappezzare le pareti avevamo deciso di dipingerle noi e poi, a detta di Zayn, sarebbe stato divertente.
Ma io non ci trovavo nulla di divertente nel dover ricoprire di lilla un’intera stanza solo con dei grandi pennelli e con tutta la certezza di sporcarmi.
Mi strinsi nella maglietta larga e datata che un tempo era stata di mio fratello e come il moro mi sistemai i pantaloni della tuta, fissando in modo sinistro il muro grigio chiaro davanti a me.
- ti ho permesso di fare il bagno celeste, dovresti esserne felice – precisai sovrappensiero aggrottando le sopracciglia e guardando poco dopo Zayn portare il suo pennello sul muro cominciando a dare il colore con sicurezza.
Per giunta avevamo già passato una mezzoretta buona a ricoprire il pavimento di vecchi giornali e a togliere quei piccoli mobili che avevamo messo ma che sarebbero stati di troppo in quel momento.
Vidi il ragazzo accanto a me girarsi verso di me e puntare lo sguardo nel mio con enfasi, fermandosi dal lavoro che stava facendo per inchiodarmi con un’occhiata sicura.
- sarei più felice se non mi lasciassi fare questa cosa tutto da solo in verità – commentò alzando un angolo della bocca in un sorrisetto, indicandomi con lo sguardo il pennello che tenevo tra le mani.
- Zayn posso farti una domanda? – me ne uscii a quel punto tirando una mano su un fianco e piegandomi in un’espressione interrogativa.
Lui stesso aggrottò maggiormente le sopracciglia scure e annuì, rimanendo a fissarmi.
- in questi quattro anni mi hai mai vista dipingere? – chiesi con un pizzico di sarcasmo vedendolo alzare gli occhi al cielo e allargarsi in un ghigno divertito.
- in verità sì, al liceo quando ci avevano messo in castigo dalla vicepreside – rispose prontamente sorprendendomi in verità, tanto che ripensandoci un’ondata di ricordi mi invasero.
Se non ricordavo male non stavamo neanche ancora insieme al tempo, però eravamo finiti dalla vicepreside a pitturare i muri dell’aula insegnanti con altri ragazzi.
Mi venne in mente lui nel pieno dei suoi sedici anni con quell’aria spensierata che manteneva ancora in parte, tutti quei sorrisi sinceri e grandi e le emozioni da adolescente che avevo passato.
Mi ricordai di tutte le risate, degli scherzi e delle prime pazzie; dei pomeriggi di studio tra amici e delle ore a pulire le classi in punizione con lui; delle corse sotto la pioggia e dell’uscita alla London Eye.
I suoi occhi grandi e profondi, la sua ironia sottile e quel sorriso che era un po’ maturato con l’età, della pelle un tempo liscia del suo viso e di tutte quelle cose che ci facevano sentire grandi.
Delle nottate in discoteca o a dormire da amici, della mia cotta per Zayn, del bacio con Charlie, della mia gelosia per Felicity.
E ancora di tutti gli abbracci che sapevano del suo profumo, delle prime carezze, di quei baci delicati e speciali da starci a pensare tutta la notte, delle dichiarazioni coperte di imbarazzo, dei regali che conservavo ancora infondo ai cassetti, di quei “ti amo” detti con sincerità e senza preoccupazioni, della gita a Parigi e della nostra prima notte d’amore.
Ripensai ai suoi capelli scuri sempre tirati su in un ciuffo impeccabile e alle vecchie scarpe da ginnastica, all’orecchino azzardato, alla sua risata fresca e al suo passo sicuro.
Mi ricordai di come avevo perso la testa per lui senza freni e ricollegai tutto solo quando fu Zayn stesso a sfiorarmi un braccio ridestandomi così dai miei pensieri.
- ti senti bene? – mi domandò con un accenno di preoccupazione dato che probabilmente ero rimasta immobile per un po’ di tempo e quando alzai lo sguardo nel suo non riuscii a non sorridere, rendendomi conto di avere al mio fianco lo stesso ragazzo di quattro anni prima e di essere cresciuta con lui.
- stavo.. stavo solo ricordando di come tu mi avevi fermata a terra per sporcarmi quella volta, sei sempre stato un cretino – dissi per sviare l’argomento che avrebbe altrimenti attirato le sue battutine.
Non riuscii a non focalizzare parte della mia attenzione sulla mano che aveva tenuto sul mio braccio con confidenza e che mi permise di sentire il suo calore, solo quando la tirò via lentamente mi resi conto di quanto ne avessi avuto bisogno.
- e tu sei sempre stata una frana a dipingere. Dai ti prometto che se ti finisce un piede dentro al secchio con il colore non lo dico a nessuno – mi prese in giro con una serietà teatrale guardandomi anche con dolcezza, meritandosi una mia occhiataccia.
- potrei farlo finire sulla tua testa il secchio con il colore, non tentarmi – ribattei sentendomi tanto di nuovo un adolescente in quel momento a stuzzicarmi con lui, lasciandomi scappare un sorrisetto felice quando cominciai un po’ titubante a pitturare il muro.
Lui fece lo stesso dopo essersi soffermato ancora un attimo mio profilo, dandomi il via per arrossire ingenuamente solo quando si era voltato per riprendere il suo lavoro.
Mi sentii davvero una ragazzina in quel momento, rendendomi conto che quello accanto a me era lo stesso Zayn che un tempo mi aveva fatto perdere la testa e per il quale non l’avevo ancora ritrovata.
Non riuscii a tirare giù gli angoli della bocca e rimasi con quell’espressione indecifrabile, anche se in realtà ero sicura che al moro non gli ci sarebbero voluti più di cinque secondi per capire il motivo del mio rossore.
Sapeva che era sempre per causa sua.
In ogni caso anche se non ne fosse stato certo sarebbe riuscito a capirlo comunque, gli sarebbe bastato solo guardarmi negli occhi per vedermi arrossire e smascherarmi da sola.
Quindi perché mentire?
Continuai a pitturare la parete tenendo lo sguardo fisso davanti a me e mantenni costante quel sorriso appena abbozzato, cercando un contegno che però non trovai.
Quando sentii il rossore cominciare a farsi strada sulle mie guance per i pensieri dolci che stavo facendo mi chinai verso il secchio pieno di colore e ne intinsi dentro il mio pennello, vedendo però ben presto Zayn fare lo stesso facendo così sfiorare il suo braccio col mio.
Alzai lo sguardo nel suo un attimo e non riuscii a trattenere un sorriso sincero incrociando quelle iridi tanto profonde incorniciate dalle ciglia lunghe, tirandomi poi eretta ma sfortunatamente catturando l’attenzione del ragazzo che mi guardò disorientato ma un pizzico divertito, facendosi contagiare dal mio ghigno bonario.
- che hai? – mi domandò a mezza voce rallentando i colpi di pittura sul muro e tenendo completamente il viso girato verso il mio, attendendo le mie parole.
- no niente – borbottai in ogni caso sicura che me l’avrebbe richiesto, che non si sarebbe accontentato di quella risposta vaga.
- saprei riconoscere quelle tue guance rosse anche a occhi chiusi.. avanti, che c’è? – mi canzonò insistendo come previsto, lasciandosi trascinare da un moto di curiosità e fermando il pennello sul muro per concentrarsi meglio su di me.
- ti ho già detto che non c’è niente.. continua a pitturare e non stressarmi – negai la cosa in un sorriso compiaciuto riprendendo il mio compito contrariamente al moro che rimase fermo a guardarmi.
Potevo sentire i suoi occhi perforarmi la nuca ma cercai di far finta di niente,
- mi stai nascondendo qualcosa? – chiese ancora confuso, alzando un sopracciglio e abbozzando un sorrisetto divertito sempre più grande.
- sì in verità stavo pensando a quel gran figo del mio amante.. ma ti pare? – scherzai con quanta più serietà riuscii a trovare, sentendo subito il suo braccio libero allungarsi fino alla mia vita per pizzicarmi e farmi così sobbalzare appena.
- dai mi dici cosa c’è? Tra coinquilini ci si deve dire tutto – borbottò quando gli lanciai un’occhiataccia per il suo gesto fastidioso, facendomi poi alzare gli occhi al cielo.
- questa regola te la sei inventata tu, non vale – commentai scuotendo il capo e sentendolo sghignazzare alla mia sinistra, divertito dal leggero battibecco.
- beh sai quante regole ti sei inventata tu.. lasciami fare per una volta – abbozzò strappandomi un sorriso bonario.
- è risaputo che la donna ha sempre ragione, non me lo sono inventato io! – esclamai a quel punto guardandolo con enfasi, ricevendo indietro la stessa espressione accigliata.
- ehi non cambiare discorso, io aspetto ancora una risposta – mi ricordò alzando un attimo i toni fintamente indispettito, osservandomi con sicurezza.
- fidati che era una sciocchezza, lascia perdere.. – cercai di declassare la cosa perdendomi a fissare le piccole imperfezioni del muro di fronte a me.
- no che non lascio perdere – mi stuzzicò portando il pennello lungo il mio braccio lasciandomi così una striscia di colore che mi fece sgranare gli occhi all’istante.
- ma sei impazzito?! Finiscila! – ribattei in un urlo guardando allucinata la parte del mio avambraccio sinistro che era diventata lilla per colpa sua, decidendo di fare lo stesso allungando il mio pennello e sporcandolo visivamente.
- ha parlato! Cos’è, ti diverti? – sbottò divertito dalla cosa fissando qualche tatuaggio che era stato coperto dalla pittura, spalancando le palpebre.
- questa è legittima difesa! – dissi con enfasi e guardandolo come se dovessi per forza aver ragione io, sgranando gli occhi e abbozzando un sorrisetto compiaciuto.
- ah ti sembra legittimo scambiarmi col muro e colorare me? – esclamò per tenere il gioco lasciandosi a un ghigno genuino che contagiò ben presto anche me.
Si parò davanti a me dimenticandosi ben presto del lavoro che stavamo facendo fino a poco prima e potei chiaramente scorgere una luce di divertimento attraversargli gli occhi scuri e grandi, alzando un angolo della bocca per lo stesso motivo.
- e a te sembra legittimo voler sapere a cosa penso ogni sacrosanto secondo? Credo proprio di no – ribattei a tono facendogli una linguaccia sentita prima che lui potesse scattare e allungare il grande pennello verso di me colpendomi le braccia e anche le mani dato che per difendermi le avevo stese davanti a me.
Forse l’avrebbero chiamato istinto di sopravvivenza, ma qualcosa dentro di me gioì quando Zayn mi sporcò ancora dando così via al teatrino del secolo.
Quando riuscii a immobilizzargli la mano che teneva il pennello lo colpii col mio riuscendo a pitturargli ancora il braccio ma non feci in tempo a cantar vittoria che lui si liberò finendo per sporcarmi di nuovo, solo che quella volta la manica della mia maglietta ebbe la peggio.
- ti ammazzo Malik dannazione! – borbottai con tono inferocito ma non riuscendo un attimo di sorridere, come anche il ragazzo che alle mie parole alzò le sopracciglia fintamente impaurito.
Mi sporsi col pennello senza ritegno decisa a non mancare il colpo quella volta, andandogli addosso e riuscendo a colorargli una parte del collo in una risata piena.
Si difese come poté e io feci lo stesso, nello stesso momento però vogliosa di affrontarlo.
- andiamo, non fai sul serio! – commentò retorico cercando di fermarmi le mani nelle sue ma quella volta con pochi risultati tanto che mi bastò poco per pitturargli anche un tratto della mascella notando subito i suoi occhi spalancarsi colpiti e l’angolo del suo sorriso sollevarsi oltremodo in maniera quasi inquietante.
E lo fu davvero.
Si piegò in un’espressione concentrata e furba e non perse tempo a sgusciare dalla mia presa già precaria per indietreggiare e immergere il suo pennello nel secchio col colore, muovendolo poi più volte nella mia direzione schizzandomi senza troppa fatica e soprattutto senza doversi avvicinare alla sottoscritta.
Rimase chinato e si permise di ridere bellamente quando tutte le gocce di colore mi colpirono effettivamente in tutto il petto, non servì quindi cercare di coprirmi con le braccia.
Urlacchiai malamente e senza neanche guardare avanzai contro di lui tenendo comunque le mani davanti al viso per ripararmi dal colore, fino a che tastai con le dita della pelle calda che riconobbi essere uno dei suoi polsi.
- disgraziato! – abbozzai a quel punto spingendomi ad afferrargli anche l’altro braccio e ritrovandomi così nuovamente dinnanzi a lui, dove risaltava ancora la macchia lilla lungo la sua mascella squadrata e sulla gola.
I nostri sguardi si incrociarono e notai chiaramente una scia di adrenalina pervaderlo, contagiando anche me nel suo sorriso sgargiante.
Lasciai per qualche secondo la presa sul suo polso per chinarmi a infilare direttamente un palmo nella pittura, non perdendo tempo successivamente a muovere la mano verso la sua guancia sporcandogli in quel modo il viso.
Feci il tutto avanzando ulteriormente verso di lui ritrovandomi così a pochi centimetri dal suo petto, non avendo avuto perciò troppi problemi a portargli le dita grondanti di colore contro uno zigomo.
Nonostante avesse cercato di schivare il mio attacco riuscii comunque nel mio intento, infatti si lasciò a un grugnito togliendosi di dosso la mia mano con una delle sue, facendole combaciare e avventandosi poi lungo la mia guancia.
Urlai nuovamente ma non ci mise molto, anzi tutt’altro, a passarmi un braccio attorno alla vita per tenermi ferma sul posto e sporcarmi il viso con la mano libera puntando subito verso il naso in un risolino mozzato.
Mi dimenai nella sua stretta ma quando mi ricordai ancora di avere le dita sporche le portai sulle sue spalle infilandole sotto le maniche e strappandogli così un respiro di troppo probabilmente per il mio gesto inaspettato, mentre lui continuò comunque a far vagare il palmo dalla mia guancia giù fino all’incavo del collo e anche appena sotto la maglietta.
- sei impazzito?! – mi lamentai per il suo tocco freddo, a causa della pittura fresca sulle sue dita, contro la pelle del mio collo facendo un saltello indietro ma venendo poi subito bloccata dalla sua stretta forte.
- lasciami – sbottai in una risata piena e cristallina alzando le mani sporche sul suo viso anche se lui lo ritrasse appena, non riuscendo però a mancare le mie dita che andarono a colorargli il naso affilato e parte del mento.
- ma sei una peste – commentò velocemente non smettendo neanche un secondo di sorridere in quel modo mozzafiato, facendomi sentire le farfalle nello stomaco ogni volta che tirava maggiormente le labbra mostrando i denti chiari e quei canini che io tanto adoravo.
Mi afferrò senza troppi sforzi per i polsi e me li riabbassò, non perdendo poi tempo ad allungare le dita verso il mio stomaco facendomi subito scattare come una molla.
Ridacchiò soddisfatto e seguendo i miei deboli passi all’indietro mi fu di nuovo addosso ma quella volta pronto a farmi il solletico, piegandomi ben presto in dei gridolini mozzati.
Continuò a ridere indisturbato e a tratti contagiò anche me anche se io più che altro dovetti cercare di trattenere quanto più fiato possibile dati i continui singhiozzi che mi stavano tagliando la gola, dovuti tutti alle dita di Zayn che erano impegnate a vagare sul mio ventre in modo per me fastidioso.
Mi piegai appena sperando che in quella maniera lui lasciasse la presa sul mio corpo, quando invece approfittò della maglietta larga che indossavo per infilare le mani sotto al tessuto leggero e premere sulla pelle calda, costringendomi a un urlo più stridulo degli altri.
- no ti prego – piagnucolai ridacchiando forzatamente ma lui non si staccò neanche di un centimetro da me, continuando a solleticarmi lo stomaco con sempre più audacia e sporcandomi anche con il colore che era ancora sui suoi palmi.
- lasciami fare, ho un attacco d’arte – borbottò con fin troppo sarcasmo ma appena la sua presa scarseggiò a causa di un mio ulteriore balzo all’indietro portai prontamente le mani tra i suoi capelli quella volta, ottenendo esattamente la reazione che mi ero aspettata.
A sua volta indietreggiò subito grugnendo qualcosa contro di me e appena lasciò il mio ventre mi permisi di scattare fuori dalla stanza, raggiungendo velocemente la porta del bagno e stringendo la maniglia anche se il ragazzo mi fu subito alle calcagna afferrandomi in modo repentino per i fianchi e tirandomi verso di lui.
- scappi tesoro? – mi canzonò con divertimento nonostante avessi aperto ormai la porta in legno, circondandomi la vita con le braccia tutte impiastrate di pittura e sporcandomi in quel modo tutta la maglietta, non perdendo poi neanche tempo a posare la testa sulla mia spalla e strusciare una guancia contro la mia, continuando a riempirmi di colore.
- ti sto odiando! – urlai con tono desolato sentendo perfettamente il viscido della pittura lilla spalmarsi tra i nostri visi lasciando anche un odore secco.
Abbandonai ormai ogni speranza di uscire indenne da quel nostro “scontro” e risparmiai le forze entrando solamente nel bagno ma senza più un vero motivo, trascinandomi dietro anche il moro.
Non riuscii neanche a sospirare che Zayn senza alcun preavviso fece pressione da dietro la mia schiena spingendomi improvvisamente verso la doccia alla nostra destra; gran parte dell’arredamento del bagno era già pronto.
Improvvisamente sentii il cellulare nella tasca destra della tuta cominciare a suonare e ringraziai mentalmente chiunque mi avesse salvato da quella situazione ingestibile, dimenandomi tra le braccia del mio ragazzo che dopo qualche imprecazione mi lasciò andare.
- ti è andata male stavolta Malik, mi spiace – gongolai quando fui libera di prendere il cellulare dai pantaloni e portarmelo all’orecchio, non facendo neanche troppa attenzione al nome sul display dato che il moro di fronte a me mi distrasse.
- non potrai stare al telefono per sempre Scar, mi spiace per te – ribatté guardandomi in modo inquietante, muovendo le sopracciglia e sorridendomi con un ghigno sinistro.
Alzai gli occhi al cielo per quella sua espressione e mi portai l’apparecchio all’orecchio rispondendo in un sospiro lieve.
- Scarlett? Ciao sono io.. Camille – mi sentii dire dall’altra parte della linea tranquillizzandomi, anche se il tono di voce della mia amica mi confuse un po’.
- ciao tesoro, sappi che hai chiamato nel momento giusto, mi hai salvata dall’ira funesta di Jawi – commentai non perdendo l’occasione per prendere in giro Zayn che infatti mi guardò male, passandomi accanto e nel frattempo pizzicandomi un fianco infastidito ma piegandomi comunque in un sorrisetto complice.
Mi superò e andò dritto davanti al grande specchio sopra al lavandino, specchiandosi e schiudendo la bocca colpito notando alcuni schizzi di lilla dispersi sul suo ciuffo di capelli ormai disordinato, indicandolo con enfasi mentre si girò a guardarmi male.
- almeno quello.. meno male che sei felice adesso – rispose facendomi aggrottare le sopracciglia, abbandonando l’attenzione dal ragazzo impegnato a togliersi poi la pittura dalla guancia verso invece un punto qualunque del pavimento.
- perché, dovrei arrabbiarmi per qualcosa? – chiesi ancora confusa dondolandomi su una gamba e ringraziando Zayn per aver aperto l’acqua, dando così a me e alla mia amica maggiore intimità.
- non so cosa pensare neanche io, è che devo dirti una cosa.. – borbottò con tono rotto cominciando davvero a farmi incuriosire, anche se in modo negativo.
Avevo quasi timore di ascoltarla.
- va tutto bene Cam? Dove sei? – mi allarmai subito cominciando a camminare nervosamente lungo il bagno, sperando che non le fosse successo nulla.
- non è quello, sono a casa e.. sì, insomma sto bene.. credo – mormorò spingendomi a respirare a più fatica.
- è che.. è tutta la mattina che ci penso e ho trovato il coraggio di parlarne con qualcuno solo adesso, non voglio che lo sappiano tutti – continuò a dire mettendomi addosso una certa inquietudine tanto che anche Zayn vedendo il mio riflesso agitato nello specchio si voltò nella mia direzione, lasciando perdere la macchia di colore sul viso e sul collo.
- dimmi tutto, ti ascolto, non preoccuparti – cercai di tranquillizzarla quando ormai il ragazzo aveva chiuso l’acqua del rubinetto e si era appoggiato coi fianchi al lavandino, attento a me.
Sentii il suo sguardo addosso e dopo avergli scambiato un’occhiata veloce ritornai con la mente alla mia amica.
- non so come sia successo o.. o se sia successo, me ne sono resa conto questa mattina e non so più cosa pensare, allora ho chiamato te – spiegò con voce tremolante e io cercai di rimanere calma, anche se avvertire la sua evidente confusione non mi fu molto d’aiuto.
- cosa c’è, Cam? – le domandai nuovamente con tono fermo, cercando di arrivare al punto.
La sentii sospirare dall’altra parte della linea e alzando lo sguardo incontrai il viso di Zayn piegato in un broncio confuso e appena preoccupato.
- ci stavo facendo caso in questi giorni ma solo oggi ho collegato la cosa con Liam ma non ne sono sicura e magari, non so.. probabilmente mi sbaglio però.. – abbozzò in modo frenetico confondendomi ancora di più le idee quando nomino il castano.
- aspetta, che c’entra Liam? – sbottai vedendo all’istante il ragazzo di fronte a me irrigidirsi sentendo il nome del suo migliore amico, sciogliendo le braccia che erano rimaste incrociate fino a quel momento.
- ho un ritardo Scarlett, è una settimana ormai e.. io e Liam.. – disse a mezza voce immobilizzandomi sul posto e facendomi sgranare gli occhi – potrei essere incinta – concluse e mi mancò il respiro per qualche secondo.
Non so quanto si notò ma subito Zayn mi fu accanto posandomi una mano sulla spalla, riportandomi a respirare normalmente.
- incinta? – ripetei incredula, chiedendo quasi a me stessa come potesse essere possibile.
Camille e Liam erano appena tornati insieme dopo due anni e non avevano fatto attenzione? Erano stati così imprudenti?
Il moro a quelle parole tornò di nuovo fermo sul posto, esattamente come me qualche istante prima.
- non lo so.. può essere. Dovrei fare un test ma non.. come faccio a non dire niente ai miei genitori? Vedrebbero la confezione e.. non so come fare, ho bisogno di te – pronunciò lasciandosi a un singhiozzo nell’ultima parte del discorso, facendo ripartire il mio cuore.
- ehi ci sono Cam. Non devi preoccuparti di niente, posso aiutarti io! Andrò io in farmacia per te se vuoi e.. non ti lascio sola – borbottai con quanta più sicurezza riuscii a trovare sentendo la mano di Zayn sul mio corpo tremare.
ho paura. Non so cosa fare e.. se fosse vero io.. Liam.. – mormorò prima di farsi sopraffare da un altro singhiozzo, portando effettivamente i suoi pensieri ovvi anche a me.
- Liam non è un bambino, saprà cosa fare. E poi non ne siamo sicuri, no? – cercai di tranquillizzarla rivolgendo uno sguardo anche al moro, coinvolgendolo nelle mie parole.
- però potrebbe essere, noi.. noi.. – piagnucolò e a immaginarla così distrutta venne una scossa lungo la schiena anche a me.
- non devi preoccuparti in ogni caso. Senti perché non vieni a casa nostra una di queste sere? Io vedrò di comprare tutto il necessario, stai tranquilla – le assicurai anche se il solo pensiero di dover andare in farmacia a prendere dei test di gravidanza mi fece storcere la bocca.
La presa di Zayn sulla mia spalla sembrò ardere e insieme a un eventuale piccolo Payne con la pelle lattea di Camille immaginai anche una bimba dai capelli corvini e gli occhi cioccolato, ma il pensiero svanì appena sentii la mia amica acconsentire al telefono.
- grazie davvero.. – sussurrò in un moto di gratitudine ma quando feci per rispondere lei riprese parola – ah e puoi non dirlo a Liam? Lui.. non sa ancora nulla, voglio prima esserne sicura – se ne uscì sorprendendomi.
La compresi però, se fosse successo a me ne avrei parlato prima con Camille forse.
- certo – pronunciai deglutendo e lasciandomi andare contro il petto di Zayn come un automa, posando la testa nell’incavo del suo collo.
- Cam perché ora non ti riposi un po’? Magari ti richiamo io più tardi, che ne dici? – mi sentii di dire anche solo per interrompere la chiamata, sicura di non poter reggere più tante emozioni.
- sì forse è meglio.. – sussurrò in un sospiro debole – allora a stasera, rilassati – confermai cercando di usare un tono più cordiale possibile, chiudendo poi il telefono e stringendo di slancio Zayn.
Lui a sua volta ricambiò la stretta allacciando le braccia attorno al mio corpo e appoggiò il mento tra i miei capelli, facendomi scattare dopo qualche secondo.
- è.. Camille è.. incinta? – domandò con voce tremolante sentendosi probabilmente nervoso per il suo amico.
- non lo sa, deve fare il test ma ha un ritardo. Si è raccomandata di non dirlo a Liam perché non ne è ancora sicura – risposi alzando il capo per incrociare i suoi occhi, ritrovando parte del colore ancora disciolto sul suo viso e non pensai neanche a come potesse essere il mio dato che non mi ero sciacquata.
Piegò la bocca con consenso e rimase a osservarmi con quanta più attenzione riuscì, facendomi quasi arrossire.
Lessi nel suo sguardo quella verità che mi ero celata a me stessa, chiedendomi forse come sarebbe stato se fosse successo a noi.
Non volevo neanche parlarne, mi sembrava assurdo.
Era molto di più di quello a cui potessi aspirare con razionalità; avere una famiglia con Zayn era uno dei miei sogni più grandi ma non potevo essere sicura che si sarebbe realizzato un giorno, anzi ne ero abbastanza diffidente.
Lui magari si sarebbe stufato di me.
- Scar se.. – mormorò in modo quasi impercettibile agganciando gli occhi ai miei, lasciando che mi perdessi nelle sue iridi profonde senza imbarazzo.
Avevo paura di sentirglielo dire.
Non ero pronta a fare promesse, certe promesse.
Era una cosa più grande di noi.
- ..io lo terr.. – continuò dopo qualche secondo infinito ma io non lo lasciai finire, scuotendo impercettibilmente la testa e allungandomi fino alle sue labbra.
Eppure lo sapevo.
Lui lo sapeva.
- shh – abbozzai sulla sua bocca permettendomi di baciarlo dolcemente, sentendolo ricambiare e rilassarsi in breve tempo.
Sapeva che non gliel’avrei lasciato dire in ogni caso, che non ero quel tipo di persona che si lasciava andare a sogni irraggiungibili.
Mi strinsi a lui e portai una mano ormai secca e incolore dietro al suo collo accompagnandolo verso le mie labbra, sentendolo rafforzare la presa sui miei fianchi.
A me bastava lui, non volevo nient’altro al momento; non ce n’era bisogno, perché pensarci? Perché farsi problemi inutili?
- sai di pittura – riuscii solo a esalare sulle sue labbra dopo poco tempo, sorridendo tra i nostri baci e contagiando anche lui che sorrise sghembo.
- oh no io mi sono lavato, sei tu che sai di pittura – rigirò il discorso con sarcasmo e prontezza, strappandomi un risolino che alleggerì l’aria.
- dai non sono tanto sporca – abbozzai con speranza, cercando di convincermi ma vedendolo ben presto ridacchiare sommessamente.
- basta essere convinti – commentò divertito tornando subito a guardarmi con dolcezza, decidendo forse di lasciarsi anch’esso alle spalle il mio discorso con Camille.
Lui era il mio diversivo dal mondo, la spina che dovevo staccare, la mia pillola della felicità.
Sorrisi a pochi centimetri dalle sue labbra come eravamo abituati a fare, lasciando un dito della mano che tenevo sul suo collo solleticargli la pelle sotto all’orecchio.
A sua volta alzò una mano e mi accarezzò una guancia, dandomi il via libera per arrossire anche se sperai che per la pittura non si potesse notare.
Passò il pollice dal mento lungo tutta la mascella fino alla tempia, tornando indietro e lasciando che una lieve scia di brividi mi investisse.
Avvertii quasi il suo cuore battere insieme al mio ma lasciai perdere ogni cosa quando Zayn azzerò la distanza tra le nostre bocche lasciandomi un bacio delicato e veloce, facendomi comunque sentire più leggera.
Strusciò un attimo il naso col mio e poi tornò a distanziarsi leggermente da me, alzando la mano che aveva tenuto sul mio viso e guardando il suo palmo che era tornato a colorarsi di lilla.
- te l’ho detto che sei sporca – si prese gioco di me con naturalezza, con quella spontaneità che lo distingueva ma pesando ogni parola, sicuro che in ogni caso non me la sarei presa.
- ah ah divertente – abbozzai teatralmente ma smascherandomi ben presto, approfittando del palmo che teneva ancora a mezz’aria per allungare una mano e incrociarla con la sua, sentendo le sue dita incastrarsi alla perfezione con le mie.
Non persi poi tempo a spingermi lungo il suo petto per tornare a baciarlo, concedendomi a un po’ di dolcezza.
Mi passò il braccio libero attorno alla vita e mi tenne stretta a lui sorridendo durante il nostro bacio, premendo le labbra sulle mie con trasporto.
Era tutto ciò di cui avevo bisogno al momento, non potevo aspirare a altro.
Mi sarei sentita quasi in colpa a chiedergli di più, perché forse non me lo meritavo. Per me era già tanto quell’amore che mi dava ogni giorno.
Per me Zayn era tanto.
 
 
 
 



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Buonsalve!
Questa era la novità di Liam e Camille di cui vi avevo avvisato.. mm.
Zayn e Scarlett comunque si divertono a dipingere casa e lei si fa anche travolgere da un mare di ricordi, belli loro asdfgh
Aggiornerò martedì 30 e sarà sinceramente uno dei miei capitoli preferiti, rivedremo anche Charlie Follow.
Che dire, potete trovarmi su twitter sono @hiseyesonmine 
Grazie mille per tutte le belle parole che riservate sempre per me, siete fantastiche! Un bacione!

 

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Capitolo 22
*** Non potevo chiedere tanto ***





The light at the end is worth the pain,
'cause I'm on my way.

Per avere la luce alla fine è valsa la pena di sopportare il dolore,
perché sto arrivando.

(Boyce Avenue - On my way) http://www.youtube.com/watch?v=Ie9VxRF7ucM

 


CAPITOLO 22
 
- vestito così sembri quasi una persona intelligente e seria – canzonai Zayn appoggiandomi distrattamente allo stipite della porta alla fine del corridoio, osservandolo sistemarsi la cravatta davanti allo specchio nell’ingresso.
Ero rimasta a guardarlo per una ventina di secondi prima di richiamarlo, tenendo un braccio lungo il legno dello stipite e notando come il completo scuro che indossava lo stringesse nei punti giusti.
Portava dei pantaloni neri e stretti ma appropriati per l’occasione, una camicia blu notte con abbinata la cravatta dello stesso colore e sopra una giacca di un blu scuro, ma comunque di qualche tonalità più chiara del precedente, stretta in vita da un unico bottone.
La giacca era giustamente attillata e gli fasciava le spalle perfettamente, arrivando delicata appena sotto alla cinta dei pantaloni.
Nel taschino aveva infilato un fazzoletto chiaro dopo mia osservazione e ai piedi delle eleganti scarpe grigie in camoscio che, a detta sua, usava solo nelle occasioni speciali e per me quella l’aveva considerata tale.
Si era sistemato i capelli con più cura del solito e si era addirittura stretto al polso sinistro un orologio importante.
Sentendo la mia voce si voltò nella mia direzione e vedendomi spalancò appena gli occhi scuri e pieni, sorridendomi con sincerità e facendomi sentire importante.
- tu invece.. wow – mormorò facendomi arrossire visivamente, sentii il cuore accartocciarsi quando si girò completamente verso di me torturandosi le mani ma lasciandosi a un sorriso sentito e luminoso.
Notai il suo sguardo vagare dal mio viso fino alle scarpe, soffermandosi su ogni punto del mio corpo come se non mi avesse mai vista in vita sua.
Osservò i capelli lunghi appena arricciati e sciolti sulle spalle tranne per alcune ciocche che avevo fermato su con delle pinzette, poi passò gli occhi sul mio vestito verde acqua.
Era semplice e leggero, stretto da un laccetto sotto il seno e libero fino a sopra il ginocchio; la scollatura aveva uno sfarfallio che terminava nell’incavo dei seni con uno sbuffo del tessuto un po’ più lungo.
Dato che non aveva maniche avevo indossato sopra un copri spalle bianco abbinato alle scarpe col tacco dello stesso colore, permettendomi anche di truccarmi con quei colori.
A coprire le gambe avevo dei semplici collant color carne e lui non si perse neanche un dettaglio del tutto, deglutendo anche quando presi ad azzerare quei pochi metri che ci dividevano in un sorriso emozionato.
Parve tremare a ogni rumore dei miei tacchi contro il pavimento, ma quando mi avvicinai a lui prontamente mi passò un braccio dietro la vita cercando da sopra il vestito la mia pelle calda.
- fatti aiutare – borbottai notando che ormai aveva lasciato ogni attenzione dalla cravatta allacciata malamente al suo collo per concentrarla sui tratti del mio viso, infatti col suo sguardo puntato addosso non smisi un attimo di arrossire.
Afferrai i lembi della cravatta color notte e mi sforzai di aggiustarla al meglio, cercando di non far troppo caso alla sua presa familiare dietro la schiena.
- non ti prometto nulla, l’ultima volta che ho messo una cravatta a un ragazzo è stata a mio fratello almeno dieci anni fa – abbozzai lavorando con il tessuto liscio e morbido e fissandoglielo dopo qualche tentativo attorno al collo facendo attenzione a non stringere troppo il nodo, lasciandomi a un sorriso soddisfatto dopo che si immobilizzò quando il ragazzo si sporse verso un mio orecchio.
- amore così rischi di essere più bella della sposa, lo sai vero? – mi sussurrò facendo partire il mio cuore come un treno, e quando mi sentii di ricambiare la stretta sul suo corpo passandogli un braccio lungo un fianco lui mi depositò un bacio sul collo appena sotto al lobo.
Ridacchiai per quella sua osservazione e trattenni il fiato beandomi del suo tocco esperto sulla pelle, chiedendomi come riuscisse a farmi sentire in quel modo.
- e Charlie avrà da discutere con te allora perché anche tu non scherzi – ribattei mostrandogli il mio apprezzamento e respirando il suo profumo più forte del solito quel giorno.
- sei bellissima, davvero – mormorò in un sorrisetto divertito per la mia uscita, lasciandomi un bacio sulla guancia e guardandomi adorante.
Quando tornò eretto posai una mano sulla sua spalla e mi beai della poca differenza di altezza che avevamo in quell’occasione dati i miei tacchi, permettendomi di guardarlo dritto negli occhi senza troppa difficoltà.
Prese fiato e abbassò nuovamente lo sguardo lungo tutto il mio corpo abbozzando poi una smorfia compiaciuta che mi fece ridacchiare.
- non so che altro dire.. – borbottò scuotendo il capo e guardandomi davvero come se fossi la ragazza più bella del mondo.
Per un piccolissimo istante mi sentii quasi come se lo fossi sotto il suo sguardo.
- beh potresti dire “ehi Scarlett, tesoro, è ora di andare.. forse è meglio che usciamo di casa perché rischiamo di fare tardi al matrimonio” – lo canzonai cercando di scimmiottare la sua voce al meglio ma risultando comunque ridicola, piegandolo in un risolino ilare.
- ci tieni proprio a quel Charlie, eh? Sai rischio quasi di essere geloso.. – commentò teatralmente nonostante sapesse benissimo chi fosse e perché fossi tanto impaziente di vederlo.
Era stato comunque uno dei miei migliori amici delle superiori.
- arrivi un po’ tardi allora, sei geloso di un ragazzo prossimo al matrimonio – dissi con prontezza strappando una breve risata a entrambi prima che potesse tornarsi a specchiare velocemente controllando che gli avessi sistemato la cravatta a dovere.
Io a mia volta gli lasciai un rumoroso bacio sulla guancia che lo piegò in un sorrisetto indefinito e poi sgusciai via dalla sua presa per andare a prendere la borsa di pelle bianca che avevo scovato nell’armadio per l’occasione, mettendo a posto le ultime cose e precipitandomi poi nuovamente verso la porta d’uscita.
Mi sistemai più volte le pieghe della gonna e i capelli sperando che non si sarebbero rovinati durante la mattinata importante.
Rigirandomi verso lo specchio trovai ancora Zayn col volto piegato verso l’altro a controllare il colletto della camicia, vagando con le mani su tutto il tessuto.
- dai sono certa che gli altri invitati non si accorgeranno se la tua camicia è di un centimetro spostata a destra – scherzai sperando di smuoverlo, arrivando fino alla maniglia della porta e rimanendo poi a guardare il moro speranzosa.
- sarò il tuo accompagnatore, devo essere all’altezza della tua bellezza mia cara – rispose sicuramente marcando il complimento, esagerando per quanto mi riguardava ma facendomi arrossire comunque.
Mi morsi il labbro cercando di restare impassibile alle sue parole e alzai gli occhi al cielo, lasciandomi a un sospiro leggero.
Sarei dovuta essere io a cercare di eguagliare la sua bellezza.
- non smetterai mai di dirmi queste cose, vero? – gli chiesi con sarcasmo avvertendo dentro di me il bisogno di sentirlo rispondere negativamente quella volta.
Lo osservai dare un’ultima occhiata al suo riflesso per poi afferrare il cellulare e le chiavi, e raggiungermi.
- esatto, specialmente se continuerai a reagire così – disse con sicurezza posando improvvisamente la mano sopra la mia per girare la maniglia della porta e uscire insieme a me sul pianerottolo, chiudendosi poi l’uscio alle spalle.
Aggrottai le sopracciglia e lo guardai confusa, perdendomi dopo poco nelle sue ciglia lunghe.
Quando alzò il viso dalla toppa della porta portò subito gli occhi nei miei e come ogni volta che mi riservava quegli sguardi tanto espressivi sentii il cuore accelerare insieme a una stretta allo stomaco.
- intendo quando.. pur di non farmi vedere che ti fanno piacere i miei complimenti cominci a fare ironia – spiegò a quel punto aprendosi in un sorrisetto sghembo e portandomi all’istante ad arrossire.
Dannazione.
- non è vero, io.. io non faccio ironia – balbettai però con poca certezza vedendolo ridacchiare sommessamente, tenendo comunque gli occhi scuri e luminosi nei miei ma serrandoli appena.
- ah no? Strano, mi è sembrato di sentire del sarcasmo nella tua voce prima – mi canzonò retorico a sua volta, parlandomi con tono divertito e vedendomi poi stringere la mascella imbarazzata.
- devi aver sentito male – continuai nella mia sceneggiata sforzandomi di restare seria, sentendolo a quel punto passarmi un braccio attorno alla vita distrattamente.
- giusto, mi ero quasi dimenticato che la donna ha sempre ragione – commentò con ilarità avvicinandosi con complicità al mio viso, spostando gli occhi dai miei alla mia bocca più volte.
Abbozzò un sorrisetto compiaciuto per la sua uscita e appena mi vede fare lo stesso notai i suoi occhi illuminarsi un istante.
Quando però fece per baciarmi indietreggiai appena con la testa sentendolo quindi irrigidirsi subito.
- ti sporcherò di rossetto, non so se.. – borbottai ricordandomi dello strato rosso acceso che copriva le mie labbra, catturando la sua attenzione ma piegandolo subito in un sorrisetto colpito.
- nah.. sinceramente, e lo dico con tutto il rispetto che ci vuole, non me ne potrebbe importare di meno – rispose galante arrivando addirittura a farmi un piccolo occhiolino che mi fece ridacchiare, non perdendo poi tempo ad azzerare la distanza tra le nostre bocche riprendendo da dove si era fermato prima.
Io non potei fare altro che aggrapparmi malamente al suo collo beandomi del groviglio di emozioni che prese a palpitare nel mio petto, respirando la stessa aria di Zayn e sentendomi davvero importante.
 


- hanno fatto le cose in grande – osservò il moro al mio fianco quando ci trovammo, un’oretta più tardi, a camminare verso l’ingresso dell’enorme chiesa grigio chiaro dove si sarebbe svolto il matrimonio di Charlie e questa certa Samantha.
Annuii alle sue parole stringendo maggiormente la sua mano nella mia, avviandoci per il portone trionfale.
Erano ben in vista parecchi vasi di fiori chiari tutto intorno al cortile della chiesa, come anche l’atmosfera felice e spensierata delle varie persone nei paraggi.
Non ci mettemmo troppo a varcare una piccola porta e a fare il nostro ingresso all’interno, ritrovando il classico corredo da matrimonio ovvero due lunghe file di panche a lato della navata centrale che sarebbe poi servita per l’ingresso della chiesa.
La maggior parte degli invitati a quanto pare erano già arrivati e avevano preso posto nelle prime file, quindi ci rimase solo che accelerare il passo, io soprattutto, per cercare di sederci più avanti possibile.
Quindi presi a muovermi tra le grandi fioriere e un paio di bambini fin troppo agitati, destreggiandomi tra i presenti.
- Scar ma davvero hai tanta fretta? Da quanto ti interessano queste cose? – mi  mormorò Zayn all’orecchio con ironia quando fui costretta a rallentare a causa di un gruppo di varie persone.
Mi ritrovai a camminare piano e appena gli lasciai il tempo, il ragazzo alle mie spalle mi afferrò dolcemente entrambi i fianchi da dietro accompagnando i miei movimenti lenti.
- non mi capita tutti i giorni di andare a un matrimonio, devo approfittarne – gli risposi a bassa voce voltandomi appena a destra per assicurarmi che potesse sentirmi, incontrando ben presto il suo profilo affilato.
- oh certo mi scusi signorina Jonson, che domanda stupida che le ho appena posto! – scherzò con sarcasmo piegandomi in un sorrisetto divertito, sentendomi piena quando il suo respiro caldo si infranse sul mio collo.
- non si preoccupi signor Malik, ormai ci sono abituata – ribattei a tono e lui, come al solito, mi pizzicò un fianco senza troppi sforzi facendomi un attimo vacillare sul posto.
Continuai a sorridere per una decina di secondi finché finalmente il gruppo di persone davanti a noi si spostò, permettendomi di fare strada verso una panca, alla sesta fila, in parte vuota.
Non persi perciò tempo a camminare prontamente e, una volta raggiunti i nostri posti, sedermi vicino alla navata spaziosa subito affiancata da Zayn.
Solo a quel punto mi permisi di tirare un sospiro tranquillo e far vagare lo sguardo verso l’altare contornato anch’esso da parecchi vasi di fiori bianchi e lilla, vedendo ben presto alla destra una figura slanciata che riconobbi in un sorriso spontaneo.
Assottigliai gli occhi per assicurarmi di non aver visto male e quando effettivamente notai un groviglio di riccioli scuri e due occhi grandi fui certa di non essermi sbagliata.
Osservai la statura alta e slanciata del ragazzo in completo nero e mi stranii quasi di notare i suoi tratti, una volta da adolescente, essersi induriti tanto.
- ma è Follow? – domandò Zayn notando la mia attenzione puntata allo sposo qualche metro più avanti a noi, posando distrattamente una mano sulla mia gamba per sporgersi a guardare meglio.
- eh sì – abbozzai quasi emozionata di averlo ritrovato dopo tanti anni e soprattutto al matrimonio, stessa cosa valeva per lui a quanto pare dato che mi aveva mandato l’invito.
- sembra quasi.. adulto – commentò il moro dopo qualche secondo con un accenno di ilarità che io non mi persi, tanto che mi girai verso di lui con uno sguardo stizzito.
- non cominciare.. – lo rimbeccai in un broncio bonario nonostante sapessi bene della sua lieve gelosia e di come lui e Charlie non fossero mai andati particolarmente d’accordo.
- non ho fatto niente – disse in sua discolpa alzando entrambe le mani al petto, fingendosi calmo.
Io alzai un sopracciglio in disappunto a quella visione ma venni subito interrotta dal rumore del portone alle nostre spalle aprirsi accompagnato dal dolce suono della marcia nuziale, e con lui tutti gli invitati si alzarono in piedi diligentemente.
Anche io e Zayn ci alzammo dalla panca in legno e ci voltammo all’indietro, notando subito una ragazza in un lungo vestito bianco farsi avanti lungo la navata insieme ad un uomo.
Focalizzai subito l’attenzione su di lei cercando di capire se l’avessi mai vista prima, magari anche solo in qualche foto, ma anche quando fu più vicina non riuscii a riconoscere nessuna che avesse quei capelli color mogano e gli occhi verde fango.
Però era bella.
Minuta e candida ma carina nell’insieme, specialmente lo fu il sorriso genuino in cui si aprì dopo qualche secondo avviandosi verso l’altare.
- è bellissima – mi lasciai scappare a Zayn confrontandomi con lui, ricevendo in risposta un suo debole cenno di capo cordiale.
Avrei voluto sapere qualcosa di più su di lei magari, su di lei e Charlie come coppia, ma non potevo.
Chissà dopo quanto tempo finito il liceo l’aveva conosciuta, chissà da quanto stavano insieme.
Mi sentii quasi importante in quel momento a essere lì, probabilmente nel giorno più indimenticabile delle loro vite.
A distrarmi fu il braccio che mi passò dietro la vita il ragazzo accanto a me accarezzandomi lentamente la schiena, portandomi ad appoggiarmi in maniera spontanea al suo fianco, rimanendo a osservare i due sposi davanti a noi che ormai si erano riuniti all’altare.
Mi focalizzai sulle dita di Zayn che presero a tracciare delle linee lungo il mio vestito, lasciando comunque che il calore della sua pelle trapassasse il tessuto sottile.
Solo quando il prete, una volta che la cosiddetta Samantha lasciò la mano del padre e raggiunse Charlie, indicò a tutti i presenti di sedersi riprendemmo il nostro posto e con piacere notai la presa del moro continuare a farsi sentire attorno al mio corpo.
Continuò lentamente ad accarezzarmi la schiena finché la sua mano trovò il giusto incastro nell’incavo della mia vita, senza timore che potessi dissentire.
Contrariamente a lui ero rimasta con la schiena eretta per l’agitazione della situazione ma quando un suo pollice riprese comunque a muoversi appena mi concessi di rilassarmi e lasciarmi andare verso lo schienale della panca, il tutto voltandomi verso il ragazzo alla mia sinistra.
Accennai un sorrisetto di cortesia e lui contrariamente a quanto potessi aspettarmi ricambiò con enfasi, aprendosi in uno di quei suoi sorrisi mozzafiato serrando anche un po’ gli occhi grandi e scuri, come a chiamarmi.
Quelle iridi tanto profonde mi avrebbero sempre chiamato a sé.
Forse stupii anche me stessa perché contrariamente a ciò che avrei fatto di solito mi accoccolai contro la sua spalla posando anche il capo nell’incavo del suo collo, sentendolo ricambiare la stretta posando distrattamente la testa sulla mia e avvicinandomi al suo corpo.
Nel frattempo i due ragazzi emozionati a qualche metro da noi avevano cominciato a scambiarsi le promesse sotto la voce presente del prete e mi accorsi che anche solo risentire la voce di Charlie dopo quegli anni mi fece sorridere sommessamente.
Com’era cambiato.
- dai, Follow è impegnato ormai, è inutile che continui a fissarlo così.. con aria sognante – abbozzò Zayn tutto d’un tratto sussurrandomi quelle parole all’orecchio con divertimento ma anche con un pizzico di gelosia forse.
Mi girai stizzita nella sua direzione e ritrovai il suo viso piegato verso il mio dato che si era sporto lungo il mio orecchio, incrociando quegli occhi tanto belli da togliere il fiato.
- hai ragione, perché infatti adesso sono stretta a lui e non a te, no? – ribattei retorica a tono in un sorrisetto bonario, sapendo benissimo che non diceva sul serio.
Era il nostro piccolo modo di amarci.
Per sottolineare la cosa mi spinsi maggiormente contro il suo petto caldo e familiare e appoggiai un braccio sulla sua coscia, lasciando che mi stringesse con più complicità.
- dovresti.. seguire il matrimonio invece di flirtare con me – borbottò divertito perdendosi qualche secondo a osservarmi le guance e gli occhi.
- sto seguendo il matrimonio e questo non è flirtare, è sfottere – dissi in mia difesa alzando le sopracciglia con enfasi piegandolo ben presto in una risatina contenuta e sottile che gli illuminò comunque lo sguardo.
- non ti sfotterei mai amore mio, ma cosa dici? – mi chiese con sarcasmo in un ghigno compiaciuto, ricevendo ben presto una mia occhiataccia in risposta che stranamente lo rallegrò.
Riuscì a stupirmi un’altra volta quando lo vidi chiaramente allungarsi su di me per lasciarmi un bacio sulla fronte, per poi restarci per qualche secondo facendo infrangere il suo respiro caldo dovuto a un ulteriore ghigno di ilarità contro il mio viso.
Sentii il suo profumo entrarmi dentro e forse arrossii avvertendo ancora il suo fiato sulla mia tempia, insieme al braccio che prese a stringermi appena.
- Zayn tu mi sfotti sempre.. ringrazia che so risponderti bene, qualunque altra ragazza ti avrebbe ucciso – borbottai contro il suo collo a bassa voce, aumentando il sorriso sul suo volto tanto che lo sentii staccarsi dal mio probabilmente per guardarmi.
- ah perché non siamo in Paradiso ora? – se ne uscì teatralmente facendomi alzare gli occhi al cielo in un ghigno contenuto.
Scossi il capo e alzai gli occhi nei suoi per riservargli un’occhiata sentita, quando invece sollevando lo sguardo incontrai quelle due pozze scure e piene, incorniciate dalle ciglia lunghe e dolci.
“Potete scambiarvi le fedi” sentii dire in lontananza e il suono mi arrivò quasi ovattato dato che mi ero persa a fissare le iridi profonde di Zayn, pensando a tutte quelle cose che mi ero ripromessa mi sarei negata.
Mi ero promessa che non mi sarei fatta distrarre dalla sua stretta familiare e calda, che avrei seguito la cerimonia facendo caso a ogni momento.
Mi ero promessa che non mi sarei lasciata andare a smancerie scontate con Zayn e invece ero accoccolata su di lui come al solito.
Mi ero promessa che non sarei arrossita per le sue frasi di circostanza.
Mi ero promessa che non sarei rimasta a osservarlo con aria sognante quando però mi ero ritrovata a fissare l’angolo della sua bocca come se fosse il dettaglio più bello in quella cerimonia.
Mi ero promessa che non avrei permesso al mio lato da ragazza innamorata di sopraffarmi.
E soprattutto mi ero ripromessa che mai, giuro, mai avrei fantasticato su come un giorno le due persone all’altare saremmo potuti essere noi.
“Vuoi tu, Charlie Follow, prendere la qui presente Samantha Muller come tua sposa?” “Lo voglio” sentii dire e mi crollò la terra sotto ai piedi.
Mi cadde tutto il mondo sul cuore perché, contro ogni mio sforzo, mi immaginai quasi la bocca piena di Zayn pronunciare quelle parole.
Continuai a fissarlo negli occhi grandi e mi sentii tanto piccola in verità, tanto stupida e infantile.
Non potevo chiedere tanto.
Scossi la testa impercettibilmente e distolsi lo sguardo dal suo, abbassando il capo in un sorrisetto amareggiato.
Era una perdita di tempo pensare a un nostro matrimonio, eravamo troppo giovani e probabilmente Zayn prima o poi si sarebbe stancato di me.
Non ero il genere di persona con cui passare un’intera vita, solo un pazzo mi avrebbe scelta tra le tante.
“E vuoi tu, Samantha Muller, prendere il qui presente Charlie Follow come tuo sposo?” “Lo voglio” ripeté anche lei con un tono emozionato, distogliendomi quasi dai miei pensieri.
Dovevo solo godermi il momento e sperare che potesse durare il più possibile ma non potevo fare scommesse azzardate, neanche lui avrebbe potuto.
- ehi dai guarda verso l’altare, non vorrai mica perderti il momento scoppiettante? – pronunciò Zayn al mio orecchio riuscendo finalmente a farmi ripiombare alla realtà.
Mi ripresi giusto in tempo per portare l’attenzione ai due ragazzi dinnanzi a noi intenti a guardarsi negli occhi felici, in attesa delle parole tanto attese del prete.
Forse me lo immaginai ma mi parve quasi di sentire la presa del moro attorno alla mia schiena rafforzarsi in quel momento, stringendomi e facendosi presente accanto a me.
Rimasi immobile con lo sguardo perso in avanti, tenendo l’attenzione solo sul braccio che il ragazzo teneva lungo la mia vita e rabbrividendo come ogni volta quando prese ad accarezzarmi distrattamente un piccolo lembo di pelle col pollice.
Mi scappò un sorriso indefinito e contenuto, e mi irrigidii un istante appena avvertii la mano destra di Zayn scivolare via dall’incavo della mia schiena per allungarsi in un punto confuso, finché sentendolo avvicinarsi col petto a me mi resi conto che il suo palmo andò ben presto a cercare il dorso della mia mano libera, incrociando le nostre dita in un sibilo.
E giuro, per quanto lo desiderassi nel profondo, in quel momento non me ne importò più niente di averlo come sposo un giorno purché avesse continuato a farmi sentire così bene con così poco.
“E dinnanzi al Signore io vi dichiaro marito e moglie” aggiunse il prete quando le dita della mano di Zayn si incastrarono alle mie, imporporandomi subito le guance.
Giocherellai appena con le sue nocche sorridendo sia per i neo sposini all’altare che per la presa sicura del mio ragazzo sulla pelle.
“Può baciare la sposa” annunciò l’uomo quando ormai Charlie non aveva perso tempo ad alzare completamente il velo alla sua fidanzata prendendole il viso tra le mani e unendo le labbra alle sue.
Mi ricordarono quasi noi in un certo senso, in quei pochi momenti quando ci lasciavamo al romanticismo.
Lui la contrastò con la sua altezza sorridendo sulle sue labbra e nello stesso momento la maggior parte dei presenti si alzarono e cominciarono a battere le mani per il lieto evento.
Lasciai ogni attenzione ai ricci corvini dello sposo appena sentii il naso di Zayn solleticarmi la guancia.
- ehi che c’è? – mormorai con un tono improvvisamente disponibile, accennando un sorriso e voltandomi appena verso il viso del ragazzo che incrociò il mio.
Sentii il suo respiro infrangersi sulle mie guance e improvvisamente i suoi occhi riversarsi nei miei, mentre avvertii quasi il suono della sua bocca schiudersi in un ghigno.
Rimase a osservarmi in silenzio e potei notare le sue iridi scrutarmi lo sguardo, poi ancora le guance e gli occhi, circondato dallo scrosciare infinito degli applausi degli invitati.
Scosse poi la testa in modo negativo, come a celarmi i suoi pensieri, e si piegò in una leggera smorfia indifferente e contenuta.
Si allungò dopo qualche altro secondo a lasciarmi un rumoroso bacio sulla gote, lasciandomi tutto il tempo di arrossire emozionata.
- a saperlo prima ti avrei portato a un centinaio di altri matrimoni se diventi così dolce, sai? – abbozzai come sempre, con la solita ironia che usavo per mascherare l’imbarazzo.
- sì dev’essere l’atmosfera.. e forse anche tu – rispose con tranquillità aggiungendo dopo una breve pausa anche la fine della frase, accentuando il sorrisetto sul mio viso.
Alzai gli occhi al cielo teatralmente fino a quando Zayn alla mia sinistra si fece forza e, come tutto il resto della sala, si alzò dalla panca portandomi così a fare lo stesso.
Fu costretto a lasciare la presa sulla mia mano destra sia per la nuova posizione che per poter applaudire agli sposi che presero ad ammirare la chiesa gremita di persone amiche.
A mia volta cominciai ad applaudire con ardore permettendomi anche di urlare “Viva gli sposi” dopo poco, catturando in questo modo l’attenzione di Charlie che vidi chiaramente girarsi nella nostra direzione.
Sorrisi felice per lui, per il momento, e il riccio si fermò a scrutarmi per un po’ fino a riconoscermi probabilmente dato che sbarrò gli occhi colpito e mi fece un cenno di testa complice.
Io in risposta lo salutai con la mano felice di riconoscere quella fila di denti ancora marcati da quell’aria adolescenziale, accompagnati da un’occhiata riconoscente.
- se non fosse che si è appena sposato continuerei a essere geloso, sappilo – mi stuzzicò Zayn con enfasi scherzando ma strappandomi anche una risatina stretta.
- se non fosse che la signora accanto a te ha una settantina di anni sarei gelosa anch’io, sta respirando la tua stessa aria – lo canzonai cercando di rispondergli a tono, contagiandolo nella mia ilarità e facendogli capire quanto il discorso fosse ridicolo.
- guarda che hanno il loro fascino le donne mature – commentò lui divertito ammiccando nella direzione dell’anziana al suo fianco, meritandosi una mia lieve manata sul braccio che lo fece ridere.
- ti mando a dormire sul balcone stanotte, finiscila – lo rimbeccai puntandogli un dito contro con divertimento e lanciandogli un’occhiata pungente, notando i suoi occhi essere attraversati da una luce vivace.
- ma tesoro, non ci stiamo tutti e due sul balcone! – osservò come se fosse ovvio il fatto che l’avrei raggiunto in ogni caso.
Gli diedi un altro debole spintone ma lui colse il rimbalzo catturando le mie mani nelle sue e tirandomi prontamente tra le sue braccia.
Urlacchiai sommessamente quando mi ritrovai stretta nella sua presa affondando la testa nell’incavo del suo collo, beandomi della stoffa morbida della cravatta appena allentata attorno alla gola.
- potrei sempre portarmi sul balcone una coperta e raccontarti qualche altra storia romantica, magari riesco a scavare di nuovo nel tuo cuoricino – aggiunse ancora in un sorriso contagioso sussurrandomi quelle parole all’orecchio, passandomi le braccia dietro alla vita e celandomi la vista del resto della cerimonia.
- non ci provare neanche! Non mi faccio più fregare! – obbiettai ridendo e alzando nello stesso momento il capo dal suo petto, allungandomi per guardarlo in faccia.
E come ogni volta invece, inconsapevolmente, mi feci fregare da lui di nuovo.
Mi fregò nell’esatto momento in cui sospirando il suo profumo mi arrivò addosso e mi persi nei suoi occhi incorniciati dalle ciglia lunghe.
Mi fregò quando allacciai le braccia attorno alla sua vita abbandonandomi contro di lui, senza pretese.
Mi fregò quando appoggiai le labbra al suo mento continuando a fissarlo nelle iridi scure e concedendomi quella nostra intimità familiare.
Mi fregò quando, sentendo la marcia nuziale ricominciare a suonare in sottofondo nella chiesa, mi parve quasi che ci fossimo noi abbracciati all’altare.
Mi fregò quando sperai di essere io ad avere una fede col suo nome al dito e un vestito bianco.
Mi fregò quando desiderai di poter essere sua per sempre.
 
 











 
 
 
 
 
 


 
 
Buonsalve!
Vi dico subito che questo è uno dei miei capitoli preferiti, mi vengono gli occhi lucidi ogni volta sfgh ahah
Allora sebbene questo sia FONDAMENTALMENTE di passaggio lo amo, anche perchè ritroviamo Charlie Follow e gli Zarlett si trovano in una situazione nuova, soprattutto Scar che si trova a combattere con se stessa.
La foto che vedete qua sopra di Zayn è come ho immaginato che fosse vestito, questa foto risale a più di un anno fa ma adesso non mi ricordo bene per quale occasione ahah
Allora spero che il capitolo vi sia piaciuto perchè io ci tengo molto, ma devo darvi una brutta notizia..
Sabato parto e starò al mare per due settimane, quindi non avrete aggiornamenti per un po'.
Tornerò il 18 quindi il 19 o  il 20 Agosto avrete il prossimo capitolo, poi dal 27 al 30 andrò a Parigi (Zarlett everywhere asdfghjkl) ma lì saranno pochi giorni quindi non è un problema.
Comunque abbiamo deciso di portare il mio pc in vacanza quindi potrò scrivere un po' comunque ma non credo di poter aggiornare lì senza il Wi-fi.
Dai tanto per le prossime due settimane saremo tutte in vacanza, non vi mancherò più di tanto ahahahah
Quindi ci risentiamo intorno al 20 Agosto per l'aggiornamento ma comunque probabilmente metterò spoiler e commenti su twitter, sono @hiseyesonmine.
Se volete l'altro giorno ho caricato su youtube il trailer della prossima FF ma comunque non la posterò finchè non finisco questa, e considerato che ne abbiamo ancora per più di una ventina di capitoli penso che prima di Natale rimarremo con gli Zarlett ahah
Comunque finita questa comincerò a scrivere e postare la FF di cui potete vedere il trailer
qui, sarà una trama molto più complessa rispetto a questa e la precedente e tratterò la storia di due coppie: la principale con protagonista Zayn (non riesco a lasciare il mio bad boy capitemi ahah) e l'altra.. beh vedrete nel video, è un esperimento per me. Se avete domande sono disposta a rispondere a tutto su twitter, nelle recensioni o in dei messaggi qui su EFP, chiedete pure ahah
Vi mando un bacione enorme e vedrò di rispondere alle recensioni durante il viaggio, don't worry ahah
Buone vacanze, buon Ferragosto e buon tutto a tutte (?).
Un bacione! ;)

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Capitolo 23
*** E' il minimo che posso fare ***








CAPITOLO 23

 
Quel mattino mi svegliai con tranquillità, stringendomi sotto la coperta calda solo quando il rumore della porta che si aprì mi fece rinsavire dal sonno.
Presi a respirare meglio e sentii subito il profumo di Zayn impregnare il materasso dov’ero stesa, come anche i cuscini e il lenzuolo.
Socchiusi appena gli occhi ma non riuscii comunque a mettere a fuoco l’ambiente ancora troppo buio dato che la porta si era richiusa, lasciando però entrare qualcuno perché sentii chiaramente dei movimenti dietro di me.
Cercai di rilassarmi raggomitolandomi come potei avvertendo l’aria alle mie spalle spostarsi in un sibilo finché qualcosa fece pressione sul materasso, facendomi aprire maggiormente gli occhi nello stesso momento in cui due labbra familiari mi lasciarono un rumoroso bacio sulla guancia scoperta.
Mugolai qualcosa accennando un sorrisetto quando anche il braccio del ragazzo mi circondò appena il ventre, sedendosi accanto a me sul letto.
- ehi, bella addormentata.. – mormorò Zayn sulla mia pelle in un ghigno prima di baciarmi un’altra volta il viso, questa volta un po’ più vicino alla bocca.
- mm.. – grugnii cercando di acquistare un po’ di coscienza, sforzandomi di sbarrare gli occhi e muovermi.
- buongiorno – continuò in un sussurro e da quello che potei intuire in quel momento prese a sorridere sulla mia pelle, lasciando che il suo profumo mi circondasse.
Avvertii il cuore accelerare e uno strano formicolio alla bocca dello stomaco, come sempre.
- ‘giorno – mugugnai in risposta sforzandomi di allungarmi verso il suo viso ancora con gli occhi chiusi, sporgendomi a baciargli il primo tratto di viso che trovai, probabilmente lo zigomo.
- alle nove dobbiamo essere all’università, devi alzarti – disse a quel punto contro la mia pelle lasciando il naso a strusciare lungo la guancia.
- ho sonno Zayn.. – borbottai contrariata rendendomi conto di come effettivamente fossero le sette abbondanti.
Il suo respiro caldo si infranse sul mio collo e continuai a sorridere nel buio, riuscendo a immaginarmi i suoi occhi scuri in ogni caso.
- lo so, per questo ti ho portato la colazione – se ne uscì con tono allegro, portandomi finalmente a rigirarmi nel letto verso di lui per capire se stesse dicendo sul serio.
Incontrai la sua sagoma nella penombra e mi sentii davvero a casa più di quanto lo fossi stata svegliandomi nel nostro letto; nella nostra camera.
Era lui la mia casa.
Riconobbi all’istante la t-shirt scura con cui aveva dormito tutta la notte e i capelli ancora arruffati dalla dormita, mi sembrò quasi di intravvedere i suoi tratti stanchi ma pimpanti per me.
Era come si per me avesse trovato la forza di svegliarsi.
Mi sorrise e un secondo dopo lo vidi allungarsi verso il tavolino dove, solo in un secondo momento, notai esserci una tazza e un piattino con del cibo.
Mi abbandonai a un’espressione colpita e mi tirai a sedere contro la testata del letto, facendo attenzione ad essergli abbastanza vicina.
Zayn lasciò un piede cadere a penzoloni dal materasso e recuperò in fretta il piattino – dai mangia questo, giuro che dopo ti aspetta un buon caffè – esclamò quindi porgendomi quello che scoprii essere un cornetto.
- sei davvero andato a preparare tutto questo per me di prima mattina? – domandai stupita positivamente afferrando la mia colazione e dandogli presto un morso, sperando così di cancellare quel mio tono un po’ impastato dalla dormita.
- perché no? – rispose facendo spallucce – è il minimo che posso fare – aggiunse distrattamente rimanendo a osservarmi raggiante.
Solo in quel momento mi ricordai di indossare una semplice maglietta e dei pantaloni di una tuta, di come i miei capelli fossero in disordine probabilmente, ma a lui a quanto pare non importò.
- sai quando.. insomma, non sei costretto a farlo, scherzavo quando ti avevo obbligato a farmi caffè ogni mattina, posso prenderlo dopo all’univ.. – cercai di spiegargli ma non mi lasciò finire che oppose la voce alla mia stringendo anche la mano che aveva mantenuto lungo la mia vita sul mio fianco.
- non preoccuparti, è che mi sono svegliato prima per ripassare economia e già che c’ero mi sono messo a prepararti queste cose.. e in ogni caso non è un peso per me – disse a sua volta con discrezione, sminuendo il suo gesto premuroso.
Prese a tracciare dei ghirigori confusi con le dita sul tratto del mio fianco scoperto a causa della maglietta rialzata, cercando di tranquillizzarmi.
- ecco, non vorrei pensassi che ci siano delle vere e proprie regole in questa convivenza, è casa tua quanto mia, puoi fare quello che vuoi – mormorai finendo di mangiare la brioche in poco tempo, passandomi la lingua sulle labbra ma ripensando poi alle parole che avevo appena detto.
- anche se.. – abbozzai vedendolo chiaramente sogghignare sgranando appena gli occhi grandi – ti vieto assolutamente di portare donne qua dentro tranne tua madre e le tue sorelle – esalai con premura sentendolo subito farsi più presente, muovendo le sopracciglia in un sospiro leggero.
- ma chi diamine vuoi che porti Scar?! Non cominciare.. – commentò divertito da quelle mie continue manifestazioni di gelosia, prendendo ad accarezzarmi con maggiore audacia il fianco con la mano.
- e sono incluse le tue colleghe lesbiche, le tue compagne di corso, le tue professoresse, poliziotte, amiche d’infanzia e anche cani se può servire – continuai a dire in una risata cristallina puntandogli un dito contro quando con le dita mi fece un leggero grattino sul ventre, facendomi sobbalzare un attimo.
Notai chiaramente il suo sorriso sghembo crescere nell’oscurità e mi tirai a sedere eretta, aspettando il momento in cui quel suo ghigno luminoso sarebbe esploso nella mia stessa risata, cosa che non tardò a succedere.
- addirittura cani?! Sei gelosa anche dei cani adesso? – sbottò incredulo ridendo e circondando tutto l’ambiente con la sua ironia contagiosa.
- delle cagne sicuramente – risposi a tono vedendolo scoppiare a ridere all’istante, colpito dalla mia frase schietta probabilmente.
- ma sentila, oh! – esclamò continuando a ridere e portando entrambe le mani lungo il mio ventre a pizzicarmi la pelle facendomi così solletico, costringendomi a un urletto acuto.
- ehi non cominciare, stavamo parlando come due persone civili! – obbiettai in una risata forzata dalla sua presa delicata ma comunque fastidiosa per me, slittando sul materasso e cercando così di sfuggire dalle sue dita affusolate.
- non c’è niente di civile se si parla di cagne, specialmente tu tesoro.. su, fai la signora! – mi canzonò divertito lasciando che un sorriso sincero gli si aprisse sul volto, marcando il suo sarcasmo muovendo anche le sopracciglia con enfasi.
Gli tirai uno schiaffetto giocoso sulla spalla continuando a ridere e lo vidi piegarsi verso di me a causa di una risata troppo sguainata che rimbombò tra le pareti.
- non ho fatto la signora per vent’anni e non ho intenzione di iniziare ora – commentai divertita dando pienezza alle sue risa perché continuò a riempire l’aria con la sua ilarità.
- e finiscila di ridere, altrimenti giuro che non vedrai più l’ombra di un tacco per tutta la tua vita – esclamai cercando di tirargli su il viso che era rimasto abbassato per le troppe risate, sentendo chiaramente i suoi singhiozzi acuti scuoterlo.
- uh che paura – abbozzò appoggiando un secondo la fronte sul mio petto per le risate, facendomi sbuffare.
- Malik non sfidarmi! Non credere che avermi portato la colazione a letto basti per tenermi buona – commentai all’istante dandogli uno schiaffetto innocuo sulla spalla finché finalmente poco dopo alzò la testa guardandomi fugacemente negli occhi con le guance arrossate.
- hai appena smontato il mio piano per la vita, sai? – scherzò mantenendo sempre quel suo sorriso mozzafiato che riaccese il mio cuore, portandomi a sorridere di rimando come una ragazzina.
Aggrottò la fronte e si concesse qualche altro singhiozzo, portando poi distrattamente lo sguardo verso il comodino.
- ovvero sfottermi per l’eternità? – pronunciai notando la sua attenzione spostarsi su un punto alla mia sinistra, mantenendo le braccia a lato del mio ventre e il viso alzato ma piegato da un lato.
- ehi devi ancora bere il mio caffè, ingrata! – esclamò dando una risposta alle mie domande silenziose ma facendomi comunque sgranare gli occhi.
- tu sei un insolente invece, finiscila! – ribattei a tono tirandogli un altro schiaffetto ma sul collo, sentendolo irrigidirsi.
- ma mi stai insultando e non hai ancora preso il caffè che ti ho preparato con tanto amore, che gente! – obbiettò con divertimento tirandosi a sedere più comodo, facendomi anche una boccaccia alla fine della frase.
- sai dove puoi infilartelo quel caffè? L’amore l’hai lasciato in cucina vedo – dissi a mia volta scherzando con Zayn e rispondendo ai lievi pizzichi che cominciò a darmi sui fianchi, prendendo parte a una delle solite sceneggiate che entrambi amavamo.
- sì, l’ho proprio lasciato vicino al tuo in effetti – acconsentì con sarcasmo e a quella frase sgranai gli occhi allucinata, dandogli una manata più forte sull’avambraccio notando un sorrisetto ilare crescergli sul viso.
- basta dopo questa me ne vado – sbottai subito sgusciando via dalla sua presa con agilità, sfilandomi dal letto e uscendo dalla stanza con i suoi grugniti alle spalle.
- ma dove vai? Torna qui! – mi urlò dietro divertito facendomi sogghignare mentre attraversavo il corridoio senza una meta ben precisa.
- hai rotto Zayn, non si trattano così le signore – gli risposi con quanta più serietà riuscii a trovare, sentendo chiaramente il letto cigolare sotto il peso del ragazzo che si doveva essere alzato nell’altra stanza.
- Scar dai c’è un bel caffè fumante che ti aspetta, non dirmi che vuoi rinunciarci – continuò a urlare sperando di smuovermi quando io continuai solo a camminare verso il salotto passandomi una mano tra i capelli sciolti e l’altra sul viso assonnato.
- e berlo con te che mi fissi e che mi fai tutte quelle battutine? Non credo proprio – affermai trattenendo una risatina, permettendomi di alzare gli angoli della bocca dato che lui non avrebbe potuto vedermi in faccia.
Non feci in tempo a sospirare e varcare la porta della sala che dei passi alle mie spalle riempirono il silenzio, il tutto così velocemente che non ebbi neanche il tempo di accorgermene finché due braccia sicure mi strinsero da dietro con trasporto e la mia schiena incontrò il petto di Zayn.
- mi sembra di aver appena sentito un tono saccente, tu ne sai qualcosa? – mi chiese retorico il moro sporgendosi a lasciarmi dei rumorosi baci sulla guancia sinistra fermando così la mia breve fuga, costringendomi a rallentare.
- dev’essere stata la tua coscienza, quella vecchia ubriaca – commentai lasciandomi a una risata piena che rimbombò per le pareti del salotto, beandomi della stretta calorosa del mio ragazzo.
- invece secondo me è stato qualcun altro, sicuramente non vecchia e ubriaca ma giovane e attraente – ribatté stando al gioco e portandomi di nuovo a ridere arrossendo quando mi accorsi che stava parlando di me.
- con questo pigiama non credo proprio di essere attraente, non saprei risponderti – dissi riferendomi ai vecchi pantaloni larghi e lunghi che portavo e alla canotta poco curata, sentendo il fiato di Zayn scontrarsi col mio viso quando ridacchiò sommessamente.
- quella vecchia ubriaca della mia coscienza mi ha appena suggerito di dissentire – abbozzò in un chiaro sorriso sghembo rafforzando la presa attorno al mio corpo e cominciando a far scendere tutti quei dolci baci verso il mio collo.
- la mia mi sta dicendo di mandarti a quel paese, che devo fare? – commentai con sarcasmo sorridendo e venendo ben presto attraversata da una scossa di brividi quando il moro prese a lasciare una scia umida sotto la mia mascella.
- dovrei chiedere a Harry quanto costa il volo, ma in ogni caso ti porterei con me signorina – rispose a tono in una risata che completò la mia, creando quel suono pieno e felice che mi scosse dentro.
Le nostre risate insieme erano ciò che mi facevano vivere, vivere davvero.
 


Mi aggiustai la tracolla con i libri sulla spalla e affrettai il passo giù per le scale dell’università, diretta all’androne dell’edificio e poi all’uscita.
Zayn, Niall e Camille probabilmente mi stavano già aspettando fuori dato che nel pomeriggio saremmo dovuti uscire tutti insieme e in serata la mia amica sarebbe rimasta a dormire da noi, la prima occasione che ci era sembrata opportuna per farle fare il test di gravidanza.
Al sol pensiero mi tremarono le gambe e dovetti stringere il corrimano delle scale fino a che raggiunsi il pian terreno, mi sembrava tutto così irreale.
Camille aveva solo vent’anni e avrebbe potuto avere già un bimbo in grembo, per giunta di Liam.
Erano giovani, erano inesperti, avevano tutta una vita davanti come me.
La loro esistenza sarebbe potuta essere travolta completamente con uno schiocco di dita.
Mi persi nei miei pensieri continuando a camminare ma senza davvero sentire il pavimento sotto ai piedi, tornai alla realtà solo quando qualcuno mi afferrò per una spalla fermandomi.
Voltandomi ero stata certa di trovare una faccia amica quando invece incontrai lo sguardo cordiale di Robert Finner, il mio professore di storia dell’economia.
Avrei sempre trovato qualcosa di diverso in quell’uomo ogni volta che lo guardavo, quella volta mi soffermai negli occhi grigi e penetranti come anche nel taglio moderno e brizzolato dei suoi capelli.
Non poteva avere più di cinquant’anni e meno di quaranta, era un bell’uomo tutto sommato ma anche solo il pensiero di dover avere a che fare con un uomo tanto colto mi fece venire il mal di testa.
- Scarlett posso rubarti qualche minuto di tempo? – disse subito prendendosi la solita confidenza e non tardando infatti a chiamarmi per nome e darmi del tu, regalandomi un sorriso caldo.
- uhm.. certo professore – boccheggiai per qualche secondo decidendo alla fine di accontentarlo, facendo caso alla sua mano ancora sul mio braccio che, sebbene volesse mettermi a mio agio, mi fece irrigidire un po’.
- farò in fretta, immagino tu abbia molti impegni, quindi ti parlerò chiaramente – prese parola con quella sua velocità di pensiero che mi sorprese puntualmente.
Mi ero accorta in quell’anno abbondante della sua “simpatia” nei miei confronti, se così potevo chiamarla, ma nonostante i miei segnali di indisposizione nei suoi confronti lui aveva continuato a presentarsi da me con tutta quell’enfasi.
Però era comunque un brav uomo educato e gentile, non mi preoccupava la cosa.
- oh non si preoccupi, la ascolto volentieri – gli diedi corda sperando magari che la mia disponibilità potesse giovare alla mia valutazione degli esami successivi.
Lui mi regalò un altro sorriso allegro e poi prese a frugare nella sua tracolla di pelle, incuriosendomi.
Io dalla mia parte rimasi ad osservarlo un po’ a disagio per la situazione e ben presto lo vidi tirar fuori un libro dalla copertina chiara con impaccio.
- ultimamente ho scritto questo libro, si tratta di un’analisi dei cambiamenti della nostra economia negli ultimi secoli in base a tutti i cambiamenti di governo e di politica, è uscito poche settimane fa e mi farebbe davvero piacere che tu lo leggessi – spiegò portandomi a spalancare gli occhi colpita dalle mille iniziative di quell’uomo, distratta poi dalle sue mani che mi porsero il libro come a invogliarmi ad accettare.
Era quasi imbarazzante la spavalderia con cui si presentava a me sempre con quel trasporto tanto simile a un ragazzo della mia età pronto a far colpo sulla ragazza di turno; peccato che per il professor Finner fossi sempre io quella ragazza.
Appena afferrai il libro dalla copertina color panna e con una grossa scritta rossa lo vidi rafforzare il sorriso, proprio come un bambino davanti ai regali di Natale.
- oh non so che dire, davvero – borbottai un po’ confusa dalla sua richiesta, dondolandomi sui talloni.
- non sai che dire riguardo cosa? – una terza voce si intromise nel nostro discorso accompagnata da un braccio familiare che mi passo dietro la schiena per fermarsi attorno la mia vita, e potei notare lo sguardo dell’uomo davanti a me indurirsi quando voltandomi trovai Zayn accanto a me nella sua altezza.
Gli occhi del moro si soffermarono per dei secondi interminabili sul mio professore dato che non lo conosceva, squadrandolo con attenzione come fece anche l’altro con lui.
- pensavo mi stessi aspettando fuori con gli altri.. – gli dissi in un sussurro perdendomi nei tratti affilati del suo viso, sentendomi finalmente a mio agio.
- mi hanno trattenuto alla lezione di marketing, invece qui cosa sta succedendo? – domandò senza troppi ripensamenti forse infastidito dall’avermi trovata sola con un uomo sconosciuto.
- ehm Zayn lui è il mio professore di storia dell’economia, professor Finner lui è Zayn – li presentai per rompere il silenzio omettendo ulteriori particolari, vedendoli poi stringersi la mano con vigore neanche dovessero dimostrarsi davvero qualcosa.
Il giovane lasciò la presa solo quando io gli tirai una lieve gomitata sul fianco, cosa che lo ridestò da chissà quali pensieri.
- in ogni caso.. non devi dire nulla adesso, semplicemente mi farebbe tanto piacere che tu leggessi il mio libro e mi facessi sapere cosa ne pensi, se sei d’accordo con ciò che ho scritto o se avresti aggiunto altre cose, potremmo parlarne un giorno in pausa pranzo – propose l’uomo con cordialità puntando gli occhi pungenti nei miei e appena concluse quel discorso azzardato la presa del ragazzo attorno alla mia vita si fece più forte stringendomi maggiormente al suo fianco in un grugnito.
- dev’essere un libro sicuramente interessante, ma temo che Scarlett sia impegnata a pranzo nelle prossime settimane, immagino però che un’e-mail sia più che sufficiente – disse prontamente Zayn prendendo in mano la situazione con audacia, fingendo un sorriso accomodante al signor Finner che strinse la mascella.
- senz’altro.. ma vedi, e ti do del tu se permetti, lei è una delle mie migliori alunne e mi servirebbe davvero una sua accurata opinione, sono certo che per un giorno potrà liberarsi da qualche impegno e venire a parlare con me – ribatté il brizzolato con tenacia rendendo chiaramente il discorso più acceso.
- lei è impegnata con me e io sono certo che troverà qualche altra studentessa disposta a discutere con lei sul suo brillante libro – affermò il ragazzo quando io potei solo abbassare lo sguardo sperando di poter scomparire da un momento all’altro per la situazione delicata.
- ora mi scusi tanto ma siamo proprio di fretta e dobbiamo andare, comunque piacere di averla conosciuta.. spero che ascolterà il mio consiglio signore – aggiunse ancora Zayn poco dopo facendo pressione sul mio corpo per portarmi con lui verso l’uscita, quando io potei solo che fare un cenno di capo al mio professore.
- aspetto comunque con ansia un tuo parere Scarlett, a domani – seppe dire l’uomo con tono sveglio alzando una mano in saluto e guardandomi con quei suoi occhi sicuri, prima di indietreggiare e scomparire tra gli studenti.
Spinta dalla presa del mio ragazzo potei solo che seguirlo fino alla porta a vetro d’uscita, non perdendo tempo a infilare il libro nella tracolla con mani tremolanti notando chiaramente il suo passo deciso.
- tu domani non vai da nessuna parte, lo sai vero? – disse con tono spavaldo dopo avermi fatta uscire dall’edificio, facendomi alzare gli occhi al cielo.
- andiamo, sei geloso di un mio professore? – rigirai la domanda guardandolo con sicurezza e incontrando finalmente i suoi occhi luminosi ma più scuri del solito, non preoccupandomi però della situazione dato che il suo braccio passava ancora attorno alla mia schiena, segno che non era davvero arrabbiato.
- beh non dovrei? Ti ha chiaramente invitata a pranzo con la scusa di quel libro del cavolo – rispose sgranando gli occhi e fissandomi allarmato, imboccando insieme a me le scale che portavano al marciapiede dove notai in lontananza Niall e Camille.
- e tu credi che io mi sarei fatta sedurre da lui? Avrà trent’anni più di me! Non fare queste sceneggiate – borbottai in uno sbuffo cercando di tranquillizzarlo perché non c’era davvero nulla di cui preoccuparsi.
- ma ho notato solo io come ti guardava?! – sbottò chiaramente turbato dalla vicenda, geloso marcio.
- no Zayn non sono stupida, ho notato come mi guarda ma sinceramente non mi importa nulla perché a me lui non interessa affatto – dissi a mia volta sicura delle mie parole, certa che l’unica cosa che mi interessasse fosse Zayn.
Zayn in quel momento e Zayn sempre.
Il ragazzo rimase in silenzio rivolgendomi solo un’occhiata veloce e poi rialzò lo sguardo verso il vuoto, lasciandosi sfuggire un respiro pesante.
- dai amore.. – lo richiamai in quel modo sperando di avere la sua attenzione, fermandomi nel bel mezzo della scalinata e stringendogli entrambe le braccia attorno ai fianchi.
Riuscii a fermarlo ben presto, appena sentì la mia voce si voltò nella mia direzione e io lo strinsi maggiormente in un sospiro.
Rimase a fissarmi quasi stranito che l’avessi chiamato in quel modo, osservandomi con i suoi occhi grandi fino a farmi arrossire ma in ogni caso decisi di far finta di niente.
- mi ascolti? Ti ho appena detto che io non mi interesserei mai a un altro uomo! Soprattutto se ha.. tutti quegli anni, ti pare? Stai tranquillo.. – mormorai quando fui faccia a faccia con lui, spaziando con una mano lungo la sua schiena lentamente.
Dovetti sforzarmi per reggere il contatto visivo ma continuai a guardarlo negli occhi, sicura che sarei riuscita a smuoverlo così.
- ti prego, non arrabbiarti con me.. – sussurrai dolcemente alzando una mano ad accarezzargli il collo ambrato.
- non sono arrabbiato con te, solo.. mi da fastidio il fatto che tu non abbia fatto niente per fermarlo, se non fossi arrivato io tu avresti accettato di andare a pranzo con lui – se ne uscì in un sospiro alzando gli occhi al cielo dopo le mie parole.
- sì ma credi comunque che avrei lasciato che mi toccasse? Lo lascio fare sperando che così magari possa aiutarmi ai giudizi degli esami ma non sono interessata a lui, come potrei? – gli spiegai accennando un sorriso bonario, allungandomi poi a lasciargli un bacio sulle guancia.
Quando però feci per rimettere bene i piedi a terra lui mi afferrò con entrambe le braccia per i fianchi e mi strinse, facendomi restare in punta di piedi ma sorreggendomi con premura.
Sorrisi sulla sua clavicola quando affondò la testa nei miei capelli e portai le mani attorno al suo collo per ricambiare la stretta calorosa, lasciandomi anche a un mugolio felice.
- tu sei mia, lo sai vero? – mi chiese lungo lo zigomo aumentando il sorriso sulle mie labbra, che scoppiò quando lo sentii depositarmi un bacio sulla gote.
Quello era il giorno dei bacetti sulla guancia, decisamente.
- ti amo stupido – dissi raggiante andando in cerca della sua bocca, unendo ben presto le nostre labbra e dando il via al mio cuore di partire come un treno.
Sorrise tra un bacio e l’altro e non me la sentii di aggiungere altro al momento, specialmente quando facendo qualche passo indietro lui si appoggiò con i fianchi alla ringhiera della scalinata.
Mi persi a baciarlo in un sorrisetto costante e mi strinsi come potei al suo petto, restando ad ascoltare il suo respiro mozzato.
- ehi svergognati muovetevi! Fatele a casa vostra queste cose! – ci rimbeccò ben presto una voce lontana, ricordandomi dei nostri amici che ci stavano aspettando.
Mi staccai con uno schiocco dalle labbra di Zayn e mi voltai verso Niall ai piedi delle scale, notando anche Camille dietro di lui intenta a ridacchiare.
In quel momento un ricordo lontano mi tornò alla mente: era come se avessi già vissuto quella scena.
Io e Zayn appoggiati alla ringhiera sulla Torre Eiffel a baciarci finché Louis era venuto a interromperci.
Anche quella volta gli avevo detto che lo amavo.
Anche quella volta mi aveva stretta a sé.
Anche quella volta, quattro anni prima, era sempre lui.
 


- Camille calmati un pochino, non svenirmi in bagno ti prego – dissi a Camille a tarda ora quando ormai eravamo rincasati tutti, in particolare lei era rimasta a casa mia e di Zayn quella notte.
Aveva appena fatto il test di gravidanza, tre per esattezza, e tre minuti più tardi avremmo avuto i responsi.
- ti giuro, questi sono i tre minuti più lunghi della mia vita – mormorò con le mani tra i capelli, seduta sul gabinetto dopo averne abbassato il coperchio, continuando a battere un piede sul pavimento con ansia.
- lo capisco, ma non farti prendere dal panico tesoro – le ricordai preoccupata che potesse avere un mancamento dato che stava respirando lentamente ed era tutta rossa.
Era ormai mezzanotte passata e avevamo lasciato Zayn in salotto a guardare un po’ di tv, pregandolo di lasciarci in pace per una decina di minuti e poi ci eravamo chiuse in bagno.
- non mi faccio prendere dal panico, però.. ti rendi conto?! E se fossi incinta? E Liam? Cosa direbbe? I miei genitori? L’università? Lo terrei Scarlett? – cominciò a farneticare velocemente ponendosi esattamente gli stessi dubbi che avevo pensato io nel pomeriggio.
Avevamo lasciato i tre test sopra il lavandino in attesa che si colorasse una o due linee in ognuno per capire se la gravidanza sarebbe potuta essere positiva o negativa, e il tutto mi faceva venire i brividi.
Mi inginocchiai davanti a lei sul pavimento cercando di guardarla negli occhi e le presi le mani nelle mie, maledicendomi quasi per essere in quella situazione.
Non ero mai stata troppo brava a consolare le persone. Certo, magari per telefono o su internet sì, ma dal vivo non riuscivo mai a trovare le parole giuste da dire.
- senti tu non devi avere paura, ok? Ci sono io con te in qualunque modo vada. Ci sono i ragazzi, ci sarà Liam. Perché non dovrebbe esserci? È un ragazzo maturo quanto basta per accettare tutto questo. E i tuoi genitori.. credi davvero che non ti staranno vicini? – cercai comunque di tranquillizzarla, cercando tutte le cose positive del momento ma trovandone allo stesso tempo altrettante brutte.
Dicevo tutte quelle cose ma se fosse successo a me sarei crollata, anche se forse con Zayn avrei potuto sopportare la cosa.
- sì ma.. Scarlett sono così giovane, dovrò smettere di studiare e dire addio al lavoro che tanto voglio se ci sarà davvero questo bambino. La mia vita cambierà e io.. non ce la faccio da sola – abbozzò quando vidi chiaramente i suoi occhi inumidirsi, come i miei a quella visione.
- ehi ascoltami. Ti conosco fin da quando eravamo piccole e sei una ragazza forte, intelligente, dolce, brava, e quando ho conosciuto Liam ho subito pensato che sarebbe stato perfetto per te. Non so come andrà il test ma se sarà positivo io.. io sono sicura che lui ti starà accanto e che saprà aiutarti. Stessa cosa per i tuoi genitori. Poi Camille è pieno di ragazze che studiano anche se hanno un figlio, la tua vita non è rovinata. Un figlio dopotutto è una delle cose più belle che possano capitare e nel caso.. questo bambino dovesse esserci sono sicura che tu sarai la madre migliore del mondo – mi sforzai di dire, riflettendo su ogni parola.
Lei sarebbe comunque stata forte per tre in ogni caso.
Sarebbe stata forte per se stessa, per l’eventuale bambino e lo sarebbe stata anche per Liam.
Lei sarebbe stata forte anche per me, perché comunque non avrei mai potuto capire appieno quello che avrebbe passato.
Guardai i suoi occhi diventare sempre più rossi e lucidi ma almeno abbozzò un sorriso sollevato, stringendomi le mani a sua volta quasi come se avesse dovuto consolare me.
- ..e io sarò la zia acquisita migliore del mondo! – aggiunsi sperando di strapparle un ulteriore sorriso che in effetti le illuminò il viso prima che battendo gli occhi due lacrime potessero scivolarle dalle guance e cadere sulle mie guance.
- ci sono io qui per te, va bene? – ripetei ancora sporgendomi a lasciarle un bacio sulla fronte, lasciando che si passasse le mani sugli occhi per asciugarsi.
Quando fece per annuire il timer che avevamo impostato prese a trillare, facendoci sbiancare entrambe.
Era il momento.
Con lei, anche la mia vita sarebbe cambiata almeno in parte.
Ci scambiammo uno sguardo d’intesa e di paura allo stesso tempo e non riuscii quasi ad alzarmi, le gambe presero a tremarmi quando mi tirai in piedi e fui io sul punto di svenire in quel momento.
Mi avvicinai al lavandino e sperai quasi che i tre test non avessero funzionato, che sarebbero stati nulli.
Eppure quando intravidi delle linee rosse in lontananza capii che non era uno scherzo.
Una linea negativo. Due linee positivo.
Era il momento.
Camille rimase a fissarmi in silenzio, io la guardai un’ultima volta e poi mi concentrai sulle bacchette disposte in fila sul lavandino.
Le guardai più volta per essere sicura di non essermi sbagliata, deglutii anche.
- allora? Cosa dicono? – mi chiese Camille a quel punto a mezza voce, come se tutta quell’ansia le avesse portato via la forza vitale.
Io rimasi lì immobile, mi schiarii soltanto la voce, poi tornai a guardare i tre test sicura che non mi sarei scordata facilmente quella serata.
 
 
 
 
 
 
 



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Buonsalve!
Ebbene sì, sono in anticipo con l'aggiornamento quindi amatemi ahah
Niente, sono tornata dalle due settimane di mare (dove ho conosciuto una belieber sfgh) e adesso sono a Torino, quindi eccomi qua!
So che mi starete odiando perchè vi ho lasciate sulle spine con i test di gravidanza di Camille ma ci sta un po' di suspance (?) AHAHAH
Cooooomunque.. aggiornerò domenica 25 e poi dal 27 al 30 andrò a Parigi *tossisce* Zarlett ovunque *tossisce* e boh.. SETTEMBRE INCOMBE çç VOGLIO MORIRE!
In ogni caso spero che il capitolo vi sia piaciuto, il prossimo a me non dispiace.. sarà divertente ahah
Se volete potete trovarmi su twitter, sono @hiseyesonmine o su Ask, sono @birbialex 
Buone vacanze per chi ancora le sta facendo e buona fortuna per chi come me deve mettersi sotto a copiare i compiti arretrati ahahahahah
Un bacione!

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Capitolo 24
*** Sei una femminuccia! ***






CAPITOLO 24

 
Quel mattino entrai in cucina con la testa pesante, la mente piena di pensieri e con sicuramente troppo sonno.
Mi strofinai gli occhi infastiditi dalla luce che proveniva dal piccolo balconcino quando mi accorsi di una figura slanciata in piedi davanti alla credenza che riconobbi ben presto in un sorriso.
Avevo passato tutta la notte nella stanza degli ospiti a dormire in un letto singolo insieme a Camille per non lasciarla sola mentre Zayn era rimasto come sempre nella camera matrimoniale, quindi era dalla sera prima che non lo vedevo.
Indossava la solita maglietta scura per dormire e dei pantaloni neri da ginnastica, probabilmente anche lui si era appena svegliato.
Io ero sgattaiolata via dal letto di Camille per cambiare un po’ aria e per riempirmi lo stomaco con qualcosa che non fosse ansia.
- cosa stai cercando? – domandai al ragazzo allungato a frugare tra le scatole di cereali e caffè che appena sentì la mia voce si girò verso di me regalandomi ben presto un sorriso luminoso.
- i biscotti al cioccolato di mia madre, che domande? – mi rispose divertito riportando lo sguardo tra i vari scaffali ma senza trovare ciò che stava cercando.
- non sono lì Zayn.. – commentai in un sorrisetto stanco fermandomi ad aprire una mensola alla mia destra dove effettivamente vidi il pacco che il moro stava cercando.
- un giorno dovrò farti un disegnino con delle freccine visto che non te lo ricordi mai – aggiunsi sorridendo bonaria, afferrando il pacchetto con i biscotti e dirigendomi poi verso il ragazzo.
Strusciai i piedi a terra dalla stanchezza finché mi ritrovai davanti a Zayn che prontamente mi sfilò l’oggetto dalle mani, soffermandosi però a osservarmi raggiante.
In balia di un riflesso condizionato avanzai di un ulteriore passo e portai una mano sul suo fianco, sentendo ben presto due sue dita alzarmi il mento in modo che potessi incrociare i suoi occhi prima di posare le labbra sulle mie brevemente.
E tutta quella notte ebbe un senso quando ricevetti quel dolce bacio.
- scusa se ho dormito con Cam stanotte – mormorai con la voce ancora impastata dal sonno rimanendo stretta appena a lui.
- non preoccuparti – abbozzò facendo spallucce e continuando a guardarmi come se non mi avesse vista per qualche anno – più che altro.. insomma, com’è andato.. il test? – mi chiese dopo qualche secondo come se fosse stato investito da un nuovo pensiero, deglutendo alla fine.
- dopo io e Camille andiamo dal ginecologo – risposi in un sussurro quasi con paura di pronunciare quelle parole, alle quali vidi chiaramente gli occhi grandi di Zayn spalancarsi maggiormente.
- quindi..? – balbettò confuso, neanche fosse lui il padre dell’eventuale bambino.
- abbiamo fatto tre test, due erano negativi e uno positivo. Per sicurezza la accompagno dal ginecologo a fare un test più accurato, nel frattempo vado a fare un controllo anche io – spiegai vedendolo trattenere il respiro per tutto il tempo.
- u.. uno positivo? – ripeté terrorizzato da quell’ultima parola, sembrò aver avuto una paralisi.
- sì ma gli altri due sono negativi quindi ci sono molte più probabilità che non sia incinta – dissi in un sospiro, notando ancora la sua espressione sconvolta – ehi rilassati, mica è tuo il figlio – ridacchiai dandogli uno schiaffetto giocoso sulla guancia facendolo finalmente tornare alla realtà.
- sì ma potrebbe essere di Liam e.. aspetta un attimo, perché vai a fare anche tu un controllo? Giuro che sono stato attento quando.. – cominciò a farneticare preso dall’ansia del momento, guardandomi con quei suoi occhioni color pece in quel momento strappandomi anche un risolino sommesso.
- non sono incinta Zayn, vuoi calmarti? Ogni tanto devo andare anche io a fare i normali controlli di routine e già che ci sono passo oggi – affermai in un sorriso divertito portando entrambe le mani ai lati del suo collo, sperando così di tranquillizzarlo.
- mm.. sicura? Mi prometti che non farai come Cam e che se fossi incinta me lo diresti subito? – se ne uscì con una faccia da cane bastonato e un tono dolce, mordendosi il labbro dal nervosismo.
- questa storia ti ha seriamente fritto il cervello, te ne rendi conto? – sbottai con ilarità abbassando le mani al suo petto in un sospiro, sentendo i suoi nervi sciogliersi sotto il mio tocco.
- ehi io sono un ragazzo delicato – commentò finalmente scherzando sulla cosa, lasciandosi a un sorriso luminoso che tranquillizzò anche me.
- certo, certo. Dai apri questi biscotti che ho fame anche io, ho bisogno di energie per oggi – decisi di cambiare discorso lasciando scivolare le dita via dal corpo di Zayn per portarle sul pacchetto che aveva ci dato con tanta premura qualche giorno prima Trisha, quella santa donna.
Il ragazzo annuì aiutandomi ad aprire il pacco per poi prendere subito un biscotto al cioccolato e cominciare a mangiarlo, appoggiandosi con i fianchi ai fornelli spenti.
Io feci lo stesso restando però eretta sul posto, facendo attenzione a non sporcare troppo.
- se fai briciole le pulisci tu, sappilo – dissi subito prima che il ragazzo accanto a me potesse sbriciolare a terra, strappandogli una risatina contenuta.
Dopo il mio richiamo lo vidi sedersi con una lieve spinta sul piano cucina, lasciando così che fossero i suoi pantaloni ad avere la peggio invece che il pavimento.
Genio incompreso.
- almeno posso accompagnarvi io con la macchina? Così poi vengo a fare il controllo con te – domandò a quel punto facendomi alzare un sopracciglio dalla sorpresa, continuando a mangiare indisturbato i biscotti di sua madre.
- mi stai dicendo che vuoi entrare in studio dal ginecologo insieme a me? – ribattei sperando quasi di aver capito male, sicura che non sarebbe stata una buona cosa per lui.
- sarò anche un maschio ma so come funzionano queste cose tesoro mio, voglio controllare la situazione quando quel tipo ti guarderà mezza nuda – affermò facendomi andare quasi un biscotto di traverso, lasciandomi poi solo il tempo di ridere.
- quel tipo mi visita da quattro anni e poi è un dottore, non uno stupratore – precisai provando a fargli capire quanto la sua idea fosse insensata.
- ah quindi mi stai dicendo che puntualmente un altro uomo ti vede nuda e io non ne sapevo niente?! – esclamò come se avesse appena fatto la scoperta del secolo, sgranando gli occhi e lasciando nel pacchetto il biscotto che aveva afferrato.
- mamma mia Zayn ogni donna va dal ginecologo e poi è un uomo di fiducia, ma cos’hai in questi giorni? – sbottai confusa da quella sua attenzione maniacale nei miei confronti di quel periodo.
- sai potrei anche io trovarmi una dottoressa che mi visiti intimamente allora – mi stuzzicò facendomi sbuffare ben presto, trovai solo più la forza per tirargli una manata sulla coscia dall’esasperazione.
- tu provaci e io ti sbatto a dormire in balcone, finiscila! – esalai guardandolo male quando lui riprese orgoglioso a mangiare, squadrandomi con sufficienza.
- resta il fatto che io ti accompagno dopo, non mi faccio fregare da te e quel dottore dei miei stivali – commentò ben presto convinto delle sue ragioni, strappandomi un nuovo ghigno colpito.
 



Mi ritrovai a camminare avanti e indietro lungo il corridoio del reparto ginecologia nel primo pomeriggio, continuando a passare davanti alla stanza 4, quella dentro la quale sarebbe entrata Camille a breve.
Io avevo prenotato la stanza 5 e il mio dottore era già pronto, solo che gli avevo chiesto di aspettare che la mia amica avesse cominciato la visita perché non me l’ero sentita di lasciarla sola.
Quando lei sarebbe entrata nella sua stanza, io e Zayn saremmo entrati nella mia.
Infatti nelle poche sedie alla mia sinistra avevano preso posto la mia migliore amica e il moro, e non seppi davvero decidere chi fosse il più ansioso dei due.
Lei aveva continuamente una mano tra i capelli per l’agitazione e lui non voleva smettere di battere un piede a terra dal nervosismo.
- ragazzi smettetela, fate venire l’ansia anche a me così – sbottai a quel punto catturando l’attenzione di entrambi che alzarono il viso a guardarmi, interrompendo quello che stavano facendo.
Guardai prima la ragazza sospirare e grattarsi la guancia quasi cadaverica e in seguito il ragazzo intento a controllare l’ora sull’orologio che aveva stretto al polso.
- insomma tu Camille hai tutte le ragioni per essere agitata ma tu.. – e mi rivolsi a Zayn sedutale accanto – se non la finisci con questa sceneggiata del dottore maniaco ti spedisco a casa – promisi puntandogli un dito contro e vedendolo ben presto tirarsi a sedere contro lo schienale della sedia in un sospiro e incrociare le braccia al petto.
- non puoi spedirmi a casa, come tornerete a casa senza la mia macchina? – abbozzò con prontezza facendomi alzare gli occhi al cielo.
- ci sono i taxi e gli autobus Zayn, questo è l’ultimo dei miei problemi – ribattei a tono scambiandomi uno sguardo d’astio ma comunque giocoso con lui.
Proprio in quel momento la porta della stanza 4 si aprì e da questa fece capolino un signore con indosso un camicie bianco che io riconobbi essere il dottore di Camille.
- signorina Full buongiorno! Venga pure – disse lui regalando alla ragazza un sorriso caldo e premuroso, aggiustandosi gli occhiali da riposo sul naso affilato.
- sì, certo.. – mormorò in risposta la mia amica alzandosi e strofinandosi le mani sui jeans, avanzando verso l’uomo solo quando anche Zayn si alzò incoraggiandola ad andare.
Mi scambiai un’occhiata con la ragazza e abbozzai un sorriso bonario, facendole un cenno di capo prima di vederla varcare la porta che venne prontamente chiusa alle sue spalle.
Sospirai quando rimasi praticamente sola in quel corridoio silenzioso, ogni mio pensiero era con la mia amica in quella stanza.
- Scar andiamo ora? – mi chiese una voce alle mie spalle che riconobbi subito, scuotendo la testa e annuendo distrattamente finché il ragazzo mi sfiorò il braccio con una mano.
- mm.. – acconsentii guardando la mascella squadrata di Zayn e facendomi portare da lui fino alla porta successiva, dove rinsavii fortunatamente.
- non farti venire strane idee, conosco questo dottore da tanto e non voglio fare brutte figure per colpa tua. Sono già stressata di mio per questa cosa della gravidanza, non mettertici anche tu – lo rimbeccai prima di girare la maniglia della stanza, girandomi a fissare il moro con sicurezza.
- cosa vuoi che faccia? Starò buono e fermo, promesso. Controllo solo che non succedano cose strane – promise facendomi scappare un risolino sinistro.
- ma smettila con questa storia, non succederà niente! Che angoscia! – esclamai divertita da quella sua assurda ossessione, continuando a fissarlo con enfasi fino a che la maniglia che avevo tra le dita si aprì da sola dall’interno mostrando ben presto il dottor. Felton, il mio ginecologo di fiducia.
Era un uomo non troppo alto, con pochi capelli e anch’esso con una montatura rossa portata delicatamente sul naso; non si poteva quindi pensare che fosse esattamente un bell’uomo, speravo che anche Zayn l’avrebbe capito.
Sia io che il ragazzo ci voltammo verso l’uomo che prese a sorridere formando quelle sue tipiche rughette a lato degli occhi chiari che presero a spostarsi velocemente da me al moro.
- oh buongiorno Scarlett, bentornata! – mi accolse con confidenza stringendomi la mano gentilmente e appena l’uomo mi chiamò per nome una mano di Zayn si posò su un mio fianco con protezione.
- buongiorno! – risposi un po’ a disagio data la presa dietro la schiena, regalando comunque un sorriso accomodante al dottore.
- ti sei fatta accompagnare da qualcuno vedo.. – osservò poi l’uomo facendomi segno di entrare e chiudendo infine la porta dietro di noi, spostando l’attenzione sul ragazzo vicino a me.
- ehm piacere di conoscerla, Zayn Malik – si presentò subito lui stringendo a sua volta la mano al dottore e lasciando così il mio corpo, permettendomi di mettermi a mio agio.
- piacere mio, sono il dottor Felton – gli rispose in un sorriso colpito osservandolo per vari secondi, sicuramente incuriosito dalla sua presenza – aspetta.. è lui quello Zayn, vero? – si rivolse poi a me come colto da una verità fulminante, felice di vedere finalmente dal vivo il ragazzo di cui tanto avevamo parlato in quegli anni.
- sì, lui è il mio ragazzo – confermai in un sorriso guardando un attimo il giovane con fierezza, notando il suo sguardo confuso passare da me al signore.
Se solo avesse saputo di tutte quelle volte che ero rimasta col dottor Felton a descriverlo, parlandogli della nostra storia e di quanto fosse perfetto per me in ogni sua sfaccettatura.
- ora capisco.. – commentò divertito dalla scena, ripensando anch’esso probabilmente alle volte in cui parlando del mio fidanzato gli avessi raccontato del suo bell’aspetto o delle nostre esperienze amorose, strappandomi un risolino che ancora una volta Zayn non colse a pieno.
Mi lanciò uno sguardo pieno di domande ma io scossi la testa al suo gesto, decidendo di accantonare l’argomento.
- allora, fatte le presentazioni.. posso sapere perché hai fissato l’appuntamento oggi? Siamo in anticipo rispetto al solito. E vedo anche che ti sei fatta accompagnare da lui, c’è per caso qualche novità? – cominciò a chiedere con la sua solita parlantina alludendo forse a una gravidanza, argomento che mi fece rigirare lo stomaco.
- no è che la mia migliore amica è venuta qui oggi a fare una visita e quindi ho pensato di passare anche io per un controllo – spiegai brevemente facendo spallucce, sottolineando quanto la cosa fosse banale.
Quando il dottore riportò di nuovo l’attenzione su Zayn precedetti la sua domanda – lui è solo venuto ad accompagnarmi, non c’è niente che non va – dissi subito sicura delle mie parole.
- sì sono solo passato a.. controllare la situazione, non si preoccupi – aggiunse il ragazzo con tono fermo rispondendo al gioco di sguardi del signor Felton.
- perfetto, allora accomodatevi pure – ci disse il dottore facendoci segno di sederci sulle due sedie davanti alla sua scrivania, dietro la quale prese posto lui tirando in seguito fuori un foglio da compilare.
- dunque adesso ti pongo le solite domande di sempre, immagino che con il tuo fidanzato qui sarà anche più semplice – se ne uscì impugnando una penna e guardandomi con complicità, mentre invece il moro seduto alla mia sinistra si voltò rivelandomi un’espressione interrogativa.
- per prima cosa Scarlett dimmi quando hai avuto l’ultima mestruazione – cominciò e Zayn accanto a me deglutì e si schiarì la voce, evidentemente turbato dall’argomento tanto che io ridacchiai sommessamente – l’8 Maggio, quasi tre settimane fa – risposi senza problemi, vedendo come ogni volta l’uomo annotarsi quei dati sul foglio.
- perfetto, ora ditemi.. quando avete avuto l’ultimo rapporto sessuale? – chiese e il moro si irrigidì chiaramente sulla sedia, voltandosi verso di me allibito forse colpito dalla domanda.
Io gli rivolsi un’occhiata bonaria e lui sospirò a disagio, continuando a guardarmi impotente.
- l’altro ieri.. – risposi arrossendo appena e il dottore continuò ad annotarsi tutto, forse davvero interessato.
- e quanto frequentemente avete rapporti? Immagino come al solito – continuò a domandare e nuovamente Zayn sgranò gli occhi voltandosi visivamente a guardarmi, facendo ridere sia me che il dottore.
- rilassati – ammonii il ragazzo posandogli una mano sul ginocchio per calmarlo.
- in ogni caso.. da un paio di settimane siamo andati a vivere insieme, quindi.. – ripresi parola e a quella mia frase l’uomo si animò in un sorriso genuino e felice.
- oh che bella notizia! Sono contento per voi! – commentò visivamente sincero, guardandoci raggiante.
- grazie mille. È stato lui a proporre la cosa, abbiamo trovato questo appartamentino nei paraggi di Piccadilly e ci stiamo trovando bene, no? – raccontai all’uomo che prese ad annuire colpito per poi rivolgermi al mio ragazzo che parve rianimarsi un attimo.
- sì, è stato un bel passo convincere i nostri genitori ma adesso.. è tutto perfetto – mormorò con semplicità facendomi perdere un battito in un sorriso alla fine della frase.
- ehi perché non le dici anche a me queste cose invece di portarmi i caffè a letto? – borbottai con il chiaro intento di alleggerire la tensione, incrociando sotto al seno le braccia teatralmente.
- perché poi vai a dirle in giro certe cose – rispose riferendosi chiaramente al ginecologo facendomi ridacchiare.
Rimasi a osservare il suo sorriso animarsi e le sue labbra tirarsi in un ghigno ilare, portando a sorridere anche me di rimando.
- non avete ancora risposto alla mia domanda – ci ricordò l’uomo tossendo brevemente e riportandomi alla realtà, invece Zayn si passò le mani tra i capelli esasperato.
- beh vivendo insieme stiamo più volte da soli.. direi due o tre volte alla settimana – borbottai arrossendo comunque, distogliendo lo sguardo da quello del dottore e abbassandolo al pavimento.
- anche quattro – sussurrò il ragazzo al mio fianco con tono sicuro, tenendo la testa bassa e appoggiando i gomiti alle ginocchia.
- non esagerare Malik – lo rimbeccai dandogli un lieve colpo con la gamba, sentendolo ridere distrattamente.
- ehi non me lo sono sognato, eh! – ribatté lui alzando il viso nel mio e abbozzando un sorriso sghembo e malizioso che accentuò il mio rossore, ebbi solo la fermezza di incenerirlo con un’occhiataccia.
A quella visione il dottor Felton si lasciò scappare una risata cristallina mentre si segnò anche quella risposta sul foglio di carta.
- perfetto, per ora può andare bene.. puoi andarti a cambiare adesso, mettiti pure il camicie là dietro – sbottò a quel punto l’uomo alzandosi dalla sua postazione e indicandomi il paravento colorato a un metro dietro di me dove avrei potuto svestirmi.
Appena mi tirai in piedi anche Zayn fece lo stesso allarmato, facendomi sorridere sommessamente.
- lasciami andare a cambiare, rilassati – mi riferii al ragazzo accanto a me rivolgendogli un’occhiata seria ma accennando un sorrisetto divertito per tutta la sua apprensione.
- ah ehm.. ok – mugugnò quasi preso alla sprovvista, passandosi sui jeans le mani che fino a qualche secondo prima avrebbe voluto portare su di me.
Sospirò come se si fosse appena svegliato da un sogno ad occhi aperti e fu costretto a rimanere in piedi accanto alla scrivania del dottore mentre io andai a cambiarmi dietro al paravento, svestendomi e infilandomi poi un camice celeste.
Quando tornai al centro della stanza lo sguardo di Zayn si indurì sul mio corpo, sciogliendo le braccia che fino a un secondo prima erano rimaste incrociate al petto e spostando l’attenzione da me al dottore.
- perfetto, quando vuoi Scarlett puoi stenderti sul lettino – commentò l’uomo distrattamente, non guardandomi neanche ma mettendosi accuratamente dei guanti di lattice che fecero tremare il moro.
Ridacchiai sommessamente sedendomi sul lettino sottile come sempre e rilassandomi, notando invece Zayn boccheggiare confuso dalla situazione.
- va bene, appoggia solo i piedi su questi due supporti così cominciamo la visita – mi indicò il dottor Felton quando rigirandosi verso di me mi trovò già stesa, lasciando che mi aggiustassi sotto gli occhi allibiti e preoccupati del mio ragazzo.
- Zayn puoi avvicinarti, non visiterà anche te stai tranquillo – mi rivolsi al giovane che era rimasto in disparte con le sopracciglia aggrottate a mordersi un labbro.
- mm.. sì arrivo – balbettò deglutendo e affiancandosi ben presto a me, restando in piedi al mio fianco e strappandomi un altro risolino.
- adesso controllo i genitali esterni – annunciò il medico prima di indietreggiare e chinarsi a controllare sotto il mio camice, e a quelle parole equivalse una stretta della mano del moro che si ancorò alla mia spalla.
Notai lo sguardo perso del ragazzo fisso sul dottore intento a scrutare un punto tra le mie gambe, portandomi di nuovo a ridere.
- io te l’avevo detto di non venire – commentai a mezza voce appoggiando la guancia al suo polso e catturando finalmente l’attenzione dei suoi occhi scuri e stremati.
Sembrava quasi un bambino davanti a un nuovo film horror, esilarante.
- no sono.. sono a posto – mormorò passandosi la mano libera a grattarsi la nuca imbarazzato, piegandosi in una smorfia indecifrabile.
- pensa chissà quali controlli diabolici starà facendo adesso Camille, questi in confronto non sono nulla – dissi per smorzare la tensione, certa però che fossero i miei stessi esami.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo in un sospiro pesante, scuotendo poi la testa forse chiedendosi davvero perché fosse venuto.
- va tutto bene, adesso esamino i genitali interni – annunciò il dottore prima che Zayn potesse sgranare visivamente gli occhi e farmi ridere di nuovo, aprendomi in un sorriso genuino contro uno dei suoi tanti braccialetti.
- è.. proprio necessario? – bofonchiò il ragazzo deglutendo rumorosamente, spostando nervosamente gli occhi diventati improvvisamente più piccoli da me al dottore.
- è in questo che consiste la visita, Zayn – affermai con tono ilare guardando il moro piegarsi in un’ulteriore smorfia e successivamente in un’espressione contrariata.
Quando l’uomo di fronte al lettino si chinò maggiormente verso le mie gambe sentii chiaramente la mano di Zayn sgusciare via dalla mia presa quando lui stesso prese a camminare via.
- forse è meglio se aspetto fuori – bofonchiò di fretta e non riuscii neanche a rendermi conto di cosa stava succedendo che mi scappò una risata piena, battei anche le mani di slancio.
- sei una femminuccia! – gli urlai dietro quando ormai aveva aperto la porta della stanza ed era uscito, richiudendosela subito dietro.
Era sparito nel giro di cinque secondi, incredibile.
Dopotutto ero certa che non avrebbe resistito ancora per molto.
- mi chiedo come farà il giorno del parto se non regge neanche una visita dal ginecologo – commentò il dottor Felton nel chiaro intento di fare ironia, portandomi ad annuire.
- no per favore, basta parlare di gravidanze! – sbottai allucinata puntandogli un dito contro e allarmandomi un attimo, sicura di averne a sufficienza per quella giornata.
 



- senti è inutile che continui a lamentarti, io ti avevo detto che non era una buona idea accompagnarmi ma tu hai insistito.. – ripetei per la terza volta a Zayn quel giorno entrando nel nostro palazzo prima di lui, ridacchiando pensando alla sua faccia ostile e colpita anche quando avevo finito il controllo e l’avevo raggiunto nel corridoio del reparto.
I risultati dell’esame di Camille sarebbero arrivati a breve, per lei si poteva solo aspettare.
- non ritorniamo sull’argomento per favore – borbottò schiudendo la bocca e facendomi segno di abbassare la voce, portandomi invece a ridere più apertamente.
E, proprio come qualche ora prima, finii anche per battere le mani buttando la testa all’indietro in una risata più rumorosa che risuonò per la tromba delle scale.
- e non ridere, è stato traumatizzante – cercò di ammonirmi nuovamente seguendomi a passo rilento mentre mi avvicinavo all’ascensore, sentendo il rumore del mazzo di chiavi di Zayn alle mie spalle.
- addirittura? Dai, così mi fai sentire una cattiva persona – commentai divertita da tutti i suoi bronci, pigiando il pulsante per chiamare l’ascensore e successivamente girandomi verso il moro che in quel momento mi affiancò sovrastandomi con la sua altezza.
- beh mi hai trascinato in quella stanza da incubo, fossi in te mi sentirei un po’ in colpa – mi stuzzicò accennando un sorrisetto sghembo, alzando così un angolo della bocca e portando gli occhi a osservarmi in quel modo coinvolgente.
- trascinato?! Ma sei stato tu a insistere! Non fare il povero martire della situazione! – sbottai sgranando gli occhi in un sorrisetto dandogli anche una lieve spinta dalla spalla, contagiandolo anch’esso a un sorriso divertito.
- oh sì che lo faccio! Ci sono cose che un ragazzo non dovrebbe mai vedere, e la propria donna dal ginecologo è una di queste! – puntualizzò a tono continuando in quella messa in scena che stava divertendo entrambi, aprendo prontamente la portina dell’ascensore quando questo arrivo e facendo attenzione a farmi passare per prima portandomi una mano dietro la vita.
Mi lasciai a un’altra risata piena entrando nel piccolo abitacolo e lasciando spazio anche a Zayn che nel frattempo aveva chiuso la porta bucherellata dietro di noi, quando io poi avevo prenotato la fermata al nostro piano.
- sì sono sicura che non dormirai la notte dopo questa brutta esperienza – abbozzai con sarcasmo fingendo anche un broncio triste che lui guardò male mentre l’ascensore cominciò a salire.
- tu non dormirai, ti farò pagare tutto – ribatté lanciandomi uno sguardo di sfida e accennando un ghigno compiaciuto, facendomi aggrottare le sopracciglia confusa.
Arrossii anche un po’, trovando un doppio senso nelle sue parole.
- sapessi quante cose mi devi far pagare tu! Sei un insolente! – esclamai puntandogli un dito contro trovandolo ad aprirsi in un sorriso più luminoso, allungando una mano sul mio fianco.
- ehi ti ricordo che ti ho trovata a flirtare con un tuo professore, il ginecologo ti ha toccata in posti che non avrebbe dovuto vedere nessuno tranne me e chissà quante altre cose losche fai a mia insaputa – cominciò a dire serio ma mascherando la sua ilarità, muovendo davanti al mio viso le dita che prese ad alzare elencando i vari passi del suo discorso.
Io a mia volta gli tirai uno schiaffetto giocoso sulla guancia anche prima che potesse arrivare al terzo punto, avvicinandomi maggiormente al suo petto e ridendo colpita.
- guarda, l’unica cosa che faccio a tua insaputa sono le birrette con Louis il sabato pomeriggio – inventai vedendolo subito sgranare gli occhi scuri, piegandomi ben presto in una risata.
- e ci credi anche? Dai amore.. le birrette me le faccio con Niall! – aggiunsi per ampliare lo scherzo, abbandonandomi con la testa contro la sua spalla sentendo l’ascensore fermarsi, segno che eravamo arrivati al nostro piano.
- sei tu l’insolente qui, credi che basti chiamarmi “amore” ogni tanto per addolcirmi? – osservò restando al gioco e pizzicandomi i fianchi con divertimento, facendomi saltare in aria tra le sue braccia in un urletto acuto che risuonò per il condominio.
- non so, tu con me fai così.. – azzardai guardandolo con premura e subito dopo quelle mie parole mi afferrò per i fianchi cominciando a pizzicarmi nuovamente e a farmi il solletico.
Urlacchiai scontrandomi con la portina dell’ascensore che prontamente aprii per scappare dalle dita veloci di Zayn e dal suo sorrisetto soddisfatto, balzando ben presto sul pianerottolo in una risatina stridula pregandolo di smetterla.
- Jonson non giocare col fuoco.. – mormorò il ragazzo dopo qualche secondo muovendosi nella mia direzione uscendo dall’ascensore, alzando anche le sopracciglia con convinzione.
- Malik non usare questi giochetti con me, sono grande ormai – lo rimbeccai bonariamente avvicinandomi cauta alla porta di casa continuando a tenerlo d’occhio.
- nah non si è mai troppo grandi per un po’ di solletico! – mi corresse con una smorfia bonaria scattando nella mia direzione e portando subito le dita veloci sul mio ventre, finendo per immobilizzarmi tra la porta di casa e il suo petto.
- no Zayn! Finiscila! Ti prego! Aiuto – cominciai a balbettare tra le risatine nervose e forzate dato che il ragazzo aveva preso a farmi il solletico non dandomi neanche la possibilità di scappare via.
Lo vidi chiaramente ghignare compiaciuto e dimenandomi sotto la sua presa cercai di far pressione sulle sue mani per allontanarle dal mio stomaco, facendomi scappare qualche altro urletto misto a delle risate.
Continuò per un altro po’ finché finalmente a un certo punto allentò la stretta su di me passandomi le braccia dietro la vita e facendosi più vicino, premendo il corpo contro il mio fino ad arrivare al mio orecchio.
- tu sei mia – mi ripropose come il giorno prima in un sorriso, usando quella sua voce roca e complice che mi fece girare la testa per qualche secondo.
- me l’hai già detto – appuntai divertita sentendolo lasciarmi un bacio vicino al lobo prima di tornare a guardarmi negli occhi, strusciando il naso lungo tutta la mia guancia.
- però ti servirebbe un promemoria, te lo devo sempre ricordare io – abbozzò con leggerezza e io cominciai a sorridere senza un vero motivo, permettendomi di arrossire appena data la nostra vicinanza.
- ma non ho fatto niente! Sei tu che hai un odio represso per ogni maschio che si avvicini a me, non è colpa mia – cercai di difendermi guardandolo con sfida, allungando le mani fino al suo collo finendo poi per posarle sulle sue spalle.
- ok senti.. passo il ginecologo perché quello è il suo lavoro, ma signorinella mia il professor Finn-qualcosa-dei-miei-stivali ci stava provando apertamente con te, ho tutto il diritto di tenerti d’occhio – puntualizzò strappandomi una risatina sommessa che neanche lui si perse, accorciando le distanze fino a far sfiorare i nostri nasi.
- quando smetterai di essere così geloso per ogni cosa, mm? – lo canzonai quasi divertita dalla situazione, assottigliando lo sguardo nel suo.
- ho di nuovo tutto il diritto di esserlo, Scar – cercò di obbiettare parlando sulle mie labbra e strappandomi un ghigno divertito mentre il suo profumo mi entrò in circolo.
- ovviamente.. – commentai con sarcasmo alzando gli occhi al cielo e dandogli un bacio a stampo, allacciando le braccia al suo collo distrattamente – hai anche il diritto e dovere di aprire la porta di casa, sai? – scherzai poi riportandolo alla realtà.
- ma come? È tanto romantico baciarsi contro la porta, come in un film – ribatté con tono ilare infilandosi una mano nella tasca dei jeans tirandone poi fuori le chiavi e infilandole nella serratura, restando comunque stretto a me.
- è molto più romantico baciarsi dentro casa dove la vicina e tutto il condominio non possono vederci e sentirci, fidati – commentai con prontezza sicura che stessimo facendo parecchio chiasso e che magari la nostra dirimpettaia ci avesse anche osservati dal suo spioncino.
Zayn si lasciò a una risatina genuina e cominciò a girare le chiavi nella toppa della porta, aprendola poco dopo ed entrando nell’appartamento velocemente tenendomi a lui.
Quando fummo dentro chiuse la porta con un piede e dalla frenesia del momento fece cadere le chiavi sul pavimento riportando invece le mani sulla mia vita e gli occhi ai miei.
Mi sentii tanto piccola tra le sue braccia, specialmente quando mi guardava dall’alto al basso in quel modo.
Non si perse ad aggiungere molto, spostò poi una mano fino alla mia mascella prendendosi la briga di alzarmi il viso e portare la bocca sulla mia con enfasi, stringendomi con l’altro braccio e facendo aderire i nostri corpi in un mio piccolo sorriso.
Io mantenni le braccia allacciate sulle sue spalle e in risposta mi strinsi a mia volta contro il suo petto, ricambiando il suo bacio e adeguandomi al ritmo del suo respiro caldo.
Continuammo ad indietreggiare lentamente mentre le mie dita si erano impegnate tra i capelli corvini del ragazzo, lasciandomi in balia del suo trasporto.
Sentii chiaramente gli schiocchi dei nostri baci risuonare nell’ingresso e ringraziai che quella fosse casa nostra.
- amore il tavolino – bofonchiai quando mi scontrai appena contro il piccolo tavolo in legno al centro della sala e il moro subito cambiò direzione in un sorrisetto di entrambi.
Prese a premere una gamba tra le mie durante quel nostro percorso confuso e io non potei che animare maggiormente i baci, avvertendo un suo mugolio di approvazione.
La mano che era rimasta sul mio collo venne ben presto spostata di nuovo sul mio fianco, percorrendo ogni mia curva dal seno all’incavo del costato.
Riaprii gli occhi solo quando Zayn cambiò le nostre posizioni arrivando di spalle al divano e stringendomi con più impeto a sé, sdraiandosi poco dopo tra i cuscini con un piccolo slancio e portandosi dietro anche me.
E appena mi ritrovai stesa sopra di lui il cuore prese a battere come un tamburo, costringendomi ad interrompere un attimo i baci quando però lui prese a lasciarmi una scia di piccoli morsi verso il collo, incrociando le gambe alle mie.
Ben presto una sua mano si insinuò sotto l’orlo della mia maglietta cominciando a sollevarla ma proprio in quel momento il silenzio della casa fu rotto dalla suoneria del mio cellulare nella tasca dei jeans.
A quell’interruzione equivalse un grugnito di entrambi, tanto che ci pensai bene prima di sfilarmi il telefono dai pantaloni ma pensai che dopotutto sarebbe potuto essere qualcosa di importante.
- sì pronto? – risposi a stenti alla chiamata dopo qualche secondo rendendomi conto di quanto il mio tono di voce fosse diventato più basso mentre Zayn continuò a baciarmi la mascella lentamente.
- ciao tesoro, sono mamma! Senti, siamo nei paraggi di Piccadilly per delle compere e abbiamo pensato di passare a casa vostra tra poco, voi ci siete? – parlò l’ultima voce che mi sarei immaginata, facendo sgranare gli occhi sia a me che al ragazzo sotto di me che prese a scuotere la testa con impeto.
- ehm.. sì, siamo appena arrivati – risposi cercando di schiarirmi la voce nonostante Zayn mi avesse fatto segno di dire che non c’eravamo, vedendolo infatti alzare poi gli occhi al cielo.
- perfetto, allora tra una decina di minuti saremo da voi. Così almeno riuscirò a vedere per bene l’appartamento finalmente – cominciò a parlare facendo sbuffare il moro che strappò un sorrisetto divertito a me.
- d’accordo.. allora vi aspettiamo – commentai con ben poco entusiasmo prima di chiudere la telefonata in un sospiro e abbandonare la testa sulla spalla calda di Zayn.
- qualcuno dall’alto mi odia, questo è certo! – abbozzò il ragazzo alzando le mani verso il cielo con disperazione facendomi ridere più apertamente quella volta.
- allora odiano anche me, questa volta eri molto convincente Malik.. – scherzai con malizia giocherellando col colletto della sua maglietta.
- già, non ricordarmelo – si lamentò con tono afflitto trovando solo la forza di darmi un bacio rumoroso sulla guancia, allentando anche la presa sulla mia vita capendo che quel pomeriggio non sarebbe trascorso come sperava.





























Buonsalve!
Allora questo capitolo a me non dispiace, lo trovo molto divertente ahahahah
Non preoccupatevi per Camille, saprete a breve i risultati del controllo.
Spero che sia piaciuto anche a voi e che sia riuscita a strapparvi un sorriso.
Domani fino a venerdì sarò a Parigi (Zarlett asdfghjkl) e quindi non so quando riuscirò ad aggiornare anche perchè negli ultimi giorni ho avuto una specie di blocco dello scrittore e non sono stata molto al pc per varie cose. Comunque sto ritrovando l'ispirazione ma preferisco rimanere cauta e non postare troppo in fretta, quindi non vi darò una data dell'aggiornamento questa volta.. voi contate comunque una settimana da oggi e più o meno mi atterrò a questo, però non vi prometto niente anche perchè mi sto godendo questi ultimi giorni di vacanza uscendo con i miei amici e rilassandomi prima che ricominci la scuola, comunque avrete il vostro capitolo ahah
Se volete potete trovarmi su twitter (@hiseyesonmine), su Ask (birbialex) e su Instagram (hiseyesonmine).
Per il resto volevo darvi un bacione e ringraziarvi di tutte le belle parole che mi riservate sempre, un bacione anche ai ragazzi che ieri ai VMA sono stati fantastici e faccio un in bocca al lupo a chi di voi dovrà fare gli esami a Settembre.
Grazie mille per tutto, ci si vede!

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Capitolo 25
*** Non è il momento ***






CAPITOLO 25

 
Continuai a camminare spedita tra gli scaffali di Tesco quella mattina, afferrando ogni prodotto e cibo che facesse a caso mio e lasciandolo poi nel carrello alle mie spalle che Zayn stava spingendo.
Erano le dieci scarse di mattina e noi eravamo venuti al supermercato a fare un po’ di spesa, rendendoci conto quella mattina che se non avessimo rimediato ci saremmo ritrovati col frigorifero vuoto entro un paio di giorni.
Quindi in quel momento ci trovavamo nel reparto degli alimentari, in particolare io con indosso i pantaloni di una tuta e i capelli legati in una coda alta e improvvisata, come anche Zayn che aveva indossato la prima felpa che aveva trovato lasciando che i capelli gli cadessero in parte a lato della fronte senza gel.
Lui in effetti sembrava parecchio assonnato, ogni tanto mi voltavo e lo trovavo sempre con lo sguardo spento a scrutare tra gli scaffali in cerca di qualcosa che potesse piacergli e all’occasione si spostava con calma verso l’oggetto del desiderio lanciandolo malamente nel carrello sotto le sue mani.
Eravamo la coppia dell’anno insomma.
- Scar li mangi davvero tutti questi pistacchi? – borbottò il moro dopo qualche minuto facendo caso alle due confezioni che avevo preso, afferrandone una e guardandola confuso.
- ehi sono buoni i pistacchi! – risposi colpita dalle sue parole, sicura che neanche un’ora dopo avrebbe trovato grandiosa la mia idea di prenderne due dato che spesso aveva cominciato a mangiarli anche lui.
- sì ma non avevi detto che volevi metterti a dieta per l’estate? – bofonchiò con tono stanco catturando subito la mia attenzione e guadagnandosi una mia occhiata omicida.
- stai dicendo che sono grassa? – domandai schietta guardandolo con astio finché finalmente il ragazzo alzò gli occhi dal carrello e li fissò nei miei ravvivandosi un attimo.
- no non.. non ho detto niente, solo che.. tu avevi detto.. e poi.. – cominciò a balbettare a disagio, quasi impaurito che potesse dire qualcos’altro di sbagliato – ..ti amo tanto ma sono stanco, non mettermi alla prova con queste domande a trabocchetto – decise di accantonare il discorso buttando lì una risposta, strappandomi una risatina sommessa quando si passò una mano sugli occhi in un piccolo sbadiglio.
Sorrisi intenerita e rallentai il passo in modo che potesse affiancarmi, parandomi accanto a lui e notando il suo passo stanco e trascinato.
- ma davvero hai tanto sonno? – chiesi stranita dalla cosa, sicura di averlo visto alzarsi ben più presto senza problemi.
- è sabato mattina e sono qui invece di essere a casa a dormire – mormorò alzando lo sguardo nel mio, pregandomi quasi di sbrigarmi a fare la spesa.
Osservai i suoi capelli a tratti spettinati e poi la barba fina che stava ricominciando a crescergli sulle guance, abbozzando un sorriso bonario e avvicinandomi maggiormente a lui.
- dai lascia, lo spingo io il carrello – dissi semplicemente allungando una mano verso il manico rosso quando però lui mi fermò, rianimandosi e scuotendo la testa.
- non preoccuparti, ce la faccio – obbiettò gonfiandosi nelle spalle e cominciando a camminare con più convinzione, cercando di tranquillizzarmi.
- guarda che non mi costa nulla – insistetti facendo spallucce e provando di nuovo ad afferrare il carrello quando Zayn prontamente si spostò accennando un sorrisetto sommesso.
- insisto, barcollo ma non mollo – scherzò in un cenno di capo, stringendo la presa all’impugnatura colorata.
Lo squadrai per qualche altro secondo ricevendo anche qualche sua occhiata sicura, perdendo di vista gli scaffali ricolmi di cibo attenta solo ai tratti affilati del ragazzo accanto a me.
- insisto anch’io diamine! – sbottai in un sorriso genuino scattando e infilandomi prontamente nel varco tra il suo petto e le braccia, afferrando il manico del carrello posando le mani tra quelle più ferme di Zayn.
- ogni tanto l’adolescente scapestrata che è in te torna a fare un salutino, eh? – mi prese in giro ritrovando un po’ della sua ironia pungente, restando comunque a impugnare il manico dietro di me sebbene dovesse camminare con un po’ più di fatica per far stare entrambi a spingere il carrello, me in particolare tra il manico e il suo corpo.
- l’adolescente che è in me a quest’ora ti avrebbe scansato via e sarebbe scappata via col carrello, ora sono molto più clemente – scherzai con sarcasmo sentendomi avvolgere dall’odore del ragazzo dietro di me e a volte anche il suo petto aderire alla mia schiena se rallentavamo il passo.
- sì, ringrazia che a quest’ora il supermercato è deserto e posso lasciarti fare certe cose – borbottò con tono leggero facendo intendere una risatina, muovendosi con me tra le varie corsie del grande negozio.
- oh scusa paparino – commentai sprezzante ridacchiando e voltandomi appena per lasciargli un’occhiata complice.
Sembravamo davvero due adolescenti col loro primo amore.
- più che altro.. cosa ci manca ancora? Che dobbiamo prendere? – chiese finalmente tornando in sé, allentando la presa sul carrello in un sospiro.
- la roba da bagno e poi possiamo andare – risposi tranquillamente sentendolo annuire tra i miei capelli prima di lasciarmi spingere da sola, staccandosi dall’impugnatura e affiancandomi distrattamente.
- sia lodato il Signore – mormorò tra sé e sé facendomi sorridere nonostante mi sentissi quasi vuota non sentendo più il suo calore tanto vicino a me.
- dai non lamentarti, ti ricordo che la maggior parte delle cose che mancano sono il tuo gel, shampoo, balsamo e chissà quali altre diavolerie – esclamai muovendomi velocemente verso il reparto dei prodotti da bagno, riconoscendo con familiarità il rumore che le scarpe da ginnastica di Zayn facevano contro il pavimento.
- scusa tanto se a me piace lavarmi – mi canzonò retorico seguendomi verso gli scaffali più bassi che contenevano tutto ciò che lui stava cercando.
- già me ne sono accorta, ogni volta che entri in bagno tu devo aspettare le ore – ribattei con prontezza nascondendo un sorrisetto divertito.
- ci sono ragazzi che neanche si lavano, dovresti esserne felice – commentò a suo favore perdendosi ad osservare i vari shampoo esposti, rallentando così improvvisamente il passo.
- sì faccio i salti di gioia al sol pensiero.. comunque vado nella corsia qui affianco, dopo raggiungimi – urlai al ragazzo spingendo il carrello verso i prodotti da donna, sperando magari di trovare qualcosa di convincente per me.
Lasciai una mano a trascinare il carrello alle mie spalle e mi mossi appena lungo la corsia, spostando lo sguardo tra i balsami e le maschere per capelli, poi i bagno doccia e gli acqua corpo.
Non ero mai stata troppo attenta agli ingredienti dei vari prodotti ma avevo anche io le mie preferenze, contrariamente a me Zayn invece era maniacale. Si leggeva ogni costituente, effetto e durata scritti sui flaconi e ci metteva spesso tanto a scegliere il vincente.
Sicura che anche quella volta avrei dovuto aspettare un po’ accostai il carrello allo scaffale e tirai fuori dalla tasca larga della tuta il cellulare, l’unico oggetto al momento che non mi facesse sembrare una totale scappata di casa.
Aprii la rubrica e cliccai sul secondo nome tra i preferiti, aprendo velocemente la casella dei messaggi e mettendomi a scrivere con attenzione.
“Appena sai qualcosa fammi sapere subito” inviai alla mia migliore amica sapendo che quel giorno le sarebbero arrivati i risultati degli esami e quindi avrebbe saputo se la gravidanza era effettiva o no.
Ero in ansia io per lei, mi tremavano le mani al sol pensiero.
Sospirai sperando che tutto sarebbe andato per il verso giusto, sentendomi tanto piccola in quel supermercato rispetto a quello che doveva star passando Camille.
Improvvisamente due braccia si allacciarono ai miei fianchi da dietro facendomi sobbalzare appena, accompagnate da un profumo dolce e da una voce conosciuta – siamo lieti di informarla che il signor Malik ha finito la sua ricognizione – se ne uscì Zayn stringendomi a sé e lasciandomi un bacio sotto l’orecchio, rallegrandomi subito e facendo scemare ogni preoccupazione.
- posso sapere se è andata a buon fine? Ha trovato cose eclatanti? – domandai stando al gioco e decidendo di posare la testa nell’incavo del suo collo come anche le mani che andarono sopra le sue lungo il mio ventre.
- sì ho preso una lacca interessante – rispose ridacchiando, appoggiando poi la testa vicino alla mia – tu stai guardando qualcosa o possiamo andare? – mi chiese con premura muovendo come sempre i pollici per accarezzarmi appena.
- veramente stavo aspettando te – commentai semplicemente facendo spallucce e sentendolo sorridere sulla mia tempia.
- oh che onore, così mi fai arrossire – scherzò con sarcasmo dandomi un bacio sulla guancia e lasciando come sempre a me il compito di arrossire invece, facendomi sentire speciale anche in un banale supermercato.
 



Allungai una mano dentro al pacchetto di pistacchi aperto sul letto e passai lo sguardo alla riga successiva del libro che stavo leggendo, proprio quello del professor Finner.
Nei giorni successivi al suo incontro con Zayn mi avevo comunque pregato di leggerlo e di fargli avere un mio commento accurato, allora avevo cominciato a leggerlo quando avevo un po’ di tempo libero.
E di sicuro il fatto che stessi mangiando durante la lettura non era un buon segno.
Preferivo di gran lunga i libri di narrativa con storie coinvolgenti e fantastiche, non degli scritti moderni e soprattutto sull’economia storica.
Sfogliai pagina 42 e mi sforzai di trattenere una smorfia nel riconoscere alcuni nomi famosi leggendo l’inserto sulla storia del settecento, mettendomi seduta meglio sul letto con una gamba piegata sotto il sedere.
Arrivati a casa dopo la spesa mi ero fatta la doccia e avevo ancora i capelli leggermente umidi che ogni tanto rigiravo attorno alle dita, sperando che le 114 pagine che mi mancavano sarebbero state più scorrevoli e piacevoli da leggere ma con ben poche aspettative.
- cosa stai facendo? – mi chiese Zayn facendo il suo ingresso nella stanza dalla porta alle mie spalle e prendendo presto posto accanto a me nel letto, lasciando le gambe dietro di me ma allungandosi a puntare un gomito sul materasso per guardarmi meglio.
- sto leggendo – mormorai semplicemente facendo la sostenuta ma perdendo ogni mia precaria attenzione dalla lettura quando il moro si stese a pancia in su alla mia destra, tenendo gli occhi puntati nei miei con curiosità.
- lo vedo, ma cosa? – domandò ancora portandosi una mano dietro alla nuca per stare più comodo e a quella domanda mi irrigidii un attimo, decidendo di abbassare il libro alle gambe tenendo il segno con le dita.
- niente di interessante.. – bofonchiai con sincerità in un piccolo sospiro e facendo spallucce, perdendomi ad osservare le sue guance lisce dato che probabilmente si era fatto la barba quando io ero uscita dal bagno un’oretta prima.
- allora perché lo stai leggendo se non ti piace? – borbottò confuso scrutandomi con quegli occhi scuri e penetranti.
- perché non ho nient’altro da fare – improvvisai cercando di restare indifferente, aprendomi ad un’espressione accomodante.
- coccola me se non hai niente da fare! – esclamò lui a quel punto portando la mano libera sul mio ginocchio scoperto dai pantaloncini corti, strappandomi una risata sentita.
- ma tu non eri stanco prima? Vai a dormire oh! – lo rimbeccai facendogli la linguaccia e dandogli un colpetto con il palmo sul ventre appena scoperto facendolo ridacchiare, riempiendo subito l’aria.
- se continui a leggere questo libro tra poco andrai a dormire anche tu – mi canzonò sorridendomi in quel modo che sapeva sempre farmi stare meglio.
Scossi la testa e alzai gli occhi al cielo divertita, sentendomi quasi a disagio sotto il suo sguardo.
In quel momento con uno slancio si mise seduto sul letto accanto a me ma dal verso opposto al mio, riuscendo comunque a guardarmi, e anche con facilità, avvicinandosi al mio viso e accorciando le distanze in quel modo che avrebbe potuto fare solo con me.
- andiamo fammi vedere.. magari l’ho già letto, ti posso fare un riassuntino – continuò a scherzare allungando le mani verso il libro che io strinsi, sicura che non sarebbe stato d’accordo sulla cosa.
- tu che leggi? Ma smettila! – sbottai sperando di distrarlo quando invece lui mi fulminò con lo sguardo e mi sfilò lo scritto dalle dita, facendomi sgranare gli occhi preoccupata.
Il ragazzo se lo rigirò tra le mani e lesse il punto in cui ero arrivata, muovendo velocemente gli occhi tra le varie righe e piegandosi anch’esso in una smorfia di disappunto, alzando un sopracciglio e cominciando anche a sfogliare qualche pagina.
Scrutò con un cipiglio di fastidio le pagine ruvide e poi socchiuse il libro aggrottando la fronte, perdendosi a fissare la copertina e a sgranare successivamente gli occhi quando si rese conto di chi fosse lo scrittore.
Alzò lo sguardo dalle sue mani guardandomi con astio e a quella visione mi scappò una risatina sottile, divertita dal suo broncio sostenuto.
- me lo sentivo che fosse suo questo libro indecente – borbottò guardando con insufficienza la copertina chiara in contrasto con il titolo rosso e tornò a stendersi in un sospiro pesante, portandosi dietro anche lo scritto che continuò a osservare infastidito.
- andiamo non è così brutto.. – cercai di oppormi sebbene la pensassi come lui a riguardo, infatti il ragazzo mi guardò con enfasi inchiodandomi con un’occhiata ferma.
- non è brutto? Scar è noioso.. ti ho vista prima, sai? E poi perché lo stai leggendo? – cominciò a chiedermi mantenendo però la calma dato che rimase comodamente sdraiato sul letto al mio fianco, lo conoscevo e se si fosse arrabbiato davvero si sarebbe spostato.
- è che.. – mormorai prendendo un lungo respiro, sperando di non dire niente di sbagliato – è un mio professore Zayn, mi ha pregato di fargli sapere cosa ne penso del suo libro. L’avrei fatto con chiunque altro – spiegai mordendomi il labbro inferiore con innocenza, guardando fisso Zayn per capire se se la fosse presa.
- e cosa pensi del libro, sentiamo? – mi mise alla prova lasciandosi il libro aperto sul petto e alzando un sopracciglio, attento a non perdere il segno a quanto pareva.
- beh è una.. rivisitazione delle antiche culture e politiche, illuminante per non farci compiere gli stessi errori passati, è accurato e.. – improvvisai cercando di trovare delle note positive con un po’ di fatica, alzando gli occhi al muro lilla attorno a noi per concentrarmi.
- vuoi sapere cosa penso io invece? – sbottò lui afferrando il libro prontamente e alzandolo appena, e a quelle sue parole equivalse un mio lieve sorriso durante il quale serrai gli occhi pronta a sentire una delle sue uscite cabarettistiche.
- ..che dovresti smetterla di riempirti la testa con tutte queste baggianate! – si rispose da solo lanciando il libro per aria e facendolo finire giù dal letto, costringendomi a un urlo tra il divertito e il sorpreso.
- dai il mio libro! Non ho neanche messo il segno! – piagnucolai scattando e gattonando sul materasso per andarlo a recuperare quando però Zayn mi immobilizzò allacciando le gambe e le braccia attorno al mio corpo appena tentai di scavalcarlo.
- oh che perdita – commento retorico roteando gli occhi e stringendo la presa sulla mia vita dato che stavo cercando come una disperata di allungarmi a prendere il libro finito malamente sul pavimento, ridendo apertamente quando il ragazzo mi afferrò meglio per i fianchi tirandomi indietro e facendomi così slittare sulla coperta color lampone.
- Malik lasciami! – urlai divertita cercando ancora di muovermi a carponi ma senza buoni risultati, avvertendo il moro avvicinarsi a me pericolosamente.
- ma neanche per sogno! Quel libro fa male! – esclamò con una stentata serietà che continuò a farmi ridacchiare anche quando lo sentii muoversi nella mia direzione aggrappandosi all’orlo della maglietta che indossavo, e che in realtà era sua, tirandola appena per allontanarmi dal bordo del letto con buoni risultati.
Urlacchiai divertita riconoscendo con una certa familiarità le sue dita involontariamente sulla pelle del mio ventre appena scoperto fin quando con le mani si aggrappò meglio ai miei fianchi tirandomi verso di lui in una risata compiaciuta, portandomi a scalciare appena.
- no levami quelle mani di dosso, non è il momento! – sbottai teatralmente anche quando lui senza troppa fatica mi rigirò a pancia in su, parandosi in parte sopra di me.
- non è il momento per cosa? Per prendere quel libro mi auguro – mi stuzzicò tenendomi salda a sé con un braccio e puntando l’altro nel materasso, guardandomi fisso negli occhi come se dovesse esplorare ogni centimetro del mio viso.
- dai Zayn, odio quanto te quel libro ma devo finirlo e prima lo faccio meglio è! – piagnucolai decidendo che assecondarlo sarebbe di sicuro stata la cosa migliore, sperando che dopo mi avrebbe lasciata andare.
- io non odio il libro in sé, odio lo scrittore: quel farabutto, approfittatore e.. – cominciò a borbottare indurendo la mascella e prendendo a insultare il mio professore strappandomi una risatina colpita mentre posai distrattamente una mano sulla sua spalla.
- oh ancora? Giuro su mio fratello che non lo toccherei mai neanche con un dito! – ribadii ulteriormente come se il messaggio non gli fosse già arrivato fin troppe volte, rilassandomi sotto la sua presa e accantonando un attimo il pensiero del libro sul pavimento.
- lo so ma lui invece ti toccherebbe e anche con un bel po’ di dita – commentò infastidito serrando appena gli occhi e facendo una smorfia piegando le labbra da un lato, tenendo lo sguardo fisso nel mio.
- e giuro che se non la finisce di farti il filo gliele stacco tutte! – concluse alzando le sopracciglia scure con enfasi, guardandomi con sicurezza e facendomi sorridere nuovamente.
Mi lasciai scappare un risolino sottile e dall’abitudine strinsi maggiormente la gamba che Zayn aveva tenuto tra le mie, mettendomi stesa più comoda e accoccolandomi tra il suo petto e il braccio fermo puntato sul materasso.
- sei divertente quando diventi geloso, sai? – abbozzai dopo qualche secondo passandogli la mano sinistra tra i capelli corvini della nuca, arrendendomi a restare sdraiata sul letto dal verso sbagliato insieme a lui.
- tu invece sei parecchio inquietante quando lo fai – ribatté con prontezza accennando un sorrisetto bonario che contagiò anche me.
- so essere abbastanza protettiva nei tuoi confronti, questo sicuramente – commentai vedendolo indurire lo sguardo in un’espressione confusa, aggrottando le sopracciglia in un ghigno.
- e da cosa dovresti proteggermi, scusa? – borbottò incuriosito chiedendosi effettivamente cosa avrei potuto fare io verso di lui dato che era sempre stato il primo a stare attento a me.
- dalle altre donne e.. non so, mi piace prendermi cura di te – mormorai facendo spallucce e continuando ad accarezzargli i capelli con le dita in quel modo che sapevo l’avrebbe aiutato a rilassarsi.
- illuminami, ti prego – esalò ancora forse non avendo capito a pieno le mie parole vaghe.
Alzai gli occhi verso il soffitto e cercai di formulare delle frasi convincenti, muovendo continuamente il pollice nel punto tra il collo e l’attaccature dei capelli di Zayn.
- oddio non saprei.. credo, come questa mattina quando mi sono messa a spingere io il carrello, mi piace aiutarti e invece non mi piace affatto essere un peso per te alle volte – spiegai in un sussurro quasi intimidita da ciò che avevo appena detto, alzando l’altra mano verso la sua clavicola.
- non sei un peso per me, Scar.. – commentò con sicurezza aprendosi in un sorriso genuino, scuotendo il capo colpito e piegandosi a baciarmi la spalla quasi scoperta dalla maglietta larga.
- ogni tanto, come stamattina, mi sembra quasi che tu ti senta obbligato a fare certe cose per me ma non devi.. io non sono così fondamentale, non sei costretto a spaccare il mondo in due per me – continuai a dire accarezzandogli ancora i capelli in modo familiare, leggendo nei suoi occhi quasi un allarme che io non colsi a fondo.
- non dire queste cose.. oggi ero solo un po’ assonnato, non credere che andare semplicemente al supermercato sia un peso per me, cosa dici? – esclamò sorpreso con tono ilare, incredulo per quello che avevo detto.
Si abbandonò con la testa sulla mia spalla un attimo mantenendo quel sorriso stranito e scuotendo impercettibilmente la testa risalì lungo la mia pelle lasciandomi altri due baci nell’incavo del collo, strusciando il naso contro la mia giugulare quando riprese la strada spostandosi verso la mascella e strappandomi così un sorrisetto sincero e libero.
- e per la cronaca.. – mormorò d’un tratto arrivando appena sotto l’orecchio mentre le mie mani sui capelli del moro avevano seguito i suoi movimenti come al solito – spaccare il mondo in due per te è una delle cose che preferisco fare – esalò sorridendomi in quel modo mozzafiato, sollevando il viso dal mio collo per guardarmi in faccia trovandomi a sorridere come una bambina.
Rimasi incantata ad osservare quelle ciglia lunghe che incorniciavano gli occhi più belli del mondo e continuai a sorridere senza sosta, trovando solo dopo una manciata di secondi la forza per annullare la distanza tra di noi catturando le sue labbra nel solito sorriso.
Lo strinsi a me rafforzando la presa alla mano che tenevo dietro la sua nuca e lo sentii subito ricambiare il mio bacio con entusiasmo, prendendosi subito la libertà di posare una mano sul mio fianco facendosi più vicino a me.
Il mio cuore accelerò all’istante i battiti e appena posai maggiormente l’altro braccio dietro le sue spalle Zayn subito appoggiò l’altra mano sulla mia guancia, salendo sopra di me delicatamente.
- e quali sono le altre cose che preferisci fare? – abbozzai tra un bacio e l’altro impegnandomi a un sorrisetto costante, catturando la sua attenzione perché lasciò i nostri nasi a sfiorarsi con attenzione.
- baciarti e.. stringerti come gli altri non possono fare – rispose con complicità depositandomi dei piccoli baci appena sotto il naso e poi sull’angolo della bocca, allungando un braccio sotto la mia schiena tenendomi salda a lui e dando valore alle parole che aveva appena pronunciato.
- e fare l’amore con te e.. guardarti al mattino finché non ti svegli e cominci a raggomitolarti su di me – aggiunse con voce più roca perdendosi in quella leggera scia di baci che non andavano mai a finire pienamente sulla mia bocca ma tutto intorno alle labbra e lasciando il respiro caldo infrangersi per le mie guance arrossate.
- tu non puoi capire, accoccolarmi su di te appena sveglia è una delle cose migliori della giornata – gli diedi corda allungandomi a fermare la sua bocca sulla mia, mordendogli il labbro inferiore e pieno e costringendolo a baciarmi con più sentimento.
Ridacchiò appena durante il bacio e poi si concesse di spaziare davvero lungo la mia schiena infilando sapientemente una mano sotto la mia maglietta chiara, riprendendosi quello che gli spettava.
Allacciai entrambe le braccia al suo collo e strinsi maggiormente le gambe alle sue quando però il suono del campanello di casa ci interruppe in modo puntuale, portando entrambi a grugnire.
Sciolsi appena la presa sul suo corpo ma continuai a ricambiare tutti i suoi baci facendo comunque attenzione ad altri eventuali rumori – amore sarà stata qualche ditta di pubblicità, rilassati.. – mormorò Zayn sulle mie labbra notando quanto mi fossi irrigidita, usando però un tono speranzoso.
Annuii decidendo davvero di non preoccuparmi e tornai a baciarlo, sentendo poi dopo qualche secondo il campanello suonare nuovamente per ben due volte.
Sospirammo entrambi e il ragazzo alzando gli occhi al cielo in un ulteriore grugnito abbandonò la testa accanto alla mia sul materasso, allentando la stretta su di me.
Non mi alzai finché sentii anche il terzo scampanellio, guardando un attimo il moro con una smorfia di scuse e sgusciando da sotto il suo corpo in uno sbuffo, tirandomi in piedi ben presto e aggiustandomi la maglietta per dirigermi verso la porta di casa.
Percorsi velocemente il piccolo corridoio dell’appartamento e raggiunto l’uscio feci attenzione a controllare dallo spioncino, trovando sul pianerottolo un ciuffo biondo di capelli conosciuto.
- Niall che ci fai qui? – bofonchiai confusa aprendo al minimo la porta e affacciandomi fuori, incrociando lo sguardo vispo color oceano del mio migliore amico.
- come Niall?! Ma io lo ammazzo stavolta! – sentii esclamare dalla camera da letto, sicuramente era stato Zayn data la notizia inaspettata.
- ehi, posso entrare un attimo? – chiese all’istante torturandosi le mani e accennando un sorriso gentile mentre io lo squadrai confusa dalla sua presenza lì.
- uhm certo.. anche se non ti aspettavamo, va tutto bene? – borbottai disorientata guardandolo storto e aprendogli la porta di casa lentamente, tenendolo d’occhio ma non trovando effettivamente nulla che non andasse in lui.
- sì tutto bene, sono passato per chiederti.. una cosa in verità – commentò facendo il suo ingresso in casa tranquillamente, rompendo il silenzio del salotto.
Chiusi l’uscio alle nostre spalle e appena sentii dei passi pesanti arrivare dal corridoio mi ripresi, avvicinandomi all’irlandese e posandogli una mano sul braccio con fare materno.
- tu! Tu devi sempre arrivare nei momenti giusti, eh? Giuro che faccio mettere il catenaccio a quella porta uno di questi giorni! – sbottò Zayn facendo il suo ingresso in sala e indicando duramente il suo amico, rivolgendosi poi a me nella seconda parte della frase facendomi sospirare divertita.
- ehm ho.. interrotto qualcosa? – abbozzò Niall confuso, spostando lo sguardo da me al moro più volte.
- dai stai tranquillo, piuttosto chiedimi quello che devi, su! – decisi di mettere in secondo piano le lamentele di Zayn, sicura neanche di voler intavolare quel discorso imbarazzante davanti a Niall.
Forse era destino che io e il mio ragazzo non riuscissimo a stare da soli.
Mi scappò un sorrisetto ilare a quel mio pensiero e poi tornai a guardare il biondo, in attesa che parlasse come anche il terzo ragazzo che incrociò le braccia al petto forse curioso di sapere il motivo della nostra interruzione.
Niall si guardò intorno un po’ a disagio e poi prese a parlare – ecco.. beh, hai presente Stephanie, no? La settimana scorsa con Harry e Nicole abbiamo fatto quella famosa uscita a quattro e credo che lei mi piaccia.. – e già solo a quest’affermazione tremolante Zayn roteò gli occhi in un sospiro allucinato – credi che sarebbe possibile invitare anche lei venerdì sera a vedere la partita qui da voi? – mi propose riportandomi alla mente il derby Liverpool-Manchester del fine settimana che ovviamente avremo seguito tutti dalla tv a casa nostra e sarebbe anche venuta Nicole sotto l’insistenza di Harry.
- per me non ci sono problemi, è una mia amica, ma non vedo come potrebbe aiutarti la cosa – commentai confusa dando un’occhiata veloce a Zayn che prese a dondolarsi sui talloni con indisposizione.
- quando andiamo via magari la porto a bere qualcosa da qualche parte, ti prego posso invitarla? Magari potresti anche darmi qualche dritta sulle cose che le piacciono o.. non so..  – mi chiese ancora guardandomi con occhi grandi e speranzosi, provando a convincermi nonostante l’avesse già fatto infondo.
- Scar spero che questo si serva di lezione.. io ai nostri tempi ti avevo invitata a uscire senza tutti questi tentennamenti, adesso lui e quell’altro devono venirti a chiedere consigli su consigli.. poveri noi – sbottò a quel punto il padrone di casa con la sua ironia pungente guardandomi con enfasi e poi camminando via verso il bagno con spavalderia, lasciandosi a un sospiro stremato e rumoroso che mi fece scappare una risatina sommessa, la centesima forse di quella giornata.
 


Dopo aver salutato la madre e il padre di Camille mi diressi a passo spedito verso la camera della giovane rendendomi conto di quanto quella giornata fosse stata lunga e che dopotutto, neanche alle nove di sera passate, non era ancora finita.
Mi sbottonai la giacchetta di pelle marrone che avevo indossato per il fresco serale e aprii senza troppi tentennamenti la porta della stanza di Camille dato che mi aveva chiamato mezz’ora prima sostenendo di aver trovato nella buca della posta la lettera della clinica con la risposta al test di gravidanza.
Appena spalancai la porta in legno il profumo dolce della mia migliore amica mi arrivò addosso e non ci misi neanche troppo a trovarla, seduta sull’angolo del letto rannicchiata con accanto sulla coperta una busta gialla ancora sigillata.
- ehi.. – mormorai in saluto aprendomi in un sorriso genuino e appena la moretta alzò gli occhi nei miei incontrai il suo sguardo appena arrossata che mi sciolse. Abbandonai la borsa sul pavimento e mi chiusi distrattamente la porta alle spalle, avvicinandomi subito alla ragazza di fronte a me che ricambiò il mio sorriso come poté.
- sono arrivata appena ho potuto, Niall si è imbucato a casa nostra per tutto il pomeriggio e ho dovuto fare i salti mortali per uscire, quel ragazzo è parecchio cocciuto quando vuole.. – cominciai a farneticare allungandomi ben presto ad abbracciare Camille sedendomi poi sul letto accanto a lei – ma parliamo di te, come vai? Hai letto la lettera? Cosa.. – mi corressi poi subito rendendomi conto di essere venuta fino a lì per parlare della lettera, non per perdere tempo nei miei drammi inutili e assolutamente trascurabili.
- non.. non l’ho aperta, ho aspettato te – mormorò lei con voce tremolante e nei suoi occhi lessi tutta la paura che io avevo sottovalutato, riportandomi alla mente i pensieri sconnessi di quel mattino.
Il mio cuore prese a battere con più prepotenza per il nervosismo e annuii alle sue parole deglutendo, rendendomi conto di quello che ci avrebbe aspettate nei minuti successivi.
Mi voltai appena e scorsi dietro di me la busta chiusa in mia attesa, e il pensiero che in quella lettera ci fosse scritto il futuro di Camille mi scaturì una scia di brividi lungo la schiena.
- ah.. allora.. la apriamo, che dici? – proposi nonostante la voglia di scoprire la verità fosse ben poca, pronunciai quelle parole con fatica e continuai a guardare la mia amica negli occhi con una sicurezza che a me mancava.
Vidi Camille allungarsi verso la busta e stringerla tra le mani lattee per poi aprirla con grande attenzione, come se fosse stata di vetro.
Fissai l’apertura della busta e un pezzo del mio cuore si squarciò con essa, capendo quanto fosse stata stupida la sua idea di chiamarmi perché la più debole delle due in quel momento ero sicuramente io.
- no non ce la faccio, leggi tu – esalò in quel momento quando si ritrovò il foglio candido piegato tra le dita, posandomelo sulle gambe e facendomi così sgranare gli occhi.
La guardai a lungo colpita e pregai mentalmente che tutto fosse andato per il verso giusto, aspettando che mi facesse un cenno di capo implorante per afferrare la carta sottile e deglutire nuovamente.
Respirai a fatica aggrottando le sopracciglia nervosa e quando presi coraggio per aprire il foglio ebbi il terrore di abbassare lo sguardo per leggere il responso tanto atteso.
Mi sforzai di concentrarmi su qualunque altra parola della lettera ma quando Camille mi posò una mano sul ginocchio debolmente lessi anche l’ultima riga, quella importante.
- parla Scarlett – mi incitò a mezza voce guardandomi con speranza e paura.
Presi respiro e rimandai giù il cuore che mi era salito in gola, sperando di calmarmi.
- positivo, Cam. È.. positivo – pronunciai tenendo gli occhi bassi, non riuscendo a tenerli in quelli della mia migliore amica.
Però ebbi la certezza, nei fui proprio certa, che una lacrima salata scese dai suoi occhi grandi e pieni perché la vidi chiaramente atterrare sulla mano che teneva sopra la mia gamba.
 
 







































 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Buonsalve!
Eccomi qui ad aggiornare anche se dovrei star facendo fisica.. ma dettagli ahah
Sinceramente a me piace molto questo capitolo, e poi avete scoperto la verità su Camille.. come pensate che reagirà davvero lei? E Liam? Lo terranno? Cosa ne penseranno? Mishtero.
Comunque sul serio, spero che non mi ucciderete ahah
Aggiornerò.. non so, forse martedì, forse mercoledì.. vedrò.
Se volete potete trovarmi su twitter (@hiseyesonmine) o su Ask (birbialex).
Vi mando un bacione e do la mia benedizione a chi di voi sta facendo gli esami in questi giorni e un in bocca al lupo a tutti per la scuola che ricomincerà la prossima settimana çç
Adieu!

 

 
 

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Capitolo 26
*** Ricordi ***




 
"You were perfect but I was.. just me."
 

CAPITOLO 26
 
Continuai a frugare in un’anta bassa della cucina, una delle prime della credenza, in cerca di quello che avrebbe potuto far caso a quattro ragazze un venerdì sera.
Nicole, Stephanie e Camille avevano preso posto attorno al tavolo della cucina mentre i ragazzi erano rimasti in salotto in attesa che cominciasse il secondo tempo del derby durante il quale sarei tornata anch’io nell’altra stanza.
Era semplicemente una pausa, più per loro che per me, dalla partita Manchester-Liverpool che a quanto pare non interessava loro quanto me.
- Scarlett mi togli una curiosità? – la voce pimpante di Stephanie mi distrasse portandomi a voltarmi verso la rossa appoggiata con i gomiti al tavolo intenta a fissare un punto sopra il piccolo televisore della cucina che stava trasmettendo una vecchia puntata di “Big Bang Theory”.
- spara.. – abbozzai quasi curiosa di sapere cosa le stesse passando per la mente, soffermandomi a osservare i suoi capelli ricci sciolti sulle spalle.
- quelli lì nella foto siete tu e gli altri? – domandò indicando finalmente una foto appesa in un quadretto sul muro che io e Zayn avevamo appositamente fatto sviluppare in bianco e nero e che ci raffigurava tutti durante il viaggio a Parigi di terza superiore.
Tutte e quattro alzammo lo sguardo e finimmo a guardare la vecchia immagine, potei  anche notare chiaramente un sorriso genuino aprirsi sulle labbra di Camille, sapendo già la risposta a ogni cosa.
- sì siamo noi negli anni d’oro – dissi facendo ironia e soffermandomi poi anche su Nicole che prese a sorridere colpita probabilmente perdendosi a fissare Harry.
- davvero? Oh.. ma da quanto vi conoscete? Che carini che eravate! – mormorò infatti la bionda spostando l’attenzione su di me cominciando a guardarmi con quei suoi occhi verde fango grossi e luminosi, stringendosi nelle spalle minute.
- Cam la conosco da quando eravamo piccolissime, praticamente da una vita, invece i ragazzi dalla terza superiore.. – risposi scambiandomi delle occhiate fugaci con la mia migliore amica e abbandonando le mani dentro la scatola di bottiglie che stavo controllando, spostando a mia volta lo sguardo alla foto.
- e da quanto hai detto che stai insieme a Zayn? Quattro anni? – continuò a chiedere la scozzese scuotendo appena i ricci e dando sfogo alla sua curiosità, trovando bella quella nostra vecchia conoscenza.
- esatto – confermai annuendo distrattamente fermandomi a guardare tutte le figure nella foto, noi sette in posa proprio sul terrazzo della torre Eiffel con dietro la vista di tutta Parigi – stiamo insieme da San Valentino di quello stesso anno – aggiunsi senza quasi rendermene conto quando notai me e il moro vicini nell’inquadratura, con un suo braccio a passarmi dietro le spalle con protezione portandomi a sorridere.
- oh è stato proprio un amore al primo sguardo allora – commentò ancora la rossa allargando il mio sorriso oltremodo tanto che non riuscii a reggere il confronto con i suoi occhi e abbassai il viso all’armadio.
Probabilmente se avessero visto anche altre varie vecchie foto disseminate per casa con solo noi due avrebbero continuato a farmi domande fino al mattino, a cominciare dalla primissima foto che facemmo io e Zayn sulla London Eye da più piccoli che tenevo sul comodino gelosamente.
- credimi all’inizio c’è voluto un po’ per far funzionare la cosa, non è stato così facile – borbottai riprendendo a frugare dentro all’anta in cerca di un vecchio liquore che avevo tenuto da parte.
- però ne è valsa la pena, guardate dove siete ora.. vivete insieme – prese parola Camille sorridendomi felice e colorandomi le guancie di un rosso più acceso.
Non riuscii a commentare quella sua uscita e feci finta di niente continuando a sorridere, rendendomi poi però conto di essere arrossita.
- ecco! Finalmente ti ho trovato! Del buon Disaronno italiano, le mie origini non si smentiscono mai – esclamai trovando dietro uno spumante la bottiglietta dal tappo quadrato del mio liquore preferito, alzandomi in piedi e stringendolo tra le mani avvicinandomi poi sapientemente al tavolo per versarne un po’ nei bicchieri che avevo già preparato per me e le mie amiche.
- e poi questa foto.. Parigi ha dei bei ricordi per te, no? – mi stuzzicò la mora quando presi a riempire appena i quattro bicchieri di vetro, smontando subito la mia mossa per cambiare argomento.
Odiavo arrossire davanti a una persona che non fosse Zayn e neanche quest’ultimo mi dava piena tranquillità, figuriamoci davanti a una collega e una conoscente.
- è stato il primo viaggio che abbiamo fatto tutti insieme, ovvio che ce li ha – abbozzai guardando Camille e sperando che non aggiungesse dettagli compromettenti, irrigidendomi e posando la boccetta di liquore sul tavolo.
- sì ma tu e Zayn.. insomma.. – commentò maliziosa guadagnandosi una mia occhiata dura, facendole capire di non dire altro.
Anche le altre due ragazze al tavolo si accorsero del nostro scambio di sguardi e si fecero scappare dei sorrisetti curiosi, guardando in modo interrogativo la mia migliore amica.
- ..hanno avuto la loro prima volta lì – bofonchiò camuffando la voce con due colpi di tosse facendomi sgranare gli occhi allucinata e invece portando Nicole e Stephanie a lasciarsi a dei mugolii dolci.
- Cam dannazione! Dovevi proprio farlo sapere a tutti, vero? – sbottai ancora stupita dal fatto che l’avesse detto, cosa che di solito faceva Louis per scherzare rozzamente.
- dai è una cosa romantica, non prendertela con lei! – abbozzò Stephanie guardandomi con affetto e dolcezza, quando io riuscii solo ad afferrare il mio bicchiere di liquore e mandarne giù un sorso pieno in un sospiro.
- sarà anche romantico ma non mi piace parlarne in pubblico – commentai con tono ovvio aprendomi in un sorrisetto imbarazzato, piegando gli angoli della bocca verso il basso impercettibilmente.
- è solo così per fare due chiacchiere, tanto siamo solo noi e gli altri di là lo sanno già tutti.. – mi canzonò Camille meritandosi un altro mio sguardo fulmineo.
- sul serio a chi vuoi che lo dica? So solo che è una cosa molto dolce insomma, Parigi è la città dell’amore – si aggiunse al discorso anche Nicole allungandosi al suo bicchiere e cominciando a sorseggiarlo, rilassandomi in parte con quella sua voce delicata ma mi sentii quasi in colpa a starle facendo bere del liquore.
Annuii alle sue parole decidendo di calmarmi e continuare a bere, sentendo ben presto il liquido finire dal fondo del bicchiere quando diedi un secondo lungo sorso.
- ci siete più ritornati dopo quella gita? – chiese Stephanie bevendo un po’ della sua porzione e cercando di spostare il discorso altrove.
- no.. purtroppo – esalai in una piccola smorfia notando il bicchiere di Camille ancora pieno e il suo sguardo di disappunto verso il liquore, facendomi capire che non l’avrebbe preso.
Probabilmente per il bambino, pensai.
Quando afferrai anche il suo bicchiere la vidi rilassarsi e farmi un cenno di capo, respirando rumorosamente e incrociando le braccia sotto al seno.
- però vorresti tornarci? – obbiettò Nicole intenerita dalla cosa abbozzando un sorriso felice.
- ora che mi ci fate pensare.. sì, magari un giorno.. sarebbe bello – mormorai colta alla sprovvista, non avendo mai pensato davvero all’opportunità di fare un altro viaggio a Parigi.
Sorseggiai appena dal bicchiere che prima era stato di Camille e immaginai come sarebbe stato tornare in quella città dopo tanti anni, quella città che io infondo ancora mi portavo il cuore.
- ma smettiamola di parlare di me, andiamo un po’ di là che devo torturare gli altri con il mio Manchester – me ne uscii a quel punto posando il bicchiere praticamente vuoto sul tavolo e decidendo di accantonare tutti quei vecchi ricordi, sicura che sarebbe di certo stato più importante il presente e il futuro.
Era più importante la convivenza mia e di Zayn, era più importante la gravidanza di Camille ed erano sicuramente più importanti i miei migliori amici nella stanza accanto.
- va bene capo – mormorò Stephanie in un sorriso bonario alzandosi prontamente dalla sua sedia e parandosi in piedi in tutta la sua altezza mentre io velocemente rimisi al suo posto il liquore per paura che qualcun altro potesse trovarlo.
Quando anche Nicole si alzò notai chiaramente la differenza di statura tra lei e la sua coinquilina e accennai una risatina intenerita, facendo un cenno di capo alle ragazze e uscendo poi dalla cucina.
- allora ragazzi, siete pronti ad essere stracciati nel secondo tempo? – sbottai subito dopo aver aperto la porta, facendo il mio ingresso in salotto e attirando l’attenzione dei presenti.
C’erano tutti tranne Louis quella sera, all’ultima ora ci aveva detto di non poter venire per un impegno improvviso, quindi mi restava che tifare la mia squadra del cuore insieme a Niall.
- ben detto! – mi diede corda infatti il biondo annuendo alle mie parole e tirandosi a sedere eretto sul divano tra Zayn alla sua sinistra e Harry alla destra.
Liam si era seduto su una poltrona lì accanto lasciando però vuoto il piccolo divanetto dall’altro lato che un tempo era sempre stato nella cucina di casa Malik ma che io avevo insistito tanto per avere.
- mah veramente il primo goal l’abbiamo segnato noi, poi voi avete pareggiato – specificò Zayn ravvivandosi subito e guardandomi con complicità, prendendosi il permesso di stuzzicarmi col calcio.
- e ci mancherebbe solo che ci facciamo battere da una squadretta come il Liverpool! – commentai con sarcasmo avvicinandomi al divano mentre invece Camille si diresse subito da Liam facendosi posto accanto a lui sulla poltrona e Nicole e Stephanie si sistemarono sull’altro divanetto un po’ scolorito dal tempo.
- abbiamo una certa dignità da difendere noi – aggiunse Niall alzando una mano in modo che gli battessi il cinque, cosa che non tardai a fare in una risata spensierata.
- allora cominciate a preoccuparvi anche perché se non vedo male qui a tifare Manchester siamo in quattro e voi solo in due – ci canzonò Harry guardandomi con sicurezza, allora mi girai confusa a contare quanti effettivi tifosi ci fossero.
- e chi diamine sarebbe il quarto? – borbottai ben presto riuscendo a trovare solo lui, Zayn e Liam.
- Camille – rispose subito facendomi alzare gli occhi al cielo.
- andiamo lei non conta, lo fa solo per far contento Liam – esclamai divertita spostando lo sguardo sui due e trovando il ragazzo a passare un braccio dietro le spalle della mia migliore amica.
Lui ancora non sapeva della gravidanza, per quanto ne sapevo Camille gliel’avrebbe detto la sera stessa una volta andati via da casa nostra.
- cosa c’entra?! È pur sempre dalla nostra parte – bofonchiò scuotendo la testa e rilassandosi sul divano, appoggiandosi al bracciolo e guardando qualche secondo il televisore fermo sulla pubblicità.
- se se.. comunque vedete di farmi spazio, non voglio vedere il secondo tempo in piedi, grazie mille – abbozzai notando di essere ormai l’unica in piedi tra tutti, cercando subito di farmi posto tra Zayn e Niall nonostante effettivamente il divano non fosse troppo grosso.
Zayn si spostò appena per farmi sedere ma Niall ridacchiò e rimase immobile, così come anche il riccio che impassibile continuò a guardare distrattamente lo schermo della tv.
- ragazzi dannazione spostatevi – grugnii spintonando appena l’irlandese mentre Harry si fece scappare una risatina sommessa.
- perché ti devi mettere proprio qua? Siamo stretti – disse il ragazzo con tono ilare catturando la mia attenzione tanto che gli lanciai un’occhiataccia all’istante.
- perché questa è casa mia e se voglio mettermi sul mio divano davanti al mio televisore posso farlo senza chiedere il tuo permesso mi pare – mi lasciai scappare con tono secco facendo infatti ululare subito dopo sia Liam che Stephanie, tenendo gli occhi fissi in quelli verdi di Harry e vedendolo irrigidirsi.
- ehi tigre rilassati.. – commentò a quel punto Zayn per alleggerire la tensione, guardandomi di sottecchi e posandomi prontamente una mano sul fianco per calmarmi.
Appena mi voltai nella direzione del moro lo vidi scambiarsi uno sguardo veloce di rimprovero con Harry, accennando poi un sorrisetto bonario verso di me.
- andiamo io e Styles non siamo mai andati pienamente d’amore e d’accordo, non fate i sorpresi – borbottai in uno sbuffo ripensando ai primi mesi dopo che ci eravamo conosciuti e durante i quali eravamo soliti battibeccare.
Certo, era un grande amico e l’avevo aiutato quando aveva avuto bisogno di me, ma eravamo due bombe ad orologeria e spesso esplodevamo l’un sull’altro.
Alzai gli occhi al cielo quando vidi Harry fare lo stesso e cercai nuovamente di farmi spazio sul divano tra Zayn e Niall, riuscendo a smuoverli entrambi quando però girandomi per sedermi mi sentii tirare dalla vita verso sinistra finendo così per sedermi sopra qualcuno.
- così non ti va bene? – mormorò una voce familiare al mio orecchio appena mi resi conto di chi fossero quelle braccia tatuate che si allacciarono attorno alla mia vita stringendomi a sé.
Non l’aveva fatto per malizia o altro, semplicemente non voleva vedermi ancora discutere con gli altri e si era preso la briga di farmi sedere sopra le sue gambe, ponendo fine al problema.
In un sorrisetto improvviso mi voltai a guardare in faccia Zayn e incontrai subito parte del suo sorriso luminoso, rilassandomi all’istante e lasciandomi andare contro al suo petto posando poi la testa nell’incavo del suo collo.
- sai che non sono molto delicata quando guardiamo i derby, vero? – me ne uscii dopo qualche secondo a bassa voce in modo che potesse sentirmi solo il mio ragazzo, notando nel frattempo gli altri ragazzi cominciare a parlottare di qualcos’altro.
- mi piace il rischio – mormorò piegandomi in una risatina contro il suo collo, rilassandomi subito e dimenticandomi di tutto il resto.
Mi persi nella stretta di Zayn e gli depositai un piccolo bacio sulla mascella che lui non si perse perché si piegò in un sorriso indefinito, abbassando poi il capo a strusciare lentamente il naso contro la mia spalla scoperta dalla canotta.
Prima che potessi effettivamente abituarmi ai piccoli brividi che il ragazzo portava sulla mia pelle Harry si alzò dal suo posto dirigendosi verso il divanetto e quindi verso Nicole, facendo segno a Stephanie di fare cambio con lui.
Appena la rossa si tirò in piedi fece caso a me e a Zayn accoccolati e sorrise apertamente.
- sai Zayn, prima si stava parlando con Scarlett del vostro viaggio a Parigi di anni fa.. – abbozzò quest’ultima distogliendo l’attenzione del moro dalla mia spalla e facendogli alzare il capo – ci ha detto che non le dispiacerebbe tornarci un giorno – aggiunse con la sua solita parlantina esagerata.
Appena pronunciò quelle parole lui si girò maggiormente a guardarmi sorpreso, lasciando il tempo a Steph di sedersi accanto a Niall che a differenza di poco prima con me le fece spazio prontamente.
- davvero? Non me l’hai mai detto.. – sussurrò confuso osservandomi con quei suoi occhi grandi e scuri, mettendomi quasi in soggezione.
- ma no, è che.. – balbettai in imbarazzo sgusciando dalla sua presa e approfittando del piccolo posto che si era formato accanto a lui, distogliendo lo sguardo dal suo e sentendolo però passarmi un braccio dietro le spalle comunque, come se non volesse farmi andare via – era solo così per parlare, non ci ho mai pensato veramente. Non.. dare importanza alla cosa – continuai deglutendo e sperando che non leggesse nel mio tono tremolante quel mio desiderio infantile e troppo azzardato.
Non era nulla di essenziale, era semplicemente un’idea carina che io avevo considerato ma che probabilmente non si sarebbe più realizzata.
- sei sicura? Guarda che non.. non è un problema – obbiettò con gentilezza assecondandomi nonostante non ce ne fosse bisogno.
- senti per ora abbiamo da pensare all’università, all’appartamento, al lavoro e a mantenerci.. quando ci saremo sistemati magari ci penseremo, mm? – mormorai ancora cercando di non mettergli pressioni, appoggiandomi al suo braccio e guardandolo in modo bonario.
Quando in un sospirò annuì con impotenza sorrisi e mi sporsi a lasciargli un bacio veloce sulle labbra piene, sentendo subito il cuore accelerarmi e una sensazioni di completezza assalirmi.
- solo Zayn è capace di trasformare Scarlett in un agnellino, è proprio vero – asserì Camille con tono divertito guardandoci dalla poltrona e facendomi subito arrossire colpevole, mentre il moro ridacchiò con complicità.
- è colpa dei due bicchieri di liquore che si è bevuta, te lo dico io – la corresse la rossa seduta accanto a me facendo irrigidire all’istante il mio ragazzo che mi scrutò sbalordito.
- esattamente cosa hai fatto tu? E da quand’è che abbiamo del liquore in casa, scusa? – sbottò sorpreso sgranando gli occhi profondi e piegandosi anche in un sorrisetto sghembo ritirando il braccio che aveva sulle mie spalle per potermi guardare meglio.
- e non rompere, io non ti dico mai niente quando inviti Liam a casa a fare Dio solo sa cosa! – ribattei a tono cercando di cambiare argomento, certa però che non l’avrei fatto avvicinare al mio Disaronno.
- sì ma qui si sta parlando di alcolici che io non sapevo di avere in casa.. – commentò alzando un sopracciglio in disappunto ma continuando a parlarmi con divertimento, portando anche gli altri presenti a ridere per la scena.
- non so di cosa tu stia parlando! – esclamai facendo la finta tonta e vedendolo assottigliare gli occhi con destrezza, squadrandomi per qualche secondo prima che potesse alzarsi e dirigersi verso la cucina.
Appena capii che sarebbe andato a cercare il mio liquore mi feci scappare un urletto e scattai in piedi correndogli prontamente dietro, divertendo i miei amici che continuarono così a ridere.
- ehi dove diamine stai andando? – urlacchiai preoccupata scattando e afferrandolo per la vita, stringendolo in un abbraccio da dietro improvvisato che almeno lo fermò.
Non sembrava neanche essere tanto intenzionato ad andare davvero alla ricerca dell’alcolico dato che appena le mie braccia si allacciarono alla sua schiena rallentò il passo scoppiando a ridere e contagiando poi anche me.
E davvero, ogni volta che Zayn scoppiava a ridere io scoppiavo a vivere.
 


- ciao tesoro, scusa per il trambusto.. giuro che di solito siamo persone più civili, ci agitiamo solo per la partita – salutai Nicole sulla porta di casa scusandomi per le urla e i cori che erano partiti ad ogni goal nonostante alla fine il derby si fosse concluso 3-3.
La ragazza si aprì in un sorrisino dolce e mi guardò con quei suoi occhi grandi, scuotendo il capo e vedendo ben presto distratta da una mano di Harry che le passò lungo il fianco, sovrastandola da dietro con la sua altezza imponente.
- non preoccuparti, mi sono divertita! È stata una bella serata, davvero – ribatté con gentilezza la biondina, l’ultima rimasta insieme al riccio dato che gli altri avevano già cominciato a incamminarsi giù per le scale.
- lo spero! La prossima volta però organizziamo a casa di Harry, eh! – esclamai con tono bonario rivolgendomi al riccio che stava accanto alla ragazza, sperando di rivedere due fossette sincere aprirsi ai lati del suo sorriso.
Io e il castano ci guardammo per qualche secondo finché superando Nicole mi allungai a salutarlo, posandogli una mano sulla spalla e scambiandomi con lui dei baci sulle guance.
- mi raccomando, non tradirmi mai Harry – mi lasciai poi scappare in un momento di debolezza sporgendomi a stringerlo velocemente in un abbraccio per scusarmi del mio comportamento anche se non ce fosse pienamente bisogno.
Sapeva che non gli avevo lanciato quelle frecciatine con cattiveria ma mi ero sentita comunque in colpa, ritrovando in quel piccolo uomo imponente il ragazzino che avevo visto crescere.
Aspettai che ricambiasse la stretta e ben presto avvertii i suoi ricci cioccolata avvicinarsi alla mia testa nello stesso momento in cui allacciò le braccia ai miei fianchi brevemente.
Dopotutto anche se in quel momento stava con Nicole avrei sempre avuto una certa possessione nei suoi confronti. Lui era sempre stato il ragazzo pronto a farmi complimenti in qualsiasi momento e forse mi sarebbero mancate tutte quelle parole azzardate. Mi sarebbero un po’ mancati i suoi occhi smeraldo e quel suo sorrisetto malizioso. Harry infondo sarebbe sempre stato un po’ mio, almeno in parte.
- dai ragazzi.. su – si intromise Zayn battendomi una mano alla base della schiena per invogliarmi a sciogliere la presa sul mio amico e usando un tono inequivocabile, portandomi a ridacchiare sulla clavicola di Harry e ad allentare l’abbraccio.
- sì scusate, è stato più forte di me – balbettai come scusante scuotendo il capo e abbassando lo sguardo al pavimento, vedendo chiaramente Nicole guardarmi disorientata come anche Zayn.
Era normale che mi guardasse in quel modo storto, non era abituata ai miei cambi d’umore e allo strano rapporto tra me e il suo nuovo fidanzato che io, a differenza sua, conoscevo come le mie tasche.
A tranquillizzarla fu immediatamente il riccio che le prese una mano nella sua facendolesi più vicino, infatti la vidi rilassarsi appena unendo il suo braccio minuto a quello muscoloso del mio amico.
- allora ci vediamo ragazzi, buona serata! – Zayn parlò al posto mio quella volta afferrando la porta in legno e cominciando a socchiuderla, salutando con la mano libera i due che si spostarono sul pianerottolo.
- ciao! – urlai anch’io prima che l’uscio potesse chiudersi definitivamente, l’ultima cosa che vidi fu Harry farmi un occhiolino complice accennando un sorriso genuino.
Tenni lo sguardo fisso in quel punto anche quando la porta si chiuse davanti a me, rinsavii solo quando Zayn sospirò rumorosamente al mio fianco.
- da quand’è esattamente che tu ed Harry siete così affiatati? – mi punzecchiò il ragazzo osservandomi con la coda dell’occhio e lasciando trasparire un tono accusatorio che mi fece ridacchiare.
- non cominciare a fare il geloso, ti prego – esalai declassando la cosa e dirigendomi poi lentamente verso il salotto dove c’erano varie bottiglie vuote di birra da ritirare e i divani da mettere in ordine.
- non voglio fare il geloso, è una legittima domanda – rispose alle mie spalle e nonostante non lo stessi guardando immaginai che stesse facendo spallucce, quando io mi avvicinai al tavolino al centro del salotto strusciando i piedi a terra.
- beh è uno dei miei migliori amici, non ci trovo niente di male ad abbracciarlo – commentai a mia volta afferrando due bottigliette di vetro e voltandomi poi per portarle in cucina, incontrando il petto di Zayn improvvisamente.
- “Non tradirmi mai Harry” – mi canzonò imitando malamente la mia voce e prendendomi le bottiglie di mano senza alcuno sforzo, muovendo le sopracciglia con enfasi.
- io non parlo così! – mi lamentai fintamente infastidita dandogli uno schiaffetto sul bicipite e sentendolo ben presto ridacchiare, guardandomi teatralmente.
- ehi ho del vetro in mano, se mi cadono queste bottiglie potrei finire all’ospedale! – scherzò sgranando gli occhi e usando un finto tono preoccupato, strappandomi una risatina.
- ti mando io all’ospedale se non la finisci di sfottermi! E poi farei anche raccogliere i cocci a te! – lo ripresi nuovamente con tono ilare prendendo le altre due bottiglie vuote rimaste e seguendolo poi verso l’altra stanza, sentendo la sua risata piena rimbombare tra le pareti e sorridendo di rimando.
- tesoro sei nel tuo periodo? Perché sei parecchio aggressiva stasera – borbottò mandandomi una frecciatina, voltandosi appena a guardarmi e facendo schioccare la lingua sul palato.
Io non feci altro che seguirlo fino ad arrivare in cucina e roteai gli occhi stanca – primo: non chiamarmi tesoro, secondo: no, non sono nel mio periodo e terzo: faccio bene ad essere aggressiva, non sia mai pensassi di portarli tu i pantaloni nella coppia – gli risposi a tono posando prontamente le bottiglie vuote sul piano cucina in modo che il giorno dopo poi uno di noi due, di certo non io, le sarebbe andate a buttare.
- mi stai dicendo che li porti tu? – chiese all’istante alzando un sopracciglio teatralmente e guardandomi con superiorità, meritandosi un mio sguardo d’astio.
- oseresti dire il contrario? – obbiettai di rimando piegandomi in un’espressione più colpita della precedente, strappandogli così un ghigno appena accennato.
- ricordami un attimo.. chi è il più grande tra i due? Chi è che ha proposto la convivenza? – ribatté continuando a squadrarmi con sicurezza e superbia, ponendomi quelle domande con audacia.
- ma cosa diamine c’entra chi è il più grande?! Tra poco li compio anche io ventun anni e poi saranno guai per tutti! – dissi puntandomi due dita sotto gli occhi e indicando poi i suoi, fissandolo con enfasi e vedendo così gli angoli della sua bocca sollevarsi maggiormente.
- saranno guai anche per me? – mi stuzzicò con un pizzico di curiosità sistemando le bottiglie meglio accanto alle mie e appoggiandosi distrattamente al piano cucina.
- soprattutto per te! – sottolineai la cosa annuendo e battendogli due lievi manate sul fianco libero con confidenza, facendolo ridacchiare.
Continuò ad osservarmi mantenendo quel sorriso genuino anche quando io distolsi lo sguardo dal suo, incapace ancora dopo quattro anni di reggere troppo il contatto visivo.
- comunque.. davvero vuoi tornare a Parigi? – mi domandò mentre feci per avviarmi nuovamente verso il salotto per sistemare i divani, immobilizzandomi al centro della cucina.
- andiamo ti ho già detto di lasciar perdere, non è una cosa seria – dissi scuotendo la testa in un sospiro voltandomi a guardarlo come prima, trovandolo sempre appoggiato al cucinino a guardarmi.
- sì ma non è una brutta idea.. insomma, un giorno magari.. – borbottò alzando un secondo le spalle e tirando su un angolo della bocca, portandomi ad avvicinarmi a lui d’istinto.
- appunto, un giorno. Non preoccuparti, abbiamo tempo – gli diedi corda parandomi davanti a lui e posandogli una mano sulle braccia incrociate, sentendolo rilassarsi subito sotto il mio tocco.
Lui di riflesso sciolse le braccia e ne allungò una sulla mia vita mentre io non riuscii a non pensare alle parole che avevo appena pronunciato, a quanto invece il tempo avrebbe potuto sfuggirci di mano. Anzi, noi saremmo potuti sfuggire al tempo. Non era scontato che ne avessimo davvero così tanto.
- però se ti fa piacere non è un problema, possiamo prendere il treno e non so.. stare lì qualche giorno – propose con fin troppa gentilezza in contrasto con la spavalderia di poco prima, facendomi scuotere il capo.
- e con quali soldi? Davvero non c’è fretta – obbiettai con tatto e alla mia osservazione sul denaro lui storse la bocca, afferrandomi dolcemente anche con l’altro braccio per stringermi maggiormente tanto che fui costretta ad appoggiare le mani al suo petto.
- sicura? Piacerebbe anche a me tornare.. dopotutto è un posto pieno di ricordi – borbottò a mezza voce continuando a osservarmi finché io trovai la forza per lasciarmi andare contro il suo corpo, tenendo solo la testa sollevata per continuare a guardarlo. Zayn rispose al mio gesto allacciando dolcemente le mani dietro ai miei fianchi.
- ah quello sicuramente.. – mormorai alzando le sopracciglia alla sua affermazione e appoggiai con un sospiro la fronte alla sua spalla, aspettando che il profumo dolce del ragazzo mi avvolgesse.
Socchiusi gli occhi sulla sua clavicola e lo sentii strusciare la guancia contro la mia, abbassando anch’esso il capo e respirando contro la mia pelle.
- sai che mi ricordo ancora ogni momento di quel viaggio? – sussurrò dopo una decina di secondi al mio orecchio, facendomi sorridere lungo il suo collo.
Mugolai in consenso stringendo la presa attorno al suo petto e accarezzandolo con i pollici come di solito faceva lui con me, sicuramente con minore sapienza.
- mi ricordo anche ogni momento di quella notte – aggiunse a quel punto facendomi piombare nell’imbarazzo e sicuramente arrossii a quella sua rivelazione, nascondendo meglio il viso nell’incavo del suo collo.
- dimmi che non è vero.. – bofonchiai a bassa voce sperando che non si ricordasse davvero così bene la nostra prima volta, la mia prima volta. Non era uno dei ricordi di cui andassi fiera.
- guarda che non c’è niente di male, eh – commentò divertito dal mio imbarazzo ridacchiando sommessamente contro la mia tempia, cominciando a passarmi le dita sulla schiena in un lento circolo che avrebbe dovuto rilassarmi.
- ero piccola e.. inesperta e.. tanto imbarazzata. Tu sei stato perfetto ma io.. ero solo io – ammisi tenendo la testa bassa con premura, sicura che se l’avessi guardato negli occhi sarei arrossita oltremodo.
- e ancora non ci vedo nulla di male, Scar. È normale. E nonostante tutto se dopo quattro anni ancora voglio te qualcosa vorrà pur dire.. – osservò a tono contro il mio orecchio lasciando che una scia di pelle d’oca mi investisse alle sue parole.
- infatti io ancora cerco di capire come fai a sopportarmi dopo tutto questo tempo – abbozzai con più leggerezza sentendomi meno sbagliata del solito in quel momento.
- io mi chiedo lo stesso, siamo pari – ribatté prima di strapparmi una risata e scoppiare a ridere anch’esso, colorando l’aria intorno a noi.
Per un bisogno primario alzai un attimo il capo sperando di vedere il sorriso luminoso di Zayn tenere quelle risa piene e incontrai proprio quella fila di denti perfetti incorniciata dalle labbra carnose.
- sai, se può farti piacere mi ricordo anche il numero della stanza.. la 118 – e a quelle sue nuove parole mi aggiunsi anch’io, pronunciando il numero in sincronia con lui forse stupendolo anche.
Era una delle cose che mi erano rimaste impresse, come il color maionese delle pareti, le caramelle di Liam rimaste nel cassetto, la piccola voglia che Zayn aveva accanto all’ombelico e la consistenza della sua pelle calda.
Sorrisi apertamente per quel dettaglio che ricordavamo entrambi, trovando la forza per allungare la testa fino alla sua facendo incrociare all’istante i nostri nasi dopo un suo lieve movimento.
- se può farti piacere è proprio questo uno dei motivi per cui continuo a sopportarti, perché riesci sempre a stupirmi – mormorai a pochi centimetri dalle sue labbra, pregustando già il suo sapore e sentendolo arricciarsi in un equivalente sorriso emozionato.
Mi immersi nelle iridi scure del ragazzo di fronte a me e persi seriamente un battito quando vidi le sue palpebre socchiudersi nello stesso momento in cui catturò la mia bocca in un bacio sentito.
Il mio respiro prese il ritmo col suo e ricambiai il bacio con complicità, non nascondendo alle sue labbra di aver aspettato quel momento da diverso tempo.
Rafforzò la presa dietro la mia schiena e mi strinse all’istante a lui, facendo combaciare i nostri corpi in un mio sorriso durante l’ennesimo bacio.
Dopo tutto quel tempo già sapevano come incastrarsi tra di loro, lasciando una sua gamba dolcemente tra le mie e le mie braccia sempre sopra le sue, infatti le feci risalire fino al suo collo accarezzandogli la mascella liscia.
Non c’era nulla che non andasse in noi. Io avevo i miei difetti e forse anche lui infondo, ma insieme eravamo qualcosa di perfetto; per quanto la perfezione potesse definirsi.
- sono seriamente preoccupato, scommetto che appena comincerò a toccarti qualcuno suonerà alla porta o ci telefonerà – se ne uscì Zayn dopo un minuto scarso tra un bacio e l’altro facendomi ridere sulla sua bocca piena, constatando quella verità assurda.
- giuro che non andrò ad aprire in ogni caso, questa volta voglio pensare a noi.. ne abbiamo tutto il diritto – commentai e sorrisi distrattamente notando quanto la mia voce si fosse abbassata dopo aver cominciato a baciare il moro.
- tu dici così, poi io rimango sempre a bocca asciutta – osservò nonostante stesse chiaramente scherzando, mantenendo un sorrisetto ilare e spostandosi verso il mio collo – ho bisogno di sentirti mia, Scar. Solo mia – aggiunse dopo qualche secondo scendendo a mordicchiarmi il lembo di pelle sotto il lobo, lasciando chiaramente intendere un secondo fine con quella sua voce roca.
Un’altra ondata di brividi mi risalì tutta la schiena e dovetti deglutire un attimo per calmare i battiti accelerati del mio cuore, chiudendo appena gli occhi prima di indietreggiare col capo per ricercare le sue labbra morbide.
- sono tua, come sempre – esalai incrociando un attimo i suoi occhi che si erano fatti più scuri e portando poi la bocca sulla sua nuovamente, chiedendogli un bacio più impegnativo che lui non mi negò.
Ghignò soddisfatto abbandonandosi ai lievi schiocchi dei nostri baci e infilò lentamente le mani sotto il lembo della mia maglietta, sperando che quella volta sarebbe andata come volevamo.
- ti amo Zayn – sussurrai appena ne ebbi l’occasione, quando ci concedemmo un attimo per riprendere fiato dai continui baci ma chiedendone sempre di nuovi e di più sentiti.
- ti amo Scarlett – pronunciò chiamandomi col mio nome intero prima di tornare alle mie labbra, forse proprio per suggellare quel momento nel tempo.
Non ero di nessun altro se non sua. Non volevo sentir parlare di professori, ginecologi, amici di infanzia o altro, io ero completamente sua e lo sarei continuata ad essere anche se un giorno lui non sarebbe più stato mio.
Zayn aveva ogni dettaglio di me, dal più insignificante al più evidente. Aveva ogni mia insicurezza e  ogni mia certezza.
Aveva il mio cuore.
















   

Buonsalve!
Ok ho aggiornato un giorno prima perchè il pensiero della scuola mi stava uccidendo lentamente ahah
Io comincerò domani ma molte di voi avranno già cominciato oggi, altre lo faranno lunedì.. in ogni caso in bocca al lupo a tutte! *crepi*
Bene allora.. questo capitolo è fondamentalmente di passaggio ma dal prossimo si movimenteranno le cose, ci saranno ben due novità e ci sarà da divertirsi MUAHAHAHAH
Anyway.. gli Zarlett parlano di Parigi, argomento che riprenderemo poi più avanti.
Comunque aggiornerò.. mercoledì 18 e AMO quel capitolo, quindi non vedo l'ora sdfgh
Se volete potete trovarmi su twitter, sono @hiseyesonmine
Grazie davvero a tutte voi che mi sostenete sempre, che mi fate i più cari complimenti e sul serio.. io vi amo ahah siete troppo carine!
A questo punto vado e mi richiudo in preghiera per il nuovo anno scolastico, adios! AHAHAHH
P.S. d'ora in poi prima dei capitoli non metterò più pezzi di canzoni perchè ultimamente mi è capitato di scriverne tre ascoltandone una sola, e poi a volte non mi ricordo quali avevo sentito esattamente mentre scrivevo ahah e invece metterò una frase del capitolo che mi ha colpito in inglese, mi sembra carino.
Sciao!

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Capitolo 27
*** Sto aspettando. ***



 

"Thank you for always making me feel so.. young and alive."



CAPITOLO 27
 
Uscii dal bagno quella mattina passandomi una mano tra i capelli sciolti e sentii un brivido passarmi lungo la schiena camminando a piedi nudi sul pavimento freddo.
Mi strinsi nella maglietta larga di Zayn che mi arrivava appena sotto il sedere e mi diressi veloce verso la camera da letto, intravedendo già dal piccolo corridoio un lembo del lenzuolo pendere a lato del materasso a due piazze.
Cercai di non fare rumore ed entrai nella stanza appena illuminata dalla luce fioca che arrivava dalle filure e socchiusi gli occhi ripensando a quanto fosse presto, le nove del mattino, notando poi Zayn sdraiato sul letto con le mani a strofinarsi il viso.
Accennai un sorriso e salii allora sul materasso in ginocchio, cercando di non pesare troppo, muovendomi lentamente verso il ragazzo che notai indossare solo dei boxer scuri coperti in parte da un angolo del lenzuolo disordinato.
- ehi.. – sussurrai avvicinandomi a lui e allungandomi poi lungo il suo viso, afferrandogli i polsi per abbassare le mani che gli coprivano il volto.
Dopo un istante di sorpresa aprì maggiormente gli occhi stanchi e li fissò nei miei nello stesso momento in cui mi sistemai a cavalcioni sopra il suo bacino senza però accenni di malizia.
- ..buongiorno raggio di sole – abbozzai sentendomi osservata dai suoi occhi grandi e pieni tanto vicini ai miei, annullando la distanza tra noi posando dolcemente le labbra sulle sue.
Si irrigidì un attimo poi riconobbe con familiarità il mio tocco e la mia bocca quando lasciai la presa sulle sue mani e gli accarezzai appena il collo.
- mm.. – mugolò in approvazione aprendosi in un sorrisetto indefinito durante il bacio, sorridendo più apertamente quando in un lieve schiocco staccai le labbra dalle sue – come mai già sveglia? – bofonchiò con la voce ancora impastata dalla dormita sforzandosi di tenere gli occhi aperti nonostante la luce che penetrava dalla serranda lo infastidisse.
- mi sono alzata per andare a bere e poi non sono più riuscita a riprendere sonno – risposi tranquillamente mettendomi seduta eretta su di lui, lasciando le mani sopra il suo ventre piatto.
Zayn rimase immobile a squadrarmi anche quando mi ravvivai un attimo i capelli lunghi con una mano, guardandomi così insistentemente da farmi quasi arrossire.
- non ti ho svegliato io, vero? – gli domandai dopo qualche secondo sentendomi un po’ in colpa per l’avvenuto, ricambiando i suoi sguardi.
- non preoccuparti, non fa niente – fece spallucce in un sorriso bonario portando distrattamente le dita a tracciare delle linee confuse sulle mie ginocchia.
- se.. se vuoi posso lasciarti dormire un altro po’ e vado di là in cucina a studiare qualcosa, non è un problema – borbottai con quell’improvvisa gentilezza che mi colpiva sempre quando guardavo Zayn negli occhi.
- ma non scherzare! – sbottò in una risatina sottile facendosi forza sulle braccia per sollevarsi appena – e poi sinceramente ti preferisco qui con me, non c’è bisogno di andare via – aggiunse tirandosi a sedere anch’esso con una debole spinta, venendomi incontro e portando subito le mani dietro la mia schiena.
Respirai il suo profumo dolce e rimasi immobile cullata dalla sua stretta, portandogli ben presto una mano sulla nuca per giocherellare con i suoi capelli mori e lasciando l’altra sul suo petto disturbato da qualche tatuaggio.
- sai, quest’alzata mattutina mi ha fatto pensare a una cosa.. – borbottai a mezza voce perdendomi ad osservare i tratti affilati del suo viso, facendo caso alle sue dita dietro la schiena che cominciarono a passare lungo la mia pelle come sempre.
- a cosa? – mormorò lui abbozzando un ghigno curioso, rimanendo poi immobile ad ascoltarmi.
- beh ti ricordi il nostro discorso di ieri sera, no? – sibilai ripensando alla sua presa sicura in cucina – mi avevi chiesto come facessi a sopportarti ancora dopo quattro anni.. – ridacchiai spostando lo sguardo sul suo zigomo destro, cercando quasi qualche imperfezione inesistente.
- già, mi avevi detto che è perché riesco a stupirti ancora – confermò restando al gioco mantenendo quel suo sorrisetto accennato, cercando di capire dove volessi andare a parare.
- ed è vero.. – lo assecondai vedendolo subito rafforzare il sorriso e allungarsi verso di me – se è per questo anche tu lo fai con me, sei imprevedibile – commentò a tono piegandosi al mio orecchio per lasciarmi poi un bacio appena sotto il lobo, facendomi arrossire.
- dai sto cercando di fare un discorso serio, non distrarmi! – esalai ridendo sommessamente e venendo poi incontro al suo bacio fino a farlo ritrarre appena.
- beh ti ascolto allora – accettò ridacchiando e portando le dita alle mie gambe scoperte, tornando serio.
Si fermò a fissarmi in attesa e io non riuscii più ad articolare una parola.
- andiamo non guardarmi così, mi metti in soggezione – esclamai in imbarazzo nonostante lui lo facesse sempre e comunque, riuscendo a piegarlo in un ghigno ilare.
- non posso baciarti, non posso guardarti, sono il tuo ragazzo per cosa allora? – sbottò divertito e confuso, alzando appena le mani e contagiandomi nella sua risatina sottile.
- ehi non fare il difficile o giuro che me ne vado davvero di là! – obbiettai teatralmente fingendomi indispettita e aumentando così le risate di entrambi, vedendolo subito alzare le sopracciglia colpito.
- sei tu che fai la difficile, non dare la colpa a me! – ribatté Zayn allucinato sgranando appena gli occhi e meritandosi una lieve spinta che riuscì comunque a farlo ricadere all’indietro contro il materasso.
- come sei violenta – commentò retorico continuando a ridere e portando una mano a pizzicarmi il fianco, facendomi sobbalzare appena in un urletto che lo portò a rafforzare le risa.
- ma stai fermo! – lo rimbeccai dandogli qualche schiaffetto sulle braccia e sul petto scoperto, neanche fossimo due bambini.
Continuai a colpirlo divertita finché il moro mi afferrò le mani nelle sue e con prontezza ci rigirò sul letto finendo in parte sopra di me, facendo crollare tutta quella sicurezza che mi ero presa fino a quel momento.
- non mi toccare! – mi lamentai vedendolo sistemarsi meglio con una gamba tra le mie, rimanendo però calmo al contrario di me.
- guarda che non sto facendo niente Scar! – osservò puntando i gomiti nel materasso e alzando le mani al cielo, sgranando nuovamente gli occhi e facendomi capire che non mi avrebbe fatto nulla.
Scoppiai a ridere per la sua espressione convinta e alzai lo sguardo al soffitto lasciandomi avvolgere dal calore del ragazzo, abbassando poi gli occhi ai suoi nuovamente e allacciando le braccia alle sue spalle.
Mi concessi qualche secondo per spaziare a guardarlo e continuai a sorridere incrociando quelle iridi scure incorniciate dalle ciglia lunghe, riconoscendo poi il piccolo neo che aveva sul naso sin da ragazzo.
- sai, è proprio questo che volevo dirti prima – abbozzai a quel punto allungando una mano tra i suoi capelli corvini, vedendolo nuovamente aggrottare le sopracciglia.
- cosa volevi dirmi? Che non faccio niente? – chiese confuso lasciando comunque trasparire un po’ di sarcasmo, guadagnandosi una mia linguaccia che lo fece ridere.
- che sei un nullafacente lo sappiamo già – commentai retorica sentendolo pizzicarmi il fianco un’altra volta facendomi sobbalzare sotto il suo corpo – io intendo tutte queste cose che.. noi facciamo come se nulla fosse, come se non avessimo vent’anni ma quattordici – aggiunsi poi rendendo il discorso più chiaro e notando i suoi tratti rilassarsi, lasciando posto a un’espressione sollevata e addolcita.
- ehm credo che.. insomma, ci comportiamo sempre come due adolescenti. Ci lanciamo frecciatine da tutto questo tempo e ancora riusciamo a trovare nuovi modi per punzecchiarci, bisticciamo per cose inutili e scherziamo sempre come.. se non dovessimo preoccuparci di niente – continuai a dire sentendo il suo sguardo addosso ma non riuscendo a ricambiarlo quella volta, quindi puntai il mio sugli angoli della sua bocca piena per non sentirmi troppo in imbarazzo.
- ci rincorriamo, tu mi fai il solletico e io ti tiro degli schiaffetti che però non ti fanno mai niente, ci prendiamo in giro l’un l’altra sul calcio, scherziamo e ridiamo fino a notte fonda anche se magari il giorno dopo dobbiamo andare all’università, usciamo a divertirci dopo una giornata di lavoro e non mi sembra mai che sia passato tanto tempo da quando stiamo insieme.. io con te mi sento ancora quella ragazzina troppo sicura di sé che aveva fatto cadere il minerale del laboratorio di scienze per terra e poi ti aveva dato la colpa per orgoglio – parlai senza sosta e soprattutto senza alzare lo sguardo dall’attaccatura del suo naso affilato, giocherellando con i capelli corti della sua nuca e passando le dita lungo il suo collo ambrato ripensando a quando facendo lo stesso gesto anni addietro la sua pelle non fosse ancora interrotta da scritte scure.
- se posso comportarmi ancora così e anche grazie a te, non credere. Lo faccio per farti ridere e perché infondo so che ti fa stare bene, che fa stare bene tutti e due, e credimi che il ragazzino che è in me ancora freme quando ti vede così felice – rispose Zayn rompendo il contatto visivo perché le sue labbra presero ad articolare quelle parole tanto belle costringendomi a spostare lo sguardo su un altro punto, chiaramente i suoi occhi invitanti.
Lo trovai ancora a guardarmi e sentii il cuore salirmi fino in gola dall’emozione, sicura di star ormai arrossendo da parecchio tempo ma non preoccupandomene troppo.
Senza rendermene conto presi a sorridere e non riuscii a smettere per parecchio tempo, portando a ridacchiare anche il ragazzo che si allungò a depositarmi un bacio sulla spalla appena scoperta dal colletto della maglia larga.
Quando sentii il suo respiro infrangersi sul mio collo portai d’istinto entrambe le mani dietro al suo, avvertendo le sue braccia farsi spazio tra la mia schiena e il materasso, stringendomi a sé in un mugolio familiare.
- grazie per farmi sentire sempre così.. giovane e viva – articolai sulla sua tempia voltandomi appena verso il suo viso posato contro la mia clavicola, sentendo il suo calore avvolgermi nuovamente.
- ti amo – mormorò sul mio collo e la voce mi arrivò così ovattata che credetti quasi di essermela immaginata, almeno finché il ragazzo sollevò il capo strusciando il naso fino al mio.
- giuro che un giorno ti farò anch’io un discorso del genere, non voglio smettere di stupirti – disse in un sorriso costante solleticandomi quasi le guance con le ciglia e spingendosi a baciarmi dolcemente, lasciando il mio cuore a battere come un tamburo.
- sì ti prego, non farlo – gli diedi corda completando il suo sorriso e strappando una risatina a entrambi, rafforzando poi la presa attorno alle sue spalle continuando a baciarlo come la prima volta.
Mi strinse a sé e non mi importò più che il lenzuolo fosse caduto a terra, che avremmo passato tutta la mattinata su quel letto invece di studiare, che magari ci stessimo facendo delle promesse azzardate e infantili, perché andava bene lo stesso.
Noi eravamo azzardati e infantili ma andavamo bene lo stesso.
 
 


- seriamente, cosa devo fare Scarlett? – mi domandò Stephanie mentre uscivamo da Harrods quella sera dopo uno dei nostri turni serali, lei con i suoi capelli ricci legati in una treccia ramata.
- mi stai davvero chiedendo se dare una possibilità al mio migliore amico? Sono un po’ di parte tesoro – commentai lasciandomi a una risata aperta, affiancandola sul marciapiede freddo.
- senti, fai finta per cinque minuti che Niall non sia il tuo migliore amico e dimmi se usciresti con lui! – tagliò corto la scozzese inchiodandomi con un’occhiata sicura e strappandomi un’ulteriore risatina colpita.
- andiamo non puoi basarti sulle mie risposti per scegliere se dargli retta o no! – esclamai divertita muovendomi velocemente per la strada fredda insieme alla mia amica, dirette alla metropolitana per tornare a casa.
- sì ma tu lo conosci da tanto tempo, dammi qualche consiglio! – ribatté e mi sembrò quasi di sentire il biondo quando mi chiese di aiutarla.
Che storia bizzarra.
- che consigli posso darti? Di certo è un bravo ragazzo, questo non si discute, ma dovete vedervela tra di voi.. devi vedere se avete interessi in comune o quello che per te è importante in un rapporto – dissi cercando di non sbilanciarmi troppo, stanca di quella giornata lunghissima.
- sì ma.. credo sia abbastanza sicuro come ragazzo, ieri sera mi ha accompagnata fino a casa e.. ecco, mi ha baciata – borbottò e per la prima volta in tutti quei mesi mi pare di vederla in imbarazzo.
Sgranai gli occhi colpita dalla notizia e sorrisi sincera, felice che almeno Niall non avesse avuto bisogno di qualche mio spintone per fare il grande passo, contrariamente ad Harry.
- allora dagli una possibilità! Andiamo, è stato gentile! – sbottai accantonando all’istante ogni pensiero che avessi sull’imparzialità e decidendo di fare un favore al mio amico.
Alle sue parole mi venne anche in mente il primo bacio tra me e Zayn, un motivo in più per spronarla a buttarsi tra le braccia del bell’irlandese.
- sì ma non lo conosco benissimo, sarò anche espansiva ma ho bisogno di tempo per queste cose – borbottò lei accennando un sorrisetto indefinito e cominciando a gesticolare dal nervosismo.
- sì che lo conosci invece! Avete cenato insieme qualche settimana fa, sei stata con lui ieri a casa nostra e poi per tutto il resto della serata! – cercai di convincerla dirigendomi insieme a lei verso l’entrata della fermata della metro “Knightsbridge”, scendendo prontamente le scale e sentendo più freddo man mano che andavamo in profondità.
- lo so ma.. sono confusa. Non mi aspettavo che mi baciasse e mi ha scombussolato tutti i pensieri – commentò continuando a sorridere in modo genuino, guardandomi con i suoi occhi verdi.
- se ti ha baciata è un motivo in più per assecondarlo, no? Vuol dire che ci tiene – insistetti aumentando il passo per le scale appena sentimmo il rumore delle ruote della metropolitana sulle rotaie, segno che sarebbe arrivata a momenti.
- ma in che modo? Perché non ci tengo a essere “la commessa spiritosa che ho rimorchiato per provare le brezza di stare con una scozzese tutta pepe” – ribatté cominciando a correre al mio fianco e imitando la voce di Niall dicendo quella frase assurda, facendomi scoppiare a ridere appena raggiungemmo la fermata e portando così tutti i presenti a voltarsi verso di noi.
- credimi che lui non è quel tipo di ragazzo – le assicurai guardandola di sottecchi mentre la metropolitana si fermò davanti a noi, aprendo ben presto le porte e permettendoci di salire a bordo.
- se ha un interesse per te vuol dire che è sincero, che l’hai colpito davvero – continuai a dire prendendo posto su uno dei sedili vuoti raggiunta ben presto da Stephanie, approfittando dei posti liberi grazie all’orario.
- ne sei sicura? – bofonchiò poco convinta sospirando e accavallando le gambe lunghe, facendomi subito annuire senza esitazione.
- se fosse un approfittatore di ragazze credimi che non sarebbe il mio migliore amico – osservai mentre la metro ripartì velocemente, lasciandomi parlare un po’ più forte dato che il rumore delle rotaie copriva la mia voce da ascoltatori indiscreti.
La rossa abbassò lo sguardo al pavimento azzurro e sospirò nuovamente, giocherellando distrattamente col gancio della sua borsa in pelle marrone.
- e poi è carino! È simpatico ed è anche una buona forchetta, non si fa mancare niente.. e una ragazza come te è inclusa nella lista mia cara – aggiunsi improvvisando qualsiasi cosa per convincerla, cercando di farmi bastare altre due fermate prima che lei scendesse, lasciandomi farne un’altra prima di arrivare a casa mia.
- ho bisogno di pensarci.. – abbozzò mordicchiandosi un labbro e tenendo lo sguardo fisso davanti a lei.
- sappi solo che avete la mia benedizione a questo punto – commentai con sarcasmo riuscendo a farla ridere finalmente, riempiendo il vagone della sua risata spontanea e cristallina.
- ehi calma dolcezza, prima sposatevi tu e Zayn, che io ho tempo! – sbottò a tono continuando a ridacchiare e lanciandomi un’occhiata complice, portandomi ad arrossire.
- seh prima che mi sposerò quel pazzo passerà parecchio tempo, credimi – ribattei come se non potessi fare altro, sentendomi tanto piccola sotto la parola matrimonio.
Solo a pensarci mi venivano i brividi, impegnarmi in qualcosa di tanto importante non era di certo da me.
Non era qualcosa che potesse rappresentare me e Zayn.
Io e lui eravamo degli eterni bambini, non eravamo pronti a diventare adulti.
- gne gne gne.. – mi canzonò Steph con divertimento aspettando che la metropolitana rallentasse alla sua fermata, portando lo sguardo acceso alle porte poco più a sinistra.
- comunque pensaci davvero a Niall, non mi deludere! – mi raccomandai deglutendo e ritrovando la forza di parlare, dandole una pacca sulla gamba.
- ci dormirò su ma non ti prometto niente, vedremo.. – abbozzò con un sorrisetto che però non lasciò intendere nulla di malvagio, anzi.
- fammi sapere quando avrai raggiunto la pace mentale, mi raccomando – scherzai scambiandomi due baci sulle guance con lei, vedendola poi alzarsi e dirigersi verso l’uscita non prima di avermi rivolto un sorriso amichevole.
Appena le porte si aprirono lei sgusciò via a passo veloce e io non potei non pensare alla scelta azzeccatissima di Niall nello scegliere lei.
Quando la metropolitana ripartì tirai fuori il cellulare e cercai in rubrica il nome del biondo, non tardando troppo a tirarmi su dal sedile e reggermi agli appositi pali con la mano libera in quanto sarei dovuta scendere a momenti.
Mi avvicinai all’uscita tenendomi a tentoni mentre la linea cominciò ad attivarsi, lasciandomi ad aspettare che il mio amico rispondesse alla chiamata.
- chi è? – borbottò finalmente dopo tre squilli con quel suo accento strambo rallegrandomi appena.
- sono Scarlett, non hai letto il nome sul display? – ribattei confusa e a tratti divertita, notando la mia fermata sfilarmi davanti agli occhi oltre al vetro.
- oh ciao.. no scusa, stavo riposando e non ho guardato – bofonchiò strappandomi una risatina stanca.
- ah quindi stavi dormendo invece di dire alla tua migliore amica che hai baciato Stephanie ieri sera? – lo stuzzicai con tono appena controllato quando le porte di fronte a me si aprirono dandomi il tempo di scendere velocemente, incontrando tutte le persone che stavano tornando da un lungo pomeriggio di compere a Piccadilly.
- che? E tu come fai a saperlo? – domandò stupito alzando appena la voce mentre io mi incamminai verso l’uscita, spostandomi tra vari turisti e impiegati che stavano scendendo prontamente.
- ti ricordo che io ci lavoro insieme a lei, caro mio – abbozzai divertita non vedendo però l’ora di porre fine a quella serata e tornare a casa.
- è che.. non ho avuto tempo – balbettò facendomi incuriosire tanto che assottigliai gli occhi in un sorrisetto accennato.
- e cosa hai avuto di tanto importante da fare? Hai pensato alla tua bella tutto il giorno o hai poltrito senza ritegno? – lo canzonai facendo intendere il tono scherzoso, sicura che avesse fatto entrambe le cose con l’aggiunta di qualche snack e un videogioco.
- veramente sono stato da Lou prima, avevamo delle cose da sbrigare e poi non volevo disturbarti dato che eri a casa e sei andata a lavoro – spiegò con serietà e con voce appena dispiaciuta, sorprendendo le mie aspettative.
- oh siete usciti? Potevate chiamarmi, io da mezzogiorno alle quattro sono rimasta a casa – obbiettai però felice di essere stata con Zayn per tanto tempo tra uno spuntino e qualche coccola.
- è che.. ehm.. avevo bisogno di qualche parere da maschio sulla storia di Steph – continuò a balbettare ma diedi la colpa al poco campo che doveva esserci dato che ero appena uscita dalla metro, prendendo a muovermi con sicurezza al centro di una delle piazze più famose di Londra.
- ah mi stai dicendo che sono troppo femminile per uno come te? – scherzai sulla cosa ridacchiando e imboccando ben presto una strada meno conosciuta che mi avrebbe portato al mio palazzo più velocemente.
- ti sto dicendo che dopo l’ultima scenata di Zayn quando sono venuto a casa vostra ho paura a tornarci – rispose a tono facendo ridere entrambi di cuore.
- lascialo stare, se avvisassi qualche volta prima di arrivare magari non direbbe niente, che dici? Se vuoi invita anche Louis, ci divertiamo – proposi con gentilezza sentendolo continuare a ridere in quel modo contagioso.
- va bene, hai ragione.. – confermò ridacchiando e me lo immaginai ad annuire rozzamente.
- comunque sappi che ti ho messo tutte le buone parole possibili con Stephanie, secondo me è fatta – aggiunsi dopo qualche secondo rallentando il capo appena scorsi qualche metro più avanti la portina del mio condominio, tirando fuori le chiavi con la mano libera e cercando di non far cadere nulla.
- ah avete parlato di me? Che ti ha detto? – si animò all’istante alzando la voce e tossendo appena, rallegrandomi mentre aprivo la porta per poi entrare nel palazzo.
- ha detto che sei stato gentile ad accompagnarla fino ha casa, che ha apprezzato il gesto, ma che è confusa e deve pensarci un po’ su prima di decidere qualcosa – spiegai guardando storto l’ascensore e dirigendomi senza esitazione per le scale, decidendo che per quella volta mi sarei fatta quei due piani a piedi se voleva dire arrivare prima in casa.
- perché è confusa, scusa? – domandò forse un po’ sottotono per la notizia indesiderata, lasciandomi sospirare su per la scalinata.
- non so di preciso, credo perché non ti conosce bene e vuole capire se ne vali la pena – spiegai alzando le sopracciglia con più perplessità del mio amico forse.
- certo che ne valgo la pena! Stiamo parlando del ragazzo più in gamba di Londra diamine! – sbottò facendomi ridere sinceramente nello stesso momento in cui arrivai al piano giusto, strusciando i piedi fino alla porta di casa e aprendola poco dopo con sollievo.
- è quello che le ho detto anch’io – commentai dandogli ragione con un po’ di divertimento, abbassando un attimo il cellulare per capire dove fosse Zayn.
- amore sono a casa! – urlai infatti ancora immersa nell’atmosfera di quel mattino, sentendo ben presto il ragazzo rispondermi dalla camera da letto chiusa.
Mi riportai a quel punto il telefono all’orecchio e trovai l’irlandese a ridacchiare sommessamente.
- vi rendete conto di essere insopportabili alle volte, vero? – commentò lui rivolgendosi al nomignolo dolce che avevo appena usato, facendomi roteare gli occhi di nuovo mentre lasciai malamente la borsa sulla poltrona intenzionata solo a rivedere il mio fidanzato.
- mai come te quando ci interrompi mentre siamo soli, credimi – ribattei sicura che di persona non avrei mai ammesso una cosa simile, sperando almeno che servisse qualcosa però.
Mi sfilai le scarpe nell’ingresso e poi mi diressi verso la camera da letto, percorrendo il piccolo corridoio e aprendo in un sorriso la porta della stanza ma raggelandomi appena questa fu spalancata.
Quasi mi cadde il cellulare di male e sgranai gli occhi allucinata, portando lo sguardo su Zayn seduto su un lato del letto a giocherellare con un cane.
Non era possibile.
- ehi ciao Scar – mi salutò il ragazzo senza troppe cerimonie, distogliendo l’attenzione dall’animale seduto comodamente sul pavimento e alzando il viso a guardarmi sorridente.
E avrei ricambiato il sorriso con felicità se non ci fosse stato un piccolo, neanche troppo, pastore tedesco di fronte a me.
- cosa diamine è quello, Zayn? – domandai cercando di rimanere il più calma possibile ma scandendo ogni parola con durezza, alzando la mano libera per indicare l’animale che continuava a saltellare e a strusciarsi tra le braccia del moro.
- lei è Marion – rispose tranquillamente come se la mia espressione incredula non l’avesse smosso neanche un po’, anzi continuò a spostare lo sguardo da me a quel cane con adorazione.
- Niall ci sentiamo dopo – esalai al telefono chiudendo poi all’istante la chiamata senza neanche sentire la risposta del ragazzo, infilandomi poi il cellulare nella tasca del jeans come un automa.
Mantenni gli occhi puntati sull’animale chiedendomi come potesse essere venuto in mente a Zayn anche solo di portarlo in casa dopo tutte le mie osservazioni a riguardo.
- Ma.. Marion? – ripetei esterrefatta sia da quel nome assurdo per un cane sia dal modo in cui l’aveva pronunciato, neanche fosse qualche persona di famiglia.
- già, non è un tesoro? – commentò come se stessimo parlando di un neonato, continuando ad accarezzarlo e riuscendo a tenergli la testolina scura tra le mani quasi con la paura che potesse rompersi.
- no Malik, non è un tesoro – esalai stizzita e appena si sentì chiamare col cognome tirò su il capo finalmente preoccupato di aver potuto sbagliare qualcosa, guardandomi confuso e aggrottando le sopracciglia scure mentre io rimasi immobile sull’uscio a osservarlo.
- c’è.. c’è qualcosa che non va? – borbottò a mezza voce quasi stupito della cosa e io non potei non spalancare ulteriormente gli occhi con enfasi.
- ah non lo so.. dimmelo tu. Torno a casa da lavoro e ti trovo tutto spensierato a giocare con.. quello come se fosse la cosa più normale del mondo quando io ti avevo detto chiaramente che in questa casa non voglio animali, in particolare cani! – sbottai continuando a fissarlo con insistenza, sperando di star sognando e che non ci fosse davvero un piccolo cane in casa mia.
- ..sei arrabbiata? – boccheggiò confuso e guardandomi come se magari si fosse aspettato che sarei stata entusiasta vedendo quel cucciolo troppo cresciuto.
- mah fai tu, prova a indovinare! Cosa dovrei fare secondo te? Fare i salti di gioia? Diamine ma da dove ti è uscita questa grandiosa idea? Sei andato a drogarti con Mark? E poi perché diavolo non mi hai detto niente? Sai se non te ne fossi accorto abito anche io in questo appartamento, non ci sei solo tu e no.. non puoi portare a casa animali quando ti pare! – cominciai a farneticare ponendogli in continuazione domande, sperando magari che si ridestasse da quello stato di trance e rimettesse i piedi per terra.
Continuò a guardarmi stupito e schiuse la bocca più volta, squadrandomi come se avessi detto qualcosa di davvero assurdo.
- sto aspettando, non mi serve che mi guardi in quel modo.. – aggiunsi con durezza alzando le sopracciglia e incrociando le braccia sotto al seno appoggiandomi anche allo stipite della porta.
- oh ehm.. vedi – bofonchiò tossendo qualche secondo per poi chinarsi a prendere il cagnolino e avvicinarsi a me – Marion.. lei non è.. insomma.. – continuò a balbettare come se l’avessi appena colto in fragrante a fare una rapina nella più prestigiosa gioielleria di Londra.
- non è cosa? – lo misi alla prova con teatralità, pendendo dalle sue labbra e aspettando di capire cosa avrebbe detto.
- ecco.. il cane.. non è nostro – abbozzò come colto da una verità fulminante, annuendo lentamente.
- ah no? E di chi è, sentiamo? – continuai a chiedere sperando che almeno stesse dicendo sul serio.
- è.. della mia famiglia – esalò in un sospiro stringendo tra le braccia il piccolo pastore tedesco che io continuai a fissare con disappunto – mia madre e le mie sorelle l’hanno preso qualche giorno fa ma adesso sono.. sono partite – spiegò mordendosi il labbro inferiore in continuazione.
- e cosa diamine ci fa in casa nostra, esattamente? – alzai appena il tono indurendo anche lo sguardo e sperando che il ragazzo si rendesse conto del mio umore poco trattabile.
- si sono prese qualche giorno di pausa per andare a Bradford a trovare dei parenti e mi hanno chiesto se potevo tenerla mentre loro non ci sono – disse ancora con maggiore sicurezza.
- e, di nuovo, esattamente quando avresti pensato di dirmelo? – obbiettai tirandomi eretta in un sospiro, capendo che quella sera non tirava aria buona.
- non.. non avevi detto che ti piace quando.. ti stupisco? – domandò a stenti, deglutendo e forse rendendosi conto di quanto la situazione si stesse incrinando.
Sgranai gli occhi e lo guardai allucinata, chiedendomi cosa avessi fatto di male.
- sei un cretino, questa volta seriamente – esalai incredula puntandogli un dito contro prima di rigirarmi verso il corridoio e percorrerlo velocemente, avvicinandomi alla borsa che avevo appena posato pronta a uscire nuovamente.
Sentii chiaramente il ragazzo lasciare l’animale a terra e seguirmi prontamente con fare quasi ansioso.
- cosa stai facendo Scar? – si premurò di chiedere con un pizzico di irritazione forse, se l’avesse ripetuto di nuovo con quel tono gli avrei risposto male.
- non chiamarmi Scar e non ti azzardare a chiedermi cosa faccio, perché tu sei il primo a fare quello che ti pare senza preoccuparsi minimamente di niente.. – lo rimbeccai prendendo la borsa a tracolla con i soldi e i documenti e mi avvicinai alla porta, sentendo lo sguardo di Zayn perforarmi la nuca.
- ma che dici? Dove stai andando dannazione? – alzò la voce rendendosi conto di come la situazione gli fosse scappata di mano.
- da qualsiasi altra parte tranne qui. O dorme fuori il cane o me ne vado io! – sbottai aprendo la porta e aspettando una risposta sulla soglia di casa, sentendo lo zampettare del piccolo pastore tedesco fino a che comparve in salotto dal corridoio, facendomi innervosire.
Il moro boccheggiò immobile cercando forse una soluzione ragionevole, senza dire nulla.
- è così? Beh ci vediamo in giro allora.. – commentai non dandogli più di tre secondi per riparare il danno, facendo per uscire quando lui mi bloccò.
- ti ho già detto che è una cosa temporanea, starà con noi qualche giorno e poi sarà tutto come prima! – mi urlò con tono strascicato e con due occhi speranzosi che io feci attenzione a non incrociare troppo spesso. Dovevo essere ferma e decisa quella volta.
- anche questa è una cosa temporanea, stanotte vado a dormire da qualche altra parte.. quando il cane se ne andrà sarà tutto come prima! – ribattei a tono afferrando la maniglia della porta e chiudendomela subito dietro, pronta a scendere le scale del condominio in uno sbuffo sentito.
Quel pazzo era infantile come pochi.. e io che l’avevo anche ringraziato per farmi sentire sempre così giovane con le sue bravate! Ma quando era troppo, era troppo!
Zayn era un bambino, tranquillo nella sua innocenza e convinto anche di non aver fatto nulla di male.
Gliel’avrei fatta pagare.
Mi ritrovai a sospirare più volte uscendo dal palazzo quella sera, decidendo alla fine di passare la nottata a casa della mia famiglia. Di andare da qualcuno dei miei amici era escluso, Zayn non ci avrebbe messo troppo a rintracciarmi e sinceramente volevo staccare un po’ da tutto.
Non ci misi più di venti minuti a guidare fino alla mia vecchia abitazione con l'auto, felice di aver tenuto nel mazzo di chiavi anche quelle per entrare lì dentro.
Avrei spiegato a mia madre che avevo litigato con il mio fidanzato e che avevo bisogno di pensare, quando invece era tutta una scena per far imparare la lezione al ragazzo e magari per farlo rinsavire.
Aprii la porta della mia casa storica quando erano ormai le 22:34, respirando l’aria più pesante rispetto a quella del mio nuovo appartamento, ritrovando anche un pizzico di profumo di Lucas nell’aria invece del solito di Zayn.
Le luci erano spente e immaginai che i miei genitori fossero usciti, quindi mi mossi nella penombra cercando di capire se ci fosse qualcuno in casa oltre a me ma avvertendo solo silenzio.
Sospirai stanca e aprii senza esitazione la porta in legno della stanza che una volta era stata mia, sicura di trovare il letto candido ad aspettarmi.
Spalancai l’uscio illuminando parte della camera finché mi accorsi di due figure alla destra sedute sul letto, tra cui sicuramente mio fratello dato che vidi i suoi jeans nell’oscurità.
I due si stavano baciando a quanto pare data la vicinanza e appena entrai Lucas si voltò prontamente nella mia direzione con sorpresa, sgranando gli occhi esattamente come me.
- oh Dio scusate, cerco un’altra stanza – borbottai arrossendo all’istante rendendomi conto di aver interrotto una delle serate romantiche di Lucas e la ragazza del momento, sicura però che non si trattasse di Rosaline date le gambe più importanti e le scarpe basse da ginnastica.
Feci per socchiudere la porta quando mi soffermai appunto sulle caviglie della sconosciuta, riconoscendo un tatuaggio familiare e piccolo ma soprattutto delle Toms chiare che avevo già visto.
Assottigliai lo sguardo e spinsi la maniglia nuovamente, sentendo chiaramente un grugnito teso rompere l’aria.
Percorsi con lo sguardo le due figure confermando la presenza di mio fratello ma soffermandomi sull’altra, alzando gli occhi quel tanto che mi bastò per incontrare un taglio di capelli fin troppo corto per appartenere a una ragazza e due occhi cristallini.
Una vampata di calore mi investì quando le mani della seconda persona lasciarono il petto di Lucas per riposarsi sui pantaloni blu, avvertendo un secondo profumo che riconobbi in un respiro mozzato.
- Louis.. – esalai incredula capendo di avere davanti non una ragazza qualunque ma uno dei miei migliori amici, soprattutto impegnato in atteggiamenti davvero troppo confidenziali con mio fratello.
- ..voi due.. – mormorai trattenendo il respiro mentre nella mia mente corsero velocissime le immagini di Lou a consigliarmi cosa comprare in un negozio di vestiti, tutte le sue negazioni alle mie battute sul fatto che non l’avessi mai visto con una ragazza, la sua dolcezza disarmante e la sua assenza improvvisa la sera prima.
Spostai velocemente l’attenzione su mio fratello e lo trovai serio a fissarmi, facendomi piombare nella confusione più assoluta.
- voi due.. – ripetei ancora alzando appena un dito ad indicarli prima che la presa sulla porta accanto a me potesse farsi nulla, così come le mie forze tanto che mi sentii mancare.
L’ultima cosa che sentii fu la voce tremolante di Louis vedendomi cadere priva di sensi davanti ai suoi occhi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 






  

Buonsalve!
TAN-TAN-TAN-TAAAAAAN!

Ok non so se volete uccidermi a questo punto o accettare la cosa senza mutilarmi.. vedremo ahahahah
Sinceramente AMO questo capitolo perchè succedono un sacco di cose e ci sono parecchi dettagli che riprenderemo poi andando avanti.
Dunque all'inizio c'è una scena Zarlett molto importante e io vi prego di ricordarvi delle parole "Grazie per farmi sempre sentire così giovane e viva" perchè saranno fondamentali poi per una prossima cosa (?) ahah
Vediamo Stephanie confusa su Niall e anche uno Zayn un po' sbadato che capirete meglio nel capitolo della settimana prossima.
E' proprio così, ha portato in casa questo piccolo cane (che io mi immagino più o meno come quello della foto) ma evidentemente Scarlett non approva la cosa e per dargli una lezione va a dormire fuori tornando così alla sua vecchia abitazione dai suoi genitori.
E qui c'è il colpo di scena che solo UNA di voi aveva previsto grazie a qualche mia spintarella; ovvero la nostra protagonista trova Lucas, suo fratello, a baciarsi con Louis finendo anche per avere un mancamento di sensi.
So cosa starete pensando.. è un clichè il fatto che Lou sia gay in maggior parte delle ff ma dovevo trovargli una parte e fidatevi che la cosa si farà interessante anche perchè Lucas non stava con Rosaline? E da quando va avanti la cosa? Ma soprattutto, cosa sta succedendo davvero?
TAN-TAN-TAN-TAAAAAN.
In ogni caso io vi amo alla follia.. voglio dire, l'altro giorno una di voi, Alice se non sono ancora ubriaca ahah, ha fatto queste due immagini Zarlett e io l'ho amata alla follia sdfgh 


  
Cioè asdfgh
Aggiornerò mercoledì 25 e attenzione attenzione sarà un Pov Zayn dopo tanto tempo! Si parlerà anche di Liam, della gravidanza, e spero vi piacerà.
Se volete potete trovarmi come sempre su twitter, sono @hiseyesonmine e scusate se ultimamente non sono riuscita a rispondere alle recensioni ma la scuola mi sta uccidendo lentamente ahah
Ok sono gasata perchè domani a quanto pare, e ne sono certa al 99%, usciranno le date europee del WWA Tour.. quindi, non so se per la prossima volta che aggiornerò saranno già in vendita i biglietti ma io penso di sì, comunque in ogni caso buona fortuna a tutte, che la fortuna possa essere sempre dalla vostra parte *stile Hunger Games*
A questo punto direi anche che posso ritirarmi a spillare soldi ai miei per il concerto, il dovere mi chiama ahahah
Bacioni!

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Capitolo 28
*** Le donne. ***




"I think you're the right person for them."


CAPITOLO 28

Pov Zayn
 
Rigirai più volte il cucchiaino nella mia tazzina di caffè, appoggiato con i fianchi al piano cucina a fissare inerme Marion che stava trotterellando per la stanza.
- seriamente, come fai a essere così allegra? Scar è scomparsa e non ho idea di dove sia, in tutto questo tu non riesci a far altro che scodinzolare? – borbottai fissando la cagnolina che si girò un attimo a guardarmi con quella sua testolina minuta, facendomi sentire quasi meno solo.
Scossi il capo rendendomi conto di star parlando con un cane e sorseggiai appena il caffè tra le mie mani, sperando di essere abbastanza reattivo quel mattino nonostante l’immagine della mia ragazza continuasse a passarmi per la mente.
Avevo mandato vari messaggi ai miei amici quella notte aspettando che qualcuno mi rassicurasse dicendomi di aver Scarlett con sé, quando invece tutti avevano risposto negativamente.
Sarei comunque andato all’università però, magari lei sarebbe comunque andata ai suoi corsi e l’avrei trovata. Era l’unica cosa che potessi fare.
Sospirai poggiando la tazzina ormai vuota nel lavandino e mi incamminai già vestito verso l’ingresso dove avevo lasciato la mia tracolla con i libri, subito seguito dallo zampettio veloce del piccolo pastore tedesco.
- sai che non puoi venire all’università con me, vero? – domandai verso di lei quando mi passò accanto alla gamba, accennando un sorrisetto al suo affetto impagabile che aveva cominciato a provare nei miei confronti – devi restare a casa.. tornerò più tardi, magari anche con quella prevenuta della tua padroncina, chi lo sa! – continuai a dire credendo quasi che potesse capire le mie parole, chinandomi a strofinare una mano sopra la sua testa morbida.
Marion mugolò qualcosa facendomi sorridere e io davvero mi chiesi come potesse non piacere a Scarlett, era una cagnolina davvero carina e dolce e di sicuro non avrebbe potuto far male a una mosca.
- dai ci vediamo dopo! – la salutai ancora accarezzandole il muso prima di tornare eretto e aprire la porta per uscire, restando più tempo del dovuto a chiudere il cane dentro casa in quanto cercò di seguirmi più volte.
Mi strinsi la tracolla sulla spalla e mi affrettai giù per le scale, sperando di riuscire a parlare con la mia ragazza nella mattinata e di convincerla a tornare a casa con me.
Non c’era niente che non andasse seriamente, si era solo arrabbiata per la mia idea azzardata.
Avrei dovuto avvertirla prima forse.
Sbuffai finendo la lunga scalinata e aprii prontamente il portone del palazzo per uscire, dirigendomi verso il piccolo parcheggio dove avevo lasciato la macchina.
Storsi anche il naso notando che l’auto piccola e rovinata di Scarlett non c’era più, segno che la sera prima l’aveva usata per andare via.
Sperai solo che stesse bene, nient’altro.
Salii in macchina goffamente e poggiai la tracolla nel sedile accanto al mio che solitamente era occupato dalla ragazza, avvertendo anche l’aria dell’abitacolo essere più vuota del solito senza il suo profumo dolce.
Misi in moto velocemente e non tardai in ulteriori convenevoli cominciando subito a guidare verso l’università, l’unico posto in cui magari avrei trovato qualche notizia su di lei e dei sorrisi rassicuranti.
Mi sembrò quasi assordante il silenzio intorno a me, troppo abituato alle chiacchiere rozze di Scarlett, finché finalmente il rumore della mia suoneria rallegrò l’ambiente.
Aspettai di avvicinarmi a un semaforo rosso e afferrai il cellulare dal portaoggetti accanto al navigatore, leggendo il nome di Louis e indurendo lo sguardo curioso.
- sì? Lou? – chiesi rispondendo alla chiamata stringendomi tra l’orecchio e la spalla il telefono quando dovevo prendere delle rotonde o delle curve strette.
- ehi ciao Zayn.. dove sei? – borbottò il mio amico con quella voce fresca ma tentennante mentre io aggrottai le sopracciglia.
- sono in macchina, sto andando all’università, perché? – risposi sentendo crescere in me una speranza sinistra.
- senti, puoi venire un attimo alla vecchia casa di Scarlett? Lei.. lei è qui con me e suo fratello ma credo sarebbe meglio che la venissi a prendere, non sta troppo bene, ecco.. – spiegò facendomi tirare un sospiro di sollievo all’istante, non aspettando ulteriori spiegazioni per fare inversione e dirigermi quindi verso casa Jonson.
- come? Non sta bene? E che ci fai tu lì, scusa? – sbottai confuso imboccando una strada più veloce per arrivare all’abitazione.
- io? Ehm mi hanno chiamato loro.. credo, lei voleva parlarmi.. poi ha avuto una specie di.. calo di zuccheri – borbottò e alle sue ultime parole premetti maggiormente sull’acceleratore.
- perché diavolo non avete chiamato subito me? È tutta la notte che la cerco! Poi diamine.. come mai si è sentita male? Ve la lascio per qualche ora e succedono queste cose – esclamai allucinato scuotendo il capo e arrivando ben presto nei paraggi del palazzo conosciuto.
- non so che dirti, però vieni – disse ancora Louis con tono quasi dispiaciuto e nervoso.
- sì sono qua vicino, arrivo – confermai prima di chiudere la telefonata di getto, facendo qualche difficoltà ad immaginarmi Scarlett senza forze.
Imprecai a bassa voce per quello che le era successo e appena ne ebbi occasione parcheggiai vicino al suo condominio, uscendo poi dalla macchina e affrettandomi a suonare il campanello che mi venne aperto con prontezza.
La cosa positiva era che l’avevo trovata finalmente anche se non sapevo cosa aspettarmi, avrebbe potuto benissimo ricominciare a urlarmi addosso come allo stesso tempo sarebbe potuta tornare tra le mie braccia.
Le donne.
Non ci missi troppo tempo a salire le scale fino alla porta del vecchio appartamento che trovai già aperta, pronta da varcare.
Appena entrai tutti i presenti si voltarono nella mia direzione tranne una terza persona raggomitolata sul divano che rimase immobile, facendomi calare tutta l’ansia che avevo avuto a mille fino a quel momento.
Mi richiusi la porta alle spalle e senza pensarci due volte mi avvicinai ai due ragazzi in piedi al centro del salotto, scambiandomi con loro delle occhiate confuse.
- finalmente sei qui, amico – mi accolse Louis dandomi una pacca sulla spalla ma guardandomi quasi con timore, con preoccupazione.
- grazie per avermi chiamato – ribattei sollevato scambiandomi un cenno di capo con Lucas e posando poi lo sguardo sul corpo slanciato di Scarlett steso sul divano di fronte a noi.
Alle mie parole la ragazza schiuse gli occhi come se fosse rimasta solo in dormiveglia, facendo attenzione alla mia presenza ma girandosi poi subito verso lo schienale dandomi così la schiena.
- ragazzi vi avevo detto di non farlo venire, dannazione! – si lamentò sistemandosi meglio con la testa contro un cuscino, sbuffando rumorosamente.
- Scarlett ma non puoi stare qui, devi tornare a casa con Zayn, su! – osservò suo fratello parlando con tono autoritario ma non smuovendola di un centimetro.
Potevo solo vedere la schiena fasciata da una felpa scura e i capelli lunghi sparsi sul cuscino, eppure si potevano ben sentire i suoi grugniti infastiditi.
- io non ci torno a casa con quel cretino! – esalò con convinzione portandomi a sbuffare e alzare gli occhi al cielo.
- e per quanto intendi stare su quel divano? Fino all’assiderazione? – la stuzzicò Louis incrociando le braccia al petto e guardandola con superiorità, aspettando che rispondesse qualcosa.
- resterò qui finché quel cane dal nome ridicolo che c’è a casa nostra se ne andrà – bofonchiò facendo spallucce nello stesso momento in cui io alzai un sopracciglio in disappunto.
- ah quindi preferisci rimanere a poltrire così? – cercai di farla reagire, avvicinandomi maggiormente a lei anche se non poté vedermi.
- nessuno ti ha interpellato Malik, grazie tante – commentò con astio pronunciando quelle parole duramente e facendo scattare qualcosa dentro di me tanto che avanzai fino a sedermi sul divano accanto al suo corpo esile, sentendola subito sussultare.
Appena le posai una mano sul fianco lei alzò il capo dal cuscino e mi guardò confusa, scansando via le mie dita quando riconobbe chi fossi però.
- ma ancora a rompere sei? Non hai altro da fare? – esclamò allibita roteando gli occhi scuri e cercando di rigirarsi a pancia in giù quando io la afferrai per la vita impedendole il movimento.
- tenendo conto che sei scappata ieri sera senza dire a nessuno dove saresti andata e poi ti ritrovo qui bianca come un lenzuolo dopo chissà quale svenimento.. no, non ho altro da fare se permetti – dissi con sicurezza permettendomi di usare un po’ più di forza per toccarla, stringendo le mani attorno al suo corpo fino a girarla nella mia direzione.
- non farla così tragica.. è normale che dopo la giornataccia di ieri avessi poche forze. In ogni caso si sono presi loro cura di me, anche se avrebbero potuto evitare di chiamarti.. – borbottò con tono seccato distogliendo più volte lo sguardo stanco dal mio.
- ah quindi mi stai dicendo che è normale per te avere un calo di zuccheri? Perché da quando ti conosco non ti ho mai vista svenire, guarda un po’ – la misi ancora alla prova squadrandola con un’occhiata dura che la zittì per qualche secondo.
- ehi non parlarmi così, non sono mica come la tua cagnolina, sai? Sembra quasi che ascolti più lei di me! – sbottò come al solito in uno dei suoi discorsi assurdi.
- ti ho già spiegato che è una cosa momentanea, appena mia madre e le mie sorelle torneranno in città se la riprenderanno! Andiamo Scar, non ho ucciso nessuno, possiamo evitare di fare queste scenate? – ribattei a tono e notai chiaramente i suoi occhi indurirsi tanto che si fece forza sulle braccia e si tirò a sedere sul divano pronta a controbattere nuovamente.
- oh no, non credere di passarla liscia, sai? Ti avevo detto che non voglio animali, cani o altro in casa e tu cosa fai? Porti un cane! Capisci che c’è qualcosa che non va in tutto ciò o devo farti uno schemino?! – si alterò cominciando a gesticolare in quel suo modo azzardato.
- forse devo fartelo io uno schemino dato che non capisci le parole “è una cosa momentanea” o forse fai finta di non capire perché non so.. hai bisogno di attenzioni? Sei venuta fino a qua per cosa? Ricominciare a litigare? Sapevi che comunque ti avrei trovata, pensi di poter rimanere in questa casa fin quando vuoi? Perché io sono disposto ad aspettare su questo divano finché non ti alzi, sai? – cominciai a domandarle a raffica sperando di combinare qualcosa, vedendola rimanere in silenzio ad ascoltarmi fino a che si allungò a darmi uno schiaffetto sul collo accompagnato anche da uno spintone che mi fece indietreggiare appena.
- ma sei cretino?! Credi che io abbia bisogno di attenzioni? Io ti ammazzo Malik! Giuro che questa volta lo faccio! – mi urlò contro e nel suo sguardo lessi una ferocia che mi intimidì un attimo, portandomi a tirarmi in piedi appena lei fece lo stesso.
Mi puntò un dito contro e prese a camminare nella mia direzione quando io non potei far altro che indietreggiare nervosamente sotto lo sguardo colpito di Lucas e Louis.
- ho vent’anni e posso decidere dove andare senza il tuo permesso, hai capito? Questa è casa mia diamine! Non ti voglio qui e posso sbatterti fuori a calci quando voglio, non è un problema per me! Ti rendi conto? Non sono più una ragazzina, non ho bisogno di venirti a chiedere consigli per ogni cosa e se voglio venire qui da mio fratello lo faccio! Se voglio stare sul divano lo faccio e se voglio litigare con te lo faccio lo stesso! – continuò a dire fuori di sé inchiodandomi con quei suoi occhi sicuri e pesanti.
- eh certo l’avevo notato! A te non importa di nessuno tranne che di te stessa, no? Prendi, vai via e sparisci senza pensare che magari posso stare anche io in pensiero, che dici? Ma ti rendi conto che sarebbe potuto succederti di tutto e io non l’avrei saputo perché hai pensato bene di non dire a nessuno dove sei andata? Vengo con le migliori intenzioni e tu mi urli addosso quando non ho fatto niente di male! E no, non hai ragione tu stavolta quindi smettila di lamentarti e torniamo a casa, su! – ribattei riuscendo a tener testa a quel suo tono saccente, guardandola quasi come un genitore fa con la figlia ribelle.
- io non vado da nessuna parte con te! Cosa credi? Che a casa cambierò idea su tutto e andremo d’amore e d’accordo? Sono incazzata, come sempre il tuo carattere da imbecille ha fatto tutto questo casino! – sostenne e nell’ultima parte della frase la vidi persino accelerare il passo verso di me con rabbia prima che Louis potesse afferrarla da dietro per fermarla, neanche stesse per scoppiare una vera e propria rissa.
- lasciami stare! Tu e quell’altro avete già fatto fin troppo da ieri sera, non immischiatevi! – obbiettò con acidità guardando un attimo il castano e dicendo quelle parole senza significato per me, fino a sciogliere la presa che il ragazzo teneva dietro i suoi fianchi.
Ero sicuro che non fosse in sé, non avrebbe mai usato tanta rabbia contro uno dei suoi migliori amici.
Aveva solo bisogno di sfogarsi.
- lasciatemi sola, non voglio parlarvi! Non voglio.. vaffanculo! – urlò ancora disfandosi delle braccia di Louis e muovendosi poi verso la sua stanza, entrando e chiudendosi la porta alle spalle con forza.
Noi tre rimanemmo allibiti a guardare la scena chiedendoci davvero cosa le fosse passato per la mente, finendo per guardarci l’un con l’altro colpiti.
- datele tempo, si calmerà.. io me ne vado. Ditele di venire a casa da me quando avrà finito questo teatrino inutile – mormorai in un sospiro osservando la porta della vecchia camera di Scarlett con insufficienza e cercando di non far troppo caso ai singhiozzi che cominciarono a tagliare l’aria oltre la parete, non mettendoci troppo ad uscire da quell’appartamento disordinato.
 


Mossi velocemente le dita sul mio cellulare quel pomeriggio ad Hyde Park, seduto malamente su una panchina con Marion a trotterellare lì accanto legata al guinzaglio che avevo stretto al polso, aspettando che Liam mi raggiungesse dato che volevo parlargli.
Forse sarebbe stato più giusto dire che era lui a volermi parlare dato che Camille doveva avergli detto della gravidanza il giorno prima.
Non ero di buon umore ma dovevo comunque aiutare il mio migliore amico in quel momento particolare.
- Zayn! – mi sentii chiamare dopo qualche minuto dalla sinistra, così alzando lo sguardo incontrai il sorriso di cortesia di Liam con lui a venirmi incontro.
- ehi ciao bello! – ricambiai alzandomi prontamente e scambiandomi una stretta veloce col ragazzo, catturando anche l’attenzione della cagnolina che si avvicinò a me tirata dal guinzaglio non troppo lungo.
- aspetta un attimo.. che ci fa questo cane qui? – borbottò Liam confuso notando il piccolo pastore tedesco scodinzolare accanto alla mia gamba.
- sì beh, è mio. È una cagnolina, si chiama Marion – risposi semplicemente, stanco di dover dare a tutti spiegazioni.
Vidi il castano chinarsi ad accarezzarla e sorrisi di rimando, chiedendomi perché risultasse tanto difficile a Scarlett fare lo stesso.
- sei serio? Hai comprato un cane? – domandò colpito positivamente dalla cosa, mantenendo anch’esso un sorrisetto addolcito.
- già.. diciamo che l’idea non è piaciuta così tanto a Scarlett ma ci sto lavorando – abbozzai passandomi la mano libera tra i capelli mori, mordendomi poi il labbro inferiore.
- non dirmi che c’entra qualcosa col messaggio che mi hai mandato stanotte chiedendomi se lei fosse con me! – provò ad indovinare quasi con il timore che potessi rispondere affermativamente, assottigliando gli occhi color cioccolato.
Si tirò in piedi e io accennai un ghigno amaro – te l’ho detto, non l’ha presa benissimo – sussurrai in un sospiro facendo scoppiare a ridere il mio amico.
- quindi se ne è andata di casa perché hai preso un cagnolino? – tentò nuovamente di indovinare alzando le sopracciglia con sorpresa mentre entrambi prendemmo a camminare lenti per la stradina in terra del parco.
- è andata solo a dormire dai suoi, non è proprio scappata di casa – cercai di far suonare la cosa il più civile possibile nonostante di rassicurante ci fosse ben poco.
Liam si concesse un’altra risata e io scossi la testa stanco – per non farla andare su tutte le furie ho dovuto anche raccontarle la balla che.. Marion in realtà è di mia madre e io gliela sto tenendo finché loro non tornano da Bradford, quando invece loro neanche sanno dell’esistenza di questo cane – ammisi sentendomi in colpa per quella bugia infantile seppur tanto necessaria.
- oddio davvero? Sei incredibile! E come pensi di dirle la verità, scusa? Non puoi mentirle per sempre – mi chiese curioso, quasi affascinato dal racconto inverosimile.
- non lo so.. qualcosa mi inventerò. Ma non parliamo di questo casino, ti prego, parliamo di te e.. Camille – commentai in un sospiro girandomi a guardarlo durante la proposta e vedendolo sbiancare all’istante come se gli avessi ricordato una tragedia incredibile.
Continuammo a camminare per Hyde Park con Marion davanti ai miei piedi pronta a odorare qualsiasi cosa e a giocherellare con i fili d’erba troppo cresciuti, dandomi un pretesto per non tenere lo sguardo fisso in quello del mio amico.
- è un bel casino anche questo.. – borbottò a bassa voce dando un calcio a un sassolino e abbassando il capo in un respiro pesante.
- sì ma, insomma, hai parlato con lei, no? Che vi siete detti? – cercai di spronarlo per capire quali fossero i loro pensieri a riguardo, a cosa volessero fare.
- certo che ho parlato con lei.. fin troppo anche. Siamo rimasti seduti su una panchina al parco dietro casa sua a parlare quasi tre ore l’altra sera – disse con tono strascicato come se si sentisse in colpa per entrambi in quella faccenda.
Annuii come un automa alle sue parole, dandogli il tempo che gli serviva – solo non.. capisco una cosa. Come ha fatto a restare incinta Camille? Non avete usato precauzioni? – domandai a quel punto ponendogli quel mio dubbio assurdo e guardandolo quasi con tono accusatorio.
- beh hai presente quella volta che ti avevo raccontato che.. eravamo stati insieme, qualche settimana fa? Non.. ci sentivamo da due anni e ci siamo lasciati prendere dal momento. Mi ricordavo di quando mi avevi detto che Scarlett prende la pillola così ho pensato che magari.. anche Camille la usasse e.. Dio, sono stato un coglione! – imprecò alla fine stringendo la mascella e rendendosi conto di quanto la cosa suonasse azzardata e immatura, scuotendo più volte la testa e indurendo lo sguardo.
- non prendertela con te stesso, Liam! – cercai di distrarlo sfiorandogli il braccio con la mano.
- il fatto è.. è che adesso lei è incita di.. di mio figlio e non doveva succedere. Abbiamo vent’anni e io non.. non pensavo di dovermi già preoccupare ci certe cose così presto – cominciò a borbottare con astio quasi più per se stesso che per l’accaduto.
- lei.. Camille cosa ti ha detto? Cosa ne pensa? – gli domandai dopo una decina di secondi in silenzio, assottigliando lo sguardo per cercare di cogliere le sue espressioni.
- cosa vuoi che ne pensi? Lei.. lei è impaurita come me ma.. andiamo, sai com’è fatta – sbottò con un chiaro intento a voler sottintendere altro, piegandosi in una smorfia colpevole.
Abbassai gli occhi al terreno e storsi la bocca, aspettando che continuasse a parlare intimorito.
- Cam è sempre così.. buona, dolce. Cerca sempre di far stare bene gli altri, di non far soffrire nessuno.. come credi l’abbia presa? – mormorò con la testa bassa.
Non l’avevo mai visto in quel modo.
- lei.. mi ha detto che ci ha pensato tanto in questi giorni anche se voleva comunque parlarne con me – continuò a dire in un sospiro pesante – non è forte abbastanza per.. mettere fine a questa cosa e.. vorrebbe tenere il.. bambino – sussurrò come se fosse la cosa più semplice del mondo, mangiandosi qualche parola.
- volete tenerlo? – ripetei come se in quel modo potessi rendermene conto davvero anche io.
Il mio migliore amico stava per diventare padre.
- non.. non se la sente di.. abortire. Non vuole uccidere suo figlio – abbozzò rallentando anche il passo, infilandosi le mani nelle tasche dei jeans scuri.
- non vuole uccidere vostro figlio – lo corressi deglutendo silenziosamente, chiedendomi come avrebbero affrontato tutto. Come avrei affrontato anche io tutto ciò.
- è che.. non riesco a realizzare la cosa, insomma.. Camille è la ragazza che conosco da anni e che ho amato per due lunghi anni. Poi sai come è andata avanti, no? Non ci siamo sentiti per tanto tempo e adesso che stavo ricominciando a credere di poterla riavere succede questo – bofonchiò a tono basso con un pizzico di disprezzo.
- perché, non la riavrai in questo modo? Se davvero terrete il bambino tu sarai suo padre e Cam la madre, in un modo o nell’altro parte della tua vita sarà comunque legata a lei – gli ricordai sentendomi però tanto piccolo sotto quelle parole, sicuro che se ci fossi stato io al suo posto avrei ragionato come lui.
- è questo che mi spaventa. Sono giovane, lo siamo entrambi, e ci stiamo per impegnare in una delle cose più importanti che ci siano.. io non sono sicuro di poter essere un buon padre, non.. so se potrò dargli tutto quello che serve. Lavoro in un’edicola con la mia famiglia e vado all’università, devo diplomarmi e trovare un buon lavoro. Un figlio richiede impegno, pazienza.. io, dannazione non sono abbastanza! – esclamò facendosi prendere dall’ansia del momento, passandosi più volte le mani sul viso.
- ehi calmati! Liam cavolo, sei una delle persone migliori che conosco! Camille è una ragazza fantastica e se davvero vorrete tenere questo.. bambino, tu sarai il punto di riferimento migliore per lui, come lo sei anche per me – cercai di sostenerlo, chiedendomi davvero cosa temesse per se stesso.
- come faccio a essere un esempio da seguire? Andiamo non frequento i corsi universitari come dovrei, non sono ancora riuscito a trovarmi un mio lavoro senza l’aiuto dei miei genitori, ho messo incinta la mia ragazza, cosa ci vedi di buono in tutto questo? Come potrei mai insegnare a qualcuno come comportarsi, non sono niente di speciale – ribatté alzando un po’ la voce mentre potei chiaramente notare i suoi occhi inumidirsi leggermente, travolto dai sensi di colpa.
- sai cosa vedo io in te? Un ragazzo gentile, simpatico, premuroso, intelligente e dolce con tutta la voglia di diventare indipendente, di laurearsi e di non deludere nessuno. Alla fine tu e Camille non siete tanto diversi – osservai passandogli un braccio dietro le spalle con enfasi, vedendolo sospirare alle mie parole fino a che il mio ultimo paragone gli fece alzare gli occhi cioccolato nei miei.
- tutti e due volete che le persone siano fiere di voi, non volete il male per nessuno e siete pazienti. Sapete per cosa vale la pena fare dei sacrifici e in ogni caso ci siete sempre quando vi si chiede aiuto.. – argomentai sperando davvero di tirarlo su di morale.
Aggrottò appena le sopracciglia e mi osservò pensieroso, quasi grato però.
- tu.. Zayn, credi che questa volta ne valga la pena? – mi chiese e sentii tutto il peso di quella domanda addosso, come se dovesse toccare a me la decisione.
- io credo che.. Camille e.. quel bambino abbiano bisogno di te – risposi in un fil di voce quando ormai aveva piantato i piedi a terra per ascoltarmi, lasciando solo Marion a tirarmi senza successo.
- e credo anche che tu sia la persona giusta per entrambi – aggiunsi poi accennando un sorriso cordiale, non aspettandomi minimamente l’abbraccio nel quale mi strinse Liam dopo qualche secondo.
Era una stretta bisognosa, stretta e calorosa, ma non come quelle di Scarlett.
Era un bisogno diverso quello, era una vera e propria richiesta di aiuto.
Ricambiai come ogni vero amico avrebbe fatto e mi promisi che l’avrei aiutato.
Quando lui e Camille avrebbero voluto il mio appoggio, io ci sarei stato.
 


Entrai in casa almeno tre ore più tardi, dopo essere rimasto con il mio migliore amico a parlare ancora al parco e aver fatto una passeggiata scaccia pensieri.
Aprii la porta in un sospiro pesante e me la richiusi dietro, sciogliendo il collare al cane e lasciandolo così libero di scorrazzare per l’appartamento silenzioso.
Accesi la luce e immediatamente l’ingresso e il salotto vennero illuminati mentre io mi tolsi la felpa scura, distratto solo da un debole latrato di Marion che mi fece alzare il capo.
Schiusi la bocca quando mi accorsi effettivamente di una seconda persona seduta malamente sul divano, non mi ci volle neanche molto per riconoscere quella chioma di capelli scuri a incorniciare un viso chiaro.
- Scar..? – mi lasciai scappare sorpreso, sicuro invece che si sarebbe fermata più tempo da suo fratello ma ricordandomi poi di averlo raccomandato di dirle di tornare a casa quando avrebbe ritrovato un po’ di buonsenso.
Rimasi a fissarla dritta negli occhi immobilizzandomi davanti all’ingresso e vedendola abbassare il cellulare che teneva tra le mani, irrigidendosi sul posto.
Qualcosa nel mio petto si sciolse quando realizzai effettivamente che fosse lei la ragazza seduta con una gamba piegata sotto l’altra davanti a me, senza scarpe e con la minima pretesa di voler urlare.
- ehm.. – balbettò nervosa come se fosse stata appena scoperta a fare una rapina, quando tutto il mio stupore invece era più che positivo.
- credevo che fossi arrabbiata.. – mormorai alzando appena le braccia e posando la felpa blu su una sedia lì accanto, avvicinandomi alla zona tv.
- sono arrabbiata infatti – confermò prima che potessi aprirmi in un vero sorriso, fermandomi con un’occhiata secca.
- però questa è anche casa mia e ho tutto il diritto di stare qui dentro esattamente come te – aggiunse semplicemente ma fui certo che ci fosse ben altro dietro la sua scelta, solo non me l’avrebbe detto.
- assolutamente – decisi di darle corda facendo spallucce e continuando ad avvicinarmi a lei lento, quasi come se fosse una mina pronta ad esplodere.
- e poi Lucas mi ha detto che sarei potuta tornare qui.. – disse con tono di chi non voleva essere contraddetto e io di sicuro non l’avrei fatto - e ci mancherebbe altro - aggiunse dopo qualche secondo quasi tra sè e sè alzando lo sguardo al cielo.
- sì, prima di andarmene gli avevo detto di dirtelo. Sono.. felice che tu sia tornata – ammisi annuendo alle sue parole e abbozzando un sorriso sincero, cercando di metterla a suo agio.
- non.. credere che tornerà tutto come prima così facilmente, ce l’ho ancora con te Malik – esalò guardandomi con enfasi e quando pronunciò il mio cognome mi tranquillizzai ulteriormente, sentendo come la sua voce lo articolava ancora con tanta destrezza – ce l’ho con te e con.. quel cane – borbottò in una smorfia quando l’animale mi passò accanto, tenendo gli occhi fissi al suo pelo scuro.
- con Marion? Lei non ha colpa – la corressi quasi divertito da ciò che potesse pensare, guardando un attimo il piccolo pastore tedesco.
- puoi.. smetterla di chiamarla così? È un nome ridicolo per un cane e.. chiami lei col suo nome intero e non me! – sbottò senza ferocia però, solo con incredulità e un pizzico di fastidio.
- ti chiamo Scar da quattro anni! Il tuo nome è troppo formale, andiamo sono il tuo ragazzo come dovrei chiamarti? – ribattei confuso, fermandomi davanti alla poltrona accanto al divano e guardandola in attesa di una risposta soddisfacente.
- oh non vantartene troppo, questa volta hai rischiato proprio grosso! – commentò con acidità, continuando a spostare lo sguardo da me alle sue gambe.
Sospirai per quella sua affermazione e scossi la testa, decidendo però di non controbattere ulteriormente per non complicare la situazione.
- comunque.. adesso resterai qui con me, vero? – decisi di chiederle, quasi con il timore che quella fosse solo una visita temporanea.
- tu resterai qui – precisò facendomi aggrottare le sopracciglia, confuso dalle sue parole.
- io stanotte dormo in camera da letto ma non ti ci voglio vicino a me, stai pure sul divano con.. con la tua Mary – specificò facendomi tranquillizzare in parte, spaventato dall’idea che potesse andarsene di nuovo.
Spalancai comunque gli occhi guardandola e sperando nel profondo di farle cambiare idea, sostenendo il suo sguardo momentaneamente duro.
- devo dormire sul divano, sul serio? – le domandai esterrefatto, avvicinandomi al divano con costanza e vedendola chiaramente tirarsi indietro contro lo schienale.
- ah se preferisci c’è il pavimento, il tavolo della cucina, la doccia, basta che non sia in camera da letto con me – rispose prontamente con quel suo sarcasmo pungente, indicando la sala da pranzo con noncuranza e lasciandomi così a guardarla incredulo.
- se non ti va bene posso benissimo tornare a casa da Luke o andare da Niall, sono sicura che loro sarebbero più accomodanti – aggiunse non ricevendo nessun mio commento, tirandosi in piedi velocemente come a dimostrarmi che non le sarebbe stato tanto difficile uscire dall’appartamento.
Appena si alzò mi parai al suo fianco e lei sembrò quasi infastidita da quella vicinanza, perdendosi però qualche secondo a osservare l’aria tra noi silenziosamente.
- no non c’è bisogno, per una notte posso dormire sul divano, va bene – la fermai subito accettando le sue condizioni e vedendola così accennare un sorrisetto compiaciuto.
- allora comincia a portarti un cuscino o quello che ti pare in salotto, io non muoverò un dito – mi consigliò con un pizzico di divertimento, soddisfatta di come mi fossi adeguato ai suoi voleri.
Prese a camminare verso la cucina e quando si avvicinò maggiormente a me le sfiorai il braccio, afferrandole poi il polso dolcemente sentendola tremare sotto il mio tocco.
- ehi non ti sei ancora meritato la confidenza per toccarmi, vacci piano – mi rimbeccò con un sorrisetto complice ma acido al punto giusto, forzando quel suo comportamento fastidioso nei miei confronti.
- stai scherzando? Non posso neanche toccarti adesso? – sbottai allucinato accennando un ghigno, incredulo per il teatrino assurdo che stava sostenendo.
- perché invece di usare quel tono saccente non provi a riconquistarmi? Non sono così scontata, sai? Dovresti dimostrarmi il tuo amore in modi che non siano portare cani a casa o farmi il solletico – mi canzonò senza neanche girarsi a guardarmi, semplicemente continuando a camminare verso la stanza accanto lasciandomi lì ad osservarla.
Le donne.
 
 












Buonsalve!
Come alcune di voi sanno non ho aggiornato ieri perchè non mi sentivo molto bene e non ho neanche acceso il pc, oggi mi sento un po' meglio anche se la mia gola soffre ancora e ho la voce di un trans AHAHHAHAHAH
COOOMUNQUE, in questo capitolo vediamo Zayn che va a recuperare Scarlett anche se inizialmente non ha molti risultati, e si ritrova a parlare con Luois e Lucas che però non fanno parola di nient'altro tranne che la salute di Scar.
Nel pomeriggio va a parlare con Liam e sinceramente amo quella parte, spero di aver reso al meglio ciò che pensa perchè si è scoperto un nuovo lato di questo personaggio.
Alla fine del capitolo il nostro Zayn tornando a casa ritrova Scar che però è ancora un po' arrabbiata e lo tratta freddamente, facendogli capire di rinconquistarla.
Ed è proprio quello che farà in parte nel prossimo capitolo e in quello dopo ancora, sinceramente mi piacciono molto. Nel prossimo Scar andrà anche a cercare informazioni su Lou e suo fratello da una persona a lei molto fidata, che dite?
Aggiornerò giovedì credo e a me piace molto quel capitolo!
Dopodomani escono i biglietti del concerto, quindi è meglio se torno a chiudermi in preghiera ahahahah ovviamente auguro a tutte buona fortuna per chi deve ancora prenderli, come me, vedrete che ce la faremo!
Un bacione!

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Capitolo 29
*** Fidati di me. ***


 

"Let me make you fall in love with me again."

CAPITOLO 29
 
Quella mattina mi svegliai prima del solito, allungando istintivamente il braccio nella parte di materasso accanto a me ma trovandola vuota e piatta.
Mi rigirai nel letto a due piazze e nell’istante in cui non vidi il cuscino di Zayn mi ricordai che fosse andato a dormire sul divano quella notte dopo un mio capriccio.
Anzi, non era stato un capriccio.
Venivo seriamente sottovalutata in quella casa e le mie parole non venivano mai prese sul serio, tutto questo doveva cambiare.
Non ero l’ultima ruota del carro e Zayn doveva capirlo, oppure sarebbe stato spinto giù dalla vettura.
Mi rigirai verso il comodino e afferrai distrattamente il cellulare, venendo investita dal fascio di luce dell’apparecchio ma riuscendo poi ad oppormici dopo qualche secondo, leggendo l’ora con occhi fini.
Erano le 7:03, sbuffai pensando che a momenti avrei dovuto cominciare ad alzarmi per andare in università e nel frattempo controllai alcune notifiche di diversi social network dal telefono.
Proprio mentre chiusi l’applicazione di Facebook la porta alla mia sinistra si aprì leggermente facendomi voltare, incontrando ben presto lo sguardo scuro di Zayn.
- sei venuto qui per..? – lo accolsi con un po’ di freddezza, girando il capo verso di lui e scrutando il suo viso affilato fare capolino dalla porta socchiusa.
- per portarti la colazione, anche se pensavo dormissi ancora.. – mormorò stupendomi tanto che spalancai un attimo gli occhi, rimanendo immobile a guardarlo entrare nella stanza in silenzio.
- e lo speravo in realtà, mi sarebbe piaciuto svegliarti – aggiunse dopo qualche secondo posando con attenzione un piccolo vassoio sul mio comodino mentre io continuavo a osservarlo con curiosità.
- sarà per un’altra volta – commentò ancora in un sospiro leggero prendendo poi posto sul materasso, sedendosi sul bordo del letto accanto al mio corpo e a quel gesto io mi tirai ad appoggiare le spalle alla testiera del letto.
Non riuscii ad articolare una parola, fui capace solo di stringere gli occhi per guardare meglio il ragazzo che tranquillo spostava lo sguardo dal copriletto al mio viso ogni tanto.
A un certo punto si allungò verso il comodino e potei notare la canotta informe con cui aveva dormito lasciargli scoperti alcuni tatuaggi che aveva sul petto.
- so che ce l’hai con me, lo capisco – se ne uscì poi a mezza voce afferrando un piattino su cui scoprii esserci due pancakes – avrei dovuto avvisarti prima di portare Marion qui – e a quel nome alzai gli occhi al cielo, piegandolo in un sorrisetto indefinito e contenuto – e non sarei dovuto essere così superficiale. Hai ragione questa è anche casa tua e.. sì insomma, scusami. È stata colpa mia – continuò a parlare allungando il piattino di cibo verso di me e aspettando che lo prendessi, quasi come gesto di pace.
Si morse il labbro e rimase in attesa, accennando un sorrisetto compiaciuto quando lo afferrai sebbene con un po’ di riluttanza.
- Malik mi stai dando il contentino? – gli domandai guardandolo con complicità, vedendolo sgranare gli occhi a quella mia affermazione.
- non.. ehi, mi sono scusato, mi dispiace davvero. Se adesso siamo in questa.. situazione è per colpa mia – obbiettò balbettando per qualche secondo quasi per la paura di dire qualcosa di sbagliato nonostante lo conoscessi bene da capire che aveva detto tutto ciò anche per farmi contenta.
- e in che situazione siamo secondo te? – gli domandai stringendo le gambe al petto e continuando ad osservarlo attentamente, sentendo nell’aria l’odore di pancake e di caffè.
- in quella dove tu.. mi metti alla prova mentre io cerco di riconquistarti – disse in un sorriso sghembo, piegandomi nello stesso ghigno e portandomi a scuotere la testa divertita.
Solo in quel momento cominciai a mangiare la colazione che mi aveva portato, facendo ripiombare la stanza nel silenzio.
- allora è questo che stai facendo? Vuoi davvero riconquistarmi? – chiesi poi con una strana adrenalina nella voce, stupendomi che avesse preso così alla lettera le mie parole della sera prima.
- cos’altro mi resta da fare? – commentò alzando le spalle e guardandomi fissa negli occhi in quel modo che mi metteva sempre un po’ in soggezione – e poi non credo sarà tanto difficile, ti conosco bene – aggiunse con tono sereno.
- eh no, dovrai impegnarti caro mio – lo corressi guardandolo con enfasi, lasciandomi a un sorrisetto che mi spinse anche a stendere le gambe sul letto.
- ho i miei assi nelle maniche – affermò alzando le sopracciglia e lanciandomi un’occhiata sicura, piegandomi a una risatina contenuta.
Ripresi a mangiare a piccoli bocconi abituandomi alla presenza del moro davanti a me.
Solo quando il piattino di plastica fu vuoto mi allungai per posarlo sul comodino, facendo attenzione a non far cadere nulla.
- ho preparato anche il caffè, ti va? – pronunciò ancora prima che potessi tornare comoda nella posizione precedente, attirando la mia attenzione.
- mi hai appena chiesto se mi va un caffè? Non mi conosci così bene da sapere già la risposta? – commentai con una punta di ilarità contagiando anche lui.
- sì ma tu sei imprevedibile Scar – osservò chiamandomi in quel modo che tanto amavo, facendomi rilassare ulteriormente.
- non quando si parla di caffè – appuntai afferrando la tazzina dalle mani di Zayn, sfiorando le sue dita e vedendolo alzare gli occhi nei miei a quel contatto.
Tornai ad appoggiarmi alla testata del letto e notai il ragazzo passarsi la lingua tra le labbra deglutendo, continuando a guardarmi in silenzio.
Io dalla mia parte presi a sorseggiare la bevanda ancora calda riconoscendo il tocco di Zayn in quel retrogusto appena dolce, perdendomi a scrutare il braccio ambrato del ragazzo.
- posso venire più vicino? – mi chiese lui da un momento all’altro rompendo l’atmosfera e distogliendomi dalla mia momentanea occupazione, finendo per incrociare il suo sguardo.
- non prenderti troppe libertà, sei ancora sotto esame – risposi con tono severo, sentendo l’aria diventare più calda quando il moro venne a sedersi a sinistra dei miei fianchi, inchiodandomi con uno sguardo pieno che mi fece arrossire.
- è buono il caffè? – mi domandò poi come se non si fosse accorto delle mie guance arrossate, allungando un braccio dall’altra parte della mia vita per sorreggersi ma finendo per farmi irrigidire qualche attimo.
- già, questa è sicuramente una delle cose che ti riesce meglio – ammisi cercando di tenere gli occhi bassi per non dargliela vinta un’altra volta, ormai bloccata tra la testiera del letto a due piazze e il suo petto.
- perché, quali sono le altre cose che mi riescono meglio? – mi domandò e solo dopo un paio di secondi mi accorsi del tono appena malizioso che aveva usato, alzando lo sguardo e trovandolo accennare un ghigno curioso.
- essere insopportabile! – risposi a tono facendomi scappare una risatina imbarazzata, tirandogli uno schiaffetto sulla spalla nuda e posando poi la tazzina sul comodino velocemente mentre lui si concesse una risata piena che mi rincuorò.
Appena tornai appoggiata al letto sentii i suoi occhi perforarmi il viso tanto erano insistenti, notando anche quel suo sorriso compiaciuto steso sulle labbra carnose.
Ricambiai lo sguardo con un po’ di inquietudine, chiedendomi cosa gli passasse per la mente, tornando rossa per la fermezza delle sue iridi puntate nelle mie.
Lo sentii sedersi meglio sul posto quando io riuscii solo a guardarlo, incapace di muovermi in alcun modo.
- posso baciarti? – chiese poi facendomi mancare il respiro per qualche secondo, portandomi ad arrossire come una ragazzina.
- i baci non si chiedono.. – commentai a bassa voce per mascherare i miei veri pensieri e i miei battiti accelerati, mordendomi un labbro e aspettando che facesse qualcosa.
Lui stesso si inumidì le labbra nuovamente e si aprì in un sorrisetto contenuto, abbassando un attimo il capo per poi rialzarlo e tornare a guardarmi.
- lo so ma.. posso? – abbozzò in un sussurro rimanendo poi sull’attenti, leggendomi quasi dentro con quel suo sguardo penetrante.
Sospirai per riprendere un po’ di fiato e roteai gli occhi in modo teatrale – sulla guancia però, non ti sei ancora guadagnato la libertà di darmi un vero bacio – risposi per tenerlo sul filo e non dargliela vinta, piegando il viso da un lato e sentendo quasi il poco ossigeno tra noi due spostarsi quando Zayn si allungò verso di me.
Sentii una sua mano passarmi sul collo e il mio corpo riconobbe il calore della sua pelle in un’ondata di brividi indesiderati, avvertendo chiaramente il suo fiato caldo scontrarsi sul mio viso.
- stai attento a ciò che fai – esalai quando il materasso si piegò appena sotto il peso del moro e il suo petto si avvicinò al mio, permettendo alla sua mano destra di alzarmi appena il mento e depositarmi un bacio sull’angolo della bocca, facendomi strizzare gli occhi.
Rimasi immobile facendo caso alla piccola pressione che fecero le sue labbra sulla terminazione delle mie, facendomi salire il cuore fino in gola per tutti i vari secondi in cui compì il gesto.
Solo quando si staccò dal mio volto rinsavii – ehi ti avevo detto sulla guancia, screanzato – lo rimbeccai puntandogli un dito contro senza però quell’aria dura che avrei desiderato, incrociando il suo viso ancora tanto vicino al mio.
- hai ragione, scusami – mormorò con sarcasmo spingendosi a baciarmi la guancia opposta rumorosamente prima di alzarsi veloce, riprendere il vassoio che aveva posato sul comodino e avviarsi verso il corridoio, lasciandomi lì nel letto col cuore a mille.
 

Suonai al campanello di casa Horan-Styles nel primo pomeriggio, battendo nervosamente il piede a terra e aspettando che uno dei due ragazzi mi aprisse.
Ad accogliermi dopo una decina di secondi fu Niall in un sorriso accennato, probabilmente chiedendosi cosa ci facessi lì, facendo per parlare quando io lo interruppi frettolosamente sovrapponendo la voce alla sua.
- dimmi solo una cosa: tu non sei gay, vero? – esclamai con foga allungandomi ad afferrarlo subito per le spalle, vedendo i suoi occhi spalancarsi dallo stupore.
- non.. non sono gay, Scarlett! Che domande fai?! – rispose subito stranito, indietreggiando per farmi entrare nell’appartamento e chiuderci la porta alle spalle.
- sei sicuro? Guarda che non è un problema, se è così puoi dirmelo.. – continuai a farneticare sperando che almeno lui dicesse la verità.
- ti ho detto che non sono gay! – ripeté con tono sicuro facendo spallucce.
- provamelo – affermai incrociando le braccia sotto al seno e guardandolo fisso negli occhi oceano.
- forse perché mi sto frequentando con Stephanie? Non mi piacciono i maschi, diamine! – disse ancora tranquillizzandomi un po’, ricordandomi di come avesse baciato la mia collega qualche tempo prima.
- mm.. – acconsentii in un sospiro posando poi la borsa su una sedia lì accanto, muovendomi con padronanza dentro quella casa.
- si può sapere cosa ti è preso? Hai una crisi di identità? – chiese non capendo la mia premura nel chiedergli tutto ciò.
- non so, dimmelo tu! Hai detto di aver parlato con Louis l’altro giorno, no? Che vi siete detti? – lo misi alla prova tutto d’un tratto, sicura che quella volta avrebbe ceduto.
Louis mi aveva detto che Niall sapeva, che era l’unico a sapere.
Me l’aveva sussurrato quella mattina appena avevo aperto gli occhi e mi ero ritrovata stesa sul divano, mentre mi aveva messo un panno umido sulla fronte.
Lo inchiodai con un’occhiata ferma e mi sentii di nuovo nel pieno delle mie facoltà persuasive, che invece erano scemate quella mattina al confronto con Zayn.
- tu.. cosa sai? – mormorò spalancando gli occhi quando si rese conto che le mie pretese avevano un fine ben preciso.
- non so quanto dovrei, a quanto pare sai più cose tu su Lou e mio fratello di me – risposi a mezza voce vedendolo sospirare rumorosamente e avvicinarsi a me.
- hai.. parlato con chi di preciso? – mi chiese nuovamente cercando di capire quanto sapessi forse per non azzardare troppo, quando invece era proprio quello che io speravo.
- con tutti e due, li ho.. trovati nella mia stanza l’altra sera perché sono tornata a casa e.. – spiegai quando lui mi interruppe – quando hai litigato con Zayn? – domandò per fare il quadro della situazione, confondendomi.
- come fai tu a saperlo? – ribattei a mezza voce, accantonando un attimo il discorso principale.
- ha telefonato praticamente a tutti quella notte per trovarti – disse facendomi sentire in colpa per qualche secondo per averlo fatto preoccupare tanto.
Non era l’unico ad aver sbagliato forse.. forse.
- comunque.. Louis mi ha detto che tu sai della cosa e io non me la sono sentita di chiedere tutto a loro anche perché ero frastornata.. – continuai a dire cercando di sopprimere momentaneamente il senso di colpa e concentrandomi sul motivo per cui ero andata dal mio migliore amico.
- e vuoi che te ne parli io? – concluse al mio posto Niall con tono neutro, a quanto pare disponibile.
- beh qui c’è di mezzo anche mio fratello, vorrei sapere com’è la faccenda – confermai nonostante volessi sapere davvero tutto, incredula che uno dei miei migliori amici potesse essere gay né tantomeno Lucas.
- quale faccenda? – si aggiunse a noi una terza voce proveniente dal bagno accanto alla cucina dal quale uscì ben presto Harry con un asciugamano legato in vita e i capelli umidi.
Mi soffermai un attimo sulle due rondini che aveva tatuate sul petto e poi risposi, capendo che per farmi arrossire erano più efficaci i sorrisi di Zayn piuttosto che Harry a petto nudo di fronte a me.
- uh ciao tesoro – mi salutò quando spostò lo sguardo smeraldo verso di me, tenendosi meglio l’asciugamano con la mano sinistra.
- ciao Haz – mormorai accennando un sorriso quando si avvicinò a darmi un piccolo bacio sulla guancia proprio dove me l’aveva dato il moro quel mattino, sfiorandomi il viso con i ricci umidi.
- sentite io vado a vestirmi, tra poco devo andare da Nicole – disse subito dopo con fare evasivo meritandosi un mio sguardo colpito.
- e dove la porti di bello? – mi feci scappare sentendo l’odore di dopobarba nell’aria.
- veramente lei mi ha invitato a casa sua. Stephanie oggi lavora quindi è libera – rispose facendomi storcere la bocca, immaginando cosa sarebbe potuto succedere.
- ecco almeno tu che puoi divertiti, io devo sudarmi certi lussi con Steph.. – commentò amareggiato Niall dando una pacca giocosa al suo coinquilino, ritrovando nelle sue parole quasi lo stato d’animo di Zayn.
- basta che non approfitti di Scarlett, devo prepararmi per la mia bella e mi serve concentrazione – lo sfotté Harry prendendo in causa anche me, meritandosi così una manata dietro la schiena che risuonò per il salotto.
- ehi io sono fidanzata, cretino! – esclamai quando lui ridacchiò per il mio gesto spropositato.
- ah sì? Non hai ancora buttato Zayn dal balcone? Strano, prima mi ha detto che lo stai mettendo alle strette – commentò facendomi sgranare un attimo gli occhi. Possibile che tutti sapessero di me e Zayn?
- piuttosto è lui che sta mettendo alle strette me, credimi – risposi quando ormai il ragazzo aveva imboccato la strada per la sua camera, rivolgendomi un sorrisetto di cortesia.
Avevo cercato di far capire a Zayn la lezione essendo dura con lui e impassibile, facendolo penare per ricevere le mie attenzioni quando invece aveva abbattuto senza difficoltà tutte le barriere che avevo improvvisato, costringendomi a fingere di essere impassibile ai suoi sguardi e alle sue parole.
Era lui che mi stava mettendo alle strette, mi aveva in pugno.
- allora, vuoi.. insomma, non hai cambiato idea, vero? – mi domandò Niall ridestandomi dai miei pensieri mentre vidi le spalle nude di Harry entrare nella sua camera da letto e chiudere la porta.
- mm? Oh no, noi due abbiamo un discorso da fare – confermai ricordandomi della domanda che avevo fatto prima al biondo, vedendolo annuire in un sospiro stretto.
- e va bene.. dai sediamoci – mormorò non tardando troppo a prendere posto sul largo divano, affiancato subito da me.
- sì ma cerca di non farti sentire da Harry, questo deve rimanere tra noi – gli ricordai dicendogli di parlare a bassa voce, sedendomi comodamente accanto a lui.
Rimasi a guardarlo negli occhi color oceano e quando vidi la sua bocca arricciarsi capii perché Louis avesse deciso di raccontare tutto proprio a lui, Niall era l’amico perfetto.
- che.. che cosa sai tu? – mi chiese quando prese respiro per cominciare a parlare.
- so solo che a quanto pare Lou è gay e.. non so, magari anche Lucas, si stavano baciando ma non so altro – dissi brevemente rendendomi conto della cosa solo quando mi ritrovai a dirla ad alta voce.
- beh sì, insomma, Louis è.. gay – confermò in un sospiro facendomi piombare nella confusione più assoluta, chiedendomi come avessi fatto a non accorgermene prima.
- me l’ha detto quasi un mese fa. Diceva di non.. riuscire a tenersi più dentro questa cosa e che doveva dirlo a qualcuno, solo che tu e Zayn eravate impegnati con il trasloco, Liam stava finalmente riconquistando Camille dopo tanto tempo e Harry era sempre a lavoro.. così ha pensato a me – concluse e le sue parole mi portarono ad annuire, rendendomi conto di essermi persa una cosa davvero importante.
- mi ha raccontato di averlo sempre saputo dentro di sé ma di esserne cosciente da due anni più o meno.. l’ha capito quando uscendo con noi una sera per andare a ballare si è reso davvero conto di essere attratto dai ragazzi e non da tutte quelle ragazze mezze.. nude – continuò a spiegare.
- è da due anni che va avanti questa cosa? Davvero? Dannazione, come ho fatto a non accorgermene prima? Ora che mi ci fai pensare è tutto così chiaro.. insomma, non l’ho mai visto davvero insieme a una ragazza e parlando con lui facevamo sempre discorsi particolari, era dolcissimo ma non ho mai pensato che potesse essere per questo.. – borbottai dandomi della stupida da sola.
- beh è stato lo stesso per me, se non me l’avesse detto lui di persona non ci avrei neanche creduto. Mi ha spiegato di essersi sempre trattenuto un po’ con noi, ha cercato di non far notare questa sua cosa perché non so.. forse credeva di poter essere un peso; infatti faceva battutine a te come a Camille, credo sarebbe potuto essere impossibile rendersene conto – mormorò schiarendomi in parte le idee.
Riuscii solo a rimanere in silenzio per ascoltarlo, nello stesso momento facendo ordine tra i miei pensieri sconnessi.
- ha preferito tenere il segreto, aspettare di essere sicuro di tutto.. – aggiunse a mezza voce muovendo più volte gli occhi luminosi da me alle sue gambe.
- e quando.. ti ha detto tutto allora ne era sicuro? – mi intromisi cercando di far luce sull’accaduto, non riuscendo neanche ad immaginare come sarebbe potuto essere parlarne direttamente con il diretto interessato e incontrare le sue iridi cristalline.
- ne era sicuro perché si è ritrovato nella situazione di.. avere un’altra persona che lo capisse, che mostrasse interesse – rispose a mezza voce mordendosi poi il labbro velocemente, lasciando un dubbio assalirmi.
- Lu.. Lucas? – chiesi in un sospiro sentendo il cuore accelerare quando dovetti pronunciare il nome di mio fratello durante quel discorso.
- esatto – confermò Niall in un cenno di capo lento e attento, quasi timoroso che potessi reagire in qualche modo spropositato.
Lucas. Louis.
- ma.. insomma, com’è possibile? È mio fratello, lo conosco da una vita e lui.. è uscito con parecchie ragazze, anche con la sorella di Zayn.. Rose – affermai non riuscendo a capire cosa potesse essere cambiato.
Lucas era la mia famiglia e io mi ero persa una cosa tanto essenziale.
- non so molto di lui, Louis non mi ha voluto dire troppo anche perché doveva ancora capirlo bene.. però a quanto pare è attratto almeno da Lou se davvero li hai trovati a baciarsi – tirò le conclusioni il mio amico facendomi piombare in un mare di dubbi.
- però capisci.. non è il tipo, è sempre stato schietto con le ragazze e non ha mai fatto nulla che mi facesse dubitare della cosa. Non riesco a crederci.. – esalai abbassando lo sguardo al pavimento, sentendomi stretta in quella situazione.
- per quello che mi ha raccontato Louis.. si sentono già da tempo ma mi è venuto a dire tutto solo quando tuo fratello ha chiaramente detto di avere.. un interesse – disse Niall e io mi sentii mancare per un secondo.
Dovetti appoggiarmi allo schienale del divano e al bracciolo per il capogiro che mi investì, stentando ad immaginare Lucas dire certe cose a uno dei miei migliori amici.
- hai.. hai presente l’altra sera quando siamo venuti tutti a casa tua per il derby? – mi domandò ancora il biondo con voce tentennante, volendo intendere altro.
- tutti tranne Lou.. – precisai in un sibilo annuendo e aggrottando le sopracciglia, fissando gli occhi in quelli del ragazzo che avevo di fronte con un brutto presentimento.
- ecco lui era.. uscito con tuo fratello.. – concluse dando ragione ai miei pensieri, portandomi a una smorfia consapevole. Dannazione.
- me l’ha detto l’altro giorno – disse ancora quando io mi ero passata una mano sul viso, sovrastata da tutte quelle rivelazioni.
- quindi mi stai dicendo che mio fratello e uno dei miei migliori amici si.. frequentano? – me ne uscii cercando il termine più innocuo possibile, preparandomi mentalmente a ciò che mi avrebbe risposto Niall con preoccupazione.
- questo è quello che so.. – esalò in conferma facendomi alzare gli occhi al cielo in un rantolo – però dovresti parlare con Lucas per capire meglio, io non so più di tanto di lui.. non sembra ma Louis è parecchio geloso di certe cose – argomentò catturando la mia attenzione nell’ultima parte della frase.
- ah è anche geloso di Luke ora?! – esclamai colpita dalla cosa, ritirandomi eretta sul divano e guardandolo allucinata.
- chi è geloso di Lucas? – piombò di nuovo alle nostre spalle la voce calda di Harry, appena arrivato in salotto a quanto pare.
Mi girai come se fossi stata colta a compiere un delitto e osservai il riccio con indosso dei jeans scuri con una canotta bianca sormontata da una camicetta aperta celeste intento ad afferrare le chiavi che aveva lasciato sul tavolino accanto all’ingresso.
- nessuno, insomma.. – balbettai sentendomi chiamata in causa quando i suoi occhi curiosi si incrociarono ai miei – Rosaline.. – inventai dopo poco per dargli una risposta che potesse soddisfarlo, sicura che altrimenti avrebbe continuato a chiedere.
- si sentono ancora? Zayn ne sarà felice – bofonchiò divertito mettendoci più tempo del previsto per prendere il cellulare, il portafoglio e qualche carta magnetica che io non conoscevo.
Annuii forzatamente alla sua affermazione e sorrisi di cortesia, allarmandomi quando lo vidi venire nella nostra direzione.
- io adesso vado dalla mia bella, ci vediamo ragazzi – fece per salutare e chinarsi verso di me per darmi un bacio sulla guancia quando io mi alzai spazientita.
- oh è meglio che vada anche io – gli diedi corda in un altro sorriso improvvisato vedendo entrambi i ragazzi guardarmi confusi per quel mio repentino cambiamento d’idea.
- sì insomma.. il cane è a casa da solo e Zayn tornerà stasera, devo badare a quella bestiola petulante – mentii in parte sebbene davvero Marion fosse da sola senza un padrone, ma cercai di andarmene troppo scossa dalle ultime rivelazioni.
Era troppo per me, troppo per un solo giorno.
Solo quando vidi i due sguardi chiari alleggerirsi e annuirmi mi tranquillizzai, accorgendomi del profumo dolce di Harry e storcendo il naso, rendendomi conto che per calmarmi avevo bisogno di sentire un altro odore familiare.
 


- come devo fare con te, mm? – borbottai qualche ora più tardi stesa a pancia in su sopra il letto e con il piccolo pastore tedesco seduto malamente sulla pancia.
- mi hai fatta litigare con Zayn e adesso lui preferisce quasi più te a me.. – continuai a dire neanche sperando che mi rispondesse, parlando da sola e guardandomi riflessa in quei occhi neri e lucidi.
- ma qual è il tuo segreto? Hai fatto cadere quel ragazzo ai tuoi piedi dopo neanche un giorno quando a me ci sono voluti mesi – argomentai quasi infastidita dalla cosa, prendendo la bestiola per le zampe e muovendole poi nell’aria – guarda che in ogni caso la donna di casa rimango io. Stessa cosa per il tuo padroncino del cavolo, sono io la sua donna e non tu – finii il discorso lasciandomi a un risolino quando Marion si allungò e mi mordicchiò un dito senza però farmi male, come se avesse capito il mio discorso.
A quel mio sorriso divertito sentii delle chiavi girare nella toppa della porta e questa aprirsi e richiudersi poco dopo con un tocco che io riconobbi subito.
- sei tu? – chiesi alzando la voce nonostante fossi certa della cosa, facendogli anche capire dove mi trovassi.
Non sentii una chiara risposta ma dei vari rumori familiari come il suo cellulare posarsi sulla credenza in cucina insieme al mazzo di chiavi, riconobbi addirittura il suono che le sue scarpe da ginnastica facevano contro il pavimento mentre percorse il corridoio.
Lo vidi infine fare capolino nella camera da letto e guardarmi in un sorriso sghembo, felice di avermi trovata, notando solo dopo qualche secondo il cane sopra di me allargando il suo ghigno.
- stai facendo conoscenza col nemico? – domandò con sarcasmo sfilandosi una felpa scura di dosso e posandola poi sull’attaccapanni lì accanto, prima di togliersi le scarpe velocemente e avvicinarsi al letto.
- stavo facendo un.. discorsetto tra donne a quest’ammasso di pelo – risposi grattandogli un orecchio tirato all’insù e fingendo di non far caso al ragazzo che lentamente salì sul materasso dal lato opposto al mio.
- ah sì? Mi sono perso qualcosa di interessante? – mi stuzzicò gattonando distrattamente fino a sdraiarsi al mio fianco ma non troppo vicino come il mio subconscio avrebbe voluto, catturando subito l’attenzione della cagnolina che prese a scodinzolare con più gioia.
Non riuscii neanche a rispondere, preferii osservare Marion tirarsi frettolosamente sulle quattro zampe e trotterellare verso Zayn come se non avesse mai visto niente di più bello in vita sua, euforica, sgusciando via dalla mia presa e tuffandosi subito sul petto del moro che la degnò di coccole più sostanziose.
E forse aveva ragione, perché non c’era nulla di più esaltante di Zayn e del suo sorriso mozzafiato.
- come fai? – mi lasciai scappare, attirando l’attenzione dei suoi occhi profondi che si riversarono senza tentennamenti nei miei.
- a far cosa? – mi chiese con quella sua voce piena accennando un ulteriore sorriso quando il piccolo cane prese a strofinarsi sul suo collo tra le mani del ragazzo.
- a piacerle così tanto.. – dissi rigirandomi su un lato per poterlo osservare meglio notando la barbetta finissima coprirgli la mascella e i suoi capelli abituarsi alla morbidezza del cuscino, rendendomi poi conto che in quella domanda potevo essere sottintesa anche io.
- beh la faccio felice, anche con queste piccole cose.. vuole qualcuno che la faccia sentire importante e io ci sono – rispose come se si fosse accorto del paragone che avevo fatto con me stessa, facendomi sentire un pizzico nello stomaco che mi portò ad accelerare i battiti.
Continuai ad osservarlo e lui fece lo stesso mantenendo il contatto visivo, solo che ero troppo stanca per distogliere lo sguardo. Avevo solo bisogno di sentirlo mio.
- è per questo che.. anche se ti do filo da torcere tu ci sei per farmi sentire.. – provai a chiedergli in un sussurro pentendomi un attimo dopo per essermi mostrata tanto debole davanti a lui.
- ..importante? – concluse lui al mio posto in un mezzo sorriso, vedendomi annuire alle sue parole e rimanere in silenzio.
- non è la stessa cosa – dissentì a quel punto scuotendo la testa in un mezzo sorriso e abbassando lo sguardo alla cagnolina, accarezzandole un attimo il collo con i pollici per poi allungarsi verso il bordo del letto e lasciarla scendere con attenzione verso il pavimento.
Rimasi in attesa che si spiegasse, volevo capire quale fosse la differenza.
Appena si rigirò nella mia direzione il mio cuore si animò fino a che il ragazzo si avvicinò anche più di prima, compiendo un ulteriore movimento per mettersi a pancia in giù accanto a me e sorreggendosi con i gomiti puntandoli nel materasso.
- vedi.. – cominciò a parlare passandosi un attimo la lingua tra le labbra e accennando un sorrisetto quasi imbarazzato – in questo caso sono io il.. cagnolino scodinzolante che cerca attenzioni – spiegò facendomi sentire quasi in colpa per qualche secondo.
Mi sistemai più comoda sul fianco sinistro per osservarlo e alzare un angolo della bocca – però tu non hai bisogno di sentirti importante, non hai bisogno di.. continue conferme – commentai a mezza voce immergendomi in quel mondo solo nostro, sentendo il suo respiro caldo nell’aria e i suoi occhi più vicini osservarmi come la prima volta.
- sì che ho bisogno di conferme, ne ho bisogno ogni giorno. Specialmente adesso che.. sei arrabbiata con me io devo cercare di.. – cercò di dire ma io lo interruppi sovrapponendo la voce alla sua, vedendolo allarmarsi un secondo quando allungai una mano a sfiorargli il braccio inaspettatamente.
- non devi cercare di fare niente – mormorai decidendo di tirare giù tutte quelle barriere che mi ero costruita per vedere di cosa sarebbe stato capace, rendendomi poi conto che erano più difficili da abbattere per me che per lui – credi che per colpa di quello stupido cane io ce l’abbia davvero con te? È vero, mi sono arrabbiata all’inizio ma adesso ho troppe cose di cui preoccuparmi per badare a queste sciocchezze – continuai a dire pensando alla gravidanza di Camille e al nervosismo suo e di Liam, alle novità di Louis e a mio fratello, all’università, all’appartamento da sistemare, lasciando il cane alla fine della lista e anche oltre.
- e poi a.. Marion puoi pensarci tu. A me basta non essere chiamata in causa, non è un vero problema per me se la porti tu fuori e le dai da mangiare – aggiunsi deglutendo quando pronunciai quel nome, vedendo il moro accanto a me sorridere raggiante.
- davvero non ti da fastidio? – mi domandò colpito dal mio nuovo modo di pensare, continuando a sorridere come un bimbo.
- mi da più fastidio questa.. situazione in cui ti ho trascinato. Non c’è niente che devi recuperare o salvare, io tengo a te comunque – ammisi muovendo appena le dita sul braccio scoperto di Zayn e sentendomi tanto una ragazzina con la sua prima dichiarazione.
- sì ma a me non basta – sussurrò comunque più sollevato di prima, sporgendosi verso di me portandomi a poggiare la schiena al materasso mentre allungò lentamente un braccio dall’altra parte della mia vita per sorreggersi.
Quando lo sentii avvolgermi e tenermi ferma il respiro mi morì in gola, riuscii solo a puntare gli occhi nei suoi sentendomi tanto piccola sotto il suo sguardo.
- io voglio vederti felice davvero, non perché ti sei arresa dato che ti sta stretta questa situazione. Voglio riconquistarti sul serio – disse e le sue parole mi sembrarono tanto ridicole sebbene sensate, parlando a qualche centimetro dal mio viso e facendomi respirare a fatica per la vicinanza.
- non mi sono arresa per sfinimento – commentai quasi divertita e stranita da ciò che potesse pensare lui – non mi sono arresa affatto, mi sono resa conto che non c’è bisogno che tu debba riconquistarmi perché.. in ogni caso non credo potrei amarti più di così – sussurrai vedendo una scia luminosa attraversargli gli occhi grandi, ripensando alle sue parole di poco prima.
Io lo stavo facendo sentire importante e lui mi stava guardando con quegli occhioni gioiosi, come un cane col padrone.
Avvertii l’aria tra i nostri visi mancare quando si avvicinò un altro po’ a me, finendo per strusciare il naso affilato con il mio e impedendomi di respirare regolarmente.
- fammi provare – mormorò ma io non colsi a pieno il significato di ciò che aveva appena detto – lascia che ti faccia innamorare di me di nuovo. Potrei darti di più, farti.. provare qualcosa di ancora più forte – esalò mentre io continuai a dubitare che potesse esistere qualcosa di superiore, qualcosa di ancora più bello.
I suoi occhi si riversarono nei miei e le sue labbra soffiarono quelle parole sulle mie senza però mai toccarle davvero.
- mm? – mugugnò in conferma quando io non riuscii a dire nulla, spingendosi ancora più vicino a me ma evitando gesti avventati, lasciando che facessi tutto io.
- non credo che.. sia possibile qualcosa del genere – diedi voce ai miei pensieri accennando un piccolo sorriso, non riuscendo a immaginare di poterlo amare più di così.
- lasciami provare – abbozzò quasi pregandomi – fidati di me – pronunciò quelle parole come ogni volta, mi sorpresi quasi a risentirle dopo tanto tempo.
Non c’era nulla da promettere, io mi ero già fidata di lui dal momento in cui era entrato nella stanza quella sera.
Senza farlo apposta fece un respiro di troppo forse per l’agitazione e io mi lasciai sopraffare dai brividi che mi passarono lungo la schiena, non tardando troppo ad allungarmi di quei pochi millimetri per portare le labbra sulle sue dopo quei giorni di silenzio.
Mi sembrò di essere tornata ad essere me stessa baciando quelle labbra piene che dopo qualche istante ricambiarono il bacio con trasporto.
Riconobbi una sua mano salire fino al mio collo e l’altra stringermi per la vita a sé, parandosi meglio sopra di me e baciandomi come se fosse l’unico modo per sopravvivere.
- Dio quanto mi è mancato tutto questo – mormorò tra un bacio e l’altro quando io portai le braccia sulle sue spalle, con le dita di una mano a giocherellare con i suoi capelli corvini.
Sorrisi sulle sue labbra e mi sentii di nuovo Scarlett Jonson sotto il suo tocco attento e delicato.
Senza di lui non ero nulla a quanto pare.













Buonsalve!
Non mi dilungherò troppo questa volta perchè è venerdì e sono esausta, sorry.. 
Sinceramente amo questo capitolo, le parti Zarlett mi piacciono un sacco e mi fanno venire le farfalle nello stomaco sfgh poi vediamo anche un piccolo chiarimento che Scar a con Niall sulla questione di suo fratello e Louis, anche se in ogni caso non riesce a scoprire tutto quello che vorrebbe, ma questo punto lo riprenderemo poi nei prossimi capitoli quando si troverà a parlarne con i diretti interessati.
Per la vostra felicità, spero, il prossimo capitolo sarà TUTTO su Zayn e Scarlett dove lui si impegnerà nella promessa che ha le ha fatto, quindi preparatevi ahah
Aggiornerò venerdì 11 e per il resto è sempre lo stesso, potete trovarmi su twitter @hiseyesonmine e su Ask @birbialex
Per quanto riguarda i biglietti per Giugno, a chi interessasse, io e le mie due amiche alla fine tra una data e l'altra ci siamo ritrovate con più biglietti del previsto quindi andrò ad entrambe le tappe, quindi per ogni cosa io ci sono ahah
Ci si sente la prossima settimana!

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Capitolo 30
*** Non ti ricordi? ***




"If only you saw what I can see you'll understand why I want you so desperately."

CAPITOLO 30
 
Appena la luce del debole sole mattutino entrò dalle filure delle tapparelle schiusi gli occhi stanchi, stiracchiandomi nel letto morbido e stropicciando appena il lenzuolo sotto di me, riconoscendo poi un calore estraneo sotto il mio collo che mi stranì un attimo.
Mi rigirai alla mia sinistra e trovai il corpo di Zayn a una ventina di centimetri dal mio, in particolare con un braccio allungato a passarmi sotto le spalle.
Sentii l’aria scaldarsi e quando alzai lo sguardo al suo viso lo trovai ad osservarmi, facendomi perdere un battito e un respiro di troppo.
Incontrai chiaramente le sue iridi scure nella penombra della stanza intente a fissarmi quasi con curiosità, come se non l’avessero già fatto per fin troppo tempo.
- buongiorno – mormorò accennando un sorriso, sollevando un angolo della bocca e tirandosi meglio su un fianco per potermi dare maggiore attenzione.
Lasciai che la mia guancia si scontrasse con il suo polso in un sospiro e a quel gesto lui giocherellò con la pelle del mio collo con le dita distrattamente, osservandomi in silenzio.
- mi.. stai guardando da molto? – domandai in un fil di voce senza trovare la forza di distogliere gli occhi dai suoi, tirandomi anche io sdraiata sul fianco sinistro.
- non da quanto avrei voluto, però sì.. – rispose muovendo il pollice sull’attaccatura dei miei capelli, lasciando la testa appoggiata al cuscino proprio dove l’avevo trovato.
- te l’avevo detto che è una delle cose che preferisco fare, no? – aggiunse dopo qualche secondo piegandomi in un sorrisetto consapevole, portandomi anche ad annuire appena.
- sì ma cosa ci trovi di bello nel vedermi dormire? In questo momento non sono di certo in una delle mie forme migliori – borbottai passandomi una mano tra i capelli sciolti, chiedendomi come potessi piacergli appena sveglia, senza trucco, spettinata e stanca.
- non è vero, sei.. interessante – disse con serietà assottigliando un attimo gli occhi per potermi scrutare meglio, come se avesse potuto leggermi anche dentro con quei suoi occhi penetranti.
- interessante? – ripetei confusa perdendomi a ridacchiare un paio di secondi e vedendo poi il ragazzo sistemarsi meglio sul materasso, finendo così per avvicinarsi di più tanto che mi ritrovai a poggiare il viso nell’incavo del suo gomito.
- già, mi chiedo sempre cosa ti passa per la mente quando dormi così profondamente, è frustrante – ammise guardandomi con un pizzico di fastidio forse, strappandomi un altro risolino colpito.
- io mi chiedo cosa ti passa per la mente anche quando sei sveglio – ribattei in un sorrisetto complice vedendolo poi ruotare gli occhi al cielo e ricambiare il mio ghigno stretto, facendomi mancare un attimo il fiato per la sua vicinanza.
- no seriamente, stavi sognando qualcosa? – mi domandò con una pura curiosità che mi fece vacillare un attimo, mantenendo quella voce roca e impastata dal sonno che a me piaceva tanto.
- ehm.. direi di no, mi spiace – risposi divertita ma sentendomi quasi in colpa per aver deluso le sue aspettative, storcendo le labbra e vedendolo sgranare gli occhi sorpreso.
- ma come? Non mi stavi sognando, mm? – mi canzonò con ilarità prima che io potessi ribattere, alzando anche le sopracciglia e riservandomi un’occhiata complice.
- veramente ho dormito come un sasso, tutte le tue parole di ieri devono avermi fritto il cervello – abbozzai guardandolo con ammirazione a sorridere di nuovo come un bambino, illuminando la penombra intorno a noi come un faro nella notte.
- tu è da quattro anni che friggi il cervello a me – ribatté a tono osservandomi, risvegliandosi solo quando mi piegai in un’espressione confusa – in senso positivo, sia chiaro – chiarì prima che potessi dargli contro, strappando un sorrisetto di troppo a entrambi.
Lo incenerii con lo sguardo e allungai, neanche molto, una mano a dargli uno schiaffetto giocoso sul braccio scoperto, facendolo ridacchiare ulteriormente.
- Malik attento a quel che dici! – sibilai puntandogli un dito contro e riservandogli anche un’occhiata sicura, non riuscendo comunque a placarlo dai lievi singhiozzi che gli stavano scuotendo il petto.
- un tempo eri più accomodante, sai? – mi domandò a mezza voce col chiaro intento di stuzzicarmi, permettendosi anche di posarmi una mano sul fianco facendomi irrigidire per qualche secondo.
- sono ancora accomodante, che dici? – risposi in mia discolpa sentendo chiaramente il suo sguardo squadrarmi a lungo quando mi rilassai riconoscendo il suo tocco familiare, come se la mia pelle si fosse rigenerata sotto il tocco delle sue dita affusolate.
- ah sì? – abbozzò in un sorrisetto sghembo avventurandosi a spostare la mano verso l’incavo della mia vita lungo la schiena, finendo così per avvicinarsi di più a me e a strapparmi un respiro di troppo.
La sua presa seppe perfettamente dove andare a posarsi, conoscendo ormai a memoria ogni curva della mia schiena e della mia pelle.
- non.. che stai facendo? – borbottai quando lo vidi allungarsi verso di me lentamente fino a rigirarmi a pancia in su e a rinchiudermi tra le sue braccia calde, sentendomi arrossire quando avvertii il suono del suo respiro nella poca aria che mi restava.
- non so, tu cosa vuoi che faccia? – rigirò la domanda con astuzia facendomi avvampare ancora di più, non riuscendo neanche a posare le mani da qualche parte sul suo corpo ma lasciandole alzate a mezz’aria dall’imbarazzo.
Era quasi come se non mi ricordassi più che consistenza aveva la sua carne.
Lo osservai per svariato tempo perdendomi nei tratti affilati del suo viso e negli occhi luminosi, chiedendomi davvero come un ragazzo del genere potesse essere alla mia portata.
- mm? – mormorò nuovamente, proprio come la sera prima, sporgendosi a strusciare il naso col mio e finendo per immobilizzarmi sul posto quasi come se avessi avuto una pistola puntata sulla tempia.
- non.. fare così – riuscii solo a esalare con un po’ di coraggio, socchiudendo gli occhi e sperando di evaporare.
- così come? – chiese a bassa voce parandosi maggiormente sopra di me e rafforzando la stretta sul mio corpo, lasciando il viso a sfiorare il mio con tranquillità.
A quanto pare ero l’unica ad avere il batticuore.
Sentii alcuni ciuffetti dei suoi capelli corvini sfiorarmi la fronte come anche il profumo del suo dopobarba, mentre avvertii le sue mani dappertutto lungo la schiena sebbene non stessero facendo nulla di strano o di nuovo.
- lo sai benissimo, Zayn – sussurrai deglutendo prima di pronunciare il suo nome, sentendomi più tranquilla dopo.
- mi piace quando lo dici, sai? – mi interruppe in un ghigno appena accennato cambiando un attimo discorso e stupendomi, come sempre, ammettendo quel dettaglio come un bambino davanti alla sua piccola innamorata.
- quando dico cosa? – domandai temendo di aver potuto fraintendere, guardandolo con curiosità.
- il mio nome, mi piace ascoltarti mentre lo dici – confermò abbozzando un sorrisetto forse di imbarazzo, facendomi ripensare a tutte le volte in cui glielo negavo.
- ti piace.. quando ti chiamo Zayn? – ripetei sorpresa di come potesse essere tanto felice sentendo semplicemente il suo nome.
In quel momento mi vennero in mente tutte le volte che sentivo il cuore accelerare quando mi chiamava Scar, quel diminutivo tanto semplice che usava praticamente solo lui, ma mi sembrò assurdo che qualcuno potesse provare lo stesso con me.
- mi piace come marchi l’accento, come si muove la tua bocca, come allunghi le vocali quando ti arrabbi o quando non riesci a dirlo mentre ridi e ti limiti a ripetere la Z – se ne uscì facendomi mancare il respiro per qualche secondo, incredula che potesse davvero aver fatto caso a tutte quelle cose e sentendo i battiti aumentare ancora nel petto.
- intendo questo per “non fare così”, mi metti in soggezione e.. andiamo, mi conosci, non mi piace arrossire come una ragazzina – ammisi imbarazzata distogliendo anche lo sguardo dal suo piegando il volto verso sinistra mentre le guance continuarono ad arrossarsi.
Sentii chiaramente il moro ridacchiare al mio orecchio prima di piegarsi a depositarmi un bacio nell’incavo del collo e uno poco più in alto.
- però so anche che tu continuerai a dire tutte queste cose proprio perché mi conosci ma ti piace vedermi tutta rossa – mi corressi in un sospiro avvertendo un’altra sua risatina complice che confermò tutti i miei pensieri in un istante.
- giuro amo quando lo fai – mi diede corda e la sua voce così bassa mi fece venire una scossa di brividi lungo tutta la spina dorsale.
Sentii l’aria mancare quando Zayn si allungò verso il mio viso, rigirandolo verso il suo facendo pressione sul mio naso e perdendosi qualche secondo a osservarmi.
- se tu vedessi ciò che vedo io capiresti perché ti voglio così disperatamente – esalò in un mezzo sorriso spostando lo sguardo dalle mie guance agli occhi, stringendomi maggiormente a sé.
Non riuscii ad articolare una parola, semplicemente seguii la linea del suo viso venendo incontro alle sue labbra quando lui stesso si piegò verso la mia bocca, sentendomi la ragazza più fortunata del mondo.
Come se fossi stata appena attaccata alla corrente le mie braccia ritrovarono la giusta via per le sue spalle e poi attorno al suo collo, giocherellando un attimo con i capelli mori.
Prese a percorrere la linea dei miei fianchi con le mani e io mi sentii davvero al sicuro tra le sue braccia, sotto il suo petto e sopra il nostro letto.
Zayn era la cosa più preziosa che avessi, indubbiamente.
Tutto ciò che era suo mi apparteneva infondo, lui per primo, seguito da tutte quelle piccole cose che ero abituata a fare ormai senza timore.
Continuai a baciarlo beandomi degli schiocchi dei nostri baci e quando si staccò un attimo mi sentii mancare, come se mi avessero tolto il respiro, sentendolo però poi scendere a baciarmi il collo con sapienza, percorrendo il tratto della mascella fino alla spalla.
Chiusi gli occhi quando una sua mano si infilò sotto il lembo della mia canotta chiara, venendo incontro alla mia pelle e anche quella volta sicuro di dove spaziare.
Sentii chiaramente le sue dita calde risalire il mio ventre lentamente causandomi qualche brivido, finendo per fermarsi sul costato dove sapeva ci fosse una piccola cicatrice che lui amava tanto sfiorare.
Appena infilai a mia volta una mano dalla scollatura della sua maglietta la porta si schiuse lasciando entrare una figura minuta e veloce che distrasse entrambi.
Prima che potessi rendermene conto dei latrati invasero la stanza rompendo il silenzio in cui ci stavamo crogiolando, facendo alzare la testa del ragazzo che era rimasta sul mio collo.
Marion se ne stava a scodinzolare accanto al letto e non sembrava intendere a smettere di abbagliare, finendo per strapparmi una risatina consapevole.
- devi portarla fuori.. – gli ricordai in un sospiro consapevole abbandonando la testa contro il cuscino.
- tempismo perfetto Mary, davvero. Niall ti ha dato delle lezioni di puntualità? – borbottò Zayn a quel punto con frustrazione e sarcasmo facendomi ridere apertamente contro il cuscino, sentendolo poi stamparmi un ultimo bacio prima di alzarsi a stenti in vari sbuffi.

 
- sì può sapere dove mi stai portando? – chiesi per la terza volta al ragazzo che camminava spedito al mio fianco verso una meta a me sconosciuta.
- è una sorpresa, te l’ho già detto – ribadì il moro voltandosi a guardarmi e stringendo la mano che aveva intrecciato alla mia, indicandomi di seguirlo per le vie di Londra.
- non mi piacciono le sorprese, andiamo dimmelo! Sono già venti minuti che camminiamo – borbottai cercando di strappargli qualche informazione dato che quel mattino dopo essere tornato a casa con Marion mi aveva detto di vestirmi perché mi avrebbe portato in un certo posto, senza però farsi scappare troppe informazioni.
- siamo quasi arrivati, giuro – mormorò lui in un sorriso genuino voltandosi e osservandomi raggiante, a quanto pare entusiasta della sua idea.
Annuii in un sospiro avvicinandomi maggiormente a lui e facendo incontrare le nostre braccia, sentendomi così subito a casa anche in un quartiere che non conoscevo molto.
Rinsavii dai miei pensieri solo quando Zayn mi indicò di entrare in un capannone alla sinistra della strada, prendendo a sorridere come un bambino.
- tu. Vuoi. Uccidermi. – esalai dopo una decina di secondi rendendomi poi conto di trovarmi davanti a una pista di pattinaggio sul ghiaccio, sentendo chiaramente il cambiamento di temperatura rispetto all’esterno.
- andiamo.. un tempo non mi avevi detto che avrei potuto insegnarti a pattinare? – esclamò felice di avermi portata lì a quanto pare, mentre io rimasi vicina a lui date le svariate persone che scorrazzavano tra le panche per infilarsi i pattini e i ragazzini che si dirigevano verso la pista.
- ti sbagli, io non ho mai detto niente di tutto ciò – dissi con certezza sgranando gli occhi e girandomi a guardarlo, cercando di capire dove volesse andare a parare.
- ne sei sicura? – mi stuzzicò guardandomi con furbizia e facendomi venire quasi qualche dubbio.
- già.. – borbottai aggrottando le sopracciglia confusa, vedendolo così passarmi un braccio dietro la schiena e allungare l’altro verso un punto lontano.
Mi lasciai guidare inerme dalla sua presa e seguii con lo sguardo il suo dito ad indicare le gradinate in legno a destra della pista.
Cercai di capire cosa volesse significare e rimasi a scrutare l’ambiente avvertendo forse qualcosa di familiare in verità.
- non ti ricordi? – mi chiese all’orecchio in un sorriso facendomi mancare la terra sotto i piedi per un istante.
- io non.. mi pare – ammisi non riuscendo a inquadrare bene il ricordo giusto.
Sentii il ragazzo ridacchiare e scuotere appena il capo, probabilmente colpito che non riuscissi a ricordare ciò che intendeva lui.
- eravamo venuti qui con Liam e Louis qualcosa come.. quattro anni fa, poco dopo che ci siamo messi insieme – spiegò e a quelle parole qualcosa si accese nella mia testa, riuscendo quasi a vedere noi due su una panca in legno.
- loro due erano andati a pattinare mentre noi siamo rimasti seduti perché tu non eri capace, allora ero rimasto con te e ti avevo promesso che un giorno ti avrei insegnato – continuò a sussurrarmi nell’orecchio mentre tutte quelle immagini sconnesse presero ordine nei miei pensieri, riportandomi a quel momento lontano.

Sentii la panca piegarsi appena al mio fianco e girando il viso incontrai quello di Zayn intento a sorridermi.
- ancora non ho capito perché non sei andato anche tu a pattinare, non mi sarei arrabbiata – dissi sinceramente appoggiandomi allo schienale della panchina e beandomi del calore che emanava il corpo del moro.
- non mi andava di lasciarti sola – rispose sorridendomi dolce e sentii chiaramente qualcosa muoversi dentro al petto.
- guarda che non c’è problema.. se vuoi puoi andare, non sei costretto a stare qui con me – ribadii, non volevo che si sentisse in dovere di stare con me piuttosto che andare a divertirsi.
- sinceramente preferisco davvero stare con te – mormorò facendo fermare il mio cuore un secondo, lasciandomi a un sorriso felice – e poi Louis quando pattina è un missile, sarebbe capace di buttare giù una squadra di hockey tutto da solo – aggiunse dopo qualche secondo per alleggerire il discorso, infatti ci concedemmo entrambi una risatina sommessa.
Posai la testa sulla sua spalla e mi girai a guardarlo, sentendolo stringermi più a lui.
- addirittura? – chiesi divertita in un altro sorriso che contagiò anche Zayn, ormai fin troppo vicina al suo viso per poter ragionare.
- magari potremo venire qua un’altra volta da soli.. potrei insegnarti a pattinare – mormorò e, non so perché, sentii il bisogno di incrociare la mano del braccio che aveva intorno alle mie spalle alla mia, e subito il suo pollice cominciò ad accarezzarne il dorso dolcemente.
- non ti prometto niente, io e il ghiaccio non abbiamo esattamente un buon rapporto – risposi sincera perdendomi nei suoi occhi penetranti.
- neanche noi all’inizio lo avevamo, eppure guarda dove siamo arrivati.. constatò facendomi sorridere di nuovo, e ogni sorriso serviva a rilassarmi sempre di più.

- non ci credo, ti ricordi ancora di quella volta? – pronunciai incredula in un sorriso sornione, alzando il viso a guardare quello di Zayn con ammirazione.
- ho i miei assi nelle maniche anche io, cosa credi? – abbozzò lui in un sorriso nella mia direzione, felice che fossi rimasta colpita dalla sua iniziativa.
- credo sinceramente che tu abbia qualcos’altro oltre a questo, è impossibile che te ne sia ricordato – borbottai cercando di capire se fosse davvero tutta opera sua o se ci fosse qualcosa dietro, già arrendendomi però a sentirmi dare contro.
- niente è impossibile – mi canzonò sollevando le sopracciglia scure con divertimento, piegandomi in un sospiro contro il suo petto.
Mi persi con lo sguardo lungo il capannone sopra di noi e storsi la bocca osservando tutte le persone impegnate a pattinare tranquillamente sulla lastra di ghiaccio oltre la transenna, sicura che io non sarei riuscita a fare lo stesso molto facilmente.
- ti sbagli, per esempio è impossibile che io riesca a stare in piedi almeno tre secondi su quella pista – mormorai a mezza voce sentendo Zayn ridacchiare contro la mia tempia, prendendo ad accarezzarmi appena la schiena con protezione.
- ah sì? Scommettiamo? – se ne uscì il moro con prontezza, allontanando appena il viso dal mio solo per potermi guardare meglio in faccia.
Alzai lo sguardo e incontrai il suo così vivace, accompagnato da un sorriso adrenalinico e genuino da farmi tremare il cuore – e che cosa vorresti mai scommettere? – ribattei abbandonandomi a un ghigno ilare.
- scommetto un bacio che riesco a farti pattinare almeno un po’ – rispose all’istante quasi come se si fosse preparato la frase da diverso tempo.
- un.. bacio? – osservai confusa cercando di capire dove sarebbe andato a parare, mordendomi il labbro per un riflesso condizionato.
- un vero bacio – confermò annuendo e allargandosi in un sorriso sghembo che mi disorientò un attimo.
Non erano mai promettenti quei sorrisi in cui tirava su maggiormente un angolo della bocca. Anzi lo erano, ma promettevano sempre cose che facevano comodo a lui.
- sei strano.. – borbottai guardandolo per traverso, non riuscendo a capire come potesse chiedere semplicemente un bacio rispetto a tutto il resto.
- perché, ti fa tanto strano che voglia baciarti? – mi stuzzicò guardandomi da quei centimetri che aveva in più di me, mantenendo quel sorrisetto sinistro e cercando di leggermi dentro con gli occhi grandi.
- beh ma puoi baciarmi ogni volta che vuoi, perché.. metterlo in palio a una scommessa? – domandai senza trovare un senso nel suo ragionamento, sicura però che lui non avrebbe cambiato idea.
Lo vidi indietreggiare di un passo ma continuare a fissarmi e a tenermi la mano nella sua – l’attesa aumenta il desiderio, non lo sai? – abbozzò con sarcasmo schioccandomi un occhiolino che mi fece alzare gli occhi al cielo in un sospiro divertito.
- se tutto questo fa parte del tuo piano per farmi “innamorare di nuovo” di te non so cosa aspettarmi, davvero – commentai aggrottando le sopracciglia e avanzando appena quando Zayn prese a camminare verso un gabbiotto.
- fidati di me, Scar – esalò ridacchiando e riservandomi un ulteriore sguardo veloce.
- odio quando lo dici.. – lo punzecchiai in uno sbuffo ilare guardandolo con superiorità, desiderando quasi di poter leggere nei suoi pensieri.
- e io odio quando mi obblighi a dirlo – ribatté a tono meritandosi all’istante un mio schiaffetto sulla spalla che però lo fece solo ridere, come sempre.
Mi ripromisi di farlo più spesso in quel caso.
 

- io davvero non capisco perché mi hai costretto a fare questa cosa.. – mugolai tenendo ben salda l’impalcatura attorno alla pista per non cadere, mentre alla mia sinistra c’era Zayn a tenermi la mano libera con tutta la tranquillità del mondo contrariamente a me.
- perché è divertente! – rispose lui aprendosi a un sorriso sincero.
- pattinare per me non è divertente – sbottai scandendo bene quanto odiassi quella situazione, facendo ben attenzione a non fare movimenti avventati e a mettere sempre un piede avanti all’altro per non scivolare.
- sei una persona malvagia, non si dicono queste cose – mi canzonò con tono ilare guardandomi di sottecchi mentre percorrevamo la curva della pista che portava sul lato successivo.
- no qui sei tu la persona malvagia, pattinare sul ghiaccio è un’evidente perdita di tempo.. quando mai mi servirà nella vita? – borbottai lanciandogli un’occhiataccia che avrebbe dovuto inchiodarlo, al posto di puntargli un dito contro che però preferii tenere sull’impalcatura accanto a me.
- shh ci sono dei bambini che potrebbero sentirti.. – esclamò portando una mano a tapparmi la bocca, indicando con un cenno di capo due bambine con non più di sette anni intente a scorrazzare al centro della pista – ..anche se non credo che riuscirebbero, guarda come sono veloci! – aggiunse dopo qualche secondo col chiaro intento di sottolineare quanto io invece fossi imbranata, portandomi così a mordergli appena la mano.
- ah sì? Allora vai con loro a divertirti, io posso cavarmela benissimo anche da sola! – sbottai teatralmente tirando via la mano libera da quella di Zayn e dandogli anche una spinta per mandarlo via che però non servì a molto, dato che appena lasciai la presa su di lui dovetti aggrapparmi meglio al bordo della pista per non cadere.
Mi girai verso gli spalti indignata e presi a muovermi da sola, trascinandomi in avanti alla meno peggio e imprecando a bassa voce.
- Scar sei seria? – mi domandò con divertimento il ragazzo dopo neanche dieci secondi, affiancandomi senza problemi per la dannata destrezza che aveva con i pattini.
Non risposi e continuai ad avanzare grazie alle mani con cui tenevo l’impalcatura, sperando di arrivare al più presto al cancelletto di uscita.
- ehi mi ascolti? Hai bisogno di aiuto? – continuò a chiedermi con tono ilare passandomi accanto e, ne ero sicura, osservandomi con aria spavalda.
- non ho bisogno del tuo aiuto, come vedi – mormorai cercando di aumentare il passo per non averlo dietro, chiedendomi di nuovo perché diamine avessi accettato di entrare nella pista.
- Scar su dammi la mano, se vuoi ti porto dove sono quelle bambine.. sarà divertente – riprovò a parlare questa volta con più dolcezza, forse sentendosi un po’ in colpa.
- sarà divertente Scar – scimmiottai la sua voce al meglio, continuando a tenere lo sguardo al ghiaccio davanti a me.
- vuoi stare tutto il pomeriggio attaccata a quel muretto? Dai ti porto solo un po’ più in là – cercò ancora di convincermi abbassando il tono di voce come anche la spavalderia, continuando a seguirmi.
- e se invece volessi davvero stare attaccata a questo muretto?! – me ne uscii alterata girandomi di scatto alla mia sinistra per spingerlo nuovamente con la mano, finendo però solo per sbilanciarmi e perdere la presa sull’impalcatura scivolando così verso il vuoto.
Quei pochi tentativi che feci di riacquistare equilibrio furono nulli con i pattini scivolosi e finii per soffocare un urlo che andò però a scontrarsi col petto di qualcuno, mentre due braccia mi afferrarono prontamente per i fianchi prima che potessi cadere a terra.
Non feci in tempo a rendermene conto che rimasi in piedi quando le mie mani andarono d’istinto ad allacciarsi alla vita del mio soccorritore, che riconobbi subito dal profumo familiare della maglietta soffice.
- sei ancora sicura di non volere il mio aiuto? – mi domandò Zayn con quel suo accento familiare accertandomi di essere stato lui a prendermi, prima che potessi aprire gli occhi e alzarli per trovare la sua mascella squadrata.
Stesi le gambe per reggermi bene in piedi e strinsi inconsapevolmente la presa attorno al corpo del moro con la paura di cadere nuovamente, affondando il viso nell’incavo del suo collo sperando quasi di poter sparire.
- mm? – mugugnò nuovamente aspettando una mia risposta, abbassando poi il capo verso il mio fino a lasciarmi un piccolo bacio sulla fronte, appena sotto all’attaccatura dei capelli, piegandosi poi a ridacchiare sommessamente quando io mi lasciai a un sospiro rumoroso contro il suo petto e piegai la testa da un lato ma nascondendola sempre dietro la cerniera della sua felpa lasciata aperta.
- sei una pasticciona – mormorò in una risatina dolce che mi alleggerì il cuore, stringendo maggiormente la stretta su di me per non lasciarmi andare.
- non dovrei permetterti di dirmi queste cose – ribattei quando ne trovai la forza, dandogli una pacca sopra il sedere durante l’insulto facendolo ridere ulteriormente.
Mi lasciai anche io a una risata sincera e alzai la testa verso la sua quando lo sentii sospirare – allora.. posso portarti al centro della pista? Sarà come il ballo scolastico a cui non siamo mai andati – propose nuovamente articolando quelle parole a dieci centimetri dal mio volto, rimanendo immobile insieme a me mentre tutte le altre persone intorno a noi continuarono a pattinare indisturbate.
- peccato che noi invece ci siamo andati al ballo scolastico – commentai ripensando alla festa studentesca dell’ultimo anno alle superiori, una di quelle classiche tradizioni in cui si facevano foto di coppia a casa di lei e all’inizio della serata. Foto che avevo dentro il secondo cassetto del comodino.
- lo so ma.. nei film lo dicono sempre, lasciami fare – borbottò alzando un attimo gli occhi nel vuoto, facendo poi spallucce e strappandomi un’altra risata genuina.
Riabbassò lo sguardo nel mio e ci si concentrò per qualche secondo, accennando un sorriso spensierato mentre riabbassò le mani ai miei fianchi per indietreggiare sul ghiaccio portandomi con lui.
- e poi vorrei tanto baciarti adesso ma per quella dannata scommessa devo aspettare, non sai quanto questo mi stia mandando fuori di testa – se ne uscì osservandomi con i suoi occhi grandi, muovendosi all’indietro lentamente e costringendomi ad afferrarlo meglio per la vita.
Sentii il cuore accelerare ma dovetti trattenere il sorriso emozionato che mi pregò di uscire, decidendo di non darla ancora vinta a Zayn.
- su non arrossire in quel modo, rendi tutto più difficile, sai? – aggiunse dopo poco mordendosi il labbro con divertimento e portando l’attenzione alle mie guance che scoprii essersi arrossate dopo le sue ultime parole, facendomi imbarazzare ancora di più.
- come se lo facessi apposta, è tutta colpa tua! – abbozzai distogliendo subito lo sguardo dal suo per non arrossire ulteriormente, pizzicandogli la base della schiena e cercando di muovere i pattini per assecondare i suoi piccoli movimenti che ci stavano portando ormai lontani dai bordi.
Mi resi conto che il mio unico appiglio in quel momento era rimasto Zayn e con un gesto repentino strinsi nuovamente le braccia attorno al suo corpo finendo anche per farci slittare sul ghiaccio poco più avanti del dovuto.
- qui sarebbe come essere in alto mare per te – dissi con le gambe che mi tremavano appena per il nervosismo, affondando le mani dentro la felpa blu del ragazzo che mi stava sorreggendo con tanta attenzione.
- con la differenza che in acqua non riuscirei ad attaccarmi così a te, questo è seriamente uno degli abbracci più stretti che mi hai mai dato.. non so se riuscirei a far tanto – borbottò divertito da quella mia presa bisognosa, fermandosi al centro della pista.
- ehi è l’istinto di sopravvivenza che mi guida in queste situazioni – ribattei in un sorriso consapevole piegando anche lui in un risolino, rialzando il capo solo quando fui certa che ci fossimo fermati davvero.
- ah vorresti insinuare tu, Scarlett Megan Jonson, che se potessi non vorresti abbracciarmi? – esclamò fintamente indignato spalancando gli occhi e guardandomi sorpreso, mentre io continuai a ridere sommessamente.
- andiamo, non sono tutto da coccolare? – domandò ancora quando io non risposi, improvvisando una faccia dolce tirando fuori un labbro e arcuando le sopracciglia in un broncio adorabile.
- prova a richiedermelo quando non saremo immobili su una lastra di ghiaccio e forse riuscirò a risponderti – dissi pur di non dargli quella soddisfazione, perdendomi però a guardarlo come un gattino che vede la luce del sole per la prima volta.
Lui era il mio sole.
Rise forse non aspettandosi quella mia uscita e continuò a osservarmi con attenzione, lasciando che stringessi la sua maglietta con timore quando alzò una mano dal mio fianco al collo, spingendosi ad accarezzarmi la linea della mascella per risalire lungo la guancia.
- tienimi.. – mormorai per ricordargli dell’equilibrio precario in cui mi trovavo, notando lo sguardo perso a seguire la punta delle sue dita.
- ti tengo – confermò afferrandomi meglio con la mano che aveva tenuto su un mio fianco, portandola alla base della mia schiena e stringendomi a quel punto contro di sé, facendo incontrare i nostri bacini in un mio respiro di troppo.
Appena vidi i suoi occhi spostarsi sulle mie labbra ritornai in me – non puoi baciarmi, io non ho ancora pattinato – precedetti un suo piccolo sorrisetto sghembo, catturando la sua attenzione.
- sicura? Sei al centro della pista e non credo tu riesca ancora a volare – mormorò indicandomi di guardarmi intorno, notando tutte le persone che ci giravano intorno tranquille.
- sì ma.. mi ci hai portata tu qui io.. non ho fatto nulla – boccheggiai cercando di non dargliela vinta così presto, scuotendo la testa e notando la sua mano andare dietro il mio collo lentamente.
- mi stai contraddicendo, tesoro? – mi canzonò alzando le sopracciglia e portando il mio cuore ad accelerare ancora, facendomi venire qualche dubbio sul fatto di poter volare.
- oh non sai quanto amo farlo, Jawaad – ribattei restando al gioco, perdendomi nella linea del suo naso affilato sempre più vicino al mio.
A quelle mie parole lui mi pizzicò appena un fianco portandomi ad aggrapparmi con più forza anche alla sua felpa, dandogli un pretesto per avvicinarsi ulteriormente.
- hai perso, ora posso prendermi il mio premio – mormorò quando non mi sentì più rispondere, sorridendo in quel modo sinistro che sapeva di lui prima di azzerare quei pochi centimetri che ci dividevano ancora venendo incontro alle mie labbra.
Nonostante avessi cercato di indietreggiare con la testa lui riuscì comunque a baciarmi in un sorriso, riportandomi a sé senza troppa fatica.
Mi ritrovai a rispondere al suo dolce bacio senza neanche accorgermi della mano dietro il collo che mi stava tenendo salda al suo viso, sentendomi arrossire quando nell’aria si udirono i primi schiocchi delle nostre labbra impegnate l’un con l’altra.
Sentii il suo profumo avvolgermi insieme al braccio allacciato dietro la schiena che mi sembrò naturale portare a mia volta una mano tremolante verso la sua mascella, nonostante questo mi costasse meno equilibrio.
Superai la paura di scivolare quando i nostri nasi si affiancarono e il suo respiro divenne il mio, avvertendo quasi le sue ciglia solleticarmi gli zigomi.
Mi lasciai andare contro il suo corpo sentendo le gambe molli sotto la sua stretta finché con i pattini slittai forse troppo in avanti, finendo così per aggrapparmi alla spalla di Zayn quando anche quest’ultimo sbarrò gli occhi rendendosi conto di starsi sbilanciando troppo all’indietro.
Interruppi il bacio e urlacchiai quando non sentii più il pavimento sotto le lame sottili, mentre invece le gambe del ragazzo vennero incontro alle mie nel momento in cui ancora stretti l’un l’altra cademmo all’indietro dalla sua parte, atterrando ben presto sul ghiaccio freddo.
Soffocai un altro urlo adrenalinico nella clavicola di Zayn nonostante lui avesse attutito il colpo di entrambi, già intento ad aprirsi in un ghigno ilare e scoppiare a ridere pienamente.
Avrei voluto dire qualcosa, rimproverarlo, uscire con qualche battuta sarcastica, ma quando lui cominciò a ridere così liberamente riuscii solo a seguirlo con felicità.
Incrociò il mio sguardo durante le risate e mi sembrò davvero di poter volare per un istante, o almeno il mio cuore lo fece.
- sei un pasticcione – riuscii ad articolare quando ripresi fiato, dandogli uno schiaffetto sul petto e chiamandolo come lui aveva chiamato me qualche minuto prima.
- sì, e ti amo – confermò contro le mie aspettative, annuendo e continuando a ridere prima di allungarsi a posarmi un nuovo bacio sulle labbra, anch’esse impegnate in un sorriso.
Lui era il mio sorriso.


















Buonsalve!
Allora prima di tutto mi scuso per il ritardo delle ultime settimane ma come alcune di voi sapranno non mi sento troppo bene, tra raffreddore, tosse e mal di testa che va e viene non accendo sempre il pc quindi scusate se i capitoli sono stati postati il giorno dopo del previsto. Cerco di fare del mio meglio ma non quando si parla di salute, per esempio ieri mi sono riposata e ho voluto riprendere forze.. perciò eccomi qui adesso!
Questo capitolo è stato tutto Zarlett e a me piace devo dire, spero che sia piaciuto anche a voi.
Nel prossimo, che posterò sabato o domenica (dipende da quale dei due giorni non sarò in città), ci sarà il nostro Lucas e varie incomprensioni che leggerete.
Se volete potete come sempre trovarmi su twitter @hiseyesonmine e su Ask @birbialex
Mando un bacione a tutte voi che mi sostenete sempre, spero di farmi perdonare per questi ultimi ritardi perchè tengo alla scrittura, non voglio che pensiate il contrario.

Alla prossima settimana!

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Capitolo 31
*** Voglio che me ne parli ***




 
"He has beautiful eyes."

CAPITOLO 31
 
Entrai velocemente nell’ufficio del professor Finner quella tarda mattinata e fui sollevata di trovarlo vuoto, con la scrivania imponente come unica protagonista.
Strinsi tra le braccia il blocchetto di fogli su cui avevo stampato la mia recensione riguardo al libro dell’uomo, cercando di sbrigarmi dato che i miei amici mi stavano già aspettando al bar davanti all’università.
Lasciai i fogli ordinatamente sulla scrivania in legno scuro e ripensai brevemente al tempo perso quel mattino per finire di scrivere gli ultimi commenti e stampare il tutto, finendo per lasciar andare Zayn all’università da solo e dicendogli che l’avrei raggiunto appena avrei potuto.
E già mi mancava.
Era passato qualche giorno dalla nostra uscita alla pista di pattinaggio e da quel pomeriggio eravamo rimasti più affiatati del solito, facendomi quasi ricredere sul fatto di non poterlo amare più di così perché davvero Zayn era un libro aperto tutto da scoprire.
Uscii di fretta dall’ufficio del mio prof di economia storica richiudendomi la porta alle spalle e mi affrettai giù per le scale, sicura che mancassi solo più io al bar.
Avevamo organizzato quel pranzo da un po’ di tempo e finalmente avevamo trovato un giorno dove saremmo potuti esserci tutti e sette, non potevo mancare.
Dovetti scansare qualche studente sperso per i corridoi ma finalmente dopo non troppo varcai il portone di uscita dell’edificio, portando subito lo sguardo al bar dall’altra parte della strada dove mi parve di scorgere già un tavolo circondato da parecchie sedie e facce conosciute.
Mi strinsi in spalla la tracolla in pelle con i libri e accelerai il passo verso il punto d’incontro inforcando uno dei miei migliori sorrisi appena vidi Camille e Liam seduti vicini, Niall ridere goffamente e la nuca di Zayn.
Feci attenzione ad attraversare la strada e li raggiunsi catturando subito l’attenzione di chi poté vedermi, ovvero gli occhi luminosi di Harry e Louis.
- oddio scusate il ritardo, ho dovuto consegnare una relazione ma ho fatto più in fretta che ho potuto – esclamai ancora prima che tutti potessero notarmi, arrivando di spalle a Zayn e posandogli distrattamente una mano dietro il collo libero mentre gli altri mi sorrisero.
- oh non preoccuparti, non ti sei persa niente – commentò Camille guardandomi con felicità, stretta a Liam che le teneva un braccio dietro le spalle, spostando poi lo sguardo all’Irlandese.
- come? Io e Harry abbiamo appena fatto centro nel bicchiere dell’altro tavolo con delle palline di carta, è stato un momento epico! – ribatté Niall indicando con un cenno di capo il tavolino accanto sormontato solo da due bicchieri da drink dentro i quali effettivamente c’erano delle piccole palline chiare.
Notai poi davanti ai due vari tovaglioli di carta tutti stracciati e ridacchiai pensando a quanto fossero spensierati, vedendoli darsi un cinque con le mani prima che Zayn ancora seduto alla mia sinistra mi passasse un braccio dietro le gambe fasciate dai jeans.
Ritornai in me e mi resi conto di essere ormai l’unica in piedi, sorridendo al moro e prendendo posto sulla sedia libera al suo fianco.
- quindi è andato tutto bene con quel documento che stavi finendo di scrivere stamattina? – mi domandò il ragazzo a mezza voce mentre posai la tracolla sotto la sedia e mi feci più vicina a lui, catturando la mia attenzione.
- sì sono appena andata a consegnarlo come ho detto, spero che il professore sia soddisfatto – risposi tranquillamente appoggiandomi allo schienale in un sospiro, osservando Zayn annuire sollevato alle mie parole e allungare una mano sul mio ginocchio, chinandosi poi verso il mio viso per un bacio veloce che io gli diedi senza tentennamenti in un sorriso.
- io spero solo che non ve li facciano pagare tutti quei tovagliolini, avete svuotato praticamente tutto il contenitore – osservò Liam divertito verso i suoi due amici mentre il moro tornò in un sorriso sghembo ad appoggiarsi alla sua sedia.
- sì non vedo l’ora di finirlo per potertelo tirare in testa – commentò con ilarità Harry guardandolo di sottecchi e facendoci ridere tutti quanti.
Dopo non troppo tempo arrivò una cameriera per le ordinazioni e mentre tutti gli altri chiesero un panino e una bibita io scelsi solo un frappuccino, facendo storcere gli occhi a Zayn.
- io non prendo da mangiare perché tra un’ora e mezza ho di nuovo lezione e prima devo passare da casa.. se no non ce la faccio – mi discolpai appena la cameriera se ne andò e tutti si girarono verso di me per farmi domande, vedendo chiaramente i loro sguardi spegnersi appena.
- perché? Hai dimenticato qualcosa? Posso accompagnarti io con l’auto – disse subito con disponibilità il ragazzo al mio fianco fraintendendo le mie parole.
- no devo andare proprio a casa mia, dei miei genitori – specificai in un sospiro – devo parlare con mio fratello di una cosa.. – aggiunsi poco dopo alzando lo sguardo in quello di Niall già puntato nel mio e successivamente spostandolo a guardare Louis che si raddrizzò sulla sedia deglutendo, fissandomi e mordendosi il labbro nervosamente.
Niall qualche giorno prima mi aveva detto di chiedere direttamente a Lucas per capire meglio la faccenda su di lui e Louis, cosa c’entrasse Rosaline e tutto, e sentivo il dannato bisogno di farlo il prima possibile.
- io dopo.. insomma, anche io torno in zona. Posso accompagnarti io – propose il castano continuando a guardarmi con quei suoi occhi cristallini e lasciando intendere solo a me un doppio fine in quella domanda.
- dieci minuti di metro e arriverò sana e salva, non preoccuparti – risposi improvvisando un sorrisetto che lui non ricambiò, teso fino alle punte dei capelli.
Non avevo più affrontato l’argomento con lui dopo la nottata in cui ero svenuta, volevo prima sentire la versione di mio fratello e poi la sua. Non avrei spifferato agli altri il fatto e anche in quel momento ci stavamo parlando usando frasi di cortesia per non entrare nel discorso.
Non ero pronta e probabilmente non lo era neanche lui.
- comunque che mi raccontate, com’è andata la mattinata? – me ne uscii dopo un respiro di troppo girandomi raggiante verso gli altri, in particolare verso la mia migliore amica.
Alzai le sopracciglia decidendo di accantonare i pensieri che mi affollavano la mente e mi dedicai ai miei amici.
- personalmente.. – cominciò a parlare Harry masticando distrattamente una gomma e appoggiandosi allo schienale della sedia – stamattina avevamo il turno in agenzia io e Nicki ed è stato grandioso – disse abbozzando un sorriso contento, abbassando gli occhi verdi al pezzo di carta con cui stava giocherellando.
- uh Nicki – lo presi un po’ in giro ripetendo quel nomignolo con cui chiamava sempre la sua ragazza, ridacchiando sommessamente ma riconoscendo con preoccupazione lo sguardo felino che mi rifilò dopo quel mio commento, pronta a sentirlo ribattere.
- uh Zaynie, amore mio, Malik, Jawi.. – cominciò ad elencare alzando gli occhi al cielo con divertimento, lasciandomi il tempo di indurire la mascella mentre tutto il resto della tavolata scoppiò a ridere.
- smettila o non avrai più una bocca per ripeterlo – esalai a denti stretti guardandolo storto e vedendolo aprirsi in un ghigno compiaciuto mentre alla mia sinistra il moro prese ad accarezzarmi la schiena lentamente per calmarmi.
- sì ti voglio tanto bene anche io tesoro – concluse lasciando perdere l’argomento, sapendo che in ogni caso non sarei riuscita ad arrabbiarmi davvero con lui.
Lo osservai allibita e alzai un sopracciglio in disappunto finché anche il riccio levò le due perle luminose nella mia direzione strizzandomi un occhiolino, portandomi a sospirare sconcertata.
- sei incredibile – soffocai scuotendo la testa con stupore, tornando ad appoggiarmi al mio schienale incontrando così il braccio che Zayn aveva allungato sulla mia spina dorsale, che prese subito posto attorno alle spalle.
- lo so, non c’è bisogno di ricordarmelo – mormorò Harry con orgoglio continuando a punzecchiarmi con quella sua nonchalance fastidiosa.
Alzai nuovamente gli occhi al cielo e sospirai rumorosamente, rovesciando la testa all’indietro finendo così per appoggiarla sulla spalla del ragazzo al mio fianco che sentii sorridere.
- ti prego fallo sparire – scherzai voltandomi con gli occhi socchiusi verso Zayn e parlando del riccio seduto di fronte a me, non trovando la forza di rispondere ancora alle sue frasi fredde.
- sì Jawino fammi sparire – mi sfotté ancora Harry imitando la mia voce con ironia finché non mi trattenni più e afferrai il contenitore di tovagliolini al centro del tavolo scagliandoglielo addosso con soddisfazione, per sfortuna vedendolo afferrarlo al volo abbassando appena il capo.
Niall scoppiò in una risata di cuore contagiando anche tutti gli altri, mentre io e uno dei miei migliori amici ci lanciavamo occhiate di fuoco.
- ti sto amando, sappilo – commentò Liam dopo il mio gesto avventato, guardandomi con ammirazione ancora con gli occhi spalancati dallo stupore.
- ehi! – borbottarono nello stesso momento sia Camille che Zayn colpendolo una con uno schiaffetto sulla spalla e l’altro con uno scappellotto, facendolo gemere ma portando me a ridere più apertamente.
 

Quando mi ritrovai davanti alla porta di casa mi fermai un attimo indecisa se aprire con le vecchie chiavi o suonare il campanello per non incappare in nuove sorprese, decidendo infine la seconda.
Me n’ero andata dopo aver finito il frappuccino sotto le lamentele dei miei amici e mi ero subito diretta lì, quel posto tanto familiare per me.
Il mercoledì era il giorno libero di mio fratello, ne ero certa, come lo ero anche che lui a quell’ora fosse ancora a casa, ne ebbi la conferma quando una decina di secondi più tardi mi venne ad aprire squadrandomi con sorpresa.
- Scarlett? – bofonchiò confuso passandosi la mano sinistra tra i capelli corti e marroni, osservandomi con gli occhi cioccolato uguali ai miei.
Era ancora in tuta e probabilmente non si era neanche svegliato da troppo tempo.
Non riuscii a credere che il ragazzo che mi trovavo davanti, il mio fratellone, potesse essere gay e che soprattutto io non me ne fossi mai accorta, era tutto così irreale.
- ciao Luke – lo salutai impegnandomi nel sorriso più luminoso che riuscii a fare mentre la scena di lui a baciare Louis mi passò per la mente portandomi a deglutire.
- ehm.. posso entrare? – domandai nonostante fosse ovvia la risposta, riempiendo il silenzio tra di noi formato solo dalla miriade di pensieri di entrambi.
- beh è anche casa tua – annuì facendomi spazio in modo che potessi varcare la porta – anche se mamma e papà non ci sono, non so cosa.. – cominciò a dire prima che io potessi precederlo.
- io volevo parlare con te – lo interruppi girandomi a fissarlo quando lui ci chiuse l’uscio alle spalle lentamente, osservandomi come in effetti solo un fratello avrebbe potuto guardare una sorella.
Mi guardò con sollievo, con nervosismo, paura e curiosità.
Mi guardò come qualcuno che vuole essere salvato, che ha bisogno di spiegarsi, che ha bisogno di supporto.
- voglio che.. me ne parli, Lucas – dissi mordendomi il labbro e lasciando la tracolla per terra accanto al muro, mentre mio fratello rimase davanti alla porta in silenzio.
Non ebbi neanche bisogno di spiegarmi ulteriormente, dal primo secondo in cui mi aveva vista davanti alla porta aveva capito il motivo della mia visita.
- parlami – pronunciai ancora avvicinandomi a lui e riconoscendo nel suo sguardo pieno lo stesso bambino con cui giocavo da piccola e che mi portava la merenda quando stavo male.
- voglio capire voglio.. sapere cosa mi sono persa per tutto questo tempo – continuai a dire sebbene lui non si sarebbe aspettato che mi sarei fatta avanti io probabilmente, avanzando nella sua direzione.
- parlamene. Parlami di.. lui – mormorai quando ormai neanche un metro ci divideva, allungando una mano ad accarezzargli il braccio muscoloso e continuando a guardarlo negli occhi nonostante fosse più alto anche di Zayn.
- parlami di quello che senti – esalai a mezza voce nella penombra di quella casa, passando le dita sulla sua pelle e chiedendomi chi altro l’avesse toccata con tanto amore in quei mesi.
Volevo che si fidasse di me, volevo che potesse essere sicuro di avermi sempre dalla sua parte.
Prima che potessi aggiungere altro Lucas fece un passo verso di me portando le mani sui miei fianchi e allacciandole poi dietro la mia vita, stringendomi con bisogno.
Non mi accorsi del gesto finché lui stesso affondo la testa tra i miei capelli e mi ritrovai ad allungare le braccia attorno alle sue spalle finendo anche per tirarmi in punta di piedi.
Posai la testa sul suo petto e ricambiai il suo abbraccio con disponibilità, respirando il suo profumo e sentendomi a casa.
Mi strinse a sé come facevamo solo forse da bambini, ricordandomi quanto potessero essere accoglienti i suoi abbracci calorosi.
- sai da quanto non stringo così una ragazza senza sentire niente? – mi domandò dopo vario tempo, sussurrando quelle parole al mio orecchio come se qualcun altro potesse sentirci.
- è frustrante – abbozzò mentre io restai ad ascoltarlo in silenzio senza trovare neanche la voglia di guardarlo, sentendo però gli occhi inumidirsi – ..chiedersi cosa non va in me – si spiegò meglio parlando nell’incavo del mio collo così piano che mi sembrò irreale che potessi sentirlo davvero.
Allungai una mano ad accarezzargli i capelli come facevo da piccola e scossi appena la testa – chiedersi perché non riesco a trovare bella una ragazza come fanno gli altri, perché non sento le stesse cose degli altri – sussurrò con un pizzico di rabbia rafforzando la presa sul mio corpo.
- tu cosa senti, Luke? – ribattei e quando aprii bocca mi resi conto di avere la voce tremolante, ma comunque pronta a prendere parte al discorso.
- sento.. mi sento incompreso, estraneo a quello che mi succede – rispose e sentirlo dire certe cose mi ruppe il cuore, maledicendomi per non essermene resa conto prima.
- sento parlare tutto il giorno mamma di quanto Zayn sia giusto per te e che dovrei trovarmi una ragazza anche io, che vuole.. vuole che il suo primo figlio cominci a dargli tutte le soddisfazioni che le dai tu anche solo perché stai insieme a lui e vi siete presi le vostre responsabilità. Mamma mi vede da anni senza aver conosciuto davvero nessuno importante per me, a volte mi obbliga anche di uscire la sera per trovare qualcuno ma.. non credo che sappia quello che chiede – spiegò e alla comparazione con me e Zayn mi scese una lacrima amara.
Non mi ero mai posta il problema che potessimo essere un peso per lui ma pensandoci bene le sue parole quadravano perfettamente, non c’era nulla da capire o da fraintendere.
- io.. mi dispiace – mugolai sulla sua maglia con voce rotta, rendendomi conto di come potesse avermi vista in quegli anni dato che ero sempre stata con Zayn dando un esempio della relazione ideale, quando invece lui si era sentito frenato.
Lo sentii aprir bocca per tranquillizzarmi ma non lo lasciai fare – mi dispiace per essermene accorta solo quando mi sono trovata davanti tutto, scusami – dissi continuando a lacrimare, capendo di dovermi prendere cura di mio fratello in quel momento.
 

Avevo dimenticato completamente la lezione delle tre quando ci eravamo spostati sul suo letto e ci eravamo accoccolati a parlare quasi come avrei potuto fare io con Zayn, solo che quella volta mi trovavo tra le braccia di mio fratello.
La stanza era buia e l’unica fonte di luce era data dal poco sole che batteva sul vetro della porta socchiusa, mentre io ero rannicchiata tra il petto di Lucas e il muro stretta nella sua presa delicata.
Avevamo continuato a parlare delle mie impressioni a riguardo e l’avevo rassicurato che di me poteva fidarsi ciecamente, ci eravamo dilungati qualche minuto di troppo a commentare i miei studi ma il ragazzo pareva essersi rianimato solo a una mia certa domanda – cosa mi dici di Lou?
- non credo che tu voglia davvero sapere certe cose su uno dei tuoi migliori amici – borbottò Lucas a quel punto con fare imbarazzato, proprio come avrebbe fatto una ragazza.
- no ma voglio sapere certe cose sul mio fratellone – ribattei con semplicità accarezzandogli l’attaccatura delle corte basette, prendendomi cura del ragazzo più importante della mia vita, anche più di Zayn.
- non so se.. – balbettò in difficoltà quando io lo inchiodai con un’occhiata ferma – in ogni caso non credo che potrei dirti cose di lui che già non sai, lo conosci. Sai com’è – cercò di raggirare la mia domanda nonostante io davvero non comprendessi quel loro segreto.
- sì, ma non so com’è quando è con te – controbattei guardandolo dritto negli occhi da quei pochi centimetri che ci dividevano, con la testa entrambi affondata nel cuscino.
- lui è.. – mormorò poi alzando lo sguardo nel vuoto per cercare le parole giuste – gentile e.. accomodante, simpatico e.. vivo – parlò mostrando quella piccola fossetta a lato della bocca che veniva fuori anche a me quando ero a disagio.
- vivo? – ripetei non sicura di aver capito a pieno cosa volesse intendere.
- non si preoccupa di nulla, non.. si fa intimidire e sa quello che vuole – spiegò con un’analisi più accurata di quella che avrei potuto fare io, facendomi sentire tanto piccola e superficiale.
- e cosa vuole? – chiesi inforcando un sorriso di cortesia.
- a quanto pare me – rispose lui ridacchiando e alzando le sopracciglia, facendomi sgranare gli occhi e accennare un risolino imbarazzato.
- e ti piace? Louis intendo.. ti.. piace? – gli domandai come avrei fatto con qualsiasi altra mia amica, sorridendo emozionata ma allo stesso tempo sentendomi tanto a disagio nel chiedere a mio fratello certe cose riguardo un mio amico.
Mi sembrava tutto così assurdo.
- è.. interessante – commentò Lucas piegandosi a un ghigno imbarazzato, cominciando poi ad arrossire in un modo adorabile.
Quando vidi le sue guance colorarsi in modo tanto sincero capii quasi come mai a Zayn piacesse tanto vedermelo fare.
- ha sicuramente dei begli occhi – aggiunse poi per fare ironia ma parlando seriamente, portandomi a scuotere il capo.
- ok direi che per oggi può bastare, mi darai altri dettagli sulla tua vita amorosa un’altra volta! – esclamai arrossendo a mia volta alzando le mani al cielo in mia discolpa, portandolo a ridere apertamente mentre io riflettei su quanto mi ci sarebbe voluto per abituarmi alla cosa.
- solo spiegami una cosa.. tu non eri uscito con Rosaline poco tempo fa? – mi venne in mente dopo una decina di secondi voltandomi nuovamente nella sua direzione e ponendogli uno dei miei dubbi.
- oh no Rose.. lei è stato uno sbaglio – si limitò a dire piegandosi in una smorfia insufficiente, facendomi ridere ancora.
Da quant’era che non ridevo così con mio fratello?
- sai a volte capisco perchè tu piaccia a Zayn così tanto, se non  fossi tuo fratello e, beh, mi attraessi credo che ti chiederei di uscire, hai una bella risata – se ne uscì stuzzicandomi e portandomi nel più totale imbarazzo per la rivelazione che mi aveva appena fatto.
- ho una bella risata? Devo prenderlo come un complimento? – osservai non certa di come comportarmi, lasciandomi prendere dall’assurdità del momento.
- e hai anche un bel corpicino sorellina, da quando sei così? – continuò a dire divertito ma con un pizzico di gelosia fraterna, scorrendo lo sguardo fino ai miei fianchi facendomi ridere nervosamente.
- potrei farti la stessa domanda – lo punzecchiai spostandomi sulla difensiva, puntandogli un dito contro con ilarità riservandogli un’occhiata complice.
- ehi io ancora lotto con papà per averti lasciata ad andare a vivere con Zayn come se nulla fosse, una ragazza carina come te non dovrebbe stare in una casa tutta sola con il suo fidanzato.. è pericoloso – mi stuzzicò in risposta allungando la mano a pizzicarmi un fianco per darmi fastidio.
- fidati che è più pericoloso stare a casa sola con te – commentai a tono strappando anche a lui una risata sommessa mentre cominciammo a darci l’un l’altra dei pizzicotti.
- mi stai dicendo che lui è davvero un santo come vuole far credere ai nostri genitori? Mi fai cadere un mito! – mi prese ancora in giro usando la carta del sesso, una delle poche cose che sapeva parlarne mi avrebbe messo in difficoltà.
- non ti ho mai parlato della nostra intimità e non comincerò di certo oggi, piantala! – urlai davvero imbarazzata, arrossendo sicuramente e dandogli qualche manata sul petto sentendolo ridere soddisfatto.
- uh “la nostra intimità”, come sono trasgressiva – imitò la mia voce alla meno peggio allungandosi a farmi il solletico, facendomi quasi rimpiangere di aver pensato che parlare con lui sarebbe stata una cosa seria.
Lucas era comunque mio fratello e noi Jonson eravamo fatti così, non cambiava che ci piacessero maschi o femmine, che fossimo più o meno responsabili, eravamo degli eterni adolescenti.
Lui era mio fratello nonostante tutto e sinceramente non potevo chiedere di meglio.
 

Mi legai i capelli in una coda alta quel tardo pomeriggio una volta tornata nel mio appartamento, sistemandomi addosso una vecchia maglia di Lucas che avevo messo per sentirlo più vicino e adagiandomi sul letto per riposarmi dopo quella giornata impegnativa.
Avevo lasciato Marion a trotterellare tranquilla in salotto con un po’ di cibo e avevo chiuso la porta della camera in modo che non mi disturbasse.
Alla fine in università non avevo neanche incontrato nei corridoi Zayn, avevamo avuto lezioni diverse e lui dopo era andato a fare il suo turno al bar mentre io ero tornata a casa nostra stanca.
Parlare con mio fratello mi aveva sicuramente aperto la mente e mi aveva tranquillizzata.
Aveva tranquillizzato entrambi.
Credevo che parlarne avesse fatto bene anche a lui, si era sfogato ed era proprio quello che volevo.
Ma in quel momento avevo solo bisogno di chiudere un po’ gli occhi e dormire per scacciare via ogni altra inutile preoccupazione.
Mi stesi sul materasso a pancia sotto e allungai le mani sotto al cuscino in un sospiro pesante, sperando solo che Zayn sarebbe tornato il prima possibile per darmi un po’ di affetto.
Sarebbe di sicuro stato meglio riposarmi tra le sue braccia invece che su quel letto freddo ma me lo feci bastare, chiudendo le palpebre quando però puntualmente il cellulare sul comodino lì accanto prese a suonare risvegliandomi.
Sbuffai e afferrai il telefono tenendo comunque gli occhi socchiusi, accettando la chiamata e portandomelo all’orecchio.
- sì? – borbottai con voce impastata dalla stanchezza pregando che quel qualcuno avesse sbagliato numero.
- ehi bella sono Jane, come stai? – rispose la voce frizzante della mia Malik preferita, riuscendo comunque a rianimarmi.
- ciao! Come sto? Bene! Tu piuttosto? Mi ha detto Zayn che siete state a Bradford in questi giorni – cercai di trovare un po’ di forza tirandomi a sedere contro la testata del letto, dando l’attenzione alla sorella del mio ragazzo.
- oh io sto benone. Sì siamo proprio tornate qualche ora fa, è per questo che ti ho chiamata – disse con sincerità mettendomi il cuore in pace.
- e com’è andato il viaggio, tutto a posto? – cercai di fare conversazione anche se era l’ultima cosa che avrei voluto fare in quel momento, provando a essere positiva.
- sì anche se credo proprio di aver preso qualche chilo.. mia nonna ha cucinato per un esercito, mi sento scoppiare – commentò piegandomi in una risata genuina.
- immagino – mormorai ridacchiando – anche Trisha sta bene? – chiesi ancora preoccupandomi per quella santa donna.
- lei sta meglio di tutte noi, ha ricevuto un sacco di regalini dai parenti e si sente una regina – abbozzò divertita – comunque ho appena provato a chiamare mio fratello al cellulare ma non risponde, è mica lì con te? – chiese poi dopo smascherando in parte uno dei motivi della telefonata.
- no io sono a casa ma lui è al bar, sarà al bancone e probabilmente non sente il telefono.. – spiegai tranquillamente sentendola sospirare dall’altra parte della linea.
- va bene allora riproverò più tardi, volevo sbattergli un po’ in faccia le leccornie che si è perso – scherzò e me la immaginai con gli occhi scuri sognanti.
- in ogni caso sappiate che sono strafelice che siete tornate, così almeno vi riprenderete Marion – ammisi in un sorriso felice che fosse finalmente arrivato il momento tanto atteso.
- Marion? Scusa? – ribatté lei confusa, facendomi alzare gli occhi al cielo.
- andiamo Marion, la cagnolina.. il piccolo pastore tedesco.. – cercai di essere più chiara, sicura che mi avrebbe capita a quel punto.
- una cagnolina? No ti devi sbagliare, io non ne so niente – commentò facendomi piombare un attimo nel panico, prima che potessi rendermi conto dell’evidente scherzo in cui stavo cascando.
- ah ah ci ho quasi creduto, complimenti. Dai parlando seriamente, quando venite a riprendervela? – esclamai con divertimento fissando il muro lilla intorno a me.
- no credo che tu ti sia sbagliando, noi non dobbiamo venire a riprendere niente.. – insisté quella facendomi mancare la terra sotto ai piedi per qualche secondo.
No, eh.
- ascoltami ti prego, allora.. una settimana fa circa Zayn è tornato a casa con questo cane, appunto Marion, e mi ha detto che era vostro e che avremmo dovuto tenervelo finché non sareste tornate in città, non è così? – domandai sperando davvero che fosse uno scherzo di cattivo gusto di Jane, aggrottando le sopracciglia e sentendomi improvvisamente tanto stupida perché in un caso o nell’altro ero stata presa in giro da uno dei due Malik.
- io non ne sapevo proprio niente, neanche mamma e Rose ne hanno mai parlato – borbottò portandomi a sospirare rumorosamente.
Calma. Respira.
- quindi mi.. mi stai dicendo che quella cosa non è vostra e che dobbiamo tenerla noi davvero? – commentai sentendomi la testa girare, se non fossi stata già seduta probabilmente l’avrei fatto.
- ma perché, mio fratello ti ha seriamente detto che abbiamo un cane a cui dovete badare? Andiamo lo conosci, sai com’è fatto – disse la mora dall’altra parte della cornetta mentre io mi passai una mano sulla fronte sentendomi avvampare.
- sì ma non pensavo che fosse cretino fino a questo punto – affermai convinta ancora prima di accorgermi che la porta alla mia sinistra era stata aperta e che qualcuno si era affacciato nella stanza.
- che.. sta succedendo? – borbottò Zayn disorientato quando io ero riuscita solo a voltarmi nella sua direzione guardandolo con calma apparente, soffocando la rabbia.
- la prossima volta cerca di rispondere al telefono, tua sorella ti stava cercando – esalai a denti stretti per non cominciare un discorso che sapevo sarebbe durato a lungo.
- uh è arrivato Zay? – sbottò Jane al telefono chiamandolo con quel diminutivo che usava solo lei, lasciandomi a imbronciarmi in un’espressione di disappunto.
- già.. – mormorai con ben poco entusiasmo notando con la coda dell’occhio il ragazzo intento a sfilarsi il maglione grigio con un gesto secco sbuffando anche, passandosi una mano tra i capelli scuri e rovistando poi nel suo armadio distrattamente.
- ti ricordo che io ho due sorelle, devi essere più precisa – mi stuzzicò lui non sapendo quanto fosse instabile il mio umore in quel momento.
Ringraziai almeno di non aver davanti il suo bel faccino invece che la schiena nuda, altrimenti avrei cominciato a urlargli addosso.
- ti ricordo che non sono la tua segretaria quindi puoi occupartene anche da solo – commentai a mia volta trattenendomi il più possibile, alzandomi velocemente dal letto e avvicinandomi pericolosamente al ragazzo che mi dava le spalle.
Lasciai Jane a parlare dal sola un attimo e appoggiai un lato del telefono sul braccio di Zayn in modo che lo prendesse, guardandolo storto e venendo finalmente ricambiata di uno sguardo dato che girò la testa verso di me osservandomi confuso.
- su non posso stare tutto il giorno qui, muoviti – borbottai picchiettandogli il cellulare sul gomito mentre lui continuò a squadrarmi curioso.
- c’è qualcosa che non va? – se ne uscì aggrottando la fronte, afferrando il telefono lentamente sotto il mio sguardo di sfida.
- no va tutto a meraviglia Malik, tutto a meraviglia – risposi fingendomi quasi seria ma non riuscendo proprio a mascherare quel mio tono irritato, lanciandogli un’occhiataccia e arretrando per uscire dalla stanza.
- Scar? Parlami! – mi urlò dietro quando imboccai il corridoio, rendendosi conto che qualcosa non andava anche nella mia camminata stizzita.
- parla con tua sorella e non stressarmi! – risposi a tono avanzando veloce verso il salotto, soffocando un ringhio quando vidi Marion accucciata in un angolo della stanza a mordicchiare una pallina di gomma.
Mi buttai senza troppe cerimonie sul divano per riprendere il riposino di qualche minuto prima, affondando la testa in uno dei cuscini quadrati ma morbidi.
Non feci in tempo però a rilassarmi che dei passi pesanti arrivarono alle mie spalle portandomi a sbuffare – ehi Jane può aspettare, almeno tu puoi dirmi cosa sta succedendo? – mi venne a chiedere con quel suo accento marcato, alche cercai di focalizzarmi sulle parole che aveva pronunciato e non sulla sua voce.
Mi voltai nella sua direzione e lo trovai ad avanzare lentamente verso di me, a petto nudo come poco prima e con solo indosso dei jeans scuri che metteva spesso ultimamente.
Storsi la bocca stanca di parlare quel giorno e mi persi nei tratti affilati del suo viso e nella linea delle sue spalle, irritata che non potesse capire perché fossi arrabbiata.
Scossi il capo, quasi volendo che intuisse da solo il motivo del mio malumore, e a quel gesto equivalsero altri suoi passi diretti al divano dove ero stesa, l’unico suono che rompesse il silenzio era come sempre il rumore delle sue scarpe sul pavimento.
Si piegò sulle ginocchia e appoggiandosi col gomito al divano arrivò col viso all’altezza del mio ancora affondato in parte nel cuscino, osservandomi curioso.
- sul serio Zayn, fammi.. solo riposare un po’ – abbozzai davvero stanca, sentendo una fitta alle tempie che annunciò l’inizio di un mal di testa.
A quelle mie parole strascicate lui si arrese e annuì inerme, dandomi il via libera per voltarmi e lasciare andare il capo nel centro del piccolo guanciale in un sospiro stanco.
Avvertii una mano accarezzarmi la schiena ma non ci diedi molto peso quando sentii invece una voce sussurrarmi – se sei arrabbiata con me sappi che mi dispiace e che non l’ho fatto con cattiveria, qualsiasi cosa sia – all’orecchio libero, facendomi sentire tanto piccola, prima che un piccolo bacio sul tratto di viso scoperto potesse far calare ogni brutto pensiero.

















Buonsalve!
Non so se qualcuna di voi ci aveva fatto davvero caso ma questo particolare su Marion l'aveva già detto Zayn a Liam qualche capitolo fa, solo che a Scarlett non è andata molto giù la cosa.
C'è stata la chiacchierata con Lucas e io lo amo, cioè asdfgh ahah
Non c'è stata una vera risposta alla domanda su Rosaline ma la diretta interessata parlerà a riguardo nel prossimo capitolo, che sarà Pov Zayn.
Aggiornerò domenica 27 e come ho già detto sarà un Pov Zayn, dove ci sarà il ritorno di un vecchio personaggio della prima ff *si accettano scommesse*
Grazie per le belle parole che mi riservate sempre, siete tutte gentilissime!
Se volete potete trovarmi su twitter @hiseyesonmine e su Ask @birbialex
E' da un bel po' che non lo faccio, però vi invito a passare nelle mie OS:

- A letter for you
- Il problema è che Ti amo
- You'll follow me into my dreams
- Damn
- Odio gli indecisi.. forse
Un bacione!

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Capitolo 32
*** Non mi piace vederti arrabbiata ***



"It's a way to get you closer."


CAPITOLO 32

POV ZAYN
 
Mi incamminai per la strada ghiaiosa all’uscita dall’università quel pomeriggio, stringendomi la tracolla scura in una spalla e continuando a digitare velocemente al cellulare un messaggio per Scarlett, dicendole che sarei tornato a casa prima del previsto mentre invece mi sarei diretto verso quella di mia madre.
Io e lei non ci eravamo scambiati troppe parole dalla sera prima, quando la ragazza era poi rimasta addormentata sul divano ma io non mi ero sentito di svegliarla, allora l’avevo presa in braccio e portata a letto senza che opponesse resistenza.
Ci eravamo parlati la mattina con delle frasi di cortesia con le quali mi aveva chiesto comunque di farle il caffè e di portare fuori il cane, ma niente di divertente o spensierato come al solito.
Non era davvero arrabbiata come le altre volte: faceva le sue cose in silenzio, non voleva essere disturbata e forse una volta aveva anche sorriso a una mia battuta su Niall, però aveva mantenuto una freddezza che io conoscevo bene.
Non aveva voluto dirmi quale fosse il problema e io non ero quindi riuscito a combinare molto che potesse rallegrarla.
Probabilmente aveva solo bisogno di sfogarsi e sbollire la cosa, quando l’avrebbe fatto sarebbe tornata in sé.
Non potevo neanche sapere se fosse colpa mia, di suo fratello, di mia sorella o di qualcun altro, magari era anche solo in uno dei suoi periodi, quindi mi rimaneva solo che aspettare.
In ogni caso ero stato gentile con Scarlett sperando per il meglio, avevo lavato io le tazzine di caffè e avevo sistemato il letto, guidando poi con lei affianco fino al nostro istituto riuscendo a farle quasi canticchiare una canzone alla radio.
Appena scesi dall’auto lei aveva incrociato le braccia in silenzio in modo forse che non potessi stringerle la mano ma in ogni caso arrivati poi nell’androne dell’edificio dove avremmo dovuto dividerci l’avevo stretta e le avevo schioccato un bacio veloce sulle labbra.
E in quel momento mi stavo dirigendo a casa della mia famiglia per chiedere meglio alle mie sorelle se le avessero detto qualcosa di strano al telefono la sera prima per averla fatta diventare così.
Magari loro non c’entravano niente ma tanto valeva provare.
“Esco adesso dall’uni perché devo sbrigare delle commissioni con mia madre, ci vediamo più tardi a casa. Ti amo.” le avevo scritto nel messaggio usando ogni metodo per cercare di calmarla.
 

Presa la macchina arrivai un quarto d’ora più tardi nella mia vecchia abitazione, riconoscendo appena entrato i muri color senape e le vecchie foto di famiglia, come anche trovando delle valigie più o meno vuote per terra accanto alla parete.
- c’è qualcuno? – urlai chiudendomi la porta alle spalle, sperando di non dover aspettare troppo.
- ma chi è? – mi rispose dopo un paio di secondi una voce che io conoscevo bene da una delle camere del corridoio, prima di veder apparire mia sorella Rosaline in canotta e pantaloncini, con poco trucco e i capelli legati velocemente, come non ero più abituato a trovarla da un po’.
Avanzai di qualche passo in modo che ricambiasse il mio sguardo e quando i suoi occhi scuri mi incontrarono la vidi aprirsi in un sorriso felice.
- non mi dire, il figliol prodigo è qui! – esclamò contenta di avermi lì con lei, non tardando troppo a venirmi incontro con le braccia tese stringendomi in un abbraccio veloce.
- ciao anche a te Rose – ricambiai stupendomi quasi che fosse così affettuosa, forse lo era solo perché non mi vedeva da un po’ di tempo.
- perché non hai detto che venivi? Mi sarei fatta trovare in un modo un po’ più presentabile – bofonchiò sistemandosi meglio la maglietta larga che aveva addosso, che riconobbi non subito.
- ehi ma questa maglia è mia! – commentai stupito che ne avesse una anche lei, ricordando di averla indossata da adolescente data la stampa colorata.
- sì ma è comoda e morbida, e poi anche mamma ne ha una prenditela con lei.. – borbottò piegandomi a ridere sorpreso.
- un giorno dovrò fare una petizione per tutte voi che mettete le mie magliette, anche Scarlett lo fa e io non riesco a capire perché.. ha tanta di quella roba da indossare! – dissi divertito dalla cosa, sperando che magari per logica femminile mia sorella mi avrebbe potuto spiegare quel comportamento strano.
- andiamo sei il suo ragazzo, è normale.. è un modo per averti più vicino credo – mormorò facendo spallucce come facevo spesso anche io – come anche mamma, io invece metto questa perché seriamente non ho più niente da mettere in casa – aggiunse strappandomi un altro risolino divertito.
E’ un modo per averti più vicino.
- senti a proposito di Scar, sono venuto qui per chiedere una cosa a te e Jane.. – presi parola schiarendomi la voce, guardando mia sorella negli occhi grandi.
- ah! Sapevo che un giorno saresti venuto a chiedermi dei consigli sul mondo femminile! – sbottò fraintendendo le mie parole e afferrandomi velocemente un polso per trascinarmi verso il divano al centro della sala, sedendosi pimpante e costringendomi ad affiancarla.
- beh veramente.. – abbozzai a quel punto alzando gli occhi al cielo quando lei mi schiaffeggiò la mano che avevo alzato per controbattere, tacendomi.
- allora, di che cosa vuoi parlare? – mi domandò raggiante quasi come se si fosse preparata a quel momento da vario tempo, mentre mi sedetti più comodamente sul divano.
- di Scarlett, penso.. insomma, credo che sia arrabbiata con me – spiegai in un solo respiro vedendo il suo sguardo accendersi alle mie parole.
- perché, cosa hai combinato questa volta? – ribatté in uno sbuffo, prendendosi a fissarmi con insufficienza e superiorità.
- è questo il punto, non ne ho idea! – risposi con enfasi vedendola poi piegarsi in una smorfia esasperata, la stessa che faceva quando eravamo piccoli e io non riuscivo ancora a legarmi le scarpe senza bisogno del suo aiuto.
- è impossibile, prova a usare il cervello e vedi che ce la farai – esalò sicura delle sue parole, alzando un sopracciglio fino e storcendo le labbra.
- no vedi, sono venuto qui perché ieri a pranzo siamo andati a mangiare con gli altri e andavamo d’amore e d’accordo, poi dopo il turno al bar di sera sono tornato a casa e l’ho trovata al telefono che parlava con Jane, da quel momento è rimasta arrabbiata ma non vuole dirmi il motivo, però credo che ce l’abbia con me – spiegai velocemente scrutando il viso impassibile di Rosaline seduta con una gamba sotto il sedere accanto a me.
- e beh mi sembra anche logico che non voglia dirtelo.. – commentò a mezza voce, quasi tra sé e sé, allargando i miei dubbi.
- ma perché scusa? Come faccio a rimediare se non so cosa ho fatto?! – esclamai sgranando gli occhi con trasporto, sperando che avrebbe potuto darmi qualche risposta.
- perché è ovvio, vuole che tu lo capisca da solo e credimi.. se davvero non sai perché è arrabbiata fa bene a esserlo, sei una testa vuota! – mi prese in giro come sempre usando quel suo tono serio e a tratti sarcastico che sopportavo praticamente solo io.
- sì ma come faccio adesso? – le chiesi sospirando, non sapendo più dove andare a sbattere la testa.
- dovresti chiedere a Jane, perché ne stai parlando con me? – ribatté la ragazza alzando le spalle e fissandomi attentamente mentre io mi lasciai andare contro lo schienale morbido del divano.
- perché speravo che sapessi qualcosa e ora ci sei solo tu in casa, genio – la sfottei sbuffando dal nervosismo, giocherellando con l’orlo di un cuscino scucito.
- si dia il caso che è appena uscita, se avessi telefonato prima magari ti avrebbe aspettato, genio – mi rispose senza tentennamenti, rispondendomi in modo così schietto come solo Scarlett faceva.
Sbuffai rumorosamente e mi persi ad osservare la libreria conosciuta vicino al televisore, guardando il dorso tutti quei libri che mamma amava leggere.
- guarda tra te e Scar non so chi è più cocciuta – commentai un velo infastidito per non aver ancora trovato una risposta al mio problema.
- sicuramente io, almeno lei è dolce e carina con te quando non sei strettamente insopportabile – ribatté con tono neutro senza neanche pensarci due volte – state insieme da quattro anni e ancora non riesci a capirla? – aggiunse dondolando il piede che aveva lasciato penzolare dal divano distrattamente.
- ah e tu invece sei già riuscito a capirlo Lucas? No perché, sempre se non sbaglio, hanno lo stesso sangue – la punzecchiai nuovamente sapendo bene dove andare a parare.
Quando pronunciai quel nome però la vidi abbassare il capo in un sorrisetto a metà tra il malinconico e il divertito – ti sbagli, non lo conosci.. – mormorò facendomi voltare curioso.
- perché scusa? Ha smesso di starti dietro? – tirai ad indovinare vedendola scuotere il capo in silenzio in un modo che non seppi descrivere.
- è una storia lunga.. – borbottò passandosi una mano sul viso con disappunto.
- devo forse andare a picchiarlo? Ti ha fatto qualcosa? – mi allarmai appena ma continuando a scherzare, leggendo nei suoi occhi qualcosa di strano.
- ma che picchiarlo? Stai calmo! – sbottò in una risata piena posandomi una mano sulla gamba con timore, piegandomi a un sorrisetto divertito.
- allora che è successo, mm? L’hai mollato tu? – provai con l’altra ipotesi osservandola prudentemente, comunque attento alla vita di mia sorella.
- non l’ho mollato io, diciamo che.. c’è stato un cambiamento di interessi da parte sua – borbottò soffocando un sorrisetto sinistro, portandomi ad aggrottare le sopracciglia.
- ha trovato un’altra? – saltai alle più strette conclusioni, sicuro che gliene avrei fatto parola appena l’avrei visto.
- ..piuttosto ha trovato un altro – disse a sua volta e quando intuii quale potesse essere il significato delle sue parole mi raggelai sul posto sgranando gli occhi e schiudendo la bocca.
- non dirmi che.. – sussurrai incredulo sentendo una scarica di adrenalina percorrermi insieme a dei brividi freddi, tendendo la fronte.
- sai cosa mi ha detto quando.. ha deciso di finire di vederci? – mi domandò lasciandomi la prospettiva di qualcosa di preoccupante, alzando lo sguardo nel mio e inforcando un sorriso trascurato.
- mi ha detto che sono una brava ragazza, che è stato bene con me, che merito qualcuno migliore, insomma tutte quelle robe che si inventano in certi casi.. e poi “Sei bellissima e hai carattere ma non riesco a vederti più che come un’amica perché non sono attratto da te, a me piacciono.. altri tipi di persone – spiegò e io non riuscii a rimanere inerme alle sue parole, spalancai gli occhi e mi portai una mano a coprirmi la bocca ormai spalancata, cominciando a ridere nervosamente.
- ti rendi conto?! Mi ha usata per essere sicuro che gli piacessero i maschi piuttosto che una bella ragazza! Ha finito il suo test e mi ha mollata! Non so con chi si stia sentendo adesso e non lo voglio neanche sapere, non mi era mai successa una cosa del genere! – alzò il tono di voce infastidita che qualcuno potesse rifiutarla probabilmente, cominciando a ridere imbarazzata quando io scossi la testa allucinato dalla notizia.
- Lu.. Lucas è.. gay?! – chiesi sperando quasi di aver capito male mentre i miei pensieri volarono subito a Scarlett, sua sorella.
- beh non so come la spiegheresti la faccenda? – confermò con sarcasmo lasciandomi lì con mille pensieri a girarmi per la mente.
- ma Scar lo sa? – balbettai nonostante non l’avessi mai sentita parlarne, finché un’illuminazione mi colse in pieno.
Ecco perché era arrabbiata.
- non lo so – mormorò mia sorella quando io avevo già cominciato a dimenarmi felice di aver capito il motivo del malumore di Scarlett.
- ecco perché fa così! Non è arrabbiata con me, deve solo riprendersi dalla notizia che deve averle dato suo fratello! Ora tutto ha un senso! – sbottai alzandomi in un balzo dal divano e correndo poi verso la porta d’uscita pronto a tornare a casa.
- ehi ma non si saluta? Dove diamine stai andando?! – mi urlò alle spalle Rosaline sconcertata dal mio cambiamento d’umore così istantaneo.
- devo parlare con Scar, subito! Ciao! – risposi distrattamente uscendo velocemente dall'abitazione, diretto al nostro appartamento.
 

Appena entrai nell’appartamento un profumo di vaniglia mi invase, conducendomi fino al bagno ormai vuoto però.
- Scarlett?! – chiamai la mia ragazza che sapevo essere in casa perché quell’odore era chiaramente quello del suo shampoo.
- Scar? – dissi ancora a gran voce percorrendo velocemente il corridoio, voglioso di vederla e di parlarle.
- ehi, ma perché diamine stai urlando? – mi rispose finalmente una voce dalla cucina, dato che vidi la porta aprirsi appena per far passare la testa della giovane con i capelli ancora umidi.
- oh eccoti finalmente! – esclamai sollevato andandole incontro velocemente, notando il suo sguardo squadrarmi quasi con timore con i suoi occhi color cioccolato.
Quando spalancai ulteriormente la porta della cucina la trovai con indosso una maglietta e dei pantaloncini larghi, lì immobile senza neanche aver trovato il tempo di togliere la mano dalla maniglia che io avevo tirato.
- ma che..? – balbettò nuovamente quando la sormontai con l’altezza parandomi davanti a lei, continuando a guardarmi disorientata finché allungai una mano dietro il suo collo stringendola a me e baciandola senza tentennamenti.
Non si aspettava che avrei potuto fare tanto e quando schiusi le labbra sulle sue lei parve sbilanciarsi all’indietro ma prontamente le passai il braccio libero dietro i fianchi tenendola con forza.
Il braccio che lei aveva tenuto steso per stringere la maniglia si staccò dalla porta e andò lentamente a posarsi sopra il mio mentre i nostri visi si erano toccati.
- scusami, ora ho capito perché sei arrabbiata – mormorai quando le concessi qualche secondo per riprendere fiato, sentendola tremare nella mia presa come se avesse la febbre.
- giuro scusa, avremmo dovuto parlarne prima.. è che non sapevo.. io.. – borbottai scuotendo il capo quando la vidi accennare un sorriso.
- no avrei dovuto dirti cosa pensavo già ieri sera, è inutile comportarmi così – ammise lei afferrando meglio con le mani la mia maglia, parlando in un sussurro.
- volevo solo che sapessi.. che non devi essere arrabbiata, Lucas è grande e sa cosa.. – continuai a dire vedendola però indurire lo sguardo alle mie parole, allontanando appena il viso dal mio per potermi guardare con disappunto.
- aspetta, perché stai parlando di mio fratello? – mormorò deglutendo e riservandomi un’occhiata quasi accusatoria, aggrottando le sopracciglia e facendomi sentire uno stupido.
- beh tu eri arrabbiata perché ti ha detto di essere.. gay – affermai con cautela vedendola alzare gli occhi al cielo prima di fermarli in un punto sopra la mia testa.
- e tu come fai a saperlo? Chi te l’ha detto? – prese a chiedere sciogliendo la stretta sul mio corpo e abbassando così le mani al mio petto senza quasi toccarlo, indietreggiando ulteriormente e guardandomi in modo brutale.
- Rosaline.. ma devi stare tranquilla, se vuoi possiamo parlarne perché mi ha raccontato qualcosa, potrei.. – cominciai a proporre con le migliori intenzioni, vedendola scattare come un felino.
- io so già tutto quello che c’è da sapere, Rose che ti ha detto?! – disse a sua volta restando sulla difensiva, sgusciando dalle mie braccia e puntando gli occhi nei miei come due mirini pronti a puntare il bersaglio.
- mi ha detto che.. lei sa che tuo fratello è gay, niente di più – abbozzai cercando di mantenere la calma, sentendo l’ambiente scaldarsi.
- oh certo spargiamo pure la voce! Diamine ti rendi conto che l’ha saputo prima lei di me?! Lei e non io, che sono sua sorella! – si animò cominciando a gesticolare, camminando nervosamente fino al tavolo in mezzo alla stanza dove ci appoggiò i palmi delle mani in un sospiro.
- non.. devi arrabbiarti, ora è tutto a posto – commentai sperando di vederla calmarsi il prima possibile, avvicinandomi a lei.
Si morse il labbro nervosamente tenendo lo sguardo basso finché lo alzò poi a me in un secondo.
- aspetta un attimo.. ma tu pensi che io sia arrabbiata per questo? – esalò quindi a mezza voce incredula, lasciando intendere un sorrisetto malinconico.
- e per cos’altro? – ribattei aspettandomi il peggio, vedendola tirare su le spalle e sospirare ancora.
- come potrei essere arrabbiata con mio fratello per questo? Ho parlato con lui e abbiamo chiarito, Lucas non è un problema per me – disse semplicemente facendo crollare il mio castello di supposizioni come fosse stato fatto di carte.
- e perché allora? – non feci neanche in tempo a chiederlo che Scarlett mi puntò un dito contro.
- ce l’ho con te perché sei un cretino! Lo sei soprattutto anche perché hai pensato che potesse essere questo il motivo del mio comportamento. Credi di potermi prendere in giro?! – mi aggredì senza che potessi accorgermene davvero, accusandomi di qualcosa a me ignoto.
- non voglio prenderti in giro, amore.. – risposi sentendomi in colpa per la situazione.
- non chiamarmi così mentre litighiamo, lo sai che mi da fastidio – commentò stizzita continuando a tenermi quel dito puntato contro come una lama affilata, e quando lo faceva c’era da preoccuparsi.
- come vuoi tu – la assecondai per farla calmare alzando le mani in aria con innocenza.
- ..e non darmi il contentino dannazione! – mi riprese un’altra volta facendo scattare qualcosa nella mia testa.
- ma che cosa vuoi da me?! Sono venuto a scusarmi, mi sono preoccupato di capire cosa ci fosse che non andava, e tu mi attacchi così.. – ribattei a tono accendendo l’aria intorno a noi.
- cosa voglio? Che tu la smetta ti trattarmi come una bambina stupida! Tra un mese faccio vent’un anni, so come gestire i problemi della mia famiglia e i miei! Ti pare che possa tenere il muso anche a te se il problema fosse stato quello di Luke? Io quando entro in questa casa lascio le preoccupazioni fuori proprio perché con te voglio essere sincera e questo vale anche quando mi fai innervosire.. non riesco a fingere con te, Zayn – parlò e mi sembrò quasi di vedere i suoi occhi inumidirsi un attimo prima che riprendesse il controllo della situazione.
Era così, quando si agitava le veniva sempre da piangere.
- Scarlett non ti tratto come una stupida! – affermai per rassicurarla, avanzando verso di lei e afferrandole la mano che aveva a mezz’aria nella mia, catturando la sua attenzione.
Parve boccheggiare un attimo e riprendere aria, smascherando l’adolescente orgogliosa che c’era ancora dentro di lei.
- allora perché continui a mentirmi? – sussurrò quasi senza voce, non urlando ma parlandomi seriamente tenendo gli occhi cioccolato fissi nei miei.
Avrei continuato a darle contro, a rispondere alle sue domande con altre domande, se la verità non mi fosse arrivata chiara in un istante.
Che cretino.
- ti riferisci a Marion? – chiesi sentendomi io il bambino stupido della situazione.
- oh ci sei arrivato finalmente, complimenti – rispose con meno rabbia di quella che avrei pensato, sospirando esausta.
- davvero ti sei arrabbiata tanto per questo? – me ne uscii incredulo guardandola quasi con rimprovero, sentendomi in parte più sollevato.
Sospirò un’altra volta e distolse lo sguardo dal mio, storcendo la bocca.
- sai, all’inizio ero davvero arrabbiata ma poi ho pensato che del cane puoi occupartene tu come sempre, che non è un problema per me alla fine.. – disse con gli occhi bassi finché io le accarezzai una spalla con la mano.
- però io non posso continuare a scoprire cose su di te dagli altri, a preoccuparmi, a pensare alle tue cose perché diamine.. Lucas ha bisogno di me, Camille è incinta, ci sono gli studi, ho altro di cui preoccuparmi e tu devi aiutarmi, dovresti sempre dirmi come vanno le cose senza la paura che possa arrabbiarmi perché credimi che apprezzo la tua sincerità alle volte, ma ti prego smettila di tenermi cose nascoste – disse con tono basso senza commentare la mia stretta sulla spalla, rimase lì a parlarmi come una madre farebbe col figlio.
- è che non mi piace vederti arrabbiata – cercai di discolparmi parlandole chiaramente, ammettendo i miei pensieri senza mentirle.
- a me piace quando ridi, quando scherziamo insieme, quando ci baciamo, ma non quando mi ignori in quel modo.. allora in un modo o nell’altro cerco di non farti preoccupare di nulla – le spiegai allungando una mano ad alzarle il viso, incrociando così inavvertitamente i suoi occhi lucidi.
- sì ma io ti amerei anche quando ci sono dei problemi.. non solo quando scherziamo e ridiamo, siamo una coppia per esserlo anche se qualcosa va male ogni tanto e io voglio poterti aiutare, solo tu parlami di queste cose – promise accennando un sorriso per tranquillizzarmi, la stessa cosa che stavo facendo io con lei.
Annuii senza trovare le parole perdendomi nei suoi occhi luminosi e pieni di emozioni finché lei si allungò ad abbracciarmi lentamente, stendendo prima le braccia quasi con la paura che potessi rifiutarla e appoggiando 
poi la testa nell’incavo del mio collo stringendomi forte.
- scusami – mormorai lasciandole un bacio tra i capelli umidi e ricambiando il suo abbraccio.
Sentii chiaramente le dita delle sue mani salire e scendere lungo la mia schiena in un circolo lento mentre mi accorsi a mia volta di avere tra le mani un’altra delle mie magliette.
- mia sorella mi ha.. detto che secondo lei ti metti le mie maglie per sentirmi più vicino, è vero? – bofonchiai in un sorriso non troppo sicuro che potesse essere davvero così, ma quando Scarlett rise contro il mio collo feci lo stesso.
- non credere che essere arrabbiata con te sia facile, ho bisogno di qualche punto a mio favore – disse come conferma alla mia domanda, perdendosi a ridacchiare felice fino a che tirò su la testa dalla mia spalla incrociando il mio viso.
- a questo proposito.. prima dicevo sul serio riguardo al fatto che devi occuparti tu del cane come sempre, io sono oltre i voleri di quell’esserino petulante – se ne uscì divertita sfilando le braccia dai miei fianchi per riallacciarle dietro le mie spalle in un sorriso.
- mm.. io invece sto ai voleri di un altro esserino petulante, sapresti dirmi chi? – la stuzzicai sfiorandole il naso col mio e puntando lo sguardo alle sue labbra morbide, sorridendo e guardando le sue guance arrossarsi nel mio stesso sorriso.
- non credo, però ho a che fare con uno di loro in questo momento – ribatté a tono alzando un attimo le sopracciglia e meritandosi così un pizzico sul fianco.
- a cuccia! – mi rimproverò in un urletto prima che potessi baciarla ed essere ricambiato finalmente, riprendendomi ciò che era mio.
 

Risposi all’ennesimo messaggio di Scarlett quella stessa sera camminando distrattamente al parco col cellulare in una mano e il guinzaglio con attaccata Marion nell’altra.
Erano quasi le nove e stavamo tornando indietro verso casa dopo la passeggiatina pomeridiana che era stata rimandata a qualche ora più tardi dato che io e la ragazza eravamo rimasti a casa a parlare e scherzare accoccolati sul letto perdendo la cognizione del tempo.
“Dove sei?” mi mandò per almeno la quarta volta in mezzora strappandomi un sorrisetto incredulo.
“Se non la smetti di chiederlo appena torno a casa ti rovino” gli risposi per scherzare tirandomi sui polsi le maniche della felpa verde dato il venticello freddo che mi colpì, scuotendo anche qualche foglia mentre il sole era ormai quasi tramontato.
Seguii il cane nel sentiero più veloce che portava a casa e sorrisi leggendo l’ennesima risposta: “Guarda sto tremando tutta dalla paura”.
“Dovresti. Posso essere molto pericoloso quando voglio” la stuzzicai già immaginando il rossore che le avrebbe investito le guance leggendo quel messaggio, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
“Anche io” mi arrivò dopo neanche un minuto e non riuscii a trattenermi dal farmi una bella risata liberatoria passeggiando tranquillamente, affiancato solo da qualche bambino e altri padroni con i rispettivi cani.
“Signorina Jonson non sta insinuando cose sconce, vero? Sono impressionabile” giocherellai un altro po’ con lei ridacchiando e sapendo benissimo quanto si imbarazzasse a parlare di certe cose, infatti di persona non toccavamo mai l’argomento perché arrossiva e non spiccicava più parola.
“Ne riparliamo poi a casa se prima o poi tornerai da quella passeggiata infinita, spera che sarò di buon umore” mi mandò portandomi di nuovo a sorridere divertito, scuotendo la testa e pregustando già il calore della sua pelle tra le braccia.
- ehi scusami! – sentii urlare alle mie spalle ma non diedi troppo peso a quella voce a me sconosciuta.
“Te lo farò venire io il buon umore” commentai velocemente scoppiando a ridere dal solo, tenendo fisso lo sguardo sul display in attesa di una risposta.
“Sei un cretino” arrivò ben presto portandomi a ridere più apertamente, sapendo già che scherzava.
- scusa? Ehm.. – mi chiamò una voce vicina finché una mano mi si posò sulla spalla destra inducendomi a girarmi.
- oh lo sapevo che era tua quella risata – esclamò con enfasi una ragazza dai lunghi capelli biondi e non troppo alta che prese a fissarmi con due grandi occhi celesti che ero sicuro di aver già visto da qualche parte.
La osservai attentamente e quando si aprì in un sorrisetto dolce facendo comparire sulle guance delle fossette accurate mi parve quasi di essere tornato a sedici anni.
- tu sei..? – boccheggiai sperando di non essermi sbagliato, riconoscendo anche la sua voce minuta e controllata.
- sono Felicity, ti ricordi di me? – rispose lei dando risposta ai miei dubbi, confermandomi di trovarmi davanti proprio alla ragazzina che un tempo avevo corteggiato prima che Scarlett mi rubasse il cuore senza chiedermi il permesso.
 
 
 
 
 













Buonsalve!
Sì lo so, avrei dovuto aggiornare ieri ma sono tornata a casa più tardi del previsto e il mio cervello ha deciso che dovevo dormire prima del tempo, perciò eccomi qua!
Sarò sincera, la parte Zarlett non mi fa impazzire come dovrebbe ma amo invece quella con Rosaline ahahah
Si scoprono più cose sul rapporto che si era creato tra lei e Lucas e uno Zayn pronto a cercare i suoi errori.
Ebbene sì, c'è anche la ricomparsa di Felicity che io sopporto ben poco, ma sarà divertente leggere di lei dal punto di vista della nostra Scar, sarà molto agguerrita la cosa.
Per ora posso solo anticiparvi che il prossimo capitolo mi piace molto, soprattutto la parte finale.
Allora.. aggiornerò, penso, domenica 10.
Potete trovarmi su twitter @hiseyesonmine e su Ask @birbialex come sempre.
Adesso aspetto che i miei tornino a casa per pregarli di darmi i soldi per i biglietti della terza tappa a Torino, la mia città! *si asciuga la lacrimuccia* :")

Buona settimana a tutte e buon halloween pulzelle!

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Capitolo 33
*** Io mi fido di te ***



"I think that we'll never really grow up."


CAPITOLO 33
 
Capii che forse sarebbe stato meglio prendere una giacchetta più coprente per quella serata quando sarei uscita con Camille più tardi, percorrendo a passo veloce una via dietro Westminster e sentendo un venticello fresco nell’aria.
Mi sistemai la tracolla dell’università, dove avevo ancora qualche libro nonostante fossero ormai quasi le sei, sciogliendomi i capelli dallo chignon disordinato che mi ero fatta quel pomeriggio e che non aveva comunque tenuto molto, appena intravidi in lontananza l’insegna del bar dove lavorava Zayn.
Accelerai il passo per quanto le scarpette in tela che avevo ai piedi me lo permettessero e cacciai dentro la borsa il cellulare con le cuffiette, decidendo che ascoltare la voce del mio ragazzo sarebbe decisamente stato migliore.
Avevo appuntamento con la mia migliore amica due ore e mezza dopo per passare una serata tra ragazze andando a mangiare fuori in qualche pub e approfittando del tempo apparentemente stabile per svagarci, e nonostante non avessi ancora messo piede a casa decisi di passare a prendere Zayn a lavoro per stare almeno un po’ con lui prima di uscire.
Con la mano mi ravvivai i capelli lunghi e varcai la porta in legno del locale senza tentennamenti, inforcando uno dei miei migliori sorrisi e scorgendo subito degli occhi scuri molto familiari dietro al bancone, puntati però su qualcun altro.
Spostai lo sguardo dal moro che stava riordinando vari bicchieri nel lavabo a una ragazza di fronte a lui che sembrava a suo agio più di quanto avrebbe dovuto.
Squadrai velocemente la sua figura partendo dalle gambe esili ma proporzionate al fisico asciutto, alzandolo poi sulla cascata di mossi capelli biondi e le mani piccole tracciare cerchi immaginari sul legno del banco, prima che una risata amichevole potesse scoppiare tra i due.
Irrigidii la mascella avanzando verso quella cliente estroversa e catturando l’attenzione di Zayn che spostò gli occhi accesi di divertimento nella mia direzione, rafforzando il sorriso luminoso.
- ciao bellissima! – mi accolse lui senza mezzi termini, dandomi l’impressione di aver lasciato in secondo piano la bionda che avevo ora affiancato.
Feci per ribattere in un sorriso sincero, tranquillizzandomi in parte, prima che la ragazza potesse girarsi di scatto guardandomi radiosa.
- Scarlett, ciao – mi chiamò per nome senza che io l’avessi neanche calcolata, facendomi aggrottare le sopracciglia mentre mi voltai confusa verso di lei.
Non mi sembrò familiare nulla, a partire dai comuni occhi grandi e celesti ai capelli chiari, ebbi però qualche tentennamento quando si aprì in un sorrisetto indefinito segnando delle lievi fossette accanto alla bocca in un mio brivido sinistro.
Non riuscii a ricondurre quel viso furbo e familiare a nessun nome particolare, ma nella mia mente scattarono veloci delle vecchie immagini come uno Zayn sedicenne baciare le stesse labbra sottili che erano tese in un ghigno pronto verso di me, o ancora una partita a palla con i suoi occhi freddi puntati addosso.
I suoi tratti si erano rafforzati con il passare di quei quattro anni e le guance erano tinte di un roseo artificiale, ma ero sicura di sentire le stesse sensazioni sgradevoli di quelle adolescenziali.
Prima che potessi dire qualcosa di fintamente gentile una cosa si accese nella mia testa: ex.
- aspetta, tu sei.. – pronunciai con sorpresa teatrale, vedendola annuire.
- Felicity, ti ricordi di me? – domandò ancora prima che potessi finire di parlare, sorridendomi in quel modo complice.
- credo di sì, eri nel nostro stesso liceo, giusto? – feci finta di non esserne sicura quando invece ricordavo tutto meglio col passare dei secondi, riconoscendo anche la sua poca altezza fastidiosa quando si alzò dallo sgabello su cui era seduta per salutarmi.
- giustissimo – confermò allungandosi a scambiarsi due rumorosi baci sulle guance con me che io trovai fuori luogo, lasciandomi così il tempo per voltarmi poi verso Zayn chiedendogli spiegazioni con lo sguardo ma trovandolo contento a gustarsi la scena.
- ci siamo incontrati l’altra sera mentre stavo portando fuori Marion, anche lei ha un cagnolino e beh.. ci siamo fermati a chiacchierare – abbozzò velocemente per nulla turbato dalla situazione fastidiosa per me, massaggiandosi il braccio con la mano.
- non riuscivo a credere che fosse davvero lui, l’ho dovuto rincorrere ma poi mi ha riconosciuta fortunatamente – aggiunse la bionda ridacchiando e lanciando un’occhiata divertita che il moro ricambiò subito, facendomi irrigidire sul posto.
- e non riuscivo neanche a credere che voi stiate ancora insieme dopo tanto tempo, quando me l’ha detto sono rimasta spiazzata, lo ammetto – continuò a dire con quel suo accento marcato inutilmente, lasciandomi a inarcare appena un sopracciglio in disappunto.
Spostai lo sguardo dalla ragazza al moro più volte cercando di inquadrare meglio la situazione, decidendo infine di chiarire un po’ la faccenda fissando dei limiti per Felicity.
- già, siamo andati a vivere insieme quasi un mese fa, non sembra ma stiamo cominciando a.. crescere? – argomentai appoggiandomi con un gomito al bancone, pronunciando quelle parole per la bionda ma tenendo gli occhi fissi in quelli luminosi di Zayn aspettando che mi desse man forte.
- non credo che noi due riusciremo mai a crescere davvero – commentò il ragazzo per alleggerire la conversazione ma usando comunque un tono dolce che mi sollevò.
Aveva come sempre indosso la maglietta del bar e i capelli alzati in un ciuffo appena disordinato quella sera, accompagnandosi però sempre da quei sorrisi mozzafiato.
- ehi parla per te! – ribattei divertita allungando una mano a colpirgli debolmente il braccio, sottolineando alla terza incomoda il nostro rapporto molto confidenziale.
Lui in tutta risposta infilò un paio di dita nell’acqua del lavandino e mi schizzò con qualche piccola goccia bagnandomi e facendomi ridere stizzita, neanche avessimo quattordici anni.
- dopo te la faccio pagare – commentai a tono meritandosi un suo sguardo complice, insieme a uno di quei suoi sorrisetti sghembi.
Mantenni il contatto visivo, resistendo alla sua espressione sicura, finché un suo collega lo chiamò per fare cambio e dicendogli così di andarsi a vestire per uscire.
Il ragazzo mi riservò quindi un’ultima occhiata ferma e facendomi cenno di aspettarlo si congedò dietro una porta lì a sinistra, lasciando il posto a Mark che mi regalò un sorriso di cortesia prendendo il posto del moro che sarebbe tornato a momenti.
- così.. vivete qui vicino? – mi domandò Felicity quando ero quasi riuscita a tralasciare la sua presenza, obbligandomi a intavolare un discorso per me inutile.
- non proprio, abbiamo un piccolo appartamento nella zona di Piccadilly, non è esattamente dietro l’angolo – risposi sottolineando la cosa, sperando che non le fosse venuto in mente di venirci a trovare.
- ah beh io sono in affitto con due mie amiche in un palazzo oltre al ponte, costicchia abbastanza ma abbiamo l’attico con una grande terrazza e ne vale la pena – commentò per chissà quale motivo, dato che per me qualsiasi abitazione sarebbe andata bene pur di avere Zayn al mio fianco. Era lui la cosa importante.
- sì immagino.. – mormorai fingendomi colpita, abbassando lo sguardo agli stivaletti vistosi che aveva ai piedi e pregando che il moro si sbrigasse a tornare.
- sai, Zayn mi ha anche detto che frequentate ancora quei ragazzi delle superiori – continuò a dire pur di non far calare il silenzio, cosa che invece io avrei gradito di più – in verità avrei scommesso che prima e poi tu e il ricciolino avreste combinato qualcosa, invece a quanto pare mi sono sbagliata – aggiunse e a quelle parole sollevai gli occhi puntandoli poi subito nei suoi, stupita che avesse azzardato tanto.
- no ti sei davvero sbagliata, tra me e Harry non c’è mai stato e non ci sarà mai niente, siamo solo buoni amici, amo Zayn.. e per qualche fortunato caso sono ricambiata quindi perché dovrei volere qualcun altro a lui? Non posso chiedere di meglio personalmente – decisi di ribattere per fissare altri punti, chiarendole il fatto che Zayn era mio e che non gliel’avrei ceduto per nulla al mondo.
Accennai un sorrisetto timido per tutto il discorso per non far intendere il vero motivo delle mie parole, vedendola annuire in silenzio.
- sì Zayn è sicuramente un bravo ragazzo, devi tenertelo stretto – sbottò in una risata fingendo a sua volta di fare ironia ma io colsi benissimo il suo mezzo avvertimento nonostante abbozzai un risolino di cortesia alla battuta sinistra.
- è da quattro anni che lo faccio, credo di avere esperienza ormai – le lanciai una frecciatina mascherando sempre il tutto con una risata, sebbene entrambe, per quanto potevo intuire, avessimo capito il senso della conversazione.
La guardai fissa negli occhi per tutto lo scambio di battutine velate, aspettando che afferrasse il concetto.
Scossi la testa distrattamente alzando un angolo della bocca e chiedendomi perché mai avessi incontrato quella ragazza impertinente, finendo addirittura per guardare Mark pur di non darle attenzione.
Alzai lo sguardo dal piccolo tatuaggio che il barista aveva a lato del polso solo quando la porta di servizio qualche metro più avanti si aprì mostrando Zayn con indosso la sua giacca di pelle e i capelli un po’ più ordinati, che aveva dovuto aver sistemato velocemente, dirigersi verso di noi.
Se fossimo stati da soli in tranquillità avrei aspettato che lui stesso mi avesse raggiunto e gli avrei lasciato tutto il tempo per darmi un bacio se avesse voluto, ma in quella situazione toccò a me avanzare di qualche passo di troppo per andargli incontro e baciarlo prima che Felicity avesse potuto catturare la sua attenzione.
Non feci nulla di davvero strano in verità, gli cinsi un fianco con il braccio e mi allungai sulle punte portando senza tentennamenti le labbra sulle sue, posandogli anche una mano sulla mascella e sentendolo sorridere ben presto sulla mia bocca.
Sapeva che c’era qualcosa di strano, quando ero affettuosa specialmente in pubblico c’era quasi sempre un motivo, ma non me l’avrebbe chiesto in quel momento, quindi preferì ridacchiare sommessamente e far finta di niente per il momento.
Mi passò un braccio dietro la schiena e mi stampò un altro bacio sulla guancia prima di ricordarsi di una terza persona accanto a noi, allora si staccò dal mio viso continuando però a tenermi a sé.
- il mio turno è finito, vogliamo andare? Magari possiamo andare a fare un giro tutti insieme così continuiamo a parlare fuori – propose Zayn rivolgendosi alla bionda che era rimasta a osservarci in silenzio, quando io avevo allungato a mia volta un braccio attorno alla vita del ragazzo con possessione.
- oh è che stasera devo uscire con Cam e sono venuta qui così possiamo stare un po’ insieme prima di andare.. ma se vuoi possiamo comunque stare con lei non c’è problema – dissi subito con finta gentilezza, rivolgendomi al moro con tono dispiaciuto.
- no dai non importa, sarà per un’altra volta tanto ormai so che lavori qui, mi farò sentire – se ne uscì Felicity lasciando intendere che si sarebbe comunque fatta di nuovo viva, cancellando in parte il sorriso vittorioso che si era aperto sul mio volto.
- ah va bene.. allora organizzeremo qualcosa un giorno, prometto – continuò a dire Zayn cordialmente mentre io mi segnai a mente di dirgliene quattro quando saremo stati soli per quella sua esagerata disponibilità.
- sì, sarebbe fantastico – accettò lei senza esitazioni sorridendo felice al mio ragazzo, con gli occhi accesi da una nuova iniziativa.
 

- Scarlett secondo me esageri troppo, vedi cose che non ci sono – mi rimbeccò per la terza volta Camille quella sera quando avevamo trovato posto in un pub appartato e accogliente, puntando la forchetta in una delle piccole crocchette di pollo che erano nel piatto tra di noi al centro del tavolo.
Alzai gli occhi al cielo fissando una ciocca dei capelli scuri della mia amica, chiedendomi come facesse a essere tanto calma.
- io non esagero mai – borbottai con orgoglio tenendo lo sguardo basso al mio bicchiere di birra ormai mezzo vuoto e a quello di coca-cola della moretta, inforcando un ulteriore pezzetto di carne e portandomelo poi alla bocca in silenzio.
Erano le nove passate di sera e non ribattei ancora per la troppa stanchezza, sicura però dei miei pensieri.
Quando ci eravamo sedute a quel tavolino in legno levigato avevamo cominciato la conversazione parlando di Marion e di quanto stessi provando a farmela piacere, spostandoci poi sugli studi, sulla sua relazione ormai apparentemente stabile con Liam, e infine non avevo potuto non raccontarle dell’inconveniente capitato qualche ora prima con Zayn.
Felicity, lei era il mio inconveniente.
Non che non mi fidassi del mio ragazzo, credevo alle sue parole ferme e pacate e dopotutto non mi aveva dato nessun motivo per cui non credergli, era quella bionda il problema.
Ero sicura di me stessa, avevo imparato ad accettare il mio fisico e il mio aspetto e forse anche solo quando Zayn mi diceva che ero bellissima per un secondo me lo faceva credere, eppure c’era qualcosa in quella vecchia conoscenza che non mi faceva stare tranquilla.
Era bionda con gli occhi azzurri, disponibile, fin troppo, estroversa e con un bel sorriso raggiante, tutte cose a suo favore.
Zayn neanche pareva essersi accorto dei suoi sguardi civettuoli e dell’interesse che aveva nei suoi confronti, in lei aveva visto solo un volto amico e a tratti nuovo.
Ma in ogni caso lui era sempre pur un ragazzo e io non avevo ancora sentito parlare di nessuno che avesse rifiutato le attenzioni di una ragazza così carina, perciò dovevo tenere d’occhio la situazione.
- come non esageri mai?! Te ne sei andata di casa una notte solo perché il tuo ragazzo ha portato un cane a casa, tempo fa avevi scatenato un litigio perché l’avevi visto fumare – e a quelle parole mi sentii di dissentire con una scossa secca di capo – pensi male dopo averlo visto parlare con un’altra ragazza per neanche due minuti, andiamo.. state insieme da quattro anni, quando deciderai di lasciargli un po’ di ossigeno e fidarti di quello che ti dice? – continuò a dire a mezza voce, masticando velocemente i suoi piccoli bocconi come se stessimo discutendo sul colore con cui dipingere un bagno.
- non dirlo neanche per scherzo, io mi fido fin troppo di quello screanzato. Tu non lo sai ma alla fine finisco sempre per dargliela vinta e ascoltare le sue promesse, quindi credo di aver già fatto progressi da qualche mese fa. Solo che non posso stare calma in questi casi, non ci riesco, non posso permettere che una bionda egocentrica mi freghi il mio, ripeto mio, uomo da sotto il naso – esclamai duramente nonostante non l’avrei più ripetuto così spesso, avevo bisogno di sfogarmi con una delle poche persone che sapevo non mi avrebbe giudicata.
- perché dovrebbe fregartelo? Se lui ti ama non credo cambierà idea così facilmente, no? – cercò di farmi tornare sulla retta via nonostante io avessi i miei dubbi, divertita dalla mia tenacia.
- sì ma ti ricordo che stiamo parlando di una sua ex. Le ex sono persone diverse dalle altre, capisci? In passato si sono già.. baciati e guardati e.. sanno benissimo come comportarsi l’un con l’altra, lei è stata l’ultima ragazza che ha avuto prima di me, dannazione – borbottai ancora alzando un sopracciglio e prendendo a gesticolare con la mano con cui tenevo la forchetta, portando Camille ad arretrare.
- sì.. quattro anni fa. Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo? Questi discorsi li accetterei se voi steste insieme da qualche mese ma non in questi casi! Vivete nella stessa casa, condividete tutto, se.. se proprio non riesci a capirlo perché non ne parli direttamente con lui? Digli cosa pensi – mi suggerì lei con tono pacato, sorseggiando ogni tanto la sua bibita e fissandomi con i suoi occhi chiari.
- tanto continuerà a dirmi di stare tranquilla, di calmarmi, e non darà mai peso a quello che dico. Ecco, sai qual è il punto? Che Zayn non mi da mai retta, mi asseconda quando gli fa comodo e poi decide sempre da solo cosa fare come se io non contassi nulla, diamine – alzai appena la voce masticando una nuova crocchetta con più enfasi, decidendo di lasciarmi andare di tutti quei miei pensieri sgradevoli che non avrei mai avuto il coraggio di ripetere.
- non dire così, su. Sai benissimo quanto tiene a te, non esagerare – mi riprese Camille dopo neanche un minuto, aspettando che avessi ripreso fiato, parlandomi quasi come una madre farebbe alla figlia adolescente.
Sospirai stanca, trovando però un punto di verità in quello che aveva detto la mia migliore amica: dovevo davvero smetterla di preoccuparmi tanto per qualsiasi cosa, non mi faceva bene.
Mi passai una mano sul viso sperando di non essermi rovinata il trucco e mi scostai alcune ciocche mosse dalla fronte portandomele dietro l’orecchio, aprendomi in una smorfia consapevole.
Quando mi arrabbiavo, esageravo; quando amavo, esageravo; quando ero triste, esageravo; avevo bisogno solo di avere un pretesto per non pensare a nulla e quel pretesto sarebbe potuto essere Zayn se mi fossi lasciata alle spalle tutte quelle paranoie.
- è proprio perché lo so che insisto con queste cose, perché ho bisogno di qualcuno che tenga a me così tanto – mormorai storcendo la bocca in un altro sospiro, provando a immaginare come sarebbe potuta essere la mia vita senza Zayn al mio fianco e vedendo il nulla.
Avevo bisogno di qualcuno che mi amasse come lui faceva e solo al pensiero che tutto ciò sarebbe potuto finire un giorno mi sentivo mancare.
Io non ero niente senza Zayn.
- ehi sul serio devi stare tranquilla – mi rassicurò Camille posando una mano sulla mia con premura, sorridendomi dolcemente.
Era incredibile.
Lei era quella che avrebbe dovuto essere tranquillizzata; era incinta, in una relazione non stabile, con gli esami universitari imminenti, eppure in quel momento si stava prendendo cura di me.
- anche perché in ogni caso ci sono io qui e tengo a te più di tutti! – se ne uscì poi per sdrammatizzare e strappare una risata a entrambe, lasciando intendere più di quanto avrebbe voluto.
Camille comunque fosse andata sarebbe rimasta al mio fianco e io al suo, la nostra amicizia avrebbe superato tutto.
 


Per tutti quegli anni, sempre, avevo creduto nella frase “Ogni cosa accade per una ragione” ma alle tre di quella notte mi venne qualche dubbio a riguardo.
Mi ero alzata per riempirmi lo stomaco di qualcosa che non fosse nervosismo e dopo aver bevuto un po’ di latte freddo ero tornata nel letto, non riuscendo però più a riprendere sonno.
In quel momento avevo le spalle appoggiate alla testiera del letto e le gambe piegate al petto, con le braccia incrociate sopra le ginocchia, immobile con la testa rovesciata all’indietro a fissare il soffitto.
Avevo sempre pensato che il destino guidasse la nostra vita, che ogni cosa avesse poi un motivo per accadere; lo sapevo quando ripensavo al professore di letteratura che mi aveva promesso di alzarmi la media di un voto se fossi andata agli Open Day della scuola e grazie a lui avevo conosciuto Zayn, lo sapevo quando ripensavo al minerale che era caduto a terra, lo sapevo perché avevo parlato a Liam, Niall e Harry un mattino senza neanche conoscerli, lo sapevo perché se anche solo una di queste cose non fosse successa probabilmente ora la mia vita non sarebbe la stessa.
Però poi pensavo alla gravidanza improvvisa di Camille, a mio fratello e ai suoi sentimenti, a Louis con le sue debolezze, e mi chiedevo che bisogno ci fosse di far succedere tutte queste cose nella mia piccola vita.
Se fino a qualche anno prima avessi pensato solo a me stessa, in quel momento invece mi ritrovavo a preoccuparmi per gli altri più del dovuto.
Forse perché avevo scoperto l’importanza di avere una persona accanto pronta ad aiutare, o forse perché mi importava davvero dei miei amici.
Negli ultimi mesi erano successe troppe cose e io ero stanca di tutte quelle continue novità, ero stanca di sentirmi sempre chiamata in causa.
Ero stanca di volere aiutare gli altri ma fondamentalmente non poterlo fare, non riuscire a fare nulla che potesse sul serio cambiare le cose.
Camille e Liam avevano preso la loro decisione, Lucas e Louis anche, il tutto senza che io potessi fare qualcosa.
Mi sentivo impotente e tanto stupida in realtà.
Io ero stata solo capace di preoccuparmi quando Zayn aveva portato un cane a casa o si era svagato in modi che non comprendessero me, mentre invece tutte le persone che mi stavano intorno avevano avuto problemi molto più grandi ma erano comunque rimaste più calme di me.
Stupida.
Battei le ciglia e due lacrime silenziose mi rigarono le guance quando mi trovai quasi a sperare che una volta svegliata il mattino dopo tutti quegli inconvenienti sarebbero spariti. Non avrei più avuto la mia migliore amica pronta a diventare madre, un fratello con così tante insicurezze, uno dei miei più cari amici a nascondermi ciò che era, un cane a scodinzolare per casa e un lavoro superficiale.
Ero un mostro, più che stupida.
Stavo crescendo, lo stavamo facendo tutti, e appena arrivavano le prime vere responsabilità da prendere io speravo che sparissero, non era giusto.
Tirai su col naso appena mi si appannò la vista, lasciando scendere altre lacrime silenziose aspettando che il mal di testa che mi era venuto se ne andasse una volta addormentata.
Il punto era che da ormai un’ora non riuscivo a chiudere occhio, tutti i miei pensieri si stavano facendo vividi quella notte e mi sembrava impossibile anche solo fermare le lacrime che mi stavano calando dagli occhi stanchi.
Chiusi un attimo le palpebre stringendo gli occhi e lasciandomi a un sibilo spossato, pregando di scomparire.
A un certo punto sentii un tocco sulla guancia sinistra, come una carezza, ma non me ne curai troppo finché avvertii chiaramente un palmo fermarsi sulla mascella con il pollice a passare sulle scie umide, allora aprii gli occhi lucidi trovando Zayn con un braccio allungato verso il mio viso a osservarmi accigliato.
Schiusi la bocca desiderosa di parlare, di spiegarmi, ma non ne uscì nessun suono.
- stai bene? – mi domandò lui subito aggrottando le sopracciglia scure continuando ad asciugarmi le lacrime con il pollice, tirandosi su un fianco per potermi guardare in faccia.
Lo leggevo nel suo sguardo, aveva quasi paura di quello che stava osservando, la stessa paura che avevo io.
- sì sto bene, sono solo.. – articolai cercando di darmi un contegno, tirando su col naso nuovamente e stendendo le gambe sul materasso, distogliendo gli occhi dai suoi cercando di calmarmi ma sentendo solo altre lacrime calde scendere senza sosta smascherandomi.
Non mi andava di mentire, non a lui. Non riuscivo a fare altro.
- perché stai piangendo, Scar? – chiese con tono dispiaciuto ancora preoccupato mettendosi quasi seduto sul letto, facendosi forza sul braccio libero e parlandomi come un adulto fa con un bambino disperato.
Spostò più volte la mano da una guancia all’altra asciugandole dalle lacrime costanti ma non riuscendo mai nel suo intento.
Aveva i capelli spettinati e i tratti ancora addormentati, ma si era subito allarmato per me.
Scossi la testa storcendo la bocca e sentendomi tanto vulnerabile sotto le sue dita, andando incontro alla sua mano per sentire del calore che non fosse solo quello delle gocce insistenti.
- hai male da qualche parte? – provò a indovinare con serietà, scrutandomi ansioso e confuso.
- no ho solo bisogno di.. sfogarmi un po’ – abbozzai con tono basso improvvisando un sorriso che volle essere rassicurante ma che diventò ben presto una smorfia insufficiente.
Alzai una mano a posarla sopra la sua sul mio viso e mi lasciai a un singhiozzo contenuto, sentendo il suo sguardo addosso.
- vieni qui – esalò in un sospiro comprensivo allargando le braccia e sporgendosi poi verso di me, aspettando che in un mugolio ricambiassi il gesto affondando ben presto il volto nell’incavo del suo collo e allacciando le mani attorno al suo petto e alle spalle, abbracciandolo e tornando a piangere.
Mi rigirai con lui sul materasso fino a sdraiarmi al suo fianco, stringendolo mentre con una mano tirò il piumoncino color lampone a coprirci entrambi.
- cosa c’è amore? – sussurrò rafforzando la presa sulla mia schiena, parlandomi all’orecchio e lasciando anche qualche bacio sulle tempie a tratti umide.
Lo strinsi ancora e tornai a singhiozzare, non riuscendo a fare altro, felice comunque di averlo lì con me pronto ad aiutarmi.
- Scar? – mi richiamò un’altra volta con tono strascicato, cominciando ad accarezzarmi con una mano lungo tutta la colonna vertebrale.
- parlami. Cosa c’è che non va? – mormorò piegando il viso verso il mio ma non vedendolo mai dato che avevo tenuto la testa sul suo collo, lasciandomi  a respirare il suo profumo rilassante.
- scu.. scusami – balbettai con voce rotta stringendo la sua maglietta scura e ringraziando il cielo per avermi dato qualcuno che si preoccupasse tanto per me.
- e di cosa? – ribatté lentamente cullandomi tra le sue braccia, tenendo il tono di voce a un sussurro.
- per questo. Io.. mi faccio sempre vedere tanto forte, sicura, ma sono una codarda – dissi una volta ripreso un po’ di fiato, tenendo gli occhi chiusi ma percependo ogni volta le lacrime finire sulla pelle ambrata di Zayn.
- perché dici così? Non devi preoccuparti di niente.. – cercò di tranquillizzarmi ma trovando esattamente il punto del discorso.
- il fatto è che io mi preoccupo troppo, sempre, per chiunque, e sono stanca. Ci sono troppe cose a cui devo pensare e non ce la faccio, te lo giuro. Non ce la faccio più – parlai tornando a lacrimare senza neanche accorgermene, accoccolandomi su di lui tra le coperte.
- devi calmarti. Non c’è niente di più importante che te stessa, devi prima pensare a quello che provi tu – se ne uscì solleticandomi la nuca col naso, continuando ad accarezzarmi.
- non in questo caso. Camille è incinta e devo occuparmi anche di mio fratello, della casa, di quello che penseranno i miei genitori, dell’università.. – presi a farneticare sentendomi la testa scoppiare e gli occhi pizzicare.
- ehi ascoltami, devi ascoltarmi – mi fermò lui quando mi agitai troppo, allontanando il capo dal mio solo per indietreggiare e potermi guardare finalmente in viso, portandomi ad aprire gli occhi e incrociare i suoi.
- capisco come ti senti, Liam è il mio migliore amico e diventerà padre.. ho le stesse preoccupazioni che hai tu, ma loro due sono persone adulte e responsabili, sanno come gestire la cosa e non possiamo comunque fare nulla.. solo aspettare. Stessa cosa vale per Lucas, non c’è niente per cui piangere. Devi concentrarti sulla tua vita, lasciando fuori anche me se ti sembra difficile, ma non puoi, non devi, avere queste crisi perché non succederà niente di brutto – parlò osservandomi fissa negli occhi e io pur di non incrociare i suoi tanto espressivi seguii la linea delle sue labbra piene e il suono della sua voce bassa, stretta nel suo abbraccio caloroso.
- io non voglio lasciarti fuori, non.. voglio lasciare fuori niente. Ho passato gli ultimi anni della mia vita a fidarmi delle persone, a fidarmi di te, ma ora tutto questo mi sembra difficile. Forse perché io non mi fiderei di me stessa – spiegai non riuscendo a pensare a nulla che potesse eguagliare le sensazioni che stavo provando.
- io mi fido di te – disse subito il moro e a quelle parole alzai lo sguardo nel suo, ritrovando lo stesso ragazzino che avevo conosciuto anni prima in una vecchia aula e contro il quale avevo sbattuto goffamente, meritandomi un’occhiata comprensiva proprio come quella.
Non facevo niente di buono, ero orgogliosa, egocentrica e diretta, sarcastica e puntigliosa, non mi sarei mai vista come un punto di riferimento o qualcuno su cui credere davvero.
Non ero delicata o paziente, perché qualcuno avrebbe dovuto seguire le mie parole?
Io diventavo una persona completa solo quando ero insieme a lui, le mie frasi contorte trovavano un senso e venivano equilibrate con un tatto che forse a me mancava.
- Zayn mi prometti di non lasciarmi sola? – gli domandai e mi sembrò quasi che la mia bocca si fosse mossa da sola, mormorando qualcosa di troppo azzardato.
Non mi piaceva fare promesse, non ero quel genere di persona che le rispettava sempre, ma avevo bisogno che lui lo facesse per me.
- sono qui con te, non me ne vado da nessuna parte – rispose allungandosi a lasciarmi un bacio sulla guancia scoperta per poi stringermi nuovamente, più di quella volta in cui avevamo fatto pace, più di quella volta in cui avevamo trovato la nuova casa, più di quella volta sulla pista da pattinaggio.
- ho bisogno di qualcuno che creda in me e tu lo fai, non so come.. – mormorai sentendo il cuore esplodermi nel petto come se mi fossi lanciata da un aereo senza paracadute.
- lo faccio perché ti conosco, conosco la persona fantastica che sei e ti amo proprio per questo – affermò e sentii altre lacrime scendermi dagli occhi, ma non seppi se furono di felicità o di nervosismo.
Lo strinsi e promisi a me stessa, promisi a entrambi, che un giorno avrei smesso di piangere.
- ti amo anch’io – esalai sul suo collo con voce tremolante sospirando e chiudendo gli occhi stanchi, sentendo forse anche i suoi battiti confortanti.
Solo dopo qualche minuto lui sciolse appena la presa per incrociare il viso al mio e posarmi un bacio sulle labbra, di quelli silenziosi e pieni di parole che si potevano dare solo di notte quando era troppo tardi per parlare davvero.
La prima volta che avevo visto Zayn non avrei mai pensato che un giorno mi sarei addormentata in lacrime tra le sue braccia dopo aver ricevuto un suo bacio, non avrei mai pensato che sarebbe diventato tanto importante, non avrei mai pensato che avrei costruito dei progetti di vita con lui e soprattutto non avrei mai pensato che avrebbe potuto innamorarsi di me.
Zayn era il dono che la vita mi aveva fatto per poter sopportare qualsiasi cosa.






















Buonsalve!
Personalmente.. amo questo capitolo!
Entra in scena Felicity che si mostra abbastanza sicura di sè, ma Scarlett lo è di più ahah ne parla con Camille però perchè fa bene ad essere nervosa ma la sua amica la tranquillizza, così come anche il diretto interessato quando lei scoppia in un pianto di sfogo dopo tutte le cose che le sono successe.
Ho sempre descritto Scarlett come una ragazza forte e lo è, però ripensandoci mi sono resa conto che sarebbe normale per lei avere un momento di debolezza visti gli ultimi avvenimenti, spero di non essere stata incoerente.
E amo anche il prossimo in verità ahah aggiornerò lunedì 11 e non vedo l'ora che lo leggiate sdfgh
Sono ancora in uno stato pietoso per il nuovo video dei ragazzi, anche se l'ho visto giorni fa ma dettagli ahah penso sia il loro video migliore, così come la canzone.
Potete trovarmi come sempre su twitter come @hiseyesonmine
Mando un bacione a tutte!

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Capitolo 34
*** Solo noi due? ***



"Could I have a hug?"


CAPITOLO 34
 
Avevo sempre denigrato la domenica, era un giorno inutile e noioso.
Lasciava quell’amaro in bocca per il pensiero che il giorno dopo sarebbe stato lunedì e non veniva mai vissuto a pieno.
La domenica serviva solo per svegliarsi tardi e passare il pomeriggio a mangiucchiare guardando la tv, sistemare casa e fare piani per la settimana a venire.
Rivalutai quei miei pensieri però quando Zayn prese ad accarezzarmi la schiena nuda stringendomi sotto la coperta che ci copriva, stesi sul divano con in sottofondo un canale musicale al minimo volume comunque meno importante del rumore del suo respiro.
Ero stretta tra lo schienale e il petto del ragazzo su cui ero ormai da tempo appoggiata, beandomi del calore della sua pelle morbida a scaldarmi quasi più della sottile coperta.
La domenica aveva un senso se mi permetteva di restare accoccolata contro Zayn, tutti e due assonnati e intenzionati a passare la giornata sul divano tra un bacio e l’altro.
- mi piace questa canzone – mormorai stringendo una gamba del moro tra le mie, tenendo gli occhi socchiusi puntati sullo schermo del televisore intento a trasmettere il video di una canzone italiana di un certo cantante che doveva piacere tanto a mia cugina.
Parlai sul collo ambrato, lasciando la testa posata sulla sua spalla, giocherellando distrattamente con la collanina di Jane che il ragazzo aveva appesa al collo.
- capisci le parole? – borbottò Zayn continuando a passarmi una mano lungo tutta la schiena, parlando con voce roca e bassa proprio come ogni volta dopo aver fatto l’amore.
- sì capisco l’italiano, è una canzone romantica – spiegai guardando il protagonista del video indossare una scatola con disegnata una faccina e camminare sotto la torre Eiffel, facendomi tornare in mente tempi lontani.
- e cosa dice? – mi mise alla prova lui voltandosi appena nella mia direzione, muovendo la testa sul cuscino su cui eravamo appoggiati e spettinando ancora di più i capelli scuri.
- parla di un ragazzo che non riesce a dimenticare la sua innamorata – risposi a mezza voce osservando le labbra piene di Zayn storcersi un poco.
- come la maggior parte delle canzoni – commentò divertito scuotendo il petto nudo.
- non è colpa mia – abbozzai in un sorriso passando le dita sui contorni dei vari tatuaggi che potevo vedere, saggiando la consistenza della sua pelle.
- lo so.. – esalò tranquillo, fermando la mano nell’incavo della mia vita come era abituato a fare – sai, dovrebbero scrivere una canzone su di noi – se ne uscì poi dopo qualche secondo portandomi a sollevare il capo confusa, puntando i gomiti ai lati del suo corpo e alzando il viso per guardare il suo.
- su di noi? – ripetei non capendo il significato delle sue parole, puntando gli occhi nei suoi e sentendo la pelle d’oca passarmi lungo tutta la schiena ripensando a quanto fossero stati intensi neanche un’ora prima mentre eravamo diventati una cosa sola.
- noi siamo una coppia originale – confermò accennando un sorriso allegro, ricambiando il mio sguardo e facendomi così arrossire appena.
- ah sì? – chiesi con tono ilare mettendomi più comoda, stendendomi sul suo fianco e allungando le mani all’attaccatura dei suoi capelli.
- siamo divertenti, sarcastici, attenti.. – prese ad elencare il ragazzo in un sorriso costante mentre io mi ravvivai un attimo i capelli sciolti - ..melodrammatici – aggiunsi a tono vedendolo aggottare le sopracciglia.
- non siamo melodrammatici – commentò stranito, arricciando il naso in un modo adorabile.
- io sì – lo corressi però con prontezza facendolo ridere.
- tu sei la ragazza melodrammatica più sveglia e spontanea che conosco, giuro – ribatté per dirmi che mi sbagliavo, spostando la mano dalla mia vita alla schiena arcuata verso il suo volto.
- e tu sei il bugiardo più pessimo che conosco – dissi a mia volta strappando un sorrisetto ilare a entrambi, sentendo l’aria tra di noi scaldarsi.
- siamo davvero tornati ai momenti in cui devo rassicurarti? Sei bellissima Scar.. – esclamò tenendo gli occhi grandi puntati nei miei lasciandomi così ad arrossire maggiormente, parlandomi con sufficienza.
- non sto parlando dell’aspetto, dico solo che ho un caratteraccio intrattabile – spiegai piegando le braccia ad allungare le dita tra i suoi capelli scombinati, giocando con i ciuffetti mori.
- a me piace il tuo caratteraccio e indovina un po’.. so anche come trattarti – mormorò con voce bassa lasciandosi toccare i capelli, rilassandosi e regalandomi un sorriso sghembo e sicuro.
- tu non sai come trattarmi, sono io che ti permetto il lusso di pensarlo – borbottai scrutando gli occhi scuri spalancarsi con enfasi, disegnando un’espressione accigliata.
- grazie per aver usato una delle tue frasi criptiche, mi serviva davvero – commentò con sarcasmo dopo le mie parole veloci e ingarbugliate, portandomi a sogghignare.
- io parlo in modo normale, sei tu che non capisci – gli andai contro imbarazzata, passando le dita più volte a pettinargli malamente i capelli disordinati, prendendomi cura di quel bambinone troppo cresciuto.
- oh no, io ti capisco fin troppo bene – abbozzò a mezza voce osservandomi con attenzione, come se avesse trovato nel mio viso qualcosa di  nuovo.
- se tu davvero mi capissi così bene mi avresti fatta arrabbiare la metà delle volte – lo ripresi socchiudendo gli occhi a due fessure, sentendo il suo cuore battere contro il mio corpo.
- nah fare pace con te è impagabile, è proprio quando.. mi urli addosso che mi dico “lei è quella giusta” – commentò annuendo, aprendosi in un sorriso sincero che io ricambiai timidamente.
Era quando mi rivelava tutto quelle cose, che mi sorprendeva, mi toglieva l’ultima parola di bocca, che io mi dicevo “lui è quello giusto”.
- allora cercherò di farlo più spesso – ribattei in un sussurro piegandomi verso il suo volto, solleticandogli il naso col mio e fermando le mani dal loro lavoro, abbassandone una alla sua mascella sfiorandogli le labbra in un sorriso.
Mi rilassai e respirai contro la sua bocca, avvertendo i suoi occhi tanto vicini fissarmi lenti.
I miei capelli lunghi scesero anche sulla sua spalla e quando gli accarezzai una guancia con il pollice della mano Zayn azzerò la distanza tra noi, baciandomi dolcemente e stringendo la presa attorno al mio corpo nudo.
Gli portai la mano quindi alla nuca e lo tenni stretto a me, ricambiando i suoi baci e allacciandogli meglio il braccio libero attorno alle spalle, stendendomi sul suo petto.
Sentii gli schiocchi delle nostre labbra nell’aria e arrossii di rimando, cercando di stringermi a lui sotto la coperta.
Sembrò di troppo anche la lieve musica proveniente dal televisore acceso, incapace comunque di distrarci. Zayn era la mia priorità.
Appena mi mossi con più decisione contro le sue labbra lui con un mugolio concluse il bacio in un sorriso complice, mentre io rimasi a osservarlo confusa.
- ho una sorpresa per te – mormorò a quel punto sorridendo ingordo, guardandomi con gli occhi illuminati da una nuova iniziativa.
- una sorpresa per me? – pronunciai curiosa e disorientata, tendendomi come una corda di violino.
Lui annuì sereno e con una mano mi scostò i capelli dietro le spalle, accarezzandoli e osservandomi con tranquillità.
- ieri sono andato a prendere Harry a lavoro e mentre aspettavo che finisse il suo turno ho ripensato al nostro discorso dell’altra notte – cominciò a dire a bassa voce, dato che effettivamente non c’era bisogno di alzarla, lasciandomi il tempo di capire il senso delle sue parole.
- tra tre settimane poi è il tuo compleanno, il 3 Giugno – disse ancora quando io ero ancora intenta a rimuginare sul mio pianto nervoso di quella notte.
- allora ho pensato: perché non prendere una pausa da tutto e andare via per un po’? – aggiunse facendomi venire un nodo allo stomaco insieme a un presentimento positivo.
- e dove vorresti andare? – gli chiesi allora in un sussurro accomodante, muovendo un dito lungo la sua guancia liscia.
- mm.. che ne dici di tre giorni all’estero, magari durante il tuo compleanno? – se ne uscì e a me parve davvero una bella idea, se fosse stata realizzabile.
- magari.. – commentai in un sospiro sentendo poi il dito affondare in una fossetta improvvisata quando il ragazzo piegò la bocca in un ghigno compiaciuto.
Non era possibile.
- e se avessi già preso i biglietti? – esclamò in attesa di una mia reazione, stringendo gli occhi dall’adrenalina e formando così quelle rughette espressive, mentre io schiusi la bocca incredula tirandomi con i gomiti a guardarlo dritto in faccia.
- stai scherzando? – esalai senza parole, non pensando che sarebbe potuto arrivare a tanto.
- allora? Che ne pensi? – ribatté osservandomi con attenzione ma mantenendo un sorriso compiaciuto in ogni caso, mordendosi appena il lato sinistro del labbro inferiore.
- io non.. oddio, dici sul serio? – abbozzai sgranando gli occhi colpita, guardandolo con eccitazione.
- dal 2 al 4 Giugno si parte per Paros, una delle isole Cicladi silenziosa e accogliente – ribadì Zayn felice del sorriso in cui mi aprii inconsapevolmente, sentendo i battiti accelerare.
- davvero? Solo noi due? – mi lasciai scappare sentendo qualcosa risalirmi lungo il petto ed esplodermi nel cuore, probabilmente l’amore incondizionato per il ragazzo che mi stava stringendo con tanta dolcezza.
- solo noi due. Avevi bisogno di una pausa, no? Bene, l’avrai, anche se spero di non essere di troppo – rispose con sarcasmo accarezzandomi la schiena con la mano mentre io continuai a sorridere senza sosta, senza riuscire a dire nulla se non scuotere la testa alla sua affermazione.
- così ci prendiamo tre giorni di vacanza e non pensiamo a niente, solo al tuo compleanno – ripeté con tutta la buona volontà possibile, facendo sembrare il mio regalo polvere a confronto.
- come hai fatto a organizzare tutto? Io non ne sapevo nulla e.. – balbettai cercando di assicurarmi che non fosse tutto un sogno.
- sì, in questi casi avere un amico che lavora in un’agenzia di viaggi può aiutare – spiegò con ilarità facendo spallucce e beandosi del suono fine di una mia risatina spensierata.
Non sorridevo così da tempo, forse perché nessuno mi faceva spesso sorprese del genere.
Sentii gli occhi inumidirsi e mi allungai a lasciare un bacio sulle labbra a Zayn, forse due, forse dieci. Non era una cosa che potessi controllare.
- amore mio – mugugnai poi dalla felicità senza neanche accorgermene, stringendo la presa sul suo corpo e abbracciandolo, affondando la testa nell’incavo del suo collo.
- grazie – mormorai baciandogli rumorosamente ogni centimetro di pelle che trovai, fregandomene dell’orgoglio o di altro, con lui potevo essere me stessa comunque.
Lo sentii ridacchiare contento per quella mia dimostrazione di affetto, ricambiando la stretta e scaldandomi con le sue braccia ferme.
- te lo meriti, non devi ringraziarmi – mi disse piegando il volto verso il mio orecchio, baciandomi a sua volta la tempia – e poi c’era un’offerta speciale – aggiunse per fare ironia strappandomi una risata contenuta prima che potessi tirarmi su col capo e baciarlo di nuovo.
Non potevo essere davvero tanto fortunata, pensai.
Non era reale.
Schiusi le labbra sulle sue e ogni cosa prese significato, anche le lacrime spese per la paura di non essere abbastanza, perché per lui lo ero.
Sembravamo diventare un solo corpo quando perdevamo la cognizione del tempo in un bacio, lo eravamo sicuramente dato che le sue braccia mi strinsero a sé come se non potessero fare altro.
Infilai le dita di una mano tra i suoi capelli avvicinandolo alla mia bocca e presi il giusto ritmo del suo respiro caldo, passando la mano libera ad accarezzargli le spalle larghe, crogiolandomi nel tepore delle nostre pelli a contatto.
Lo sentii muoversi appena sotto la coperta e portare un palmo dietro la mia nuca, continuando a baciarmi con costanza ma trattandomi come se mi sarei potuta rompere come un vaso di cristallo.
- vieni qui – esalò col naso a premere sul mio, afferrandomi per la vita e rigirandosi a sovrastarmi, facendosi forza sulle braccia per ribaltare le nostre posizioni lentamente.
Mi lasciai trasportare dalla sua presa appoggiandomi con la schiena al divano morbido e sentendo Zayn stendersi sopra di me, puntando i gomiti per non pensarmi addosso ma lasciandomi lo spazio per posare le braccia attorno al suo collo.
Piegai una gamba quando avvertii il suo tocco scendere ad accarezzarmi la coscia, stringendoci contro lo schienale e perdendo l’attenzione al televisore acceso.
Cominciò a baciarmi con più trasporto continuando a spostare la mano lungo il mio fianco fino al costato, sfiorando ogni curva.
Mi aggrappai all’attaccatura dei suoi capelli e respirai il nostro profumo diventato ormai uno solo, chiedendomi se ci fosse sensazione migliore che sentire il suo petto nudo contro al mio.
Appena la collanina d’acciaio che aveva al collo scese sulla mia gola facendomi rabbrividire, il salotto fu invaso da una suoneria familiare e insistente, costringendomi a un grugnito.
Sentii il cellulare di Zayn vibrare sul tavolino accanto e in un riflesso incondizionato strinsi maggiormente il ragazzo a me, con la paura che si spostasse.
- non rispondere.. – mugolai in un sospiro quando levò gli occhi più scuri del solito dalle mie guance, incrociando il suo sguardo perso mentre il telefono continuò a suonare vivacemente.
- e se è importante? – borbottò con finta serietà, con un vario intento di stuzzicarmi.
- è tanto importante da interrompere la nostra domenica? – feci ironia vedendolo ridere e aprirsi nel suo sorriso luminoso, facendomi stare subito meglio.
- giuro che faccio in fretta – mormorò scuotendo la testa e allungando il braccio ad afferrare il cellulare, piegandomi a uno sbuffo che lo fece ridacchiare sommessamente.
- stai ufficialmente rovinando l’atmosfera – lo rimproverai a mezza voce, inerme, guardandolo portarsi l’apparecchio all’orecchio ma riservarmi un’occhiata veloce e limpida.
- pronto? – chiese quindi alzando il tono in modo più autoritario, tradendosi però con quella voce roca che io sapevo riconoscere senza problemi.
Risi mordendomi il labbro inferiore e poi mi sporsi a stampargli un bacio giocoso sulla mascella, stringendolo di nuovo.
- ciao Zayn, sono Felicity – sentii rispondere dall’altra parte raggelando subito il momento, portandomi a indietreggiare con la testa contro al cuscino.
- ciao ehm.. come hai avuto il mio numero? – ribatté il ragazzo bloccandosi come me, aggrottando le sopracciglia confuso mentre io strinsi i denti infastidita.
- sono passata al tuo bar stamattina ma non c’eri, allora ho chiesto a un tuo collega se poteva darmi il tuo numero di telefono ed eccomi qua – spiegò facendomi ruotare gli occhi al cielo, portandomi a lasciarmi andare contro al cuscino morbido ma tendendo l’orecchio per ascoltare la conversazione.
- capisco.. – mormorò Zayn puntando i gomiti a lato del mio corpo e cominciando a tracciare con la mano libera dei cerchi confusi sulla mia spalla nuda, facendomi rinsavire appena.
- come stai? Tutto bene? – chiese ancora la bionda con insistenza, costringendomi a essere la terza incomoda per qualche minuto.
- sì adesso va tutto alla perfezione – disse il moro e prima che potessi accorgermene lo trovai a fissarmi in modo complice, lasciandomi arrossire solo quando mi resi conto che stava parlando di noi due in quel momento.
- ne sono felice – commentò lei ignorando quanto potessi effettivamente esserlo io, nessuno avrebbe mai potuto capirlo davvero.
Forse perché solo io potevo sapere cosa si provava a stare tra le braccia di Zayn, tra le braccia della persona amata, perché nessun altro sapeva cosa voleva dire amare una persona così tanto.
- senti ti ho chiamato per chiederti una cosa.. ti andrebbe di venire a una festa che sto organizzando per sabato prossimo? – propose facendomi sgranare gli occhi all’istante, diedi anche una pacchetta sulla schiena al ragazzo per renderlo partecipe del mio disappunto.
- una festa? – ripeté deglutendo mentre mi appuntai mentalmente che sei mai avesse accettato sarei corsa via da quel divano e da lui.
- sì io e le mie coinquiline abbiamo pensato di farne una a casa nostra dato che abbiamo anche la terrazza, vengono degli amici e tu sei invitato chiaramente – spiegò meglio con quella sua voce spiccia e io dalla mia presi a scuotere la testa con enfasi, guardandolo male.
- può venire anche Scarlett, vero? – ribatté lui tirandomi dentro la faccenda invece di rifiutare a prescindere, mettendomi a disagio.
- no, io non ci vado – sibilai velocemente ma la bionda riprese a parlare subito.
- ehm sì dovrei chiedere prima alle mie coinquiline ma penso vada bene, allora vieni? – la sentii prendere tempo falsamente, portandomi a sbuffare.
- devo risponderti subito? – balbettò Zayn nervoso, abbassando lo sguardo al suo indice puntato distrattamente sulla mia clavicola.
- beh puoi mandarmi un messaggio più tardi, tanto adesso hai il mio numero in memoria. Ma in ogni caso penso che ci incontreremo in questi giorni al parco.. – scherzò la ragazza e a quella risata civettuola non capii più nulla, sgranai solo gli occhi e allungai una mano cercando di afferrare il telefono per risponderle male, ma il moro intuì prontamente le mie intenzioni e si tirò su un fianco per tenermi buona.
- va bene ti farò sapere, adesso devo proprio andare scusami – abbozzò con difficoltà dato che gli pizzicai il polso in un sorriso di sfida, guardandolo chiudere la chiamata con impeto e posare di nuovo il telefono sul tavolino come prima.
- stavi per accettare! – lo accusai colpita, tenendo gli occhi spalancati e vedendolo tornare a sdraiarsi su di me con attenzione.
- andiamo Scar non è un patto col diavolo, è una semplice festa. E comunque non ci vado senza di te – cercò di farmi ragionare con calma apparente, accarezzandomi un fianco con protezione.
- tu non ci andrai perché io non voglio andarci quindi – commentai abbassando lo sguardo alla sua collanina con una Z come ciondolo, sfiorandola con le dita.
- non vuoi? – domandò accigliato, non riuscendo a capire il motivo delle mie parole, passandomi una mano a portarmi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- spiegami tu allora perché dovrei andare alla festa di una tua ex, sentiamo – dissi ferma puntando gli occhi a fissare i suoi tanto profondi, sentendomi sciogliere dentro.
Alzò un angolo della bocca e scosse la testa divertito, aprendosi ben presto in un sorrisetto sghembo che io riconobbi in un sospiro lieve e preoccupato.
- sei gelosa? – mi stuzzicò soddisfatto per qualche strano motivo, facendomi avvampare.
- non sono gelosa, mi assicuro solo che tu tenga la testa a posto – cercai di rispondere, facendo un giro di parole per non farmi vedere così vulnerabile sebbene non ce ne fosse motivo.
- credi davvero che voglia tradirti? Ti ho appena regalato un viaggio di tre giorni in Grecia! – ribatté divertito sperando di farmi ragionare, piegandosi in un espressione dolce.
Me lo immaginai quasi dentro al negozio dai muri blu a fissare diverse foto tropicali e scrutare varie destinazioni turistiche, mi parve assurdo che si fosse davvero interessato a tutto per me, per farmi felice.
- non usarlo come alibi – lo ripresi pizzicandogli la spalla in un sorriso severo, fingendomi adirata.
Ci concedemmo entrambi una risatina complice tornando stretti l’un l’altra mentre Zayn si piegò a lasciarmi un bacio all’attaccatura del collo, respirando contro la mia pelle.
I suoi capelli scuri sparirono nell’incavo del mio collo permettendomi di sorridere sincera, arrossendo quando cominciò a lasciarmi una scia di baci lungo la gola, risalendo per la mascella sebbene io seppi solo passargli le mani dietro al collo seguendo i suoi movimenti.
Quando arrivò vicino al lobo si fermò, tornando indietro a premere il naso contro il mio nel mio stesso ghigno imbarazzato.
- ti amo, quante volte devo dirtelo perché tu mi creda? – mormorò allungando le braccia attorno la mia schiena, stringendomi con possessione ma lasciandomi il tempo di prendere fiato.
- non sono mai troppe.. – risposi presa dal momento, strusciando il naso contro al suo e aspettando che fosse lui a baciarmi, cosa che non tardò a fare.
- sei testarda – constatò dopo un bacio a stampo che non bastò a nessuno dei due – ti amo anche per questo, sai? Non mi impressiono – aggiunse strappandomi un respiro di troppo, posando la bocca sulla mia nuovamente e facendo schioccare le nostre labbra.
Sentii il suo naso premere sul mio e il suo respiro sulle guance, lasciandomi il tempo solo di trattenere il fiato per paura di poter rompere il momento.
- va bene così può bastare, me lo ripeterai un’altra volta.. – sussurrai con gli occhi quasi chiusi ma sentendo comunque il suo sguardo addosso, come se fossi certa che mi stesse guardando in ogni caso. Era la scena che ero abituata a guardare ogni volta e che mi lasciava sempre senza fiato.
Ridacchiò appena e fece come gli avevo detto, accarezzandomi e schiudendo le labbra con le mie in un bacio sentito, facendomi sentire come in capo al mondo.
Il mio cuore prese ad accelerare e mi domandai davvero quanto sarei sopravvissuta ancora con quel batticuore continuo, come se avesse potuto nuocermi prima o poi, ma sicura che sarebbe valsa la pena morire d’amore per una cosa del genere.
 

Mi strinsi nella felpa bianca che avevo rubato a Zayn e mi sistemai meglio seduta su un gradino ai piedi di una delle fontane di Trafalgar Square, con l’imponente obelisco di fronte a me.
Tirai le maniche larghe tra i pugni e strinsi le ginocchia al petto, beandomi della leggera aria che tirava e che annunciava l’arrivo della sera.
Sospirai e sentendo quel leggero venticello smuovermi i capelli sciolti alzai gli occhi alla ragione della mia uscita, puntandoli su un ragazzo in particolare dall’altra parte della piazza intento a sorridere a degli sconosciuti.
Persi vari minuti a scrutare la maglietta chiara che indossava con la consueta frase “FREE HUGS” e sorrisi di rimando ripensando a quando mi aveva obbligato a fare lo stesso qualche mese prima, osservando i capelli castani lasciati ricadere sulla fronte con semplicità, in contrasto agli occhi cristallini che tutto potevano essere tranne che scontati.
Non c’era niente di scontato in Louis, pensandoci bene.
Era spontaneo, divertente, sicuro e.. vivo, come avrebbe saputo dire mio fratello.
Capii forse solo in quel momento il significato di quella parola tanto espressiva, quando guardai il ragazzo piegarsi sorridente a stringere in un abbraccio affettuoso una bambina bionda.
C’era vita nei suoi occhi, nel suo sorriso, in tutta la voglia che metteva anche solo per regalare qualche secondo di spensieratezza a degli estranei.
C’era vita nei jeans forse un po’ troppo stretti per lui, nella barbetta incolta, nelle scarpe da ginnastica consumate dal tempo, nel suo ghigno accomodante.
C’era vita nella risata in cui scoppiò dopo una battuta con una sua amica, nella sua camminata azzardata e nel naso affilato.
Perché una persona del genere avrebbe dovuto essere sbagliata? Lo ero io per aver pensato il contrario perché non c’era nulla di male in quello che stavo vedendo.
Probabilmente non avrei comunque trovato niente di male neanche se ci fosse stato Lucas a scherzare con lui, perché non ero nessuno per poter giudicare.
Sarebbe stato più facile per Louis giudicare me, avevo sicuramente più difetti di quanti ne potesse avere lui stesso, quindi non potevo commentare in nessun modo se non scusandomi.
Scusarmi per non avergli parlato in tutti quei giorni per poi un motivo inesistente, scusarmi per non aver cercato di comprenderlo e scusarmi per non averlo ancora compreso.
Forse Louis non l’avrei mai capito veramente, aveva tante di quelle sfaccettature che non sarebbe bastata una vita per scoprirle a pieno tutte, o forse non sarebbe bastata solo a me.
Chiusi gli occhi un attimo e immaginai come sarebbe potuto essere vederlo baciare una ragazza e la felicità che avrei provato per lui, poi trasportai tutto su mio fratello. Perché non avrei potuto essere felice comunque?
Mentre i muri e le fontane intorno a me venivano colorati dell’arancione spento del tramonto sospirai cercando di pensare positivo, perché era quello che dovevo fare.
Non potevo che non pensare positivo guardando il ragazzo dallo sguardo cristallino abbracciare una signora in completo scuro, magari anche in direzione verso casa, e salutarla con tanta enfasi.
Sorrisi sincera e appoggiai il mento alle braccia che tenevo incrociate sopra le ginocchia, vedendo uno dei miei migliori amici prima di tutti gli ulteriori aggettivi che potevano esserci.
Non avevo neanche preso la borsa, solo il telefono, e mi ero recata subito lì dove ero sicura l’avrei trovato.
Mi ero resa conto di essere nel torto quando un’ora prima avevo provato a paragonare l’amore che provavo per Zayn con quello che avrebbe potuto sentire Louis per Lucas o comunque per qualcun altro, non trovando niente che non andasse.
Se il destino aveva dato una possibilità a una persona come me, perché non fidarmi di qualcuno tanto fidato come lui?
Mi alzai dal gradino qualche minuto più tardi, durante i quali Louis aveva abbracciato qualche sbadato turista, e tenendo le braccia incrociate avanzai nella sua direzione in silenzio.
Mi sembrò più lunga del solito la piazza quando dovetti attraversarla tutta, catturando l’attenzione del ragazzo solo due metri prima di raggiungerlo.
Rallentai il passo a quel punto e accennai un sorriso di cortesia, perdendomi negli occhi chiari del castano che si era immobilizzato sorpreso.
Tutte le parole che mi erano vorticate in testa fino a quel momento sparirono, lasciando spazio solo a del sollievo nel rivedere quel viso vispo.
Lo osservai scrutarmi per vario tempo, chiedendosi magari cosa ci facessi lì in quel momento, con gli occhi appena intimoriti e nervosi.
- posso avere un abbraccio anch’io? – domandai dopo aver scosso la testa in un sospiro mentre il ragazzo venne illuminato dalla luce del sole a calare.
Feci spallucce con impotenza e sciolsi le braccia, inforcando uno dei miei più convincenti sorrisi e sperando per il meglio, sentendo poi il cuore più leggero quando Louis storse la bocca muovendosi verso di me.
Non aspettai un secondo in più e allargai le braccia anche prima che avesse potuto farlo lui, azzerando la distanza tra di noi e allungandomi a stringerlo senza pretese.
Gli allacciai le mani dietro alle spalle e affondai la testa sulla sua spalla, sentendolo ben presto ricambiare l’abbraccio passandomi le braccia tutto attorno alla mia schiena.
Avvertii il suo profumo frizzantino e fui felice di riconoscere la sua poca altezza, così familiare da portarmi a sorridere emozionata.
I ciuffetti dei suoi capelli mi solleticarono il collo ma non mi lamentai, stringendolo anche quando lui provò a sciogliere la presa con timidezza.
- mi sei mancato occhi belli, sai? – mormorai sulla sua clavicola chiamandolo con quel soprannome datato, sentendolo sogghignare tra i miei capelli scuri.
- Scarlett io.. – cominciò a dire quando io lo fermai subito, scuotendo la testa impercettibilmente.
- non devi dire nulla, va bene? Facciamo.. facciamo finta che non sia successo nulla, perché davvero per me è tutto come prima – abbozzai chiudendo gli occhi e beandomi di quell’abbraccio caloroso e rincuorante, muovendomi appena sui talloni.
- non.. sei arrabbiata? – commentò con quella sua voce acuta, tenendo comunque il tono basso e la testa a toccare la mia.
Indietreggiai col capo per poterlo guardare in faccia e capii come facessero a piacere tanto i suoi occhi a mio fratello, perché rimasi persa a osservarli crescere e mutare come la marea.
- non sono mai stata arrabbiata con te, credo solo di.. aver avuto bisogno di un po’ di tempo per realizzare tutto quello che sta succedendo, ma non ho mai dubitato di te come amico – gli risposi con sincerità guardando con adorazione il suo sorriso fine aprirsi in modo tanto spontaneo.
- non vuoi.. parlarne? – borbottò stranito che non avessi avanzato alcuna pretesa, facendomi scuotere la testa leggermente.
- ho già chiesto a mio fratello come stanno le cose e ho capito che.. devo accettare le cose come stanno, non c’è bisogno che mi dici niente, non è un problema per me – mormorai accennando un sorriso sollevato, felice di sentire il suo sguardo addosso senza tutto quel risentimento.
Lo osservai schiudere la bocca mostrando un accenno dei denti chiari e spalancare appena gli occhi affilati, leggendoci dentro quasi del sollievo.
- è che avrei.. tante di quelle cose da dirti, da spiegare.. – mormorò col timore di azzardare qualcosa di troppo, sentendosi magari in dovere di tranquillizzarmi.
- abbiamo tutto il tempo che vorrai, ma non adesso. Ti ascolterò, ascolterò tutto quanto.. ma adesso abbracciami Lou – esalai storcendo la bocca e scorgendo un sorrisetto divertito crescergli sul viso prima di stringerlo nuovamente, sentendomi in colpa per aver dubitato anche solo un secondo di uno dei miei migliori amici.
Non c’era nulla di cui potessi dubitare in Louis Tomlinson.



















Buonsalve!
Ok mi piace molto questo capitolo stranamente ahah
Zayn promette a Scarlett una vacanza di tre giorni durante il suo compleanno, cosa che lei non si aspetta minimamente, come anche la chiamata di Felicity al ragazzo che la fa vacillare di nuovo.
Vediamo poi Scar che riflette e decide di mettere in chiaro le cose con Louis, di tranquillizzarlo per tutto.
Non sono di molte parole oggi, scusate ahah
Aggiornerò.. credo martedì 19, perchè questo è l'ultimo capitolo che avevo pronto. Adesso sto cercando di finire il prossimo ma in ogni caso credo dovrete aspettare qualche giorno in più per i prossimi aggiornamenti perchè dovrò scriverne uno settimanalmente e non è semplicissimo. Mi impegno in ogni caso, spero di farcela!
P.s. se ve lo state chiedendo, sì, la canzone dei video musicale che ho citato all'inizio del video è "Non passerai" di Marco Mengoni.

Un bacione!
 

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Capitolo 35
*** Posso parlarti? ***



"You're incredible."

CAPITOLO 35
 
- Scarlett dai alzati – mi mormorò Louis all’orecchio dandomi una lieve gomitata che mi riportò alla realtà nello stesso momento in cui l’aula dell’università in cui eravamo venne illuminata dalle luci dei vecchi lampadari, segnando la fine dell’ora.
- mm? Sì – abbozzai ritirando nell’astuccio il cellulare col quale mi ero intrattenuta per tutta la mezzora passata, mandando messaggini alla mia migliore amica pur di non seguire la lezione di economia storica.
- ma ci sei? – borbottò ancora lui aspettando che mi alzassi dalla mia sedia per fare lo stesso, guardando distrattamente tutti gli altri studenti riordinare le proprie cose e uscire dalla larga porta in fondo alla stanza.
Annuii schiarendomi la voce e buttando alla rinfusa il notes rimasto intoccato e l’astuccio nella mia tracolla, alzandomi successivamente e spostandomi i capelli mossi sulla spalla destra.
Sentii una leggera fitta alla schiena sollevandomi e diedi la colpa alla posizione in cui ero stata tutta l’ora, chinata sul banco in silenzio.
- dai andiamo, dobbiamo raggiungere gli altri – mi ricordò il castano spostando la mia sedia e affiancandomi con prontezza, aggiustandosi il ciuffo di capelli ormai troppo lungo.
- sono sicura che Niall non morirà di fame se camminiamo tranquillamente invece di correre come due assatanati – commentai a mezza voce aggiustandomi la felpa verde scuro, avvicinandomi al mio amico e strappandogli un sorrisetto divertito.
- ma come? C’è anche Zayn, non vuoi vederlo? – mi stuzzicò riservandomi un’occhiata complice mentre percorremmo l’aula insieme a qualche altro studente in ritardo.
- lo vedo fin troppo, ti devo ricordare che viviamo nello stesso appartamento o la cosa ti è sfuggita? – ribattei con sarcasmo sistemandomi meglio la tracolla in spalla mentre Louis scosse la testa con ilarità.
- il tuo romanticismo mi uccide, davvero – abbozzò retorico portandosi una mano al cuore, girandosi a guardarmi con finto stupore.
- sì me lo dice spesso anche Malik – commentai prontamente inforcando un sorrisetto compiaciuto, facendo spallucce e ridacchiando poi solo quando vidi il ragazzo fare lo stesso con la coda dell’occhio.
- povero ingenuo – sospirò preoccupato per come potessi mai trattare uno dei suoi migliori amici quando invece con l’interessato ero più dolce di quanto potessi far intendere alle volte.
- ehi non difenderlo! – ribattei divertita dandogli una gomitata giocosa, sorridendo maggiormente quando incrociai i suoi occhi cristallini e tanti vivi.
Rise sommessamente e alzò le braccia con innocenza teatrale, barcollando appena per il colpo che gli avevo dato.
- Scarlett scusa? – sentii chiamarmi dalle spalle mentre lanciai uno sguardo amichevole a Louis, allora mi voltai subito senza però smettere di camminare verso la porta ormai vicina.
- posso parlarti un attimo? – mi chiese ancora con voce impostata il professor Finner, prendendosi la solita confidenza un po’ sinistra.
- ehm.. certo professore – risposi con gentilezza venendo però rimproverata da una smorfia severa del mio amico, che pregai di aspettarmi con un’occhiata d’intesa.
- so che c’è pausa pranzo adesso, non ti tratterrò troppo – si giustificò subito l’uomo riservandomi un sorriso cordiale che io ricambiai sebbene in modo un po’ forzato.
- ho letto il documento che mi hai lasciato sulla cattedra l’altro giorno riguardo al mio libro e mi fa piacere che tu abbia trovato interessanti i miei spunti sull’economia nei vari periodi storici anche dei vecchi imperi, avevo molti dubbi su questo – spiegò e a quelle parole la mia mente si spostò dai capelli brizzolati del signore riportandomi a qualche notte prima, alle ore passate a scrivere la relazione al pc nonostante i continui lamenti di Zayn e i suoi tentativi di distrarmi.
- no è scritto bene e con molta cura per i dettagli, il mio giudizio è decisamente positivo professore – dissi a mia volta sebbene più di una volta avessi dato ragione al moro sul fatto che fosse in realtà un po’ noioso, ma non potevo comunque sottovalutare l’impegno dell’uomo che mi stava davanti.
- beh dopo tutto è solo la messa in pratica del mio mestiere, amo la storia e credo di aver capito che piaccia anche a te.. – cercò di fare conversazione sorvolando il mio complimento ma azzardando a farne uno a me.
- sì poi il suo corso è.. illuminante, lei spiega molto bene – mentii mantenendo però un sorriso convincente, pensando che l’unica cosa illuminante della sua lezione fosse stato il mio telefono.
- insegno per aiutare validi studenti e studentesse proprio come te, è un piacere! – ammiccò chiaramente e io deglutii in silenzio, sperando che il discorso finisse il prima possibile.
Annuii in imbarazzo, non riuscendo neanche più a trovare qualcosa di valido da dire, sotto lo sguardo vispo del professore.
- Scarlett? – mi richiamò una voce conosciuta dalla porta dell’aula ormai vuota, allora girandomi vidi Louis affacciato dal corridoio con evidente fretta.
Sia io che l’uomo ci voltammo a guardare il ragazzo ma solo io accolsi il suo richiamo con felicità – ehm.. mi scusi professore ma dovrei proprio andare adesso – mormorai con la massima gentilezza, sorridendo umilmente.
- certo puoi andare, scusa tu per il disturbo – ribatté l’altro forse con leggero fastidio, mostrandosi però cordiale – oh non si preoccupi. Arrivederci – borbottai regalandogli un sorriso che lo sollevò appena, cogliendo poi subito il momento per incamminarmi verso il mio amico in un sospiro.
- adesso ho tutti i motivi per correre come un assatanato – mi accolse Louis sulla soglia della porta allungandomi prontamente un braccio attorno alle spalle, lasciando che io gli circondassi la vita con uno dei miei prima di spostarci lungo il corridoio.
Strinsi anche la presa sui suoi fianchi pensando a come il gesto potesse risultargli indifferente, respirando il suo profumo frizzantino.
- il tuo caro ragazzo è a conoscenza della simpatia che Finner prova per te, vero? – mi stuzzicò appena ne ebbe la possibilità, parlando in modo schietto e costringendomi a uno sbuffo stanco.
- per quanto tu possa crederci sì, hanno già fatto conoscenza e ti prego no, non intavolare l’argomento – gli risposi sentendolo ridere contro il mio orecchio con stupore, lasciando penzolare una mano oltre al mio collo.
- uh e come hai impedito la rissa? Non dirmi che me la sono persa! – scherzò strappandomi un risolino mentre imboccavamo le scale che ci avrebbero portati alla caffetteria nell’atrio dell’edificio, dove probabilmente Niall e Zayn ci stavano già aspettando per mangiare qualcosa.
- non c’è stata nessuna rissa, Lou! – esclamai sgranando gli occhi con enfasi, ridendo e scendendo le varie rampe di scale velocemente.
- ma come? Lo lascia fare? – borbottò lui confuso, più vicino alla mentalità femminile di quanto credessi.
- no che non lo lascia fare, però io gli ho detto di stare tranquillo e lui lo sta facendo.. almeno credo – dissi semplicemente rimanendo però a pensare alle parole che avevo pronunciato.
A Zayn era bastata una volta per fidarsi completamente delle mie promesse e io dopo tutte le sue ancora non riuscivo a farlo.
- nah secondo me sta aspettando solo il momento giusto per intervenire – ribatté il mio amico con ilarità usando un tono ferrato e misterioso, portandomi a ridere di gusto.
Lasciai la testa all’indietro contro il braccio di Louis e mi concessi una risata sincera insieme a lui, raggiungendo ben presto il piano terra e quindi l’androne dove si ritrovavano la maggior parte degli studenti.
Molti stavano uscendo dall’edificio, altri erano seduti a ripassare varie materie e altri ancora stavano chiacchierando tranquillamente, e a noi toccò muoverci tra i presenti numerosi per raggiungere la caffetteria al più presto.
- se può consolarti, almeno sei insieme a una ragazza e a me è permesso arrivare in ritardo – commentai a un certo punto facendo ridacchiare Louis, lasciando la presa sul suo corpo solo quando dovetti farmi spazio tra un gruppo di ragazzi allungandomi poi verso la maniglia della porta del piccolo bar pronta ad aprirla.
Aspettai che Louis mi affiancasse per spingere sull’uscio ed entrare nel locale raccolto e accogliente come sempre, che subito mi regalò un po’ di calore e familiarità.
Ci guardammo intorno e dopo qualche secondo io per prima scorsi a un tavolino poco distante i nostri due amici, il moro a darci le spalle e il biondo intento a raccontare qualcosa di divertente all’altro.
Feci per chiamarli ma Lou mi posò una mano sulla spalla facendomi intendere di lasciarlo fare, poi mi superò muovendosi verso i suoi amici ma catturando subito l’attenzione di Niall che si aprì in un sorriso luminoso almeno finché il castano non gli indicò di far finta di niente, avanzando davanti a me e scoccando infine uno schiaffetto dietro il collo di Zayn che sussultò in una smorfia di dolore.
Subito l’irlandese scoppiò a ridere di cuore e quando il ragazzo dolorante si voltò verso Louis con fare intimidatorio gli arrivai anche io da dietro tirandogli uno scappellotto giocoso sulla parte di collo che era rimasta illesa poco prima, strappando a Niall ulteriori risate sentite.
Il moro subito si girò anche nella mia direzione con sguardo duro, portandosi una mano sotto la nuca, ma poi quando mi riconobbe rilassò appena i tratti aggrottando le sopracciglia.
Nel frattempo gli altri continuarono a ridacchiare per la scena e io presi posto su una delle sedie libere accanto a Zayn mantenendo in viso un ghigno compiaciuto.
- ciao luce dei miei occhi – mormorai con divertimento posando la tracolla sotto il tavolino, sedendomi poi in un sospiro stanco sotto lo sguardo attento del ragazzo alla mia sinistra.
- buongiorno eh – rispose lui con un velo di sarcasmo quando io alzai gli occhi ai suoi pronta a ribattere – veramente stavo dicendo a Niall.. – commentai per scherzare allungando una mano ad accarezzare la spalla al mio migliore amico, facendolo ridere nuovamente mentre invece il moro si piegò in un espressione confusa e stupita.
- andiamo stavo scherzando, non ci sei rimasto male vero? – lo accolsi quando notai il suo sguardo perdersi a osservarmi con riservatezza, lasciando perdere Louis che si era seduto come tutti.
Mi stiracchiai appena contro lo schienale della sedia e quando lo vidi poggiare i gomiti sul tavolino in un sospiro indecifrabile allentai il sorrisetto sbarazzino che portavo, guardando il ragazzo con comprensione posandogli una mano su un ginocchio con confidenza.
- sei una guastafeste – disse appena presi ad accarezzargli l’interno della gamba senza malizia, solo per farlo tranquillizzare – avrei voluto parlarvi di una cosa importante.. – aggiunse con finto risentimento, alzando il capo a scrutare l’aria ma abbozzando un sorriso orgoglioso.
- certo e io ho rotto l’atmosfera, mm? – gli domandai retorica, aspettando che si smascherasse e che tornasse in sé, appoggiandomi col braccio libero al tavolino.
Lo osservai spostare lo sguardo nel mio più volte, squadrandomi e mordendosi l’interno della guancia, guardandosi poi intorno come in cerca di una risposta adeguata.
- nah l’aveva già rotta Niall prima – disse infine con tono neutro ma facendomi rilassare, voltandomi poi verso l’interessato che sgranò gli occhi indignato strappandomi un risolino.
- ehi stavamo solo parlando della qualificazione del Manchester! – esclamò in sua discolpa e a quelle parole Zayn alzò gli occhi al cielo proprio come faceva quando ne parlavo io, e a quel punto seppi solo allungare la mano destra a battere il cinque al biondo con complicità, vedendolo fare lo stesso poi anche con Louis.
- no vi prego non cominciate! – si lamentò il moro facendomi ridacchiare, sentendosi circondato.
- non comincio solo se ti decidi a dirci quella cosa importante di cui parlavi prima.. – commentai prontamente voltandomi verso il mio ragazzo con lo sguardo acceso da una nuova curiosità, chiedendomi cosa potesse ancora succedere.
Lui mi guardò a lungo con indecisione, passandosi la lingua sulle labbra, finendo poi per annuire in un sospiro leggero.
Mi scambiai un’occhiata adrenalinica con Niall e Louis e poi tornai a portare attenzione a Zayn che abbassò una mano a giocare con un tovagliolino di carta.
Tossii rumorosamente dopo qualche secondo di altro suo silenzio, dandogli due pacche sulla gamba e sperando così di smuoverlo.
- allora.. – mormorò a quel punto inchiodandomi con uno sguardo complice che mi fece ridacchiare – stamattina finalmente mi è  arrivata una certa chiamata importante, che aspettavo da un po’ – aggiunse con tranquillità osservandoci tutti di sottecchi ma lasciandomi lì confusa dato che non sapevo di cosa stesse parlando.
- quale chiamata? – domandai a mezza voce cercando di trovare velocemente un possibile mittente.
- non lo sai, ma un paio di settimane fa sono andato un po’ in giro a informarmi in diverse agenzie per trovare un’occupazione migliore del.. fare il barista, e ho lasciato in diverse sedi i miei dati – spiegò e io spalancai gli occhi colpita, non aspettandomi nulla del genere.
- ti hanno preso da qualche parte? – esclamò subito Niall sorridente, tagliando l’aria con i suoi occhi color oceano.
- ecco.. la chiamata che mi hanno fatto prima è stata per fissare un colloquio la prossima settimana – rispose sereno e sentendo quella notizia presi a sorridere orgogliosa, stringendogli la presa sul ginocchio.
- e dove? – ribatté Louis stendendo le braccia sul tavolino e sporgendosi verso il moro.
- quella che mi ha contattato è un’agenzia specializzata in Web che.. cerca un tirocinante per l'aspetto di marketing e comunicazione. Dovrò occuparmi della gestione di alcuni dati e canali social, l’analisi di frequenze e altre cose in cui non dovrei avere troppi problemi. A questo punto devo solo sperare che mi prendano – prese a parlare mentre noi tre restammo in silenzio ad ascoltarlo, stupiti dalle sue parole precise.
- certo che ti prenderanno, su! – sbottò Niall battendo le mani sul tavolo con adrenalina, contagiando tutti a un sorriso spensierato quando io non smisi un secondo di guardare il profilo di Zayn, sentendomi tanto fortunata.
- ..perché  non mi hai detto che eri andato a cercare lavoro? Avrei potuto aiutarti – mormorai senza quasi accorgermi di aver parlato davvero, catturando l’attenzione del ragazzo che riversò lo sguardo pieno nel mio.
- perché non sapevo neanche se qualcuno mi avrebbe dato una possibilità, non volevo.. deluderti credo – affermò con un po’ d’imbarazzo alla fine, causando un mugolio stanco da parte di Niall che mi fece sogghignare.
- ma è fantastico! Perché avresti dovuto deludermi? – esalai in ogni caso, come se fossimo stati da soli, accennando un sorriso emozionato prima di allungarmi verso di lui in un sorriso allegro.
- giuro che se si baciano me ne vado – borbottò il biondo prontamente quando mi vede avvicinarmi al viso di Zayn, portandomi a sorridere divertita prima di premere le labbra su quelle del ragazzo velocemente.
Tornai poi subito ad appoggiarmi allo schienale della sedia ormai rossa in viso probabilmente e vidi con la coda dell’occhio Niall alzarsi teatralmente dalla sua, diretto verso la porta d’uscita prima che allungandomi potessi afferrarlo per la felpa chiara causando l’ilarità di tutti.
- dove vorresti andare tu, sentiamo? – gli chiesi con sarcasmo tenendo stretto il lembo del tessuto, fermando il mio amico e guardandolo in modo ilare.
- in qualsiasi posto non rischi di vedere i vostri sbaciucchiamenti – ribatté a tono facendo ridere Louis e meritandosi una mia occhiata bruta.
- che c’è, ne vuoi uno anche tu? – scherzai ammiccando fintamente nella sua direzione e sentendo addirittura Zayn ridere sommessamente in sottofondo.
- no grazie, non sia mai che mi attacchi i germi infetti di Zayn – disse a sua volta il biondo facendo scoppiare a ridere me quella volta, colta di sorpresa da quell’uscita divertente tanto che la felpa del mio amico mi scappò dalle dita goffamente.
- ah già, tu preferisci i germi infetti di Stephanie – commentai alzando le sopracciglia con enfasi, tirandomi dietro gli ululati degli altri due ragazzi del tavolo fino a far arrossire Niall.
- già, non sai che ti perdi.. – se ne uscì con ilarità piegandosi in un’espressione furba che portò tutti noi a ridere, come se fossimo ancora dei ragazzini.
 


Entrai in casa che erano ormai le otto e mezza, finito il mio turno ad Harrods e passata a fare un po’ di spesa, chiudendomi la porta alle spalle in un sospiro stanco.
Subito Marion mi corse incontro da un angolo del salotto dove notai esserci il televisore acceso ma nessuno a guardarlo, come anche la luce della cucina oltre la porta dal vetro opaco.
Salutai la cagnolina con qualche carezza e poi avanzai verso la stanza alla mia destra spingendo la porta socchiusa, sicura che dentro ci fosse Zayn.
- ricordami esattamente da quando non paghiamo la corrente, dato che hai lasciato la tv accesa di là – esclamai con sarcasmo entrando in cucina e ritrovandomi davanti anche Liam oltre al moro, entrambi intenti ad aprire una lattina di birra ciascuno.
- oh ciao Liam – mormorai poco dopo presa in contropiede quando i due ragazzi alzarono il viso a guardarmi, regalandomi dei sorrisi caldi e familiari.
- qualcosa mi dice che lei non sapeva niente della partita.. – abbozzò lui verso il suo amico con complicità, facendomi aggrottare le sopracciglia leggermente.
- sono così stanca che potrebbe anche avermelo detto ma non me lo ricordo – risposi in un sospiro quando invece ero abbastanza sicura che Zayn non mi avesse accennato nulla su una qualche partita quella sera, ma lasciai perdere dal principio dato che non avevo niente in contrario.
Lasciai sul tavolo il sacchetto con la parte di spesa che avevo fatto in modo veloce e buttai su una sedia la tracolla con i libri, sospirando rumorosamente.
- ora vi dico come sarà la mia serata: adesso andrò a farmi una doccia, mi metterò il mio morbido pigiama e poi probabilmente mi chiuderò in camera da letto ad ascoltare un po’ di sana musica. Alla fine forse verrò a tenervi compagnia, ma non vi prometto niente. Domande? – esclamai tenendo il conto dei vari punti su ogni dito, sfilandomi la giacchetta di pelle distrattamente sotto lo sguardo attento dei due ragazzi che presero a sogghignare colpiti.
- in ogni caso la partita inizia tra dieci minuti, hai tutto il tempo che vuoi – disse Zayn aprendo la sua lattina e sorseggiandola appena, lasciandomi lì a osservarlo come una bambina quando mi lanciò un’occhiata veloce.
- ho tutto il tempo che voglio per evitare di vedere il Liverpool stai dicendo? – lo stuzzicai vedendolo poi scuotere la testa divertito, alzando poi la mano in saluto ai due prima di uscire dalla stanza un po’ barcollante e stanca.
 


Era passata quasi un’ora da quando ero arrivata a casa e in quel tempo ero riuscita a darmi una rinfrescata, prendermi un po’ di tempo per me e rilassarmi dalla giornata faticosa.
Avevo lasciato Zayn e Liam a guardare chissà quale partita del Liverpool in salotto e io ero entrata nella cucina ormai silenziosa per mangiare qualcosa.
Canticchiai il ritornello di una delle ultime canzoni di Ellie Goulding che avevo ascoltato fino a poco prima e, con indosso dei comodi leggins e una vecchia maglia di mio fratello, mi allungai verso un’anta della credenza dove sperai trovare qualche snack veloce e poco impegnativo.
Rovistai tra alcuni barattoli di caffè e altri pacchi di biscotti fino a scorgere un sacchetto praticamente pieno di pistacchi che doveva aver messo lì il moro per caso, allora lo afferrai con soddisfazione facendo per uscire dalla stanza.
Spensi la luce della cucina ed entrai in salotto notando i due ragazzi seduti comodamente sul divano largo, con Marion accucciata ai piedi della poltrona calma nonostante il volume del televisore fosse abbastanza alto.
Catturai la loro attenzione solo quando passai davanti allo schermo sgranocchiando velocemente qualche pistacchio, osservando in un sospiro il tavolino pieno di carte di cibo.
- Liam perché non hai detto anche a Cam di venire? – chiesi a quel punto pensando a come mi sarei potuta intrattenere con la mia migliore amica invece di guardare la partita.
- è l’unica cosa che ti è venuta in mente in quest’ora? – borbottò Zayn divertito, pronto a lanciarmi qualche frecciatina, alzando lo sguardo a me.
- no, ho anche pensato di prendere questi – risposi prontamente indicando vittoriosa il pacchetto che avevo tra le mani, strappando un sorrisetto al moro che rallegrò anche me.
Raggirai velocemente il tavolo e mi lasciai andare a sedermi sul divano al fianco destro del ragazzo, sospirando rumorosamente e facendomi più vicina a lui.
Appena mi appoggiai appena al suo corpo Zayn prontamente allungò il braccio passandomelo attorno alle spalle con protezione, portandomi a sorridere timidamente quando posai la testa sulla sua clavicola in un gesto condizionato.
Aprii maggiormente il sacchetto di pistacchi e continuai a mangiare distrattamente, vedendo anche il moro allungare la mano libera e fare lo stesso ogni tanto.
- gliel’ho chiesto, ma Camille ha detto era indietro con lo studio e che.. – spiegò Liam in risposta alla mia domanda di poco prima quando però io feci caso alle quattro lattine di birra aperte sul tavolino – ma sei pazzo?! Quante ne hai bevute? Ma sei serio? – esclamai interrompendo il mio amico e rivolgendomi a Zayn esterrefatta, allungandomi velocemente a controllare se fossero ancora piene o vuote.
- Scar ne ho bevuta solo una, su – rispose quando però io ne afferrai una dalla sua parte piena per metà, guardandolo con disappunto.
- quasi due, volevi dire – lo corressi con sarcasmo scuotendo appena la lattina e facendogli sentire il suono del liquido, portando Liam a ridacchiare colpito.
- è la stessa cosa – mormorò Zayn con superficialità, dato che effettivamente era lucido e sveglio.
- sei irrecuperabile – commentai in un sospiro divertito scuotendo la testa, voltandomi verso il castano quando lo sentii ridere maggiormente.
- ehi vale anche per te, voi due insieme siete pericolosi – abbozzai storcendo la bocca con ilarità puntando un dito contro Liam e successivamente contro il ragazzo che mi accarezzò il fianco.
- e ora questa la prendo io – me ne uscii poi portandomi alla bocca la lattina mezza vuota non mettendoci troppo a finire la poca birra che era rimasta, sotto le proteste dei due che cercarono di fermarmi con qualche pizzicotto.
- ah e poi dici a noi! Sei incredibile.. – sbottò Zayn con divertimento sgranando gli occhi e trovando un nuovo pretesto per punzecchiarmi, tirandosi a sedere eretto e osservandomi mentre posai la lattina ormai vuota sul tavolino nuovamente.
- sì lo so, è dura essere così incredibili ma qualcuno deve pur esserlo in questa casa – ribattei alzando le sopracciglia con enfasi, sedendomi più comodamente sul divano.
- uh ringrazia che c’è Liam, se no te la farei pagare cara per quest’affronto – rispose a tono lui cercando di parlare come me e finendo per strapparmi un’espressione fintamente colpita.
- ah non vuoi che veda la tua sconfitta, mm? – lo stuzzicai come facevamo sempre, vedendo il suo sguardo accendersi di adrenalina.
- a me basta non vedervi fare.. cose vostre, per il resto non sono molto impressionabile – commentò il diretto interessato facendomi arrossire mentre Zayn scoppiò a ridere sorridendo radioso, illuminando la stanza più del televisore.
- visto? Ha detto che non è impressionabile, perciò.. – disse a quel punto il moro voltandosi a guardarmi di nuovo con complicità, muovendo velocemente le sopracciglia e puntando lo sguardo su di me in modo pericoloso.
- giuro che se mi fai qualcosa tu non ci arrivi a domani matt.. – feci per dire lanciandogli uno sguardo bruto prima che potesse allungare le braccia a solleticarmi lo stomaco, strappandomi subito un urletto rozzo.
- cos’è che vuoi fare? – mi chiese retorico continuando a muovere velocemente le dita sul mio ventre, sicuro dei miei punti deboli che aveva imparato a conoscere col tempo.
Continuai a ridere implacabile urlacchiando ogni tanto e cercando di fermarlo con le mani, finendo però per cadere stesa lungo il divano vedendolo poi anche alzarsi per potermi fare più solletico.
- io ti ammazzo – sibilai tra le risate sentendo quasi il fiato mancarmi, provando a scalciare senza però buoni risultati, avvertendo le dita di Zayn corrermi su tutto il corpo senza sosta.
Mi dimenai tra i cuscini mentre il ragazzo continuò a torturarmi con soddisfazione, costringendomi solo ad aspettare che finisse quell’agonia.
Lo vidi ridere di gusto e per un attimo mi parve quasi di essere tornata a sedici anni, a tutti quei giochi e scherzi che non ci facevamo comunque mai mancare.
- Suárez, oh oh guarda! – sbottò Liam ad un certo punto tirandosi a sedere in avanti piegando le ginocchia e guardando il televisore con attenzione.
Zayn dopo qualche richiamo si voltò verso lo schermo e anche io potei notare uno degli attaccanti del Liverpool avanzare col pallone verso la porta avversaria, a quella visione il ragazzo fermò le mani sulla mia pancia dandomi respiro e puntando gli occhi al giocatore.
- dai su, dai che lo fa – borbottò Liam con trasporto contagiando anche il moro che sussurrò qualche incitamento che io mi persi, intenta a riprendere respiro e vedere il risultato della loro squadra.
L’intera casa si fermò per quei secondi e sentii i due ragazzi tremare quando l’attaccante caricò il tiro spedendo il pallone in area di porta, finendo però per prendere la traversa miseramente causando parecchi sospiri di delusione.
- ah! Ben ti sta! – esclamai all’istante riprendendomi e tirando uno schiaffo sul sedere a Zayn, seguito anche da un calcio giocoso che lo fece barcollare.
- adesso vedi.. – continuai incattivita alzandomi velocemente dal divano tirandogli uno scappellotto sulla nuca prima che il ragazzo potesse indietreggiare divertito, cercando di parare con i palmi i miei schiaffetti continui.
Finimmo per rincorrerci tutto intorno al tavolino e fui certa che non avrei mai smesso di fare certe cose con lui, neanche se fossero passati ancora altri anni.
 


Sistemai nell’armadio della camera la giacca che avevo lasciato in cucina qualche ora prima, portandomi i capelli sulla spalla sinistra e chiudendo poi le ante nella semi oscurità della stanza, illuminata solo dalla luce della lampada sul mio comodino.
Liam se n’era andato da venti minuti dopo aver visto la partita che era finita con un pareggio e aver scherzato un po’ con noi, lasciandoci da soli non prima della mezzanotte.
Mi rigirai a osservare Zayn già steso nella sua parte del letto a pancia in giù e con la schiena libera senza nessuna maglietta, coperto però dal piumone.
Teneva la testa affondata nel cuscino e le braccia ripiegate a infilare le mani sotto al guanciale, con gli occhi chiusi e i tratti rilassati.
Sarei rimasta a guardarlo per ore se non fosse stato già tardi, allora lentamente mi infilai sotto la morbida coperta sentendo la temperatura più calda e capendo come facesse il ragazzo a stare col petto scoperto.
- Zayn? – mormorai sperando non si fosse già addormentato, cercando di attirare la sua attenzione quando mi sorse una domanda in mente.
- ehi? – lo chiamai ancora a mezza voce tenendo lo sguardo fisso sul suo viso affilato, trovando un pretesto per stare sveglia quando i suoi occhi si aprirono lentamente e si puntarono nei miei dopo qualche secondo.
- mm? – mugugnò muovendo appena la testa sul cuscino, spettinando i capelli mori.
- possiamo parlare di una cosa o hai sonno? – gli domandai stendendomi a pancia in su accanto a lui, tenendo il capo voltato verso il suo sperando poi di non essere io quella che si sarebbe addormentata.
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia e strinse gli occhi confuso, muovendosi sotto il piumone.
- di cosa dobbiamo parlare? – borbottò sperando di non aver fatto niente di male, osservandomi in attesa di una risposta.
Abbassai lo sguardo e sospirai leggermente, sentendomi la debole della coppia in quel momento – hai già dato una risposta a Felicity? Vuoi andare alla sua festa? – chiesi cercando di sembrare più rilassata e ragionevole possibile, senza intimidirlo.
- no, non le ho ancora risposto – disse semplicemente dopo aver preso respiro – e ti ho già detto che non ci vado senza di te – aggiunse poi con sincerità e tono fermo.
- ma tu cosa vuoi fare? Vuoi andarci? – ripetei ancora cercando di trovare un punto di incontro tra i nostri pensieri, pronunciando quelle parole a bassa voce.
Guardai il ragazzo storcere la bocca un attimo e alzare lo sguardo a un punto vuoto, illuminato solo dalla debole luce che proveniva dalle mie spalle.
- Scar è solo una festicciola, non è niente di pericoloso, perché ti interessa tanto? – mi rispose lasciando leggere tra le righe che non ci avrebbe trovato nulla di male.
- perché sarà a casa di Felicity e.. il solo pensiero che sarai lì da solo mi fa.. – mormorai cercando di essere sincera come lui stava facendo con me, non usando mezzi termini.
- allora vieni con me – mi interruppe subito con voce sicura, catturando la mia attenzione – andiamoci insieme, è da un po’ che non andiamo da qualche parte a divertirci.. – continuò a dire cercando come me di trovare un compromesso, allungando poi una mano fino alla mia vita dolcemente stendendo il braccio nudo fino a incontrare la mia pelle.
- divertirci? A casa di Felicity? – abbozzai non molto convinta, alzando un sopracciglio e sfiorando con le dita quelle di Zayn sopra il mio stomaco distrattamente.
- che c’è, dubiti delle mie capacità di festaiolo? Devo ricordarti come ti facevo ballare un tempo? – se ne uscì per alleggerire la tensione, riuscendo a strapparmi un sorrisetto ilare finché spostai gli occhi a osservare i cerchi immaginari che stavo tracciando sul dorso della sua mano, dove c’era una piccola rondine.
- non dubito di te, dubito di lei – ammisi con più tranquillità di quanto mi sarei aspettata, giocherellando con le dita sopra al piccolo tatuaggio stilizzato.
- credi che proverà a sedurmi? – la tirò sul ridere il ragazzo, alzando le sopracciglia e accennando un sorrisetto divertito, tirando su il capo dal cuscino.
- ne sono abbastanza sicura, già – gli diedi corda annuendo con enfasi, osservandolo sollevarsi e tenersi con il gomito del braccio libero, rafforzando la presa sulla mia vita tirandomi appena a sé.
- lascia che ti dica una cosa.. – sussurrò con teatralità inforcando un sorriso sghembo, guardandomi ormai senza stanchezza ma con lucidità e brio – ..non mi piacciono le bionde, preferisco le more – finì la frase portandomi ad alzare un angolo della bocca con ilarità, prima che potessi vederlo allungarsi verso il mio viso e posare le labbra piene sulle mie, ridestandomi dallo stato di stanchezza in cui ero stata fino a quel momento.
- e preferisco di gran lunga anche le ragazze sarcastiche, – continuò a dire dandomi vari baci per poi cominciare a spostarsi lungo la mascella, costringendomi ad arrossire e ridacchiare – sveglie, - aggiunse ancora dandomi un bacio nell’incavo del collo – e anche melodrammatiche – disse per farmi ridere ancora, lasciandomi un altro bacio più rumoroso sulla gola che mi fece partire una scarica di brividi per tutta la schiena.
- hai dimenticato cocciute – esalai a tono sorridendo e portando una mano a infilarsi tra i suoi capelli scuri.
- no, ho dimenticato di specificare il nome Scarlett Megan Jonson – ribatté facendo accelerare il mio cuore come un treno, usando quelle frasi tanto scontate ma tanto efficaci, risalendo a mordicchiarmi il collo fino al viso che riprese a baciare dolcemente.
Sentii l’aria sotto al piumone scaldarsi ma inconsapevolmente mi strinsi più al suo corpo cercando forse ulteriore calore, quello che sapeva darmi solo lui, continuando ad arrossire.
- non avevi sonno? – lo stuzzicai con imbarazzo avvertendo le sue labbra sfiorarmi le guance per dirigersi nuovamente verso la mia bocca, che però non toccò subito.
- e tu non avevi detto che ti saresti fidata ciecamente di me? – disse con prontezza allungando una mano a spegnere la lampada sul mio comodino, facendo piombare la camera nel buio in cui però riuscii a distinguere bene i suoi lineamenti marcati.
- no credimi, questo non l’ho mai detto.. bisogna sempre tenerti d’occhio – risposi lasciandomi a una risatina alla quale si unì poi anche Zayn, baciandomi e continuando a sorridere sulle mie labbra ingordo.
- se il tenermi d’occhio include sempre questi tuoi scatti di gelosia ci sto, amo tutto questo – concluse ridacchiando sommessamente lasciando il naso a incrociare il mio, puntando gli occhi profondi nei miei anche nel buio della notte.
- ti piace sentirti desiderato? – scherzai sentendo il suo respiro regolare sulle guance ora libere di arrossarsi senza timore.
- da te, sì – precisò con voce più bassa stendendosi sopra di me con leggerezza, tenendomi stretta tra le sue braccia come se fossi la cosa più preziosa che aveva.
Non riuscii a non sorridere e piegai il viso da un lato sentendomi troppo vulnerabile, riconoscendo la sensazione delle mie guance arrossarsi ulteriormente.
Solo quando avvertii il naso di Zayn solleticarmi lo zigomo chiusi gli occhi in un sospiro tremolante, continuando a sorridere nel buio.
Il rumore del suo respiro tagliò il silenzio, proprio come fece anche il leggero schiocco del bacio che mi lasciò sulla guancia come se mi fossi potuta rompere in mille pezzi sotto una maggiore pressione.
E forse era così, perché non avrei potuto reggere altro se non quel ragazzo cocciuto almeno quanto me che mi stava stringendo con tanta attenzione.






















Buonsalve!
Ho aggiornato a quest'ora perchè cercando una gif da inserire ho trovato una marea di foto e altre gif di Zayn ieri sera alla signing e ho sofferto non poco ahahahahahah poi ho guardato video e tutto il possibile e mi è venuto il magone per i ragazzi, ma dettagli ora sono qui! *I'm here*
Finita la sofferenza ho cominciato a scrivere questo spazio autrice, poi mi sono ricordata delle canzoni del nuovo album ed è ricominciato il dolore AHAHAHAHHAH no seriamente, amo Midnight Memories, le canzoni mi piacciono praticamente tutte! Sono follemente innamorata di Right Now, poi anche Strong e You & I. I ragazzi sono migliorati tantissimo vocalmente e sono tanto fiera di loro sfhjkl 
CHIUUUSA PARENTESI
Ho finito questo capitolo l'altro giorno e non mi fa proprio impazzire ma la parte finale da una parvenza di decenza (?) quindi let's go ahahah
Aggiornerò martedì 26 si spera, dato che la prossima settimana sarò sommersa di interrogazioni e verifiche.. ma farò del mio meglio come sempre, I swear!
Il prossimo capitolo sarà anche Pov Zayn, yo!
Bene adesso vado a mangiare e a soffrire di nuovo con delle gif di ieri mentre ascolto Right Now, addio ahahahahah
Un bacione!
P.S. se non mi faccio più viva dite ai 1D che li ho sempre amati tanto!

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Capitolo 36
*** Parlami ***



"I need to be important to you."


CAPITOLO 36

POV ZAYN
 
Sistemai l’ultima tazza che avevo sciacquato nel lavello e mi asciugai le mani sul grembiule scuro che avevo indosso, sotto lo sguardo attento di Harry seduto dalla parte opposta del bancone.
- sai qual è il tuo problema, Z? Cerchi di capire troppo Scarlett quando dovresti lasciarla fare domande e rispondersi da sola, le ragazze sono delle creature parecchio strane – se ne uscì il riccio sorseggiando la sua cioccolata lentamente, riprendendo il discorso che avevamo cominciato poco prima che lo servissi.
- Scar non è così strana.. – commentai tenendo gli occhi al lavandino, raggruppando alcuni cucchiaini che erano stati lasciati in disordine, prima che potessi far caso all’espressione stranita di Harry che mi strappò una risatina consapevole.
- quello che voglio dire è.. insomma, non mi stupisco neanche più quando dice cose avventate o.. non so, la conosco, so com’è fatta – cercai di spiegarmi meglio, osservato dagli occhi luminosi del mio amico e dal suo broncio divertito.
- allora perché ti stupisci ora se è gelosa di una tua ex? Non è neanche una cosa tanto strana – ribatté facendo spallucce e aggiustandosi con una mano il capello blu che aveva infilato in testa.
- perché non c’è bisogno, di cosa dovrebbe essere gelosa? – esclamai appoggiandomi con una mano al bancone in legno, aspettando che arrivasse in fretta la pausa pranzo.
- questo non lo so neanche io amico, ma tu hai stai sbagliando se credi di poter capire i ragionamenti di una donna, tantomeno di Scarlett, lei è cocciuta come poche – parlò lasciandosi a un sospiro alla fine della frase, facendomi ridere sommessamente.
- e dovrei semplicemente fare finta di niente? L’altra sera mi ha svegliato all’una di notte per chiedermi se sarei andato a una certa festa che ha organizzato Felicity – abbozzai stupito che effettivamente fosse arrivata a tanto ma alla fine riuscendo a comprenderla.
- ecco allora lo vedi che c’era qualcosa che non mi hai detto! – sbottò Harry battendo un palmo sul bancone con fare vittorioso – è per questo che ti ha fatto tante domande, le da fastidio l’invito – continuò a dire quando io ebbi solo il tempo di scuotere la testa e alzare gli occhi al cielo.
- senti, in ogni caso l’ho già convinta a venirci con me, quindi.. – dissi in un sospiro ma lui subito mi interruppe – sul serio? Beh dovrai stare attento – commentò ridendo tra se e sé, portandosi la tazza alla bocca per bere altra cioccolata.
- ma a cosa? – borbottai confuso, sicuro di aver tutto sotto controllo.
- dici tanto di conoscere Scarlett come le tue tasche e tutto quanto, ma anche io la conosco e so bene che si aspetta un tuo passo falso.. quindi non farlo – tirò a conclusioni il riccio con tono fermo, lasciandomi nel timore assoluto.
- e da quand’è che ti intendi tanto di ragazze? – gli domandai storcendo un sopracciglio, cercando di capire da dove fosse venuto fuori quel suo ragionamento azzardato.
- potrei elencarti le decine di ragazze che ho fatto cadere ai miei piedi in questi anni.. – rispose con teatralità facendomi alzare gli occhi al cielo insieme a un risolino sottile – ma è meglio evitare dato che adesso sto con Nicole, e comunque anche lei è una persona molto interessante.. non mi crederesti se ti dicessi quanto può essere simile a Scarlett infondo, sono tutte uguali – spiegò sorseggiando a tentoni la cioccolata, continuando a lanciarmi sguardi sicuri che mi lasciarono interdetto per qualche secondo.
Per quanto avesse potuto giurarmelo, in ogni caso non avrei mai pensato che Scar fosse anche solo simile ad altre ragazze, lei era unica in ogni sua sfaccettatura.
- e cosa pensi dovrei fare? Perché a me non sembra una cattiva idea andare a quella festa dopo tutto – bofonchiai cercando di capire dove sarebbe andato a parare con le sue parole.
- ma andateci pure, però cerca solo di non combinare casini perché non mi va di sentirvi ancora litigare. Ogni volta che lo fate Scarlett parla per ore al telefono con Niall la notte e io non riesco a chiudere occhio, odio quando succede – borbottò in uno sbuffo facendomi ridere più apertamente, comunque stranito da quel lato di Scar che avrei magari voluto conoscere di più.
- senti, perché non vieni anche tu con noi? – gli proposi a quel punto appena l’idea mi balenò in testa, sapendo che avrei preferito avere un paio di occhi in più addosso a controllarmi.
- cosa? Ma perché? – ribatté il mio amico all’istante non capendo il motivo di una richiesta tanto sentita, posando la tazza ormai praticamente vuota sul legno.
- così sono sicuro che non combinerò niente e poi andiamo.. la conosci anche tu Felicity! – esclamai vedendo l’espressione di disappunto del ragazzo che abbassò lo sguardo pensieroso, storcendo la bocca.
- anzi sai cosa facciamo? Invita anche Nicole! Sono sicuro che non sarà un problema, almeno hai un motivo anche tu per svagarti – continuai a dire riuscendo a immaginare quell’eventuale uscita a quattro.
- e cosa ti fa credere che accetterà? – mi domandò con enfasi lui cercando una via di fuga.
- cosa ti fa credere il contrario? Non hai fatto cadere decine e decine di ragazze ai tuoi piedi? Beh, usa uno dei tuoi sguardi da seduttore e convincila, non sarà un problema – dissi con convinzione e spavalderia non lasciandogli neanche il tempo di ribattere, usando le sue stesse parole.
- e cosa ti fa credere che io accetterò? – chiese a quel punto quando io ormai avevo già preso a sorridere vittorioso, cercando di depistarmi.
- perché ti restituirò il favore – risposi prontamente vedendolo sospirare rumorosamente portandosi una mano sul viso con stanchezza.
- ti ricordo che mi devi ancora la lavanderia del tappeto del salotto, delle lenzuola, il favore per i biglietti per la Grecia, ora anche questo.. – prese ad elencare con sarcasmo stendendo per ogni punto le dita affusolate, facendomi però intendere di averla avuta vinta un’altra volta.
 


Camminai spedito per il corridoio del primo piano dell’università quel primo pomeriggio, alzandomi ai gomiti le maniche del maglione color cremisi, diretto verso le scale e poi l’uscita sperando che Scarlett non se ne fosse già andata, dato che avevo saltato l’ora di economia aziendale per avere coincidenza col suo orario e poter stare un po’ con lei prima che avesse il turno di lavoro.
Mi passai una mano tra i capelli tenendomi stretto in spalla il mio zainetto scuro con un paio di libri, oltrepassando l’aula magna e voltando per imboccare la rampa di scale quando sbattei goffamente contro qualcuno prendendo una brutta spallata.
Dopo l’urto alzai duramente lo sguardo al mio avventore trovandomi però davanti a un volto conosciuto e non troppo piacevole.
- mi scusi – bofonchiai verso il professore di economia storica di Scarlett, lo stesso che avevo visto guardarla con tanto interesse qualche settimana prima.
- non si preocc.. oh aspetta, ti ho già visto da qualche parte – mi accolse l’uomo fissandomi con i suoi occhi grigi e indagatori, guardandomi dall’alto al basso.
- ci ha presentati Scarlett.. Jonson, tempo fa – risposi a quella sua domanda velata spostandomi nuovamente nel corridoio, quasi curioso di ascoltare le sue parole.
- oh sì devi essere.. l’amico di Scarlett, giusto – acconsentì lui annuendo fermamente e accennando un sorriso spavaldo pronunciando con familiarità quel nome, infastidendomi – l’ho giusto fermata l’altro giorno per farle i complimenti per la relazione che mi ha consegnato, è davvero una ragazza brillante – aggiunse con trasporto.
- sì sto giusto andando da lei, avrei fretta e.. – presi a dire sottolineando quanto poco suo amico fossi in verità, tirandomi su nelle spalle per avere un aspetto più autorevole.
- ah pensavo.. vi foste allontanati, l’altro giorno l’ho vista uscire dalla mia classe con un ragazzo.. ma non sono affari miei, scusami, ora dovrei andare – commentò interrompendomi per fare quell’osservazione che non mi sfuggì per niente, anzi con le sopracciglia aggrottate gli lanciai un’occhiata confusa e lo fermai dai suoi passi.
- scusi questo quando? Può spiegarsi meglio? – borbottai assottigliando gli occhi a due fessure.
- due giorni fa dopo avermi parlato è andata via con un ragazzo castano, non troppo alto, ma sono sicuro che è tutto sotto controllo. Ora devo andare, ho lezione scusa tanto – si congedò senza dire troppe parole, inquadrando nella mia mente delle immagini sfocate che non riuscii bene a interpretare, facendomi infine un cenno di capo e riprendendo il suo cammino per il corridoio.
Scossi la testa e ritornai in me, avanzando e scendendo le scale velocemente afferrando con impeto il passamano, non mettendoci così molto a raggiungere il piano terra.
Mi strinsi lo zainetto in spalla e una volta arrivato nell’androne accelerai il passo cercando con lo sguardo un viso conosciuto con due occhi color cioccolato, perdendomi però solo tra studenti sconosciuti e rumorosi.
Sbuffai lievemente, ancora confuso dalle parole del professor Finner e cercando di trovare una risposta a quel suo pensiero fastidioso, illuminandomi solo quando voltandomi più volte alla fine scorsi un profilo familiare appena fuori dalla porta d’ingresso.
Mi schiarii la voce e mi incamminai verso il giardino appena fuori dove riconobbi chiaramente Scarlett seduta sul muretto poco più avanti intenta a parlare con qualcun altro.
Qualcuno dai capelli castani, non troppo alto e vispo.
Varcai il portone in vetro d’uscita e andai verso i due che mi davano le spalle, in particolare la ragazza, mentre Louis le stava facendo qualche battuta per farla ridere.
Scesi la gradinata con uno strano pizzico al petto e raggiunsi i due amici in silenzio, catturando la loro attenzione solo quando di soppiatto allungai un braccio a circondare la vita di Scarlett, spingendomi a darle un bacio sulla guancia che poi finì sull’angolo della bocca quando lei si girò sussultando appena.
- oh mi hai spaventata.. – abbozzò quindi la ragazza con un leggero velo di imbarazzo quando mi staccai dal suo volto, poggiandomi una mano sulla spalla con confidenza – aspetta, ma che ci fai qui? – borbottò poi rendendosi conto che solitamente a quell’ora sarei dovuto essere a lezione, osservandomi con gli occhi grandi e luminosi.
Ridacchiai e mi scambiai una stretta amichevole con Louis al quale però rivolsi un’occhiata indagatoria, cercando di capire cosa stesse succedendo.
- sono venuto a farti compagnia – risposi poi semplicemente facendo spallucce e sperando di risultare il più tranquillo possibile, scrutando i due con curiosità e parandomi nuovamente accanto a Scarlett.
- già, non me l’aspettavo – ribatté sorridente scendendo dal muretto su cui era rimasta seduta fino a quel momento, tornando a essere più minuta di me anche se non troppo, sfiorandomi il braccio col suo – che c’è, ho interrotto qualcosa forse? – scherzai rivolgendomi anche a Louis, azzardando una battutina sarcastica con la quale invece testai la sincerità dei due.
- l’unica cosa che hai interrotto è stata sua l’acidità, quando sei nei paraggi diventa uno zuccherino – disse a tono il ragazzo guardando con complicità e divertimento Scar che alzò gli occhi al cielo.
- primo: non sono così acida come dici, Lou – affermò in un sospiro lei spostando lo sguardo da me al castano, non opponendo resistenza quando le passai nuovamente il braccio sinistro a cingerle i fianchi – secondo: non sono affatto uno zuccherino quando c’è lui – continuò a dire con sicurezza indicandomi con tono dispregiativo, meritandosi un pizzicotto dietro la vita che la fece ridacchiare.
- ah no? Amico, sai quanto me quanto è orgogliosa.. in ogni caso non lo ammetterà mai – commentò Louis facendo presente quel suo particolare confidenziale che mi portò a stringere la presa attorno alla vita della ragazza, accarezzandole un fianco coperto dal maglione col pollice sentendola ben presto appoggiarsi appena a me con familiarità.
- ecco guardala, è completamente andata.. – aggiunse ancora lui con una smorfia divertita alzando le braccia a indicare Scarlett si era lasciata andare contro il mio petto poggiando infine una guancia contro la mia spalla, sospirando imbarazzata.
- sarai andato tu quando ti staccherò le orecchie – ribatté quando ne trovò la forza, sollevando appena il capo lanciando un’occhiataccia a Lou che ridacchiò fintamente impressionato.
- ehi qui nessuno staccherà le orecchie a nessuno, va bene? – abbozzai con ilarità osservando la moretta che si era stretta al mio fianco, facendomi dimenticare quasi per qualche istante della mia gelosia di poco prima.
La sentii grugnire qualcosa contro la mia clavicola e scoppiai a ridere, avvertendola sogghignare a quel punto, muovendo una mano lungo la mia schiena distrattamente.
Ancora col sorriso sulle labbra chinai la testa fino alla sua, avvicinandomi al suo orecchio in modo che il nostro amico non potesse sentirci.
- andiamo a fare due passi? Voglio stare un po’ con te – le mormorai quando fui certo che mi avrebbe ascoltato, usando quel tono di voce che a lei piaceva tanto e cercando di essere il più convincente possibile.
- e chi ti dice che io non abbia già altro da fare? – se ne uscì lei in risposta senza però la cattiveria che la frase avrebbe voluto, alzando il viso a incrociare il mio con confidenza e guardandomi con i suoi occhi color cioccolato tanto espressivi da farmi sentire un buco nello stomaco.
- illuminami, forza – sospirai alzando un sopracciglio in disappunto, aspettando di sentirla parlare.
- devo andare in un posto con Lou – rispose semplicemente portandomi a spalancare gli occhi sorpreso, mentre sentii di nuovo quella brutta sensazione nel centro del petto e la ragazza parve ritornare con i piedi per terra.
- eh? Ma dove dovete andare? – esclamai alzando la voce e rivolgendomi anche al diretto interessato che ritirò subito il cellulare con cui stava scrivendo qualcosa, alzando lo sguardo cristallino al mio con tranquillità.
- dobbiamo andare in un certo posto, con certa gente, a una certa ora.. – borbottò goffamente Scarlett con fare vago per prendersi un po’ gioco di me, lasciandomi nell’ignoranza pura.
- amore giuro che se non me lo dici stasera non ti faccio entrare in casa – usai l’ultima carta, quella del romanticismo spudorato, guardandola dritta negli occhi e sperando di convincerla.
- ho un mazzo di chiavi anche io, grazie comunque – ribatté divertita, non curante delle mie continue domande, aprendosi in un sorriso sbarazzino e chinandosi poi ad afferrare la sua tracolla per terra come fece anche l’altro ragazzo.
- ora che me lo fai notare dovremmo proprio andare o faremo tardi, su – borbottò Louis controllando con ossessività il suo cellulare, facendomi quasi sentire il terzo incomodo.
- ma come? Mi lasci qui da solo? – balbettai contando almeno di poterla compatire quando sciolse la presa sul mio corpo seguendo con lo sguardo il castano che aveva cominciato ad allontanarsi.
- se potessi venire credimi, ti porterei con me – commentò a quel punto regalando al mio cuore un sospiro di tregua, mentre squadrai la sua figura passarsi una mano tra i capelli e aggiustarsi la giacchetta velocemente.
- perché? Si può sapere dove andate? È davvero così top-secret? – mugugnai arcuando le sopracciglia e piegandomi in un’espressione triste, notando nel suo volto dei cenni di debolezza.
- per ora sì.. dai Zayn ci vediamo a casa più tardi, mm? – disse per tranquillizzarmi piegando appena il capo e inforcando un sorriso sereno, parlandomi con tatto.
- ma devi anche andare a lavoro dopo, quando torni? – mi opposi cercando di contare mentalmente a che ora sarebbe potuta arrivare e storcendo la bocca, desiderando davvero di poter stare un po’ con lei.
- ti mando un messaggio dopo, va bene? Giuro che faccio presto – rispose in modo spiccio tenendo d’occhio il nostro amico che la stava aspettando spazientito.
Annuii inerme vedendola con sollievo alzarsi sulle punte e appoggiare una mano al mio petto per allungarsi a darmi un bacio veloce, quando invece io colsi il momento afferrandola prontamente per la vita tenendola così più vicina e riprendere a baciarla appena si staccò dalle mie labbra.
La sentii ridacchiare sulla mia bocca quando continuai a baciarla stringendola a me, non importandomene nulla di farla arrivare in ritardo a chissà quale impegno.
- amore – esalò imbarazzata in un ghigno appena ci concedemmo di riprendere fiato e io sogghignai compiaciuto – devo proprio andare ora – abbozzò dopo un ulteriore bacio rumoroso che le lasciai sulle labbra – sai? – continuò a parlare sorridendo emozionata quando tornò in equilibrio alla fine di un ulteriore bacio da parte sua.
La guardai estasiato mordicchiarsi un labbro imbarazzata e sgusciare via dalla mia presa lentamente, come se non avesse voluto.
- ti aspetto per cena! – le urlai dietro quando prese a camminare verso Louis con passo più deciso, ricevendo in risposta un suo sorriso luminoso appena la scorsi voltarsi raggiante verso di me.
Scosse poi la testa per orgoglio, per non essere tanto esposta al castano che la affiancò prontamente come se avesse aspettato quel momento per tutta la giornata.
 


Varcai la porta della cucina quando erano ormai le otto e mezza di sera, sentendo nell’aria il profumo del sugo che stava cuocendo nella stanza e muovendomi con decisione verso la ragazza di fronte ai fornelli intenta a girare il contenuto di una pentola.
Quando arrivai alle sue spalle rallentai il passo, sicuro che mi avesse sentito, allungando poi lentamente le braccia ad allacciarle attorno alla sua vita, abbracciandola da dietro.
Feci caso ai capelli legati in un’alta coda e le lasciai un bacio dietro al collo sentendola sogghignare appena al mio gesto, rimanendo immobile a farsi coccolare continuando a mescolare con un mestolo gli spaghetti che stava cucinando.
Posai un altro bacio un po’ più a sinistra spostandomi verso la gola e mi avvicinai a far aderire la sua schiena col mio petto, sentendola ancora ridacchiare sommessamente.
- “ti aspetto per cena”.. certo, mi hai aspettata così posso cucinare io, bravo – se ne uscì per rompere l’atmosfera che stava diventando difficile da mantenere per lei, facendomi ridere contro la pelle nuda della sua spalla lasciata scoperta dal maglione troppo largo.
- no, ti ho aspettata così mentre cucini posso fare tutto quello che voglio – ribattei a tono baciandole la spalla e avvertendo una leggera scia di pelle d’oca passarle per quel tratto di pelle, allora la strinsi più forte respirando il suo profumo dolce.
- incluso uccidermi? – scherzò lei voltandosi appena a guardarmi ma non riuscendoci pienamente, continuando a controllare anche il pentolino di ragù che stava scaldando su un altro fornello.
- non prima di un bel terzo grado, non preoccuparti – risposi con sarcasmo facendola quindi ridere con più consapevolezza, vedendola poi annuire divertita anche se forse a tratti preoccupata.
- farò finta di non sapere cosa vuoi chiedermi.. avanti, spara – borbottò in un sospiro alzando gli occhi al cielo quando io poggiai il mento sulla sua spalla con tranquillità.
- come stai, Scar? – cominciai a domandarle sentendola subito ridere con dolcezza sottile.
- starei meglio sul divano a riposarmi, ma non c’è male – mormorò lei retorica continuando quel nostro teatrino che stava divertendo entrambi, non opponendo resistenza quando in uno sbuffo teatrale allungai un braccio ad afferrare il mestolo al posto suo.
- e cos’hai fatto di bello oggi? – raggirai il punto fondamentale soffiando quelle parole sul suo collo, sorridendo sincero quando portò la mano ora libera sopra la mia sul suo stomaco.
- oh è stata una giornata faticosa.. sai, tra l’università, il turno di lavoro, le faccende domestiche.. – scherzò continuando a sottolineare il fatto che l’avessi fatta cucinare, quando invece avevamo passato diverso tempo a scherzare e svagarci al suo arrivo.
- e che mi dici del pomeriggio? – la stuzzicai facendo il finto tonto, proprio come lei, nonostante sapessimo tutti e due quale domanda le avrei fatto poco dopo.
- ehm.. chiamasi pomeriggio quel momento della giornata che intercorre fra mezzogiorno e tramo.. – continuò a sviare con sarcasmo e alle sue parole forzate le pizzicai un fianco spingendomi a mordicchiarle la mascella, facendola subito ridere tra le mie braccia.
- dai Zaynie, se ti ho detto che non posso parlarti di nulla sei ore fa vale anche adesso, eh – borbottò con tono ilare spostando la testa per evitare i miei morsi giocosi, chiamandomi con quel soprannome davvero poco usato.
- ma perché? Cosa c’è che non posso sapere? – mi lamentai sperando che una volta soli si sarebbe lasciata scappare qualcosa, sporgendomi a guardarla in faccia.
- non c’è niente che non puoi sapere.. è che questa cosa non puoi saperla adesso, ma è solo questione di tempo – si spiegò meglio voltandosi a guardarmi con sincerità, lasciandomi a boccheggiare qualche secondo.
- e invece Louis può saperla, mi sembra giusto – bofonchiai cercando di andare in fondo alla faccenda, rimanendo comunque calmo e disponibile a parlarne.
- che c’è, sei geloso? – mi canzonò con divertimento alzando le sopracciglia quando io riuscii solo a storcere la bocca, sentendo quel vuoto alla bocca dello stomaco.
- ah non so.. oggi ho saltato l’ultima ora per stare con te e ti ho trovata tutta felice con Louis pronti ad andare chissà dove a fare chissà cosa, non posso saperne niente come se fosse un affare di stato e tu continui a girare attorno alle mie domande.. – sbottai mantenendo comunque un tono di voce moderato ma lasciandomi scappare alcuni pensieri azzardati, guardando dritta negli occhi Scarlett.
- cosa dovrei pensare? Non so, dimmelo tu.. perché il mio cervello continua ad arrivare sempre alla stessa risposta – aggiunsi poi rompendo il silenzio quando la ragazza era rimasta zitta ad ascoltare le mie parole rimbombare nel cucinino, sorpresa che fossi esploso così all’improvviso.
Notai chiaramente i suoi occhi osservare ogni punto del mio viso e rimasi in attesa che dicesse qualcosa, sicuro di potermi fidare di lei.
- io e Louis? Ma sei serio? – borbottò senza ridere questa volta, piegando un angolo della bocca in disappunto.
- non sono l’unico a pensarlo, se ti fa piacere – ribattei con un pizzico di acidità lanciandogli una frecciatina velata, sentendo l’aria scaldarsi nella stanza.
- e, di grazia, chi è l’altro cretino? – commentò appena alterata sospirando appena sciolsi il braccio dal suo corpo e lasciai il mestolo a mollo dentro la pentola, guardandola con tensione.
- l’altro cretino è il tuo caro professore di economia storica – le risposi vedendola sbiancare all’istante dallo stupore e schiudere la bocca, prima che potesse piegarsi in un’espressione confusa e parecchio accigliata che la portò a girarsi verso di me e appoggiarsi al piano cucina pronta a ribattere.
- ah tu hai deciso proprio adesso di dargli ascolto? Ma diamine, cosa ti dice che lui sappia qualcosa della mia vita? Già solo il fatto che.. non so, ti abbia detto che ti.. tradisco con Louis vuol dire che non mi conosce affatto, perché io non potrei mai fare una cosa simile – si oppose battendo un palmo sulla superficie del piano continuando a fissarmi dritto negli occhi, pronunciando ogni parola come uno sparo di fucile.
- ma non avrebbe dovuto dirmelo, non avrebbe dovuto neanche pensarlo.. cos’è successo, Scar? – grugnii allargando le braccia con trasporto, attento però a non alzare ulteriormente la voce.
- non è successo niente, lo vuoi capire?! È solo venuto a passarmi a prendere in classe e.. il prof deve aver capito male, non lo so.. perché non dovresti credermi? – borbottò lei prendendo a gesticolare nervosa, muovendo lo sguardo dal vuoto al mio viso più volte.
- e perché allora non vuoi dirmi cosa avete fatto oggi? Se davvero non è successo niente, perché non puoi dirmelo? – gli domandai a quel punto non capendo cosa potesse essere tanto segreto da meritare il silenzio della ragazza.
- perché.. non posso. Senti, parlane con Lou va bene? – mi declassò con semplici parole, alzando le spalle e sospirando con stanchezza prima di girarsi a occuparsi del cibo sui fornelli distrattamente.
- no io voglio parlarne con te, ok? Non con Louis, non con Harry o con Niall, con te.. questa cosa riguarda anche noi quindi se permetti ho bisogno di risposte – mi imposi afferrandole un braccio e cercando di rigirarla a guardarmi in faccia, quando invece lei oppose resistenza puntando gli occhi alla pentola.
- ci sono persone in giro che credono che tu te la faccia con Louis, ci sono di mezzo anche io, lo capisci? Rispondimi – aggiunsi con tono fermo e appena arrogante sporgendomi a parlarle più vicino al viso possibile, fregandomene del calore dei fornelli nell’aria.
Vidi i suoi tratti indurirsi e le sopracciglia arcuarsi appena, finché strinse gli occhi trattenendo il respiro e si voltò a darmi qualche considerazione.
- io non.. non posso fare niente con Louis, va bene? – sbottò alzando una mano per aria, parlando con la poca aria che aveva in corpo e rivolgendomi uno sguardo lucido e provato.
- andrà bene quando mi spiegherai cosa sta succedendo – la corressi senza mezzi termini, sicuro della mia posizione ma incrociando gli occhi arrossati e limpidi della ragazza mi sentii un mostro.
- perché non vuoi ascoltarmi? Non puoi proprio fare finta di niente per qualche altro giorno? – mi chiese dunque con voce a tratti rotta ma comunque ferma, finendo per assecondarmi.
- ascolterei anche.. se ci fosse qualcosa da ascoltare – commentai con prontezza e un po’ di sfrontataggine schiudendo la bocca e guardandola fissa con decisione.
- tu non puoi sempre prendertela con me per qualsiasi cosa, sai? Questa è una cosa che riguarda il tuo amico, parlatene insieme ma non sfogare tutto su.. – prese a obbiettare abbassando lo sguardo sempre più debole e lucido per non essere vista così vulnerabile, quando invece io la interruppi snervato.
- e con chi dovrei sfogarmi?! Sto con una persona che non vuole dirmi la verità, con chi altro dovrei prender.. – esclamai senza neanche accorgermi delle parole che cominciarono a uscire dalla mia bocca, sentendo però come una lama Scarlett tirare su col naso debolmente finché lei stessa mi tolse spazio.
- Louis è gay! – esalò come una bomba a orologeria, spalancando gli occhi con enfasi e buttandomi addosso tutta la difficoltà della sua uscita, come se l’avessi costretta a farlo.
Prima ancora che la ragazza potesse riprendere fiato fui travolto dalla verità di quella notizia, paralizzandomi sul posto e piegandomi a un’espressione incredula.
- sei contento ora o continuerai a infierire su di me, mm? – continuò a urlare portandosi il dorso di una mano ad asciugarsi la linea degli occhi umidi, scuotendo la testa in un singhiozzo silenzioso.
- non è vero.. – mormorai cercando di capire se stesse dicendo sul serio, sentendomi la terra mancare sotto ai piedi.
- non è vero? Ah già te l’ha detto la bugiarda, no? Perché crederle? – borbottò agitata riservandomi ogni tanto qualche occhiata bruta, passandosi più volte le mani sugli occhi grandi.
Louis. Gay.
Dai miei occhi che erano rimasti a osservare il profilo rotto di Scarlett mi passarono in mente alcune delle ultime uscite con il mio amico, sentendomi uno schifo a non essermi accorto di qualcosa di tanto evidente e importante.
Sentendomi uno schifo per tutto in quell’istante.
Rividi tutte le bravate al liceo e in quegli stessi anni e mi sembrò davvero assurdo che tutto potesse essermi sfuggito di mano.
- sai cosa? Va bene, ci sto. Ora ti dico come stanno davvero le cose – se ne uscì Scarlett con tono strafottente rompendo il silenzio della stanza, come a volermi dimostrare qualcosa – ti sei mai chiesto davvero cosa ci facesse Louis insieme a me e mio fratello la mattina in cui sei venuto a prendermi quando ero svenuta? Cosa ero andata a fare di tanto urgente a casa qualche giorno dopo? Perché mai io e Lou ci eravamo allontanati? No ovvio, perché sei stato più impegnato a pensare al cane o al mio professore di economia.. – discusse con arroganza trattandomi come un bambino piccolo a cui viene spiegato che Babbo Natale non esiste.
- forse perché ho preferito pensare alla tua salute? Alla tua.. soddisfazione nell’aver consegnato quella relazione? O anche solo a farti il regalo di compleanno? – sovrapporsi la mia voce alla sua riuscendo a zittirla e attirare la sua attenzione, come anche i suoi occhi che si puntarono nei miei come avessero trovato qualcosa di nuovo e curioso da scrutare.
- Zayn l’unica cosa a cui riesco a pensare adesso è.. come hai potuto credere che volessi tenerti qualcosa nascosto sul serio? – balbettò in un sospiro di troppo stringendo i pugni e scuotendo il capo impercettibilmente, scossa da piccoli brividi.
- se avessi potuto ti avrei parlato di tutto quanto, ma non sono affari miei, questa è la loro vita. E sai cosa siamo andati a fare oggi io e Lou? Siamo andati a pranzare insieme a mio fratello, così che potessi stare un po’ con loro e convincermi che.. non è sbagliato tutto questo – parlò non trovando però il coraggio di incrociare il mio sguardo, mordendosi ogni tanto il labbro e tenendo l’attenzione fissa al vapore davanti a lei come un automa.
- ho visto.. ho visto due ragazzi normali che scherzano, si divertono insieme e che si guardano come.. come io guardo te. Come fanno a essere loro qualcosa di sbagliato se noi al primo fraintendimento ci urliamo addosso e prendiamo parti diverse? Non.. non è questo che vorrei – disse sorridendo all’inizio del discorso come si fa con un ricordo felice, finendo poi per aprire maggiormente gli occhi con consapevolezza e lasciarsi sfuggire una lacrima silenziosa che percorse brevemente il suo zigomo fino a cadere sul cucinino.
Quando la goccia cadde sul piano sentii un buco al centro del petto, avvertendo sulla pelle la malinconia che abitava il volto di Scarlett piegato in una smorfia.
- stamattina appena ho finito di parlare con Finner sono subito venuto da te, come avrei comunque fatto. Ti ho baciata ugualmente, ti ho abbracciata e abbiamo scherzato come se non avessi saputo nulla.. quando ti ho vista ho sentito dentro che tu non avresti potuto farmi qualcosa del genere e mi sono calmato. Quello che sento anche adesso non è sbagliato Scar, è solo quel.. dannato bisogno di averti accanto a ogni costo, assicurarmi che tu rimanga qui con me. Ho immaginato.. non sai quante volte oggi te tra le braccia di Louis, ma niente mi ha fatto cambiare idea su di te perché ti conosco. So quanto tieni a tutto questo e.. – parlai a bassa voce, abbassando il muro che si era innalzato in quei minuti e che una sua sola lacrima aveva abbattuto.
Lasciai da parte l’orgoglio come stava facendo lei e le rivelai tutte quelle cose, non sentendola fiatare fino a che alle mie ultime parole la vidi scuotere la testa appena e voltarsi nella mia direzione facendosi forza sulle braccia tese fino al piano in legno.
Venni osservato dai suoi occhi arrossati e lucidi e pregai di non vederla più con le guance rosse dal pianto ma solo dall’imbarazzo, perché non era neanche lontanamente paragonabile.
- tu non sai quanto tengo a te, non puoi immaginarlo – mi corresse con una sorta di sollievo ma misto a della malinconia fragile, come se dopo quelle parole si fosse potuta rompere in mille pezzi.
Appena abbassò il capo scossa da altre lacrime improvvise avanzai di un paio di passi e la strinsi lentamente, avvolgendola tra le mie braccia e sentendola soffocare un singhiozzo sul mio petto all'istante.
Mi presi cura della ragazza che avevo imparato a conoscere ogni giorno di più e mi sentii responsabile di rassicurarla, perchè lei infondo era la mia sicurezza.
- mi distrugge vedere che non ti fidi di me perché.. tu sei la cosa più preziosa che ho, sto male quando mi guardi in quel modo.. così distante – continuò a dire contro la mia clavicola a voce flebile nello stesso momento in cui mi resi conto chiaramente che qualcosa nel nostro rapporto era cambiato, forse intensificato.
- vorrei solo che tu mi guardassi sempre come fai appena sveglio.. con quella luce negli occhi così speciale che mi fai sentire.. come se fossi davvero importante per una volta – singhiozzò e sentii il naso pizzicare e la vista appannarsi, poggiando la testa sopra la sua e diventando quasi una cosa sola.
- e ho bisogno di essere importante per te, Zayn. Non smettere mai di farmi sentire così, ti prego – soffiò con voce rotta e riconobbi un’altra volta la ragazzina fragile che si era nascosta a piangere nel bagno della scuola per una mia frase troppo azzardata.
Era pronta a fare promesse, a creare qualcosa di duraturo, a mettersi in ballo senza paura di perdere.
In ogni caso non mi avrebbe perso.
- credo che.. tu non smetterai mai di essere importante per me, Scarlett – gli risposi posandogli un bacio salato sulla tempia libera, sicuro che quella piccola caduta ci avesse permesso di rialzarci un po’ più forti.
- ti amo, Zayn – mormorò sul mio collo trovando la forza di allacciare le braccia tremolanti attorno alla mia vita, trasmettendomi tutti i brividi che le stavano scuotendo l’anima.
Chiusi gli occhi e fui sicuro di sentire ancora lo stesso profumo che aleggiava nei miei ricordi adolescenziali e che non mi aveva mai abbandonato.
Forse perché, infondo, cose del genere non si abbandonano. Non si abbandona un sentimento tanto forte e tanto sincero.
Non si abbandona l’amore di una vita.

























Buonsalve!
Sì lo so.. sono in ritardo, è che come vi avevo detto ho finito i capitoli di riserva quindi adesso devo scriverli settimanalmente ma non sempre è così semplice e scontato come sembra.
L'ho finito solo un'ora fa.
Ho dovuto studiare tutto il week-end e durante la settimana ho cercato di scrivere il più possibile, sono riuscita a scriverlo tutto adesso quindi eccolo qui per voi!
Io cerco di fare sempre del mio meglio per essere puntuale ma sono comunque una ragazza come voi.. ahah vado a scuola, ho compiti e devo studiare, faccio sport, esco con gli amici, ho bisogno di riposarmi, certo in tutto questo scrivo perchè è quello che amo fare, un hobby possiamo dire, ma il tempo è quello che è perciò non sarò sempre puntuale.
In ogni caso mi piace abbastanza questo capitolo, spero che l'attesa ne sia valsa la pena ahah
La parte finale non doveva essere affatto così tragica e sentimentale all'inizio, anzi sarebbe dovuta essere incentrata su Louis, ma al momento mi sono resa conto che Zayn si sarebbe preoccupato prima dei sentimenti di Scarlett.
Anywaaaaay spero vi sia piaciuto!
Allora per il prossimo capitolo.. mm, per lunedì 9 dovreste averlo, se lo finisco prima lo posterò in anticipo, farò del mio meglio.
Potete sempre trovarmi su twitter @hiseyesonmine e su Ask @birbialex
Scusate ancora per il ritardo, un bacione a tutte!

P.S. ho rifatto il trailer della mia prossima FF cambiando il volto della protagonista, potete vederlo qui:
 
http://www.youtube.com/watch?v=khNsDnFFV4w 

 

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Capitolo 37
*** Un passo alla volta ***



"One step at a time."


CAPITOLO 37
 
Era da dieci minuti probabilmente che fissavo il soffitto, stesa sul letto un sabato mattina piovoso.
Mi strinsi nella felpa rossa che avevo preso a Zayn e sospirai, ripensando al nostro discorso di qualche sera prima quando mi ero aperta con lui finendo per piangere in quel modo che non mi piaceva ricordare.
Forse avrei meritato uno schiaffo o un colpo in testa perché avevo infranto uno dei punti che mi ero sempre imposta e prefissata, ovvero non scommettere sul futuro o fare promesse improbabili, cosa che invece avevo fatto sbriciolandomi tra le mani del ragazzo che era chiuso in doccia da diverso tempo.
Solo il pensiero di sentirlo lontano, distante da me, non fisicamente ma dal lato emotivo, mi aveva fatto scoppiare.
Per quanto non l’avessi mai ammesso, io avevo sempre contato su Zayn.
Avevo sempre avuto la sicurezza che una parte di lui, più o meno grande, mi amasse e questa cosa mi aveva dato la forza di fidarmi di tutte le parole di quegli anni; quando invece avevo sentito la situazione scivolarmi dalle mani come una corda a cui avevo appeso tutte le mie speranze, non avevo più pensato a qualcosa di ragionevole, tantomeno all’orgoglio.
Avevo pensato a salvare quel lembo invisibile a cui ero rimasta aggrappata e l’avevo difeso con paura, con un magone nel petto che cresceva sempre di più vedendo gli occhi di Zayn spegnersi a ogni mia frase rotta.
L’avevo quasi implorato a promettermi che non mi avrebbe abbandonata, che non mi avrebbe fatta precipitare al suolo insieme a tutta la fune e al carico, piangendo davanti a lui come non avrei mai voluto fare.
Non mi piaceva ripensarci, ero una ragazza forte e sapere di essere stata così vulnerabile tra le sue braccia mi faceva sentire debole.
Forse avrei solo dovuto accettarlo.
Infondo con chi altro avrei potuto essere così concreta e fragile se non con lui?
Era il ragazzo, l’uomo, con cui vivevo, con cui condividevo le mie giornate e questo includeva anche i momenti difficili.
Dovevo solo imparare a lasciarmi andare, a non pensare e capire che era poi normale aprirsi così tanto con una persona.
Voltai la testa appena sentii la porta alla mia sinistra cigolare e aprirsi appena, non lasciandomi spazio neanche di vedere chi fosse entrato mentre invece avvertii uno zampettio veloce ai piedi del letto dove ero stesa.
Mi feci forza sulle braccia e sporsi la testa a guardare il pavimento, dove effettivamente Marion stava trotterellando con impazienza.
- che c’è? Non ti piace la pioggia? – mormorai inforcando un sorrisetto e allungando una mano ad accarezzare la testolina al piccolo pastore tedesco che ricambiò il mio affetto strofinandosi sul mio braccio.
- già, neanche a me.. – aggiunsi poco dopo come se la cagnolina mi avesse davvero risposto, forse per il bisogno incondizionato di parlare con qualcuno e distrarmi.
A un suo piccolo mugugno compiaciuto decisi di chinarmi col busto ad afferrarla e portarla sul letto con me, finendo poi per appoggiarla sulle mie gambe date le sue dimensioni ancora gestibili.
Chissà come avremmo fatto quando sarebbe cresciuta, mi domandai giocherellando con un suo orecchio che rimaneva sempre più basso rispetto all’altro, sogghignando.
- ammettilo che sei venuta da me solo perché il tuo padroncino è occupato, mm – abbozzai accarezzandole il pelo nero e castano,  già più chiaro di qualche settimana prima.
Marion storse il capo continuando a osservarmi con i suoi occhi grandi e scuri finché si lasciò a un latrato contenuto che mi fece ridere quando mi appoggiai con la schiena alla testata del letto.
- sai, avrei fatto lo stesso anche io – dissi con complicità come se fosse davvero una confessione che avrebbe potuto comprendere, passandole i pollici sul muso morbido.
Appena tirai un sospiro stanco una figura snella fece ingresso nella stanza dalla porta, cogliendomi di sorpresa.
- oh per un attimo ho pensato che stessi cominciando a parlare da sola – mi canzonò Zayn con tono frizzante lanciandomi un’occhiata veloce e cristallina, facendo caso quindi anche alla cagnolina sul mio grembo, dirigendosi subito poi all’armadio e strappandomi un sorriso contenuto.
- io ero ormai certa che fossi affogato nella doccia, invece – ribattei senza troppa difficoltà, sentendo la sua risata cristallina espandersi nell’aria quando aprì un’anta del suo armadio.
La mia mano continuò ad accarezzare Marion distrattamente mentre il mio sguardo si era perso un attimo a osservare il ragazzo che mi dava le spalle, con indosso dei pantaloni larghi e grigi di una vecchia tuta e senza nulla a coprirgli il busto lasciando così in vista il tatuaggio che aveva dietro il collo.
Squadrai la linea delle spalle larghe e della schiena, seguendola fin quando si strinse in prossimità dei fianchi.
- sai mica dov’è finita..? – cominciò una domanda il moro cacciando la testa dentro a un certo ripiano, rovistando con le braccia e riportandomi alla realtà.
- cosa? – lo incitai a continuare sicura di vedere i suoi capelli ancora un po’ umidi dalla doccia.
- la mia felpa ros.. – fece per rispondere voltandosi a guardarmi ma interrompendosi poi quando notò il capo in questione addosso a me, piegandosi in una smorfia divertita.
Io accennai un sorrisetto contenuto e feci finta di niente, mantenendo il contatto visivo con lui che si girò completamente nella mia direzione scuotendo il capo in un sospiro lieve.
- se tu continui a metterti le mie maglie a me un giorno non resterà più nulla, lo sai vero? – se ne uscì con sarcasmo incrociando le braccia in modo teatrale e alzando un sopracciglio in disappunto.
- mi hai abbandonata qui per più di mezzora, ho tutto il diritto di averla messa – ribattei sebbene le mie parole non stessero in piedi, comunque usando un tono sicuro e deciso.
- e adesso cosa dovrei mettere, sentiamo? Me l’ero tenuta da parte perché tutte le altre felpe le hai messe da lavare e chissà quando le rivedrò – borbottò comunque con tono leggero e a me scappò un risolino sottile, spalancando gli occhi con stupore.
- ehi se vuoi quello è il bagno, dentro c’è la lavatrice e la roba sporca.. datti da fare – commentai con sarcasmo indicandogli rozzamente la stanza infondo al corridoio, vedendolo poi osservarmi con lo sguardo pieno di adrenalina.
- ..e non provare a dire “donna schiava, cucina e lava” perché ti aizzo questo pericolosissimo animale da caccia contro – aggiunsi divertita prendendo Marion e rivolgendogliela contro, sentendola invece fremere eccitata alla vista di Zayn che sorrise sghembo.
- ah non sei tu l’animale pericoloso qua dentro? – mi prese in giro fingendosi colpito, indicandomi con stupore e costringendomi a un espressione incattivita.
- sì, questa è la stagione della caccia aperta ai Malik – gli risposi a tono facendogli la linguaccia rozzamente e lasciando la cagnolina scendere dal letto per tornare a terra indisturbata.
- oh Jane ne sarà sicuramente felice – commentò retorico per togliersi dal discorso, facendo spallucce e obbligandomi ad alzare gli occhi al cielo.
A quel punto si mosse e prese a fare il giro del letto tranquillamente, sistemandosi l’elastico dei pantaloni in modo sbrigativo – guarda che ero serio prima, non so cosa mettermi, potrei morire congelato – cominciò a dire con tono vago nonostante sembrasse più che a suo agio senza maglietta, anche perché in effetti i termosifoni nella casa erano ancora in parte accesi e si stava bene.
- perciò.. – continuò osservandomi con i suoi occhi sorridenti, buttandosi poi di peso sul letto a pancia in su accanto a me - ..necessito che tu ora mi riscaldi – concluse usando un tono sbarazzino e divertito, già consapevole che avrebbe ricevuto una risposta giocosa dalla sottoscritta.
Rovesciò la testa per guardarmi in faccia e allungò anche un braccio speranzoso che l’avrei stretto, quando invece gli tirai uno schiaffetto debole sulla spalla.
- non sono una stufetta, Zayn – mugugnai in risposta vedendolo chiaramente sogghignare in quel modo che a me faceva sempre venire una stretta al cuore, passandosi la mano libera tra i capelli disordinati.
- ah fammi capire, Mary può accoccolarsi su di te al calduccio e io no? – scherzò piegandosi in una smorfia dispiaciuta e girandosi su un fianco per potermi guardare meglio.
- Marion è un peso piuma, tu non sei esattamente così leggero – lo punzecchiai portando un dito a tastargli lo stomaco, quando invece tutto era tranne che grasso, sentendo il suo sguardo addosso.
- lo vieni a dire a me che devo sopportare la tua massa indicibile ogni notte? – ribatté lanciandomi una frecciatina che gli costò un ulteriore schiaffetto sul costato quella volta, sentendolo subito gemere comunque con fare divertito.
- non ti permetto di dirmi queste cose, screanzato! – esclamai a bocca aperta dandogli anche qualche pizzicotto sul fianco e sentendomi meglio quando lo vidi ridere apertamente, mostrando il sorriso luminoso.
Fece per ripararsi dalle mie mani in diversi risolini contenuti e infine allungò le braccia ad avvolgermi senza lasciarmi modo di oppormi – su, lo sai che scherzo Scar – ribatté con tono dolce e giocoso tirandomi a sé nonostante il mio disappunto teatrale – anche perché non credo che andando avanti a caffè e pistacchi tu possa prendere chissà quanti chili – commentò sarcastico riuscendo ad afferrarmi e rigirarsi insieme a me sul materasso senza troppe difficoltà, portandomi sopra di lui e abbracciandomi stretta facendomi soffocare una risata sul suo petto.
- lo dici solo per convenienza, pagherai per questo – abbozzai non riuscendo a cancellare dal viso un sorriso genuino e felice, sentendo le sue braccia tutte intorno alla schiena a scaldarmi nonostante avessi dovuto farlo io a lui.
Sentii i pollici delle sue mani accarezzarmi i fianchi come sempre e appena Zayn posò la testa accanto alla mia tirai un sospiro contro la sua spalla, chiudendo gli occhi e accoccolandomi come potevo.
Ascoltai il rumore del suo respiro lento e fui costretta a nascondere un sorriso sotto il suo collo quando mi lasciò un bacio sulla guancia, portandomi ad allacciargli le braccia attorno alle spalle.
Rimasi in silenzio, come addormentata, cullata dai piccoli baci innocenti che il ragazzo continuava a posarmi sulla guancia e permettendomi solo di passargli una mano tra i capelli più volte.
- Scar? – mi chiamò dopo vario tempo in un sussurro, come se avesse paura che qualcun altro potesse sentirci.
Alzai il capo dal suo collo e lo guardai da quei pochi centimetri che ci dividevano, immergendomi per qualche secondo nei suoi occhi profondi.
- mm? – mugugnai in risposta portandomi i capelli sulla spalla destra e sistemando meglio una gamba tra le sue, sollevando il volto.
- hai le mani fredde – mormorò quando gli sfiorai la linea di uno zigomo con le dita, strappandomi un sorrisetto contenuto mentre continuai a scrutare ogni suo dettaglio come se già non conoscessi il suo viso.
Gli passai il dorso della mano lungo la mascella a tratti pungente e lo sentii puntare un sorriso sotto il mio tocco, finendo per muovere un braccio lentamente a passarmi dietro la nuca per attirarmi contro le sue labbra.
Ebbi tutto il tempo di realizzare la cosa e mi lasciai condurre dalla sua presa sicura ma gentile, ricambiando a suo tempo quel bacio dolce.
Poggiai gli avambracci a lato della sua testa e gli permisi di condurmi in un abbraccio ancora più stretto, sentendomi quasi diventare un solo corpo con lui fino a quando terminammo il bacio in uno schiocco.
- e tu hai ancora i capelli bagnati – ribattei dopo aver strusciato il naso sul suo arrossendo, sfiorandogli il ciuffo umido e libero contro il piumone sotto di noi.
Zayn si aprì in un sorriso sghembo e prese a osservarmi come se fossi davvero qualcosa di prezioso e importante, da ammirare e custodire.
- questa è la volta buona che mi prendo il raffreddore – commentò sarcastico continuando a guardarmi curioso, stringendomi con dolcezza e prendendosi ciò che era suo, cioè le mie labbra in un altro bacio veloce ma attento.
Il cuore nel petto accelerò e fui certa di star arrossendo, lo sapevo nel momento in cui il ragazzo spostò gli occhi sulle mie guance come affascinato.
- ehi non ti conviene, non so quanto potrai fidarti delle mie vesti da balia – scherzai alzando le sopracciglia e imboccando un sorriso cordiale, vedendolo fare lo stesso senza tentennamenti.
- come? Tu sarai il bastone della mia vecchiaia – abbozzò divertito già ridacchiando per le sue stesse parole, facendomi sgranare gli occhi colpita prima che potessi sentire la sua risata piena riempire l’aria e immaginare come sarebbe stato veder diventare realtà le sue parole.
Scossi la testa in un risolino sottile e giocherellai distrattamente con i capelli di Zayn, sentendolo poco dopo respirare più rumorosamente e allungarsi a strapparmi un altro bacio.
Chiusi gli occhi e mi lasciai alla sua presa delicata, ricambiando il bacio andando incontro alle sue labbra e sentendomi al sicuro nella stretta delle sue braccia.
Conclusi poi il bacio velocemente e rimasi a guardarlo in viso sentendo diverse parole risalirmi per la gola, quasi come mi era capitato da adolescente.
Schiusi la bocca vogliosa di parlare, osservando con attenzione i tratti affilati del volto del ragazzo a pochi centimetri dal mio ma senza riuscire a dire nulla, finendo per boccheggiare imbarazzata.
- cosa c’è? – bofonchiò lui in un sorrisetto sghembo guardandomi con gli occhi schiusi, stranito di vedermi in difficoltà.
Mi sentii una completa idiota in quel momento perché sebbene amassi in modo spassionato il ragazzo che mi stava stringendo, non ero capace di dirglielo davvero per una volta.
- no è che.. niente – balbettai arrossendo nuovamente e abbassando lo sguardo al collo del moro per non sentirmi osservata, abbozzando un ghigno contenuto.
- niente? – ribatté lui con sarcasmo, sicuro che ci fosse qualcosa sotto.
Prese ad accarezzarmi la schiena lentamente e mi parve di sgretolarmi nella sua presa quando ridacchiò sommessamente.
- non è niente che tu già non sappia.. – precisai in un sussurro facendo spallucce e sperando che non infierisse, mordendomi il labbro nervosa.
- e come fai a saperlo? – mi stuzzicò, curioso di sentirmi ammettere tutte quelle cose che già pregustava ascoltare.
Sospirai e mi mossi appena, stendendomi meglio sul petto del ragazzo sentendomi a mio agio nel tepore dei nostri corpi a contatto, rendendomi conto che non avrei desiderato essere da nessun’altra parte.
- mettiamola così.. – abbozzai passandomi la lingua tra le labbra tremolanti, non trovando il coraggio di incrociare il suo sguardo indagatore – tu lei sai già queste cose.. insomma, sai che ti amo, giusto? – balbettai velocemente come se fosse un segreto o qualcosa di davvero imbarazzante da dire, abbassando ulteriormente gli occhi alla scritta scura sulla clavicola di Zayn finché lo sentii ridacchiare sommessamente e stringermi con più sicurezza, silenzioso.
- e sai anche che sono fiera di te – aggiunsi nonostante non l’avessi mai ammesso ad alta voce ma gliel’avessi solo lasciato pensare o intuire – che sono.. felice con te e che mi fido di.. ciò che mi prometti – continuai a sussurrare sfiorandogli nuovamente la mascella col dorso della mano, cercando di focalizzarmi sulle sue labbra tirate a un sorriso sottile ma emozionato.
- e che devi saperlo anche se non te lo dico spesso perché.. io sono fatta così – affermai sorprendendomi quasi da sola per quella piccola rivelazione, crogiolandomi in una scia di pelle d’oca appena lui riprese ad accarezzarmi la schiena dolcemente – sono una cattiva persona – esalai con sarcasmo come sempre, come se non riuscissi a fare un discorso serio senza alleggerire la tensione, odiandomi subito per questo.
- è una dichiarazione? – commentò il ragazzo colpito dalle mie parole tremolanti, puntando un ghigno sghembo che mi fece arrossire dopo poco.
- non puoi chiamarla così, non ti ho detto niente di nuovo – puntualizzai sperando che le mie uscite così potessero passare inosservate o prese meno sul serio, sebbene non ne fossi molto convinta.
- non è vero.. non capita spesso di sentirti dire certe cose, soprattutto mentre ci facciamo le coccole – se ne uscì forse scherzando nell’ultima parte della frase, strappandomi un risolino stupito.
- nah non chiamarle così, fa sembrare tutto più smielato di quanto già sia – borbottai arrossendo e alzando lo sguardo al suo viso con un po’ di timore, ridacchiando insieme a lui e sentendomi il cuore scoppiare nel petto.
- perché, hai paura che potrei andare a spifferare a qualcuno quanto puoi essere smielata? – mi canzonò comunque addolcito dalla discussione tranquilla, guardandomi attento come se il momento potesse finire da un momento all’altro.
- senti, è già tanto quello che ti ho detto l’altra sera, non pretendere troppo da me in così poco tempo.. un passo alla volta Zayn – cercai di abbonirlo con tono a tratti ilare e ricordandogli a malincuore le mie parole di qualche giorno prima durante la nostra discussione, accarezzandogli il collo distrattamente.
- tanto io non me ne vado da nessuna parte, hai tutto il tempo che vuoi – ribatté lui in un sospiro cordiale sorridendomi e stirandosi appena sotto di me, passandosi una mano tra il ciuffo spettinato.
- non so quanto ti conviene aspettare davvero, mi ci vorrà un bel po’ per ammettere tutte.. le strane cose che mi ronzano per la testa – mormorai distratta verso la fine dal suo braccio che invece di tornare sui miei fianchi si puntò nel materasso per spostarmi una ciocca di capelli dietro l’orecchio con la mano, facendomi sentire una ragazzina con la sua prima cotta.
- ah quindi c’è dell’altro? Mm la cosa si fa interessante – abbozzò con divertimento sorridendo con la lingua tra i denti e meritandosi una mia occhiata storta che lo piegò a una risatina veloce.
- non so quanto potrà essere effettivamente interessante, sono parecchio strana io – commentai a tono allacciandogli le braccia al collo e respirando il profumo del suo dopobarba, prendendo a sorridere leggermente.
- sono pronto a tutto, giuro! – mi assicurò subito il moro alzando le sopracciglia e sorridendomi indietro raggiante, entusiasta solo all’idea di sentirmi ammettere quanto tenessi a lui ma senza mettermi alle strette.
Zayn sapeva come gestirmi e come parlarmi, sapeva quando andavo spronata e invece quando avevo bisogno di tempo.
Continuai a sorridere per le sue parole e lo guardai dritto negli occhi luminosi e vispi, sentendomi tanto fortunata ad averlo lì con me.
Qualche secondo dopo lo vidi sporgersi verso di me nel mio stesso sorriso divertito e catturare le mie labbra senza difficoltà, abbassando il palmo della mano dietro la mia nuca per tenermi stretta a lui.
Mi sentii a mio agio in quella nostra bolla di benessere, nel nostro piccolo mondo, che ricambiai tutti i suoi baci prontamente sicura di non star sbagliando niente.
Ero sicura di non star sbagliando nulla dal primo giorno in cui l’avevo avuto al mio fianco.
Mi strinsi a lui come meglio potei e continuai a baciarlo portandogli una mano sulla guancia, perdendo tempo a ridacchiare qualche secondo solo quando dopo un bacio forse troppo rumoroso Marion abbagliò stranita dall'entrata della macera.
- ti amo – mi sussurrò Zayn appena mi staccai dalla sua bocca per piegarmi a ridere dalla situazione, facendomi subito sentire come in cima al mondo.
Voltai il viso di nuovo a incrociare il suo appena sentii quelle due piccole parole e mi parve quasi di ritrovarmi nella camera d’albergo a Parigi quattro lontani anni prima, perché continuavo a provare sempre le stesse cose anche dopo il passare del tempo.
Riconobbi il ragazzino sveglio che avevo conosciuto nel taglio degli occhi del moro e negli angoli del suo sorriso, così in un riflesso condizionato tornai a posare le labbra sulle sue accarezzandogli la base delle corte basette, subito ricambiata dalla sua stretta calorosa.
Il cuore nel petto mi esplose e appena Zayn ci rigirò entrambi a sovrastarmi col suo corpo tornai a essere una sedicenne intimidita e inesperta, con la differenza che ora sapevo riconoscere a occhi chiusi ogni tratto di pelle del ragazzo, dalla linea delle spalle alla lunghezza delle dita affusolate.
Gli buttai le braccia al collo lasciando una mano a penzolare senza sforzo, trovando il giusto incastro con le sue gambe e decidendo di lasciarmi andare al calore del suo petto e alla morbidezza del piumone chiaro, senza timore di sbagliare ormai.
 


- oh eccoti, finalmente – mi accolse Camille qualche ora più tardi alzandosi prontamente dalla sedia su cui era stata seduta fino ad ora nel corridoio della clinica, davanti alla stessa stanza di quasi due mesi prima.
- scusami per il ritardo, davvero – mi affrettai a dire rallentando il passo quando arrivai di fronte a lei, dandole due baci sulle guance chiare e specchiandomi nei suoi occhi chiari.
- dov’eri finita? Pensavo non venissi più – commentò ancora sistemandosi i capelli scuri sulle spalle e osservandomi nervosa, lanciando diverse occhiate alla stanza 4 dove l’avrei accompagnata a fare una visita.
Liam era impegnato con sua madre in edicola e nel frattempo si stava preparando per un imminente esame, perciò le avevo promesso che l’avrei fatto io compagnia.
- ma niente ero rimasta addormentata – sviai velocemente l’argomento con quanta più serietà riuscii a trovare, ricacciando via un sorrisetto che volle formarsi appena ripensai alle ultime ore passate con Zayn e a quanto avessi combattuto con lui per potermi andare a preparare per uscire, contro tutti i suoi tentativi di tenermi stretta sotto le coperte al suo fianco.
Appena rialzai lo sguardo alla mia migliore amica la trovai a fissarmi con disappunto – farò quasi finta di crederci – mi stuzzicò annuendo con complicità, non azzardando ipotesi affrettate ma sapendo che non mi ero davvero addormentata.
- Cam non cominc.. – mormorai imbarazzata cercando di difendermi quando però la porta accanto a noi si aprì e si affacciò il ginecologo della mia amica, un uomo alto dal naso affilato e dalla grande montatura da riposo.
- buongiorno Camille – la salutò subito sorridendole in modo cortese e comprensivo, come se fosse una bambina pronta a dire la prima parola.
- salve Robert – ricambiò lei chiamando per nome il dottor Hole, con il quale avevo parlato rare volte.
Appena il signore mi vide regalò anche a me un sorriso gentile, ricordandosi forse di avermi vista parecchio nelle ultime settimane.
- potete accomodarvi, venite pure – ci accolse subito e alla mia amica bastò afferrare la giacca per cominciare a tremare, ancora estranea a quel mondo che stava cominciando a conoscere.
Le sfiorai il braccio e parve ridestarsi dai suoi pensieri, finendo per deglutire e avanzare lentamente in un sorrisino ansioso.
Io non potei far altro che seguirla in silenzio nella stanza dai muri celesti e luminosi, avendo una panoramica dello studio che avrei dovuto vedere per i successivi mesi accompagnando la mia amica ogni volta avesse avuto bisogno.
Mi sentii quasi di troppo quando il dottore fece il giro della sua piccola scrivania e Camille si sedette oltre al tavolo con fare ovvio, tenendo lo sguardo basso intimorita.
Presi posto accanto a lei guardandomi intorno finché l’uomo dagli occhi cristallini prese parola – allora come stai? Tutto bene spero – domandò alla moretta che annuì cortesemente, forse quasi sollevata che fosse tutto ancora normale.
- lei immagino non sia.. il futuro padre, vero? – scherzò ancora con ironia sottile indicandomi con un cenno di capo e strappandomi un sorriso stranito, mentre la mia amica appena sentì quel nome tanto impegnativo parve sbiancare.
- oh no no, sono una sua amica mi chiamo Scarlett – dissi in risposta sporgendomi a stringergli la mano con gentilezza, immaginando quasi come avrebbe reagito ad avere davvero Liam davanti a sé.
- allora piacere Scarlett, sono Robert Hole – ribatté il dottore parlando dall’alto dei suoi certi cinquanta e forse più anni, mentre Camille prese a strofinarsi le mani sui jeans – ci sono qui io oggi perché il padr.. – provai a giustificare la mia presenza quando però la ragazza al mio fianco mi corresse subito – Liam, così si chiama, non è potuto venire. So che è un semplice controllo ma non mi andava di venire da sola, ecco – mormorò quindi celando dietro le sue parole il bisogno di non entrare ancora a pieno nella faccenda e lasciare le ufficialità oltre.
Si era presa le sue responsabilità, aveva accettato di portare avanti tutto quanto, ma forse non era ancora pronta a lasciarsi la sua vita di sempre alle spalle.
- certo certo non c’è problema – acconsentì l’uomo immediatamente, sorridendoci comprensivo.
- ora dimmi solo, hai avvertito dolori o anche solo nausee? Hai notato.. cose su cui vorresti chiarimenti? – chiese dunque alla diretta interessata, cambiando discorso e concentrandosi sul motivo per cui eravamo tutti riuniti in quella stanza.
- dolori in particolare no.. forse nausea dopo aver mangiato la sera – rispose l’altra con tranquillità, riflettendo in poco tempo – e penso sia anche normale avere i fianchi più grossi, no? – aggiunse poi strappandomi un risolino veloce, dato che la ragazza era più che in forma e non c’era nulla che non andasse nel suo corpo.
- è normalissimo Camille, non preoccuparti in ogni caso. Perciò nulla da segnalare.. perfetto – commentò l’uomo prendendo subito dopo a segnarsi varie cose su un foglio che afferrò con ordine, muovendo gli occhi vispi a seguire la stilografica scura – ti prescrivo degli esami che dovrai fare ora, come un esame del sangue che è importante e che preferirei fosse fatto anche da.. – spiegò segnando tutto sul foglio e alzando lo sguardo solo quando non si ricordò il nome giusto da pronunciare, suggeritogli subito da Camille con voce appena vacillante.
- ora puoi solo stenderti qualche minuto su quel lettino? Vorrei controllare un paio di cose e verificare che sia tutto nella norma, niente di complesso – propose a quel punto il dr. Hole alzandosi prontamente dalla sua sedia per indicarci un lettino sterilizzato con accanto varie apparecchiature, aspettando quindi che la mia amica si alzasse seguita da me.
- devo spogliarmi o..? – balbettò lei con il timore negli occhi alla vista di quegli strumenti che avevamo solo visto finora nelle vecchie commediole inglesi dove la protagonista di turno rimaneva incinta da un disoccupato incosciente.
- no devi solo alzare la maglietta, voglio controllare il ventre – rispose il signore infilandosi senza tentennamenti dei guanti in lattice mentre Camille si stese lentamente sul lettino e si sollevò fin sotto al seno il maglioncino chiaro che indossava, mostrando la pancia appena gonfia e indicandomi di starle affianco.
Noi due rimanemmo in silenzio attente a ogni movimento del dottore che prese a tastare la pelle chiara di Camille solo dopo aver aspettato il suo consenso, premendo appena sopra l’attaccatura del jeans fino a sopra l’ombelico, attento a percepire cose che a me stavano sfuggendo.
Spostai più volte l’attenzione dalle mani dell’uomo all’espressione impassibile della mora che sentii trattenere il respiro, curiosa quasi quanto me.
- sei alla nona settimana? – le chiese per farla rilassare e improvvisare una conversazione alquanto mirata, alzando gli occhi ai suoi lasciandomi a osservare la scena.
- alla decima – lo corresse velocemente come se ci avesse pensato tutta la notte, e magari l’aveva davvero fatto.
Il dottore non aggiunse altro e come sovrappensiero continuò a tastarle lo stomaco più volte, sospirando infine sollevato.
- ti va di vedere la piccola creatura? – se ne uscì dopo quasi un minuto di silenzio facendo spalancare gli occhi alla ragazza stesa che si voltò all’istante verso di me, come colta alla sprovvista.
- io non.. si può fare? Insomma, non sono ancora al terzo mese, è presto per un’ecografia o.. qualunque cosa sia – prese a balbettare confusa ponendo gli stessi dubbi che avevo io, guardandosi intorno in cerca di una risposta.
- se vuoi possiamo non chiamarla ecografia ma possiamo ricavare delle immagini dall’ottava settimana in poi. Ma se preferisci aspettare è più che plaus.. – spiegò sicuro delle sue parole, illuminando il viso della giovane che parve rianimarsi dopo ore di apnea e che esclamò un sentito “Facciamolo!” che stupì entrambi.
Mi girai a guardarla e ritrovai la stessa bambina che avevo conosciuto alle elementari con due codini corti e degli occhi color oro, sempre la prima a voler correggere i compiti alla lavagna quasi con lo stesso impeto con cui accettò la proposta del suo dottore.
Rimase in silenzio a mordersi il labbro e rabbrividì dentro quando l’uomo afferrò un tubetto con del gel trasparente che io non riconobbi subito, sentendosi davvero tremare quando gli stese la strana crema sul ventre e accese un piccolo schermo lì accanto che non avevo notato prima.
L’immagine apparve nera e rimanemmo vario tempo a osservarla sperando di trovarci qualche segno, poi finalmente l’uomo posò sulla pancia di Camille una sonda affusolata spostandola in diverse angolazioni finché ad un certo punto sullo schermo comparvero vari profili più chiari e confusi che catturarono la nostra attenzione.
- certo non si può vedere bene per ora, ma questo.. globulo è il feto in formazione – spiegò con voce moderata allungando un dito a indicare un corpo più definito e compatto, raccolto su un lato di quella che doveva essere la placenta, facendo mozzare il fiato sia a me che alla ragazza che allungò il capo a osservare ciò che sarebbe poi diventato il suo bambino.
- è.. è? – balbettò senza riuscire a parlare, tenendo gli occhi fissi alla piccola figura che si rese conto avere dentro di lei, immobile a pensare a un milione di cose in più di me.
L’uomo continuò a muovere lentamente la sonda cercando una migliore visuale, voltandosi insieme a me solo quando sentimmo Camille tirare su col naso improvvisamente.
- ehi stai bene? – le sussurrai toccandole la spalla e catturando la sua attenzione, incontrando i suoi occhi lucidi dopo qualche secondo e cercando di leggerci dentro un’emozione portante sulle altre.
La paura di vederla crollare davanti a me mi invase e le accarezzai una guancia trovandola poi ad accennare un sorriso e venire bagnata da varie lacrime silenziose che non mi seppi spiegare.
- sto bene non è niente.. – mormorò passandosi più volte il dorso delle mani sugli occhi umidi e non riuscendo a smettere di sorridere, travolta in seguito da leggeri singhiozzi.
- scusate davvero.. – continuò a dire cercando di placare le lacrime che le stavano rigando il viso candido, spostando di nuovo lo sguardo allo schermo e a quel piccolo globo per cui stava rinunciando a parte della sua vita.
Rimase a guardare il profilo chiaro e sorrise con gli occhi arrossati verso il piccolo corpicino che si era prefissata di proteggere a ogni costo, come una parte integrante del suo futuro.
Si portò una mano alla bocca e sorrise ancora, forse rendendosi davvero conto per la prima volta quanto la cosa fosse reale e importante.



















  

Buonsalve!
Per farmi perdonare del ritardo assurdo.. doppia gif di Zayn! AHAHAHHAHAHAH
No seriamente, mi dispiace un sacco per aver postato con una settimana di ritardo e so che non basterebbero cento scuse, ma posso dirvi che:
- ora devo scrivere i capitoli settimanalmente dato che non ne ho più di riserva e non è così facile.
- il trimestre sta finendo e la scuola mi sta uccidendo.
- il mio cervello ha deciso di farmi addormentare a ogni momento buono.
- giovedì sono andata a Milano a rivedere i ragazzi e tra una cosa e l'altra sono rimasta rincoglionita fino a ieri sera quindi non sono riuscita a scrivere nulla di decente.
No okay allora.. più di metà capitolo è Zarlett e forse avrei voluto che venisse meglio ma questo è quanto, poi vediamo una scena con Camille che ho amato tanto scrivere çç
Non so quando aggiornerò ma sicuramente non prima di una settimana di tempo, ma in ogni caso spero di riuscire a scrivere parecchio durante le vacanze dato che l'anno scorso avevo scritto 12 capitoli *momento epico*
Potete sempre trovarmi su twitter @hiseyesonmine e su Ask @birbialex
Appena finirò il prossimo capitolo lo posterò e vi anticipo un pranzo particolare a casa Jonson, zan zan.
Scusate ancora per il ritardo! Un bacione!

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Capitolo 38
*** La prima vera volta ***



"The very first time."


CAPITOLO 38
 
- ma tu davvero vieni qui ogni mattina? – borbottai a Zayn giocherellando con le dita della sua mano mentre camminavamo tranquillamente per il parco vicino a casa nostra, con il ragazzo a tenere al guinzaglio Marion che trotterellava davanti a noi.
- non ogni mattina – commentò lui scuotendo il capo alle mie parole e cercando di unire il palmo libero al mio ma impedito però dai miei continui movimenti che incrociavano appena le nostre dita e poi le dividevano, stretta comunque al suo fianco.
- quando ho tempo porto Mary a fare un giretto qui, se no facciamo una passeggiata dietro casa – spiegò ancora facendo spallucce, stanco come me dall’alzata improvvisa che ci aveva impegnati da mezzora a quella parte.
- mm.. allora quando io sono a casa da sola che ti aspetto tornare, voi siete qui? – continuai a domandare per fare conversazione e non far cadere il silenzio tra di noi dovuto al sonno di entrambi.
Era sabato mattina, una settimana dopo la visita a cui avevo accompagnato Camille, e ci eravamo dovuti alzare presto perché saremmo stati a pranzo a casa mia quel giorno, dato che Lucas per quanto mi aveva detto si era deciso a parlare apertamente ai nostri genitori e spiegare loro tutte le cose che aveva taciuto negli ultimi lunghi mesi.
Ovviamente io e Zayn eravamo stati invitati per potergli dare sostegno in caso ce ne fosse stato bisogno.
- oh perché? Davvero mi aspetti in lacrime sulla soglia d’ingresso tutte le volte? – mi canzonò il moro come al suo solito fingendo una smorfia di dispiacere.
- certo, non sai che dolore non averti tra le scatole e potermi rilassare – ribattei a tono distraendomi quando, voltandomi verso il viso del ragazzo, incrociai i suoi occhi luminosi e grandi e non opposi resistenza appena lui stesso incrociò finalmente la sua mano alla mia soddisfatto.
Risi sommessamente e calciai qualche sasso per terra stringendomi al braccio di Zayn, avvolta in una sua vecchia felpa scura ormai troppo larga anche per lui.
- sai, non so se sono pronto ad affrontare di nuovo i tuoi genitori, tuo padre è un osso duro – se ne uscì dopo un po’ in un sorriso sbarazzino che colse anche me, consapevole delle sue parole.
Ridacchiai all’uscita e ripensai a tutti i suoi tentativi di farlo passare per un ragazzo sbagliato o non abbastanza maturo per me, senza però mai venire ascoltato dalla sottoscritta.
- dai ma mia madre ti adora! Il potere nella famiglia Jonson ce l’hanno le donne, ricordatelo sempre – esclamai facendo memoria allo sguardo felice di mamma ogni volta che le portavo a casa Zayn anche solo per qualche minuto e risi ancora per i miei ultimi ragionamenti, dato che per me lui andava bene anche così con la sua immaturità tanto simile alla mia.
- mi spiace ma adesso sei nella cerchia dei Malik e qui cambia la storia – mi stuzzicò insinuando di avere lui man forte nella coppia, come se non fosse poi alla fine così scontato.
- ma non cambia proprio niente! Tu senza di me cosa faresti? – scherzai alzando il braccio libero in aria, mentre in verità era tutto il contrario dato che senza Zayn non sarei stata la stessa persona.
- no non rispondere, non voglio saperlo – abbozzai qualche secondo dopo alzando la voce e facendolo scoppiare a ridere sincero, sentendolo di tanto in tanto stringere la presa sulla mia mano - anzi invece parliamone.. perché se non fosse stato per me, tu adesso staresti ancora con quella Felicity – mi corressi trovando un pretesto per prendere un po’ in giro la ragazza che tormentava i miei pensieri da quel mattino appena alzata.
- nah con lei non era niente di serio e lo sai – mi corresse scuotendo la testa e rivolgendomi anche un’occhiata ferma e decisa, osservandomi incuriosito continuando a seguire Marion lungo il sentiero in ghiaia.
- allora perché diamine stasera vuoi portarmi alla sua festa? Non possiamo uscire solo noi due e andare da qualche altra parte? – sbraitai al sol pensiero di vederla quella sera e di dover fingere sorrisi di cortesia in continuazione, per poi stare a guardarla parlare con Zayn.
- Scar dai sarà divertente, ho anche convinto Harry e Nicole a venire con noi – disse a sua volta cercando qualunque pretesto per farmi cambiare idea mentre in ogni caso sarei comunque rimasta in disappunto, data la situazione inappropriata.
- ah e non sei riuscito a convincere Felicity a evaporare? – gli chiesi con sarcasmo e finto interesse sgranando gli occhi e facendogli un chiaro cenno di capo, vedendo ben presto il ragazzo fare una smorfia e poi piegarsi a un risolino complice non tardando oltre a passarmi dietro le spalle il braccio che aveva stretto al mio.
- lo farò solo quando tu convincerai il tuo caro professore di economia a licenziarsi – ribatté divertito in una risata che io non completai, finendo però lo stesso a rafforzare la presa attorno il collo portandomi così a sorridere contro la sua spalla.
- come sei noioso.. – borbottai contraria alle sue parole sbuffando rumorosamente per sottolineare il disagio che stavo provando, anche perché Zayn non dava cenni di cedimento.
- voglio portarti a una festa, perché sarei noioso, scusa? – mi stuzzicò quindi facendo finta di niente e cercando invece di sostenere le sue ragioni.
- perché sei cocciuto, dovresti assecondarmi – mi lamentai teatralmente allungando a mia volta un braccio a cingergli i fianchi e affondando maggiormente la testa verso il suo collo – sai com’è, siamo una coppia: tu dovresti darmi ragione e io dovrei vivere felice e serena senza problemi – spiegai la mia visione della cosa, nonostante avessi sempre preso in considerazione anche le sue idee in passato.
- e io cosa ci guadagno in tutto ciò? – domandò lui divertito dalla mia sfrontatezza, voltandosi e parlando contro la mia tempia in un sorriso curioso lasciandomi a dei brividi sotto pelle.
- una buona convivenza – assicurai subito annuendo con trasporto, girandomi a mia volta verso il suo viso ma trovandolo corrucciato – posso essere dolce se voglio, lo sai – aggiunsi forzando la mano per cogliere il momento e convincerlo, piegando il capo nella sua direzione a porgergli un piccolo bacio sulla mascella pur di distrarlo.
Preso in contropiede lo sentii ridacchiare abbassando lo sguardo mentre io lasciai il naso a strusciare contro la sua mascella, fiduciosa di poterlo modellare a mio piacimento in quel modo, stringendo anche la presa dietro i suoi fianchi.
- mm? – mugugnai aspettando una sua conferma, spostandomi a lasciargli un altro bacio all’inizio delle corte basette sogghignando speranzosa.
Cercai di essere quanto più allusiva e convincente possibile, perdendomi in qualche altra piccola carineria lungo il suo zigomo.
- non riuscirai a convincermi con questi trucchetti Scar, mi spiace – se ne uscì il ragazzo quando io ormai stavo già sorridendo vittoriosa contro la sua pelle, deludendomi e dandomi perciò il pretesto per tornare al mio posto e incrociare le braccia al petto in uno sbuffo.
- sei proprio irritante – borbottai teatralmente sbuffando ancora per sottolineare il mio disappunto e portando le mie ultime preghiere al fatto che magari si sarebbe sentito in colpa, distogliendo lo sguardo dal suo e voltandomi nel verso opposto.
Eravamo entrambi delle teste dure perciò non potevo accusarlo di avere torto, ma odiavo non riuscire a sormontarlo.
- giuro che mi comporterò bene stasera, passeremo una bella serata – disse Zayn come se non fosse successo nulla, facendomi ormai capire che non l’avrei avuta vinta – insieme – aggiunse anche continuando comunque a passarmi il braccio sopra le spalle, piegandosi a sua volta a lasciarmi un bacio rincuorante sulla tempia.
- non usare i miei trucchetti contro di me, non funziona così – commentai contrariata, cercando di rimanere impassibile al respiro caldo del moro contro la guancia e ripensando a come avesse fatto lo stesso anche lui poco prima.
- mi metterò anche la cravatta se ti fa piacere – continuò a dire lui indisturbato, marcando ogni parola con il suo accento e sporgendosi a guardarmi in faccia deciso.
- cerca invece di evitare qualsiasi cosa che possa far piacere a quella bionda, grazie – ribattei mostrandomi stizzita dal suo comportamento, e un po’ lo ero, ma senza disdegnare la presa sicura che premeva attorno al mio corpo e che mi faceva comunque piacere.
- tipo? – mi domandò allora divertito, aspettando curioso una risposta.
- non.. sorriderle come fai sempre, non farle complimenti e soprattutto non flirtare – esclamai sicura delle mie parole, girandomi a guardarlo e rendendomi conto di quanto bastasse un suo sorriso per mandarmi in confusione.
- Scar non ho mai flirtato con Felicity! – sbottò il ragazzo spalancando gli occhi in modo ilare, abbozzando un risolino colpito e incrociando i miei occhi.
- lei invece lo fa con te, ma tu non te ne accorgi – lo corressi quindi alzando le sopracciglia convinta, cercando di fargli capire almeno quelle piccole cose e ripensando allo sguardo civettuolo della ragazza in presenza di Zayn ma dimenticandomi tutto nell’istante in cui rise maggiormente aprendosi in un sorriso mozzafiato che mi distrasse.
Non avrebbe dovuto mostrarlo a nessun’altra, no, era troppo prezioso.
Piegai la bocca in una smorfia stanca e scostai lo sguardo dal suo, maledicendomi per essere capitata in quella situazione.
- ehi – mormorò il moro dopo una decina di secondi di silenzio allungandosi verso il mio orecchio e usando un tono più complice – se anche fosse, non me ne accorgo perché non ci faccio neanche caso.. – continuò a sussurrarmi dolce facendomi alzare un sopracciglio in disappunto, provando di mostrarmi contraria – sinceramente, è molto più bello anche solo bisticciare con te che flirtare con lei – se ne uscì infine portandomi via un battito e obbligandomi a un sorrisetto contenuto ma emozionato, nonostante cercassi di non farglielo notare per mantenere la posizione.
- non c’è paragone – aggiunse ancora non vedendo il risultato voluto ma riuscendo poi a piegarmi in un sorriso più marcato e sentito nello stesso momento in cui mi maledissi sentendo le guance arrossarsi.
Sbuffai capendo di essere stata messa alle strette e tornai a incrociare i suoi occhi scuri imbarazzata, trovandolo a sorridere compiaciuto e pronto a sporgersi fino a posarmi un bacio sull’angolo della bocca finché glielo permisi dato che cercai di allontanarmi dalla sua stretta per il troppo orgoglio.
Lo sentii sogghignare contro le mie labbra prima che potessi scoppiare a ridere sincera per la situazione e sgusciare via dal suo braccio per qualche secondo, riappropriandomi però poi subito di lui cingendogli di nuovo la vita con una mano e portando l’altra lungo il suo petto.
Non dovetti ammettere a parole quando mi fossi sciolta per le sue parole azzeccate, con Zayn non ce n’era mai bisogno, e anzi il gesto di stringerlo fu come una dichiarazione nel nostro piccolo dizionario di parole celate.
Scossi la testa impacciata ma continuai a ghignare consapevole finché il ragazzo non catturò la mia attenzione allungandosi nuovamente verso la mia bocca con enfasi quando io non trovai di nuovo la forza per scostare il volto, invece ricambiai la pressione appena le nostre labbra si toccarono e portai la mano libera fino al suo collo sentendolo sorridere sollevato.
Rafforzai la presa al suo fianco e rallentando venni praticamente trascinata dal suo passo spedito dato che le gambe mi si erano fatte molli, baciandolo con premura e concludendo infine con un lieve schiocco che mi costò uno scompenso emotivo.
- sei un cretino lo stesso – gli assicurai per orgoglio poggiando il capo sulla sua spalla in uno sguardo di rimprovero nonostante Zayn avesse sorriso comunque, sapendo leggere tra le righe – ringrazia che sono buona con te, conosco ragazze molto meno comprensive – commentai ancora facendomi più vicina per sentire il calore del suo petto, per nulla infastidita dalla sua gamba a strusciare contro la mia mentre camminavamo seguendo Marion per il parco.
In realtà ringraziai io il cielo per avere accanto una persona in grado di reggere il gioco infinito del mio carattere lunatico.
- tu sei buonissima con me – mi sfotté lui per nulla d’accordo con le mie parole in effetti, meritandosi un pizzicotto alla base della schiena che lo fece ridere contagiando anche me come al solito.
- smettila, non sai di cosa parli! Prova a chiedere ad altre ragazze se andrebbero mai alla festa della ex del proprio fidanzato e poi vieni a dirmi cosa dicono, voglio proprio sentire! – commentai in modo sarcastico voltandomi a fissarlo con enfasi, tenendo ugualmente la mano dietro ai suoi fianchi e muovendo appena il palmo in piccole carezze confidenziali.
Il moro si lasciò a una risata consapevole e sospirò – ma tu non sei come le altre – confermò in modo teatrale le parole che una volta gli avevo rivelato io, facendomi ridacchiare.
- io sono peggio delle altre – gli diedi corda divertita alzando le sopracciglia e guardandolo con trasporto, sapendo di essere indisponente ogni tanto ma comunque accomodante con lui.
Come sempre Zayn scosse il capo alle mie affermazioni di quel genere e ghignò contrariato con la lingua tra i denti, lanciandomi un’occhiata allusiva per poi piegarsi ancora lungo il mio orecchio.
Io dopo aver ricambiato lo sguardo d’intesa lo lasciai fare e rimasi in attesa dell’ennesima battuta sinistra, tendendo l’udito.
- ti amo – sentii però sussurrarmi con premura facendomi mozzare un attimo il fiato, non aspettando la sincerità di quelle parole.
Sorrisi inconsapevolmente e arrossii ancora, non aspettando troppo a stringerlo più forte e posare il capo nell’incavo del suo collo.
- anch’io – mormorai incondizionatamente, avvertendo le sue labbra posarsi di nuovo sulla mia tempia destra – cretino – mi bastò poi aggiungere per sentirlo ridere e darmi respiro.
 
La giornata era passata velocemente tra una cosa e l’altra e non avevo trovato neanche il tempo per pensare davvero a cosa mi avrebbe aspettato durante la notte, me ne resi conto solo quando Harry accanto a Nicole suonò il campanello del palazzo dove abitava Felicity e dove si sarebbe svolta la festa.
Non dovemmo aspettare oltre perché ben presto in uno schiocco sentimmo il portone aprirsi e ai passi dei miei amici equivalse una mano di Zayn che si posò dietro la mia vita per farmi passare.
Gli rivolsi un’occhiata allusiva e stanca e per l’ennesima volta venni travolta dalla consapevolezza di cosa volesse significare avere al proprio fianco un ragazzo come lui, in tutte le sue sfaccettature.
Mi passò per la mente ogni lato della cosa, per primo il fatto di doverlo controllare come stavo facendo quella sera per tenermelo stretto ma poi trovando subito il lato positivo di qualunque sacrificio appena mi sorrise incoraggiante e vidi i suoi tratti marcati anche nel buio dell’ingresso dell’edificio.
- tutto bene? – si rivolse a me dato che mi ero fermata all’inizio delle scale a osservarlo, quando invece io ero rimasta a notare l’oscurità cogliere il suo viso facendolo scomparire ma senza cambiare ciò che provavo anche solo ascoltando la sua voce.
Sentii i passi di Harry e il rumore dei tacchi di Nicole dirigersi verso l’ascensore ma non riuscii a distrarmi dalle iridi del ragazzo che era ormai scomparso nella poca luce dell’ingresso buio, trovando conforto nella consapevolezza che anche non vedendolo a pieno fosse lì per me.
- te lo dirò più tardi – borbottai comunque cercando di mantenere la mia linea contrariata per la festa a cui stavamo andando, abbozzando un ghigno sarcastico nella sua direzione appena le porte scorrevoli dell’ascensore si aprirono per farci entrare.
Feci attenzione a dove camminare notando la lampadina rotta dell’ingresso e mi mossi con qualche difficoltà con i tacchi nella penombra, aiutata però dalle mani di Zayn a posarsi sui miei fianchi da dietro per darmi maggiore stabilità e condurmi dentro l’ascensore insieme a Harry e Nicole.
Anche la ragazza dai capelli lunghi era più elegante del solito, indossava un vestitino verde acqua con dettagli in pizzo e dei sandali col tacco dello stesso colore a ravvivare le iridi dei suoi occhi.
Trovandoci tutti così vicini anche l’attenzione di Harry venne catturata dall’aspetto della sua compagna, tanto che le spostò distrattamente una ciocca dietro l’orecchio facendola arrossire.
In parallelo forse anche io e il moro risultavamo tanto improvvisati quando ci lasciavamo a qualche carineria dati i nostri caratteri tanto estroversi e decisi, proprio come la coppia accanto a noi dalle personalità praticamente opposte.
Zayn aveva chiamato il suo amico in modo che avesse ulteriori occhi addosso e la sicurezza di non fare cose compromettenti, ma Harry pensava a tutt’altro.
- sarà una lunga serata.. – sbuffai visti i precedenti, arrendendomi al pensiero di dover rimpiazzare anche il riccio e controllare il mio ragazzo il doppio delle volte.
- ci divertiremo, rilassati – disse il moro rimasto dietro di me con tono leggero e divertito, probabilmente asfissiato dalle mie continue lamentele.
- io sono più che rilassata, tu no? Sei teso per caso? – scherzai voltandomi a guardarlo con la coda dell’occhio e facendo sogghignare gli altri due dentro l’ascensore che saliva verso l’ultimo piano.
Zayn a sua volta sbuffò in modo teatrale contagiando anche Harry mentre però solo il primo si prese la confidenza di posarmi un bacio sulla spalla lasciata nuda dal vestito a fascia.
A fascia era un eufemismo forse, perché sebbene odiassi la situazione mi ero comunque sforzata di risultare degna di stare al fianco del ragazzo desiderato dalla proprietaria di casa, indossando un tubino lungo fino a metà coscia di un blu notte davanti e nero sul retro.
Strinsi la giacchetta tra le braccia insieme a una piccola pochette e mi feci forza quando arrivammo all’ultimo piano del palazzo, seguendo i miei amici che tranquilli si fecero strada verso la porta che trovammo già socchiusa.
Storsi la bocca in disappunto e mi sistemai distrattamente i capelli sciolti, piegandomi a un grugnito quando Zayn avanzò oltre agli altri dato che era l’unico a essere effettivamente stato invitato.
Appena il ragazzo si sporse per schiudere l’uscio una figura familiare comparve sulla soglia dell’appartamento facendomi sospirare, dato che il moro non esitò a lasciare un innocuo bacio sulla guancia a Felicity che lo accolse con brio.
Rimasi in silenzio a guardarla e notai con disappunto il tubino bianco che modellava il suo corpo minuto ma slanciato dai tacchi alti, cercando un tono anche dalle labbra marcate di un rosso acceso.
I capelli biondi erano arricciati e sciolti su una spalla con un attenzione che io non riuscii a comprendere, riuscendo solo a pensare per chi potesse essere fatto il tutto.
- oh ciao anche a voi – si rivolse a Harry e infine a me, squadrandomi come avevo fatto io fino a quel momento e sforzandosi di salutarmi con finta cordialità.
Non tardai a seguire i miei amici dentro l’appartamento già popolato da una ventina di persone per quanto fosse possibile, tenendo d’occhio Zayn al quale la padrona di casa stava mostrando il soggiorno spazioso con confidenza.
La casa era accogliente e in tono con il suo vestito, ovvero l’arredamento era in prevalenza bianco, ma tutto l’opposto rispetto al carattere distante della bionda che sembrava essere presente solo insieme al moro a cui offrì ben presto un drink preso da un tavolino.
- bella casa, complimenti – mi spinsi a improvvisare verso la ragazza che vide la sua tranquillità svanire in pochi istanti, allungandomi a cingere la vita di Zayn con un braccio dolcemente.
- grazie.. Scarlett – borbottò fingendo un sorriso convenevole, guardandomi infastidita stringermi al fianco del ragazzo che lei stava cercando di viziare.
- vero amore? È proprio bella, compriamo anche noi un divano come questo, mi piace – commentai rivolgendomi poi teatralmente a lui posandogli una mano sul petto e sorridendogli allusiva.
Indicai con lo sguardo il sofà di pelle bianca e presi ad accarezzare la schiena a Zayn distrattamente, trovando piacevole il contrasto che la mia pelle faceva con la sua camicia bianca e i pantaloni scuri.
Tutto intorno a noi c’erano varie persone, soprattutto ragazze, intente a parlare tra loro o ballare appena sotto la musica che invadeva l’ambiente, senza un vero criterio.
- da quand’è che ti interessi a queste cose? – domandò lui divertito e stranito dal nomignolo usato, non rendendosi conto a pieno della situazione che io non avevo intenzione di lasciarmi sfuggire di mano.
- beh dovremmo cominciare a farlo, l’appartamento è ancora da sistemare un po’ – gli risposi con una punta di sincerità, alzando il viso verso il suo e perdendomi nella linea degli occhi grandi.
Per un secondo quasi mi dimenticai della presenza di Felicity accanto a noi e rimasi persa a osservare la fine barbetta sul mento del ragazzo e la curvatura delle labbra carnose, rendendomi conto della mano che mi aveva posato alla base della schiena con premura e che mi teneva a sè.
- in ogni caso, se volete posare le giacche potete metterle nella camera da letto – ci distrasse la padrona di casa con tono squillante – ..infondo al corridoio a destra – precisò rivolgendosi a Zayn senza esitazione – poi tornate qui per un bel brindisi! – continuò a dire entusiasta, gesticolando con le mani smaltate dello stesso rosso che le copriva le labbra.
- saremo dei fulmini – le assicurai con velato sarcasmo che lei colse, scambiandoci dei sorrisi finti prima che il moro accanto a me potesse cominciare a dirigersi lungo il corridoio insieme a Harry.
Rimasi ferma sotto la sua presa e assecondai i suoi passi ciondolanti verso la camera da letto, ridacchiando quando lo vidi posare su un mobile distinto il bicchiere che gli aveva dato la bionda.
- non me la ricordavo così estroversa la ragazza, è cresciuta – bofonchiò il nostro amico facendo la sua entrata nella piccola stanza da letto e sistemando la sua giacca sul materasso, guardato subito storto da Nicole e anche dalla sottoscritta.
- scusa, ma tu da che parte stai? Devo ricordarti che questa è la tana del lupo? – mi lamentai lanciandogli un’occhiata ferma e decisa, posando a mia volta la giacchetta accanto alla sua e sentendo nell’aria la risatina contenuta di Zayn.
- ma quale lupo? Dai Scar.. – abbozzò lui sereno facendosi più vicino e permettendomi di respirare il suo profumo ora libero dal leggero cappotto che si era sfilato.
Sbuffai stanca e mi voltai a fissarlo in malo modo, incontrando però il suo sguardo già occupato a spostarsi nella lunghezza del mio vestito in un sorriso compiaciuto – lei al massimo è un agnellino, l’unico animale pericoloso qui sei tu – ridacchiò complice accarezzandomi la linea dei fianchi.
- oh sì che lo sono, ma posso divorare anche te se non ti comporti bene – lo corressi dandogli uno schiaffetto giocoso sulla guancia e lasciandomi a un ghigno ilare, trovando nei suoi occhi il riflesso dei miei mentre accanto a noi Harry e Nicole parlottavano indisturbati.
- così mi fai paura – aggiunse in un sorriso sghembo che mise in difficoltà me per un attimo, seguendo ogni punto del mio viso dall’alto al basso fino a fissare la mia bocca divertito.
- fai bene ad avere paura, ti tengo d’occhio Malik – spiegai alzando le sopracciglia con enfasi e sentendo un battito in meno quando lui piegò il capo contro il mio baciandomi una guancia.
Le sue braccia mi avvolsero per un paio di secondi e respirando il suo calore così vicino lo fermai prima che potesse allontanarsi, posandogli un palmo sulla mascella e allungandomi sulle sue labbra.
Il ragazzo rimase un attimo interdetto dal mio gesto improvviso e inconsueto per me e poi ricambiò il semplice bacio a stampo con attenzione, rimanendo in attesa di spiegazioni.
- questo, - accennai arrossendo per l’espressione appagata di Zayn a pochi centimetri da me – era per dimostrarti che lei neanche ci arriverebbe a baciarti davvero, è troppo bassa mi spiace – inventai messa alle strette da un suo ulteriore sorrisetto furbo che mostrò però traccia del mio rossetto.
Non gli lasciai neanche il tempo di ridere per la mia affermazione superficiale che gli portai un dito lungo il labbro per nascondere le tracce di colore che erano rimaste, tastando la carne morbida e sentendo addosso i suoi occhi scuri.
- tu mi farai impazzire un giorno – commentò fissandomi in un modo che mi mise quasi a disagio, in soggezione dal suo sguardo intenso e le ciglia lunghe.
- un giorno, non stasera – precisai quindi facendo finta di nulla con tutta la forza che trovai in corpo, dandogli una pacca sulla spalla e scostandomi dal suo corpo – ricordalo – aggiunsi per stuzzicarlo, puntandogli un dito contro e trascinandolo con l’altra mano di nuovo verso il soggiorno della casa per prender parte alla serata.
Lo vidi ridere mostrando la fila di denti luminosi e mi bastò come incoraggiamento per affrontare le ore a venire, per affrontare tutto quanto.
 

All’una di notte mi ero permessa di allontanarmi qualche minuto da Zayn e gli altri due, sentendo la testa pesante e camminando stanca verso il tavolo che era poi stato adibito a piccolo bar dove non tardai troppo a riempirmi un bicchiere di vodka lemon, anche solo per darmi un po’ di tono.
Portandomi alle labbra il bicchiere con giudizio spostai lo sguardo all’appartamento ormai gremito di gente, molte anche in piedi sul divano e qualche tavolino, domandandomi chi fossero tutte le persone presenti e se conoscessero almeno Felicity o le altre due coinquiline della casa.
Quando mi resi conto che in effetti non era un mio problema ripresi a sorseggiare il piccolo drink sperando che tutto finisse il più presto possibile, desiderando di stendermi nel mio letto senza sentire nelle orecchie la voce squillante della bionda per altro tempo.
Puntai lo sguardo ai ricci di Harry tra la folla impegnata a ballare, riuscendo a vedere solo lui data l’altezza, e preparandomi mentalmente a dover ripercorrere l’intero salotto per tornare dai miei amici.
Sbuffai stremata per il mal di testa che mi aveva colpita da un’ora a quella parte e mi versai un altro po’ di bevanda nel bicchiere come presupposto per poter reggere ancora, sorseggiando nuovamente e avvertendo per la gola il pizzico dell’alcool.
Mi sforzai di muovermi sui tacchi alti e sgusciando tra diversi sconosciuti raggiunsi infine Nicole intenta a muoversi a ritmo non troppo distante da Harry, già ambientatosi e tranquillo a parlare con un biondino mai visto prima.
Feci spallucce e cercai intorno Zayn senza però buoni risultati, stringendo nella mano destra il mio bicchiere per metà pieno e mettendo a fuoco la vista stremata.
Dopo tre tentativi mi decisi ad andare dal mio amico per essere rassicurata – dev’essere uscito in terrazza, mentre eri via è passata Felicity insieme ad altre persone e lo hanno portato di là – mi spiegò però questo  con voce tremolante indicandomi la porta a vetro socchiusa che conduceva al grande balcone e dal quale già si intravedevano diversi giovani allegri.
Annuii prefissandomi di bacchettare il moro una volta arrivati a casa per essersi fatto trascinare per così poco, sospirando e facendomi strada nei pochi metri che mi dividevano dal terrazzo.
Aggiustandomi i capelli velocemente mi infilai nella fessura lasciata aperta dalla porta, non trovando la voglia di aprirla di più, e feci subito caso al cielo stellato che si aprì davanti a me.
Sorrisi sincera per la visuale che dava su parte di Londra e uscii sul balcone affascinata dalla luce della città, trovando poi a malincuore a qualche metro alla mia sinistra Felicity e Zayn intenti a parlare contro la ringhiera rafforzata.
Non c’era nulla che mi preoccupasse in particolare, lui era fermo e appena sporto oltre il passante in marmo mentre lei come al solito continuava a parlargli animata da un’audacia infinita.
Sospirai esausta e avanzai nella loro direzione lenta, portandomi alla bocca il mio drink ma finendo quasi per strozzarmi quando il moro rise appena per chissà quale battuta e la padrona di casa non si fece troppi scrupoli ad allungarsi sicura verso il suo volto per baciarlo con trasporto.
Nella mia mente si dipinsero senza troppa fatica delle vecchie immagini del liceo a ritrarre gli stessi protagonisti e riuscii anche a provare forse lo stesso senso di smarrimento sentito tanti anni prima, rimanendo immobile a guardare la scena inerme.
Volli richiamarli, urlare, muovermi, ma non riuscii a fare nulla se non ripensare e credere alle promesse che mi aveva detto Zayn fino a poco prima.
Un vuoto nello stomaco mi portò quasi a tossire finché il ragazzo dopo qualche secondo si staccò con irruenza da lei, prendendola per le spalle e allontanandola da sé scuotendo il capo più volte.
Non fui in grado di inquadrare subito la scena ma quando trovai la forza per ricominciare a camminare lenta cominciai anche a sentire le loro voci nella notte e in contrasto con la musica ridondante.
- perché non mi vuoi? Cosa c’è che non va in me? – si lamentò la bionda provando ancora a stringersi al moro ma senza riuscirci date le braccia che la bloccarono al posto.
- non c’è niente che non va in te – le assicurò lui facendomi mancare un attimo il respiro – ma a me non interessi, scusami Flyss – aggiunse ancora usando un nomignolo che a me diede fastidio, ma comunque trovai conforto nelle parole del ragazzo pronunciate con l’accento a cui ero abituata.
- ah quindi la tua ragazza ha qualcosa che io non ho? Sei serio? – borbottò ancora la ragazza senza farsi troppi problemi, muovendo le labbra rosse e sbattendo più volte gli occhi con enfasi.
Lei continuò a tastargli le braccia e a tratti anche le spalle e mi parve assurdo assistere alla scena, ormai abituata a vedere solo me stessa in certi atteggiamenti con Zayn.
- beh se la metti così, sì. Non prendertela, non è colpa tua – ribatté il ragazzo con un controllo che io non avrei mantenuto, comportandosi con rispetto anche in certe situazioni.
- lo so, è colpa sua. Ho visto come ti è stata addosso tutta la sera, sai? Non hai bisogno di un cagnolino Zayn, hai bisogno di una donna e io sono qui – sbottò allora la giovane insinuando basse considerazioni nei miei confronti e smuovendo ciò che avevo trattenuto, spingendomi a muovermi di nuovo verso di loro.
- Scarlett mi va più che bene, non mi interessa cosa pensi. Non è colpa sua, né tua e né mia, solo non puoi interessarmi, te l’ho già detto – insistette il moro alzando un poco il tono di voce e allontanandola con maggiore forza, spostando le mani chiare che erano rimaste sulle sue spalle con troppa confidenza.
- non ti interesso? Ma una volta ti interessavo eccome! – sbraitò lei delusa ma anche arrabbiata, aggrottando le sopracciglia e guardando male Zayn mentre io mi avvicinavo ai due nervosa – sei un ipocrita! – la sentii urlare e, sebbene fino a quel momento avessi voluto chiudere la discussione con qualche parola di vanto, appena mi resi conto che in effetti aveva giudicato senza ragione il ragazzo che amavo non tardai troppo a reagire.
Come se fossi stata chiamata in causa anche io in quell’ultimo insulto, affiancai il moro e prima che potessi ripensarci lanciai con sicurezza il bicchiere in parte pieno di vodka sulla faccia e i capelli di Felicity, piegandola a uno strepito esterrefatto.
Anche il ragazzo si voltò incredulo a guardarmi con gli occhi spalancati, e così fecero anche diverse persone sul terrazzo, stupito dal mio gesto estremo come anche la padrona di casa che si tastò i capelli in una smorfia e cercò di sistemarsi il mascara colato sugli zigomi arrossati.
- prova a dar fastidio a Zayn ancora una volta e ti lancerò addosso qualcosa di più solido! – non mi trattenni da urlarle contro insieme a entrambe le mani puntate nella sua direzione, prima che lui potesse fermarmi e tirarmi indietro in un mezzo ghigno divertito.
- l’unica persona che merita degli insulti sei tu cara – aggiunsi ancora incattivita, riuscendo solo a pensare al fatto che avesse trattato male il ragazzo che mi aveva afferrato per la vita e mi stava tirando dentro l’appartamento – ah e scusa se ti ho rovinato le extension – sbottai fino a quando potei, vedendo ben presto la biondina venire soccorsa da due ragazze fin troppo preoccupate a parer mio.
L’unica cosa di cui ero preoccupata io era Zayn sinceramente, ma mi tranquillizzai una volta all’interno del soggiorno quando continuò a stringermi al suo fianco verso la porta d’uscita.
Diversi invitati si voltarono a guardarmi stralunati sebbene non mi importasse nulla di quelle persone superficiali, riuscendo solo a concentrarmi sulla presa calda del moro dietro la schiena.
- forse è meglio che ce ne andiamo ora, che dici? – mi borbottò all’orecchio lui con sarcasmo, dirigendomi veloce verso la camera da letto per recuperare le nostre giacche.
- ma come? Proprio adesso che cominciavo a divertirmi? – ribattei a tono chiedendomi davvero come potesse preferire una persona testarda e impulsiva come me al resto, capendo poi di non volere una risposta quando lo sentii ridere sincero riempiendomi il cuore come avrebbe fatto qualsiasi promessa.
Almeno sapevo che il suo sorriso era sincero, del resto non potevo esserne sicura sebbene quella sera mi resi conto di essermi davvero fidata di Zayn per la prima vera volta.














  

BUONSALVE!
Okay so che questa volta non basterà qualche gif di Zayn per farmi perdonare.. ma fa sempre piacere qualche sfizio AHAHAH
No seriamente, mi vergogno per essere stata assente tutti questi mesi, giuro.
E' che.. non so, forse potrei dire che è stato per colpa della scuola, è un pochino è vero, ma principalmente tra una cosa e l'altra non sono più riuscita a trovare la giusta ispirazione per questa ff.
In questi mesi ho scritto un po' quella che sarà la prossima ff e che mi ha preso molto, infatti spero davvero che vi piacerà perché è diversa da certi punti di vista, e ho trascurato questa purtroppo.
E' da diverse settimane che volevo riprendere a scrivere ma solo grazie a questo ponte sono riuscita a ritagliarmi del vero tempo per farlo, anche perchè comunque se non finisto "Let me be your last first kiss" non posso pubblicare la prossima storia perciò non avrebbe senso non finirla.
Anche perchè VOGLIO FINIRLA, OVVIAMENTE.
Questa ff è molto importante per me anche se magari potreste pensare il contrario, ma in questi giorni l'ho riletta tutta più volte e sono riuscita a ritrovare la giusta forza per continuarla.
P.S. Non so se si nota, spero davvero di sì, ma sto cercando di fare un bel lavoro con Scarlett portandola a maturare nel corso della storia.. io trovo che accada, anche se non è ancora finita, è chiaro.
Mancano ancora sei o sette capitoli alla fine e cercherò di scriverli il più presto possibile ma non so assolutamente dirvi quando posterò il prossimo capitolo, anche se dato che la scuola sta per finire non dovrete aspettare molto credo.
Non so davvero come scusarmi per tutti questi mesi di assenza, davvero. Ma ora sono tornata e mi metterò d'impegno per finire la ff, assolutamente.
Potete trovarmi su twitter come @hiseyesonmine o su ask come @birbialex :)
LOTS OF LOVE GIRLS!

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Capitolo 39
*** Sono una stronza ***



"I need you to love me."

CAPITOLO 39
 
Aprii l’ultimo cassetto del mio comodino e sbuffai già stanca per aver impiegato gli ultimi venti minuti alla ricerca del passaporto, sicura comunque che dovesse essere lì da qualche parte.
Saremmo partiti per la Grecia ormai a distanza di pochi giorni e quel mattino avevo ben pensato di cominciare a cercare i documenti necessari per l’imbarco, imbattendomi in difficoltà anche per sfilare la tessera sanitaria da un plico di post-it.
Neanche ricordavo l’ultima volta che avevo messo le mani tra quelle carte, sicura di averle spostate così com’erano nel trasloco senza far caso a riordinare nulla.
Avevo tutto chiuso dentro una cartella a mio nome contenente addirittura vecchie cartoline di auguri risalenti forse all’infanzia, troppo abituata al fatto che nel momento del bisogno ci avrebbe pensato mia madre a trovare ciò che serviva.
Sospirai snervata e decisi di allargare i vari fogli sul materasso dove ero seduta per avere una visione più generale della cosa, spostandomi i capelli lunghi su una spalla per non dare impiccio.
Non c’era neanche nessuno che potesse aiutarmi, Zayn era in università e non mi sembrava il caso di cambiare i miei genitori per così poco, quindi avrei dovuto arrangiarmi da sola.
Sfogliai diversi fascicoli per assicurarmi che il passaporto color prugna non fosse infilato dentro, sistemandomi meglio sopra il piumone morbido e tirandomi sulle gambe la maglia di Lucas che avevo addosso.
Non ero la persona più adatta per sistemare documenti e neanche ritrovarli, prima di tutto data la poca pazienza nel cercare le cose e perdere tempo.
Spostai su un plico a destra gli scritti già controllati e scartai gli altri ritrovandomi tra le dita un vecchio cartoncino verde acqua decorato e scritto con una linea che conoscevo bene.
Buon diciottesimo compleanno Scar, anche se questo vorrebbe dire che sei diventata una persona adulta.. non sono sicuro che succederà, ma nel caso tu abbia voglia di un gelato a mezzanotte puoi sempre chiamarmi e mi farò trovare sotto la tua finestra. Auguri, Zayn. Ti amo xx” lessi con una certa familiarità quelle parole, ricordandomi di averle già lette a una lontana festicciola in un pub consigliato da Niall ma sorridendo lo stesso per la semplicità della frase.
Fino a qualche anno prima l’unico problema mio e di Zayn era di convincere i nostri genitori a farci stare fuori fino a tardi e magari dormire a casa l’un dell’altra ogni tanto, mentre in quel momento eravamo noi i padroni delle nostre giornate.
Per la prima volta in quattro anni mi resi conto di quanto fossimo effettivamente cresciuti.
Nessuno ci aveva chiesto il permesso eppure ormai eravamo una coppia seria alla ricerca del proprio futuro, nonostante fossimo sempre i due soliti bambini infantili.
Mantenni un sorriso genuino per diversi minuti, spostando lo sguardo alla nostra foto che tenevo sul comodino con protezione e di cui nessuno oltre al moro sapeva l’esistenza.
Venni distratta all’improvviso dal rumore distante della porta d’ingresso ad aprirsi, tanto che diedi un’occhiata all’orologio stupendomi che il mio coinquilino fosse già tornato.
Tesi le orecchie e riconobbi dei passi frettolosi percorrere il corridoio accompagnati da un fiato tirato.
- Scar? Ci sei? – sentii chiamarmi finché appunto Zayn fece capolino nella stanza con fare sbrigativo.
- ehi – pronunciò allora rilassando i tratti in modo visivo e aprendosi a un ghigno genuino, ormai fermo dal lato opposto del letto a due piazze.
- ehi? – ridacchiai per l’entrata inconsueta, notando con piacere gli occhi del ragazzo fissi su di me con serenità e adrenalina tanto che mi incuriosii dalla sua premura.
Sorrisi presa in contropiede e aggrottai anche le sopracciglia confusa, cercando di leggere nei gesti del ragazzo la risposta alle mie domande.
- ma hai corso? – borbottai divertita dal suo comportamento inconsueto e ruotai il busto nella sua direzione, sempre seduta sul bordo del materasso mentre il moro era in piedi dall’altro lato della camera da letto.
- un pochino – acconsentì facendo il cenno con le dita, riprendendo fiato e sfilandosi dalla tasca dei pantaloni scuri il telefono che posò sul suo comodino.
Non ero abituata a vederlo tanto scosso per qualcosa, di solito era lui quello più pacato dei due e io gli facevo improvvisate, perciò mi gustai la scena quando si passò una mano tra i capelli distratto.
- va tutto bene? – continuai a chiedere vedendolo finalmente prendere fiato per rispondere, abbandonando ogni attenzione ai fogli sparsi davanti a me e guardando solo il ragazzo.
- devo dirti una cosa – ammise frizzante, cercando di trattenere un sorriso che però io riconobbi lo stesso dagli angoli della sua bocca tirati a forza.
- sì l’avevo intuito, credo.. – commentai con sarcasmo impaziente di sentire cosa ci fosse di tanto immediato da farmi sapere, non sapendo neanche se dovermi sentire preoccupata oppure no.
- ecco allora – balbettò senza aspettare oltre, muovendo le labbra piene con ingordigia di parlare e alzando le sopracciglia scure prima di andare oltre e strapparmi un ulteriore risolino – hai presente quando avevo detto a te e ai ragazzi di aver chiamato diverse agenzie e.. di aver lasciato il mio curriculum, no? – cominciò a parlare con fare elettrico e tremolante, facendo crescere sul mio viso un’espressione felice per il suono delle parole fluenti.
Spalancai gli occhi speranzosa di ascoltare parole positive e mi bloccai a mordermi un labbro come un bambino che aspetta il suo turno su una giostra colorata.
- beh mezzora fa mi hanno telefonato dall’azienda dove ero passato a fare il colloquio – avanzò facendo crescere in me una sensazione di orgoglio e pura felicità che mi riempì il cuore, pendendo dalla bocca di Zayn che aveva esitato a procedere – hanno detto che dalla prossima settimana sarebbero interessati a.. vedermi nel pomeriggio in sede per cominciare a darmi qualche incarico – disse quindi il moro eccitatato tenendo puntato lo sguardo su di me in attesa di qualsiasi cenno di complicità, masticando le frasi veloce e lasciandosi anche a un accento più marcato che non mi persi.
- vogliono che ti presenti in azienda? – gli domandai spalancando ancora gli occhi colpita, stringendo la presa sul piumone sotto di me nonostante avessi capito benissimo il messaggio ma felice di sentirmelo ripetere.
- sì dal lunedì al giovedì di sera per adesso, almeno finché non darò gli esami. So che non è molto ma.. – rispose prontamente lui tirandosi eretto nelle spalle pieno di orgoglio, prima che io potessi ancora realizzare e rafforzare il sorriso in modo spropositato.
Quando prese ad articolare la seconda frase io mi ero già sollevata a carponi sul letto fino a tirarmi in piedi per avanzare verso il ragazzo.
Non mi importò di sembrare scoordinata o infantile quando improvvisai dei passi sopra il materasso e per fortuna a lui non importò dato che appena presi un piccolo slancio e mi allungai ad abbracciarlo non tardò ad afferrarmi con prontezza.
Mi ero spinta dal bordo del letto fino al petto di Zayn e non avevo tardato a buttargli le braccia attorno alle spalle con affetto, subito stretta dalla sua presa che mi accolse presto.
Per la relativa irruenza del mio gesto il ragazzo barcollò un attimo appena lo raggiunsi ma non tardò a ricambiare, passandomi le mani attorno alla schiena insieme a una risata liberatoria di entrambi.
Respirai il profumo della sua pelle rafforzando la presa attorno al suo collo e sorrisi spontanea, ascoltando il suo respiro leggero nell’orecchio.
- ti rendi conto? Vogliono darti un vero lavoro – commentai felice sulla sua clavicola avvertendo ben presto la terra mancarmi sotto i piedi quando a Zayn non ci volle molto per afferrarmi la vita e sollevarmi in un ulteriore abbraccio.
Di nuovo non tardò a ridere soddisfatto, tenendomi sollevata a mezz’aria e piegando appena il busto all’indietro dato che io non avevo intenzione di lasciarlo andare.
- sei felice? – mi domandò sereno senza potermi guardare in viso, allora scostai il capo dalla sua spalla intimandogli di posarmi a terra.
Incontrai subito la linea dei suoi occhi grandi e profondi e provai una grande emozione addosso, serena nel rendermi conto che eravamo effettivamente cresciuti come pensavo poco prima.
- felice io? Piuttosto devi esserlo tu, ce l’hai fatta da solo – ribattei sincera spostando una mano dal suo collo alla nuca per giocherellare con i ciuffetti mori, tesa lungo il suo corpo.
- certo che sono felice! Però insomma, cosa ne pensi? – continuò a chiedere eccitato dei suoi risultati anche più di me, guardandomi negli occhi in attesa di conferme.
Cosa pensavo? Troppe cose in verità, eppure troppe poche cose che avrei accettato di dire.
- sono senza parole, te lo giuro – mi sentii di rispondergli, carica di così tante sensazioni che sprecarle in quel momento sarebbe stato un peccato. Lui meritava di più.
In compenso ricambiai il suo sorriso luminoso e poi non tardai a rubarglielo, allungandomi sulle sue labbra e stringendo la presa attorno alle sue spalle per tenerlo stretto.
Lo baciai con sentimento, come mi permettevo di fare solo di sera quando le luci della città si spegnevano attorno al nostro piccolo angolo di paradiso.
Sorrisi sulla sua bocca e fui certa che se avessi stretto un po’ più forte avrei potuto fargli male, continuando a concedergli tutti i baci che voleva senza tentennamenti.
Rinsavii solo quando il pelo di Marion contro la gamba nuda mi fece il solletico, costringendomi a ridacchiare sincera e mordere appena un labbro a Zayn come spesso si divertiva a fare lui con me fino a che rialzando gli occhi dal pavimento al suo viso mi persi di nuovo nelle due pozze scure.
Strusciai appena il naso col suo e la cosa lo fece ghignare appena dato che non mi spingevo mai a certe cose, perdendosi ad accarezzarmi la schiena con entrambe le braccia.
- ti amo – ammisi sentendo quelle parole salirmi dal petto su per la gola, immergendo gli occhi nei suoi senza preoccuparmi di poter affogarci dentro.
Lui arricciò le labbra a un sorriso dolce e si concesse un mugolio che io riconobbi con stupore, lasciandosi andare a sua volta al momento.
- dico sul serio, sai? Ti amo Zayn, sono fiera di te – aggiunsi con la paura di poter essere fulminata viva dal mio io interiore, soddisfatta però di aver parlato per una volta.
Il moro seppe riconoscere il gesto di carineria e non si perse una sillaba di ciò che avevo rivelato, guardandomi da quei pochi centimetri che ci dividevano come se fossi una stella cadente.
- e ti prego dì qualcosa prima che mi rimangi tutto – dissi allora per smorzare l’atmosfera come ogni volta, anzi lui quasi si aspettò che l’avrei fatto e sorrise cosciente della rivelazione.
Fece un cenno negativo con la testa e si piegò a baciarmi ancora, stringendomi per la vita a sé facendomi sentire pronta a sbriciolarmi da un momento all’altro.
Mi lasciò un ultimo bacio più rumoroso sulla bocca al quale la cagnolina abbaiò e poi si chinò a darmene altri sulla guancia con affetto, permettendomi di tirarmi di nuovo sulle punte e abbracciarlo senza tentennamenti.
- sono tanto fiera di te – continuai a dire al suo orecchio sentendomi forse chiamata meno in causa non guardandolo negli occhi, eppure avvertii i miei pizzicare appena alla verità di quelle parole.
- sei felice allora.. – constatò la sua voce roca facendomi ridacchiare mentre la vista si appannava dall’emozione, crogiolandomi nel calore della nostra stretta.
- certo che lo sono – affermai tradendomi con il tono di voce appena tremolante perché il ragazzo affondò oltre la testa lungo i miei capelli sciolti, avvolgendomi tra le sue braccia come una bambina.
- mi basta questo – commentò quindi facendomi versare la prima lacrima della giornata, trovando impossibile che a Zayn potesse bastare una persona come me al suo fianco anche se meritava il mondo.
 


- sì mamma te l’ho detto, ha trovato un vero impiego – ripetei a mia madre al telefono quella sera girovagando per casa ancora emozionata nel dirlo a qualcuno, felice di dire ai miei genitori una cosa che avrebbe potuto renderli partecipi della mia vita.
- e con l’università come farà? – sentii chiedere come se la notizia in sé non fosse abbastanza e la donna avesse bisogno di ulteriori sicurezze.
- per ora dovrà andare in azienda in settimana dalle cinque alle otto tranne il venerdì, alle lezioni va al mattino e gli avanzerà anche tempo – risposi spiegandole la situazione, cercando di rendere la cosa più semplice di quello che fosse in realtà ma che avremmo potuto sistemare.
Percorsi distratta la cucina e il salotto, intrattenendomi con mia madre alla cornetta.
- sì però ricordatevi che avete gli esami tra poco – commentò lei con tono preoccupato strappandomi un sorrisetto, mostrando le stesse preoccupazioni che in cuore avevo anche io.
- ma non sei contenta? Anche al bar Zayn faceva più o meno gli stessi orari e li faccio anche io ai magazzini, non è un problema. Anzi, finalmente avrà anche più motivazioni – esclamai trepidante di sentirla avanzare complimenti e belle parole, sicura che le stesse pensando.
- certo che lo sono, Scarlett. Sono contenta per voi – si premurò di assicurarmi scaldandomi il cuore tanto che mi appoggiai un attimo con la schiena al muro del salotto, mordendomi le labbra soddisfatta.
- dillo anche a papà dopo eh, così magari smetterà di fare il sostenuto con lui ogni volta che veniamo a pranzo a casa – abbozzai divertita, sicura comunque che gli avrebbe dato lo stesso fastidio per un motivo a me sconosciuto.
- va bene.. – ridacchiò la donna come facevo spesso anche io – e tu fai i complimenti a Zayn da parte mia – continuò a dire a sua volta con tono complice che solo madre e figlia potevano capire.
- già, questa volta se li merita – acconsentii sincera parlando anche a me stessa con quella considerazione – ehi ma è con te adesso? – mi chiese allora mia madre con fare discorsivo.
- sì è di là in camera, stavamo cercando il mio passaporto dato che è in mezzo a tutte quelle cianfrusaglie di documenti.. – borbottai voltando il capo a guardare la porta della nostra stanza dove l’avevo lasciato qualche minuto solo per fare la telefonata e non essere ascoltata.
- è proprio un caro ragazzo, sai? – se ne uscì la donna facendomi mancare il respiro un attimo e portandomi ad arrossire, capendo che avrebbe spinto il discorso da un altro punto di vista.
- lo so mamma, lo so – mormorai inforcando un sorriso consapevole e genuino, spostando lo sguardo ai miei piedi nudi contro il pavimento freddo.
- sono felice che tu abbia accanto una persona così, sei mia figlia e insomma.. ormai sei grande ed è giusto che cominci a costruirti la tua vita. Ripeto, sono felice che tu lo stia facendo con lui – prese a parlare e io non potei far altro che rimanere in silenzio ad ascoltarla, sentendo per la prima volta tanta sincerità riguardo alla cosa.
- sì beh io.. sto crescendo proprio per questo, è stato lui a voler venire a vivere con me e adesso è pronto a prendersi le sue responsabilità – spiegai desiderando quasi di poter avere un po’ della sua determinazione, di essere elogiata.
- sarei ancora a casa con voi e Luke adesso, ricordalo – sbottai in una risata per spezzare l’imbarazzo dell’argomento, sentendo dall’altra parte della linea mia madre fare lo stesso.
- e tuo padre avrebbe molti più capelli in testa – aggiunse lei per scherzare, facendomi ritrovare me stessa nella semplicità con cui faceva battute – ancora mi ricordo i primi tempi.. quando vi siete conosciuti, si vedeva lontano un miglio che c’era qualcosa di nuovo nell’aria, eri sempre su di giri – parlò mettendomi ulteriormente a disagio, sperando che non si ricordasse davvero certe cose.
- era l’età mamma! Ero un’adolescente, sono tutti su di giri – cercai di difendermi ma allo stesso tempo lasciandola vincere, sapendo di non poter fingere con lei dato che eravamo uguali.
- e mi ricordo anche quando io e tuo padre abbiamo visto Zayn per la prima volta nella nostra cucina, stava venendo un infarto a tutti e due ma poi è finita bene.. – continuò a raccontare allora capii che non si sarebbe fermata presto, che sarei dovuta rimanere lì in linea ancora.
- non c’era bisogno di arrabbiarsi, l’hai detto anche tu: è un bravo ragazzo dai – le diedi corda fissando il vuoto davanti a me e ridendo per la situazione, rendendomi conto di potermi confidare con mia madre.
- l’ho sempre detto, è tuo padre quello geloso – ribatté quindi gettando la colpa altrove – mi ricordo anche quando mi hai raccontato di Parigi e.. di quel periodo in cui vi telefonavate sempre e noi ascoltavamo dalla camera accanto – cominciò a ridere presa da quel periodo della vita che hanno tutti, compresa me, quando si è innamorati e non si capisce più niente.
- io non ricordo di averti mai fatto un vero discorso su quello che è successo a Parigi e.. ehi! Origliavate le mie telefonate? Ma siete seri? – sbottai incredula arrossendo ancora al pensiero e spalancando gli occhi, lasciandomi scivolare contro il muro fino a sedermi a terra.
- era notte fonda e si sentiva solo la tua voce, anche senza volerlo era impossibile non ascoltare – spiegò quindi portandomi a scoppiare a ridere insieme a lei, ricordando a mia volta quei momenti passati e tanto surreali.
- spero che adesso dormiate meglio allora dato che non ci sono – lanciai la frecciatina, non sapendo cos’altro dire in mia discolpa.
- ma non ho detto che davate fastidio, era una cosa carina.. non ti sento mai dirgli cose dolci – affermò con fare dispiaciuto e in quella verità riconobbi ciò che mi rimproverava anche Zayn alle volte, sebbene fosse il diretto interessato dei miei discorsi.
- devo ricordarti che è una cosa genetica? Ho un brutto carattere, lo so. Non.. mi piace dire le cose ai quattro venti, insomma mi.. mette in imbarazzo – borbottai dando corda alle sue parole, certa di non essermi mai fatta scappare carinerie verso il moro in presenza dei miei genitori.
- cosa ti imbarazza Scarlett? Non devi pensare così.. è una cosa naturale, non devi trattenerti solo perché.. non so, ci siamo io o tuo padre in giro, non devi farti problemi – mi spiegò e mi sembrò strano cogliere il messaggio, dato che non mi avevano mai detto nulla del genere.
- ma a papà per esempio dà fastidio, non dire il contrario – borbottai cercando di mostrargli il mio punto di vista, allungando le gambe lungo il pavimento e sedendomi più comoda.
- sì ma non più tanto e in ogni caso non direbbe niente di male. Tu e Zayn state insieme ormai da tanti anni, non è una novità. Davvero, non sentirti in dovere di fare nulla per noi, stai tranquilla tesoro – insisté nel suo pensiero che rimasi anche io a rifletterci in quei secondi di silenzio, rendendomi conto che qualcun altro oltre a Zayn potesse far caso al mio orgoglio.
- è che.. sono fatta così mamma.. – mormorai in imbarazzo, non capacitandomi che non desse fastidio a loro potermi vedere per esempio a dare un bacio al ragazzo. Non ero mai stata abituata a farmi vedere da loro in certi atteggiamenti anche per un fatto di rispetto, non mi sembrava il caso.
- beh l’importante è che almeno con lui parli – osservò mia madre a quel punto capendo che al momento non avrei cambiato idea, facendomi rinsavire dal flusso di pensieri che mi stavano distraendo.
- mamma non preoccuparti – le assicurai con voce assente capendo però forse di non essere sincera a pieno e sentendomi tanto vuota per diversi secondi.
- va bene.. allora ci sentiamo domani Scarlett, adesso vado a dormire che è già tardi – se ne uscì facendomi notare che fossero le undici passate di sera, tardi per riflettere e per fare piani ma abbastanza presto per nutrire buoni propositi.
- certo, ‘notte mamma – commentai in un sospiro comprensivo pensando che lei avrebbe avuto il turno di lavoro l’indomani mentre io solo due ore in facoltà, sentendomi tanto piccola e supponente.
Chiusi la telefonata in un sospiro, vedendo mia madre per una volta come una proiezione di come sarei diventata un giorno e come tale avrei dovuto ascoltare le sue parole.
Per una volta ero stata costretta a vedere la mia vita da un altro punto di vista, persino la mia relazione con Zayn che mai avrei rivalutato.
Dovevo rivalutare me, in verità.
Mi rialzai in silenzio e lasciai il telefono in salotto, spostandomi un po’ giù di morale lungo il corridoio fino a schiudere la porta della camera da letto e poggiarmi su un fianco contro lo stipite in legno.
Non avevo mai dato un reale peso alle parole di Zayn sul fatto che non esternassi troppo i miei sentimenti anche perché ultimamente avevo imparato ad aprirmi di più, ma sentendo le stesse cose anche da qualcuno al di fuori della coppia ero rimasta colpita.
Non potevo perdere Zayn per il troppo orgoglio, non potevo proprio.
Rimasi lì ferma a osservarlo seduto dove ero stata io quel mattino, a darmi le spalle mentre controllava al posto mio il contenuto dei vari cassetti ancora alla ricerca del passaporto.
Spostai lo sguardo sulla schiena coperta da una maglietta nera e poi ai capelli appena cresciuti, chiedendomi cosa lo spingesse a passare il suo tempo con me e per me.
- oh sei qui – si voltò a guardarmi quando sospirai troppo forte, regalandomi un sorriso ignaro e genuino e uno sguardo pieno che mi fece tremare il cuore.
- sono qui – ricambiai a tono abbozzando un sorriso che potesse soddisfarlo, staccandomi dallo stipite e dandogli così il pretesto per tornare a voltarsi verso i fogli davanti a lui lasciandomi un attimo da parte.
Presi a torturarmi le mani quando fui certa che non mi stesse guardando e presi fiato, sentendo le parole di mia madre rimbombarmi nella testa in un eco sinistro.
Salii lenta sul materasso a carponi e mi avvicinai alla schiena di Zayn, maledicendomi per essermi ridotta a fare certe cose pur di non farmi divorare dai rimorsi.
Avanzai lungo il letto e infine mi inginocchiai dietro il ragazzo, sedendomi più comoda e tenendo le gambe ripiegate ai lati dei fianchi del moro senza che potesse notare nulla.
Sospirai e mi appoggiai alla sua schiena allungando le braccia oltre il suo collo, lasciandole a penzolare sotto il suo viso e appoggiando anche il capo sulla sua spalla destra.
A quel gesto lo sentii schioccare un sorriso ma parve irremovibile, fermo a smistare le scartofie sulle sue ginocchia quando io ormai gli avevo circondato la schiena col mio corpo stringendomi a lui.
Respirai il suo chiaro profumo e presi di nuovo respiro, accoccolandomi lungo la sua spalla.
- amore? – abbozzai a mezza voce cercando di attirare la sua completa attenzione, riuscendo a farlo voltare appena in un’espressione lusingata.
- trovato niente? – borbottai poi messa alle strette dal suo sguardo pieno a cercare il mio, cercando di non rendere troppo esplicito il motivo della mia spropositata vicinanza.
- non ancora ma mi manca solo più l’ultimo cassetto e ho finito, quindi dovrebbe essere lì.. – mi rispose serio riguardo alla faccenda mentre io mi ero persa a scorgere il profilo del suo viso illuminato dalla lampada sul comodino, riconoscendo ormai ogni fattezza della sua figura – e se non è neanche lì giuro che spacco qualcosa, è da un’ora che cerchiamo – sbottò con sarcasmo spalancando gli occhi con stanchezza, strappandomi un risolino sincero che portai fino alla sua pelle quando mi spinsi a lasciargli un bacio innocuo alla base del collo.
- non preoccuparti – mormorai tranquilla e divertita dall’accanimento del ragazzo nel volermi aiutare, rafforzando la presa con le braccia attorno alle sue spalle come un vero e proprio abbraccio da dietro.
- va tutto bene? – si premurò di chiedermi però sentendo le mie parole, stranito che non avessi ribattuto con una frecciatina o un commento ilare, girando il capo a guardare il mio inerme.
- certo, perché? C’è qualcosa che non va? – feci la finta tonta rendendomi conto di quanto in effetti fosse inusuale che si stranisse per una mia carineria, mentre sarebbe dovuto essere normale.
Lo vidi studiarmi diversi secondi con un’espressione confusa, piegandomi a un sorrisetto genuino e divertito che almeno riuscì a farlo rilassare un poco.
- non lo so.. vuoi forse dirmelo tu? – tirò a indovinare completamente allo scuro di cosa celassero i miei pensieri sconnessi, non riuscendo neanche io a tracciare un discorso chiaro da proporre.
- non sono brava con le parole – ammisi facendo spallucce e mantenendo lo stesso ghigno immaturo, guardandolo e cercando di trovare una scappatoia al suo sguardo indagatore.
Quando lo vidi aggrottare le sopracciglia con fare interrogativo decisi di animarmi in qualche spiegazione, interrompendolo prima che potesse chiedermi altro – ma.. insomma, anche io ho delle cose da dirti – mormorai sollevando il capo dalla sua spalla, allentando la stretta sul suo busto in modo che potesse girarsi meglio a guardarmi.
Appena gliene diedi la possibilità ruotò il petto a sedersi di lato e io feci lo stesso per agevolarlo, trovandomi comunque vicina a lui data la vicinanza delle nostre gambe quasi a sovrapporsi.
- è che.. parlando con mia mamma mi è venuto un pensiero.. – borbottai abbassando lo sguardo dal suo appena fummo uno quasi di fronte all’altra, trovando difficile ammettere tutto con tanta naturalezza.
Mi morsi il labbro imbarazzata e afferrai una mano di Zayn nelle mie in un sospiro tremolante, giocando con le sue dita e concedendomi di guardare solo quelle.
- cosa c’è Scar? – mi domandò lui con fare comprensivo, cercando di allungarsi per farsi guardare il volto ma senza riuscirci dato che sembravo una bambina il primo giorno di scuola a fissare il proprio peluche preferito tra le mani.
Tracciai più volte il contorno della rondine sulla sua mano con le dita finché lui me le strinse appena, muovendo l’altra a posarsi su un mio ginocchio per mettermi a mio agio.
- ho pensato che magari, cioè in verità lei l’ha pensato e me l’ha detto.. – cominciai quindi subito a balbettare a disagio nonostante le carinerie che il moro stava portando sulla mia pelle – io non mi sono mai fatta problemi per questo perché so com’è la nostra relazione ma in effetti.. – continuai a dire nervosa finché il ragazzo cercò di riportarmi alla realtà facendomi dei grattini oltre il ginocchio, portandomi ad alzare gli occhi nei suoi e firmare così la mia disfatta.
- Scar? Dai parla – ridacchiò con fare complice mentre riuscivo bene a vedere nei suoi tratti curiosità mista a un velo di preoccupazione, trovandomi riflessa nelle sue iridi espressive.
- cioè non è niente di davvero.. importante nel senso che non c’è nulla di fondato perché a me va bene anche così però forse tu potresti.. non lo so.. – balbettai ancora cercando le parole giuste da dire per una volta ma senza trovare un modo carino di parlare, sentendomi non all’altezza della situazione.
Io non ero la persona più adatta per fare dichiarazioni e chiarimenti, non lo ero mai stata, e tentare di entrare nella parte mi risultava stretto e scomodo anche se lo volevo con tutta me stessa.
Spostai di continuo lo sguardo dalle mie mani al viso di Zayn in imbarazzo fino a quando un’occhiata complice del ragazzo mi costrinse a continuare, allora presi meglio posto seduta sul bordo del letto e per quello che potevo tentai di avvicinarmi il più possibile al moro che si ritrovò a osservarmi cauto.
- ho pensato che tu.. insomma.. – presi a mormorare con fare ripetitivo finché un’illuminazione mi colse, portandomi a dire certe cose in un modo a me più abbordabile – mettiamola così: sono davvero una stronza e non provare a negarlo questa volta perché ho le prove – esclamai facendo ridere il ragazzo che mi guardò stranito e contrariato con il desiderio di correggermi ma fidandosi del tono delle mie parole, arreso a lasciarmi fare mentre io avevo già riabbassato gli occhi alle mie mani a stringere la sua con più convinzione.
- sono una stronza perché sin dall’inizio non ho mai voluto essere davvero sincera con te, senza un vero motivo.. – dissi cercando di essere seria ma tradendomi da un ghigno che mi piegò gli angoli della bocca, contagiata dalla relativa ilarità del ragazzo accanto a me.
- sono una stronza perché ogni volta che.. mi dici belle cose io butto sempre tutto sul ridere – continuai sforzandomi di tirare fuori tutti quei dettagli del mio carattere che lui conosceva bene purtroppo.
- sono una stronza perché quando siamo insieme ad altre persone non riesco mai a rilassarmi e starti vicino come ogni fidanzata dovrebbe fare o anche solo se qualcuno mi chiede di noi io sminuisco sempre la cosa mentre non dovrei proprio perché tengo.. a te – assicurai passandomi la lingua sulle labbra ormai secche dall’ansia e alzando un attimo lo sguardo nel suo, tornando poi però a concentrarmi sulla sua mano che tenevo stretta sul mio grembo.
- sono stronza proprio per questo, perché penso di non dimostrarti tutto.. quello che provo e ne sono certa! – sbottai non trovando più il coraggio per sollevare gli occhi, decidendo che non guardandolo mi sarebbe risultato tutto più semplice – ne sono certa perché ci sono un sacco di cose che penso tutti i giorni, anche adesso, su di te e che non ti ho mai detto – esalai a disagio sospirando nervosa.
- mi sono abituata a farlo ed ero sicura che tu comunque capissi certe cose senza che io te le dicessi ma in effetti è stupido. Tu Zayn mi dai sicurezze sia di coppia che nella vita in generale mentre io alla fine non ti ho mai dimostrato nulla.. – spiegai ripensando a tutte le volte che mi faceva sorprese o bei discorsi mozzafiato e io ero stata in grado solo di commentare con una bella battuta tutto il suo impegno senza dargli altro in cambio – non ti ho mai dimostrato davvero quanto ti amo, ecco – balbettai con la bocca tirata tra i denti e il cuore ad accelerare insieme ai secondi di silenzio.
- ma non ce n’è bisogno Scar non devi farti certi problemi – abbozzò il moro con tono sereno ma ignaro di quanto tenessi al discorso e al suo significato.
- sì che me li faccio invece perché tu.. vorrei che tu sentissi quello che provo quanto sono insieme a te – affermai usando una voce seria e ferma, sollevando il capo a osservarlo e sentendomi le guance andare a fuoco lentamente sotto i suoi occhi puntati addosso.
- insomma mi.. imbarazzo a parlarne anche con te perché.. non so, mi prenderai in giro e fai bene ma Zayn hai.. seriamente cambiato la mia vita da quando ti ho visto in quell’aula a scuola anni e anni fa – ammisi per la prima volta e vidi il ragazzo fermarsi ad ascoltarmi a sua volta come non aveva mai fatto, gustandosi il suono delle mie parole accartocciate tra loro.
- sono sempre stata una persona un po’ incosciente, me l’hanno sempre detto, eppure penso che dopo averti conosciuto questo sia cambiato perché tutto è diventato più chiaro, non avevo altra scelta che seguire te – dissi ripensando alla mia continua ostinazione nel trovare un buon motivo per fare qualsiasi cosa se avesse coinvolto Zayn.
- all’inizio neanche potevo sapere dove saremmo andati a parare, ero anche abbastanza sicura invece che col passare del tempo tu avresti visto la vera me e saresti andato via come gli altri, ma giuro che ogni cosa che ho fatto con te è sempre stata spontanea e felice per me perché.. non lo so Zayn, c’è.. qualcosa.. – finii la frase a metà per la troppa soggezione che sentivo addosso e per le cose che stavo ammettendo, mordicchiandomi il labbro e sforzandomi di proseguire – non sai quanto mi sto odiando per dirti questo – premisi in un sussurro che lui accolse con un risolino che mi riempì il cuore – ma c’è qualcosa nei tuoi occhi che mi ha sempre dato la sicurezza per fidarmi e andare avanti con te. Non capisco come fai ma quando mi guardi, giuro, mi girano per la testa tante di quelle cose.. mi sento viva quando succede. Tu mi fai sentire viva e credo.. sia questo che mi disorienta perché è sempre andato tutto così bene che forse avevo paura che cominciando a dirti certe cose tu possa vedermi diversa e.. andare via e io non.. so come farei ad alzarmi dal letto al mattino senza te vicino – parlai tutto d’un fiato senza badare al fiato a mancare e le dita a tremare sopra quelle di Zayn, sentendo solo in cuore di essere più leggera a ogni nuova confessione.
Feci spallucce a disagio come piccola consolazione e mi strinsi nelle spalle, sentendomi come ad un esame importante finché con la coda dell’occhio notai che il moro si era allungato fino a darmi di slancio un bacio nell’incavo del collo strappandomi una risatina stretta – e senza il tuo caffè – aggiunsi tradendomi con la mia innata ironia a rovinare l’atmosfera dato che anche il ragazzo ridacchiò insieme a me prima di spostarsi con la barbetta fina lungo la mia pelle fino alla guancia, posandomi un altro bacio rumoroso e spingendosi ad avvolgermi col braccio libero tirandomi a sé senza fatica facendomi slittare sopra le sue gambe.
- dai non avevo finito.. – borbottai appena mi ritrovai a cavalcioni in braccio a lui senza però tracce di malizia, solo per potermi tenere stretta in un abbraccio che mi causò una lunga scia di brividi.
- giura – ridacchiò ancora allacciandomi le mani attorno alla schiena mentre io avevo posato le mie sopra le sue spalle, guardandolo dall’alto in basso e concedendomi di guardarlo in volto perché non c’era nulla di meglio al mondo.
Gli regalai un sorriso e presi respiro per continuare sentendomi già avvampare dall’imbarazzo che mi avrebbe vinta nei minuti successivi.
- quindi anche se dico sempre il contrario, perché sono una stronza – ricominciai non rinunciando a mettere i puntini sulle “i” e parlando contro il suo viso, riuscendo anche a sentire il suo respiro caldo quando rise per le mie parole e sorrise guardandomi come il primo sole dopo un inverno buio – mi ritengo fortunata ad avere un ragazzo come te, un uomo come te, accanto. Fino a un anno fa non avrei neanche pensato che saremmo arrivati a tanto perché.. troviamo sempre il modo per scherzare e ridere senza preoccupazioni, eppure tu in mezzo a tutto quanto hai proposto di andare a convivere e adesso hai anche trovato un lavoro che ti dia più sicurezza economica.. io non avrei mai fatto questo da sola, non sono forte abbastanza, però.. – e ripresi fiato perché mi costò caro parlare oltre e intaccare il mio orgoglio – mi sono fidata di te come sempre perché ti ritengo un ragazzo in grado di darmi le sicurezze che cerco, anche se.. lo sai dannazione e con questo non te la sto dando vinta, sono ancora sicura di essere una donna indipendente.. eppure ho bisogno di qualcuno che mi guidi – spiegai deglutendo e specchiandomi di nuovo negli occhi del moro aperti nei miei e vibranti di nuove consapevolezze.
A quel punto strinsi le braccia attorno alle sue spalle allacciandomi meglio al suo petto, riprendendo a parlargli in faccia come mai avevo avuto la premura di fare senza interrompermi.
- ti conosco e so che posso lasciarmi aiutare da te perché anche se troviamo sempre il modo di ridere, e non sai quanto ne sono felice, allo stesso tempo sono sicura che nel momento del bisogno tu sai cosa fare e proprio per questo sono rimasta con te senza dubbi. Tu.. sai di cosa ho bisogno – dissi arrivando a quella azzeccata conclusione che risolse ogni dubbio che era rimasto annodato nella mia mente – sai quando è il momento di farmi svagare e tirarmi su di morale, se invece devi darmi dei consigli sinceri e delle idee, riconosci quando è meglio lasciarmi un po’ sola a riflettere e quando oppure ho bisogno di essere spronata. Sai come consolarmi, come prendermi senza obblighi, come parlarmi e come amarmi.. e io ho bisogno di qualcuno che mi ami come fai tu – conclusi sicura che per il momento sarebbe bastato, che ci sarebbe stato il tempo di aggiungere altro se avessi voluto, e rimasi in attesa di qualche cenno da parte del ragazzo che mi teneva stretta con attenzione.
Se mai ci fosse stato qualcosa più bello del suo sguardo puntato nel mio, pregai un giorno di poterlo vedere insieme a lui.
Zayn tardò a parlare e mi allarmai un poco, curiosa di svariare tra i suoi pensieri – non avrei saputo.. dirlo in un altro modo, è che devo fare.. pratica credo – borbottai con il mio immancabile vizio di rovinare l’atmosfera, riuscendo però a smuovere il ragazzo che rise addolcito al mio commento stringendo gli occhi e facendo scivolare via una mano dalla mia schiena.
- credo di.. non averti mai amata tanto come in questo momento, come fai a farmi questo effetto? Dio, Scarlett sei la migliore cosa che mi sia capitata, giuro – si lasciò scappare con voce strascicata non smettendo un attimo di sorridere fino a che allungò il palmo libero lungo la mia mascella e mi baciò venendo ricambiato con quanta più dolcezza abbia mai potuto offrirgli.
Mi strinsi a lui e non smisi a sorridere neanche io sopra le sue labbra, baciandolo ma perdendomi ogni volta in dei ghigni incondizionati.
- questo sarà l’inizio della fine? – scherzai sulla sua bocca riferendomi al principio della monotona vita romantica che prendeva tutte le coppie e che le riduceva a rapporti di abitudine, avvertendo quasi il cuore di Zayn battere contro il mio petto data la vicinanza.
- questo è sicuramente l’inizio della mia fine, amore sono senza parole – ribatté e a quel semplice soprannome capii di essere nel posto giusto al momento giusto, beandomi senza freni le emozioni che certe piccole accortezze riuscivano a darmi e alle quali non intendevo più rinunciare.













Buonsalve!
Sì okay meglio tardi che mai ma dettagli ahahahah
No dai avrei anche scritto prima ma è dal 20 giugno che non penso che a una cosa: CONCERTI DEI UAN DAIRECSHON, quindi mi sono ripresa tipo tre giorni fa e mi sono rimessa a scrivere, yess.
Devo dire che questo capitolo mi piace parecchio, alla fine mi sono anche commossa un po' devo dire uh.
Mancano cinque capitoli alla fine, mi sembra impossibile.
Nel prossimo capitolo vedremo i nostri Zarlett direttamente nel viaggio in Grecia per il compleanno di Scar e spero vi piacerà, come spero vi sia piaciuto anche questo, e mi ritiro perchè mi sta scoppiando la testa, sorry.
Volevo solo mandarvi un bacione e benedire tu lettore che sei ancora qui nonostante i miei ritardi imbarazzanti.
Halo!

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Capitolo 40
*** Ti.. piace? ***





CAPITOLO 40

 
- Zayn hai.. presente l’ultimo viaggetto che abbiamo fatto insieme? Quello verso la casa estiva di Harry? – me ne uscii rompendo il relativo silenzio della stradina che stavo percorrendo con il ragazzo alle spalle, entrambi con un po’ di fiatone e stanchezza dovuta alle precedenti ore di aereo.
- sì.. – rispose il moro distrattamente mentre io mi ero spostata i capelli lunghi su una spalla per il caldo del sole a spiccare dritto sopra le nostre teste.
- credo che questo batta anche la tua macchina rimasta senza benzina, sul serio – borbottai con un velo di ironia allungando una mano ad accarezzare il manto scuro dell’asinello che aveva caricate in spalle le nostre contenute valigie, tirato lungo la salita da un uomo del posto che riteneva il tutto normale.
Eravamo atterrati in Grecia tre ore prima e al nostro arrivo avevamo poi dovuto imbarcarci su un piccolo traghetto per raggiungere Paros, in particolare un piccolo centro abitato a bagnarsi su un’isola che ci aveva accolti con tanta gentilezza ma altrettanto calore.
Avevamo lasciato Marion a casa dei miei genitori e stranamente non si erano fatti problemi.
Con mio grande stupore avevo scoperto che Zayn non aveva prenotato una stanza in un hotel lungo la costa ma si era spinto ad affittare per quei tre giorni un piccolo alloggio affacciato al mare e situato accanto ad altre casupole nell’altezza della cittadina.
Ne ero felice sinceramente, avrei potuto rilassarmi nella nostra sistemazione senza essere disturbata da nessun orario o donna delle pulizie.
Eravamo quindi arrivati al modesto porto del paese da neanche un’ora e a presentarcisi davanti era stata una moltitudine di costruzioni ordinate su una stradina principale che si inerpicava sull’altura del colle collegando tutta la cittadina di pescatori, costeggiata anche da una spiaggia libera da scogli e da diversi spazi verdi.
Zayn era subito stato in grado di dirigersi verso il centro dell’agenzia scritta sul foglio che aveva tenuto con sé per le ore precedenti, seguendo le indicazioni sottoscritte anche da Harry e quindi non avendo troppi problemi a trovare la persona giusta a cui rivolgersi per chiedere informazioni.
Io non avevo saputo fare altro che rimanere stretta al suo braccio con sicurezza, ripensando per l’ennesima volta a quanto fosse maturato il ragazzo che si era spinto ad accordarsi con una tale Tamahra, una donna dai corti capelli scuri che sorridente ci aveva chiamato appunto Gavriil, l’uomo disponibile che ormai stavamo seguendo inermi lungo la salita speranzosi che si sarebbe fermato il più presto.
I due avevano parlato in un greco stretto e poi l’uomo dai ricci capelli bianchi aveva improvvisato un po’ di inglese facendoci cenno di venire insieme a lui, che ci avrebbe portati alla nostra piccola casupola insieme a quell’asinello chiamato Lukas e che mi aveva fatta tanto ridere ricordandomi mio fratello.
- è divertente invece, quando mai nella vita ti ricapiterà di essere scortata da un distinto pescatore e dal suo asino su per un paesello di mare su un’isola sperduta? – ribatté Zayn a quel punto strappandomi una risata consapevole mentre conclusa la terza salita si era dipinto all’orizzonte il blu acceso dell’oceano a riflettere il sole splendente.
Era un bel posto, non c’era nulla da dire. Completamente diverso dai paesaggi che ero abituata a vedere, sarebbe stata una bella vacanza.
- l’unica cosa che so non mi capiterà più è sentire così tanto caldo, sto per morire – commentai sarcastica abbassando lo sguardo scettica sui leggins neri che avevo addosso e alla canotta verde, aspettando con ansia il momento per potermi cambiare e mettermi qualcosa di più fresco.
- Scar ci abbronzeremo un po’ – disse lui tenendomi compagnia con la sua voce fluente oltre al rumore degli zoccoli del piccolo grande Lukas alla nostra sinistra.
- tornerò a Londra cotta come una polpettina.. – abbozzai divertita, lasciandomi andare a stupide battutine data la stanchezza e la mente leggera tirando avanti nella salita.
Non ero abituata a quelle temperature e non avevo neanche un carattere accomodante per sopportare, però per educazione mi rimangiai ulteriori lamenti e sospirai accaldata.
- la mia polpettina – esclamò a quel punto il ragazzo con il suo accento marcato allungando il passo per afferrarmi i fianchi da dietro e mordicchiarmi velocemente la mascella, il tutto accompagnato da un mio istantaneo urletto che catturò l’attenzione di alcune donne sedute a un tavolino oltre la porta di una casa che si misero a ridere per la scena buffa.
- dai Zaynie! – lo rimbeccai imbarazzata per il gesto e per la reazione delle sconosciute ancora a fissarci divertite ma piegandomi alla fine a mia volta a una risata complice, ritrovandomi a camminare con più difficoltà dato che il moro era rimasto aggrappato alla mia vita costringendomi a rallentare.
- stiamo dando spettacolo.. – mormorai a disagio continuando a ridacchiare ormai arrossita, cercando di darci un contegno afferrandogli una mano per farlo solo affiancare come una qualsiasi coppia.
- ah dopo quattro anni te ne rendi conto ora? – mi punzecchiò lui assecondando i miei gesti, contento comunque che gli avessi preso la mano perché si mise alla mia destra soddisfatto lanciandomi una delle sue occhiate limpide e facendomi sorridere di nuovo.
Scossi la testa per la situazione inusuale e continuai a guardarmi intorno squadrando tutte le piccole case bianche e i relativi balconcini e finestre caratteristiche, pensando che non avrei mai potuto viverci ma che sarebbe stato fantastico passarci tre giorni di vacanza.
Cominciai a strisciare appena i piedi contro il pavimento a ciottoli quando Zayn incrociò le dita della sua mano con le mie e in un moto incondizionato mi spinsi a stringermi ancora al suo braccio senza neanche guardarlo, sapendolo solo vicino.
Faceva caldo, sì, ma non avrei mai rinunciato al tepore invitante della pelle di Zayn.
Appena tirai un sospiro, Gavriil rallentò fino ad accostare accanto a una porticina blu sul fianco di una piccola abitazione di un solo piano un po’ più isolata dalle altre di qualche metro, voltandosi poi a osservarci alludente quando il ragazzo sgusciò dalla mia presa per andare a parlare con l’uomo gentile.
Non ci vollero neanche cinque minuti che i due si mettessero d’accordo tra un inglese incerto e parecchi gesti, al che ci facemmo consegnare la chiave dell’alloggio e le valigie senza troppa fatica.
Non trovai neanche la forza di avanzare commenti preventivi una volta che il pescatore tornò in discesa lungo la strada con il suo asinello, aspettando solo speranzosa che il moro aprisse la porta per darmi uno spiraglio di tranquillità.
E in effetti non riuscii a non sorridere quando la serratura scattò e mettemmo piede dentro un invitante saletta da pranzo dalle pareti chiare e i mobili in legno liscio, mostrandoci ciò che da fuori non poteva essere intuito.
Portammo dentro i bagagli e chiusa alle nostre spalle la porta prendemmo a muoverci dentro l’abitazione trovando più che carini gli arredi appena rustici ma familiari, per nulla improvvisati ma freschi e puliti.
Subito oltre il cucinino si affacciava la stanza da letto senza alcuna porta, spaziosa con tanto di armadi e piccolo scrittoio a dare su un balcone diretto verso il mare.
Annesso alla camera c’era un bagno comodo e azzurrino dalla grande doccia, ma quello che più mi stupì fu il letto matrimoniale con le lenzuola rimboccate alla perfezione e un mazzetto di fiori nel centro insieme a un biglietto di buona permanenza.
- è bellissimo qui, mi piace – commentai sincera riconoscendo le scarse misure della casa ma facendomi bastare la vivibile stanza da letto anche perché per mangiare saremmo sempre andati fuori da qualche parte.
La stanza era semplice e decorata dall’arredamento bianco e sfizioso, da qualche quadro del posto e dai mobili in legno color nocciola.
Non tardai oltre e lasciata la mia valigia rossa ai piedi del letto mi affrettai ad aprire le porte del balcone uscendo e trovando una panca contro il muro proprio a guardare la costa sotto di noi, posizionati appena sotto l’ombra di un albero accanto.
Sorrisi felice spostando gli occhi su tutta la cittadina abitata e successivamente sul porto che ormai sembrava più familiare, come anche alla spiaggia e alla stradina a proseguire su per l’altura fino alla cima della scogliera.
Quasi non mi accorsi quando le portine del balcone dietro di me si spalancarono ulteriormente da qualcun altro, precedendo un palmo che si posò alla base della mia schiena con premura.
- wow è anche meglio di come me l’avevano descritto – si lasciò ammettere Zayn raggiungendomi e portando come me gli occhi all’orizzonte limpido, parandosi alla mia destra e catturando la mia attenzione.
- sì è stupendo, davvero – gli diedi corda colpita voltandomi e ritrovando l’azzurro del mare riflesso negli occhi del moro puntati altrove, concedendomi di nuovo di allungare un braccio a stringermi al fianco del ragazzo posando anche il capo sulla sua spalla senza costrizioni – grazie.. – sillabai quindi accarezzandogli la schiena con confidenza.
- mm? Non preoccuparti – assicurò subito lui in un sorrisino modesto, girando appena la testa a guardarmi un attimo mentre io stavo continuando a passargli le dita lungo la spina dorsale.
Sorrisi a mia volta sospirando e allargandomi a stringerlo con entrambe le braccia, parandomi di fronte a lui tra il suo corpo e le sponde della ringhiera del balcone.
Stretta al ragazzo riuscii solo a sentire il profumo che impregnava i suoi vestiti misto all’odore salato del mare, lasciandomi andare contro il suo petto in un sospiro fresco e liberatorio.
Dopo un attimo di incomprensione levò le pupille a scrutare la vista soleggiata e li abbassò nei miei causandomi uno scompenso emotivo, sorridendomi comprensivo e sollevando una mano a sfiorarmi i capelli sciolti.
Nonostante il momento amorevole e la premura del suo sguardo nel mio, non mi sentii a disagio come al solito anzi per quei minuti decisi di accantonare l’orgoglio e ogni futile paranoia per farmi più vicina al moro e saldare la presa attorno ai suoi fianchi.
Osservai la piega morbida della sua bocca e sorrisi invece di imbarazzarmi incrociando i suoi occhi, guardandolo a chinare il capo poco dopo per lasciarmi un bacio sulle labbra stringendomi con maggiore complicità.
Era il primo bacio che ci concedevamo da quel mattino e sebbene non mi fossi mai lamentata di certe cose, trovai un certo sollievo al contatto dato che le ore precedenti mi erano sembrate giorni interi.
- ti amo – sussurrai sulla sua bocca carnosa quando finimmo il breve bacio, sfiorando il naso con il suo e beandomi della nuova visuale a incorniciarci.
Il ragazzo dalla sua parte nascose un sorriso mordicchiandosi l’interno della guancia e mi baciò di nuovo dolcemente, quasi con la paura che potessi rompermi.
- mm? – cercai comunque di spronarlo a rispondermi ridacchiando contro le sue labbra, guardandolo dal basso e spostando un braccio oltre la sua spalla per toccargli i capelli neri distrattamente.
Mi sembrò strano non sentire il pizzico piacevole della sua barbetta dato che si era rasato per essere più ordinato durante il viaggio, ma feci finta di niente baciandolo di mia iniziativa sull’angolo della bocca in un moto di allegria beandomi del suo profumo frizzante.
- Malik hai sentito benissimo: ho appena detto che ti amo davanti alla più bella vista di sempre, non farmi sentire una stupida – lo ripresi con ilarità anche se era in parte falso perché il moro era l’unico che poteva vedere il paesaggio mentre io guardavo solo lui, anche se per me era più o meno la stessa cosa.
Rafforzai la presa attorno alle sue spalle appena scoperte dalla canotta bianca, un tempo accompagnata da una camicetta a quadri che era stata riposta in valigia, e continuai a ghignare contro il suo viso in attesa che mi rispondesse.
- nah.. questa è solo la terza vista più bella di sempre – mi corresse però con sicurezza alzando le sopracciglia convinto e portandomi a ridacchiare di nuovo, immersa nelle sue iridi profonde.
- illuminami, ti prego – commentai puntando una smorfia giocosa in disappunto, presa in contropiede da una delle sue solite frasi che mi tenevano sempre sul filo.
- la seconda è la vista dalla Tour Eiffel, te la sei già dimenticata? – cominciò perciò a spiegare tirandosi un po’ indietro con il capo ma rimanendo sempre con il corpo premuto sul mio, ricordandomi in effetti anche la medesima posizione nel nostro primo viaggio.
- va bene, hai ragione.. ma la prima? – borbottai confusa dandogliela vinta in parte, persa a scrutare i tratti del suo viso come una bambina – e non dirmi il cielo stellato della sera del tuo compleanno, perché sei un bugiardo – dissi subito per evitare di sentire certe sciocchezze, sapendo comunque che qualsiasi cosa avesse detto l’avrei trovata geniale al momento perché il cuore stava per esplodermi nel cuore all’ingrossarsi di un suo sorriso e alla piega pronunciata che presero i suoi zigomi.
- veramente la vista più bella di sempre ce l’ho davanti tutti i giorni – affermò lasciandomi intendere un secondo fine che io afferrai quasi subito, capendo che parlava di me, e non riuscii a non arrossire sebbene fosse stata una trovata davvero prevedibile e scontata.
- tu sei il re dei bugiardi, Dio quanto sei cretino e lecchin.. – sbottai contrariata per il suo commento opportunista, ridendo imbarazzata prima che Zayn potesse zittirmi con un altro bacio più convinto che fece volare i miei battiti.
Quando me lo permesse presi a ridacchiare nuovamente sulle sue labbra e lui fece lo stesso, sapendo quanto avessi ragione, stringendo la presa sui miei fianchi per posarmi la testa sulla spalla in un sorriso che finì nell’incavo del mio collo.
- ti amo stupida – precisò poi subito nello stesso sorriso luminoso sollevando il viso e permettendomi di baciarlo di nuovo contro ogni mia previsione, ritrovandomi con le mani su entrambe le sue guance lisce e lui con in braccio il mio cuore.
 


Guardai l’ora sul cellulare e trovai strano che fossero già le nove, abituata agli orari inglesi, sbrigandomi ad aggiustare i capelli sciolti sopra uno dei pochi vestiti estivi che avessi, semplice di un azzurro chiaro e lungo quasi fino al ginocchio ma fermato da una piccola fascia sotto il seno dove il tessuto si incrociava lungo le spalle.
Non ero abituata a indossare vestiti così leggeri neanche d’estate, era solo uno sfizio da usare in vacanza, e mi parve anche inusuale sentire i sandali ai piedi dato che non li usavo mai, solo che portare i tacchi lungo la discesa e per tutto il paesello mi era sembrato eccessivo.
Finii di stendermi il mascara sulle ciglia quando Zayn uscì dal bagno lì accanto muovendosi per la stanza in silenzio, lasciandomi davanti alla specchiera tra i miei pensieri.
- allora, dove hai intenzione di portarmi stasera? – squittii elettrizzata di vedere la cittadina greca di notte, già felice della passeggiata pomeridiana che ci eravamo concessi dopo aver svuotato le valigie ed esserci dati una sistemata.
Mi voltai verso il ragazzo felice ma lui evidentemente non l’aveva calcolato perché nascose veloce qualcosa dietro la schiena, spalancando gli occhi distratto.
- che succede? – borbottai quindi confusa e curiosa aggrottando le sopracciglia, guardandolo meglio alla ricerca di qualche segno di cedimento che però non comparve presto.
- niente.. – tentò di negare capendo di essere stato scoperto a fare qualcosa mentre io ridacchiai per la situazione a mio favore e per il fatto di vedere il ragazzo in difficoltà.
- cos’hai lì dietro? – gli domandai comunque divertita, girandomi nella sua direzione e indicando quello che teneva tra le mani nascosto in un sorrisino complice.
- tu sei proprio un’impicciona, eh? – mi cantilenò quindi a disagio, aprendosi a un sorriso sinistro che brillò nel buio della sera e del quale io per quei giorni sarei stata completamente succube.
- dai, cos’è? Dimmelo! – scherzai avanzando nella sua direzione divertita, raggiungendolo presto e allungando le braccia oltre la sua schiena cercando di afferrare ciò che teneva in mano.
Risi sincera lottando per qualche secondo con le sue braccia ritrovando la piega del suo sorriso tanto vicino al mio, muovendo le mani dietro ai suoi fianchi con sapienza conoscendo già l’altezza dei suoi polsi.
- ehi ehi ehi.. calmati, su – borbottò allora Zayn in una risata cercando di fermarmi con le buone, sfiorando a fatica il naso col mio ma senza buoni risultati.
- cosa vuoi nascondermi? Non fare il furbo con me – commentai divertita trovando strano che provasse a coprire qualcosa dalla mia vista dato che ormai vivevamo insieme e lo conoscevo da tanto, se mai avesse avuto vizi strani me ne sarei già accorta.
- Scar.. – prese a chiamarmi per farmi ragionare quando io avevo continuato a rovistare verso le sue mani alla cieca, spalmandomi sul suo petto divertita – prometto che non ti giudicherò, coraggio – lo interruppi io senza neanche ascoltarlo, sollevando il capo a incrociare il suo per guardarlo mentre spingevo oltre le sue spalle larghe.
- giudicarmi? No tu non hai.. – tentò ancora di distrarmi ma lo fermai con una risata spontanea che mi uscì appena liberò una mano dall’oggetto che teneva dietro la schiena e la portò a pizzicarmi la vita, facendomi sussultare addosso al suo corpo.
Risi senza freni per il piccolo solletico che mi aveva fatto e non potei far altro che ghignare sincera ormai tra le sue braccia, a mio agio al contatto col calore della sua pelle e alla vista del suo sorriso imbarazzato in risposta al mio.
- Scarlett, è un regalo per te! – affermò a un certo punto in un sorriso stretto, facendo spallucce e lanciandomi uno sguardo rassegnato per la verità scomoda che invece mi fece tremare dentro.
Rimasi immobile a realizzare ciò che il moro mi aveva appena detto e sorrisi incondizionatamente, frenando le mani dal cercare la sua e lasciandole scivolare giù lungo i suoi fianchi in un sospiro leggero.
- mi hai.. comprato un regalo? Davvero, Zayn? – mormorai incredula, perdendomi nei canini del ragazzo che presero a emergere nella piega di un ghigno sghembo che mi fece vacillare.
- perché ti sorprendi, scusa? Sono un fidanzato così tremendo da non poterti fare neanche un regalo? – abbozzò subito lui in risposta, stupito a sua volta della mia reazione sincera.
Zayn mi aveva regalato il viaggio, quella vacanza all’estero, il che era più che sufficiente e più di ciò che avessi mai desiderato, eppure si era anche premurato di comprarmi altro come se non bastasse.
- no non.. dico questo ma insomma, non c’era bisogno. Essere qui è già un grande regalo, sei stato troppo.. gentile – presi a spiegarmi dispiaciuta che si fosse disturbato inutilmente ma al contempo lusingata che l’avesse fatto, vedendo il suo sorriso crescere a ogni sfaccettatura del mio discorso.
- mi hai appena detto che sono gentile? Cavolo, devo portarti fuori più spesso – mi stuzzicò in modo ilare assottigliando gli occhi con quel suo fare adorabile, guardandomi attento e abbassando la guardia.
- sì ma non ti emozionare troppo – ribattei a tono facendogli una smorfia sarcastica, rimanendo allacciata ai suoi fianchi senza esitazione nonostante il suono polemico delle nostre ultime battute.
- neanche tu – mi assecondò lui prendendosi lo spazio per mostrare il braccio che aveva tenuto nascosto e lasciandomi intravvedere una piccola custodia bislunga che catturò subito la mia attenzione.
Sorrisi curiosa e impaziente e allentai la presa solo per potermi gustare meglio la scena, spostando lo sguardo varie volte dal suo volto al palmo socchiuso.
- che cos’è? – domandai a mezza voce ancora colpita dagli ultimi minuti, immaginando cosa potesse contenere quell’oggetto e pensando a gioiellini costosi ma improbabili per noi.
- dai, girati – rispose Zayn in un sorriso eccitato, fremente di consegnarmi il regalo che mi aveva taciuto con relativo successo.
Mi morsi il labbro emozionata, nonostante l’avessi negato fino a poco prima, e in una finta espressione di obbligo mi voltai sul posto sentendo i battiti accelerare nelle orecchie.
Il silenzio della stanza venne in seguito rotto dallo scatto dell’apertura della custodia dietro di me, portandomi ad arrossire contenta.
Cercai di rimanere calma ma mi lasciai scappare un respiro di troppo misto a un mugolio felice quando le mani grandi del ragazzo cominciarono a tastarmi il collo lentamente prima di spostarmi i capelli scuri su un’unica spalla, muovendo le dita lungo la mia pelle con attenzione e sapienza.
Avvertii quasi il suo respiro dietro la nuca finché una nuova sensazione mi colse appena qualcosa di fine e fresco mi contornò il collo, in particolare davanti facendomi intendere che fosse una qualche collana.
- ancora un istante.. – disse il ragazzo in un sorriso dato il tono di voce ovattato e io annuii, aspettando che allacciasse la piccola catenella e mi desse respiro.
- ecco fatto – mormorò poi soddisfatto e io non aspettai oltre a portarmi una mano sul ciondolo per cercare di capire cosa fosse, dirigendomi nel frattempo di nuovo verso la specchiera per vederlo.
Se avessi ricevuto un regalo del genere qualche mese prima probabilmente mi sarei messa a ridere per la figura scontata, ma al momento sorrisi sincera tastando il profilo di un cuore stilizzato da un lato coperto di piccoli brillanti e liscio dall’altro.
Lo studiai onorata e riuscii a stento a immaginare il moro impegnato in una gioielleria a scegliere con premura, ma doveva averlo fatto dato il ciondolo al tatto particolare.
- ti.. piace? – sentii la voce di Zayn alle spalle e mi diedi della stupida per non aver ancora parlato, tirandomi subito eretta e voltandomi raggiante nella sua direzione.
- è stupenda ma sul serio non avresti dovuto, stai spendendo troppo per me – sussurrai comunque dispiaciuta che si fosse obbligato di comprare altro oltre al viaggio, scuotendo il capo intenerita anche quando lo vidi avanzare per stringermi in un lieve abbraccio.
Avvolse le braccia attorno alle mie spalle, circondandomi con premura senza lasciarmi un attimo libero per riprendere fiato e coscienza.
- ho una nuova fantastica regola per la nostra convivenza: tu non devi preoccuparti di quanto spendo, soprattutto per te e soprattutto per il tuo compleanno, okay? – se ne uscì comunque lasciandomi lo spazio per ruotare la testa a guardarlo negli occhi, attenta al suono delle sue parole immorali.
- e io ne ho un’altra: non ti permetterò di usare il tuo stipendio per me, non è giusto – dissi a mia volta guardandolo con sicurezza e sospirando rassegnata, immersa nel profumo del colletto della sua camicia chiara e stringendo in un pugno il cuore d’argento ancora legato al mio collo.
Il moro rise per le mie parole e roteò gli occhi stanchi, non smettendo un attimo di sorridere in quel modo che mi faceva sempre arrossire come una ragazzina – per una volta non.. puoi semplicemente rilassarti senza pensare a nulla e goderti il momento? – ridacchiò cercando di spronarmi a non preoccuparmi ancora anche se non riuscivo a capacitarmi che avesse davvero fatto tutto per me.
Che qualcuno potesse anche solo pensare di fare qualcosa del genere per me, in verità.
Piegai la bocca in un broncio consapevole e annuii un’altra volta inerme, sfiorando il naso con quello di Zayn appena sospirai fino ad affondare il capo verso la sua clavicola e immergendomi così nel suo abbraccio rincuorante.
- hai ragione, dannazione – borbottai sul suo collo stringendo di nuovo le braccia dietro i suoi fianchi, abbandonandomi alla sua presa non imponente ma sicura – è che oggi ti sto ringraziando troppe volte, non vorrei che tu pensassi che mi sono rammollita – scherzai mantenendo però uno spiraglio di verità, non riuscendo ad aprirmi sempre con lui perché non mi considerasse scontata.
- nah “Scarlett Jonson” e “rammollita” non possono stare nella stessa frase, anche se a me forse converrebbe – commentò il ragazzo prendendo ad accarezzarmi la schiena con sapienza, scendendo nella lunghezza del vestito e ripartendo poi verso l’alto in un circolo per me vizioso.
- sì, ti piacerebbe – gli diedi ragione in una risata divertita sollevando la testa per tornare a guardarlo in faccia e bearmi del suo sorriso incondizionato, incrociando subito i suoi occhi grandi e spontanei.
Mi lasciai cullare dalla sua presa calorosa e rimasi aggrappata ai suoi fianchi inerme, non rendendomi quasi conto quando una sua mano si spostò lungo la mia guancia.
Le sue dita percorsero la linea del mio zigomo e io provai quasi dispiacere che non potesse eguagliare il suo, perché non c’era paragone con il suo viso affilato.
Prima che potessi dar voce ai miei pensieri, il ragazzo si allungò a lasciarmi un bacio sulla guancia che mi stupì, per poi spostarsi lungo l’angolo della mia bocca lentamente.
- Zayn non funziona così.. non mi convincerai a rimanere qui stasera, dobbiamo uscire e.. esplorare e.. mangiare.. – cominciai ad articolare in un sorriso imbarazzato avvertendo le labbra del ragazzo scendere verso le mie in silenzio, annunciando il lento inizio della mia fine morale.
- è colpa tua se non siamo già usciti in realtà. Il tuo regalo doveva rimanere nascosto e te l’avrei dato più tardi, ma tu hai insistito e hai scombinato tutti i miei piani – rispose lui ridacchiando e parlando contro il mio viso, lasciando il respiro caldo a infrangersi sul mio collo in un mio sospiro velato.
- beh in ogni.. in ogni caso.. – balbettai cercando di difendermi senza spunti, sentendo il moro puntare un sorriso lungo la mia pelle – ehi è il mio compleanno, credo di poter decidere quando voglio il regalo, perciò ho ragione! – improvvisai allora cercando di usare un tono più credibile possibile, tradendomi però con un risolino appena lui portò la mano libera sulla mia vita causandomi un po’ di solletico.
- non è ancora il tuo compleanno, mancano tre ore – protestò sollevando il capo dal mio volto per potermi guardare negli occhi e reggere il confronto del discorso, quando io mi ero già sciolta incrociando le sue iridi limpide – anzi, se vogliamo essere precisi ne mancano cinque per il fuso orario! – aggiunse anche mentre avevo preso a sorridere inconsciamente, sforzandomi in ogni caso di sembrare autorevole e ferma.
- secondo me questa è tutta una tua tattica per rallentarmi.. cos’è, hai paura che potrei prendere in mano la situazione appena avrò la tua stessa età? Perché, giusto che tu lo sappia, lo faccio già da un bel po’ – esclamai con leggero sarcasmo sporgendomi a parlare più vicina al suo viso possibile, notando ogni singolo cambiamento nelle espressioni del suo volto durante il discorso.
- cos’è che fai? Credo di non aver capito bene.. – ribatté Zayn confuso restando al gioco in un sorrisetto sghembo che mi rilassò, come sempre.
- ho detto che ho tutto sotto controllo in ogni caso – ribadii sorridendo a mia volta sfacciata – ah e ti ho in pugno, Malik – affermai anche come se non fosse bastato, sapendo che entrambi stavamo scherzando anche solo perché era tutto il contrario di ciò che dicevo.
Ridacchiai sfiorando il naso con il suo e mi feci più avanti, sollevando una delle mani dai suoi fianchi fino alla sua mascella e tirandomi sulle punte per eguagliare la sua altezza.
Il ragazzo rimase a osservarmi in silenzio, attento comunque a sorreggermi a sé, e abbozzò un ghigno appena gli lasciai un semplice bacio sul labbro superiore senza andare oltre.
- sei sicura amore? – si lasciò scappare con un tono che volle essere intimidatorio ma che mi sciolse per il suono delle parole dolci, riprendendo il filo del discorso prima che potessi dargli un veloce bacio a stampo al quale rispose stupito.
Annuii contro le sue labbra in un sorriso vittorioso e portai la mano dietro il suo collo ad allacciarsi attorno alle sue spalle per potermi allungare meglio su di lui.
Prima che potessi tornare a dargli attenzioni, sentii delle dita fremere contro il mio ventre all’improvviso costringendomi a un urletto causato dal solletico, proprio come diversi minuti prima durante la nostra breve lotta per il regalo.
Sobbalzai tra le braccia di Zayn e all’improvviso lui prese a ridere soddisfatto, ignorando che non mi sarei fatta sottomettere con certi futili mezzi.
Cercai di restare più calma possibile e mi limitai a muovere i fianchi lontano dalle sue dita veloci, tenendomi aggrappata alle sue spalle ben presto con entrambe le braccia.
Soffocai le risate come potei nonostante stessi morendo dentro e rimasi stretta a lui, pronta a resistere.
L’unico modo per fermarlo e darmi fiato era distrarlo, allora rossa in viso mantenni la vicinanza col suo volto vedendomi riflessa nella luce dei suoi occhi divertiti.
- non ti lascio vincere questa volta – gli dissi con voce rotta da un paio di singhiozzi causati dal continuo solletico, sforzandomi ugualmente di spingermi contro il moro fino a posargli un altro bacio sopra al mento.
Non che fossi obbligata, per quanto facessi la sostenuta non aspettavo altro che ricevere sue attenzioni.
Zayn rimase un attimo sorpreso dal mio gesto e poi continuò a solleticarmi con la mano libera, mentre io avevo ormai allacciato le mie dietro le sue spalle mantenendomi alla sua portata.
Ogni tanto mi lasciavo sfuggire un risolino di troppo ma continuai nel mio intento con un ulteriore bacio sull’angolo sinistro della bocca, sentendolo già cedere in degli appena accennati ghigni compiaciuti.
Mi spinsi a baciarlo a stampo di nuovo in quel momento, senza sentirlo ancora ricambiare però, avvertendo comunque l’insistenza delle sue dita sul mio ventre diminuire.
- dai Zaynie – mormorai sicura di aver catturato la sua attenzione, trovando i suoi occhi puntati addosso per quanto fossero già vicini finché premendo ancora le labbra sulle sue lui ebbe un cenno di cedimento.
Sorrisi soddisfatta quando la sua mano rallentò i pizzichi sul mio corpo e continuando a baciarlo finalmente si permise di contraccambiare ogni volta con più enfasi.
Infilai una mano tra i ciuffi scuri dei suoi capelli distrattamente e a quel gesto il ragazzo abbassò la guardia, concedendosi di baciarmi indietro appena ne arrivò l’occasione.
Continuai a sorridere felice dandogli piccoli e semplici baci ma appena il moro smise di farmi il solletico, si concentrò su di me chiedendomi contatti più impegnativi che non tardai a dargli.
Ormai persa contro il suo viso non tardai a corrispondere appena lui mi schiuse la bocca con la sua, stringendomi a sé di nuovo prendendo possesso delle mie labbra senza timore.
Giocherellai con il ciuffo dei suoi capelli e trovai sempre più motivazione rispondendo ai suoi baci, sentendo il suo respiro diventare il mio e i nostri corpi fondersi quasi.
- te l’ho detto, ti ho in pugno – commentai ridacchiando con sarcasmo appena riprendemmo fiato, colta subito dopo da un suo sorriso sghembo che spinse a diventare un altro bacio al contatto con la mia bocca arricciata in un altro sghignazzo.
Zayn non era mai irruento o indelicato con me, ormai sapeva dove stringermi e come baciarmi anche se la situazione diventava più allettante.
- dannazione – grugnì a sua volta in conferma, stupendomi davvero, riprendendo a baciarmi mentre i crampi del solletico avevano lasciato posto a milioni di farfalle nel mio stomaco.
Risi per le sue parole e il ragazzo colse i secondi di pausa per stringermi a sé e cominciare a indietreggiare lento, aspettando una mia reazione.
Non opposi resistenza ai suoi movimenti e lasciai da parte ogni mio buon proposito per la serata, pensando che saremmo potuti uscire anche l’indomani notte.
Seguii i suoi passi anche quando cauto si piegò a sedersi sul bordo del letto alle sue spalle, tenendomi stretta e non tardando a tirarmi attento al suo seguito.
Mi aprii in un sorriso complice e bramosa dei suoi baci presi posto sopra le sue gambe, subito aiutata dalle sue dita affusolate che mi sollevarono appena il vestito lungo le cosce permettendomi così di mettermi a cavalcioni su di lui.
- attento – lo ripresi in un risolino imbarazzato sentendolo maneggiare l’orlo del mio abito in modo che non intralciasse quando mi sistemai a sedermi meglio su di lui, muovendo le mani a scoprire la mia pelle sotto il tessuto leggero.
Ci concedemmo qualche altro bacio e poi mi interessai a sbottonargli la camicia chiara, incontrando subito qualche difficoltà dati i bottoni piccoli e sottili che mi causarono un altro sorriso stretto.
- attenta – ribatté lui in risposta ridacchiando e ripetendo le mie stesse parole di poco prima, alzando un attimo le mani per aiutarmi nel lavoro e tornando poi al suo dopo essersi sfilato la camicia per non perdere altro tempo nonostante ci stessimo muovendo lenti e impacciati.
Quando alzai lo sguardo al suo volto notai con ilarità i capelli mori già spettinati per colpa mia e risi appena, catturando la sua attenzione e lasciandogli in breve un altro bacio senza pensarci oltre.
Tenni le braccia attorno al suo collo mentre lui spostava le sue lungo il mio vestito e gli sorrisi, sentendo il suo tocco tanto delicato sulla mia pelle.
- se proprio vuoi saperlo, credo sia tu a tenermi in pugno – ammisi distogliendo gli occhi dai suoi per il disagio, alzando il capo oltre il suo data la mia posizione superiore ma subito Zayn ghignò contrariato.
Non me ne accorsi subito ma il ragazzo si allungò a lasciarmi una scia di baci sulla giugulare su per la gola e il collo, solleticandomi la mascella con i capelli ribelli e tuffandosi poi ad accarezzarmi la spalla nello stesso momento in cui con le mani riuscì a trovare la cerniera del vestito.
Chiusi gli occhi beandomi del suo tocco esperto e mi lasciai scappare dei sospiri di troppo, avvertendo le sue dita abbassare la zip dell’abito liberando così la pelle nuda della mia schiena.
- tu mi fai impazzire, Scarlett – sussurrò contro la mia gola durante i baci lenti, facendo partire il mio cuore come un treno.
Spostò i palmi sotto i miei capelli lunghi e si spinse a sciogliere il nodo che avevo fatto prima col tessuto dietro il collo, riuscendo ben presto a far scivolare i lembi azzurri giù oltre il mio petto che premuto contro il suo rimase quindi nudo.
Inarcai la schiena appena il ragazzo portò le mani sulla mia vita stretta e mi crogiolai in una scia di pelle d’oca quando prese a spostare i baci verso l’incavo dei miei seni.
- no, tu mi fai impazzire – mormorai incerta che avesse sentito, riaprendo gli occhi e portandoli alla ricerca di quelli del ragazzo che si ancorarono subito ai miei.
Sentii il suo respiro caldo sulla pelle del torace e sorrisi, beandomi anche del tatto che le sue dita premevano lungo il mio petto e la schiena ormai liberi.
Il vestito rimase sciolto addosso ai miei fianchi ma non ce ne curammo, entrambi impegnati a guardare l’altro in silenzio mentre le nostre dita vagavano tra i nostri corpi in gentili carezze.
Mi toccai i capelli sciolti velocemente e poi portai entrambe le mani sulla nuca del ragazzo, piegandomi verso le sue labbra per un nuovo bacio.
Zayn dalla sua parte allungò il collo venendo incontro al mio viso e spinse anch’esso un palmo caldo ad attirarmi a sé sfiorandomi i capelli lunghi, cosa che avevo capito col tempo gli piacesse.
- ti amo – esalai prima di baciarlo, sentendolo subito ricambiare con trasporto compiaciuto per le mie parole veloci e ben presto rafforzò la presa attorno a me con premura – grazie per tutto – aggiunsi appena ne ebbi l’occasione, sincera nella nostra stretta.
- non ringraziarmi, ti meriti tutto – sentii subito rispondermi prima che potessi aspettarlo, tornando a guardarlo e trovando le sue iridi più scure e profonde fino a smuovermi dentro.
- non.. credo di meritare tanto, tu sei troppo buono con me – mormorai poco dopo che il moro riportasse l’attenzione alla mia gola scoperta, baciandomi sicuro tanto che mi spinsi a parlargli nell’orecchio data la posizione stretta.
Piegato il capo nell’incavo del mio collo, sorrise sulla mia pelle costringendomi a una scia di pelle d’oca.
- non sono troppo buono.. – commentò contro il mio collo alleggerendo il tono e facendomi sorridere in modo ilare, sapendo che non era la verità.
Sollevò la testa e puntò gli occhi nei miei quando meno me l’aspettavo, strusciando il naso lungo la mia guancia durante il movimento accurato.
- ..tu sei.. la cosa migliore che ho – esalò a pochi centimetri dal mio viso, muovendo le labbra carnose e arrossate dai baci parlandomi e guardandomi con premura.
Sorrisi sincera e gli portai le mani sul viso, accarezzando la pelle liscia delle sue guance come si maneggia un diamante prezioso.
- vieni qui – mi accennò in un mezzo ghigno, accompagnandomi verso la sua bocca lento prima di stringermi a sé – amore vieni qui – ripeté quando io ero rimasta a osservarlo emozionata, seguendo poi il flusso delle sue parole fino alle sue labbra che baciai come se non potessi fare altro.
E infondo lo sapevo, non potevo fare altro che amarlo e desiderare che lui facesse lo stesso il più tempo possibile.
Non avevo altro, se non lui.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 41
*** Buon compleanno! ***





CAPITOLO 41

 

Una volta sollevato il capo dal piumone non pensavo sarebbe stato tanto fastidioso tornare a contatto con la realtà e con la luce che proveniva dal balcone alla mia sinistra.
Richiusi gli occhi in un grugnito stanco e mi rigirai sul materasso, allungando istintivamente le braccia lungo il letto in attesa di incontrare un corpo che però non trovai.
Confusa mi sforzai di socchiudere le palpebre per mettere a fuoco l’ambiente e riconobbi subito la camera da letto del piccolo alloggio greco, stranita comunque di essere sola.
Sospirai passandomi una mano tra i capelli sciolti contro il cuscino e trovai la forza per tirarmi a sedere, coprendomi subito il corpo nudo con il piumone aspettandomi un risveglio diverso.
Mi guardai intorno alla ricerca di Zayn senza buoni risultati, abbassando le spalle confusa e delusa di essermi ritrovata da sola.
Appena incrociai le gambe sotto alla coperta mi accorsi di un pizzico fresco lungo il collo, allora portai una mano a tastare la pelle liscia incappando ben presto in una sottile catenella che riconobbi in un sorriso.
Sfiorai il profilo del ciondolo a cuore e mi rilassai ripensando alla nottata precedente, diventando subito più lucida al ricordo del tocco caldo del moro addosso e alla sfumatura dei suoi occhi grandi.
Mi aveva trattata come se fossi fatta di ceramica, amandomi con più attenzione del solito e negandomi sin dall’inizio di sfilarmi la collana che ancora stringevo tra le dita.
Piegai il capo in un sospiro assonnato e solo in quel momento mi accorsi di un pezzo di carta spiegazzato sulla parte libera del materasso, allungandomi ad afferrarlo in silenzio.
“Se ti sei svegliata senza di me non preoccuparti, torno subito.” lessi sforzando la vista e riconoscendo subito la scrittura di Zayn in quelle semplici parole, finendo per sogghignare.
Io non mi sarei preoccupata in ogni caso, pensai dandomi però torto in pochi secondi.
Scossi la testa in un ghigno consapevole e non nascosi a me stessa di aver desiderato che ci fosse stato lui al mio risveglio.
Lasciai il foglietto cadere sul letto e mi persi a osservare il vuoto intorno a me, incapace di intrattenermi in modi che non includessero Zayn in quel momento finché continuando a giocherellare distrattamente con il ciondolo al collo non mi resi conto che fosse il mio compleanno.
Sorrisi appena al pensiero ma non mi feci prendere dall’euforia del momento anche perché non avrei potuto combinare molto in ogni caso, stringendo meglio il piumone candido a coprirmi.
Quando emisi un altro sospiro sentii delle chiavi girare nella toppa della porta e a quel suono drizzai la schiena, rilassandomi all’improvviso sapendo di non essere più sola.
In silenzio udii l’uscio aprirsi e richiudersi in poco tempo, accompagnato da passi felpati ai quali sorrisi.
Tenni gli occhi fissi all’entrata della stanza e avvertii il cuore farsi più leggero appena comparve una figura snella lungo la mia visuale, annunciando l’entrata del ragazzo.
- buongiorno – mormorai tenendo gli occhi fissi al viso di Zayn quando esso avanzò nella camera con un pacco tra le mani e si accorse di me seduta sul letto, spalancando gli occhi stupito.
Probabilmente non si era aspettato di trovarmi sveglia e dopo un momento iniziale di confusione levò un sorriso caldo puntando gli occhi nei miei, lasciandomi ferma a sorridergli indietro.
- pensavo.. stessi ancora dormendo – commentò tranquillo tenendo gli occhi espressivi verso di me con tatto, dandomi il tempo di squadrarlo e notare ilare i capelli neri non ancora ben in ordine.
Scossi la testa in risposta senza riuscire a parlare, persa nei dettagli del suo volto e nella linea delle sue spalle che avevo tastato per tutta la notte.
- mi sono svegliata da poco – sibilai quando ripresi fiato, ravvivandomi i capelli mossi lungo il collo nello stesso momento in cui il giovane notò il piumone tirato a coprirmi il petto – tu quando ti sei alzato? – gli domandai poi mentre lui aveva lasciato le chiavi sullo scrittoio della stanza e si era sfilato le scarpe con indifferenza, tornando infine a guardarmi complice continuando a tenere quel pacco morbido e indefinito con attenzione.
- mezzora fa credo, non me la sono sentita di svegliarti però.. dormivi troppo bene – mi rispose sincero regalandomi un altro sorriso luminoso che portò del rossore sulle mie guance probabilmente, avanzando 
lento verso il letto.
- e dove sei andato? Sarei venuta con te volentieri – ammisi sincera desiderando solo di passare più tempo con lui possibile, notando un sorriso sghembo ma contenuto farsi spazio sulla sua bocca.
- non c’era bisogno Scar – disse allungandosi a sedere sul bordo del letto accanto a me, tirandosi il pacchetto color carne sopra i pantaloni grigi in un respiro più rumoroso.
- non.. perché? – borbottai confusa dalla situazione, guardandolo negli occhi e facendo caso anche al taglio degli zigomi tirati in un ghigno stretto.
- tu fai troppe domande – se ne uscì divertito, distogliendo lo sguardo dal mio per occuparsi a sciogliere il piccolo fiocco sopra il pacchetto delicato facendomi incuriosire.
Non poteva avermi comprato altro, non era possibile.
- cos’è? – esalai in un sorriso preventivo tenendo gli occhi fissi sulle mani del ragazzo intente a sciogliere la carta sottile, fermandosi però prima che potessi vedere il contenuto.
Mi morsi il labbro agitata e tornai a guardarlo in viso in attesa di spiegazioni, trovandolo a sorridere.
- non puoi guardare, chiudi gli occhi – premurò di dire divertito dalla scena improvvisata per entrambi, facendomi schiudere la bocca stupita.
- devo davvero chiuderli? – domandai a quel punto incerta di quanto mi convenisse, sperando che Zayn stesse scherzando.
- su non fare storie, sarà un attimo – esclamò il moro divertito nel vedermi confusa, allungando un palmo a coprirmi gli occhi per essere sicuro che non avrei sbirciato.
- dai Zayn, posso fare da sola! – protestai in una risata tastando la sua mano sopra al mio viso per accertarmi fosse in buona fede, tenendomi il piumone con un braccio e portando le dita libere sopra le sue.
- ti conosco, tu bari sempre – ribatté quindi a tono scherzoso e a quelle parole mi piegai a fargli una linguaccia sentita, ridendo insieme a lui appena cominciò a sogghignare.
Sentii distintamente il pacco venire scartato e presi a sorridere agitata, non abituata a certe cose nella vita di tutti i giorni.
- aspetta, ho quasi fatto – si raccomandò distratto da qualcosa, muovendosi appena sul letto fino a che in uno scatto familiare sentii un odore dolce ma pungente propagarsi nell’aria.
- cosa stai facendo? Sono in ansia – commentai preoccupata per l’odore sempre più forte sotto il mio naso, allo stesso tempo però fidandomi ciecamente del ragazzo.
Aspettai una risposta quando però il palmo sopra i miei occhi si scostò dandomi la possibilità di guardare cosa stesse succedendo, spalancandoli disorientata per sorridere alla vista di una piccola fiamma brillare per me.
- buon compleanno Scarlett! – urlò il moro prendendo tra le mani quello che scoprii essere un tortino al cioccolato sormontato da una candela a forma di “21” già accesa, stupendomi per l’ennesima volta.
Spostai più volte lo sguardo dalla piccola torta soffice al viso eccitato del ragazzo, emozionata che si fosse premurato di tanto ancora.
Sorrisi in silenzio senza trovare nulla da dire, vedendo la fiammetta della candela riflessa nelle iridi scure di Zayn e fidandomi del suo sorriso luminoso.
Scossi il capo incredula e allungai le mani ad afferrare il mio nuovo regalo, stringendo il piumone sotto le braccia e posando il piattino sopra le gambe.
- devi esprimere un desiderio, avanti – mi ricordò lui facendosi più vicino e continuando a osservarmi in quel modo speciale, strappandomi un sorrisetto sincero.
Trovai divertente il fatto di avere una sola piccola candela e di dover comunque sentirmi in dovere di spegnerla, come se fosse una cosa importante.
Sospirai e lanciai un’occhiata impacciata al moro, pensando a cosa potessi chiedere e soffiando veloce dopo aver avuto l’idea.
Rimasi quindi a esaminare il tortino basso e circolare decorato comunque con del cioccolato fondente ai bordi, ignorando come avesse fatto a trovarlo.
- allora? Cos’è? – la voce fluente di Zayn ruppe il silenzio e dopo qualche secondo di incomprensione capii che si stesse riferendo al desiderio, piegando la bocca a un ghigno furbo.
- non te lo dico, altrimenti non si avvera – commentai spalancando le palpebre e guardandolo con ovvietà, trovandolo a storcere il naso in disaccordo.
- da quand’è che sei così scaramantica? – borbottò divertito dalle mie parole mentre io tornai a porre attenzione al dolce tra le mie mani, infilandoci un dito dentro e portandomelo poco dopo alle labbra per sincerarmi che fosse buono.
Non diedi una risposta alla sua domanda ma annuii soddisfatta sentendo quanto in effetti fosse buona la cioccolata che avevo assaggiato, togliendomi lo sfizio di fare di nuovo il gesto infantile.
- è buona? Dimmi di sì – abbozzò il moro che era rimasto a osservarmi in silenzio come se fossi davvero interessante, aggrottando le sopracciglia scure e facendomi ridacchiare.
- sì non so come tu abbia fatto.. ma è squisita – confermai sincera prendendo altra glassa al cioccolato col dito per continuare a mangiucchiare, sentendo in sottofondo il ragazzo ridere per la scena buffa.
Prima che potessi riprendere da dove avevo finito, con la coda dell’occhio notai il viso del giovane farsi sempre più vicino in un sorriso che colse anche me.
- hai della cioccolata.. – cominciò a mormorare puntando lo sguardo sulle mie labbra in un mio risolino complice, non opponendo resistenza quando puntò un braccio sul mio ginocchio per sporgersi a posare la bocca sull’angolo destro della mia.
Sentii il cuore accelerare i battiti e in effetti mi chiesi perché non l’avessi ancora ringraziato, ricambiando la pressione ma finendo per baciargli parte della guancia.
- uh ma sei sporca anche qui – commentò poi spostandosi dall’altro lato della mia bocca ma fermandosi più nel centro, schioccandomi un bacio a stampo che mi portò a sorridere contro la sua pelle – e anche qui – precisò baciandomi il labbro superiore quando io avevo perso ogni attenzione dal resto se non per il suo viso a contatto col mio, rispondendo al suo bacio divertita prima di alzare una mano lungo la sua mascella nello stesso momento in cui si spinse a baciarmi con più trasporto.
Portai anche l’altro braccio sul suo collo quando si fece più vicino, senza badare al lenzuolo che comunque rimase fermo tra i nostri petti prima che potessi ricordarmi del tortino sulle gambe.
- fai attenzione al dolce, aspetta – ridacchiai sulla sua bocca scostandomi da lui solo per afferrare il piattino con la piccola torta e spostarlo sul comodino lì vicino, sentendo subito Zayn farsi più presente.
Ghignai quando mi depositò un bacio sulla guancia e appena tornai a incrociare il suo volto notai che per colpa delle mie dita sporche di glassa la parte sinistra della sua mascella era diventata marrone, scoppiando a ridere all’istante.
- sei tutto sporco, oddio – esclamai in una risata cercando di sistemare la situazione con la mano ma lasciando ben presto l’iniziativa, allungandomi a baciargli i tratti di guancia marroni con ilarità avvertendo le sue braccia circondarmi la vita sopra il piumone e farmi cadere all’indietro sul letto senza troppe difficoltà.
- no! Non possiamo continuare a stare qui per tutta la vacanza, dobbiamo uscire da questa casa! – urlacchiai allacciando le mani dietro il suo collo appena si spinse a sovrastarmi divertito sul materasso, posandomi altri piccoli baci sul collo.
- ancora cinque minuti – borbottò lui quindi imitando la voce di un bambino e riuscendo a farmi ridere ancora, infilando le mani oltre i bordi del piumone per ancorarsi alla mia schiena nuda.
- no senti dobbiamo essere forti e alzarci, va bene? – ribadii sforzandomi di non cadere preda delle sensazioni che il ragazzo mi provocava, voltandomi per guardarlo in faccia e parlargli dritto negli occhi trovandolo già a ridere in un sorriso tranquillo.
- mm mm – acconsentì però tornando subito a baciarmi come se non mi avesse ascoltata, allora ricambiai la pressione delle sue labbra all’inizio ma fermandomi dopo poco per riprendere coscienza.
- no dico sul serio, non siamo venuti fino in Grecia per stare chiusi in casa – sbottai di nuovo trovando lo spirito per allontanare il volto dal suo e sciogliere la presa sulle sue spalle, pensando comunque a quanto fosse rilassante il tocco delle sue mani sulla pelle – e se tu non hai intenzione di muoverti, lo farò io! – aggiunsi in un moto di consapevolezza sgusciando via dalla sua presa e spostandomi sull’altro lato del materasso, negandogli altri contatti.
Afferrai i lembi del piumone e me lo avvolsi attorno al corpo alzandomi dal letto prima che Zayn potesse buttarcisi sopra in un sospiro contrario.
- sono andato a comprarle una torta per il compleanno, dove ho sbagliato? – borbottò tra sé e sé ma sapendo benissimo che l’avrei sentito, buttando il capo contro il cuscino ormai sdraiato a pancia in giù contro il materasso vuoto.
- dai non lasciarti abbattere e preparati, questa volta voglio uscire davvero! – lo presi in giro compiaciuta facendo il giro del letto per lasciargli una pacca sul sedere e chiudermi poi in bagno per darmi una rinfrescata, decidendo di vivere a pieno la giornata.
 

Sollevai lo sguardo che avevo tenuto sul mare a qualche metro da noi e lo portai ai profili delle isole che lontane si intravvedevano all’orizzonte, rilassandomi stesa da diverso tempo su un lettino sotto l’ombrellone che io e Zayn avevamo preso per la giornata.
Il ragazzo era seduto sullo sdraio alla mia destra con un paio di occhiali da sole inforcati dietro le orecchie, probabilmente si era pure addormentato anche se non potevo esserne sicura.
Sospirai felice aggiustandomi il costume a fascia gialla che indossavo e mi beai della brezza marina che soffiava lenta a darmi respiro, serena di potermi prendere cura di me per una volta senza preoccuparmi di nient’altro.
Chiusi gli occhi decidendo di seguire l’esempio del moro e cercare di riposare un po’, sperando allo stesso tempo che la luce mi dorasse senza dovermi esporre al sole caldo.
Sorrisi soddisfatta del momento, cullata dall’aria a smuovermi i capelli lunghi, finché il suono invadente della suoneria di Zayn ruppe il silenzio facendoci grugnire entrambi.
Mi voltai verso il ragazzo che si allungò distratto ad afferrare il suo telefono posato sopra le nostre borse, rispondendo senza tentennamenti dato che avevamo attivato un offerta per poter parlare dall’estero con costi abbordabili.
- pronto? – lo sentii chiedere con abitudine nonostante già sapesse chi fosse l’interlocutore, facendomi sdraiare sul un lato per poter seguire la conversazione curiosa.
- buongiorno Isabelle! – esclamò poi sorridente parlando quindi con mia madre, usando una relativa confidenza che mi fece piacere.
Rimase in ascolto qualche secondo e poi tornò a parlare – sì te la passo subito, resta in linea – concluse quindi schioccandomi un’occhiata complice, alzandosi dal suo sdraio per venire a sedersi sul lettino accanto al mio corpo e passarmi il cellulare prima di sfilarsi gli occhiali da sole.
Mi sistemai meglio per fargli posto e poi ripresi la chiamata, portando lo sguardo al braccio nudo di Zayn coperto di tatuaggi e prendendo a sfiorare la linea del serpente sul suo bicipite rilassato.
- sì, mamma? – parlai alla cornetta tranquilla giocherellando con la pelle del ragazzo e vedendolo ben presto allungare le mani oltre la mia schiena per sorreggersi, intrappolandomi contro il lettino verde.
- tesoro tanti auguri! Avrei telefonato prima ma avevo paura di disturbare, non lo so – squittì la donna in risposta portandomi subito a sorridere divertita per tanta euforia da parte sua.
- grazie mille, no che non disturbi. Ti pare? E se anche fosse sei mia madre, tu puoi farlo – commentai con sarcasmo felice di sentirla, muovendo le dita libere lungo il contorno della pistola che il moro aveva tatuata sul fianco e che andava a sparire sotto il costume blu.
- allora lo faccio.. senti, cosa state facendo adesso? È bello lì? – continuò a domandare mentre io mi ero distratta a sfiorare ogni disegno e scritta che trovassi sulla pelle del ragazzo, conoscendoli già a memoria.
- è stupendo mamma, sul serio, anche se fa caldissimo. Infatti siamo in spiaggia a rilassarci un po’ – spiegai brevemente sentendola ridere dall’altra parte della linea, alzando lo sguardo a quello di Zayn intento a osservarmi tranquillo.
- beati voi, qui credo stia per piovere invece.. – borbottò nervosa facendomi ridere ancora – uh aspetta, c’è tuo padre che vuole parlarti un attimo, te lo passo – sbottò poi dopo qualche secondo di pausa senza neanche aspettare una mia conferma.
Pazientai per qualche rumore e nell’attesa continuai a passare la mano sul braccio del ragazzo vicino a me spostandomi anche sulla spalla liscia.
- pronto? Scarlett? – sentii dopo un po’ chiamarmi da una voce più greve ma conosciuta.
- ciao papà, ci sono – gli risposi sapendo quanto poco amasse i cellulari, sorridendo ma notando il moro trasalire un poco alle mie parole.
- oh buon compleanno, come stai piccola? – esordì con fare dolce mostrando il suo lato paterno mentre il mio ragazzo rimase in silenzio a cercare di sentirci, meritandosi una mia occhiata leggera.
- tutto bene, tu? – mormorai ai minimi termini spostando l’attenzione ai segni che il giovane prese a farmi intimidito, strappandomi dei risolini mozzati.
- tutto bene.. – disse a sua volta usando le mie stesse parole, facendo cadere il discorso – come va la vacanza? Ti stai divertendo? – mi domandò poi costringendomi a rispondere quando per me era più facile pizzicare la spalla del moro che stava cercando di distrarmi.
- sono un po’ stanca per il viaggio ma è il posto giusto per rilassarsi, è completamente un’altra cosa rispetto al trambusto di Londra – articolai anche se ero stanca unicamente per le poche ore di sonno della notte precedente, dando la colpa al ragazzo col quale mi scambiai degli schiaffetti giocosi.
- sì? E.. è tutto a posto, no? Non ci sono stati problemi al vostro arrivo? – chiese premuroso mio padre volendosi assicurare che fossi sana e salva, quando stavo più che bene.
- oh certo, Zayn è riuscito a trovare il personale dell’agenzia che abbiamo contattato e ci hanno subito portati al nostro alloggio. Insomma io pensavo stessimo in una camera d’hotel e invece abbiamo proprio avuto una piccola casupola nel paese, è fantastico! – parlai a ruota libera per mettere in buona luce il moro come sempre, parlandone bene a mio padre che si fece scappare un mugolio colpito.
- sinceramente non sarei riuscita a fare tutto da sola, Zayn è stato fantastico. Ah e mi ha anche regalato una collana per il compleanno.. non potevo crederci, giuro – continuai a raccontare prima che potesse interrompermi, fermandomi un attimo con la mano libera sul fianco del ragazzo che soddisfatto sorrise alle mie parole sincere.
- ti ha.. regalato anche una collana? Buon.. buon per te insomma – balbettò incapace di fare dei reali complimenti ma facendomi piacere lo stesso, capendo che teneva a me.
- e stamattina mi ha fatto trovare una torta al cioccolato con tanto di candelina – aggiunsi ancora trovando sempre più spunti a cui aggrapparmi, gongolando come stessi parlando a Camille.
- sì ma stai calma, devo farti di nuovo quel discorso sui ragazzi? Io so come funziona la nostra testa e c’è sempre un doppio fine a.. – prese a borbottare nuovamente recuperando una vecchia ramanzina che era uscita fuori una sera di diversi anni prima ma che ogni tanto si sentiva ancora, sicuro che dietro i bei costumi di Zayn ci fosse solo l’aspirazione a portarmi a letto.
- papà basta con questa storia, dai – commentai subito imbarazzata per il discorso puntiglioso e speranzosa che un giorno si sarebbe messo l’anima in pace capendo che ormai ero cresciuta.
- e stasera mi raccomando andate a dormire presto che domani avete l’aereo di ritorno, non fate tardi – disse con il chiaro intento di intendere altro, facendomi arrossire all’istante mentre il moro accanto a me intuì qualche parola e prese a ridere divertito.
- papà! Senti ci risentiamo più tardi, okay? – esclamai imbarazzata preferendo interrompere la discussione che ricevere altre frasi pungenti, aspettando di sentirlo mugugnare una risposta affermativa per chiudere la chiamata e passarmi una mano sul viso in un sospiro teso.
Distolsi lo sguardo da quello del moro ancora a disagio per i consigli opportunisti di mio padre, sentendomi in imbarazzo anche solo per il fatto che avesse pensato a me e al mio ragazzo in certe situazioni.
- va tutto bene? – chiese subito il moro confuso accarezzandomi la coscia in un sorrisetto divertito, avendo sentito alcune delle battute che mi ero scambiata con l’uomo poco prima.
Mi piegai in una smorfia stanca e sospirai un’altra volta, storcendo il collo e tirandomi a sedere sul lettino allargando le gambe per stare comoda.
Annuii in un’espressione stretta e sollevai le sopracciglia facendo ridere il giovane seduto vicino a me, premurandomi di avanzare fino a raggiungere il suo fianco destro e poggiare la guancia sulla sua spalla nuda.
Lui spostò la mano che aveva tenuto sulla mia gamba alla base della schiena appena mi spinsi a lasciargli un semplice bacio sulla pelle scoperta e ambrata che potevo toccare, sentendolo di rimando giocherellare distrattamente con il bordo del mio slip giallo senza malizia.
- Zayn tu non.. mi fai tutte quelle sorprese solo per.. portarmi a letto, vero? – borbottai contro la sua spalla in un tono innocente, sapendo già che non era così ma volendoglielo comunque chiedere.
Il ragazzo a sua volta scoppiò a ridere tirando il viso incredulo, schiudendo la bocca e voltandosi a guardarmi storcendo le labbra.
- cavolo mi hai scoperto.. – commentò sarcastico meritandosi un mio pizzico sulla vita che non lo scalfì nemmeno un po’, fingendosi spaventato per poi tornare a scuotere la testa divertito – perché certe domande? – ridacchiò quindi facendosi più indietro con la schiena per potermi guardare meglio, puntando le mani sul tratto di lettino dietro di sé per sorreggersi e farmi spazio al suo fianco.
Io feci spallucce in un ghigno ilare, osservando per qualche secondo il muscolo sul suo braccio ingrossarsi per la pressione del corpo – mio padre si.. diverte a farmi impazzire lentamente – dissi tranquilla strappandogli un altro sorrisino consapevole e allungandomi a circondargli il ventre con un braccio tirandomi così più verso il suo petto.
- no ti sbagli, quello sono io – mi corresse non spiegandosi però bene dato che storsi gli occhi confusa – sono tutti e due, insomma tuo padre fa impazzire me e io faccio impazzire te – aggiunse poco dopo con tono ovvio meritandosi uno schiaffetto giocoso sulla nuca con l’altro braccio che avevo appena sporto a piegarsi sulla sua spalla.
Rise mostrando la fila di denti luminosi e con la coda dell’occhio lo vidi muovere i piedi nella la sabbia rilassato, piegando un poco il capo per poter mantenere il contatto visivo.
- perché, io non ti faccio impazzire? – abbozzai riferendomi al senso negativo del termine ma ricordandomi quasi subito di come me l’avesse detto la scorsa notte durante svariati baci – ..perché sono io quella petulante nella coppia, ti ricordo – mormorai allora continuando a farlo sorridere in piccoli respiri ilari, muovendo le dita di entrambe le mani in piccole carezze lungo la sua pelle.
- quante volte abbiamo fatto questo discorso esattamente? – sbottò lui divertito ricordandomi tutte le occasioni in cui gli avevo ricordato quanto fossi fastidiosa e sentendomi sempre dire in contrario che andavo bene così.
- Malik non sottrarti ai tuoi doveri, devi volermi nel bene e nel male anche se ti stresso! – lo ripresi scherzando e alzando un attimo la mano che tenevo sul suo fianco opposto per puntargli un dito contro, fissandolo con gli occhi pieni di spensieratezza e tornando ben presto a cingerlo.
- no quello è dopo il matrimonio Jonson, penso che tu abbia bruciato le tappe troppo in fretta – commentò per sviarmi e prendermi in giro, immobile sul posto a sghignazzare e beffarsi di me senza che io potessi trovare la forza di rimproverarlo davvero.
Ero immersa nei suoi occhi grandi e attenti che mi persi quasi il filo della conversazione, felice che dopo vari anni non fosse ancora calata la verve tra noi due.
- è il tuo.. cervello che è bruciato, stupido – sbottai cercando di riempire il silenzio con qualche frase improvvisa, continuando a punzecchiarlo ma non riuscendo ad allontanarmi da lui.
Zayn rise ancora in risposta e a me toccò nascondere un risolino increspando le labbra, vedendo ben presto il moro sporgersi a lasciarmi un rumoroso bacio nell’incavo del collo per sfizio.
Feci la sostenuta e cercai di non mostrarmi complice al suo gesto, fingendo indifferenza – sai cosa? Mi rimangio tutto, sei tu quello petulante! – esclamai alzando gli occhi al cielo e perciò non accorgendomi che il ragazzo si era seduto dritto e aveva spostato le braccia dietro i miei fianchi stringendomi a sé.
- dai Zaynie fa caldo! – urlai quindi sebbene non mi sarei mai lamentata dei suoi abbracci o di averlo ugualmente vicino, soffocando una risata su un suo zigomo ritrovandomi a dovergli circondare le spalle col braccio per non sbilanciarmi.
- mi piace quando mi chiami così.. – borbottò lui a quel punto contro i miei capelli arricciati ma io non colsi subito il significato delle sue parole, rendendomi conto solo dopo qualche secondo che si riferiva al soprannome che gli stavo affibbiando da qualche settimana.
- ti accontenti di poco allora.. – esalai imbarazzata che si fosse accorto di quei miei cedimenti e speranzosa che mi avrebbe lasciata dire senza sottolineare la cosa – ma tu non provare a darmi altri nomignoli, Scar basta e avanza – balbettai ancora tirando su il capo dalla sua spalla per guardarlo in viso e pentirmene all’istante, imbambolata tra i suoi occhi e il sorriso sghembo.
- dammi il tempo di pensarci e ti dirò qualcosa amore – se ne uscì per darmi contro scherzando ma osando chiamarmi dolcemente alla fine, tanto che non capii se fosse fatto apposta per la discussione sui soprannomi o se fosse spontaneo.
Sospirai stanca teatralmente e lui colse l’occasione per azzerare i pochi centimetri tra di noi e lasciarmi un bacio sulle labbra che io accolsi con inaspettato entusiasmo, ricambiando il contatto e infilandogli le dita tra i capelli cresciuti distrattamente.
Sentii i suoi palmi sulla schiena e potei solo che concedergli quello e altri baci, mugugnando in disaccordo appena si staccò dalla mia bocca sereno – andiamo a fare un bagno? – lo sentii chiedermi tutto d'un tratto prima che potessi riaprire gli occhi e trovarlo tanto vicino, triste di dover sciogliere la presa.
- ma proprio adesso ti viene in mente? – borbottai seccata di dovermi ricomporre dopo aver abbassato la guardia, facendogli intuire di essermi lasciata andare ma il moro probabilmente già lo sapeva.
- esatto, come a te era venuto in mente di uscire stamattina – ribatté soddisfatto ripagandomi della stessa moneta citando il fatto che io l’avessi lasciato solo nel letto poche ore prima negandogli ulteriori attenzioni.
Schiusi la bocca colpita che fosse arrivato a tanto ma poi mi piegai in un broncio per tentare di compatirlo, ottenendo solo di vederlo alzarsi dal lettino e tendermi un palmo in un sorriso accomodante.
- dici sul serio? D'oh – mi lamentai sbuffando e negandogli la stretta di mano, ferma al mio posto.
- te l’ho chiesto con le buone,, – commentò quindi Zayn lanciandomi un’occhiata d’intesa che io non colsi, storcendo il volto confusa senza accennare un movimento.
- e va bene, passiamo alle maniere forti – lo sentii perciò grugnire divertito prima che le sue mani potessero allungarsi repentine sul mio stomaco per solleticarmi e farmi alzare in un sobbalzo incontrollato sperando così di metterlo in difficoltà, ignorando però che il ragazzo aspettasse solo quello per avanzare contro di me.
Tentai la fuga ma mi ritrovai intrappolata tra il lettino dietro le mie gambe e il suo petto, muovendomi frenetica finché il giovane avanzò con impeto ad afferrarmi per poi piegarsi a cingere le mie ginocchia per caricarmi tra le braccia scorrevolmente.
Provai a scalciare pensando che fosse già in difficoltà a sorreggermi ma a ogni mio lamento lo sentii stringere la presa in un sorriso sempre più grande camminando spedito verso il mare.
- no Zayn lasciami! Ti ho detto di mollarmi! – provai a protestare tra le risate che mi colsero per la situazione bizzarra, battendogli dei colpi sul petto a tratti tatuato ma non riuscendo a farmi ascoltare.
Lui intanto era corso a bagnare i piedi in acqua e si stava spingendo sempre più avanti tanto che il mio sedere ogni tanto entrava a contatto con la superficie umida.
- non è il caso, mettimi giù! – continuai a stillare per l’ansia di entrare in contatto così all’improvviso con l’acqua fresca, raggomitolandomi sul suo corpo e allacciando le braccia attorno al suo collo come prevenzione.
Appena, procedendo l’acqua gli arrivò all’altezza dei fianchi, lo sentii sciogliere la stretta e quando beffardo tentò di lanciarmi in avanti si ritrovò tirato dalla mia presa giù con me.
Presi respiro finendo immersa in quel cristallino metro abbondante e non ebbi difficoltà a riemergere poco dopo tenendo le gambe ripiegate contro il fondo sabbioso, avvertendo un’altra presenza vicino tanto che infatti vidi anche Zayn sollevare il capo bagnato dall’acqua in un sospiro forzato.
- ben ti sta, ah! – esclamai vittoriosa scoppiando a ridere appena vidi i suoi 
fradici capelli neri spettinati sulla fronte, facendolo voltare di colpo dato che fissò gli occhi accesi su di me colpito.
- tu come ti sei permessa?! – urlò fingendosi oltraggiato celando un largo sorriso che gli scoppiò sul viso appena prese a schizzarmi con forza, venendo subito ricambiato da me in una battaglia d’acqua che catturò l’attenzione della maggior parte della spiaggia.
 

- sei in debito con me – esordii a tarda sera camminando al fianco del ragazzo lungo il paesello colorato e le bancarelle rustiche, tendendo la testa a guardarlo in volto mentre superavamo un locale e un gruppetto di ragazze francesi anch’esse in vacanza.
- e per cosa? – ridacchiò Zayn voltandosi per darmi attenzione, stringendo il braccio che mi teneva calorosamente dietro le spalle da diverso tempo e che io avevo ricambiato circondandogli i fianchi con il mio infilandogli di tanto in tanto la mano nella tasca posteriore dei jeans scuri.
- per non averti affogato oggi, sono stata clemente – spiegai con tono beffardo annuendo sicura, sebbene alla fine il moro non c’avesse messo tanto per sovrastarmi con i suoi schizzi impetuosi e mi avesse raggiunta con poche falcate intrappolandomi tra le sue braccia.
Io dalla mia parte non mi ero ribellata, dopo un momento iniziale di sfida mi ero lasciata vincere pur di averlo di nuovo vicino e poterlo vivere.
- no ringrazia che c’erano altre persone intorno, la mia vendetta sarebbe stata più cruenta – ribatté a tono restando al gioco delle mie parole sarcastiche, continuando a camminare insieme seguendo la strada e fermandoci di tanto in tanto distratti da vari dettagli della cultura greca.
Era quasi mezzanotte probabilmente ma non ci eravamo fatti problemi, abituati a orari ben più spinti, e io avevo colto l’occasione per indossare di nuovo il vestito celeste del giorno prima.
- ci credi che domani dobbiamo già andare via? – sbuffai dopo un po’ in un moto di sincerità, stanca dopo la giornata piena per mascherarmi dietro un comportamento troppo tirato e ostile.
- già, abbiamo il volo di ritorno al pomeriggio – confermò Zayn in un sospiro sostenendo il mio dispiacere, rallentando il passo insieme al mio gustandoci l’atmosfera unica.
Le case bianche erano illuminate da lucine colorate tese tra i vari negozietti e piccoli ristoranti, insieme agli umili artisti di strada che rallegravano il paesello familiare.
- è un peccato.. – mormorai amareggiata sentendo già il peso della metropoli ad aspettarci, posando la testa sul collo del ragazzo alla mia sinistra e alzando la mano libera a stringere la sua che penzolava dalla mia spalla.
- è proprio bello qui, mi mancherà questo posto – continuai a dire sentendolo rafforzare la presa sul mio corpo complice, annuendo alle mie parole tristi e muovendosi tra le varie persone attorno a noi.
Sorrisi alla vista di quattro bambini scorrazzanti per il lungomare in ciottoli e in un gesto incondizionato accarezzai la mano di Zayn spingendomi a fare spazio tra le sue dita per infilarci le mie.
Aspettandomi commenti pungenti mi stupii quando il ragazzo semplicemente assecondò il segno stringendomi la mano nella sua e incrociando le nostre dita, lasciandole intrecciate a pendere lungo il mio collo.
Felice girai il capo e senza troppi fronzoli lasciai un bacio sulla mascella al ragazzo, rafforzando la dolce morsa tra i nostri corpi accarezzandogli la base della schiena con confidenza e godendomi ciò che era mio per una volta tanto.
- hai sete? Ti offro qualcosa da bere? – mi domandò poi lui nell’orecchio per l’eccessiva musica del locale che stavamo superando, parlando contro il mio viso.
Annuii accettando la nuova iniziativa e appena risposi dovetti seguire il moro che si era diretto stretto a me al bancone di un piano bar circondato da decine di tavolini pieni di turisti e di stessi giovani greci, conducendomi gentile fino al barista dai riccioli scuri che ci fece subito un cenno di capo.
- tu cosa vuoi? – lo sentii chiedermi premuroso mentre il ragazzo dall’altra parte del banco lucido si era sporto capendo che parlassimo un’altra lingua.
- un drink per ora – mormorai serena storcendo la bocca quando Zayn sciolse le nostre mani per farsi spazio accanto a me e non essere d’intralcio alle altre persone del locale a vista.
- andiamo, è il tuo compleanno! Puoi scegliere meglio! – borbottò a quel punto lui stupendomi di tanta audacia, guardandomi in volto con complicità e alzando le sopracciglia convinto delle sue parole.
- ehm.. direi.. allora vodka con sciroppo alla menta – annunciai quindi al barista scandendo le parole sia per il volume alto della musica sia per farmi capire bene, seguita dalla voce del moro – due grazie! – che indicò il numero con le dita della mano prima di farla scivolare lungo il mio vestito e fermarsi dietro i miei fianchi tenendomi con possessione nel posto affollato ma comunque tranquillo.
Abbassai lo sguardo alle open toe lucide color cappuccino che avevo deciso di mettermi ai piedi per movimentare un po’ la serata frizzante e sorrisi per la scelta dato che grazie a quei centimetri in più avevo il viso di Zayn alla mia portata senza problemi.
Non dovemmo aspettare molto che il barista allegro ci consegnasse i nostri due bicchieri pieni e il moro subito pagò senza esitazione anche quando avevo provato a convincerlo nel lasciarmi fare da sola, insistendo nel voler offrire soprattutto perché era un giorno importante.
Appena feci per portarmi il liquido alle labbra però lui mi fermò in un sorriso comprensivo, afferrando il suo bicchiere e rivolgendomi un’occhiata felice.
- facciamo un brindisi! – mi disse allegro e la proposta mi fece sorridere dato che eravamo solo in due ma non trovai la forza per accantonarla, annuendo al suo viso ridente.
- e a  cosa brindiamo? – gli domandai mantenendo il sorriso emozionato e rimanendo ferma sul posto a osservarlo, beandomi dei suoi tratti conosciuti.
- a te, è il tuo compleanno – rispose Zayn senza esitazione, muovendo il suo bicchiere nella mia direzione con brio cercando allo stesso tempo di farmi piacere – non merito un brindisi intero. Insomma.. brindiamo anche a te, se non ci fossi stato non sarei neanche qui in questo momento – ribattei anche io non riscontrando indecisione, certa che la persona che ero diventata fosse anche merito suo.
All’inizio il ragazzo scosse il capo ma poi accettò le mie condizioni in un sospiro clemente, guardandomi comunque felice che l’avessi coinvolto nel momento spensierato.
- a noi allora.. – ne trasse le somme aprendosi in un ulteriore sorriso complice e puntandomi uno sguardo fiero, piegando appena il corpo in un simbolico inchino che mi fece ridacchiare.
- a noi! – confermai entusiasta della conclusione equa, stoppandolo a mia volta quando fece per bere e in un risolino fine incrociai il braccio al suo per rendere il brindisi più interessante.
Risi divertita sorvolando la difficoltà iniziale nel sorseggiare dal bicchiere dato che entrambi avevamo l’avambraccio dell’altro a incrociare i calici, ma alla fine bevvi un lungo sorso stretta a lui e sperai con tutta me stessa che l’auspicio di augurio funzionasse davvero.
Appena ripresi fiato e staccai la bocca dal bicchiere Zayn fece lo stesso sciogliendo l’incastro delle nostre braccia, posando un attimo il suo drink sul balcone tirato in una risata genuina che gli assottigliò gli occhi grandi e dolci contagiando anche me.
Intenerita dal pensiero che una figura tanto graziosa nella piega delle guance morbide potesse appena aver bevuto un alcolico forte, avanzai di un passo passandogli il palmo libero sulla nuca per attirarlo cauta verso le mie labbra baciandolo in modo sentito.
Il moro non aspettò a circondarmi di nuovo i fianchi e mi strinse appagato, ricambiando spontaneo i due baci che gli chiesi e che causarono dei lievi schiocchi attutiti dalla musica ridondante ma a cui io feci caso.
- ti amo Zaynie – sussurrai sulle sue labbra accontentandolo e chiamandolo con quel nomignolo che lo fece sorridere divertito, liberandomi dal bisogno di dirlo da diverso tempo.
- anch’io.. – mormorò volendo aggiungere altro ma fermandosi a pensare qualche secondo strappandomi una risatina sincera finché non riprese a parlare – Scar, sì mi basta Scar – commentò tra sé e sé decidendo che bastasse quello come soprannome, come era sempre stato dato che era praticamente l’unico a chiamarmi in quel modo.
- mi basterai sempre tu – disse ancora dopo poco stupendomi, convinta che avesse finito di parlare, e facendomi sorridere mentre mi lasciai circondare da un suo braccio caldo e familiare.





















Buonsalve!
Okay okay okay buonasera, so che nell'ultimo capitolo non ho scritto lo spazio autrice ma avevo seriamente troppo mal di testa, mi lacrimavano quasi gli occhi a forza di stare al pc e quindi ho preferito spegnere appena possibile.
Ma ho aggiornato a distanza di tre giorni, dovreste essere fiere di me! ahahah
In questo capitolo alla fine dei conti non succede niente di significativo ma io lo amo, insomma non pensavo ma rileggendolo sono proprio soddisfatta.
Mancano tre capitoli alla fine e cercherò di postarne almeno un altro prima che sabato possa partire per due settimane al mare dove ovviamente non potrò né scrivere né aggiornare purtroppo, dato che voglio finire la ff il più presto possibile dopo i lunghi mesi di assenza.
Gli Zarlett torneranno a casa nel prossimo capitolo ma non pensate che sarà tutto semplice, ho ancora qualcosa in mente per voi ahahah
Beh che dire, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Vi mando un bacione e vi ricordo che potete trovarmi su twitter come @hiseyesonmine 
Sciao!

 

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Capitolo 42
*** Palla al centro ***





CAPITOLO 42

 

Soffocai un sospiro stanco salendo le scale del condominio di Liam e afferrai il corrimano trascinandomi dietro la tracolla con i libri, incoraggiata dal ragazzo e da Zayn dato che a detta loro avremmo affrontato un pomeriggio di studio e schemi in vista dei prossimi esami.
Noi due eravamo tornati dalla Grecia da neanche una settimana e già rimpiangevo la spensieratezza che ci aveva colti in quei giorni, costretta ormai a tornare a pianificare e occuparmi delle ore in università e a lavoro, prendermi cura di Marion e dovermi muovere tra gli improvvisi impegni dovuti a parenti e amici ricomparsi grazie al compleanno.
Che avessi poi effettivamente avuto giovamento dall’anno in più non credevo affatto, ma era stato bello pensare che sarebbe cambiato qualcosa.
Ero appena corsa a casa dopo aver fatto un po’ di spesa visto che una volta tornati quella sera non avremmo più trovato il tempo di passare al supermercato e il giorno dopo sarebbe stato chiuso.
Zayn non lo vedevo dal primo mattino quando ci eravamo separati tra i nostri distinti impegni: lui tra un’ora di scienze delle finanze in facoltà e qualche pausa per rivedere il lavoro di cui si stava occupando al suo nuovo impiego, mentre io ero stata in cassa al terzo piano di Harrods tutta la mattinata e poi ero corsa a fare le precedenti commissioni.
La momentanea occupazione del moro gli stava già dando diverse soddisfazioni, l’avevo visto felice di essere trattato con autorevolezza e allo stesso tempo che le sue capacità potessero servire realmente a qualcosa, anche se a me era  bastato dal principio anche solo vederlo interessato a indossare un completo in giacca e cravatta per presentarsi in ufficio.
Sorrisi al pensiero e percorsi l’ultima rampa di scale che mi divideva dalla porta dell’appartamento già aperta in mia attesa, raggiungendola in un respiro stremato che aumentò appena notai Karen, la madre di Liam, sorridente all’ingresso.
- buongiorno Karen! – la salutai subito prima di oltrepassare la soglia, aprendomi in un nuovo sorriso sincero alla vista della bionda che non vedevo da diverso tempo.
Certo non era come il rapporto che avevo con Trisha ma era comunque sempre un piacere incontrare quella donna, avendo illuminato la sua casa negli anni passati con la mia semplice presenza femminile che invece sarebbe rimasta luogo solo degli altri ragazzi del gruppo.
- ciao Scarlett! – mi rispose subito sorridendomi di rimando e allargando le braccia appena per stringermi dolcemente, lasciandomi un bacio sulla guancia al quale risi per tanta gentilezza.
- sono felice di vederti, è da tanto che non vieni qui. Ti trovo in gran forma – esclamò contenta prendendosi qualche secondo per squadrarmi veloce, allungando nel frattempo un braccio a chiudere la porta alle mie spalle.
- lo so mi dispiace, è che sono state delle settimane piene.. grazie al cielo almeno oggi sono riuscita a passare – commentai dispiaciuta per essere stata assente, sentendo chiaramente nell’aria il televisore acceso del salotto lì accanto.
- ho dovuto pregare tanto Zayn ma alla fine è servito a qualcosa – ribatté lei sorridente guardandomi con i suoi occhi materni, parlando di me e del moro quasi come fossimo di famiglia.
- wow riesci a farti ascoltare? Ti prego dimmi il tuo segreto – abbozzai con finta incredulità facendola subito scoppiare a ridere, cogliendo l’occasione per sottolineare quanto gli uomini facessero di testa loro anche se ultimamente non potevo affatto lamentarmi.
La bionda scosse la testa divertita e mi passò una mano sulla spalla addolcita, indicandomi la strada verso il soggiorno che già conoscevo.
Assecondai i suoi passi tranquilli e feci la mia entrata in salotto poco dopo, trovandomi subito davanti il divano occupato da Liam e Zayn entrambi con un joystick in mano e gli occhi puntati al televisore.
- ti lascio con loro allora, mi raccomando fai come se fossi a casa tua! – si congedò quindi Karen lasciandomi una pacca dietro la schiena in un mio cenno grato, permettendomi di mettermi a mio agio.
Mi sfilai la tracolla dalla spalla e il gesto catturò l’attenzione dei due ragazzi che voltarono un attimo il capo nella mia direzione senza però smettere di giocare, attenti alla corsa automobilistica a cui si stavano sfidando.
- ciao.. – borbottai aprendomi in un ghigno sarcastico, avanzando nella loro direzione sapendo già che comunque non mi avrebbero data molta importanza finché non sarebbe finita la gara.
- Scarlett! Ciao, scusa davvero.. è che.. – esclamò quindi Liam prendendo a sorridere allegro e a scusarsi con reale dispiacere, facendosi più avanti a sedere al bordo del divano come per volersi alzare a salutarmi ma fermandosi infine sul posto per seguire la sua auto rossa nella parte sinistra del grande televisore.
- non importa – ridacchiai rivedendomi nelle loro espressioni concentrate quando con mio fratello ci concedevamo qualche partitella e saliva subito la competizione, avvicinandomi al castano in un sorriso bonario non tardando troppo a dargli un bacio sulla guancia appena barbuta in saluto.
- fate bene a giocare. Almeno con te Zayn rischia di vincere, anche se non ne sono molto sicura, mentre con me dopo quattro anni ancora deve provare come ci si sente – commentai divertita tirandomi in piedi per fare il giro del tavolino e andarmi a sedere sulla poltrona libera dal lato del moro dai capelli bassi sulla fronte senza pretese, strappando una risata a Liam e uno sguardo di sfida dall’altro ragazzo a cui feci la linguaccia gioconda.
Ci scambiammo un’occhiata complice e sentii i due amici borbottare qualcosa quando passai davanti alla tv, spostandomi verso il secondo serena e notando con abitudine le sue braccia tatuate balenare dalle maniche corte della maglietta marroncina.
Trascinai la tracolla dietro i piedi e appena Zayn mi concesse un ghigno sghembo mi allungai verso di lui, ma contro le sue aspettative portai solo la mano a spettinargli la frangetta ribelle.
- ma come? A lui hai dato un bacio, neanche quello? – mugugnò subito stranito alzando gli occhi a guardarmi quando io ero occupata a ridere colpita, sapendo comunque che avesse tutte le ragioni per lamentarsi.
- dai non borbottare, calmati – lo ammonii con tono ilare incrociando le sue iridi scure e beffandomi della sua espressione confusa – e pensa a giocare, attento – aggiunsi poco dopo ricordandogli della sua auto nel videogame che stava finendo fuori strada, indicandogli lo schermo giusto in tempo perché in un sussulto potesse rimettere la vettura in carreggiata.
Scossi il capo soddisfatta del mio piccolo vantaggio, dato che il ragazzo aveva preferito continuare a muovere il joystick piuttosto che alzarsi a salutare.
Feci per sedermi sulla poltrona divertita quando la voce di Karen si fece presente un’altra volta – scusate, qualcuno può venire un attimo ad aiutarmi con il forno? – la sentimmo tutti urlare dalla cucina ma voltandomi nessuno degli altri due giovani parve ridestarsi dalla posa tirata e agitata della competizione.
A quella vista alzai gli occhi al cielo e accennai un ghigno abbattuto, conscia del fatto che nulla li avrebbe smossi dal videogioco.
- certo, arrivo io! – risposi sospirando e buttando uno sguardo ai due amici distratti uscii dalla stanza senza suscitare reazioni contrarie, piegandomi a una smorfia ridente.
Entrai in cucina poco dopo spostandomi i capelli dietro alle spalle e andai incontro alla donna intenta a sfornare una teglia con un’espressione cauta, al che avanzai ad aiutarla chiudendo lo sportello del forno per non ingombrare.
- uh aspetta, fatti aiutare – abbozzai sorridente alla bionda che infilati i guanti aveva posato l’intera teglia sul cucinino, mostrandomi sviariate file di biscotti rotondi e fumanti.
- tesoro prendi pure quei guanti appesi là, non voglio che ti scotti – commentò subito lei indicandomi con un cenno i due oggetti rossi appesi a un gancio vicino, parlandomi con premura.
Infilate le morbide protezioni non tardai a riaffiancare la donna, felice di poter essere d’aiuto.
- cosa posso fare? Dimmi pure, sei tu la cuoca – dissi allora indecisa sul da farsi, in attesa di ordini.
- oh non è niente di impegnativo, dobbiamo solo spostare i biscotti in questa ciotola – mi rispose in un sorriso lasciando la teglia calda per allungarsi ad afferrare un contenitore arancione abbastanza grande da un’anta del mobile, muovendosi a suo agio.
- perfetto – esalai annuendo alle sue parole, cominciando ad afferrare i piccoli dolcetti quando anche Karen fece lo stesso accertandomi di non rovinare nulla.
La cucina era vissuta e calda e per un istante mi chiesi perché con mia madre non ci fossimo mai spinte a cucinare insieme, probabilmente per il fatto che non eravamo delle cuoche provette.
Ridacchiai al pensiero, riempiendo poco a poco la grande ciotola – hanno davvero un buon profumo, devono essere deliziosi – commentai a quel punto sincera, complimentandomi con la bionda.
- sono semplici biscotti, niente di speciale – ribatté lei quindi facendo spallucce con modestia, aprendosi a un sorrisetto compiaciuto e voltandosi a guardarmi con gli occhi dolci.
- niente di speciale? In casa mia non si fanno mai queste cose – ammisi per farle comprendere quanto fosse materno e familiare il solo fatto di cucinare nel tempo libero, ricambiando il suo sguardo limpido.
- intendi.. dai tuoi genitori? O con Zayn? – borbottò allora Karen non capendo a pieno cosa intendessi, rafforzando il sorriso appena menzionò il ragazzo e costringendomi a rompere il contatto visivo.
- no, casa dei miei. Mamma non ha il dono dei dolci purtroppo – spiegai concedendomi un risolino che colse anche lei alla mia destra, piegandola a una smorfia discorde.
- e tu, neanche? Sei una cara ragazza, ti ci vedo ai fornelli – commentò fiduciosa facendomi scuotere la testa all’istante, negando ogni legame tra me e l’arte della culinaria.
- ti stai sbagliando, insomma so cucinare un po’ di pasta e riesco a scaldare i pietanzini che ci manda Trisha, ma per il resto.. – mugugnai a disagio per ammettere realmente la cosa, strappandole un risolino quando nominai la sua amica e il fatto che spesso cucinasse per noi.
- ah non prepari mai niente di appetitoso per Zayn? Guarda che gli uomini vanno conquistati col cibo, è così che ho fatto col mio Geoff! – se ne uscì riuscendo a farmi ridere in modo sentito per il consiglio confidenziale e il suo ghigno soddisfatto nel mettere in causa il marito innocente.
Ci scambiammo delle occhiate ilari e ridemmo insieme, riprendendo subito dopo a spostare i biscotti nella ciotola ormai quasi piena in serenità.
- dici che potrebbe funzionare? Perché ho seriamente bisogno di un trucco per metterlo in riga – esclamai sarcastica alzando le sopracciglia e alimentando i risolini che coloravano la cucina.
- addirittura? È un bravo ragazzo – commentò la donna non credendo alle mie parole esagerate, riuscendo a smuovere qualcosa nel mio petto che mi portò ad arrossire appena.
Continuai nel mio lavoro soffocando un sorriso consapevole e sospirai, rilassandomi.
- sì lo so, ma.. – balbettai cercando di trovare un pretesto per prenderlo un po’ in giro non riuscendo però ad aggrapparmi a nulla di concreto, rendendomi conto di star enfatizzando.
- ma? – mi incoraggiò la bionda intuendo quanto mi stessi sforzando, ridacchiando per la scena inconsueta.
- ..niente, va bene così. Non.. posso lamentarmi – confessai distogliendo gli occhi da quelli di Karen per sentirmi meno osservata, alzando le spalle e aggrottando le sopracciglia per la sincera ammissione.
Zayn mi prendeva in giro e mi faceva scherzi ma erano tutte cose che facevo anche io, per il resto non potevo dire che avesse vizi strani o che non mi desse attenzioni. Potevo fargli osservazione magari sul fatto che ogni tanto stesse troppo con gli amici ma eravamo giovani, non c’era niente di sbagliato.
- sei proprio una cara ragazza – mormorò la donna intenerita dall’imbarazzo infantile e genuino delle mie parole, catturando la mia attenzione e facendomi arrossire ancora di più.
- oh Camille è molto più gentile e premurosa di me, non dirmi queste cose – la ripresi cercando di cambiare argomento e allo stesso tempo di ricordarle quanto fosse altrettanto valida la ragazza di suo figlio.
Misi anche l’ultimo biscotto nella ciotola colorata e poi rimasi appoggiata con il fianco al cucinino per continuare il discorso, sfilandomi i guanti in un sospiro e girandomi verso la padrona di casa.
- lo so bene, siete tutte e due educate e belle. Sono fortunata che ci siate voi, chissà Liam chi frequenterebbe altrimenti – borbottò divertita e spaventata all’idea, facendomi ridere appena.
- Liam ha la testa sulle spalle, è attento a certe cose. Lui e Cam sono fatti per stare insieme – dissi a mia volta cercando di mettere in buona luce la mia amica, sapendo comunque che nessuno oltre a me al nostro gruppo fosse a conoscenza della gravidanza e di ciò che avrebbe portato.
- sì sembra andare tutto per il meglio adesso, posso stare tranquilla – mi assecondò lei annuendo e scuotendo i corti capelli biondo scuro, accendendosi di una luce materna e serena.
- puoi stare più che tranquilla! Qui l’unica che deve preoccuparsi sono io, Zayn è imprevedibile – borbottai con sarcasmo mettendo però in chiaro che non ci fosse nulla di preoccupante nella relazione dei miei amici omettendo in parte la verità, mentre il ragazzo con il carattere lunatico e precipitoso l’avevo io.
- non è imprevedibile, è solo giovane – corresse le mie parole allungandosi nella mia direzione per afferrare il contenitore pieno di biscotti caldi, guardandomi premurosa – ma si vede che ci tiene, lo si capisce da come parla di te – aggiunse poi facendomi stranire un attimo, chiedendomi cosa mi fossi persa date le parole sentite della madre di Liam.
- perché, ti ha detto qualcosa? – domandai curiosa e confusa allo stesso tempo, cercando di immaginare la scena ma non riuscendo a inquadrare a pieno la situazione di confidenza.
- niente di preciso ma ogni volta che chiedo di te, gli si accendono gli occhi – rispose in modo semplice sorridendo amozionata eppure le poche parole riuscirono comunque a farmi arrossire come una bambina, mettendomi in difficoltà sotto il suo sguardo sincero.
Sorrisi a disagio e mi sforzai di sembrare il più tranquilla possibile quando invece sentivo lo stomaco accartocciarsi.
Cercai un pretesto per cambiare di nuovo discorso e quando vidi la donna prendere in mano la ciotola colma di cibo decisi di intervenire – dai Karen faccio io, stai tranquilla – esclamai subito disponibile avanzando di qualche passo per sfilare il contenitore alla bionda e caricarmelo tra le braccia per aiutarla.
- sicura? Oh allora puoi portarlo di là, spero solo che vi piacciano – rispose contro le mie previsioni, pensando che anche lei si sarebbe unita alla merenda ricca.
- come? Tu non ne mangi? – borbottai gentile piegandomi a una smorfia impotente.
- li faccio spesso, non è niente di speciale per me. Sono per voi ragazzi.. – disse con sentita premura, sorprendendomi per l’incondizionata gentilezza che nutriva nei nostri confronti.
- dai torna dagli altri, ho finito in cucina – aggiunse ancora per essere sicura che avessi capito il messaggio, dandomi una carezza sulla spalla prima che in un sorriso grato potessi uscire dalla stanza.
Mantenni la ciotola con il solo braccio sinistro e ne approfittai per assaggiare un biscotto con la mano libera, portandomi alla bocca l’impasto tiepido e sorridendo al gusto dolce ma delicato.
Tornai in salotto masticando contenta e notai con piacere che i due ragazzi stavano per terminare l’ultimo giro di corsa, colpita allo stesso tempo che stessero continuando a giocare.
Rimasi in piedi ferma in un sospiro a guardare la situazione sullo schermo del televisore dove Liam era primo per poco sopra a Zayn, allora in un ghigno affiancai il castano divertita.
- io tifo per Liam! – esclamai per il semplice divertimento di stuzzicare il moro, attenta alla tv per assicurarmi di non trovare un colpo di scena finale e sedendomi sul bracciolo del divano.
Nel frattempo continuai a mangiucchiare qualche altro biscotto e quando intravidi il traguardo a capo della strada rettilinea ridacchiai, sorridendo vittoriosa quando poco dopo il mio amico raggiunse la linea bianca per primo in un urlo soddisfatto.
- evvai, sono grande! – sbottò felice muovendo le braccia con enfasi, aprendosi a un sorriso incredulo mentre io tornai a tirarmi in piedi per giovare della situazione e andarmi a sedere
- bravo! Sapevo che non avresti deluso le mie aspettative, batti cinque! – gli diedi corda assecondando il palmo della sua mano contro il mio, dandogli un’ulteriore pacca sulla schiena appena si alzò finché sullo sfondo notai Zayn guardarmi con disappunto sollevando il labbro colpito.
Lasciai passare Liam che si era avviato verso la console sotto il televisore per spegnere tutto e nel frattempo ricambiai lo sguardo del moro sul divano in un ghigno ilare.
- vuoi un biscotto? – me ne uscii facendo finta di nulla prendendo posto calorosamente vicino al ragazzo, fissandolo spensierata e sorridendo alla sua espressione ingrata.
- sto bene così – borbottò fintamente offeso scuotendo la testa prima di lasciarsi andare contro lo schienale del sofà in modo che non potessi più guardarlo da vicino.
Ridacchiai al suo gesto e voltai il capo per continuare ad osservarlo, posandomi la ciotola in grembo e spostando l’attenzione sulla bocca carnosa del giovane tirata in disappunto.
- dai sono sicura che non è la prima gara di oggi e che ne hai vinta almeno una, no? – abbozzai allungando la mano destra sulla sua gamba coperta dai pantaloni neri strappati e riuscendo a catturare un attimo la linea dei suoi occhi, non facendo caso a Liam che trafficava alle mie spalle.
- non sono qui da tanto.. – rispose come a volersi giustificare, nascondendo le labbra arricciate sotto un palmo ma tradendo un sorrisino dagli zigomi alti e contratti.
Alle sue parole il nostro amico si fece scappare un risolino e allora sollevai un sopracciglio contrariata, sapendo che c’era qualcosa di strano.
- Zayn? – ribadii quindi sperando che spiegasse da solo quello che a me era sfuggito, fissandolo e notando il suo viso arrossarsi a disagio coperto dalla mano che sfoggiava la rondine stilizzata.
- che c’è? Te l’ho detto, non sono qui da tantissimo – confermò ancora piegato in una smorfia divertita che parlò al posto suo, tanto che feci finta di annuire teatralmente e poi mi girai appena verso la porta.
- Karen? – urlai per chiamare la madre di Liam di nuovo per fare luce sulla faccenda dato che nessuno pareva volermi ascoltare, tanto che sentii il moro fremere sotto la mano che gli tenevo sulla gamba.
Appena la donna comparve sull’ingresso della stanza sorrisi già pregustando la mia piccola vittoria – scusa, da quanto tempo è arrivato Zayn? – le chiesi cortese improvvisando un tono leggero.
- circa all’una – precisò lei subito e annuii alla sua risposta, ringraziandola e vedendola poi andare via mentre io mi ero persa a controllare l’orario sul telefono che segnava le due e mezza del pomeriggio.
Presi respiro e tornai a guardare il ragazzo che si era mosso a osservarmi di rimando, restando al gioco.
- un’ora e mezza, davvero? – esalai allora contrariata scoccandogli un’occhiata fulminea, vedendolo in difficoltà e sentendo allo stesso tempo il castano ridacchiare divertito per la scena.
- siamo uno a zero per me, Malik – precisai tenendo il conto sulle dita e strappandogli a quel punto un ghigno sghembo che mi fece vacillare, cercando poi di tornare nella parte – appena ho finito il turno a Harrods sono corsa a fare la spesa in fretta per non arrivare in ritardo e tu sei qui da quasi due ore? – borbottai in effetti un po’ innervosita che non mi avesse accennato la cosa ma lamentandomi principalmente solo per uno sfizio personale.
- e sono due a zero per me adesso – continuai a dire prima che potesse rispondermi, incrociando le sue iridi scure e sforzandomi di non ridere per la scena buffa.
- non sapevo che per te era un problema e.. ehi, anche io più tardi devo andare a lavorare! – ribatté illuminandosi quando trovò un punto a suo favore, tirandosi di nuovo a sedere eretto per potermi affiancare e sperando così di sovrastarmi con i suoi soliti sguardi e sorrisi spropositati.
- due a uno, Scar – cominciò a contare anche lui chiamandomi per nome e portandomi a rilassarmi nonostante la discussione stesse vertendo a favore suo, meritandosi un’occhiata dura.
- ho portato Marion fuori, diamine – commentai sottolineando quanto la cosa fosse di impiccio per me, sfidando i suoi occhi grandi e carichi.
- io ho finito di formattare l’intestazione della pagina web che mi hanno affidato ieri – disse a sua volta trovando un lato positivo a ogni mio borbottio, parlando con convinzione e trasporto.
- e chi me lo assicura? Sei un cre.. – sbottai presa dall’enfasi del momento confrontando il suo volto, stoppata giusto in tempo da Liam che si tirò in piedi dalla console spenta e ci guardò esterrefatto.
- avete finito? Vi ricordo che abbiamo delle cose da fare – ci interruppe a gran voce il nostro amico solo per farci stare zitti anche se quel pomeriggio non credevo avremmo combinato davvero molto.
Nello stesso momento io sospirai e Zayn si appoggiò di nuovo allo schienale del divano restando comunque vicino a me dato che mi ero ritrovata ancora con la mano sulla sua gamba, allora in un gesto spontaneo spostai il palmo sulla parte interna del suo ginocchio scendendo appena lungo la coscia.
- sì hai ragione – lo assecondai fermando le dita attorno al suo pantalone senza malizia, non riuscendo però a tagliare il contatto fisico del tutto dato che ero sollevata dal nostro battibecco ilare.
- a proposito, perché non è venuta anche Camille? Ogni volta finisce sempre così – gli chiesi poi riuscendo a catturare la sua attenzione appena pronunciai il nome della ragazza, voltandosi nella mia direzione mentre sistemava i joystick distrattamente sotto il televisore in modo frettoloso.
- perché lei prima deve dare altri esami e ha già cominciato a organizzarsi, invece noi tre.. – spiegò con tono autoritario e fiero nel parlare bene della moretta, interrotto questa volta da me.
- ..noi tre non abbiamo un futuro – lo anticipai scherzando e strappando una risata sia a lui che al moro alla mia destra che sogghignò dietro di me, strappando a Liam un’espressione consapevole.
- ehi parla per te – mi stuzzicò Zayn ritrovata un attimo l’aria per disturbarmi, raddrizzandosi un’altra volta per sedersi dritto e appoggiarsi al ginocchio libero col braccio per guardarmi meglio.
Ci scambiammo uno sguardo giocoso di sfida finché lui sollevò un palmo e ne tirò su due dita – due a due! – esclamò quindi soddisfatto alzando le sopracciglia e a quella scena dovetti trattenere una risatina tra le labbra, mantenendo il contatto visivo che mi fece quasi arrossire – palla al centro – aggiunse poi in un cenno di capo come a voler lanciare una sfida velata, osservandomi sbruffone.
- ma smettila! – sbottai tirandogli una gomitata sul costato che lo fece gemere un poco dal dolore, riposando poi subito la mano all’interno della sua gamba come se non fosse successo niente.
- continua pure caro.. – mi voltai quindi verso il nostro amico che era rimasto in piedi a osservarci cauto, sospirando stupito e rimangiandosi una risata per il timore di essere rimbeccato da me.
- dicevo che non è venuta perché ha altre cose da studiare, non per altro – riprese a parlare prendendo fiato e facendo il giro del tavolino davanti a noi, sistemandosi i pantaloni della tuta e prendendo infine posto alla mia sinistra scambiandosi uno sguardo veloce di intesa con Zayn al quale pizzicai la gamba.
- altro? Perché, va tutto bene, no? – mi allarmai un attimo alle sue parole anche se sapevo che non fosse successo nulla di male, premurandomi della mia amica mentre il moro si massaggiò la gamba dolorante dove io tenevo le dita e colse l’occasione per accarezzarmi un attimo il dorso della mano.
- e me lo chiedi? Pensavo che tu e Cam vi parlaste di ogni cosa – borbottò divertito dalla mentalità femminile, osservandomi con gli occhi marroni e vispi e passandosi una mano tra i capelli corti.
- oh insomma, va tutto bene? Posso stare tranquilla? – alzai gli occhi al cielo in un ghigno consapevole, pensando che magari ci potesse essere qualcosa che lei non mi aveva detto.
- sì è tutto okay, adesso ci vediamo praticamente ogni giorno dato che qualche notte fa non si è sentita molto bene – cominciò a dire Liam calmo ma alla fine della frase sia io che il moro ci allarmammo in un piccolo sussulto – nel senso, ha avuto nausea e dei capogiri ma è.. normale per la situazione. Abbiamo sentito il medico.. – parlò ancora per rasserenarci, continuando a grattarsi la nuca con un velo di nervosismo dato l’argomento delicato.
- sì, il dottor Hole – lo interruppi e il giovane annuì sereno alle mie parole, riprendendo il discorso – e siamo passati per un controllo ma è tutto a posto, ha detto anche lui di non preoccuparsi di questi malori. Ogni tanto riesco a farla dormire qui con me per starle vicino, gli altri non hanno mai fatto domande perché ancora non si nota niente – disse parlando fluidamente ma lasciandoci sentire dell’agitazione nella piega dei suoi occhi vibranti tra i miei e quelli di Zayn, tanto che strinsi la presa sulla gamba del mio ragazzo in un gesto di complicità improvvisa.
Non dev’essere stato facile per Liam, come per Camille ovviamente, dover affrontare la gravidanza da soli prima di trovare il coraggio per dirlo alle loro famiglie e mettere di nuovo tutto in discussione.
- quando avete.. intenzione di dirlo ai vostri genitori? – prese parola il moro a mezza voce assicurandosi così di non farsi sentire da Karen nella stanza accanto, catturando l’attenzione del castano che si morse il labbro visibilmente in difficoltà.
- se aspettiamo ancora non penso ci sarà neanche il bisogno di dirlo, ma Cam ci tiene. Per lei è importante e appena se la sentirà, io la appoggerò. Non posso fare altro, è un periodo delicato – abbozzò dopo aver preso fiato e si appoggiò a sua volta contro lo schienale del divano, accasciandosi in un’espressione seria e guardandoci in cerca di certezze che però non potevamo dargli.
- vuoi parlarne? Amico, io ci sono per qualunque cosa, puoi contare su di me – prese parola Zayn con fare premuroso verso il suo migliore amico, guardandolo da dietro la mia schiena e puntandogli un’occhiata sincera finché anche io mi voltai a guardarlo per dargli supporto.
- sì anche su di me, assolutamente. Se.. avete bisogno, noi siamo qui – accordai scambiandomi uno sguardo d’intesa col ragazzo, annuendo e tornando a osservare Liam per dargli supporto.
- non c’è niente di cui preoccuparsi adesso, ragazzi. Dai mi fate agitare, io e Camy stiamo bene – sbottò poco dopo in un moto di convinzione per distrarci dal discorso alla fine relativamente negativo, sostenendo che non ci fosse il bisogno di agitarsi e nominando la mia amica in un modo nuovo per me.
- capito, ma in ogni caso non aspettare a chiedere – insisté Zayn rasserenandosi e allungando un pugnetto contro la spalla di Liam data la vicinanza, facendomi sentire fiera per così poco.
- lo so, okay – annuì l’altro sollevandosi sbrigativo verso il bordo del divano, cercando di sminuire l’argomento impegnativo per lui – insomma non è il caso di pensarci ora, dobbiamo occuparci degli esami. Vado a prendere i libri di là, con che cosa cominciamo? – cambiò le carte in tavola in poco tempo tirandosi in piedi e spostandosi verso la porta senza troppi convenevoli e commenti.
Io e il moro restammo un attimo interdetti e poi ci guardammo indecisi sul da farsi finché io tirai fuori la prima cosa che mi venne in mente – economia, abbiamo degli esami di economia vero? Prendi.. prendi quelli – borbottai vagamente ancora un po’ scossa dai pensieri che mi colsero riguardo cosa avremmo dovuto fare tutti quando un giorno la gravidanza sarebbe stata portata a termine.
Liam non aspettò altro e sviò ulteriori domande come avevo fatto io, probabilmente anche solo per poter scomparire dai nostri sguardi e rimanere un attimo da solo nei suoi pensieri.
Dalla mia parte feci lo stesso, appena il castano uscì dalla stanza frettolosamente sospirai e, spostata la ciotola con i biscotti sul tavolino, mi appoggiai col gomito alle ginocchia chiudendo gli occhi stanca.
Era una situazione nuova per tutti e quando ci pensavo ancora avevo dubbi e preoccupazioni, oltre che la ragazza di Liam era anche la mia migliore amica ed era dura per tutti.
- ehi.. – sentii mormorare nello stesso momento in cui un palmo risalì la mia schiena per la prima volta quel giorno, facendomi tirare un respiro stanco – tutto bene? – mi domandò Zayn premuroso passandomi il braccio dietro i fianchi e lento si mise a sedere eretto per avvicinarsi di più a me.
Avvertii la sua presa circondarmi la vita e mi rilassai un poco, tenendo lo sguardo basso persa tra le mie calde riflessioni. Non ci fu neanche bisogno di accertarmi che si fosse piegato verso la mia schiena, sentivo il suo respiro pesante sulle braccia scoperte e il peso sul divano cambiare.
- mm mm – mugugnai affermativamente ricacciando indietro le preoccupazioni senza però riuscire a guardare negli occhi il ragazzo che non tardò a muovere la mano libera a smuovermi i capelli.
Prima che potessi rendermene conto sentii due dita scostarmi le ciocche che impedivano la visuale sul mio viso per portarmele dietro l’orecchio con tatto, facendomi voltare appena a osservarlo.
- Scar devi stare tranquilla anche tu, non solo lui – commentò accennando un sorriso sghembo che volle rassicurarmi, muovendo la mano sul mio fianco ad accarezzarmi attento e regalandomi uno sguardo limpido.
Piegai la bocca a una smorfia consapevole e scossi la testa facendo spallucce, sapendo quanto avesse ragione ma rimanendo comunque turbata per la realtà degli ultimi mesi.
- sono.. sto bene – assicurai improvvisando un sorriso caldo che volle alleggerire la tensione, tirando un lungo respiro sperando di tornare serena a godermi la luce della finestra riflessa negli occhi di Zayn.
- sono sicuro che se la caveranno, okay? Sono dei ragazzi in gamba, se non fossero pronti per.. tutto questo sarebbero già intervenuti – tentò di schiarirmi le idee sporgendosi a fissarmi gentile, muovendo appena le dita che teneva sulla mia nuca per accarezzarmi i capelli e infondermi del calore – e devi imparare a fidarti, non preoccuparti sempre per tutto.. non c’è bisogno, lascia.. scivolare le cose brutte via – disse ancora passandosi la lingua sulle labbra per trovare le parole giuste da dirmi, racchiudendo molte delle cose che avevo iniziato a pensare da diverso tempo.
- Camille è incinta, come.. faccio a..? – balbettai in crisi con me stessa, ripensando alla ragazza che conoscevo da tutta una vita impegnata in qualcosa più grande di lei.
- anche Liam è il mio migliore amico e.. shh, ehi ci sono io qui con te, non sei da sola. Ti prometto che non dovrai preoccuparti di niente, aiuterò io – mormorò parlando sincero senza lasciare un attimo il contatto con i miei occhi, cercando di farmi forza quando mi colse a scuotere la testa in un mugolio.
Non potei far altro che fidarmi di lui un’altra volta, era l’unica cosa in cui credevo.
Continuavo a farlo perché mi dimostrava sempre di tenere a me, anche solo per il tatto di parlarmi in quel modo se fino a un attimo prima avevamo scherzato.
Mi allungai a posare il capo sulla sua spalla e Zayn non aspettò altro a stringermi al suo fianco come se fossi una bambola di pezza, assecondando i miei movimenti quando indietreggiai ad appoggiarmi contro lo schienale in un sospiro che lui ricambiò premendomi un bacio sulla tempia.
Accoccolata nella sua presa rilassai i muscoli tesi, stretta a lui dal braccio che mi passava attorno alle spalle e l’altra sua mano ad accarezzarmi il ginocchio come io avevo continuato a fare con la sua gamba.
- io mi fido di te – ammisi a mezza voce sentendo l’accenno di barbetta della sua guancia contro la mia, affondando contro il divano e quindi lungo il suo petto in una morsa familiare.
Non potevo ancora dire di non essere preoccupata a volta per la situazione dei nostri amici e avevo il timore che qualcosa potesse andare storto, ma con Zayn non era lo stesso.
Il ragazzo si aprì in un piccolo sorriso e fece pressione col naso lungo il mio viso, voltandosi a darmi un altro piccolo bacio sullo zigomo prima che potessi sollevare il capo verso il suo.
Mi concessi quindi la libertà di spingermi delicata a posare le labbra sulle sue e lui tranquillo ricambiò senza pretendere oltre, sapendo che quel contatto era stato già fuori luogo per come la pensavo io.
- ma come? Quando me ne sono andato per poco vi insultavate e ora vi trovo così? – sbottò la voce di Liam all’entrata del soggiorno facendoci sobbalzare entrambi e costringendoci a separare i nostri visi che erano rimasti a sfiorarsi appena, tanto che arrossii un poco per la situazione improvvisa.
- ehm.. io.. – borbottai a disagio ritirando per la prima volta dopo diversi minuti la mano dalla gamba del moro mentre lui mantenne il braccio dietro le mie spalle per nulla turbato.
- non mi interessa, basta – commentò il castano divertito dalla scena lasciandosi sfuggire un risolino che colpì anche me intanto che il ragazzo posava sul tavolino davanti a noi una pila di libri e fogli – l’unica cosa che devo sapere sono questi quattro libri, il resto è un’altra storia – continuò a dire in un sospiro più spensierato di prima, essendosi preso anch’esso qualche minuto nell’altra stanza per calmarsi.
Ridemmo insieme a lui fissando i libri di economia che ci aspettavano ma solo dopo aver finito di mangiare i biscotti di Karen cominciammo davvero a metterci al lavoro, stremati dall’inizio.
 


Sbuffai per la situazione infausta e sfilai il primo lato della tenda che copriva la visuale del nostro balcone, in piedi su una sedia della cucina per la scomoda altezza e con la minima voglia di fare.
Erano quasi le otto di sera e nel giro di mezzora Zayn sarebbe tornato dal suo turno in ufficio, sorrisi al pensiero positivo.
Sebbene avessi la testa 
un po’ pesante dopo varie ore di studio e di schemi di lavoro, una volta sola a casa senza il moro mi ero fatta prendere dall’idea che mi aveva messo in testa Karen prima.
Avevo dovuto telefonare a Trisha per non sbagliare nulla ma nel forno stava ormai cuocendo un arrosto che avevo improvvisato ma che speravo sarebbe stato gustoso, curiosa di vedere se effettivamente il cibo avrebbe fatto colpo su Zayn come mi era stato suggerito.
Impostato il timer e preparata la tavola mi ero infine portata in salotto e, dato il tempo da impiegare in qualche modo, mi ero decisa a cambiare le tende spesse e invernali con altre più fresche che mi aveva portato mia madre da settimane.
Sarebbe stato tutto in ordine per il ritorno del mio ragazzo e avevo anche pensato di cambiarmi e indossare un vestitino rosso che avevo comprato in Grecia se ci fossero avanzati dei minuti, giusto per rendere più sfiziosa la serata nuova per entrambi.
Mi allungai a sfilare il secondo gancio della tenda pesante quando Marion a trotterellare per casa tirò appena il tessuto ripiegato per terra mordicchiandolo e facendomi sbraitare stanca.
- Mary no! Smettila, non è il momento! – la rimproverai senza neanche essere sicura che mi avesse capito, fatto sta che scossa dal mio tono secco schiuse i denti mollando la cucitura della tenda in un sibilo.
Soddisfatta tornai sulle punte a sfilare i passanti della tenda ma mi voltai con così poca premura verso l’alto che la sedia sotto i miei piedi traballò per il gesto incauto facendomi perdere l’equilibrio.
Cacciai un urletto improvviso e tentai di aggrapparmi al tendaggio che però ormai slegato cadde dal soffitto, non riuscendo a impedirmi di sbilanciarmi all’indietro malamente.
Portai le mani basse per attutire l’impatto col pavimento quando però la mia testa sbatté contro una superficie dura e inaspettata che mi mozzò il respiro in una fitta assordante, scivolando infine a terra inerme senza il controllo del mio corpo.
Non feci in tempo neanche a muovermi che mi resi conto potesse essere stato il tavolino in legno, ma quella fu l’ultima cosa che pensai prima che tutto diventasse nero.





































Buonsalve!
Sì lo so che mi state odiando ahahahahahah
Dai su credevate che avrei continuato a scrivere capitoli dolci e divertenti fino alla fine? Eh no!
Mancano ancora due capitoli più l'epilogo ma domani partirò per due settimane al mare quindi non potrò ovviamente né scrivere né postare, quindi dovrete restare così per una ventina di giorni.
Il prossimo capitolo sarà un POV Zayn dopo tanto tempo e sarà abbastanza ricco, non vedo l'ora sfjkl
Perciò vi prego, non uccidetemi ancora.
Per il resto non mi entusiasma più di tanto questo aggiornamento, è discorsivo ma non succede niente di eclatante tranne la parte finale zan zan.
Okay allora.. auguro a tutte una buona vacanza per chi andrà al mare come me, in montagna o anche per chi resterà in città. Passate un buon Ferragosto e mi raccomando abbuffatevi come si deve!
Io vi mando un bacione e corro a fare la valigia, halo!
Ah p.s. ma non centra nulla, in questo capitolo Zayn ha i capelli bassi e quando ieri sono uscite quelle foto di lui in giro con Naughty Boy con la stessa pettinatura che avevo pensato io ho cominciato a sclerare ahahahah okay stop.
Potete trovarmi su twitter, sono@hiseyesonmine

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Capitolo 43
*** Non ti lascio vincere questa volta ***




CAPITOLO 43

Pov Zayn
 
Guardai l’orologio stretto al polso che erano ormai quasi le otto e mezza e sospirai sollevato di essere arrivato a casa, trascinandomi lungo i tre piani di scale con la cravatta blu larga al collo.
Non era stato un turno di lavoro pesante dato che mi ero già portato avanti con delle formattazioni dal mio pc, ma ero stato già incaricato di nuovi aggiornamenti su cui avevo cominciato a metter mano.
Non potevo comunque lamentarmi, erano incarichi che mi mettevano alla prova e sarebbero stati di sicuro più redditizi del mio vecchio impiego al bar.
Ero soddisfatto in ogni ambito al momento, mi sentivo responsabile per me stesso ma anche per Scarlett in un certo senso.
Mi ero impegnato a non deluderla e seppur il nuovo lavoro fosse prima di tutto una mia opportunità, era fondamentale per poterle dare più basi per la vita che stavamo cercando di mettere in piedi.
Conclusi l’ultima rampa stanco e tirate già fuori le chiavi dalla tasca dei pantaloni, non tardai quindi oltre a infilarle nella toppa e aprire la porta con poca difficoltà.
- ehi sono tornato – borbottai per annunciarmi alla ragazza che doveva essere già tornata data la luce della cucina accesa e un caldo odore familiare nell’aria, passandomi una mano tra i capelli pece.
Avanzai verso la stanza illuminata e la trovai vuota in un mio broncio stranito, colorata dal tavolo apparecchiato e il forno ormai spento a raffreddare senza però traccia della cuoca.
- Scar? – la chiamai allora immaginando fosse in bagno, posando le chiavi sul tavolo della cucina finché un sibilo familiare mi richiamò dal salotto in penombra facendomi spostare nel mio completo stretto.
- Mary? Marion vieni qui – fischiettai uscendo dalla camera per seguire i deboli latrati del cane che doveva essere sul divano, fino a riconoscere dei chiari lamenti che mi incupirono.
- Marion? – alzai il tono di voce intravvedendo quindi la coda del piccolo animale nel pavimento buio, prima che potessi accorgermi della tenda sganciata a terra e una figura inerme nell’oscurità.
- Scarlett? – sibilai allungandomi verso l’interruttore per accendere la luce e trovarmi davanti all’ultima scena che avrei voluto vedere, ovvero il corpo esile della ragazza accanto al tavolino con i capelli a bagnare in una macchia di liquido scuro.
Non mi ci volle neanche un secondo che il sangue nelle vele mi raggelasse, insieme al cuore che mi parve fermarsi mentre sentivo la terra sotto i piedi crollare.
L’unica cosa che riuscii a vedere era Scarlett pallida e incosciente smossa dal muso del cane a cercare di smuoverla senza risultati, così come la mia improvvisa voglia di respirare.
- oh mio Dio – esalai e le mie gambe all’improvviso presero a correre verso la giovane ripiegata sul pavimento, rendendomi conto di non sapere cosa fare e ritrovandomi privato di qualsiasi ragione dati i milioni di pensieri e timori che mi colpirono insieme rumorosi.
- ehm.. lo so che è una cosa stupida probabilmente.. però.. insomma, cosa.. senti quando mi vedi? – domandò stupendomi tanto che spalancai appena gli occhi colpito, deglutendo in un sorriso.
Mi lasciai a un sospiro tremolante mentre lei continuò a osservarmi in attesa di una risposta.
- io.. perché me lo stai chiedendo? – ribattei curioso da quella sua domanda particolare.
- tu rispondi e basta, sii sincero – abbozzò abbassando un attimo il viso fino a depositarmi un piccolo bacio sul petto, tornando poi subito attenta a me.
Mi parve di potermi sgretolare sotto i suoi occhi tanto vivi e accesi.
- Scar! Scarlett, mi senti? – urlai come un grido di speranza, buttandomi al suo fianco e sollevandole il busto sulle mie ginocchia rivedendo così le piastrelle imbrattate di sangue che le sporcava la testa.
- Scarlett! – continuai a chiamarla con le mani tremolanti e l’istintiva necessità di sapere che respirasse ma allo stesso tempo con la paura che non lo facesse, dandole dei colpetti sulle guance tirate.
Era paradossale toccarla e sollevarla senza che lei facesse alcun cenno, toccandola come una bambola di porcellana dato anche il colore che aveva preso il suo viso morbido.
- non lasciarmi – mormorai frenetico cercando di stringerla e ricordarmi dove fosse il punto giusto per controllare i battiti lungo la sua gola, tornando con la mente a vecchi corsi di pronto soccorso.
- amore non lasciarmi – continuai a pregare spostando lo sguardo dagli occhi schiusi della ragazza fino al suo collo dove premetti le dita in attesa di sentire dei movimenti, non riuscendo a pensare ad altro se non quanto fosse in bilico la mia e la sua esistenza.
Portai anche l’altra mano a infilarsi sotto la maglietta di Scarlett per tastarle il torace e sincerarmi che ci fosse ancora battito in un modo più pratico, lasciandole i capelli lunghi e mossi a coprirmi le gambe ripiegate sotto di lei.
- Scar? – ripetei inconsapevole dalla scarica di adrenalina regalandomi un po’ di respiro quando col palmo teso sul suo petto riconobbi lieto la pressione ritmata del cuore ancora in forze, rilassandomi in parte sebbene la situazione fosse ancora critica.
- Dio grazie – esalai cancellando dalla mente tutte le immagini veloci che mi erano scorse in quegli attimi rappresentanti la mia vita senza di lei, tanto da rendermi conto di aver trattenuto il fiato fino a quel momento insieme alle palpebre fisse degli occhi sgranati.
Facendo attenzione a non lasciarle il capo mi sfilai la giacca veloce e con le dita tremolanti sfilai dalla tasca posteriore il cellulare, componendo il numero dell’ambulanza notando che anche le mie mani ormai erano sporche del sangue della giovane.
Solo quando balbettando comunicai il nostro indirizzo al numero dell’ospedale mi accorsi che Marion aveva preso ad abbaiare da diverso tempo ma io non ci avevo fatto troppo caso, preso dalla frenesia e cercando di fare mente locale a cosa fosse meglio fare.
- va tutto bene, andrà tutto bene – presi a sussurrare sperando di infondere un po’ di tranquillità al cane ma parlando soprattutto a me stesso, dato che Scarlett non poteva sentirmi e mi stava scoppiando la testa – cazzo – bofonchiai a denti stretti facendomi forza e tirandomi in piedi con la ragazza in braccio, seguendo la linea del sangue che impiastrava parte dei suoi capelli sciolti e anche i miei pantaloni e le mani.
Strinsi la presa caricandomela tra le braccia e la vista del suo capo all’indietro senza coscienza mi fece tremare l’anima, abituato a vederla così vicino solo accompagnata da un sorriso.
- ti aiuterò, sono qui con te – dissi come se in qualche modo lei potesse ascoltarmi, come se non stessi parlando a un corpo privo di coscienza e la mia presenza fosse davvero rassicurante.
- non ti lascio Scar – esalai afferrando a fatica le chiavi dal tavolino nell’altra stanza, camminando di fretta e sbrigandomi poi ad aprire la porta per uscire e raggiungere l’ambulanza appena sarebbe arrivata.
Dovevo occuparmi di lei, dovevo farlo per entrambi.
 

Era quasi un’ora che battevo i piedi dal nervosismo contro il pavimento del corridoio dell’ospedale a sette kilometri da Piccadilly, seduto ad aspettare con la testa tra le mani secche sperando che la porta di fronte a me si aprisse il prima possibile.
Continuavano a passarmi nella testa le immagini della serata come un incubo che continua a ripresentarsi tutte le notti, sentendo ancora la sirena dell’ambulanza nelle orecchie e l’immagine di Scarlett priva di sensi tirata sulla barella esile.
Data l’ora non ci erano voluti più di dieci minuti per arrivare e avevo assistito alla corsa verso il reparto di rianimazione come se fossi stato io il paziente, stretto al braccio della ragazza finché tre medici l’avevano portata dentro la sala operatoria negandomi di proseguire.
Nessuno aveva saputo darmi spiegazioni e da me potevo solo sperare per il meglio, mentre non sapevo molto di cosa fosse successo a Scarlett se non per l’emorragia e le vaghe parole che avevo ascoltato lungo il tragitto.
Aveva perso i sensi e data la botta alla testa non sapevo cosa aspettarmi, ripensando al corpo chiaro di Scarlett senza alcuna traccia di quello che invece lei era.
Non era solo un bel corpo o dei lunghi capelli, Scarlett era probabilmente la cosa migliore che mi fosse mai capitata con la sua parlantina pungente e le sue risate bambinesche.
Dentro di me qualcosa l’aveva scelta per il modo in cui riusciva a rendere tutto più vivo e luminoso, per i suoi commenti inopportuni che io alle volte trattenevo e per il suo fare mai scontato.
Perciò quando mi ero trovato a dover mettere in salvo quello che era al momento rimasto di lei mi si era fermato il cuore in gola, come se non fosse reale toccarla e non sentirla ribattere.
- comunque.. adesso resterai qui con me, vero? – decisi di chiederle, quasi con il timore che quella fosse solo una visita temporanea.
- tu resterai qui – precisò lei facendomi aggrottare le sopracciglia, confuso dalle sue parole.
- io stanotte dormo in camera da letto ma non ti ci voglio vicino a me, stai pure sul divano con.. con la tua Mary – specificò facendomi tranquillizzare in parte, spaventato dall’idea che potesse andarsene di nuovo.
Spalancai comunque gli occhi guardandola e sperando nel profondo di farle cambiare idea, sostenendo il suo sguardo momentaneamente duro.
- devo dormire sul divano, sul serio? – le domandai esterrefatto, avvicinandomi al divano con costanza e vedendola chiaramente tirarsi indietro contro lo schienale.
- ah se preferisci c’è il pavimento, il tavolo della cucina, la doccia, basta che non sia in camera da letto con me – rispose prontamente con quel suo sarcasmo pungente, indicando la sala da pranzo con noncuranza e lasciandomi così a guardarla incredulo.
Soffocai un grugnito stanco e scossi la testa cercando di alleviare la tensione, distratto improvvisamente dallo sfregare di diverse scarpe lungo il corridoio nella mia direzione.
- Zayn! O per l’amor del cielo, grazie di averci chiamati! Sono così in pensiero – trillò la voce insaziabile di Isabelle, la madre di Scar, con la stessa veemenza della figlia mentre si precipitò a sedersi sulla sedia al mio fianco tastandomi subito la gamba e il petto per strapparmi qualche informazione che però io non avevo.
- cos’hai fatto a mia figlia? Cosa diamine è successo? – tuonò invece suo marito alle sue spalle parandosi in piedi di fronte alle nostre sedie, guardandomi in cagnesco ma facendo trasparire della chiara preoccupazione dagli occhi provati.
- non.. non so niente, io.. – esalai tirandomi ad appoggiarmi allo schienale dietro di me, cercando di ripararmi dall’irruenza dei due genitori attorno a me che influirono al mio mal di testa.
- caro, calmati. Non è il momento di farsi prendere dall’ansia! – sbottò la donna lanciando un’occhiata ferma a Richard, come a ribadire un discorso che avevano già cominciato.
L’uomo sbuffò visibilmente alterato e la madre dagli occhi cioccolato tornò a guardarmi teatralmente calma per cercare di mettermi a mio agio, osservandomi con premura.
- sono tornato a casa dopo il lavoro circa alle.. otto e mezza e ho trovato Scarlett senza sensi per terra, lei era già lì e aveva una.. ferita sulla testa credo, perdeva sangue allora ho subito chiamato l’ambulanza ma non so altro, ve lo giuro – balbettai veloce riassumendo a grandi linee quello che era successo, costringendomi a rivivere le immagini buie e sconnesse che mi avevano inghiottito.
- come, non c’è altro? Non sai niente? Si è fatta male da sola? – borbottò suo padre incrociando le braccia e insinuando per la seconda volta tra le righe che avessi potuto farle io del male, quando non le avrei mai torto un capello.
Solo il pensiero di farle del male mi faceva innervosire, io la amavo.
- signore, è come le ho detto. C’erano.. le tende per terra quindi non so, forse è caduta mentre cercava di rimetterle e ha sbattuto, ma non le ho fatto niente, non lo farei mai – alzai appena la voce ma trattenendomi cercando di essere comunque cortese data la situazione delicata, gesticolando per il nervosismo e fissando l’uomo con fermezza.
Richard dalla sua parte sospirò e distolse lo sguardo apparentemente più soddisfatto, lasciando spazio a Isabelle di riprendere a parlare senza ragione.
- e come sta? Mia figlia sta bene, dov’è ora? – mi domandò più preoccupata per Scarlett al momento che di quello che fosse successo prima, stringendo la presa sulla mia gamba quando mi accorsi di star ancora indossando il completo da ufficio con la camicia appena sbottonata.
- è in sala operatoria da un po’, non si sa ancora niente – le risposi fissando la porta bianca davanti a me e i vetri che davano sulla stanza coperti dalle saracinesche, sentendo con improvvisa agitazione la donna piegarsi a un singhiozzo sommesso che mi ricordò tanto quelli della ragazza.
Si assomigliavano parecchio in verità, dato che potevo scrutarla da vicino e notare lo stesso taglio degli occhi e la forma del viso chiaro, niente che potesse farmi stare meglio.
- Scarlett è forte, andrà tutto bene – abbozzai allungando una mano ad accarezzare la spalla a sua madre, riuscendo a catturare di nuovo la sua attenzione che si era persa in qualche debolezza.
- sì hai ragione, lei.. supererà tutto – si premurò di dirmi tirando su col naso e cercando di infondermi del conforto che mancava a entrambi, accennando un sorriso malinconico.
 

Solo poco prima delle undici la porta della sala operatoria si schiuse lasciando uscire un uomo stretto in un camice azzurro, allora subito sia io che i genitori di Scarlett alzammo gli occhi verso la nuova figura che si diresse proprio da noi.
- siete qui per Jonson? – chiese fermo l’uomo dagli occhi grigi facendoci rabbugliare all’istante.
- sì noi siamo i genitori – esclamò all’istante Isabelle prendendo sotto braccio il marito tirandosi entrambi in piedi come me, spostandoci tutti e tre attorno al medico con apprensione.
Non sembrò far troppo caso a me oltre una rapida occhiata verso il mio volto stremato e sorvolò ulteriori domande già intuendo chi potessi essere per la ragazza, allora tornò a guardare gli altri due con effettiva indifferenza.
Isabelle volle ricominciare a fare domande ma il marito la contenne con un grugnito, lasciando che il medico parlasse in libertà.
- signori, sono il dottor Lockwood del reparto di neurologia e posso subito dirvi che vostra figlia è stabile, non corre pericoli – parlò l’uomo con la sua voce strascicata ma il significato delle parole fece volare la mia mente, regalandomi un respiro di sollievo che mi liberò di tutti i brutti pensieri e degli stupidi inconvenienti.
- è da quattro anni che dormo abbracciata a te così senza mai avere dolori strani, quindi direi che sei abbastanza morbido – spiegò con tono ilarità muovendo il braccio che aveva attorno ai miei fianchi lungo il petto marcando con enfasi le parti più soffici come il ventre.
- a me piace quando dormiamo in questo modo – approfittai di dire continuando ad accarezzarle la pelle liscia della schiena nuda e sentendola sorridere contro la mia spalla, vedendola infine alzare la testa dal mio collo incrociando finalmente gli occhi ai miei.
E mi parve di trovare un senso a quella giornata, di trovare un senso a tutto quanto, appena mi immersi nelle sue grandi iridi color cioccolata.
- la ragazza ha subito un forte colpo dietro la testa, vede signora.. sopra la nuca, e ha perso del sangue – prese a dire tastando la parte soggetta alla vista della smorfia di Isabelle, riprendendo a parlare e confermandomi tutte le mie vaghe teorie.
- ma siamo riusciti a fermare l’emorragia in quanto non interna quindi non ha intaccato alle sedi del cervello, la ragazza è stata molto fortunata ad essere stata portata qui in tempo. Se fossero passate altre ore non sarei qui a darvi queste buone notizie.. comunque, - ammise e apparve un ghigno contenuto sul mio viso che si piegò in direzione di Richard, felice per un piccolo sfizio personale di essere stato la salvezza di sua figlia.
In realtà sua figlia era la mia salvezza ma questo è un altro conto.
- possiamo vederla? – non riuscì a contenersi la donna con il giubbino del marito sulle spalle, mordendosi il labbro e pregando il medico con lo sguardo stralunato.
- al momento è ancora sotto anestesia totale e appunto volevo avvertirvi anche di un’altra cosa; la paziente ha avuto un dispendio di sangue che stiamo reincorporando con delle trasfusioni ma non possiamo essere certi della sua integrità mentale fino al suo risveglio – prese a parlare usando diversi termini medici che io sorvolai fino a che capii la realtà della frase, aggrottando le sopracciglia sperando di aver capito male.
- u..un momento, cosa ha detto? – interruppi il discorso rivolgendomi al medico e sporgendo il capo nella sua direzione, sentendo nella testa rimbombare nella testa le parole “non possiamo essere certi della sua integrità mentale” e trovandole tanto sconnesse.
- insomma possono essere riscontrati traumi, perdite di memoria parziali o totali, irregolarità respiratorie, o mancanze nervose anche se non dovrebbe essere questo il caso.. ma non siamo in grado di avere una corretta diagnosi finché la ragazza non si risveglia – parlò e al suo elencare le patologie mi si seccò la saliva e spalancai gli occhi, vedendo scemare tutti i miei sogni di una vita insieme dalle mani.
Se mai le fosse successo qualcosa, se aprendo gli occhi non fosse più stata la mia Scarlett, sarebbe cambiato tutto.
Ero pronto ad aiutarla, a farla stare meglio, non si può smettere di amare una persona così in un momento, ma io avevo bisogno di certezze.
Non potevo perderla.
- tu non sai quanto tengo a te, non puoi immaginarlo – mi corresse con una sorta di sollievo ma misto a della malinconia fragile, come se dopo quelle parole avrebbe potuto rompersi in mille pezzi.
Appena abbassò il capo scossa da altre lacrime improvvise avanzai di un paio di passi e la strinsi lentamente, avvolgendola tra le mie braccia e sentendola soffocare un singhiozzo sul mio petto all'istante.
Mi presi cura della ragazza che avevo imparato a conoscere ogni giorno di più e mi sentii responsabile di rassicurarla, perché lei infondo era la mia sicurezza.
 

Ci eravamo trasferiti al quarto piano, dove era stata portata anche Scarlett, e almeno ci era stato permesso di guardarla da oltre il vetro della sua piccola stanza.
L’orologio sopra il suo letto segnava le due di notte passate e io ero teso in piedi oltre la lastra trasparente a fissare la sua figura esile e indifesa tra le coperte e i macchinari che la circondavano.
Aveva diversi tubi, tre se la mia vista ancora teneva, che le passavano fin sotto la pelle del braccio destro e uno di questi collegava il sacchetto con il sangue per la trasfusione, mentre gli altri tenevano in controllo i suoi bisogni vitali tra cui anche l’elettrocardiogramma che si muoveva con regolarità attraverso una piccola pinza sul dito indice della mano sinistra.
Il viso era pallido in contrasto con i capelli scuri e lunghi contro il cuscino troppo grande e teneva una mascherina per l’ossigeno a coprirle la bocca e parte del naso, fasciata in testa da una larga benda che le copriva la fronte e che girava intorno al capo.
Non si poteva entrare nella stanza, solo gli addetti al reparto periodicamente andavano a sincerarsi che fosse tutto nella norma, mentre per me sarebbe stato normale vederla ridere e stuzzicarmi con battutine infelici.
Ma era comunque Scarlett, oltre lo strato del lenzuolo celeste.
- senti.. – udii una voce conosciuta interpellarmi tanto che voltandomi incontrai la stazza di Richard con gli occhi gonfi e i capelli appena scompigliati, seguito dalla moglie con le mani tremolanti – tu quanto intendi stare ancora qui? Noi due non possiamo rimanere ancora molto, dobbiamo presentarci a lavoro domattina – borbottò l’uomo controvoglia, spostando lo sguardo tra me e la ragazza stesa inerme qualche metro più avanti.
Lo leggevo nella sua espressione che mai avrebbe voluto lasciarla.
- io sto qui, tutta la notte. In ogni caso non me la sentirei di tornare a casa da solo e preferisco non lasciarla – commentai in un fil di voce data la tarda ora e le raccomandazioni che ci erano già state fatte riguardo il rumore.
Lui ebbe un attimo di esitazione e annuì con un velo di sollievo – conto sul fatto di ricevere una telefonata se dovesse succedere qualsiasi cosa, giusto? – ribatté quindi guardandomi per diversi secondi fisso in modo che capissi bene.
- certo, sarà il primo a saperlo. Non si preoccupi, può fidarsi – mormorai premurandomi di dargli del “lei” anche in una situazione del genere, cercando di accennare un sorriso tirato.
- infatti voglio fidarmi, si tratta di mia figlia. È in questi momenti che si vede un uomo, non deluderci – si spinse a dire stupendomi in parte, colpito che mi stesse dando delle considerazioni invece di sottovalutarmi come al solito.
Feci per rispondere un “grazie” tirato quando Isabelle si avvicinò per salutarmi – Zayn mi raccomando facci sapere, so che è dura per tutti. Sei un caro ragazzo – mi soffiò nell’orecchio comprensiva prima di lasciarmi un bacio sulla guancia che ricambiai grato, sempre stato in buoni rapporti con lei e contento che mi reputasse tanto valido.
- e voi siete dei buoni genitori, davvero – le risposi guardando anche Richard che aveva cominciato a incamminarsi lungo il corridoio verso l’ascensore, tradendo la stanchezza col passo ciondolante.
Ero sul serio all’altezza di Scarlett, della loro unica gioia?
- io non posso continuare a scoprire cose su di te dagli altri, a preoccuparmi, a pensare alle tue cose perché diamine.. Lucas ha bisogno di me, Camille è incinta, ci sono gli studi, ho altro di cui preoccuparmi e tu devi aiutarmi, dovresti sempre dirmi come vanno le cose senza la paura che possa arrabbiarmi perché credimi che apprezzo la tua sincerità alle volte, ma ti prego smettila di tenermi cose nascoste – disse con tono basso senza commentare la mia stretta sulla spalla, rimase lì a parlarmi come una madre farebbe col figlio.
- è che non mi piace vederti arrabbiata – cercai di discolparmi parlandole chiaramente, ammettendo i miei pensieri senza mentirle.
- a me piace quando ridi, quando scherziamo insieme, quando ci baciamo, ma non quando mi ignori in quel modo.. allora in un modo o nell’altro cerco di non farti preoccupare di nulla – le spiegai allungando una mano ad alzarle il viso, incrociando così inavvertitamente i suoi occhi lucidi.
- sì ma io ti amerei anche quando ci sono dei problemi.. non solo quando scherziamo e ridiamo, siamo una coppia per esserlo anche se qualcosa va male ogni tanto e io voglio poterti aiutare, solo tu parlami di queste cose – promise accennando un sorriso per tranquillizzarmi, la stessa cosa che stavo facendo io con lei.
Annuii senza trovare le parole perdendomi nei suoi occhi luminosi e pieni di emozioni finché lei si allungò ad abbracciarmi lentamente, stendendo prima le braccia quasi con la paura che potessi rifiutarla e appoggiando poi la testa nell’incavo del mio collo stringendomi forte.
 

Erano le 3:17 quando mi tirai in piedi dalla sedia verde del corridoio deserto e decisi di aprire la porta della camera silenziosa, sperando che nessuno si accorgesse del mio gesto azzardato.
Tirai le tende con discrezione e con la testa pesante camminai attorno al piccolo letto che custodiva Scarlett come un diamante in un cofanetto, una pietra preziosa un po’ ammaccata che io avrei acquistato lo stesso.
Era paradossale vederla priva di coscienza e attaccata a quei macchinari chiari, dato che lei era sempre stata disturbata dagli ospedali. O almeno, mi aveva sempre detto così quando capitava che mi raccontasse della volta in cui ero stato ricoverato quattro anni prima per il vizio del fumo.
In quell’istante mi rividi in lei e in tutte le sue preoccupazioni che ancora mi sbatteva in faccia di tanto in tanto, comprendendo quanto fosse spietata la realtà di starla a guardare senza poter fare niente.
“Zayn.. sai quanto questo ti faccia male..” la sua voce mi canzonò nella testa come in un sogno, portandomi a soffiare via il fumo con stanchezza.
 “Non sono né tua madre né un dottore specializzato in chissà cosa, però ti voglio solo ricordare cosa ti è successo l’ultima volta” di nuovo quel suo tono sonoro mi tornò in mente mentre inspirai nuovamente dalla sigaretta, sentendomi subito meglio ma allo stesso tempo tanto pesante.
 “Non mi andrebbe di venire a sapere tra qualche mese che sei di nuovo svenuto in mezzo alla strada per un’insufficienza cardiaca Zayn”  mi sentii dire quando dopo aver lasciato il fumo invadermi la gola lo soffiai via dalle labbra stressato, passandomi l’altra mano tra i capelli e avvertendo il peso di tutto questo mondo addosso.
Afferrai la sedia con le ruote lasciata lì accanto a un tavolino e diverse scartofie e mi sedetti al lato destro del letto, storcendo il naso all’odore di chiuso e medicinali nell’aria.
Sospirai stanco e osservai cauto le ciglia dei suoi occhi chiusi e immobili, ritrovandomi a pregare che una volta aperti quelle iridi cioccolato mi avrebbero riconosciuto con sollievo.
Senza Scarlett non ero nulla di più che un semplice ragazzo un po’ immaturo impegnato in una vita troppo grande per lui, però con lei ci stavo a pennello.
Ripensai a un vecchio film dove la protagonista perdeva la memoria dopo un incidente e il ragazzo di turno l’aveva riconquistata da capo e mi resi conto che avrei potuto fare lo stesso, avrei riconquistato Scar dal principio un milione di volte se fosse servito, ma il solo pensiero che gli ultimi quattro anni sarebbero potuti scivolarle via dalla mente mi fece storcere la bocca.
Allungai il braccio e mi sporsi ad afferrare la mano della ragazza che era impegnata con l’elettrocardiogramma e la strinsi facendo attenzione a non manomettere il macchinario, sentendo con piacere la temperatura della sua pelle più calda rispetto a diverse ore prima.
- mi hai fatto proprio un bello scherzo questa volta, eh? – borbottai parlandole come se avesse potuto rispondermi e nella mia immaginazione lo fece con un broncio ilare, mentre dovetti fare tutto da solo e portarmi il dorso della sua mano sulla guancia finché potevo.
Appoggiai il busto sulla parte di materasso non occupata e strinsi le sue dita accanto al volto, come quando alla mattina capitava che lei si svegliasse prima di me e si premurava di accarezzarmi finché non le davo attenzioni e la trovavo al mio fianco a sorridere innocente.
- ma non ti lascio vincere, ti voglio indietro – esalai riconoscendo il rumore del suo respiro lento e chiudendo gli occhi, sperando di risvegliarmi nel nostro letto con un suo bacio.
 

- si può sapere cosa ci fa lei qui? – sbottò una voce che mi riportò alla realtà in un sussulto, ritrovandomi disorientato in una camera illuminata che misi a fuoco poco dopo insieme al busto di Scarlett steso lungo il lettino sterile senza un ciuffo fuori posto.
Feci caso all’infermiera sulla porta quando questa mi raggiunse invogliandomi ad alzarmi – non le è permesso stare qui dentro, signore. È pregato di aspettare fuori, grazie – corresse i toni la donna asciutta con i capelli caramello tirati in uno chignon alto, dandomi diverse pacche secche sulle spalle per redimermi.
- non posso restare? – domandai riprendendo coscienza quando afferrato per un braccio venni accompagnato alla porta senza giudizio e infine senza una risposta.
Sbuffai una volta fuori dalla stanza e appena la porta sbatté alle mie spalle mi passai le mani sul volto e tra i capelli, vedendo con stupore la mai giacca nera ancora sulla sedia nel corridoio dalle grandi finestre a dare sul fresco mattino mentre io indossavo solo ormai la camicia appena sbottonata e le maniche risvoltate verso i gomiti.
L’orologio stilizzato sul muro bianco segnava appena le otto e sentii gli occhi bruciare dopo la leggera dormita di appena quattro ore, ritrovando le forze in un attimo quando mi resi effettivamente conto che Scarlett fosse ricoverata e in attesa di risultati.
Mi piombò il mondo addosso e, seppur tentai di non pensarci, mi si dipinse davanti un futuro spento senza la ragazza ancora priva di coscienza.
- vuoi sapere cosa sento io? – propose a quel punto mordendosi il labbro imbarazzata, probabilmente pentendosi di quella sua uscita improvvisa.
- mi sento davvero bellissima. Ogni volta che ti guardo e tu te ne accorgi mi sembra di vedere sempre in te.. una luce strana, bella. Ti vedo e sento le farfalle nello stomaco ancora dopo quattro anni. Sento le gambe tremare quando mi baci e il cuore accelerare se mi sfiori.. è anche per questo che arrossisco spesso – disse a sua volta facendomi perdere il fiato ad ogni singola frase tanto che fermai anche le mie mani sulla sua schiena, incapace di fare altro se non di ascoltarla.
- non prendermi in giro ma.. quando mi sorridi mi sembra davvero di tornare una ragazzina col suo primo amore, dovresti sentire il mio cuore anche adesso – finì di parlare in una risata nervosa quando io mi aprii in un sorriso felice, avvertendo in effetti qualcosa accelerare tra i nostri petti.
Dopo qualche secondo sentii chiaramente i suoi battiti battere sulla mia pelle per la vicinanza, rendendomi così conto dell’effetto che le stavo facendo.
Era incredibile.
Appena la donna dal camice bianco uscì frettolosa dalla stanza con una cartellina in mano la raggiunsi in poche falcate improvvisate, affiancandola e in seguito parandomi davanti a lei – è importante, come sta la ragazza? È tutto nella norma? – le chiesi impaziente torturandomi i palmi indolenziti dopo aver tenuto tutta la notte quello di Scarlett.
- lei è un parente stretto? – bofonchiò quindi la donna squadrandomi dagli occhiali da vista stretti con saccenza, rallentando il passo disorientata.
- sono il suo compagno – affermai sentendo la parola strana alle mie orecchie, abituato a usare altri termini più colloquiali ma che alla signora sarebbero suonati poco significanti.
- mi spiace ma queste sono informazioni per i familiari – sibilò e dopo averla guardata in modo sentito, fui costretto ad allungare il braccio verso il muro per bloccare l’avanzo della donna che strinse all’istante la bocca in piena disapprovazione.
Ci scambiammo un’occhiata gelida e dalla mia relativa altezza, dati i tacchetti dell’infermiera, gonfiai le spalle per darmi un aspetto più autorevole – è molto importante per me, ho dormito qui per lei – affermai provando a parlare più lentamente in modo che ascoltasse per bene, catturando la sua attenzione essendo tanto insistente – sì, ho notato – borbottò in disappunto piegandosi a una smorfia indisponente.
Passarono altri secondi durante i quali entrambi rimanemmo fermi nelle nostre posizioni e poi la donna, che doveva chiamarsi “Chloe” data la targhetta pinzata sul torace, sospirò roteando appena gli occhi neri in un modo a me familiare e piegò le labbra – è stabile, – affermò come se le costasse il posto di lavoro – la signorina Jonson sta rispondendo bene agli stimoli e i suoi valori sono nella media, quando l’effetto dell’anestesia e dell’operazione svaniranno e sarà cosciente il dottor Lockwood potrà fare ulteriori accertamenti – spiegò a bassa voce e velocemente, fissandomi obbligata e sgusciando via tra il mio braccio e il muro dopo l’ammissione, ritornando a guardarmi male.
- grazie, grazie mille! – riuscii solo a dirle voltandomi mentre lei si era diretta oltre.
 

Quando mi ero spinto a spostare la sedia del corridoio alla parete che aveva il vetro a dare sul letto di Scarlett mi era sembrata una buona idea, almeno non avrei dovuto alzarmi per tenerla d’occhio, ma fissare il suo corpo mosso solo dai movimenti del respiro era sfiancante.
Era come ricevere un proiettile nel petto ogni secondo che la guardavo inerme, ripensando a tutto quello che avrei perso se lei non si fosse rimessa a pieno.
Poteva non ricordarsi più chi ero e cosa fossi per lei, chi fossero i suoi amici, i suoi studi e le nuove consapevolezze a cui era arrivata da poco, o soprattutto avrebbe potuto dimenticare sé stessa e non so quanto avrei tirato avanti senza il suo solito fare orgoglioso e libero.
Sinceramente, era la parte essenziale, quello zucchero in più, che completava le mie giornate.
Avevo guardato come un bambino l’infermiera più di una mezzora prima entrare e fare delle iniezioni di vitamine e integratori a Scarlett per compensarle il pasto mancato, data l’una passata di pomeriggio, mentre io mi ero fatto bastare un caffè alla macchinetta lì accanto e un tramezzino.
Se tutto fosse tornato alla normalità, non sarei più stato tanto immaturo e sbadato da farla arrabbiare per delle sciocchezze e l’avrei trattata con gratitudine per tutto quanto.
Mi passai una mano sul viso tirato e sospirai, chiedendomi quanto ancora avrei dovuto aspettare con i battiti accelerati fino a che notai un movimento oltre il vetro.
Il celeste del lenzuolo venne attutito dalla rosea mano della giovane che si spostò sopra il petto, come le gambe che sotto la copertina si allargarono in un mio sussulto.
Mi alzai all’istante dalla sedia e poggiai le mani sul vetro fissando la figura di Scarlett quasi a voler passare oltre il muro che ci divideva e mi guardai intorno in cerca di aiuto.
Volli urlare e chiamare l’infermiera, o meglio un medico, ma nel corridoio al momento non vidi nessuno tranne altrettanti parenti di pazienti e gli stessi, perciò quando mi ritrovai davanti alla porta incustodita la apriii non attesi più di due secondi per fiondarmi dentro la stanza preoccupato.
E fu come vederla per la prima volta di nuovo, tutto da capo.
Un silenzio assordante mi circondò e smisi di sentire lo scricchiolio delle mie scarpe, il pulsare dell’elettrocardiogramma e le voci distanti, rimasi solo ad ascoltare il fiato pesante della ragazza che si stava muovendo a fatica nel letto senza rendersi conto di niente.
Scivolai alla destra del materasso e un’improvvisa ansia mi colse, sentendomi improvvisamente così estraneo ma così intimo con lei da non sapere che parole usare.
Sentii il respiro fluirmi nella gola come quello arrancato di Scarlett e mi fermai a osservarla schiudere le palpebre a fatica, notando l’espressione accigliata nell’incontrare le luci chiare sul soffitto e la smorfia sulle labbra secche oltre la maschera di ossigeno.
La affiancai sporgendomi verso di lei e, solo quando le feci ombra dal fascio di luce insistente, riuscì a mettere a fuoco in un mugugno la mia immagine aprendo gli occhi cioccolato che mi scaldarono all’istante il cuore.
Dovevo avere un aspetto stremato ma non me ne importò, ai suoi occhi mi sarei comunque sentito adeguato in ogni caso e quella sensazione mi colse quando con la mano debole sfiorò la mia camicia in un gesto spontaneo.
Rimasi in silenzio a guardarla e mi appoggiai col fianco al materasso, sovrastandola dall’alto e concedendole un aiuto che lei per una volta avrebbe dovuto accettare.
Le dita si aggrapparono all’orlo della mia camicia fuori dai pantaloni in un suo respiro più profondo e vederla così debole mi distrusse.
- Zayn – esalò oltre la mascherina trasparente e mi sembrò di sentire un peso di piombo cadere giù a terra dalle mie spalle, liberandomi della più grande preoccupazione: che non si ricordasse di me – Zayn? – mi chiamò di nuovo sollevando la mano lungo il mio ventre su verso il torace, cercando di aggrapparsi a me come un neonato con la madre.
- come.. stai, Scar? – mormorai sentendo il naso pizzicare insieme agli occhi, non sapendo quanto forzare la sua memoria ma senza privarmi di accarezzarle il braccio che teneva teso su di me.
- dove.. sono, cosa..? – balbettò disorientata reagendo più lentamente del solito, guardandosi appena intorno e non riconoscendo l’ambiente chiaro – ahia.. – grugnì dopo un movimento troppo avventato del capo sentendo la nuca pizzicare e io scattai protettivo.
- ehi fai attenzione! – esclamai regolando poi il tono di voce per non farmi scoprire dalle infermiere, prendendo posto a sedere sul bordo del materasso e portando istintivamente un palmo sul suo viso liscio avvertendola tremare – sono qui.. amore sono qui, non ti muovere – mi uscì istintivamente circondandole il corpo esile con l’altro braccio parandomi seduto al suo fianco.
Gli occhi arrossati di Scarlett rifletterono i miei e mi trovai a seguire la piccola istintiva lacrima che le segnò lo zigomo fino al mio pollice – cosa sta succedendo? – abbozzò arrendendosi a rimanere ferma ma tenendo la mano a risalire per la mia spalla con confidenza, accarezzandomi come se fosse passato tanto tempo.
La lasciai fare ringraziando di averla ancora per me e aspettai a rispondere per seguire la strada che le sue dita stavano facendo, tastando delicatamente con il dorso il mio collo lenta su per la gola e la mascella ruvida per la barbetta incolta.
Mi immersi nel suo sguardo perso e la ritrovai a osservarmi come raramente si era permessa, squadrandomi attenta senza l’orgoglio di essere presa in giro.
E non l’avrei mai fatto, era la cosa più bella che avessi mai visto.
- hai avuto un piccolo incidente ma va.. tutto bene adesso, sono con te, non c’è niente da temere e il dolore alla testa.. passerà, non preoccuparti. Non ti lascio sola, io.. – presi a parlare teso provando a tranquillizzarla ma finendo per farmi prendere dall’ansia che mi aveva colto in tutte quelle ore, non sapendo che era tutto finito e subendo un crollo emotivo che mi destabilizzò.
- shh Zaynie – sussurrò lei allungando ulteriormente il dorso della mano sulla mia guancia con le poche forze che aveva dato lo stato intontito e risalì fino ai capelli, muovendosi appena tra i ciuffi scuri fino ad accarezzarmi anche l’altra parte del viso come fossi un bambino e a quel recente nomignolo i miei nervi si sciolsero in un fremito.
Avrei dovuto darle io sicurezza, prometterle che sarebbe andato tutto bene, ma lo stava facendo lei.
- ti amo – riuscii solo a mormorare sicuro che fosse l’unica cosa giusta da dire, stringendomi la sua mano sulla guancia destra e abbandonandomi sul suo palmo familiare quando una lacrima solcò anche il mio volto.
Chinai il capo e sospirai lieto che il peggio fosse passato, non toccato dal fatto che a sua volta potesse vedermi piangere. Mi importava solo di lei e della sua salute, ormai.
- ti amo Scar, ho.. pensato di perderti, io.. tu sei qui con me e.. – mormorai ancora cercando di accampare delle scuse per la stupida abitudine, scuotendo la testa che venne attirata da lei contro di sé fino a che inevitabilmente mi ritrovai a tremare in piccoli singhiozzi sul suo collo.
- non piangere, io.. non ti lascio – commentò colpita dalla scena con tono scosso, riuscendo debole a passarmi il braccio libero attorno alle spalle lasciandosi contro i miei corti capelli neri trattenendo a sua volta un singhiozzo ma stringendo la presa sulla mia camicia stropicciata.
- mi sembra impossibile essere qui tra le tue braccia ora dopo quello che è successo, ti prego dimmi che è vero – continuò a dire piegandomi in un sorrisetto sghembo e colpito.
Da quando in qua Scarlett ammetteva tutte quelle cose? Da quando era così dolce?
- certo che sei qui tra le mie braccia, non ti lascerò andare via – mi azzardai di rispondere rafforzando la presa sul suo corpo per attirarla a me maggiormente finché riuscii a stringerla in un abbraccio così stretto da far mancare l’aria.


















Buonsalve!
Piangiamo tutte insieme, yeeeah!
No seriamente, questo capitolo avrebbe potuto essere più commovente ma mi sono trattenuta, avrei potuto fare di meglio ma devo dire che l'idea dei piccoli flashback ha compensato, va bene così.
Che dire.. la nostra Scar sta bene! Andiamo sarei stata una stronza a farla fuori a questo punto ahahahah il prossimo è l'ultimo capitolo, ugh.
Non so quando aggiornerò ma entro il 6 Settembre cercherò di finirla perchè poi parto due settimane per l'inghilterra e non mi va di prolungare ancora la storia, quindi ci sentiremo sicuramente in questi giorni.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto come sempre e.. buona fortuna a chi ha gli esami di recupero a settembre, mi raccomando! Un bacione!

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Capitolo 44
*** Voglio essere il tuo ultimo primo bacio ***




CAPITOLO 44

 
Continuai a osservare attenta lo sguardo corrucciato di Niall perso a fissare le quattro carte che stringeva segretamente tra le mani, come stavo facendo anche io e Harry alla mia sinistra entrambi ad aspettare la mossa del biondo.
Eravamo seduti in cerchio sopra il loro letto matrimoniale e io avevo i cuscini alle spalle, stretta con le gambe tirate al petto mentre gli altri due erano molto più comodi con la scusante che fosse casa loro.
Harry in particolare indossava una larga maglia chiara dalle maniche a tre quarti e sotto teneva solo i boxer neri, non che potesse interessarmi, mentre l’altro mio amico aveva dei vecchi pantaloncini da basket rossi e il torso nudo dato il calore proveniente dal balcone socchiuso.
Era il 27 Giugno, quasi tre settimane dopo il mio incidente che mi costava ancora diverse pomate e controlli, e faceva più caldo del solito, allora io e i due al mio fianco avevamo accantonato l’idea di uscire sotto il sole ed eravamo rimasti in casa a scherzare.
Harry mi aveva prestato dei pantaloncini che Nicole doveva aver dimenticato lì un giorno e mi ero tirata su i capelli in una coda alta, attenta a non toccare la piccola cicatrice sulla nuca che tenevo nascosta dietro le ciocche lunghe.
- Niall, su – borbottai quando il ragazzo assorto non aveva ancora scelto che carta giocare sopra il mazzo che tenevamo al centro del materasso, facendo ridacchiare l’altro dalle labbra a cuore.
- un attimo, non mettermi fretta – commentò con estrema calma muovendo gli occhi azzurri a scrutare le diverse figure e per un attimo pensai quasi che potessero essere riflesse dalle sue iridi, ma data la situazione sconveniente non mi sforzai di controllare.
- stiamo giocando a Uno, idiota! Butta una carta e basta – se ne uscì Harry contagiandomi nel suo umorismo, portandomi a ridere sommessamente meritandomi una brutta occhiata dal mio amico.
- okay signor saputello, tieni questa – lo scimmiottò scegliendo un “più quattro” che fece sbuffare il suo coinquilino e causò un’altra mia risata spensierata, felice di essere passata da loro quel mattino anche se stavamo giocando a un gioco infantile ma classico.
Erano state delle settimane impegnative a causa del recupero per il ricovero e i vari accertamenti e Zayn non mi aveva tolto il fiato dal collo un attimo, mi aveva sempre accompagnata praticamente ovunque e si era assicurato di riportarmi a casa la sera dopo il lavoro.
Lo capivo, gli avevo fatto prendere un bello spavento e sapevo che volesse solo essere certo che non avessi giramenti di testa o malori, ma da qualche giorno l’avevo pregato di lasciarmi più spazio e dopo un iniziale diverbio l’avevo convinto.
Avevo dovuto preparagli la cena che era stata interrotta dal mio incidente e anche un bel discorso, ma sin dal primo momento avevo capito che si sarebbe fidato di me a patto che stessi attenta.
- zucchero stasera cosa fai? – esordì Niall quando fu il mio turno e io mi sbrigai a scegliere una carta blu, mettendo un tre sopra il mazzo nello stesso momento in cui lui si allungò a darmi una pacca sul polpaccio per catturare la mia attenzione.
- sei arrivato un po’ tardi per chiedermi di uscire, ormai il tuo momento è passato – borbottai con sarcasmo prendendo in giro la sua domanda e facendo sghignazzare l’altro oltre le numerose carte che teneva tra le mani grandi.
- io non sono arrivato tardi ma non mi hai voluto lo stesso, spiegami – se ne uscì quindi Harry prontamente strappandomi un ghigno contenuto e uno sguardo stanco, chiedendomi perché mi fossi osata di fare battute con loro due nei paraggi pronti a ribattere senza problemi.
Scossi il capo in silenzio come se la risposta non fosse già troppo ovvia e mi appoggiai con la schiena alla testata del letto, osservando il piumoncino bianco spiegazzato tra le gambe del riccio – vado a cena fuori con Zayn o almeno credo.. non è stato molto chiaro ma comunque usciamo – pronunciai in un sospiro notando sullo sfondo Niall alzare gli occhi al cielo stremato.
- c’era una nuova birreria dove volevo portarti ma.. uh lascia perdere – disse ugualmente divertito sapendo che nulla avrebbe potuto competere contro un invito del moro a cenar da soli, arrendendosi al fatto che nonostante le mie belle parole alla fine non avrei ceduto.
- ehi mi piace, dai ci andiamo domani – gli diedi subito corda senza neanche provare a mia volta a spostare l’uscita con Zayn per pura sincerità, parlando quando era tornato a guardarsi le carte.
- mi hai sentita? Ti ho detto che possiamo andarci domani sera, voglio davvero farlo – ripetei sicura che non avesse preso sul serio le mie parole, dandogli un colpo sulla gamba come lui aveva fatto prima a me.
- sicura che non rovino altre serate romantiche? – mi stuzzicò levando gli occhi chiari dalle mani e sorridendo alla mia promessa, soddisfatto che gli dessi le giuste attenzioni.
- sicurissima, lascio Zayn a casa col cane – affermai facendo ridere entrambi che ciondolarono con le spalle larghe neanche fossero dei bambini, muovendosi nelle loro stazze senza considerazioni.
- ma come? Almeno posso andare da lui o è vietato? – domandò Harry a quel punto in scherzo, ridendo ilare insieme a noi sopra il letto morbido.
- sì però promettimi che non gli farai il lavaggio del cervello con uno dei tuoi discorsi strani – borbottai rimanendo sul filo della risata eppure parlando anche con serietà, cosciente che il castano fosse convincente quando cominciava a proiettare serate e uscite produttive.
- oh sentila, si preoccupa – commentò subito Niall cogliendo la sfumatura di protezione nella mia frase e improvvisando un’espressione addolcita, sicuro di farmi indispettire.
- tesoro rilassati, lo porto solo a bere un po’ così magari riuscirà a distrarsi dal tuo fare manesco e.. – si unì anche l’altro per abbondare la dose di battutine e appena insinuò che fossi inadeguata mi allungai teatralmente e gli tirai una manata dietro il collo che schioccò nella stanza, facendogli spalancare la bocca dall’incredulità – ecco era proprio di questo che stavo parlando! – aggiunse divertito portandosi subito il palmo libero a tastarsi la pelle arrossata, guardandomi con gli occhi verdi sgranati.
- fidati che qualche schiaffo fa sempre bene, non lo sai? Non sono mai troppi – abbozzai sarcastica tornando a guardare distrattamente le mie carte tranquilla, sentendo la risata goffa e prolungata del biondo nell’aria.
- quando capirò come fa Zayn a farti stare buona sarà troppo tardi – grugnì Niall colpito dalla cosa ma allo stesso tempo parlando con ammirazione, stuzzicandomi lo stesso ma con tatto.
- oh no non riesce a farmi stare buona, diciamo che.. fa quel giusto che serve per non farmi esplodere e quando succede, sa come trattarmi – parlai tutto d’un fiato quasi senza rendermene conto, posando al centro del materasso la mia carta rossa e quando rialzai lo sguardo li trovai entrambi a osservarmi in modo allusivo – e giusto perché lo sappiate, se si azzarda a toccarmi quando sono arrabbiata non succedono cose piacevoli.. quindi avete capito proprio male – continuai a dire travolgendo le loro certezze e tramutandole in smorfie tirate.
- ma c’è un corso per diventare il tuo ragazzo o basta assecondarti? – ribatté Harry per riprendere a beffarsi di me, guadagnandosi un ulteriore sguardo infuocato che non lo scalfì.
- quando in una prossima vita incontrerò la fantastica Scarlett Jonson, ve lo farò sapere – risposi divertita con finta serietà, non facendo in tempo a sospirare in modo teatrale che Niall in una risata mi spintonò contro i guanciali senza attendere oltre.
- ma smettila! – urlò e prima che potessi parlare, si allungò a farmi il solletico sui fianchi strappandomi subito un singhiozzo sentito che mi stese sul letto in una risata stretta.
- no, basta! Ragazzi no! – provai a ribellarmi dimenandomi sotto quelle che erano diventate anche le mani di Harry sporto a ghignare compiaciuto e a prendersi la rivincita per tutti gli anni passati.
 


Per scendere le scale che mi dividevano dal portone quella sera mi obbligai a tenermi per il corrimano anche se non ce ne fosse bisogno, solo che la presenza di Zayn oltre il vetro dell’ingresso mi portò ad assecondare le sue richieste riguardo la mia salute.
Percorsi gli scalini sui nuovi tacchi neri aperti che avevo comprato e sorrisi al ragazzo ad aspettarmi appena potei, muovendomi nel tubino rosso che era rimasto nell’armadio dalla sera della mia caduta.
Non c’erano state molte occasioni per usarlo dopo quella sfortunata sera e alla prima occasione l’avevo indossato, sentendomi per una delle poche volte bella anche senza i complimenti del moro.
Aprii il portone veloce e il venticello mi scosse appena i capelli sciolti e lunghi sulle spalle, catturata dallo sguardo di Zayn puntato addosso prima con apprensione e poi con sentito gusto.
- buonasera – dissi sorridendogli a mia volta felice di vedergli indosso la camicia blu notte che a me piaceva tanto e i jeans neri, incorniciati dal ghigno luminoso in cui si aprì alle mie semplici parole.
- buonasera – ricambiò subito stando al gioco e offrendomi una mano che subito afferrai per scendere il gradino che ci divideva e avvicinarmi di più a lui, sentendo il bisogno di averlo accanto dopo la giornata lunga in sua assenza – ma come siamo eleganti, signorina Jonson – parlò muovendo lo sguardo vivo lungo il mio vestito acceso e fermandosi poi al rossetto di qualche tonalità più scura, tirandomi gentile a sé sul marciapiede come da adolescenti.
- prima mi hai detto che.. vuoi portarmi in un bel posto, ho cercato di essere all’altezza – commentai arrossendo per così poco, rapita dagli occhi del giovane a osservarmi con tanta premura e cercando di far suonare suo il motivo della mia audacia.
- e poi il dottor Lockwood ha detto che posso finire la terapia dato che sto bene, era da un po’ che volevo agghindarmi da donna – aggiunsi per la mia copiosa parlantina sentendo la sua presa passarmi dietro la vita stretta dal tubino mentre io portai una mano per abitudine lungo il suo petto fino alla spalla e l’altra sul suo fianco stringendo la borsetta al gomito.
- avevi paura che me lo scordassi? – abbozzò aprendo il sorriso sghembo che gli colorò le guance nella penombra della sera, sovrastandomi per quei pochi centimetri che le scarpe non potevano eguagliare.
- no, ma ero davvero preoccupata di non ricordarmi più come si cammina sui tacchi – ribattei a tono ridacchiando quando lui fece lo stesso e mi sentii a mio agio sotto il suo sguardo attento.
- ahi, credo di non poterti aiutare – commentò piegandosi a una smorfia teatrale che riuscì a farmi ridere per così poco, rendendomi conto che non avrei mai potuto spiegare a parole cosa serviva per essere il mio ragazzo dato che Zayn in ogni sua sfaccettatura riusciva a starmi bene.
Non potevo stilare una lista o dei doveri perché non sarebbero stati veritieri, con lui avevo vissuto qualsiasi situazione eppure nonostante tutto lo amavo lo stesso.
Continuai a ridacchiare sulle sue labbra quando si piegò a baciarmi portandomi un palmo sulla guancia e mi ritrovai di nuovo nella condizione di potergli dare solo amore, perché era quello che sentivo.
 


Ero stretta al braccio del moro con distratta attenzione per via delle scarpe alte e gli ero grata che stesse camminando piano, lasciata l’auto oltre il ponte di Westminster e usciti a camminare nella sera limpida.
- quali sono i tuoi piani per stasera? – mi domandò lui a un certo punto muovendosi al mio fianco tranquillo, tenendomi la mano appena ne ebbe l’occasione e restando sul lato esposto del marciapiede per tenermi al sicuro dalle macchine veloci per pura paranoia.
- dovrei fartela io la domanda, non credi? Non so neanche dove stiamo andando – borbottai confusa dalle sue occhiate furtive, aggrappandomi anche con l’altra mano a lui per godermi la mia vera prima serata estiva dopo diverso tempo.
- oh sì che lo sai – precisò facendomi aggrottare le sopracciglia, grata al buio per non mostrare il mio rossore dovuto al volto del giovane tanto vicino e espressivo da non smettere di sorridere mai.
Bofonchiai qualcosa cercando di cogliere il significato delle sue parole senza risultati, sicura che non mi avesse accennato niente riguardo la nostra meta – a che gioco stai giocando, Zayn? – scandii bene in un ghigno bonario nella sua direzione, felice nel profondo che mi stesse intrattenendo con una nuova trovata.
Cercai una risposta nei suoi occhi grandi ma la presa che le sue dita facevano tra le mie mi distolse dalla ricerca, perdendomi a osservare il filo di barbetta che gli contornava il mento e la mascella e spostai l’attenzione alla bocca piegata a un ghigno soddisfatto.
- a niente, davvero – disse semplicemente continuando a guardarmi inerme, studiando il mio volto e finendo per mettermi in soggezione dopo poco.
- e perché credi che io sappia dove stiamo andando? Sto seguendo te e.. ehi, smettila di fissarmi – presi ad articolare in mia difesa ma finendo costretta a rimbeccarlo dato che non aveva distolto un attimo lo sguardo dal mio perso nei suoi pensieri, facendomi notare che fosse una delle poche persone in grado di mantenere un contatto visivo con tanta scioltezza.
Zayn scoppiò a ridere come ogni volta che lo dicevo e sospirò divertito, spostando l’attenzione alla strada giusto per farmi contenta e mi sentii più leggera quando potei osservarlo a mia volta.
- cosa.. cosa vuoi che guardi? – ridacchiò confuso dalla mia lamentela velata, scuotendo la testa stanco.
- voglio che guardi dove stiamo andando perché ti ho detto che io non lo so! – esclamai dicendo la cosa più ovvia che mi passò per la testa, ritrovandomi a trattenere un risolino appena il ragazzo scoppiò a ridere di nuovo stringendo più forte la stretta su di me.
Barcollammo appena per il suo sbilanciamento ma riuscii a rimanere stabile grazie alla fermezza della sua presa, rilassandomi maggiormente al suono della sua risata piena e genuina.
- ma come devo fare con te? – mormorò quasi tra sé e sé addolcito forse dalla semplicità delle mie parole in situazioni come quelle, voltandosi all’improvviso e tendendosi a lasciarmi un bacio sulla tempia che mi fece ridacchiare.
Per la vicinanza mi girai a guardarlo e sorrisi sentendo nell’aria il suo profumo invitante, seguendolo senza tentennamenti come un faro nella notte fino a che superate delle vecchie abitazioni risalimmo un capo di quello che riconobbi essere il ponte davanti al Big Ben.
Dato il quartiere avevo pensato che saremmo finiti lì e poi in qualche locale, ma cambiai prospettive appena Zayn rallentò il passo in prossimità delle scale che scendevano sulla riva del fiume dove spiccava nella sua luce blu la grande ruota panoramica.
Abbozzai un sorriso per la vista felice e seguii il ragazzo giù verso lo spiazzo costernato di bancarelle e piccoli negozi di souvenir tipici, chiedendomi dove avessero trovato il posto per aprire il locale o il ristorante a cui eravamo diretti.
Il moro dalla sua parte camminava sicuro stringendomi maggiormente quando dovevamo passare in mezzo a gruppi di persone e non mi sembrò il caso di affrettare altre domande, muovendo appena il pollice sul dorso della sua mano per non far calare la leggera tensione.
- è da un po’ che non vengo qui – osservai commentando la grande ruota e tutto ciò che la circondava, essendo passata più volte sul ponte alle nostre spalle ma senza soffermarmi su quanto in effetti fosse magica l’attrazione di fama mondiale che si alzava davanti a noi.
- allora il giro è di tuo gradimento per ora? – soffiò quindi girandosi a guardarmi e riuscendo in un attimo a farmi diventare di nuovo il centro della sua attenzione, davvero interessato alle mie risposte e ai chiari segnali del mio corpo che lui conosceva meglio di me.
- mm te lo dirò più tardi – commentai per non dargli la chiara vittoria morale, decidendo di lasciarlo un poco nel dubbio ma tradendomi con un sorriso che equivalse a uno suo.
- a fine serata? Va bene, ci conto – ribatté prendendo la cosa con un fare serio che mi stupì, sicura che avrebbe fatto altre considerazioni ma finendo per accettare la mia frase.
Rimasi a guardarlo anche quando si girò di nuovo e notai un ciglio di adrenalina nella sua mascella contratta, che altrimenti si sarebbe rilassata.
Che cosa aveva in mente?
Lo seguii per i successivi metri e sorrisi ingenua ai vari turisti e bambini parati in fila sotto la ruota in attesa del proprio turno ricordandomi di tempi lontani, tanto che quasi non mi accorsi quando Zayn al mio fianco si arrestò all’improvviso e lo urtai appena in una vicinanza che non dava fastidio.
Cercai di capire cosa volesse fare guardandomi intorno anche dietro le sue spalle ma non trovai nulla di significativo oltre la coda di persone davanti a noi.
- cosa? Davvero? – borbottai a mezza voce neanche sicura che mi avesse sentita, alzando il capo verso il cielo a scrutare la cima della ruota imponente e pensando che fosse quella la nostra destinazione.
- vieni con me – sentii premurarmi all’orecchio e il tutto mi suonò nuovo, già arresa a dover prendere il posto pazientemente e attendere in fila perdendo diverso tempo che io avevo immaginato impiegato in altri modi.
Non riuscii a elaborare il nuovo stimolo che Zayn prese ad avanzare in direzione della guardia all’ingresso della piccola rampa per salire, noncurante delle restanti persone in coda a cui io feci dei timidi sorrisi per scusarmi della fretta con la quale avevo seguito i passi del ragazzo.
Anche io avevo provato varie volte di superare la fila in qualche modo da ragazzina ma ero sempre stata rimandata indietro dalla guardia in malo modo, perciò mi preparai a sentire la solita ramanzina mentre invece dopo qualche parola che il giovane gli disse all’orecchio questo sorrise accomodante e ci fece segno di passare in un mio sussulto.
Le restanti persone borbottarono contrariate e io mi parai prontamente accanto a Zayn superati i controlli incredula della situazione e di come avesse fatto, affiancandolo lungo la rampa fino a che di nuovo una volta sulla passerella di attesa delle cabine lui si avvicinò all’ennesima guardia con la quale scambiò qualche parola e un successivo sorriso che mutò nella mia direzione.
Ero vestita in modo appariscente per la situazione e mi sentii un poco a disagio sotto gli sguardi dei vari controllori che parlottarono tra loro per poi sorridermi gentili, tanto che dovetti per forza voltarmi a guardare il moro con fare interrogativo.
Gli tastai il braccio confusa dato che aveva lasciato la mia mano per la faccenda precedente e riuscii a catturare il suo sguardo giusto prima che la prossima cabina si svuotasse nel settore prima del nostro.
- va tutto bene? – mi chiese disorientato mentre ero io, di nuovo, quella che avrebbe dovuto fare la domanda e sollevai le sopracciglia a disagio, ritrovando qualche certezza sentendo un suo palmo posarsi dietro la schiena.
Volli rispondere e chiedere spiegazioni ma dovetti rimandare dato che la cabina ora vuota si era spostata verso di noi e subito il ragazzo mi strinse prendendo posto dentro in poche falcate.
Mi ritrovai all’interno della struttura trasparente senza riuscire a elaborare gli ultimi minuti, azzerando le prospettive che avevo per la serata pronta per cogliere le nuove iniziative di Zayn.
Voltandomi vidi il resto delle persone ferme oltre l’apertura e storsi la bocca chiedendomi cosa non andasse, poi una delle guardie si scambiò un cenno veloce con il moro che mi teneva a sé e richiuse subito dietro di noi la porticina scorrevole chiudendoci da soli.
- come? Gli altri non vengono? – borbottai subito non capendo come fosse possibile, stringendo la presa sulla camicia blu del ragazzo e sollevando il capo a guardarlo aprirsi a un sorriso liberatorio.
- potrei.. aver prenotato la cabina – mormorò lui vago facendomi sgranare gli occhi e svelandomi ciò che io mi ero persa, chiarendo la situazione – solo per noi due – aggiunse come se non fosse stato ovvio, osservandomi sereno anche se io ero ancora immobile.
- e perché l’hai fatto? – domandai sentendo il vago presentimento che mi fossi dimenticata qualcosa, ma la data del giorno non mi ricordava nulla di significativo.
- beh è qui che tutto è iniziato, no? – pronunciò e le sue parole mi colpirono come un vecchio film d’infanzia, sentendo una scia di brividi coprirmi nello stesso momento in cui capii che si riferisse alla nostra prima uscita in assoluto con gli altri amici proprio alla London Eye.
Un sorriso emozionato e beffardo mi travolse ma non riuscii a muovermi, seguendo solo Zayn che mi aveva preso la mano dolcemente e si stava dirigendo verso l’estremo dello spazio che dava verso il fiume e la città illuminata dato che avevamo cominciato a salire lenti e indisturbati.
- l’hai fatto sul serio? – sibilai appoggiandomi al corrimano in acciaio e immaginando l’ennesima sorpresa che si era premurato di farmi – ti avevo detto di non spendere altri soldi per farmi regali, insomma deve costare parecchio affittare una di queste. Non c’era bisogno.. tu.. tu fai sempre queste cose e.. ti ringrazio ma davvero non so perché ti senti in dovere di.. – presi a parlare riconoscendo il fatto che avesse fatto altri sacrifici, trovando strano il fatto che qualcuno facesse tanto per me.
- shh.. Scar non dire queste cose e.. senti, non ho tutto il tempo che vorrei perciò lascerai parlare me questa volta? – mi interruppe con calma, catturando la mia attenzione e ponendosi con un tatto che mi stranì mentre strinse ancora la mia mano – è importante, devo.. dirti delle cose e voglio che tu mi ascolti – affermò un’altra volta e nel momento in cui fissò gli occhi nei miei capii che non voleva davvero essere interrotto e allo stesso tempo che io non l’avrei fatto.
Osservai il suo viso affilato e il taglio degli occhi espressivi ma il sorriso che accennava sulle labbra non era quello provocatorio o ilare di sempre, era inquieto e tremolante e stessa cosa parve il suo sguardo tradendosi nel cedere il contatto col mio dopo soli pochi secondi.
Sospirò teso e il pensiero che fosse nervoso per il solo fatto di dovermi parlare mi sciolse dentro, tanto che sorrisi invitante verso il ragazzo in piedi davanti a me prendendogli meglio la mano.
- ultimamente.. mi sono ritrovato per la testa più pensieri del solito. Sai come sono, un po’ caotico e sbrigativo, ma mi sono davvero dovuto fermare un attimo a riflettere per capire diverse cose – cominciò a parlare tenendo gli occhi bassi e alzandoli spesso a incrociare i miei, cercando di esprimersi con serenità mentre le parole erano ben premeditate e sorrisi ancora alla scena.
- ho dovuto fermarmi, fermare tutto.. per la prima volta dopo questi anni veloci e l’ho fatto quando non potevo fare altro che rimanere in silenzio – disse mentre parte del suo viso veniva illuminato dalle luci della città oltre il vetro – è successo quando mi sono ritrovato ad aspettare.. che qualcuno mi dicesse come stavi dopo che ti avevo portata in ospedale – esalò quindi tagliandomi il respiro.
- non te ne ho parlato perché ho preferito aspettare questo momento ma.. sono stato lì in quel corridoio tutta la notte e il giorno dopo pregando che tu aprissi gli occhi. Nessuno sapeva neanche se una volta sveglia avresti riconosciuto me o i tuoi genitori o se.. saresti stata ancora tu – spiegò e le nuove rivelazioni mi fecero schiudere la bocca, avendo immaginato la scena in modo diverso visto che nessuno mi aveva spiegato davvero come fossero andate le cose.
- non sapevo se ti avrei riavuta indietro e ho pensato a cosa mi sarebbe rimasto: io sono solo un normale ragazzo che forse se la cava con i computer, come la maggior parte delle persone ormai, e sa fare dei buoni caffè, non ho niente di speciale – affermò con un velo di amarezza e avrei voluto contraddirlo ma non lo feci in rispetto al silenzio che gli avevo promesso.
- senza di te, non sono niente di speciale – precisò allora facendomi salire il cuore in gola per la sincerità delle parole pesate, prendendo a sorridergli grata e stringendogli più forte la mano che mi teneva nella sua.
- certo mi sarebbe rimasto un bell’appartamento, un cane, troppi amici e un buon lavoro ma niente avrebbe senso se non posso condividere tutte queste cose insieme. In questi mesi in particolare ho.. deciso di rivalutare la mia vita e prendermi nuove responsabilità, soprattutto con te. Anzi, direi per te. Sento di essere cresciuto e credimi l’hai fatto anche tu, ora non voglio prendermi meriti quindi parlerò solo di quello che.. provo, perciò ti dico sinceramente che grazie a te mi sento una persona migliore – disse mettendomi al centro dell’attenzione come amava fare mentre io avevo preso ad arrossire, volendolo tanto interrompere per urlargli che era lui a rendere me migliore.
- se non fosse per te, non sarei andato a vivere da solo così presto e probabilmente non avrei neanche cercato un nuovo lavoro ma è quello che ho fatto perché sono sicuro che ne vale la pena. L’ho capito ancora meglio qualche settimana fa, pensando che.. se non con te, non avrei potuto rischiare con nessun’altra. Stiamo insieme da più di quattro anni e ti conosco, so di potermi fidare di te e so anche che se volessi lasciarmi l’avresti già fatto almeno cento volte.. ma non l’hai fatto. Ti ho chiesto di.. andare a vivere insieme per mettermi alla prova, per capire se davvero avrei retto di stare con te tutti i giorni e sai cosa? Avevi più dubbi tu di me, credo – commentò abbandonandosi a una risatina che contagiò anche me, sentendo gli occhi emozionati e gonfi.
- non so perché ma tu credi sempre di non essere abbastanza, anche per me, e invece giuro che non potrei chiedere altro.. insomma, sei la mia quotidianità ormai. Non so se potrei condividere con qualcun altro tutto quello che abbiamo noi insieme, ti conosco bene eppure riesci ancora a insegnarmi nuove cose tutti i giorni. Forse non riuscirò neanche a conoscerti fino in fondo perché mi stupisci, tu Scar mi stupisci. Sei.. testarda alle volte, fin troppo, e ogni tanto mi arrabbio quasi perché non mi ascolti e fai di testa tua lo stesso ma ti prego, continua a farlo – ridacchiò guadagnandosi una mia occhiata ovvia mentre prese ad accarezzarmi il dorso della mano con premura, perdendo il contatto con il panorama della metropoli illuminata per parlare con me.
- ecco cosa mi piace di te, il fatto che non sei scontata. So cosa ti piace e cosa ti da fastidio, eppure tu reagisci sempre in modo nuovo. Vorrei quasi dire di sapere con certezza come tu reagirai a certe cose o ad altre ma tanto tu mi stupirai di nuovo, l’ho capito meglio da quando conviviamo perché uh.. ogni mattina ormai mi sveglio senza sapere come andrà la giornata con te e mi stimola questo. Le altre.. ragazze non sono così, non fanno certe cose, sono prevedibili e vivono come se tutte le tappe della vita fossero scritte su un copione ma Dio, amo che per noi non è così. Amo parlarti e non sapere se ti lascerai andare subito, se dovrò darti i tuoi spazi o se proprio non potrò avvicinarmi. Non ti fai mettere i piedi in testa e sai cosa vuoi, dici quello che pensi e non ti fai problemi a tenere le tue posizioni, ma forse io.. posso pensare di sapere come trattarti, cioè lo vedo. Ti vedo. Mi permetto di darti contro quando capita anche perché so che tu me lo lascerai fare, perché per qualche motivo mi ami. Ho rischiato proprio per questo, per vedere se anche tu avresti retto a cambiare le tue abitudini per me e l’hai fatto. Se tu non fossi stata pronta io avrei capito ma volevo vedere fin dove ti saresti spinta e gli ultimi mesi sono stati fantastici. Certo tutti e due abbiamo dovuto adattarci ma tu sei sempre stata la persona che già amavo, anzi grazie alla convivenza ho visto meglio come vedi le cose e come le comprendi.. e sono felice di aver scavato più a fondo perché tu ti sei aperta con me quando non me l’aspettavo e mi hai permesso di capirti meglio – prese a parlare e mi suonò incredibile che avesse pensato a tutte quelle cose, mentre io avevo vissuto serena al suo fianco senza dubbi.
- so che non sei una ragazza che ama.. le carinerie esagerate soprattutto in pubblico e mi sono adattato, come tu hai fatto con Marion o con le mie dimenticanze alle volte, ma so anche che quando sei a tuo agio mi permetti di viziarti un po’ e voglio farlo anche se tu mi dici di no, perché sei l’unica persona per cui posso farlo. Mi piace vederti felice e mi piace quando sei talmente rilassata o stanca che lasci da parte tutto e ti permetti di parlarmi sincera, anche se poi non riesco mai a fartelo ammettere. Se tu non fossi così credo che non ci sarebbe il gusto per me di cercare sempre di stupirti, perciò davvero non dire che dovrei odiarti se non mi dai soddisfazioni dopo le sorprese o.. se non mi ringrazi spesso, perché ti conosco. So che il romanticismo non fa molto per te e che ti sottovaluti, anche se non ce n’è bisogno, allora credi sempre che io non dica sul serio quando ti faccio i complimenti ma dovresti cominciare a farlo perché sei seriamente la cosa migliore che ho – spiegò veloce e per una delle poche volte riuscii a tenere il filo dei suoi occhi grandi e vividi e credei alle sue parole pensate, sentendomi leggere dentro l’anima dal suo sguardo.
- sei sempre.. non so, caratteristica, riesci a rendere tutto meno banale, perché tu non lo sei. Non lo sei mai stata, anzi capirti all’inizio è stato complicato dato che non ti aprivi facilmente con me e figurati.. a diciassette anni cosa potevo fare? L’unica cosa che sapevo è che eri diversa dalle altre, spontanea e anche difficile da conquistare.. – sorrise ripensando a quando ancora andavamo a scuola ed eravamo due ragazzi petulanti, quando mi sentii di precisare – ma l’hai fatto lo stesso – che lo fece fermare un attimo e rafforzare il ghigno luminoso che lo ravvivò visivamente.
- l’ho fatto perché tu me l’hai permesso anche se.. credo che in ogni caso non avrei lasciato perdere, sei sempre stata un punto interrogativo per me. Ho passato del tempo a chiedermi se la parte orgogliosa e sicura di te fosse solo un’impressione o se un giorno saresti diventata scontata come le altre, ma non l’hai mai fatto anche se tu magari pensi di sì. Forse credi che essere più affettuosa o lasciva con me ti renda banale ma non lo sei, non puoi esserlo perché ti chiami Scarlett Jonson e non ho mai conosciuto un’altra ragazza come te. È quello che ho capito mentre tu eri sotto anestetici ed era tutto in bilico, perché non avrei trovato un’altra persona all’altezza per riprendere ciò che tu stavi lasciando. Non l’avrei fatto, in ogni caso. Se il punto era andare avanti, mi sarei fermato anche io senza nessun riferimento. Sarei tornato a vivere con mia madre e avrei guadagnato quel poco per andare a qualche festa forse pensando che potesse bastare.. ma niente sarebbe valso vederti stare meglio e quando ti sei svegliata e mi hai riconosciuto tutto ha avuto un senso. Se ti avessi persa, tutto il resto mi sarebbe scappato di mano e anche per questo ti chiedo scusa di esserti stato addosso negli ultimi tempi ma proprio dovevo essere sicuro che saresti stata bene – si premurò di dire sapendo che mi ero lamentata della cosa, rendendo chiaro il motivo di tante pressioni.
- voglio essere sicuro di continuare a svegliarmi con te e farti ridere, vederti fare la sostenuta e.. comprarti regali, cucinare insieme e farti arrabbiare se perdo tempo con gli amici davanti alla tv. Voglio guidare con te vicino che borbotti e discutere con tuo padre, voglio bere birra fino a tardi sul divano e prepararti la colazione al mattino, voglio aspettarti all’uscita dell’università e portarti a fare spese, invitarti a uscire non sapendo cosa risponderai, disturbarti mentre studi e poi aiutarti, abbracciarti tra le coperte e in mezzo ad altre persone quando me lo lasci fare, non trovare i vestiti nell’armadio perché li hai addosso tu e sentire il mio profumo sul tuo collo. Voglio farti contenta e portare fuori il cane mentre tu ti rilassi, fare la doccia insieme e dirti che sei bellissima, offrirti il caffè macchiato con poco zucchero e arrendermi a non avere mai l’ultima parola. Voglio guardare il derby insieme e insultarci, prenderti in giro e metterti a letto quando ti addormenti su di me per casa, perdere a qualsiasi gioco e far finta di averti lasciata vincere e di sicuro voglio essere il tuo ultimo primo bacio – prese a elencare con naturalezza, sorridendomi cosciente come se tutte le cose che diceva fossero scontate mentre anche io non riuscii a non sorridere con gli occhi lucidi tanto che mi fece quasi male la mascella.
- se mai ti fossi rimessa in sesto, mi ero ripromesso che avrei trovato il modo per non lasciarti più andare via.. – parlò quando il cuore mi era salito fino in gola e riuscivo anche a distinguere i forti battiti oltre al mio respiro irregolare, vedendo la sua immagine sbiadire dietro le piccole lacrime che mi offuscarono la vista.
- ..e questa sera voglio farlo – finì la frase facendomi tremare dentro, preannunciando altro che io non mi aspettavo affatto mentre la nostra cabina trasparente aveva raggiunto quasi la sommità della ruota illuminandoci in contrasto col cielo stellato sopra le nostre teste.
Aspettai inerme che facesse qualsiasi cosa e mi chiesi quanto il mio cuore avrebbe retto, certa che non fosse sano sopportare in silenzio le miriadi di emozioni che mi avevano colpita in quei minuti di nuove consapevolezze.
Forse, forse Zayn mi amava sul serio, come nei libri.
Lo guardai negli occhi grandi e lo trovai a vacillare un attimo in sé stesso, sentendolo rafforzare la presa sulla mia mano prima di muoversi e chinarsi su un ginocchio contro ogni mia aspettativa mozzandomi il fiato.
Continuò a osservarmi come se ne dipendesse la sua esistenza e probabilmente il mio aspetto non fu dei migliori dato che schiusi la bocca inerme senza trovare la forza di dire nulla, guardandolo portarsi una mano dietro la schiena e bisticciare un attimo con la tasca del pantalone fino ad afferrare una scatolina in velluto che alzò nella mia direzione prendendo a disegnare la scena che io avevo solo osato di immaginare con ammirazione.
Non feci in tempo a convincermi che non fosse vero, che fosse frutto di un mio errore di calcolo, che il ragazzo passandosi veloce la lingua sulle labbra aprì il cofanetto agitato mostrando un anello coronato da cinque piccole pietre brillanti.
- oh mio Dio – esalai portandomi istintivamente la mano libera sulla bocca, stringendo gli occhi emozionati e percependo una lacrima inaspettata rigarmi la guancia ancora prima che Zayn potesse parlare.
Mi strinse la mano che non aveva mai lasciato durante tutto il discorso e si assicurò il massimo della serietà per il momento totalmente inaspettato, incredula che potessi essere tanto desiderabile.
- Scarlett Jonson.. – parlò confermando la scena accurata e il mio nome non mi sembrò mai tanto bello pronunciato da qualcuno – vuoi sposarmi? – finì quando mi era scappato un singhiozzo emozionato e una seconda lacrima mentre il moro inginocchiato aveva occhi solo per me, osservandomi nervoso.
- Zayn.. – abbozzai colpita da troppe emozioni nello stesso momento, credendo impossibile di essere ancora in piedi nonostante le gambe ormai molli e la pelle d’oca lungo la schiena.
Negli occhi del ragazzo rividi il cipiglio divertito del sedicenne che avevo urtato una mattina lontana in aula professori e lo stesso sguardo accurato di quando avevamo fatto l’amore la prima volta, fermandosi completamente sopra Londra ad aspettare che dicessi qualcosa.
Le sue dita accarezzarono caute le mie come a volermi chiamare e lo vidi deglutire immobile, rendendomi conto di avere davvero davanti la proposta che credevo ancora tanto lontana.
Anche in quel momento, lui mi conosceva. Sapeva quanti pensieri mi stessero correndo per la testa e non perse la fermezza, aspettando che trovassi la forza per prendere in mano la mia vita.
- s..sì – sussurrai come se non ci fosse altra scelta, e per me non c’era, vedendolo rilassarsi visibilmente e non tardare a infilarmi con attenzione l’anellino nell’anulare anche se io mi ero avvicinata per volerlo stringere e non lasciarlo più.
Non aspettò oltre e una volta sistemato l’anello sulla mia mano tremolante si tirò in piedi veloce allacciandomi le mani attorno alla vita in un abbraccio prima che potessi farlo io.
Gli buttai le braccia alle spalle e affondai il viso umido sul suo collo, affondando sul suo petto in un ulteriore singhiozzo sentendolo stringermi con forza e gratitudine.
- amore mio.. – mormorai tra le lacrime che presero a scendermi dagli occhi senza che potessi far niente per fermarle, respirando il profumo del moro e capendo di non dover temere più nulla.
D’un tratto mi mancò il pavimento sotto i piedi e mi ritrovai sollevata a mezz’aria dal suo abbraccio sentendo anche la sua risata piena nell’aria, la colonna sonora della mia vita.
Emersi dalla piega del suo collo e tenendomi alle sue spalle alzai il viso fino al suo, baciandolo in modo sentito sia per le parole che aveva saputo dirmi che per quelle che mi avrebbe detto per il resto della vita.
- ti.. è piaciuto il giro, allora? – si ricordò di chiedermi quando mi staccai dalle sue labbra, riprendendo la domanda che si era ripromesso di farmi a fine serata e dando un senso a tutte le sue frasi velate.
Sin dall’inizio, lui aveva preparato tutto e io ero rimasta ignara fino all’ultimo secondo.
Sorrisi notando le sue guance bagnate dalle mie lacrime ma non mi vergognai di star piangendo davanti ai suoi occhi, rassicurata e sicura che al momento era la cosa giusta da fare.
- ti amo da morire – ammisi senza troppi fronzoli in risposta e Zayn spalancò appena gli occhi felice della mia uscita improvvisa, riprendendo a sorridere mostrando la fila di denti luminosi e con le dita mi spinsi ad accarezzargli la guancia appena pungente sentendo con piacere la nuova presenza vicino al mignolo.
- lo prendo per un sì – commentò entusiasta baciandomi un’altra volta e lasciandomi tornare a terra quando ormai i tacchi mi si erano sfilati, toccando con i piedi nudi il pavimento e tornando così alla mia altezza naturale che lui apprezzò sapendo già dove afferrarmi per tenermi stretta a sé.
Barcollai appena all’indietro fino a incontrare il passamano in acciaio che fermò i miei passi e diede la possibilità al ragazzo di far aderire i nostri corpi continuando a baciarmi con trasporto.
Mossi le mani lungo la sua schiena fino ai capelli e il collo, tenendolo per la nuca mentre lui fece attenzione a non toccarmi la cicatrice accarezzandomi il viso arrossato fin sotto pelle.
- sei mia – pronunciò sulle mie labbra e quella nuova consapevolezza mi fece sorridere, drogata di lui e di tutto ciò che comprendesse vivere Zayn Malik.
Non feci in tempo a baciarlo di nuovo che con la coda dell’occhio notai le persone della cabina alla nostra sinistra sbracciarsi e applaudire avendo seguito la scena forse, strappandomi una risatina che colpì anche il ragazzo quando ci voltammo entrambi a scrutare la vista della città oltre al vetro anche se, e ne ero certa, per me il più grande spettacolo sarebbe sempre stato il volto del giovane che mi aveva fatta diventare una donna.






















  

Buonsalve!
Oddio, posso piangere? No, perché tanto lo sto già facendo!
Prima di tutto keep calm perché posterò ancora l'epilogo in questi giorni quindi non è ancora il momento dell'addio però uh.. l'ultimo capitolo, uccidetemi.
Mentre scrivevo il discorso di Zayn ho pianto ma okay, su Alessia è solo una storia non puoi disperarti così, ma me ne infischio perché diamine Scarlett è il mio ammmore ahahah
Basta sì, si vede che non sto bene ed è tempo di smetterla ahah
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo e giuro, non pensavo che lo scorso vi sarebbe piaciuto tanto ma mi avete lasciato recensioni e messaggi pieni di complimenti e vi amo! Una medaglia a voi!
Adesso vado, cerco di scrivere ancora un po' e poi finisco latino *che bello*
Sono @hiseyesonmine su twitter, potete trovarmi lì e intanto vi abbraccio fino al prossimo capitolo, vado a bere per dimenticare.

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Capitolo 45
*** Grazie per esserci ***




EPILOGO


Pov Scarlett
 
Diversamente dalle altre ragazze, non avevo mai fantasticato molto sul mio matrimonio, immaginandolo sempre tanto lontano e inverosimile.
Alzai gli occhi alla specchiera di fronte a me e l’immagine che vidi riflessa mi sembrò a sua volta tanto improbabile, riconoscendo gli occhi cioccolato della ragazza in questione ma non pronta ad associarla all’acconciatura minuziosa e il trucco importante.
I capelli erano in parte raccolti sopra la testa e ricadevano insieme agli altri sciolti sulle spalle in morbidi boccoli, contornando il viso insieme a due ciocche che ricadevano sul viso delicate.
Le guance avevano più colore del solito e la pelle sembrava anche più liscia per il velo di fondotinta che Heather, la ragazza che mia madre aveva chiamato per aggiustarmi i capelli e il trucco, aveva steso come il rossetto naturale e gli ombretti scuri ad allungarmi lo sguardo.
Era intenta ad applicarmi un buon strato di mascara quando io feci effettivamente caso alla data sul calendario appeso oltre la mia scrivania, il 17 Settembre, sincerandomi che fosse davvero arrivato il giorno che avevo atteso con ansia e tante domande.
Guardai i vecchi poster ancora appesi alle pareti della mia camera da adolescente e sospirai pensando di essere cresciuta senza nemmeno accorgermene, sentendo subito dopo bussare alla porta rincarando il suono tambureggiante del mio cuore.
- chi è? – alzai la voce facendo segno alla gentile bionda di fermarsi un attimo dal suo lavoro, attendendo una risposta che arrivò ben presto.
- sono Camille, ci sono anche Niall e Louis, possono entrare? – disse quindi una voce che conoscevo bene, serena di non essere lasciata sola con un’estranea e le mie paranoie.
- venite pure – commentai rimanendo seduta al mio posto con indosso l’abito candido che solo una volta mi ero vista indosso, il giorno dell’acquisto, torturandomi le mani in attesa che i miei amici mi potessero dare un po’ di supporto o al contempo dei giudizi negativi perché davvero non sapevo più cosa pensare.
Mi morsi il labbro non sicura di essere all’altezza e sentendomi incerta nei panni in cui mi ero messa, finché Camille dall’elegante vestitino color pesca aprì la porta e mi sorrise raggiante.
Non feci caso alla pancia in evidenza sotto il vestito da damigella e osservai l’espressione estasiata della ragazza pallida, seguita da Niall e Louis che vedendomi spalancarono gli occhi limpidi.
- non ci credo – abbozzò Louis prima di tutti, parlando quando io avrei potuto fare lo stesso dati i suoi capelli tirati indietro in un ordine mai visto.
- sei uno schianto! – urlò quindi la mia amica sotto lo strato colorato di lucidalabbra, non tardando oltre a compiere il metro che ci divideva e stringermi in un veloce abbraccio che mi fece ridere.
Mentre Camille aveva buttato il capo sulla mia spalla nuda, ebbi l’occasione di guardare gli altri due che sorridenti erano rimasti fermi accanto alla porta in precedenza richiusa.
Erano stretti in due completi eleganti e in un secondo la mia ansia crebbe anche solo per il fatto che avessero perso del tempo a prepararsi per me, sottolineando quanto l’evento fosse importante.
- oh mio Dio.. che capelli! E il trucco, non sembri quasi tu! – prese a farneticare la ragazza chinandosi a guardarmi come se fossi un’attrazione turistica, passando lo sguardo dolce su tutto il mio viso entusiasta.
- Cam non esagerare.. insomma, sì il trucco è fantastico  ma.. sei sicura che vada bene? Sono nervosa – borbottai sospirando e guardandomi un attimo allo specchio lì vicino, osservando una ragazza molto più bella e fine di quella che ero abituata a vedere.
- cavolo sì! Se potessi, ti sposerei io! – ribatté lei senza tentennamenti ricordandomi l’impegno che stavo per prendermi, sentendo le gambe tremare sotto la gonna.
- ehi fammi spazio, largo al testimone! – inveì allora Niall stretto nel suo abito nero sorpassando la ragazza per fare il giro della mia sedia e chinarsi a squadrarmi nel riflesso artificioso delle mie guance rosee.
- che dici? – mormorai tesa come una corda di violino, preoccupata di poter fare brutta figura o di risultare qualcuno che non ero solo per l’occasione, preoccupata di non essere abbastanza degna.
- io dico che sei una bomba – intervenne invece Louis appoggiandosi con le mani allo schienale in legno, circondandomi insieme agli altri due e facendomi tirare un respiro per l’aria pesante.
- però vogliamo vederti con il vestito, dai alzati – disse ancora la moretta prima che potessi voltarmi a saggiare la sincerità negli occhi cristallini del mio amico, rintronata dalle troppe voci intorno a me ma anche felice che avessero rotto il silenzio dei miei pensieri.
- come? Il trucco non è ancora finito e.. non ho le scarpe.. – balbettai presa in contropiede dall’improvvisa iniziativa, non ricordando bene come fossi con l’abito bianco addosso e stranita all’idea che fosse tutto reale.
- ah adesso dopo tutti questi anni ti importa di essere scalza o non essere truccata? Ti ho vista in modi ben peggiori – commentò prontamente Niall riuscendo a farmi ridere e placare per qualche secondo la tensione che mi attanagliava lo stomaco, rendendomi conto che avesse ragione.
- ehi non insultare la sposa, stupido – lo riprese Louis con ilarità guardandolo male dal viso liscio e curato, come anche quello del biondo dal mazzolino di fiori arancioni a spuntare dalla tasca della giacca da cerimonia che doveva indossare anche Liam, il testimone di Zayn. Deglutii al pensiero.
- smettetela voi due, le farete venire il mal di testa – si intromise di nuovo la mia amica tagliando la conversazione un attimo prima che Niall potesse rispondere, alzando una mano tra i due e facendomi scuotere la testa impegnata tra forcine e ricci morbidi.
- ragazzi calmi.. su – esalai controllando l’orologio che segnava le 8:17, serena che mancassero quasi due ore al gran momento.
- visto? Le metti ansia – sussurrò il castano alle mie spalle verso l’altro, distraendomi un poco mentre mordendomi il labbro mi girai verso Camille e aiutata da una sua mano mi tirai in piedi non abituata agli strati di tessuto che mi stavo portando dietro.
- zitto – ribatté Niall quando un po’ barcollante mi ero spostata verso il lungo specchio posizionato accanto al muro infondo alla modesta stanza, trattenendo il respiro agitata.
I ragazzi mi furono subito addosso appena mi fermai davanti al mio riflesso e notai con piacere le tre paia di occhi scivolare curiose su tutta la mia figura, come mi permisi di fare solo una volta assicurata che fosse tutto in ordine.
Il corsetto dalla scollatura a cuore riprendeva la linea della mia vita sottile in dei disegni in pizzo e dettagli argentei fino ai fianchi, lasciando posto alla gonna liscia a ricadere poco gonfia fino ai piedi in diverse balze ornate di orli chiari e piccoli brillanti.
Il leggero strascico non era ingombrante e non dava nell’occhio, così come tutto l’insieme bianco latte che mi segnava come un proiettile finché la curva dei fianchi si perdeva sotto le balze eleganti.
Non era un abito eccessivo, non l’avrei permesso, e dava spazio ai boccoli dei capelli che mi scendevano lungo le spalle fino all’inizio del bustino.
- sei un incanto – mormorò Niall alla mia sinistra immerso nei suoi pensieri, facendomi voltare nella sua direzione e ritrovando così gli occhi oceano emozionati e un sorriso sincero.
- dici sul serio? Va.. vado bene? Non so più cosa pensare, mi sembra tutto.. così nuovo – gli parlai tornando a guardarmi allo specchio e tastando le balze della lunga gonna, risalendo poi a osservare il viso valorizzato dal velo di trucco sugli zigomi e lo sguardo profondo.
- è il tuo matrimonio, certo che è nuovo! – ribatté lui sottolineando quanto fosse reale la cosa, ridacchiando insieme agli altri mentre io mi ero arresa a dover accettare la cosa.
Sospirai sentendo la testa pesante e ripensando di non poter più tornare indietro, trovandomi a essere la protagonista della giornata e della mia vita da quel momento in poi.
- va tutto bene? – si premurò di chiedere Louis accarezzandomi il tratto di schiena scoperto, riportandomi alla realtà dopo diversi secondi nei quali il silenzio riempì l’aria.
- senti so che sei agitata.. è giusto, sarebbe strano il contrario, ma.. devi stare tranquilla. Sai quello che stai facendo e con chi: si tratta sempre di Zayn, non è niente che tu non conosci. Ci siamo tutti buttati in qualcosa di nuovo, sono incinta Scarlett! Louis ha rivoluzionato la sua vita, sappiamo com’è fare un salto nel vuoto. Tu lo farai con lui e sono sicura che sei pronta – prese parola Camille intuendo subito dal mio insolito silenzio che ero caduta in una delle mie paranoie, sorprendendomi dal suono delle parole pesate e convincenti.
Schiusi la bocca ascoltando la verità a cui io non avevo fatto conto e all’improvviso mi sentii tanto infantile e stupida per le mie paure mentre due dei miei migliori amici avevano avuto a che fare con molto altro.
- insomma sei sempre pronta a tutta, non dirmi che Zayn adesso ti fa paura! – aggiunse ancora la ragazza per stuzzicarmi e pungermi nell’orgoglio dove sapeva avrei reagito, riuscendo a strapparmi un risolino consapevole.
- non ho paura di lui, ho solo.. non so, e se non sono.. abbastanza? Io mando sempre tutto a rotoli e questa è una cosa importante – abbozzai continuando a mordermi il labbro appuntandomi mentalmente di dover far ritoccare il rossetto più tardi, torturandomi le mani dalle unghie appositamente curate e sentendo Niall sogghignare.
- non mi pare che lui si sia mai lamentato – se ne uscì il biondo per mostrarmi quello che l’ansia mi aveva annebbiato, usando però la frase sbagliata tanto che alzai un sopracciglio in disappunto.
- okay, nel senso.. a lui non importa, se sei qui vestita da sposa è perché l’ha voluto! Sei sempre la solita testarda, zucchero! – si corresse osservandomi con il suo sorriso contagioso e aggiustandosi veloce i capelli chiari ordinati, accarezzandomi appena il braccio finché gli sorrisi di rimando.
- beh è una fortuna che è testarda, almeno ha messo in riga il nostro Zayn – rise Louis divertito facendomi una faccia teatrale intenerita e io non riuscii a non ridere di nuovo.
- va bene ma mi promettete che se scapperà dall’altare dalla paura, verrà a sposarmi uno di voi due? – sbottai sentendo gli occhi inumidirsi per la realtà della situazione, capendo che non era più il tempo di nascondersi.
- se prova a farlo, lo vado a prendere per i capelli e lo riporto indietro a calci! – promise subito Niall guardandomi in modo allusivo e tirandosi nelle spalle con onore, accogliendomi con affetto quando lo tirai insieme a Louis e a Camille pretendendo un abbraccio che loro in una risata mi regalarono senza pretese. Senza chiedere niente in cambio, trattandomi come la Scarlett che non sarebbe mai cambiata.
 

Pov Zayn

- stai fermo – mi rimproverò Rosaline continuando ad aggiustarmi i ciuffetti di capelli che non stavano in ordine con della lacca, portandomeli indietro senza appiattirmi con un fare chirurgico che mi stava tenendo fermo da diversi minuti.
- fermo Zay! – disse ancora secca quando avevo preso a battere nervosamente il piede destro contro il pavimento del salotto di mia madre, seduto sulla poltrona dove mia sorella in piedi nel suo tubino color pesca da damigella, che indossava anche Jane presa a scorrazzare per casa.
- Rose va bene così, calmati – sbuffai controllando con il solo tatto delle mani che la cravatta grigia fosse bene al suo posto sotto il panciotto e la giacca del completo nero.
- amico è il tuo matrimonio, per una volta lasciala fare – si intromise Liam in piedi stretto nelle spalle larghe dal suo abito da testimone con i dettagli arancioni che aveva scelto Scarlett.
Gli lanciai un’occhiata storta e sospirai, prima di alzare lo sguardo a Harry davanti allo specchio intento ad aggiustarsi a sua volta i capelli comunque ricci e libertini sopra la giacca color cenere.
- se arriviamo tardi, giuro che.. – borbottai continuando a fissare il grande orologio sopra il televisore che segnava le 9:32, mezzora prima della cerimonia più importante della mia vita.
- non arriverai tardi, brontolone – mi canzonò lei prima di chiudere la lacca e lasciare il mio capo, camminando poi sui suoi alti tacchi verso Liam alle prese con il colletto della camicia.
- siete dei bambini, mamma mia – sbottò bonaria aiutando anche il castano che le sorrise grato, spostando l’attenzione su di me appena mi tirai in piedi nervoso per sincerarmi di persona che fosse tutto in ordine.
Camminai precipitoso verso lo specchio accanto a Harry e lui subito mi fece spazio, continuando ad aggiustarsi il ciuffo dietro di me per la sua altezza ma lasciando che mi controllassi tutti i bottoni del panciotto e il viso senza un filo di barba.
- Zayn va tutto bene – esclamò di nuovo Liam dandomi una pacca sulla schiena e buttando un occhio che la giacca fosse tirata bene anche dietro, affiancandomi e risultando molto più sereno e autoritario di me in un completo del genere.
- hai le fedi? Ricordale, eh! – parlai subito al contatto tastandogli il petto con una mano e guardandolo negli occhi marroni, abituato a rovinare le cose per piccole dimenticanze ma volendo essere sicuro che quella volta non sarebbe successo.
- ho tutto. La macchina è parcheggiata qui sotto, è tutto pront.. – rispose specificando subito quanto si fosse organizzato al posto nostro, quando il cellulare prese a squillargli dalla tasca dei pantaloni scuri e in un cenno si scusò.
- sì? – chiese appena accettò la chiamata con tono sbrigativo, sentendo nel frattempo Harry sospirare alla mia sinistra.
- ehi Camy.. sì, sì qui siamo pronti, prontissimi – pronunciò poco dopo rilassando visibilmente i tratti sapendo di parlare con la ragazza, promettendole un ordine che però non c’era – da voi tutto bene? Non è ancora svenuto nessuno? – ribatté quindi tranquillo facendomi alzare gli occhi al cielo in un gemito d’ansia, guardando un attimo il riccio che ridacchiò nella sua imponente eleganza.
Sentii quasi la voce di Camille dall’altra parte della linea ma preferii concentrarmi sulla mano che l’altro mio amico mi aveva posato dietro il collo in segno di supporto.
- beh direi che è tutto nella normalità allora – commentò con ironia a un’osservazione della moretta, facendomi storcere la bocca tirata – e qui ci sono giusto un paio di persone che muoiono dalla voglia di vederla, quindi non fate aspettare troppo Zayn dopo su – continuò a dire lanciandomi uno sguardo allusivo quando capii che stesse parlando di Scarlett e della mia voglia di finire tutto solo per poterla avere con me.
- certo, ti faccio lo squillo quando arriviamo – si accordò ancora sereno, come se stessero parlando di andare a comprare al supermercato, mentre il pensiero di Scarlett all’altare mi fece salire il cuore in gola.
Non sapevo come sarebbe stata vestita e neanche il resto, ma ero certo che in ogni caso l’avrei trovata perfetta.
Appena Liam concluse la telefonata con un bacio a Camille, lo fissai sperando in qualche dettaglio che mi facesse sentire meno incompreso e sopravvalutato – Niall e Louis sono lì insieme a Camy, stanno mettendo a posto le ultime cose – abbozzò distrattamente senza anticiparmi altro, costringendomi ad aggrottare le sopracciglia scure in un respiro teso che lo fece ridacchiare.
- e un uccellino mi ha detto che Scarlett è splendida, se vuoi saperlo – aggiunse quindi divertito dall’espressione agitata in cui mi piegai, domandandomi se mi meritassi tanto al mondo – anche se c’è un po’ di trambusto, ma sono ragazze.. penso sia normale – continuò a dire quando io avevo smesso di ascoltarlo, cercando di creare un’immagine nella mia mente che potesse reggere il confronto con ciò che mi aspettava.
- dove c’è lei, c’è sempre trambusto, che domande – borbottò Harry in modo ilare descrivendo a grandi linee ciò che esternamente si percepiva della ragazza – infatti i migliori sono qui, i casinisti di là – disse ancora con tono orgoglioso tirandosi nelle spalle e facendoci ridere, strizzandomi un occhio in complicità mentre riuscii solo a pensare che però mancava all’appello la persona migliore per me.
- e io vi prendo tutti a calci nel sedere se non la smettete di fare gli splendidi, così magari usciamo e rischiamo di arrivare in orario – se ne uscì mia sorella Rosaline dal nulla seguita da Jane che prese a braccetto il riccio con fare sbrigativo, aprendo la porta di casa e illuminando l’ingresso dove la più grande delle due ragazze accompagnò me e Liam in un sospiro.
- cos’è, un matrimonio o un battesimo? – brontolò questa affiancandomi per prendermi in giro mentre uscivamo tutti dall’appartamento, finendo poi per sorridermi emozionata e raggiante al pensiero che il fratello che aveva sempre sottovalutato stesse invece diventando un uomo.
 

Era quasi un quarto d’ora che eravamo ormai arrivati nella chiesa che io e Scarlett avevamo scelto diverso tempo prima, ornata in tutta la navata da bande di tessuto arancioni e fiori colorati dello stesso colore.
In prima fila sedevano le nostre famiglie tranne il padre della giovane, nella panca subito dopo avevano preso posto Louis e Harry insieme a Nicole e Stephanie, dato che Liam era in piedi oltre i gradini dell’altare insieme a Niall nello stesso tipo di abito da testimone.
I due ragazzi erano giunti prima delle ragazze che ancora si facevano attendere, comprese le mie sorelle che sarebbero entrate in seguito con Camille, e sebbene l’intera sala fosse gremita di facce conosciute mi sentivo quasi a mio agio accanto ai miei amici fidati.
Tra le varie file potevo scorgere volti di compagni dell’università o delle superiori, colleghi del bar che avevo lasciato, familiari lontani e conoscenze d’infanzia, anche solo conoscenti che si erano presi la briga di essere presenti. Riconoscevo la figura di Charlie Follow e di quella che doveva essere sua moglie dai capelli ramati, un mio professore di Economia e quella che Lucas mi aveva presentato come sua zia dall’Italia.
Tirai un sospiro per alleviare la tensione e strinsi le mani per impedire che prendessero a tremare, cercando di mantenere una postura ferma e autoritaria sotto i sorrisi che parecchi dei presenti mi mandavano in solidarietà.
Deglutii agitato e levai lo sguardo verso il portone appena questo si schiuse e una melodia conosciuta riempì l’aria in un mio sussulto.
Tutti i presenti si voltarono sul posto per guardare la scena che mi si presentava davanti, stringendo gli occhi per la luce improvvisa ma tendendo un ghigno spontaneo quando insieme al vociare degli invitati scorsi nel chiarore due figure ben distinte.
In un completo scuro Richard teneva a braccetto la figlia che io presi subito a guardare ingordo di dettagli, studiando la linea della sua pelle fasciata dall’abito bianco che la costringeva alla classica cerimonia nella quale lei si era improvvisata risultando comunque incantevole.
Se fosse stato per me, avrei accettato di sposarla anche con un paio di jeans e le sue Superga, l’avrei scelta in una basilica più modesta e avrei saltato tutti quei momenti convenzionali che non facevano per lei, ma Scarlett aveva voluto fare da tradizione e ora si stava avvicinando a me in un sorriso agitato che arricchì qualsiasi vestiario.
I capelli scuri le ricadevano lungo il collo scoperto e teneva legata verso il torace la collanina che le avevo regalato per il compleanno, ne ero certo, e i suoi occhi cioccolata sembravano anche più vivi grazie a qualche linea di trucco che io non conoscevo.
La lunga gonna arrivava fino al pavimento e pensai di non averla mai vista così, di non averla mai vista tanto perfetta contornata dal velo sottile che le partiva dalle ciocche di capelli che aveva tirate sul capo con attenzione.
Sentii il cuore accelerare a dismisura e feci fatica a controllarmi per non correrle incontro e invece aspettare che mi raggiungesse lentamente come si usava fare, spostando lo sguardo sul suo viso emozionato e impaurito che non abbandonai più fissandola indietro e capendo quanto fosse essenziale averla al mio fianco.
 

Pov Scarlett

Mi ero ripromessa di essere forte e impassibile a quello che sarebbe successo, avendola pensata solo come una rituale cerimonia per sancire un amore che io conoscevo già fin troppo bene, ma fui costretta a stringermi meglio al braccio di mio padre per non cadere guardando la figura di Zayn ad attendermi come se non potesse fare altro.
Era bello, lì fermo a farsi guardare come una statua tanto che trovai strano il fatto di vederlo stretto nel suo abito nero ed elegante attento a non far scorgere alcun tatuaggio che io sapevo a memoria.
I capelli erano tirati indietro con ordine e sorrisi immaginando che non potesse essere tutta opera sua, abituata a vederlo con il suo ciuffo ribelle e sentendomi già in colpa a dovergli disfare la pettinatura curata prima o poi sapendo del mio odioso vizio di toccargli i capelli mori.
Appena mostrai sovrappensiero il sorriso oltre il rossetto, lui fece lo stesso destabilizzandomi e facendomi salire il cuore in gola notando lo sguardo perso a studiarmi come spesso faceva ma mai così attentamente e tanto a lungo.
Di solito l’avrei rimproverato indispettita per le occhiate insistenti eppure mi emozionai tanto fu intenso il piglio delle iridi scure addosso, finalmente con la minima certezza di essere adeguata per il momento dato che Zayn mi stava guardando estasiato.
Non ero abituata a vederlo tanto preso, di solito ero io che mi scioglievo per un suo ghigno di troppo, ma per una volta mi sentii davvero felice di renderlo fiero di me.
Non avevo mai capito a fondo cosa trovasse di davvero bello nel mio comune aspetto o perché si fosse innamorato di me, ero un casino vivente e non poteva negarlo, eppure era lì in piedi ad aspettarmi all’altare in uno dei giorni più belli della mia vita.
Aveva scelto me, tra la miriade di ragazze che vedeva ogni giorno, per qualche fortuito caso aveva deciso che io fossi abbastanza.
E mi ci sentii, finalmente, ancora grazie a lui; mi sentii degna di qualcosa, ma mai sarei stata certa di essere all’altezza del ragazzo che ormai troppo vicino aveva teso la mano verso la mia.
Incrociai il suo sguardo vibrante e appena mio padre allentò la presa su di me sentii le gambe tremarmi, come anche il mio cuore al sorriso caloroso che il moro mi fece trattandomi in quella maniera importante che solo da lui avrei accettato.
Mi sbilanciai tremolante e trattenendo il respiro colsi il palmo del giovane che mi aiutò a salire i tre gradini che ci dividevano, scaldandomi le dita con la sua mano calda e trattenendosi al volermi tirare a sé.
- sei davvero bellissima – esalò attento che nessuno ci sentisse, parandosi alla mia destra e parlandomi con sentita sincerità tanto che credei sul serio di esserlo.
Per quanto potesse pensare di me stessa, tutto d’un tratto ogni volta che lui mi diceva che fossi bella io credevo di esserlo. Era lui a rendermi bellissima.
Non seppi cosa rispondere ma Zayn capì il sorriso grato e forse eccessivo che gli regalai, avvertendo gli occhi inumidirsi anche solo per la vicinanza con il suo sguardo pieno e la gioia pimpante che emanava dall’espressione di pura serenità.
Probabilmente era l’unica cosa a cui feci caso per la mezzora seguente, costretta ad abbandonare la mano al giovane ma piegandomi di continuo a scorgere il suo profilo e serrare un sorriso.
Finché il prete non ci interpellò, avrei potuto sbirciare nella sua direzione per tutta la vita contenta di ricevere di tanto in tanto dei cenni dalla sua parte che mi sciolsero il cuore.
- Scarlett Jonson e Zayn Malik, siete venuti a celebrare il matrimonio senza alcuna costrizione, in piena libertà e consapevoli del significato della vostra decisione? – ci chiamò in causa l’uomo dai pochi capelli e gli occhi chiari che io non avevo praticamente mai guardato, elaborando la sua domanda e trattenendo quindi un risolino pensando al fatto che no, non ero certa a cosa sarei andata in contro dopo quella giornata ma ero certa che per lui l’avrei rifatto altre mille volte.
-– rispondemmo sia io che il giovane chinandoci a parlare sullo stesso microfono, dandoci l’opportunità di avvicinarci un poco e avvertire il respiro agitato l’un dell’altro.
- siete disposti, seguendo la via del matrimonio, ad amarvi e a onorarvi l’un l'altro per tutta la vita? – domandò ancora e per l’amore incondizionato che nutrivo per Zayn, non immaginai come avrei potuto smettere di farlo un giorno quindi risposi anche quella volta – – senza tentennamenti.
- se dunque è vostra intenzione unirvi in matrimonio, datevi la mano destra ed esprimete davanti a Dio il vostro consenso – pronunciò il prete e fui davvero grata di poter avere un nuovo contatto con il ragazzo che prontamente si voltò e mi afferrò la mano di nuovo stringendomela con calore.
Mi ritrovai di fronte a lui, sotto il suo sguardo, e raggiunsi la convinzione che se non sarei morta proprio lì in quel momento per l’ansia nulla più avrebbe potuto farlo.
Deglutii e il moro si passò la lingua sulle labbra probabilmente assetato come me dal nervosismo, trovando la forza per ricambiare la linea dei suoi occhi senza pretese e competizione, semplicemente riprendendo a osservare la cosa più bella che avessi mai visto.
- Zayn Malik, vuoi accogliere Scarlett Jonson come tua sposa, promettendo di esserle fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarla e onorarla tutti i giorni della tua vita? – disse l’uomo la cui voce rimbombava per l’intera chiesa, ma che per me risultava solo un bisbiglio, assordata dal fiato impercettibile del ragazzo che mi guardò prendendosi carico di tutto ciò che volesse significare accettarmi.
- lo voglio – rispose come sempre senza timore, sicuro di ciò che stava facendo più di quanto credessi.
- Scarlett Jonson, vuoi accogliere Zayn Malik come tuo sposo, promettendo di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarlo e onorarlo tutti i giorni della tua vita? – ripropose lo stesso quesito anche a me, tanto che la mano che Zayn stringeva nella sua prese a tremare improvvisamente e lui fu costretto ad accarezzarmi il dorso con il pollice come era abituato a fare nella normalità.
Ero pronta? Sapevo a cosa stessi andando incontro mentre il giovane con qualche punta di preoccupazione mi fissava in attesa? Ero certa che avrei seguito le promesse ma era la cosa giusta da fare? Era davvero arrivato il momento di crescere?
In silenzio spostai lo sguardo ai presenti e in prima fila guardai Trisha e il padre di Zayn, che avevo conosciuto varie volte, i miei genitori e Lucas che affiancava Louis e oltre Harry dai visi emozionati. Oltre all’altare vidi Liam e Niall tesi in un’educazione esemplare e subito il biondo mi fece l’occhiolino per rassicurarmi, come l’altro che sorrise intenerito dalla mia attesa.
Ritornai a guardare il ragazzo che mi stringeva la mano e lo vidi piegare appena il capo in un silenzio frustrante, confuso da me e con la vivida preoccupazione che potessi abbandonarlo.
- lo voglio – ammisi e lui rilassò subito i tratti visibilmente, tirando un respiro a cui io sorrisi scusandomi per l’ennesima volta delle mie immature paranoie.
Il prete chiamò allora i due testimoni che slanciati ci raggiunsero e ognuno affiancò il proprio sposo, consegnando a entrambi la fede l’uno dell’altra in un sorriso.
- Scarlett, ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà – seppe prontamente recitare Zayn prendendomi la mano sinistra e infilandomi nell’anulare la fedina in oro bianco che notai avere incise delle parole che non riuscii a capire per la fretta del momento.
Mi rigirai tra le mani il suo anello e poi alzai gli occhi dalla mia mano, afferrando la sua grande tra le dita come mi lasciava fare la sera in dolci carezze, non abituata a non vedere la rondine stilizzata che invece era sull’altra mano che per l’occasione avrei lasciato in disparte.
- Zayn.. ricevi questo anello, segno del mio amore e della.. mia fedeltà – ripetei agitata infilandogli la fede con cura, afferrandogli subito dopo la mano in un sospiro di aiuto che lui colse continuando a guardarmi rapito e sorridendomi facendomi mancare qualche battito.
- con la benedizione del Signore e l’autorità conferitami, vi dichiaro marito e moglie – sentii dire in un prossimo applauso scrosciante che interruppe improvvisamente il silenzio scandito dai nostri respiri sottili, stupendomi dell’affetto che potessimo attirare.
Mi girai questa volta a guardare le intere panche piene di gente e notai con piacere molte persone tirate in piedi dall’entusiasmo, come mia madre che asciugandosi una lacrima di troppo mi sorrise fiera come rare volte l’avevo vista, facendomi ridere più serena e sbilanciandomi appena in avanti per la risata sicura che in ogni caso Zayn mi avrebbe sorretta.
Infatti senza fare attenzione, con la testa voltata verso le persone presenti, sentii chiaramente la presa del ragazzo tenermi per la vita stretta nel vestito bianco tenendomi a sé finché distratta a sorridere a Harry e Louis con le mani verso il cielo, non mi accorsi del bacio che il giovane mi stava depositando sulla fronte dolcemente.
Alzai allora il capo e ritrovandomi con il braccio allacciato al suo fianco, non feci fatica a ritrovare gli occhi scuri del ragazzo tanto vicini come il suo sorriso luminoso e incondizionato ad ammirarmi con sentita attenzione.
- ti amo – parlai spinta dalle due parole che tenevo dentro da tutta la mattina, aspettando solo di attendere il suo palmo con la fede sulla guancia per essere guidata contro il suo viso.
Io riuscii solo a tenermi con una mano alla sua giaccia e l’altra appena sopra la cinta, nonostante non ce ne fosse bisogno perché con il braccio libero Zayn mi stava stringendo accurato, piegandosi a baciarmi e facendo aumentare l’applauso generale in qualche fischio proveniente dalle prime file.
Ricordai le parole di mia madre sul fatto di non imbarazzarmi a baciarlo in pubblico o davanti a lei e papà e ricambiai serena il bacio unendo il naso al suo, avvertendo la sua mano accarezzarmi lo zigomo giù verso il collo fino a rigirarsi una ciocca dei miei capelli sciolti tra le dita portandomi a sorridere sulla sua bocca felice.
Riaprii gli occhi e immersa nei suoi occhi fui certa di essere nel posto giusto, tra le sue braccia, e con la sentita convinzione che ci sarei rimasta per molto tempo.
 

- dai la porto io la tua valigia – abbozzò Zayn quando l’ascensore del piccolo albergo francese si aprì al nostro piano, ricordandomi di essere già stata lì prima ma essere salita per le scale.
- ce la faccio, sono giovane su – ribattei contrariata che si sentisse costretto a fare quei gesti di cortesia, soprattutto data l’ora tarda dopo il viaggio in treno sotto la manica che ci aveva intrattenuti per le ore precedenti.
Feci per afferrare il mio bagaglio rosso ma il ragazzo mi precedette stringendo la maniglia tra le dita, uscendo dall’ascensore con una valigia per mano in un mio sbuffo teatrale.
Era stata una giornata lunga, finita la cerimonia avevamo passato il pomeriggio tra il pranzo nuziale e i vari festeggiamenti incluso il taglio della torta e il ballo che avevo fatto stretta nell’abito lungo che mi ero poi sfilata a casa nostra mettendomi in panni più comodi per il viaggio che ci attendeva.
Forse Parigi era scontata come meta, ma per me andava più che bene.
Zayn aveva voluto organizzare la luna di miele insieme a Harry come regalo di nozze e non mi aveva detto nulla fino al nostro arrivo sul suolo francese, finendo per portarmi nel vecchio hotel che mai avrei pensato di rivedere se non nei miei ricordi.
Mi aveva spiegato che avrebbe potuto scegliere qualsiasi altro albergo per passare la settimana di vacanza che ci aspettava ma fare un viaggio nei ricordi era di sicuro più originale, e io avevo concordato ritrovando ferma nel tempo la tenuta che ci aveva ospitati tutti nel viaggio con la scuola che ancora mi sembrava tanto vivido.
- tu non ti arrendi mai, eh? – borbottai divertita seguendo i passi di Zayn diretti con sicurezza per il corridoio lungo, ancora una volta senza darmi troppe spiegazioni.
- non mi sono arreso con te e guarda dove siamo! Dovresti essere felice – abbozzò sarcastico arrestandosi a un certo punto davanti a una porta che io riconobbi con diversi dubbi, voltandosi a scrutarmi con lo sguardo pieno e lanciando un’occhiata allusiva all’anello che tenevo alla mano sinistra e del quale mai mi sarei disfatta.
- sì ma non fare l’eroe, è stata.. una lunga giornata – sospirai ripensando all’orario del cellulare che poco prima aveva segnato le 21:03, arrendendomi a posargli un palmo sulla spalla con complicità quando i miei occhi vennero attratti dal numero della stanza che lui stava aprendo e che mi riportò a una realtà lontana.
Ma era amore il nostro? Il mio sì. Potevo finalmente dire di essermi innamorata, ci ero cascata dentro con tutte le scarpe.
- ti amo – mormorò Zayn serio facendomi mancare il respiro per qualche secondo. Probabilmente se non l’avesse detto lui l’avrei detto io.
Mi amava.. e aveva appena firmato la mia condanna.
In ogni modo sarebbe andata tra noi alla fine mi sarei ricordata di lui per sempre, avrei paragonato ogni ragazzo a lui e tutti sarebbero risultati inferiori.
Nessun altro avrebbe avuto quegli occhi, quel sorriso meraviglioso, quei capelli, quella risata..
Nessun altro avrebbe sopportato il mio carattere come faceva lui, non avrebbero risposto alle mie frecciatine, non sarebbero riusciti a farmi perdere il fiato solo sfiorandomi.
- ti amo Zayn – risposi solenne con gli occhi lucidi per poi tornare alle sue labbra in un sospiro arrancato.
Quelle parole non sarebbero andate sprecate come spesso facevano tutti i ragazzi, noi le avremmo dette quando i sentimenti avessero superato ogni altra cosa, e così era successo.
- la 118? Questa è la camera 118? – balbettai incredula che fosse arrivato a tanto, anzi sicura che non sarebbe stato fattibile, e il moro si voltò a sorridermi soddisfatto annuendo alla mia espressione colpita.
- ehi non potevo permettere che ci dormisse qualcun altro qui, è la nostra camera – se ne uscì lui sbarazzino strappandomi una risata emozionata, sorridendo allo scattare della serratura e spingendo la porta che si schiuse mostrando esattamente lo stesso scorcio sull’interno che ricordavo.
Quasi mi parve di rivedere il viso assonnato di Liam da più piccolo e di dovermi preparare il discorso per scambiarci di stanza, ma tutto mi apparve al buio se non per la finestra illuminata che permise al ragazzo accanto a me di spingere veloce le due valigie all’interno.
- non ci credo.. – mormorai riconoscendo le pareti color mostarda e il piccolo bagno lì a destra, non facendo in tempo a procedere che due mani si ancorarono attorno ai miei fianchi da dietro trattenendomi.
- dove credi di andare? Devo fare una cosa prima – sentii il tono sicuro di Zayn dire tirandomi a sé senza difficoltà, stranendomi prima che rigirandomi a guardarlo confusa lui potesse piegarsi appena e sollevarmi dalle ginocchia prendendomi così tra le braccia come una bambina.
Scoppiai a ridere all’istante e cercai di sfuggire alla sua presa, sicura però che non ci sarei riuscita, e solo dopo il ragazzo avanzò ridacchiando lasciandomi la prospettiva della sua mascella squadrata e della maglietta che strinsi divertita.
Con il piede accompagnò la porta a richiudersi dietro di noi e ci si appoggiò con la schiena per far scattare la sicura, continuando in seguito a camminare sereno come se non pesassi affatto.
Mi aggrappai alle sue spalle e nel frattempo diedi finalmente un’occhiata all’ambiente sempre uguale, notando poi con piacere i due letti singoli essere stati rimpiazzati da uno solo matrimoniale a dare sul panorama notturno della città.
- lo stiamo facendo sul serio? – borbottai ilare che mi avesse davvero portata in braccio oltre la soglia come dice una vecchia tradizione, buttando il capo all’indietro leggera ritrovando anche i due comodini ai lati del materasso.
- ti ho abituata troppo bene – commentò lui in scherzo tenendomi a forza nonostante non fosse troppo massiccio ma trattenendomi lo stesso pur di farmi sentire importante.
- cretino – esalai ridacchiando per la sua affermazione, rendendomi conto che in effetti aveva ragione e tirandomi in avanti con il busto per farmi più vicina al suo viso e mordicchiargli parte del mento in un gesto di gioco.
- ma sei proprio una peste! – esclamò tenendo il filo dello scherzo, ridendo sincero e mostrando così i canini che a me piacevano per qualche motivo strano – Marion non morde così – aggiunse ancora per stuzzicarmi e io non riuscii a non ridere ancora, stanca di prendere la parte della sostenuta perché la verità era che amavo Zayn come nessun altro.
Gli diedi un colpo sul petto mentre il ragazzo si accostò al letto e infine si mise a sedere sul bordo attento a non farmi cadere, continuando a stringermi e finendo quindi per accogliermi sopra le gambe e permettersi di circondarmi meglio con le braccia.
- mi stai paragonando al cane? – borbottai fintamente arrabbiata, spalancando gli occhi e vedendomi riflessa in quelli grandi del moro a cui infilai tra i capelli un palmo rovinandogli la pettinatura accurata.
- beh ti ho appena sposata, non conosco così bene Marion per farle la proposta – rispose con improvvisata serietà che mi fece ridacchiare ancora, seguendo la linea del suo sguardo che si era allontanato dal mio fino a che mi allungai per baciarlo facendo più pressione sul labbro inferiore e morderlo appena.
Zayn sorrise nel bacio e si rilassò appena gli accarezzai il volto con l’altra mano, sistemandomi più comoda sulla sua gamba destra e ricambiando il contatto più profondo che lui mi chiese tirandomi a sé complice e bisognoso di me come sempre per qualche ragione a me ancora sconosciuta.
Allacciai meglio le braccia lungo il suo collo e respirai il suo profumo fresco, avvertendo alcune sue dita allungarsi dietro la mia testa passandole tra i capelli lunghi e più curati del solito.
- ti ho già detto che sei bellissima, vero? – mormorò tra i baci facendomi arrossire e portandomi a sorridere di nuovo, ricordandomi di quando me l’aveva sussurrato all’altare e appena usciti dalla chiesa, durante il pranzo e in attesa del nostro treno.
- può essere – dissi vaga con tono ilare, stringendolo più forte e concedendogli l’amore che potevo dargli.
- ah aspetta un attimo! – trillai però poco dopo quando una pura ed eterna curiosità mi colse, sfuggendo a un uso bacio che si fermò nell’aria e facendolo stranire nell’espressione accigliata.
Sfuggii dalla sua presa seguita dai suoi occhi curiosi e salii sul materasso, muovendomi a carponi fino a raggiungere con le mani il comodino sinistro e il primo cassetto che non tardai ad aprire frenetica.
- cosa stai cercando? – bofonchiò Zayn non capendo il mio gesto, allungandosi sul letto al mio fianco per cercare di cogliere quello che non avevo saputo spiegare.
Guardai meglio dentro il cassetto in legno e lo trovai vuoto in un sospiro consapevole, immaginando per qualche vago sogno che potesse ancora contenere il pacchetto delle caramelle di Liam che io e Zayn avevamo condiviso quella sera lontana e che era stato dimenticato lì dentro.
Non potevo continuare a vivere nel passato, erano passati anni e quando in una strana delusione non vidi il sacchettino di liquirizie mi rigirai a guardare Zayn che se ne stava a squadrarmi ignaro, rendendomi conto che almeno una cosa era rimasta ferma nel tempo.
- cosa c’è? – sussurrò stranito sentendosi osservato, non riuscendo subito a reagire quando lo baciai di nuovo spinta da un desiderio lontano.
L’amore per il ragazzo che avevo sempre avuto accanto era l’unica certezza che mi era rimasta, ritrovando lo stesso sguardo vivido dopo gli anni e le sfide che avevamo passato.
- grazie di esserci – risposi sincera contro il suo viso, capendo che fidarmi delle sue parole in quegli anni era stata l’unica cosa buona che avessi mai fatto in tutta la vita.
Le labbra piene si aprirono in un sorriso imbarazzato dopo qualche secondo perché lo stavo fissando in silenzio.
- che c’è? – chiese confuso notando forse la mia tensione, accarezzandomi appena una guancia scendendo fino alla mascella.
- grazie – mormorai dopo qualche secondo spiazzandolo probabilmente.
- per cosa? – domandò non capendo, aggrottando le sopracciglia scure.
- per essere qui – risposi semplicemente e lo vidi trattenere il respiro – per non essertene andato come tutti gli altri – continuai vedendolo poi accennare un sorriso comprensivo.
- non me ne vado da nessuna parte Scarlett – affermò avvicinandosi più al mio viso facendomi perdere un battito, anzi forse anche più di uno.
- e grazie per tutte le attenzioni.. – dissi ancora quando fu ad un centimetro dalle mie labbra - ..perché anche se non lo faccio vedere mi fai arrossire ogni volta – ammisi guardandolo negli occhi, riuscendo ad aprirlo in un sorriso.
Si allungò sul mio corpo fino ad arrivare col viso sopra il mio e affondò i gomiti sul materasso a lato dei miei fianchi per non pesarmi addosso.
- credi che non me ne accorga? – chiese stupendomi. Sapevo di arrossire spesso, ma non credevo si vedesse tanto.
- speravo non così tanto – mormorai un attimo prima di ricevere il suo bacio.
Posò le mani sulle mie guance mentre premette le sue labbra sulle mie lentamente, e come poche volte nella mia vita mi sentii felice.
Il suo profumo mi inebriò e quando il suo respiro s’infranse col mio, le sue guance sfiorarono le mie, il suo naso strusciò contro il mio, credetti di essere la donna più fortunata della terra. E in un certo senso lo ero. Non ero  ricca, non ero immortale, ma avevo al mio fianco qualcuno che mi amava che era la cosa più importante. Perché quando ero giù di morale, quando tutti mi davano contro, lui c’era sempre stato e mi aveva fatta sentire unica e speciale ogni volta.
















  

Buonsalve!
Siamo arrivati all'epilogo di questa storia.. giuro, mi sento male.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto perché è venuto più lungo di quello che mi aspettavo ahahah
I miei bambini si sono sposati, posso piangere? No, scherzi a parte, volevo precisare che al di fuori di tutto non trovo molto sano il matrimonio a 21 anni *riferimenti casualmente non casuali* perché c'è tempo e finchè si è giovani si deve pensare a divertirsi ma questa è una ff e insomma, ci sta ahahahah
P.S. i capelli di Zayn da sposo sono tipo quelli della gif in bianco e nero, ma dettagli.
Voglio seriamente ringraziare tutte voi per essere arrivate fin qui e per avermi lasciato nel tempo recensioni e messaggi stupendi, è anche per voi che sono riuscita a concludere la ff e di mettermi alla prova.
Molte di voi hanno notato ciò che volevo trovaste nella storia, ovvero la cresciuta dei personaggi pur restando comunque sempre gli stessi, che è ciò che andrebbe fatto nella vita *fa un discorso quasi serio* ovvero fare errori, comprenderli, prendere nuove consapevolezze e diventare più maturi pur rimanendo fedeli a sè stessi. Essere un po' infantili e spensierati non vuol dire essere immaturi, questo è il messaggio fondamentale.
Farò delle one-shot Zarlett ogni tanto magari ma adesso mi concentrerò sulla nuova ff su cui lavoro da un po' (qui c'è il "trailer" se volete, potrebbe non vedersi sui cellulari ma dal pc sì
 https://www.youtube.com/watch?v=khNsDnFFV4w&list=UUaeQAbQGFQkP-zZ3yeWb-rg ) sempre su Zayn ma comincerò a postarla tra qualche mese in modo da poter avere più capitoli anche se ne ho già scritti una decina e sono entusiasta, vi farò sapere!
Davvero vi mando un bacio immenso, potete trovarmi su twitter come @hiseyesonmine se volete.
Grazie ancora per aver letto le umili cose che provo a scrivere, siete fantastiche.
Ci sentiremo ancora, un abbraccio a ognuna di voi!

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