The One Who Knows [traduzione di Kit_05]

di floorcoaster
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nono ***
Capitolo 10: *** Capitolo Decimo ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undicesimo ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


Nota dell’autrice: Un paio di settimane fa, sono approdata su una community livejournal davvero carina, chiamata “11 Reasons”. In pratica, si richiede la scelta di un pairing (nel mio caso Draco/Hermione) e una frase che si vuole dimostrare in undici fic. La frase che ho scelto io (molto generica, lo so) è “11 Motivi per cui Draco e Hermione Si Appartengono l’Un l’Altro.” A questo punto vengono fornite dalla community cinque tabelle con vari temi (Anatomia Umana, Umore & Carattere, Passioni, Peccati & Virtù, Emozioni) e si deve scegliere due prompt da ogni tabella in modo da scrivere così dieci fic (o drabble, o quello che si preferisce). Infine, c’è un’ultima tabella “jolly” che cambia ogni mese.

Come tema conduttore delle 11 fic ho scelto una canzone di Dar Williams, intitolata ”The One Who Knows”. E’ incredibile. L’ho suddivisa in undici “versi” e le undici fic saranno ispirate dai singoli “versi.”
Un’ultima nota, gli undici capitoli seguono il testo della canzone, non l’ordine cronologico degli eventi.


11 Reason General Theme: 11 Motivi per cui Draco e Hermione si appartengono l’un l’altro.
Personaggi/Pairing: Draco Malfoy, Hermione Granger
Titolo: The One Who Knows – Coloro che Sanno / Capitolo Primo
Rating: PG
Avvertimenti/Disclaimer: Harry Potter non è mio.
Word Count: 1430
Prompt: Tabella 1 (Anatomia Umana) – Dita

°°°°°


Time it was I had a dream. You’re the dream come true.

Dar Williams – The One Who Knows


°°°°°


L’atmosfera era leggera e gioiosa, non una ruga di preoccupazione su un singolo volto. Charles, il padre di Hermione, era nel mezzo di un lungo monologo su sua figlia. Erano oltre venti minuti che parlava, ma non aveva ancora superato il punto della sua nascita e dei suoi primi anni di vita. Hermione sapeva che era solo all’inizio e che l’unico motivo per cui le persone lo stavano lasciando parlare in pace era il fiume continuo di Burrobirra e Firewhiskey, generosamente offerti dagli organizzatori dell’evento.

Una notevole massa di persone, un po’ babbane un po’ magiche, era riunita in un’ampia sala privata del Dorchester Hotel a Londra. Narcissa s’era occupata di tutte le decorazioni, porcellane cinesi, cristalli, argenteria e rose in abbondanza. Aveva persino ingaggiato un cuoco da uno dei migliori ristoranti babbani della città, ignorando il servizio di catering offerto dall’hotel. Un’orchestra dal vivo e un cantante d’opera facevano parte degli intrattenimenti, e veri artisti avevano creato le delizie sul tavolino dei dessert – dodici diversi tipi di torte, una più squisita dell’altra.

Era molto più di quello che Hermione avrebbe mai potuto immaginare.

Charles stava ancora parlando del momento in cui Hermione aveva imparato ad andare in bicicletta, quando Draco si sporse verso di lei.

“Ehi,” mormorò.

“Che c’è?” sussurrò lei di rimando. Era perfettamente accettabile che fossero visti parlare, ma non voleva sembrare scortese. Erano seduti all’inizio della sala, ad un lungo tavolo con i più cari tra i loro amici, un fascio di luce che li metteva letteralmente in risalto.

“Un concentrato di energia, quella là,” stava dicendo suo padre. “Sbucciarsi le ginocchia non era un problema per lei. Provò ad andare su quella bicicletta per tre giorni a fila.”

Suo padre si voltò verso di lei, e l’intera sala sembrò seguire quello sguardo. I suoi occhi luccicavano con il suo amore e la sua adorazione mentre riprendeva a raccontare aneddoti sul suo coraggio e la sua determinazione. Hermione, sentendosi al centro dell’attenzione, arrossì e sorrise con calore a suo padre.

“Ehi,” ripeté Draco, toccandole un braccio per riguadagnare la sua attenzione.

Che c’è?” mormorò lei, sorridendo educatamente a Ginny, quando quest’ultima le rivolse uno sguardo perplesso.

“Sposiamoci stanotte,” disse lui, i suoi occhi luminosi.

Lei lo fissò con un sorriso fisso, sorpresa. “Ma ci sposeremo domani, Draco,” disse, attraverso il suo sorriso.

“Lo so,” rispose lui, spostandosi per guardarla. Con nonchalance le prese una mano. “Ma ti conosco e sei triste. Mia madre e la tua hanno preso in mano tutta l’organizzazione e l’hanno trasformato nel loro show. Tutto su di loro.”

Hermione fece per rispondere, ma suo padre doveva aver detto qualcosa di apparentemente molto divertente, perché tutti si voltarono a guardarli. Sorrise educatamente, finché l’attenzione non fu ricatturata dal Signor Granger.

“Fammi finire,” disse Draco a denti stretti. “So per certo che tu non vuoi sposarti in una chiesa, con rose e margherite, e di fronte a metà mondo magico ed a duecento degli amici dei tuoi.”

“Io -”

“Tu vuoi qualcosa di semplice e romantico allo stesso tempo, e profondo. Giusto?”

“Beh, sì,” rispose. Dovevano intercalare la loro conversazione con lunghe pause, così da non attirare l’attenzione sul fatto che non stessero ascoltando davvero. “Ma è tutto organizzato, Draco. Non possiamo cambiare adesso, il giorno prima.”

“Non cambieremo. Ci sposeremo semplicemente stanotte, come vogliamo noi, e poi partecipiamo a tutto lo show di domani per loro. Che ne pensi?”

“Non so…”

Un applauso li interruppe e si voltarono per scoprire che tutti li stavano fissando. Hermione sorrise nervosamente e suo padre riprese a parlare.

“Pronti per un brindisi?” chiese, a gran voce.

“Sicuro,” rispose Draco, aprendosi in un sorriso sereno.

Un’ora dopo, stavano danzando, quasi troppo esausti per muoversi davvero, appoggiandosi l’uno all’altro per supporto.

“Ho una confessione da fare,” sussurrò Draco.

“Oh? E sarebbe?”

“Un paio di mesi fa ho chiesto a Fred Weasley di prendere la licenza da ufficiale civile, qualunque cosa sia. Sai, così ci può sposare ufficialmente lui.”

Hermione si arrestò e fissò Draco. “Tu hai fatto cosa?

Lui si limitò a sorriderle, ignorando la sua esclamazione. “Andiamo, amore,” le mormorò in un orecchio. “Sposami stanotte. Sarà perfetto. Solo tu, io e le stelle.”

“E Fred Weasley, a quanto pare.”

Draco schioccò la lingua. “E Fred Weasley. E due testimoni.”

Hermione scosse la testa, divertita.

Ripresero a muoversi, in silenzio per alcuni istanti. “Dimenticati tutto il resto. L’infinita lista ospiti, le stravaganze… tutto. Sono solo segni esteriori dell’amore. Io voglio te, e solo te.”

Lei sorrise e scrollò le spalle, incredula. “Sei serio, vero?”

“Assolutamente. Ho tutto pronto, tu sei stupenda; io sono pronto, tu sei pronta. Improvvisiamo.”

“Con l’eccezione che avevi programmato tutto da un po’”

Sogghignò. “Beh, sì, con questa eccezione.”

“Vuoi farlo davvero?”

“Sì. Tu, no?”

Lei trasse un sospiro e riflesse sulla sua domanda. Era vero, Narcissa e sua madre – e persino Molly – avevano smesso di stare a sentire quello che lei desiderava dopo poche settimane dall’inizio dei preparativi. Avevano trasformato il tutto in una sorta di battaglia per apportare contributi e idee sempre più grandiose e, anche se non era stata la loro intenzione, alla fine dei conti l’unica cosa che la cerimonia in programma il giorno successivo aveva in comune con il desiderio di Hermione, era una sola: Draco.

All’inizio s’era fatta prendere dall’idea di un matrimonio sfarzoso, in grande stile – Narcissa l’aveva pennellato in maniera così accattivante e irresistibile. Molto velocemente, però, s’era resa conto che non faceva per lei. Si era concessa qualche ora per immaginare nella sua mente quello che realmente voleva, e il quadro era stato qualcosa di diametralmente opposto a ciò che aspiravano le loro madri. Era l’unico frutto dell’unione dei suoi genitori – la loro unica figlia – e ci tenevano moltissimo a fare colpo sui loro amici.

Il sogno di Hermione per il suo matrimonio era risultato in qualcosa di molto semplice – all’aperto, o su una spiaggia o in mezzo a un vasto campo in fiore, un abito fine, un bouquet di fiori appena raccolti, i loro più cari amici e familiari e, ovviamente, Draco. E un dopo-cerimonia trascorso alla Tana, per gustare un delizioso pasto e dove, discreti, lei e Draco se ne sarebbero potuti andare via per iniziare la loro vita assieme.

“Allora?” chiese, stringendola tra le braccia e facendola volteggiare per il salone, evitando così sguardi indiscreti.

“E di tutto… beh, di tutto il resto? Lo diremo a qualcuno?”

“La mezzanotte è passata, quindi – tecnicamente – è domani. Nessuno deve saperlo, a meno che così non vogliamo noi. Ti ho osservata alle prove, stasera, e sei stata sull’orlo delle lacrime per tutto il tempo. E quando Molly e mia madre hanno iniziato a discutere animatamente su Tonks e sulle sue scarpe, ho creduto davvero che non ti saresti trattenuta. Mi aspettavo che ti scagliassi contro di loro da un secondo all’altro, per liberarti di tutta l’ansia e lo stress che hai imbottigliato finora. Per ricordare a tutti che tu sei Hermione Granger-presto-in-Malfoy e che ottieni sempre quello che vuoi e che sai maneggiare una bacchetta con molta più abilità di chiunque altro io conosca.”

Lei rise e gli strinse la mano. “Ti amo, lo sai?”

“Quindi… significa che ci stai?”

“Come puoi essere certo che vada tutto per il verso giusto? Che non ci scopriranno? E domani? Ci presentiamo come nulla fosse e celebriamo un altro matrimonio?”

“Sì. Con la differenza che saremo già sposati, ecco. Così… nulla di tutto quello avrà importanza. Ci sarà solo questo grande segreto tra me e te.”

“Scommetto che mi aiuterebbe parecchio a liberare la tensione e l’insicurezza che potrei sentire domani, sapendo che, non importa quel che succeda, sono già tua moglie.”

“Esattamente.”

Lei sorrise, avvertendo un flusso di sollievo, eccitazione e adorazione per l’uomo che le era accanto. “Okay, ci sto.”

Due ore più tardi, sotto un letto di stelle, Hermione e Draco si sposarono. Aveva in mano un piccolo bouquet di fiori che lui aveva colto per lei mentre avanzavano nella radura che aveva scelto. Hermione aveva indosso l’abito usato per le prove e Draco aveva lasciato l’ultimo bottone della camicia aperto.

Lui portò con sé un paio di anelli speciali – non quelli scelti dalle loro madri – semplici vere di oro antico, quella di lei con uno zaffiro solitario nel mezzo. Quando Draco le infilò l’anello al dito, sorrise e Hermione avvertì il suo amore irradiarsi attorno a sé. Incisa all’interno della banda di entrambe le fedi c’era una frase che solo loro potevano comprendere: coloro che sanno.*



To be Continued



Nota di Traduzione: *in inglese è singolare, ma la differenza femminile/maschile italiana rende impossibile l’univocità della traduzione (colui che sa/colei che sa), ho così optato per il plurale.



Rieccomi (di nuovo^^) qua, stavolta nel campo ben più sicuro per me di una PG (o Verde che dir si voglia), ancora di Floorcoaster.
Come per Water and Dirt e Red Memory, potete leggere l’originale di questa fic sull’account dell’autrice su fanfiction.net, ovvero ici.

La traduzione di questa breve long-fiction è completa, per cui gli aggiornamenti saranno abbastanza rapidi. Ringrazio, as always, Merryluna che avrebbe avuto tutti i diritti di mandarmi a quel paese almeno una decina di volte, nell’ultimo mese. Diritto che, naturalmente, non è esteso alla moglia. E, come sempre, quando si parla di Draco, di Hermione e di matrimoni pazzi, una dedica d’onore va a Savannah ♥

Ne approfitto, infine, per ringraziare tutti coloro che hanno letto e recensito Swing Time, grazie davvero per tutte le vostre bellissime e lusinghiere parole :)

Al prossimo capitolo,
Kit05

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


11 Reason General Theme: 11 Motivi per cui Draco e Hermione si appartengono l’un l’altro.
Personaggi/Pairing: Draco Malfoy, Hermione Granger
Titolo: The One Who Knows – Capitolo Secondo
Rating: PG
Avvertimenti/Disclaimer: Harry Potter non è mio.
Word Count:1730
Prompt: Tabella 4 (Difetti e Virtù) – Speranza

°°°°°


And if I had the world to give, I'd give it all to you.

Dar Williams – The One Who Knows


°°°°°


Draco si accorse immediatamente dell’assenza di Hermione dalla sala. Era un salone grande, pieno fino al soffitto dei più disparati generi di persone, ma lui poteva avvertire la sua assenza – la luce non arrivava a rischiarare gli angoli nascosti della stanza. Lei si era portata via il sole con sé.

Era sicuro che si sentisse giù. A Hermione non importava molto di quegli eventi promozionali, ma si sentiva in dovere, verso Ron e specialmente verso Harry, di presenziare ad ognuno di essi. Quella sera, aveva fatto il suo discorso, espresso i suoi saluti, esercitato il suo sorriso e conversato amichevolmente per tutta la cena, attorniata dai dignitari e dai capi di Dipartimento del Ministero. Ora che il ricevimento era al culmine, era scomparsa dalla vista.

Draco la trovò, infine, all’esterno, sulla gradinata d’ingresso dell’edificio, la testa tra le ginocchia, gli occhi gonfi di lacrime. La pioggia cadeva a catinelle oltre la balconata che si protraeva dall’edificio, facendole da scudo. La osservò un momento, mentre poche gocce di pioggia le macchiavano i bordi del vestito scompigliato. Sapeva che non le importava. Con un sorriso sghembo, si sedette di fianco a lei, prendendola tra le braccia; lei continuò a piangere.

Con il tempo il suo pianto si quietò in singhiozzi, e si ritrasse dalle braccia di Draco.

“Tutto a posto, amore?” le chiese piano, porgendole un fazzoletto.

Lei scrollò le spalle. “È – è sempre la stessa cosa,” riuscì a dire.

“Lo so.”

“Continuano a organizzare queste stupide feste,” continuò, inalando un sonoro respiro. “Una a settimana, parrebbe. La Guerra è finita da più di nove mesi e vogliono continuare a festeggiare, come se fosse accaduto ieri.” Fece una smorfia e appallottolò il fazzoletto tra le dita.

Draco sospirò e le prese una mano con la sua, intrecciando le sue dita con quelle di lei.

“Vogliono glorificare la Guerra, e Harry. E anche Ron e me. Trasformare tutto in una sorta di… di… festa!” disse, infuriata. “Vogliono dimenticare quello che è stata davvero la Guerra, come è stata. Quello per cui è stata combattuta. Quello per cui persone sono morte, Draco. Organizza un party, ubriacati a tal punto di poter dimenticare per una notte le grida, e gli orrori, e gli incubi!

“Io non voglio dimenticare. Non voglio dimenticare per cosa è morto Harry. Se dimentichiamo, tutto sarà destinato a ripetersi. Succede sempre. Questa – questa sera, Harry è morto per questa sera, perché potessimo essere liberi di organizzare un maledetto ricevimento e ridurci il cervello in un maledetto agglomerato d’alcool e non doverci preoccupare che un maledetto Mangiamorte ci possa attaccare mentre barcolliamo verso casa. Solo, Merlino – la sua morte deve significare un po’ più di questo, vero? Qualcosa come libertà, e basta paure. Non essere paralizzata dal timore al solo pensiero di uscire di casa la sera; non più terrore di un orribile marchio verdastro sopra la casa di qualcuno che si ama.”

Le lacrime ripresero a scorrerle sul volto. “Sono così maledettamente arrabbiata, Draco. Non voglio più piangere per queste feste, ma non voglio nemmeno non piangere per questi teatrini.” Le sue spalle si afflosciarono e lui le cinse con un braccio, e la strinse contro il suo fianco.

“Ti amo,” mormorò, infine. Aveva sentito tutte quelle parole altre volte in passato, e stava male per lei. Sperava che potesse lasciar correre tutto, che potesse gettarsi tutto quello alle spalle.

“Lo so. Credo tu sia un po’ pazzo per farlo, ma lo so.”

Le baciò il capo. “Penso che il tuo discorso sia stato ottimo.”

Lei schioccò la lingua. “Grazie. Migliori sempre più a scriverli.”

“Quand’è che proverai a dire quello che c’è veramente dentro te?” le chiese, pacato. Sapeva che Hermione aveva una storia da raccontare su Harry e sulla Guerra, e su tutto quello che era successo – ancora più importante, sul perché fosse successo. Lui era più che d’accordo sul fatto che quella storia non dovesse essere dimenticata, o nascosta negli angoli più bui, solo perché era brutta e Oscura. E sapeva che lei aveva molte verità da tirar fuori, ma che esitava a metterle su carta. Temeva che la maggior parte delle persone non le avrebbero lette, che alla maggior parte delle persone non sarebbe interessato conoscere la verità su Harry e su quello che aveva passato.

Non disse nulla per alcuni minuti. Rimasero semplicemente seduti lì, insieme, ad ascoltare il ritmo cadenzato della pioggia cadente.

“Amo la pioggia, ultimamente,” disse infine, accoccolandosi ancora più vicina a lui.

Lui si accigliò un poco. Non rispondeva mai alla sua domanda. “Perché mai?”

“È come credo che il mondo dovrebbe sentirsi. Non dovremmo sempre stare a organizzare party e celebrazioni. C’è anche un tempo per piangere. Solo perché non c’è il suo cadavere non significa che non possiamo seppellirlo. Sembra che la terra stessa stia piangendo per Harry, quando piove; la terra lo piange come le persone che vivono su di essa dovrebbero.”

“Hanno fatto un funerale per Harry,” sottolineò Draco, constatazione non necessaria.

Hermione sbuffò. “No, hanno fatto una festa. Hanno sfruttato Harry. Anche Ron è d’accordo con me. Il suo nome è stato usato per tutte le iniziative che il Ministro voleva venissero messe in atto velocemente. Nessuno sa chi era davvero Harry.”

“E allora dillo tu,” disse. La sentì tendersi tra le sua braccia.

“Draco…”

“Ho una cosa per te,” la interruppe, infilando una mano in tasca e traendone una scatolina impacchettata, lunga e sottile.

Hermione trattenne il fiato e si raddrizzò, guardandolo ad occhi spalancati.

“Non è quello che stai probabilmente pensando. Aprila.”

Esitò prima di prendere la confezione e di iniziare a togliere la carta, meticolosamente e con cura.

“Oh, andiamo,” la stuzzicò Draco. “Strappa!”

Lei sorrise e continuò con il suo passo lento. Da sotto la carta regalo comparve una semplice scatolina nera, e Hermione alzò gli occhi verso Draco prima di aprirla. Quando tolse il coperchio, non riuscì a nascondere la sua sorpresa.

“Una… matita?”

“Sì.”

Hermione rise. “Una matita.” Prese tra le dita l’anonima matita gialla e la osservò meglio. “Numero due, Faber-Castell. Una matita.”

“Non ti dico quanto ci ho messo per trovarla,” disse Draco. “Non riuscivo a credere che a Diagon Alley non le vendessero – come mi avevi detto – così ho passato a rassegna ogni singolo negozio.”

Hermione gli sorrise.

“La maggior parte delle persone, a cui ho chiesto se ne avevano, non avevano neanche mai sentito parlare di una matita, prima, così ho dovuto ingoiare il mio orgoglio e avventurarmi in un negozio Babbano. La prima volta nella mia vita, tra l’altro. È – è questa quella di cui parli sempre, vero?” chiese, all’improvviso incerto.

“Sì, Draco. È questa.”

“Hai detto che amavi le matite. Che c’è qualcosa nel modo con cui scrivono, lasciando una traccia di chi scrive dietro. Piccole ombre grigie, le hai chiamate.”

Lei annuì. “Io – grazie. Sei così dolce, a pensare a me. È davvero un regalo unico ed inaspettato.”

“C’è… una cosa ancora. Non è una matita ordinaria. L’ho incantata perché fosse sempre appuntita e non si rimpicciolisse mai. Ho chiesto al Babbano che me l’ha venduta se ci fosse qualcosa che avrebbe reso una matita sempre perfetta. Lui ha scrollato le spalle e ha detto una matita che è sempre appuntita.”

Hermione lo baciò. “Scommetto che sono l’unica strega al mondo con una matita magica,” disse con diletto, rimettendola con attenzione nel suo contenitore.

“Hermione,” disse Draco prendendo un profondo respiro.

“Sì?”

“Io – io credo che dovresti davvero scrivere di Harry. Tu lo conoscevi, probabilmente meglio di chiunque altro. Lui non vorrebbe che tu fossi ancora in pena per lui. Lui -”

“Draco,” lo fermò lei, posando un dito sulle sue labbra. “Io – io lo so. Davvero. Ci ho pensato a lungo, fin dalla prima volta che me l’hai detto. E… credo che tu abbia ragione. Dovrei farlo. Per Harry. Tu sei sempre stato così importante per me, così di sostegno. Sto ancora cercando di capire come sia possibile che, quando ho più bisogno di te, sai sempre dire o fare la cosa giusta. Specie considerando che la maggior parte del tempo vorrei farti entrare un briciolo di raziocinio nel cervello a forza. Sai essere così testardo!”

“Io?” sbottò lui, incredulo. “Io sono testardo?”

“Sì, abbastanza,” replicò lei, gli occhi luccicanti. “Amo la tua testardaggine, però. Non ti vorrei in nessun altro modo.”

“Hrmpf,” brontolò lui con cipiglio.

“Sono piuttosto certa che potrei vivere con la tua testardaggine per tutto il resto della mia vita.”

Tutto Draco, tutti i suoi normali processi biologici – il battito del cuore, il pulsare del sangue, lo scambio di ossigeno e anidride carbonica nei suoi polmoni – gelarono. Poteva quasi avvertire le sue parole farsi largo dalle orecchie al suo cervello per mettervi lì profonde e forte radici. La guardò.

“Non puoi poi tirarti indietro, sai.”

“Perché mai vorrei farlo?” chiese.

“Prima o poi ritornerai in te, ne sono sicuro.”

“Non essere sciocco,” replicò lei con noncuranza. “Non sono una che parla senza averci pensato prima.” Gli prese il volto tra le mani. “Ti amo, stupido. E credo lo farò per sempre.”

Con la stessa impetuosità con cui tutto s’era fermato, tutto Draco tornò alla vita, a velocità raddoppiata. Solo il suo sorriso rischiarò con lentezza il suo volto, e poi i suoi occhi.

“Ma sì, scriverò questo libro per cui insisti tanto. Per Harry.” Gli rivolse un altro sorriso.

Lui tentò di concentrarsi. “Bene. Credo che lo dovresti fare. Un vero arrivederci.”

“Infatti,” disse con un sospiro, poi si strinse a lui. Draco capì che la conversazione si chiudeva lì, ma era un bene. Aveva molto su cui pensare.

Sapeva che quello che lei aveva detto era vero. Molte delle persone che conoscevano Harry stavano combattendo con la stessa mancanza di un vero addio, con il cercare di andare avanti quando il mondo magico sembrava voler far finta che Harry non fosse mai esistito e, allo stesso tempo, utilizzare la sua figura di eroe. Pensò poi – e non per la prima volta – di cosa volesse dire fare Hermione sua. Ma poi le si strofinò contro l’incavo del suo collo, tracciando con lievi baci il contorno della sua mascella, e tutti i pensieri si dileguarono dalla sua mente. Quando sembrò che lei si stesse fermando, la strinse ancora e coprì le sue labbra con le proprie. L’unico pensiero rimasto era su quanto avesse iniziato ad amare la pioggia.


To Be Cotinued


Ecco qua il secondo capitolo, dedicato alla moglia che, sono sicura, se avesse avuto una matita Faber-Castell numero due non avrebbe rotto si sarebbe stressata così tanto a studiare Giacomino :P
Naturalmente, a lei la matita e a me Draco...
Un grazie, come sempre, a Merryluna che condivide con me l'amore per i colori pastello e che si unirà nella battaglia KILL BILL per pretenderne sempre di più XDDD

E, last but not the least, un grazie a tutte coloro che hanno commentato ♥

Isoski_01: Ciao Iso^^ E ora ti svelerò il mio segreto di pulcinella XDD Traduco tanto quando sono stressata tanto, aka sotto esami - come il mese scorso. Mi rilassa e il fatto che molti degli esami che devo preparare hanno una componente di programmazione o di simulazione che va fatta al computer non mi aiuta a rimanere lontana dai miei file "incompleti" XD Al contrario, adesso che ho riniziato le lezioni ho pochissimo tempo da dedicare a questo hobby :P Grazie mille, spero che continui a piacerti^^

merryluna: Manu, TeSSoro!, io voglio questo Draco - con o senza matita, non importa XDD E quel luminare fa miracoli nel caso di Draco... bisogna fargli una statua XDD Grazie mille, come sempre :wub: :hug: :wub:

white_tifa:Mavi, grazie mille! E se venisse voglia anche a te di scrivere 11 fic sull'argomento, fammi sapere! Mi vanno bene anche 11 fic su perché Ron è un essere a-cefalo XDD Spero ti sia piaciuto anche questo^^

gemellina: Carissima! Sei sempre troppo buona con me ♥ Te l'ha passata la Manu la canzone? Per colpa sua me la sono ascoltata per circa sei ore in due giorni, è ipnotica XDDD Grazie mille e un bacione^^

Givanda: Era tanto che non usavo il tuo nome per intero, ne sentivo la mancanza XDDD Tienimi lontana la Pimpa! Mi fa paura! :cry: :cry: E non farti domande che non hanno risposta, che t'ho appena dedicato una matita XDD *un coso* :P

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


11 Reasons General Theme: 11 Motivi per cui Draco e Hermione si appartengono l’un l’altro.
Pairing: Draco Malfoy, Hermione Granger
Title: The One Who Knows – Capitolo Terzo
Rating: PG
Disclaimer: Harry Potter non è mio.
Word Count: 1159
Prompt: Tavola 3 (Passioni) — Lui – Volare


°°°°°°


I’ll take you to the mountains, I will take you to the seas
Dar Williams, "The One Who Knows"

°°°°°°


“ZITTA!” urlò, più furioso di quanto non lo fosse stato da molto, molto tempo. “Sta’ zitta, stattene ZITTA!”

“NO!” gridò lei di rimando, dandogli un forte pugno nel petto e quasi sputando, tanto era arrabbiata. “Tu mi ascolterai!”

“Io NON ti starò ad ascoltare blaterare su…”

Tu hai iniziato questa conversazione, Malfoy, ricordi? Tu rimarrai qui ad ascoltare finché non è conclusa. Tutto quello che ho detto è -”

Draco si coprì entrambe le orecchie con le mani e le rifilò un’occhiataccia. “Non ti sento! Non ti sento!” Una qualche parte del suo cervello era consapevole che c’erano altre persone nella stanza, ma era così arrabbiato che non ci faceva nemmeno caso.

Lei si limitò a gridare più forte, cosicché non solo lui poteva sentirla comunque, ma i suoi timpani cominciarono pure a lanciare fitte di dolore per lo stridulo volume della sua voce. Un improvviso pensiero gli suggerì che probabilmente doveva avere ascendenze banshee.

“Quello che credo -” aveva ripreso a dire, e lui decise che ne aveva abbastanza.

Mosse le mani dalla propria testa alla sua, cingendole quasi interamente il volto tra le mani. “Sta zitta!” ringhiò, avvicinando il suo viso al proprio. “Sta!” Le baciò le labbra, veloce e arrabbiato. Lei si dimenò un poco e poi rimase perfettamente immobile. “Zitta!” La baciò di nuovo, questa volta con più forza. “Sta zitta!” e di nuovo toccò con le proprie labbra brucianti le sue. “Sta – solo – zitta!” Il volume della sua voce era diminuito drasticamente, e ogni parola era sottolineata da un bacio sempre più leggero.

Quando si rese conto che Hermione era rimasta ferma, la comprensione di quello che aveva appena fatto lo colpì in pieno petto; lasciò libero il volto della ragazza come se ne fosse stato ustionato e si ritrasse di un passo. Lei lo stava guardando a bocca spalancata, gli occhi sbarrati e una leggera mancanza di respiro, cosa che per un istante lui trovò bizzarra – visto che non aveva ricambiato il bacio. Lei sbatté le palpebre e trasse alcuni profondi sospiri.

“Oh, va’ avanti, lo sai che vuoi farlo,” giunse una voce come dalla fine di un lungo tunnel. Una parte del cervello di Draco decise che sembrava Ginny Weasley.

Fu tutto quello di cui Hermione aveva bisogno. Fece un passo in avanti verso di lui e, senza una parola, senza un rumore, allungò una mano e gli prese il collo per avvicinare il suo volto al proprio. Lo baciò. Merlino, non era mai stato baciato così in tutta la sua vita. Era un bacio furioso e disperato, come la loro lite, ma presto si trasformò in semplicemente intenso e divorante.

Draco era in piedi fermo, rigido; stringeva i pugni e poi riapriva la mano ciclicamente, sforzandosi di non rendersi ridicolo. Accolse i suoi baci, li ricambiò e la incoraggiò succhiando il suo labbro. Ci fu un istante in cui il suo cervello sbraitò tentando di fargli ricordare che non erano da soli, ma poi Hermione gli mise le mani tra i capelli e le strinse in un pugno, tirandolo forte anche se non tanto da fargli male. Gemette involontariamente e tutte le sue funzioni cerebrali si appiattirono. Tutto quello che voleva era non interrompere mai quel bacio.

Dimenticando tutto, portò le proprie mani tra i capelli di lei, giocando con loro, arrotolandoli intorno alle dita, perdendosi nella loro morbidezza. E il suo bacio… era vorace. Si sentiva come se stesse volando, facendo salti mortali nell’aria, una serie di capriole impossibili sulla sua scopa, lassù, sopra le montagne e laggiù, appena sopra la superficie dell’oceano. Una corsa verso il sole, verso il calore racchiuso in quella sfera, immergendosi tra le nuvole e inseguendo gli uccelli.

Improvvisamente si accorse di come la mano di lei si stesse facendo strada, lentamente ma inesorabilmente, attraverso la sua schiena. Quasi soppresse quella consapevolezza, ma un irritante neurone si ribellò e gli ricordò ancora che, non importava quanto lui sperasse nel contrario, non erano da soli.

Le palpebre di Draco si spalancarono e smise di baciare Hermione, allontanandosi da lei. La mano della ragazza si era fermata giusto dove la sua schiena cominciava a incurvarsi, le mani di lui trattenevano ancora delle ciocche dei suoi riccioli ribelli. Lei aprì allora gli occhi e, per un istante, lui vide tutto in essi.

Qualcuno si schiarì la gola e Hermione fece un salto indietro. Nessuno disse nulla. Draco la stava fissando, così come lei stava fissando lui. Poteva avvertire tre paia d’occhi scavargli dei solchi alle spalle, ma faceva fatica anche solo a pensare, muoversi era impossibile.

Hermione si ricompose molto più velocemente di lui. Si lisciò le pieghe del vestito e indossò una maschera di indifferenza. “Bene,” disse, la sua voce molto più calma di quanto lui pensava fosse possibile. “Suppongo di aver vinto io, allora.” Si voltò e uscì dalla stanza con il giusto passo per non sembrare si stesse affrettando, ma allo stesso tempo comunicandogli un disperato bisogno di correre.

Poteva comprenderla.

Era rimasto lì coi suoi amici, col suo ex-ragazzo. I loro sguardi gli stavano trapanando il cranio e anche il suo cervello se ne rese, finalmente, pienamente conto. Se non si fosse mosso, non ci sarebbe voluto molto prima che potessero vederlo in volto.

Senza girarsi, senza una parola, raddrizzò le spalle e marciò fuori dalla stanza e poi fuori dalla casa.

∞∞∞∞∞∞


Non la vide di nuovo se non quattro giorni dopo.

Era stato convocato a un incontro, la fine – per un verso o per l’altro – si stava avvicinando velocemente. La stanza era piena, ma si svuotò alla svelta alla conclusione della riunione, lasciandolo da solo con Hermione. Di certo lui non s’era aspettato che potesse accadere. S’era attardato a parlare con Fred e, quando il gemello era sparito in direzione della cucina, aveva alzato lo sguardo per trovare Hermione lì, ad osservarlo, a braccia incrociate.

Si sentì come se si fosse Materializzato davanti a un treno in corsa.

Non aveva idea di cosa dire.

Per sua fortuna, fu sollevato dal compito di dover rompere il tangibile silenzio.

“Malfoy.”

“Granger.”

“Per quello che è successo l’altro giorno. Non mi dispiace.”

Contro la sua volontà, si ritrovò a sorridere. Non poteva farci nulla, lei sapeva essere divertente con quei suoi modi spicci. Lentamente avvertì la tensione e l’ansia sciogliersi e liberargli i muscoli, e si appoggiò allo schienale della sua sedia. “Neanche a me.”

Lei annuì, una volta sola. “Quindi, che succede ora?”

Scrollò le spalle.

“Voglio che tu dica qualcosa,” lo riprese, impassibile.

Ruppe il contatto tra i loro sguardi e spostò gli occhi verso qualcosa alle sue spalle. Huh. “Io… suppongo… allora, che vorrei poterti baciare tutte le volte che voglio.” Continuava a non guardarla, ma poteva sentire il suo sorriso. Riscaldava l’ambiente.

“Siamo a posto, allora.”

“D’accordo,” confermò lui.

“Draco.”

Le sue pupille scattarono per incontrare gli occhi di lei, un’improvvisa onda di eccitazione gli strinse lo stomaco. Quando parlò di nuovo, la sua voce fu un poco incerta. “Hermione.”


To Be Continued



A Merryluna che ama sentire e gustare le parole. E che mi sopporta sempre con incredibile stoicismo.
E alla Judy, anche se i suoi gusti in fatto di ship rimangono sempre molto discutibili (però, ogni tanto, qualcosa di buono lo fa anche Ginny XDD).
Alla moglia... nulla che in questi giorni sono già stata fin troppo angelica e non è nella mia natura XDDD

Come sempre, grazie a tutti coloro che hanno letto e recensito ♥

lilyblack: Grazie mille del commento! Credo che tu abbia c'entrato in pieno l'obbiettivo di questa fic: ritrarre Draco e Hermione in 11 momenti diversi della loro vita, come foto "rubate" o come un filmino girato a loro insaputa. Spero che anche questo "primo bacio" ti sia piaciuto! Grazie ancora :)

Emily Doe: Contenta? Non t'ho ancora insultato e ho anche scritto il nome giusto! Non sono un amore? XDD Hai ancora la matita? Spero di sì, perché io il mio Dracocucciolo che si mette le mani sulle orecchie per non sentire non lo cedo a nessuno :medio :medio :medio E trattami bene che altrimenti ho il permesso di riprendermi Anthony! XDDD

Isoski_01: Ciao Iso^^ Beh, ma la differenza tra scrivere e tradurre sta tutta lì, nella traduzione non c'è un vero processo creativo; anzi, per la mia mente psicotica è un "mettere ordine" :P Sì, okay, io non sono molto normale XDD Spero ti sia piaciuto anche questo^^ Grazie ancora :)

Magical_Illusion: Judy! Non è che sono la traduttrice ufficiale perché sono praticamente l'unica? *si guarda in giro sospettosa XD* Cmq, una fic io e la moglia? Tu sei pazza! Uscirebbe un qualcosa comprensibile solo a degenti di lungo corso di qualche struttura psichiatrica XDDD Tu vuoi male al mondo delle fic, ecco! XDD
Basta vedere che ship supporti... povero il mio debole cuoricino XD Un bacione, pazza!

Mya78: Ciao carissima! T'ho già ringraziato, ma mi ripeto anche qui, grazie mille! Sono contenta che anche questa traduzione ti piaccia :P E hai notato un particolare importante, stavolta non è (solo, perché anche lui i suoi problemi ce li ha XD) Draco ad avere delle maschere e dei sentimenti nascosti e profondi, ma anche Hermione. Un bacione e alla prossima :)

Merryluna: Mina dura? Noooo! Mi fanno i solchi e quando cancello mi rimangono (perché io sono quella che cancella sempre tutto almeno tre volte :lol: ) Però quelle a mina morbida lasciano in giro troppi aloni, con me, vero anche questo. Forse dovrei tornare al nido e rifare tutto il percorso come non pastricciarsi il volto? XD Un mega bacione e non viziarmi troppo, che poi arrossisco tutta ♥

gemellina: E io continuo con il ringraziarti *.* Quella canzone è malefica, però me ne sto lentamente disintossicando... certo non so quanto ascoltare a palla per un sei/sette volte di fila Ghost Love Score sia considerabile come miglioramento, ma bisogna accontentarsi! Spero ti sia piaciuto anche questo! Un bacione!

white_tifa: Ciao Mavi^^ Mi piace molto il tuo titolo sul sequel di Perché Ron è un essere a-cefalo, molto adatto visto il protagonista :lol: PLLS è particolarmente azzeccato per questa fic, o almeno per un certo capitolo. Che sarà... okay, sto stuzzicando troppo? XDD Cmq, lo vedrai, intanto PLLS! E grazie mille a te! Un bacio!

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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto ***


11 Reasons General Theme: 11 Reasons why Draco and Hermione Belong Together
Pairing: Draco Malfoy, Hermione Granger
Title: The One Who Knows
Rating: PG
Disclaimer: Don't own Harry Potter
Word Count: 1297
Prompt: Tabella 2 (Umore e Carattere)— Estasi

°°°°°


I’ll show you how this life became A miracle to me.
Dar Williams


°°°°°


Draco stava camminando avanti e indietro, fuori dalla porta, con passo furioso; si chiese se sarebbe finito con l’usurare il pavimento. Si fermò e sbirciò attraverso i vetri, cercando di guadagnarsi almeno una veloce occhiata di quello che stava avvenendo dall’altra parte.

“Ehi, Malfoy,” una voce amena – e pertanto irritante.

Si voltò per trovarsi di fronte Ron e Luna, sua moglie. “Weasley,” rispose, incapace di nascondere la sua irritazione.

“Come stai?” chiese Ron, allungando una mano. “O, più importante, come sta Hermione? Congratulazioni, tra l’altro. Ho portato dei sigari.”

Draco non si sentiva dell’umore adatto per fare quel, quel gesto amichevole, anche se Ron era un amico. Voleva solo essere in quella stanza. “Grazie,” mormorò.

“Che ci fai qua fuori, Draco?” chiese Luna, con la sua voce svagata. Anche Ron gli rivolse un’occhiata interrogativa.

“Io – lei… beh, mi ha buttato fuori.”

Ron scoppiò a ridere, mentre Luna sembrava solo marginalmente interessata. “Ti ha buttato fuori?” ansimò Ron tra i singulti.

Il cipiglio di Draco si intensificò. “Sì.”

“Perché?” chiese Luna.

“Qualcosa sul lasciare che i Guaritori facessero il loro lavoro. Ha detto che mi avrebbe richiamato,” disse, girandosi per cercare di sbirciare nuovamente nella stanza. “Ma sono passate quasi due ore.”

Il respiro di Ron stava ritornando alla normalità. “Sono sicuro che lo farà, amico. Non ti punirebbe così tanto.”

“Spero di no,” replicò con uno sbuffo.

Stava per riprendere a parlare quando sentì un chiassoso gruppo di persone avvicinarsi. “Maledizione,” mormorò. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era che tutti i Weasley, tutta la famiglia di Hermione e sua madre venissero a sapere che era stato buttato fuori, seppur temporaneamente, dalla stanza. “Vado in bagno,” disse a Ron.

Non aveva ancora fatto tre passi quando la porta finalmente si aprì. La testa di un’infermiera fece capolino. “Signor Malfoy?”

Draco ritornò sui suoi passi in un baleno. “Sì?”

“Siamo pronti, potete entrare.”

Non ebbe bisogno che il consenso venisse ripetuto e dovette trattenersi per non scaraventare fuori dal suo percorso la donna, nella fretta.

Hermione era mezza seduta sul letto, sua madre al fianco. Quando lo vide, i suoi occhi si spalancarono e apparve sollevata. La Signora Granger salutò la figlia con un bacio, diede una pacca sulla spalla a Draco e uscì.

Nonostante la piccola ciurma di Guaritori e infermiere, per Draco era come se nessun altro fosse presente nella stanza, a parte la sua amata.

“Draco,” disse lei, cercandogli disperatamente la mano. Si affrettò al suo fianco e gliela porse, standole il più vicino possibile. “Mi dispiace che t’ho fatto andare via.”

“Shh, è tutto a posto, amore. Sono qui, ora.”

“Volevo farti tornare il secondo che te ne sei andato, ma loro hanno detto di no.”

“Hermione, è tutto a posto. Posso fare qualcosa per te?” chiese, mezzo divertito per il suo stato dimesso e mezzo desideroso di poterla prendere e stringerla tra le proprie braccia.

“Tienimi solo la mano e parlarmi e -”

Per la scarlatta madre di Merlino, pensò Draco quando Hermione gli strinse la mano. Sebbene “stringere” non fosse esattamente la parola giusta; la prese in una morsa implacabile con tutta l’apparente intenzione di ridurla a brandelli.

Dopo un momento, la contrazione passò e lei allentò la presa ferrea. Lui mosse cautamente le proprie dita e le porse l’altra mano.

“Scusa,” disse lei, poi ridacchiò. “Sei adorabile quando soffri.”

“Oh, molto carino da dirsi,” disse, con una punta di falsa irritazione.

“Non dovrebbe volerci molto,” lo assicurò lei. “Hanno detto che manca poco.”

“Okay, beh, non me ne vado da nessuna parte.”

“E lascerai che i Guaritori facciano il proprio mestiere?”

La guardò con diffidenza. “Ho solo pensato che dovrebbero -”

Un’altra contrazione causò il dileguarsi di ogni pensiero razionale dal suo cervello. Quando passò, Hermione stava ansimando.

“Draco, sanno quello che stanno facendo.”

“Io – okay” Le baciò la mano, poi le scostò i capelli dal volto e le baciò la fronte.

Poco si scoprì essere un termine molto relativo. Dopo altre due ore, Hermione gli strinse la mano così forte che pensò avrebbe perso conoscenza. La guardò e vide l’ovvio dolore a cui era sottoposta, e tutto intorno a lui sembrò sfocarsi. All’improvviso tutte le persone intorno a lui si stavano affrettando, ma come in slow motion, e sentì, come se fosse immerso nella nebbia, qualcuno dire, “Spinga! Spinga!” Poi lei si rilassò e la sua mano divenne fiacca nella sua. Draco la guardò di nuovo e stava sorridendo e piangendo allo stesso tempo. La stanza si quietò e poi…

Il vagito di un neonato.

Delle lacrime gli pizzicarono le palpebre, ma non gli importava. Dopo un paio di minuti, in cui un’infermiera aveva assicurato loro che il loro bimbo stava benissimo, il Guaritore emerse da dietro un paravento, con in braccio una piccola cosa rosa, impacchettata strettamente in una copertina bianca.

“Signor e Signora Malfoy, congratulazioni! Avete avuto una bellissima bambina in perfetta salute.”

Hermione stava piangendo quando prese la bimba – loro figlia – dalle mani del Guaritore. Draco era sbalordito. Una bambina. Una piccola, minuscola vita che aveva contribuito a creare. Una bambina. Sebbene si fosse innamorato di Hermione piuttosto velocemente, non fu nulla in confronto a quello – s’innamorò istantaneamente di sua figlia.

“Oh, Draco,” sussurrò Hermione. “Guardala. Guarda a quello che abbiamo fatto.”

Non riusciva a parlare. Mentre Hermione stringeva la loro bambina, parlandole dolcemente, lui si prese cura di sua moglie. Le asciugò la fronte con un panno fresco, le rimboccò le coperte, le scostò i capelli dal viso ogni volta che sentiva ce ne fosse la necessità, e le baciò una guancia.

Hermione lo guardò. “Di’ qualcosa.”

Draco pensò a quanto amava Hermione. Pensò a quello che avrebbe fatto se le fosse mai successo qualcosa, a quanto dolore avrebbe causato a chi l’avesse fatta soffrire, e tutto quello s’era centuplicato per sua figlia. La sua piccola bimba. Si sentiva tanto piccolo e ridicolamente inadeguato.

“Ti amo,” fu tutto quello che riuscì a dire per esprimere i suoi sentimenti. Forse lei lo comprese comunque, ché s’illuminò in un sorriso e gli cercò la mano.

“Avete scelto un nome?” chiese una delle infermiere. Aveva in mano una piuma e un elaborato pezzo di pergamena srotolato sul tavolo.

Draco guardò Hermione, che annuì. “Gemma,” rispose. “Gemma Elenwë Malfoy.”

“Bellissimo nome,” commentò l’infermiera, chinandosi a trascrivere il nome sul certificato di nascita. Si fermò. “Err, forse è meglio se lo scrivete voi.”

Draco annuì e si avvicinò al tavolo per scrivere il nome di sua figlia per la prima volta. La sua mano tremò leggermente nel bagnare la punta della piuma nella boccettina di inchiostro. Appena prima di posare il primo tratto sulla pergamena, alzò gli occhi verso Hermione, che lo stava osservando attentamente.

“Ti amo,” gli disse.

Lui annuì ancora e il resto gli venne semplicemente. Quando finì, riconsegnò la piuma all’infermiera e si portò nuovamente al fianco di Hermione.

“È splendida,” disse, sfiorando con esitazione una mano di Gemma. Si aprì in un sorriso. “Non so nemmeno cosa dire.”

“Neanche io,” sussurrò Hermione. “Draco?”

“Hmm?”

“Adoro il suo nome.”

“Pure io. È stupenda, vero?” disse a bassa voce. Poi sogghignò e aggiunse, “Lo sapevo che lo sarebbe stata. L’ultima aggiunta alla lunga serie di splendidi e speciali neonati Malfoy.”

“Il penultimo dei quali saresti tu, ovviamente.”

“Naturale. È quasi bella quanto lo ero io.” Il suo sorriso pieno di sé lasciò il posto ad un altro infinitamente più dolce, e Draco si inclinò verso un orecchio di Hermione.

“Lei è la mia stella, ma tu sarai sempre il mio cuore.”

To Be Continued


Nota dell’autrice: Gemma è (anche) il nome di una stella. “Elenwë” è tratto dal Silmarillion di J.R.R. Tolkien.



Quarto capitolo e, temo, che nelle prossime settimane si cambierà un po’ registro, con un po’ di angst ad entrare in gioco. Mica si poteva chiedere che i nostri avessero sempre tutto facile, vero? :lol:
Non per niente il caro Dr. Spencer è già stato contattato^^
Grazie mille ad Emanuela, per tutto quello che fa per me ♥

E grazie mille a chiunque abbia letto e/o commentato A Life Sentence

Moglia: Io non ho detto che non voglio scrivere una fic con te! (Anche se ricordo che sto aspettando la fic che tu dovresti scrivere per me :lol: XD), ma che se mai un tale capolavoro venisse scritto… sarebbe comprensibile giusto a qualche pazzo, ecco! E non ti chiarirò le idee su questi capitoli, che tu denigri i miei consigli! *nota turbata la mancanza di logicità tra le due frasi* Un coso :wub:boso, contenta? XD

lilyblack: Ed eccolo qui, il quarto scatto^^ Stavolta niente liti, visto? :P I nostri due eroi (?) devono godersi il frutto delle loro fatiche :lol: Grazie mille! Un bacio.

merryluna: TeSSoro! Grazie mille :wub: Questo Draco che si mette la mani sulle orecchie per non sentire e che viene scacciato dalle stanze d’ospedale è tenerissimo :wub: :wub: Se ormai non fosse un uomo sposato e con figli, lo rapirei :nods: E credo di non averti ancora ringraziato per il commento a A Life Sentence! :wub: :wub: :wub: Un bacione! ♥

gemellina: Temo di aver fatto un danno, sul fronte canzoni, con la Manu :unsure: Si è attaccata morbosamente a Sleeping Sun :unsure: Anyway, grazie mille per tutti i tuoi commenti! Sia qui che alle altre mie traduzioni! Mi fanno sempre immenso piacere ♥ Un bacio :)

Mya78: Grazie, carissima! ♥ Draco che si comporta da bambino di due anni circa è tenerissimo, vero? :lol: Però fa tanto lui^^ Sono contenta che questa long ti stia piacendo e che t’è piaciuta anche A Life Sentence! Spero che tutto il resto stia andando bene :) Un bacione! ♥

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Capitolo 5
*** Capitolo Quinto ***


11 Reasons General Theme: 11 Reasons why Draco and Hermione Belong Together
Pairing: Draco Malfoy, Hermione Granger
Titolo: The One Who Knows
Rating: PG
Disclaimer: Harry Potter non è mio!
Word Count: 1685
Prompt: Tabella 1 (Anatomia)—Olfatto

°°°°°

All the things you treasure most, will be the hardest won

Dar Williams

°°°°°


“Sei sicuro di volerlo fare?” chiese Hermione.

Lui fissò il grande edificio di fronte a lui e trasse un profondo respiro. “Sì,” rispose, ma lei poteva avvertire l’insicurezza nella sua voce.

“Draco, non devi per forza essere qui.”

“È la mia casa,” disse a denti stretti.

Hermione non disse più nulla e gli strinse una mano. Lui la lasciò fare, ma non la incoraggiò, il suo braccio rigido al fianco. Lei lasciò la presa. Erano in piedi, con un gruppo di Auror, all’esterno di Malfoy Manor, ad aspettare. Lucius Malfoy era stato finalmente catturato e Narcissa, che aveva seguito dappresso le orme del figlio, aveva consegnato la casa come garanzia.

Malfoy Manor era stato il palco di almeno una dozzina di battaglie durante la Guerra, e il maniero ed i suoi terreni portavano le ferite di ognuna di esse. I vetri delle finestre erano rotti, larghi tratti di terra riarsi, e gran parte dell’ala sud era andata completamente distrutta, esponendo parte degli interni della casa alla furia degli elementi.

Il Ministro aveva voluto che la proprietà fosse setacciata alla ricerca di artefatti Oscuri. Draco s’era appellato alla richiesta e gli era stato riconosciuto il diritto di rimuovere i propri effetti personali, prima che la dimora venisse perlustrata.

Kingsley Shacklebot, l’Auror a comando dell’operazione, uscì dai portoni principali in parte divelti e dichiarò che si poteva entrare, e che gli incantesimi protettivi erano stati rimossi.

Tutti si voltarono verso Draco, che trasse alcuni respiri profondi e marciò attraverso le porte d’ingresso senza una parola. Hermione non era sicura se avesse dovuto seguirlo. Le aveva detto che la voleva lì, con lui, ma non appena aveva rimesso gli occhi sulla casa in cui era cresciuto, dove non aveva messo piede per oltre un anno, s’era completamente chiuso su se stesso, ergendo muri, e inferriate, e barricate.

Avanzò verso le porte e si mise a parlare a bassa voce con Kingsley, lasciando il tempo a Draco di sparire all’interno del maniero, se l’avesse voluto. Gettò uno sguardo in fondo all’ingresso e lo vide in piedi, ad aspettare, lo sguardo accipigliato fisso sul pavimento. Con un sospiro, Hermione attraversò la soglia dell’ultimo posto sulla terra in cui avrebbe mai immaginato di potersi ritrovare un giorno.

Camminare nell’anticamera principale era angosciante. Bruciature erano visibili sulle pareti e sui muri; i quadri squarciati erano appesi ad angolature anomale, vasi e altri suppellettili erano in mille pezzi, sparsi sul freddo marmo.

Quando si avvicinò a Draco, lui si mise le mani in tasca, facendole capire senza mezzi termini che non voleva essere toccato. Hermione dovette ricordarsi che lui stava attraversando un qualcosa che lei non avrebbe potuto capire. Si fermò a qualche passo di distanza da lui.

Draco fece un cenno, indicando il corridoio che portava all’ala sud. “Di lì c’erano tutte le camere di rappresentanza. La sala da ballo, il salotto di ricevimento, la stanza della musica, la galleria d’arte, persino il museo della famiglia Malfoy, se si può definire così.” Girò il volto in direzione opposta. “Di là le camere, più che altro. La mia è – era – al secondo piano, appena saliti dalle scale. La loro…” si fermò, e Hermione lo vide deglutire diverse volte prima di proseguire. “La loro era alla fine, sulla destra.”

La guardò – no, non proprio. Fissò un punto appena al di sopra della sua testa. “Che cosa vorresti vedere per prima cosa?”

Voleva andarsene. Non l’aveva mai visto così e la spaventava. Era come se stesse combattendo lacrime, rabbia, frustrazione, delusione e contro il suo stesso tradimento, tutto insieme.

“V- voglio che scegli tu,” rispose nervosamente.

“La mia camera, allora,” decise e con un singolo cenno si diresse verso il grande scalone. Gli Auror li avrebbero seguiti, ma non avrebbero toccato nulla finché lui non avesse dato il suo benestare.

Hermione lo seguì in silenzio, combattendo contro le proprie lacrime. Non voleva altro che prenderlo tra le proprie braccia, e tenerlo stretto e dirgli che tutto sarebbe andato a posto. Ma non c’era conforto per lui, nulla che avrebbe potuto accettare.

Scuotendo la testa, Draco aprì le porte della propria camera – della sua vita precedente – ed entrò. Hermione non fu sorpresa di scoprire che l’arredo era in verde e argento. C’erano tre ampie, raffinate librerie su una parete, ricolme di libri di tutte le forme e dimensioni; un camino ornava una seconda parete; un enorme letto la terza, e sulla quarta un armadio si ergeva di fianco a una porta finestra, drappeggiata con pesanti e ricche tende di velluto. Draco attraversò velocemente la stanza e aprì le tende.

La polvere gli inondò il volto e starnutì. “Doxy,” mormorò. Lentamente si voltò per fronteggiare la stanza alla piena luce del giorno. I suoi occhi incontrarono brevemente quelli di Hermione, prima che lui avanzasse verso le librerie e iniziasse ad impilare i libri.

Hermione gli andò al fianco e osservò l’imponente collezione. Come Ottenere Sempre Quello che Si Vuole, Una Enciclopedia della Magia Oscura, L’Arte Oscura della Seduzione, 1000 Pozioni Alternative. Erano solo alcuni dei titoli che catturarono la sua attenzione. Boccheggiò e si ritrasse.

Draco si fermò e alzò lo sguardo su di lei, curioso. Aveva già formato tre pile, muovendosi velocemente da un ripiano all’altro. “Che c’è?” le chiese, nessuna inflessione nella sua voce.

“Sono tutti… Oscuri,” rispose, voltandosi verso di lui.

L’occhiata che le rivolse le gelò il sangue e fece propagare brividi – spiacevoli – lungo la sua schiena. Lui abbassò lo sguardo sul libro che aveva in mano e ne lesse ad alta voce il titolo. “Creature della Notte, Volume III, S-Z.” Sospirò stancamente, come se fosse esausto. “Hermione, cosa ti aspettavi di trovare? Libri sui mici?” Non la stava esattamente deridendo, ma era quanto più vicino al suo vecchio ghigno che lei avesse visto da quanto s’era unito all’Ordine.

Non voleva piangere, davvero. Si dimenticò per un momento di chi fosse, ora, Draco e temette che potesse prendersi gioco di lei. Che la chiamasse debole. Per la prima volta, era anche leggermente intimidita da lui; era come se fosse divenuto una persona diversa nel momento in cui aveva rimesso piede nella proprietà della sua famiglia.

Invece che confortarla, come aveva sperato, Draco si limitò a fissarla. “Allora?” pretese di sapere.

“Io – tu li stai tenendo,” riuscì a dire.

Draco sbatté le palpebre e osservò le pile di libri che aveva creato fino a quel momento, poi tornò con lo sguardo su di lei. “Questo… è quello che sono.”

Delle lacrime le pizzicarono le palpebre e solo allora, finalmente, vide i suoi occhi ammorbidirsi. Lui li chiuse velocemente e si massaggiò il capo.

“Io… te l’avevo detto che sarebbe stata dura,” disse.

Lei l’aveva saputo; solo, non si aspettava che sarebbe stato così difficile per lei. Non aveva anticipato quanto forte potesse essere l’effetto di quel posto su di lui; aveva pensato di essere abbastanza forte per lui.

Hermione si limitò ad annuire e riportò lo sguardo ai libri. Più che mai, avrebbe voluto stringerlo stretto, ora per trovare conforto anche per sé, oltre che per lui, ma non lo fece. Si sentiva così impotente, lo sguardo fisso su L’Arte Oscura della Seduzione e i suoi neuroni ad urlarle che lui era cambiato adesso, che non era più così.

“È sull’assassinio,” le disse, piano. Lei sobbalzò, non s’era accorta del suo avvicinarsi. “Mio padre mi regalava libri del genere in ogni momento.” Draco lo prese e lo sfogliò le pagine. “Voleva forgiare la mia coscienza presto e in maniera definitiva.” Chiuse il libro e la guardò, poi lo gettò sopra la prima catasta e ritornò al suo lavoro.

Hermione si sentiva perduta.

“Il comodino affianco al mio letto,” disse Draco dopo un paio di minuti, senza guardarla. “È chiuso. La parola d’ordine è libertas. Lì c’è quello che leggevo.”

Hermione esitò e poi si avvicinò al letto. Con un’occhiata sopra alle sue spalle, mormorò la parola d’ordine ed aprì il cassetto. All’interno c’erano due libri vecchi e consunti – Canto di Natale di Charles Dickens e Huckleberry Finn di Mark Twain.

Cautamente, prese in mano Huckleberry Finn e gli diede una scorsa. C’erano appunti su ogni pagina nella sua graffiante calligrafia, ovviamente era stato letto più e più volte. Il suo cuore accelerò i battiti e lei si voltò, per scoprire che gli scaffali erano stati completamente svuotati.

La stava guardando.

Lei arrossì e si girò per rimettere a posto il libro.

“No, tienilo fuori. Anche l’altro.”

Hermione obbedì, posando entrambi i volumi sul letto.

Draco accese un fuoco nel camino e lo aizzò magicamente finché non lo vide ruggire, lei poteva avvertire il calore spandersi per la camera. “Vuoi aiutarmi?” le chiese.

“Aiutarti a fare cosa?”

Lui raccolse la copia di L’Arte Oscura della Seduzione e la lanciò tra le fiamme. Sorrise all’odore di carta bruciata che riempì la stanza. Hermione trovò che quell’espressione non si addiceva all’aria oppressiva del Maniero. Quell’alone misterioso, oscuro, petulante che aveva visto momenti prima era in sintonia con l’ambiente. Il sorriso, no.

“Tieni,” le disse, porgendole un libro rosso scuro. “Credo che questo dovresti buttarlo tu.”

Hermione gli andò accanto e prese il libro guardandone il titolo. I Sanguesporco e i Loro Usi. Lo lasciò quasi cadere; quasi lo aprì. Poi lo gettò tra le fiamme con tutta la forza che disponeva.

Lui le indicò una catasta di libri. “Questi sono infiammabili.” Poi un’altra. “Questi no.” E infine l’ultima. “Questi si ribellano a tutto ciò che tenta di distruggerli. Li lasceremo a quelli del Ministero.”

Hermione annuì.

Draco sogghignò. “Riesci a reggere l’idea di bruciare dei libri, Granger?”

“Beh, questa è un’occasione molto speciale. Sì, credo proprio di potercela fare,” disse senza tremore.

Ci volle un’ora per finire quel compito, e giocarono nel contempo a vedere chi avrebbe indovinato il colore delle fiamme che avrebbe prodotto il libro successivo.

Per Draco era una tappa fondamentale del processo di allontanarsi da quella parte di sé che aveva sempre disprezzato, di cui si era vergognato. Dalla casa, portò via solo due libri, una foto di sua madre e la sua scopa. Tre mesi dopo, quando il Ministro dichiarò il maniero ufficialmente “pulito”, lui ed Hermione lo osservarono ardere fino alle fondamenta.

To be Continued…



Nota dell’Autrice Il titolo del libro “L’Arte Oscura della Seduzione” è stato tratto, con il permesso dell’autrice, da “Forgotten” di Evy Black. Storia eccellente, non ancora completa. Potete trovarla negli archivi di mugglenet fanfiction.


Un bacione e grazie mille, as always, a Merryluna, senza di lei sarei persa ♥
Ne approfitto per ringraziare anche qua tutto lo staff di Acciofanfiction e Solarial! Non me l'aspettavo proprio e mi avete lasciato senza parole! :D

Un grazie anche a quella pazza dagli istinti suicidi che è la Judy! :lol:^^

Ricordando, infine, che la moglia è moglia solo mia, e che non sbrano nessuno se lasciate un commento (almeno credo :unsure: XD) ... alla prossima!

Kit

Kabubi: Ma ciao! Elenwe mi ha subito fatto ricordare Tolkien, ma non avendo letto ancora il Silmarilion non riuscivo a capire perché^^ Draco indeciso ha sempre quel qualcosa di teneroso in più^^ Grazie mille del commento! :)

Moglia, che è moglia solo mia: Contenta che rimarco ciò che è mio? Sì? Bene, dammi Ant! :medio :medio Come già saprai, ho dovuto leggere il tutto almeno un tre volte prima di trovare un filo logico in quello che stavi dicendo, ma non ho demorso (che brava che sono^^) e... non ci ho capito nulla lo stesso. XDDD
Non osare mai più avvicinare il nome del mio tesoruccio Dracocucciolotto a quel verme sifilicoso di R-Ro... del coso, ecco! :dry: *coso appassionatissimo*!

Merryluna: Sì, il libro dei nomi serviva di sicuro. E scommetto che, se avessero guardato bene, avrebbero trovato un libro dei nomi anche nella libreria di Draco. Piromani che non sono altro! :lol: Un megabacione :wub:

Mya78: Ciao carissima! Grazie mille, come sempre! Sei troppo buona! ♥ Draco tenero e dolce non si vede spesso, ma ogni tanto ci vuole. E uno come lui non può che essere un padre super-iper-affezionato e protettivo^^ Un bacione e grazie ancora!

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Capitolo 6
*** Capitolo Sesto ***


11 Reasons General Theme: 11 Reasons why Draco and Hermione Belong Together
Pairing: Draco Malfoy, Hermione Granger
Titolo: The One Who Knows
Rating: PG
Disclaimer: Harry Potter non è mio.
Word Count: 2308
Prompt: Tabella 2 (Emozioni) - Rabbia


°°°°°

I will watch you struggle long, Before the answers come
But I won’t make it harder. I’ll be there to cheer you on
I’ll shine the light that guides you down The road you’re walking on.

°°°°°


Il giorno prima dell’esecuzione della sentenza che condannava Lucius Malfoy al Bacio del Dissennatore, Draco andò a trovarlo in prigione. Hermione aveva tentato di convincerlo ad andare per settimane, fin dal giorno in cui la data dell’esecuzione era stata decisa alla fine di un lungo processo. Sapeva che vedere Lucius sarebbe stato difficile per Draco, e molto probabilmente doloroso, ma sapeva anche che aveva bisogno di vederlo. C’erano cose che andavano dette, a suo padre, domande che aveva bisogno di porre, e se avesse perso l’opportunità di dirle e chiederle, l’avrebbe rimpianto per sempre. Hermione conosceva Draco – non aveva bisogno di ulteriori rimorsi sul capo.

Si era offerta di accompagnarlo, ma lui non aveva mai deciso un giorno. Cambiava discorso e la distraeva il più velocemente possibile ogni volta che l’argomento veniva tirato in ballo. Quando finalmente andò, lei lo scoprì solo perché ricevette un gufo nel pomeriggio che diceva: È fatta.

Ricevuta la notizia, Hermione lasciò a metà tutte le sue commissioni e si Materializzò immediatamente nell’appartamento di lui. L’intera abitazione era immersa nell’oscurità e quasi cadde, inciampando su qualcosa nel mezzo del pavimento. Accese la bacchetta per vedere di che si trattasse e scoprì un mucchio di vestiti, sparpagliati disordinatamente.

L’appartamento di Draco era sempre ossessivamente pulito ed in ordine, non lasciava mai nulla fuori posto. L’angoscia di Hermione crebbe esponenzialmente mentre si faceva strada verso la sua camera. Con l’aggiustarsi della vista alla poca luce, si accorse di come l’intera casa sembrasse essere stata saccheggiata. C’erano vestiti dappertutto, oggetti divelti; era un disastro totale. Per un istante si fece prendere dal panico, credendo che qualcuno potesse essere entrato, che lui fosse ferito – se non peggio.

Dovette fermarsi nell’anticamera per calmarsi un poco. Chiuse le palpebre e si sforzò di rallentare il respiro, cercando di ripetersi che tutto era a posto, tutto era a posto, tutto era a posto. Si disse che era stato lui a creare quel disastro, che i suoi incantesimi di protezione erano troppo buoni per potersi essere disintegrati in un sol giorno.

Quando raggiunse la porta della sua camera, aguzzò le orecchie per carpire il minimo rumore, ma non sentì nulla.

“Draco,” lo chiamò, bussando piano. Nulla. “Draco,” ripeté, stavolta a voce più sostenuta. Ancora nulla. Quando chiamò il suo nome per la terza volta, credette di aver avvertito un qualcosa muoversi, ma dopo aver atteso qualche istante ancora, più nulla. Tentò di abbassare la maniglia, ma aveva bloccato la porta.

“Draco, ti prego, rispondimi,” disse, la voce vicina all’isteria. “Solo… di’ qualcosa, ti prego. Non me ne andrò finché non mi avrai parlato.”

La porta si aprì lentamente e lei entrò nella sua stanza. Era come tutto il resto dell’appartamento – al buio e in disordine. In quell’oscurità riuscì solo a intravedere una massa raggomitolata al centro del suo letto, e capì che doveva trattarsi di Draco. Non poteva vedere neanche un lembo della sua pelle, era interamente coperto dalle lenzuola.

“Draco,” disse, avvicinandosi.

“Cosa?” giunse in risposta una voce sopita, irritata.

“Stai bene?” gli chiese.

Non rispose direttamente. “Che domanda è?”

Non era di buon umore, quel tanto era ovvio. Hermione si fermò all’angolo del letto, vicino alla testiera. “Hai ragione, scusa. Cosa è successo?” domandò.

Un’altra lunga pausa prima della sua risposta. “Sto tentando di non bestemmiare, solo perché tu mi hai detto di imprecare meno.”

Hermione aspettò che lui continuasse, ma dopo un poco si accorse che non l’avrebbe fatto. Sospirò. “Draco, guardami.”

“No.”

“Perché no?”

“Non voglio.”

Aveva voglia di schiaffeggiarlo. “Draco, lo capisco che sei arrabbiato, triste, o quello che è, ma non è un buon motivo per essere maleducato.”

“Cercare di non bestemmiare. Cercare di non bestemmiare. E non m’importa un tubo se sono scortese.”

“Malfoy -”

“No. Faccio quello che voglio,” disse, ancora sprofondato da qualche parte tra le lenzuola. “Voglio stare sdraiato qui e essere scortese e maleducato quanto mi pare. Tu non hai idea di quello che sto passando – di quello che ho passato. E non voglio che tu ce l’abbia. Voglio essere lasciato in pace. Non ho voglia di parlarne, non ho voglia di essere accomodante. Ho voglia di essere lo stronzo egoista che sono nato per tutto il tempo che mi pare. E non cercare di rigirare la frittata e farmi passare come quello bastardo.” Si fermò. “Anzi, vaffanculo. Sono quello bastardo. Quindi lamentati e lagnati quanto vuoi. Ma lasciami da solo. Chiaro?”

Hermione era completamente sbigottita. Non le aveva mai parlato così prima, mai alzato la voce. Quando litigavano, lui era sempre quello che teneva i toni bassi, lei quella che li alzava. Un’improvvisa rabbia la invase, ma sapeva anche che doveva essere successo qualcosa di veramente brutto perché lui si comportasse così.

Ma non gli dava comunque il diritto di essere arrabbiato con lei – che voleva solo essere d’aiuto – ma supponeva che, dopotutto, gli fosse concessa un po’ di autocommiserazione.

Il capirlo non portò, però, ad un miglioramento del suo umore. “Va bene,” scattò. “Stattene qui sdraiato a piangerti addosso. Sono nella camera degli ospiti, se hai bisogno di qualcosa.” Incrociò le braccia sul petto e fissò la massa inerte, sfidandola silenziosamente a contraddirla.

“Okay,” rispose lui, infine; sembrava esausto.

Hermione marciò fuori dalla stanza e sebbene volesse sbattere la porta, non lo fece.

°°°°°


Draco non riemerse per tutto il giorno, né durante il giorno seguente, quello in cui Lucius ricevette la sua condanna. Hermione non ne fu particolarmente sorpresa. Aveva dormito nella camera che fronteggiava quella di lui e passato il proprio tempo leggendo. Quando furono trascorsi due interi giorni, tuttavia, iniziò a preoccuparsi. Draco non aveva mangiato né bevuto nulla fin dal momento in cui era andato a trovare suo padre.

Ron passò dall’appartamento per portarle alcuni ingredienti che gli aveva richiesto per una pozione, e rimase con lei a parlare di Draco per quasi un’ora. Anche Ron era preoccupato, come lei, ma non così tanto.

“Sta solo affrontando tutto questo in maniera diversa da come l’avresti fatto tu,” le disse. “Lascialo in pace.”

Se ne andò quando la pozione fu pronta. Hermione versò parte dell’oleoso liquido nutriente in un bicchiere.

Non si curò di bussare alla porta, questa volta, prima di entrare nella camera di lui, sollevata che non l’avesse bloccata di nuovo. Era tutto immerso nell’oscurità, nonostante fosse quasi mezzogiorno, e Hermione si avvicinò cautamente la letto. Sembrava quasi che lui non si fosse nemmeno mosso nelle ultime quarantotto ore.

“Draco?” lo chiamò, piano, quando raggiunse la testiera. “Draco, svegliati, amore. Ho bisogno di darti una cosa.”

Le coperte si agitarono e poi immobilizzarono.

“Draco,” ripeté, più forte.

“Mmm…” grugnì.

“Draco!” scattò.

“Cosa?” rispose, sembrava parecchio irritato.

“Ho bisogno di farti bere una cosa.”

“Perché?”

“Perché non hai mangiato nulla in due giorni. Né bevuto nulla. Non ti lascerò qui a marcire solo perché ti vuoi comportare da idiota patentato.”

“Che cos’è?”

“Una pozione nutriente. Fornisce sostegno per un paio di giorni.”

Lui stette in silenzio per un poco. “Va bene. lasciala lì.”

Bruscamente, mise il bicchiere sul comodino e, nonostante sapesse che il suo comportamento scostante non era causato da lei, camminò stizzita verso la porta.

“Hermione?” la chiamò, appena prima che la varcasse.

Quell’unica parola, il suo nome, e il modo in cui l’aveva pronunciato – come un piccolo bimbo perduto in un salone pieno di estranei – fecero evaporare la sua rabbia e la sua irritazione. “Sì?”

“Grazie.”

°°°°°


Hermione ridiede la pozione a Draco il quarto e il sesto giorno della sua permanenza nell’appartamento. Al quarto giorno aveva anche cercato di parlargli, ma le era stato detto senza mezzi termini di togliersi dalle scatole. Ogni volta, lasciava la pozione sul comodino, senza mai vedere nessuna parte di lui, nessuna indicazione che si fosse anche solo mosso.

La mattina del settimo giorno, stava iniziando a preoccuparsi davvero. Draco non aveva mostrato nessun segno di miglioramento ed era passata un’intera settimana. Considerò l’ipotesi di chiamare qualcuno che venisse a vederlo, ma sarebbe stato inutile – se Draco non voleva parlare con lei, sapeva che avrebbe parlato ancor meno con un estraneo.

Ron passava ogni giorno per controllare la situazione e per darle ciò che lei richiedeva. Lei non voleva lasciare la casa neppure per un istante, neppure per mangiare, nel caso lui avesse avuto bisogno di lei.

Era seduta al tavolo, con tutte le intenzioni di leggere la Gazzetta del Profeta, ma non riusciva a concentrarsi. La sua mente era persa in un labirinto di preoccupazione e di crescente senso di impotenza. Era così immersa nei suoi pensieri che non sentì la porta della camera da letto aprirsi, né i suoi leggeri passi mentre avanzava lungo il corridoio.

“’giorno,” le disse, e lei sobbalzò.

Gli occhi di Hermione si spalancarono, mentre si perdevano nella vista di lui. Aveva perso un po’ di peso, ma le stava sorridendo ed era fresco di doccia e rasatura. Balzò in piedi e gli gettò le braccia al collo, lasciando che alcune lacrime le striassero il volto.

“Draco!” sussurrò, stringendo a sé il suo capo. Anche lui la stava stringendo con forza, come se non volesse mai più lasciarla andare. Infine, però, la necessità di Hermione di respirare divenne persino maggiore del bisogno di rimanere tra le sue braccia, e si scostò da lui quel tanto che bastava per poterlo vedere in volto.

Stava ancora sorridendo. “Ciao.”

Centinaia di domande tentarono di prevalere le une sulle altre nella sua mente, mentre lei ricambiava il sorriso. “Cosa… come… stai… oh! Sono così felice di vederti!”

Lui schioccò la lingua e le baciò la fronte. “Anch’io.”

“Vorresti – voglio dire, possiamo… parlare?”

Il sorriso di Draco scemò leggermente, ma annuì e la lasciò libera. Si sedette al tavolo, mentre Hermione mise sul fuoco un pentolino di acqua calda. Trasse un profondo respiro e iniziò. “Sono… sono andato a vederlo. Avevi ragione; non sarei riuscito a convivere con me stesso se non l’avessi fatto. È… è stato terribile. Non ci sono altre parole per descriverlo.”

Hermione gli strinse la mano.

“Gli ho detto tutte quelle cose che ti avevo detto avrei voluto dirgli e lui è rimasto seduto lì, ad ascoltare, senza dire una parola. Quando ho finito, ho aspettato che lui… non lo so… esplodesse. Non ha fatto nulla. Mi ha solo guardato con quei suoi occhi freddi e mi ha detto…” La sua voce tremò e lui distolse lo sguardo. “Mi ha detto che non aveva nessun figlio.”

Il cuore di Hermione si dilaniò per lui.

“E poi, se n’è semplicemente… andato.” Stava piangendo, lei poteva vederlo, sebbene tentasse di celarlo. Non grandi, rotti singhiozzi, solo qualche silente lacrima che gocciava sul tavolo. Districò la propria mano da quella di lei per asciugarsi gli occhi.

Quando la guardò di nuovo, le sue iridi erano luminose e stava sorridendo. “Ma ho fatto quello che dovevo.”

Lei scosse il capo, si sentiva inutile. “Non so cosa dire,” mormorò.

Draco le rivolse un piccolo sorriso e scrollò le spalle. “Gli ho detto di te, sai,” continuò. “Gli ho detto che ti amavo. È stato l’unico momento in cui ho ottenuto una reazione. Le vene del collo gli si sono ingrossate e ha stretto la mascella. Potrei giurare che avrebbe voluto dire qualcosa al riguardo.” Si fermò e chiuse gli occhi, forte. “Vorrei che l’avesse fatto.”

“Draco…” iniziò Hermione.

“Ho fatto qualcosa di piuttosto impulsivo appena sono uscito da Azkaban,” la fermò lui, di fretta.

“Cosa?”

Senza una parola, appoggiò il proprio braccio sul tavolo, il palmo rivolto verso l’alto. Hermione annaspò. Appena sopra il suo polso, ed affianco ad una brutta cicatrice, c’era un piccolo tatuaggio del Marchio Nero. Non era grande quanto il vero Marchio che aveva furoreggiato durante l’ascesa di Voldemort, ma era comunque, inconfutabilmente, il Marchio.

“So che non dimenticherò mai tutto quello che è successo. Quelle… immagini e esperienze, il dolore, la ragione che c’era dietro a tutto… ho bisogno che questo me lo ricordi. Quello che è diventato mio padre… non voglio essere come lui.”

“Non potrai mai essere come lui,” gli disse Hermione, risoluta.

Lui sorrise. “Grazie per averlo detto. Io lo spero di certo, ma… so che è una parte di me. Nascosta ed in attesa.” Si fermò e fece scorrere una mano tra i propri capelli, poi la guardò intensamente. “C’è una cosa che ho capito da tutta questa vicenda, però.”

“Cosa?”

“Voglio che mi sposi.”

Gli occhi di lei si spalancarono per la gioia. “Davvero?”

“Sì,” confermò lui con ardore. “Di’ che lo farai.”

“Me lo stai chiedendo adesso?” chiese, sorpresa.

“Sì, ora.”

“Sì!” esclamò lei, con un enorme sorriso. “Ti sposerò, certo che lo voglio.”

Il volto di Draco si rilassò e lui le sorrise ancora, prendendole una mano. “Bene. Non ho un anello pronto. Non l’avevo davvero pianificato…”

“Non ho bisogno di un anello, Draco.”

Lui annuì. “Presto. Il prima possibile.”

“Okay.”

“Ti amo.”

“Io amo te.” Hermione si sentiva… come mai si era sentita in precedenza. Felice, entusiasta, estasiata. Velocemente, però, s’accorse che Draco non aveva ancora finito. “Che c’è?”

“Non posso credere che ho passato una settimana a letto. E mi dispiace di essere stato orribile con te.”

“Già perdonato,” gli rispose. E poi, “Se posso chiederlo, perché sei rimasto una settimana tagliato fuori dal mondo? Ero preoccupatissima per te.”

Lui scrollò le spalle. “Dovevo piangere mio padre. Dopo tutto quello che era successo… volevo rintanarmi in un buco e lasciarmi morire. Sapevo che ti saresti infuriata come una banshee se l’avessi fatto, così ho optato per l’opzione successiva. Rintanarmi a letto e stare immobile.”

Lei rise. “E come ti senti adesso, amore? Per tutto.”

Draco soppesò la domanda. “Mi… mi sento meglio. Ho detto quello che dovevo dire – riconosco che ho ottenuto la reazione che avrei dovuto aspettarmi… Ho passato tutta la settimana a pensare a lui e a tutti i modi con cui mi aveva avvelenato, da bambino.” La guardò. “Non credo che ne sentirò la mancanza.”

Hermione si chinò e gli diede un leggero bacio. “Sono felice che ti senta meglio.”

Le sorrise. “E ci sposeremo.”

Lei sogghignò. “Non vedo l’ora.”

To be Continued


Grazie, lilyblack, spero che anche il continuo non ti deluda^^

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Capitolo 7
*** Capitolo Settimo ***


11 Reasons General Theme: 11 Reasons why Draco and Hermione Belong Together
Pairing: Draco Malfoy, Hermione Granger
Titolo: The One Who Knows
Rating: PG
Disclaimer: Harry Potter non è mio.
Word Count: 1491
Prompt: Tabella 2 (Passioni) - Luoghi - Lei


°°°°°

Before the mountains call to you
Before you leave this home


°°°°°


“Non posso crederci che facessi questo per divertimento. Non posso crederci che ci sia qualcuno che lo faccia per divertimento.”

Hermione alzò gli occhi al cielo e ridacchiò. “Spicciati, Malfoy. Abbiamo solo iniziato.”

“Quanto manca?” chiese.

“Otto miglia.”

“Mi sembra un bel po’ di strada.”

Lei scrollò le spalle. “Due ore o qualcosa più.”

“Cosa?!” Si arrestò e si tolse lo zaino, appoggiandolo a terra, di fianco a sé.

Hermione si voltò, sorridente, un sopracciglio sollevato. “Ma per piacere! Lo stile di vita magico incoraggia la pigrizia. Sopravviverai, Draco. Promesso.”

“Parlando dello stile di vita magico,” disse Draco, estraendo la propria bottiglietta d’acqua dallo zaino e bevendone una gran sorsata. “Perché non ci Materializziamo alla meta e basta? Risparmieremmo tutto questo tempo e le energie.”

“Draco,” lo riprese Hermione, con pazienza. “Non sempre tutto riguarda la destinazione, sai. A volte quello che importa è anche il tragitto.”

“Il tragitto,” ripeté lui, come se stesse tastando qualcosa di particolarmente acido. “Questa… camminata di due ore. Trascinandoci dietro tutta questa roba. Si tratta di questo?”

“Sì. Ci perderemmo tutto questo,” rispose, indicando la foresta che li circondava. “Tutti questi alberi e la vita selvaggia e la bellezza della natura attorno a noi. Ti assicuro, la meta sarà altrettanto stupenda, ma sarà tutto molto più bello dopo che ce lo saremo guadagnato. Vorresti davvero perderti tutto questo?”

Schioccò la lingua. “Diresti che sono una persona cattiva se dicessi di sì?”

“No, ma fidati quando ti dico che saresti tu quello a perderci. Io cammino, se vuoi puoi Materializzarti.” Si voltò e riprese la passeggiata.

Draco sospirò. Ovvio che non l’avrebbe lasciata sola. Dopo aver osservato la sua schiena farsi sempre più piccola, si concesse un’ultima, silente protesta e, rimessosi lo zaino in spalla, si affrettò a raggiungerla.

Dopo venti minuti trascorsi in silenzio, Draco riprese a parlare. “Quindi, questo lo facevi con i tuoi, giusto?”

“Sì, spesso. In particolare questo tragitto.”

“Ho visto un cervo, laggiù.”

Hermione si fermò di botto e si voltò a fissarlo. “Cosa? Perché non me l’hai detto?”

Gli occhi di Draco si spalancarono. “Non sapevo di doverlo fare!”

“Fortunato che sei!” commentò Hermione, lanciando delle occhiate tra gli alberi nella speranza di scorgerne un altro. “La prossima volta che vedi qualcosa, dimmelo, okay?”

Lui sogghignò. “Forse dovresti rallentare e goderti il tragitto, sai.”

“Molto divertente,” replicò lei, ricominciando a camminare.

Draco accordò il passo al suo e le prese una mano nella propria. Non importava quante volte si fossero tenuti per mano, si meravigliava sempre di come fosse piccola quella di lei comparata alla sua, come bene si adattassero l’una all’altra. E, più di recente, si sentiva riempire dentro d’orgoglio al sentire sul suo dito una piccola vera d’oro. Il volto gli si illuminò in un sorriso e quasi si mise a fischiettare.

Camminando, parlavano di quello che vedevano, Hermione che si comportava a mo’ di guida. Non ci volle molto prima che avvertissero il rumore dell’acqua scrosciante.

“Ooh,” esclamò Hermione, i suoi occhi luccicanti per l’eccitazione. “Ci stiamo avvicinando alla cascata!”

“Ehi! Non è giusto! Tu sai quello a cui andiamo incontro.”

“Te l’ho detto che ho già fatto questo percorso. Anche se devo ammettere che non ero una grande fan delle scarpinate e del campeggio quando erano i miei genitori che mi obbligavano.”

“Oh?” le chiese.

“Lo so, difficile da credere, vero?” replicò, sarcastica.

“Quindi hai deciso che ti piacevano tutto d’un tratto? O è tutto per mio beneficio? Condividere con me qualcuna delle vostre barbare abitudini Babbane.”

Gli diede una gomitata tra le costole, poi gli dedicò una sfuggevole occhiata. “Mi piace adesso, grazie tante. È incredibilmente rilassante essere circondati solo dalla natura. E… ogni scusa per vederti in un paio di jeans è sempre meritevole.”

Draco si fermò e si voltò a guardarla, un sopracciglio innalzato, un sorriso a stendersi lentamente sulle sue labbra. “Oh, piccola diavoletta!”

Hermione ridacchiò e gli si avvicinò. “Sai, Draco. Siamo… tutti soli, qui fuori. Nessuno attorno per chilometri…” lasciò la frase in sospeso, aspettando che lui facesse tutte le deduzioni giuste nella sua mente.

I suoi occhi si spalancarono per lo stupore, poi li strinse, pensieroso. “Dove?” chiese, guardandosi attorno. Tutto quello che riusciva a vedere erano alberi, alberi e ancora alberi.

“Abbiamo la magia, non dimenticarlo. Possiamo Trasfigurare praticamente tutto. E c’è sempre il torrente… o la cascata.”

Draco le cinse la vita con un braccio, portandosela contro il petto. “Cascata?” chiese, la voce bassa e gli occhi luminosi.

“Le acque sono abbastanza basse,” replicò Hermione con un ghigno. “Ho nuotato lì, tempo fa.”

Lui si lasciò andare a un basso ringhio e la baciò. “Credo di star cominciando ad apprezzare la natura.”

“Lo immaginavo,” replicò lei, scostandosi dal suo abbraccio. “Andiamo, dobbiamo camminare ancora un po’.”

Dopo quella sosta alla cascata Draco decise che amava davvero la natura. Non pensò nemmeno un attimo al fatto che, con quella sosta, avevano allungato il tempo di percorrenza di oltre un’ora.

Mano nella mano, continuarono a camminare finché Hermione non si arrestò.

Draco la guardò, scettico. “Sarebbe questa la nostra meta? Una grotta?”

Lei sorrise. “Sì. Fidati, okay?” Gli lasciò la mano e avanzò nella grotta.

“Hermione,” la chiamò Draco. “Aspetta! E se ci sono degli animali lì dentro? Non si vede nulla.”

“Andiamo, su, donnicciola. Ci sono già stata. E abbiamo entrambi le nostre bacchette.” A dimostrazione del fatto, Draco vide una leggera luce propagarsi all’interno. Con riluttanza la seguì. Il sentiero si restringeva, e avanzava contorto e tortuoso. Aveva acceso anche lui la sua bacchetta, ma s’era ritrovato presto a pentirsene. La luce illuminava tutti gli insetti che avevano preso le cavità della grotta come loro dimora, oltre che alcuni vegetali che crescevano rigogliosi sulle pareti. Proseguirono per una decina di minuti, l’ansia di Draco che aumentava ad ogni passo.

“Hermione,” disse infine. Lei si fermò. “Uh, mi fido di te e tutto, ma dove stiamo andando?”

Lei si voltò, le fossette evidenti agli angoli delle sue labbra. “Ci siamo.” Avanzò di qualche passo ancora e sparì dalla sua vista. Draco la seguì di tutta fretta, ritrovandosi fuori dalla galleria e in un’enorme caverna.

Il terreno scemava gradualmente verso un’ampia pozza d’acqua. Stalattiti e stalagmiti sporgevano dal suolo e dal soffitto ovunque guardasse, e l’unico rumore che sentiva era il ritmico gocciolare dell’acqua, da qualche parte nell’oscurità.

“Wow,” commentò, agitando la bacchetta intorno a sé per tentare di vedere il più possibile. Il tetto e la parete più lontana della cavità erano troppo lontani perché la sua luce potesse raggiungerli. Si voltò verso Hermione, che lo stava guardando.

“Andiamo, mangiamo qualcosa. Sono affamata,” disse.

Hermione aveva preparato un romantico picnic a base di pane, formaggio, frutti e persino un po’ di vino. Stese una coperta sul terreno e Trasfigurò un rametto di legno che aveva raccolto nella foresta in una torcia, per poi sospenderla sopra di loro.

“Allora?” chiese mentre stavano mangiando. “La camminata non meritava?”

La guardò. “La camminata è iniziata a piacermi alla cascata. Comunque sì, meritava.”

“Draco?”

“Hmm?”

“Buon anniversario.”

Sorrise. “Non posso crederci che sono già passati tre anni. Ti amo ogni giorno di più.”

“Anch’io.” Si interruppe. “Draco?”

“Sì?”

“Quanti bambini vuoi?”

Si accigliò. “Bambini? Da dove viene ‘sta domanda?”

Scrollò le spalle. “Solo curiosità. Sia io che te vogliamo dei bambini, ma entrambi siamo figlio unici. Non abbiamo esperienze di famiglie più numerose, e ci stavo pensando, l’altro giorno. Ne vorresti solo lui, o di più?”

Draco soppesò la domanda, mentre finiva il suo formaggio. “Ho sempre desiderato avere un fratello o una sorella.”

“Pure io.”

Schioccò la lingua. “Anche se credo mi sarei cacciato in un mare di guai in più se avessi avuto un fratello.” Il suo sorriso si spense lentamente. “Probabilmente molti meno, se avessi avuto una sorella, però.”

“Che cosa te lo fa pensare?”

Scrollò le spalle. “Suppongo che sia per come mi sento con te. Voglio proteggerti, tenerti lontana da tutti i mali del mondo. Immagino che sarebbe stato lo stesso con mia sorella. Forse… forse non sarei stato così tanto attratto dagli insegnamenti di mio padre.”

Hermione gli rivolse un’occhiata rassicurante. “È tutto finito bene, amore.”

“Lo so, lo so.” Scosse il capo. “Scusa per averlo portato in ballo, oggi.”

Trascorsero in silenzio alcuni minuti. “Siamo d’accordo, allora? Più di un figlio?” disse poi Hermione.

“Sai,” replicò lui, pensieroso. “Se ne avessimo sette, potrei mettere su un’intera squadra di Quidditch.”

Hermione spalancò gli occhi, poi li alzò verso l’altro. “Non ho intenzione di fare figli per rifornire una squadra di Quidditch.”

“Lo so, amore. Stavo scherzando.”

“Divertentissimo.”

Draco si chinò verso di lei, sopra la tovaglia, e la baciò delicatamente, sensuale. “Quanti ne vogliamo.” Si rimise seduto al suo posto e svuotò il bicchiere. “Quanti ne vuoi?”

“Due, o tre. O quattro.”

“Molto specifico,” commentò lui con un sogghigno.

Lei sorrise e poi, a bassa voce, aggiunse. “Quando, uh, vorresti iniziare?”

Soppesò per un momento la domanda, osservando lo sguardo nervoso, pieno di speranza e attesa di Hermione, che, dagli occhi, le illuminò il volto, imporporandole le guance. Poi si guardò intorno, la caverna era buia e riservata, ma umida e dall’aria vagamente viziata, e poi ripensò alla cascata, e sogghignò.

“Che ne dici sulla strada di ritorno?”

To be Continued

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Capitolo 8
*** Capitolo Ottavo ***


11 Reasons General Theme: 11 Reasons why Draco and Hermione Belong Together
Pairing: Draco Malfoy, Hermione Granger
Titolo: The One Who Knows
Rating: PG
Disclaimer: Harry Potter non è mio.
Word Count: 1003
Prompt: Tabella 5 (Azioni e Atteggiamenti) - Squadrare


Alla Manu, anche se è troppo facile dedicare qualcosa che si sa già che piace.

°°°°°

Gonna teach your heart to trust
As I will teach my own

°°°°°


Aria.

Aveva bisogno di aria, e subito.

Hermione uscì con la maggior nonchalanche possibile dalla stanza e si fece strada, quasi di corsa, verso il retro della casa al numero Dodici di Grimmauld Place. Spalancò la porta e avanzò nella fresca e frizzante aria autunnale.

Respiro.

Qualche profondo, rigenerante respiro.

Chiuse le palpebre e contò fino a dieci, poi, lentamente, deliberatamente, si avviò verso i grandini che conducevano al piccolo patio. Si sedette sul secondo dei tre gradini e estrasse una sigaretta ed un accendino dalla sua tasca. L’aveva comprato seguendo un impulso improvviso – aveva disegnato un serpente come decorazione.

Si accese la sigaretta e trasse un profondo sospiro. Sentì i propri nervi calmarsi immediatamente.

“È disgustoso,” giunse una voce, che stava imparando ad associare con delle risate.

“Fottiti,” replicò, senza alzare lo sguardo.

Lui, al contrario, si sedette di fianco a lei. Hermione alzò gli occhi al cielo, ma non disse nulla, godendosi il calore della vicinanza e il tremore che la invadeva dentro alla sola consapevolezza che la manica della sua camicia le stesse sfiorando il braccio.

Lui non parlò per qualche istante e Hermione fece qualche tiro ancora, esalando eteree nuvolette di fumo scuro.

“Da quand’è che fumi?” le chiese, infine.

Hermione sospirò e si rimise seduta compostamente sul gradino. Il movimento fece sì che le loro braccia si sfiorassero e lei avvertì un’ondata di calore spargersi a partire dal proprio ventre. “Dal giorno che ti sei presentato qui, Malfoy.” Sei mesi. “Con le tue promesse, e le tue parole e tutta quell’energia che hai portato con te.”

Poteva avvertire il suo sguardo fisso su di lei, che magari tentava di trapanarle il cranio per vedere cosa stesse succedendo nel suo cervello, ma lo ignorò e continuò a fumare.

All’inizio, aveva iniziato per lo stress di vivere negli stessi ambienti di Draco Malfoy, di doverlo vedere alle riunioni, e pure di vederlo accamparsi in bagno quando lei ne aveva bisogno. Sebbene la sua mente cosciente non riusciva ad accettarlo completamente, ora, invece, fumava sempre più per la paura che un giorno, lui non sarebbe stato più lì.

“Perché gli permetti di parlarti così?” le chiese infine, una traccia di rabbia nella sua voce.

Lei alzò lo sguardo su di lui, un’occhiata di sfuggita, ma non disse nulla. Fece un altro tiro e si voltò dalla parte opposta, per esalare.

“Voglio dire, si comporta come se tu non avessi nulla di utile da dire, nessun contributo da dare. Tutti sanno che non è così. Non saremmo nemmeno arrivati a questo punto, se non fosse per te. Solo perché lui ha ottenuto un successo, una sola missione portata a termine vittoriosamente, crede di poterti trattare come se fosse meglio di te, come se ne sapesse più di te sulla lotta, e sulla guerra e la magia. Cazzate.

“E tu glielo lasci fare, cosa che io non comprendo. Se avessi detto io metà delle cose che ha detto lui, mi avresti ammazzato. O se te le avesse dette chiunque altro, per quel che importa. Sei uno dei membri più importanti dell’Ordine e lui ti tratta come se fosse migliore di te.” Sollevò un sasso e lo lanciò con tutta la sua forza.

“Ironico, vero?” chiese lei. “Tu hai sempre creduto di essere migliore di me.” L’aveva preso in contropiede e sorrise. “E dovresti stare attendo se non vuoi davvero fare una brutta fine. È il mio ragazzo, quello di cui stai parlando.”

I loro sguardi si incrociarono, consapevoli entrambi che quell’ultima affermazione non sarebbe stata vera ancora per lungo tempo.

“Perché, Granger? Perché lo sopporti?”

Lei scrollò le spalle. “Al momento… non ne vale la pena. Ho altre cose su cui concentrarmi.”

“Palle, Hermione.” Draco strappò alcuni fili d’erba dal terreno e iniziò a farli a pezzetti. “Ti meriti di meglio.”

“Che ne sai tu, Malfoy?” gli chiese, pacata. Sapeva che era vero, tutto quello che lui aveva detto. Semplicemente non le importava abbastanza per litigare con Ron. Non c’era motivo. Avrebbe solo sprecato energie che sarebbero state molto meglio spese per la Guerra. Per Harry.

La Guerra aveva preteso tutto da lei, e ora, dentro di sé, non era rimasto più nulla. Per quello faceva tesori di quei momenti in cui Draco le era vicino – lei sentiva la sua presenza, e sentiva quello che le faceva. Brividi, tremori, palpitazioni e lampi di qualcosa che era più grande di lei stessa. Più grande della Guerra, più grande di tutto. Avrebbe potuto riempire l’universo.

Draco dilaniò in due, fino alla metà, un grosso filo d’erba e poi disse. “So che, se fossi io, non ti tratterei mai e poi mai come ti tratta lui. Non tenterai mai di farti sentire stupida o meno di quello che sei.”

Hermione rimase senza parole per un momento, una nuova ondata di brividi si impossessò di lei. Tremò.

“Hai freddo?” le chiese Draco, guardandola.

“No,” mentì lei, facendo un altro tiro, profondo. Guardò poi la sigaretta che aveva in mano. “Voglio lasciare.”

“Allora lascia.”

Lo guardò, un’espressione seria sul volto. “Sei qui, Malfoy? Voglio dire, veramente qui. Alla lunga, attraverso tutte le battaglie e le lotte e il sangue e la morte? O stai solo giochicchiando? Vedere da dove puoi uscirne comunque vincitore? A prendere la facile via d’uscita?”

“Facile?” replicò lui, incredulo. “Credi che questo sia facile per me? Merlino, Granger! Facile è starsene fermi e arrendersi. Facile è correre da mio padre quando le cose si fanno difficili. Facile è fare quello che vuole il Signore Oscuro e dar la colpa a lui per le sconfitte della mia coscienza.

“Non è stato facile voltare le spalle a tutto quello che ho sempre creduto, a rischiare, tra le altre cose, di essere ucciso dalle persone che una volta chiamavo la mia famiglia. No, non ho scelto quello che è facile per me.”

“Non hai risposto alla mia domanda.”

“Quale domanda?”

“Sei qui?”

“Sì.” Sollevò il braccio e indicò una evidente cicatrice, non guarita sopra un lembo di pelle rovinata. Dove un tempo il Marchio Nero era stato visibile. “Cosa vuoi di più?”

“La tua parola.”

“Sono qui, Granger. Per tutti i motivi giusti, fino a quando quel mostro deviato avrà respiro in corpo.”

Hermione annuì e trasse un ultimo, profondo tiro prima di buttare via la sigaretta. “Okay, allora. Lascio.”

°°°°°


To be Continued

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Capitolo 9
*** Capitolo Nono ***


11 Reasons General Theme: 11 Reasons why Draco and Hermione Belong Together
Pairing: Draco Malfoy, Hermione Granger
Titolo: The One Who Knows
Rating: PG
Disclaimer: Harry Potter non è mio.
Word Count: 2261
Prompt: Tabella 4 (Difetti e virtù) - Fiducia


°°°°°

But sometimes I will ask the moon
Where it shined upon you last

°°°°°


Hermione stava male. Aveva vomitato quattro volte da quando era tornata a casa.

Gemma e Nathan si erano spaventati, ma aveva assicurato loro che stava bene. Aveva mentito ai suoi figli, cosa che la faceva stare solo peggio.

Quando Draco arrivò a casa, dal lavoro, lo stava aspettando nel salotto, in mezzo al divano, le mani intrecciate rigidamente sul suo grembo. Non sollevò lo sguardo, quando entrò nella stanza.

“Ciao, tesoro,” le disse lui nella sensuale voce che riservava, di solito, alla camera da letto.

Lei scrollò le spalle e quasi le venne da rimettere di nuovo, ma gli permise di baciarle una guancia.

“Come hai passato la giornata?” le chiese, guardandosi attorno e allentando la cravatta. “E dove sono i bambini?”

“Da Ginny,” replicò, evitando ancora il suo sguardo.

Lui la guardò e sollevò un sopracciglio, ghignando. “Oh? E che cosa hai programmato per noi due, stasera, hmm? Attività… morigerate?” Si chinò per catturare le sue labbra in un bacio, ma Hermione voltò il capo. Lui si rimise in piedi e si accigliò. “Che c’è? È tutto a posto?”

Hermione chiuse i propri occhi, desiderando che tutto fosse diverso, che potesse ritornare sui suoi passi e sulla decisione impulsiva di andare a mangiare a Diagon Alley quel pomeriggio e di passare dalla Drogheria. Quando li riaprì, Draco la stava ancora fissando, la preoccupazione sui suoi tratti.

“Io -” iniziò, ma qualcosa nelle sue viscere tentò di farsi espellere e lei si mise una mano sulle labbra e deglutì con forza.

Draco si sedette sul tavolino da caffè. “Hermione, stai bene?”

Lei scosse la testa e nuove lacrime le riempirono gli occhi.

“Che c’è? Mi stai spaventando. Ti prego, parlami.”

“Ti ho visto oggi,” buttò fuori lei, prima di poter pensare. Era meglio così.

Lui sbatté le palpebre e il suo cipiglio si accentuò. “Davvero? Quando?”

“A pranzo.”

“Il mio? O il tuo?”

“Il tuo. Il mio. Voglio dire, ero a pranzo e ti ho visto a pranzo.”

Lui si rilassò un poco. “Oh. perché non ti sei fatta vedere?”

Adesso era lei che sbatteva le palpebre. “Farmi vedere? Ti ho visto, Draco. Con – con quella donna. Perché mai avrei voluto interromperti?” Stava mezzo gridando, mezzo sussurrando, terrorizzata da quello che stava dicendo.

“Mi hai visto? A far che, mangiare?”

Hermione indurì i tratti del volto. “No. Voglio dire, sì, ma ho visto anche molto altro.” Era certa che lui sapesse dove lei stesse andando a parare e che anche lui si stesse arrabbiando.

“E cosa vorresti dire con questo, esattamente?” chiese, innaturalmente calmo visto quanto lei sapeva che fosse agitato, mentre andava a porsi di fronte al camino.

Delle lacrime le stavano striando il volto. “Ti ho visto, con lei. Che altro dovrei dirti? Ho visto come ti guardava, come ti toccava. Ho visto come tu ti comportavi verso di lei. Sono rimasta lì impalata per quasi dieci minuti a guardarti, perché all’inizio non potevo credere ai miei occhi. Non poteva essere vero quello che pensavo di star vedendo, ma per dieci maledetti minuti ti ho osservato e non ho visto nulla che potesse smentire i miei occhi.”

“Credi che ti stia tradendo,” commentò lui, la voce piatta.

“Io – io non so cosa pensare. Io credo… forse. Io -”

“Risparmiamelo,” disse freddamente, raccogliendo la giacca da lavoro. “Quando avrai adeguatamente le tue accuse nei miei confronti, parleremo.”

Sollevò lo sguardo verso di lui, troppo ferita per parlare. I loro occhi si incrociarono e, il momento successivo, lui marciò fuori dalla stanza e fuori dalla casa, sbattendo la porta così forte che le finestre tremarono.

°°°°°


Hermione pianse per altre due ore, mentre cercava di raccogliere il necessario da portare da Ginny. Tutto quello a cui guardava le ricordava Draco, e la sua mente era così ingarbugliata che non riusciva nemmeno a concentrarsi su quello che aveva bisogno di prendere. Infine, lasciò perdere, immaginando che Ginny avrebbe avuto tutto quello di cui avesse avuto bisogno.

Per fortuna i bambini erano a letto, quando Hermione bussò a casa di Ginny. La sua amica aprì e, senza parole, la strinse in un abbraccio e la sostenne, mentre lei piangeva ancor di più.

“Shh, sei qui ora, Hermione,” continuava a ripeterle, conducendola nella prima stanza libera. “Sfoga tutto, sfoga tutto.”

Infine, quando credeva che si sarebbe sentita male di nuovo dal piangere così forte, Hermione si costrinse alla calma. Tentò di fermare le lacrime, mentre Ginny le porse un pacchetto di fazzoletti.

“Vuoi parlare?” le chiese, piano.

Hermione scosse il capo. “F-forse d-domani.”

“Okay. Andiamo a nanna, allora. Vuoi che rimanga con te?”

“N-no, g-grazie. Come stanno i miei bambini?”

“Benissimo. Si sono comportati alla perfezione ed erano abbastanza eccitati dal poter dormire qui.”

Nuove lacrime si fecero strada nei suoi occhi e lei le spazzò via con un dito. “Non sono sicura che smetterò mai di piangere.”

“Devo sapere… se… se lui…”

“Non ha detto niente, in realtà. Né sì, né no.”

Ginny la guardò con occhi tristi. “Okay. Puoi stare qui quanto vuoi.”

Hermione annuì e l’amica l’abbracciò, liberando così una nuova ondate di dolore e lacrime. “Grazie, Ginny,” mormorò.

°°°°°


Tre giorni più tardi, a un quarto alle otto, Draco bussò alla porta di Ginny. Non aveva dormito, né mangiato, e quando aveva scorto un lampo del proprio riflesso, s’era accorto di essere in uno stato pietoso.

Ginny rispose al suo bussare e incrociò le braccia sul petto, sull’uscio, senza aprire completamente la porta, né uscendo all’esterno. “Sì?” chiese, come se non avesse idea del motivo per cui fosse lì.

“Mia moglie è qui?” chiese, la sua voce come se fosse sull’orlo dell’abisso, senza incontrare lo sguardo di Ginny.

“Sì.”

“Posso vederla?”

“Perché dovrei lasciarti entrare?” chiese lei, e Draco poteva giurare che fosse irata. “È qui da tre giorni, Malfoy. Tre giorni! E tu ti decidi solo ora di venire a vederla?”

Indurì i muscoli del volto. “No, Weasley,” rispose, usando nella rabbia il suo cognome da ragazza. “Sono venuto qui tre giorni fa, la notte che lei…” Deglutì con forza. “La tua incantevole metà mi ha detto che non era qui. L’ho cercata dappertutto da quel momento.”

Ginny non rispose direttamente. Lo squadrò per bene. “Sembri un cadavere, Malfoy.”

Lui le rivolse un’occhiataccia. “Come se me ne fregasse. Posso vedere mia moglie?”

“L’hai tradita?”

“NO.”

“Chi era quella donna, allora?”

“Non ho nulla da spiegare a te,” sputò.

“Bene, è qui che ti sbagli. Se vuoi vederla, devi passare da me. Quindi inizia a parlare.”

Si arrese, lasciando che le proprie spalle si incurvassero, e si passò una mano tra i capelli arruffati. “Una cliente.”

“Una cliente. Che significa?”

“Per il mio lavoro, Ginny. Lavoro, ricordi? Parte del mio lavoro è far sì che i clienti siano soddisfatti.”

“Oh, ci scommetto che è parte del lavoro,” replicò acidamente.

Di nuovo, Draco si sentì immerso nelle fiamme. “Sta’ zitta,” le rispose a denti stretti. “Non sai nulla di quello che stai insinuando. Posso passare su di te, lo sai.”

“Sognalo, Malfoy. Tua moglie eccelle negli incantesimi protettivi, lo sai? Io posso lasciarti entrare. Se lo voglio.”

“Il mio lavoro,” riprese, puntando lo sguardo sul muro alle spalle di Ginny, “richiede che mi incontri con i clienti, per scambi di informazioni. È abitudine incontrarsi a pranzo, o per un caffè, o in qualche altro posto altrettanto informale, invece che in una sala riunioni o in un rigoroso ufficio. Quella donna era un cliente della compagnia.”

“Bene. Ma non è questo il motivo per cui siamo qui, ad avere questa discussione, no?”

“No. Cosa vuoi, Zabini? Merlino! Almeno dille che sono qui.”

“Non ancora. Hermione ha detto che il tuo comportamento andava oltre quello del tipico incontro d’affari. Spiegati.”

“Il mio comportamento è stato perfettamente professionale. Se lei si stava comportando in altro modo, ti giuro, non vi ho prestato attenzione.”

“Lo stava facendo allora? Comportarsi non adeguatamente?”

Gli occhi di lui si alzarono verso il soffitto, mentre traeva un profondo respiro. “Dall’esterno, sarebbe potuto apparire così.”

“Si stava comportando in maniera interessata nei tuoi confronti, andando oltre a quello che il vostro incontro richiedeva?” pretese di sapere Ginny.

“Sì. Ma non significa -”

“L’hai incoraggiata?”

“Mi sono stufato. Lasciami parlare con Hermione. E sì, lo so che è brava con gli incantesimi protettivi, ma sono più che sicuro di poterli aggirare. Lasciami passare – adesso!” disse, furioso.

“Prometti di non metterti più in situazioni che possono essere mal interpretate?”

Sbuffò. “Se mi stai chiedendo di smettere di incontrare i clienti, allora no, non posso prometterlo. Il modo in cui gli altri si comportano non è in mio controllo. Io stavo facendo il mio lavoro.”

Ginny aprì la bocca per parlare, poi la richiuse velocemente e guardò alla sua sinistra. Quando riportò l’attenzione su Draco, ghignò e chiuse la porta.

I suoi occhi si ridussero a due fessure e sollevò una mano per colpire il battente, quando la porta venne riaperta, questa volta da Hermione. La bocca di lui si spalancò per la sorpresa e rimase a fissarla, sentendo miriadi di emozioni attraversargli le viscere. Il suo primo pensiero fu che non l’aveva mai vista così bella e che tutto quello che voleva era prenderla tra le braccia e non lasciarla più andare.

“Ciao,” lo salutò lei, piano.

“Ciao.” Abbassò il braccio e si sentì ridicolamente a disagio.

“Io… uhm… stavo sentendo.”

Draco tornò a respirare, un po’ sollevato e allo stesso tempo ansioso come non mai. “Okay.”

Hermione si guardò alle spalle, poi uscì sotto il portico d’ingresso e si chiuse la porta alle spalle. Incrociò le braccia sul petto, in una posa non irritata, ma di auto-protezione.

“Che altro hai bisogno ti dica?” le chiese.

Lei lo guardò, la fronte aggrottata, lo sguardo inquieto. “Hai lasciato che ti toccasse.”

Lui chiuse gli occhi, con forza. “Sì, lo so.”

“Perché?”

Trasse un profondo respiro e la fissò, direttamente negli occhi. “È un’abitudine, si potrebbe dire. Sapevo che era… interessata, e… ne ho approfittato.”

“Hai flirtato con lei.”

Fece una smorfia, Hermione era sempre brutalmente onesta. “Sì.”

Vide le lacrime formarsi agli angoli dei suoi occhi, e solo allora notò quanto fossero rossi e paffuti, come se avesse pianto per giorni. Probabilmente l’aveva fatto. Senza pensare, tentò di prenderla tra le braccia, ma lei si scostò.

“Hermione… mi dispiace. Non – non significa nulla.”

“Lo fai spesso?”

“Non spesso, ma non è la prima volta.”

“Tu flirti con delle donne che pensano solo a come potersi infilare nel tuo letto – perché?”

Rabbrividì. “Affari. È innocuo, Hermione, te lo giuro.”

“Beh, mi fa male,” rispose lei, triste.

La mente di lui si contorse e si fermò su quella parola. Passò il proprio peso da una gamba all’altra. “Fa male a me, sai. Che tu possa anche solo pensare che ti tradirei. Io – mai, Hermione. Ti amo così tanto. Come potrei mai tradire te? I nostri bambini? Te? Io – Merlino, Hermione. Ti amo sempre più ogni giorno che passa e non cambierà mai. Mai.

“Lo so che quello che ho fatto è sbagliato, e non sto cercando scuse per le mie azioni, ma era solamente per lavoro. E… mi conosci. Io… flirto con facilità. Non significa nulla. Come hai potuto pensare anche solo per un secondo che potessi avere fatto una cosa simile?”

Le lacrime ancora sotto controllo, Hermione lo guardò con tristezza. “A volte – trovo impossibile credere che io possa farti felice.”

Un torrente di dolore gli strinse il cuore e le si avvicinò, stringendola tra le proprie braccia. Voleva racchiuderla in sé, circondarla, riempirla con il proprio amore. Lei pianse tra le sue braccia e lo cinse, tremante, con le proprie. Draco la strinse ancora più forte, probabilmente troppo forte, ma non l’avrebbe lasciata andare finché non gli avesse creduto. Per nessun motivo.

“Ascoltami, Hermione Malfoy,” disse, deciso. Lei annuì, contro il suo petto. “Tu sei la felicità stessa, per me. Non potrei mai essere felice senza di te. Ho bisogno di te. Sei la madre dei miei figli, sei il pezzo di me che mi è sempre mancato. Devi credermi, devi. Devi. Lascerò il lavoro, lascerò tutto fino a quando non ti avrò convinta, fino a quando non ti avrò mostrato in ogni istante che sei la cosa più meravigliosa della mia vita. Che sei la mia vita.”

Lei stava agitando il proprio capo, così Draco la scostò da sé quel tanto che bastava per guardarla in viso. “Cosa?”

“Ti credo.”

Devi, Hermione. Guardami,” le disse, alzandole il mento. “Non riesco nemmeno a respirare finché non sono certo che mi credi.”

“Ti credo, Draco, promesso.”

Non era abbastanza, non sembrava abbastanza. Erano sposati da undici anni e lei aveva ancora dei dubbi nel suo cuore, qualcosa che non avrebbe creduto fosse possibile. Le scrutò il volto, trovando la sincerità, ma impaurito ad accettarla completamente.

“Il tuo turno,” disse lei, sorridendo leggermente.

“Cosa?” chiese, confuso.

“Di credermi. Io ti credo; ora è il tuo turno.”

Lui chiuse gli occhi e chinò la fronte, poggiandola sulla sua. Trasse un altro respiro profondo. “Ti credo.” Sembravi quasi stesse ripetendo i suoi voti di nuovo, e forse – in un certo senso – era quello che stava facendo.

Lei inclinò il capo e gli diede un bacio fugace. Erano stati solo tre giorni, ma la sua assenza era stata come una ferita mortale e ora, ora, l’aveva di nuovo con sé. Se la strinse ancora al petto, respirando il suo profumo, la sua essenza.

“Ti amo, Granger,” disse.

Stava piangendo di nuovo, ma Draco sapeva che, questa volta, non erano lacrime di tristezza. “Ti amo anch’io, Malfoy.”

Draco la lasciò andare e poi la baciò; un bacio non troppo leggero, non troppo profondo. Abbastanza.

“E ora?” gli chiese, senza fiato, quando la liberò.

Lui sorrise. “Credo che prenderemo i nostri bambini ed andremo a casa.”

“Casa. Mi sei mancato.”

Lui scosse il capo e le prese una mano. “Come l’aria.”

To be Continued

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Capitolo 10
*** Capitolo Decimo ***


11 Reasons General Theme: 11 Reasons why Draco and Hermione Belong Together
Pairing: Draco Malfoy, Hermione Granger
Titolo: The One Who Knows
Rating: PG
Disclaimer: Harry Potter non è mio.
Word Count: 1675
Prompt: Tabella 4 (Difetti e virtù) - Speranza


°°°°°

And shake my head and laugh and say
It all went by so fast

°°°°°


Hermione era seduta nella libreria della propria casa, a scrivere una lettera per i suoi genitori. Era il due settembre, le dieci in punto del mattino. La lettera era dettagliata, come solito per tutti i suoi scritti. Parecchie cose erano successe nel corso dell’ultima settimana, e Charles e Emily avrebbero voluto saperle fino all’ultimo particolare.

Era arrivata a metà del suo racconto, quando suo figlio, Nathan, entrò nella stanza e si mise affianco alla sua sedia.

“Ciao,” lo salutò Hermione, scompigliandogli i capelli.

“Ciao, Mamma,” rispose, scostando la proprio testa dalle sue dita. “Hai ricevuto una lettera. Ho dato un biscotto al gufo.” Protese una mano.

“Oh, grazie.” Osservò la busta in mano al figlio e riconobbe immediatamente la calligrafia della figlia. Capì immediatamente di quello che si trattava. L’eccitazione ribollì dentro di lei, il viso le si illuminò in un sorriso mentre prendeva la lettere. “Dov’è tuo padre?”

“Umm… credo sia fuori con Adelaide e Sienna.”

“Dove?” chiese.

“Al campo, credo,” rispose, grattandosi il capo.

Hermione sorrise. “Naturale. Chissà perché la cosa non mi sorprende? E perché non sei anche tu al campo?”

Nathan scrollò le spalle. “Stanno facendo delle esercitazioni.”

“Ah. Tuo padre è ancora convinto di poter mettere su la propria squadra di Quidditch.”

“Hai visto volare Adelaide?” commentò Nathan. “Impossibile. Mi dispiace per papà.”

Hermione sogghignò. “Hai ragione. Temo che abbia preso quel tratto da sua madre. Cosa stavi facendo?”

“Beh, li stavo guardando, ma adesso credo che andrò a leggere,” replicò Nathan.

“Come vuoi.”

“Magari dopo puoi giocare con me.”

“Certo! Mi piacerebbe tanto. Anzi, sai cosa? Vieni con me da tuo padre. Ho voglia di vederlo.”

“Okay.”

Hermione si alzò dalla scrivania e rimise al proprio posto la piuma. Prese la mano di Nathan nella propria e insieme si diressero verso il giardino sul retro e poi al campo, una versione più piccola rispetto a quello ufficiale, che Draco aveva costruito. C’erano tre cerchi improvvisati come reti e aveva delimitato le linee di metà campo.

Tutti i vicini consideravano quella costruzione bizzarra, ma vivevano in campagna, abbastanza lontano dagli altri perché qualcuno diventasse sospettoso, vedendo tre cerchi ad altezze diverse sulla loro proprietà. Se mai avessero chiesto, avrebbero risposto che si trattava di opere artistiche.

Quando lo trovarono, Draco stava dando delle indicazioni alle sue due figlie più piccole. Si stavano impratichendo a montare le loro scope. Hermione e Nathan si fermarono a qualche metro di distanza, e lei sorrise, mentre osservava la scena. Adelaide era completamente senza speranza.

“Credo che ci sia troppo di sua madre, in lei,” proclamò Hermione, riprendendo a camminare verso la sua famiglia.

Draco sollevò lo sguardo, disperato. “E già. Credo anch’io.”

Adelaide corse verso la madre e le cinse le ginocchia con le braccia.

“Ehi, dolcezza,” disse Hermione, lasciando andare la mano di Nathan per abbracciare la figlia. Poi la prese in braccio, sollevandola da terra, e tornò a guardare il marito. “Draco, abbiamo… ricevuto una lettera da Gemma.”

I suoi occhi si spalancarono. “Oh!”

Sapeva che si trattava di una lettera importante. Entrambi non vedevano l’ora di poter strappare la busta.

“La… leggiamo, allora?” chiese Hermione.

Draco buttò uno sguardo su Sienna, che stava volteggiando a pochi piedi da terra, guardando il padre con impazienza. “Perché non porti dentro Laidie e Nathan e, um, arrivo tra un secondo.”

“Okay,” rispose Hermione.

Ancorandosi Adelaide su un’anca, prese per mano il figlio e li riportò entrambi dentro casa. Si diressero verso la camera dei giochi e cercò qualcosa con cui tenerli occupati. Draco entrò qualche minuto dopo con Sienna, che si unì al fratello e alla sorella.

“Nathan, vuoi dare un occhio alle tue sorelle per un po’? Tuo padre ed io vogliamo vedere cosa ha da dire Gemma.”

“Okay, ma’,” rispose distrattamente, senza togliere gli occhi da quello che stava facendo.

Draco e Hermione corsero via, come due bambini che per poco non erano stati scoperti a fare cose che non dovevano. Sorridevano incontrollabilmente, mentre si dirigevano verso la prima stanza in cui entrambi si sarebbero potuti sedere confortevolmente. Incapaci di protrarre l’attesa ancora più a lungo, si fermarono su un divanetto nel corridoio.

“La vuoi aprire tu? O faccio io?” chiese Hermione.

Draco si morse il labbro e fissò intensamente la lettera. “Aprila tu,” decretò poi.

“Sicuro?”

“Sì, assolutamente. Voglio che sia tu ad aprirla.”

“Okay,” rispose, non sentendosi più in bisogno di ulteriori conferme. Strappò la busta e ne estrasse la pergamena contenuta all’interno.

Cari Mamma e Papà,” iniziò a leggere ad alta voce.

“Hogwarts è spettacolare! È il posto più incredibile che abbia mai visto, persino più di Diagon Alley e della Drogheria. Ho visto Hagrid per prima cosa, mentre ci faceva attraversare il lago. Tutti erano impressionati dal fatto che sapesse il mio nome. Tutti i miei insegnanti sono simpatici e tutti sono amichevoli. Ho ricevuto qualche strana occhiata da parte di alcune persone, ma mi avevate detto che poteva succedere.

“Comunque, so che siete molto curiosi sullo Smistamento, e quindi senza altri ritardi… dovreste sapere che sono stata Smistata a Corvonero.”


Hermione fermò la lettura. “Corvonero?”

“Cosa?!” gemette Draco, strappando di mano la lettera a Hermione e rileggendo i primi paragrafi. “Corvonero.” Lo disse come se stesse assaggiando qualcosa per la prima volta e non fosse del tutto sicuro di cosa ne pensasse al riguardo.

Si guardarono l’un l’altro. “Come può essere possibile?” si chiese Hermione.

“Era un colpo certo per Serpeverde!” commentò Draco.

No, Grifondoro!” ribatté Hermione.

“Beh, per lo meno non è Tassorosso.”

“Draco,” lo ammonì Hermione, schioccando la lingua. Poi, “Corvonero!”

“Chi vince la scommessa, allora?” chiese Draco, guardandola.

“Non lo so! Qualcuno ha puntato su Corvonero?”

“Qualcuno deve esserci.”

“Luna!” esclamò Hermione. “Lei era a Corvonero.”

“Merlino, ha vinto una tonnellata di Galeoni, eh?” disse Draco, calcolando mentalmente l’ammontare delle scommesse.

“Già… è stata l’unica a scommettere su Corvonero.”

Rimasero in silenzio per qualche istante, poi Draco riprese a parlare. “Non è che sia una sorpresa completa, però. Sua madre è un genio.”

Hermione sorrise. “Neanche suo padre è del tutto stupido. Dopotutto, è stato abbastanza furbo da conquistare sua madre.”

“Oh, molto carino,” disse con un sorriso, facendole il solletico per un momento e poi prendendole il viso tra le mani e baciandola teneramente. Quando la guardò negli occhi, non li vide ricolmi d’altro che puro amore.

“Finisci la lettera,” lo incoraggiò a bassa voce, porgendogliela.

… sono stata Smistata a Corvonero.

“Una ragazza che ho incontrato sul treno è stata Smistata a Serpeverde. È venuta da me, dopo la festa, e mi ha detto che erano tutti certi sarei stata nella sua casa. Le ho detto che una persona non viene definita dal suo nome.”

Draco si interruppe e si mise la lettera in grembo. Poi guardò Hermione, che sfoggiava un ampio sorriso. “È un peperino, eh?” disse Draco.

“Già, lo è davvero.”

Rimasero seduti in silenzio, pensando entrambi a quanto speciale fosse la loro figlia.

“Nathan sarà un Serpeverde,” disse Draco dopo alcuni minuti.

“Curioso – stavo pensando la stessa cosa, a parte la Casa, che sarà Grifondoro. Così come per Adelaide.” Sospirò. “Anche se, se devo essere sincera, credo che Nathan sarà un Serpeverde. Ammetto che vorrei che fosse un Grifondoro. Anche Sienna credo che sarà una Serpeverde.”

Lui la guardò. “Sono d’accordo per Laidie e Nathan, ma penso che Sienna finirà nella tua Casa.”

“Oh? E perché lo pensi?” chiese.

“Ti assomiglia tanto – ha questo amore per la vita, uno sguardo sull’esterno che vede tutto come meraviglioso, magico.” La guardò, gli occhi che si addolcivano. “Devo dire che quel tuo modo di vedere le cose è uno dei cinque motivi principali per cui ti amo. Tu sei magica, e pensi ancora a quanto sia meraviglioso quando nevica.”

Hermione sorrise. “Hai finito la lettera?”

“No,” rispose Draco, osservando la pergamena. “Quasi.”

“Lei ha sbuffato e se n’è andata. Non vedo l’ora di iniziare le lezioni, anche se, per quando avrete letto queste righe, avrò già finito Trasfigurazione e Pozioni, probabilmente. Vi voglio bene e mi mancate, ma non troppo. Non preoccupatevi, okay? Sarà difficile non voler tifare per Grifondoro o per Serpeverde quando inizierà la stagione di Quidditch, ma mi aspetto di diventare una Corvonero doc in un nonnulla.

Vi voglio bene e mi mancate!

Gemma”

Draco ripiegò la lettera e la porse a Hermione. “Per la tua raccolta.”

Lei lo guardò con un’occhiata interrogativa.

“So che hai una scatola nascosta in qualche scompartimento segreto nella libreria per ognuno dei nostri figli. E so che è lì che metti lettere, foto… tutto quello che per te è speciale e che riguarda loro.”

Hermione sospirò. “Crescono così in fretta! Gemma ha già undici anni, Draco. Presto sarà la volta di Nathan a dirigersi verso Hogwarts, e poi Sienna, e Adelaide…”

Lui le prese una mano tra le proprie. “E poi Gemma si sposerà e avremo dei nipotini…”

“No!” gridò Hermione, ridendo. “Non voglio pensarci ancora, a quello!”

Draco la cinse tra le proprie braccia e la strinse a sé. “Okay, amore. Avremo tempo a sufficienza per quando quello accadrà. Credo che adesso dovremmo andare dai bimbi e giocare.” Si alzò in piedi e le porse una mano. “Dopotutto, prima che ce ne accorgiamo, ci staranno spedendo lettere da Hogwarts.”

Hermione accettò la mano e si tirò in piedi. Un leggero sorriso le danzava sulle labbra e, d’improvviso, abbracciò Draco, affossando il proprio viso nel suo petto.

“Che c’è amore?”

“Mi abbracci, vuoi? Non lasciarmi mai andare.”

La strinse forte a lui.

“Mai.”

Ricambiò la stretta per pochi preziosi secondi, poi un pensiero sbarazzino le si affacciò nella mente e seguì l’impulso facendogli il solletico lì, dove lo soffriva di più. Lui si scansò e si mise a rincorrerla, ridendo, verso la camera dei giochi.

To be Continued

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Capitolo 11
*** Capitolo Undicesimo ***


11 Reasons General Theme: 11 Reasons why Draco and Hermione Belong Together
Pairing: Draco Malfoy, Hermione Granger
Titolo: The One Who Knows
Rating: PG
Disclaimer: Harry Potter non è mio.
Word Count: 2230
Prompt: Tabella Jolly (Tarocchi – Arcano Maggiore [Prima parte]) - La Ruota della Fortuna: punto di svolta
Note dell’autrice: Questa tabella non ha praticamente nulla ha che fare con Harry Potter, ma credo che “punto di svolta” sia un prompt adeguato. Questo è l’ultimo capitolo della storia, grazie a tutti coloro che l’hanno letta.


°°°°°

You’ll fly away, but take my hand until that day
So when they ask how far love goes
When my job’s done you’ll be
The one who knows.

°°°°°


Draco si concesse un sorriso, quando sentì di sfuggita il suono della risata di sua moglie, proveniente da qualche parte nella stanza. Era particolare e melodioso, e avrebbe potuto riconoscerlo in mezzo a qualunque folla. Finì di riempire il proprio bicchierino con del punch e ne preparò un altro per lei, sapendo che sarebbe venuta a cercarlo presto.

Si voltò a guardare il salone. Era presente molta gente importante del Ministero e degli editori, oltre che agli amici più stretti di Hermione ed alla sua famiglia. Tutto intorno s’erano formati dei piccoli gruppi di persone che parlavano tra loro e, al centro, erano in molti che stavano ballando. Non finiva mai di meravigliarsi che ora lei fosse la sua, di famiglia, e che gli avesse donato una figlia. Crescendo non si sarebbe mai immaginato una vita simile e, ora, non riusciva ad immaginare la vita in nessun altro modo.

Draco gettò un’occhiata attorno, cercando Hermione. La vide che si stava dirigendo verso di lui, ed il respiro gli si mozzò in gola. Era semplicemente ammaliante nel suo vestito color rame, sui suoi lucenti tacchi scuri ed avvolta in uno scialle grigio perla e ramato.

“Sera, Bellezza,” la salutò, quando lo raggiunse, porgendole la tazzina di punch che aveva versato.

“Grazie,” gli rispose con un sorriso tirato, sorseggiando un poco della bevanda e guardandosi attorno a disagio. Dopo un istante, tornò a posare lo sguardo sul marito e gli rivolse un sorriso sincero. “Un altro discorso eccellente, Signor Malfoy.”

Lui ghignò. “E tu l’hai tenuto brillantemente, come sempre.”

Il sorriso di Hermione scemò e lei fissò lo sguardo sulla tazzina. “Un altro discorso eccellente,” ripeté, a bassa voce. Poi scosse il capo e mise il bicchierino sul tavolo. “Balli con me?” chiese, porgendogli una mano.

“Come desideri,” le rispose, intrecciando le proprie dita con le sue. La condusse sulla pista da ballo e si posizionarono in un angolo. Sebbene il ritmo della canzone fosse piuttosto veloce, danzarono lentamente, il capo di Hermione poggiato sul petto del marito, mentre Draco le cingeva stretta la vita. Si muovevano insieme, sulle note di una canzone che sentivano solo loro.

Draco si sarebbe accontentato di tenerla abbracciata tutta la notte, se lei avesse voluto, ma dopo un paio di canzoni, la vide asciugarsi gli occhi con nonchalanche. Una ruga gli segnò la fronte e chinò il volto verso quello di lei per poterle sussurrare in un orecchio, “Che c’è che non va, amore?”

Lei singhiozzò. “È sempre la stessa cosa,” rispose, indicando la stanza intorno a loro. “Sono passati cinque anni, ed è ancora solo un party per Harry! Oh, e mentre uscite, ricordatevi di donare qualche centinaia di Galeoni all’ultima fondazione di carità di Harry.”

Draco ridacchiò. “Stasera non riguarda Harry, lo sai. Riguarda te e il premio che hai vinto per il tuo libro.”

Hermione sbuffò. “Spero sinceramente che tu non ci creda davvero, Draco. Il mio discorso è durato un totale di cinque minuti. Per quasi tutta l’ora precedente, i vari speaker hanno parlato di Harry, della storia del premio, di Harry ancora e di tutte le cose meravigliose che sono state compiute negli ultimi cinque anni grazie i fondi alla sua memoria.” Si districò dal suo abbraccio, troppo agitata per sopportare una restrizione ai suoi movimenti. “E sai, Draco, stavo pensando che l’unico motivo per cui mi abbiano dato il premio oggi è che sono passati cinque anni dal giorno esatto dalla morte di Harry, volevano una scusa facile per organizzare un altro party.”

Draco sospirò. “Io credo che ti abbiano dato il premio perché te lo meriti, Hermione. Perché hai detto al mondo la verità sul tuo amico e perché hai un talento naturale con le parole.”

Hermione si morse un labbro e incrociò le braccia sul proprio petto. “Ma c’è qualcuno in questa stanza che ha davvero letto il libro? So di aver detto più di una volta che Harry non avrebbe mai voluto venir immortalato, o che non avrebbe mai voluto che il suo nome venisse usato per altre cause… ho fatto anche l’esempio dell’ex Ministro che ha tentato di convincere Harry a mostrare il proprio supporto per lui durante la guerra.”

Draco la prese per le spalle e la guardò negli occhi. “Non sono sicuro che le cose cambieranno mai. Il Ministero è riuscito in qualche modo ad ottenere i diritti sullo sfruttamento del nome di Harry e nulla di quello che tu o Ron abbiate fatto ha dato qualche risultato. Io… io credo che sia giunto il momento di accettarlo e di andare avanti.”

Gli occhi di Hermione si riempirono di lacrime e lei si scostò con decisione dalla sua stretta. Si voltò, in cerca di una fuga, ma l’unica cosa che vide furono persone che volevano congratularsi con lei e poi offrirle un brindisi alla memoria di Harry.

Si portò una mano alla fronte e si voltò ancora per affrontare Draco. “Merlino, Draco – non ci riesco,” disse con rabbia. “Non posso lasciarmi alle spalle un mio amico. Hai letto le recensioni… vogliono diffamarmi, farmi passare come una pazza instabile, che ha solo una vendetta personale contro il Ministero. E, nonostante questi commenti, il Ministro mi elogia con un premio? È solo perché si tratta di Harry! Ma lui si merita di più che questi infiniti riconoscimenti, anche attraverso questo premio farsa, e non avrò pace finché non sarò riuscita a rendergli giustizia!”

Alcune delle persone che li circondavano si volsero a guardarli al crescere sempre più intenso del tono di Hermione.

La voce di Draco fu ferma quando riprese a parlare. “Non puoi fare tutto tu, Hermione. Ci sono cose che non puoi controllare. Questa è una di quelle cose. Lascia andare.”

Gli occhi di lei brillavano di passione e rabbia, mentre gli rispondeva. “Come puoi dirlo?” disse, cercando di conferire autorità alle sue parole senza tuttavia alzare il volume. Ciononostante, l’attenzione di altre persone ancora fu attratta dalla loro discussione. “Dovresti essere dalla mia parte!”

Draco coprì la poca distanza che li separava e replicò con fermezza. “Certo che sono dalla tua parte. Non c’è ragione di intristirsi.”

“Oh, non sono neanche lontanamente intristita e tu lo sai,” sibilò in risposta.

Si squadrarono l’un l’altro per alcuni istanti, poi Draco le afferrò una mano. “Vieni con me, c’è qualcosa che voglio mostrarti.” Il tono della sua voce e l’espressione nei suoi occhi erano così duri che Hermione non protestò e si limitò a seguirlo fuori dalla stanza.

Draco ritirò i loro mantelli dal guardaroba e sistemò quello di Hermione sulle spalle della moglie. Le rivolse uno sguardo deciso e fece Smaterializzare entrambi.

Arrivarono in un piccolo cimitero. Hermione annaspò e si aggrappò al braccio di Draco. “Dove siamo? E, nel nome di Merlino, perché mi hai portato qui?”

“Da questa parte,” rispose, in tono rude, e la trascinò dietro di sé finché non trovarono la loro destinazione. Si fermò e la portò davanti a sé, facendo sì che fosse impossibile un suo scostarsi. “Dimmi cosa vedi.”

“Draco,” iniziò lei, la voce tremante.

“Dimmelo,” ripeté, il tono inflessibile, graffiante.

“Draco, perché?” lo pregò. Lui poteva percepire le lacrime che stavano minacciando di cadere dai suoi occhi chiusi.

“Perché è il momento di farlo!”

Hermione tremò e lesse, a voce appena udibile. “Harry James Potter. 1980 – 1999. Il mondo ti deve un debito incalcolabile.”

Draco allentò la sua stretta e lei si lasciò cadere su di lui, pesantemente contro il suo petto. Lui la cinse con le proprie braccia. “Cosa significa?” chiese, parlandone in un orecchio, il tono gentile.

“S- significa che Harry ha ucciso Voldemort.”

“Sì, ma che altro?”

“Io non -”

“Le date. Cosa significano? L’ultima, in particolare.”

“Draco,” disse, le lacrime che ora cadevano apertamente. “Ti prego, ferma-”

“No,” rispose. “Non finché non vedi, Hermione. Cosa significano?”

È morto!” urlò, la rabbia intrecciata nelle sue parole. “Sei felice? L’ho detto – Harry è morto!” Crollò tra le sue braccia e poi si lasciò cadere in ginocchio.

Draco si inginocchiò di fronte a lei e le girò il mento perché lo guardasse. “È morto. E la cosa con le persone morte è che non importa loro di quello che succede quaggiù.”

Le lacrime correvano come fiumi sulle sue guance.

“A Harry non importa che il suo nome venga sfruttato, o che la sua memoria venga sporcata. In vita, gli importava solo di te, e di Ron e di Ginny. Non importa quello che tutti gli altri pensano di lui, fino a quando voi tre vi ricordiate di lui, lo amiate, e lo lasciate andare.”

“I-Io voglio solo che la gente lo conosca davvero,” disse Hermione. “È così sbagliato?”

Draco finalmente sorrise. “No, certo che no. E l’hai fatto con il libro che hai scritto. È… è fantastico, in ogni singola parola. La tua amicizia, il tuo amore per Harry sono evidenti in ogni singola pagina. La gente…” si arrestò un momento. “Queste perone che vuoi così disperatamente che imparino a ‘conoscere’ Harry sono incostanti quanto il vento. Leggeranno il tuo libro e diranno che è il miglior saggio che sia mai stato stampato. Il giorno dopo vedranno un articolo nella Gazzetta che annuncia… che ne so… che Harry amava le Arti Oscure, e crederanno anche a quello.”

Hermione sorrise tristemente tra le lacrime.

“Non puoi convincere le persone di quello che si rifiutano di ascoltare. Il Ministero ha presentato un’immagine di Harry a cui le masse vogliono aggrapparsi… benevolente, quasi santo. Lascia che loro abbiano quello – tu hai Harry. Smettila di combattere una guerra che non puoi vincere, amore mio. Mi sta uccidendo vederti sempre così dilaniata.”

Gli occhi di lei incontrarono quelli di lui, ricolmi di preoccupazione, ora. “Oh. Draco,” disse, rifugiandosi ancora tra le sue braccia. Lui la strinse forte, facendo scorrere le proprie dita tra i capelli e baciandole il capo.

“Non sono sicura di essere capace a lasciarlo andare,” disse infine, debolmente.

“Hermione, sei l’unica persona che non l’ha fatto!” Draco la scostò da sé e la guardò. “Ginny sposerà Blaise tra pochi mesi, e Ron… beh, Ron onora Harry a modo suo, ma non si sta aggrappando a lui come stai facendo tu.”

“Ho paura, Draco. Harry è stato parte della mia vita da quasi il primo momento in cui sono entrata nel mondo magico. Se lo lascio andare… sono solo io, da sola.”

Draco sollevò un sopracciglio e la lasciò per sedersi sul terreno. Incapace di tener lontana l’amarezza dalla sua voce, disse, “Da sola, huh? Lo farò sapere a Gemma quando la prenderemo da tua madre.”

Hermione scosse la testa. “Sai quello che voglio dire.”

“No, onestamente non lo so. Non sei mai stata ‘solo tu’. Hai sempre avuto Ron e Ginny, e più recentemente me. Mi hai sposato. Non sarai ‘solo tu’ fino a quando non sarò disteso lì, affianco a Potter.” Schioccò la lingua. “E anche allora, avrai Gemma e… qualunque cosa la vita ci riserverà.” Le prese una mano e la strinse. “Magari la squadra di Quidditch.”

Lei gli rivolse un timido sorriso. “Non volevo dire che sarei stata da sola, solo che se lasciassi andare Harry, dovrei lasciare andare anche una parte di me.”

Draco sollevò una mano e le tracciò con delicatezza il profilo della mascella. “Non lascerò andare una singola parte di te, Hermione. Harry dovrà accettare il mio egoismo. Ti perdonerà per avermi lasciato tenerti tutta.”

Fresche lacrime le riempirono gli occhi, mentre prendeva le mani di Draco tra le proprie.

“Tutto il mio passato include Harry.”

“E l’avrai sempre con te. Ma il tuo futuro non è Harry. Non lo è mai stato.” Sorrise. “Non dal momento in cui mi hai baciato nel salotto del Quartier Generale.”

Hermione posò una mano sulla sua gota e strofinò con delicatezza il proprio pollice sulla sua pelle. Lui inclinò il capo al suo tocco.

“Certo che sei il mio futuro.” Sospirò. “Persino dopo tutti questi anni, non ho ancora accettato del tutto che Harry se ne sia andato, davvero e per sempre.” Osservò la lapide di fronte a sé. “Ma è vero. E… e tu hai ragione, è tempo che lo lasci andare.”

Draco sorrise. “Nostra figlia inizierà ad essere affamata e abbiamo lasciato cibo a sufficienza solo fino a cena.”

Hermione annuì. “Voglio dirgli addio.”

“Vuoi che me ne vada?” le chiese.

“No,” rispose, alzandosi e spazzolando via le foglie e la terra dal proprio vestito. “Voglio che tu stia qui, con me.”

Draco si alzò e prese la sua piccola mano nella propria. Hermione fissò lo sguardo sul cumulo di terra coperto da rigogliosa erba verde. Alcuni selvaggi fiori colorati ravvivano l’altrimenti monocromatico paesaggio che si estendeva davanti a loro.

Gli strinse la mano. “Ciao, Harry,” esordì. Draco non era certo che sarebbe riuscita a proseguire, ma dopo un momento, riprese. “Sono Hermione. Sono venuta a dirti addio. Ti ricorderò sempre, sia per tutti i momenti stupendi che abbiamo passato che per quelli duri e difficili. Non potrei mai, mai dimenticarti e mi manchi, sempre…” Strinse ancora la mano di Draco, tenendola con forza ancorata alla propria.

“Voglio che tu sappia che io sto bene. Draco si sta prendendo veramente cura di me – non devi preoccuparti. Ci credi?” disse con un risolino. “Malfoy! Di tutte le persone… e quello è anche diventato il mio cognome, adesso. Abbiamo una bimba piccola, Gemma… ha quasi un anno. E…”

Alzò gli occhi su Draco e lui fu preso in contropiede dall’improvvisa radiosità del suo viso. “Non credo di essere mai stata più felice.”

Le sorrise. “Nemmeno io, Harry,” aggiunse velocemente, con una fugace occhiata alla lapide.

“Quindi siamo tu ed io,” gli disse Hermione, guardandolo.

Draco rispose allo sguardo. “Esatto.”

“Bene. Mi piace questo noi.”

Cinse Hermione con le proprie braccia e le baciò la sommità del capo. Lei gli si avvicinò ancora e si lasciò cadere nel rifugio offerto dalle sue braccia. Rimasero lì in piedi, ad osservare la tomba di Potter. Un leggero vento portò il profumo di foglie cadenti ed il tardo pomeriggio autunnale donava riflessi dorati al paesaggio. In alto, sopra le loro teste, uno stormo di uccelli prese il volo verso lidi più caldi.

Il mondo era come doveva essere; erano insieme. Tutto sarebbe andato bene.

The End




Nota dell’Autrice: Per chi fosse curioso e volesse sapere qual è l’esatto ordine cronologico della serie, eccolo qua: 8, 3, 5, 2, 6, 1, 7, 4, 11, 9, 10.



E anche questa è finita. Un grazie enorme a Manu, che mi ha sopportato e incitato in quella che è stata, probabilmente, la mia traduzione più veloce. ♥

Un *cosino* minuscolo alla moglia, che ultimamente sto trattando troppo bene :P

E un saluto a tutti gli altri, con un'ultimissima nota, per mille motivi più uno, non credo che tornerò a pubblicare nuove traduzioni su EFP, né su altri archivi pubblici.

Buon Halloween a tutti.
Kit


The One Who Knows

Time it was I had a dream
And you're that dream come true.
If I had the world to give
I'd give it all to you.
I'll take you to the mountains,
I will take you to the sea.
I'll show you how this life became a miracle to me.

All the things you treasure most
will be the hardest won.
I will watch you struggle long
before the answers come.
But I won't make it harder,
I'll be there to cheer you on.
I'll shine the light that guides you down
The road you're walking on.

Before the mountains call to you,
before you leave this home,
Wanna teach your heart to trust
As I will teach my own.
But sometimes I will ask the moon
Where it shined upon you last
And shake my head and laugh and say
It all went by so fast.

You'll fly away, but take my hand until that day.
So when they ask how far love goes
When my job's done you'll be the one who knows.

Dar Williams

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