Pensieri da un diario

di xxstrawberryfields
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** vecchi pezzi ***
Capitolo 2: *** giovinezza ***
Capitolo 3: *** Mi manchi tanto - Poesia ***
Capitolo 4: *** La ragazza sola ***
Capitolo 5: *** A volte ***



Capitolo 1
*** vecchi pezzi ***


Mi sento come un arto che viene spezzato, reciso sistematicamente.
Il dolore mi trasulla, mi uccide, e io sto lì a guardarlo senza fare niente. Non mi muovo, non penso, non respiro. Sorrido alle persone che vogliono una risposta e rido quando bisogna ridere.
Nessuno, nessuno, si accorge del peso, del macigno che c’è dentro di me. Reprimo ogni pensiero che fa male, chiedo alla mente di spiegare al corpo che non è grave, la ferita guarirà.
E anche se riesco a convincere tutti, e per gran parte anche me stessa, c’è quella coscienza che avverte il senso di perdita; la tristezza comincia a pervadere e il cuore comincia a diventare pesante.
Quello che avevo avuto per giorni era il massimo, la cosa migliore che mai avevo sognato di ricevere. Mi sentivo a casa. Ora tutto si è spento come un vetro infranto e una luce rotta.
I giochi, i sorrisi, gli occhi dolci, tutto svanito. Voglio trovare me stessa, voglio sentirmi meglio di quello che sono ora.
Ho sempre detto di non essermi mai innamorata, ma la verità è che soffro troppo solamente anche al pensiero che ciò possa essere vero. La guardia è sempre alzata, e appena l’abbasso viene l’abbisso.
Ogni particella del mio corpo grida dolore, solo la mente cerca di rimanere fresca. Cerco distrazione nei piccoli gesti quotidiani, nelle parole rivolte al caso, nel sorriso di un’estraneo. Poi però la verità mi viene incontro schiacciandomi contro un muro. Lo sguardo si fa vacuo e le mascelle si contraggono, le mani smettono di giochicchiare, mentre il tempo si ferma io sono nella gabbia di ricordi che sembra infinita, ma quando mi ridesto il mondo è andato avanti solo di qualche secondo che per me era vita. Faccio piccole cose, inutili, piccoli gesti per dimenticare. Quanto ci metterò? Una settimana? Un mese? Non voglio più l’amore perfetto. Voglio te.
 
Quando smetterò di provare un peso al petto? Quando la smetterò di sospirare? Quando smetterò di farmi male guardando ogni tua foto come un ricordo sfocato? Quando smettero di dimenticare il tuo calore? Quanto ci metterò per dimenticarti, per eliminarti da quello che sono e cerco di essere? Non voglio che sia troppo. Ma vorrei sentire il tuo respiro qui, qui vicino a me ancora una volta, per poterti dire “ciao”.
La vista continuerà ad appannarsi per farmi vivere i ricordi come in una cortina di fumo; e io continuerò a lungo  a guardare lontato, il cielo blu, e sentirmi inadatta, sbagliata.  E sento le canzoni che parlano d’amore, amore che corre per i prati mano nella mano, e mentre il mio cuore si spezza e si frantuma io vorrei cancellare il mio dolore, ma l’unica cosa che so fare è stare qui e guardare il cielo con i tuoi colori.
 
Ora tutto il dolore, le lacrime, cominciano a sparire. Non c’è più dolore. Non fa più male. Un’essere svuotato; e nulla più. Lo stadio del dolore non c’è più, la vittima esala gli ultimi respiri. L’unica differenza è che io mi risano, vivo con il ricordo; vivo grazie al ricordo. Il ricordo dei tuoi denti splendenti che curvano all’insù regalandomi un dolce sorriso. Il ricordo di mani calde che stringevano le mie. Il ricordo di te che sorridevi mentre ti giravi e te  andavi. Per sempre. Te ne andavi per sempre. Chissà, forse una volta ti vedrò di nuovo e ti saluterò, come se fossimo due vecchi amici. Forse una volta ti conoscerò di nuovo senza ricordarmi di te. Forse una volta ti incrocerò per strada senza vederti. Forse una volta ti vedrò nella veste di un passante come gli altri senza riconoscerti. Forse, chissà, non ti vedrò mai più. Mai. E questa è l’idea che fa più male di tutte. Sapere che non vedrò più le tue guance piegarsi all’insù e i tuoi essere felici. Non ti vedrò più prendere in giro il tuo amico, non ti vedrò più con il tuo sguardo preoccupato. Non scriverò più il tuo nome accanto a cuoricini. Non mi perderò con lo sguardo nel vuoto, non osserverò più le tue foto al buio nella notte, per cercare di prendere sonno. Non ascolterò più canzoni pensando a te. Smetterò di cercare il tuo nome sulla bocca di tutti. Sarò io senza te. Una parte di qualcosa che non è mai stato niente. Non trasalirò più quando vedrò una persona che ti somiglia camminare per la strada, non piangerò più per i film d’amore troppo tristi, non mi lascerò più trasportare dal vento. Diventerò una vita forte che sopporta ogni piccola insicurezza e guarderò il cielo senz’ombra negli occhi. Sentirò il tuo nome senza provare alcun brivido, non piangerò quando vedrò una tua fotografia  e non cercherò un’altra canzone. Sarò pronta per essere uccisa un’altra volta da qualcun’altro, solamente che, questa volta sarò più forte e meno debole, ci vorrà più tempo per provare qualcosa e meno per distruggerlo. Soffrirò per il tempo che potrà sembrare eterno e poi mi riprenderò aspettando di soffrire un’altra volta. E continuerà così, finchè non arriverà il punto in cui non avrò più bisogno di soffrire ma solamente di aspettare d’amare. E cosi, che fu e  cominciò, la storia della vita della vita diq uella ragazza che abitava in campagna, sola, con il padre e un fratello, una sorella, una madre assente che ingoiava la tristezza, giorno per giorno, come se fosse stato tutto frutoo di un incantesimo, piccolo, grande, un incantesimo vero

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Capitolo 2
*** giovinezza ***


Ovviamente essendo così giovane non è richiesto che io capisca tutto, ma quasi tutto. Ad esempio, a scuola ti insegnano molte cose, fra queste come addizionare un certo numero di lettere negative elevate a un numero moltiplicandole in seguito per un perimetro di qualche strana figura. Ti insegnano che quando dici “la casa è gialla” ogni parola, se detta in contesto o tonalità, addirittura lingua diversa, cambia il significato. Persino insegnano come si fa a correre per il campo di calcio, con la musica a massimo volume nelle orecchie. Ma la cosa più importante, la trascurano. Magari è solamente mancanza di immaginazione, o, forse, la troppo bassa capacità dell’argomento. L’unico vero motivo per cui siamo su questa terra, è, indubbiamente, riprodursi. Quindi... perché non innamorarsi? L’amore. Ecco la materia più difficile, complicata, astratta, strana, che non è ancora stata creata. Perchè esistono gli aerei? Perchè, in qualsiasi luogo si è, semplicemente sorvolando quello che sopra la nostra testa c’è, si arriva nel luogo dove si compie quello che si è, il motivo, per cui tutto c’è. Ci sarebbero le case? Le montagne? Gli spazzolini?
Una volta, ci fu qualcuno che disse  che la materia dell’amore dovrebbe essere introdotta nelle scuole. Beh, sono d’accordo. Chi ti insegna a raccogliere i pezzi del cuore dopo che un essere tanto meschino, con tanta voglia di volontà, ha fatto di tutto per distruggerlo? Nessuno. Sarebbe ora di cominciare, ora, domani, ma probabilemente è un utopia: non accadrà mai.
Mi hanno detto che l’amore è strano, lo desideri tanto ma non riesci a prenderlo, ti trovi tanto vicino, ma all’ultimo millisecondo ti volta le spalle, scappando. Sì, è quello che generalemente fanno le persone, ti lasciano, per conoscerne delle nuove, che hanno di più. Hanno sempre qualcosa di più, queste nuove persone, quindi la perfezione non ci sarà mai,  perchè, come dice la matematica: una cosa aggiunta a uno fa sempre di più.
 

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Capitolo 3
*** Mi manchi tanto - Poesia ***


Mi manchi tanto,
da quel giorno che te ne sei andata,
via di qui, da me, per sempre.
Sapendo che non ci saremmo più riviste,
che ormai i bei anni erano passati,
scomparsi, volatilizzati.
Hai aperto la porta, ti sei girata,
e non ti sei più voltata.
Mai più.
Perchè sapevi che c'era troppo dolore,
…e te ne sei andata.
via da qui, da me, per sempre.
Senza dire niente.

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Capitolo 4
*** La ragazza sola ***


Nessuno mi conosce. Nessuno sa chi sono davvero.
Ho i capelli biondi, lunghi con i boccoli, due bellissimi occhi blu intenso, in cui ci si smarrisce solo a guardargli.
Tutti i ragazzi che conosco –  e non – mi guardano come se vedessero per la prima volta il sole.
Per loro sono come un oggetto attraente da ammirare.
Le ragazze, al contrario, mi vedono come un diavolo che cerca di abbagliare gli angioletti.
Io non faccio niente, proprio niente, sono come un manichino bellissimo del negozio accanto.
Al mattino mi sveglio, mi osservo allo specchio e vorrei essere diversa, un’ altra persona, una persona che capisca cosa vuol dire sentirsi felici e amati.
Ma io non sono né felice, né amata.
Persino i professori della mia scuola mi guardano come si guarda una modella alla televisione; ma io sono solo un’allieva.
Credo di non provare sentimenti, vedo una ragazza e un ragazzo tenersi per mano, volersi bene, e non capisco. Non capisco il significato di quelle tre  parole che si dicono fra loro, sussurrando, con gli occhi che brillano;„ ti voglio bene“ nessuno me l’ha mai detto, né penso che qualcuno lo farà mai.
Perché io mi sento diversa, splendida come la neve, bellissima, bianca, che cade leggera, ma dopo un po’ che la frequenti diventa fredda e pungente.
Io sono così bellissima e incantevole all’inizio, ma poi si capisce che non ho nient’altro.
Sono come un robot, piccolo meccanismo utilizzato da altri per servir loro.
Io servo loro la mia bellezza e ricevo in cambio sorrisi che non mi servono comunque, perché dopo un sorriso non accade niente... certo forse qualche ragazzo mi dice che sono carina, io non dico niente e poi tutto finisce lì.
Un giorno vorrei che un ragazzo mi dicesse che sono carina, ma non esteriormente, che gli piaccio come persona e non perché sono bella.
È come una maledizione. Una maledizione per qualcosa che non so d’aver commesso.
Perché sono un piccolo oggetto prezioso che viene donato al primo che passa.
Cioè, non sono nulla.
Mi piacerebbe che un giorno possa io capire cosa si prova, cosa provare quando per la prima volta una persona mi dice che mi vuole bene, capire cosa sono le emozioni.
Conoscere le emozioni non vuole dire sorridere, piangere, arrabbiarsi...
Quelle sono espressioni che cambiano a differenza di dove ti trovi o con chi sei.
Cerco di osservare le altre persone per capire...
 
Ma può darsi che un giorno capirò il significato vero e profondo di quelle parole e che le capisca col cuore, che non le colleghi semplicemente alla faccia.
So che ce la posso fare, so che un giorno capirò, anche se non completamente, e, questo mi basta, per ora questa certezza mi basta.

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Capitolo 5
*** A volte ***


Ogni volta è così, te lo sei ripetuto all'infinito di non cascarci di nuovo, ma alla fine ci caschi sempre e comunque, il problema è solamente che all'inizio non te ne accorgi.
Tutto che capita così in fretta, i sorrisi, le parole non dette e la voglia di volere di più. E poi quell'improvvisa brezza diventa un forte vento, ti trascina e tutto intorno vortica senza che te ne accorga. Ma di colpo la giostra si ferma, e tutto finisce così in fretta come se mai niente fosse cominciato, erano ore e giorni di nessuno.

Ma perché allora, ogni volta, ogni santissima volta si ricade sull'asfalto, sbucciandosi mani e ginocchia, è una ferita, una ferita che brucia ogni volta e ogni volta di più. La mente vola, libera dal corpo, bisognosa del niente se non di quello che lì l'ha portata. Ma poi di nuovo tutto comincia da capo, il ciclo riprende e gli errori si ripetono. Allora, io mi chiedo, a cosa serve tutto quanto?

 A volte mi sembra che il cuore sia stia dividendo in due parti, e che io non possa fare niente per impedirlo. Sono sdraiata nel letto, accovacciata su un fianco, e lui si apre, dolore, dolore e ancora dolore. Con una mano cingo l'altra spalla e mi rannicchio per avvicinare le due parti del cuore ormai diviso, ci provo, credo di riuscirci, ma so che non è così, non va tutto così in fretta, mai.







 

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