Babooshka

di Julia of Elaja
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** She wanted to test her husband ***
Capitolo 2: *** She knew exactly what to do ***
Capitolo 3: *** A pseudonym to fool him ***
Capitolo 4: *** She couldn't have made a worse move ***
Capitolo 5: *** She sent him scented letters ***
Capitolo 6: *** And he received them with a strange delight ***
Capitolo 7: *** Just like his wife ***
Capitolo 8: *** ... But how she was before the tears... ***
Capitolo 9: *** ... and how she was before the years flew by... ***
Capitolo 10: *** ... and how she was when she was beautiful... ***
Capitolo 11: *** She signed the letter: All yours, Babooshka! ***
Capitolo 12: *** She wanted to take it further, so she arranged a place to go... ***
Capitolo 13: *** To see if he would fall for her incognito ***
Capitolo 14: *** And when he laid eyes on her, he got the feeling they have met before... ***
Capitolo 15: *** Uncanny how she reminds him of his little lady... ***
Capitolo 16: *** Capacity to give him all he needs ***
Capitolo 17: *** He shouted out: I'm yours, Babooshka! ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** She wanted to test her husband ***







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"She wanted to test her husband"






Era una tranquilla giornata, alla Capsule Corporation, una come tante altre.
Il cielo era terso, l'aria piacevole; l'estate si stava avvicinando e Bulma scrutava l'orizzonte con lo sguardo perso, sognando le giornate al mare e ricordando i bei momenti passati con la sua amata famiglia, quando Trunks e Bra erano ancora piccoli e rincorrevano le onde, quando Vegeta la coglieva di nascosto, inzuppandola d'acqua di mare assieme ai figlioletti; erano belli quei tempi, in cui tra lei e Vegeta c'era una fiamma ardente che li legava.
Ma che fine aveva fatto quella fiamma? Aveva forse smesso di bruciare?
La donna si voltò: la casa era vuota, Vegeta era uscito e doveva ancora tornare.
Era divenuto tutto così strano, così tremendamente piatto il loro rapporto: ma cosa era accaduto?
Da quanto tempo non facevano l'amore?
La donna si posizionò davanti allo specchio a muro in camera da letto e rimirò il proprio riflesso: aveva anche quarant'anni, certo, ma il suo fascino era rimasto inalterato.
Ma Vegeta non sembrava pensarla alla stessa maniera, altrimenti perchè non la degnava più di uno sguardo, ormai da tempo?
"Ah, la vecchiaia!" si lamentò a voce alta, mentre si abbandonava pigramente su un divanetto.
Sul tavolino di cristallo accanto a lei, una foto di lei e Vegeta assieme a Trunks e Bra, fatta anni addietro: lui non sorrideva, ma poi avrebbe mai sorriso in una fotografia? Trunks e Bra erano abbracciati e lei, Bulma, aveva le braccia strette attorno alle spalle di lui.
Ma Vegeta non l'abbracciava, no. Lui era lì, fermo, intento a guardare in cagnesco il fotografo.
Che fosse sempre stato un tipo poco incline alle manifestazioni d'affetto, questo era certo, ma tra loro c'era sempre stata una certa passione, Vegeta in fondo non glielo aveva mai detto ma le aveva sempre dimostrato di amarla.
Eppure, da qualche tempo, lui sembrava essersi dimenticato di lei. E lei, naturalmente, aveva fatto lo stesso con lui.
Dividevano lo stesso letto, ma sotto quelle coperte non facevano altro se non dormire.
Vivevano nella stessa casa, ma sembravano due semplici coinquilini.
Davvero Vegeta non l'amava più? Possibile?
Lo squillo del telefono di casa la fece sobbalzare: "Arrivo!" gridò, precipitandosi verso il cordless.
"Pronto?" fece, una volta aperta la linea.
"Non aspettarmi per pranzo. Tornerò a casa tra poco, ma starò nella Gravity Room ad allenarmi. Non venire a disturbarmi".
Aveva riagganciato.
Bulma rimase con il telefono incollato all'orecchio, sperando di sentire ancora la voce di lui; ma no, Vegeta aveva riagganciato.
Sconsolata, ripose sulla base il cordless e tornò a stendersi sul divano.
Sospirò: ma cosa era successo? Perchè c'era quel gelo nel loro rapporto?
Guardò di nuovo la fotografia sul tavolino: "Vegeta, cosa ci è successo?" sussurrò, mentre una lacrima solitaria le rigava il volto.
Perchè lui non la degnava più di uno sguardo, non le faceva capire quanto ci tenesse? Sempre se lui ci tenesse ancora a lei.
Un'improvvisa idea le balenò per la testa: no, non poteva essere...
Forse a lui non importava più di lei.
Forse.
Ma come poterlo capire? Di certo, non avrebbe potuto chiederglielo di persona; Vegeta non era proprio tagliato per i discorsi sull'amore e sulla fedeltà.
No, ci voleva qualcos'altro; qualcosa con cui testare la sua fedeltà, il suo amore per lei.
Bulma doveva assolutamente inventare qualcosa.
E in fretta.




Note dell'autrice:
Benvenuti, amici e amiche! 
Sono Julia, l'autrice di questa fanfiction!
La folle idea di scrivere di questa bellissima coppia mi girava per la testa da un bel po' di tempo, ma non avevo trovato ancora nulla che mi ispirasse particolarmente... questo fino a qualche giorno fa'.
Stavo facendo un concerto e il brano che stavo interpretando era "Babooshka", una bellissima canzone del 1985 di Kate Bush... e mentre la cantavo, l'altra sera, ecco che mi è arrivata l'ispirazione!
Sinceramente, ero indecisa se scrivere questa storia parlando di Bulma e Vegeta oppure di altri personaggi del fandom di Harry Potter... ma alla fine ho optato per Dragon Ball! Così... eccomi qua!
Spero che il prologo vi abbia intrigato e che continuiate a leggere questa storia...
Un piccolo omaggio per una grande cantante come Kate Bush!
Alla prossima amici!

Julia of Elaja


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Capitolo 2
*** She knew exactly what to do ***


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"She knew exactly what to do"







I giorni passavano inesorabilmente e Bulma si rendeva sempre più conto del fatto che Vegeta fosse davvero divenuto impassibile nei suoi confronti, molto peggio di com’era prima.
Se fino a qualche tempo prima, infatti, lui le parlava spesso durante la giornata, le dedicava attenzioni particolari lontano da occhi indiscreti nell’intimità della loro casa, ora invece non c’era più nulla a manifestare un qualsivoglia interesse di lui.
Lei aveva pensato a lungo a come poter mettere alla prova l’amore del suo compagno, la sua fedeltà… ma nulla, nulla le era sovvenuto in mente.
Anche quel giorno era sola, il buio era sceso e la piacevole aria serale carezzava i capelli di Bulma, stesa su una poltroncina in salotto.
Vegeta, come sempre, era nella Gravity Room e le aveva ordinato di non disturbarlo.
Così Bulma aveva mangiato da sola una misera mela, cucinato qualcosa per Vegeta e lasciato tutto lì sul tavolo, apparecchiato solo per lui.
No, ormai non mangiavano più assieme: Vegeta finiva a notte tarda di allenarsi, e Bulma a quell’ora dormiva già della grossa… non condividevano davvero più nulla, se non lo stesso tetto.
Pigramente, la donna allungò un braccio e portò sulle proprie gambe un piccolo computer portatile.
Girovagò su alcune pagine di gossip, collegandosi alla rete, e lesse qualche notizia interessante sulla costruzione di un razzo.
Ma ciò che attirò la sua attenzione fu un piccolo trafiletto a piè pagina.
Recitava così:

Il vostro rapporto è gelido? Riscaldalo tu, allora!

Sei convinta che tuo marito non ti regali più attenzioni come prima?
Hai notato da parte sua un distacco, un atteggiamento freddo nei tuoi confronti?
Allora mettilo alla prova!
La nostra agenzia si occupa proprio di questo: testare la fedeltà dei mariti!
Come? E’ semplice!
Basta chiamare allo 001-732548 e ti spiegheremo cosa fare!
Se ci tieni davvero al vostro rapporto, allora non esitare… chiamaci!

 
Incuriosita, Bulma prese il cordless che era lì affianco a lei e compose il numero.
“Salve… vorrei saperne di più riguardo il vostro servizio di… ehm… ‘Test della fedeltà dei mariti’…” fece, esitante.
“Certamente signora! Cosa vuole sapere?” rispose la voce di una donna dall’altro capo della cornetta.
“Cosa fate voi, esattamente?” chiese lei “Che strategia adottate?”.
“La cosa è molto semplice, eppure efficace. Noi organizziamo degli appuntamenti con un’amante, ovvero un’attrice da noi pagata e che recita un copione. Se vostro marito cade nella trappola e decide di frequentarla, allora noi ve lo comunichiamo, così che possiate coglierlo in flagrante. Se invece vostro marito dovesse rifiutare la ragazza, allora ve lo comunicheremmo lo stesso, così che voi possiate tranquillizzarvi l’animo… mi sente, signora? Pronto?”.
Ma Bulma aveva riagganciato: ora sì che sapeva cosa fare!
Quella chiamata le era stata ispiratrice: un piano ingegnoso si era già delineato perfettamente nei suoi pensieri.
“Bulma sei un genio!” ghignò.
Un’amante, certo, una donna che volesse a tutti i costi stare con lui, che lo corteggiasse e si mostrasse disinibita, proprio come piace a lui… ecco quello che ci voleva per mettere alla prova Vegeta!
Ma chi avrebbe recitato quel ruolo? Chi si sarebbe palesata per una splendida amante, fingendo tutto in realtà?
Di nuovo un ghigno attraversò il volto di Bulma: “Sarò io la tua amante, Vegeta. E se cadrai nelle mie grinfie, allora atroce sarà la vendetta di Bulma!”.


Note dell'autrice:
E così, eccoci qui al secondo capitolo!
Ci tenevo davvero a caricarlo oggi! :3
Allora, che ne pensate dell'idea di Bulma? Forse non è ancora molto chiara... ma lo scoprirete capitolo dopo capitolo, fidatevi ;)
Per adesso... fatemi sapere se la storia vi sta intrigando!
Mi piace caratterizzare Bulma come un po' cattivella in questa storia... insomma, si sa che quando una donna è gelosa o ha un chiodo fisso in mente può davvero diventare diabolica, anche se è sempre stata un mite agnellino! ;)
Povero Vegeta... chissà cosa gli aspetta!
Al prossimo capitolo allora!
Ps: un grazie speciale a chi ha inserito già questa storia tra le seguite/ricordate/preferite... vi adoro! *-*
E un grazie speciale ai miei recensori!
Un abbraccio... ci si sente al prossimo capitolo!
Julia of Elaja

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Capitolo 3
*** A pseudonym to fool him ***


A pseudonym to fool him




Giorno dopo giorno, il piano progettato da Bulma prendeva sempre più forma.
Ormai vedere Vegeta evitarla, non rivolgerle un saluto a prima mattina, o vederlo scappare via nella sua tanto amata Gravity Room piuttosto che fare colazione assieme a lei, non la abbatteva più: anzi, la spronava ancor di più a dedicarsi, anima e corpo, al suo ingegnoso piano.
Si stava divertendo, Bulma: lo avrebbe raggirato per bene, cotto a puntino… per poi vedere lui come avrebbe reagito.
Quello che le serviva, però, era una falsa identità. E, soprattutto, qualcosa che potesse attirare l’attenzione di lui.
“Lettere” realizzò un giorno “Gli scriverò delle lettere, firmandomi con un altro nome. E vedremo se lui me ne parlerà o meno…”.
Era così semplice, eppure così efficace: le serviva solo un nome, uno pseudonimo per raggirarlo.
Ed era proprio quello che Bulma, quella mattina, stava cercando di fare: inventare un nome.
“Helena? No, troppo scontato… Brigitte?” Ci pensò un po’ su: “No, non mi piace!”.
Sbarrò da un’enorme lista di nomi quei due e prese a leggere gli altri: “Jes, Alba, Joanne… mmm, no! Non m’ispirano!” sbraitò, mandando all’aria il foglio e alzandosi di scatto dal tavolo, nervosa.
Sì, stava iniziando ad innervosirsi: non c’era un nome, uno, che le garbasse: insomma, il suo alter ego doveva avere classe, anche nel nome!
Ci voleva qualcosa d’effetto, un nome particolare… di un altro paese!
“Mmm… perché no? Qualcosa di russo!” esclamò, allungando una mano e raggiungendo un libro su uno scaffale alla sua sinistra: un vocabolario di russo.
“Bene… apriamo una pagina a caso… io punterò il mio dito e vedremo quale sarà il mio nome!” si disse.
L’idea la solleticava: sentiva che sarebbe stata quella giusta!
Chiuse gli occhi, fece un respiro profondo…
“Donna”.
Per lo spavento quasi fece cadere il vocabolario a terra: fortunatamente lo afferrò con la punta delle dita.
“V-Vegeta? Cosa vuoi?” fece, nascondendo all’istante il vocabolario e portandoselo dietro la schiena.
Il Saiyan si fece avanti, lo sguardo rude e l’espressione sospettosa: “Che cosa stavi facendo?”.
Bulma si indispettì: “Alcune ricerche. E comunque non sono cose che ti riguardano, queste”.
Vegeta la guardò in cagnesco, contraendo la mascella: “Sì, comunque non m’importa nulla… volevo dirti che per oggi non mangerò a pranzo, preparami direttamente la cena per stasera… chiaro?”.
“Certo” rispose lei senza battere ciglio.
I loro sguardi, in quei pochi istanti di conversazione, non si erano mai incontrati: l’uno rifuggiva gli occhi dell’altra e viceversa. In cuor suo, Bulma soffriva: “Dimmi qualcos’altro… una qualsiasi cosa!” si diceva, speranzosa.
Ma Vegeta, senza proferire parola, si voltò e uscì dalla casa, lasciando Bulma ancora più affranta ma decisa a compiere il suo piano.
“Molto bene, mister “Uomo delle nevi”!” sbottò a voce alta, quando fu sicura di non essere sentita “Adesso te la vedrai con me!”.
E con foga, aprì il vocabolario di russo e puntò il dito su una parola qualsiasi.
Бабочка.
“Eh?” fece, grattandosi il capo “Che diamine significa?”.
Бабочка (leg. Babooshka): farfalla.
“Ooh, significa farfalla!” la donna sorrise “Che bel nome! Suona proprio bene!”.
Babooshka. Ma certo che suonava bene! E poi era un nome assolutamente inusuale… Vegeta non avrebbe mai sospettato nulla!
“Babooshka” continuava a dire Bulma tra sé e sé “Sì, mi piace! E adesso si comincia a fare sul serio… vedremo, mio caro, chi avrà la meglio!”.
E con un sorrisetto soddisfatto dipinto sul volto, Bulma rimise al suo posto il vocabolario e si diresse in salotto per godersi una mattinata di relax e dedicarsi alla stesura del suo diabolico piano.


Note dell'autrice:
Ciao amici e amiche! Allora, eccovi il terzo capitolo di questa mini-long!
Pareri? Vi piace il nome che Bulma ha scelto?
Io credo che sia adattissimo alla situazione... una "farfalla" che svolazza leggera di fiore in fiore è un'immagine che evoca la bellezza, una bellezza delicata... ma ci sono anche farfalle pericolose, e Bulma è proprio una di queste! ;)
Bene, allora ci si sente presto per il prossimo capitolo!
Fatemi sapere cosa ne pensate finora della storia!
Un abbraccio e grazie davvero a chi sta seguendo questa storia! E' la prima long che scrivo su questa bellissima coppia!
Julia of Elaja

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Capitolo 4
*** She couldn't have made a worse move ***





She couldn't have made a worse move





Vegeta la guardava con sguardo truce: perchè lo aveva fatto? Forse non avrebbe mai dovuto tentare quell’impresa impossibile… ora stava male, decisamente male, peggio di prima…
“Mi hai raggirato” le stava dicendo lui, con tono amaro e pieno di risentimento “Hai cercato di ingannarmi”.
“No, Vegeta, lascia che ti spieghi…”
“Taci, donna!” intimò lui, una sfumatura rossastra negli occhi “Credevo che tu sapessi quanto io ti rispetti, mi sono persino sacrificato per te e per la nostra famiglia… hai dimenticato, Bulma?”
“No…” la donna scosse la testa con le lacrime agli occhi “No, Vegeta, come potrei dimentica…”
“E allora perché hai voluto giocarmi questo stupido scherzo?” urlò lui, in collera “Cosa pensavi di fare? Cosa pensavi di risolvere così facendo?”.
“Vegeta, perdonami!” scoppiò lei “Ma io ti vedevo così freddo nei miei confronti, come mai lo eri stato… e temevo di perderti, avevo paura che tu non mi amassi più…”.
Ma lui la stava guardando disgustato: “Non hai bisogno di giustificare nulla, donna. Io me ne vado”.
“No!” ululò Bulma “No, non puoi andartene! Dove te ne andresti?!”.
“Via da qui sicuramente! Mi credevi un fedifrago? Pensavi che io ti avrei tradito? Dopo tanti anni assieme, credevo che tu mi avessi capito, conosciuto… ma mi sbagliavo. Credo proprio che sia giunto il momento di dirci addio, Bulma.”
Vegeta si voltò, dirigendosi a passo svelto nella loro camera da letto.
“Vegeta… Vegeta non farlo!” mugolava Bulma disperata, rincorrendolo.
Non avresti potuto fare cosa peggiore!” le gridò adirato Vegeta.
“Hai ragione, perdonami!” la donna gli si parò davanti “Ma io avevo paura che tu non mi amassi più, ti vedevo così distante… volevo solo metterti alla prova…”.
Ma quelle parole fecero precipitare ancor di più la situazione e Vegeta la spinse via, facendola cadere a terra.
Bulma prese a singhiozzare più forte: era tutta colpa sua, mai e poi mai avrebbe dovuto ingannare suo marito in quella maniera…
Vegeta aveva ragione: avrebbe dovuto fidarsi di lui, e invece no… lo aveva raggirato… ma lui l’aveva smascherata immediatamente.
Intanto lui aveva svuotato il suo armadio, prendendo ogni suo vestito e gettandolo alla rinfusa in una grande valigia.
“Dove andrai?” mormorò lei tra le lacrime.
“Di certo non lo dirò a te” commentò lui “Non ti voglio più vedere”.
Una pugnalata dritta al cuore, forse, avrebbe provocato meno dolore di quelle parole.
“Perdonami… tu eri così freddo, distante… perché eri così, Vegeta?” chiese lei, barcollando nel rimettersi in piedi.
Vegeta chiuse di scatto la valigia: “Perché, tu eri da meno?”.
“Ma io mi comportavo così perché vedevo che tu eri distante, glaciale… e allora anche io ho iniziato a…”
“Basta Bulma. E’ finita”.
E con un ultimo sguardo carico di rancore, il suo uomo, il suo amato Vegeta, prese la valigia e uscì dalla loro casa, lasciandola sola.
Definitivamente sola.
“NO! VEGETA!” ululò addolorata Bulma, tra le lacrime.
Il buio della notte la circondava… eppure era certa che la scena si fosse svolta di giorno.
Mise a fuoco la stanza in cui si trovava: era la camera da letto, sì, ma lei era nel suo letto…
La luna splendeva là fuori e una piacevole brezza notturna le scompigliava i capelli.
Vegeta non era al suo fianco, no, ma la televisione nella camera affianco era accesa, sentiva un telecronista commentare qualcosa…
“Era un incubo!” realizzò la donna, tirando un respiro di sollievo.
Era stato solo un orribile sogno: molto realistico, certo, ma era un sogno.
Si sfiorò una guancia e la trovò zuppa di lacrime: aveva pianto nel sonno!
Scese dal letto cercando di fare meno rumore possibile:voleva accertarsi del fatto che Vegeta fosse davvero lì, con lei, a casa.
Si diresse con passo felpato nel salotto: lui era proprio lì, addormentato sul divano, il respiro lento e regolare.
“Vegeta” sussurrò Bulma, osservandolo dormire “Sei qui…”.
Quel dannatissimo incubo l’aveva spaventata a morte: sarebbe davvero andata a finire così se lei avesse attuato il suo piano?
Si avvicinò di soppiatto al suo uomo, allungando una mano per carezzargli il volto.
Lo sfiorò timidamente: da quanto tempo non lo toccava? Mesi?
Un sorrisetto timido le increspò le labbra: era davvero così bello, il suo Vegeta…
In quel preciso istante il suo indice sfiorò delicatamente la guancia di lui: così calda al contatto, morbida…
“Che stai facendo?”.
Bulma sobbalzò: Vegeta era sveglio!
“Ehm… io…” mormorò discostandosi all’istante “Io non…”.
“Lascia stare, me ne vado” sbottò lui alzandosi in piedi e uscendo dalla stanza.
In quel momento Bulma sentì due voci farsi avanti dentro la sua testa: una, quella più innamorata, le diceva di correre incontro a Vegeta, di chiedergli cosa gli stava accadendo, perché si comportava così con lei… ma un’altra voce, quella vendicativa, le diceva di continuare con il suo piano.
“Hai visto come ti tratta?” la punzecchiava “Un altro uomo ti avrebbe abbracciata, o almeno sorriso… e lui cosa ha fatto? Se ne è andato… vendicati, Bulma! Il tuo piano aspetta solo di essere messo in atto!”.
Bulma sospirò; era amareggiata, delusa dalla reazione di Vegeta.
Dopo quel terribile incubo che aveva fatto poco prima, avrebbe tanto voluto essere rassicurata da lui, da un suo abbraccio… anche solo da un suo sguardo.
Ma Vegeta si era alzato dal divano, lasciandola sola.
Bulma si asciugò le lacrime che prima le avevano rigato il volto: quello era stato solo un incubo, una cosa del genere non sarebbe mai accaduta…
“Vendetta” digrignò i denti, tornando in camera da letto con l’ira e il risentimento che le invadevano il cuore.
Si gettò sul letto a peso morto: Vegeta non era lì, ormai non dormiva più con lei.
Probabilmente era fuori in giardino, o in chissà quale altra stanza della casa.
“Basta così. E’ arrivato il momento di far entrare in azione Babooshka” si disse Bulma, chiudendo gli occhi e abbandonandosi al sonno.


Note dell'autrice:
Ciao amici! Eccomi qui con un nuovo capitolo!
Scusate per l'attesa, ma in questi giorni sono davvero super impegnata!
Ma veniamo a noi... che brutto sogno, povera Bulma! E' convinta che sia un incubo... ma se non fosse altro che un sogno premonitore?
Non vorrei essere nei suoi panni... far arrabbiare Vegeta è davvero da pazzi!
E Vegeta è così freddo, distante... ma cosa è accaduto al Principe dei Saiyan?
Ci si sente al prossimo capitolo!
Un ringraziamento speciale va a tutti voi che state seguendo la storia, oltre che ai recensori: grazie!
PS: La scritta in corsivo è praticamente la traduzione del titolo di questo capitolo! ;)
Julia of Elaja

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Capitolo 5
*** She sent him scented letters ***





She sent him scented letters





Quando Bulma si svegliò, la mattina dopo, nella sua mente baluginavano ancora alcune immagini dell’orribile incubo della notte precedente.
“Non ci devo pensare” si disse, alzandosi dal letto e scuotendo il capo, quasi a voler scacciare quei brutti ricordi.
Inspirò a pieni polmoni l’aria piacevole che arrivava dalla finestra aperta: “Devo stare calma” si ripeteva tra sé e sé “Era solo un orribile incubo… Vegeta non scoprirà nulla, ne sono certa!”.
Eppure continuava a vedere il viso di suo marito, la sua espressione carica di risentimento, offesa, ferita: sarebbe davvero andata a finire così se lei avesse messo in atto il suo piano?
“Eppure devo farlo” si ripeté “Devo scoprire se Vegeta mi ama ancora… o no”.
Scese in cucina: Vegeta non c’era, come al solito, non si aspettava mica di trovarlo lì ad aspettarla con un sorriso per fare colazione assieme…
Sospirò mentre si versava del caffè in tazza: inavvertitamente una lacrima le scese sulla guancia destra, e lei lesta se l’asciugò.
“Non devo piangere” mormorò “Non ce ne è motivo”.
Il suo sguardo corse fuori dalla finestra, perdendosi nel contemplare il cielo estivo, il sole che illuminava ogni cosa… persino il suo volto ne era preso in pieno.
“Buongiorno mondo” sussurrò ad occhi chiusi “Oggi Babooshka entrerà in azione”.
E con la tazza di caffè in mano, si diresse in salotto dove, prese carta e penna, si sedette sul divanetto.
“Allora… che cosa potrei fare?” si chiese, mordicchiando il tappo della penna.
Cominciò a scrivere sovrappensiero il suo pseudonimo a piè pagina: “Babooshka” sillabò nello scriverlo, imitando una grafia non sua, ma riccioluta e fronzoluta.
Poi l’illuminazione: lettere.
“Ma certo!” battè una mano sulla fronte “Lettere! Gli scriverò delle lettere!”.
Iniziò a ridere sommessamente: era finalmente giunto il momento di mettere in atto il suo piano.
“Gli scriverò una, due, tre lettere… gliene scriverò ogni giorno, gliele manderò… e vedremo lui come reagirà”.
Era semplice: se Vegeta gliene avesse fatto cenno, o almeno le avesse raccontato delle lettere che gli erano arrivate, allora Bulma si sarebbe messa l’animo in pace.
Ma qualora lui non le avesse raccontato nulla… beh, allora lì lei poteva anche iniziare a preoccuparsi… e preparare la vendetta.
Scrisse diverse lettere, fece molte prove: tutto doveva essere perfetto, lui non avrebbe dovuto scoprire assolutamente nulla.
Al solo pensiero di Vegeta nell’incubo della notte precedente, a Bulma si accapponava la pelle: “Non deve scoprire nulla” continuava a ripetersi mentre scriveva imitando una grafia assolutamente dissimile dalla sua.
Scriveva, scriveva, senza darsi tregua: rinunciò al pranzo, non aveva fame, ma continuò a dedicarsi al suo progetto.
Alle tre di pomeriggio, finalmente, conclusa la lettera uscì da casa sua; nascose il foglio in borsa e chiuse la porta di casa sua alle sue spalle.
Doveva andare alle poste per spedire la prima lettera: fremeva di eccitazione.
“Dove stai andando?”.
Sobbalzò: ogni volta, Vegeta le faceva prendere uno spavento tremendo…
“Esco a fare delle compere” rispose lei, continuando a dargli le spalle, lo sguardo basso.
Sentiva lo sguardo del marito trafiggerle la nuca: Vegeta era a pochi metri dietro di lei, nel giardino.
Senza proferire ulteriori parole, Bulma si avviò a passo svelto, lasciando il Saiyan fermo lì dov’era, lo sguardo fisso su di lei che si allontanava.
Lui la guardava, stranito: ma cosa stava succedendo a sua moglie? Perché era sempre così schiva con lui? Sentì le sue viscere contorcersi per la rabbia: come poteva lui dimostrarle quanto l’amava, se poi lei lo evitava, non gli rivolgeva la parola, non lo degnava più di una carezza, di uno sguardo…?
“Eppure ieri sera… ieri sera ha cercato di carezzarmi il volto” pensò con un piccolo tuffo al cuore “E poi, appena ho aperto gli occhi… si è allontanata. Cosa diamine le sta succedendo?”.
Sospirò: da troppo tempo, ormai, le cose non andavano più bene tra lui e lei.
Bulma con il passare del tempo si era fatta fredda, schiva, silenziosa… e lui, naturalmente, si era allontanato da lei, temendo di essere il motivo di tutti quegli strani comportamenti.
Più la guardava e più desiderava scrollarla, chiederle cosa le fosse successo: ecco perché ora la evitava. Altrimenti non avrebbe retto, sarebbe crollato.
“E un principe non crolla mai” si disse, tornando alla sua Gravity Room, cercando di distogliere i suoi pensieri da lei, la sua donna: la sua amata Bulma.


Note dell'autrice:

Ed ecco a voi il quinto capitolo: allora, pareri?
Che ne pensate?
Purtroppo le incomprensioni in una coppia capitano spesso: ma l'importante è chiarire, cosa che invece Bulma e Vegeta non hanno fatto... ed ecco come si ritrovano ora!
Insomma: lui crede di essere la causa della freddezza di Bulma e quindi si tiene lontano da lei; lei crede che lui non l'ami più e si tiene lontana da lui... ecco come rovinare una splendida storia d'amore! :(
Siete curiosi di sapere cosa c'è scritto nella lettera di Babooshka, eh? 
Muahahahahaah... lo scoprirete nel prossimo capitolo!
Dasfidania!! (Significa arrivederci in russo! ;D)
Ci si sente al prossimo capitolo amici!
Un bacio

Julia of Elaja

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Capitolo 6
*** And he received them with a strange delight ***



And he received them with a strange delight





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All’alba del giorno dopo, Vegeta era sveglio, diretto in cucina.
La schiena gli doleva: aveva dormito male, quella notte, raggomitolato sul divano.
Si era persino alzato, ad un certo punto, diretto in camera da letto, desiderando abbracciare Bulma e dormire con lei… ma arrivato sull’uscio della porta, l’aveva fissata: e il coraggio lo aveva improvvisamente abbandonato.
Scrollò la testa: “Sono diventato un rammollito… dannazione!” borbottò a denti stretti, bevendo una tazza di caffè.
Sorseggiava di gusto la bevanda e intanto pensava e ripensava a sua moglie: quando l’aveva vista dormire, tranquilla, non se l’era sentita di avvicinarsi di più a lei, né di stendersi su quello stesso letto… eppure quante volte avevano dormito assieme sotto quelle lenzuola, quanti baci, quanti abbracci, quanta passione li aveva uniti lì?
Continuando a tenere stretta la tazza in una mano, Vegeta camminò sovrappensiero, diretto alla cassetta della posta.
Come tutte le mattine, controllò se fosse piena o vuota: “Fattura, fattura… una cartolina da Kakaroth?!” si bloccò, osservando irritato una foto di uno splendido paesaggio tropicale, con scarabocchiato sul retro “Saluti da me, Chichi, Gohan e Goten… la prossima vacanza la faremo tutti assieme! Un abbraccio a te e Bulma e a Trunks e Bra! Goku & Co.”.
Scosse la testa: “Dannato Kakaroth che si gode la bella vita!” esclamò, irritato.
Ma il suo sguardo fu catturato da una lettera che teneva fra le mani: quella non era una fattura, no… né un’altra stupida cartolina di Kakaroth.
Una busta di carta rosata, dal vago profumo di vaniglia, era sotto ai suoi occhi: indirizzata a lui.
“Vegeta, cngt Brief. Capsule Corporation, Satan City.”
“Una lettera per me?” sussurrò lui confuso.
La voltò per leggere il mittente, ma non c’era scritto nulla; il retro era immacolato.
Quella lettere aveva stuzzicato la sua curiosità; rientrò quindi in cucina e, sedutosi su una sedia, aprì con malagrazia la busta e lesse attentamente un foglio che vi era contenuto.
La grafia aggraziata, articolata, sottile… femminile.

 
Ciao, Vegeta.
Ti ho visto, sai? Sei così dannatamente diverso dagli altri uomini…
Sei un principe; lo si vede dal tuo portamento fiero, dal tuo sguardo penetrante, dal tuo corpo possente… sei di un altro pianeta, non è forse vero?
Io sono una semplice terrestre, nulla di interessante starai dicendo tu… eppure, Vegeta, non posso fare a meno di osservarti, in silenzio, e ammirarti nella tua perfezione e pensare che, forse, la donna che dovrebbe esserti accanto… sono io.
Non ho nulla contro Bulma Brief: la conosco, è una donna in gamba, forte, sicura di sé… ma sembra ormai troppo occupata per pensare a te, non è forse vero?
Non vi si vede più in giro assieme: e ti ho visto, sai, di notte sei sempre in giardino che scruti il cielo pensieroso… a cosa pensi, Vegeta?
Tu sei un essere superiore, questo si nota al primo sguardo: incuti timore reverenziale, eppure non ho paura di te… ti temo, ti ammiro, ti osservo… e non ho paura di te.
Ti ho voluto scrivere, ne sentivo il bisogno, perché penso sia giusto che tu sappia che lì fuori c’è una donna che sa quello che tu vuoi: tu vuoi essere riconosciuto come il migliore, come colui che è sopra ogni cosa, il più forte, il più bello… e lo sei, Vegeta.
Sappi che per me lo sei.
Quegli occhi che hai… c’è qualcosa nei tuoi occhi che è disarmante, qualcosa di indescrivibile… che mi fa rabbrividire di piacere e di timore…
Per ora non ti rivelerò il mio nome, no… ma se questa lettera ti ha fatto piacere, allora quest’oggi, alle tre di pomeriggio, fatti vedere nel giardino della tua casa.
Se ci sarai, allora ti manderò un’altra lettera… altrimenti, vorrà dire che questa lettera non è stata di tuo gradimento, che non t’interessa essere apprezzato ed amato davvero da un’altra donna… una che non ti lasci solo in un giardino, la notte.
A te la scelta, Vegeta: decidi tu cosa fare di questa tua vita e di questa donna che freme per te.

 
 
Vegeta strabuzzò gli occhi: una strana sensazione si era impadronita di lui, man mano che leggeva quella lettera.
Il battito del suo cuore era aumentato, così come la salivazione… le pupille leggermente dilatate, le dita che tremavano impercettibilmente…
Piacere.
Era uno strano piacere, qualcosa che aveva provato solo molti anni addietro, ma di cui ormai aveva perso la memoria…
Bulma… Bulma non avrebbe mai dovuto sapere nulla di quelle lettere: altrimenti si sarebbe scatenato il putiferio. Lui era intrigato da quella sconosciuta donna che gli scriveva, voleva saperne di più, solo per curiosità…
Amava Bulma, certo, ma era solo curioso di sapere chi fosse l’autrice di quelle lettere, se fosse bella, da dove lo osservava in gran segreto…
“Ma chi sarà questa donna?” si chiese.
Quella lettera lo aveva dannatamente incuriosito: ci sarebbe andato eccome, nel giardino, alle tre di pomeriggio; voleva ricevere altre lettere, sentire da quella carta macchiata d’inchiostro quanto fosse bello e grande… voleva leggere ancora di come lui fosse il migliore.
Quella donna aveva proprio capito tutto di lui; un ghigno attraversò il suo volto, mentre custodiva con cura la lettera in una tasca del suo pantalone.
“E va bene, donna” ghignò “Vediamo cos’altro hai da dirmi!”.


Note dell'autrice:
Ebbene... eccomi qua!
Sono riuscita a caricare in un giorno anche l'altro capitolo! Contenti? ^^
Allora, avete letto la lettera, vero!?
A quanto pare Vegeta è rimasto colpito da questa strana donna sconosciuta... ma chi sarà mai? MISTERO u.u
In quanto alla cartolina di Goku... sì, lo so che per i puritani di Dragon Ball essendo nel post Majun-Bu Goku è sempre ad allenare Ub, ma mi piaceva l'idea che ogni tanto raggiungesse la famiglia e... perchè no, dedicasse loro anche una vacanza... non è male, no? ;)
Kakaroth! Tu ti godi le vacanze e Vegeta invece soffre come un cane? Non si fa così! u.u
Ci si sente al prossimo capitolo!
Grazie ancora a tutti coloro che stanno seguendo la storia (Siete tantissimi! O.o) e ai recensori: vi adoro! :*
Un abbraccio a tutti voi!
Julia of Elaja

 

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Capitolo 7
*** Just like his wife ***


Just like his wife




Erano le tre di pomeriggio: Vegeta con passo deciso uscì in giardino, il cocente sole estivo ad illuminarlo.
Con un colpo al cuore, Bulma lo vide dalla finestra della loro camera: “Ha letto la lettera” pensò tristemente “E non me ne ha parlato… e per di più, eccolo fuori in giardino: allora vuole saperne di più di questa sconosciuta…”.
Sentì gli occhi bruciarle improvvisamente: cercò di trattenere le lacrime, ma non ci riuscì.
L’unica cosa che voleva fare era piangere, urlare, gridare a Vegeta quanto lei si sentisse tradita per quello che stava facendo.
Il suo cuore palpitava, e ogni battito era dolore puro: un pugnale conficcato nel petto, una morte lenta e dolorosa...
“Ma in fondo lo sapevo…” si disse “Sapevo che questa storia lo avrebbe intrigato… maledizione!” si gettò sul letto e pianse in silenzio, lacrime amare che le segnavano il volto.
I suoi pensieri erano un turbine: cosa fare ora?
Avrebbe tanto voluto scendere in giardino e gridare a Vegeta che era un fedifrago… ma a quel punto lui le avrebbe chiesto di cosa stesse parlando, e lei avrebbe dovuto rivelare tutto…
No, forse era meglio continuare a recitare, andare avanti con quella farsa... vedere fino a che punto Vegeta era disposto ad arrivare.
Scoprire se, qualora ne avesse avuto l'occasione, lui avrebbe tradito Bulma.
“In fondo, però… lui non mi ha tradita, ora!” pensò lei, asciugandosi le lacrime e cercando di tranquillizzarsi “Forse si è solo incuriosito, ma non è realmente interessato a lei”.
Sospirò: le lacrime scendevano ancora, ma lei prontamente le asciugava; non era ancora successo nulla di grave, di irreparabile, no…
“Continuerò a scrivergli” si disse “Voglio vedere fino a che punto è disposto ad arrivare”.


Intanto in giardino, Vegeta guardava a destra e manca, cercando curioso la presenza di qualcuno: che la sconosciuta donna fosse lì vicina, in quell’istante? Forse lo stava osservando, come era solita fare… la immaginò nascosta dietro un angolo, che lo osservava in silenzio...
Si passò una mano tra i capelli e sedette ai piedi di un albero: chiuse gli occhi e lasciò che il sole lo bagnasse in pieno.
“Dice che sono bellissimo” pensava lui con un ghigno soddisfatto “Ed è vero. Quella donna ci sa fare!”.
Eppure stranamente qualcosa di quella lettera gli ricordava qualcuno di sua conoscenza… una frase, in particolare, gli ricordava di qualcuno…
Si guardò furtivamente attorno, per accertarsi del fatto che Bulma non lo stesse guardando; poi veloce sfilò dalla tasca del suo pantalone la lettera, l’aprì e lesse quel rigo che tanto lo aveva intrigato:
Quegli occhi che hai… c’è qualcosa nei tuoi occhi che è disarmante, qualcosa di indescrivibile… che mi fa rabbrividire di piacere e di timore…”.
Quella stessa frase, anni addietro, l’aveva sentita uscire da un’altra bocca, in un sussurro, mentre facevano l’amore…
“Bulma” sillabò Vegeta.
Quella donna gli ricordava Bulma.
La scrittura forse era diversa, per di più Bulma mai lo avrebbe lodato in quella maniera, come faceva la sconosciuta nella lettera… eppure quella frase gli ricordava tanto lei.
Ma non poteva essere Bulma, decisamente no. Bulma ormai non gli rivolgeva più la parola, nè un sorriso... nulla. C'era solo il gelo tra loro.
"Anche peggio dell'inizio!" ringhiò lui "Almeno all'inizio ci odiavamo... ma questa totale indifferenza... è ancora più insopportabile!". Strinse un pugno, sino a conficcarsi le unghie nella carne: scosse la testa, cercando di scacciare quei rabbiosi pensieri.
“Sciocchezze” si disse “Sono solo stupidi pensieri, questi. Ormai tra me e Bulma non c'è più nulla. Per colpa sua!”.
Si guardò nuovamente attorno: nessuno, in quel torrido pomeriggio d’estate, si vedeva in giro.
Si rimise in piedi, dirigendosi verso l’ingresso di casa sua: una volta sul ciglio della porta, si voltò a controllare.
La strada era sempre deserta.
“Io l’appuntamento l’ho rispettato” ghignò “Ora aspetto la seconda lettera, donna”.


Note dell'autrice:
E rieccomi qui con un altro capitoletto!
Breve ma intenso, no? Vegeta riflette e si rende conto del fatto che quella donna misteriosa gli ricorda tanto Bulma agli inizi della loro relazione... eppure no, non può essere di Bulma quella lettera! E la curiosità lo sta facendo struggere...
Speriamo che Babooshka gli mandi un'altra lettera, io sono curiosa! :3
Ci si sente al prossimo capitolo amici!
Approfitto per farvi anche gli auguri di Buona Pasqua! ;)
Un abbraccio! (Anche da parte di Bulma e Vegeta ahah :D )
Ps: Come sempre ringrazio i recensori e tutti coloro che stanno seguendo la storia... grazie, grazie, grazie! *W*
Julia of Elaja

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Capitolo 8
*** ... But how she was before the tears... ***


... But how she was before the tears...





Immagino vorrai sapere qualcos’altro su di me, visto che ieri alle tre eri in giardino… bene, ti racconterò di me, allora.
Sono una donna attraente, setosi capelli rosati, un paio di belle gambe e un’intelligenza decisamente fuori dalla media.
O almeno, questo è quello che si dice di me.
Ma chi sono io in realtà? … Vuoi saperlo?
 
Vegeta deglutì: certo che voleva saperlo!
Le mani gli tremavano appena, per la trepidazione: stava finalmente leggendo la seconda lettera della sconosciuta; quanto l’aveva attesa!
Quando aveva visto spuntare quel pezzo di carta dalla cassetta delle lettere il suo cuore aveva preso a battere sempre più forte; proprio come in quel momento.
 
Ebbene, io sono una semplice donna, un po’ più giovane di te, che ti pensa ogni giorno.
Quando ti guardo, Vegeta… ah, sapessi cosa mi passa per la mente! Un brivido mi pervade da capo a piedi… sei semplicemente perfetto, in ogni tuo aspetto.
 
“Donna, tu mi lusinghi!” ghignò Vegeta con fare soddisfatto, rivolto alla lettera.
 
Io sono una donna che vive di te, sin dal primo giorno in cui sei entrato nella Capsule Corporation… mi hai sempre incuriosito, poi attratto… e infine, ora, ho capito di volerti mio.
Mi piacerebbe trascorrere del tempo con te, magari passeggiare per la città, parlare delle nostre vite, di tutto ciò che ci interessa, quello che odiamo e ciò che adoriamo…
Mi piace cucinare, magari preparerei qualche manicaretto per te e te li farei assaggiare (So che hai un buon appetito!); mi piace il combattimento, la lotta: potremmo allenarci insieme, non credi?
 
“Interessante” mormorò Vegeta.
 
Amo la vita, rido, scherzo, parlo… e adoro inventare cose, sin da quando ero una bambina!
Mi piace scrivere, come avrai capito da queste lettere che ti ho inviato, e fantasticare su me e te: dimmi, Vegeta, ti piacerebbe incontrarmi? Chissà… forse sì… ma no, non è ancora giunto quel momento.
E poi, vorrai sapere il mio nome, immagino!
 
“Certo!” esclamò Vegeta “Come ti chiami?!”.
 
Non te lo dirò nemmeno questa volta.
 
“Dannazione!” sbottò lui irritato, stropicciando la carta in una mano. Ma immediatamente la ridistese su una coscia e continuò a leggere.
 
So che non vedi l’ora di sapere come mi chiamo, lo immagino, ma voglio farti aspettare ancora un po’… l’attesa aumenta il desiderio, no?
 
Vegeta sorrise pigramente: quella donna ci sapeva fare sul serio!
 
Allora a presto, mio adorato principe. Te l’ho già detto, vero? Per me sei un principe; meglio ancora, un re. Ma per diventare re ti servirà una regina degna di questo nome, vero?
Alla prossima lettera, mio caro.
 
P.S. : Se desideri che io ti scriva ancora, questa notte, alle due in punto, esci fuori in giardino.
Siediti di nuovo allo stesso albero ai piedi del quale eri ieri pomeriggio: quello sarà il segnale.
 
 
Vegeta sospirò: la curiosità aveva nuovamente invaso la sua mente.
Nuovamente, si rese conto del fatto che quella donna misteriosa gli ricordava decisamente Bulma.
Ma non quella Bulma che non lo considerava più, che non gli sorrideva, no…
Una Bulma diversa: una ragazza che ancora non aveva versato lacrime.
Si alzò dalla sedia e camminò in circolo per la Gravity Room: eh sì, l’aveva vista tante volte, la sua Bulma, piangere amaramente di nascosto.
Che piangesse per lui?
“Impossibile” si disse “Non ce ne è motivo!”.
Ma allora perché quelle lacrime?
Il suo sguardo cadde nuovamente sulla lettera della sconosciuta: ecco perché quella donna misteriosa lo stava così tanto intrigando!
Perché gli ricordava Bulma.
Una Bulma dei vecchi tempi, dei primi momenti insieme.
Una ragazza che non versava lacrime.
Piegò la lettera e la infilò in tasca, nello stesso posto in cui vi era nascosta quella del giorno precedente: ora aveva due lettere.
Ora aveva due donne: una che piangeva e non gli rivolgeva la parola, e un’altra che lo osservava di nascosto e in cuor suo smaniava per lui.
“Voglio una terza lettera” disse rivolto al nulla “Voglio saperne di più di te, donna!”. 


Note dell'autrice:
Et voilà! A voi un nuovo capitolo! Ma insomma, Veggy! Ma dormi?! Come fai a non accorgerti che è Bulma che ti scrive?
Ok, Bulma ormai è diversa, decisamente diversa da quella donna che ti scrive... però, insomma, se una ti scrive che le piace "inventare cose" sin da quando era una bimba... beh, io farei due più due! xD
Pazienza, forse Vegeta è così preso dalla faccenda da avere il cervello annebiato! U.u
Una Bulma così diversa, come lo era prima delle lacrime: che tristezza, poverina! :( E Vegeta nemmeno lo capisce che è per lui che piange! Ma dico io!! ... Uomini -.-"
Ma torniamo a noi: la storia vi sta piacendo!? :) Spero di sì, ho visto che i numerini delle visualizzazioni e degli inserimenti in liste di seguite/preferite/ da ricordare stanno aumentando a vsta d'occhio! D:  Ma siete stupendi! *W*
Bene, allora ci si aggiorna al prossimo capitolo! Fatemi sapere i vostri pareri con una recensione! ^-^
A presto!
Vostra
Julia of Elaja



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Capitolo 9
*** ... and how she was before the years flew by... ***


 

...and how she was before the years flew by...




Quando la luna fece capolino, quella sera, Bulma era seduta su una poltrona in salotto, intenta nella lettura di un interessante libro di ingegneria meccanica.
I suoi occhi scrutavano febbrilmente le pagine, leggevano, si tuffavano in quelle parole… ma la sua mente, invece, era altrove.
Lo si capiva dal suo continuo mordicchiarsi il labbro, così come dal fatto che si passava freneticamente una mano nei capelli ogni minuto, torturando un ciuffo oppure arricciando una ciocca attorno al dito.
Sbuffava, Bulma: era alquanto su di giri, quella sera.
“A cosa serve?” si diceva “A cosa serve continuare a far finta di leggere se poi sono ore che non faccio che pensare a lui!?”.
Si odiava: non voleva pensare a Vegeta, e al fatto che avesse ricevuto la seconda lettera di Babooshka e non ne avesse fatto parola con lei.
Frustrazione e rassegnazione si erano ormai impadronite di Bulma e la donna stava iniziando a cadere nello sconforto.
Chiuse con un colpo secco il libro: “Non è affare, stasera proprio non riesco a leggere” mormorò tra sé e sé, alzandosi in piedi e posando il libro su un tavolino lì accanto.
Rimase ferma a centro stanza, assorta nella contemplazione del nulla, lo sguardo perso mentre i suoi pensieri vorticavano freneticamente nella testa.
E ancora una volta gli occhi le bruciarono: le lacrime volevano uscire, chiedevano di scendere sulle sue guancie…
Ma no, Bulma le ricacciò indietro: non avrebbe pianto. Si era ripromessa di non piangere più.
Sospirò mentre con passo calmo si dirigeva in cucina per preparare la cena per Vegeta: del riso sarebbe andato bene, a lui piaceva così tanto…
Iniziò a cucinare, tagliare a tocchetti il tofu, rimestare il riso, sistemare la tovaglia, apparecchiare.
Nel giro di trenta minuti fu tutto pronto: Bulma si stupì del fatto che in quella mezz’ora fosse riuscita a non pensare a Vegeta e alla storia di Babooshka; a quanto pareva, cucinare la distraeva più di un libro di ingegneria. Buono a sapersi.
Una volta messo a tavola un fumante piatto di riso, si allontanò silenziosamente dalla cucina e si avviò verso la camera da letto.
“Yawn, che stanchezza!” sbadigliò, stiracchiandosi “E pensare che dovrò anche svegliarmi alle tre per vedere se Vegeta sarà in giardino o no!” si disse.
Era più che sicura che anche quella notte lui ci sarebbe andato, all’appuntamento di Babooshka; se lo sentiva, glielo urlava a pieni polmoni persino il suo cuore.
E quando una donna ha una sensazione, si sa, nella maggior parte dei casi quella si realizza.
Nel corridoio, appena prima della porta della camera, c’era uno specchio a muro: passandoci davanti, Bulma si riscosse dai suoi pensieri, e fissò la sua immagine riflessa.
Quanto era invecchiata?
Solo in quel momento notò le piccole rughe che le increspavano gli angoli della bocca, così come quelle sotto gli occhi, appena percettibili…
“Rughe” mormorò, gli occhi strabuzzati “Sto davvero invecchiando!”.
E ancora una volta le lacrime si fecero strada, ma prontamente Bulma fece un profondo respiro e si tranquillizzò: “E’ normale invecchiare, Bulma! Ci sono donne che sono messe molto peggio di te, a quest’età!”.
Continuò a fissarsi: non poteva certo lamentarsi per qualche ruga appena percettibile! Insomma, era comunque rimasta una gran bella donna!
“Peccato che qualcuno non la pensi così” pensò amaramente, mentre entrava in camera da letto e chiudeva la porta alle sue spalle.
Ma qualcuno che la pensava così c’era; eccome se c’era.
Qualcuno che l’aveva guardata tutto il tempo, nascosto dietro ad una porta, a pochi metri da lei.
Vegeta.
Stava uscendo dal bagno, quando se l’era vista di fronte, intenta a fissarsi allo specchio.
Aveva mormorato qualcosa come “Rughe”… ma a lui non importava, anche con quei piccoli segni sul viso rimaneva sempre la bellissima donna che tanto aveva amato… e amava.
Perché l’amava ancora, vero?
Deglutì, mentre scendeva le scale e si dirigeva in cucina, dove lo attendeva un piatto colmo di riso: certo che l’amava, altrimenti perché giorno e notte pensava a lei?
Anche se, dovette riconoscerlo, una buona parte dei suoi pensieri era anche occupata da quella sconosciuta che gli scriveva: ma chissà chi era veramente quella donna misteriosa?
Eppure Bulma… come poter non pensare a lei? Per Vegeta era diventata un’ossessione, in quel periodo. Un chiodo fisso; persino il pensiero di battere Kakaroth ora sembrava una bazzecola in confronto a ciò che gli stava capitando!
“Che cosa ci è successo?” si chiese, ingoiando il primo boccone di riso “Come ci siamo ridotti così?”.
Giù il secondo boccone: forse a stomaco pieno si ragiona meglio…
“Ricordi, Vegeta?” una vocina si fece avanti nella sua mente “Ricordi com’era all’inizio?”.
Sospirò, mentre mandava giù un quarto, un quinto, un sesto boccone, voracemente: ma certo che ricordava!
Ricordava bene la prima volta in cui la vide, su Namecc: e pensare che voleva ucciderla! Ma poi, sulla Terra… tutto era cambiato.
I primi sguardi, le prime volte in cui si erano parlati da soli, lontani da sguardi indiscreti e da Yamcha che all’epoca non faceva altro se non stare incollato a Bulma…
I ricordi: che arma potente.
Vegeta si alzò dal tavolo, lasciando il piatto ormai vuoto e, dopo aver bevuto un bicchiere d’acqua fresca, si diresse in salotto, e prese posto sulla stessa poltrona su cui, fino a poco tempo prima, vi era stata Bulma.
E di nuovo i ricordi si fecero avanti: com’era lei prima che gli anni volassero via?
“Era bellissima” dovette ammettere tra sé e sé “Ma ancora oggi lo è. E mi piaceva guardarla, sentirla parlare… mi piaceva persino quando litigavamo, quando mi urlava inferocita contro!”.
Ridacchiò in silenzio: c’era una scena che ancora non riusciva a dimenticare, dopo tutti quegli anni.
Appena trasferitosi a casa di Bulma, lei gli aveva preparato dei vestiti puliti, e messa a lavare la battle suit gli aveva lasciato camicia e pantaloni affianco alla doccia.
Avevano litigato, naturalmente: lui, il principe dei Saiyan, avrebbe dovuto indossare quella roba da umani? Era uno scandalo!
Buffo, poi, come erano andate a finire le cose: ora lui e Bulma stavano insieme da tanti anni, e lui si vestiva come un umano tutti i giorni!
“Incredibile” mormorò con un ghigno “Se solo avessi saputo prima!”.
Ricordò ancora Bulma, il suo sorriso, i suoi occhi che lo scrutavano curiosa le prime volte… e poi il giorno in cui avevano fatto l’amore per la prima volta, quei brividi, quelle emozioni così forti, che lui mai prima d’allora aveva provato…
Ricordava bene quel che si disse quel giorno: “Quella donna mi sta cambiando la vita”.
E troppo spaventato era fuggito via da lei, lasciandola con un bambino in grembo.
C’ era voluto Cell per fargli capire l’importanza di Bulma e del loro piccolo figlio: e allora aveva deciso di tornare da lei, di stare con lei. Di crescere assieme il loro Trunks.
E quando poi era arrivata Bra… che gioia!
Una figlia femmina era una novità: ogni giorno la pancia di Bulma cresceva sempre di più, e così la curiosità di Vegeta: sarebbe stato un buon padre per quella bambina?
Ma ormai sia Trunks che Bra erano grandi, persino la piccola di famiglia era cresciuta ed andata via, per ultimare i suoi studi.
Ormai erano soli, lui e Bulma.
Soli in quella immensa casa, un muro di silenzio a dividerli.
Una barriera impenetrabile di lacrime, sentimenti e paure taciute.
Paura.
Vegeta aveva paura.
Ma di cosa?
Di perdere lei… o di perdere l’amore per lei?



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N.d.a.

Scusatemi l'enorme ritardo amici e amiche... ma ho avuto tantissimo da fare! >.<
Sto ultimando alcuni giudizi per dei contest, poi sto studiando per i miei esami... AIUTOO!
Ma non potevo non aggiornare Babooshka: vi ho pensato tanto! E alla fine mi sono decisa a scrivere il nuovo capitolo!
Vi ho caricato un'immagine di Bulma e Vegeta che secondo me è bellissima *w* Come nei ricordi di Vegeta, lui che ascolta la piccola Bra nel pancione di Bulma...
**momento fluff** 
Ok, ricomponiamoci: la situazione qui sta degenerando!
Vegetaaaa! Ma cosa mi dici mai?? (CIT.)
Ricordi su ricordi... e poi quella frase finale che mi fa cadere le braccia! D:
Bulma è il tuo grande amore, non puoi smettere di amarla! Hai mica sbattuto la testa da qualche parte? U.ù
Mah... questi uomini! Avrei proprio voglia di dargli una clava in testa, al caro zio Veggy! :P
Vi lascio con la promessa di aggiornare PRESTO! LO GIURO! ;)
Un abbraccio ai miei recensori, i vecchi e i nuovi che si sono aggiunti, e a tutti coloro che seguono la storia!
Grazie!! 
A presto!
Julia of Elaja

PS: Naturalmente la scritta in corsivo che avete visto era la traduzione del titolo del capitolo! ;)

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Capitolo 10
*** ... and how she was when she was beautiful... ***


... and how she was when she was beautiful...



I ricordi: che cosa potente.
Quanto un ricordo può ferire e tagliare l'anima?
Vegeta continuava a fissare, ormai già da qualche minuto, una foto di qualche anno prima: lui e Bulma, stesi su un prato, il sole negli occhi e una tovaglia stesa a terra con un cestino da pic nic.
Si morse un labbro: lui, proprio lui, il principe dei Saiyan, stava osservando quel pezzo di carta fotografica tra le sue mani, perso nei ricordi.
Guardava sua moglie: era bella.
Era davvero bella.
Il sorriso sul suo volto era genuino, vero, di quelli che ti contagia.
Gli occhi le brillavano, era davvero felice quel giorno...
I capelli mossi dal vento, un fiore in bocca... pura e semplice bellezza.
"Ecco com'era quando era bella..." pensò.
Anche se, nonostante gli anni fossero passati, lei rimaneva sempre bella, o almeno ai suoi occhi.
Eppure... eppure qualcosa era cambiato in lei.
Ora la sua bellezza era diventata glaciale, non era più un sole che lo riscaldava e gli illuminava le giornate.
Vegeta trattenne a stento un sospiro:perchè era diventata così fredda nei suoi confronti?
Eppure non le aveva mai mancato di rispetto, da quando era tornato per stare con lei, dopo Cell: ma allora cosa era accaduto?
"Perchè fa così? Maledizione!" imprecò a bassa voce, sbattendo la fotografia su un cuscino del divano e alzandosi bruscamente.
Camminò verso la finestra del salone, affacciandosi: era una bella giornata, il sole brillava in cielo, l'aria era calda e il vento piacevole sulla pelle.
Vegeta alzò lo sguardo per fissare il sole: gli ricordava tanto sua moglie, la donna che tanto lo aveva amato...
"Vegeta non fissare il sole o non vedrai più nulla dopo!".
La voce di Bulma ancora gli echeggiava in testa: una frase detta molti e molti anni addietro, quando lui aveva appena iniziato a vivere sotto lo stesso tetto di lei.
"E tu cosa ne sai, donna? Forse voi umani non riuscireste a vedere nulla dopo aver fissato il sole, ma noi Saiyan siamo una razza superiore e..."
"Sì sì va bene, d'accordo! Fa' quel che vuoi!" le aveva risposto lei con una linguaccia, allontanandosi.
"Che razza di impertinente!" le aveva gridato lui, ma lei si era limitata a ridacchiare continuando a camminare.
Un sorriso attraversò sghembo il viso di Vegeta in quel momento, mentre fissava il sole: quanto l'aveva amata, quanto?
Ma ormai...
Deglutì: ormai qualcosa si era rotto, fra loro...
Abbassò lentamente lo sguardo: "Ma cosa si è rotto?" sussurrò tra sè e sè.
Fissò il davanzale della finestra, mentre sentiva le sue mani contrarsi per il nervosismo: non gli piaceva quella situazione, non era più padrone di se stesso.
Ormai nella sua testa regnava solo la confusione.
Si voltò: dopo aver controllato di essere solo nella stanza, cacciò dalla tasca del pantalone le lettere della sua ammiratrice anonima.
Quella donna lo stava facendo impazzire: si stava forse innamorando di lei?
NO.
Ondate di puro terrore lo invasero: forse sì, forse davvero si stava innamorando della sconosciuta.
In fondo era poi giusto amare Bulma, che lo evitava e non gli rivolgeva più la parola?
Forse era arrivato il momento di chiudere, di dire basta; basta a quella situazione così intricata.
Ripensò a quanto sua moglie fosse stata premurosa nei suoi confronti negli anni precedenti, a quando lei era bellissima...
"Ma ora non è più lei il sole che illumina il mio volto. Ormai è diventata una fredda luna che si limita ad osservarmi distaccata."
Era dura pensarlo e farsene una ragione, ma quella era la verità.
Bulma non lo amava più, era palese.
E lui ora doveva andare avanti.
Strinse nel pugno le lettere dell'ammiratrice anonima: "Bene donna" mormorò "Se sei davvero così innamorata di me, allora scrivimi ancora. Questa notte alle due io ero in giardino. Adesso, aspetto una tua terza lettera! E, dannazione, voglio sapere il tuo nome!".
E dopo aver riposto in tasca le lettere si diresse fuori dalla casa, senza sapere che due occhi color del mare lo avevano osservato per tutto il tempo.


Note dell'autrice:

FUCILATEMI.
No, dico sul serio, siete autorizzati!
Sono imperdonabile, ho aggiornato dopo due mesi! :/
Purtroppo ho avuto mille problemi, uno gravissimo che praticamente aveva prosciugato ogni briciola di volontà di scrivere o fare altro in me... ma ora mi sono ripresa e ho deciso di mettere di nuovo mani sulla tastiera! :D
Allora cari amici, come avete potuto evincere dal capitolo, la situazione sta degenerando: Vegeta sta dimenticando Bulma e la vuole sostituire con Babooshka! Ma non sa che in realtà le due donne sono la stessa persona! ;)
Che cosa triste però... potrebbero parlarne, invece no, preferiscono entrambi tacere e continuare a far finta di niente... e non c'è nulla di peggio di questo!
E poi nel finale c'è Bulma che lo ha guardato e sentito per tutto il tempo... cosa avrà in mente ora la nostra Babooshka?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo, che per vostra informazione ho già scritto e caricherò dopodomani! :D
Scusate ancora, e grazie a chi ancora vorrà seguire questa storia!
Un bacio a tutti!!! :D

Julia of Elaja

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Capitolo 11
*** She signed the letter: All yours, Babooshka! ***


She signed the letter: All yours, Babooshka!





Un cuore ferito alle volte può essere davvero un motore che genera vita e volontà.
E il cuore di Bulma in quel triste momento era diventato motore di volontà: le dava la forza di andare avanti, di cacciare le lacrime e fingere indifferenza davanti a Vegeta.
Era arrivato il momento di rendere il gioco più interessante: ormai cosa aveva da perdere? La fiducia e l'amore di suo marito erano già perse, a questo punto se lei doveva giocare sporco, lo avrebbe fatto da professionista.
"Voglio vendetta" pensava con il cuore affranto e carico di rabbia e risentimento: "Voglio vendetta: non mi ha fatto alcun cenno delle lettere, si vede che la cosa lo intriga parecchio, anche più di me... e se un uomo preferisce tacere queste cose e interessarsene piuttosto che pensare a sua moglie e ai suoi silenzi... allora questa è davvero la fine della nostra storia".
Era dura prenderne atto, ma Bulma cercava di farsene una ragione: era servita, quella strana idea delle lettere, per capire le reali intenzioni di suo marito. Ormai le aveva intuite, anzi erano evidenti: Vegeta non l'amava più.
Erano inutili le lacrime, non si può piangere sul latte versato: quando il danno è fatto è inutile piangersi addosso, bisogna piuttosto darsi da fare per rimediare... o per andare avanti.
E Bulma era proprio intenzionata a passar oltre: era finita? Bene! Era stato bello finchè era durato!
O almeno, questo era quello che si ripeteva... ma il suo cuore ancora non accettava quella situazione e la spronava a continuare con quelle lettere, una sorta di istinto suicida. Il cuore di Bulma voleva morire, e nel peggiore dei modi: autoinfliggendosi dolore, puro dolore.
Bulma si alzò decisa dal suo letto: era ancora notte, ma non le importava: ormai non voleva più saperne di dormire.
La luce della luna illuminava i suoi passi, nella casa silenziosa; era sola, camminava solitaria senza meta e i pensieri le facevano da guida.
Si ritrovò a fissare un divanetto in salone: ricordava ancora alla perfezione quel giorno in cui, su quel divano, Vegeta si era accasciato privo di sensi dopo una dura sessione di allenamento nella Gravity Room, e lei gli era corsa affianco, cercando di farlo rinsavire; erano passati così tanti anni da allora... 
Girò di scatto la testa: "Basta ricordi, ora!" si disse, e riprese a camminare diretto verso un cassetto di una scrivania, dove custodiva la carta da lettere rosata che usava per scrivere a Vegeta.
"Visto che devo passare la notte in bianco, almeno la impiegherò a fare qualcosa di utile!" si disse, facendo spallucce; sedutasi davanti alla scrivania, una gamba piegata sotto l'altra, allungò una mano e prese una penna stilografica per poter scrivere ancora a suo marito.
"E' arrivato il momento" si disse, decisa "Di far conoscere veramente Babooshka a quell'allocco!".


Ciao, Vegeta.

Sì, ciao dannato stupido uomo... anzi, Saiyan!

Eccomi qui con la terza lettera: spero ti faccia piacere sentirmi...

Certo che gli fa piacere, quell'essere smania per ricevere attenzioni da una perfetta sconosciuta!

Oggi ho preso una decisione Vegeta: voglio rivelarti il mio nome...

Ecco qua, così finalmente saprai chi è questa donna!

Io ho origini russe, mia madre era un'avvenente donna della Russia e mio padre se ne innamorò perdutamente: e dal loro amore nacqui io, trent'anni fa. Io, che oggi sono qui a scriverti nel cuore della notte.
E così la scorsa notte eri in giardino alle due... ti ho visto. Ormai ho capito quali sono le tue intenzioni, sai?


Certo che le ho capite, vuoi solo fare il galletto con un'altra piuttosto che pensare a tua moglie!

Sono lusingata: non pensavo di suscitare un tale interesse in te. E la cosa mi intriga e mi fa molto piacere...
Ecco perché ho deciso di rivelarti il mio nome: te lo sei guadagnato!


Sì, da bravo cagnolino, le sei stato dietro e hai seguito ogni suo ordine: stai cadendo nella mia trappola!

So già che, una volta rivelato il mio nome, tu potresti chiedere in giro alla gente di me: ma sono certa del fatto che tu non lo farai. Le cerchi da te, le informazioni, non hai mica bisogno degli altri tu!

Sicuro, pieno di sè com'è non chiederà mai a nessuno qualcosa!

Passano i giorni e desidero sempre di più mostrarmi a te: arriverà quel giorno, non temere mio bel principe...

Basta chiamarlo principe e va in visibilio!

Voglio vederti, voglio incontrarti... ma no, non è ancora arrivato quel momento... non manca ancora molto, ma dobbiamo pazientare, mio eroe...
Se vorrai ancora ricevere mie lettere, allora domani sera fatti trovare in giardino per le otto: quello sarà il segnale. Quello sarà per me il via libera: e ti scriverò ancora.

Tutta tua
Babooshka


Bulma riguardò la lettera e la lesse e rilesse e ancora una volta la riguardò attentamente, per scovare ogni minima imperfezione: ma era perfetta.
Soddisfatta del suo lavoro, tornò a coricarsi sul suo letto e, dopo aver ricacciato indietro le lacrime che, prepotenti, chiedevano di uscire, chiuse gli occhi e si abbandonò al sonno.
Avrebbe avuto la sua vendetta.
E sarebbe stata così dolce, così perfetta...
Ormai Vegeta era divenuto il nemico, da raggirare e far cadere in trappola.
Mai dichiarare guerra al cuore di una donna: si rischia di rimanere sconfitti.





Note dell'autrice:

Ta-daaaaa! Ecco l'altro capitolo!
Siamo giunti ad un momento cruciale della storia: Babooshka ha finalmente rivelato il suo nome a Vegeta! Chissà lui come reagirà l'indomani... lo scoprirete nel prossimo capitolo!
Quindi Bulma ora è intenzionata a vendicarsi: chissà cosa inventerà più avanti... si sa, una donna diventa tremenda quando vuole vendetta! 
Spero di essere riuscita a trasmettere la rabbia e la frustazione di Bulma che si sono trasformate in voglia di vendetta... sapete, ho appena chiuso una relazione di tre anni e mi sento molto come Bulma, nelle sue stesse condizioni psicologiche... però io ho avuto la fortuna di incontrare subito dopo un ragazzo speciale che mi ha fatta innamorare! *-*
Ci si aggiorna al prossimo capitolo, che caricherò dopodomani!!
Un abbraccio a tutti i miei lettori e i miei recensori! Vi adoro!! ^_^
Julia of Elaja


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Capitolo 12
*** She wanted to take it further, so she arranged a place to go... ***


She wanted to take it further, so she arranged a place to go...




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Bulma ora era davvero ferita. Il suo cuore sanguinava, piangeva, urlava... voleva morire.
Ma lei non glielo avrebbe mai permesso: doveva continuare a vivere, ora il suo unico scopo era di far pagare a Vegeta quell'affronto, tutto quel dolore che le causava. Lui avrebbe pagato caro il suo errore.
Bulma alzò fiera lo sguardo e si fissò nel suo riflesso su quello specchio d'acqua che le stava dinanzi: stesa su un prato, in un parco, a piangere il suo dolore lontana da casa sua, lontana da Vegeta.
Fissava la sua immagine riflessa su quel laghetto: i suoi occhi erano gonfi, arrossati, stanchi... volevano piangere tutte le lacrime che Bulma serbava dentro di sè, e lei non permetteva che neanche una scendesse ad imperlarle le guance.
"Perchè?".
Era l'unica parola che riusciva a sussurrare ormai da giorni interi: Vegeta girava nervoso in giardino quasi tutte le ore, e Bulma sapeva perchè fosse così in tensione.
Stava aspettando un'altra lettera.
Una lettera che ancora non arrivava.
Quella lettera che Bulma ancora doveva scrivergli e che non riusciva nemmeno ad iniziare.
Il dolore era troppo forte; prendere in mano quella penna e posarla sulla carta rosata era come avere un pugnale affilato e doverlo affondare nel proprio petto. C'era un istinto di autoconservazione che le impediva di scrivere. Il suo cuore aveva già sofferto abbastanza, non ne voleva più sapere di quella storia.
"Perchè?" mormorò con voce affranta e stanca, sfiorando l'acqua delicatamente, con un dito.
Non aveva più la forza di alzarsi da quel prato e tornare a casa, anzi non voleva più tornare a casa sua.
Voleva andar via, chissà, forse Chichi e Goku avrebbero potuto ospitarla e lei avrebbe vissuto con loro fino alla fine dei suoi giorni... Trunks e Bra sarebbero passati a trovarla spesso, o forse addirittura l'avrebbero portata via con loro!
I suoi pensieri si soffermarono sui suoi figli per qualche istante: Trunks, così simile a suo padre... lo stesso sguardo cupo, misterioso, corrucciato... il suo bambino...
Quel bambino che aveva cresciuto con amore e dedizione, a cui ha sempre cercato di dare il meglio: quel bambino che aveva sempre desiderato da Vegeta e che, una volta arrivato, non aveva avuto la gioia di stare in braccio a suo padre, che aveva abbandonato la sua amata in un momento così delicato e importante.
E poi c'era Bra, così simile a lei: Bra che riusciva a far rigare dritto suo padre, quella bambina che ormai era diventata una giovane donna, con i suoi grandi occhi celesti e la sua gioia che invadeva il cuore degli altri...
Quella ragazza che... le stava davanti?
"Mamma?".
Bulma continuò a fissare il riflesso nel laghetto sulla riva di fronte a lei: era o no la sua bambina che vi si stava specchiando, mentre la fissava?
Alzò lo sguardo: "Bra!" mormorò confusa.
La ragazza sorrise alla madre e le corse incontro, aggirando la riva: "Mamma, sei tu!! Ma..." si bloccò, rendendosi conto dell'espressione spenta della madre "C'è qualcosa che non va, mamma?".
"Bra! Ma tu cosa ci fai qui? Tu dovresti essere nella..."
"Città Centrale, lo so!" la interruppe spazientita Bra "Ora ti spiegherò perchè mi trovo qui, ma prima devi dirmi cos'hai: perchè ti trovi qui nel parco, da sola per giunta, e con gli occhi così rossi? Cosa ti è successo, mamma?!".
La ragazza era visibilmente preoccupata: si avvicinò alla madre con occhi colmi di paura e preoccupazione.
Bulma sospirò e allungò una mano verso di lei: "Aiutami ad alzarmi" sussurrò.
Bra le tese una mano e la donna si mise in piedi.
"Mamma? Va tutto bene?" mormorò confusa Bra stringendo forte la mano della madre nella sua.
Bulma abbassò lo sguardo: avrebbe dovuto raccontare tutto a sua figlia? Era giusto procurarle quel dolore?
No.
Una voce nella sua testa le disse che no, non doveva dir nulla a sua figlia: si sarebbe limitata a dirle che le cose tra lei e suo padre non andavano più bene... anzi, non andavano proprio.
"Io" iniziò Bulma, sempre tenendo lo sguardo basso "Io non...".
"Mamma, vieni, andiamo a prendere qualcosa di fresco da bere! Fa un caldo tremendo e tu hai bisogno di una bella bibita fresca!" la ragazza, sempre tenendo stretta la mano della madre nella sua, si diresse ad un bar lì vicino.
"Grazie" mormorò Bulma quando furono sedute ad un tavolino, all'ombra di un albero, con una bibita ghiacciata tra le mani.
Bra sospirò, fissando sua madre: "Mamma, allora? Cosa c'è che non va? Non è da te stare da sola nel parco e sopratutto avere quello sguardo così spento. Qualcosa non va? C'è qualche problema di salute?".
"No, no! Sto bene!" si affrettò a rispondere Bulma, fissando imperterrita il ghiaccio che galleggiava nella sua soda.
"Bene, almeno questo!" la ragazza tirò un sospiro di sollievo "Allora dimmi cosa c'è! Problemi con i nonni? Forse loro non stanno bene?".
"I tuoi nonni godono di ottima salute, tesoro!" la rassicurò Bulma, sorseggiando la bevanda.
"Ma allora cosa diamine hai, mamma? Non riesco a vederti in queste condizioni!" sbottò la ragazza.
Bulma sospirò stanca: "Bra... è difficile da dire ma...".
La ragazza fissava esterrefatta sua madre: mai, prima d'allora, l'aveva vista in quelle condizioni: cosa le era successo?
"Io e tuo padre..." inziò Bulma "Be', tra noi due non...".
"Non dire altro, mamma" la interruppe Bra "Ho capito tutto".
La donna alzò lo sguardo e incrociò i profondi occhi celesti della figlia che la trafiggevano con il loro dolore e la loro preoccupazione.
"Mi dispiace" mormorò affranta Bra "So che papà ha un carattere difficile e che tu sei molto paziente, ma se ti ha fatto qualcosa io...".
"Non mi ama più" le rispose Bulma con tono pacato, rassegnato.
Bra sgranò gli occhi: "Come non ti ama più? Ma se state insieme da una vita!".
"A quanto pare l'amore finisce, tesoro" riprese Bulma sempre con tono mesto "Cercherò di farmene una ragione".
Bra continuava a fissare esterrefatta la madre: "E tu ti arrendi così? Invece di provare a parlargli, a riconquistarlo... ti lasci scivolare tutto addosso, così? Mi meraviglio di te, mamma!".
Sbattè un pugno sul tavolo: ecco cosa aveva preso dal padre, l'impulsività.
"Sta' calma, Bra" la richiamò Bulma, senza però impuntarsi più di tanto.
"Mi spieghi come hai fatto a capire che papà non ti ama più? Te l'ha detto, ne avete parlato? O forse ha...".
"Lui vuole un'altra" le rispose secca Bulma "L'ho scoperto. Riceve delle lettere da una sconosciuta ed è interessato a lei. Non mi ama più, Bra. E' finito tutto".
La ragazza si bloccò, il pugno elevato a mezz'aria in segno di protesta che abbassò lentamente.
Bulma la guardò tristemente: "Mi dispiace che sia finita così, tesoro. Mi dispiace per te e Trunks, so che ne soffrirete molto... ma ora siete grandi, e entrambi sapete che la vita va così".
Bra abbassò il capo con aria sconfitta: "E dire che oggi ero venuta qui con una notizia bellissima... e volevo tanto dirla a te e papà...".
"Quale notizia?" la madre si puntellò sui gomiti, dimenticando per qualche istante il dolore che le attanagliava il cuore, presa dalla curiosità.
Bra sollevò appena lo sguardo: "Io e Goten abbiamo deciso di sposarci, mamma. Insomma, dopo nove anni di fidanzamento direi che...".
Un colpo all'anima, il cuore riprese a battere più veloce che mai.
La sua bambina... si sposava?
"Ma... Bra... è..."
La ragazza fissò interdetta la madre: "La cosa non è di tuo gradimento?" tentennò incerta.
"Oh, no tesoro! Sono così felice!" ululò Bulma abbracciando la figlia "Finalmente una bella noti...".
Ma non riuscì a finire la frase, perchè appena strinse tra le braccia sua figlia le lacrime uscirono finalmente e le mozzarono il respiro: e pianse, Bulma, pianse tutte le lacrime che aveva gelosamente serbato dentro di sè.
E anche Bra piangeva, Bulma la sentì singhiozzare: la sua bambina piangeva, ma per la gioia del suo futuro matrimonio o per il dolore della mamma?
"Mi dispiace mamma" le mormorò tra i singhiozzi "Io non voglio che tra te e papà finisca tutto! Voi non potete non amarvi, siete fatti per stare insieme!! Ti scongiuro, mamma, gli parlerò io...".
"NO!" Bulma fissò la figlia negli occhi, asciugandosi le lacrime "Bra, devi promettermi che qualunque cosa accada, tu non dovrai dire nulla a tuo padre! Lui non vorrebbe mai che io ti parlassi dei nostri problemi!".
La ragazza annuì tristemente, asciugandosi anche lei le lacrime e cercando di respirare per tranquillizzarsi: "Allora parlaci tu, mamma. Non potete assolutamente chiudere così, perchè una sconosciuta gli manda delle lettere e papà si sta interesando a lei! Lui è tuo, devi riprendertelo!".
La determinazione negli occhi di Bra, che le si leggeva chiara in quel momento, ricordò a Bulma lo sguardo di Vegeta, quell'accanimento nel voler riuscire in tutto, nel voler sempre avere ragione.
"Gli somigli così tanto" sussurrò Bulma carezzando il volto della figlia "Hai così tanto di lui...".
"Mamma, promettimi che gli parlerai!" Bra bloccò la mano della madre sul suo volto e la fissò negli occhi.
"Ci penserò su, tesoro. Promesso".
Le due donne si abbracciarono nuovamente: il cervello di Bulma lavorava febbrilmente, voleva parlargli certo ma lei non ne avrebbe mai avuto il coraggio... temeva quello sguardo, aveva paura di leggere il nulla nei suoi occhi. Il ghiaccio.
E poi l'idea le si fece avanti nella mente: certo che gli avrebbe parlato, ma non sarebbe stata lei a rivolgergli la parola...
Babooshka gli avrebbe parlato.
Un ghigno le attraversò il volto: ma certo!
Voleva andare fino in fondo alla cosa, quindi avrebbe trovato un posto dove poterlo incontrare.
"Grazie, Bra, tesoro!" sussurrò Bulma stringendo sua figlia tra le braccia "Mi hai dato un ottimo consiglio".


Note dell'autrice:
Olà amigos! Buenas dias! 8)
Ecco qui un nuovo capitolo, come avrete notato le dimensioni vanno aumentando di capitolo in capitolo, questo perchè ora siamo nel clou della vicenda, nel "core". Ci siamo dentro, yu-huuu!
(Scusate, sto sclerando perchè sono da ore sui libri, e dopo un po' il cervello parte, anche se stai studiando semplicemente il rapporto medico-paziente :'D)
Ma bando alle ciance, veniamo a noi: la figura di Bra in questo capitolo è stato il mio modo di inserire voi lettori e recensori nella mia storia! ;)
In lei ho inserito tutti i vostri pareri e commenti, o almeno ho cercato... poi ho deciso di inserire l'argomento matrimonio: secondo me Bra e Goten sarebbero stati bellissimi insieme, altro che quella Valese (odio allo stato puro -.-"). E allora, dato che nelle Fanfiction si può riformulare tutto (sempre nei limiti), ho voluto inserire questa bella coppia :D Nel prossimo capitolo ce ne sarà un'altra ancora ma non è questo il momento di parlarne!
Chissà quale sarà la reazione di Vegeta alla notizia del matrimonio della figlia: anzi, chissà quale sarà stata la sua reazione quando Bra e Goten si sono fidanzati... mmm, vedrete tutto nel prossimo capitolo! :D Preannuncio solo che ci sarà da ridere! ;D
Bene allora ci si aggiorna tra due giorni (lol che gioco di parole) e mi raccomando: K.I.T. e se vedete che ancora non carico il capitolo siete autorizzati a invadere la mia mail e scrivermi "AGGIORNAAA" ahah :D
Un abbraccio a tutti e un ringraziamento speciale ai miei recensori che con i loro commenti mi aiutano a migliorare! ^-^
Alla prossima!
Julia 


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Capitolo 13
*** To see if he would fall for her incognito ***


To see if he would fall for her incognito





Ciao Vegeta.
Sono tornata a scriverti.
Ti ho fatto penare per qualche giorno, ne sono consapevole... ma dovevo prendere una decisione importante e necessitavo di tempo per decidere.
Alla fine però ho fatto la mia scelta: e ora ti chiedo se...
Se ti andasse di incontrarmi.


Il cuore di Vegeta fece un balzo: cosa? Incontrarla? Diceva sul serio?

Se la cosa potesse interessarti, come mi auguro, allora vieni questa notte davanti ai giardini comunali, alla mezzanotte.
Non un minuto dopo, o io sarò andata via.
Quando la campana della chiesa batterà il dodicesimo rintocco, io sarò lì davanti. 
Mi riconoscerai subito, te l'ho già detto come sono fatta...


"Ma certo, belle gambe, capelli rosati... ma non mi ha detto altro!".

Solo una cosa non ti ho detto di me: gli occhi. Ho gli occhi color nocciola. Nient'altro, ormai sai tutto di me.
Mi riconoscerai subito, ne sono certa... anche perchè, penso saremo gli unici a trovarsi lì a quell'ora!


"Infatti" ghignò Vegeta.

Allora a stanotte, mio bel principe! Non vedo l'ora di incontrarti!
Babooshka


"Ci sto!" mormorò a bassa voce il Saiyan, stringendo soddisfatto nella mano la lettera della sua ammiratrice.
Finalmente l'avrebbe incontrata, l'avrebbe vista, conosciuta dal vivo! Avrebbe avuto la prova vivente di questa sua sconosciuta ammiratrice, non sarebbe stata più solo un fantasma cartaceo...
Alzò lo sguardo e fissò il muro per qualche istante: c'era solo un problema... Bulma.
Non la stava tradendo, no... ma c'era quasi; in fondo, non stava per uscire in piena notte per incontrare un'altra donna?
Forse non avrebbe dovuto andare all'appuntamento; forse.
Con lo sguardo perso, prese a camminare lentamente senza meta, vagando per la grande casa.
Mise la lettera in tasca e si passò una mano tra i capelli: cosa avrebbe dovuto fare? 
Sentiva dentro di sé la voglia di incontrare Babooshka, ormai la curiosità lo aveva invaso... ma un'altra voce gli diceva di non far nulla, di stare a casa... di stare con Bulma.
Ma ne valeva la pena? Rimanere a casa per poi dormire da solo su un divano?
Sbuffò, passandosi le mani sul volto: no, forse non ne valeva la pena.
"E poi, non la sto mica tradendo!" si disse "Devo solo incontrare una mia ammiratrice, non vedo il problema!". Cercava disperatamente di mettere a tacere quella vocina insidiosa che voleva dissuaderlo dall'incontrare Babooshka.
Si fermò di colpo al centro del salone: c'era uno strano silenzio in casa... dov'era Bulma?
"Donna!" urlò "Sei in casa?".
Nessuna risposta.
"Bulma!".
Ancora nessuna risposta.
"Non c'è... ma dove sarà andata?" fece tra sè e sè, dirigendosi in cucina per bere qualcosa.
L'aria era tremendamente calda, quel giorno: un bel bicchiere di acqua fresca avrebbe sicuramente giovato.
Bevve a grandi sorsi, contemplando intanto una foto appesa alla parete, dove lui e Bulma sorridevano felici.
Sbatté rumorosamente il bicchiere ormai vuoto sul tavolo e si avvicinò con circospezione alla foto: ma come mai, perché era cambiato così drasticamente il loro rapporto? Era così ingiusta la vita... Bulma era stata la cosa migliore che gli fosse mai potuta capitare e adesso invece... era diventata il nulla anche lei, solo una fredda luna che illuminava stanca i suoi passi, una luna che brillava di luce riflessa e non sua.
Digrignò i denti: no, non poteva permettere che finisse tutto in quella maniera! Non l'avrebbe permesso, non lui!
"Adesso basta, io le vado a parlare!!" esclamò irritato.
Era difficile, forse era anche peggio del dover combattere contro Majin Bu o contro i Cyborgs: ma cosa gli era successo? Possibile che il dover rivolgere la parola a sua moglie lo terrorizzasse peggio di una battaglia?
"Sono diventato una pappamolla!" si disse, mentre prendeva le chiavi di casa e si dirigeva verso l'ingresso.
Ma proprio quando stava per arrivare alla porta, ecco che quella si aprì.
"Ma certo, tesoro, cucinerò qualcosa di buono e poi discuteremo dell'evento, sta' tranquilla! Piuttosto, dov'è Goten? Credevo che ci avreste dato assieme la notizia!".
La voce di Bulma era pericolosamente vicina: e Vegeta, senza pensarci due volte, battè in ritirata, nascondendosi dietro una porta.
Ma con chi parlava Bulma? Era forse al telefono?
"Oh no, Goten doveva dare l'annuncio a sua madre... ehm, sai com'è Chichi, avrà bisogno di un po' di tempo per metabolizzare la cosa!".
Ma quella era la voce di Bra!
Bulma e sua figlia stavano ridacchiando insieme: e lui, Vegeta, il principe dei Saiyan era nascosto dietro ad una porta ad origliare la loro conversazione?!
Scosse la testa: "Ma che vergogna! Io ora vado là fuori e gliela faccio vedere io, a quella donna!".
E uscì fuori impettito, diretto verso l'ingresso.
"Papà!".
Fu un attimo: un uragano di capelli turchini lo travolse e gli cinse il collo.
"Ciao Bra!" esclamò lui con un sorrisetto tirato.
"Papà come sono contenta di rivederti! Stai bene?" gli chiese la ragazza, staccandosi leggermente da lui per guardarlo dritto negli occhi.
Quegli occhi... gli stessi occhi di Bulma...
"Sì, sto bene" si staccò dalla figlia e prese a fissare imbarazzato il pavimento: sentiva lo sguardo di Bulma addosso, e la cosa lo metteva dannatamente a disagio.
"Vieni papà, devo darti una notizia!" Bra gli prese la mano e lo guidò in giardino; Vegeta non osava ancora alzare lo sguardo e lo fissò nella chioma turchina della figlia che gli danzava davanti agli occhi.
Era una sua impressione o Bulma li stava seguendo?
"Allora..." iniziò Bra prendendo posto su una poltroncina "Oggi sono venuta qui per dire una cosa a te e alla mamma... be', ormai la mamma la sa ma adesso devo dirlo a te!".
Vegeta prese posto di fronte alla figlia: Bulma, con passo delicato, si posizionò invece affianco a Bra, sedendosi su un'altra poltroncina.
"Di cosa si tratta?" chiese brusco Vegeta, fissando lo sguardo sulla figlia.
"Non guardare Bulma, non guardare Bulma!" continuava a ripetersi: perchè sapeva che, una volta incrociati quegli occhi, non avrebbe più voluto distaccarsene.
"Io e Goten abbiamo deciso di sposarci!" esclamò euforica Bra.
Boom.
Quello fu il rumore che seguì.
La poltroncina del Saiyan fu rovesciata a terra: era scattato in piedi in una frazione di secondo.
"Che cosa?!" urlò fuori di sè "Cosa hai detto?".
Bra era spaventata: "M-ma, papà..."
"Cosa hai detto!? Ripetilo!".
"Che io e G-Goten ab-abbiamo deciso di spo-sp-sposarc-ci" tentennò Bra, stringendosi alla madre.
Vegeta cercò di non distogliere lo sguardo dalla figlia ma non riuscì più a resistere: voleva incontrare gli occhi turchini di sua moglie, per capire cosa ne pensava lei di quella notizia.
Sua figlia, la sua unica figlia femmina, si stava per sposare... con quel dannato figlio di Kakaroth per giunta! Stavano insieme da molti anni, certo, ma mai avrebbe immaginato che sarebbe arrivato quel momento... era troppo presto... no...
E poi i suoi occhi incontrarono quelli di Bulma.
Il suo cuore si spezzò.
Non riusciva a capire se fosse Bulma ad abbracciare Bra o il contrario: fatto stava che gli occhi di Bulma erano colmi di dolore.
Ondate di terrore lo investirono in pieno: quegli occhi, non li aveva mai visti così distrutti... cosa le era accaduto? Possibile che fosse solo colpa sua? Forse c'era qualcos'altro che non andava?
Bulma lo fissò intensamente: da quanto tempo Vegeta non la guardava dritto negli occhi? E perchè aveva assunto quell'espressione così spaventata!? Era per la notizia del matrimonio o... per quello sguardo tra di loro?
"Papà? Ti senti bene?".
La voce di Bra li riportò bruscamente alla realtà: in un secondo, Vegeta aveva assunto nuovamente la sua espressione arcigna e fissava il giardino con le braccia conserte.
"Non sono d'accordo. E' troppo presto per te, sei troppo giovane!".
"Papà, ho ventinove anni!" sbottò Bra irritata "E io e Goten ci sposeremo, che ti piaccia o no!".
"Come osi rivolgerti a me con questo tono?!" sbottò lui, sempre più irritato.
"Io? Come osi tu reagire in questa maniera a una notizia così bella! Non mi aspettavo di certo una festa da parte tua, ma almeno l'approvazione... ci speravo!".
"Io non approverò mai questo matrimonio! Tu sei la principessa dei Saiyan e non puoi sposare un damerino di terza classe! Non...".
"Ora basta, Vegeta".
Si bloccò: Bulma... gli aveva rivolto la parola?
"Che cosa?" si voltò di scatto a guardarla; e di nuovo gli occhi di lei gli trafissero l'anima.
"Basta con questi appellativi" continuò lei, guardandolo con aria di sfida "Cosa significa damerino di terza classe? Goten è un ragazzo in gamba, ha coraggio da vendere ed è un ottimo guerriero e..."
Ma non fece in tempo a concludere la frase: Vegeta era volato via.
"Ma perché fa così?" urlò rivolta al cielo Bra, mentre suo padre ormai era scomparso all'orizzonte.
"Non lo so, tesoro" rispose Bulma, gli occhi lucidi "So solo che stanotte tuo padre ha un appuntamento".
"Con quella lì?".
"Sì, tesoro. Forse è per questo che era così agitato"
"Mamma, hai notato una cosa?" chiese Bra, stringendo le mani della madre nelle sue.
"Cosa?" chiese Bulma, l'aria stanca.
"Papà... be' insomma... lui aveva..."
"Cosa Bra?" chiese ancora Bulma "Cosa aveva?".
"Aveva gli occhi lucidi, rossi. Non l'hai notato?".
Bulma si zittì: certo che l'aveva notato e non aveva mai visto Vegeta in quelle condizioni...
"Io credo che anche papà stia soffrendo" continuò Bra "E non so se stanotte andrà a quell'appuntamento, mamma".
Bulma chinò il capo sconfitta: "Non lo so, Bra. Stanotte si vedrà".
"Stanotte all'appuntamento Babooshka sarà più bella e pronta che mai: perché solo così si vedrà se lui cadrà nelle braccia del mio incognito!"pensò tristemente.






N.D.A.

Ecco qui il nuovo capitolo!
Pareri?
Accidenti, questo scambio di sguardi tra Bulma e Vegeta... mmm... a quanto pare Vegeta pensa ancora a lei! Ma perchè diamine non prende coraggio e le parla, vi starete chiedendo voi?
Be', lo sguardo di una donna è un'arma molto potente... potete inibire un uomo con un'occhiata profonda 8) e questo è proprio il caso di Vegeta!
A quanto pare, quindi, Bulma ha imbucato la tanto attesa lettera di Babooshka e Vegeta l'ha letta immediatamente! E ora mi chiedo: ma a mezzanotte andrà o no all'appuntamento!? :O
PS: Piccola anticipazione: dato che la storia sta piacendo molto e ho visto che coinvolge una cinquantina di persone tra chi la segue, chi l'ha messa tra le preferite e chi tra le ricordate, ho deciso di inserire un "intervento del pubblico": per il finale si farà una sorta di "votazione" o "referundum". Io ho in testa due possibili finali e ve li proporrò (ok, non vi dirò pelo e contropelo ma vi farò capire in generale di cosa trattano, per esempio un finale comico e uno thriller, per dire :P) e voi sceglierete! Ognuno voterà quello che più lo intriga e alla fine quindi il finale con più voti sarà quello definitivo! Che ne dite? Questo accadrà tra pochi capitoli... ;)
Ora vi saluto e torno a studiare Microbiologia (*-*)
K.I.T. e... ci si aggiorna dopodomani!!
Baci
Julia
PS: Andate al mare, voi che potete e che non siete sommersi dallo studio! Fatelo anche per me :'(

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Capitolo 14
*** And when he laid eyes on her, he got the feeling they have met before... ***



And when he laid eyes on her, he got the feeling they have met before...
 





Silenzio: nemmeno una mosca volava per casa quando Bulma prese posto sulla panca del tavolino per la toelettatura.
Si pettinò accuratamente i capelli turchini, pensando e ripensando a ciò che stava per compiere.
Vegeta era uscito; dopo aver lasciato da sole Bulma e Bra in giardino, non si era fatto vedere per ore; era rientrato solo alle tre per mangiucchiare qualcosa, poi di nuovo era scomparso.
La ragazza era andata via, dirigendosi in centro per fare alcune compere e per incontrare alcune amiche, con le quali si sarebbe trattenuta fino a tarda notte.
Era da giorni, ormai, che aveva pronto l’occorrente per un ottimo travestimento: accuratamente nascosti sotto il fondo di un tiretto, Bulma aveva lasciato una confezione di lenti a contatto colorate, una parrucca color rosa molto tenue e delle ciglia finte, oltre che trucchi vari e rossetti molto vistosi.
Era infine giunto il momento di indossare tutto quel che Bulma aveva segretamente conservato, indumenti compresi: un attillato abitino blu con un foulard azzurrino e un frontino blu notte.
Era appena uscita dalla doccia, la pelle profumava ancora del bagnoschiuma vanigliato con cui si era insaponata, uno che non aveva mai usato prima d'allora.
Prese con mano ferma le lenti a contatto: i suoi occhi, dunque, sarebbero diventati nocciola.
Fissò le iridi color del cielo che la natura le aveva donato e cercò di immaginarsi con un colore diverso: "Chissà se mi staranno bene!" pensò curiosa.
Aprì la confezione ed estrasse la prima delle due lenti, posandola delicatamente sull'occhio destro. Andata!
Quando tornò o guardarsi allo specchio, uno solo dei suoi occhi era rimasto del solito colore: l'altro, invece, era di uno splendido e caldo marroncino.
"Ehi! Mi sta proprio bene!" esclamò soddisfatta Bulma, posando intanto anche l'altra lente sull'occhio ancora azzurro cielo.
Non aveva mai indossato lenti a contatto colorate: ma la cosa la intrigava parecchio.
Tornò di nuovo a fissarsi nello specchio e si stupì di quanto già fosse cambiata, solo indossando un paio di lenti colorate.
Allungò una mano e legò i suoi capelli in uno stretto chignon: nemmeno un ciueffo doveva spuntare dalla parrucca!
Fissò a lungo quei finti capelli rosati, sperava davvero che Vegeta non si accorgesse dell'inganno.
"L'unico problema è l'aura" pensò mentre posava la parrucca sul suo capo e la faceva aderire per bene "Spero che l'espediente dell'alcool funzioni! Vegeta quando beve inizia a confondere le auree".
Se lo ricordava bene, al diciottesimo compleanno di Bra: voleva scagliare un Big Bang Attack contro un amico di sua figlia perchè era convinto di percepire in lui l'aura di Frezeer e ci erano volute ben due ore per tranquillizzarlo.
Bulma sorrise al ricordo di quella buffa situazione: quell'esperienza le era servita ora per ingannare suo marito, che con un bicchiere di vino non riusciva più a riconoscere lucidamente le auree.
Bulma sarebbe uscita di casa già alle dieci, ora per la quale Vegeta ancora non si sarebbe ritirato: ormai conosceva bene i ritmi del marito, stava sempre chiuso nella gravity room sino alle dieci e mezzo, poi rientrava in casa, cenava con ciò che Bulma gli aveva preparato, per poi dedicarsi al relax. Quella sera, invece, alle dodici aveva un appuintamento e Bulma era certa che avrebbe regolarmente cenato e poi si sarebbe recato all'appuntamento.
Ecco che quindi aveva capito come poter far ubriacare Vegeta: gli avrebbe preparato regolarmente la cena, ma nella sua bevanda avrebbe versato un'abbondante dose di alcool; il gioco era fatto!
"E ora pennello alla mano e diamoci da fare con questi trucchi!" esclamò la donna, stendendo un leggero velo di cipria rosata sulle guancie e del rossetto sulle labbra.
Mezz'ora dopo erano le dieci in punto: Bulma alzò lo sguardo e fissò il grande orologio che era appeso al muro, nell'ingresso di casa sua.
"Bene" pensò "Ora esco, e alle dodici lo vedrò..." una morsa allo stomaco la prese alla sprovvista, facendola piegare in due per il dolore.
"E' l'ansia" realizzò Bulma; quella dannata ansia, la paura e la curiosità timorosa per quello che sarebbe successo di lì a due ore.
Ma non era il momento di farsi prendere dal panico: non ora.
E con passo deciso, una donna dall'attillato abito blu notte, tacchi vertiginosi, capelli rosa e occhi nocciola uscì da casa Brief.
Nessuno la vide, nel buio della notte.

Un pugno, poi un altro e un altro ancora. Rabbia, solo tanta rabbia che voleva uscire fuori, ecco cosa sentiva Vegeta dentro di sè.
Era buio là fuori, erano quasi le dieici e dieci, e lui continuava ad allenarsi senza tregue, sfogando tutta la sua rabbia e la sua frustazione nella Gravity Room.
Ogni pugno era un'ansia in meno; pugno destro,:pensieri su Bulma. Pugno sinistro: pensieri su Babooshka.
"Alle dieci e mezzo andrò a cenare" si disse, dando un'occhiata fugace all'orologio sulla parete "Manca solo un quarto d'ora... poi mi darò una lavata e a mezzanotte sarò sul luogo dell'appuntamento".
Ai giardini comunali alle dodici: ormai aveva ripetuto così tante volte quella tiritera nella sua testa che quasi lo stava per dire ad alta voce, in automatico, come un automa.
Sarebbe andato all'appuntamento, era troppo curioso. Bulma non avrebbe mai scoperto nulla, ne era certo.
"Anche perchè a lei non importa nulla di cosa faccio io" pensò, tirando un altro pugno e incrementando la sua aura "Quindi, non sto facendo niente di male!".
E continuava a tirare pugni, calci, ad allenarsi... perchè se avesse smesso anche solo per un istante, i suoi mille pensieri l'avrebbero fatto impazzire.
Bulma, Babooshka... e poi sua figlia Bra che si sposava: era capitato tutto assieme, e lui davvero non riusciva a reggere tutte quelle pressioni!
Forse Babooshka l'avrebbe aiutato a distrarsi.
Forse.
Forse lei si sarebbe rivelata anche migliore di Bulma.
Gliela ricordava parecchio, eppure sembrava così diversa da sua moglie... decisamente migliore!
Uscì fuori dalla Gravity Room alle dieci e mezzo precise: entrò in casa e si diresse in cucina, lo stomaco che gli brontolava per la fame e per il nervosismo.
Si accasciò sulla sedia e mangiò di gusto la cena che Bulma gli aveva preparato; bevve avidamente l'intera bottiglia di succo che sua moglie gli aveva lasciato sul tavolo, e si dissetò meritatamente, dopo tutto quel tempo chiuso nella Gravity Room.
Quando ebbe finito, erano le undici e un quarto.
Si alzò in piedi e si diresse in bagno: si precipitò sotto la doccia, gli piaceva così tanto stare sotto l'acqua fresca e sentire il suo scrosciare invadergli le orecchie.
Non gli importava se Bulma stesse dormendo o meno, anzi quasi desiderava che lei lo sentisse nella doccia, così vicino alla camera da letto...
Gli sarebbe piaciuto se lei fosse entrata e si fosse infilata sotto la doccia, con lui, a sorpresa.
Ma cose del genere ormai non le faceva da tanti anni, e lui aveva perso le speranze.
"Sono stanco. Mi sembra di vivere con un fatasma in casa!" pensava lui scocciato e irritato, mentre usciva da casa sua alle dodici meno dieci.
Diede un'occhiata alla finestra della camera da letto, che si affacciava sul giardino della loro casa: Bulma di certo era lì, che dormiva beatamente... “Se solo sapesse cosa ho dentro!” pensò Vegeta con una fitta al cuore.
Dentro di sé provava mille diverse emozioni: risentimento, tristezza, delusione… ma anche rabbia, per quella situazione di stallo con Bulma e poi era anche adirato con se stesso: perché, dannazione, perché non riusciva a guardarla negli occhi e parlarle?!
Camminava svelto e sentì, nel silen zio della notte, il primo dei dodici rintocchi del campanile lì vicino.
“Devo muovermi! Volare non mi farà male!” si disse, spiccando il volo veloce per dirigersi in tutta fretta sul luogo dell’appuntamento.
Secondo, terzo, quarto rintocco… ma poi, se quella storia fosse stata tutta una sceneggiata?
Quinto, sesto, settimo… No, impossibile, Babooshka doveva necessariamente esistere! Lui ne era certo!
Ottavo, nono, decimo… c’era quasi, stava scendendo di quota, vedeva i giardini comunali ad un passo, ma di una donna dai capelli rosati nessuna traccia…
Undicesimo. Ecco, era atterrato davanti all’entrata.
Dodicesimo rintocco. Silenzio totale.
Solo le stelle illuminavano quella silenziosa notte d’estate: il vento caldo sfiorava il suo corpo, vibrante di eccitazione e curiosità.
“Avanti, donna! Fatti vedere!” pensò lui, impaziente.
Qualcosa attirò il suo sguardo: una scarpa alta, blu, color della notte, e una gamba affusolata e longilinea a sovrastare quel piede delicato… stava uscendo qualcuno dall’oscurità, dall’ombra di un albero lì vicino.
“Sei puntuale, bel principe!”.
Vegeta sentì la sua testa girare improvvisamente: non riusciva a percepire l’aura di quella donna… che fosse un cyborg?
“Forse sono solo agitato, devo stare calmo” si rimproverò lui, esibendo intanto un sorrisetto furbo e strafottente e facendosi incontro a quel paio di belle gambe che ancora non volevano far uscire il resto del corpo da quel buio.
“Perché rimani lì e non ti fai vedere?” chiese lui, un ghigno curioso sul volto “Sono proprio impaziente di vederti, donna!”.
La sconosciuta ridacchiò sommessamente: “E va bene, Vegeta, l’hai voluto tu!”.
La vide: eccola.
Capelli rosati e lisci, due occhi grandi color nocciola, un corpo da favola, gambe lunghe e sode, un vestito attillato che lasciava molto spazio all’immaginazione… era veramente incredibile!
Ma più la donna gli si avvicinava, più Vegeta aveva l’impressione di averla già vista da qualche parte…
“Babooshka” sillabò lui, gustandosi ogni singola sillaba di quel nome “Bentrovata!”.
Le porse un braccio al quale lei si aggrappò con delicatezza: lo guardò dritto negli occhi, e lui si ritrovò spiazzato.
Ancora non riusciva a percepire la sua aura, era qusasi sbiadita, confusa… strana. Eppure quella donna lo intrigava davvero tanto.
“Sai” mormorò, avvicinandosi fatalmente a lei “Appena ho posato gli occhi su di te, ho avuto l’impressione che ci fossimo già incontrati prima”.
Babooshka sembrò colpita da quell’affermazione, e sgranò gli occhi, sorpresa: “Davvero?”.
“Sì… ma è solo una mia impressione, se ti avessi realmente incontrato mi sarei ricordato bene di una donna del genere!”.
Risero: ma nel sorriso di lei si celava una grande verità.
Una verità che Vegeta non sapeva e non capiva.
Un cuore spezzato e un’anima in fin di vita.     




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N.D.A.
Piaciuto il capitolo, amici e amiche???
IL PRIMO INCONTRO WOOOOW!!!
Che ne pensate del mio espediente dell'alcool per ovviare al problema dell'aura?
E dell'immagine? Eccovi Babooshka aka Bulma ;) Eh eh zio Veggy, ma possibile che non la riconosci? Ma dico io u.u
Fatemi sapere con un commentino o una recensione, sono sempre ben accette!! :D
Vi lascio, devo scappare a prepararmi e sono in condizioni disastrose! D:
Vi abbraccio tutti, ci si aggiorna dopodomani! :D
Un bacione! :*
Julia


                                             












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Capitolo 15
*** Uncanny how she reminds him of his little lady... ***


Uncanny how she reminds him of his little lady...



 

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Una notte passata a girare per la città, a guardare le stelle e parlare della vita da guerriero del Principe dei Saiyan; le ore erano volate via mentre Vegeta raccontava a Babooshka di tutta la sua vita, e mentre lei annuiva fingendosi colpita e affascinata da tutti quegli eventi.
Come poteva non riconoscerla? Non vedeva il suo sguardo ferito? Forse proprio gli occhi avrebbero potuto tradire Bulma; doveva mostrarsi allegra e spensierata, e non far trasparire alcun segno di tristezza, dolore o angoscia. Nulla. Lei non era più Bulma, quella notte, ma Babooshka.
Mentre camminavano, lei stringeva sempre a sé, nervosamente, la sua borsetta, nella quale aveva infilato degli indumenti per cambiarsi prima di rientrare in casa; Vegeta non era un vero e proprio gentiluomo, quindi a fine serata molto probabilmente sarebbe tornato a casa sua lasciando la povera donna da sola, in piena notte, diretta a casa sua solitariamente, facile preda di eventuali uomini di malaffare. Fortuna che lì in quella zona e sulla via per la Capsule Corporation non ce ne erano, o almeno così era sempre stato. E Bulma dubitava del fatto che giusto quella notte tutti i più malintenzionati della città decidessero di uscire nel cuore della notte e seguirla.
Quando finalmente si era gettata a peso morto sul suo letto, alle sei e mezzo del mattino, non riusciva a capire se volesse piangere oppure ridere di tutto ciò che era successo; Vegeta non aveva minimamente provato a baciarla, né toccarla in qualsiasi maniera. Nonostante lei lo avesse provocato diverse volte, lui sembrava essere cieco a tutta quella bellezza provocante: fedeltà nei confronti di Bulma, forse? O, ancora, il non volersi comportare da uomo meschino come un qualunque terrestre, e far vedere quanto fosse regale, anche negli atteggiamenti con le donne?
Abbandonandosi al prepotente sonno, Bulma però si sentì rincuorata da una sola cosa: Vegeta aveva parlato di lei, durante la notte. Molte volte l'aveva nominata, e altre volte addirittura aveva sottolineato il fatto che fosse felice di essere suo marito.
E un sorriso le nacque sulle labbra mentre chiudeva gli occhi e si addormentava tranquilla.
Tranquillo invece non lo era affatto qualcun altro, in quella casa; Vegeta, dopo essersi ritirato, aveva passato ore ed ore nella Gravity Room, cercando di sfogarsi in qualche maniera che non fosse quella vile del pianto.
Aveva passato una bella serata, con quella sensualissima sconosciuta, che ben più di una volta lo aveva tentato, abbracciandosi a lui o mettendo in mostra le sue gambe mozzafiato.
Ma c'era stato qualcosa che lo aveva inibito, che non lo aveva spinto a provarci: il pensiero di Bulma.
Perché quella donna davvero gliela ricordava tanto, fin troppo.
Era assurdo come lei gli ricordasse della sua piccola donna; di Bulma.
Eppure era proprio per quel motivo che non era riuscito a distogliere i suoi pensieri da sua moglie: ne aveva persino parlato con Babooshka, spiegandole quanto fosse orgoglioso di sua moglie e quanto ultimamente le cose non stessero più andando bene come un tempo.
“Perché?” gli aveva chiesto la bella sconosciuta. E lui le aveva risposto che era stata colpa di entrambi, di una freddezza che si era insinuata tra loro e che non avevano combattuto; o, meglio, non avevano saputo combattere.
“Vorrei saper amare” aveva sussurrato, mentre tornava a casa sua “Avrei voluto amarla meglio, quando ne avevo l'opportunità”.
Quello era il suo unico rimpianto; aver lasciato che le cose degenerassero in quella maniera. Era così ingiusto, davvero, che tutto quello che avevano costruito in quegli anni passati assieme si fosse disgregato come gesso calpestato.
E mentre sudava e tirava colpi a più non posso nella Gravity Room, il suo pensiero tornava sempre a quelle ore passate in compagnia di Babooshka, a parlare di Bulma.
Avrebbe mai avuto il coraggio di dire a sua moglie che aveva incontrato un'altra donna?
Lui, Principe dei Saiyan, aveva paura di una donna? Una terrestre, per giunta?
Assurdo; scosse la testa e rivoli di sudore gli colarono lungo l'ampia fronte, scendendogli sul naso e nei capelli sulle tempie: non c'era bisogno di dire a Bulma di quell'incontro. No.
Se la cosa fosse andata avanti e si fosse fatta anche più intima, allora probabilmente le avrebbe detto che ormai c'era un'altra donna nei suoi pensieri. Ma poi, sarebbe mai riuscita quella Babooshka ad occupare il posto che Bulma aveva ormai nel cuore e nella mente del Principe dei Saiyan?
“Maledizione!” sbraitò, colpendo un bersaglio mobile; stava perdendo il controllo dei nervi. Doveva rimanere tranquillo e, soprattutto, evitare di incrociare lo sguardo di Bulma.
Altrimenti, presto o tardi, sarebbe crollato, chiedendole di ricominciare tutto daccapo.
Tutto dal primo bacio.

Quando Bulma riaprì gli occhi, si rese subito contro di essere ancora immersa in un sogno; un sogno meraviglioso, in cui vedeva Vegeta varcare la soglia della camera da letto e baciarla come da tempo non faceva... uno di quei baci in cui le braccia di lui la tenevano stretta al suo petto, e lei riusciva ad inspirare a pieni polmoni il suo profumo, affondava le mani nei suoi capelli neri come la notte, e poteva finalmente riprovare l'emozione di un suo bacio.
Troppa emozione, troppi sentimenti che tornavano su dal fondo di quel pozzo buio dell'indifferenza, in cui erano stati gettati...
“Quanto ci siamo lasciati andare?” le aveva sussurrato lui, mentre lentamente la spogliava della sottana che indossava; “Troppo... forse è arrivato il momento di ricominciare da dove avevamo lasciato?”.
E tra un bacio, una carezza e un gemito si erano riuniti, dopo tutto quel tempo in cui i loro corpi erano stati separati, pur desiderandosi così tanto. E quando Bulma rinfilò la sua sottana, rivolse un sorriso al suo uomo che usciva da quella stanza, dicendole che più tardi avrebbe gradito una bella bistecca, al sangue, come solo lei sapeva cucinarle.
E poi, riaperti nuovamente gli occhi, si rese conto di trovarsi nella realtà; quella che ferisce, che le faceva sanguinare il cuore.
Sospirò, alzandosi dal letto: quel sogno era stato così bello, del tutto utopico ma veramente bello... non si poteva vivere di soli sogni? Sarebbe stato tutto perfetto...
Dopo aver sprimacciato i cuscini e sistemato le lenzuola, uscì con passo silenzioso dalla camera, diretta in cucina per poter placare il suo famelico stomaco.
Nonostante il dolore, quel giorno Bulma si sentiva diversa, felice quasi! Tutto merito di quel bellissimo sogno; “Potrei davvero cucinargli una bistecca per pranzo... chissà se la gradirà!” si disse, mentre versava del latte in un bicchiere e ne beveva a piccoli sorsi.


Vegeta si sentiva rinato.
Aveva sognato tutto, ma quel sogno lo aveva rivitalizzato come da tempo non accadeva...
Aveva sognato lei.
La sua Bulma.
I suoi baci, le sue carezze, i suoi gemiti... aveva sognato l'irrealizzabile, eppure era stato un sogno così bello...
Ma era stato poi un sogno?
C'era qualcosa di strano nel suo corpo: si sentiva davvero rinato, il suo cuore batteva persino più forte del solito, quasi fosse stato rinvigorito... ma da cosa? Da quel riposo di nemmeno venti minuti nella Gravity Room, a terra? Impossibile!
Si voltò a guardare la porta di uscita: chiusa. Ermeticamente. Se anche fosse stato un sonnambulo di certo non sarebbe riuscito a uscire facilmente, dato che per aprire la porta c'era una combinazione da inserire sul display. Anche se, una scena del genere, gli riecheggiava nella testa, da qualche parte remota...
“BASTA!” urlò rivolto alle pareti “Non è successo nulla, era solo un sogno”.
E riprese a tirare pugni e calci, a sudare e ansimare; ogni goccia di sudore era un pegno per ciò che stava facendo, per la figura da codardo e vigliacco che ormai era diventato agli occhi della sua amata.
Voleva fare qualcosa, avrebbe dovuto fare qualcosa.
Ma cosa?




N.d.a.


Toc toc... c'è ancora qualcuno che segue questa fic? :O
Ehm non aggiorno da un bel po' di mesi...da Giugno precisamente xD Ma è meglio che non vi dica di quel che è successo in questi mesi! x'D
L'importante è che ora sia tornata ad aggiornare! ;)
E quindi, rieccoci qui con Bulma e Vegeta  che nottetempo si sono incontrati, senza che lui sapesse che lì davanti ai suoi occhi c'era proprio sua moglie!
E quel sogno? Sentono il bisogno di riunirsi, persino mentre dormono ne avvertono il bisogno... d'altronde come si fa a separarli?? :)
Preparatevi per il prossimo aggiornamento, perchè stavolta non farò passare mesi ma pochi giorni... tremate, la fine si avvicina! :3 (Della storia, naturalmente! :D) Ebbene sì, siamo vicini...per cui godetevi questi ultimi capitoli! :P
Alla prossima allora!
Baci

Julia of Elaja

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Capitolo 16
*** Capacity to give him all he needs ***


Capacity to give him all he needs



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Altre sere erano trascorse, altre notti, sempre in compagnia di lei: Babooshka. 
Vegeta si sentiva quasi in una trappola il cui fautore era proprio lui stesso; la situazione si stava complicando e le cose con Bulma non erano affatto cambiate. E un altro mese era passato, lasciando tutto immutato. O, forse, anche peggio.
Babooshka si era fatta sempre più provocatrice: e Vegeta resisteva, stringendo i denti mentre la mano di lei inavvertitamente scivolava sulle sue cosce, cercando di raggiungere un altro punto...
“Sei molto audace”.
“Tu me lo permetti di fare. Se la cosa ti fosse dispiaciuta mi avresti bloccato, no?”.
Quella donna era capace di incastrarlo, metterlo di spalle al muro: e questo perché? Come mai non riusciva ad imporsi su quella sconosciuta, a dirle di no? E come mai ogni notte la incontrava, e gli faceva piacere passare del tempo con lei?
No, non c'era nient'altro tra loro se non una conoscenza, e il fatto che lei lo provocasse; ma mai Vegeta aveva reagito, mai aveva provato a baciarla o a sfiorarla. E poi c'erano quegli occhi... occhi castani, ma fin troppo simili a quelli di sua moglie...
Alcune espressioni, la gestualità, il sorriso... quella donna assomigliava davvero tanto a sua moglie, alla sua Bulma; eppure Vegeta non era mai riuscito a percepirne l'aura. E questa era una cosa che non riusciva a spiegarsi.


“Starò facendo la cosa giusta?”.
Bulma continuava a ripetersi queste parole nella sua mente ogni giorno, ogni mattina al suo risveglio: Vegeta non rispondeva alle provocazioni di Babooshka, allora perché ogni notte era lì puntuale per incontrarla?
A casa era rimasto tutto immutato; lui era sempre nella Gravity Room, lei conduceva la sua vita solitaria e si ignoravano completamente. Anche se, effettivamente, c'era stato un episodio alquanto insolito...

Due settimane prima, il telefono aveva squillato insistentemente, una mattina, intorno alle dieci: Bulma, precipitandosi fuori dalla doccia, riuscì a trovare il cordless ed aprire la chiamata; “Pronto?”.
“Ti sei decisa, finalmente. Credevo non fossi in casa”.
Il suo cuore aveva battuto così forte che quasi aveva creduto che avrebbe avuto un infarto da un momento all'altro: “Vegeta, sei tu?”.
“Certo che sì, donna, chi dovrebbe essere altrimenti? Ora ascoltami; preparami una bistecca per pranzo, di quelle grandi che piacciono a me. E falla non troppo cotta, quella che mi hai fatto due settimane fa era immangiabile”.
Bulma aveva sorriso senza rendersene conto: allora qualcosa stava accadendo, dentro di lui; da quanto non parlavano al telefono per più di dieci secondi?
“Va bene. Al sangue, allora”.
“Io...” Vegeta sembrava voler aggiungere qualcosa.
“Sì?”.
“Preparamela per le dieci meno un quarto. Così quando rincaserò sarà ancora calda”.
“Come desideri”.
Erano rimasti entrambi con il fiato sospeso, sperando che l'altro parlasse, dicesse qualcosa... ma cosa poi?
“A dopo”.
Erano state queste le parole che lui era riuscito a balbettare, prima di chiudere di colpo la chiamata, troppo imbarazzato per poter dire altro, per poter urlarle che gli dispiaceva per tutta quella maledetta situazione... che voleva fare l'amore con lei, voleva baciarla e amarla più di prima.
Bulma aveva sospirato sommessamente; il suo cuore batteva ancora forte quando fece scivolare dalla sua mano il telefono, gettandosi su un divano.
Forse qualcosa stava cambiando? Il ghiaccio iniziava a sciogliersi?
Allora davvero era servita a qualcosa tutta quella messinscena dell'amante?




“Stasera sei diverso dal solito. Cos'hai?”.
Vegeta fissò ancora un po' le stelle in cielo prima di rivolgersi a Babooshka, che a un palmo dal suo naso lo fissava insistentemente.
Sospirò appena mentre un ghigno gli illuminava il volto: “Stanotte sono diverso, hai ragione. Ho la testa altrove, bellezza”.
“E non pensi a me?”; la ragazza incrociò le braccia appena sotto il seno, alzandolo vistosamente per metterlo ancor più in bella mostra di quanto già non fosse.
Vegeta osservò per un attimo la vasta scollatura; riconobbe una piccola smagliatura sul seno sinistro che, ne era certo, aveva anche Bulma...
Guardò ancora negli occhi la donna e quella parve irritarsi; possibile che fosse lei? Bulma?! No, non poteva essere... lei era a casa, tranquilla, che dormiva... aveva visto la sua sagoma riposare sotto le lenzuola, alla luce della luna, prima di uscire...
“Penso a qualcos'altro” cominciò, mettendosi in piedi e camminando avanti e indietro “Posso farti qualche domanda?”.
Babooshka sgranò gli occhi: “Domande? Riguardo cosa?”.
Che avesse capito chi fosse realmente? Che Babooshka era solo finzione, e lì sotto quel travestimento ci fosse Bulma, sua moglie?
“Riguardo te. I tuoi modi di fare, di pensare... voglio sapere qualcosa di più su di te, oltre al fatto che hai un seno prosperoso e un paio di fianchi da...”.
“Vegeta, suvvia, un po' di contegno” la ragazza gli fece un occhiolino a cui lui rispose con un ghigno; “Prima domanda: cosa mi cucineresti se tornassi distrutto a casa, la sera?”.

Bulma riflettè per qualche istante prima di aprir bocca; aveva detto lui di essere la donna dei suoi sogni, che avrebbe rispettato tutti i suoi canoni di ideale di compagna. E sapeva bene cosa rispondergli per soddisfarlo appieno...
“Una bistecca. Al sangue, come piace a me. Non troppo cotta, altrimenti diventa immangiabile”.

Vegeta annuì, nascondendo appena in tempo un sorrisetto compiaciuto; quella prima risposta già iniziava a schiarirgli i pensieri...
“Seconda domanda; per il nostro anniversario cosa ti piacerebbe ricevere?”.
“Anniversario? A dire il vero non stiamo ancora assieme”.
“Tu metti caso che sia il nostro anniversario”.
Babooshka sospirò ridacchiando: “Non vorrei nulla. Anche perché a te non piacciono queste smancerie, come a me d'altronde. Meglio per tutti e due fare una bella mangiata e poi a letto”.
Vegeta annuì; i mille tasselli nella sua testa si stavano ricomponendo lentamente, a formare il primo vero pensiero lucido e coerente dopo molto tempo...
“Terza domanda” scandì più lentamente “Cosa voglio io adesso?”.
I loro occhi si incrociarono: era proprio quella la domanda a cui Bulma non sapeva dare risposta! 
Ed era quella l'unica risposta che Vegeta non sapeva darsi; cosa voleva, in quel momento? Cosa cercava? 
E, soprattutto, come poteva recuperare tutto ciò che era andato perso con Bulma?
Sperava che le labbra di Babooshka gli avessero dato quella tanto agognata soluzione ai suoi problemi; così trattenne appena il fiato quando lei iniziò a parlare...

“Non sai nemmeno tu cosa vuoi” gli disse, alzandosi in piedi, schietta e altezzosa; i suoi occhi brillavano di una strana luce, quasi sembrava essersi infuocata. In tono accusatorio, puntò un dito contro Vegeta: “Tu non sai cosa vuoi, Vegeta. Avevi tutto a tua disposizione, era tutto perfetto ma hai lasciato che si rovinasse ogni cosa. E adesso non sai più come rimediare. Sai cosa vorresti tu, adesso? Bene, te lo dico io: una soluzione ai tuoi problemi. Ma non sono io, né io posso fornirtela! Devi trovarla dentro di te, nella tua mente. Devi ascoltare ciò che il tuo cuore cerca di dirti, fare meno il testardo e capire cosa vuoi davvero dalla tua vita. Cosa ti manca e cosa ne stai facendo, della tua esistenza”.
“Tu non puoi capire!” urlò lui contro di lei “Chi sei tu per capire cosa mi passa per la testa? Sei solo una sgualdrinella che si è innamorata di me!”.
“Questo è quello che pensi di me? Allora perché ogni sera, da più di un mese, sei qui ogni sera?”.
“Perché dovevo capire una cosa”.
“E cosa?”.
“Se provassi ancora qualcosa per mia moglie!”.


Lo aveva ammesso, alla fine. Era quello il suo tormento! Il dubbio di non amarla più!

“Ti senti bene, Vegeta?”.
Gli occhi spalancati nel buio, il respiro affannato dopo aver urlato nella notte, lui si batté il petto ripetutamente con rabbia, stringendo gli occhi e digrignando i denti per ricacciare indietro le lacrime.
“Maledizione!” urlò ancora “Maledizione!”.


Lei e solo lei aveva la capacità di dargli tutto ciò di cui aveva bisogno; i suoi baci gli servivano per cancellare il dolore e le ferite che la guerra gli aveva lasciato, la sua voce ora era nella sua mente, e si era sostituita alle urla strazianti delle migliaia di vittime che lui stesso aveva ucciso di propria mano... i suoi gemiti, quando facevano l'amore, avevano preso il posto di quelli delle mille concubine che lui aveva avuto nel passato...

“Devo andare. Il mio posto non è qui”.
Nell'ombra della notte Babooshka lo vide volare via; diretto verso casa, forse? No, puntava ad est.
Forse voleva stare da solo, riflettere.
Forse era giunto il momento della verità.
E l'indomani mattina, molto probabilmente, Bulma avrebbe saputo se lui l'amava ancora o se era davvero finito tutto tra loro.




N.d.a.

Ecco qui il nuovo capitolo! E devo purtroppo comunicarvi che...
questo...




...era...




il terzultimo capitolo! :D Eh eh temevate fosse l'ultimo? Ma no, tranquilli! :3

Comunque, per il prossimo capitolo ci vorrà tempo, pazienza, e una bella borsa dell'acqua calda, visto che sto congelando! .-. E io con il gelo non riesco a scrivere! DOH!
Ma non temete; quando caricherò il capitolo state pur certi che ne sarà valsa la pena aspettare un po' di tempo... ;)
Allora alla prossima! E grazie a tutti i miei recensori :*

Julia of Elaja

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Capitolo 17
*** He shouted out: I'm yours, Babooshka! ***


He shouted out: “I'm yours, Babooshka!”.



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L'alba.
C'era forse qualcosa di più perfetto di quel nascere lento e tranquillo del sole, del suo spettacolo nel rischiarare le tenebre della notte in sfumature di infiniti colori?
E quel calore... impalpabile eppure presente, soprattutto in quella mattina di piena estate.
Vegeta alzò lo sguardo e fissò l'enorme astro senza alcun timore: lui non era un essere umano, era un Saiyan e poteva permettersi di guardare il sole senza il rischio di rimanere cieco dopo averlo fatto.
Una notte era passata, piena di dolore e di pensieri; ma finalmente aveva ripreso coscienza di se stesso. Ora sapeva ciò che voleva. Anzi, chi voleva con sé. 
Forse c'era ancora qualcosa che non lo convinceva, ma avrebbe appianato ogni dubbio di lì a poche ore.
Ora l'importante era tornare a casa, fare una doccia e riposare.
Sarebbe stato un giorno importante, quello. Si sentiva come se stesse per combattere la battaglia più pericolosa di tutta la sua vita, il cuore in gola e le pupille leggermente dilatate, il respiro affannoso. Vegeta aveva paura, forse davvero per la prima volta nella sua vita, come mai ne aveva avuta prima.
Ma era pronto; quel giorno avrebbe decretato il resto della sua vita; avrebbe potuto viverla da re o da fallito. Tutto dipendeva dalla sua scelta.
E alzatosi da terra, si ripulì le ginocchia sporche e si avviò con passo deciso verso casa sua, sotto la luce del sole che ormai splendeva nel cielo terso.


Bulma si girò e rigirò nel letto, fissando il sole che ormai era sorto; non era stata la sua luce a risvegliarla, perché non aveva dormito. Non era riuscita a chiudere occhio, per tutta la notte, nemmeno un istante.
Tornata a casa, si era spogliata degli abiti di Babooshka e, struccatasi e nascoste le robe, si era gettata sul letto con un solo pensiero in testa: chi avrebbe scelto Vegeta?
La bella e giovane, avvenente, Babooshka? O la vecchia e fredda Bulma?
Ma, d'altronde, cos'altro poteva fare? 
La voglia di abbracciarlo e baciarlo, appena sarebbe rientrato, era tanta; ma voleva trattenersi, lasciare che lui prendesse la sua decisione senza essere influenzato da quelle iniziative non richieste. E nel buio della notte Bulma aveva ripercorso la sua vita con lui, dai primi giorni assieme sino a quelli dell'ultimo periodo; i più bui e dolorosi.
Sospirando si alzò dal letto, e con passo svelto si diresse in cucina; lo stomaco le brontolava, un po' per la fame un po' per l'ansia che la attanagliava ormai da ore. Bulma aveva paura di perderlo, definitivamente.
Bevendo un bicchiere di latte fresco, si rilassò per qualche istante; se Vegeta l'avesse rifiutata, allora se ne sarebbe fatta una ragione. Lei aveva tentato di capire, con l'espediente di Babooshka, se lui l'amasse ancora; ma ancora una risposta non l'aveva avuta. Quella sarebbe arrivata di lì a poche ore.
Un rumore di porta sbattuta la fece sobbalzare; il bicchiere le cadde di mano, cadendo a terra in mille piccole schegge e riversando quel po' di latte rimasto dappertutto sul pavimento.
Un istante dopo Vegeta comparve sulla soglia della porta, l'aria allarmata e il respiro affaticato: “Bulma!”.
“Va tutto bene! Mi è solo scivolato un bicchiere!” la donna si trattenne dallo scoppiare a piangere; la tensione, in quel momento, era elevatissima. Lui però si era preoccupato per lei; si era precipitato nel sentire quel rumore e dal suo volto traspariva la sua ansietà. Solo quando lei prese un panno per poter asciugare il latte riverso a terra, lui si allontanò in silenzio. Diretto, stranamente, verso il piano superiore.
Quando mai di mattina Vegeta saliva al piano superiore? Era una cosa che non faceva da anni, ormai!
Generalmente andava in camera da letto per spalancare le finestre o per cambiarsi d'abito; Bulma finse indifferenza al fatto che lui fosse vestito come se dovesse uscire, sapendo bene che in realtà quelli erano gli abiti della sera precedente.
Forse era andato sopra proprio per cambiarsi, non c'era altra spiegazione; e con aria rassegnata, Bulma riprese a raccogliere i cocci e pulire ogni cosa lì in cucina.

Le orecchie tese per percepire ogni singolo rumore e l'aria sull'attenti, Vegeta fissava malinconico il letto matrimoniale dove sua moglie riposava sola da ormai molto tempo.
Alla ricerca di qualcosa, o forse di nulla, iniziò a muoversi lentamente, aprendo i cassetti e ispezionandone il contenuto, sempre attento all'avvertire eventuali passi di sua moglie in avvicinamento; ma tutto taceva, quindi riprese a cercare.
Cosa poi?
Non lo sapeva nemmeno lui, con certezza; cercava un segno, qualcosa che gli dicesse che tutto ciò che aveva immaginato fino a quel momento era vero, che dal primo momento aveva intuito tutto. 
Ma nulla, non trovava niente che potesse tranquillizzarlo; questo mandava in crisi la sua scelta. Non poteva rischiare di sbagliare, doveva essere tutto preciso ed esatto. Gli mancava solo quella maledetta conferma...
Sbuffando si rimise in piedi, dopo aver chiuso un ultimo cassetto facendo meno rumore possibile; scosse il capo spazientito. “Mi sono illuso” si rimproverò; e ora cosa avrebbe dovuto fare?
Uscendo dalla stanza, tuttavia, qualcosa attirò la sua attenzione; sul cuscino di Bulma c'era una piccola, quasi insignificante, macchiolina marrone. Curioso, Vegeta vi si avvicinò: era forse una macchia di sangue? O chissà cosa?
Quando fu a un soffio dal cuscino realizzò cosa fosse; un sorriso gli attraversò il volto, voleva quasi urlare per la gioia.
Ecco la prova che gli serviva.
Adesso era pronto per parlare.


Per il resto della giornata, Vegeta rimase chiuso nella Gravity Room; Bulma, nervosamente, camminava avanti e indietro nella sua stanza da letto, cercando di capire perché Vegeta fosse salito al piano superiore quella mattina.
Si era cambiato, certo, ma aveva impiegato troppo tempo per farlo; e la cosa aveva fatto insospettire Bulma.
Si era forse intrufolato in camera da letto? Improbabile, anche perché non c'era alcun segno del suo passaggio; forse si era limitato a fare un giro delle stanze per poi cambiarsi in un secondo momento, quella era un'ipotesi più plausibile.
Eppure qualcosa turbava Bulma; perché si era rinchiuso nella Gravity Room? Perché non le parlava, non le spiegava tutto? Che decisione aveva preso? E, soprattutto, l'aveva poi presa quella decisione?
Nell'attesa, scelse di ammazzare il tempo facendosi una doccia; sotto il getto d'acqua fresca, che le dava sollievo dal caldo afoso di quella giornata, Bulma pianse tutte le lacrime che insistentemente chiedevano di uscire da giorni ma che lei, caparbia, teneva rinchiuse in quella prigione di occhi.
Piangeva e le sue lacrime si confondevano con le gocce d'acqua, quel sapore salato sulle sue labbra che quasi le era mancato... quanto ancora avrebbe dovuto soffrire in quella maniera brutale? E, soprattutto, in silenzio?
Quella sera avrebbe forse dovuto presentarsi all'appuntamento con Vegeta, come Babooshka? Forse sì...
E se lui avesse scelto proprio l'avvenente donna, per rinunciare a sua moglie? Come avrebbe dovuto reagire Bulma?
“Dovrei continuare a reggere il gioco... o svelare il trucco?” si chiedeva. No, forse sarebbe stato meglio fingere ancora per un po' di tempo per poi far sparire Babooshka nel nulla. Sì, così anche lui avrebbe sofferto... avrebbe dovuto pagarla.
Avrebbe dovuto pagare per tutto il male che le aveva fatto.

La giornata trascorse forse anche troppo velocemente; Bulma in casa e Vegeta nella Gravity Room, nessun altro contatto tra loro se non quello sguardo quando la mattina si erano incontrati in cucina.
Erano quasi le dieci di sera e Bulma era ancora indecisa; avrebbe dovuto travestirsi e andare all'appuntamento?
Qualcosa nella sua testa le gridava di non farlo ma un'altra voce, meno insistente ma molto molto intrigante, le suggeriva di presentarsi come Babooshka e vedere se Vegeta l'avrebbe poi raggiunta o meno.
Venti minuti dopo dalla Capsule Corporation una donna bellissima con lunghi capelli rosei uscì con passo sicuro e deciso, nonostante i tacchi alti che indossava. Aveva l'aria agguerrita, stupenda; e non sapeva che un paio di occhi neri come la notte la stavano scrutando con malizia e interesse.
Ma poi, si sarebbe mai presentato lui? O forse sì? Bulma era curiosa; aspettava davanti al solito albero, come tutte le altre notti, mentre un leggero venticello caldo le scompigliava i finti capelli.
Guardava il cielo, aspettandosi di riconoscere la sagoma di lui stagliarsi contro la luna piena; non sapeva se temerlo o sperarci. Era combattuta, come al suo solito.
Sospirò rivolgendo lo sguardo all'orizzonte; c'era troppo silenzio, era così insolita quell'attesa carica di apprensione... sul suo cuore premeva qualcosa, un macigno. Era la paura. Era l'ignoto che la spaventava.
“Ehi, donna”.
Sussultò violentemente quando le sue orecchie udirono quella voce provenire da dietro di lei, mentre un paio di mani forti le avvinghiavano i fianchi prominenti.
“Vegeta” mormorò lei sorpresa “Io... credevo che...”.
“Non mi sarei presentato?” concluse lui per lei con un ghigno “Come avrei potuto?”.
Era il momento della verità allora; era arrivato, finalmente.
“Allora... chi hai scelto? Me o lei?”.
Calò il silenzio; Vegeta sorrise e, avvicinandosi provocatoriamente alle belle labbra di lei, le disse scandendo ogni singola sillaba: 
“Io sono tuo, Babooshka!”.




N.d.a.


Non mi uccidete, vi prego!! *W* ahah La storia non è ancora finita, ricordate?
Ebbene sì: Vegeta ha scelto la giovane bella e avvenente Babooshka! u.u
E ora cosa succederà? Come reagirà Bulma a questa cosa?
Siete curiosi eh? :3 Saprete tutto nel prossimo capitolo che, purtroppo, è anche l'ultimo! :'(
Tranquilli però che vi regalerò un finale con i fiocchi: garantito! U-u ;)
Baci allora e... ci si aggiorna (per l'ultima volta) al prossimo capitolo!
Julia :D

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Capitolo 18
*** Epilogo ***


Era successo.
Suo marito l'aveva tradita. Incredibile ma vero, aveva scelto la bellissima Babooshka, rinunciando a sua moglie.
Bulma lo abbracciò, cercando di trattenere le lacrime ma soprattutto la rabbia che le faceva ribollire il sangue in quel momento. La sua vendetta poteva ora compiersi. Ancora qualche giorno di pazienza, e poi avrebbe ricominciato a vivere e, questa volta, senza di lui.
Le labbra di Vegeta si posavano, languidamente, sul collo di lei, mordendolo e leccandolo avidamente; reprimendo un brivido, la donna si discostò appena, cercando di fingersi entusiasta: “Allora hai scelto me. Lo hai già detto a tua moglie?”.
Lui rise: “No e non m'importa. Glielo dirò domattina. Glielo direi anche ora, ma starà dormendo della grossa. Io voglio te, Babooshka. Solo tu sai darmi ciò che voglio”.
Lei gli sorrise sfiorandogli il petto: “Potrei soddisfarti in qualsiasi ambito, mio caro. Ti farò vedere di cosa sono capace”.
“Per me, può andar bene anche ora”.
Bulma non poté evitare di avvampare tutta dopo che Vegeta le aveva sussurrato con voce languida quelle poche parole.
“Dove?”.
“Nella Gravity Room, a casa mia. Bulma non si accorgerà di nulla”.
Tradirla nella sua stessa casa; era davvero diventato così viscido?
Ma un occhiolino e un morso sul collo di lei le fecero ansimare un sì di risposta, mentre le possenti braccia di lui la caricavano in spalla, sollevandosi in aria per raggiungere la Capsule Corporation.

“Qui è dove mi alleno, tutti i pomeriggi”.
Babooshka si guardò attorno, fingendosi stupita; “Questa stanza è immensa”.
“Già. Devo avere tutto lo spazio possibile per allenarmi, no?”.
“Certo” la donna si avvicinò sempre di più a Vegeta “E noi dove potremmo allenarci?”.
La mano di lui, senza troppi complimenti, le palpò il sedere; “Direi che non abbiamo molta scelta”.
Tenendole una mano dietro la schiena, si accasciò a terra con lei, carezzandole con delicatezza le cosce scoperte dal vestito fin troppo corto, mentre le dita risalivano sempre più su.
Babooshka non poteva fare altro che stare ai suoi giochi; essere dominata da quel corpo virile e mascolino, sentire il calore del suo petto schiacciarle il seno, mentre i brividi le attraversavano violentemente il corpo.
L'unica sua preoccupazione era la parrucca; se le fosse scivolata via? Che guaio! Ogni tanto doveva allungare una mano per accertarsi che fosse ben fissata; ma per Vegeta quelli erano movimenti spontanei, il fatto di toccarsi i capelli poteva essere indice di gradimento. D'altronde, quale femmina non aveva gradito il suo amore? Nessuna!
“Sei forte” ansimò lei.
“E potrei anche fare di più”.
“Cosa aspetti a mostrarmelo?”.
E sempre più forte, più audace e sfacciato, Vegeta si avvinghiò a quel corpo perfetto per farle sentire tutto il suo ardore; i baci, le carezze, i graffi delle lunghe unghie di lei nella sua schiena, la sua lingua che la esplorava tutta, soffermandosi in un punto in particolare... quella donna era perfetta. Era fatta apposta per lui.
Come aveva potuto essere così cieco fino a quel momento da non rendersene conto?
“Mi amerai sempre?”.
“Sempre è una parola grossa, Babooshka. Ma ti assicuro che farò il possibile”.
Le bastava. Quelle poche parole le davano l'autorizzazione alla sua vendetta più grande.
Andava in scena ora la miglior tragedia che fosse stata mai vista. O, meglio, vissuta.
Dal principe dei Saiyan in persona.

Quando all'alba Vegeta si risvegliò, non trovò Babooshka al suo fianco.
Nudo, a terra, nella Gravity Room, per un attimo temette di aver fatto un grosso errore quella notte.
Ma no, era impossibile; lui non sbagliava mai. Aveva preso la decisione giusta, ne era certo. Se poi si sarebbe rivelata sbagliata, be' lui ci aveva provato comunque.
Rivestendosi in fretta, uscì all'aria aperta e fissò il sole che sorgeva.
“Oggi è il grande giorno” pensò; e, sospirando, si diresse verso la porta della sua casa.

Bulma era in stanza, intenta a pettinarsi i capelli mentre fissava il suo riflesso allo specchio.
Aveva accuratamente nascosto tutto ciò che usava per il suo travestimento da Babooshka, come sempre faceva, e ora era pronta a fingere di aver dormito tranquilla per un'intera nottata, di essersi svegliata fresca e riposata, pronta per affrontare quella nuova giornata.
Già, e che giornata...
“Donna, devo parlarti. Scendi subito giù in cucina”.
Vegeta le aveva urlato dal piano inferiore; “Ci siamo” sospirò Bulma alzandosi dalla panca “Il momento della verità è arrivato. Devo mostrarmi fredda e indifferente”.
Scese giù cercando di rimanere rigida per non far notare il tremolio incontrollato che la pervadeva da capo a piedi; con passo lento e controllato, si diresse in cucina, fingendo un grande sbadiglio.
“Vegeta”.
“Siediti”; la faccia di lui era seria e i suoi occhi sembravano furenti, duri come lo erano ai tempi di Freezer. Come le avrebbe detto che aveva scelto l'altra? Bulma fremeva dalla curiosità...
“Devo parlarti. In realtà dovevo farlo da molto tempo ma solo ora ne ho avuto la possibilità”.
“Certo, solo ora che hai trovato una sgualdrinella da portarti a letto al posto mio” pensò Bulma dentro di sé.
Vegeta le si avvicinò, le braccia strette al petto e l'aria più tenebrosa che mai; “Ho conosciuto una donna”.
Bulma sospirò: “Bene. Sono felice per te”.
“No, lasciami finire” la interruppe Vegeta; “Ho conosciuto una donna, anni fa, che si chiamava Bulma Brief. Insopportabile, saccente, insolente, credeva di essere la più bella del pianeta Terra. Io non la sopportavo, ma per motivi vari mi sono ritrovato in casa sua, a vivere con lei. E da quel giorno me ne sono innamorato”.
Bulma sospirò ancora, trattenendo le lacrime che lambivano gli angoli dei suoi occhi.
“Lei era una persona intelligentissima, furba, scaltra, con un cervello incredibile. E questa cosa mi ha sempre affascinato. E poi aveva un corpo da favola... mai avuto una donna così bella tutta per me. Un fisico che mi faceva venire i pensieri più conturbanti che un essere vivente potesse avere”.
Un ghigno tirato e uno sbuffo leggero; Bulma continuò a fissarlo, cercando sempre di mantenere un'espressione tranquilla.
“E poi non so cosa le sia successo, ma non l'ho più trovata” continuò Vegeta “Forse anche per colpa mia, ma di quella Bulma non rimase più nulla. Solo silenzio, freddezza... a cui io ho risposto in pari maniera. Ho perso di vista la mia musa, e con lei ho perso anche la razionalità. Se solo avessi riflettuto lucidamente, l'avrei presa e stretta tra le mie braccia, dicendole che era il mio unico motivo per cui avevo deciso di rimanere su questo pianeta. Lei, la mia unica ragione d'essere. Senza di lei, io qui non sarei stato nulla. Ma ormai la mia donna era scomparsa, sostituita da una sconosciuta. E io ho sbagliato. Ho finto di non sapere, di non conoscere... avrei dovuto capirlo che c'era sempre la mia Bulma, sotto quella maschera di freddezza assoluta”.
Silenzio; Bulma abbassò lo sguardo per non far vedere le lacrime che ormai scendevano abbondanti a rigarle le guance.
“E poi, poco tempo fa, mi arrivò una lettera. Una donna sconosciuta chiedeva di incontrarmi, rivelandomi di essere da sempre attratta da me. L'ho incontrata. Era la mia Bulma”.
Lei alzò improvvisamente la testa: “Cosa stai farneticando, Vegeta?”.
“Pensi che sia davvero così idiota?” lui alzò la voce “Eri tu, Bulma. Ti ho riconosciuta sin dalla prima sera. Anzi, dalla prima lettera!”.
Bulma boccheggiò: no, non doveva farsi scoprire! Doveva fingersi sorpresa!
“Senti, Vegeta, io...”
“L'alcool che mi hai fatto bere... era per non farmi percepire la tua aura, vero?” la interruppe lui con un ghigno sul volto “Peccato che io, la tua aura, la riconosca all'istante, come la mia. Anche se avessi bevuto quintali di alcool, prima o poi l'avrei riconosciuta. E così è stato. La prima sera, dopo appena dieci minuti, ti riconobbi. Ma non dissi nulla; volevo saperne di più su questa tua iniziativa. Cercavi forse di riconquistarmi? Capii solo dopo il tuo vero scopo: volevi cogliermi in flagrante mentre ti tradivo con un'altra. Ma io sapevo, Bulma. Eri tu”
“Stai delirando”.
Bulma sobbalzò quando lui allungò una mano di scatto verso di lei, il palmo aperto: “Guarda qua! Sai cos'è questa?”.
Lei scosse la testa: no, non era possibile...
“Una lente a contatto. Color castano. Che, strano ma vero, ho ritrovato sul tuo cuscino. Oh, e tanto per la cronaca, quella donna aveva gli occhi castani. E i capelli rosa? Carina la parrucca, peccato che questa notte ti sia scivolata un paio di volte lateralmente. Ti preferisco con i tuoi capelli turchesi, sai?”.
Bulma scosse la testa attonita: il suo sogno, allora... quello che aveva sognato si stava forse avverando? Vegeta ora l'avrebbe ripudiata?
“Guardami, Bulma”.
I loro occhi si incrociarono: in silenzio, Vegeta le si avvicinò e la baciò con passione, tenendola stretta a sé.
Le mani di lei si avvinghiarono alle possenti spalle di lui; non voleva perderlo, come avrebbe fatto senza di lui?
“Mi dispiace, Vegeta” mormorò tra le lacrime “Avremmo dovuto parlare”.
Prendendola in braccio, la portò via dalla cucina, salendo le scale per posarla con delicatezza sul loro letto.
Si stese al suo fianco, tenendola stretta a lui: “Dispiace anche a me”.
Non piangeva, Vegeta, ma dentro di lui altre lacrime scendevano copiose; erano quelle del suo cuore.
“Sono stato un imbecille”.
“E io una stupida”.
“Be', donna, tu sei stupida”.
Ridendo la strinse ancor di più al suo cuore, mentre lei si dimenava dicendo “Come ti permetti, eh?!”.
“Ricordi quella mattina, due settimane fa?”.
Bulma scosse la testa: “No”.
Lui rise ancora: “Come puoi non ricordare? Abbiamo fatto l'amore, Bulma. Qui, in questo letto. Tu eri ancora semi-addormentata, io anche. Ma ero come in dormiveglia. Così sono entrato qui in camera, mi sono gettato sul letto e ti ho baciata. E tu hai ricambiato quel bacio con una tale passione... che poi ci ha fatto finire nudi tra queste lenzuola, a baciarci e accarezzarci”.
“Ma... io... ero convinta fosse un sogno!” esclamò lei, ricordandosi improvvisamente di quella scena “Era un sogno, ne sono certa”.
Vegeta ridendo scosse la testa; “Anche io ne ero sicuro. Ma poi ho scoperto che era successo davvero, non ti starò qui ad elencare come però...”.
Risero entrambi, tornando a baciarsi con foga. Lei voleva quelle labbra sulle sue, morbide e calde. Quanto le era mancato quel contatto...
“Io ti avevo scoperta dal primo momento, ma mi sono divertito a vederti portare avanti la tua sceneggiata” riprese lui qualche istante dopo “Ieri sera poi... sei stata fenomenale”.
Bulma gli fece un occhiolino; “Sei un ottimo attore. Io ero convinta che tu non avessi capito nulla”.
Vegeta rise: “Ah, donna, qui l'unica bamboccia sei tu”.
E ripresero a scherzare, in quel groviglio di lenzuola, come se fossero due bambini; il cuore di Bulma ricominciava finalmente a battere pieno di vita e di speranza, e Vegeta sentiva quel nodo che aveva in gola sciogliersi sempre di più.
“Ma poi... quel nome? Babooshka? Dove diamine lo sei andata a prendere?”.
“Questo è un segreto” scherzò lei “Ma dimmi; c'è stato qualche momento in cui hai pensato di lasciarmi?”.
Lui annuì; “Sì. E anche molti. Ma non l'ho mai fatto perché io ormai sono tuo, Bulma. Come tu sei mia, d'altronde. Ci apparteniamo, era assurdo pensare di andar via e cercare un'altra. Nessuna è te. Tu sei unica al mondo”.
“Non ti facevo così romantico” Bulma gli carezzò il viso con dolcezza.
“Romantico? Pfui! Sono realista, è diverso. Le cose sdolcinate non fanno per me”.
“Lo so, lo so” lo interruppe lei ridacchiando.
“Allora, che ne dici di ricominciare daccapo?”.
Bulma sospirò mentre lui la guardava dritto negli occhi; “Io non voglio ricominciare”.
Vegeta inclinò il capo, gli occhi sbarrati: “Che cosa?!”.
Bulma rise: “Intendo dire, non c'è bisogno di ricominciare! Dobbiamo solo continuare”.
Si abbracciarono, trovando la pace dei sensi l'uno nelle braccia dell'altro.
Era così che volevano rimanere, per il resto dei loro giorni.
“Non sbaglierò più” le sussurrò Vegeta.
“E io nemmeno”.
“Bulma?”.
“Sì?”.
“Bra non deve sposare quel dannato moccioso, il figlio di Kakaroth”.
Scoppiando a ridere, Bulma lo baciò nuovamente: “Sei il solito brontolone, Vegeta!”.
“Dico sul serio, mia figlia non sposerà un damerino di terza classe! Dico, lei è una principessa e...”.
Ma Bulma non lo stava ad ascoltare; pensava a quel cassetto nell'armadio stracolmo di tutti i gadget per il suo travestimento. Avrebbe buttato tutto, voleva cancellare tutto quello che era successo.
Tutto quel dolore, quell'angoscia e quell'ansia, le lacrime e la sofferenza.
Finalmente, lei e Vegeta tornavano ad amarsi.
E, questa volta, molto più di prima.


 

 

FINE

 

N.d.a.

E questa è davvero la fine, amici e amiche!
Spero che il finale sia stato di vostro gradimento... inizialmente avevo pensato a un finale tragico, con Bulma e Vegeta che si salutavano per l'ultima volta, lui che la cacciava... ma poi, mi sono detta: è Natale, siamo tutti più buoni! :D Così ho preso la mia decisione: e i due sono tornati assieme :3
Spero di risentirvi presto, intanto se vi va di leggere ancora le mie fantasie su Bulma e Vegeta vi linko la mia nuova storia su di loro (Piccolo preavviso: Rating Rosso! ;) Ma nulla di particolarmente scandaloso, sono casta e pura io! ... più o meno xD)

http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2312335&i=1 

Eccola qui, tutta per voi :3
Alla prossima, allora! E... auguri di buon Natale e felice anno nuovo! Possa la fortuna sempre essere a vostro favore! :D
... ok, ho confuso un paio di fandom mi sa...
:D Ciao ciao!!

Julia of Elaja

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