Adverse World

di Hann e Jay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ~ A step from the sky ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ~ Caos between snows ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ~ Assalto Notturno ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ~ After The Battle ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ~ A New Entry ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ~ Crazy Homunculus ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ~ R.A.C. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ~ Divisione ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ~ Hannalise Of Drach Ville ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ~ Painful Memories ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ~ Trust Me ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ~ Adverse World ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Adverse World
Prologo - New Mission

 

Era una giornata come tante. Almeno, una giornata come tante se non fosse stato che Jay Darlow e Hannalise Woolf non erano due semplici ragazze di rispettivamente 16 e 19 anni, ma due soldati. Ed anche tra le migliori anche se in quel momento non si sarebbe detto.
«Al diavolo, Hann! Mi hai fregato di nuovo!» sbuffò la bionda più giovane, mentre l'altra si limitava ad incrociare le braccia e mostrare il solito volto impossibile alle proteste della compagna.
«Sei tu che sei una frana. Giocare a scacchi non è così difficile.»
Gli occhi blu di Jay si ridussero a due fessure, mentre avrebbe volentieri preso quella scacchiera e l'avrebbe fatta altrettanto volentieri ingoiare ad Hannalise.
Si specchiò nel vetro, per vedere se i capelli fossero a posto. In fondo, stare dietro non ad una, non a due, ma a ben tre trecce non era proprio facile e, soprattutto non era facile tenere il confronto con la sua compagna che, nonostante non amasse venire giudicata dal suo aspetto fisico, era bella da far paura.
«Hm.. altra partita?» tentò Hann, esibendosi in uno dei suoi rari sorrisi. Osservò l’amica dall’alto: dopotutto 185 cm non erano da sottovalutare neanche se si stava seduti. Jay si voltò ad osservarla, assottigliando talmente tanto gli occhi da farli sembrare chiusi, mostrando un’espressione piuttosto buffa ma arrabbiata.
«No. Perderei di nuovo.. è già la terza volta che succede!»
«Se sei una frana non è colpa mia.» si giustificò immediatamente Hann, chiudendo gli occhi e rilassando il viso. Fortunatamente per lei, non vide Jay con uno sguardo omicida sul volto, indirizzato proprio a lei. Quando riaprì gli occhi, vide Jay che la guardava tipo angelo. Hann inarcò un sopracciglio, poi scosse la testa.
«Senti, ma.. quando ti finisce la pausa?» chiese la più piccola.
«Ah.. forse ora.» disse la maggiore, alzando il braccio sinistro e spostando col destro la manica, osservando l’orologio da polso che si portava dietro. Quella era l’ultima creazione di jay, ormai non se lo toglieva quasi mai. «Sì, decisamente ora.» disse, alzandosi. Jay la guardava. Sì, Hann era decisamente alta. «Andiamo?»
«Ok.»
Hannalise si diresse quindi verso l'uscita della stanza, ma prima che potesse davvero uscire dall'ufficio del Maggiore Darlow, fu bloccata dalla comparsa del tenente Hawkeye.
«Speravo di trovare entrambe qui.» disse, dopo aver ricambiato il saluto militare delle due. «Il colonnello vuole vedervi.»
Jay tirò gli occhi al cielo, prima di riporre la scacchiera e seguire il tenente colonnello Woolf e il tenente Hawkeye nell'ufficio del loro superiore. Una volta giunte là, lo trovò decisamente disordinato: fogli dappertutto, pratiche sparse in qua e là (ancora da firmare, naturalmente) e naturalmente Roy Mustang che sedeva senza far nulla al suo posto dietro la scrivania. Il colonnello naturalmente non colse lo sguardo fulminante della giovane alchimista, per fortuna di entrambi, altrimenti ne sarebbe scaturita un'altra - l'ennesima - lite a cui ormai tutti i subordinati di Mustang si erano abituati fin da quando Jay darlow era riuscita a superare l'esame da alchimista di stato, data risalente a due anni prima.
«Benvenute, tenente colonnello Woolf, Maggiore Darlow. Vi ho chiamate per affidarvi un incarico della massima importanza che sta interessando la terra di Drachma, da un pezzo in qua.» e così dicendo, distribuì ad entrambe un foglio dallo stesso identico aspetto.
«.. dobbiamo fare da scorta.. ?» chiese Jay, dopo aver letto le prime righe del foglio. Il Colonnello si limitò a sorridere. Hannalise strinse leggermente il foglio fra le dita, sospirando, per poi piegarlo un paio di volte.
«Sì, ai fratelli Elric.. dopotutto da soli non potrebbero mai farcela.» spiegò il Colonnello, sotto lo sguardo allibito di Jay e quello impassibile di Hann. «Bhè, potete andare.» Hann eseguì veloce il saluto militare, Jay invece rimase immobile, puntando le braccia sul tavolo del superiore.
«Ma perché da scorta?! Non possiamo andare là assieme a loro senza fare da.. “scorta”?» chiese. Hann la guardò, inarcando un sopracciglio. Scosse la testa, rassegnandosi all’idea dell’ennesima lite fra i due. Qualcosa però li interruppe: qualcosa, o meglio, qualcuno entrò nell’ufficio spalancando la porta in malo modo, e con tanta forza nel braccio destro da lasciare il segno della porta nel muro a fianco di essa. Edward Elric, infuriato come mai, era entrato nella stanza, con un foglio in mano, ansimando, seguito dal titubante fratello Alphonse, che lo rincorreva cercando di calmarlo.. invano.
«Maledetto Colonnello di Merda!» gli urlò, avanzando a grandi falcate verso la scrivania del suo superiore. «Che cosa sarebbe questo?!» disse, parandogli davanti il foglio che teneva in mano e indicando un punto, nella quale era scritto a penna, con la calligrafia del Colonnello “il piccolo Alchimista d’Acciaio..” il Colonnello sorrise «L’ha fatto apposta per provocarmi?!» chiese, furioso, mentre il fratello avanzava titubante verso di lui, miagolando un “Nii-San..” implorante. Ma Edward non sentiva ragioni: guardava il Colonnello con sguardo omicida, era pronto ad ammazzarlo da un momento all’altro.
«Bhè.. non è fatto proprio apposta..»
«MALEDETTO! Io la uccido!» gli urlò in faccia. Hannalise lo guardava seria e scocciata: era quello il Fullmetal Alchemist ? Bhè, in effetti non l’aveva mai visto. «Io NON SONO piccolo!»
«Scommettiamo?» lo provocò. Poi, però, notando che Jay Darlow lo stava guardando male, decise di finirla «Ah, Fullmetal, se non ti dispiace stavo illustrando la vostra missione alle due signorine qui presenti..» Edward si voltò verso le due, osservando prima Jay, con l’impressione di averla già vista, poi Hannalise, voltando immediatamente lo sguardo, sentendosi per la propria volta piccolo.. «Ti presento il Maggiore Jay Darlow e il Tenente Colonnello Hannalise Woolf.» Jay gli sorrise, Hann voltò lo sguardo dall’altro lato.
«Ha detto.. Jay?» chiese Edward, osservando Jay.
«Ehi, Ed, non mi dire che non ti ricordi di me!» e fece la faccia imbronciata. Edward spalancò gli occhi, osservandola «Dai, ci siamo visti l’ultima volta a cinque anni!» gli ricordò. Edward inclinò il viso di lato, mentre si sentiva un gridolini dalle spalle di Jay: era Alphonse.
«Ah! Jay-San!» disse, avvicinandosi e osservandola «Quanto tempo!»
«Undici anni, per l’esattezza. Però, sei cresciuto, Al!» Edward ricordò.
«Ma sì! Jay!» disse, sorridendo. Poi si voltò verso il Colonnello, mentre Hann sbuffava «Ma.. dobbiamo andare in missione con loro?»
«Che perspicacia, Fullmetal..»





Hann e Jay- da adesso in poi tempesteremo l'EFP con le nostre fic !! °__° abbiate paura!!
- Questa fiction è un'incontro di cervelli!! XD (e sai che cervelli..
Hann- =___= stendiamo un velo pietoso, mettiamoci una pietra sopra e lasciamo perdere.. oddeus..
Jay- ma la pietra è tombale? °-°
Hann- la pietra? O.o
Jay- hai detto tu pietra! U__U
Hann- era un modo di dire ! >.<
Jay- bhè, io prevenivo! mica voglio morire così giovane e bella!
Ed- Sì, bella poi.. ù__ù
Jay- zitto maledettooooooooo!!
Hann- zitto, mame-chan! >.<
Ed- CHI SAREBBE LA PULCE CHE RIMBALZA QUA E LA AD UN SOLO SCHIOCCO DI DITA??? >.<
Jay- oddio, rinchudetelo.. U_U
Hann- Okay.. adesso viene l'ambulanza ! ù_ù
Ed- O_O ma siete voi che cominciateeee! ç_ç
F- ma, veramente io neanche ti considero..
Fa- idem.
Ed- *fa i cerchietti col dito*
Jay- basta! ora vi faccio fuori tutti!
Hann- tu che fai fuori me? ahah.. che spiritosa! ^^ comunque.. chiudiamo adesso? XD
Jay- ma quanto sei simpatica U_U si, chiudi, acida U_U
Hann- sseh U_U okay.. commentate, mi raccomando ! ^^
Jay- ciauuuuuuuuuuuuuuuuu!! ^^
Hann- alla proxxx !!! ^^
Jay- ma perchè devi avere sempre tu l'ultima battuta? >.
Hann- problemi?! >.<
Jay- sì U_U
Ed- chiudo io! ^o^ ciauuuuuuuuuuuhh!
Jay- TUUUUUUUUUUUUU, MALEDETTO TAPPOOOOOOOO!!
Hann- =___= okay, finisco io.. ciao ! ^^

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ~ A step from the sky ***


Capitolo 1 – A Step from the Sky



Ed era così che erano finiti a Drachma, in un freddo polare che sembrava essere sopportato a malapena perfino da Hannalise, che solitamente rimaneva imperturbabile ad ogni intemperia. Stavano camminando letteralmente immersi nella neve, finchè Jay non sprofondò in una buca.
«Ma porc...» inveì, mentre si rialzava, sotto lo sguardo di tutti «Ma io dico, mai che quel maledetto colonnello mi mandi in un luogo di villeggiatura, in missione!» Edward annuiva, concordando, mentre Hannalise proseguiva a camminare senza quasi degnarli di uno sguardo.
Dopo questa breve pausa - in cui Edward e Jay si lasciarono andare in commenti molto poco gentili nei confronti del loro superiore - proseguirono a camminare, arrivando in prossimità dei monti Briggs.
«Da qui in poi, il clima si farà molto più rigido.» li informò Hann, mentre studiava l'ambiente circostante. «Vi conviene non sprecare energie.»
Gli altri tre la guardarono sbigottiti: più rigido di così? Jay non fece discorsi: si inginocchiò sulla neve e cominciò a trafficare con un arnese delle dimensioni di un portachiavi.
«Che cos'è, esattamente?» chiese Alphonse, incuriosito dal piccolo e particolare oggetto.
«Il mio bagaglio.» disse semplicemente la ragazza, mentre apriva quella specie di portachiavi, rivelando il suo interno: era pieno di oggetti come cacciaviti, chiavi inglesi e pezzi vari, ma tutti in scala ridotta, come delle piccole riproduzioni amatoriali. Non appena ne sfiorò uno, questi prese ad ingrandire, fino a divenire delle sue reali dimensioni.
«Hann, hai visto mica qualche posto dove posso mettermi a lavorare?» chiese poi, rivolgendosi alla compagna, che iniziò a scrutare con più cura la boscaglia rada ai piedi del monte.
«Sì, direzione nordest partendo esattamente dal punto in cui sono io.» e cominciò a camminare, guidando il resto del gruppo verso la parte più fitta della boscaglia. Giunsero quindi in una minuscola grotta, dove entrarono a stento tutti e quattro, mentre aspettavano che Jay finisse di 'lavorare'. Cosa poi significasse per lei lavorare, Edward e Alphonse non lo sapevano ancora...
«Finito!» esclamò una mezz'oretta dopo, mentre mostrava agli altri tre il suo capolavoro terminato: Sembrava un specie di maschera che veniva attaccata in mancanza di ossigeno.
«Che cosa sarebbe esattamente?» chiese Edward scettico.
«Un trasmettitore di calore» spiegò sbrigativamente la ragazza. «Quando il freddo si fa troppo rigido, basta mettersi questa maschera per un secondo e il corpo sarà nuovamente pervaso da una piacevole sensazione di calore.» e la fece provare a Edward, ancora scettico.
«E'... vero!» esclamò, allibito, mentre Jay sorrideva e riduceva nuovamente il suo piccolo laboratorio. Hann sospirò, annoiata. Osservava intorno a se la piccola grotta nella quale erano. Poco dopo, mentre si riposavano, si sentì un boato. Istintivamente Edward si voltò verso il punto profondo della grotta e dove sembrava che si facesse più grande.
«Che.. cos’è stato?» chiese Jay, avvicinandosi poco all’amica, cercando una risposta. Hann fissava davanti a se.
«Vi conviene affrettarvi e correre.» fece Hann, impassibile. «Quello che avete sentito era uno degli orsi bianchi dei monto Briggs.. è più pericoloso e veloce di qualunque altro orso.» li informò, poi, mentre Alphonse sgusciava velocemente via dalla grotta, seguito a ruota da Edward e Jay. Hann rimase impassibile.
«Hann! Muoviti, esci!» Hann sospirò.
«Vi ho detto di correre.. non di andare incontro all’orso stesso!» e guardò l’amica dalla minuscola apertura . Poi si alzò a stento, uscendo velocemente dalla grotta «Rientrate! Vi copro le spalle, muovetevi!»
«Hann, resto con te!» fece Jay, rimanendo fuori e preparandosi. Hann uscì istintivamente due pistole dalla cintura, puntandole davanti a se.
«Rientra, conduci Ed e Al sempre più dentro la grotta, proseguite verso nord e quando siete fuori continuate in direzione nord-nordest.» fece, mentre sempre più vicini si fecero i boati, finchè un enorme orso bianco non apparve davanti Jay ed Hann «Muoviti!» urlò Hann, verso Jay, che scosse la testa.
«Resto con te!» Hann la guardò, con una gomitata la spinse all’interno della grotta, sparando poi in alto finchè non cadde da sopra l’apertura della grotta un enorme quantità di neve.
«Conto su di te, Jay!» dall’interno della grotta, Jay le inveiva contro, urlandole contro: Hann sentiva tutto, come Jay sentiva quello che le diceva lei.
«Hann! HANN!» le urlava «Sei troppo impulsiva, maledizione!» si voltò e vide Ed e Al che la osservavano «Andiamo in direzione nord! Veloci, correte!» e cominciò a correre all’interno della piccola grotta, seguita a ruota dagli altri due.
«Ma Hannalise è rimasta fuori?!» chiese Al. «Sì! Ci sta coprendo le spalle, quella stupida!» cominciarono a sentirsi boati e spari da fuori la grotta, capirono che Hann stava combattendo contro lo stesso orso: che stupida! «Hann!» Jay si voltò, osservando l’entrata chiusa della grotta, ormai lontana da lei. Fece per corrervi contro, ma Edward la bloccò.
«Non possiamo permetterci il lusso di stare qua a riposarci! Andiamo, Jay, se la caverà!» al rassicurò. «Questo lo so pure io, ma..»
«Niente ma! Andiamo!» e la spinse, continuando a correre, seguito da Al, che lo fiancheggiava. Poco dopo, arrivarono ad un bivio. Non sapendo che strada percorrere, Ed e Al guardarono verso Jay, che li guardava «Da che parte, Jay?»
«Ah.. era direzione Nord, direi.. di là!» e indicò il cunicolo di sinistra, nella quale tutti e tre entrarono velocemente. Continuarono a correre, stanchi ma al caldo, nonostante la temperatura continuasse a scendere, sempre di più.. sempre di più, raggiungendo i 27 gradi sottozero. Altro bivio. «Di nuovo a sinistra, veloci!» gli urlò, continuando a correre senza fermarsi. Dopo un po’, Al si fermò, chiamando Jay, chiedendole di riposare un po’. «Al, non possiamo permetterci questo lusso! Dobbiamo uscire da questa grotta, poi potremo riposarci ancora un po’.. ma non ora!» andò verso di lui, prendendo un suo braccio e mettendoselo sulle spalle, aiutandolo a correre più veloce, mentre Edward continuava a seguirli senza lamentarsi, ma visibilmente stanco. I vestiti pesanti impedivano i movimenti più agili e veloci, dunque dovevano abituarsi alla velocità massima consentita loro. Jay assottigliava gli occhi, cercando di scrutare nel buio della grotta, trovando poi un minuscolo luccichio verso la fine. Sperava fosse l’uscita, peccato che non lo fosse. Una arrivati in prossimità di quello stesso luccichio, vide una sorta di “stanza”, piena di cristalli. Le brillarono gli occhi alla vista di quelli. «Cristalli..» fece lei, spalancando gli occhi e continuando ad avanzare all’interno «Fate attenzione! Il terreno è scivoloso e molto fragile..» fece, mentre continuavano ad avanzare, piano, per evitare di finire in acqua. Le ultime parole famose! Edward fece troppo peso in un punto, crepandolo, senza accorgersene. Continuarono ad andare avanti, finchè Jay non vide sotto i propri piedi la crepa creata da Edward, che si allungava sempre di più, fino alla fine del posto «Una crepa.. CORRETE!» fece, scattando in avanti ad una velocità impressionante, seguita a ruota da Edward e Alphonse, finchè una luce abbagliante li accecò: l’uscita! «Dai, ci siamo quasi.. AL!» urlò, vedendolo cadere in acqua dietro Edward. Accorse, dunque, rischiando quasi di scivolare. Lo afferrò per una mano, tirandolo su con tutta la forza della quale disponeva, facendolo uscire. Ripresero a correre, Alphonse tremava visibilmente, dopo aver preso contatto con l’acqua, ben più gelida di qualunque altra. Jay uscì dalla tasca della giacca la sua nuova creazione, utilizzandola su Alphonse per riscaldarlo: cosa che riuscì alla perfezione. Così, ripresero a correre, sempre più veloci, fino a raggiungere l’uscita. Una volta fuori, però, vennero investiti da un’ondata gelida.
«Ma porca di quella..» inveì nuovamente, passando la maschera prima a Edward e poi utilizzandola lei stessa. A peggiorare la situazione, c'era anche una tempesta di neve in corso e, senza i sensi sviluppati di Hannalise, trovare un riparo sarebbe stato molto difficile.
«Jay-san, che facciamo?» chiese Alphonse, che nel frattempo si stava cominciando a riprendere.
«Dobbiamo trovare un riparo, per prima cosa.» fu costretta ad urlare l'alchimista, per sovrastare il vento che ululava contro di loro. «State indietro!» urlò infine, mentre chiudeva gli occhi e cercava di orientarsi. Un posto. Un posto, maledizione, ho bisogno di un riparo. Aprì infine gli occhi di scatto, mentre sorreggeva nuovamente Al e veniva seguita da Edward e tutti e tre cominciavano a camminare nel bel mezzo della bufera.
«Sai dove dobbiamo andare?» gridò il Fullmetal.
«Sì, non siamo molto distanti! E vedi di non rimanere indietro, non ce la faccio a portare anche te!»



Angolo delle autrici:
Visto che the Jay's pc sta facendo capricci è_é non possiamo fare la parte più attesa del capitolo... il teatrino demente! (e questo nome chi gliel'ha dato? -_- ndHann) (io! ^O^ ndJay) (non avevo dubbi... ndEd) Questo capitolo è stato un pò movimentato, non trovate? *^* Tutto merito di Hann, perchè se fosse per Jay le scene d'azione se ne farebbe una ogni 548756974376 capitoli! (leggi il numero che hai scritto, baka U_U ndEd) (ma è solo per dare l'impressione ai lettori, pignolo! è_é ndJay) (e dire che nella fic andate d'amore d'accordo... ndHann) (ESIGENZE DI COPIONE! è_é ndEd&Jay) Vabbè, bacione e grazie tante a chi ha recensito <3

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ~ Caos between snows ***


Capitolo 2 – Caos Between Snown

 
Avevano continuato a camminare per tutto il resto della giornata, soli e quasi indifesi: nella neve gli veniva complicato persino muoversi, figurarsi combattere. Se fosse capitata l’occasione di combattere l’unica era usare l’alchimia a distanza di Ed, sennò erano spacciati. Quasi, per lo meno. Dopotutto, là fuori, al gelo, c’era sempre Hannalise. Prima o poi si sarebbero incontrati, dopotutto dovevano superare tutti e quattro il confine per Drachma. Prima o poi, nella capitale, si sarebbero incontrati.. o no ? E se Hannalise avesse subito qualche grave ferita.. o se fosse stata uccisa ? Questo pensava Jay, ma subito scosse la testa, ricredendosi: Hannalise non era il tipo da gettare la fiacca così facilmente: anche con una ferita sarebbe sopravvissuta e di certo sarebbe andata avanti.. in caso, Hann era pur sempre un ottimo medico, quindi se la sarebbe cavata anche nella peggiore situazione. Dunque si decise: sarebbe andata avanti, l’avrebbe fatto principalmente per rivedere l’amica, che avrebbe comunque continuato la missione, con o senza Jay, Ed e Al. E Jay lo sapeva che l’avrebbe fatto: si sarebbero di certo rincontrate nella strada verso il completamento della missione.
«Jay-san..» gemette Alphonse, ancora sorretto da Jay, nuovamente infreddolito fino all’osso.
«Resisti, Al! Stiamo arrivando, avanti..» tentò di convincerlo: ma Al stava letteralmente congelando, forse non avrebbe resistito ancora a lungo. «Ed!» chiamò. Si voltò a destra e a sinistra, ma non lo vide da nessuna parte «ED!» urlò ancora, cercando di vedere meglio attraverso la neve: niente, Edward era scomparso.. possibile ?!
«Jay-san..» fece ancora Alphonse, tentando di sorreggersi da solo, tirandola per la manica, indicando dietro di se «..temo che non ce l’abbia fatta.. non lo vedo da un po’..» a Jay mancò un battito .
«Aspettami qua ! E, ti prego, resisti!» si voltò di corsa, cominciando a correre nella neve, piuttosto impacciata nei movimenti, urlando il nome di Edward, senza trovarlo da nessuna parte . E continuò a urlare, chiamandolo, ma senza ottenere risposta. Continuò a tornare indietro, con le lacrime agli occhi per aver perso Ed e per il freddo: inoltre stava lasciando solo Alphonse.. accidenti! Tornò da Alphonse, sorreggendolo nuovamente «Intanto porto te al riparo! Poi penso a Edward!» urlò, cercando di farsi sentire il più possibile. Sentì Alphonse tremare sempre di più, sotto di lei. Avanzò ancora, quindi, arrivando a vedere in lontananza un punto nero che andava sempre allargandosi: una grotta, una seconda grotta che magari era più grande della precedente. Portò Alphonse la dentro, uscendo fuori dal mascone il suo nuovo aggeggio, riscaldando Alphonse, che in un batter d’occhio si sentì meglio, poi riscaldò anche se stessa, sentendosi decisamente risollevata. Si alzò nuovamente, quindi, voltandosi verso l’uscita della grotta.
«Aspetta, Jay-san!» fece Alphonse, alzandosi a sedere. «Vengo con te!» e si alzò. Jay lo guardò male, ma tanto male che Alphonse si ricredette e si sedette nuovamente a terra, osservandola quasi spaventato «O-Okay, resto qua..» e Jay sparì, uscendo nuovamente nella neve. Ripercorse quasi tutto il tragitto al rovescio, cercando Edward, urlando il suo nome a destra, a sinistra, avanti e indietro. Fece talmente tanti giri che alla fine perse l’orientamento, continuando a camminare senza un punto di riferimento. Dopo tanti sforzi, alla fine, finalmente riuscì a vedere qualcosa nel bianco: un puntino nero. Vi corse contro, e per correre si intende camminare veloce nella neve. Alla fine, arrivata là col fiatone per il freddo s’accorse d’essere tornata alla grotta. S’accasciò stanca accanto ad Alphonse, crollando a terra totalmente per il freddo. Prima di chiudere gli occhi vide solo l’immagine sfocata di Hann che la guardava impassibile come sempre, ma preoccupata nel tono, invocando il suo nome.. poi, il buio.

«Come sta?» chiese Edward mezz’ora dopo, quando Jay riaprì gli occhi e si guardò intorno, spaesata.
«Abbastanza bene, ha avuto un mancamento a causa di un calo di zuccheri dovuto al freddo. Adesso sta molto meglio..» Jay spalancò gli occhi alla vista di Hann: non aveva più il suo giaccone, e i vestiti erano in parte lacerati: per la pelle, era intatta, e sapeva anche perché.
«Hann!» esclamò, scattando a sedere «Ma che è successo?!»
«Niente, stà calma.» e la fece distendere nuovamente «E’ tutto okay, non devi preoccuparti. E’ solo che il combattimento contro quell’orso mi ha causato un po’ di intoppi..» e sul suo volto impassibile comparve un sorriso rassicurante: uno dei suoi soliti, rari sorrisi dolci. Dopo poco, però, scomparve, lasciando il posto al solito sguardo serio. Poi, Hann si voltò verso Edward, che la osservava inarcando un sopracciglio «Non è che riusciresti a ricrearmi i vestiti?»
«Non c’è abbastanza materiale..» disse Edward, osservando com’era conciata «Posso utilizzare la materia presente per creare qualche piccolissimo rattoppo.. non posso ricreare tutto.»
«Mi va bene lo stesso.» disse Hann. Edward unì le mani, per poi posarle sulla manica di Hann, sull’unica intatta. I vestiti divennero leggeri più di quanto già fossero, più pronti a strapparsi, ma di certo copriva le parti più importanti: quelle parti che di certo dovevano stare coperte il più possibile.
Jay riuscì a portarsi in piedi ma solo con il sostegno di Alphonse; nel frattempo, la bufera di neve stava scemando e dovettero aspettare solo un'ora scarsa prima di poter proseguire il cammino. Hannalise guidava il resto del gruppo, mentre continuavano ad arrancare attraversando i monti Briggs. Ci vollero ben 5 giorni prima di arrivare sani e salvi al confine di Drachma, anche se stremati dal lungo viaggio che però non era ancora giunto al termine.





Angolo delle autrici Allora.. che ve ne pare di questo secondo capitolo? Sapete, inizialmente la voglia di far sparire Hann dalla circolazione fino al capitolo cinque era forte, ma.. poi ci abbiamo (ma sei tu che hai scelto! >.< ndJay)(dettagli! >.< ndHann) che forse era meglio evitare. Sarebbe finita troppo al centro dell'attenzione. Poooi.. bho, non lo so. A dire il vero non c'è molto da dire, solo che non sembra apprezzata.. pasienza ! XD capita, ma noi continueremo a tempestare l'efp con le nostre magnifiche (a parer nostro) fic ! >.< bhè, adesso vi salutiamo.
Un big kiss a tutti!

Hann e Jay

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ~ Assalto Notturno ***


Capitolo 3 - Assalto Notturno

 
All'unanime, decisero di fermarsi in un paesino dove passare la notte, almeno sarebbero stati all'asciutto. Così si fermarono in una locanda, dove si cibarono e poi, non essendo più in grado di muovere un muscolo, si ritirarono nelle proprie stanze. Ed e Al avrebbero dormito nella 32 e Jay e Hannalise nella 22. Ovvero, si trovavano su due piani differenti.
Edward si tolse il giacchetto nero e lo scaraventò sulla poltrona, buttandosi poi a peso morto sul letto singolo. Era sfinito, a dir poco, e il sonno non tardò ad arrivare. Alphonse seguì il fratello tra le dolci braccia di Morfeo.
Quando riaprì gli occhi, non seppe dire se fosse stato svegliato da un temporale o dall'ennesima bufera di neve finchè quasi non cadde al piano di sotto tramite un buco nel pavimento rivestito di legno. Sgranò gli occhi, riconoscendo il giubbotto bianco e finemente lavorato di nero di Jay e capendo che si trattava della loro stanza. Ma perchè quel buco?
«Al, svegliati!» suo fratello mormorò qualcosa nel sonno,voltandosi dall'altro lato. «AL!»
«Che c’è?» esclamò l'altro, emettendo un sonoro sbadiglio.
«Jay e Hannalise...» disse, ancora affacciato sul buco «..dev'essere successo qualcosa!»
Ma prima che si azzardassero ad aprire la porta della loro stanza per fiondarsi in corridoio, Jay irruppe nella camera, col volto accigliato e serio.
«Ci hanno attaccato, o meglio... hanno attaccato Hannalise.» concluse, gettandoli fuori, prima che un'altra esplosione provenienti proprio dalla stanza che avevano appena abbandonato, rimbombasse dentro di loro, facendoli tremare fin sotto le viscere.

 
Si trovarono fuori, al freddo gelo della notte, con vestiti totalmente inadatti: Edward vestiva solo della maglietta nera che solitamente indossava sotto la giacca, Jay aveva una leggera maglietta a maniche lunghe, quella che solitamente portava sotto il top viola a collo alto e Alphonse una maglia simile a quella del fratello, solo bianca.
Hannalise era a pochi metri da loro, presa in un combattimento di cui tutti e quattro ignoravano la causa. Schivava tutti i colpi che le venivano lanciati, finchè non furono interrotti da un intervento alchemico: Jay teneva le mani poggiate a terra, tenendo così eretta una colonna di ghiaccio che parò quattro colpi di pistola indirizzati all'amica.
«Tu sai..» balbettò Edward, ma Jay non lo ascoltò neanche cosa aveva da dire, perchè si avvicinò ad Hannalise, mentre la colonna cedeva sotto gli altri colpi rivolti loro contro.
Jay si frugò in tasca e ne estrasse un orologio d'argento, lo stesso che rappresentava il titolo di alchimista di stato e quelli si fermarono. Una voce, dal vago tono sorpreso, si fece spazio tra le sagome scure che avevano abbassato momentaneamente le armi.
«Presentati, alchimista di stato.»
Jay inarcò le sopracciglia, poi ripose l'orologio nella tasca dei pantaloni, lasciando però in evidenza la catena d'argento che luccicava appena alla luce della luna.
«Maggiore Jay Darlow, alchimista di stato nel distretto di Central City, Amestris. Sono attualmente in missione. Questa al mio fianco è il tenente colonnello Hannalise Woolf e stiamo scortando due alchimisti.»
Seguì una pausa, in cui nessuno osò muoversi. L'occhio viola di Hannalise scintillò di rabbia, mentre l'iride parve affusolarsi fino a diventare verticale. Jay la pizzicò sulla mano, per rammentarle di calmarsi.
«Capisco, c'è stato un malinteso, temo. Deponete le armi.» Jay si voltò ad osservare Hann, che però pareva non essersi per niente calmata: difatti l’occhio destro, quello viola, era ancora contratto e stranamente verticale. Abbassò lo sguardo, notando che le mani erano chiuse a pugno, che stringevano sempre di più, finchè non vide un filo di sangue scendere lungo le dita. Le prese una mano con la sua, nascondendo il fatto. Hann abbassò lo sguardo, chiudendo poi gli occhi e rilassando lo sguardo. Poi riaprì gli occhi, sia quello verde che quello viola, e li guardò seria. La rabbia era sparita, finchè non mise le mani in tasca, liberando la destra dalla mano di Jay. «Perché siete qua?» chiese uno di quelli che le avevano assalite.
«Missione. L’avevo già detto, mi pare.» disse calma Jay. Hann si voltò, quando si sentì un rumore di sottofondo: una specie di allarme. Hann spalancò gli occhi, osservando l’oggetto che quello che pareva essere il capo della banda aveva uscito dalla tasca e puntato contro di lei. Era una specie di radar, con uno schermo particolare, che mostrava strani dati, indicando Hann. «Cos’è quello?» chiese Jay, indicando l’aggeggio. L’uomo osservò Hann.
«Un radar per captare gli Homunculus.» spiegò quello, continuando ad osservare Hann, che fece un passo indietro molto evidentemente «E quella ragazza..» cominciò l’uomo, avanzando «..pare essere una di loro.» Jay si voltò verso Hann, poi verso l’uomo.
«Dev’essere un aggeggio rotto, allora.» disse Jay, osservandolo serio. Ed e Al si osservarono, per poi osservare prima Jay e poi Hann. Ci capivano sempre meno, mentre Hann faceva un altro passo indietro e rimanere poi immobile in posizione eretta e osservare quei tizi seriamente. «Il qui presente Tenente Colonnello non ha niente a che fare con quegli esseri.» disse Jay sicura, mentre Hann la guardava irata con la coda dell’occhio, ma senza mostrarlo molto. Poi tornò a guardare gli uomini che aveva davanti.
«Dobbiamo farlo controllare..» scosse la testa, il più alto fra di quelli «..è parecchio difettoso.»
«Sì.. pensaci tu, Jason.» fece il capo di quelli, dando l’affare a quello che aveva dietro «Che genere di missione dovete svolgere?»
«E’ una missione dalla massima importanza.. almeno per noi.» disse Jay «Solo che non ci è permesso rivelarla a terzi, se non alle persone che stiamo cercando..»
«Qua siete in casa nostra.. che dovete fare?»
«Non abbiamo nessuno obbligo di dirvelo, mi spiace.» Jay abbassò il capo «Ora, se non dispiace, vorremmo tornare a riposarci. Siamo stanchi dal lungo viaggio, direi che potremmo riparlarne..» e si fece pensierosa, puntellando l’indice sul labbro «..domani a pranzo vi va ?» chiese, tentando un sorriso cortese. Quello avanzò, con uno sguardo parecchio irato sul volto.
«No, non ci siamo capiti.. voi parlare adesso!» Jay sorrise di nuovo.
«Mi spiace. Non siamo in grado di intavolare una conversazione a quest’ora di notte.. mi spiace.» e si voltò, seguita a ruota da Hann, ancora con le mani in tasca. L’uomo che aveva parlato fino a poco prima schioccò le dita, e due dei suoi scagnozzi corsero veloci verso di loro, brandendo armi. Jay non se ne accorse, se non quando Hann li colpì entrambi allo stomaco, con dei potenti pugni.
«Villani.. vi hanno mai insegnato che alle spalle non si attacca?» chiese, mentre la pupilla dell’occhio destro s’assottigliava sempre di più, tornando verticale e sembrando quasi inghiottita dal resto viola. Hann si rialzò, lasciandoli cadere entrambi a terra, che si cingevano lo stomaco per il dolore.
«Lo sapevo..» fece quello di prima, il capo «..quella ragazza non è umana!» e sorrise «Le ferite sulle mani sono scomparse!» gli occhi di Jay e di Hann si posizionarono sulle mani di quest’ultima, miracolosamente guarite. Strinse i pugni, battendo le mani e pulendole dal sangue residuo di prima.
«Dubiti della mia umanità?» chiese infine, sorridendo. Quel sorriso aveva poco di simpatico e molto di cattivo. «Bene.. fa come vuoi!» e si voltò ancora una volta, mettendo le mani in tasca e riprendendo a camminare. Jay la guardò allontanarsi «Mica era mio, quel sangue..» bisbigliò fra se, voltandosi appena per guardare Jay «Allora, Maggiore, andiamo?» chiese, mentre Jay la raggiungeva. Hann fece un altro passo, quando né Ed, né Al, né Jay la videro più: videro solo un lungo pilastro uscire dal terreno e poi nuovamente Hann atterrarvi sopra, elegante come sempre. Si voltò appena verso il capo dei soliti, che aveva le mani poggiate sul terreno.
«Ottimi riflessi.. Homunculus.»
«Insisti ancora.. alchimista?» e l’occhio destro s’assottiglio ancora.
«Mi creda.. il radar non ha mai sbagliato.»






Angolo delle Autrici
Et-Voilà! Postato anche il terzo reale capitolo! Che ve ne pare? (fa schifo! >.< ndHann)(non è vero ù_ù ndJay) comunque.. pardon se oggi non rispondiamo ai commenti (O_O ma se non l'abbiamo fatto proprio mai! ndHann)(dettagli! ù_ù ndJay)(=.='''' ndHann)(^-^ ndJay), perchè manca una di noi XD alla prossima gente! speriamo vivamente che vi sia piaciuto questo nuovo chap, alla prossima!
Bye Bye!

Hann E Jay

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ~ After The Battle ***


Capitolo 4 - After The Battle

 

Avevano quindi ripreso il combattimento interrotto prima. Hann continuava a dire di non essere un Homunculus, l’uomo sosteneva il contrario. Insomma, era una battaglia che forse non si sarebbe conclusa molto presto. Non si escludevano colpi, ma tutti quelli che venivano lanciati contro Hann, anche quelli di pistola, venivano tranquillamente schivati, senza fatica. Invece, tutti quelli indirizzati al loro nemico, andavano a segno. Però, mentre lei combatteva, doveva anche schivare gli attacchi alchemici lanciati da coloro che aveva dietro, quelli che aveva colpito nello stomaco, che continuavano ad unire le mani e a poggiarle a terra, modificando il normale posto d’azione. Ovviamente, anche Jay combatteva, sotto gli sguardi allibiti di Ed e Al. Avrebbero dovuto combattere pure loro.. no?
«E va bene.» sibilò Jay, aprendo il suo piccolo laboratorio e sfiorando con le dita la parte più nascosta dell'oggetto «E' il momento di fare sul serio.»
Come se dal laboratorio stesse uscendo la bacchetta magica che si racconta nelle fiabe, l'oggetto magico in soccorso dei buoni, dal portachiavi iniziò a prendere forma un bastone dorato, sulla cui punta stava una sfera viola decorata da un paio di ali. Ad Edward non venne in mente nominativo più adatto di scettro, mentre l'oggetto misterioso veniva agilmente acchiappato dalle mani sicure di Jay.
«Addirittura Himetsu?» esclamò Hannalise, ancora impegnata nel combattimento, ma non abbastanza da essersi fatta sfuggire quella luce che avrebbe riconosciuto perfino in capo al mondo.
Jay sorrise e cominciò a fare uso della sua personalissima arma, piantandola in terra e tenendosi sulla sfera viola, quasi fosse una ballerina di danza classica sulle punte. Alcuni uomini le si avvicinarono, brandendo pistole e quant'altro e Jay cambiò bruscamente (ma non goffamente) posizione: adesso stava a testa in già, tenendo i palmi delle mani sulla punta lavorata del bastone. Cominciò a vorticare, tirando calci e formando una vera e propria barriera.
Alphonse e Edward erano a dir poco allibiti: nel giro di 10 minuti avevano buttato giù almeno una decina di persone. Infine, il capo che sembrava condurre l'intero battaglione si fermò, con fare arrendevole. Anche Hannalise si fermò, ma senza abbassare la guardia.
«Volevo solo testare se le vostre capacità erano quelle di cui si parla. Siete molto nominate, qui a Drachma, soprattutto lei, tenente colonnello Woolf. Il mio nome è Zolf J. Kimbly e sono un colonnello.»
Anche gli occhi di Jay ridussero a due fessure, sicura che il suo istinto non la stesse tradendo: in Kimbly c'era qualcosa di profondamente viscido che la faceva rabbrividire.
«Dopo questo caos, per colpa mia» aggiunse in fretta, mentre finalmente Hannalise rilassava i muscoli «Vorrei invitarmi nella mia tenuta, poco lontano da qui, per poi raggiungere insieme poi domani mattina il Quartier Generale.»
Uno sguardo tra Hannalise e Jay, senza richiedere alcun intervento e/o obiezione da parte di Edward e Alphonse. Un sorriso ancora più viscido dello stesso Kimbly attraversò le labbra di Hannalise.
«Preferiremmo rimanere in questa locanda, per stanotte.»

«Come volete, Tenente Colonnello..» disse. «Sarà per un'altra volta, magari..»
«Magari mai.» rispose gelida Hann e, detto questo, avvicinandosi tutti e quattro l'uno all'altro, nel tentativo di scaldarsi.

Qualche giorno dopo, Quartier Generale Centrale di Drachma. Jay passeggiava per i corridoi, aguzzando lo sguardo nel tentativo di trovare quel qualcosa che non le quadrava in quel posto. Fin da quando erano arrivati aveva avuto la sensazione che ci fosse qualcosa di profondamente strano e sapeva che anche Hannalise aveva avuto lo stesso presentimento.
Dopo il secondo corridoio che imboccava, si fermò e si voltò dietro di sè, beccando Edward che la seguiva. Quello arretrò di un passo, quasi a voler testimoniare che si trovava lì per caso.
«Edward, guarda che me n'ero accorta.» disse lei, sorridendo, mentre il ragazzo le si avvicinava, ormai colto con le mani nel sacco. «Perchè mi seguivi?»
«Perchè Al è ancora a letto che dorme, Hannalise è andata via questa mattina presto e ti ho vista passare per il corridoio: è che non ti ho disturbata perchè sembravi molto presa da un qualche tuo pensiero.»
Jay scoppiò a ridere, mentre Edward la osservava, contrariato, non sapendosi spiegare neanche lui per quale vero motivo l'aveva seguita, quando l'aveva vista passare davanti a sè, mentre stava risalendo le scale dal piano inferiore.
«Non è che magari sei ancora cotto di mia cugina?» riuscì a dire infine la bionda, aspettando la reazione del Fullmetal.
«C-Cosa c'entra quest'assurdità, ora?!» esclamò Edward, prendendo lo stesso colore della sua mantellina.
«Se non sbaglio ne eri già innamorato quando sono venuta l'ultima volta, quando avevamo 5 anni...»
«Ma cosa te lo fa pensare?! Insomma, poi in 11 anni possono essere cambiate tante cose e... e...»
«Me l'ha detto Alphonse.» aggiunse lei, sorridendo sorniona, mentre questo per l'alchimista di stato era un colpo violento quanto una chiave inglese da parte della ragazza di cui stavano appunto parlando.
Ma prima che lui potesse anche solo cercare di ribattere o comunque giustificarsi, Jay si voltò e andò a passo spedito verso quello che era adibito a “suo ufficio”, lasciando Edward imbambolato a guardarla.

 Era uscita quella mattina presto, lasciando il quartier generale. Non le andava di stare ancora là, e una volta che poteva tornare tranquilla al suo paese d’origine voleva fare un salto in quella che lei chiamava “casa”. Mani in tasca, quindi, si era diretta ad ovest, verso un paesino là vicino, chiamato Drach Ville. Era uno di quei paesini che anche nei momenti più caldi restava con un soffice manto tiepido di neve a decorare le case. E lì, verso la periferia del paese, c’era quella che una volta era casa sua.. adesso, era solo un vecchio magazzino. Vi arrivò intorno alle cinque di pomeriggio: probabilmente sarebbe stata lontana da Jay, Ed e Al fino alla notte tarda, secondo il suo passo. Rimase immobile davanti alla porta di quel magazzino per circa una ventina di minuti, osservando l’ingesso, silenziosa. Poi, si decise ad aprire la porta, varcandola e trovandosi un ennesimo manto bianco davanti agli occhi. I muri erano ancora sporchi di sangue, e vi avvicinò con cautela, sfiorando appena le macchie. Poi si allontanò, sentendo che il cuore mancò di un battito. Sentì un dolore lancinante alla testa, ma non se ne curò. Andò in un’ altra stanza, quella che una volta era la sua camera da letto. Era l’unica senza neve all’interno, e vi sostò il più possibile, nonostante si sentisse male. Per terra, vi era disegnato un cerchio alchemico a nove punte, adibito alla guarigione. Cadde in ginocchio sopra di esso e lo guardò: avrebbe voluto tornare indietro, battere le mani un instante prima.. non commettere l’errore che aveva commesso. Eppure, ormai l’uso dell’alchimia le era impedito, e lo sapeva.. lo sapeva perfettamente.
«…Hann..?» una sola parola, bastò a destarla, a farla voltare di scatto. Spalancò gli occhi: non riuscì a vedere bene quella persona solo perché si era voltata ancora una volta. Si alzò, si voltò con gli occhi chiusi e corse via da quella casa, sotto le urla di quello che una volta era un uomo, che invocava il suo nome, forse il suo aiuto.. Hann decise di tornare a casa: aveva fatto fin troppo.

 





Angolo delle autrici
Hann & Jay: Allora.. che ve ne pare del quarto capitolo?
Roy: "Cosa vuoi che dicano? fa schifo! è.é"
Hann: "è.é non è vero! è.é"
Ed: "Oh, Mister LaScenaLaFaccioIo è triste perchè in questa fic non compare U_U"
Jay: "Concordo U_U"
Roy: "O__________________O"
Ed&Jay: "Che c'è? è_é"
Roy: "Vi siete sincronizzati O_____O"
Hann: "vero! o.o"
Ed: "O______O E' lei che mi copia!"
Jay: "Ma quando mai?? Io avrei bisogno di copiare un nanerottolo come te?!"
Hann: "O_O oddio.. adesso cominciano! è.é"
Ed: "CHI SAREBBE IL MICRONANO CHE E' STATO SOPRANNOMINATO L'OTTAVO NANO DI BIANCANEVE?!"
Jay: *sguardo malizioso* "E Biancaneve la fa Winry?"
Hann & Roy: "O_________O"
Ed: "O////////////O CHE C'ENTRAAAAAAAA! *noseblood*"
Hann: "oddio.. ._.''"
Jay: "BUAHAHAHAH! Uno a zero, palla mia BUAHAHAHAH!"
Roy: "Hann, hai il cellulare? _ _"
Hann: "sì.. ma a che ti serve? O_O"
Roy: "Chiamo l'ambulanza e subito dopo le autrici U_U"
Hann: "Aaaah... ecco, prendi ù_ù -porge il cellulare a Roy- tutto tuo! >.<"
Roy: "Pronto 118...? Ah, Milena! Uhuh, che piacere sentirti! E' vero, mi avevi detto che facevi l'infermiera! Uhuh! Ma certo, che coincidenza!"
Hann: "=_____= lo sapevo!"
Jay: "-____________- e lui dovrebbe fare la parte di quello intelligente?"
Ed: "Già U_U"
Al: "Sincronizzati di nuovo! ^-^"
Ed&Jay: "E TU DA DOVE SBUCHI?!"
Hann: "ancora ! XD"
Roy: *in lontananza* "... Uhuh! ... Sì, certo!"
Ed&Jay: *esasperati mode on* "BASTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA! *attacco alchemico combinato*"
*esplosione*
Hann: "=_= vado a togliere il cellulare a quel pazzoide!"
Winry: "insomma, leggete pure il prossimo capitolo! ^-^"
Jay: "Cugina *-*"
Hann: "pure lei! O_O"
Winry: "A quanto pare sono l'unica che prende seriamente il suo lavoro U_U"
Hann: "O_O lavoro? quale lavoro?!"
Winry: "Questo! Guarda che questo copione è difficileeh anche per un'attrice bella, brava ed esperta come moi!"
Jay: "Ma va' che devi solo pensare a slinguazzarti quello lì U_U"
Hann: "... -stende un velo per terra- ..."
Ed&Win: "O//////////////////////////////////////////////////////////O"
Roy: "Hann il telefonoooooooooooooh T___T"
Hann: "=__= ssseh.. arrivo. -va a riprendersi il telefono- oddeus.. non dispiace se finiamo qua, vero?? =__="
Tutti: "Proprio no U_U"
Hann: "è.é meglio! bene, ci vediamo e.. bhè, commentate e tanti saluti a casa ù_ù"
Jay: "Ciao mammaaaaaaaaaah ^-^"
Ed: "-_- cretina -_-"
Hann: "concordo appieno è.é"
Jay: "Jay piange perchè la trattate male ç_ç"
Hann: "piangi, piangi.. e io me la rido! *_*"
Al: "Hann, però sei cattiva... *fa le carezzine sulla testolina di Jay* dopotutta ha bisogno di cura, di attenzioni..."
Hann: "OKAY, basta.. STOOOOOOOOP è.é adesso mi son rotta! ciau a tutti! >.<"

Risposte alle recensioni
Hila92- glassie pel avel commentato pel plima *////* come avrai visto Ed e Al hanno bisogno di una scorta per andare nella fredda Drachma.. ghgh *___* comunque don't worry se non hai commentato il secondo capitolo, ti rifarai adesso.. VERO?? °_° per Winry, comunque, devi aspettare ancora un bel poò.. ù_ù alla prox, bye ^^
meby138- O_O stavi svenendo?? oddio.. XD chissà che colpo, allora! Bhè, ci sentiamo alla prossima ^^
Irene Adler- bhè, di capitoli dopo quello ne sono arrivati.. comunque, i personaggi ti sembrano interessanti..? ahah, non hai visto ancora niente *-* alla prossima, bye XD
Blacklight- no, non ci rifacciamo proprio a niente. Stiamo inventando tutto di sana pianta, e siamo partite da un presupposto: Ed e Al dovevano partire. sinceramente non ci abbiamo manco pensato al Manga ! XD (Hann: domanda! Ma.. che cosa cambia fra "uscire" e "far uscire" ? O.o) ci vediamo al prossimo capitolo! ^^ baciuZ ciao!


bye bye
Hann e Jay

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ~ A New Entry ***


Capitolo 5 - A New Entry

 
Trascorse ancora qualche giorno, allungando ad una settimana la durata della loro permanenza a Drachma. Nonostante le apparenze, si erano un pò allontanati gli uni dagli altri dall'arrivo al Quartier Generale, tutti evidentemente tenuti sottopressione da qualcosa che ancora non si era manifestato.
Fino a quel giorno.
Era pomeriggio, stranamente riscaldato - anche se poco, si capisce - dal piacevole tepore del sole che aveva deciso di farsi vedere, finalmente. Edward stava finendo di leggere uno dei libri che da mesi era rimasto nella sua valigia, senza uno spiraglio di tempo adatto in cui finalmente finirlo. Mentre sfogliava le ultime pagine, il momento di maggior interesse, qualcuno bussò alla porta. All'inizio, la sua concentrazione nella lettura lo aveva isolato a tal punto da far sì che quel suono neanche lo raggiungesse, ma poi le nocche sulla porta si fecero più insistenti.
Sbuffò e si alzò, aprendo la porta e trovandosi davanti Jay con il suo solito sorrisetto allegro che somigliava tanto a quello della cugina e, che Edward lo sapeva, non portava nulla di buono, soprattutto perchè le due ragazze erano accomunate da un certo istinto alla violenza nei suoi confronti.
«Jay, che ci fai qui?» chiese, cercando di suonare almeno un pò gentile mentre la ragazza entrava nella stanza senza troppi complimenti e si rilassava sul divanetto dove, appunto, Edward stava leggendo il suo tomo. Il Fullmetal, arreso, ripose il libro e si sedette accanto a lei.
«Non sapevo che fare, visto che Alphonse e Hannalise sono spariti di nuovo! Li odio, quando se ne vanno e non dicono nulla.»
«Al è in biblioteca.»
Jay sgranò gli occhi, per poi mettersi a scrutarlo negli occhi.
«Ho capito perchè mi segui, sai?» disse lei, sfoggiando un sorrisetto malizioso e alzandosi in piedi.
«Veramente sei stata tu a venire qui...» sospirò il ragazzo.
«Ti ricordo Winry, dico bene?» e qui, il biondo prese fuoco, abbassando bruscamente lo sguardo. «Guarda che è inutile che lo nascondi, visto che...» ma fu interrotta dall'assordante rumore di una sirena che prese a suonare in quell'esatto istante.
«Ma cos...?»
Uscirono entrambi, seguendo i soldati che affollavano i corridoi e si avviavano giù, nei sotterranei, dove ci stavano le stanze per gli interrogati e le celle per i detenuti da interrogare; sembrava che fosse stato catturato chissà chi, da come parlavano i soldati.
«Uno di loro, uno dei mostri!» si sentiva dire qua e là e l'espressione di Jay divenne furiosa.
Edward si stupì di quel brusco cambiamento, tanto che rallentò il passo e così rischiando di perdere Jay che invece aveva velocizzato l'andatura.
Arrivarono dunque nei sotterranei, dove si fecero spazio tra la folla ordinata e schierata nei confronti della sala più grande, quella che conduceva poi agli altri corridoi. Al centro, appeso al soffitto tramite delle catene di ferro che gli circondavano i polsi, c'era un ragazzo alquanto malmesso e sanguinante. Kimbly lo guardava dal basso, con un ghigno soddisfatto, quasi folle, mentre il resto delle truppe rumoreggiava tra di loro finchè lo stesso colonnello in carica non fece tacere tutti con un sol gesto. Il tutto osservato dagli occhi sgranati di Edward e quelli furiosi di Jay, appartati ad una parete.
«Finalmente siamo riusciti a catturarti, homunculus.» il ragazzo si lasciò andare ad una smorfia «Non è forse quello che sei?»
«Non per mia scelta!»
Quella voce. Il cuore di Jay mancò prima uno, poi due battiti. Non era possibile, non ci credeva. Gli occhi prima contratti in un'espressione di profonda ira, erano ora sgranati e inondati dalle lacrime; sentì bruciarle la schiena.
«Edward, dobbiamo salvarlo.» disse Jay, senza staccare gli occhi dalle catene che rilegavano il ragazzo.
«Chee? Stai scherzando, vero? Vuoi metterti contro tutto l'esercito?»
«Come ti pare. Se non mi aiuti farò da sola.» sentenziò, sfiorando con la mano il falso portachiavi, probabilmente pensando a Himetsu.
«E... e va bene.»
Uscirono quindi dalla porta principale, cercando un condotto secondario, e lo trovarono dietro ad una stanza di servizio. Vi entrarono senza problemi, data la piccola costituzione di entrambi, e gattonarono seguendo la voce di Kimbly, che passava attraverso il condotto.
Ad un tratto, Jay si fermò di botto e per poco Edward non le finì addosso.
«Che succede?»
«Siamo esattamente sopra le catene.» Jay tese l’orecchio.
«Abbiamo preso una ragazza che cercava di proteggerlo!» fece una guardia. Sentì qualcuno dibattersi.
«Lasciatemi! Lasciatemi, vi dico!» era Hannalise.

«-Inizio Flashback - Una ventina di minuti prima-»
Era fuori dal Quartier Generale, ma non troppo distante da esso. Era bizzarramente seduta su un albero, esattamente su un grosso ramo posto quasi sulla cima di esso. Pensava.. pensava a quello che era successo alla sua vecchi abitazione. A quanto pare risentiva ancora dell’effetto che aveva quel sangue su di lei.. il suo sangue. Sfiorarlo aveva rotto qualcosa dentro di lei, e adesso non si sentiva perfettamente bene. E poi, quella voce.. sì, le ricordava qualcuno.. ma chi? Aveva totalmente rimosso ogni ricordo appartenente a Drachma, ma.. non esattamente tutto. Stropicciò gli occhi con le dita, finchè non sentì un boato. Scattò a sedere più composta sul ramo, tendendo le orecchie a eventuali altri rumori. Chiuse l’occhio sinistro, lasciando che quello viola facesse il suo dovere: aveva la vista più acuta in quell’occhio, così si concentrò affondo. Ma era troppo distante, riuscì a vedere solo piccolissime sagome che scattavano, che si muovevano rapide.. poi un altro boato. Allora scese veloce dal ramo, correndo a tutta velocità verso quell’esatto punto. Nel mentre le sagome si facevano sempre più grandi e distinte. Sorrise, vedendo che il combattimento pareva essere a favore di quelli più numerosi. Poi, capì che però erano soldati, allora cominciò a favorire internamente quello solo, che pareva in difficoltà. Si avvicinò ancora, rallentando il passo. Il combattimento continuava. «Prendetelo, forza!» urlava Kimbly «Non lasciatevelo scappare!» Hann si avvicinava sempre più, quando sentì quello strano aggeggio che teneva fra le mani Kimbly che suonava sempre più forte. Lui si voltò a fissare Hann. «Oooh.. Tenente Colonnello Woolf!» disse, tranquillo «Vuole assistere alla cattura di un Homunculus di queste terre?» Hann spalancò gli occhi, osservando quel ragazzo dai capelli neri mossi che si agitava in mezzo ai soldati, sfuggendo alla maggior parte degli attacchi. «Bhè.. affido tutto a lei, io vado via un attimo.» e se ne andò, lasciando l’apparecchio in mano ad Hann, che osservava quel ragazzo come se volesse aiutarlo. Strinse il rilevatore  fino a romperlo, poi lo gettò di lato, scattando verso il ragazzo. I soldati dapprima la guardarono spaventati, poi bloccarono sia il ragazzo che lei.
«Lasciatemi, idioti!» urlava. Inutile. Li portarono al Quartier Generale, dove sentì suonare una campana. Legarono l’Homunculus con delle catene, in una delle segrete, mentre lei venne tenuta saldamente e in disparte, almeno per una decina di minuti. Poi la spinsero fra le prime file.
«Abbiamo preso una ragazza che cercava di proteggerlo!» fece la guardia che la teneva. Hann si dibatteva furiosamente, sotto lo sguardo di Kimbly.
«Lasciatemi! Lasciatemi, vi dico!»
«-Fine Flashback – Ritorno al Presente-»

 Hann continuava a dibattersi, e la osservavano tutti. Specialmente Kimbly, ma non pareva molto stupito. Le si avvicinò pericolosamente, afferrandole il viso e abbassandolo alla sua altezza, osservandola da più vicino. Hann scattò avanti, battendo i denti una volta, come a volerlo mordere.
«Lasciami andare!» gli disse. Kimbly fece segno alla guardia di lasciarla, lei cadde a terra, sotto il suo sguardo.
«Chissà se possiamo perdonartelo.. eh, Tenente Colonnello Woolf?» chiese Kimbly, scoppiando a ridere «Ma dopotutto.. una come te non poteva certo rimanere impassibile davanti a dei militari che maltrattano un suo compagno.. no?» e le sorrise. Quel sorriso viscido.. quello che aveva quasi sempre.
«Kimbly.. lascialo andare.. o giuro che questa è la volta buona che t’ammazzo!» gli urlò contro.
«Mi ammazzi? Ah, davvero? Qua, attorno a te, Tenente Colonnello..» disse, calmo «..ci sono più di cinquanta soldati, pronti a puntarti le armi contro. Avrai tutte le vite necessarie a scappare da qua?»
«Non dire cazzate..»
«Uuuh.. ma che termini volgari che usi! Ammettilo, avanti..» cominciò Kimbly «..che in realtà sei un Homunculus!»
«Tsk.. Jay non me lo perdonerebbe mai..» bisbigliò appena. Ma quel bisbiglio bastò, perché miracolosamente Kimbly lo sentì e lanciò un gridolino di gioia.
«Incatenate pure lei!» ordinò. La legarono, Hann cominciò a dibattersi, ma senza successo. Appena la toccarono, però, uscì fuori di se. Spalancò gli occhi, portò una mano all’orecchio destro, dove si trovava un orecchino: lo tolse in malo modo, ma senza graffiarsi. Poi non capì più niente: vide solo sangue. E non era il suo.

 






Angolo delle autrici
"E ora? Che succederà?" chiederanno forse i lettori..
... Ebbene, noi non ve lo diremo di certo fino al prossimo capitolo! XD Siamo cattive, sadiche *O* comunque.. secondo voi, adesso, Hann come si comporterà? *_* cosa farà? E' davvero un Homunculus come dice Kimbly o.. o non lo è? Diteci la vostra opinione, cosa ne pensate di tutto quello che sta accadendo e.. di questa New Entry! *_*
Mi raccomando, recensite numerosi, aspettiamo impasientemente fino a dopodomani, quando posteremo l'ennesimo chap XD ah, scusateci se non rispondiamo a.. bhè, AL commentO, dato che era solo uno pareva tristissimo.. =.=''

Bye bye
Hann e Jay

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ~ Crazy Homunculus ***


Capitolo 6- Crazy Homunculus

 
Jay era rimasta immobile: da delle grate, dalla quale vide perfettamente sia il ragazzo che il resto della scena, vide Hann. Quella vista, la fece rabbrividire. C’era sangue dappertutto: Hann al centro di tutto, immobile, ad occhi chiusi. Kimbly che indietreggiava visibilmente. Jay si mordeva le unghia, e si appiattiva contro la minuscola parete che aveva accanto. Osservava dalle grate, tremando. Edward osservò anche lui cos’era successo: spalancò gli occhi e rimase immobile a quella vista.
«Il.. il dispositivo di controllo..» bisbigliò appena Jay.
«Cosa?!»
«Il dispositivo di controllo che le avevo creato.. l’ha.. l’ha tolto..» bisbigliò ancora. Edward in primis non capì, poi guardò meglio. Notò allora le stesse cose che aveva visto Jay poco prima. Hann era di spalle, immobile, le mani sporche di sangue. Nella mano destra un leggero luccichio: il dispositivo di controllo! Sarebbe bastato rimetterglielo per calmarla.. no?
«Jay! Jay, calmati!» Jay stava visibilmente tremando: voleva forse dire che Hann senza dispositivo era così terribile e spietata.. più degli Homunculus di Amestris? «Dobbiamo scendere e calmarla.. adesso!» unì le manie le poggiò sulle grate, distruggendo il tutto. Caddero entrambi giù, e finirono sotto il ragazzo incatenato, dietro Kimbly, che si voltò di scatto: lo sguardo spaventato, che supplicava loro aiuto. Jay si alzò, prendendo un profondo respiro.
«Hann! Hannalise!» Hann voltò appena il volto, osservandola. Gli occhi.. entrambi gli occhi erano viola, con le pupille verticali contratte e inghiottite dal viola. Si voltò totalmente, mostrandosi: da metà del viso a per terra era sporca di sangue: non il suo, quello dei soldati. «Hann.. Hann, rimettiti il dispositivo di controllo!» Hann sorrise appena, gettando l’orecchino indietro, verso le carcasse.
«..e se non volessi?» e scattò in avanti, veloce, caricando un pugno indirizzato direttamente al cuore di Jay. Sorrise: quello non era il solito sorriso.. era viscido, meschino.. era un ghigno.
Edward riuscì miracolosamente a strattonare Jay verso di se, cadendo entrambi a terra, una sopra all'altro sopra una pozza di sangue.
«Ma porc...» inveì Jay, mentre in fretta apriva il suo portaoggetti - mai nome più appropriato per un'invenzione! - e ne estraeva velocemente Himetsu. Era pronta a combattere contro Hannalise?
Il biondo, intanto si stava rialzando e aveva trasmutato il proprio automail in una lama tagliente e si gettò sugli altri soldati, lasciando a Jay la sola occupazione di Hannalise. Facile, pensare che sarebbe stato un gioco per una combattente del suo calibro liberarsi di quell'Hannalise spaventosa. Ma appunto per quel suo cambiamento neanche Jay era sicura di potercela fare.
«Hai intenzione di combattere contro di me, razza di stupida?» la schernì la mora, assottigliando gli occhi e nascondendo un risolino. «Forse non ricordi con chi hai a che fare.»
«Purtroppo per me, me lo ricordo. Sei stata tu a chiedermi di fermarti se mai fossi ricaduta in quello stato, è per questo che ho messo appunto l'alchimia delle ali.»
«Tsk, se pensi che quella roba possa fermarmi, ti sbagli di grosso.»
Jay trasmutò Himetsu fino a farlo diventare una sorta di pendente, dove la pietra - di dimensioni notevolmente ridotte - stava al centro, splendente come se all'interno sfuriasse una tempesta viola.
L'istantaneo contatto con il corpo di Jay scatenò un'intensa luce azzurra, tipica di una reazione alchemica di chi aveva visto la Verità. Jay ne era praticamente circondata e, tanto potente era tale reazione, che le trecce svolazzavano in aria, intorno a lei, come in assenza di gravità.
Edward si voltò per osservare la scena, allibito, e anche il resto dell'esercito prese a guardare terrorizzato e confuso lo scontro che si apprestava ad iniziare.
«A... alchimia delle ali?» Balbettò Edward, stordito, mentre le parole del colonnello Mustang gli tornavano in mente.

«L'alchimista alata. Forse la più affermata in questa categoria, visto che tu non ne vuoi sapere di fare carriera.» spiegò il Taisa, permettendosi di sbeffeggiarlo un pò.
«Le ricordo, colonnello, che fino a prova contraria, sono il più giovane alchimista di stato di Amestris. E poi sono entrato nell'esercito per un solo motivo.» affermò con un ghigno soddisfatto, ma invece di sparire, il sorrisetto irritante del colonnello si allungò appena un altro pò.
«Ha avuto la sfortuna di arrivare qui due anni dopo che tu hai superato l'esame di stato, altrimenti sareste in due ad essere i più giovani alchimisti di stato nella storia di Amestris. Comunque» proseguì, unendo le dita delle mani e intercettando lo sguardo confuso dell'alchimista d'acciaio «E' una ragazza formidabile: ha messo appunto un'alchimia potente poco meno dell'alchimia del fuoco. Lei la chiama Tsubasa no Renkinjutsu. Da questo viene il suo nome da alchimista di stato.»
«Tsk, un nome da ragazzina, esattamente come pensavo. Alchimia delle ali... roba da matti.» disse, dando le spalle al superiore e apprestandosi ad abbandonare l'ufficio.
«Ah, Fullmetal.»
«Sì?»
«Vedi di evitare scontri frontali, sia con lei che con la sua compagna.»

Adesso capiva. Era chiaro che il colonnello lo volesse tenere alla larga da tanta potenza! Tutta quell'energia pareva scaturire da Himetsu, anche se non riusciva a capire in che modo. In quale modo una semplice sfera viola poteva potenziare le doti di un alchimista quasi quanto una pietra rossa? Tutti questi suoi ragionamenti furono interrotti da una mano che gli sfiorò l'orecchio sinistro, che riuscì a schivare all'ultimo secondo. Riflesso incondizionato, ma che gli aveva appena salvato la vita: Kimbly stava davanti a lui, con una smorfia terribile a sfigurargli il volto.
«Ora te la vedrai con me, Edward Elric.»
Sapeva quale tecnica usava il colonnello di Drachma, quindi non gli fu difficile escogitare nel minor tempo possibile una soluzione adeguata: doveva limitarsi a schivare i colpi e non a pararli com'era abituato. Ma da qui, a metterlo in pratica...
«Ti sei scoperto!» cinguettò Kimbly, afferrandogli l'automail e imprimendo in esso la sua alchimia. Pochi secondi dopo, questi scoppiò e l'onda d'urto lo scaraventò dritto dritto contro la parete, sbattendo la testa.
Sfasato dal colpo subito, si fece tirare su per il colletto della giaccia dall'alchimista scarlatto, che lo guardava con occhi folli e vittoriosi.
«Sei finito!»
Ma mentre Edward smetteva di dimenarsi, attendendo la sua fine - molto poco gloriosa, per uno del suo calibro - qualcuno piombato dalla stessa grata da cui erano entrati in scena, per così dire, lui e Jay capitò proprio in testa al dinamitardo, facendogli mollare così istantaneamente la presa sull'alchimista d'acciaio.
«Nii-san, stai bene?»
«Al!» esclamò, esterrefatto, non preoccupandosi minimamente dell'assenza del braccio meccanico. «Che diamine ci fai qui?»
«Non è il momento, ti pare?» chiese Alphonse, osservando Kimbly, che nel mentre si stava rialzando «Piuttosto, adesso non puoi più utilizzare l’alchimia, vedi di andartene!» e si lanciò veloce verso Kimbly, che l’aspettava impaziente. Gli si lanciò contro, evitando i suoi attacchi, unendo infine le mani e posandole per terra. Creò uno spuntone, che andò dritto a colpire lo stomaco di Kimbly, provandogli una ferita al fianco piuttosto profonda.

«Ugh!» Hann aveva colpito Jay allo stomaco, catapultandola direttamente dall’altro lato della stanza. Si alzava lentamente, osservando la stanza con occhio attento: non riusciva ad utilizzare perfettamente l’alchimia delle ali, per questo aveva optato per la ricerca del dispositivo di controllo di Hann. Peccato che fosse piccolo e argentato.. e da qualche parte in mezzo a corpi e sangue! Si alzò di nuovo, sotto lo sguardo beffardo di Hann, che come al solito pendeva a sottovalutare la gente. Sorrise, osservandola, mentre poi scostò lo sguardo intorno a se, continuando a cercare il minuscolo oggetto.
«Ma come.. tutta qui la tua potenza?» chiese Hann, avanzando di due passi. Jay rimase immobile, osservandola, poi scorse un luccichio piuttosto lontano da lei. Strinse i pugni e chiuse gli occhi: o la và o la spacca! Si voltò, cominciò a correre, e scattò. Scivolò in una pozza di sangue, diretta verso quella dopo. Allungò il braccio destro più che potè, osservando quel piccolo luccichio rosso che appena si vedeva. Hann le corse dietro, saltando e finendole letteralmente addosso. Le teneva il braccio sospeso per aria, sorridendole in maniera alquanto cattiva. «Sinceramente.. speravo fossi meglio.» e divenne seria «Invece non mi stai facendo divertire affatto.» e le girò il braccio con uno scatto: Jay lanciò un urlo, ma il braccio non era rotto. Hann scoppiò in una risata crudele: adorava veder soffrire la gente.. anzi, no, non era Hann la persona alla quale piaceva, era quell’altra entità che si mostrava quando era un Homunculus. Jay strinse i denti, per il dolore e per la disperazione: avrebbero continuato a combattere ancora a lungo? Dopotutto.. Jay era pur sempre una sua amica.. no? Possibile che Hann, dentro quel corpo, fosse totalmente persa.. adesso? Jay la osservava decisa a non mollare: non l’avrebbe fatto per niente al mondo. Schiuse le labbra e prese una grande boccata d’aria.
«HANN! Ci sei ancora lì dentro?! Se ci sei rispondimi, fermati ora che puoi! HANN! HANNALISE!» continuò ad urlare. L’Homunculus la guardava, scoppiando a ridere.
«Che cerchi di fare..? Hannalise non può sentirti!»
«No! Non ci credo! Hann! Hannalise, sono Jay! Fermati, per favore, Hann!» e la supplicava. L’Homunculus continuava a girare il braccio di Jay, che si dibatteva spezzata da quel dolore lancinante. «HANNALISE!» un ultimo urlo, per poi chiudere gli occhi e lasciarsi sfuggire una sola lacrima. A quella vista, l’Homunculus si bloccò. Jay aprì leggermente gli occhi, osservandola con sguardo supplicante. La ragazza sopra di lei schiuse leggermente le labbra.
«..Jay..» Jay spalancò gli occhi «…Jay…» fece ancora. L’occhio sinistro divenne d’un tratto color dello smeraldo, cioè verde. Nello sguardo di Jay s’accese una luce di speranza. La ragazza sopra di lei scattò, lasciandola immediatamente, arretrando di qualche passo, scuotendo la testa «Oddio.. Jay!» fece. Jay le sorrise.
«Hann.. lo sapevo che potevi sentirmi!» Hann abbassò lo sguardo, per poi alzare di scatto nuovamente il volto. L’occhio sinistro era diventato nuovamente viola! Jay si voltò, scattando, afferrando l’orecchino che aveva visto prima. Con l’alchimia lo pulì dal sangue in maniera veloce, per poi scattare verso l’Homunculus. Quella le sorrise maligna, ma Jay ebbe la meglio: ad una velocità pazzesca la superò, e nello scontro riuscì a riattaccarle il dispositivo di controllo. Hann chiuse gli occhi, cadendo di peso in avanti, sfinita. Jay si voltò appena per un secondo, osservandola e sorridendo. Poi, voltandosi, scontrò lo sguardo di Ed e Al, per poi scontarlo con quello del ragazzo incatenato, che la guardava dall’alto, serio. Jay spalancò gli occhi, per poi svenire dietro Hann. Ed e Al accorsero subito, ed accorsero subito a soccorrerla, ma guardarono male Hann, rimasta svenuta. Al si caricò sulle spalle Jay, ed Edward lo aiutò a portarla via. Mentre passarono accanto ad Hann, la osservarono entrambi: Al preoccupato, Edward decisamente spaventato ed arrabbiato. Si voltò schifato, anche, decidendo di lasciarla là.
«Nii-San..»
«Sempre dritto, Al.» disse solo Edward, precedendo poi il fratello. «Sempre dritto..»

 





Angolo delle Autrici
Et-voilà! Anche il sesto capitolo è andato! Che ve ne pare? Stupido, vero..? Naaa XD
Comunque.. davvero, che ve ne pare? E' abbastanza "fantasticoso mozzafiatante" oppure è quello che io definisco uno "strapacco"? (by Hann) Fateci sapere, ovviamente, sennò chissà che si combina.. comunque, vi piace questa nuova verità su Hann (me misera ù_ù ndHann) oppure vi pare orrenda o.. terribile? E perchè Edward sta lasciando Hann nei sotterranei..? *_* lo saprete solo coi prossimi capitoli, quindi mi raccomando.. continuate a seguirci, eh! ^^
ps. anche questa volta pensiamo che sia stupido rispondere ad un solo commento, ma.. comunqu epenso che con questo capitolo i dubbi siano stati chiariti, no?

bye bye
Hann e Jay

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ~ R.A.C. ***


Capitolo 7- R.A.C.

 
Quando Hann si svegliò, era sola. Si alzò a stento, stringendosi un fianco con la mano: aveva un dolore lancinante in quel punto, ma comunque riuscì a mettersi in piedi in pochi instanti. Si guardò attorno, apatica. Sangue dappertutto, cadaveri.. Kimbly a terra da un lato, che tentava ancora di strisciare verso l’uscita da quel posto. L’Homunculus era ancora incatenato, ma pareva addormentato. Hann si voltò ad osservare stabilmente Kimbly, andandogli praticamente addosso. Gli posò un piede sulla schiena, osservandolo. Quello alzò lo sguardo spaventato verso di lei.
«Salve, dinamitardo folle.» disse lei «Dove vai, di bello?»
«Lontano da te, di sicuro, Tenente Colonnello Woolf!»
«Ah, sì..? E che fretta hai?» e sorrise in maniera viscida. Pressò col piede sulla schiena di Kimbly, che lanciò un gridolino di dolore.
«Uagh!» gemette «Invece di pensare a me.. perché non ti preoccupi dei tuoi maledettissimi amici..?»
«Perché dovrei preoccuparmene?» fece, inarcando un sopracciglio.
«Perché..? Gli Elric ti hanno lasciata qui, aiutando solo il Maggiore Darlow!» Hann venne scossa da un fremito «Non pensi che adesso non vogliano avere più niente a che fare con te?!» Hann pressò ancora di più sulla schiena di Kimbly.
«Adesso basta, Kimbly.» disse, infine «Hai chiuso. E questa volta per sempre.» alzò il piede, e quando arrivò verso Kimbly, lo trapassò da parte a parte, uccidendolo sul colpo.

«Dov’è Hann?!» Jay era a letto, distesa, che osservava Al ed Edward che la osservavano. «Dove l’avete lasciata?!» ne Al ne Edward risposero: si limitarono a guardarsi.
«Mi spiace, Jay.»
«Ti dispiace..? Cosa, ti dispiace, Ed? COSA?» chiese, osservandolo e sgranando gli occhi.
«L’abbiamo.. l’abbiamo lasciata nei sotterranei.»
«COSA?!» urlò lei, spalancando gli occhi «Ma.. ma perché?!»
«E’ un Homunculus, Jay! Ti rendi conto?!» Jay spalancò gli occhi, osservandoli stupita.
«Ma.. ti rendi conto di quello che stai dicendo, Edward?!» gli chiese, osservandolo con sguardo implorante «Non è un Homunculus! Lo è.. solo per metà!» gli spiegò «..per te fa così tanta differenza, Ed?»
«Ha fatto una strage!» si difese Edward «Non potevo mica essere sicuro del fatto che non l’avrebbe fatto più..»
«Che lo faccia o no non sono cose che a te importano!» sbottò Jay «E’ pur sempre una nostra compagna.. ha viaggiato, dirigendoci fin qui e..»
«Chi ti dice che non lo faccia solo per un qualche scopo personale?!» Jay scattò in piedi, scendendo dal letto e fronteggiando Edward: il suo sguardo non lasciava intendere nulla di buono.
«Ed.. tu.. tu non la conosci!» gli urlò. Poi uscì dalla stanza, sbattendo in malo modo la porta.
Hann e Jay si scontrarono nella scalinata che portava ai sotterranei. Si guardarono a lungo, lo sguardo di Jay era felice.. quello di Hann era serio e triste allo stesso momento.
«Jay..»
«Shh..» fece lei, osservandola «Tranquilla. Mi avevi chiesto di fermarti se fosse successo ancora e.. l’ho fatto, no?» Hann sorrise appena.
«Sì.. ma ho ucciso troppa gente.. non dovresti perdonarmi, adesso.»
«Come potrei?» e le sorrise. Hann sospirò, poi la sorpassò, veloce, aumentando sempre di più il passo: Jay si era voltata e la stava seguendo, per questo aumentava sempre di più il passo. «Hann..» Hann cominciò a correre alla velocità massima che le permettevano le gambe: Jay non poteva starle dietro, perciò la seminò. Hann corse, corse lontano dal Quartier Generale, fino a raggiungere una locanda del villaggio nella quale era sito. Vi si chiuse all’interno, in una stanza. Aveva deciso: non sarebbe uscita per un bel po’ di tempo.. avrebbe dormito. Sì, per una volta in vita sua, forse, avrebbe potuto dormire tranquillamente per qualche giorno di fila, senza preoccupazioni.. forse, ovviamente.

Hann era rimasta a letto per una settimana circa, dopo quel combattimento pazzesco e dopo l’incontro con Jay. Copriva lo sguardo immobile con le mani, e rimaneva silenziosa, ogni volta che si svegliava. Jay l’aveva cercata in lungo e largo, e quando la trovò non la mollò un attimo, prendendo tre stanze: una per lei, una per Ed e l’altra per Al. Jay ogni tanto entrava nella stanza, e osservava Hann che fissava il soffitto immaginandolo con gli occhi chiusi: per Jay, lei dormiva. Ed non osava neanche entrare in quella stanza: non dopo che aveva visto Hann fare quella strage così tanto semplicemente. E soprattutto non dopo aver visto che era un Homunculus, anche se solo per metà. Al non se ne curava per niente, invece, e andava regolarmente a farle visita, sorridendole e parlandole, come se fosse in coma, mentre lei fingeva il sonno. Sì, perché parlare con qualcuno la distruggeva.. specialmente parlare con Jay. Così, una settimana dopo essere chiusa in quella stanza, era uscita in un momento in cui non c’era nessuno, dalla finestra. Si era lanciata giù, finendo in punta di piedi sulla neve, tranquillamente, guardandosi intorno e sperando di non incontrare nessuno.. vana speranza! Alla sua destra, a circa cinque metri da lei, c’era Edward seduto appoggiato al muro, con le gambe al petto, che nascondeva il volto fra l’unico braccio che gli era rimasto e gambe. Insomma, era chiuso a riccio, anche se solo per la parte sinistra del corpo. Hann lo guardava, immobile: non era mai andato a farle visita.. bhè, era plausibile. Difatti, si chiedeva ancora perché Jay ci fosse andata sempre. Ma anche questo era plausibile: bene o male, Hann era la sua “migliore amica”.
«Hai fatto una strage..» bisbigliò Edward, fissando dritto sotto di se «..sei un mostro..» Hann abbassò lo sguardo, sospirando.
«Sì, Edward. Sono un mostro.» ammise. Poi lo guardò «Ma non sopporto chi mi tratti di conseguenza, o chi tratta male i miei simili.» disse, seria «Come a te non piace che qualcuno ammazzi gli esseri umani, a me non piace che qualcuno ammazzi gli Homunculus.» si bloccò. Poi riprese «..ma questo vale solo per quelli di Drachma..» sfiorò con l’indice l’orecchio destro, con tre orecchini posizionati uno sull’altro: Jay aveva rafforzato la protezione, questa volta non l’avrebbe tolto semplicemente.. solo nei casi di vero e puro bisogno avrebbe potuto sprigionare quel potere tremendo. Jay era riuscita a cambiarglielo velocemente in un momento di reale sonno di Hann, così da non subirne le conseguenze atroci.
«Perché l’hai fatto?» chiese Edward, tremando. Alzò lo sguardo, incontrando lo sguardo bicolore di Hann. Quella sospirò.
«Ero fuori di me, quando li ho uccisi. Non ero io.» disse «L’ho fatto, ma non me ne dispaccio. Ho fatto ciò che per.. me, era giusto.»
«Non è una spiegazione valida!» urlò Edward, scattando in piedi e fronteggiandola «Non è assolutamente valida!»
«Ah, no?»
«NO!» urlò Edward.
«E tu perché proteggi gli esseri umani?» Edward rimase immobile. Rimase spiazzato. «Perché sono tuoi simili, no?» continuò «Ebbene, quel ragazzo.. quello che era stato catturato, ricordi? Essendo un Homunculus, ho il diritto e il dovere di proteggerlo.. almeno, per quello che mi riguarda.» disse, semplicemente «Tu faresti lo stesso, credimi. E poi, erano troppi per pensarci io da sola.. e con le forze umane. Mi spiace ancora, Edward, ho dovuto farlo.» continuò . Cominciò a camminare, mani in tasca, sguardo chino.
«Hann!» urlò Edward. Hann si voltò appena «.. che devo dire, se ti cercano?» si arrese. Hann gli sorrise, poi si voltò.
«Se mi cerca Alphonse digli che mi può trovare a Drach Ville. E’ un paesino qui vicino, neutrale rispetto agli altri.. digli di venire, mi troverà di sicuro.» e riprese a camminare. Ed era interrogativo.
«Hann.. ma se ti cerca Jay?!» chiese. Hann si voltò, guardandolo seriamente.
«Riferiscile solo questo: “R.A.C.*”. Di sicuro lei capirà da se.» e riprese a camminare, lasciando Edward, che rimase immobile, cogli occhi fissi dove un momento prima del salto c’era Hann. Si sbloccò.
«Ah.. “R.A.C.”?»

 «Ed?» erano passati già quindici minuti da quando Hann se n’era andata, ma Edward era ancora in quello stesso e identico punto di prima. Fissava dritto davanti a se, ripetendo mentalmente quello che gli aveva detto Hann prima di andarsene. Perché non voleva dire a Jay che se ne andava.. ? E perché doveva andare solo Al per recuperarla..? Si estraniava talmente tanto dal resto del mondo che non sentì la voce di Jay che gli ripeteva il suo nome, chiamandolo «EDWARD!» urlò infine. Ed scattò in piedi, osservandola di scatto.
«Ah.. J-Jay?» fece lui, osservandola fintamente spaventato «Ah.. non ti avevo vista arrivare!»
«Certo che no! Ero dietro di te!» sbuffò lei.
«Ah-ehm.. non ti avevo sentita!» tentò lui. Jay lo guardò scettica.
«Ma se ho addirittura urlato! Cavolo, Ed! Sei diventato sordo..?»
«Ehm..»
«Ad ogni modo.. non è che hai.. no, lasciamo perdere.» fece Jay: secondo il suo ragionamento, Ed non avrebbe potuto vederla.. la odiava troppo, almeno questo pensava lei.
«Ti riferisci per caso ad Hann?» intuì lui. Jay gli sorrise, annuendo «L’ho vista poco fa..»
«COSA?» scattò lei «E dov’è?!»
«Hm.. “R.A.C.”.. mi ha detto di riferirti questo. Ha detto che avresti capito..» si beccò un colpo da parte di Jay, poi la vide correre «Jay?! Che ti prende?»
«”R.A.C.”, idiota!» disse «Vuol dire “Ritorno A Casa”!» Edward spalancò gli occhi: aveva inconsapevolmente lasciato scappare Hann.
«Eh.. non sai dove abita?»
«Ecco.. la sua ex casa.. era a Qualcosa-Ville.. ma non so dove si trovi!» disse Jay.
«Drach Ville, forse?» sia Ed che Jay si voltarono, incontrando il volto sorridente di Al. «Io so dove si trova.» forse Al era l’unica risorsa che gli era rimasta.. «Ma non vi ci porto. Ci vado solo io.» disse, serio. Jay cadde in ginocchio, Ed inarcò un sopracciglio: ultima risorsa? Ahah.. che divertente..

 





Angolo delle Autrici
Et-voilà! Che ve ne pare di questo nuovo capitolo? *_* Serio il "R.A.C.", vero? XD (modestamente me è un CCenio ù_ù ndHann)(zitta! >.< ndJay) Coomunque.. e adesso? *_* che cosa significa che Alphonse non vuole portare Ed e Jay a Drach Ville? Secondo voi? XD Ahah.. lo scoprirete solo nel prossimo capitolo! ù_ù
A proposito.. scusate il ritardo nel postare! Ci rifacciamo postandone due oggi.. difatti, vdrete che abbiamo postato pure il numero otto ù_ù

bye bye
Hann e Jay

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ~ Divisione ***


Capitolo 8 – Divisione

«Dove stiamo andando, esattamente?» chiedeva insistentemente da più di 10 minuti l'alchimista d'acciaio, coprendosi con il giubbotto imbottito l'arto mancante.
«Ma non ti zittisci un secondo, tu?» sbuffava la bionda, continuando a scendere le scale ed evitando con tal risposta la domanda da parte del biondo, perchè sapeva cosa avrebbe detto e non poteva fare a meno di lui. Dopotutto, trascinare fuori una persona da un sotterraneo, non era certo una cosa facile dato il suo stato attuale.
«Stiamo... andando nei sotterranei?»
«Braavo.»
Edward fece una smorfia di disapprovazione, anche se rimase al fianco della ragazza: era più forte di lui aiutarla e starle vicino, sia per la forte amicizia che si era creata sin da quando erano piccoli, durante i soggiorni estivi di Jay a casa degli zii Rockbell, sia per la somiglianza impressionante che aveva con Winry.
«Eccoci.» fece infine, interrompendo il filo dei pensieri di Edward, che per poco non le sbattè contro.
Erano tornati esattamente nel luogo dove, la settimana prima, Hannalise aveva fatto fuori più di metà esercito di Drachma. Un brivido gli percorse la schiena al solo pensiero, mentre Jay guardava nuovamente il condotto dell'aria. L'homunculus era ancora appeso lì, in un apparente stato di profondo sonno e sembrava proprio lui la questione che Jay voleva risolvere.
«Senti Ed, io non te l'ho mai chiesto» cominciò iniziando a trascinare travi, macigni e compagnia bella che abbondavano in quella distruzione totale, disponendoli sotto il ragazzo svenuto «ma su chi hai effettuato una trasmutazione umana?»
Edward la guardò allibito, mentre lei continuava a spostare ogni tipo di detrito, come se nulla fosse.
«Tu cosa...?»
«Oh, andiamo. Siamo entrambi alchimisti, entrambi alchimisti di un certo livello, oltretutto. Hai un automail al posto del braccio e al posto della gamba. Qualcosa che hai dato in cambio di qualcos'altro. Oltretutto, effettui trasmutazioni senza l'uso di cerchi alchemici, quindi significa che tu l'hai visto. Devo aggiungere qualcos'altro?»
Se prima era allibito, adesso era proprio senza parole; aveva dedotto tutto, nonostante Al avesse riacquistato il suo corpo originale.
«Mia madre.»
Jay si fermò. Cercò lo sguardo improvvisamente puntato verso il pavimento di Edward, sapendo e conoscendo un poco quanto il legame fra Trisha e i suoi due figli fosse stato forte. Lo abbracciò, cercando di infondergli un pò di calore, in quell'atmosfera improvvisamente raggelata.
«Mi dispiace, Ed.»
«E' successo molto tempo fa, ormai...» eppure ricambiò l'abbraccio con l'arto sinistro. Sciolto quel momento, Jay sorrise e cominciò di nuovo a spostare di tutto.
«Dovremmo esserci, a questo punto.» disse, soddisfatta, per poi rivolersi al Fullmetal. «Ed, potresti passare nuovamente per il condotto dell'aria e liberarlo da quelle catene?»
«E come faccio, senza braccio?»
Jay cominciò a trafficare nel portaoggetti e ne tirò fuori un braccio di ricambio. Non era niente di ché, anzi, era proprio un automail da definirsi quasi usa e getta, ma almeno poteva usare il braccio.
«Sei anche una meccanica di automail?»
«Dopotutto, sono nipote di Pinako Rockbell anche io!» esclamò ridendo, aiutandolo a connettere i nervi.
Così Edward passò nuovamente attraverso il passaggio che avevano scoperto giorni prima e si apprestò a sciogliere con l'alchimia le catene che tenevano imprigionato il ragazzo. Jay lo prese al volo, anche se perse l'equilibrio e rotolò a terra, facendo così risvegliare l'Homunculus che ancora era addosso a lei.
La bionda rimase immobile sotto lo sguardo color ghiaccio del ragazzo, mentre il cuore le saltava un battito.
«Jay...» sussurrò appena quello, mentre Edward si affrettava a scendere e scostarla dal ragazzo. Era moro, con i capelli leggermente mossi tenuti indietro da una piccola coda. Era pallidissimo, quasi cadaverico, e sul petto, sotto la maglia squarciata, di poteva benissimo vedere il segno dell'uroboro.
«Kimbly ci aveva visto giusto.» disse Edward, facendo arretrare Jay dietro di sé.
Lei era ancora immobile, con gli occhi spalancati e un tremore addosso a cui Edward faceva fatica a credere, nonostante sentisse di Jay scuotersi appena.
Eppure il ragazzo non lo calcolava neanche: teneva lo sguardo velato da una malinconica felicità posato sull'alchimista alata, ma né arretrò né fece un passo verso di lei.
«Will... è colpa mia?» la voce di Jay risuonò colpevole, spezzata da un singhiozzo involontariamente fuggitole.
«Era... quello il mio nome?» chiese l'homunculus, distaccando immediatamente gli occhi dalla bionda. «Non ricordo tutto, so che il tuo nome è Jay e che, quando ho aperto gli occhi, mi hanno chiamato Wind.»

Alphonse era andato proprio a prelevare Hann: anzi, più che a prelevare, era andato ad aiutare. Ci aveva messo pochissimo, col passo veloce di chi riesce a superare grandi distanze senza un minimo di difficoltà. E così, in sole due ore, riuscì a raggiungere Drach Ville, la città dalla quale aveva preso il nome il continente. Si guardava intorno allibito, cercando con lo sguardo la persona per la quale era arrivato fin lì: non pareva neanche stanco, semmai aveva solo freddo.
«Ce ne hai messo di tempo, eh?» Al alzò lo sguardo, lo posò in alto a destro, osservando una Hann totalmente diversa dal solito: vestiva con short jeans che coprivano fino a poco sotto l’entro coscia, una top e guanti alterni, uno che arrivava quasi alla spalla e l’altro che non superava il gomito, uno a mezze dita, l’altro proprio senza. Infine, portava un paio di semplici scarpe, sottostate da calze una più lunga dell’altra, la destra arrivava poco sotto gli short, la sinistra appena al ginocchio, al contrario dei guanti. Ma non pareva sentire freddo, sembrava solo e semplicemente a suo agio. Alphonse le sorrise.
«Capita, Hann. E poi, scusa, ma non sono veloce come te. Solo vado abbastanza veloce da dimezzare il tempo necessario ad un essere umano normale
«Perché tu non sei un essere umano normale, vero?» chiese Hann, sorridendogli appena: sì, di Al poteva realmente fidarsi. «Dico bene, Alchimista Rinato?»
«Non chiamarmi con quel soprannome.. lo detesto.»
«Anche io detesto che la gente mi chiami per soprannome..» disse Hann, sorridendo.
«Perché? Che razza di soprannome hai tu?»
«Semplice: mi chiamano “Itami To Koukai.”, almeno lo fanno a volte. Tutta colpa del mio maledettissimo passato che la gente ignora.» e sospirò. «”Itami To Koukai” vuol dire “Dolore e Pentimento”..» disse Hann «..solo Roy Mustang sa la verità su di me, oltre Jay, Ed e te. E’ lui il bastardo che ha messo in giro questo stupido soprannome.. a volte mi chiama solo “Itami”, altri solo “Koukai”. Ma io li detesto entrambi.» e lo osservò, scendendo velocemente dal tetto sulla quale era, atterrando a pochissimi passi da lui, vestito pesantemente. Lo osservò, squadrandolo. «Dimmi, Al.. perché tuo fratello ha due automail?» Al rimase spiazzato, abbassando lo sguardo e lasciandosi scappare un singolo singhiozzo al ricordo di ciò che era successo anni addietro. Sospirò, alzando lo sguardo e osservando Hann con sguardo triste.
«All’età di undici anni, ovvero quando io ne avevo dieci, Edward ed io abbiamo applicato una trasmutazione umana su nostra madre, per riportarla in vita.» disse, cominciando a spiegarle meglio il suo passato «Era venuta a mancare qualche anno prima..» e singhiozzò. «Nel trasmutarla, Ed ha perso la gamba sinistra, io tutto il corpo..» Hann spalancò gli occhi, osservando Alphonse: ma.. se Al aveva perso tutto il corpo.. come mai adesso era lì davanti a lei, in carne ed ossa?
«Ma.. come..?» Alphonse la precedette, riprendendo a parlare.
«Subito dopo, mio fratello collegò la mia anima ad un’armatura, perdendo il braccio destro. Ho vissuto in quelle condizioni per circa quattro o cinque anni. Poi, in maniera complicata, Edward è riuscito a riportare indietro il mio corpo, riportandomi totalmente in vita. Ha usato..»
«..la Pietra Filosofale, vero?» Al scosse la testa.
«No, ha usato una tecnica alchemica per portare il mio corpo fuori dal portale molto complessa. Mi dice spesso che al portale insieme a lui c’ero anche io, ma non ricordo.» disse, poi sospirò. Hann cominciò a camminare, Alphonse la seguì a ruota. «Non è mai riuscito a riprendersi il braccio e la gamba.» disse Alphonse, osservando in alto. «E.. tu, invece, perché adesso sei un Homunculus?»
«Non lo sono interamente, Al. Solo per metà.» disse. Poi fece due passi davanti a lui, divise i suoi capelli in due ciocche e mostrò meglio il centro esatto della schiena, dove spiccava il tatuaggio dell’uroboro, ma con un segno che lo divideva a metà diagonalmente. Lasciò i suoi capelli, continuando a camminare. Al la affiancò, seguendola. Dopo poco, Hann si fermò di botto: il magazzino di una settimana prima. «Al..»
«Sì?»
«La mia storia.. ha inizio in questo magazzino.»

 





Angolo delle Autrici
Et voilà! ù_ù ecco anche l'ottavo capitolo! e nel prossimo.. mwahahah non ve lo diciamo ! *_*
Vedrete voi stessi ! cooomunque.. bhè, tutto quello che avevamo da dire l'abbiamo detto.. quindi ci si vede nei prossimi capitoli!

bye bye
Hann E Jay

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ~ Hannalise Of Drach Ville ***


Capitolo 9- Hannalise Of Drach Ville

 
Tutto ebbe inizio proprio dieci anni prima.
Hannalise Woolf era una bambina come tante altre, carina e vivace, dagli occhi color dello smeraldo con venature color malachite, i capelli corti neri, con riflessi bizzarramente blu, come d’altronde le punte. Viveva col padre in un magazzino nella periferia di Drach Ville, una delle prime cittadine di Drachma, che d’altronde era la generatrice del nome del continente.
Quel giorno stava tranquillamente camminando per le vie della città, lontano da casa sua, affiancata da un suo “amico”. Sull’avambraccio sinistro aveva un tatuaggio dell’uroboro che spiccava tranquillamente. A quel tempo, nessuno aveva problemi con gli Homunculus, ci convivevano tranquillamente. E a quel tempo, a Drachma erano più di quattro o cinque.. ovunque ti voltassi, vedevi un ragazzo o una ragazza umana affiancati da uno o più Homunculus. Erano dovunque. E anche Hannalise aveva un amico Homunculus. Aveva già più di dieci anni, era morto all’età di diciannove anni, e quelli dimostrava. Lo chiamavano Ice, ovvero Ghiaccio. Lo chiamavano così perché sapeva comandare tranquillamente l’elemento dell’acqua, e avevano solo trovato un nome non ridicolo e adeguato per lui. Senza contare che aveva, come tutti gli Homunculus, gli occhi del colore del ghiaccio. Aveva i capelli nero pece, come Hannalise.
Camminavano l’uno accanto all’altro, e stavano tornando a casa in quel preciso instante: a casa avrebbero trovato di certo James Woolf, il padre di Hannalise, con Apaty, l’Homunculus della quale si era invaghito. Aprirono la porta di casa, e quello che videro li fece spaventare. Hannalise spalancò gli occhi, vedendo Apaty distesa in terra, con gli occhi spalancati, con una macchia color porpora sotto il corpo: era morta. Dietro di lui, James era immobile, appoggiato al muro.
«Papà!!» urlò Hannalise, spaventata da quello che aveva visto. Il padre osservava Ice con sguardo assassino, camminando ondeggiando verso di lui. In mano un coltello. Ice se ne accorse, ed indietreggiò fino a rimanere spalle a muro: non poteva ribattere, purtroppo si era giurato di non utilizzare i suoi poteri sugli umani. Specialmente sul padre di Hannalise.
«Gli Homunculus.. devono morire..» bisbigliò, avanzando verso Ice.
«Papà..?» chiese Hannalise, avanzando verso di lui. James osservò lei con intento omicida, scattando poi brandendo il coltello a mezz’aria: Ice si lanciò in suo soccorso, afferrandola e facendole da scudo, venendo colpito sulla schiena al posto suo. Fece una capriola con Hannalise fra le braccia, alzandosi e rigenerando la ferita «Ice! Tutto bene?» chiese. Ice le sorrise.
«Ovvio.» rispose, tranquillo. Poi si voltò verso James «Ma.. tuo padre.. sembra essere impazzito..» disse, abbassando la testa «E questa volta non so a cosa è dovuta la sua pazzia.. mi spiace, Hann.»
«Non è colpa tua..» lo rassicurò, aggrappandosi al suo collo e abbracciandolo. «.ricorda che ti voglio bene, Ice, qualunque cosa accada.. lo ricorderai anche in futuro, vero?»
«Hann.. certo.» Ice la abbracciò ancora più forte, e venne ricambiato altrettanto forte. Poi la lasciò, osservandola negli occhi. Le sorrise. Hann lo lasciò, abbassando lo sguardo.
«Ice.. scusa.» sgusciò fuori dalla sua presa, correndo verso suo padre, che la guardò col solito fare assassino, brandendo in mano sempre il solito coltello sporco di sangue.
«Dov’è Ice?!» chiese.
«Non lo toccherai, papà. Mi spiace.» e corse verso di lui, intraprendendo un combattimento: assurdo vedere come una ragazzina di appena nove anni e mezzo riuscisse a tenere testa ad un trentenne suonato, parando i suoi colpi fino all’esaurimento. Inutile dire che il padre lanciò di lato il coltello e cominciò ad utilizzare l’alchimia contro la figlia. Ice accorse dopo poco, spalancando gli occhi vedendo che Hann aveva perso il braccio destro e la medesima gamba. C’era sangue dappertutto, e sull’occhio destro c’era una profonda ferita. Suo padre era totalmente impazzito, tanto da rischiare addirittura di ammazzare la propria figlia. Ice corse allora contro l’uomo, congelandolo a distanza, creando il ghiaccio dal nulla: era una delle più assurde capacità che un Homunculus potereste avere. Dopo averlo totalmente congelato Ice, accecato dall’ira, caricò un pugno, per poi colpire la lastra di ghiaccio, distruggendola in pezzi piccolissimi: James Woolf si sgretolò assieme al ghiaccio. Hann, con l’ultimo occhio che le era rimasto, osservava la scena, e da quello stesso occhio in seguito scese una lacrima.
Ice si voltò di scatto, correndo in soccorso di Hannalise, che lo guardò piena d’ira. Col proprio sangue disegnò un cerchio alchemico per terra.
«Che vuoi fare?!» chiese Ice, osservandola spaventato. Hann lo osservò.
«Che voglio fare..?» chiese, ridendo appena «Semplice. Voglio recuperare gli arti che quel pazzo di mio padre mi ha tolto.. così poi posso vendicarlo.» e sorrise appena.
«No.. Hann, ferma!» troppo tardi.

Quando Hann riaprì gli occhi, non era più a casa sua, non era in quella specie di magazzino. Si guardò intorno, vedendo solo bianco. Ovunque si voltasse, era infinito e bianco..  Voltandosi un’ultima volta, spalancò gli occhi: davanti a se, un immenso portale.
«Ma.. cosa..?» fece la ragazzina, avanzando piano. Osservò poi la parte destra del suo corpo: intatta.
«Io ti ho appena ridato la parte destra del tuo corpo.. in cambio tu che mi dai?» quella voce le fece gelare il sangue nelle vene. Voltandosi, vide un essere dalle bizzarre fattezze. Spalancò gli occhi, provando paura.
«Co.. cosa?»
«Cosa? Non hai studiato lo Scambio Equivalente.. alchimista?» Hann scosse la testa «Bhè.. per ottenere qualcosa è necessario dare in cambio qualcos’altro che abbia il medesimo valore. Ecco cos’è.» spiegò lui. Hann abbassò lo sguardo.
«Quindi per la parte destra del mio corpo.. devo pagare qualcosa?» chiese lei. L’omino sorrise, le fece gelare il sangue nelle vene una seconda volta. «E sia!» disse «Ti concedo la metà esatta della mia anima!» un unico lampo di luce l’avvolse: poi, il buio.

Quando riaprì gli occhi, era distesa nella sua stanza. Si alzò a fatica, e si guardò intorno. La parte destra del suo corpo era ancora una volta lì: sorrise a se stessa. Sentì uno sguardo su di lei. Si voltò di scatto, osservando Ice che la osservava triste in volto.
«Che hai fatto..» bisbigliò.
«Che è successo?»
«Che è successo.. CHE è SUCCESSO?!» le urlò «E’ SUCCESSO CHE SEI DIVENTATA PER META’ UN HOMUNCULUS, RAZZA DI STUPIDA!» urlò ancora. Hann abbassò lo sguardo.
«Pazienza. Capita, Ice.. io devo vivere.» Ice aprì le braccia.
«Allora?! Non dovevi vendicarti?!» Hann si alzò, andandogli davanti. Si mise sulle punte, posando un bacio casto sulle sue labbra.
«Non è ancora il momento, Ice. Non sono in grado di starti dietro.» si voltò, uscendo veloce dalla stanza «Quando sarò più forte, Ice.. quando tornerò, guardati le spalle!» gli urlò.
«E adesso dove vai?!»
«Ad Amestris.» e sparì dalla sua vista: sia Ice che Hann sapevano che non si sarebbero rivisti per un bel po’ di tempo. Troppo tempo.

 




Angolo delle Autrici
Allooora.. che ve ne pare della storia di Hann? Strana, vero? Bhè, vi avvisiamo in anticipo, da qui in poi ci saranno parecchi risvolti o cose complicate, perciò, se non avete capito qualcosa.. bhè, non vi rimane che chiedere. Siamo a completa disposizione, e.. bhè, dal prossimo capitolo vedrete alcuni cambiamenti di carattere in alcune persone.. ma non facciamo nomi.
Speriamo vivamente che vi piaccia anche questo capitolo, come tutto il resto della storia.. ma tanto, anche se non vi piacerà, noi due continueremo a tempestare l'efp con le nostre fic di FMA o di altro.. dipende dalle cose che condividiamo!! XD comunque.. bhè, non ci pare di dovere dire altro.
Alla prossima, gente!

Hann e Jay

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ~ Painful Memories ***


Capitolo 10 - Painful Memories


Jay sbattè gli occhi più volte, davanti a quel ragazzo che pareva avere a malapena la sua stessa età.
«Quindi non ti ricordi nient'altro?» lui scosse la testa e Jay si mise a sedere, stringendosi le gambe al petto. Allora era stato quello, il risultato di ciò che aveva dato al portale?
«Mi volete spiegare che succede?» chiese Edward, confuso.
«Edward, sono successe molte cose da quando ci siamo incontrati l'ultima volta, a Resembool. Più di quante tu non possa immaginare.»

Correva a perdifiato nel corridoio di quell'ospedale, trovandosi finalmente davanti a quella porta bianca, che le imponeva di accettare la realtà dei fatti: il suo migliore amico, Will, stava lasciando quel mondo e, soprattutto, stava lasciando lei.
Aveva appena 6 anni quando lui già si accingeva ad abbandonarla, come avevano già fatto suo padre e suo fratello più grande, Eric. Le era rimasto solo Harry e lui, Will. Che stava volando via, nonostante non fosse lui ad avere le ali.
Entrò nella piccola stanza e il suo cuore mancò qualche battito, vedendolo così sdraiato, già a metà del suo cammino per quello che suo padre chiamava 'portale'. Jasmine temeva il portale, lo temeva più di qualunque altra cosa al mondo e non avrebbe voluto mai affrontarlo da sola, ma Will lo stava facendo, allontanandosi da lei.
«Will?» chiese, provando ad accennare un sorriso per infondere al ragazzino un pò di calore.
Quello si voltò e sorrise di rimando, mentre la piccola che per un anno aveva animato le sue giornate si sedeva sullo scomodo sgabello di metallo posizionato vicino al letto.
«Jay, non devi per forza venire tutti i giorni.» disse, con un filo di voce, cercando la mano della bambina.
«Certo che devo! Ce lo siamo promessi, no? Che saremmo rimasti insieme sempre, nel bisogno, l'uno per l'altra! Me l'hai detto tu, come i tre moschettieri...»
«Hai ragione, Hime-chan. Scusa.»
Hime. Solo a lui permetteva di chiamarla così, nonostante quel soprannome le fosse stato dato dai suoi genitori, fin da quando era nata.
«Facciamoci un'altra promessa, Jay.»
Jay annuì, mentre Will si scostava in verso opposto rispetto a lei, permettendole così di sdraiarsi sul letto assieme a lui e così la bimba fece, appoggiando la cute bionda sulla spalla del ragazzino.
«Che tipo di promessa?»
«Se io dovessi varcare il portale, tu dovrai diventare un'alchimista di stato. Dovrai studiare medicina per aiutare i bambini che hanno sofferto come te, per colpa dell'esercito. Diventa la più brava, Jay e vola in alto. Così io potrò osservarti e ti potrò acclamare. Se invece non dovessi varcare il portale, lo faremo insieme. Aiuteremo chi ne ha bisogno e tu spiccherai comunque il volo. Promesso?»
«Ma tu non varcherai il...»
«Promesso?»
Jay distolse lo sguardo ma annuì e sentì Will rilassarsi, probabilmente rincuorato.
«Will?»
Ma il ragazzo, stavolta non rispose. Nè con un cenno del capo accennato, nè con un mugugno. Nulla. Will aveva già varcato il portale, l'aveva già lasciata sola, con una promessa e un grande vuoto nel cuore. Rimase lì, stretta al suo corpo ancora caldo ma privo di vita e pianse per ore, in silenzio.


Se lo ricordava bene, quel giorno, e tutti i giorni che ne susseguirono. La disperata ricerca di un metodo per riportarlo da lei, quell'altrettanto disperato esperimento e la consapevolezza di non poter più spiccare il volo. Era tutto impresso nella sua mente, come marchiato a fuoco e lo sguardo vacuo di quel ragazzo che era ciò che aveva guadagnato, ciò che aveva ottenuto in cambio del suo volo in alto, lo aveva semplicemente rispolverato.
Cominciò a singhiozzare appena, nascondendo gli occhi sotto la frangetta bionda e quasi subito sentì due braccia fredde cingerla, portandola a sè, come per ripararla da ciò che la stava facendo soffrire.
«Hime-chan, non piangere...»
Ad interrompere quel momento - in cui Edward, diciamocelo, faceva un pò da terzo incomodo - fu una brusca scossa sismica che rischiò di far crollare tutto.
«So come uscire di qui, seguitemi!» esclamò Wind, prendendo Jay per mano e costringendola a seguirla, con un certo disappunto da parte di Edward che, nonostante tutto, non si fidava granchè di quel ragazzo.
«Andiamo Ed! Ci possiamo fidare di lui!» lo rassicurò l'alchimista alata e lui, anche se era ancora poco convinto, li seguì.
E per Jay fu come un tuffo nel passato, quando saltava in qua e là con la mano stretta in quella dell'amico, da un tetto all'altro di Aquroya, ridendo alle proteste dei passanti.
Nel giro di pochi secondi furono fuori, Jay e Edward con un evidente fiatone, mentre Wind non sembrava neanche lontanamente affaticato.
«Che cosa facciamo, ora?» chiese Edward, guardando il Quartier Generale di Drachma crollare definitivamente.
«Dev'essere Earth, si sta muovendo. Dobbiamo farlo anche noi.» disse Wind, che non accennava a mollare la mano di Jay.
«Earth?» chiese Edward un tantino stranito.
«Uno dei quattro homunculus sopravvissuti.» spiegò Wind, mentre cominciava a camminare verso i monti Briggs. «Io e Flame siamo gli ultimi arrivati, mentre Earth e Ice sono le nostre guide, anche se di solito non ci muoviamo mai in gruppo, è troppo pericoloso. Fortunatamente anche uno solo di noi basta a tenere a bada un intero esercito.»
«Ice?!» esclamò Jay, interdetta.
«Che c'è?» chiese Edward, guardandola, confuso più di quanto già non fosse.
«N-nulla…» e detto questo, cominciò a camminare dietro a Wind.

Hann fissava Alphonse, che la fissava di rimando. Insomma, si stavano guardando in maniera tremendamente seria. Poi Hann distolse lo sguardo, posandolo sul magazzino davanti a lei. Sospirò, voltandosi nuovamente verso Alphonse.
«Ora, Alphonse.» disse «Ora. Dobbiamo entrare dove tutta la mia storia è cominciata e.. bhè, cercare la persona per la quale sono venuta fin qui.» Alphonse inarcò un sopracciglio.
«E.. chi sarebbe?» Alphonse inclinò il volto. Hann assottigliò gli occhi, poi abbassò lo sguardo, prendendo una grossa boccata d’aria.
«ICE!»




Angolo delle autrici!
Allora allora... che duuuuusi Wind e Jay, nè? (Smielata ù_ù ndHann) (M-ma... >////< ndJay) (Ha ragione ù_ù ndEd) (Silenzio Everest delle formiche ù-ù ndJay) Ed ora entra in scena Ice... (A me sembra che Al e Ed siano due terzi in comodo U_U ndJay) (... ndHann) (Cattive ç_ç ndAl&Ed) Beh, alla prossima!

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ~ Trust Me ***


Capitolo 11 ~ Trust Me



Stette immobile a fissare l’entrata di quel luogo che aveva dato inizio a tutto.
Rimase silenziosa, con lo sguardo fisso per terra, mentre Alphonse da dietro si lei indietreggiò di un passo, senza distogliere lo sguardo dal magazzino, che sembrava stesse per crollare. La porta che dava sull’esterno scricchiolò, aprendosi poco. Da fuori si potevano perfettamente vedere due iridi cristalline che brillano, puntate visibilmente su Hann, rimasta ancora col volto verso il basso. La porta si aprì di più, mostrando un ragazzo dai capelli più o meno lunghi (circa come Alphonse,solo con la coda molto più corta) color nero pece. Gli occhi continuavano a brillargli, mentre si mostrava di più all’esterno: indossava un paio di pantaloni lunghi fino a terra, sottostati da stivali nero pece, così come il maglione che indossava. Quest’ultimo era bucato sull’avambraccio sinistro, mostrando il tatuaggio dell’uroboro in tutta la sua “bellezza”. In testa aveva, oltre i capelli legati, una coppola che copriva la testa dal freddo, nonostante non lo sentisse minimamente. Avanzò fuori dalla casa, dritto verso Hann, che si fissava in maniera convinta le scarpe. Alphonse si sentì di troppo, ma non si mosse minimamente. Anzi, li osservava quasi scioccato. Ice sorrise ad hann, che alzò poco il volto, sorridendogli seria di rimando: non riusciva più a fare un’espressione dolce ad altri oltre che a Jay. Le veniva impossibile. Ice fece uno scatto in avanti, cingendole la vita con un braccio, posando una mano sulla sua nuca, spingendola verso il suo petto: Ice era più alto di lei di circa una decina di centimetri. Ice la strinse quanto più potè, fino a quando Hann non decise di muoversi, alzando le braccia, cingendo la vita di Ice, mordendosi il labbro inferiore. Alphonse la osservò, addolcendo poi lo sguardo, sorridendo a quella scena. Infine, osservando meglio il volto di Ice, si accorse che qualcosa di luminoso gli stava bagnando le guance: lacrime. Allora.. gli Homunculus di Drachma potevano piangere? Alphonse quasi si commosse, notando che la schiena di Hannalise era soggetto di diversi scossoni. Osservò meglio, e notò che Hann si stringeva sempre di più contro il petto di Ice, che mentre piangeva sorrideva.
«Ice.. Ice..» sussurrava Hann, stringendo sempre di più la presa su Ice. Poco dopo, mano a mano che stringeva sempre di più, lo sentì gemere. «Ice!» si staccò immediatamente, osservandolo negli occhi, mentre le lacrime sparivano automaticamente dal suo volto.
«No.. non ti preoccupare!» la rassicurò lui. Hann gli sorrise, tranquilla ma sempre seria, mentre lui le mostrava uno sguardo dolce. «Accidenti.. in dieci anni sei veramente cresciuta! Guarda qua come sei diventata alta..»
«Ehi! Che ti aspettavi?! Volevi rivedere la micro-nana che ero prima?!» gli inveì contro, stringendo i pugni e arrossendo per la rabbia.
«Chi, io? Oh, ma io non ho mai detto che tu sei bassa…»
«Noo.. seh! Prima, mi chiamavi sempre ChibiChibi!» gli urlò contro. Alphonse, dietro di loro, cominciò a ridere: la somiglianza che c’era fra Hann e suo fratello era impressionante. Anche se Hann non avrebbe dovuto preoccuparsi della sua altezza, visto che era.. a dir poco una spilungona.
«Non sei bassa, Hann..» e le sfiorò una guancia col dorso della mano, delicato. Hann si sottrasse a quella specie di morsa.
«Punto primo: nessuno ti ha dato tutta questa confidenza.» ecco. Era tornata ad essere la cara, vecchia Hannalise seria e “antipatica”. «Punto secondo: noi siamo venuti qui con uno scopo ben preciso!» Ice inclinò il capo, ripetendo il “noi”. Poi osservò Alphonse, sorridendo imbarazzato. «Ah, scusa.. non mi ero accorto della tua presenza!»
«Nessun problema!» sorrise Alphonse. Hann si voltò verso di lui, seria.
«Al. Hai presente ciò che ti ho raccontato?»
«Non ti preoccupare, Hann. Ho già capito.» e le sorrise. «Piuttosto.. non scordare lo scopo originario del piano!» sì, avete letto bene: piano. Hann e Alphonse avevano fatto un patto, in un momento in cui Jay ed Edward non c’erano.

«Hann?» erano arrivati da poco a Drachma, e per puro caso si erano scontrati al Quartier Generale. Alphonse l’aveva presa per un braccio, fermandola, mentre stava praticamente correndo. «Mi concedi solo un momento?» aveva chiesto, titubante, sotto lo sguardo scettico di Hann. Aveva sbuffato e si era “concessa” a lui, osservandolo e fronteggiandolo, facendosi lasciare il polso «Vedi.. esattamente, perché siamo qui?» Hanno sbuffò. «Ti spiego: eravamo venuti a conoscenza del fatto che qui a Drachma ci fossero degli Homunculus da alcuni ricordi miei. Sai, ho vissuto qui fino a nove anni. Dato che abbiamo bisogno di aiuto ad Amestris, perché ti ricordo che gli Homunculus stanno tentando di prendere le redini del posto, il caro Taisa ha deciso di mandare noi quattro qui a Drachma, a cercare i famigerati Homunculus, per chiedere loro aiuto. Sappi, qui è l’esatto contrario di Amestris: qui gli Homunculus aiutano la gente, gli Alchimisti la uccidono, e di conseguenza uccidono gli Homunculus. Compreso fino ad ora?» Alphonse era rimasto alquanto scioccato. Poi annuì.
«Bhè.. solo questo?» chiese Al, inarcando un sopracciglio «Cioè.. tu sei di qui, no? E non hai intenzione di andare a trovare.. cessò, i tuoi genitori? Tuo fratello, i tuoi amici.. no?» Hann gli lanciò uno sguardo, irata.
«Al.. non parlare.»
«Ma come? Tu che hai una famiglia dovresti andare a trovarla.. no?»
«ALPHONSE ELRIC, SMETTILA DI PARLARE DELLA MIA FAMIGLIA!» gli ordinò, urlando, osservandolo: anche l’occhio sinistro era diventato viola. Alphonse indietreggiò, deglutendo.
«Scu.. scusa, Hann..» gemette, mentre Hann sospirava profondamente e tornava calma: l’occhio sinistro tornò verde smeraldo. «Senti.. possiamo fare un patto?» hann lo osservò inarcando un sopracciglio, poi annuì.
«Dimmi.»
«Tu devi proteggere..»
«Vai al sodo subito, Alphonse.»
«Okay. Allora.. se tu proteggi me, il mio Nii-San e Jay, io farò tutto quello che vuoi fino a che non ti stuferai!» e la guardò deciso. Hann inarcò un sopracciglio. Al poi abbassò il volto.«Vedi.. Hann.. io conosco il tuo segreto..» Hann spalancò gli occhi, osservandolo.
«Che cosa?!»
«Vedi.. quando Jay è svenuta, all’interno della grotta, tu avevi i vestiti totalmente strappati: io ho occhio piuttosto attento, e sono riuscito a vedere al centro esatto della tua schiena il tatuaggio dell’uroboro, ma diviso in due da una linea obliqua nel mezzo..» Hann fece un passo indietro «Se tu proteggi me, mio fratello, e Jay.. io non lo dirò a nessuno! Sono sicuro che non hai doppi fini! Io mi fido di te, e ne sono sicuro.»
«Al.. non sai cosa stai dicendo.. quando divento totalmente un Homunculus, perdo del tutto la ragione.. vedi, non sono nemmeno io!»
«Non importa! Quando diventerai un Homunculus totale, io ti riporterò alla ragione, proteggendoti come posso! E non dirò nulla a nessuno, perché voglio che anche tu ti fidi di me.. puoi fidarti!» sorrise Alphonse.
«Alphonse, io..» Al la precedette.
«Hann, non dire niente. Solo, ti voglio come amica.. e vorrei che tu ti fidassi di me come io mi fido di te: poi.. come dire? Vorrei conoscerti meglio, per capire meglio come sei, il tuo passato, qualunque esso sia e.. insomma, voglio stare con te come se fossi mia sorella: non riesco a considerare tale Jay perché assomiglia troppo a Winry, e diciamo che non considero Win come una sorella. Di conseguenza, tu mi sembri davvero una ragazza perfetta: bella, seria, altruista, simpatica.. insomma, vorrei conoscerti meglio, poi chissà.. potrei anche farti da fratello minore!» e sorrise. Hann sospirò.
«Okay, accetto. Come prima cosa..» e lo guardò «Oltre a non dire niente, e a proteggermi quando perderò la ragione, verrai con me ovunque io dica. E ancora..» riprese «..dato che nessuno sa esattamente quali sono i poteri degli Homunculus, tu verrai con me da un amico, dividendoci da Jay ed Edward. Li lasceremo da soli, andando in giro a trovare gli altri Homunculus che possono aiutarci con il nostro paese. Comprendi?»
«Ottimo.»
«Ottimo.»

Varcati i monti Briggs, la piccola comitiva formata da Jay, Edward e Wind si dirigeva a passo spedito verso la stazione più vicina, verso il treno che li avrebbe portati a Resembool, dove Ed avrebbe potuto mettere apposto il suo automail.
Arrivati al confine di Drachma e scoperto che il treno non sarebbe passato prima della mattina dopo, decisero di passare la notte in una locanda. Wind e Edward da una parte, Jay dall'altra.
Naturalmente, il Fullmetal non era certo al settimo cielo per quella suddivisione di stanze e quindi si apprestò a lasciare la camera per dirigersi verso quella dell'amica d'infanzia.
«Jay, sono io, poss...?» ma le parole gli morirono in gola. Davanti a lui, Jay si stava infilando il suo top preferito, nero e viola, con il cernierone che arrivava poco sopra il petto, lasciando così la completa visuale al biondo della schiena della ragazza: apparentemente bruciata o comunque deturpata, solo dopo una manciata di secondi riuscì a distinguere due profonde cicatrici annerite in mezzo a tutte quelle ferite, che partivano dalle scapole fino ad arrivare in fondo alla schiena.


Angolo delle autrici
UhUh... e se ne va anche l'11esimo... °_° cavolo, dire che noi a scriverla siamo alla fine! (era l'ora ù_ù ndHann) (Ma dai ç_ç ndJay) (Sento di concordare con Hann, non so perchè ù_ù ndEd) (Simpatia 2010, ma sentitelo... ndJay) (La volete finire?! ndAutrici_incacchiate) Uh... con la speranza che vi piaccia anche questo capitolo! Bacioooo!

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ~ Adverse World ***


Capitolo 12 ~ Adverse World



«MANIACO DEPRAVATOOOOOOOO!» ed unì le mani, per scacciarlo con un attacco alchemico, ma non accadde nulla.
Allo stesso tempo sbalordita e spaventata, ritentò, ma fu del tutto inutile. L'alchimia pareva essere scomparsa del tutto dal suo corpo.
«Jay?» chiese Edward, ancora più stralunato per quello strano evento.
«Dove... dove è finita la mia alchimia?» mormorò la ragazza dapprima osservandosi le mani, in cerca di una qualche spiegazione e poi prendendo un cacciavite e tracciando sul legno un cerchio alchemico. Batté le mani e le poggiò sul cerchio, ma ancora una volta, non accadde nulla.
Preoccupato dal fracasso che proveniva dalla stanza accanto alla sua, irruppe nella stanza anche Wind e, osservata la scena, che comprendeva gli sguardi spaventati dei due e il cerchio alchemico inciso nel legno, intuì che c'era qualcosa che non quadrava.
«Che cosa succede?»
«La mia... la mia alchimia è scomparsa...» mormorò nuovamente con un filo di voce vicino alle lacrime.
Wind le si avvicinò e la strinse a sé, nel tentativo di consolarla, mentre Jay non riusciva neanche a piangere. Senza l'alchimia, lei cos'era?
"Quando si diventa alchimisti, l'alchimia stessa diviene la ragione della propria vita. Riuscire ad arrivare dove altri hanno fallito, riuscire a scoprire, riuscire semplicemente. Questo è ciò che anima la vita di un alchimista e quando questa ricerca si conclude, anche la persona si spegne."
«La promessa...» singhiozzò infine, nascosta tra le braccia dell'homunculus. Rimasero qualche ora in quella posizione, mentre Edward lasciava perfino la locanda per rinfrescarsi le idee. Era dunque possibile perdere le proprie capacità alchemiche? Di una cosa era sicuro, cioè che da quando avevano incontrato Wind, tutto era andato peggiorando e anche la misteriosa scomparsa dell'alchimia sembrava essere un fatto accaduto dopo che Jay e il suddetto homunculus avevano parlato.
«Quindi Wind ha ritrovato la sua amichetta?»
Edward si voltò di scatto, trovando davanti a sè un ragazza dai lunghi capelli castani e occhi color del ghiaccio, tanto bella che sulle prime la confuse con una ninfa dei boschi. Vestiva con un semplice abito verde e, nonostante le temperature si fossero notevolmente alzate da quando avevano lasciato dietro di sé i monti Briggs, bisognava avere fegato nell'andare fuori con indumenti così leggeri.
«Felice per lui, almeno la finirà di torturarsi, cercando di ricordare.»
«Chi... chi diavolo sei, tu?» chiese Edward, osservando la ragazza un tantino stranito.
«Ma che modi, alchimista d'acciaio!» esclamò quella, scoppiando in una splendida risata cristallina. «Sono solo un'amica di Wind, tutto qui; anzi, diciamo che sono sua sorella maggiore...»
«Ho capito, sei... Earth, giusto?» la ragazza annuì, piacevolmente sorpresa. Gli si avvicinò di qualche passo in maniera tanto leggiadra che a Edward parve che stesse volando.
«Perspicace proprio come dicono di te. Immagino che Wind vi abbia accennato di me, Flame e Ice, gli homunculus dei 4 elementi.»
«Sì, a malapena accennato.» rispose, mentre Earth si sedeva su un tronco e lui la seguiva, accomodandosi vicino a lei.
Era impossibile non fidarsi degli occhi sinceri di Earth e stentava persino a credere che fosse un homunculus.
«Mi avevano detto che eri molto restio a fidarti di quelli come me.»
«Sai molte cose sul mio conto.» ribatté Edward, sperando di sviare la domanda implicita a cui lui stesso faticava a trovare una risposta.
«Le notizie volano fino ai confini di Amestris, soprattutto se si tratta di persone fuori dal comune. La gente ne parla, nel bene e nel male, e spesso si possono ricavare interessanti informazioni. Soprattutto per una come me che riesce a leggere nell'altrui pensiero.»
Il Fullmetal quasi non si strozzò a quell'ultima frase, sotto lo sguardo divertito di Earth, che rise di nuovo. Edward la guardò un pò offeso e imbarazzato dalla situazione venutasi a creare dopo quel discorso che avevano intrapreso.
«So, per esempio, che il tuo cuore batte per una persona in modo a dir poco speciale. Una tua amica d'infanzia, credo... è così?» al rossore del biondino, Earth sorrise, compiaciuta. «C'ho azzeccato. Se posso darti un consiglio, non aspettare troppo a rivelarle i tuoi sentimenti, potrebbe essere tardi.»
Ma prima che Edo potesse ribattere, Earth si alzò in piedi, dirigendosi verso la locanda dove alloggiavano lui, Wind e Jay, a passo veloce e il ragazzo fu costretto a correre, per starle dietro.
«Che succede?»
«Quella ragazza, Jay. Il suo portale si è chiuso di botto, non è vero?»
«Il suo... portale?» Earth annuì. «Ti riferisci al portale che esiste dentro di noi, quello che ci permette di prendere l'energia per attivare un cerchio alchemico?»
«Esatto. Il suo portale dev'essere in qualche modo diverso da quello degli altri. Dovresti sapere che si apre solo nel caso venga usata l'alchimia e niente può smuoverlo, vero?»
«Sì, certo.»
«Facciamo un'ipotesi: un portale che non è stabile, che si apre e si chiude a proprio piacimento da' origine ad un'alchimia latente dalle incerte conseguenze, ma questa instabilità può essere data da pochi casi soltanto.»
«Dove vuoi arrivare?» chiese Edward, nonostante in cuor suo sapesse dove Earth stesse andando a parare.
«Credo che quella ragazza non sia del tutto umana.»

Hann era in piedi davanti ad Ice, ancora da cinque minuti, e fissava Alphonse, poi per terra, poi di nuovo Ice. E poi ripeteva il giro. Finchè non si decise a sospirare: ma quello di certo non voleva dire che avrebbe cominciato una discussione. Bensì, fu Alphonse a farlo.
«Ehm.. domanda!» fece Alphonse, alzando poco la mano appena sopra il petto. Hann e Ice posarono lo sguardo sul più piccolo.
«Dì pure.» disse Ice, benevolo.
«Ehm.. esattamente, quanti Homunculus ci sono in circolazione?» Ice spalancò gli occhi, per poi ridere.
«Diciamo.. solo quattro, escludendo ovviamente Hann.» spiegò «Abbiamo tutti dei poteri legati al nome. Siamo: io, ovvero Ice, che controllo il ghiaccio; Flame, colei che custodisce in sé l’essenza del fuoco; Earth, colei che comanda la terra; ed infine Wind, che controlla l’aria. Tutti e quattro possiamo trasformarci nel nostro elemento.» e sorrise «In origine eravamo milioni su milioni, ma.. dopo l’incidente col padre di Hann, l’esercito ha cominciato lo sterminio. A quel tempo eravamo molto più simili agli esseri umani, non avevamo poteri.» spiegò ancora «Insomma, ero rimasto solo io. A qualche pazzo, però, è venuto in mente di creare un altro Homunculus nella maniera di Drachma, e siamo diventati due: io e Earth. Qualche anno dopo è stata creata Flame, e poi si è scoperta l’esistenza di Wind.» Alphonse ascoltava, ammirato, inclinando il capo di lato. Hann sbuffò.
«Ma.. quale sarebbe la maniera di Drachma? L’alchimia qui è diversa?» Ice annuì.
«Punto primo: noi Homunculus, qui a Drachma, possiamo tranquillamente utilizzare anche l’alchimia. Punto secondo: per creare un Homunculus basta dare in cambio le proprie conoscenze sull’alchimia, quelli chiamati “studi”. Poi basta ristudiarli tutti, per poter nuovamente creare un Homunculus, ma.. lo stesso stolto non commette lo stesso errore due volte.» Alphonse annuiva.
«Ma.. lo scambio equivalente?»
«Scambio equivalente? E che sarebbe..?» Hann sospirò. «Al. Qua lo scambio equivalente non esiste. Al centro esatto dei monti Briggs si erge una barriera che divide l’alchimia di Drachma da quella di Amestris: è tutto complicato. Oltre la barriera, cioè qui, l’alchimia è diversa. E’ tutto diverso, Alphonse. E’ un Adverse World, come si dice in alchimia.»
«Adverse World? Mai sentito.. anzi, mai studiato.» disse Alphonse, osservando Hann inarcando un sopracciglio.
«E’ una specie di mondo parallelo, solo che è dalla stessa parte del portale dalla quale proveniamo noi. E’ un mondo dove l’alchimia è totalmente diversa, è un’altra cosa. Insomma.. come dire? Gli Adverse World per Drachma sono Amestris, Xing, e tutti i paesi confinanti.»
«Ma.. questa barriera chi è stato a erigerla..?» Hann sorrise.
«Mio padre. Era un Alchimista.»
«Capito, ma.. anche qui gli Homunculus sono immortali?» Hann scosse la testa, mentre Ice abbassava lo sguardo.
«Abbiamo soltanto cinquanta vite a disposizione. Non di più, non di meno.» disse, sorridendo poco. «Ma Hann ha solo venticinque vite, oltre la sua, perché è un Homunculus solo per metà.»
«E tu, Hann, quante vite hai perso finora?» chiese Alphonse.
«Hm.. manco una, che io ricordi.» rispose Hann.
«E tu, Ice? Quante vite hai perso?» quello voltò lo sguardo dall’altro lato.
«..quarantanove..»




Angolo delle autrici Eeeccoci, di nuovo! Con un pazzesco ritardo (chissà per colpa di chi ù_ù ndHann) (Non è di certo colpa mia se nella vita di tutti i giorni ho a che fare con gente stupida che mi deconcentra ù_ù ndJay) Che ne pensate degli AW? E della misteriosa scomparsa dell'alchimia di Jay? (che poi, oh, gira e rigira chi ci rimette so' sempre io ù_ù) Bacio, alla prossima!

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