And finally, I love you.

di Potters_soul
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** She. ***
Capitolo 2: *** She's not that kind of girl. ***



Capitolo 1
*** She. ***


Un pugno.
Sei solo una mignotta, una lurida baldracca!
 
Un altro pugno.
Un urlo. Il rumore assordante di un qualcosa che sbatteva.
 
Un altro.
Le urla erano sempre più forti. Sia dell'uomo, che continuava a gridare all'aria offese, sia della donna, impotente, accasciata tra i singhiozzi vicino al bancone della cucina.
 
Sferrò un gancio destro, più forte che potesse.
'Meriti solo di morire, insulsa puttana!' Singhiozzi ed urla femminili non sembravano cessare.
Un rumore. Un rumore sordo, atroce, rimbombava nell'aria. Le urla della dono erano improvvisamente svanite.
Passi. Dei passi pesanti e trascinati si avviarono verso la porta.
'E' quello che meriti. Vaffanculo puttana.'
 
L'ultimo colpo.
Prese in pieno il sacco, rosso e malridotto.
Una luce fioca faceva capolino dalla finestra, impolverata e socchiusa, della soffitta.
La polvere aleggiava nell'aria, così come il rumore di una porta chiusa rieccheggiava nella mente della rossa.
'Ero così piccola, non avrei potuto fare nulla.' Era questo che continuava a ripetersi ogni qual volta quella scena riaffiorava nella sua testa.
'Se mi capitasse tra le mani ora, non mi rannicchierei vicino la porta della camera a guardare, tremando ed imponendomi di fare silenzio.', ripeteva sempre a se stessa, quasi a ricordare il suo obiettivo, diventato tale da quella sera.
 
Con un gesto secco dell'avambraccio si asciugò il sudore dalla fronte, un attimo prima di sfilasi dalle mani quei grossi guantoni neri.
Li buttò sul pavimento, staccò il sacco, ormai tutto deformato, e lo lanciò affianco ai guantoni.
D'un tratto, l'aria nella soffitta diventò troppo soffocante per lei, che decise di scendere sotto, in camera sua.
Quasi le saltò, quelle scale.
Arrivò nella sua stanza e fissò i piedi davanti allo grande specchio ad un angolo.


'Ti piace questo vestitino, Sasha?' chiedeva sua madre, coi riflessi dei raggi del sole che battevano sulla sua chioma bionda.
Era più sorridente che mai. E c'era anche nel suo viso, paffuto e roseo, un sorriso a trentadue denti.
'Oh mammina, lo amo!'. La piccola bimba stava guardando il suo riflesso nel grande specchio, al centro del muro opposto al letto, girandosi e rigirandosi dentro quel vestitino. Era davvero stupendo, lo amava con tutta se stessa. Era bianco, con riflessi azzurri, come gli occhi della madre. Era a bretelle e ricadeva a palloncino sino a sotto le ginocchia. 
Si girò con un rapido scatto, e fu in un attimo in braccio alla donna, che cadette all'indietro sul soffice lettone della figlia.
'Grazie mammina, grazie, grazie, grazie! Ti voglio un mondo di bene, anzi di più!' diceva quella voce da bambina. I loro occhi si incrociarono e la donna le schioccò un bacio sulla guancia.
 
 
Quello che adesso Sasha vedeva nello specchio non era una bimba, sui sette anni, che gioiva per il suo regalo. Bensì, era una ragazza, cresciuta forzatamente, divenuta donna precocemente. Aveva solo diciannove anni, ma sentiva sulle spalle anni ed anni di esperienze, purtroppo non tutte positive.
Indossava una canotta che sarebbe dovuta essere bianca splendente, ma che era di un biancastro opaco, una tuta grigia vecchia ed era scalza. 
Il sudore aveva reso la canotte più aderente di quanto già fosse, e i capelli erano raccolti distrattamente in una coda di cavallo, ormai rovinata, e delle ciocche rossastre e bagnate le incorniciavano il viso, così come le goccie di sudore che le scendevano lungo le guance.
Gli occhi erano accerchiati da occhiaie, chiaro segno che era da qualche notte che non dormiva. Erano esattamente 5 notti che passava quasi completamente in bianco. Se gliel'avessero chiesto, avrebbe risposto che non sapeva il perché. In effetti, non lo sapeva. Il suo sonno veniva ed andava a periodi, non poteva farci niente. Era così da ben undici anni, ormai ne aveva preso l'abitudine.
I grandi occhioni azzurri erano immancabilmente spenti, e le lunga ciglie ne facevano da contorno. La sua fronte si aggrottò a quella vista.
Le sue labbra sarebbero potute risultare anche attraenti, se non ci fosse stato quel live taglio al labbro inferiore, traccia del suo ultimo cambattimento. 
Ci passò la lingua sopra, lasciandosi scappare un sospiro, seguito da un sorriso, spuntato al solo ricordo della sua vittoria contro quel colosso tutto muscoli e cervello in disfunzione.
Le braccia snelle, forse fin troppo, cadevano lungo i fianchi, e si potevano notare ogni tanti delle macchie violacee stonare sulla sua pelle chiara. Lividi. Se c'era qualcosa di fastidioso, nei combattimenti, erano proprio i lividi. Anche dopo una vittoria, li dovevi portare sulla tua pelle, a ricordo di ciò che era avvenuto, quasi ad indurti a smettere di combattere. Ma non era quello che Sasha avrebbe fatto.
Dopo qualche minuto, accettò il fatto di aver bisogno di una doccia e, presi dei vestiti puliti, si avviò verso la porta, dando un'ultima occhiata allo specchio, che fu anche la più significativa.
I capelli alzati lasciavano in vista collo e nuca, e su quest'ultima si scorgeva, intrigante e con un lungo passato alle spalle, una cicatrice. Percorreva per un paio di centimetri la pelle da sotto i capelli a metà nuca, ed ogni volta che la vedeva, il volto di Sasha si contraeva in una smorfia.

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Appena uscita dal bagno, ancora fumante a causa dell'acqua calda, andò in cucina a prepararsi un sandwich e si rannicchiò sul divano, guardando distrattamente il programma che veniva trasmesso in quel momento in televisione. In realtà, l'attenzione della diciannovenne era rivolta all'orologio. Segnava le 10 meno un quarto. Lanciò uno sguardo fugace alla finestra, contrariata dal fatto che fosse troppo buio fuori per non poter notare in lontananza la figura alta di Josh che svoltava lungo il vialetto di casa Moore.
Si accorse del fratello solo quando sentì i suoi passi farsi sempre più vicini alla porta principale, e subito balzò in piedi per avvicinarsi.
La testa bionda del fratello fece capolino dopo qualche secondo, e i suoi occhi verdi la scrutarono dalla testa ai piedi, fino a quando le sua labbra si incresparono in un sorriso appena accennato.
'E' a casa', pensò in quel momento Josh. 'Non si è cacciata in nessun guaio, oggi ha fatto la brava.' 
La figura di Sasha, per quanto alta fosse la ragazza, risultava così piccola ed esile di fronte al ragazzo ventenne che aveva di fronte, e forse è questo uno dei motivi per cui, quando fu avvolta dalle sue braccia rassicuranti, si sentì al sicuro, protetta. Si sentì a casa. 




Buonasera a tutti!
E' la mia prima storia, quindi non penso mi conosciate. Mi chiamo Angela ed ho 14 anni.
Directioner e Sheerio.
Ho pensato di scrivere questa storia qualche pomeriggio fa, non sono del tutto sicura della mia scelta, ma spero che vi piaccia.


NON HO ASSOLUTAMENTE COPIATO IL TEMA DELLA STORIA, dato che non ne ho letta nessuna trattante argomenti come questo. Se ce ne sono, non è assolutamente mia intenzione prendere spunto o altro. Frutto della mia testa, e forse di qualche film.
Sono curiosa di sapere come trovate questo primo capitolo, quindi se magari vi passa l'idea di recensire, sappiate che siete i benvenuti! :D

Non dico nulla più, perciò vi saluto.

Hope you like it,
Your _Angel_x. 

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Capitolo 2
*** She's not that kind of girl. ***


-Cassie, non per offenderti, ma non è che mi interessi tanto..-
Gli occhi azzurri della rossa passavano in rassegna vestiti dopo vestiti, con entusiasmo pari ad uno studente di lunedì mattina.
Ma la piccola Cassie Smith, fanatica dello shopping, questo non sembrava capirlo. Per lei i vestiti erano ossigeno e fare compere almeno una volta al giorno era non obbligatorio, ma necessario alla sua sopravvivenza.
La bionda non diede alcun peso alla frase di Sasha, la ignorò totalmente. Era ormai abituata alle sue lamentele, tanto quanto lo era la rossa alla sua irrefrenabile voglia di fare acquisti ogni santo pomeriggio.
Sasha, infatti, preferiva guantoni da boxe e tute comode invece che vestitini corti e tacchi vertiginosi. Preferiva avere le labbra segnate da tagli, segni di combattimenti, che da rossetti, gloss, burrocacao o quant'altro.
Per quanto i loro gusti fossero diversi ed in contrasto fra loro, le due ragazze erano unite da un legame inseparabile. Basta pensare che, anche dopo tutte le lamentele giornaliere, la rossa era sempre con la bionda in giro per negozi. Non l'avrebbe mai lasciata sola, ed era palesemente reciproco.
-Piccola, guarda lì! Quel tubino nero, oddio, già immagino il tuo ingresso più che favoloso alla festa di sabato, con questo vestito addosso!- 
-Dio, Cas, puoi ringraziarmi quanto vuoi per essere sempre con te, ma su questo non ci contare minimamente.- esordì Sasha, portandosi dietro l'orecchio un ciuffo ribelle.
-Oh, tu verrai eccome! Ci sono tutti i nostri ex compagni di liceo, e di sicuro noi due non mancheremo!- la rimbeccò la più piccola.
-Tu non mancherai, cara, di me possono benissimo fare a meno. Non ho intenzione di rendermi ridicola con quello addosso!- ribattè, puntando un dito contro il vestito appeso poco lontano da loro, con fare accusatorio.
La bionda le si parò di fronte, alzandosi sulle punte per arrivare alla sua altezza.
-Ascoltami bene. Tu non sarai ridicola. Non lo sarai mai, né con un paio di jeans, né con un vestitino. Perché tu sei perfetta, Sasha.- 
La rossa, a queste ultime parole, voltò la testa altrove, pur di non incontrare quello sguardo insistente che era puntato contro di lei. Ma la biondina, con un gesto scattante della mano, portò il viso dell'amica di fronte al suo.
-Sei perfetta. Perfetta!- Detto questo, scese dalle punte e, presa per mano l'amica, si avviò con fare deciso verso la fila di vestiti esposti alla destra della vetrina.
-Vallo a provare!- esclamò poi, appena trovata la taglia giusta per l'amica.
Per tutta risposta, la rossa non smetteva di sbuffare, neanche dentro il camerino, e non finì nemmeno quando uscì, più splendente di una stella, avvolta in quel tubino che le metteva in risalto le forme.
La compagna la guardava soddisfatta, e la commessa le fece i complimenti. Sasha si voltò verso lentamente verso lo specchio, ma quello che vide non fu certamente di suo gradimento.
Sembrò quasi non aver nemmeno visto il vestito e la sua attenzione si rivolse alle braccia, segnate da lividi e tagli. Passò un dito tremolante sull'avambraccio destro, prima di rientare improvvisamente e bruscamente nel camerino.
Uscì vestita e con il tubino in mano, che porse all'amica.
-Non indosserò mai questa.. cosa!- disse poi, con tono leggermente alterato. 
Raccolse la borsa dal divanetto dove siedeva la compagna e uscì dal negozio, seguita da uno sguardo sconcertante della commessa e da sospiri continui di Cassie.
 
Una volta chiusa la porta alle sue spalle, cercò con lo sguardo la prima panchina libera nelle vicinanze.
C'era così tanta gente, ma si sentiva totalmente sola. E vuota. Era abituata a questa sensazione: ci conviveva da tutta la vita, ormai. Chiunque le passasse accanto, o cercasse di avvicinarsi ed interessarsi a lei, veniva totalmente ignorato, e così lei si ritrovava sola, di sua scelta. Era come chiusa in una bolla che la estraniava dal mondo esterno, nella quale rientravano solamente Josh e Cassie, che per la ragazza sembravano anche troppi. Era così che la pensava: tutte le persone a lei care sarebbero sparite, e lei sarebbe rimasta sola. Per questo non si sforzava nemmeno di intraprendere relazioni con la gente, le bastavano suo fratello e la sua migliore amica, per i quali sapeva che avrebbe lottato giorno dopo giorno, pur di tenerli stretti a sé. 
Tra tutta quella gente sembrava quasi soffocare, non le bastava l'aria; così decise di raggiungere il parco più vicino e sedersi lì, per essere libera da quegli sguardi estranei. 
Mandò un breve messaggio all'amica informandola su dove si trovava e spense il telefono, riponendolo nella tasca. Si stese sulla panchina, con il viso rivolto al sole, che le illuminava la pelle bianca come neve.
Per un momento sembrò avere la mente totalmente vuota, nei suoi pensieri rimbombava solamente il cinguettio degli uccelli e le urla gioise dei bambini, che si stavano divertendo. Le si dipinse un sorriso, pensando alla loro felicità, ma subitò scomparve, pensando alla sua di felicità, stroncata quand'era fin troppo piccola per capirci qualcosa.
Scosse violentemente la testa, sospirando. No, quella volta non avrebbe permesso ai ricordi di rovinarle la giornata.
 
-Ti ho preso un frappé, prendi.-
La voce di Cassie la distolse dal suo moment di relax, e subito si mise seduta per afferrare il bicchiere e fare spazio all'amica.
Non dissero nulla su quanto accaduto nel negozio. Ormai, questi avvenimenti erano all'ordine del giorno.
Cassie pensò che non sarebbe mai riuscita a capirla: nonostante la sua amica odiasse i segni sulla sua pelle,che le impedivano di infossare certi tipi di vestiti in presenza altrui, non sembrava mostrare cenni di rinuncia verso il suo passatempo, nonché sorta di lavoro. Il combattimento. Sasha combatteva per guadagnare soldi e soddisfazione, e la bionda era anche a conoscienza del motivo. Vendetta personale, le aveva detto un giorno la rossa. Sapeva a cosa si riferisse e non le chiese più nulla a riguardo. Personalmente Cassie non condivideva tale scelta e non ne capiva a fondo il bisogno, ma questo perché non aveva avuto un passato come quello della sua amica. Grazie all'amore fraterno che le legava, non avrebbe mai vietato all'amica di raggiungere i suoi scopi, non la avrebbe mai ostacolata ma neanche spronata. Si limitava a sostenere le sue scelte, e l'avrebbe sempre fatto. Era a conoscienza dei pensieri più profondi della compagna, così come lei era a conoscenza dei pensieri della biondina. L'unica cosa su cui non l'appoggiava era quel suo ostinato pensiero di non essere abbastanza. Abbastanza carina, abbastanza simpatica, abbastanza dolce, abbastanza apprezzata. Non che Sasha si sforzasse per esserlo, ovviamente. Non voleva essere notata da nessuno, stava sempre sulle sue, ma quando si trattava di feste, era del tutto irremovibile. La bionda le aveva ripetuto più volte di non dar peso alle idee altrui, alle loro supposizioni circa quei segni sul suo corpo. Giravano vovi orribili, si diceva che venisse picchiata dal padre e dal fratello, o che si tagliava. Tutte fesserie. Sarebbe anzi dovuta andarne fiera, perché ognuno di quei tagli portava con sé il ricordo di una vittoria, morale e fisica. Ma non sarebbero dovuti essere dei blocchi che la separavano dalla vita sociale, avrebbe dovuto non darci tanto peso quanto gliene dava normalmente.
E poi, un abito sexy indossato da una ragazza battagliera, risultava molto intrigante.
 
 
 
 
Una volta finiti i frappé, Cassie li buttò in un cestino, seguita dalla rossa. 
Si avviarono silenziosamente al parcheggio dove si trovava la moto della più grande e salirono. In un batter d'occhio arrivarono a casa Smith e la bionda scese. 
-Vuoi entrare?- chiese sorridendo.
-No grazie, devo tornare a casa. Sai bene che ho da fare.-
-Giusto, domani hai l'incontro. Ti verrò a vedere, a domani Piccola.- disse mandandole un bacio volante.
-A domani, Cas.- 
La rossa rimase davanti al vialetto di casa Smith guardando l'amica armeggiare con la serratura, ormai troppo vecchia.
Quando finalmente la porta si aprì, Sasha parlò.
-Sai, forse potrei anche ripensarci.. Domani ne riparliamo. Ciao, Cas!- 
Detto questo, diede gas alla moto e si dileguò in fondo al vialetto, senza aspettare la risposta dell'amica.


Buonasera pipol! 
Ed eccomi ancora, purtroppo per voi, qui! 
In questi due capitoli ho deciso di presentare la protagonista Sasha, l'amica Cassie e il fratello Josh.
Dal prossimo capitolo inizierà la vera storia, spero vi piaccia! :S
Non ho nient'altro da dire, perciò vi lascio. Ci sentiamo alla prossima!


Hope you like it,
Your _Angel_x

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