can you just stay here,next to me,forever?

di harrysdeepvoice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** .Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. i'm leaving. ***



Capitolo 1
*** .Prologo ***


-          Prologo.  -


“Si tiene dall’altro lato Ellie, da’ qua, faccio io.’’
‘’Ti prego, fammi provare!’’.

Sorrise e acconsentì, porgendomi la fotocamera e facendo attenzione a non farla scivolare dalle mani. Con un abile movimento mi fece indossare il laccetto di sicurezza, il quale avrebbe evitato cadute all’aggeggio, sbadata com’ero.
‘’Cosa hai intenzione di fotografare?’’-chiese poi, incuriosito dal mio armeggiare in maniera sospetta; mi spostai in avanti e sorrisi immaginando la scena.
“Tu piazzati lì, davanti all’albero.’’- mi guardò sospettoso, ma non obbiettò.
“Che devo fare?”- chiese, infilando entrambe le mani nelle tasche. Mi limitai guardarlo, così era perfetto. Un raggio di quel forte sole di luglio gli illuminava il volto e gli faceva brillare gli occhi.
Credo di non aver mai visto in vita mia nulla di più fantastico e artistico.
“Resta così come stai ora.”- dissi, decisa.
“Stai scherzando? Così?”- chiese, quasi incredulo e assunse un’espressione divertente.
“Si, solo…sorridi.”- stavolta eseguì semplicemente ciò che gli avevo chiesto ed io, contenta della mia idea, scattai la fotografia. Dopodiché, corse a sedersi di fianco a me per guardarla.
“E’ davvero bella!” – esclamai, porgendogli la fotocamera. – “Sono fiera di me.”
“Si, hai avuto una bella idea. Peccato che in quella foto manchi qualcosa.” –
per me era perfetta, sembrava non mancasse davvero nulla, anche perché bisogna ammettere che quel posto era un paradiso e dunque lo sfondo era perfetto. Era tutto splendido, cosa mancava?
“Davvero? Cosa?”- mi scostò delicatamente una ciocca di capelli dal volto, per poi guardarmi dritto negli occhi. Fece per aprire la bocca per parlare, ma fu preceduto da altre voci.
“Ragazzi, vi aspettiamo in spiaggia!”- ci alzammo velocemente.
“Si Grace, stiamo arrivando. “




Author's corner.
Okay,questo era solo il prologo.
Nulla da dire,spero vi sia piaciuto!

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Capitolo 2
*** 1. i'm leaving. ***


Fui svegliata da un rumore fastidioso, ma realizzai soltanto pochi minuti dopo.
Mi chiesi spontaneamente dell’identità del genio che mi aveva riattivato la sveglia, ma dopo un po’ di tempo speso stesa nel letto a sbraitare, realizzai che mio fratello non c’era. I miei avevano divorziato recentemente e dunque io ero rimasta in Florida con mia madre, mentre mio fratello si era trasferito in una piccola cittadina vicino Londra con mio padre. Ammetterlo era arduo, ma mi mancava da morire. Non vederlo appena sveglio camminare scompostamente per casa, non sentire la sua contagiosissima risata, non sentirlo urlare quando l’Inghilterra giocava e specialmente non abbracciarlo o litigarci per l’ultimo cono gelato rimasto. Da quando lui e papà se n’erano andati, in casa c’era sempre un silenzio tale da farmi credere di essere completamente sola sperduta chissà dove.
Appena giudicai di essere completamente sveglia e di aver finalmente trovato la forza per mettere i piedi giù dal letto, cercai le mie ciabatte, ma puntualmente non erano sul tappeto: mi abbassai per cercarle, dovevano sicuramente essere finite sotto il mio letto.
“Mamma, per quale assurdo motivo? Sono appena le otto, è sabato e la scuola è terminata proprio ieri!” – urlai senza uscire dalla mia camera sperando che mi sentisse, anche se probabilmente il mio tentativo era stato vano dati i rumori degli elettrodomestici e la mia voce completamente impastata dal sonno.
Fortuna che la scuola era terminata.
Quell’anno fu un completo disastro per me, perché da quando mio fratello se n’era andato avevo completamente perso la mia “protezione.” Si, lui lo era. Difatti, data la sua assenza, la classe sociale più elevata del mio liceo aveva deciso di prendermi di mira, dunque avevo passato l’intero anno scolastico svolgendo compiti per quasi tutta la squadra di football e temere di essere picchiata se avessi commesso un solo insignificante errore.
E capitò parecchie volte, tanto che mi ridussi ad andare in giro cercando di non essere vista da nessuno.
Il fischiettare di mia madre mi fece tornare alla realtà, ma delle mie povere ciabatte nessuna traccia, così mi rassegnai e scesi scalza al piano di sotto.
“Buongiorno Ellie!” – la sua voce così allegra e pimpante di mattina presto ( in particolare quando morivo di sonno ) mi infastidiva davvero tanto, mi chiedevo sempre come potesse avere tutta quell’energia e quella forza da esternare appena sveglia. Mentre attendeva che io rispondessi –in quel determinato momento della giornata ero davvero lenta a formulare risposte – girava e rigirava un pancake in padella, poi ci mise del caramello. No, quello non era per me, io detesto il caramello. D’un tratto il mio sguardo cadde su una busta stropicciata.
“Cos’è questa?”- le chiesi, ancora stralunata, aprendo la busta e prendendo fra le mani un foglio fresco di stampa.
“Leggi invece di chiedere. Cosa vuoi sul tuo pancake?” –sedetti al mio solito posto ed iniziai a dare un’occhiata a quel documento: in cima a quest’ultimo c’era una scritta con la marca di una compagnia aerea. Spostai velocemente lo sguardo su una frase in grassetto situata al centro del foglio.
-Volo per una persona, domenica 30 giugno , partenza ore 12:30, destinazione Londra. -
"Mamma, dimmi che non è uno scherzo."– sorrise, poi rovesciò il pancake imbottito di cioccolato nel mio piatto.
“E’ la realtà tesoro. Io devo partire per lavoro e starò via per molto tempo, difatti non posso assicurarti di essere di ritorno per la fine dell’estate. Ho pensato dunque che avrebbe potuto renderti felice trascorrere del tempo con tuo padre e tuo fratello. Da quant’è che non li vedi?” –Balzai in piedi rovesciando il bicchiere di latte che avevo appena poggiato sul tavolo, facendola scoppiare in una fragorosa risata.
Corsi ad abbracciarla e la ringraziai un miliardo di volte, non avrebbe mai potuto farmi regalo più bello di questo, anche se ero cosciente del fatto che presto me ne sarei pentita, vedere mio fratello aveva i suoi pro e contro. Stavo per correre di sopra, quando mia madre tornò seria e utilizzò quel famoso tono che non ammette repliche.
“Inizia a sistemare le tue cose, parti domani. Spero tu ti sia resa conto che oggi è ventinove e dunque domani trenta.’’–Annuii silenziosamente, poi un dubbio si fece largo nella mia mente.
“Partirò esattamente fra due ore, fra una devo necessariamente trovarmi in aeroporto. Perciò ti ho svegliata così “presto”. Comunque sia, tuo padre è a conoscenza del tuo arrivo, tuo fratello no.’’-
Non era la prima volta che rispondeva come se avesse letto nella mia mente.
Corsi immediatamente al piano di sopra e mi vestii di fretta: facendo dei brevi calcoli avrei avuto giusto il tempo per sistemare tutte le mie cose, preparare le valigie e tutto l’occorrente. Non avevo idea di quanto tempo sarei stata via, dunque pensai che sarebbe stato meglio essere pronti ad ogni evenienza.
In un tempo che sembrò passare davvero molto velocemente, sentii mia madre chiamarmi, era giunta l’ora della sua partenza. Avrei sentito parecchio la sua mancanza, ma ero troppo euforica per pensarci, l’unica cosa che occupava completamente la mia mente era l’imminente ‘’ nuova vita’’ che mi aspettava.
Persa nei miei pensieri mi misi alla ricerca della valigia, ma non la trovai subito; ovviamente era dove io non avrei mai guardato, sotto il letto di mia madre.  A volte sorgeva spontaneo chiedersi cosa avesse in testa quella donna, spostarla in salotto sotto la mia vista non sarebbe stato più semplice?
Dopo averla finalmente trovata e aperta sul letto, spalancai le ante del mio armadio e presi tutto ciò che c’era dentro per poi tentare l’ardua impresa di far entrare tutto nel bagaglio. Fra peripezie e dilemmi su cosa portare e cosa no, il pomeriggio trascorse: più si avvicinava il giorno seguente, più io diventavo nervosa e agitata, in senso negativo però.
Mi passò completamente la voglia di mangiare ed il mio stomaco si serrò, cominciai a sentirmi affogata dalle mie preoccupazione e dalle mie domande.
E se non mi fossi trovata bene? E se mia madre non avesse fatto in tempo a tornare e avrei dovuto cominciare la scuola lì? Avrei dovuto adattarmi ad un nuovo clima, nuove persone, nuove egemonie. Sarei stata la ragazza nuova e per un po’ mi sarebbero state rivolte attenzioni che a mio avviso sarebbero risultate alquanto sgradevoli…ma, d’altronde, anche se mi fossi trovata male non sarebbe durato molto, ero all’ultimo anno.
Riuscii ad addormentarmi consolata dal pensiero della protezione di mio fratello.
Se ci fosse stato lui al mio fianco non avrei avuto problemi.

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