Il diario di un'autolesionista

di _itsgreta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il diario di un'autolesionista Introduzione ***
Capitolo 2: *** Il diario di un'autolesionista- secondo capitolo ***



Capitolo 1
*** Il diario di un'autolesionista Introduzione ***



Il diario di un'autolesionista.- Introduzione:

Il mio nome è Desiree, chiamata Desi... Sono nata e ho vissuto in Italia con i miei genitori fino all'età di 20-21 anni. Ora non sono più in Italia, ma in Inghilterra, a Londra, uno dei posti più belli del mondo, o almeno per me. Non sono brava con le parole quindi mi spiegherò con poco: Mi sono laureata all'accademia militare perchè, dopo la laurea, avrei avuto uno stipendio fisso per tutta la vita. Infatti ogni mese ricevo dei soldi, ma non vivo solo con quei soldi... Ho fatto la scelta di laurearmi proprio li perchè il mio sogno era quello di trasferirmi a Londra e aprire un centro per animali, infatti sono anche Veterinaria e ho un Ambulatorio enorme con un grande giardino, dove curo e regalo gli animali che trovo in strada abbandonati. 
Chi è il ragazzo in foto? Bhe, lui è il ragazzo di cui sono innamorata da tempo. E' diverso dagli altri... è il tipico ragazzo semplice, che non sene frega del parere degli altri, che va sempre in giro con quella Nicon. E' proprio grazie a quella Nicon che mi sono innamorata di lui. 
Sono sempre stata appassionata di fotografia, e ho sempre desiderato una Nicon. Non che non mela potessi permettere.. il motivo è che preferisco spendere i soldi per il mio lavoro, per il cibo e i vestiti più che per i miei "vizzi". 
Ha 3 anni in più a me, mi sono sempre innamorata di quelli più grande. Un giorno è venuto a portare il suo gatto qui in ambulatorio ed io mene sono innamorata. Viene spesso qui, sia per il gatto, sia perchè comunque siamo amici... ma il problema è che io voglio essere più che una semplice amica per lui.
AUTOLESIONISTA, perchè? Perchè il mondo fa schifo. Sono un'autolesionista da quando avevo 12 anni e non sono riuscita a smettere, ormai è un vizio che ormai ho paura di non riuscire più a togliermi. Le motivazioni? Ho un pessimo rapporto con i miei... come credo avete capito loro sono in Italia, io sono scappata perchè loro non volevano farmi realizzare il mio sogno. L'ultima volta che li ho sentiti è stata circa 1 anno fa, quando mio padre mi scrisse una e-mail: " Come va il lavoro? Hai i soldi per vivere?". Io non volevo nemmeno rispondergli per il semplice motivo che mi ha fatto schifo i fatto che non mi abbia chiesto nemmeno come stavo, ma non lo volevo nemmeno far preoccupare.. allora gli risposi: "Papà, non preoccuparti, sto bene, non sono mai caduta". Forse non sapevo nemmeno io cosa gli avevo risposto in precisione, ma ero in preda alla rabbia. 
Non ho mai accettato il mio corpo, c'è sempre stata quella minima imperfezione che mi faceva stare male. Ora sono magra, perfetta, ma ovviamente non può mancare il difetto.. che soffrendo un po' di Scoriosi non sono proprio un "modella". Il mio viso? Bhe... mi piacciono solo gli occhi di me, li adoro, e poi mi piace anche un po' il mio sorriso.
Ho dei segni permanenti sul corpo per colpa di questo mio millesimo "difetto", spero solo di riuscire a smettere, prima che sia troppo tardi.
Sono talmente stupida che non arrivo al fatto che autolesionandomi su tutto il corpo non sarò mi perfetta.
- IL DIARIO DI UN'AUTOLESIONISTA - PRIMO CAPITOLO: La mia sbadatagine non ha fine, non ho detto nemmeno il nome di quel ragazzo. Lui si chiama Liam. Nei giorni scorsi ho scoperto che oggi c’era un concorso per esperte di animali, e si vinceva di essere un’ aiutante di una veterinaria. So che non ha senso per me giusto che sono veterinaria… ma partecipa anche Liam ! Non potevo non vederlo quando ne ho la possibilità. Questa specie di concorso è stato organizzato da una donna che io stimo tantissimo, una donna che si ucciderebbe al posto di far uccidere un’animale. E io conosco questa donna. Questa donna l’ho incontrato un giorno nel bar affianco il mio ambulatorio, sto parlando di un tempo quando mi ero appena trasferito ed ero in cerca di Ambulatorio e casa. Beh, quella donna mi ha prestato dei soldi pur di far realizzare il mio sogno, ma anche per essere aiutata sulla protezione e sulla cura degli animali. Senza di lei non sarei qui. Il concorso iniziava alle 16.35 e io, ovviamente, ero in ritardo. Mi dovevo ancora truccare e dovevo ancora scegliere cosa mettere, un grande dilemma per me avendo un guardaroba immenso. Alle 15.50 ero pronta, miracolo. Era ormai da due giorni che non mi tagliavo, anche se ne sentivo un enorme bisogno, ma avevo altro da fare, del tipo fare il mio lavoro. Preferivo cammina più tosto che andare con la moto, ma quel giorno era la giornata perfetta per fare un giro a tutta velocità con il mio “mostro”, o almeno così lo chiamo io. C’era un sole che splendeva su tutta Londra e i suoi raggio brillavano sull’orologio del Big-Ben. Dopo essere sfrecciata a massima velocità sulle strade deserte (stranamente) di quella meravigliosa città andai a parcheggiare la moto in un parcheggio privato, tenevo tanto a quella moto. Ormai ero dentro e con soli 5 minuti di ritardo, altro miracolo. Lui era proprio li, con una sedia vuota come se stesse aspettando me. Mi sedetti silenziosamente e lui si accorse della mia presenza pochi minuti dopo, ma io non gli dissi niente, volevo sentire la sua voce rimbombare per prima nelle mie orecchie. “eemmm, ciao, Desi.” La sua voce era il sesso in persona. “ciao Liam, è da un po’ che non ci si vede, questo dimostra che finalmente il gatto sta bene.” Volevo essere fredda, erano due settimane che non mi faceva nemmeno una telefonata, o si presentava in Clinica. “scusa, hai ragione, ho afferrato il concetto, non mi sono più fatto vivo. Ma ho avuto i miei problemi..” mi disse lui balbettando leggermente. “ beh, credo che una telefonata non si tanto dura da fare.” Dissi io freddamente. “hai ragione, perdonami.” Disse lui chinando la testa. “tranquillo, è tutto ok.” Dissi io sorridendo. Ogni volta che io sorridevo il suo viso si illuminava, era qualcosa di meraviglioso, forse provava qualcosa per me… Alla fine del test passarono a prendere il foglio e lui mi chiese come era andato e io gli feci una faccia del tipo “mi prendi per il culo?” e ci mettemmo a ridere. “ecco che dice il vincitore..” mi disse lui. X: “e il vincitore èèèè….: Desiree Ferru.” Io mi alzai sorridente e scesi quella marea di scale per poi salirne un paio per salire sul palco. X: “bene, ora scegli tra i veterinari di Londra da chi vuoi fare l’assistente” Io: “hahahha, ma io sono veterinaria.” e sorrisi. X: “hahahahha, bene. Rimani pure sul palco che adesso vedo chi è il secondo classificato che automaticamente diventerà il vincitore” Io: “certo.” Ero super imbarazzata, non ero abituata a trovarmi difronte 350 persone, anche dipiù. X: “ ecco, il secondo classificato, cioè il vincitore èèèè…: Liam Payn.” L-L-LIAM?! STIAMO SCHERZANDO? HAHAHAHA. Max scese le scale e si precipitò sul palco prendendo in mano il premio. X: “allora Liam, da chi vuoi andare a fare l’assistente?” Max: “ovviamente da lei” *mi indicò.* Sorrisi come una non so che, e lui mi fece l’occhiolino. Mi stavo sciogliendo. Alla fine del concorso lo invitai a cenare da me e lui accettò immediatamente. Ero pronta, puntualmente questa volta. *dliiiiin* “eccolo” pensa. Aprì la porta e mi trovai un corpo da uomo con al posto della faccia una marea di fiori, dopo capì che era Liam. “non ti dovevi disturbare tanto” dissi io imbarazzata. “ma infatti non mi sono affatto disturbato” mi rispose lui sorridente. Essendo imbranata in cucina ordinai una pizza margherita formato famiglia e cela mangiammo tutta. Finimmo verso le 10.00 ed eravamo sazi. Quella sera era la sera giusta per far cambiare qualcosa, lo sentivo dentro. Infatti…: Liam mi guardava mentre io stavo preparando il caffè in cucina, mi fissava il culo, e quando mene accorgevo lo sgridavo. Non mi diede nemmeno il tempo di mettere il caffè sul fuoco che mi trovai le sue mani sui miei fianchi e le sue labbra sul mio collo *brividi*, mi iniziò a baciare appassionatamente e mi spinse fino alla camera da letto, era tutto perfetto. Mi spinse sul letto e senza staccare le sue labbra dalle mie cercò di togliermi la camicia. Ormai aveva quasi fatto, quando, per fortuna, mi ricordai dei tagli e lo bloccai: “no, fermati!” dissi io spingendolo. “cosa c’è? Non vuoi?” “non è che non voglio te, ma non voglio che tu veda una cosa..” “le tue parti intime..?” “smettila coglione! Hahhahaha” dissi io ridendo. “e allora? Quale è il problema..?” Non sapevo se digli tutto o no. “okey, telo dico.” Dissi io incerta. “okey, dimmi.” Mi rispose lui sedendosi sul letto capendo che era una cosa seria. Volevo diglielo tutto di un fiato: “SONO UN’AUTOLESIONISTA E NON VOGLIO CHE TU VEDA I MIEI TAGLI.” Rimase scioccato. Continuava a fissare il pavimento mentre io piangevo silenziosamente…

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Capitolo 2
*** Il diario di un'autolesionista- secondo capitolo ***


Il diario di un'autolesionista- Secondo capitolo: Le mie lacrime sbattevano sul pavimento come pezzi di ghiaccio e Liam iniziò a fissarmi mentre io mi disperavo come una bambina desiderosa di un giocattolo. Lui continuava a stentare a credere che io mi facevo del male, che io soffrivo... che non ero chi lui immaginava e vedeva. "non mi importa" disse lui guardando le miei lacrime sul pavimento. "IN CHE SENSO NON TI IMPORTA! NEMMENO A TE IMPORTA DI ME?!" dissi io nelle urla immerse nelle lacrime. "non intendevo dire quello che tu hai capito. Intendevo dirti che anche se tu vuoi nasconderti sotto una maglia io non telo permetterò, perchè non so quello che ti fai, non so fino a dove arrivi... non niente sulla sofferenza che provi, ma lo voglio scoprire." Continuavo a non capire bene cosa intendeva... "non ti capisco, spiegati cazzo." "TI VOGLIO SCOPARE COMUNQUE ANCHE CON LE TUE IMPERFEZIONI PERCHE' IO TI AMO!". Lo disse urlando che secondo me lo hanno sentito fino il Tamigi, e io abitavo in un punto dove vedevo la punta del Bing-Ben. "non ti posso permettere di vedere quei taglia." "non vuoi mostrarti a me? perchè? non mi amavi?" a quelle parole spalancai gli occhi e guardai il muro della mia camera, un muro bianco con i puà neri, quel muro che rappresentava perfettamente cosa provavo dentro. "allora? vuoi che vada via?" mi disse lui dandomi dei baci sul collo, per farmi cadere in tentazione, e io continuavo a ripetere dentro me 'evita, non cadere in tentazione, evita' ma porca puttana, era impossibile. Mi lasciai cadere sul letto col suo corpo sul mio e le sue labbra che continuavano a baciarmi e le sue mani cercavano di togliermi gli abiti. E ci riuscì. Sentii penetrare lui in me come non mai, era la mia prima volta, e lo stavo facendo con la persona che amavo. Credevo che lui ero una di quelle persone calme, soft, normali; e invece no, iniziammo a fare sesso sfrenato che durò fino alla mattina successiva, dormendo solo per due ore. Mi sentivo bene. Ora lui sapeva tutto di me e non avevo nulla da nascondergli e poi, quando mi spogliò, evitò completamente i tagli pensando solo all'amore che provava per me. Per la prima volta mi sentivo bene. Non più con la coscienza sporca. Come da concorso lui doveva lavorare da me per una settimana, e la mattina successiva a quella notte da sogno era il primo giorno di quella settimana, ero eccitata. Quando ci svegliammo eravamo abbracciati, ancora nudi. Mi svegliai per prima io perchè ero abituata ad alzarmi presto per il lavoro e lo svegliai. Ci preparammo e scendemmo il ambulatorio. Ero piena di lavaggi e visite quel giorno, proprio quando ero stanca morta. Nella pausa pranzo andammo a mangiare un panino a casa e mi arrivò un messaggio di mio padre sul cellulare. Io non lo volevo leggere, allora diedi il cellulare a Liam per farli leggere a lui. Quando lesse quelle, sicuramente, pochissime righe rimase con gli occhi spalancati e mi chiese che rapporto avevamo tra noi. Gli raccontai tutto, nei minimi dettagli, ma decisi comunque di non sapere il contenuto di quel messaggio. Avevo talmente tanta confusione in testa: Avevo la persona che amavo lì, difronte a me, e quella notte ci ero stata anche a letto, avevo il mio lavoro, quello dei miei sogni, abitavo a Londra, avevo una casa grande, un guardaroba immenso pieno di vestiti e scarpe che io avevo sempre sognato... AVEVO TUTTO, o quasi. Mi mancavano i miei genitori, nonostante tutto lo schifo, i miei cugini con cui avevo passato l'infanzia, i miei zii, i miei nonni, la mia vecchia casa... poi avevo una curiosità immensa di tutto quello che accadeva a loro lì, in Italia, un posto lontano da dove ero io, ma dove ero cresciuta. Ora penserete: "chiamali, vedi come stanno..." Beh, non posso. Mi odiano anche loro, uno ad uno, solo perchè avevo realizzato il mio sogno e vivevo dove volevo sempre vivere... CHE SCHIFO. Un film? No, la mia vita. _____ se mi cercate: @niallerpenis

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