Niff Week - only 209 words

di EliCF
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1 - I love your lies because I'm lying too ***
Capitolo 2: *** Day 2 - Here even the last day ***
Capitolo 3: *** Day 3 - How to believe in love ***
Capitolo 4: *** Day 4 - A very sweet meeting ***
Capitolo 5: *** Day 5 - This... stuff ***
Capitolo 6: *** Day 6 - Our first anniversary ***



Capitolo 1
*** Day 1 - I love your lies because I'm lying too ***


Niff week 
(11-17/19 marzo)

 

Niff friendship (prima del primo bacio) e pioggia.


Day 1 – Pioggia.                                              

I love your lies because I’m lying too

 

Dove diavolo è l’asciugacapelli quando serve?

Jeff rovistava nei cassetti del bagno e cercava di scaldarsi improvvisando una corsetta sul posto.
Era stata una giornata lunga e quando Jeff era tornato in camera e aveva salutato Thad con un semplice gesto della mano, aveva come unico desiderio quello di togliersi la divisa e filare a letto.
Purtroppo il suo compagno di stanza sembrava essere (come al solito) iperattivo a causa di quei cinque o sei caffè che beveva subito dopo cena e non aveva alcuna intenzione di mettersi a dormire.

“Leggi un libro,” gli aveva consigliato Jeff prima di chiudersi in bagno per cambiarsi.
Thad aveva mormorato un “Ci proverò” poco convinto e poi aveva iniziato a saltare sul letto per scaricare un po’ di energie. Tra un volo e l’altro, su uno degli scaffali alti intravide qualcosa che poteva decisamente fare per lui.
Jeff raccontava ai suoi compagni di come a Thad piacesse inventarsi nuovi sport come lo sfondamento della porta del bagno, lo stretching a testa in giù e molti altri, ma qualcuno avrebbe dovuto dirgli che la versione primordiale del lancio del disco era praticata già dai greci antichi prima che iniziasse a lanciare i cd e i libri di Jeff per tutta la stanza.
Quando uscì dal bagno, il ragazzo per poco non si beccò la versione tascabile di “Orgoglio e Pregiudizio” dritta in fronte. “Thad!Sei impazzito?”
Decine e decine di libri e cd giacevano sul pavimento,  la maggior parte miracolosamente intatta.
“Ti avevo detto di leggere un libro – uno dei tuoi, per inciso – non di lanciarli come se fossero confetti su una coppia di sposi!”
Thad rideva del suo disappunto e continuava a saltare sul letto e a lanciare oggetti, fino a che il libro di anatomia di Jeff non volò direttamente fuori dalla finestra spalancata.

Dopo un “ops” strozzato, Thad volò in bagno e chiuse la porta a chiave per evitare la furia omicida del compagno di stanza. “Thad Harwood, spera che la tazza del cesso sia abbastanza comoda perché non ti conviene uscire da lì dentro almeno fino a domattina!”
Prima di chiudersi la porta alle spalle aggiunse: “E quando torno voglio trovare tutto in ordine. Cretino.”
 

*


Si era tolto il blazer e solo una volta nel cortile della Dalton si accorse di quanto facesse freddo. Battendo i denti si ripromise di scaricare nel water tutte le scorte di caffè di Thad e si mise alla ricerca del libro di anatomia. Trovarlo non fu difficile: era quasi in corrispondenza della loro camera (Jeff poteva giurare di riuscire ad intravedere qualcuno che si muoveva frettolosamente al suo interno), impigliato su uno dei rami di un pino secolare o qualche albero del genere piantato lì sotto.
Non era un ramo alto, ma era comunque troppo alto. Un bravo scalatore ce l’avrebbe fatta senza problemi, ma purtroppo la cosa più vicina allo scalare un albero che Jeff avesse mai fatto era spolverare le mensole.

“Ti serve una mano?”
Nel sentire quella voce quasi gli si strinse il cuore.

“Nick? Che ci fai qui fuori con questo freddo?”

“Ti aiuto a recuperare il libro, che domande!” e con un salto si aggrappò al tronco dell’albero e Jeff non seppe come fece a tornare pochi istanti dopo sventolandogli il tomo a poche spanne dal naso perché aveva prestato troppa attenzione al modo in cui i suoi bicipiti si gonfiavano, tralasciando tutto il resto.

“Non sapevo tenessi così tanto al tuo libro di anatomia,” fece Nick sorridendo. “Avresti potuto lasciarlo lì e chiedermi di prestartelo, come fai tutte le settimane con quello di letteratura. Voglio dire, ormai l’ho capito che è solo una scusa per-”

“Oh, non dire sciocchezze!” tagliò corto Jeff arrossendo e strappandogli di mano il librone. “Non è una scusa. E se non ti va di prestarmelo basta dirlo…”

Nick rise e gli assicurò che era tutto a posto strizzandogli un occhio. “Puoi chiedermi tutti i libri che vuoi”.
Jeff stringeva il libro al petto, un po’ accartocciato su se stesso a causa del freddo, e Nick ancora aveva la mano tesa nel gesto di porgerglielo. Rimasero a guardarsi per un attimo o forse un’ora o un giorno intero. Se il sole fosse sorto in quel momento, probabilmente nessuno dei due ci avrebbe fatto caso.

“Sta piovendo,” soffiò Nick, “che ne dici di continuare la conversazione dentro?”

Conversazione? fu tutto quello che riuscì a pensare Jeff prima che il compagno lo superasse, correndo verso il portone della scuola. Ma non stavamo parlando! e poi iniziò a correre, l’acquazzone improvviso che si riversava addosso ad entrambi.

Il cortile della Dalton era dannatamente ampio così, vista la portata del temporale, i due ragazzi si ripararono sotto un cornicione.
“Non sapevo sapessi scalare gli alberi,” fece Jeff senza guardarlo. Nick si aspettava aggiungesse qualcosa, ma subito dopo lo vide mordersi distrattamente un labbro.

“Oh, sai, club di pilates. Ogni tanto torna utile.” Sorrise. “E io non sapevo che ti dilettassi lanciando i libri di testo dalla finestra. Hai fatto lo stesso con quello di letteratura?”

“Ancora con questa storia, Nick?! Ti ho detto che i miei hanno comprato l’edizione sbagliata e quella giusta mi arriverà la settimana prossima, così sarai libero di tenere quel dannato libro tutto per-“

La pioggia continuava a scrosciare a pochi metri da loro, stretti tra il muro e l’acquazzone, iniziando a far profumare tutto di umido. Entrambi gocciolavano, i capelli e i vestiti zuppi d’acqua, e persino la copertina del libro che Jeff aveva tentato di riparare sotto la camicia sembrava essersi un po’ sbiadita.

“Sei molto più carino quando stai zitto, sai?” Nick aveva premuto una mano sulla bocca di Jeff e ora gli faceva qualcosa di molto simile ad un complimento. Lo fece arrossire comunque. Provò a rispondergli, ma ne uscì solo un lamento soffocato che fece ridacchiare entrambi.

“Okay, adesso ti libero. Ma promettimi di stare zitto, per favore.” Jeff annuì e l’amico allontanò cautamente la mano, come se avesse paura che ricominciasse. Al contrario, Jeff gli rivolse un sorriso dolce e si strinse con più forza le braccia attorno al corpo.
Tanto bastò per far sì che Nick si sfilasse il blazer e glielo porgesse. “Mettilo, stai morendo di freddo”.

“Molto gentile da parte tua,” lo canzonò Jeff, quasi infastidito per davvero, “ma è zuppo”.
Nick soffiò un impercettibile oh e poi lo scrollò e strizzò ai lati, liberando la stoffa dalla maggior parte dell’acqua. Jeff lo vide porgerglielo nuovamente e nonostante non fosse molto più asciutto di prima, capì che non lo stava prendendo in giro.

Davvero? avrebbe voluto chiedergli. Conosceva quel gesto, lo aveva visto fare in qualche film e in genere è quello che fa un uomo innamorato: un po’ si scopre, accetta di buon grado l’acquazzone pur di riparare la persona che ama. Faceva scivolare lo sguardo dal viso di Nick al suo braccio teso (soffermandosi sempre sui bicipiti) con la bocca semiaperta e gli occhi quasi spalancati mentre ripercorreva con la memoria la scena di almeno una quindicina di film romantici che aveva guardato immaginando che loro due ne fossero protagonisti.
E ora Nick gli stava tendendo il suo blazer umido e gocciolante con lo sguardo di chi si scusa perché probabilmente non sarebbe stato abbastanza.

“Grazie” mormorò imbarazzato, poi afferrò la giacca e se la poggiò sulle spalle.

“Co- Cosa ci facevi fuori a quest’ora?” tentò di ricominciare un discorso balbettando un po’ per il freddo e un po’ per l’imbarazzo.

“Te l’ho detto: ti aiutavo a recuperare-“

“Oh, avanti Nick non dirmi stronzate.”

Tra i ragazzi calò nuovamente il silenzio. Jeff odiava che continuasse a raggirare la sua domanda credendo che lui l’avrebbe lasciato fare perché no, non l’avrebbe lasciato fare. Non quella volta.

“Okay Jeff, ti dirò come sono andate le cose visto che sembri tenerci così tanto. Sono semplicemente uscito per una passeggiata perché in camera mia Trent e quello nuovo, Sebastian, hanno iniziato a litigare riguardo la veridicità dei voti dei test di biologia e io non riuscivo proprio a sopportare i loro “Hai copiato da me, novellino!” e “Stai attento a quello che dici, grassone” così sono uscito a prendere una boccata d’aria sperando si calmassero. Poi ti ho visto con le mani nei capelli sotto l’albero e sono venuto a darti una mano… perché è questo che fanno gli amici, no? Si danno una mano.”

Oh, pensò Jeff. “Dev’essere terribile vivere con quei due in camera.” Nick sorrise e gli assicurò che lo era.

“E comunque grazie… per avermi dato due volte una mano,” mormorò alludendo al blazer che teneva poggiato sulle spalle. “Di niente” rispose Nick pensando di non aver mai sorriso così tanto in vita sua.

  *



Quasi un’ora e tre ettolitri di pioggia dopo, Nick e Jeff stavano ridendo a crepapelle raccontandosi aneddoti riguardo i loro compagni di stanza.

“…e lui era lì che mi urlava di restituirgli il lubrificante e io l’ho lanciato a Trent che si è chiuso in bagno e l’ha scaricato tutto giù per il water urlando ‘ops, niente sesso stasera Sebastian!’

I racconti Nick riguardo la compagnia di Sebastian e Trent gli fecero seriamente rivalutare il suo compagno di stanza, oltre a farlo ridere come un matto.

“Thad è tranquillo. Voglio dire, lancia le mie cose per tutta la stanza - occasionalmente fuori dalla finestra - e lascia i calzini sporchi in bagno, ma per il resto non è male. Oh, e guarda porno di notte. A volte. Non sempre.” Nick lo guardò maliziosamente e Jeff aggiunse: “No, non mi unisco a lui se è questo che stai insinuando!”

Si era fatto tardi e aveva anche smesso di piovere. Numerose goccioline scivolavano dai rami, dai tetti e dalle grondaie, fino a terra. Quando suonò la campanella che annunciava il coprifuoco sobbalzarono entrambi nonostante suonasse lontana e debole, dal cortile.
“Credo sia meglio andare”.

“Sì, devo ancora prendere a schiaffi Thad” sospirò Jeff. Improvvisamente si sentì agitato all’idea di tornare in camera. Thad lo aveva visto? Gli avrebbe chiesto che diamine avesse fatto per tutto quel tempo? Sperò che dopo aver riordinato la camera si fosse rinchiuso sul serio in bagno come gli aveva suggerito. Impanicato com’era, sgusciò fuori dalla tettoia e si diresse verso l’entrata. Nick gli fu accanto con poche falcate.

“Mi sono divertito. E tu?”
Domanda piuttosto ovvia, visto che aveva riso a crepapelle con lui.

“Oh beh, sì voglio dire: è stato un vero spasso schiamazzare sotto la pioggia. Speriamo non ci prenda una bronchite, piuttosto.”

“Adoro quando mi dici le bugie” rise Nick e si riprese il blazer che Jeff gli stava tendendo.

Dietro quell’espressione piccata si nascondeva l’euforia di chi ha lo stomaco tutto intento a ballare la danza della pioggia.











Note di regia:
A.r.g.h.
Sono in ritardo di un giorno. Mi rimetterò in pari pubblicando la seconda shot (dalla seconda in poi saranno tutte flashfic) domattina o questa notte, I promise! Scalpitavo all’idea di una Niff Week, i miei feelings ballano la danza della pioggia insieme a Jeff!

Popolo di EFP, happy sweetWeek!

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Capitolo 2
*** Day 2 - Here even the last day ***


Niff week 
(11-17/19 marzo)

Niff friendship (prima del primo bacio).


Day 2 – Librarian.                                             

Here even the last day



Era un pomeriggio di maggio soleggiato e caldo. Le aule della Dalton Academy di Westerville erano insolitamente vuote, i corridoi per niente affollati; solo pochi studenti chiudevano a chiave le porte delle loro stanze e sollevavano bagagli più pesanti di quelli che avevano caricato in spalla nove mesi prima con cuore più leggero.
Un solo ragazzo si aggirava ancora per le sale – in biblioteca, faceva scorrere le dita sugli scaffali, sembrava aspettare l’arrivo di una nave che lo avrebbe portato lontano dal lì per tornare forse, un giorno, diverso.

“Qui anche l’ultimo giorno?”

Il ragazzo trattenne il respiro, in attesa. La luce che filtrava attraverso le persiane abbassate colorava i suoi capelli di un biondo un po’ più scuro e gli illuminava lo sguardo in modo profondo, penetrante, maturo.

“Avevo dei libri da restituire.”

Tese un paio di volumi di geografia al ragazzo che lo aveva spaventato. Non era la prima volta che lo vedeva, ma si perdeva sempre un po’ guardando quegli occhi scuri e i capelli castani. Un piccolo sorriso donava luminosità al suo volto mentre si sistemava il blazer facendo tintinnare volontariamente la spilla che recitava: Nick Duval, bibliotecario.

“Mi mancherà farlo, sai. Quest’estate” disse Nick, notando il suo sguardo indugiare sulla targhetta. “E’ un posto tranquillo, studio bene, faccio due chiacchiere con qualcuno. E’ una buona attività extra curriculare.”

“Non è un’attività extra curriculare” sorrise Jeff. “Ti sei solo offerto di tenere sotto controllo la biblioteca, quando Miss Poltrow è andata via.”

Nick scrollò le spalle. “Mi piace stare qui.”

Fermi tra gli scaffali, Nick e Jeff indugiavano dita tra le dita mentre l’uno restituiva i volumi e l’altro non sembrava per niente intenzionato a mettere fine al contatto.

“Hai un bel viso.”

“Anche tu” arrossì Jeff, “ anche una bella voce.”

Quando Nick mise sotto il braccio i libri presi in prestito da Jeff, si accorse di quanto brutalmente fosse arrivato il momento di salutarsi.

“Allora ci vediamo il prossimo autunno, Jeff. Esercitati con un sacco di canzoni di Celine Dion che non potremo mai permetterci di cantare alle competizioni.”

“Io, uhm-“ rispose il ragazzo tendendosi verso i libri che gli aveva appena restituito, “posso accompagnarti a mettere quelli al loro posto, se vuoi.”
Entrambi sorrisero, l’uno un po’ imbarazzato e l’altro compiaciuto.

Senza dire una parola, si fecero largo tra quell’ordinato fiume di libri.
 
 
 
 
 
 
Note di regia:
In realtà non ho molto da dire. Adorerei vederli in una situazione del genere. Stasera pubblicherò la terza!
Au revoir, Niff Shippers! I miei omaggi per voi.

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Capitolo 3
*** Day 3 - How to believe in love ***


Niff week 
(11-17/19 marzo)



Day 3 – First kiss.                                             

How to believe in love



“Nick?”
“Mh?”
“Tu ci credi all’amore?”



“No”.
Jeff ingoiò un deluso “oh” e si lanciò a capofitto sugli appunti di storia.
Nonostante fosse piegato sui fogli, Nick notò il suo avvampare e si affrettò ad aggiungere: “I-il fatto è che non credo nelle persone. Non più, almeno.”

Jeff aveva timidamente alzato lo sguardo e ora lo guardava con attenzione, aspettando che continuasse. Nick si era rabbuiato e appariva triste, lontano.

“Quando le persone ti lasciano solo, smetti di credere in loro. Smetti di credere nel bene. Quando dicono di volertene, ti limiti a scrollare le spalle e a pensare che presto cambieranno idea. Non è bello.”

“Io ti voglio bene” scandì Jeff, lo sguardo puntato sul pavimento. “E non cambierò idea”.

Nick quasi sentì il sangue abbandonare le sue vene.
Jeff ancora non lo guardava, ma gli aveva parlato d’istinto, in modo sincero. Fu come se fosse scoppiato in un pianto che tratteneva da tempo o come se in una giornata di vento avesse lasciato che la sciarpa gli volasse via senza cercare di riprenderla.

Nei momenti seguenti nessuno dei due si mosse; l’uno in piedi, pallido, l’altro seduto, rannicchiato e rosso, le mani spalmate sui fogli inchiostrati.
Dopo aver riacquistato un po’ di colore e senza dire una parola, Nick si avvicinò al compagno.

“Anche io te ne voglio, sai.”

Lo mormorò accovacciandosi ai piedi della sedia su cui si stringeva Jeff, cercando il suo sguardo e senza trovarlo.

“Non credo nelle persone, ma credo in te. E non stavo aspettando altro se non che mi dicessi che per te è lo stesso. Non è così?”

Jeff aveva alzato lo sguardo e lo guardava con occhi enormi e sguardo liquido, il fiato sospeso e il viso ancora acceso. Parlò con voce così bassa che Nick avrebbe potuto esserselo immaginato.

“E’ così.”




“E’ la domanda che mi hai fatto quando ci siamo baciati per la prima volta. Certo che adesso credo nell’amore, Jeff. E tu?”

“Ho iniziato a crederci quando ti ho visto per la prima volta.”






 
 




Note di regia:
Non posso crederci, mi sono rimessa in pari! Yeah.
Come avete potuto vedere, il vero e proprio atto del bacio non è descritto. Ma credo di non essere andata “fuori prompt” visto che comunque è stata descritta la situazione in cui è avvenuto. Questa Niff prende sempre più spazio nel mio cuoricino Klaine!
A domani con il prompt più dolce della raccolta!

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Capitolo 4
*** Day 4 - A very sweet meeting ***


Niff week 
(11-17/19 marzo)

Questa Children!Niff
è per la mia splendida Sis
che domani si laurea.
Ti voglio bene, anche se non capisci niente di magia.


Day 4 – Chocolate.                                             

A very sweet meeting



Il centro commerciale di Westerville era enorme. Specialmente quella domenica, non c’era negozio, fast food, centri di prova per arricciacapelli che non fossero semplicemente gremiti di persone.

Jeff adorava quel posto. Era così grande e caotico e vivo. Lo aiutava a sentirsi vivo, ecco.
Vivere con dei genitori protettivi come i suoi era difficile, specie per un bambino di sette anni e mezzo come lui. Aveva davvero voglia di mettersi in fila per provare quella piastra nuova, ma i suoi genitori erano diretti in un negozio di informatica. Aveva provato – senza successo - a convincerli a lasciarlo esplorare il negozio di scarpe proprio di lato, e ora si lasciava trascinare verso quel mostro pieno di fili e schermi colorati di cui proprio non se ne fregava niente.

Era quasi troppo concentrato sul suo rammarico per accorgersi del bambino dai capelli corvini che lo osservava dall’interno del negozio. Non appena ne varcarono la soglia, il padre di Jeff si lanciò tra gli scaffali e la madre lo seguì con disappunto trascinandosi dietro il figlioletto.

Il bambino dai capelli corvini li guardò allontanarsi.
 

*

 
“Un pacchetto di cioccolatini, per favore.”
Nick pagò con le monete che gli aveva affidato sua madre e soffiò sul ciuffo di capelli neri che gli era ricaduto sugli occhi. Il negoziante gli porse una piccola tavoletta di cioccolato. “Te la regalo” gli disse. Poi gli sorrise e Nick fece lo stesso.

Stava tornando al negozio di informatica in cui suo padre stava comprando un nuovo computer – amava le cose tecnologiche, proprio come suo padre – quando vide di nuovo il bambino biondo che piagnucolava qualcosa riguardo delle scarpe.

Era molto carino. Aveva capelli biondissimi, occhi vispi e il naso all’insù. Sembrava simpatico nonostante stesse facendo i capricci.
Gli si avvicinò senza curarsi della presenza dei genitori. Anzi, li salutò con un piccolo sorriso. Il bambino aveva smesso di piagnucolare e sembrava tutto preso dall’esposizione di una delle vetrine; quando si accorse di lui sembrò voler sorridere.

“Tieni,” gli disse Nick tendendogli la tavoletta di cioccolato, “te la regalo.”

“La mia mamma mi dice di non prendere niente dagli sconosciuti.”
Istintivamente si strinse alla madre, ma il suo sguardo tradiva una grande curiosità.

“Non è cattiva, me l’ha regalata il signore del negozio delle caramelle. E poi ci conosciamo già, ti ho visto all’entrata del negozio di informatica.”

Jeff strizzò leggermente gli occhi scuri ed esplose in un sorrisone. “Anche io ti ho visto.”

“Mi chiamo Nick.”

“Jeff.”

Si strinsero la mano, proprio come fanno i grandi.

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Capitolo 5
*** Day 5 - This... stuff ***



Niff week 
(11-17/19 marzo)

Questa flash è per la mia Minchy.
Perché mi ha riso in faccia
quando ha saputo che stavo per scrivere
una potenziale raiting rosso.
E invece no.
FOTTITI.

 


Day 5 – First time.                                             

This… stuff



Notte fonda. Qualcuno arranca tentando di richiudere la porta senza far rumore.
Naturalmente, non ci riesce.

“Dove sei stato.”

Non era una domanda. Jeff lo stava aspettando in camera sua, Sebastian e Trent erano tornati a casa per le vacanze di Pasqua e lui e Nick avevano deciso di rimanere alla Dalton, insieme, rifilando ai genitori una scusa, di comune accordo.

“Mamma, ti ho detto che devo studiare. Molto. Sì, sono decisamente troppo indietro e non posso permettermi di arrivare in queste condizioni al terzo trimestre…”

“No papà, ti assicuro che qui funziona tutto alla perfezione. Sì, ci sono altri ragazzi che rimangono a scuola. No, non preoccuparti. Ho solo bisogno di una concentrazione maggiore per studiare.”


Ed erano rimasti a scuola perché tra i test, le prove del Glee e il lavoro da bibliotecario che Nick aveva voluto confermare anche quell’anno, trascorrevano decisamente troppo poco tempo insieme.

“Finisco di studiare anatomia e ti raggiungo in camera. Scegli un bel dvd!” gli aveva detto Jeff.
Aveva iniziato a leggere gli argomenti con concentrazione, si era incoraggiato pensando che avrebbe potuto raggiungere Nick, quando avrebbe finito. Nonostante avesse terminato prima del previsto, era sera. Il sole iniziava a tramontare in ritardo, ma era già andato via.

Aveva riposto con cura i suoi libri e aveva salutato Thad, avvertendolo del fatto che sarebbe tornato tardi, quella notte. O che forse non sarebbe tornato affatto.
Percorse i corridoi stringendosi le mani nelle mani e respirò profondamente quando arrivò davanti alla porta della camera di Nick.

Aveva bussato più volte senza ottenere risposta, così provò ad aprirla e si sorprese nel non trovarla chiusa a chiave. Accese una delle lampade da tavolo e si sedette su uno dei tre letti, aspettandolo.

Due ore dopo, Nick tornava in camera.

“Dove sei stato.” Appunto.

“A-a prendere delle-“

“Ti sto aspettando da due ore, Nick. Dove diavolo eri?!”

Il ragazzo richiuse la porta e si strinse nelle sue stesse spalle. “Ero- ero solo… lascia stare.”

“No che non lascio stare, Nick! Che diamine-“

“Ero andato a prendere questi!” esclamò, sventolandogli dei volantini davanti al naso. Jeff avvampò appena capì di cosa trattavano, mentre Nick continuava a balbettare e scusarsi.

“E’ che credevo che tu- volessi, insomma… e ho pensato che avremmo potuto combinare qualche guaio se non fossimo stati informati, così… ho preso questa roba- voglio dire, non che sia stato facile trovarla, e- ho pensato che avremmo potuto… leggerla. Prima. Insieme.”

Oh. Jeff si sentì immediatamente in colpa quando Nick aggiunse un “ma probabilmente volevi solo guardare un film.”

OH. Non che quello fosse realmente nei suoi piani, ma… era un po’ che ci pensava.
Lui e Nick stavano insieme da quasi un anno e non si spingevano mai troppo oltre. Ne avevano parlato, qualche volta, ma non avevano mai approfondito l’argomento. Avevano sempre vissuto con leggerezza, ma dovevano essere arrivati ad un punto della storia in cui non si può essere leggeri. Non in quel momento, almeno.

“No, beh” iniziò Jeff mentre un piccolo sorriso gli si dipingeva sul viso, “credo di essere abbastanza informato riguardo… quella roba.”

Nick lo guardò come un bambino guarda la madre che gli ha appena concesso un quarto d’ora in più sull’altalena. “E il film?”

“Direi che il film può aspettare.”

Chiusero la porta a chiave. Thad sarebbe rimasto in camera da solo, quella notte.












Note di regia:
E’ la terza sera di seguito che scrivo “notre” al posto di “note”. C’è qualcosa che non va in me.
Anyway, da qui in poi per me cominciano i prompt difficili! Ne è testimone l’orario in cui sto aggiornando, e domani sarà anche peggio…
Questo perché mi riduco a scrivere le storie giorno per giorno. Mi sta bene.
A domani con il prompt “Beccati!”

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Capitolo 6
*** Day 6 - Our first anniversary ***


Niff week 
(11-17/19 marzo)

Piccolo riferimento al Day 4.


Day 6 – Beccati!                                              

Our first anniversary



“Ti rendi conto che se ci scoprono-“

“Oh, avanti Jeff. In questa scuola sono decisamente troppo rigidi.”

Il ragazzo si guardò intorno furtivamente. “Proprio per questo non dovremmo-“

Nick lo zittì premendo le labbra sulle sue. “Oh, sì che dovremmo. E’ un giorno speciale.” E lo baciò di nuovo, questa volta in maniera più profonda.

“Avanti,” sospirò Jeff col cuore che batteva forte, “mangiamo questo dannato gelato e torniamocene in camera.”

Aprirono insieme la confezione di gelato alla nocciola e affondarono i cucchiai nella pasta ghiacciata.

“E’ ancora freddo. Non avremmo potuto comprarlo noi, invece di fare un assalto in mensa, di notte, con tutte le lezioni che abbiamo domani-“

“Jeff, ti prego.”

Il ragazzo squittì e sospirò un’ultima volta. “Okay. Ormai siamo qui, quindi immagino che tu abbia ragione.”

La cucina della mensa era mediamente grande. C’era un frigorifero per ogni due piani cottura e, alla ricerca dei gelati, Nick e Jeff avevano navigato nelle cosce di pollo congelate. “Non posso credere che ci facciano mangiare questa robaccia” si era lamentato Jeff.
Appoggiati al piano cottura più vicino alla pota, Nick e Jeff riempivano i cucchiai di gelato e li portavano uno alla bocca dell’altro. Jeff pulì della nocciola dal naso di Nick, che tutto compiaciuto stava mormorando: “Adesso dimmi che non ho organizzato il miglior anniversario di sempre.” Jeff sorrise nella penombra e fece per stampargli un bacio sulla guancia, quando si accesero tutte le luci.
 
Un gruppo di ragazzi con i blazer e i pantaloni del pigiama si riversò in cucina chiacchierando animatamente. Evidentemente l’argomento in questione erano le vacanze di Pasqua appena trascorse, perché Thad raccontava di come sua nonna si stesse per strozzare con un osso di tacchino. “Terribile,” commentò Trent. Si zittirono quando si accorsero della presenza di Nick e Jeff.

“Diamine!” commentò Sebastian. “Abbiamo interrotto qualcosa?”

Nick e Jeff sorrisero, sollevati del fatto che fossero solamente loro.
“Ma cosa ci fate qui, ragazzi?”

“Mi pare ovvio,” commentò Trent prendendogli di mano il barattolo di gelato ed infilandoci un dito. “Festeggiamo il vostro anniversario!”

“C’è qualcosa che non va,” rise Jeff, “perché dovreste festeggiare il nostro anniversario?”

“In realtà festeggiamo il momento in cui avete smesso di romperci parlando di quanto l’altro fosse bello e dolce. Salute!” e poi si presero anche i cucchiai.

“Gelato per tutti, a quanto pare,” commentò Nick estraendo altri gelati da uno dei frigoriferi.

“Oh, non fare il goloso. Una volta un bambino mi ha regalato una tavoletta di cioccolato,” ricordò Jeff stringendo gli occhi. “Ti somigliava.”

I loro amici continuavano a parlare e a contendersi l’ultimo barattolo di gelato al cioccolato. Nick sorrise.
“Aiutami a trovare altro cioccolato per questi tre.”












Note di regia:
Ieri sera tardi ho ricordato di avere il file scritto ma di non averlo pubblicato. Mentre ci pensavo mi sono addormentata.
A stasera con il Day 7!

Ps. Per quanto riguarda i giorni 8 e 9, devo ancora decidere cosa fare. Se scriverli oppure no… sto andando di giorno in giorno e vorrei dare ancora uno sguardo ai prompt. Buona domenica!

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