Black Moon

di Alex_Andria
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Angeli di luce ***
Capitolo 2: *** Uno strano malessere ***
Capitolo 3: *** I favori di Magnus ***
Capitolo 4: *** Amare ed essere amati ***



Capitolo 1
*** Angeli di luce ***


 
« La sua casa sprofonda nella morte,
   Ed il seguirla porta alle ombre.
   Tutti coloro che la seguono non possono tornare
   E trovare ancora le vie della vita. »

( Proverbi 2:18-19)








Era in mezzo al deserto. Pochi alberi punteggiavano la piana sabbiosa, l’aria era calda e una leggera brezza soffiava portandole la sabbia negli occhi.
Si guardò intorno, solo sabbia  da una parte e rocce granitiche che formavano dei canyon dall’altra, rendendo il paesaggio tanto straordinario quanto assurdo.
Avanzò come attratta da una calamita verso un gruppo di rocce che sporgevano dal nulla, sembravano l’antro di un racconto delle fiabe,
quello dentro cui si celava l’orco cattivo. Sentiva una strana sensazione stringerle la bocca dello stomaco, nausea, ecco cos’era.
Arrancò fino a raggiungere l’apertura della grotta appoggiandosi a una roccia che usciva come uno spuntone acuminato,
pronto a ferirla se non avesse fatto attenzione.Le girava la testa, era sudata, sentiva le labbra arse dalla sete, e quella nausea la stava uccidendo.
Aveva voglia di vomitare ma si trattenne.
Entrò con cautela, piano, cercando di far abituare gli occhi all’oscurità della caverna.

-Clary.-  Un coro di voci spuntato dal nulla la chiamò.

Sobbalzò in preda al panico cercando istintivamente la spada angelica senza trovarla. – Chi ha parlato? Chi siete?-
Si guardò intorno smarrita senza vedere nessuno.

- Clary.- Di nuovo quel coro di voci. Erano come un canto celestiale, delle voci meravigliose, diverse voci che ne facevano una.

Clary cominciò ad avere paura, si guardava freneticamente intorno ma non c’era nulla se non rocce. Si addossò a una parete cercando di capire cosa fare,
si sentiva in trappola, voleva scappare eppure non ci riusciva, era come se ordinasse alle gambe di muoversi e queste non l’assecondassero,
vietandole ogni movimento.
- Chi c’è? Mostratevi…Chi siete?-
Una luce accecante le fece portare istintivamente le mani agli occhi per coprirsi.
Si obbligò a guardare, sebbene la luce fosse così abbagliante che gli occhi le dolevano.
Intravvide delle sagome stagliate contro la luce, sagome di uomini, ma non uomini comuni, non toccavano terra ed erano alate.
Non riusciva a distinguerne i volti, li percepiva ma non li riconosceva. – Chi siete? Cosa volete da me?-

- Senoy, Sansenoy e Semangelof.- Il coro di voci parlò e quelle parole le esplosero in testa. Erano nomi di Angeli.

Rimase senza fiato, le mani strette allo stomaco, la nausea che la opprimeva impedendole di restare lucida.

- Clary- Parlarono ancora, tutti insieme, esseri di luce che fluttuavano nell’aria.

Clary li guardava senza riuscire a muoversi, impietrita da quella visione che, non sapeva il perché, la angosciava profondamente.

«Le nostre parole ti siano di monito
La Luna Nera oscurerà il mondo
Brucerà la progenie dell’Angelo
Se la nostra effigie non la proteggerà.»

 Un’esplosione di luce le fece serrare gli occhi costringendola a coprirseli di nuovo con le mani.
Quando li riaprì si rese conto di gridare, era madida di sudore e una mano le stava tenendo i polsi mentre un’altra le accarezzava i capelli.

- Clary…Clary, svegliati, è solo un sogno!-  La voce di Jace la tranquillizzò facendole riaprire gli occhi.
Era nel letto di Jace, nella sua camera all’Istituto.
Jocelyn e Luke, dopo il viaggio di nozze, erano andati a passare l’estate alla fattoria di Luke, lasciando Clary  in città per completare l’addestramento da shadowhunter.
Certo, sua madre non si aspettava che Maryse partisse per  Idris richiamata dal Conclave, né Clary si era preoccupata di avvisarla di quella partenza.
Era più di un mese, ormai, che quello di Jace era diventato il suo letto.
Gli occhi dorati di Jace coi capelli arruffati dal sonno la stavano fissando preoccupati. Clary era pallida, sudata e impaurita.
Quel sogno sembrava averla disorientata. Lo guardò come se non lo riconoscesse, incapace di proferire parola.

- Clary, stai bene?- Jace le prese il viso tra le mani e le toccò la fronte, temendo potesse avere la febbre. Clary non si mosse, sembrava imbambolata, guardava Jace ma era come se non lo vedesse.
-Per l’Angelo! Clary! Hai avuto un incubo, hai gridato ma è finito, sei nel mio letto e io sono con te!-
Clary finalmente sembrò guardarlo davvero ma non gli rispose né lo abbracciò come lui si aspettava, anzi, lo spinse via correndo in bagno, chiudendo la porta con un tonfo. Jace si alzò e bussò alla porta.
- Clary, che succede? Apri questa porta!- Sentiva strani rumori e Clary non gli rispondeva. Preso dal panico diede una spallata alla porta, aprendola.
Clary era inginocchiata davanti al water e vomitava. Le si inginocchiò accanto accarezzandole la schiena.
Quando il peggio sembrò essere passato, Jace prese un asciugamano bagnato e le tamponò la fronte.
-Stai male…dev’essere stato tutto il cibo che hai ingurgitato ieri.
Tu e le tue scommesse con Isabelle. Non avresti dovuto farti convincere a mangiare cibo di fate. Lei è abituata, viste le sue frequentazioni. Ma tu…-
Scosse la testa aiutandola ad alzarsi. Clary lo guardò negli occhi, aveva un’espressione terribilmente seria.

-Le nostre parole ti siano di monito
La Luna Nera oscurerà il mondo
Brucerà la progenie dell’Angelo
Se la nostra effigie non la proteggerà.-

Clary ripetè le parole degli Angeli mentre Jace la guardava senza capire.
- Moriremo tutti.-

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Capitolo 2
*** Uno strano malessere ***


Il tavolo della grande cucina dell’Istituto era pieno di pacchetti di cibo da asporto gialli su cui troneggiava la scritta Taki’s in rosso.
Jace e Alec erano seduti uno di fronte all’altro.
Stranamente Jace sembrava avere scarso appetito e Alec, che  conosceva ogni dettaglio del suo Parabatai, sapeva che aveva qualcosa per la testa.
- Dov’è Clary?- Disse Alec addentando un sadwich al formaggio.
- Dov’è Magnus?- Jace gli rispose di rimando senza neppure tentare di mascherare l’irritazione nella sua voce.
- Come siamo allegri stamattina! Ti sei svegliato con un demone seduto sullo stomaco?-
- No, con una fidanzata con gli incubi che per di più ha vomitato l’anima. Tutta colpa delle scommesse assurde di Isabelle.-

- Io non l’ho mica obbligata a scommettere-
Isabelle entrò nella stanza, sedendosi sul tavolo. Afferrò una mela e iniziò a strofinarsela sulla maglia nera che le arrivava alle ginocchia
fasciate da leggins dello stesso colore.
- Il tortino al cioccolato delle fate è una vera goduria, il fatto che ti faccia sentire anche come l’essere più bello dell’universo non è  poi così male…
E l’effetto dura solo poche ore. E’ stato divertente vedere la faccia di Clary ogni volta che qualcuno la fissava.- Izzy ridacchiò, mordendo la mela.
- Peccato che quel tortino le abbia causato incubi spaventosi e le abbia fatto passare la mattinata chiusa in bagno a vomitare!-
Jace allontanò da sé il piatto col sandwich come se solo la vista lo facesse stare male e guardò di traverso Isabelle.
- Oh! Io non credevo… Come sta adesso?-
- Sta riposando. Ha passato una notte orribile e quegli incubi l’hanno terrorizzata.- disse Jace ripensando  al viso pallido e spaventato di Clary mentre
gli raccontava della visione dei tre Angeli nella grotta del deserto e delle loro parole di morte.
- Era solo un incubo, avrà fatto indigestione. Tra un po’ si sentirà meglio.- Alec posò il sandwich, fissando Jace negli occhi.
- Jace, tu non pensi sia solo un incubo? Sembri preoccupato…
- Lo saresti anche tu se la discendente di Raziel che ha in sé più sangue angelico di altri e che ha il potere di creare nuove rune ti dicesse
che tre Angeli di nome Senoy, Sansenoy e Semangelof le sono comparsi in sogno rivelandole che presto moriremo tutti, terrorizzandola.
-Chi?- Isabelle mollò di scatto la mela che cadde rotolando sul tavolo.
- Per l’Angelo, che vuol dire che moriremo tutti?- Alec balzò in piedi talmente in fretta che la sedia cadde all’indietro, facendo un tonfo.

«Le nostre parole ti siano di monito
La Luna Nera oscurerà il mondo
Brucerà la progenie dell’Angelo
Se la nostra effigie non la proteggerà.»

Jace recitò le parole che gli Angeli avevano detto a Clary vedendo negli occhi dei fratelli la stessa  angoscia che aveva visto negli occhi della sua ragazza mentre le pronunciava a sua volta.
- Senoy, Sansenoy e Semangelof… Clary dice che erano tre Angeli fatti di luce, che le sono apparsi un una grotta nel deserto e che la loro visione l’ha terribilmente angosciata. Crede sia una premonizione, che quello che gli Angeli le hanno rivelato si avvererà se non interverremo subito.-
- Ma che cos’è la Luna Nera? Che significa che brucerà la progenie dell’Angelo? Siamo tutti figli di Raziel…-
Isabelle scese dal tavolo affiancando il fratello, confusa e angosciata tanto quanto lui.
- C’è solo una persona che può sciogliere ogni nostro dubbio.-Disse Jace alzandosi a sua volta.

-Magnus-

Tre teste si voltarono di scatto verso di lei. Clary sorrise mentre scostava una sedia dal tavolo e vi si accomodava serrando le mani sul ventre.
- Clary…- Jace le si avvicinò e le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. – Come stai? Ancora nausea?-
- Sto meglio…ci penserò due volte la prossima volta prima di seguire i consigli di Isabelle sul cibo.-Guardò Izzy sorridendole,
non voleva farla sentire in colpa per il suo malessere.
Isabelle la squadrò con attenzione ma non disse nulla, pensando che non era né il luogo né il momento adatto per palesare a Clary
quello che le era balzato in testa appena l’aveva vista entrare dalla porta della cucina.
- Magnus… lui saprà spiegarci il tuo sogno e cosa possono significare le parole che i tre Angeli ti hanno rivelato.-
Alec sospirò, per nulla contento. Il suo Magnus sarebbe stato nuovamente coinvolto nelle questioni degli Shadowhunters,
di nuovo in pericolo, di nuovo in mezzo a demoni e morte.
Effettivamente era assurdo che lui, discendente dell’Angelo, è vero, ma pur sempre mortale, si preoccupasse per l’incolumità di uno stregone
che nella sua lunghissima esistenza ne aveva viste di tutti i colori, con o senza glitter.
Tuttavia non poteva fare a meno di provare un forte senso di protezione nei suoi confronti e l’idea che dovesse trovarsi in prima linea insieme a lui
nella lotta contro il male lo fece rabbrividire.
- Magari ci dirà che stiamo esagerando, che è stato solo un sogno.-Alec la buttò lì, non credendo nemmeno lui a quello che aveva appena detto.
- Sì, certo, magari io non sono biondo  e tu porti il reggiseno! Alec, tu e le bugie siete come una maglia senza lustrini e i cassetti di Magnus, incompatibili.-
-Jace, smettila.- Clary lo apostrofò prendendogli una mano, alzando il viso per guardarlo negli occhi.
Come tirato da un filo invisibile,anche lui abbassò lo sguardo e la fissò. Le sembrò strana, diversa, era ancora un po’ pallida,
gli occhi ancora leggermente cerchiati di nero, ma più bella. Non sapeva in quale altro modo definirla.

Era più bella, gli occhi di smeraldo risaltavano contro il suo incarnato delicato , i capelli sembravano splenderle di riflessi ramati più vivi, le lentiggini sembravano piccole stelle nel firmamento del suo viso, era la solita Clary ma non era la stessa.

Come se fosse stato colpito da una scossa elettrica, Jace sobbalzò.
Infilò la mano in tasca e ne tirò fuori una piccola stregaluce, come quella che le aveva regalato quella sera nella serra, la sera del sedicesimo compleanno di Clary. Erano passati quasi due anni. Un’altra settimana e Clary sarebbe diventata adulta per il Conclave.
Adulta anche per lui? No, lui non sarebbe mai riuscito a considerare Clary un’adulta. Lei sarebbe stata sempre una ragazzina mondana ai suoi occhi,
da difendere e proteggere a costo della propria vita.
Anche se il suo addestramento era giunto quasi al termine, tuttavia Jace si preoccupava sempre di tenerla lontano dalle missioni rischiose,
suscitando in lei rabbia e frustrazione che Clary non mancava mai di dimostrargli.
A volte gli teneva il muso per un giorno intero, ma la sera, tra le sue braccia, era facile ottenere da lei il perdono tanto desiderato.
Sorrise, stringendo la stregaluce in mano, il pensiero perso tra le lenzuola del suo letto, la sensazione del calore del corpo di Clary sul proprio,
il profumo della sua pelle che gli riempiva le narici, il ricordo delle dita di lei sul suo petto, le sue mani che le accarezzavano i fianchi,
il desiderio di averla che gli rendeva impossibile pensare ad altro.
La mano di Clary strinse forte le sue dita, riportandolo alla realtà, nella cucina dell’Istituto.
 I suoi fratelli lo stavano fissando confusi mentre Clary gli sorrideva.
-Jace!- Isabelle lo apostrofò ammiccando. -Non doveva essere un incubo, a giudicare dalla tua faccia. Stavi sognando a occhi aperti.
Forse è meglio che finisci di sognare in camera tua, con Clary!-
Prese la mela dal tavolo e gliela lanciò addosso, mentre Alec scoppiava a ridere tirando fuori il cellulare dalla tasca dei jeans.
-Chiamo Magnus per dirgli del sogno di Clary, vediamo che cosa può dirci sui tre Angeli di luce.-
Digitò il numero sulla tastiera, uscendo dalla cucina alla ricerca di intimità.
Anche se stava chiamando Magnus per questioni ufficiali, stava comunque per parlare col suo stregone e ciò implicava la ricerca della solitudine.
Jace afferrò la mela lanciatagli da Izzy mordendola a sua volta. -Perché, invece di stare qui, non vai a fare tu un riposino col tuo Diurno?-
-Simon!- Lo corresse di rimando Clary –Non capisco perché non lo chiami mai col suo nome.-
-Perché il Diurno ha da fare con Jordan.-Gli fece eco Isabelle imitando il tono di Jace.
- Ma non preoccuparti per la mia salute, i miei riposini sono molto proficui con lui.-
Isabelle ammiccò passando di fianco a Jace. Gli tolse la mela di mano, rimanendo a fissarlo negli occhi per qualche istante, poi si chinò su Clary sussurrandole qualcosa all’orecchio.
Clary annuì e Isabelle li lasciò soli allontanandosi con l’eleganza di una ballerina, sebbene portasse stivali con tacchi altissimi.
Clary pensò che a lei quei tacchi avrebbero fatto venire le vertigini.

E come invocate le vertigini la colsero all’improvviso.
 Clary si sentì mancare, di nuovo quella strana sensazione di nausea la colpì e lei strinse forte la mano di Jace mentre tutto le girava intorno.
-Clary!- Jace in un attimo la sollevò tra le braccia stringendola contro di sé. –Clary, per l’Angelo!-
La portò in fretta in camera sua adagiandola sul suo letto.
-Tu non stai bene, forse è meglio chiamare i Fratelli Silenti.-
Le accarezzò i capelli, sedendosi accanto a lei sul letto.
Clary mugolò muovendo una mano nervosamente, per nulla allettata all’idea di vedere uno dei Silenti.
-Non è assolutamente il caso disturbarli per una semplice indigestione, starò bene, non preoccuparti.-
Gli sorrise tirandolo per la maglietta verso di lei.
Jace le baciò la fronte e la punta del naso e poi le sfiorò le labbra.
-Come vuoi, ma se continui a stare male dovrai farti vedere.-
-Magari da Magnus, però.- Clary gli infilò le dita tra i capelli premendogli la testa contro la sua, le labbra incollate a quelle di Jace.
-Magnus, va bene…- Jace le sorrise stringendola tra le braccia e allora tutto scomparve, come ogni volta che loro due erano insieme,
ogni preoccupazione, ogni ansia per il destino che li attendeva, ogni sofferenza subita, ogni timore, ogni angoscia che li tormentava.
Tutto svanito. C’erano solo loro due e quel letto.

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Capitolo 3
*** I favori di Magnus ***


Vivere è la cosa più rara al mondo.
La maggior parte della gente esiste, ecco tutto.

Oscar Wilde







Chairman Meow si sistemò pigramente sul divano fucsia dell’appartamento di Magnus, accoccolandosi sulle ginocchia di Alec quasi a volere
simpatizzare con lui, preferendolo palesemente al suo padrone che invece ignorava deliberatamente.
Sembrava che il gatto di Magnus volesse consolare il povero Alec, confortandolo con la sua pigra presenza mentre Magnus lo bistrattava apertamente.
-E’ solo una festa di compleanno, Magnus!-
Alec alzò gli occhi al cielo già stanco della discussione che, lo sapeva bene, per Magnus era appena all’inizio.
-Nessuna delle mie feste è solo una festa, Alexander!-
Magnus volteggiò elegantemente prendendo due pezzi di stoffa dai colori sgargianti piene zeppe di lustrini policromatici.
-Allora, quale delle due?- Le fece dondolare davanti al naso di Alec il quale le guardò perplesso.
-Sembrano uguali…per me l’una vale l’altra.-
Anche Chairman Meow sembrava poco convinto così nel dubbio decise di coprirsi gli occhi con una zampa, preparandosi al peggio.
Che prontamente arrivò.
Due vampe blu incenerirono le stoffe e Magnus le lanciò in aria facendole esplodere come fuochi d’artificio.
-Il tuo poco interesse per l’abbinamento delle tende al tovagliato mi infastidisce parecchio.-
Magnus si lasciò cadere sul divano vicino ad Alec facendo sobbalzare il povero gatto che si alzò infastidito dalle ginocchia del cacciatore,
desiderando trovare solo un posto tranquillo per continuare ad oziare.
-Non credo che a Clary importi molto se il tovagliato si abbini alle tende e nemmeno agli altri invitati.-
Disse Alec poggiando strategicamente una mano sulla coscia dello stregone, quasi a volerlo calmare con una carezza.
Gli occhi di Magnus brillarono e una vampa azzurra,come quella che prima aveva fatto esplodere le stoffe, fece un guizzo tra le iridi feline,
tradendo i suoi pensieri.
-Una festa da Magnus non è una festa qualunque, Magnus non è uno qualunque, e tu dovresti saperlo ormai.-
Un dito di Magnus sfiorò con noncuranza la mano che Alec gli aveva poggiato sulla coscia, salendo lentamente lungo il braccio nerboruto del ragazzo
che sobbalzò impercettibilmente senza muovere la mano da dove l’aveva posizionata.
-Che hai scoperto sugli Angeli di luce?- Alec stava evidentemente prendendo tempo.
Aveva perfettamente capito le intenzioni di Magnus ma aveva deciso di giocare al suo stesso gioco, mostrandogli che neanche lui era uno qualunque.
Era uno shadowhunter e a lui di abbinare una tenda a una tovaglia non gliene importava proprio nulla.
-Alexander, quei tre angeli rientrano in un campo di conoscenze che non mi è congeniale. Tuttavia, essendo io il Sommo Stregone di Brooklyn
e data l’enorme quantità di favori che durante la mia lunga esistenza mi sono guadagnato, saprò tutto di loro entro la fine della settimana.-
Alec trasalì stavolta in maniera evidente, togliendo automaticamente la mano dalla coscia di Magnus.
-Che generi di favori? Chi ti deve dei favori?-
La sua voce era salita di tono e la sua espressione tradiva una certa apprensione.
Magnus rimase calmo e gli sorrise con la sua solita flemma, assumendo l’atteggiamento tipico di chi sa e non vuole rivelare ciò che sa
per non perdere il proprio vantaggio. Tra quei due c’era sempre una guerra aperta.
-Le prestazioni di uno stregone si pagano, Alec. E a seconda di chi te le richiede a volte è meglio farsi pagare in favori piuttosto che in denaro-
Magnus alzò lentamente una mano verso di lui fino a sfiorargli i capelli con le dita.
- Sei geloso, giovane Nephilim?-
Alec cercò di resistergli mostrandosi indifferente.-Cosa c’entra questo discorso con gli angeli del sogno di Clary?-
Magnus abbassò la mano senza smettere di guardarlo, come un bambino guarda il cioccolato, voglioso di assaggiarlo e gustarselo in fretta.
- Il Libro che parla delle gerarchie angeliche si chiama Grigori.
In questo libro sono elencati tutti i nomi degli angeli, anche dei vostri angeli di luce. Devo avere quel libro se devo cercare di interpretare il sogno di Clary.-
-Chi ce l’ha quel libro?- Lo shadowhunter che era in lui prese immediatamente il sopravvento sull’innamorato geloso.
Era necessario trovare delle risposte alle domande che ormai da qualche giorno assillavano tutti, Jace soprattutto.
Voleva che quel sogno fosse davvero solo un sogno e che non si trasformasse nell’incubo che invece tutti temevano.
-Ce l’ha una mia, diciamo, vecchia amica. Me lo sta portando da Parigi.- Magnus sorrise nell’osservare l’espressione stupita del volto di Alec.
-Che genere di amica?- Disse Alec stringendo i pugni, la voce leggermente incrinata per il disappunto.
-La conoscerai, non temere. Ti piacerà. E’ un’ottima amica.-
-Solo quello?- Alec rimase col fiato in sospeso in attesa della risposta di Magnus.
Lo stregone però non gli rispose. Lo afferrò per la maglia e lo baciò.
In un attimo Alec si trovò sotto di lui, disteso sul divano. Le mani di Magnus corsero sotto la sua maglia, frenetiche.
Sapeva usarle le mani, Magnus.
 Anche se l’amore, quello vero, non lo aveva toccato tante volte, tuttavia aveva avuto migliaia di occasioni per fare pratica e la sua esperienza spesso confondeva Alec, lasciandolo in preda alla frustrazione e alla gelosia.
Alec era geloso, di tutti gli anni che Magnus aveva vissuto senza di lui, di tutto il tempo che avrebbe vissuto dopo la sua morte.
E di tutti quelli che avevano vissuto quel tempo con lui.
Come l’amica di cui gli aveva appena parlato.
Questi pensieri gli affollavano la mente nell’attimo esatto in cui le labbra di Magnus si erano posate sulle sue.
Ma quando le sue mani, dopo avergli accarezzato l’addome delineandone con le dita i muscoli scolpiti, scesero a sbottonargli i jeans, tutto si offuscò.
Alec cadde nell’abisso delle sue carezze che da leggere e delicate si trasformavano in sensuali e peccaminose.
Dimenticò chi fosse, dimenticò il tempo, dimenticò ogni cosa.
Tutto, tranne un nome: Magnus.

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Capitolo 4
*** Amare ed essere amati ***


Essere amati profondamente da qualcuno ci rende forti;
amare profondamente ci rende coraggiosi. 

Lao-Tzu







Quando arrivò, l’appartamento di Simon e Jordan era vuoto. Il bancone della cucina pulito, senza nessuna scatola di pizza vuota.
Si vede che Jordan non aveva cenato a casa. Magari era con Maia o magari non aveva ancora finito con Simon. Simon…
Fece scorrere le dita sul bancone e poi si mise a gironzolare un po’ per la cucina, annoiata.
Aprì il frigo e non vi trovò nulla di interessante, solo scatole di cibo cinese sui ripiani alti e bottiglie di sangue su quelli bassi. Erano sicuramente di Simon.
Si stupiva ancora come quei due andassero così d’accordo, un lupo e un vampiro, nemici giurati da secoli.
Forse il fatto che Jordan appartenesse al Praetor Lupus facilitava le cose.

L’idea che Simon avesse un altro buon amico a parte Clary le faceva piacere.
Il rapporto di Clary e Simon le era sempre sembrato troppo stretto, al limite dell’intimo. A volte ne era davvero gelosa.
Se per Clary lui era stato sempre una specie di fratello, per Simon lei era stata molto di più.
Ne era stato profondamente innamorato e questo la indisponeva ancora.
Anche ora che Clary stava con Jace e che lei stava con Simon, anche ora che le cose tra di loro erano state dette, più o meno. E molte erano state fatte…
Istintivamente si portò una mano sul collo, toccando con le lunga dita due piccole cicatrici circolari lasciate dai canini di Simon l’ultima volta che aveva
bevuto il suo sangue.
Sapeva che quella sera Simon avrebbe potuto morderla e nutrirsi da lei e si ritrovò a sperare che non si fosse già alimentato altrove.

Chiuse il frigo trovando tutto incommestibile e si diresse verso il divano.
Si fece spazio tra videogiochi e joystick sparsi alla rinfusa e si lasciò cadere aspettando che Simon tornasse a casa.
Sprofondata in quel divano nero cominciò a far vagare i pensieri.
Pensò a Clary seduta nella cucina dell’Istituto con gli occhi cerchiati di nero, a Jace e alla preoccupazione che traspariva ferocemente dal suo volto,
a lei che aveva vagato un po’ per la città cercando di schiarirsi le idee su ciò che stava succedendo e sulla sensazione che le aveva preso la bocca dello stomaco quando Clary era entrata nella loro cucina smunta e barcollante. Si fidava molto del suo istinto.
Il racconto del sogno di Clary l’aveva impressionata ma non tanto quanto Clary stessa.

Sentiva che lei e la sua famiglia erano in pericolo, molto più che in passato. Isabelle era una cacciatrice e a quelle sensazioni era abituata.
Sapeva che la sua vita sarebbe potuta finire da un momento all’altro, stroncata dal un demone più forte di lei o da una qualsiasi minaccia del
mondo sotterraneo. Era stata sempre consapevole che quello poteva essere il suo destino.
Ma ciò che aveva visto quella sera all’Istituto non lo aveva ancora considerato. Era presto, troppo presto.
Ora l’idea di morire non le sembrava più così normale, ora che la morte avrebbe potuto portarla via da Simon.

Aveva passato la vita a osservare i sentimenti degli altri, quelli di Alec per Jace, quelli di Jace per il resto del mondo, dei suoi nessuno si era mai interessato.
Lei era quella forte, quella che non amava ma si faceva amare dagli altri, solo per poco però, solo finchè voleva lei.
E poi li lasciava e se ne andava, fregandosene di tutti.
Lei era quella che, secondo  Jace,  avrebbe calpestato Simon camminandogli sopra con i tacchi a spillo.
Lei era quella per cui l’amore non era che un passatempo in attesa che la propria sorte si compisse.
Lei era quella che non era tagliata per quel sentimento tanto forte quanto debilitante.

Eppure non solo si era innamorata, ma si era anche legata a un nascosto, a un essere immortale che le sarebbe sopravvissuto,
sconvolgendole completamente la vita, spingendola a passare la notte nel soggiorno di un lupo mannaro, in attesa del suo ragazzo vampiro
per farsi mordere e andare a letto con lui.
- Sei davvero un genio, Isabelle!-
Quelle parole pensate le sfuggirono dalla bocca e finirono nell’aria, pronte per essere ascoltate da Simon che, silenzioso come ogni  vampiro
che si rispetti, era rientrato nell’appartamento da solo.
- Sei un genio in molte cose, Izzy, ma Final Fantasy non credo che faccia per te…dovresti incominciare con qualcosa di più semplice…-
Le si sedette accanto togliendole dalle mani il videogioco che Isabel stringeva, pensierosa.
-Effettivamente non è adatto a una che i demoni li combatte davvero…-
Isabelle gli si appoggiò contro respirando il profumo della notte che emanava dal suo corpo freddo.
-Dove sei stato?-
-In giro con Jordan, lui è rimasto col branco di Luke. Se avessi saputo che stasera avrei avuto visite sarei tornato prima.-
Le prese il viso tra le mani e la baciò.

Isabelle sentì le dita gelide di Simon sfiorarle la schiena. Si avvinghiò a lui, circondandogli il collo con le braccia.
Finì con la schiena sul divano, sopportando il peso del corpo di Simon che premeva contro il suo.
Gli morse un labbro e in un attimo sentì il sapore amaro del sangue in bocca, non il suo, lo sapeva, ma quello di Simon.
I canini gli erano scesi e mentre lei lo mordeva si era ferito la lingua.
-Hai fame, da quanto non ti nutri?-
Isabelle lo circondò con le gambe, lasciandogli il collo per liberarsi dalla maglia nera che indossava sui leggins.
Simon la guardò mentre lei gli offriva il collo, i canini che gli dolevano, il profumo del sangue di Isabelle inebriante ed eccitante lo faceva fremere e quel corpetto di pizzo nero che le fasciava i seni e il torace lo mandava in estasi.
Fu un attimo e i canini di Simon la morsero mentre lei si inarcava completamente contro di lui. Nutrire Simon era intimo come farci l’amore per lei.
Si sentiva necessaria, voluta e amata. Chiuse gli occhi e si abbandonò tra le sue braccia, pervasa da un senso di torpore e formicolio per tutto il corpo.
Sentì la lingua di Simon che leccava la parte del collo dove aveva affondato i canini, segno che aveva finito di bere e che le stava facendo rimarginare le ferite. Rimase avvinghiata ancora a lui mentre Simon la stringeva con delicatezza, accarezzandole i capelli.
-Isabelle… sei pericolosa, lo sai? Eppure il vampiro sono io!-

Simon la scostò da lui per guardarla negli occhi.
Aveva il viso pallido e anche se molte volte lei lo aveva rassicurato sul fatto che gli Shadowhunters
riescono a riprendersi molto più in fretta dei mondani, il nutrirsi da lei lo rendeva nervoso.
Temeva per la sua sicurezza, temeva di non riuscire a fermarsi in tempo, temeva di ucciderla.
Ma il sangue di Isabelle era dolce e lo attirava come il miele attira le api, era impossibile resisterle.
Rimase a guardarla per qualche secondo, perplesso. Capì che qualcosa la turbava.
-Izzy…- Quando Simon la chiamava così Isabelle non riusciva a resistergli.

Con lui perdeva tutta la forza e la sicurezza che mostrava con gli altri, con lui riusciva ad essere la vera se stessa.
Si accucciò tra le sue braccia e inspirò profondamente.
- Sta succedendo qualcosa, Simon… qualcosa di grosso. Siamo in pericolo, tutti. E questo è il male minore.-
Simon le prese il mento tra le dita sollevandole il volto così da farsi guardare in faccia.
- C’è qualcosa di peggio dell’essere tutti in pericolo?-
Isabelle sorrise e si preparò a sganciare la bomba.
- Un neonato ti basta?-

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