Arizona.

di conorsbreathe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** introduzione ***
Capitolo 2: *** blue jeans. ***



Capitolo 1
*** introduzione ***


questa è solo un'introduzione, non un capitolo.

la scrivo solo per dirvi che nella storia troverete miliardi di citazioni di libri e film, quindi non recensitemi dicendo: "hai copiato il libro! che fantasia!"....
inoltre vi consiglio di leggerla perchè Caithlin, la protagonista, rappresenta me e, almeno penso, molte di voi.

buona lettura!
(se mi lasciate una recensione vi sarò debitrice a vita)
cate x

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Capitolo 2
*** blue jeans. ***


Si alzò quella mattina stanca, con quel pastone in bocca, sudata, con il letto del tutto disfatto. Si lavò i denti con calma, era estate, non doveva pensare agli orari di scuola, anche se ormai l’inizio incombeva. Indossò quei jeans sgualciti a vita alta che, ormai, facevano parte del suo corpo, li aveva indossati talmente tante volte che ormai avevano preso la forma delle sue gambe. Prese poi la canottiera larga e bianca che aveva gettato la sera prima sulla poltrona.
Non aveva voglia di fare colazione, ormai era quasi mezzogiorno. Uscì di casa, senza chiudere a chiave la porta, tanto non c’era nessuno in giro il 13 di agosto in quella cittadina dell’Arizona, circondata da deserti, dove i parchetti per bambini erano fatti di sabbia e per trovare un negozio decente dovevi fare 30 kilometri di strada sterrata.
Si fermò ad un piccolo chiosco, con il suo solito atteggiamento, tra lo scazzato e il superiore, guardò fisso il commesso,  un uomo cicciottello, sui quarant’anni, dopo un attimo di silenzio gli disse: “un panino. Insalata, pomodori, maionese e crudo. Anzi no, ci metta il tonno”
Quello senza dirle nulla si girò, mezzo addormentato, le preparò un panino  e lo avvolse in un tovagliolo rosso e giallo. Lei pagò e se ne andò senza nemmeno salutarlo; funzionava così in quella città, la gente non si parlava, non si conosceva nemmeno, o forse non voleva conoscersi.
Col suo panino in mano andò verso i “giardinetti” che, in realtà, erano tutto tranne che giardinetti: sabbia, erba secca, ragazzi dai quindici anni in su, siringhe e spazzatura per terra, a volte anche un barbone.
La sua camminata era decisa, le sue gambe erano lunghe e agili, più che camminare sembrava correre. Correre, le piaceva quella parola, questo era quello che voleva fare, correre. Per dove? Chi lo sa. Si era anche iscritta al corso pomeridiano scolastico, arrivava sempre prima. Non era difficile, gareggiando con quelle oche infiocchettate del suo istituto, ma lei era davvero brava.
“ehi bella” le fece Jacob.
“non chiamarmi in quel modo, lo sai che lo detesto”
“ok, Caithlin Jade Madigan, buon pomeriggio.”
“ti odio, lo sai”
“eehi come siamo mestruate”
Lei lo fissò, e si incamminò verso l’altalena, muta, non aveva bisogno di parlare per farsi capire. Flower, l’altra ragazza del gruppo diede una lieve sberla sulla faccia dell’amico e lo trucidò con lo sguardo. Aveva degli occhi felini Flower; era una ragazza bellissima, abbastanza alta, magra, ma con le curve al punto giusto, un visino dolce e dei lunghi capelli biondi. L’unica cosa che stonava in lei erano gli occhi: piccoli, lunghi, marroni chiari, quasi giallognoli, senza ciglia. Forse era proprio quell’imperfezione a renderla totalmente perfetta.
“ehi Caith, quando arriva Charlie…”
La ragazza si girò annuendo e poi proseguì per la sua strada.
Charlie era il quarto membro della compagnia,un ragazzo bello, agile, muscoloso senza esagerare, la pelle abbronzata,  i capelli castani, tirati all’indietro. Era ammirato da tutte le ragazze della scuola, ma lui non aveva occhi che per Caithlin e lei lo sapeva. Anche Caithlin era una gran bella ragazza, quindi pure lei aveva una lunga fila di spasimanti dietro di lei. In realtà all’interno del gruppo erano tutti belli, ma soprattutto affascinanti.
L’eccezione era Jacob, tarchiato, un po’ rozzo, ma non era proprio inguardabile.
Arrivò Charlie dopo poco e si sedette vicino a lei, che scoppiò a piangere. Lui la abbracciò, odiavano gli abbracci, ma in quel caso proprio ci voleva.
“che è successo?”
“mia nonna, dio santo, è andata in Australia. Porca di quella cagna, ha ottanta anni!”
“e i tuoi non dicono niente?”
“i miei? Ah! È già tanto se sanno che esisto”
Ci furono degli attimi di silenzio, silenzio imbarazzante.
È davvero difficile vedere un amico soffrire tanto … soprattutto quando non puoi fare niente, a parte ‘essere lì’ per lui. Vorresti aiutarlo a riprendere, ma non puoi. Così ti limiti a seguirlo ogni volta che vuole mostrarti un pezzo del suo mondo.
“perché a me?”
“perché sei bella. Dio è generoso, ma fino a un certo punto. Non puoi essere bella e fortunata” rispose a bassa voce spostandole i capelli dal viso pieno di lacrime.
“charliee, non ricominciare con questi discorsi teologici. Ed è inutile che fai l’adulatore, lo sai che odio le coppiette, tantomeno voglio far parte di loro, andare in giro sempre attaccata al telefono, estasiata quando mi dici che sono bellissima, o incazzata quando metti ‘mi piace’ alle foto di altre ragazze.”
“sei una puttana” disse sorridendo fissandola.
“invece i tuoi occhi sono un puttanaio di colori”
“VISTO CHE MI AMI!” fece prontamente Charlie, saltando in piedi.
Lei sospirò.
Esistono moltissimi tipi di sospiro, quelli delle persone estasiate, quelli arrabbiati, quelli scocciati o quelli ansiogeni (solitamente conseguenza dell’affermazione “oggi interrogo”), esistono i sospiri che servono a cambiare la piega di un discorso, quelli che rompono il ghiaccio. Ecco, i sospiri di Caithlin non appartengono a nessuna di queste categorie, i suoi sono sospiri unici, che esprimono il fatto che lei non abbia voglia di parlare, tenere una discussione o proseguire per quell’argomento. Dovreste sentirlo uno dei suoi sospiri, sono davvero stranissimi.
“andiamo a fare la relazione di storia” sussultò lei all’improvviso, riprendendosi  dai suoi pensieri più profondi, le si vedevano svanire negli occhi arrossati.
Si alzarono, pulendosi i pantaloni dalla sabbia e raccolsero i loro zaini da terra. Arrivarono tutti e quattro a casa di Caithlin; aveva una bella casa, grande, tutta bianca, semplice, ma allo stesso tempo ricca di piccoli dettagli. Eppure sembrava sempre disordinata.
“sai, mi sono sempre chiesto perché la tua casa ha solo un piano, è l’unica di tutta la città” fece Jacob masticando rumorosamente una patatina alla paprica.
“quando abitavamo a New York mia zia si è buttata dal trentesimo piano perché suo marito l’aveva tradita, da quel giorno mia mamma non può vedere le case più alte di un piano”
“uh..” smise improvvisamente di masticare la sua patatina e si bloccò in mezzo alla strada con la faccia da pesce lesso.
Entrarono in casa, Caithlin si diresse decisa verso la sua camera. Una stanza grande, luminosa, bianca e verde, con un letto a due piazze disfatto e le pareti tappezzate di poster e immagini. Collezionava foto, cartoline, ricordi che non aveva ancora vissuto; sognava il caos di Londra, le notti di Parigi, i cieli di Madrid, immaginava i grattacieli di Tokyo e i monumenti di Roma.
“appoggiate le robe dove capita”
“dove sono i tuoi?” azzardò flower.
“mio papà sarà con una delle sue donne, mia mamma credo che stia abortendo, non lo so”
“COSA?”
“pft, ormai ci è abituata, mi chiedo perché si ostini a scopare  con mio padre sapendo che non la ama e che non vuole altri figli. A parte questo, a che punto siamo con la relazione”
I quattro lavorarono sodo per un’oretta, incollando immagini e scrivendo paragrafi sulla secessione. Dopo un po’ Caithlin andò a prendere una limonata ghiacciata in cucina, seguita da Flower. Jacob e Charlie rimasero soli.
“Charlie, ho bisogno disperatamente del tuo aiuto”
“dimmi tutto bro”
“sai che il primo giorno di scuola c’è il ballo scolastico, vero? Tu con chi vai?”
“con Caith, mi pare ovvio.”
“come diavolo glielo hai chiesto? Io voglio invitare Flow, ma ho paura di dirglielo”
“ehm.. è complicato come gliel’ho chiesto..”
In realtà era semplicissimo, era stata proprio Caithlin a dirgli: ‘tu al ballo ci vieni con me, vero?’ e lui aveva annuito, senza far trasparire le sue emozioni, anche se in quel momento era talmente eccitato che avrebbe potuto spaccare il mondo.
“comunque se ami qualcuno, diglielo. Anche se hai paura che non sia la cosa giusta. Anche se hai paura che possa portare qualche problema. Anche se hai paura che rovini completamente la tua vita, dillo, dillo ad alta voce. E poi riparti da lì.”
“chi diavolo l’ha detta ‘sta roba?” disse ridendo Jacob.
“che ne so, ieri stavo guardando un porno su channel 69, quando è entrata mia mamma ho cambiato velocemente canale e c’era ‘sto film con ‘sto tipo morente”
I due risero e in quel momento entrarono Caithlin e Flower.
“che si dice?” esclamò Flow.
Charlie guardò Jacob e annuì ammicando.
“senti Flow… io mi chiedevo se… tiandrebbedivenireconmealballodiinizioanno?” pronunciò l’ultima parte del discorso in maniera così veloce che Flow, se non avesse origliato il discorso dei due con Caithlin da dietro la porta, non avrebbe capito.
“perché no? In fondo non me l’ha chiesto nessuno. Accetto”
I due sorrisero e mentre studiavano storia, Jacob non riusciva a far altro che pensare a quel giorno fatidico.



angolo dell'autore:
ehi c: spero vi sia piaciuto il primo capitolo. se state leggendo questo, per favore, mi lasciate una recensione? sia positiva che negativa, l'importante è che mi facciate sapere cosa ne pensate.  (I see you, you know I see you OuO)
per qualsiasi dubbio, chiedete.
pubblico il secondo capitolo a 10 recensioni.
grazie per l'attenzione c:
cate x

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