10 anni di pregiudizi e non sentirli

di RiccRoss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quella fatidica domenica ***
Capitolo 2: *** Il primo 'grazie' non si scorda mai ***
Capitolo 3: *** Sono la tua... ragazza? ***



Capitolo 1
*** Quella fatidica domenica ***


Le automobili in doppia fila, la fila alle macchinette, le pile fin troppo ordinate di moduli da riempire. E poi? E poi arriva la domenica, quel giorno un po’ bastardo troppo lontano dal lunedì e allo stesso tempo fin troppo vicino. La domenica, al posto della sveglia, sul comodino metti il cervello perché si deve riposare, perché non ti serve. Vi proponete di fare qualcosa di nuovo anche se sapete già in partenza che sarà il solito buco nell’acqua. E sì, perché c’è una routine anche per le giornate libere, ma a voi, alla fine, non importa: vi basta passare un pomeriggio insieme - solo voi due - come tutte le coppie felici. Noi, però, non eravamo una coppia felice.

Chiusi con forza la portiera del passeggero, con lo sguardo fisso verso la Tana.
“Mi uccideranno per quello che sto per fare” pensai tristemente.
Il sonoro schioccare delle nocche di Ron mi fece sobbalzare.
- Ron, ti ho detto mille volte che mi da fastidio!
- Scusa, amore, perché se così suscettibile oggi?
Umpf, aveva ragione. Per tutta la durata del pranzo alla Tana non avevo fatto altro che guardare male la saliera imprecando di tanto in tanto contro una Ginny troppo rumorosa.
- Ho solo un po’ di mal di testa. E’ tutto OK
“Da quando in qua mentire mi riesce così naturale?!”
Ron mi guardò per un po’, poi si riscosse.
- Allora, che facciamo oggi pomeriggio?
- Andiamo all’Ikea? E’ da un mesetto che non ci facciamo un giro lì
Ron annuì e accese il motore dell’auto.
No, noi non eravamo una coppia felice o almeno io non mi sentivo così. Avevo intenzione di dirglielo anche se con le parole non ero mai stata brava. All’Ikea si trovano gli antipodi di una relazione: le coppie felici che progettano la loro casa dei sogni e quelle infelici che vorrebbero comprare un letto matrimoniale, ma che si accorgono di essere partiti in motorino.

Impiegammo un’ora per arrivare all’Ikea. L’avrei trovata un’uscita molto divertente se non fosse per il fatto che stessi per lasciare Ron. La pancia mi tremava e forse avevo un sorriso troppo tirato in viso. Cercavo un luogo adeguato, ma mi ero preposta di dirglielo prima che arrivassimo alle camere da letto. Arrivammo alle cucine e ormai avevo l’impressione di star per vomitare, ma mi feci coraggio.
- Ron, ti ricordi quando ci siamo conosciuti ad Hogwarts?
- Oh, sì, eri una piccola saccente.
Risi, si fa per dire, appoggiandomi allo schienale di una sedia.
- Neanche tu eri da meno, ma quando siamo diventati veri amici è stata davvero una grande sorpresa, anche se i nostri litigi non hanno mai avuto fine. Però … però può darsi che, insomma, siano stati un segno, quei litigi …
Ron mi guardò con gli occhi sgranati
- Cosa intendi dire?
- Intendo dire che noi forse non siamo fatti per stare insieme come fidanzati, ecco, ma solo come amici
“Adesso vomito, adesso vomito”
L’espressione di Ron cambiò sotto il mio sguardo preoccupato: da frastornata era diventò vagamente furiosa.
- Ron? Dì qualcosa!
- E che ti posso dire! Niente! Mi hai ingannato mentre io pensavo che fossimo felici insieme …
- No, Ron, no. Io non ti ho mai ingannato! Io …
- A no? Pensavo fossimo una coppia e adesso mi vieni a dire che forse è meglio se restiamo amici! Non sono nato ieri e capisco se questo è un modo per scaricarmi!
Ron alzò il tono di voce, facendo voltare parecchi clienti.
- Ron, non mi permetterei mai di illuderti. Io provavo qualcosa per te, ma avevo solo 18 anni. Il tempo passa e io sono cambiata.
- Quindi, sono stato solo un tappa buchi per te?!
Restai di stucco, come poteva pensare certe cose di me quando eravamo amici da più di 10 anni?
Rimasi interdetta, non trovando le parole adeguate per rispondere.
- Si dice che chi tace acconsente, perciò il mio posto non è più questo.
Ron afferrò la sua giacca, girò i tacchi è sparì nel corridoio precedente. Non si voltò, né prestò attenzione alle mie proteste.
“Come ha potuto! Come può pensare che io l’abbia ingannato! Semplicemente non possiamo stare insieme, ma non vedo il motivo di lasciarmi qui …” Il panico si fece strada dentro di me. “Mi ha lasciato qui. Ha preso la sua roba e mi ha lasciato qui. E adesso come torno a casa?!”
Presi a ticchettare convulsamente le dita sullo schienale della sedia, guardandomi intorno come se la soluzione potesse scendere dal cielo.
“Sono fottuta” era l’unico pensiero che mi passava per la testa.
Di chiamare Ron era fuori discussione, non dopo tutto quello che aveva supposto su di me. Anzi, ripensandoci, la sua reazione era a dir poco esagerata e in verità aveva fatto tutto lui. Prima aveva ipotizzato che lo avessi ingannato e poi che lo avessi sfruttato. Un dubbio si insinuò in me: e se anche lui avesse voluto lasciarmi e avesse colto al volo la palla, facendomi sentire, peraltro, in colpa? Essere una strega nel mondo babbano non mi agevolava di certo. Per quanto ne sapevo nessuno dei miei amici conosceva l’Ikea, né a maggior ragione dove si trovasse.
“E adesso cosa faccio?”
Mi guardai intorno e l’unica cosa che mi venne in mente era quella di continuare a passeggiare su e giù per l’Ikea con la speranza di trovare qualche concittadino che conoscevo. Era una speranza così debole che quasi mi scoppia a ridere in faccia da sola, ma era il mio unico appiglio.
Mi sentivo così terribilmente fuori posto. Non sono fatto per andare in un luogo senza un motivo e il mio stomaco si contorceva per la preoccupazione. Mi incamminai lentamente verso il reparto dei bambini seguendo le frecce indicatrici sul pavimento. Girovagai un pochino osservando i peluche, che erano sempre stati il mio debole. Ne vidi uno a forma di gufo e lo presi senza remore, mi ricordava Hogwarts e i suoi bei tempi. Non feci in tempo a esaminarlo per bene per trovare possibili scuciture, che un corpicino morbido mi cadde letteralmente addosso. Era una bambina bionda con gli occhi scuri, come i miei carichi di preoccupazione. Ansimava velocemente.
- Bimba, cos’è successo?
- Io … io non trovo più il mio papà
Disse lei scoppiando in un pianto
- No, non piangere. Lo cerchiamo insieme, va bene?
Le consegnai senza pensarci il gufo di peluche (perdendo tutte le speranze di riaverlo indietro) e la presi in braccio. Aveva su per giù 5 anni ed era molto leggera. I suoi capelli profumavano di camomilla.
- Allora bimba, com’è il tuo papà?
- Io non mi chiamo Bimba. Mi chiamo Kate, e tu?
- Ehm, io mi chiamo Hermione.
Presi un fazzolettino e le asciugai le lacrime mentre Kate mi descriveva il suo papà.
- Ha i capelli come i miei e gli occhi grigi. Ed è alto e magro.
Premettendo che l’area bimbi dell’Ikea è qualcosa di enorme e spazia dalle camere da letto alla zona giochi, mi misi subito a cercare la suddetta persona. Nessuno però aveva l’aria di aver appena perso una bimba. Un po’ giù di morale mi avvicinai a un letto a soppalco, quando Kate mi urlò in un orecchio.
- Papà, Hermione è papà!
- Dove?
Kate mi indicò un uomo affaccendato vicino a uno stand di peluche, dove alcuni bambini giocavano.
- Sei sicura, Kate?
- Sì, sì.
Corsi con la bambina in braccio che gesticolava e gridava ‘Papà’
L’uomo mingherlino indicatomi da Kate si voltò e da ansiosa, la sua espressione mutò in sollevata.
Mi avvicinai sorridendo, poi il mio cuore perse un battito.

CONFESSIONI DELL'AUTRICE
Siamo tutti sopravvissuti alla fine del mondo, yay!
Nuova fic, ma non vi prometto niente perchè le mie idee sono passeggere e se perdo il priscio addio ...
Che fine a effetto vero?
Lettori: tanto lo sappiamo tutti che l'uomo è D ...
Shhhhhhhhhhhh
Recensite in tanti perchè sappiatelo, vi lovvo
Vi zaluto, RiccRoss

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Capitolo 2
*** Il primo 'grazie' non si scorda mai ***


Posai lentamente la bambina a terra sopraffatta dallo stupore. Kate si fiondò nelle braccia dell’uomo che non mi degnò minimamente di alcuno sguardo.
- Papà, ti avevo perso!
- Amore, grazie al cielo ti ho trovato!
Cercai di rendermi piccina per non farmi notare, ma Kate fece subito il mio nome, entusiasta.
- E’ stata Hermione a trovarmi e guarda cosa mi ha dato! Non è bellissimo!
L’uomo mi guardò in viso, sorpreso tanto quanto lo ero io.
- Granger?
- Malfoy?
Accennai un sorriso di circostanza, mentre il mio cuore ricominciava a battere al giusto ritmo. Ero rimasta spiazzata da … da tutto. Non che volessi sapere gli affari suoi, ma i Malfoy non erano delle persone qualunque e di tanto in tanto venivano citati sui giornali. Invece adesso mi ritrovavo con la bocca aperta nel costatare che primo, Draco Malfoy era in un negozio babbano e che secondo, aveva una figlia molto affezionatagli.
- Papà, ma tu la conosci Hermione?
- Noi, andavamo a scuola insieme
-Ed eravate amici no?
Probabilmente saremmo scoppiati a ridere entrambi se solo Kate non avesse parlato con un tono così serio.
-Ehm, non direi
Risposi io leggermente a disagio. Intanto Kate strattonava Draco per la giacca, agitando in aria il suo nuovo peluche.
- E’ morbidoso e bellissimo!
- Kate, mettilo a posto, per favore
- Ma papà …
- Ma Malfoy …
Io e Kate protestammo all’unisono e io le sorrisi complice.
- Granger, non credo che siamo affari tuoi
- Va bene, ma diciamo che è un mio regalo. Insomma tua figlia è venuta da me in lacrime perché l’avevi persa, quindi …
- Quindi cosa?
- Per sollevarle il morale.
Sinceramente pensavo che fosse giusto e basta. Non c’era bisogno di molte spiegazioni. Kate intanto passò in modalità occhi-dolci tanto che Draco non poté resistere a lungo.
- Umpf, d’accordo, ma che sia chiaro: non chiedermi altri pupazzi o saremo costretti a traslocare.
Draco prese per mano Kate, decisamente sollevato anche se non voleva ammetterlo, e continuò a seguire la folla nell’Ikea. Che fare?
“Malfoy non è questo gran che, ma è sempre l’unica persona che conosco”
Decisi di andare con loro, anche se mi dispiaceva dare fastidio e mettermi in mezzo in situazioni in cui non centravo niente.
- Malfoy, il peluche lo pago io!
- Granger, non voglio quest’offerta
- E’ un mio regalo per Kate!
Draco alzò le mani in segno di resa concludendo con un acido:
- Affaracci tuoi
Sempre gentile lui, eh.

Superata la cassa e pagato il gufo, non avevo più molte scuse per restare con loro, ma mi costrinsi comunque a seguirli come la loro ombra. Mi sentivo un po’ stalker.
- Granger, non che non apprezzi l’aver pagato per Kate, ma, come posso dire, quand’è che te ne andrai?!
“Ah, fregata. Pensa, Hermione, pensa”
Forse era l’aria fredda del parcheggio a raffreddarmi i neuroni, fatto sta che il mio cervello non riuscì a sfornare una bugia sufficientemente reale. Così cedetti.
“A questo punto... Sempre meglio che rimanere qui tutta la notte”
- Malfoy, goditela finché puoi perché questa sarà l’unica volta nella tua vita in cui mi lascerò prendere in giro da te. Con il mio consenso, per lo più. Ero venuta qui con … con una persona, poi abbiamo litigato e questa persona è andata via, lasciandomi qui e portandosi dietro la macchina. Ecco il punto, adesso se vuoi prendimi in giro!
Draco aveva tutta l’aria di uno che se la stava spassando, ma cercai di non pensarci. Era quello il prezzo per poter ritornare a Londra entro la mezzanotte.
- Ahahah, quindi tu … tu e Weasley …
- Chi ha mai nominato quel Weasley!
Esclamai interdetta.
“E’ mai possibile che i miei pensieri siamo così palesi!”
- Si va per esclusione Granger. Tra tutti i tuoi strani amici, sai anche tu che lui potrebbe fare questo. Ahahah
Per una volta non me la sentì di replicare, io stessa avevo bisogno di insultare Ron per la nostra litigata.
Draco non accennava a rispondermi così esclamai:
- E quindi?
- Quindi vuol dire ‘gambe in spalla’ perché non me ne frega niente!
Draco prese per mano una Kate leggermente litigiosa e si diressero verso una WV grigio metallizzata, presumibilmente la loro auto. Sentiva le loro voci alterate.
“Che stronzo!”
Mi voltai e mi incamminai verso l’entrata, almeno lì si stava al caldo. Stavo per intrufolarmi tra le porte elettroniche, quando un clacson mi assordò. Mi voltai stizzita constatando che la WV metallizzata era a poco meno di un metro da me e minacciava di prendermi sotto.
Draco urlò sdegnato dal finestrino:
- Sali, Granger e ringrazia mia figlia
“Vittoria”
Mi fiondai verso la portiera del passeggero prima che Draco cambiasse idea e salì a bordo.
- Grazie, Kate
Sbattei la portiera e le sorrisi, complice
- Togliti dalle labbra quel sorrisino demente, Granger, o giuro che a casa non ti ci porto più
Concluse mooolto educatamente Draco superando i 60 km orari.

Vicino ai più grandi complessi commerciali, si sa, sono sempre presenti i McDonald’s. Quando ero piccola costringevo i miei a fermarci ogni volta. Era una tentazione. Quella sera scoprì, che non ero io l’unica fissata.
- Papà, andiamo a mangiare, ho fame!
- Arriviamo a casa e ti preparo qualcosa
- Però non a casa. Io voglio andare al McDonald’s
“Non sono fatti tuoi, non dire niente” mi dissi.
Sinceramente per una volta non mi trovavo d’accordo con Kate. Quando ero piccola non andavamo mai a mangiare fuori se non eravamo tutti, era una sorta di rispetto. La noncuranza con cui Kate aveva chiesto a Draco di andare a cena fuori, senza preoccuparsi della madre che li aspettava, mi fece presagire qualcosa, ma tenni la bocca chiusa.
- No Kate, dobbiamo accompagnare la Gr … Hermione a casa
“Ah, vedi che non è tanto difficile dire il mio nome?!”
- Ma può venire anche lei, anzi è meglio!
“No, Kate, ti prego no”
Cerca di farmi piccola sul sedile.
- Ti prego, papo, se andiamo giuro che faccio la brava. Eddai!
Draco sbuffò divertito.
- Ti preeeeego, Papà, per favore, Andiamo?
- No, andiamo a casa e mangi lì.
- Eddai eddai eddai eddai eddai.
Kate riempiva la macchina di parole e io sorridevo divertita.
- Basta, Kate ci andiamo, sei contenta?
- Siiiiiii, evviva!
Trovai la scena molto buffa. Il gelido cuore di Draco sciolto dalle innocenti (e petulanti) richieste dalla figlioletta. Quando era con Kate, Draco si tratteneva dal mandarmi male e inoltre non aveva nominato nemmeno una volta il mio sangue. Ero stupita. Probabilmente lui se ne accorse così voltai la faccia verso il finestrino. Parcheggiò controvoglia al McDonald’s e mi guardò di tralice.
“Ma che vuole da me, che ho fatto di male!”
Fortunatamente (sfortunatamente, dipende dai punti di vista) trovammo un tavolo libero. Kate volle un McMenu e Draco, probabilmente reprimendo vari istinti omicidi nei miei confronti mi chiese se prendevo qualcosa. Optai per un hamburger semplice.
- Hermione, ma tu dove abiti?
- A Londra. E tu?
- Anche io a Londra
- Senti ma il tuo papà, che lavoro fa?
- Ehm, non te lo posso dire
- Perché, Kate?
Mi sistemai meglio sulla sedia, preoccupata.
- Ho promesso che non l’avrei detto a nessuno, perché i Babbani non devono sapere.
Risi sollevata.
- Kate, ricordi, Io e tuo papà siamo andati insieme a scuola, quindi …
- Anche tu sei una strega?! Bellissimo!
- Shhh, si anche io lo sono. Allora cosa fa tuo papà?
- E’ un Auror, per difenderci dai cattivi.
Rimasi nuovamente stupita, evidentemente quella era la giornata delle sorprese. Malfoy era un Auror, non me lo aspettavo. Cioè, dato che lui ci aveva combattuto contro durante la 2° guerra magica, non pensavo … Alla fine, però, ero soddisfatta. Malfoy non si era lasciato trascinare dai continui moti di Mangiamorte convinti di poter far risorgere Voldemort. Solo avvertivo una punta di fastidio derivata dal fatto che Harry, capo degli Auror non mi avesse aggiornato sulla sua nuova recluta.
Guardai Kate. I capelli li aveva sicuramente presi da Draco e un po’ li invidiai, lisci e in ordine com’erano. Ma gli occhi erano castani, totalmente differenti da quelli del padre, perciò li aveva sicuramente presi dalla madre.
- Ehm, Kate, ma tua mamma io la conosco?
- Io non ce l’ho una mamma.
Mi rispose lei candidamente. Stavo per replicare sconcertata, quando Draco arrivò con i vassoi rossi del McDonald’s.

Io ho un difetto, parecchio strano. In pratica, quando sono in compagnia di gente che non mi va giù, tendo a stare sulle miei e a non ridere alle battute di questi. E’ da pazzi, lo so, ma ho sempre l’impressione che se mi lasciassi ‘andare’ poi quella gente che non mi piace potrebbe pensare che invece abbiamo un bel rapporto. Ragionamento intricato, ma credo di essermi spiegata. Questa mia ‘stranezza’ però va sbrandellandosi con l’aumentare dell’alcool o dell’orario. Oppure, come scoprì in quella occasione, dalla presenza di bambini molto vivaci.
Kate, non la smetteva di parlare, chiamandomi sempre in causa.
“E pensare che un paio di orette fa, non ci conoscevamo neanche”
Ma si sa, i bambini sono sempre bravi a far amicizia con la gente.
Parlava delle Barbie e della sorpresa trovata nell’HappyMeal.
- Papà, la sai la storia di questa Barbie?
Disse la bambina agitando il pupazzetto di stoffa
- Oh, sì, Viene da una fabbrica di China Town.
- Nooo, papà. Si chiama Annalisa e si sta per sposare. Poi viene rapita dai cattivi e si scambia con la sua gemella povera Erica …
Nel mio porta-panino sembrava ci fosse stata una carneficina. Alzai lo sguardo e dissi:
- Aspetta, ma quella è ‘Barbie e la Principessa e la Povera’?
- Si, si. Papà, hai visto, lei lo sa!
- Bè, mi stupisce.
- Malf … Draco per informazione anche io sono stata una bambina un tempo.
- Sicuro, ma non una bambina normale
“E in effetti …’
- Ma papo, perché dici così.
- Bè, un pochino ha ragione. Quando ero piccola e mi regalavano le Barbie io non ci giocavo.
Draco assunse un’espressione del tipo ‘Te l’avevo detto’ e Kate disse:
- E perché non ci giocavi?
- Perché mi piaceva solamente vestirle, non mi inventavo le storie. Poi sono cresciuta e le date in beneficienza.
- Ecco, Kate, vedi, diamole anche noi in beneficienza così liberiamo lo scarrozzo!
- Ehi, ehi, ho un’idea. Vieni a casa mia e giochiamo. Tu le vesti e io invento le storie! Sarà bellissimo!
“Dio, questa bimba è inarrestabile”
- Sicuuuuro
Risposi sarcasticamente, mentre Draco ci guardava allarmato.

Pagammo il conto e andammo via, in meno di un quarto d’ora rientrammo a Londra. Draco, non conoscendo casa mia, accostò in Main Street, mentre Kate mi schioccò un bacio sulla guancia. Draco mi guardò di nuovo male.
Chiusi la portiera e mi avvicinai al finestrino aperto.
- Malfoy, ehm, grazie. Per tutto, per avermi accompagnata a Londra, per avermi portato con voi al Mc. So che hai resistito alla voglia di lasciarmi in mezzo alla strada solo perché c’era Kate, ma grazie lo stesso.
- La prossima volta ricordati di venire con la tua, di macchina.
- Ciao, Hermione. Poi giochiamo insieme, ok?
Le parole di Kate si persero nel vento, mentre la WV già ripartiva.
Non ricordavo l’ultima volta in cui avevo ringraziato Malfoy. Anzi, forse quella era la prima volta.
Erano le 10 e mezzo e Londra pullulava ancora di gente.

CONFESSIONI DELL'AUTRICE
Salve, bella gente. Ecco il secondo capitolo di questa storia abbastanza malata xD Mi ero ripromessa di pubblicare dopo una settimana, ma sul serio morivo dalla volgia di scrivere questo capitolo perciò eccolo qui.
Naturalmente recensite in tanti. Con le scorse recensioni mi sono emozionata così tanto che ho quasi avuto bisogno di un respitarore
Piccole Note
Quegli strani comportamenti di Hermione tipo non ridere alle battute della gente che non le piace... sono presi dalla mia persona in quanto metto molto di me nelle fanfic.
Ora capite quanto sia strana
*Tutte quella che seguono questa storia si allontanano lentamente*
Ma, noooo, scherzavo
*Le lettrici scappano via*
Vabbè, al prossimo capitolo,
RiccRoss

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Capitolo 3
*** Sono la tua... ragazza? ***


Un paio di giorni dopo, approfittai del mio giorno libero al Ministero per fare un salto a Diagon Alley. Avrei potuto restare a casa e dormire fino a tardi come di solito facevo quando non andavo a lavoro senza dover immettermi nella confusione della Londra magica, ma a volte mi ci voleva. Non la confusione, il mondo magico, intendo. Lavoravo al Ministero della Maga, ma non era la stessa cosa di quando si era più piccoli. Diagon Alley invece era per me un posto che associavo senza remore all’infanzia, probabilmente perché era lì che facevo i miei acquisti per Hogwarts. Fatto sta che quella mattina, verso le undici, mi addentrai nella Londra Magica: era come se nulla fosse cambiato. Passai in primis a Olivander, perché dopo quello che aveva passato durante la seconda guerra magica avevo sempre paura che … che so … mi cadesse da un momento all’altro. Le visite lì, però, erano alquanto raggelanti. Mi rifornii di piume, quaderni e tutto il necessario per l’ufficio.
Andai ai Tiri Vispi Weasley, non seppi di preciso perché. Lì c’erano sempre così tante novità, da non stupirti quasi più. George mi chiese se stavo cercando Ron; io gli risposi di no, ma non ero molto sicura.
Stavo per uscire con i miei acquisti stretti nelle braccia, quando mi scontrai con qualche dannato che no guardava dove andava.
- Ehi, ma guarda un po’ dove vai!
- Oh, scusa, Hermione
Sollevai lo sguardo. Era Ron.
- Oh, ciao.
Lui si chinò per raccogliere le mie cose.
- Faccio da sola, grazie.
- Hermione, senti, mi dispiace per la volta scorsa. Mi sono fatto prendere dalla mano
- Ti sei fatto prendere dalla mano, eh, Ron? Hai focalizzato il fatto che mi hai abbandonato in un centro commerciale?! Come facevo a tornare indietro, secondo te?!
Stavo urlando, ormai. La gente lanciava qualche sguardo spaventato, com’era successo all’Ikea; George uscì dal negozio, forse pensando che ci fosse una rissa. Ma non me ne importava molto, lui aveva torto!
- Ah, già, come hai fatto a tornare dopo?
- Non … non sono affari tuoi
Non volli parlargli di Draco e di tutto quello che era successo. Molto probabilmente lui sarebbe saltato alle conclusione e avrebbe detto che Draco era sempre un lurido Serpeverde e che poteva farmi del male e robe varie.
- In che senso non è affar mio?!
- Nel senso che sei il mio ragazzo e avresti potuto sforzare il tuo cervello e pensare che senza macchina non sarei potuta andare da nessuna fottuta parte. Potevi tornare indietro! A questo ci dovevi pensare, sono la tua ragazza, per Merlino?!
Ron si zittì e io per un attimo dimenticai che quel giorno all’Ikea ci ero andata per lasciarlo. In un primo momento pensai fosse perché gli avevo urlato contro e questo era vero, ma gli avevo fatto una domando e aspettavo una risposta. E lui non me la dava, quella dannata risposta e questo ero strano.
- Sono la tua ragazza, dovevi venirmi a prendere …
Forse il mio cuore perse un battito. Cos’è che mi era venuto in mente, quella volta all’Ikea?
“E se anche lui avesse voluto lasciarmi e avesse colto al volo la palla?”
- Sono la tua … ragazza?
Da affermazione quella frase si trasformò in una domanda. Ron mi guardava in un modo strano.
- Ron, per l’amor del cielo, rispondimi!
- Hermione, calmati. Ti prego, andiamo dentro?
Mi prese per una spalla e mi condusse nel negozio dei gemelli Weasley. Non voleva fare una sceneggiata davanti a tutta quella gente, ma oramai era fatta.
- Okay, io mi calmo e tu mi rispondi.
- Hermione, non volevo dirtelo così.
Ecco tutto quello che disse.
- Cosa non avresti voluto dirmi così? Cosa, per Merlino?
Mi sentivo tutta arrossata e stavo perdendo il lume della ragione.
- Hermione, non ti arrabbiare. E’ solo che tra noi due si era diventati come due pesci o che so io e quindi …
- Quindi cosa, Ronald Weasley?!
- Mi sono, diciamo, ‘appoggiato’ a un’altra, ecco, ma …
La mia rabbia era come un fiume in piena.
- Ti sei ‘appoggiato’ a un’altra? Ron, parli come se stessimo litigando su un comò! Prega Morgana che non significhi ciò che penso che significhi!
Niente, muto come un pesce.
- Ron! Ti sei fatto l’amante!
Forse rispose, ma da sola facevo già un gran baccano e non lo sentii.
- Non ti è venuto in mente che potevamo parlare dei nostri problemi come le persone civili? Io non trattengo con la forza nessuno, lo capisci?!
- Hermione, lo so che ho sbagliato, ma …
- Ronald, non sono una stupida e in cuor tuo sai quante volte ho sorvolato quelle piccole cose di te che a lungo andare mi snervano. Questa volta però, no! Presi le mie cose e corsi verso la porta, ma prima di aprirla mi voltai e gli dissi:
- E tanto per dovere di cronaca, domenica avevo intenzione di lasciarti, Ronald. Adesso ho un motivo in più.
Sbattei la porta, mentre il trillo delle campanelle mi invadeva le orecchie.

Sono cresciuta e non sono più la ragazzina che per un commento negativo corre a piangere in bagno, ma a volte semplicemente non puoi resistere. Andai ad Harry perché era il mio migliore amico e mi sarei potuta confidare. Non piansi, almeno non subito, ma davanti a una tazza di tè mi sciolsi in un niente. Harry si preoccupò per me. Erano rare le volte in cui mi aveva vista piangere e per mi dicesse ‘Ti capisco, Hermione’ non poteva capire perché lui era felice con la sua Ginny. Com’erano felici, loro!
Lo so che sempre un controsenso, pochi giorni fa ero io quella intenzionata a lasciare Ron e adesso mi ritrovo a piangere per lui, ma è diverso. Io gliene avrei parlato con calma come due adulti; lui si era fatto un’amante.
- Harry, capisci cosa mi ha fatto?! Non che lo amassi più come il primo giorno, ma santo cielo poteva lasciarmi come tutte le persone civili. Perché mi ha tradito?! Non sono abbastanza attraente per lui?
Feci una faccia abbastanza schifata
- No, Hermione sono certo che non è per questo. Insomma sei intelligentissima per cui … sei bella dentro.
Harry, amico mio, annuisci quando non sai che pesci pigliare
- Mi sai di un grande aiuto morale, Harry
D’un tratto si creò il caos, una fervida Ginny fece irruzione in salotto con le guance rosse e tutta accaldata.
- Come si è permesso, quel fetente d’un fratello di … di … Oh, Hermione mi dispiace!
- Ehi, calma, calma, chi te l’ha detto?!
- George, sai lui ha … ha visto tutto. Si è sentito molto in imbarazzo, lui.
- Ginny, va bene. Mi sono già ripersa, vedi?
Ginny lanciò uno sguardo pungente a Harry, che annuì lentamente.
- Oh, ragazzi, è tutto OK. A volte piangere va bene!
Ginny chiese a Harry di uscire un attimino e io mi iniziai a preoccupare
- Sto bene, Ginny.
- Sul serio? Guardami negli occhi, sul serio?
- Sì e non ti preoccupare farò ancora la damigella d’onore al tuo matrimonio e ti augurerò un felice vita con Harry con tanti bimbi che vi scorrazzeranno in casa a cui farò da babysitter quando voi sarete fuori …
Scoppiai improvvisamente a piangere e Ginny mi abbracciò molto forte quasi pensasse che volessi scappare.
- Insomma Ginny, mi applico e sono diligente, cosa c’è che non va in me?!
- Niente, Hermione tu sei perfetta. Ron questo non lo capisce e rimpiangerà quello che ti ha fatto.
- La sai una cosa Ginny, quando si è dimenticato di me all’Ikea, io avevo intenzione di lasciarlo e adesso sono qui e piango come una stupida!
- No, Hermione, non sei una stupida!

Ginny mi fa sempre sentire meglio. Ho paura di averla fatta sentire un po’ incolpa, sapete, per la storia del sua imminente matrimonio con Harry, ma non ne avevo certo voglia. Togliendo tutto quello che mi è successo con Ron, sono piuttosto emozionata per la cerimonia! Via le lacrime, Hermione!
Ginny e Harry mi chiesero più volte di rimanere da loro per pranzo, ma non volevo essere tenuta d’occhio per tutto il pasto come se dovessi cadere tutt’a un tratto in una crisi isterica. No, tornai a casa un po’ scossa un po’ sollevata, finché non mi accadde ciò che mi accadde. E fu la mezzoretta più brutta in assoluto della mia vita.

CONFESSIONI DELL'AUTRICE
Salve popolo! Sono in un emerito, grande ritardo, ma perdonatemi :)
Vi ringrazio tantissimo per le recensioni che mi avete lasciato, mi sono emozionata come una scema :D
Spero che il capitolo vi piaccia, baci :*
RiccRoss

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