Amami se hai coraggio

di Hogwarts_lady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio della vita ***
Capitolo 2: *** Giochi o non giochi? ***
Capitolo 3: *** Un matrimonio, una sfida ***
Capitolo 4: *** Un esame e una sfida particolari ***
Capitolo 5: *** Follia ***
Capitolo 6: *** Amore per il gioco e non solo ***
Capitolo 7: *** Il nulla ***
Capitolo 8: *** Il nulla, il tutto e poi la fine ***



Capitolo 1
*** L'inizio della vita ***


AMAMI SE HAI CORAGGIO

A guardarli da distante sembravano una coppia di amici qualunque che giocava in riva al mare. Ma se ti avvicinavi solo un po' ti potevi accorgere che non erano amici, non per ora almeno, ora che tutto poteva ancora accadere.

Prima del gioco.

Prima delle sfide.

Prima della loro amicizia.

Prima che il gioco si fondesse con la loro vita.

Prima della vita stessa.

 

<< James smettila, non mi bagnare. La mamma si arrabbierà! >> gridò una bambina in segno di rimprovero al compagno.

<< Eddai Domi, vieni! >> grida lui di rimando.

È quasi sera, ma il bambino non vuole proprio uscire dall'acqua. Si diverte troppo, poi è in compagnia della cugina, non sarà di sicuro la più divertente o la più scherzosa, la meno acida o la meno prfettina, ma è forse la più dolce (non con lui), l'unica che gli sappia rispondere a tono e, non sa neanche lui il perchè, è la sua preferita. Poi è così divertente schizzarla con l'acqua, si arrabbia subito, ed è così testarda: non si rassegna al fatto che il cugino non faccia come lei voglia, o non sia come lei lo vorrebbe, prova e riprova sempre a cambiarlo, a farlo diventare meno combinaguai, meno sconsiderato. Ma forse non si accorge che dovrebbe essere lei a cambiare, a lasciarsi andare, a far uscire la vera Dominique, quella che James si ostina a chiamare, che vede sempre e non si rassegna a veder intrappolata negli occhi dell'altra Dominique, quella perfettina, ligia alle regole, quella che piace a tutti, ma non a lui.

Ma ad un tratto sul volto del bambino si disegna una “O” di stupore, ha visto qualcosa nell'acqua. Vi affonda una mano per risollevarla stringendo qualcosa. Ma la piccola -anche lei sorpresa- non capisce cosa sia. Allora è costretta ad entrare anche lei in acqua, probabilmente si bagnerà il suo costumino rosso a pois e quando arriverà a casa la mamma la sgriderà per questo, ma ora non le importa, è curiosa perchè anche lei dopotutto è una bambina.

Appena raggiunge il cugino parla, d'impulso quasi, che per lei è una novita, la mamma le ha sempre ripetuto di non essere curiosa, ma lei proprio non ce l'ha fatta a trattenere la domanda: << James, cos'è? >> gli chiede. Lui la guarda divertito, quasi non ci credesse, << Alla fine ti sei decisa ad entrare, un po' tardi, ma possiamo ancora.. >> ma non gli lascia terminare la frase. << James, allora? >> domanda lei, e così facendo allunga una mano in modo che il compagno possa passarle l'oggetto del suo desiderio.

Il bambino fa per dargliela, ma a metà strada si ferma, gli è venuta un'idea, la si vede brillare nei suoi occhi.

<< Giochi o non giochi? >> eccola l'idea. Negli occhi della bimba invece si può veder ardere in fuoco, il fuoco di chi non si tira indietro, di chi accetta una sfida, fiera, coraggiosa: una vera Grifondoro direbbero, ma a lui questo non importa.

James lo sa bene questo, è per ciò che è la sua cugina preferita.

<< Gioco. >> la piccola Dominique accetta, senza timore, senza sapere la sfida, anche sapendola avrebbe accettato comunque.

 

<< Dominique! Ma che hai fatto? >> disse una donna con voce stridula, Fleur era decisamente arrabbiata nel vedere la figlia in quelle condizioni. Sua figlia quella che era sempre stata la più educata, impeccabile e tranquilla tra i suoi figli, almeno fino a quella sera, ora era bagnata dalla testa ai piedi -vestitino compreso- ad un ora sconvenientemente tarda.

Ma alla piccola Domi non importavano i riproveri. Ora lei possedeva la scatola, era il suo turno di lanciare una sfida.

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Capitolo 2
*** Giochi o non giochi? ***


AMAMI SE HAI CORAGGIO

2. Giochi o non giochi

 

A giulith

che mi sopporta e assomiglia

senza dimenticare la sua pazienza

nei confronti di questa storia.

 

<< Signor Potter, predo, venga ad unirsi alla Signorina Weasley >> disse la preside severa anche se ora mai si era abituata ad avere i due cugini nello studio. Probabilmente aveva cominciato a considerarli parte integrante dell'arredamento. << Vorreste essere così gentili da spiegarmi quando finirà il vostro assurdo giochetto? >> chiese sempre più alterata. James e Dominique si guardarono: porre fine al loro gioco?, non si soffermarono a pensarci nemmeno per un istante, anzi nei loro occhi c'era aria di sfida. Dominique aveva lanciato un altra sfida, e James non aveva intenzione di rifiutarla.

<< Ora! >> disse il ragazzo e così facendo prese la compagna per mano per poi trascinarla in una folle corsa per il castello, che si interruppe solo molte rampe di scale e molti corridoi dopo.

Si fermarono in un corridoio del quarto piano, e Dominique gli lanciò l'ormai rovinata scatola, che però era ancora un tesoro per entrambi, e come tutti i tesori aveva acquistato valore negli anni.

<< Questo ci costerà parecchi giorni di punizione. >> disse James, che dovette aspettare ben poco per la risposta dell'amica: << Potevi non accettare. >>. “Tipico” pensò James, sapeva che in fondo non ci credeva nemmeno lei. << Non è vero. >> , questa era la verità: nessuno dei due aveva mai rifiutato una sfida lanciata dall'altro, per quanto pericolosa e stupida che fosse.

Erano solo al secondo anno ed avevano combinato più guai di gran parte degli altri studenti.

Neanche il cappello parlante era riuscito a dividerli, forse era riuscito a mandarli in due case differenti, ma non a separarli.

Tutto il castello conosceva i loro guai e le loro assurde sfide. I loro cugini si erano oramai rassegnati, avevano impiegato qualche tempo a conoscere la nuova Dominique, quella che per James rimaneva la vera, e poi non averbbero potuto fermare il loro gioco, anche se ora cominciava ad essere pericoloso, ma siamo solo all'inizo. L'inizio delle sfide.

Non aveva rifiutato James di fare un bagno nel lago nero, Dominique non aveva rinunciato ad una passeghiata di notte per il castello, senza estitazione James aveva accettato di sbagliare appositamente una pozione causando il caos generale, Dominique aveva cantato davanti a tutta la sala grande una canzone Babbana chiamata “Forever young”, ma queste sono solo alcune delle loro sfide e solo le prime, negli anni successivi ne avrebbero combinate delle altre: più assurde, più pericolose, ma per loro più divertenti.

 

Una volta James aveva pensato che Dominique a differenza dei suoi amici “ufficiali” era molto più forte, lei gli faceva vedere la vita in un modo diverso, come attraverso degli occhiali -degli occhiali davvero forti-, come un gioco, il loro.

 

La mattina dopo James andò a chiamare la cugina, non poteva salire nei dormitori (solitamente le regole le infrangeva, ma sapeva che non era il caso di mettersi contro tutte le ragazze di prima mattina, che poi non erano neanche le sue compagne di casa: la parola d'ordine gliela aveva data Domi) così si mise a gridare: non Dominique, troppo scontato, ma le tabelline. Così << Sette per due? >> gridò, ma nulla, non sentiva la sua voce. << Sette per tre? >> ci riprovò << Ventuno >> ecco ora la sentiva, ma flebile. << Sette per cinque? >> << Trentacinque.>>, ora cominiciava a capire. << Sette per sei ? >> ora la vedeva << quaranta due>>. << Sette per sette >> chiese per ultimo << Quaranta nove. >> disse lei con voce calma e dolce, si erano trovati ora.

 

NdA: la canzone è davvero carina, poi il testo si addice molto. 

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Capitolo 3
*** Un matrimonio, una sfida ***


AMAMI SE HAI CORAGGIO

3. Un matrimonio, una sfida

 

A James e Dominique piaceva l'estate: niente professori, niente compiti, solo cugini e amici, dolci di nonna Molly e molto tempo per stare insieme.

Poi quell'estate non era un'estate qualsiasi, zia Gabrielle si sposava e per giunta, dopo le insistenze di Fleur, nel giardino della tana, non che questo importasse molto a Domi, ma erano comunque nuovi spunti per nuove sfide!

Ginny aveva costretto James a vestirsi elegante, nonostante le lamentele del figlio era riuscita anche a fargli indossare un papillon, appena si guardò allo specchio si disse che sembrava vecchio. Anche Dominique immediatamente criticò il cravattino: << Carino il fiocco, esiste anche in versione bambino o solo over sessanta? >> chiese diverta. << Divertente, davvero molto divertente. Ora perfavore mi aiuteresi a togliero o devo imparare a conviverci? >> chiese scocciato, ma infondo anche lui divertito. << Io avrei voglia di ridere ancora un po', ma se proprio insisti ti aiuto. >> detto questo aiutò subito il cugino a slegarlo e gettarlo su una sedia.

<< Non mi piacciono i matrimoni! >> decretò James nauseato dai pizzi e marletti non meno dell'amica, che gli diede stranamente ragione << Neanche a me! >> disse lei, per poi continuare << E poi brutto il vestito.. >> << ...e il marito. >> terminò per lei James.

 

<< Di' no al prete il giono del tuo matrimonio >> disse Dominique, senza neanche rendersi conto dell'importanza della sua frase, o quasi, ma anche se fosse stato questione di vita o di morte, e forse lo era, James avrebbe accettato << Gioco. >> così facendo prese la compagna per mano e davanti alla torta lanciò la sfida.

Non ebbe nemmeno bisogno di pronunciarla che Domi si accucciò e si nascose sotto il tavolo, seguita da James: insieme afferrarono i lembi della tovaglia e tirarono, non usarono la magia ( i loro genitori avrebbero capito subito chi era stato - probabilmente l'avrebbero capito lo stesso - e poi non potevano usarla fino al loro rientro ad Hogwarts).

Un gran rumore di piatti infranti e delle grida interruppero la musica, i due ragazzini risero sotto la tavola, quel gioco era proprio divertente: zio Ron gli aveva insegnato a giocare a scacchi, però proprio non piaceva a nessuno dei due, zia Hermione provò con le carte, ma neanche quelle ebbero successo, il gioco dell'oca era stupido e la dama gli annoiava, campana era a posto, nascondino con gli altri cugini era divertente, ma non era sicuramante all'altezza del loro!

James fece cenno alla cugina di seguirlo: sapeva che se zia Fleur gli avesse scoperti sarebbero stati in guai davvero seri, erano in così tante punizioni (accumulate durante l'anno e nell'estate) che a stento riuscivano a vedersi, e in quelle rare occasioni ne collezionavano puntualmente un'altra.

Riuscirono a sgattaiolare fuori da sotto il tavolo per poi cominciare a correre in giardino e attraverso i campi che circondavano la tana, entrarono nella proprieta dei Lovegood e si fermarono solo quando furono in riva al fiumiciattolo che l'attraversava.

La luna e le stelle si riflettevano nell'acqua facendo sembrare la serata ancora più magica. Negli occhi della bambina si riflettevano le stelle, i capelli biondi sembravano risplendere di luce propria e piedini scalzi (aveva tolto le scarpe e abbandonate nei campi) sembravano ancor più candidi con i fili d'erba ad incorniciarli. Il viso sembrava perfetto agli occhi di James, non vi avrebbe mai trovato un difetto, neanche se l'avesse cercato per migliaia di anni.

A tutto questo pensava lui mentre avvicinava lentamente il suo viso a quello di Domi, voleva baciarla, avrebbe voluto con tutto il cuore baciarla, ma lei glielo impedì. << Non complichiamo tutto, rimaniamo solo amici, solo cugini. >> dissse lei.

Solo amici... solo cugini... non complichiamo tutto... quando pronunciò queste parole era solo una bambina, non sapeva che le avrebbe ricordate per tutto il resto della sua vita, che le avrebbe ricordate anche James, non sapevano, non potevano sapere che avrebbero cambiato per sempre la loro vita... solo cugini... solo amici.

Quando rientrarono era già buio, nessuno si era accorto di nulla perchè la festa doveva ancora terminare, alla fine non l'avevano rovinata, solo... modificata.

Entrarono in casa, il salotto era caldo e silenzioso, era raro trovarlo così silenzioso: solo qualche grillo e il vocifrare del matrimonio infrangeva quella quiete che per loro era surreale.

Salirono le scale insime ed entrarono nella camera di James: non era più permesso a loro due dormire insieme da quando avevano sette anni, perchè era proprio quando tutti dormivano che si sfidavano a fare le cose più assurde. Ma ora a nessuno dei due importava dei divieti. i due indossarono il pigiama (James aveva prestao uno dei suoi a Dominique) e si infilarono sotto le leggere lenzuola.

Non avevano molta voglia di dormire, volevano solo stare insieme lontano dagli altri parenti e dato che al fiume si era fatto troppo buio avevano deciso di tornare.

<< Dormi? >> chiese James anche se la risposta già la conosceva, ma... << Sì >> rispose la cuginetta assonnata. Si, ma cose ?! Solitamente rimanevano a sfidarsi fin quasi l'alba, se avesse insistito un altro po' magari... << Gira voce che fai finta! >> disse con il sorriso sulle labbra e questo lo capì anche Domi nonostante l'oscurità. << Sono solo chiacchere. >> rispose lei divertita ma comunque assonnata. James si arrese e ammise la sconfitta << Buona notte. >> disse anche se un po' a malincuore.

 

Quella notte fece un sogno molto strano, si trovava in un giardino, come sospeso su una nuvola, con lui c'era la cugina. Ad un tratto la piccola gli offre una mela, ed insieme gli lancia una sfida << Giochi o non giochi? >>, lui accetta ed insieme addenta la mela, senza pensare alle conseguenze. Ma ad un certo ponto un Signore con una lunga barba ed un aria saggia compare e si arrabbia con i due bambini. Ad entrambi elenca una serie di pene che dovranno subire... ma per cosa?

Perchè il loro gioco è sbagliato?

Perchè non fa ridere veramente nessuno?

Perchè si divertono troppo e questo è sbagliato?

Per via della torta?

O, forse, perchè lui la ama e non smetterà di farlo neanche quando capirà che è sbagliato? Anche se sarebbe dovuto essere giusto?

La ama, e non può farci nulla, la ama già da un po', da molto, anzi. La ama da sempre, dalla prima volta in cui ha incontrato i suoi occhi, dalla prima volta in cui si sono scontrati, dalla prima volta in cui si sono sfidati, non sa da quando ha cominciato ad amarla, forse non sa nemmeno di amarla, non ancora, ma lo imparerà con il tempo.

Tempo per capirlo ne avrà molto in futuro, ma lui questo ancora non lo sa.

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Capitolo 4
*** Un esame e una sfida particolari ***


AMAMI SE HAI CORAGGIO

4. Un esame e una sfida particolari

 

Quella notte dormirono sei anni e al loro risveglio nulla era combiato, se non la loro età. 

Erano ancora amici.

Erano ancora cugini.

Si sfidavano in continuazione.

I loro genitori li sopportavano a stento.

Ma soprattutto la sfide erano ancora la parte più importante della loro vita.

 

Quando aprirono gli occhi videro la stanza rossa e oro e il tetto del letto a baldacchino del dormitorio di James. << James, sveglia! >> la notte prima erano andati a letto tardi a causa di una delle loro sfide, così per fargli aprire gli occhi -che si ostinava a tenere chiusi- gli tirò un cuscino, centrandolo in pieno viso e svegliandolo di soprassalto.

<< Ma che cavolo succede? >> disse infuriato << Sai quanto odio quando mi svegli così! >> sbraitò << Sai quanto odio arrivare in ritardo al primo esame dell'anno? Però grazie alla tua stupida sfida succederà... e poi eri caduto in letargo! >> disse con un sorrisetto malandrino.

Ma James non aveva di certo intenzione di lasciarla vincere così facilmente << Ah sì? >> e così dicendo le lanciò il cuscino colpendola in viso. Lei con i capelli ancor più fuori posto di come si era svegliata cominciò una lotta con i cuscini senza esclusione di piume in volo da ogni parte. I due amici dovevano però ammattere che era un modo divertente in cui cominciare la giornata, ma il loro caposcuola non la pensava alla stessa maniera.

<< Cosa succede là dento? >> sentirono un voce urlare del fondo del corridoio e dei passi avvicinarsi.

<< Muoviti dai! >> disse Dominique cominciando a buttare piume sotto il letto. << Veloce! >> si incoraggiavano a vicenda. Videro la maniglia abbassarsi nell'estatto momento in cui finirono di gettare sotto il letto le piume << Tutto a posto? >> chiese il caposcuola insospettito nel vedere una piuma scendere lentemente davanti ai suoi occhi, << Sì, sì! >> risposero i ragazzi in coro. Ma solo quando uscì dalla stanza tirarono un sospiro di solievo e si gettarono a peso morto sul letto cominciando a ridere.

 

<< Dominique? >> disse James con aria maliziosa. << No, dai, oggi no. Ti prego! >> disse lei supplichevole. << Dominique oggi si mette il reggiseno. Dominique oggi si mette il reggiseno. >> cantilenò lui soddisfatto della sua vendetta per la cuscinata in viso, mente faceva ruotare in aria il capo femminile. << Ti odio! >> disse esasperata la bella ragazza, ma non si sarebbe di certo tirata indietro.

 

Passando per i corridoi la osservavano tutti, e come non avrebbero potuto?, non tutti i giorni si poteva vedere Dominique Weasley passare per i corridoi in mutande e reggeseno, ovviamente sopra la divisa, James non avrebbe di certo permesso che andasse in giro mezza nuda. Si era lamentato già abbastanza volte delle gonne della divisa.

Davanti all'aula la ragazza si girò e chiese disperata << Devo proprio? >>, James con il sorriso sulle labbra disse << Sai che spiace più a me che a te! >> l'amica lo guardò con aria scettica per poi dire << Non è vero. >> << Hai ragione! >> disse divertito il ragazzo.

<< Dominique Weasley? >> chiamò la professoressa << Arrivo! >> si sentì dire dal fondo del corridoio, appena l'insegante la vide disse << Signorina Weasley, ma cosa... >> ma una voce maschile sovrastò quella dell'insegnente << Auguri Domi, ne avrai bisogno! >> la ragazza si girò verso il cugino con aria omicida prima di entrare dentro l'aula e sparire dalla vista di James.

 

Mentre Dominique era dentro l'aula James vide una ragazza carina, gli sembrava di averla vista qualche volta a tavolo dei serpeverde, ma non lo aveva colpito: gli sembrava frivola e sgraziata. Sarebbe stato un passatempo fin quando Dominique non avesse fininto l'interrogazione però!

<< Piacere James Potter >> disse tendendole la mano << So chi sei. Stai sempre a giocare con tua cugina, non è vero? >> chiese lei con aria di sufficienza << Comunque sono Lorelai Miller, serpeverde. >> giocare?, non era iù un gioco da molto tempo. << Cosa stai ripassando? >> chiese fintamente interessato << Aritmanzia, e non stò ripassando, stò studiando! >> chi era tanto stupido da studiare una materia così complicata il giorno dell'esame?, << Finita la scuola cosa farai? >> chiese James << Non lo so, mi inventerò qualcosa! >>

 

<< James, andiamo. >> disse Dominique appena uscita dall'aula << Scusa devo andare >> disse James alla serpeverde.

<< Quella chi era? >> chiese Dominique all'amico << Nessuno, se non qualcuno con cui passare il tempo mentre ti aspettavo >> disse James << Comunque non mi piace >> puntualizzò Dominique << Neanche a me! >> disse James.

Lentamente si stavano incamminando verso il parco, quando furono sotto il “loro” albero si sedettero vicini e solo allora, quando vide che la cugina si era calmata, le chiese com'era andata. Lei si girò di scatto << Intendi nonostante questo?! >> e accompagnò le parole con un ampio gesto della mano.

Con il sole che stava morendo nel lago nero e i prati verde brillante intorno James si sentì felice e a posto con se stesso con Dominique seduta vicino a se << Ti volgio bene! >> le disse contento << Anch'io, quando non vai dietro alle altre ragazze o mi fai andare in mutande agli esami. >> gli disse sincera, soprattutto riguardo alle ragazze.

 

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Capitolo 5
*** Follia ***


AMAMI SE HAI CORAGGIO

6. FOLLIA

 

Follia.

Non l'amore, ma come amano.

James e Dominique.

La follia delle sfide, come il pepe della vita.

Vita che vuole essere vissuta.

Allora la sfida va accettata.

 

Quando allontanarono i loro visi si guardarono negli occhi, entrambi preoccupati di aver esagerato: sfide folli ne avevano lanciate molte, ma quella andava oltre a tutto. Con quel bacio avevano sfidato la loro famiglia, in un certo senso la vita e con essa il gioco. Sapevano che quella sfida era più grande di loro, più interessante di ogni alta e più incredibilmente divertente.

Andare oltre ogni limite, oltre ogni convenzione, divertirsi nonostante tutto -perché la vita è questo: una lunga sfida e solo chi è coraggioso l'accetta- essere folli e prendere tutto non troppo seriamente: questo volevano fare, e questo avevano sempre fatto. Insieme.

<< Amami. >> era stata Dominique a parlare, non le importava di nulla, non se c'era James al suo fianco << Gioco. >> appena James pronunciò queste parole capì di aver sbagliato.

Dominique lo guardò negli occhi come ferita << Non era un gioco. >> furono le uniche parole che uscirono dalle sue labbra, poi si allontano dall'amico diretta al castello. In lei mille emozioni, ma forse più di tutte la paura, paura perché il gioco era diventato più grande di loro, “Se lo puoi pensare lo puoi fare” questa frase che si erano ripetuti da piccoli, ora la terrorizzava: sapeva che la fantasia non aveva limiti. Doveva scegliere: o realtà o follia.

L'unico posto che le venne in mente per riflettere fu la biblioteca, non l'aveva mai amato come luogo: troppo freddo, silenzioso e serio; lei odiava tutto questo, ma ora ne aveva bisogno e non sarebbe di certo bastato un po' di silenzio a fermarla.

 

<> la ragazza alzò gli occhi dalla copertina del libro che stava guardando da dieci minuti abbondanti. James non disse più una parola, sapeva, sapeva che la sua migliore amica aveva una cosa da dirgli molto più importante delle sue inutili scuse.

<< Un anno James, senza vederci. Giochi o non giochi? >> Il ragazzo temeva questa domanda, perché sapeva che non avrebbe potuto rifiutarsi. Temeva che si sarebbero persi, allontanati, che sarebbero cresciuti l'uno senza l'altro.

La scatola doveva perdere la sua magia, erano cresciuti e diventati adulti. E il limite per questi, purtroppo, esiste. Non basta più “se lo puoi pensare, lo puoi fare”. Dovevano abbandonare l'ormai vecchia scatola in latta, dovevano dimenticarsi della magia e della trasgressione che portava con se. Non voleva James, ma il loro gioco era una follia, loro erano folli... ma forse il mondo era più folle di loro per non essere folle.

<< Gioco. >> disse James sapendo che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto il suo viso. Così si allontanò da lei, con la convinzione che quella sarebbe stata una lotta contro tutti persino loro stessi.

 

Tutto era cambiato.

Forse erano cresciuti, ma non maturati.

Spietato. Avventuroso.

Perverso. Irriverente.

Folle, il loro gioco era folle.

La vita è follia.

Perché se lo puoi pensare. Lo puoi fare.

 

Dominique aveva preso la sua decisione, aveva scelto il gioco, la follia di stare separati un anno. Un anno che le sarebbe parso infinito, ma voleva dimostrare a tutti che aveva preso la decisione migliore, ma anche la più dolorosa. 


      NdA: La frase "Se lo puoi immaginare. Lo puoi fare." è tratta dal film. Inoltre ringrazio chiunque segua la storia e mi scuso per il lungo lasso di tempo impiegato a pubblicare.

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Capitolo 6
*** Amore per il gioco e non solo ***


AMAMI SE HAI CORAGGIO

5. Amore per il gioco e non solo

 

Un gioco?

Non era più un gioco da diverso tempo ormai.

Si era fuso con la vita, ora era la vita.

Quella vera, che tutti si rifiutavavo di vivere.

Perchè sbagliata.

Perchè erano grandi, ed era arrivato il tempo delle scelte.

Ma questo a loro non importava ancora.

 

Erano anni che Dominique era la migliore amica di James, anche se non se l'erano mai detto. Era una verità, un fatto ovvio che non doveva essere detto per diventare reale, come sapere che il cielo è blu, i fiori profumano, i flun erano i dolci più buoni al mondo e che James era innamorato di sua cugina anche se non l'avrebbe mai ammesso apertamente. Queste sono verità immutabili, che sono sempre vissute e sempre vivranno.

Erano anni che James era il migliore amico di Dominique e lei desiderava con tutto il cuore che rimanesse così, tutto immutato, anche se era difficile averlo al proprio fianco, vicino ma mai abbastanza per poterlo toccare davvero. Una condanna la loro, condanna: forte un termine troppo forte, troppo vero. Era per questo che non aveva mai osato respirare un po' di lui, sfiorargli le labbra; un conto era stare vicini e avere un modo tutto loro per essere cugini.

Solo una volta si erano quasi baciati e lei era annegata nel suo profumo, erano piccoli ma lei se lo ricordava bene, se lo ricordava molto più spesso di quanto avrebbe dovuto, ma non voluto.

Il pomeriggio seguente all'esame di Dominique lo passarono difronte al lago nero, sul l'erba verde brillante tipica di giugno a guardare il cielo cambiare colore lentamente e le nuvole spostarsi al soffio del vento.

<< Dobbiamo fare qualcosa! >> disse James annoiato dal stare fermo, lui che era sempre in movimento << Cosa hai in mente? >> chiese Dominique incuriosita nel sentire l'eccitazione nella voce del cugino. << Ti ricordi di Igor? >> chiese James << Il capitano di Serpeverde, non siete rivali da quando sei diventato capitano di Grifondoro? Ma cosa centra ora? >> chiese la ragazza, ma capì subito dopo gli intenti dell'amico brillare nei suoi occhi. << È arrivato il momento di divertirsi! >> disse eccitato James << Non mi metterai in mezzo. >> disse sicura la sua migliore amica << Tu credi?! Giochi o non giochi? >>

La sfida di James non si era rivelata poi così intelligente, anche se probabilmente lo sapeva ancora prima di lanciarla, ma l'aveva reputata divertente. E lo sarebbe stato -vedere la ragazza così piccola nei confronti di Igor che sembrava un colosso, sfidarlo per quel gioco con suo cugino- se Dominique non si fosse infurita.

<< Come cavolo ti è saltato in mente di lanciare una sfida così stupida?! Non era difficile da capire che si sarebbe arrabbiato! >> James non disse nulla anche se aveva voglia di ridere. Era divertente vedere Dominique arrabbiata, quando erano più piccoli gli piaceva molto vederla con i capelli spettinati, il viso imbronciato e rosso e la voglia di prendersela con qualcuno, non riusiva a capacitarsi di come aveva fatto a non volerla vedere così sempre. Poi si ricordò che se l'avesse vista sempre così non avrebbe resistito alla voglia di baciarla, e questo non avrebbe mai potuto farlo -o almeno così credeva.

Dominique poi esplose, velocemente si avvicinò a James e gli tirò un pugno sul braccio << Ahu, mi hai fatto male? Ma che ti è preso? >> disse lui massaggiandosi il braccio << Cosa mi è perso?! Per colpa tua, forse mi sono rotta il polso >> << Potevi non accettare! >> disse James offeso dal pugno della cugina, ma forse voleva solo farla arrabbiare ancora un po': quando si arrabbiava diventava ancora più carina del solito. << Guardami bene, io non ho paura di niente e di nessuno! E le tue stupide sfide non le rifiuto... e dammi quella scatola! >>

Si avvicinò al ragazzo tentando di togliergli dalle mani il Tesoro, ma lui di qualche spanna più alto di lei la sollevò sopra la testa << Dammela! >> disse la ragazza alzantosi sulle punte dei piedi tentando di diventare più alta, si stava arrabbiando sul serio, e questo non era molto sicuro per James. << Smettila di fare il bambino e dammi quella scatola! >>

Forse si avvicinò troppo al cugino alzandosi sulle punte dei piedi, era vicina a lui, troppo vicina, non sarebbe dovuta essergli a così poca distanza. Non credeva che avrebbe avuto abbastanza forza di volontà da allontanarsi da lui.

Ma stringendo tra le mani la scatola lo fece, si allontanò dai suoi occhi di un soffio, tanto per vedere se avrebbe resistito, ma la sua volontà l'abbandonò facendo posto al suo amore per il gioco.

 

Era come guardare in fondo a un tunnel, un'unica fonte di luce davanti a loro.

Questo era il loro amore.

Troppo grande per essere ignorato.

Troppo sbagliato per non essere vissuto.

Il loro amore era una sfida, che voleva essere vissuta ad ogni costo.

 

Era giunto il momento di sfidare la famiglia, i pregiudizi, la vita e il gioco. Era giunto il momento di essere felice o al meno tentare di esserlo.

Ora voleva baciarlo, e con la scatola in mano lanciò la sfida << Baciami, giochi o non giochi? >> Baciarla, certo che avrebbe voluto, sarebbe stata la sfida più facile di sempre se non gli fosse tornata alla mente una domanda che si era posto molto tempo prima, quando era ancora un bambino “È sbaglito? Amarla è sbagliato?” forse non era sbagliato, non per lui almeno.

Lentamente si avvicina al suo viso e le sposta una ciocca di capelli che le era ricaduta sugli occhi, la prende tra le braccia e completo come non lo era da tempo o come non lo era mai stato, la bacia. La bacia lentamente per non dimenticare la sensazione e gustandola a pieno. Erano anni che resisteva alla voglia di farlo e ora malediva ogni volta che si era frenato.

Con il sole che moriva nel Lago Nero e il tiepido vento d'inizio estate, i due cugini si baciarono dimenticando tutto, tranne tutto il bene che si volevano.

Quella era sicuramente la sfida migliore lanciata, sarebbe stato difficile batterla.

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Capitolo 7
*** Il nulla ***


AMAMI SE HAI CORAGGIO

7. Il nulla

 

Un anno.

Trecentosessantacinque giorni.

Cinquantadue settimane.

Ottomilasettecentosessanta ore.

Cinquecentoventicinquemilaseicento minuti.

Trentunomilionicinquecentotrentaseimila secondi.

Uno in fila all'altro.

 

James aveva involontariamente seguito da distante la vita della migliore amica, per questione di pochi minuti non incrociava il suo sguardo o non vedeva il sorriso di Dominique, ma forse questa non era una gran sfortuna, se il destino avese deciso di farli incrociare avrebbe solamente visto gli occhi impauriti e spaventati di Dominique, ma anche la forza della ragazza che lentamente avrebbe tentato di continuare a vivere.

I ricordi si susseguivano nella sua mente, uno di seguito all'altro, gli sembrava di vivere solo attraverso quelli, sperava di addormentarsi e svegliarsi alla fine dell'estate: la scadenza di quel tormento.

E poi, poi un giorno ricominciò a vivere, semplicemente intravide un bagliore in fondo al tunnel e gli sembrò di essere sommerso dalla luce. La vide: bella, semplice, ingenua; finse di essere un altro, si dimenticò del suo nome e di Dominique, si prefissò uno scopo, come se a sfidarlo fosse stata la sua migliore amica.

Non ne hai il coraggio...

Dimostrami che non ti sei scordato del gioco...

Il nostro gioco...

Amala...

Rendila partecipe, solo per un secondo...

Sai di non poterle offrirle di più...

Giochi o non giochi?

Così James cominciò a frequentare le sconosciuta ragazza e piano piano quasi per gioco, se ne innamorò. Non era come riprendere a respirare, a vivere davvero, ma sembrava una valida alternativa.

Una mattina fastidiosamente soleggiata, Dominique ricevette una lettera. Le parole della fine del loro gioco, del loro perverso amore e della loro unica spietata fonte di libertà, erano scritte su carta stampata: semplici parole per una crudele condanna. Nel leggerle la ragazza non si scompose più di molto, sapeva che sarebbe successo. Non poteva durare in eterno, alla fine anche James si era stancato.

Si sposava l'Eterno Bambino.

Il suo Peter Pan non sarebbe più stato suo.

E cos'è Wendy senza il suo Peter?
 

Dominique non si presentò nemmeno al suo matrimonio, lasciò delle semplici parole a James, scritte sul retro del tovagliolino di un pub.

Sposala.

Giochi o non giochi?

Ci rivedremo tra dieci anni,

fino ad allora niente!

Il nulla più totale.”

James così la sposò, con il sorriso sulle labbra e il cuore pieno di gioia, quel giorno anche la sua Dominique era felice, come non mai.

Non erano più bambini, era cresciuti, avevano dimenticato la scatola.

Balle, menzogne, bugie...

Il gioco non era finito.

Lui era sempre disposto a consumarsi nel loro amore.

Riprendevano le sfide, più folli di prima.

Nei lunghi dieci anni che seguirono, entrambi avevano pensato solo al gioco e alla voglia di sfidarsi. Anche senza vedersi o sentirsi avevano continuato a lanciarsi sfide. 

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Capitolo 8
*** Il nulla, il tutto e poi la fine ***


AMAMI SE HAI CORAGGIO

8. Il nulla, il tutto e poi la fine.

 

Sono passati dieci anni, dieci terribili e infiniti anni. I giorni si sono ammassati l'uno sull'altro senza scopo, senza meta. Gli hai vissuti, James, senza viverli davvero. Vivere, come quando Dominique era al tuo fianco. Sei felice?

 

Di cos'hai paura Amore?

Non vuoi più rischiare come un tempo?

Sei forse cambiato?

 

Piange Dominique davanti allo specchio, i capelli spettinati, il trucco sbavato, le unghie mangiucchiate, le labbra piegate in una triste smorfia che lascia trasparire tutto il dolore che porta nel suo povero e tenero cuore la ragazza.

Perché non vai a riprendertela James?

Tenta di ricomporsi, si ripete che non può e non deve lasciarsi andare ai sentimenti. Proprio lei che si era dichiarata forte e matura si ritrovava ad amare suo cugino. Com'è strana ed ingiusta la vita.

Non piangere più, mio dolce amore. A tutto c'è rimedio.

 

Si rividero in un giorno buio, non c'era tempo atmosferico e le ore si erano fermate, tutto era scomparso, almeno per loro. Incrociarono i loro occhi e tutto ricominciò a scorrere, loro ricominciarono a vivere.

Una voce dentro James parlò:

Non sarò il tuo principe azzurro in sella al cavallo bianco, ma permettimi almeno di essere l'eco dei tuoi passi, la voce che sussurra nella notte, lo sguardo rivolto a te tra la folla, il diavolo saggio e l'angelo tentatore. Sarò qualunque cosa tu vorrai, ma permettimi almeno di essere, perché io senza te non sono nulla.

Fine.

 

E poi? Non c'è nessun “E poi?”, quando devi dire addio alla persona che ami, per colpa del gioco: vostro alleato e vostra condanna. Quel'unico amore che ti fa sentire completo. Quando devi dirle addio, tutto perde importanza, non succede più nulla. Perché l'unica soluzione è stringere la Tua gioia forte forte al cuore e dimenticarsi di tutto il resto. Per sempre soli, tu e lei, infondo al cemento.


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La storia si conclude così, a voi tutti la scelta di come finisce la loro storia d'amore. Mi spiace se non sono riuscita a farvi sognare con questo ultimo capitolo, forse troppo breve.
Grazie a chiunque a recensito la storia ed un grazie di cuore anche a chi l'ha inserita nelle ricordate, preferite o seguite, grazie a voi che siete molti più di quanti mi aspettassi (e meritassi). E grazie anche al mio migliore amico che pazientemente ha letto tutti i capitoli e ascoltato le mie folli idee in proposito. Grazie, perché magicamente riesci sempre a farmi meravigliare per ogni piccola cosa.
Ora basta ringraziamenti, mica ho scritto un libro!
Giulia

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