War in the hereafter

di Sirene Chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arrivo agli inferi ***
Capitolo 2: *** Visita alla radura ***
Capitolo 3: *** I pirati ***



Capitolo 1
*** Arrivo agli inferi ***


La morte non l’aveva mai spaventata più di tanto. Sapeva che prima o poi le sarebbe capitata, e perciò si era rassegnata all’idea. Ma era anche vero che mai e poi mai si sarebbe aspettata di morire a 15 anni. E mai e poi si sarebbe aspettata di finire in un posto del genere.
Insomma, l’aldilà era parecchio diverso da come lo immaginava.
La stanza in cui si trovava in quel momento, per esempio, era incredibilmente reale. Sembrava fatta di cemento, o di qualsiasi cosa sia fatto un muro della terra.
Nessuno le aveva detto che era morta, anche perché fino a quel momento, dal suo risveglio, era rimasta sempre sola. Ma l’aveva intuito, sfruttando al meglio il suo sesto senso.
O forse semplicemente aveva deciso di fidarsi del cartello con su scritto “aldilà”. In ogni modo, pensò che i morti erano molto realisti.
Comunque sia, la stanza in cui si trovava era debolmente illuminata, con la luce soffusa. Non riusciva a vedere gli spigoli della camera, ma vedeva il riflesso della fioca luce sui muri. Una porta sorgeva davanti a lei, e sembrava non avere intenzione di aprirsi mai più, come se fosse bloccata dai suoi quintali.
La porta si aprì.
Tre ragazzi comparvero in controluce.
- Bene bene… - disse una voce femminile. Poi i tre si avvicinarono a lei. Quando anch’essi ebbero abbandonato la luce per immergersi nell’ombra della stanza, la ragazza capì che si trattavano di una femmina con due ragazzi.
L’unica donna si chinò su di lei, osservandola curiosa. Un ragazzo con i capelli rossi lesse diligentemente una cartella che teneva in mano.
- Namine, giusto? - chiese alla sua compagna. Lei annuì, guardando la ragazza. Allungò una mano verso di lei, e le carezzò i capelli. Namine rabbrividì a quel gesto.
- Hai addosso ancora così tanta vita… - le bisbigliò. Poi si scosse, per rialzarsi e guardarla come per soppesarla. Il terzo ragazzo, che finora era stato zitto, si mosse verso la porta, per uscirne ed osservare fuori. Il rosso sbuffò, vedendo l’atteggiamento del compagno, ma non gli disse niente.
- Ora ti portiamo fuori di qui. - disse invece alla ragazza seduta a terra. Questa lo guardò con sguardo confuso, non capendo molto di quella situazione. - Non sappiamo ancora dove sarai affidata, ma per ora non resterai qua. - spiegò, aspettandosi che il suo discorso fosse capito all’istante.
Invece Namine lo guardò smarrita. Affidata?
- Ma ti si deve proprio spiegare tutto? - strepitò la ragazza, sollevando un sopracciglio.
- Nessuno muore maestro. - disse filosofico il rosso, storpiando il famoso detto. Poi si inginocchiò vicino a Namine, sorridendole vivace.
- Ciao, io sono Reno! Lei è Yuffie - disse indicando l’altra ragazza - e quello lì fuori è Riku. - finì, mostrandole il ragazzo fuori dalla stanza. Poi tornò ad osservare lei. - Sei appena morta. - disse, con una sincerità disarmante. Namine annuì, non particolarmente sconvolta. Lui continuò. - Ora ti portiamo via da qui, e ti spieghiamo un po’ di cose, ok? - le chiese, ma non aspettò una risposta. Si alzò, facendo cenno all’amica. Lei si avvicinò, e la alzò con velocità ed inaspettata delicatezza. Reno tornò a guardare la cartella, mentre i tre si avviavano verso Riku, rimasto pazientemente ad aspettare fuori.
- Dove dobbiamo portarla? - chiese il ragazzo con i capelli argentei, senza guardarla apertamente ma lanciandole solo alcune occhiate fugaci.
- Curioso! - esclamò Reno, continuando a leggere la cartella. - Qua non c’è scritto il luogo a cui è predestinata. Questo significa che… - iniziò guardando Yuffie. Lei finì la frase, sorridendo.
- …che resterà con noi un po’! -
Riku annuì, mentre Namine li guardava stranita. In tutto quel tempo aveva solo capito che era morta, e voleva sapere da loro altre cose. Quindi per la prima volta aprì la bocca.
- Mi potreste spiegare come stanno le cose? - chiese, scoprendo la sua voce.
Reno fece per risponderle, quando Yuffie le si mise davanti.
- Dobbiamo affidarti a qualcuno. Ma sulla tua cartella non c’è scritto con chi devi andare, perciò per ora starai insieme a noi. - spiegò, velocemente.
- E chi siete voi? - chiese la bionda, per niente intimorita dalla ragazza. Lei sorrise scoprendo i denti, mostrando che i suoi canini erano appuntiti. Poi, un lampo rosso le attraversò gli occhi.
- Siamo demoni. - disse, sghignazzando, mentre Reno tratteneva a stento la risata. Riku era rimasto serio davanti alla sua dimostrazione.
Namine la guardò perplessa.
- Pensi davvero che una cosa del genere possa spaventare una persona appena morta? - le chiese.
Yuffie rimase stupita da quella frase, e sorrise.
- Di solito funziona. - spiegò, avvicinandosi a Reno e mettendosi al suo fianco.
- Siamo demoni - disse il ragazzo. - anche se sulla terra ci chiamano diavoli. Ma perdonami, tu non ricordi nulla della terra, perciò è inutile parlarne. -
Namine si chiese se la terra di cui parlava lui fosse la terra in cui lei aveva vissuto da viva. Poi si disse di si, anche perché era l’unica terra possibile.
- Io mi ricordo della terra. - disse, quasi offesa. Reno e Yuffie la fissarono con sguardi stupiti, e neanche Riku fu immune a quelle parole.
- Ti ricordi della tua vita da viva? - le chiese la ragazza, strabuzzando gli occhi.
Namine annuì, sicura.
- Mi chiamavo Namine, avevo 15 anni e sono morta per un incidente d’auto. - disse, per confermare le sue parole.
- Interessante… - mormorò Reno, tornando a guardare la cartella, scoprendo che tutto quello che la bionda aveva detto corrispondeva alla realtà. Poi le si avvicinò. - Di solito i ricordi vengono cancellati dalla mente, per rendere meno terribile il trapasso. Ti ricordi anche quello? - le chiese, posandole una mano sulla fronte.
La bionda ci pensò su un attimo, poi negò.
- Finalmente una cosa normale. - sibilò il rosso, interessato. - Sai, Namine, sei una ragazza molto particolare. - le disse, e lei poté notare che Yuffie a quelle parole si irritò.
- Cos’è il trapasso? - chiese. Dato che non se lo ricordava, voleva sapere cosa si era persa.
- E’ il momento più terribile di tutti. - le spiegò, allontanandosi nuovamente. - E’ quando separano l’anima dal tuo corpo. -
- Ma io adesso cosa sono? - chiese. - L’anima o il corpo? -
- Ora nessuno dei due. Ed è per questo che dobbiamo smistarti. Per decidere che cosa ti deve restare e cosa no. Ma ora andiamo. - intimò il ragazzo.
Proseguirono per una stradina a dirupo, durante il quale Reno e Yuffie parlarono per i fatti loro. Discutevano in chiave comica di tutti i loro impegni da demoni, e ogni tanto interpellavano anche il terzo compagno, che camminava silenzioso accanto a Namine. Intanto la bionda non faceva nulla, all’infuori di osservarsi intorno. Era come stare in una miniera, al chiuso. C’era molta gente, che non le sembrava del tutto normale, e il paesaggio era devastante. C’erano geyser che sputavano un liquido rosso, che Namine sperò fosse lava, e la terra pareva bruciacchiata. Sembrava proprio l’inferno.
- Perché sono finita qui? - chiese improvvisamente, continuando a guardare il paesaggio. - Pensavo di essere abbastanza buona per andare in paradiso. -
Reno e Yuffie risero.
- Di solito la perdita di memoria è fatta anche per dimenticare certe panzane che vi dicono sulla terra. - la prese in giro il rosso. - Non è così facile, qui, che appena ti svegli ti trovi nel posto perfetto per te. Qua devi fare un test! - esclamò, quasi fiero.
- Un test? - chiese smarrita Namine.
- Per individuare a che gruppo appartieni. - spiegò Yuffie.
- E che gruppi ci sono? - si informò la bionda.
- Demoni, angeli e ambigui. - disse Reno, ma proprio mentre la ragazza stava per fare un’altra domanda, il rosso la bloccò. - Alt, l’interrogatorio finisce qui. - disse, risoluto. - Ti basti sapere che sei un caso particolare, e che per ora starai con noi. -
Namine annuì, sconfitta. Yuffie le si affiancò, lasciando andare Riku vicino a Reno.
- Non te la devi prendere. - le disse, gentile. - Noi non possiamo informarti, è compito di altre persone. -
La bionda fece cenno di si, cercando di non sembrare troppo odiosa alle prime persone che incontrava.
- Dove mi state portando? - chiese, immaginando che fosse un suo legittimo diritto saperlo, anche se dubitava che i diritti e i doveri esistessero in quel posto.
Yuffie si voltò verso di lei e ridendo le chiese
- Ti va di visitare gli inferi? -




Salve, sono Sirene Chan e vi presento “War in the Hereafter”, che spero significhi “guerra nell’aldilà”. Protagonista di questa storia è Namine, ma non mancheranno molte presenze famose di vari Final Fantasy e Kingdom Hearts. Spero che come assaggio sia stato abbastanza gradito, e che la storia non abbia deluso nessuno. Arrivederci al prossimo capitolo!
Sirene Chan

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Capitolo 2
*** Visita alla radura ***


L’inferno era davvero un bel posto.
Non era una cosa molto bella da dire, ma rispecchiava la verità, almeno secondo Namine. Il paesaggio non era più tetro e al chiuso, ma era all’aperto, con una luce accecante. Rispecchiava la terra quasi perfettamente, tanto che alla ragazza sembrò di essere ancora viva.
- Perché è così terribilmente uguale al mondo vivo? - chiese, troppo curiosa per stare in silenzio.
Reno si voltò a guardarla, probabilmente pensando alle scocciature che poteva dare una persone che si ricordava tutto della sua vita.
- A noi demoni resta solo il corpo. - si concesse di spiegare. - Perciò il nostro territorio e totalmente uguale alla Terra.
- Immagino che agli angeli resti solo lo spirito. - ne dedusse la bionda. Yuffie annuì.
- E agli ambigui? - chiese, non dimenticandosi la breve spiegazione che le avevano dato poco prima.
Il rosso la guardò contrariato.
- Ti ho detto di non fare domande! - le disse, con tono brusco. Poi si allontanò, tenendosi a distanza da Namine. Yuffie sospirando lo seguì, mentre la bionda restò in silenzio vicino a Riku.
- Ti conviene non parlare troppo degli ambigui con Reno. - la avvertì lui. - Lui li odia. - spiegò, senza aggiungere altro. Namine era tentata dal chiedere il perché, ma decise di rimanere zitta per non sembrare una persona invasiva.
Dopo qualche parola, Yuffie abbracciò il rosso, per poi sorridergli. Lui le disse qualcosa, e lei rispose. Poi lui disse qualcos’altro, si chinò per abbracciarla un’altra volta e se andò, mentre Yuffie lo salutava. Poi la ragazza tornò dagli altri due.
- Reno ha preferito compiere un altro incarico, per ora. - spiegò. Poi si rivolse a Namine. - Tranquilla, non te la devi prendere. - le disse, come se temesse una scenata.
Namine annuì, facendole capire che era tutto apposto. Non avrebbe mai immaginato che i demoni fossero così sensibili.
- Comunque ti portiamo noi in giro! - esclamò la ragazza, prendendo per il braccio Riku. - Vero? - gli chiese. Lui disse di si, leggermente imbarazzato per il gesto dell’amica.
Namine sorrise, e ripresero a camminare.
Nonostante la sua buona volontà, la bionda non riuscì a tenere a freno la sua curiosità.
- Quando saprò tutte le cose che si devono sapere su questo mondo? - chiese, rivolgendosi a Yuffie che le sembrava la più ben disposta.
- Quando qualcuno te le dirà. - rispose semplicemente lei.
- E quando lo farà, questo qualcuno? - continuò.
- Mmm… - ci pensò su Yuffie. - Non lo so. - le disse sorridendo davanti all’espressione esasperata della bionda.
- E quando mi appiopperanno ad un gruppo, non potrò più cambiare? - chiese, cercando di non apparire aspra.
- Beh, c’è stata un eccezione… - mormorò pensierosa la mora, ma dopo si scosse, sorridendole. - In poche parole non potrai più cambiare. - disse allegra.
Invece Namine era tutt’altro che felice di essere in quel posto. Era morta, confusa, e non sapeva cosa diavolo la aspettasse in quel luogo, che per quanto bello, le dava fastidio.
Proseguirono il cammino per qualche minuto in silenzio. Poi arrivarono in una specie di laghetto, e nel vederlo Namine ebbe una sensazione strana. Era un posto meraviglioso, illuminato appena dalla luce del sole, il verde degli alberi che lo circondava, il blu dell’acqua scintillante. Era un posto molto bello. Troppo bello.
- Cosa succede qui? - chiese, intuendo qualcosa di negativo. Yuffie fissò triste il lago.
- E’ quando decidono cosa fare di te. - spiegò, malinconica. - Quando scelgono una strada per il tuo futuro. -
Namine capì che si stava riferendo al momento in cui ti affidano o l’anima o il corpo. Pensò che anche lei prima o poi avrebbe dovuto farlo.
- Come si chiama questo atto? - chiese, per iniziare a provare paura verso la parola che le venisse detta.
- Purificazione. -
Il tono con cui Yuffie pronunciò quella parola, e la parola in se le impedirono di spaventarsi.
- Perché purificazione? - chiese, non capendone il significato, ma essendone affascinata.
- Perché purificano la parte che ti verrà data. Ed è quella la parte dolorosa. - Namine ebbe la voglia di chiedere una spiegazione, e fortunatamente gliela venne data. - Perché ti purificano quando ti è già stata affidata. Perciò le sofferenze devi subirle tu. - disse, probabilmente viaggiando con la mente verso vari ricordi.
- E com’è? - le chiese. - Tu l’avrai già provata, no? -
Lei distolse lo sguardo dal laghetto, allontanandosi. Non rispose alla domanda, e Namine ne rimase perplessa.
Riku la avvertì una seconda volta.
- Non parlare della purificazione con lei. - disse. Namine assunse un espressione mortificata. Non ne combinava una giusta.
Si avviarono dietro a Yuffie, e restarono in silenzio per un altro po’. Poi la mora si voltò verso di loro, con lo stesso solito sorriso furbo.
- Ti va di vedere la radura? - chiese. Riku intervenne subito.
- No, Yuffie, è meglio di no! - ribadì lui, sicuro. Eppure dietro a quel tono deciso, si scorgeva una nota di tristezza, un gemito, come se sapesse che il suo parere in quel momento era nullo e che Yuffie avrebbe fatto di testa sua.
Difatti, la ragazza riprese a camminare, ritrovando di nuovo il buonumore, conducendoli nell’esatto posto in cui voleva andare. Namine si chiese cosa fosse questa radura, che raccoglieva tanto interesse quanto rancore. Dopo poco trovò il coraggio di chiederlo ad alta voce, e Riku le rispose, rabbuiato per la decisione presa dall’amica.
- E’ il punto in cui gli inferi di differenziano dal paradiso. E’ la zona di intersezione, dove non si è ne in un mondo, ne nell’altro. - spiegò.
- E cosa si va a fare, lì? - chiese, non vedendo il divertimento di quel luogo.
- Di solito si stuzzicano gli angeli. - disse, con una smorfia. Namine capì che quel divertimento intratteneva solo Reno e Yuffie, mentre lui non ne era interessato.
Continuarono a camminare in silenzio, mentre Yuffie saltellava di qua e di la. Era visibilmente felice di tornare in quel posto, poco ma sicuro.
La radura non distava molto dalla loro posizione, e già da lì si poteva intuire quale fosse. Era uno spiazzo, circondato da montagne. Erano già al suo interno, non gli restava che avvicinarsi. Era vuoto, e sembrava che non ci fosse proprio nessuno.
Si affiancarono a quella che doveva essere la linea di separazione tra un mondo e l’altro, guardando nel paradiso, ma anche lì non c’era anima viva. Anzi, anima morta, ed era proprio il caso di dirlo.
Namine guardò Yuffie, aspettandosi di vederla delusa. Ma lei sorrideva, come se il divertimento stesse per arrivare. Difatti, fece un passo verso la linea.
Con sgomento, Riku appurò che aveva messo il piede nel paradiso. Le fu subito addosso, spostandola; era una cosa proibita, non si doveva fare, e sia Riku sia Yuffie lo sapevano bene.
D’un tratto, si vide avvicinare qualcuno, dall’altra parte. Quando fu rasente la linea, si poté notare che era una ragazza. Yuffie fece una smorfia, quando si accorse che era lei: non dovevano essere in buoni rapporti.
- Non dovete mettere piede nel paradiso! - disse questa, con voce irritata ma pacata. In fondo era un angelo, non si poteva pretendere che avesse una voce troppo grossa o squillante, che avrebbe disturbato la pace eterna.
Yuffie le rise in faccia. Non si potevano toccare, perché era ognuna nel suo mondo. La bionda si chiese come diavolo l’angelo (scusate la contraddizione) avesse fatto a capire che qualcuno aveva posato un piede nel suo territorio.
Poi l’angelo si voltò a guardarla, con sguardo naturalmente dolce e delicato.
- Sei anche tu un demone? - le chiese.
E fu in quel momento che qualcuno afferrò Namine.




Ciao! Secondo capitolo terminato! Grazie a Kabubi per la recensione, spero che continuerai a seguirmi! ^^
Chi sarà mai stato quell’angelo? Chi avrà rapito la nostra Namine? Cosa si cela dietro all’odio di Reno per gli ambigui? Che segreto nasconde la purificazione, e cos’ha a che fare con Yuffie? Tutto questo e molto altro nei prossimi capitoli!
Sirene Chan

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Capitolo 3
*** I pirati ***


La navicella in cui si trovava era abbastanza grande. Era metallica, ed era buia. Si trovava sola in una stanza, non aveva la più pallida idea di dove la stessero portando, e soprattutto, di chi la stesse portando. L’avevano infilata in un sacchetto, e quando era riuscita ad uscirne si trovava lì, da sola. Ricordava, pochi attimi prima di essere presa, l’espressione dei due demoni (esterrefatta quella di Riku, arrabbiata quella di Yuffie), e quella dell’angelo (a malapena stupita, indifferente). Poi la sacca l’aveva imprigionata, e lei non aveva idea di dove si trovasse. Il mezzo era incredibilmente silenzioso, e non sentiva provenire rumori da nessuna parte, per il fatto che le pareti erano di metallo.
Namine si alzò, decisa a cercare un’uscita o se non altro un indizio che le facessero capire dove e con chi si trovasse. Mentre perlustrava, fece delle riflessioni: dato che era nel territorio dei demoni, non potevano che essere altri abitanti degli inferi ad averla presa.
C’era una porta, alla sua destra. Si avvicinò, provando a spingerla, ma non successe niente. Non riusciva a tirarla, perché non aveva maniglie a cui aggrapparsi, perciò continuò ad osservarsi intorno. La stanza era vuota, le pareti spoglie. Cosa avrebbe dovuto fare per uscire di lì?
Si sedette nuovamente sul pavimento, lasciando che qualcun altro facesse qualcosa per lei. E si mise ad aspettare.
In effetti non aspettò molto, perché la navicella che la portava ebbe uno sbalzo. Poi si inclinò, catapultando Namine dall’altra parte con un volo. La bionda però non fece in tempo a sbattere il muso sul muro opposto, che qualcuno la afferrò. La velocità le impediva di alzare lo sguardo per osservare il suo salvatore, ma le braccia che la tenevano erano muscolose quanto bastava per farle capire che era un maschio.
Dopo pochi secondi si ritrovò sul ponte della nave, e vide che due ragazze la stavano circondando, mentre colui che l’aveva salvata si rimetteva alla guida. La persona alla sua destra la alzò, per accomodarla meglio. Poi le sorrise.
- Ciao! - la salutò. Namine non seppe cosa dire; era confusa, non sapeva chi erano quelli la, ne perché l’avevano presa. - Sono Rikku! - continuò quella. La ragazza annuì per gentilezza.
- Io sono Namine. - disse, cordiale. Si era rivelata simpatica, e non le andava di deluderla con un comportamento antisociale. - Chi siete? - non riuscì a trattenersi.
- Siamo pirati dell’inferno! - rispose quella, entusiasta.
Una voce però la richiamò.
- Rikku, Fran, controllate la sala macchine! - disse uno dei due ragazzi dei posti di guida. - Abbiamo qualche problema! - spiegò.
Le due ragazze che circondavano Namine si alzarono, per recarsi alla sala macchine.
La bionda rimase lì, con gli occhi sbarrati che cercavano di captare qualcosa dei due tipi alla guida. La luce era luminosa, ma nonostante tutto non riusciva a vedere bene.
Uno di loro si girò verso di lei, e Namine capì che era quello che l’aveva salvata dallo schianto.
- Ciao! - le sorrise, con un sorriso che assomigliava tanto a quello di Reno: sbruffone.
Lei ricambiò il saluto.
- Allora sei Namine, giusto? - le chiese, avendo sentito la sua presentazione di poco prima. Lei annuì. - Io sono Balthier. - si presentò. - Lui è Tidus - indicò l’altro ragazzo alla guida, che alzò il braccio in cenno di saluto - e quelle due ragazze sono Rikku e Fran. - finì le presentazioni.
Namine annuì ancora. Stava per chiedere il motivo per cui lei si trovasse li, quando le due tornarono dalla sala macchine.
- Nessun guasto! - esultò Rikku. Fran stette zitta, lasciando parlare la ragazza.
Balthier sembrò pensieroso; la navicella ora volava bene, e anche prima lo faceva, ma quello sbalzo sarà pur dovuto a qualcosa, no? Si girò verso Fran, e la guardò a lungo, e lei ricambiava l’occhiata. Dopo qualche minuto, distolse lo sguardo. Nessuno fiatò, ne prima ne dopo quell’occhiata così lunga.
- Si continua il viaggio! - esclamò il ragazzo, premendo qualche tasto. Finalmente Tidus si alzò, e Namine poté ammirarlo in viso, visto che non ci era ancora riuscita. Era biondo, e aveva il viso tondo, con un espressione ottimista. Questo si avvicinò a lei, chinandosi per essere alla sua altezza.
- Ciao! - la salutò, divertito. Perplessa, Namine ricambiò.
- Dove mi state portando? - chiese subito dopo.
- A fare un giro! - rispose, allegro.
Rikku si avvicinò, e si chinò vicino all’amico.
- Sei una nuova recluta dei demoni? - chiese, pimpante.
Namine fece di no con la testa.
- Per ora non sono… niente. - spiegò, con qualche difficoltà. Era imbarazzata, i volti dei due ragazzi erano poco lontani dal suo, e questo le dava fastidio.
Vide che Fran si era messo al posto di guida, sostituendo Tidus, e che lei e Balthier stavano parlando a bassa voce. Rikku seguì il suo sguardo, e si voltò verso lei per spiegare.
- Lasciali perdere, spesso neanche noi capiamo cosa passa per la testa a quei due. - disse, ridendo.
- Parlano in silenzio, come poco fa. Sembra che si leggano nella mente! - esclamò Tidus, non trattenendo le risate.
Non li stavano prendendo in giro; erano affascinati da quel lato dei due amici, e li divertiva perché la reputavano una cosa impossibile.
- Cosa succede se mi butto da una certa altezza? - chiese Namine improvvisamente. Era incuriosita dalla risposta: dato che erano già morti, cosa sarebbe potuto succedere?
- Ti fai male! - rispose Rikku, tornando per un momento seria. - Non puoi morire, ma il dolore lo senti lo stesso. -
Tidus annuì, concordando con la ragazza. Namine trovava sempre più interessante l’inferno.
- Perché siete diventati pirati? - chiese.
- Perché ci eravamo stufati dei doveri dei demoni. - rispose tranquilla Rikku.
- Doveri? - ripeté confusa Namine.
- Muoiono tante persone ogni giorno. - disse con indifferenza Tidus. - Noi dobbiamo prenderle e portarle dagli ambigui. -
- Cosa sono gli ambigui? - chiese, sperando almeno questa volta in una risposta.
- Esseri vuoti. - rispose grave Balthier, sentendo la conversazione. Namine tacque: era una descrizione non molto dettagliata, ma che rappresentava bene la vera situazione.
- Un po’ come te adesso! - rise Tidus.
Con una smorfia, Namine fece intendere il suo parere.
- Beh, tu adesso sei… uhm… - ci pensò su Rikku. - …sei come un bicchiere in attesa di essere riempito! Gli ambigui sono bicchieri rotti, che non potranno mai più portare qualcosa dentro. - spiegò, in modo efficace.
- Perciò una volta che si ha qualcosa dentro, non si può più cambiare? - chiese per la seconda volta, come conferma.
Il silenzio che precedette la risposta fu troppo lungo.
- Esattamente… - mormorò Tidus. Poi lui si alzò, e si avvicinò ai guidatori.
Yuffie aveva accennato ad un eccezione in quell’ambito, anche se subito dopo le aveva detto che non poteva cambiare. E sia il suo comportamento che quello dei pirati l’avevano insospettita.
C’erano troppi misteri in quel mondo, molti non svelati. Ma forse era questo a rendere intrigante l’aldilà.





Ciao, sono Sirene Chan!
Grazie a Kabubi per la recensione: Yuffie è sempre la solita Yuffie, nel bene e nel male!^^ I misteri non saranno svelati ancora per un po’, spero di averti incuriosito almeno un po’, e che tu continuerai a seguirmi!
I pirati dell’inferno stanno portando in giro Namine, ma chissà cosa la aspetterà! E poi, chi sarà questa famosa eccezione, di cui tutti evitano di parlare? Inoltre, cosa si nasconderà nel passato dei nostri demoni e pirati? Lo sapremo col passare del tempo, anzi, dei capitoli! Alla prossima!
Sirene Chan

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