Gone

di Eva B
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAP 1 -Lui, i suoi errori e Lei- ***
Capitolo 2: *** Tra litigi e brividi ***
Capitolo 3: *** Per un suo sorriso ***
Capitolo 4: *** Tra ombre e luce ***
Capitolo 5: *** Ancora scherzi ***
Capitolo 6: *** Sotto un manto nero trapuntato di stelle ***
Capitolo 7: *** Strade tracciate ***
Capitolo 8: *** Di nuovo i suoi occhi ***



Capitolo 1
*** CAP 1 -Lui, i suoi errori e Lei- ***


L’acqua si increspò quando il sasso la schiaffeggiò, immergendovisi. Il ragazzo che lo aveva lanciato osservava le linee chiare della superficie mescolarsi a quelle più scure del lago calmo e piatto.

Avevano litigato di nuovo.

Sbuffò. Non era colpa sua. Era sempre più difficile evitare contrasti con lei.

Accadeva di tutto a separarli, a fare attrito tra i loro punti di vista. Solo poco tempo prima lei gli aveva assicurato che gli voleva bene, e lui ci aveva creduto. Aveva creduto tante cose.

Si lasciò andare contro l’erba umida del prato che circondava il lago in un abbraccio color verde speranza.

Intrecciò le mani e le passò dietro la testa, catturando qualche ciocca dei suoi lunghi capelli neri. Tutti deridevano quei capelli. Dicevano che erano sporchi, che erano ridicoli, lisci e lunghi fino alle spalle, come quelli delle ragazze. Ma a qualcuno era mai venuto in mente di guardare cosa ci fosse sotto quei capelli? Qualcuno aveva mai apprezzato la sua intelligenza, le sue idee?

Pochi davvero.

Lei era una di quelli.

Ricordò quanto era successo quattro giorni prima…..

 

Erano proprio lì, dove lui sedeva in quel preciso momento.

Lui, alto e magro, guardava intensamente una ragazza snella, bellissima nei suoi capelli rossi e nei suoi vividi occhi verdi.

“Hai poco tempo libero, ora, tra lo studio, i tuoi brillanti amici e i brillanti allenamenti di Quiddich di Potter da seguire, non è così?”

“Non capisco dove vuoi andare a parare” rispose lei, tagliente.

“Non c’è niente da capire, Lily. Quello che non capisce sono io! Non capisco cosa ci trovi in quell’arrogante, tronfio e prepotente di Potter! E i suoi stupidi amici? Che mi dici di loro?”

“Non sono affatto stupidi! Mi hanno insegnato un sacco di incantesimi per difendermi un giorno da…”

“…Da?” incalzò lui

“Da quello a cui tu sembri così ansioso di baciare il mantello! Credi che non me ne sia accorta? Ma cosa pensi di fare?”

Lui indietreggiò di un passo. E poi sibilò, con tutta la decisione che riuscì ad imprimere al suo tono di voce: “E tu cosa pensi sia giusto?”

Le lasciò il tempo di assimilare le parole prima di riprendere: “Pensi sia giusto fraternizzare con un bullo che si fa forte della presenza dei suoi compagni?”

Si fissarono in silenzio.

“E tu, Severus, pensi sia giusto decidere di servire un assassino?”

“Di che parli?”

“Lo so. Lo so che cosa stai cercando di fare. Lo so che stai macchinando per unirti a lui, quando Silente lo combatte, quando James e gli altri si impegnano per fare lo stesso!”

“SILENTE, POTTER E GLI ALTRI SONO DEGLI…” si bloccò di colpo

“Da quando lo chiami James?”

“Perché non dovre--” “Vi frequentate?”

“Siamo andati a passeggio, una volta o due…”

“Bene.” La interruppe lui, furente più di quanto non fosse lecito che fosse. “

Sai che dico? Che puoi andare anche ora da J…” ed ebbe paura.

“…Da loro. Io me ne torno al Castello. Puoi non cercami più.”

Fece qualche passo mentre Lily lo fissava in silenzio.

Lui raggiunse un albero e si girò. I suoi occhi neri entrarono nel mare verde di quelli di Lily, esplodendo in mille scintille. Scintille di rabbia, risentimento, gelosia, sfida, e altro, tanto altro…

Neppure lui riusciva a capacitarsi di quel che con gli occhi stava disperatamente cercando di dirle.

Non sapeva cosa lei stesse cogliendo. Di certo non era la verità, perché disse, con voce stanca:

“Non ti seguirò. Quando fai così non ti sopporto, perciò non raccoglierò la provocazione, Severus. Voglio bene ai miei amici. Non puoi chiedermi di scegliere, senza alcuna ragione plausibile.”

 Lui aprì la bocca, ma per un momento non proferì parola. Cosa avrebbe dovuto dirle?

Il suo orgoglio prese il sopravvento.

“Non devi raccogliere niente. Dicevo sul serio, poco fa.”

E si allontanò a passi lunghi verso il portone del Castello.

 

 

Il giovane Severus se ne stava lì, nel luogo in cui aveva litigato con Lily, cercando di capire e riprendere in mano la situazione. E in fretta. Perché da un po’ tutto sembrava andare rovinosamente a rotoli…

“Guarda, guarda, guarda”

Lui scattò a sedere, scostando con un gesto brusco i suoi capelli dagli occhi.

“Qualche problema, Mocciosus?”

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Capitolo 2
*** Tra litigi e brividi ***


“Qualche problema, Mocciosus?”

“Sì, uno ne avrei.”

“Quale? La mammina voleva farti il bagnetto ma a casa non avevate il sapone?” chiese un ragazzo di bell’aspetto, dai lunghi e mossi capelli neri. Erano lucenti e setosi.

Il ragazzo accanto a lui rise divertito.

“Sbagliato, Black” sibilò Severus. “Non che io mi aspettassi che tu potessi arrivarci”

Sirius Black cambiò immediatamente espressione.

“E quale sarebbe il tuo problema?” lo aggredì l’altro.

“Sei troppo brutto per essere vero?”

Piton fissò con odio gli occhi arroganti celati appena dietro il paio di occhiali che si poggiava lascivo sul naso dritto di James Potter.

“E tu, invece, sei troppo stupido?”

James Potter e Sirius Black estrassero le loro bacchette. Severus Piton scattò in piedi e fece lo stesso.

“Vigliacchi. Due contro uno.” Li accusò Severus.

James rimase impietrito. “Abbassa la bacchetta, Sirius”

“James, ma…”

“Voglio dimostrare a Mocciosus che non è niente in confronto a noi. Non voglio che possa raccontare in giro che ce le prende perché noi siamo in maggioranza numerica.”

“Bene bene, facciamo progressi, Potter”, sussurrò Piton, sorridendo.

“Hai pronunciato una frase di senso compiuto”

“EXPELLIARMUS!” gridò James, e un fascio di luce fendette l’aria .

“Protego!” urlò Severus di rimando.

Sirius impugnò di nuovo la bacchetta.

“STA FERMO, SIRIUS!” ordinò James Potter.

‘Bene’ penso Severus.

 Era il momento. Avrebbe provato il suo nuovo incantesimo…

“SECTU…”

“James! James smettila! Arriva gente” gridò un ragazzetto gracile dai capelli color miele.

“C’è Lily Evans!!!!” continuò un ragazzo basso e grassoccio.

Severus nascose la bacchetta nelle pieghe del suo abito.

Anche James l’abbassò.

Lanciò un ultimo furente sguardo a Piton.

“Ti sei salvato, per ora…”

E Sirius calciò un sasso contro di lui mancandolo per un pelo.

James Potter e Sirius Black, seguiti a ruota da Remus Lupin e Peter Minus andarono incontro a Lily, che passeggiava con una sua amica.

Severus invece rimase dov’era.

 

 

“Ciao, Lily!” disse James cordialmente

“Ciao, James”

“Come mai da queste parti?” chiede Sirius con aria casuale.

Lily li guardò con sospetto.

“Passeggiavo… E voi?”

“Noi anche!” rispose prontamente James. “Potremmo continuare a farlo insieme, che ne dici?”

Lei non rispose.

“Lily?” la chiamò gentilmente Sirius.

Ma Lily non ascoltava. Guardava più lontano, verso il lago.

C’era Severus lì, fermo come una statua di sale, accanto all’albero, proprio come qualche giorno prima…

“Lily?” provò ora la sua amica.

“Oh...” Lily si guardò intorno, imbarazzata. “Oh, scusate. No, è che…”

Sorrise, mentre le sue guance si imporporavano.

“Gerda che ne dici di andare in riva al lago?”

 Senza aspettare risposta afferrò la sua amica per un braccio e riprese: “Ciao, ragazzi, ci vediamo a cena, ok?”

James non fece in tempo ad aprire bocca che Lily e Gerda erano già vari piedi più in là.

Gerda notò un’esile figura nera, appoggiata a un albero. Capì.

“Ancora lui, Lily? Ma cosa ci trovi in Severus Piton? Come puoi essere sua amica? Lui ti maltratta, come fa con tutti i figli di Babbani. Anzi, come fa con tutti e basta.”

Lily sospirò.

Lo fece anche Gerda. “Oh, guarda, ci sono anche Emy e Dylan, in riva al lago!”

“Andiamo” la esortò Lily. E camminò cercando di non guardare la figura nera che si faceva ad ogni passo più vicina.

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Capitolo 3
*** Per un suo sorriso ***


“Qualche problema, Mocciosus?”
“Sì, uno ne avrei.”
“Quale? La mammina voleva farti il bagnetto ma a casa non avevate il sapone?” chiese un ragazzo di bell’aspetto, dai lunghi e mossi capelli neri. Erano lucenti e setosi.
Il ragazzo accanto a lui rise divertito.
“Sbagliato, Black” sibilò Severus. “Non che io mi aspettassi che tu potessi arrivarci”
Sirius Black cambiò immediatamente espressione.
“E quale sarebbe il tuo problema?” lo aggredì l’altro.
“Sei troppo brutto per essere vero?”
Piton fissò con odio gli occhi arroganti celati appena dietro il paio di occhiali che si poggiava lascivo sul naso dritto di James Potter.
“E tu, invece, sei troppo stupido?”
James Potter e Sirius Black estrassero le loro bacchette. Severus Piton scattò in piedi e fece lo stesso.
“Vigliacchi. Due contro uno.” Li accusò Severus.
James rimase impietrito. “Abbassa la bacchetta, Sirius”
“James, ma…”
“Voglio dimostrare a Mocciosus che non è niente in confronto a noi. Non voglio che possa raccontare in giro che ce le prende perché noi siamo in maggioranza numerica.”
“Bene bene, facciamo progressi, Potter”, sussurrò Piton, sorridendo.
“Hai pronunciato una frase di senso compiuto”
“EXPELLIARMUS!” gridò James, e un fascio di luce fendette l’aria .
“Protego!” urlò Severus di rimando.
Sirius impugnò di nuovo la bacchetta.
“STA FERMO, SIRIUS!” ordinò James Potter.
‘Bene’ penso Severus.
 Era il momento. Avrebbe provato il suo nuovo incantesimo…
“SECTU…”
“James! James smettila! Arriva gente” gridò un ragazzetto gracile dai capelli color miele.
“C’è Lily Evans!!!!” continuò un ragazzo basso e grassoccio.
Severus nascose la bacchetta nelle pieghe del suo abito.
Anche James l’abbassò.
Lanciò un ultimo furente sguardo a Piton.
“Ti sei salvato, per ora…”
E Sirius calciò un sasso contro di lui mancandolo per un pelo.
James Potter e Sirius Black, seguiti a ruota da Remus Lupin e Peter Minus andarono incontro a Lily, che passeggiava con una sua amica.
Severus invece rimase dov’era.
“Ciao, Lily!” disse James cordialmente
“Ciao, James”
“Come mai da queste parti?” chiede Sirius con aria casuale.
Lily li guardò con sospetto.
“Passeggiavo… E voi?”
“Noi anche!” rispose prontamente James. “Potremmo continuare a farlo insieme, che ne dici?”
Lei non rispose.
“Lily?” la chiamò gentilmente Sirius.
Ma Lily non ascoltava. Guardava più lontano, verso il lago.
C’era Severus lì, fermo come una statua di sale, accanto all’albero, proprio come qualche giorno prima…
“Lily?” provò ora la sua amica.
“Oh...” Lily si guardò intorno, imbarazzata. “Oh, scusate. No, è che…”
Sorrise, mentre le sue guance si imporporavano.
“Gerda che ne dici di andare in riva al lago?”
 Senza aspettare risposta afferrò la sua amica per un braccio e riprese: “Ciao, ragazzi, ci vediamo a cena, ok?”
James non fece in tempo ad aprire bocca che Lily e Gerda erano già vari piedi più in là.
Gerda notò un’esile figura nera, appoggiata a un albero. Capì.
“Ancora lui, Lily? Ma cosa ci trovi in Severus Piton? Come puoi essere sua amica? Lui ti maltratta, come fa con tutti i figli di Babbani. Anzi, come fa con tutti e basta.”
Lily sospirò.
Lo fece anche Gerda. “Oh, guarda, ci sono anche Emy e Dylan, in riva al lago!”
“Andiamo” la esortò Lily. E camminò cercando di non guardare la figura nera che si faceva ad ogni passo più vicina.

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Capitolo 4
*** Tra ombre e luce ***


Prima di postare il nuovo capitolo vorrei ringraziare SakiJune per il bel commento e per l'appunto circa Dolohov. Ho fatto una ricerchina ed effettivamente lui è più vecchio di Severus e dei Malandrini, in quanto nato nel 1955. Quindi, nel periodo in cui si evolve la mia storia, Antonin ha terminato gli studi da qualche anno. Per licenza poetica (e perchè Antonin farà bene all'azione della vicenda) ho deciso di perseverare nel mio errore. Grazie ancora però a SakiJune.

Ringrazio anche Lady_Malfoy_4ever per i commenti che lascia ad ogni capitolo. Alla sua domanda rispondo che l'essere mezzosangue non è così importante come l'essere un sanguesporco (come Lily). Non scendo nei particolari nel timore di incappare in qualche frase spoilerosa.

E ora il quarto capitolo, spero vi piaccia ^^

‘La pozione restringente si ottiene ricavando…”

Piton lasciò andare la penna, mentre l’inciostro correva ad assorbirsi nella pergamena che giaceva quasi immacolata sul tavolo.

Appoggiò la schiena allo schienale della sedia, guardando verso la finestra. Il cielo era di un cupo grigio plumbeo. Chissà che ore erano. Da quanto tempo era lì, in biblioteca, chino sui libri?

Da quanto tempo non parlava con qualcuno?

Lasciò scorrere il suo sguardo nero sulle file di libri del silenzioso labirinto di scaffali.

La magia… Il suono della sua risata echeggiò nelle pareti.

Che cosa inutile, la magia. A suo padre non era mai piaciuta.

A che serviva la magia? A fare quattro incantesimi di poco conto. La magia non risolveva i problemi. Se lo avesse fatto lui non sarebbe stato lì da solo. Se lo avesse fatto suo padre non avrebbe odiato lui e sua madre. Lily sarebbe ancora accanto a lui, e lui avrebbe avuto tanti amici.

Sarebbe stato felice...

Le dita delle sue mani si strinsero tra loro. Aveva paura.

Era solo. Non aveva niente. Che cosa sarebbe stato della sua vita? Che cosa sarebbe stato di lui una volta completati gli studi?

Sarebbe tornato in una casa vuota, avrebbe dormito solo. Non ci sarebbe stata la colazione imbandita della Sala Grande, né le pacche amichevoli dei compagni di casa, né gli occhi riposanti e allo stesso tempo impetuosi di Lily.

Un singhiozzo lo sorprese. Lui, Severus Piton, stava piangendo. Quasi ridicolo.

In fondo, si disse, che male c’era? Nessuno lo avrebbe trovato lì. Nessuno avrebbe visto.

E allora lasciò che le lacrime gli lavassero il viso. Pianse senza alcun freno e pianse per quelle che avrebbero potuto essere ore.

 

Un tocco leggero alla sua spalla lo riportò al presente. Aprì gli occhi, trovandosi a guardare la finestra, una cornice di un quadro nero come la pece.

“Quanto tempo..?”

“E’ tardi. La biblioteca sta per chiudere. Fossi in te mi sbrigherei ad andarmene, a volte succede che qualcuno rimanga chiuso dentro.”

Piton si girò. Una ragazza, snella, piccola di statura e con dei folti e ricci capelli color miele lo fissava con le braccia conserte.

“Meyer… Che ci fai qui?” chiese Severus, cercando di assumere il suo usuale tono freddo e mellifluo.

“Prendevo un tè! Diavolo, Piton, siamo in biblioteca, cosa vuoi che ci faccia qui?”

“Che ore sono?” tagliò corto Severus.

La ragazza lo guardò infastidita.

“Potresti essere un po’ più gentile”

“E tu potresti essere un po’ meno inopportuna”

Lei spinse a terra i libri di Piton che stazionavano sul tavolo.

“Vai al diavolo. Chi credi di essere?”

Piton si alzò ed estrasse la bacchetta. “Ringrazia il cielo di essere una donna, Meyer”

Lei gli si avvicinò, portando il suo naso piccolo a un centimetro da quello adunco di Severus.

“Perché, cosa faresti? Sai solo essere lo serbino di Antonin” sussurrò, prima di scivolare indietro e sparire dietro la prima fila di scaffali.

Piton calciò la sedia. MALEDIZIONE!

Raccolse tutte le sue cose e scappò via.

Vagò a lungo per i corridoi deserti, cercando di riprendere il controllo di se stesso. Senza rendersene conto si ritrovò a un passo dalle scale che dal primo piano conducevano al piano terra. Avrebbe voluto star da solo ma qualcosa di inesplicabile lo indusse ad andare nella sala grande.

Chissà se era ora di cena. Varcò la soglia, notanto i tavoli gremiti di studenti.

Corse istintivamente a quello dei grifondoro.. Lei era lì, seduta accanto alla sua amica Gerda Georgins.

Sospirò di sollievo. Non era con Potter.

D’un tratto gli era tornato l’appetito.

Si sedette accando a Evan e si servì di un po’ di tutto. "Dove sei stato?" chiese lui, ma Piton fece spallucce, assaggiando una coscia di pollo. Rosier non chiese altro e Severus ne fu sollevato.

Si era saziato da un po’ quando una chioma rossa si mosse verso l’uscita.

La vide fermarsi. E finalmente mise a fuoco il suo viso. Lily lo stava guardando.

Gli angoli delle labbra di Severus si sollevarono in un movimento spontaneo che lui vide riflesso in quelle di Lily.

Gli aveva sorriso.

 E Severus dimenticò tutto: la paura, l’ansia, la solitudine, i litigi. Niente aveva più peso, se Lily sorrideva a lui…

E poi lei uscì. Lui si alzò, per fare lo stesso. Voleva fermare nei suoi sogni quell’attimo di paradiso. Non voleva che niente potesse rovinarne il ricordo.

“Hai cambiato umore, Piton?”

Severus intravide Phaos Meyer, la ragazza di prima, comodamente seduta tra altre due nel tavolo dei Serpeverde.

Non rispose neppure. Non ci sarebbero state ombre a coprire la luce di Lily, quella sera.

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Capitolo 5
*** Ancora scherzi ***


Vi ho fatto attendere tanto, e mi scuso. Ma questa storia si evolve con me, di giorno in giorno. Scrivo solo quando sento il momento adatto. Cercherò di trovare altri "momenti adatti", a tempi più brevi, parola d'onore.
Approfitto di questa parentesi chiacchiericcia per ringraziare voi che recensite la mia ff. Sappiate che leggervi mi fa enormemente piacere.
Ringrazio anche chi non ha scritto niente ma ha letto, e legge, la mia storia.
Spero che la storia di Severs vi tenga un po' di compagnia e sia di vostro gradimento.
E ora il nuovo capitolo:
Piton represse il sorriso che stava prepotentemente cercandosi spazio lungo la linea sottile delle sue labbra.
Pozioni, lezione doppia con i Grifondoro. Amava l’arte del pozionista ed era consapevole di avere un talento fuori dal comune in quell’ambito. Amava anche lavorare a pochi passi dalla sua migliore amica.
Tuttavia non poteva permettersi di sorridere, specialmente da solo e senza nessun buon motivo.
Guardò Lily, a qualche banco di distanza. Lei lo intercettò giusto un attimo, prima di posare di nuovo i suoi occhi verdi sugli ingredienti della pozione che stavano distillando.
Il cuore di Piton era leggero e le sue mani volavano, portando a termine il suo compito molto prima del previsto.
Immerse delicatamente la provetta nel calderone, lasciando che il liquido verdastro scivolasse al suo interno. La Sigillò con un tappo e si alzò, rivolgendo all’insegnate un’espressione di trionfo.
Proprio in quel momento, però, accadde qualcosa di inaspettato.
Piton sentì la sua gamba scivolare in avanti senza cognizione e cadde rovinosamente all’indietro, mentre la sua provetta piroettava in aria e si schiantava sul pavimento.
All’improvviso sentì un liquido caldo spargersi lungo la sua schiena.
“Maledizione” imprecò, intuendo di aver rovesciato il calderone. Alcune ragazze urlarono e qualche serpeverde accorse verso di lui per aiutarlo a rimettersi in piedi.
Piton gemette. La schiena gli bruciava e sentiva un senso di nausea attanagliargli la bocca dello stomaco.
“Accidenti… Tieni duro, ragazzo”
Piton sentì appena le parole del professore, che mormorò in fretta qualche incantesimo.
Il bruciore si attenuò, e lui cercò di fare un profondo respiro. Grave errore.
Dovette respingere a forza un conato di vomito.
“Severus, non avrai intenzione di vomitarmi addosso, vero?”
Gli chiese Dolohov, che continuava a sorreggerlo per un braccio.
E Piton sperò che non smettesse di farlo, altrimenti sarebbe caduto.
“Portatelo in infermeria, e subito” tuonò il professore
Piton si sentì trascinare.
“Quanto a voi, qualcuno ha idea di cosa sia successo?”
Potter sorrise.
“Professore, io credo che Piton sia inciampato”
“N-non sono inciampato” biascicò Piton.
“Ne sono sicuro” rispose il professore “Ma ora vai in infermeria”
Piton uscì, suo malgrado, accompagnato da Antonin e altri ragazzi.
Madama Chips osservò il suo volto pallido e sudato con un’espressione preoccupata.
“Stenditi, a pancia in sotto” gli ordinò, e Piton obbedì.
Madama Chips spalmò un unguento sulla sua schiena e gli servì un bicchiere colmo fino all’orlo di una tisana giallastra.
Piton la bevve senza fare storie.
Appoggiò la testa al cuscino, cercando di non pensare al peso che gli premeva sullo stomaco, e si addormentò dopo qualche minuto.
 
Si svegliò di soprassalto. Tremava. Che sogno orribile…
“Che c’è, ti senti male, Severus?”
Piton voltò la testa di scatto.
Accanto al suo letto, seduta su una sedia di legno, c’era niente di meno che Lily Evans.
Rimase un secondo senza parole.
“T-tutto bene. Solo un brutto sogno..”
Lily sorrise.
“Come stai?”
“Come uno che si è rovesciato addosso un calderone pieno di pozione” rispose lui con una smorfia.
“Era perfetta. Mi sarei aggiudicato un Eccezionale…”
“Non rammaricarti, le tue pozioni sono sempre perfette. Sei il migliore in questa materia”
Piton sentì le sue guance bruciare e imporporarsi. Sperò che Lily non se ne accorgesse.
“Vorrei sapere cosa diavolo è successo”
Il volto di Lily si incupì.
“Vorrei saperlo anche io. Non sei inciampato, vero?”
“Certo che no. Deve essere stato uno scherzo, e uno scherzo di cattivo gusto”
Lily sospirò.
“Se l’avessi ingerita…”
“lo so”, la interruppe Piton
“sarei potuto morire.”
“Lo ha detto anche il professore. Era molto arrabbiato”
“Ha scovato il responsabile o i responsabili?” chiese Piton, con una luce pericolosa negli occhi.
“No, e nessuno si è fatto avanti”
“Mi sarei stupito del contrario. Coraggio inesistente, in alcuni grifondoro… Devono essere stati smistati male. A volte mi chiedo se il cappello parlante non si lasci corrompere.”
“Che vuoi dire? Hai qualche idea? Credi siano stati dei grifondoro?”
“Mi sembra ovvio. I miei compagni di casa non avrebbero attaccato quello che stava per fargli guadagnare almeno 10 punti. Tutti sanno che le mie pozioni sono sempre perfette.”
Lily rimase in silenzio, visibilmente dispiaciuta.
“E tu” chiese lui lentamente
“Tu hai qualche idea?”
Lily scosse la testa. “No, certo che no”
“E se io dicessi… Potter?”
Lily lo guardò per un momento
“Un nome a caso, Severus? E come mai diresti Potter?”
“Fino a prova contraria, lui e suoi amici sono soliti fare giochi simili.”
“Anche Mulciber, il tuo amico, fa giochi simili. Anzi, peggiori.”
Severus si tirò a sedere e la fulminò con lo sguardo.
“Mulciber è un mio amico. Non credo che alzerebbe la mano su di me. E poi ti ripeto quello che ho detto un miunuto fa.”
“Bell’amico” replicò Lily, “tra quanto userai anche tu la magia oscura?”
“Le arti oscure hanno la stessa dignità della magia normale.”
“Non credo, Severus”
Lily ora aveva un’espressione dura. “Le arti oscure sono pericolose, malvagie…”
“Se malvagio è chi le usa. Niente è nero di per sé. Dipende sempre dal contesto e dall’approccio”
“Spero che tu non voglia approcciartici”
Piton non rispose. Lily si stava arrabbiando, e lui non voleva litigare ancora. Non ora che lei aveva messo una pietra sopra il loro litigio di qualche tempo prima.
“Credo che anche scherzi come quello che ho subito io siano pericolosi” bisbigliò giusto per avere l’ultima parola.
“Sì, sono pericolosi e da stupidi” convenne Lily.
Madama Chips si affacciò dalla tenda.
“Via i visitatori”
Lily si alzò lentamente dalla sedia.
“Riguardati. Ci vediamo domani, Sev”
“E tu rifletti su Potter e i suoi amici. Non sono belli e bravi come sembrano”
Lily stirò le sue labbra morbide e rosee. Severus si perse a guardarle.
“Non c’è bisogno che tu mi dica cosa fare.”
“No, certo ma… Lo dico per te. Siamo amici…”
“Certamente” rispose Lily. “Ricordati queste parole prima di prendere decisioni come lasciarti sedurre da tipi come Mulciber, Dolohov… O peggio.”
Piton la fissò con un’espressione indecifrabile.
Rimase in silenzio.
Lily allora uscì, lentamente.
Piton rimase a lungo a riflettere sulle ultime parole della sua amica… Cosa voleva dire? Cosa non le andava bene di lui? Perché avrebbe dovuto rinunciare a chi lo faceva sentire importante, a chi non lo trattava come un secchione o come uno sfigato?
Lo stava forse mettendo alla prova?
Ma perché dannatamente lei frequentava quell’imbecille di Potter e quei suoi stupidi amici?
Strinse i denti. Come avrebbe desiderato farla pagare a quel presuntuoso di James Potter!”
La porta dell’infermeria si aprì, con un cigolio.
Piton si irrigidì, cercando la bacchetta nel cassetto del comodino ed osservando l’ombra che intravedeva attraverso la tenda e che sembrava avvicinarsi proprio al suo letto.
Sarebbe stato il caso di chiamare Madama Chips?
No, non avrebbe fatto la figura del codardo.
Una mano scostò la tenda che nascondeva la figura alla vista.
Piton puntò la bacchetta contro Phaos Meyer.
“E tu” chiese incredulo, “che ci fai qui?”
“Posa quella bacchetta, Piton”
Piton si limitò ad abbassarla, guardandola storto.
“Che vuoi?”
“Non sono qui per sincerarmi delle tue condizioni, stai tranquillo. Non portebbe importarmene di meno”
“Non più di quanto a me possa importare qualcosa di te, stupida oca” sibilò lui.
Phaos sorrise. “Con me non puoi usare la tua offesa preferita, eh, Severus? Vuoi che chiami Evans, così puoi dare della sanguesporco a lei? Ah, no, dimenticavo, a Evans non si dice…”
Un raggio di luce rossa mancò per un soffio la spalla di Meyer.
“Il prossimo andrà a segno. Donna o non donna, Meyer”
Lei lo fissò per un buon momento. Poi estrasse dalla tasca un biglietto.
“Da parte di Antonin”, annunciò mentre glie lo lanciava sul letto.
“Bene, ora sparisci”
Miller strinse le narici. “Non esagerare, o sarai tu a sparire.”
“Chi c’è?”
La voce di Madama Chips echeggiò da un punto imprecisato dell'infermeria.
Miller sparì velocemente dietro la tenda. Un leggero rumore fece capire a Piton che era riuscita a chiudersi la porta alle spalle.
Poco dopo arrivò Madama Chips.
“Con chi parlavi?”
“Con nessuno” rispose lui con tono casuale.
“Non mentire.”
“Senta, si guardi in giro, se c’era qualcuno non può essere lontano, no?”
Madama Chips lo osservò con le sopracciglia aggrottate, e finalmente lo lasciò solo.
Piton prese il biglietto e lo aprì.
Era bianco, come si era aspettato.
Lo colpì con un tocco di bacchetta.
Lentamente, alcune eleganti lettere in inchiostro nero affiorarono dalla superficie cartacea.
“Dove sai. Stanotte, all’ora di sempre.”

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Capitolo 6
*** Sotto un manto nero trapuntato di stelle ***


“Che c’è, Antonin?”

“Come stai, Severus?” chiese quello, senza prestargli ascolto.

“Lumos” bisbigliò Piton, e un tenue chiarore illuminò l’aula grande e deserta.

Dolohov si sedette su un banco impolverato.

“Perché mi hai chiamato? Dovrei essere in infermeria…”

“Se non ti conoscessi bene, Severus, direi che sei spaventato”

“Per fortuna mi conosci” sibilò Piton.

“Certo. Strano incidente, il tuo, vero?”

Piton deglutì.

“Dove vuoi andare a parare?”

Antonin incrociò le braccia.

“Voglio dire, è stato un incidente bizzarro…”

“Non è stato un incidente”

Gli occhi di Dolohov si illuminarono.

“Era quello che volevo sentirti dire”

Fece qualche passo per la stanza.
”Chi pensi che possa essere stato?”

Severus inarcò un sopracciglio.

“Vorresti punirlo?”

“…O punirla”

“Cos… che dici?”

Antonin si leccò le labbra.

“Non è detto che l’artefice della burla sia stato un ragazzo. Ho sentito dire… Gira voce che Evans non abbia gradito i modi con cui tu ti rapporti con lei. Lasciami dire che io ritengo siano fin troppo educati…”

“Evans non c’entra” rispose Severus, un po’ troppo in fretta.

Dolohov sorrire.

“Se ne sei sicuro…”

“Sono sicuro che sia stato Potter”

“Potter” continuò Antonin.

“Lui e i suoi stupidi amici, gli eroi di Silente”

Piton lo guardò, senza una parola.

“Il mondo sarebbe più pulito senza quella feccia” sibilò infine.

Il sorriso di Dolohov si allargò.

“Hai ragione”

Improvvisamente si diresse verso la porta.

“Che vuoi fare?” gli sussurrò dietro Severus.

“Andare a letto” rispose Antonin mollemente. “Sono contento che ti sia ripreso. In fondo ti aspettano mesi di fuoco. I G.U.F.O. , le scelte… Scegli bene, Severus, scegli bene.”

E uscì, lasciando Piton nella più completa solitudine e con una spiacevolissima sensazione addosso.

Quando si decise a tornare in infermeria era notte inoltrata.

Si strappò i vestiti di dosso e si coprì fino alla testa.

Il calore gli penetrò pian piano fino alle ossa. Aveva sonno…

 

Se ne stavano seduti nel prato, sotto un infinito manto nero trapuntato di stelle.

Lui aveva le gambe crociate e mostrava il profilo a una vecchia altalena.

Lei invece quell’altalena l’aveva davanti, seminascosta dal naso adunco di Severus e dai suoi capelli corvini.

Non parlavano.

Timidamente e senza consapevolezza, la mano di Severus Piton si posò con un tocco impercettibile sulla spalla sinistra di Lily Evans.

Fu un attimo che sembrò eterno.

Lentamente e dolcemente, la mano destra di Lily sfiorò appena il fianco di Severus.

Lui accarezzò col suo sguardo di notte quello smeraldino di lei, mentre il cuore si gonfiava di una pace che non aveva mai provato in vita sua.

Continuò a non dire una parola. Le parole non servivano.

Lei gli aveva detto sì.

Severus le cinse il collo con le braccia e poggiò delicatamente la testa nell’incavo della spalla.

Non si mossero.

Tutto aveva senso, tutto era perfetto così.

In quel momento silenzioso, sotto un infinito manto nero trapuntato di stelle, sentiva che si erano detti ogni cosa.

Mi sono fatta attendere, e mi scuso. Ringrazio voi che mi leggete per l'attenzione e per la pazienza. La storia ha preso la sua piega, non sarò più così inefficiente nel postare.

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Capitolo 7
*** Strade tracciate ***


Attenzione, spoiler microscopico tra le righe del nuovo capitolo.
Severus si svegliò.
L’aveva sognata di nuovo. Erano anni, ormai.
Si accarezzò il fianco dove in una dimensione in cui tutto era più bello lei lo aveva sfiorato.
Da due anni non erano più amici. Da due anni neppure si parlavano.
Ancora qualche tempo e, con tutta probabilità, non si sarebbero mai più incontrati.
Lily glie lo aveva detto, quando ancora frequentavano il quinto, che avevano intrapreso due cammini diversi. E Severus era finito col darle ragione, pur maledicendo quel giorno e quella parola che le aveva urlato in faccia, col solito sibilo odiato da tutti.
E ora erano due persone diverse. Lui, brillante ma affatto appariscente mago del settimo anno, aveva compiuto il suo passo decisivo, quello da cui non si torna indietro.
Sollevò la manica del pigiama e osservò il segno scuro che deturpava la sua pelle di alabastro.
E lei? Già, chi era ora lei? Piton non era più sicuro di saperlo, ora che i suoi occhi verdi mai si posavano su di lui.
Stava con Potter, il migliore della scuola, la star.
Com’era lontano il tempo in cui Lily dava a Potter del pallone gonfiato!
Severus gemette. Aveva perso, sempre, con Potter. Aveva perso tutto.
Si alzò dal letto e si preparò in fretta per la nuova giornata.
Meglio pensare al poi. Ancora qualche mese e per lui sarebbe stata una nuova vita. Ancora un po’ e non avrebbe avuto tempo per recriminare sul passato.
Scese per la colazione, salutando i suoi ormai assidui compagni.
Antonin lo salutò con un sorriso obliquo, mentre trandugiava un toast.
Severus sorrise di rimando. Tanto tempo prima Antonin gli aveva promesso che un giorno si sarebbero divertiti, e molto, con Potter e amici. Bastava attendere la definitiva ascesa dell’Oscuro Signore ed essere al suo fianco in quel momento.
Nel frattempo Piton pazientava e continuava a vivere la vita insignificante che conduceva da quando la parte più bella di lui se ne era andata, insieme al paio di occhi verdi che, solo, aveva saputo destarla e tenerla viva.
Le ore trascorsero lente e noiose come sempre, e finalmente si trovarono nell'aula i trasfigurazione in una lezione con grifondoro.
La professoressa aveva estratto la bacchetta quando il cigolìo della porta precedette l’ingresso di una figura sottile.
“Mi scusi tanto per il ritardo, professoressa!”
“Scusata. Ma che non capiti più” rispose lei seccamente, indicandole una sedia libera.
Così Lily Evans si sedette proprio accanto a Severus Piton.
Lui si accorse che aveva trattenuto il fiato solo quando inspirò a pieni polmoni l’aria già intiepidita dal profumo di Lily.
Spostò appena lo sguardo e si sentì morire nel vederla così vicina, dopo tanto tempo.
I suoi occhi verdi erano abbassati sul pesante libro foderato in pelle e le sue mani delicate correvano con grazia a sfogliare le pagine.
Severus desiderò di poterle sfiorare.
Strinse i denti e decise di concentrarsi sulla lezione.
Ma non ascoltò una sola parola della professoressa.
I suoi sensi erano catturati dal respiro di lei, dal modo in cui atteggiava le labbra quando si concentrava, dal profumo che emanava.
“Bene, la lezione è finita” annunciò la professoressa.
Piton si sentì sprofondare.
“Così presto?” sussurrò senza rendersene conto, e si girò appena in tempo per cogliere lo sguardo curioso di Lily.
Se il cuore non avesse battuto così tanto da fargli male avrebbe creduto di essere morto.
Dopo due anni, gli occhi verdi erano tornati a immergersi in quelli neri.
Un secondo dopo l’incanto svanì. Lily Evans si alzò e infilò in fretta il suo libro nella borsa.
“Lily, mi sono preoccupato quando non ti ho vista arrivare” disse una voce profonda e sicura.
Severus strinse le sue labbra sottili.
“E’ stato solo un contrattempo”
Ora anche Severus, con la borsa in spalla, era in piedi.
James Potter lo squadrò con insofferenza.
“Ti ha dato fastidio, questo qua?”
“Non essere sciocco! Andiamo via che ho fame” lo apostrofò lei in tono severo, ma Severus stava già varcando la soglia della porta.
La strada è tracciata, così sia.
Parentesi chiacchiericcia:
Grazie a dunky e Carolina per i commenti incoraggianti e grazie a tutti voi che leggete.
Continuate a recensirmi, leggervi mi fa enormemente piacere. ^^ A presto! 
Eva

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Capitolo 8
*** Di nuovo i suoi occhi ***


Di nuovo i suoi occhi. Impossibile.

Severus Piton fissò i suoi occhi di notte dentro quelli verde smeraldo ancora una volta, dopo tanti anni.

Ma di chi era il volto che li incorniciava? Di chi erano gli occhiali che li schermavano leggermente? Di chi erano quei capelli neri?

A Severus sembrava di impazzire dal dolore.

Lily non esisteva più, quegli occhi non erano suoi. Eppure per un attimo, per un folle attimo si era ritrovato diciassettenne, in un’aula di trafigurazione e senza fiato per l’emozione.

Quella fu l’ultima volta che sedette accanto a lei…

“Qualcosa non va, Severus?”

Piton quasi tremò.

“Tutto bene, preside.” Sibilò, meno glaciale di quanto non desiderasse suonare.

Vuotò il suo bicchiere di succo di zucca in silenzio, sperando con tutto il cuore che Silente non dicesse altro.

Per sua fortuna il preside intraprese una vivace conversazione con Vitious. Lui si concesse qualche istante per pensare..

Non la vedeva da 14 anni. Si era sposata, aveva avuto un bambino. E a causa sua, soltanto sua, la felicità di Lily era stata spazzata via, con suo marito e col sogno di crescere suo figlio in un mondo di giusti.

Severus represse l’impulso di sputare. Aveva l’amaro in bocca.

Era stato lui a negarle tutto questo, ad ucciderla. Lui aveva rivelato a quel  Padrone che un tempo serviva e che ora disprezzava la profezia sul bambino predestinato.

E quel bambino sarebbe sopravvissuto, ancora dopo quella notte e una volta per tutte; avrebbe dato la vita per questo.

Si alzò di scatto e si allontanò, ignorando lo sguardo brillante e fin troppo indagatore di Silente. Lasciò silenziosamente la sala grande, avvolto nel suo mantello nero fluttuante. Lily avrebbe riso di quel mantello, avrebbe detto che somigliava a un pipistrello, nero dalla punta dei piedi alla punta dei capelli.

Per quanto non desiderasse altro, non guardò mai una volta nella direzione degli occhi di lei, ora incastonati nel volto di James Potter.

Sì, avrebbe protetto Harry Potter.

Avrebbe dato la vita per questo; perché lei non fosse morta invano.

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