Ciao Louis, sono tua figlia.

di GingerHair_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Allora, prima di lggere la storia volevo fornirvi una breve introduzione: questa storia mi è venuta in mente pensando cosa succedesse se Louis e Harry fossero veramente gay e i manager li stessero obbligando ad uscire con altre ragazze. Allora ho pensato cosa potrebbe sucedere se uno di loro due avesse messo incinta una ragazza e poi la figlia, una volta grande, l'avrebbe cercato.
Nella storia gli One Direction come band non esistono più, ma spiegherò più tardi i motivi per cui si sono sciolti e cosa fa ognuno di loro per guadagnarsi da vivere.
Spero che la storia vi piaccia e spero di ricevere anche critiche costruttive, perchè voglio potermi migliorare ♥
Un bacio e buona lettura ♥
ps: il banner è stato fatto da Sara_Scrive




Capitolo 1


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Quel giorno ero in preda al panico. Ero sicura di essermi dimenticata qualcosa, ma non riuscivo a ricordare cosa di preciso, perciò ricontrollai il mio borsone almeno mille volte per essere sicura che quella che era una sensazione rimanesse tale.
Dentro non c'erano molti oggetti, giusto l’essenziale per passare qualche notte fuori: un cambio pulito, il pigiama, lo spazzolino, il deodorante, la spazzola… cose così, insomma. Ero così emozionata che mi portai anche due dentifrici.
Mia madre, che cercava di evitarmi da quando mi aveva dato la notizia, non mi parlava molto, se non per chiedermi se avevessi portato tutto e se Stacey fosse pronta ad accogliermi a casa sua.
Ovviamente io le rispondevo che non c’erano problemi e che lei era sempre felice di vedermi, ma le madri, soprattutto la mia, non ti lasciavano in pace nemmeno un secondo.
 
La mattina in cui partii, dopo aver controllato il borsone un’altra volta, chiamai un taxi per farmi portare alla stazione, dato che mia madre non aveva la patente. Quando le feci notare che il taxi sarebbe potuto costare più di quello che ci potevamo permettere, lei mi disse che mi sarei fatta restituire i soldi da mio padre, disse quell'ultima parolacon tutto il disprezzo che poteva, aggiungendo che tanto lui non aveva problemi economici, come invece accadeva a noi. Peccato che non avesse preso in considerazione l'ipotesi che lui avrebbe potuto sbattermi la porta in faccia senza darmi nulla, latro che soldi del taxi.
« Ally? » mi chiamò poco prima che il taxi partisse. Era l'unica che poteva abbreviare così il mio nome, a tutte le altre persone dicevo di chiamarmi sejmplicemente 'Allyson'.
« Sì? » le chiesi. La guardai per un secondo, era la solita madre premurosa di sempre, quella che mi era venuta a salutare il giorno della mia partenza sul marciapiede, con indosso solo delle ciabatte ed una vestaglia, perché, anche se era un po’ arrabbiata con me per la mia decisione, mi voleva bene e mi avrebbe supportato sempre e comunque.
« Ti voglio bene ». Mi disse infatti.
« Anche io te ne voglio, mamma »  le risposi.
Entrai nel taxi, dissi al conducente di andare alla stazione di King's cross (sì, proprio quella dove c'era il binario nove e tre quarti) e poi mi infilai le cuffiette, misi la playlist “Ecco, sto partendo”, creata apposta per l’occasione, che comprendeva un miscuglio di canzoncine allegre, ma per cui non impazzivo e il tassista guicò l'auto verso la destinazione. Avevo la fissa di fare diverse playlist a seconda delle cose che facevo.
Arrivai alla stazione dopo circa 20 minuti, pagai il tassista, usando quasi tutti i miei risparmi  fra l’altro, e mi diressi verso il binario dove partiva il mio treno, il numero sei.
Erano le dieci e tre quarti quando salii e trovai un posto libero vicino al finestrino, accanto ad un ragazzo davvero niente male; cercai di fare l’indifferente, misi il borsone sul porta bagagli e mi sedetti, continuando ad ascoltare la musica. Il treno sarebbe partito alle undici e due minuti (non capivo perché non potesse partire alle unidici e basta), per cui feci tutto con molta tranquillità.
Il ragazzo si voltò verso di me e mi salutò, così ricambiai.
Alle undici e due, puntualissimo, il treno partì e mi tolsi le cuffie, perché volevo telefonare a mamma.
Il telefono era occupatocome al solito: mia madre non rispondeva quasi mai, perché non le piaceva la tecnologia e lasciava sempre il cellulare spento.
« Cosa ascolti di bello? » mi chiese il ragazzo vicino a me.
« Niente di che » gli risposi. Ero piuttosto una frana nelle conversazioni, ma mi imposi di mantenere la calma e di socializzare con il ragazzo.
« Come ti chiami? » gli chiesi.
« Brad » mi disse lui. « Tu? »
« Allyson » non impazzivo per il mio nome, anzi non mi piaceva affatto.
Lui mi porse la mano e io gliela strinsi.
« Scusa, ho le mani sudate » gli dissi in imbarazzo, forse non era la cosa più adatta da dire… per tutta risposta il ragazzo si mise a ridere.
« Tranquilla » disse con una scrollata di spalle.
« Vai a Londra anche tu, vero? » gli chiesi. Ecco, un’altra domanda ovvia. Eravamo sul treno diretto lì, dove altro sarebbe potuto andare? Proprio non ce la facevo, ero un caso disperato.
« Sì, i miei sono separati, mio padre vive lì, mentre mia madre vive a Dover » mi disse amareggiato, probabilmente l’argomento lo faceva soffrire.
« Tu sei di lì? » mi chiese lui dopo un po’.
« Oh, no. Anche io abito a Dover, sto andando da mio padre » gli dissi in tono sbrigativo.
Mia madre mi aveva detto di non parlarne in giro per non far spargere la voce, poi io non ero molto intenzionata a raccontare la mia storia.
Chiacchierammo del più e meno durante il viaggio e quando arrivammo ci salutammo e ci scambiammo i numeri di telefono. Non ero ancora arrivata a Londra e già avevo il numero di uno strafigo pazzesco. La cosa mi andava parecchio a genio.
Uscii e mi diressi verso la metropolitana, sapevo dove dovevo andare perché avevo visto il percorso sul google maps moltissime volte.
In poco tempo arrivai a destinazione. Dato che era mezzogiorno, ero indecisa se fermarmi a mangiare o no, ma alla fine l’ansia mi fece tirare dritto fino alla casa davanti a me.
Era un edificio enorme e moderno, con grosse vetrate e un sacco di piani. Mi rigirai il bigliettino che avevo fra le mani, era così consumato che a stento si poteva leggere ciò che c’era scritto, ma non mi importava, perché me lo ricordavo a memoria.
“Piano 8, appartamento 119”
Presi l’ascensore e cliccai più volte sul bottone, nonostante sapessi di non poter aumentare la velocità di discesa. Finalmente le porte si aprirono con un fastidiosissimo ‘dlin’ ed io entrai. Mi innervosii un attimo, perché avevo paura degli ascensori, temevo di rimanerci chiusa dentro e di non uscire più. Mandai un messaggio a mamma, nella speranza che lo leggesse e che non eliminasse direttamente come faceva con gli altri.
“Sono arrivata e sto bene. Ti chiamo questa sera.”
Arrivai davanti alla porta dell’appartamento numero 119 e rimasi con il fiato sospeso quando lessi gli indirizzi sul citofono. Già quando mia madre mi aveva detto chi fosse mio padre l'avevo preso come uno scherzo, ma ora che sapevo che tutto ciò era reale ero spaventata, mi tremavano le mani e sentivo le gambe molli.
Con il cuore a mille e le mani tremanti suonai il campanello. Deglutii e aspettai che qualcuno mi aprisse. Sentii delle risate, un rumore di passi e la serratura che scattava, facendo aprire la porta. L’uomo che apparve sulla soglia mi fece gelare il sangue nelle vene: era proprio come l’avevo sempre immaginato. Avevo anche trovato molte immagini di lui quan'era giovane, ovvero quando mia madre lo conosceva, e dovevo ammettere che stava invecchiando bene, niente capelli bianchi, sul suo volto non c'erano nemmeno delle rughe, solo che i suoi caratteristici occhi azzurri erano un po' più chiari.
Non riuscii a dirgli nulla, rimasi a fissarlo estasiata.
« Ehm… e tu saresti? » mi chiese lui leggermente in imbarazzo.
Aveva i miei stessi occhi.
Cosa avrei dovuto dirgli? Come mi sarei dovuta rivolgere a lui? Dopotutto sapevo che quella che dovevo dargli non era una notizia da prendere troppo alla leggera.
« Io… io sono… » le parole non mi venivano.
« Tu sei? » chiese lui leggermente spazientito.
Tamburellava con un piede per terra. Probabilmente si era già pentito di aver aperto la porta, magari pensava fossi una specie di venditrice ambulante o una testimone di Geova.
« Ciao Louis, io sono tua figlia » gli dissi tutto d’un fiato.
Lo vidi sbiancare.
« Cosa? » chiese sbalordito.
« Sono tua figlia » gli ripetei con un filo di voce.
« Lou, chi è alla porta? » chiese un uomo riccio comparendo alle sue spalle.
Sapevo chi fosse perché avevo visto anche le sue di foto su internet e poi dopo il loro grande annuncio non facevo altro che trovare foto di loro due insieme, che mi spuntavano praticamente ovunque.
Ero rimasta scioccata dalla reazione che avevano avuto tutti quanti a quel tempo, anche se un po' me lo sarei dovunta aspettare, in fondo erano stata una dell boy band più famose.
Louis sospirò.
« Entra » disse rivolto a me.
« Harry, credo che devo spiegarti un po’ di cose » disse leggermente teso.
« Cosa succede? » chiese Harry perdendo il sorriso. « Lou? »
Entrai e mi fecero accomodare su un divano in salotto.
La loro casa aveva uno stile molto moderno, anche se i colori erano molto monotoni.
« Come ti chiami? » mi chiese Harry.
« Allyson » dissi agitata.
« Allora, Allyson, mi spieghi come fai ad essere mia figlia? ».
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2



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Louis mi aveva fatto accomodare in salotto, ero seduta su un divano di pelle bianco e mi guardavo intorno curiosa. La stanza era ampia e l’arredamento moderno, una parete era costituita interamente da vetrate da cui si potevano vedere altri palazzi costosi e le strade trafficate. Il pavimento era fatto con assi di legno nere lucide e perfettamente pulite, c’erano due divani di pelle bianca, un tavolino basso di vetro e un tappeto rettangolare con un disegno astratto bianco e nero. Più giù c’era un grosso camino elettrico, una televisione e delle poltroncine bianche dello stesso stile dei divani. La porta era color grigio scuro ed era aperta su un corridoio da cui si poteva intravedere un pezzo della camera da letto e il bagno. Notai che c’erano anche molte piante nell’appartamento, l’unica cosa che desse un tocco di colore alla monotonia del grigio, del bianco e del nero.
Non capivo come Harry e Louis fossero sfuggiti alla depressione in un posto del genere.
« Harry, puoi farci del the? » chiese Louis nervoso.
Harry lo guardò in maniera apprensiva.
« Vado subito » gli rispose.
Lo vidi sparire dietro una porta scorrevole vicino al camino che non avevo notato. Tornò qualche minuto dopo con una ciotola di cioccolatini dall’aria molto invitante, li appoggiò sul tavolino e disse che andava a preparare il the. Il mio sguardo si posò subito sul cibo, dato che non avevo toccato cibo dalla sera precedente, ma ero anche troppo nervosa per prenderne uno.
Louis continuava a fissarmi con uno sguardo che non prometteva nulla di buono. Il mio stomaco brontolò facendo un rumore sgradevole, fortuna che Louis, concentrato com’era, non se n’era accorto. Harry tornò con un vassoio sulle mani con sopra tre tazze in bianche decorate con dei fiorellini in stile nonna.
« Allora Louis, vuoi dirmi cosa succede? » chiese Harry posando il vassoio sul tavolo e prendendo una tazza.
Louis non disse nulla e rimase a fissarmi.
Harry si rivolse a me:
« Chi sei? » mi chiese.
Stavo per rispondergli, ma Louis mi anticipò.
« Sei la figlia di Sarah, non è così? » per un momento rimasi scioccata dalle sue parole. « Sarah Miller. Me la ricordo come se fosse ieri… devi per forza essere sua figlia, sei identica a lei » mi disse.
« Sì, infatti lei è mia madre, ma non credevo che ti ricordassi di lei… » era la conversazione più strana che avessi mai avuto. Il mio ipotetico padre conosciuto da qualche minuto che mi parlava di mia madre. In quel momento non mi sarei sorpresa se fossero usciti dei tizi con le videocamere a dirci che quello era solo uno scherzo.
« Come potrei scordarmela? » disse sorridendo e scuotendo la testa.
« Quando sei nata? » mi chiese.
« Il ventisette luglio, ho diciotto anni » gli risposi.
« Lou, ma perché fai tutte queste domande a questa ragazza? Chi è? » chiese Harry alquanto confuso.
« Credo proprio che sia mia figlia, Harry » disse con un sorriso triste alla fine.
Harry impallidì, prese un tazza di the e iniziò a sorseggiarlo in silenzio, con lo sguardo preoccupato.
« Mi ricordo di tua madre. Sarah era una ragazza molto dolce, sveglia e bella. Era verso novembre quando successe: mi ero appena lasciato con Eleanor e avevo intenzione di dire a tutti che amavo Harry e che volevo stare con lui. L’ho comunicato ai nostri manager, ma loro mi dissero che se avessi fatto una cosa del genere mi avrebbero cacciato dalla band » Louis si fermò un secondo e Harry gli mise una mano sulla spalla.
Io mi sentivo così fuori luogo, non sapevo se consolarlo o se dirgli di continuare.
Nell’indecisione mangiai un cioccolatino.
Era buonissimo.
Croccante fuori e morbido dentro.
Ne presi un altro, poi Louis continuò il suo racconto.
« La incontrai perché faceva la modella nel tempo libero, anche se non era molto famosa. Andammo a prendere un caffè insieme e poi la portai qui, nel mio appartamento… » si passò le mani sul viso come se avesse voluto lavare via i ricordi.
« Temevo che lei fosse rimasta incinta. Da quel giorno non la rividi più, poi feci coming out e… beh, tutti sappiamo come andò a finire ».
« Mamma non mi aveva mai raccontato la vostra storia, non avevo idea che tu fossi mio padre, fino ad una settimana fa » gli confessai.
« Come mai te l’ha detto così tardi? » mi chiese Harry.
« Avevamo una specie di accordo » spiegai. « Io non gli avrei mai chiesto nulla di mio padre fino a quando non avessi compiuto diciotto anni, il giorno del mio compleanno lei mi avrebbe rivelato la verità » presi una tazza di the e iniziai a bere, avevo la gola secca.
« Voglio riconoscerti come figlia » mi disse Louis.
Per poco non mi andò di traverso il the.
« Cosa? » gli chiesi.
« Hai capito benissimo. Ora chiamerò il mio avvocato e gli dirò di contattare tua madre… capisco che deve aver tenuto tutto dentro per non farmi rovinare la reputazione, ma ora voglio recuperare il tempo che ho perso con mia figlia » si alzò e prese il suo cellulare, poi andò in un’altra stanza e iniziò a telefonare.
Rimasi da sola con Harry.
Ero così imbarazzata… era il compagno di mio padre, cosa avrei dovuto dirgli?
« Hai un posto dove stare? » mi chiese lui.
« Oh, sì, non preoccuparti. La mia amica Stacey abita qui a Londra e mi ospiterà un paio di giorni » gli dissi mettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
« Perché se vuoi puoi rimanere qui da noi, scommetto che a Louis farà piacere » mi disse.
« Non vorrei approfittare della vostra gentilezza… non vorrei che pensasse che voglio venire da lui solo perché è ricco » dissi abbassando lo sguardo e fissando la mia tazza.
Harry si alzò e venne vicino a me.
« Tranquilla, sembri una ragazza a posto, sono sicuro che nessuno penserà una cosa del genere » e poi, stupendomi, mi abbracciò.
Louis entrò in quel momento.
« Harold? » disse inarcando un sopracciglio.
« Stavo facendo amicizia con la mia nuova figlia adottiva. Comunque ora vado a sistemare la stanza degli ospiti per lei, ha accettato di fermarsi qui » Louis rise e fece segno ad Harry di avvicinarsi, poi gli stampò un bacio sulle labbra e i due si misero a parlottare a voce bassa.
Tesi l’orecchio per cercare di capire ciò che dicevano, ma colsi solo piccole parti della conversazione.
Mangiai un altro cioccolatino.
« Il mio avvocato sta cercando di rintracciare tua madre » mi disse Louis.
« Forse sarà meglio che ci parli prima io… sapere che vuoi farmi trascorrere del tempo lontana da lei qui a Londra potrebbe distruggerla » dissi in tono pratico.
Ero sicura che avrebbe dato di matto, mia madre era iper-protettiva. Louis sembrò esitare un attimo.
« Va bene, chiamala prima tu » mi disse infine.
Presi il telefono dalla mia tasca e composi il numero.
La linea, incredibilmente, era libera. Rispose dopo due squilli.
« Pronto? » fece mia madre.
« Mamma sono io, Allyson » le dissi.
« ALLY! Stai bene? Tutto a posto? Ti sei persa? Ti hanno derubato? Stuprato? » mi urlò nell’orecchio.
« No, mamma, sono ancora viva » le dissi in tono distaccato.
L’avevo detto che era iper-protettiva.
« Ho parlato con Louis, lui mi ha raccontato la vostra storia » feci un respiro « Ha detto che vuole riconoscermi come figlia » rimasi in attesa di una risposta di mia madre.
Sentii un sospiro e poi parlò:
« Bene, mi fa piacere » disse infine.
Ora avrei dovuto dirle la parte più difficile.
« Louis vorrebbe recuperare il tempo che ha perso con me » le comunicai, mordendomi le labbra.
« Scordatelo, tu sei mia figlia, io non ti lascio con lui » rispose prontamente mia madre.
« Vorrei farti notare che sono anche sua figlia! » ribadii.
« Sappi che non ti lascerò con lui, sono tua madre, io ho il diritto e il dovere di… »
Louis mi batté un dito sulla spalla, “Ci parlo io” mi disse muovendo le labbra. Allibita, gli passai il cellulare da cui uscivano le urla di mia madre.
« Sarah? Ciao, sono Louis » lo vidi sorridere e aspettare una risposta.
Volevo rimanere ad ascoltare la conversazione, ma in quel momento arrivò Harry e mi trascinò via.
Mi portò lungo il corridoio e poi entrammo in una stanza accanto al bagno.
« Questa è la tua stanza » mi disse.
Era un po’ come tutto il resto della casa, bianca, nera e grigia.Il pavimento era lo stesso del salotto e il letto era da una piazza e mezza con le lenzuola bianche e i cuscini neri, c’era un’ampia finestra e un armadio a parete bianco.Le pareti erano pitturate con della vernice grigia.Accanto al letto c’era un comodino bianco con una lampada e davanti al letto un comò bianco nero e grigio.
Era davvero molto deprimente.
« Come fate a vivere in un posto in cui ci sono solo tre colori? » chiese ad Harry preoccupata.
« Stiamo a casa pochissimo tempo, non hai notato come è pulita? » mi strizzò l’occhio.
« Spesso ci ospitano amici, oppure stiamo in giro per il mondo e quindi andiamo in svariati hotel e quando arriviamo a casa ci piace rilassarci ».
« È bello rilassarsi, ma non deprimersi » sospirai.
« Tanto con la testardaggine di mia madre probabilmente non sarà la mia stanza per molto questa » dissi afflitta.
« Non saprei. Louis è un ottimo convincitore, fidati » disse sorridendo.
Sorrise in un modo che mi fece capire perché mio padre ne era innamorato. In quel momento entrò Louis con un sorriso stampato in faccia.
« L’ho convinta, ha detto che puoi restare a vivere con me, ma solo per un anno » mi disse.
« Cosa? » chiesi troppo stupita.
« Sì, insomma, so che magari ti aspettavi di più, ma un anno alla fine non è poco…» tentò di giustificarsi.
« Ma è fantastico! Pensavo che non mi avesse lasciato stare qui nemmeno per un giorno! » esclamai in preda all’entusiasmo.
Harry e Louis si abbracciarono e poi abbracciarono anche me.
In quel momento mi brontolò di nuovo lo stomaco.
« Pizza? » propose Harry.
« Per me con i funghi » disse Louis.
« Io la voglio con le salcicce » gli dissi.
« Vado subito a prenderla » disse Harry uscendo dalla mia stanza.
Louis rimase un po’ di tempo a fissarlo.
« Sono felice di poter vivere con te un anno, ma non so se riuscirò a chiamarti papà o cose simili… sarebbe un po’ troppo starno » gli confessai.
« Sì, sarebbe strano anche per me » mi rispose lui, ma si vedeva che stava pensando ad altro.
« C’è una cosa che devo dirti » mi disse Louis preoccupato.
« Quando ti riconoscerò come mia figlia, la stampa ci sarà addosso. Dovrai stare attenta a ciò che farai perché è probabile che ti screditeranno subito, che cercheranno di diffamarti, ma tu dovrai comportarti sempre in maniera perfetta » mi disse.
« Okay » gli risposi.
Mi sembrava un po’ difficile, ma era un sacrificio che ero disposta a fare per lui.
« Poi potrebbero attaccarti anche le nostre vecchie fan, potrebbero insultarti e ferirti, per cui dovrai essere molto forte ».
Tutto ciò cominciava a spaventarmi, ma ero più che decisa ad andare fino in fondo.
In quel momento il mio telefono suonò: mi era arrivato un messaggio.
Lo aprii e lo lessi.
“Ciao Allyson, sono Brad, il ragazzo che hai incontrato nel treno, ti ricordi?
Volevo solo avvisarti che questa sera io e alcuni miei amici andavano in un locale… ti va di venire?”
Sorrisi non appena lo lessi.
Sapere che mi aveva invitato mi faceva felice, era un ragazzo così carino…
« Chi è? Il tuo ragazzo? » mi chiese Louis.
« No, è solo un amico che mi ha invitato ad uscire, anche se credo che rifiuterò questa sera non me la sento proprio » gli dissi senza smettere di sorridere.
« Va bene, ma se dovessi uscire con lui stai attenta, i ragazzi alla tua età sono pericolosi ».
Scoppiai a ridere.
« Sembri mia madre! » gli dissi.
Ci mettemmo a ridere insieme e non smettemmo fino a quando Harry non tornò con la pizza.


 
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Eccomi qua, finalmente sono riuscita ad aggiornare v.v
Cosa ne pensate? Vi piace? Vi fa schifo? Mi raccomando fatemi sapere.
Ps: ringrazio sempre Sara_Scrive per il bellissimo banner c:
GingerHair_

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3



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Non riuscivo a dormire.
Quel letto era così diverso dal mio solito… poi avevo sentito le voci di Louis e Harry e mi sembrava che stessero proprio litigando, sperai non per me.
Andai in cucina per prendere un bicchiere d’acqua e trovai Harry seduto al tavolo che stava mangiando del gelato con un cucchiaio dalla scatola e aveva lo sguardo per nel vuoto.
« Harry? » gli chiesi.
Lui sobbalzò.
« Mi hai spaventato da morie… non riesci a dormire? » mi chiese.
« No, nemmeno tu? » lui scosse la testa e andai a sedermi davanti a lui.
« Problemi con mio padre? È per causa mia? » gli chiesi ansiosa.
« Più o meno. Voglio dire, è per questo fatto che stiamo discutendo, ma tu non c’entri nulla »
« Sai, mi sono sempre domandata perché tu e lui mi avete accolto con tanto amore… credevo che mi avreste rifiutato, oppure che per me la vita fosse stata difficile… » gli confessai.
« Senti, Allyson, sia io che tuo padre siamo figli di famiglie divorziate, lo sai, no? » io annuii.
« Sappiamo cosa significa quando tuo padre o tua madre si mettono con qualcun altro e noi sappiamo quanto possa essere difficile. Sapevamo che potevamo avere una figlia, abbiamo fatto così tanti errori in gioventù che per noi non sei stata proprio una sorpresa » prese un attimo fiato e poi continuò a parlare
« Diciamo che eravamo preparati all’evenienza. Avevamo concordato che se uno dei due avesse avuto un figlio ci saremmo comportati bene con lui, senza essere gelosi o fare stupidi giochetti ».
« Questo spiega perché mi avete accolto bene. Confesso che all’inizio ero parecchio spaventata, non sapevo cosa aspettarmi » gli dissi.
Lui rise.
« Già, forse avremmo dovuto dirti tutto. Scusaci »
« Sono io che dovrei scusarmi con voi. Sono piombata nelle vostre vite senza dirvi nulla, voi non mi aspettavate e probabilmente ho mandato a monte i vostri piani…»
« Non preoccuparti, sappiamo adattarci » disse facendomi l’occhiolino.
« Non è che mi racconteresti di come tu e papà avete fatto coming-out? » gli chiesi curiosa di saperne di più sull’argomento.
« Forse sarebbe meglio se fosse lui a dirtelo » mi disse Harry.
« Non preoccuparti, ho intenzione di sentire entrambe le versioni » gli dissi adocchiando il gelato al cioccolato che stava mangiando.
« Ne vuoi un po’? » mi chiese Harry quando vide che lo fissavo.
« Certo, se non ti dispiace divederlo, ovviamente » dissi educatamente.
« No, non preoccuparti » si alzò e andò a prendere un cucchiaio anche per me e me lo porse.
« L’ho sempre detto che le storie devono essere ascoltate mentre si mangia qualcosa di buono » gli dissi mentre prendevo il cucchiaio.
Lui rise.
« Fu tuo padre ad insistere che facemmo coming-out. Io non nero d’accordo, all’inizio credevo che sarebbe stato meglio tenere tutto nascosto come avevamo sempre fatto, sapevo che ci avrebbero cacciato dalla band » presi un bel cucchiaio di gelato e iniziai a mangiarlo mentre ascoltavo la storia.
« Tuo padre, però, era irremovibile, disse che non ce la faceva più, che non sopportava di andare avanti nascondendo al mondo chi era veramente, anche se sapeva che la nostra band si sarebbe sciolta » ammise Harry con tristezza.
« Vuoi dire che mio padre ha lasciato tutto per te? » gli chiesi sconcertata.
« Sì, ma detto così suona male, anche io lo amavo, lo amo anche ora ».
Arrossii quando capii quello che avevo detto.
« Scusa, non avevo intenzione di offenderti… » gli dissi.
« Tranquilla » mi rispose lui.
« Era solo per farti capire che anche io amo tuo padre e avrei fatto qualsiasi cosa per lui ».
« È tutto così dolce » gli dissi prendendo un altro cucchiaio di gelato.
« Come hanno reagito i vostri manager? » gli chiesi.
« Ci hanno buttato fuori dalla band » mi rispose.
« Eravamo i fidanzati ideali di molte ragazzine, ammettendo di essere gay avremmo perso buona parte delle nostre fan » Harry aveva gli occhi lucidi, raccontava tutto ciò con molta tristezza.
« Questo è ciò che ci dissero loro, ma io credo che alle vere fan non sarebbe importato il nostro orientamento sessuale, solo che le vendite sarebbero calate, questo si, e i manager non volevano che accadesse ».
« Gli altri ragazzi della band come l’hanno presa? »
« Oh, all’inizio erano stupiti, non volevano che facessimo coming-out per non rovinare il nostro rapporto, ma alla fine hanno capito e ci hanno detto di fare ciò che ci diceva il cuore » ammise Harry.
« Poi non sai cosa hanno fatto i manager » mi disse con la faccia disgustata.
« No, non lo so, cosa hanno fatto? » ero affascinata dal suo racconto, perché quella era una parte importante della vita di mio padre, una parte che nessuno sapeva veramente.
« Hanno obbligato Zayn e Perrie ad avere un figlio, in modo tale da incentrare l’attenzione della gente su quello e non sul fatto che fossimo gay ».
« È una cosa orribile! » dissi indignata.
« Già, lo è » confermò lui.
« Sai, credo che il loro figlio abbia la tua età » mi disse.
« Hanno avuto un maschio? » gli chiesi interessata all’argomento.
« Sì, si chiama Brad e ha diciotto anni compiuti da poco » mi rispose.
« Come me, allora » constatai io.
« Ora i suoi genitori sono divorziati, lui passa quasi tutto il tempo con suo padre che abita qui a Londra » mi spiegò.
« È un bravo ragazzo, carino, educato… sta cercando di fare carriera come modello anche lui, sai, si guadagna bene » aggiunse Harry continuando a mangiare il gelato.
« Gli altri membri della band che fine hanno fatto? » gli chiesi.
« Oh, non se la passano male: Niall scrive testi per musicisti e Liam è andato a vivere negli Stati Uniti con sua moglie Alicia, una ragazza davvero incantevole » mi disse Harry.
« Vi sentite ancora? » gli chiesi.
« Con Zayn spesso, dato che anche lui sta qui, con gli altri un po’ meno, ma non abbiamo perso i contatti » mi spiegò.
« Posso continuare a farti altre domande? » gli chiesi quando capii che per lui non doveva essere facile parlare di tutto questo.
« Certo, mi fa piacere parlarne con qualcuno che non sia sempre Louis » mi disse lui.
« Come vivete di solito voi due? » gli domandai.
Harry sembrò felice di quella domanda.
La faccia triste che aveva tenuto mentre raccontava la loro storia ora era sparita per far posto ad uno splendido sorriso.
Aveva anche le fossette vicino alla bocca, quando sorrideva.
Dovevo ammettere che, anche se era il compagno di mio padre e aveva molti anni più di me, lo trovavo lo stesso un uomo affascinante.
Non perché fosse bello, ma perché ogni volta che sorrideva lo faceva con il cuore e si riuscivano a capire alla perfezione i suoi sentimenti.
« Di solito siamo in giro per il mondo » mi disse alzandosi dalla sedia.
« Dove vai? » gli chiesi.
« Aspetta, ti faccio vedere una cosa » e sparì nel corridoio.
Io rimasi ferma immobile ad aspettarlo, immaginando quanto dovesse essere fortunato mio padre a vivere con un uomo così dolce.
Li avevo visti pochi momenti insieme, era vero, ma ogni volta che Harry nominava Louis mi sembrava che i suoi occhi si illuminassero.
« Guarda, queste sono le nostre foto » mi disse quando tornò.
Aveva in mano una scatola di colore giallo con piccoli fiorellini rossi.
La scatola era delle dimensioni di una di quelle delle scarpe.
« Ogni volta che andiamo da qualche parte ci scattiamo una foto » mi spiegò.
« Poi la mettiamo dentro questa, che è la nostra scatola dei ricordi, e ogni tanto la tiriamo fuori per lasciarci trasportare dai ricordi » mi disse mentre appoggiava la scatola sul tavolo.
Non c’era polvere sopra, quindi la usavano spesso.
« Guarda, questi siamo io e Louis quando siamo tornati dal Giappone » mi disse aprendo la scatola e mostrandomi una foto.
Era recente, c’erano loro due che si abbracciavano e nello sfondo c’era un ciliegio dai fiori rosa, come quelli che si trovano su Tumblr.
« Che bello! » esclamai quando lo vidi.
« E questa » disse cercando una foto dentro la scatola « È la prima foto che ci siamo fatti io e tuo padre dopo aver fatto coming-out » mi porse la foto e la rigirai fra le mie mani.
Entrambi erano sorridenti, ma non capivo dove fossero, dietro c’erano solo palazzi.
Harry, più alto di mio padre, guardava l’obiettivo e sorrideva felicemente.
Louis guardava Harry e aveva un braccio sulla sua vita.
Era uno sguardo felice e pieno d’amore.
« Dovete amarvi davvero tanto » gli dissi restituendogli la foto.
« Già,  moltissimo » annuì lui.
Harry rimise la foto con delicatezza dentro la scatola e mi fece vedere altri luoghi in cui era stato con mio padre.
« Posso dirti una cosa stupida? » chiesi una attimo ad Harry.
Lui rise.
« Certo, sai che puoi chiedermi tutto, poi scommetto che non è stupida ».
« Credevo che le coppie gay fossero diverse, cioè, credevo che si vedeste che eravate gay, invece siete solo innamorati » gli dissi.
« Intendi che credevi che ci vestissimo sempre di rosa e sculettassimo? » mi chiese lui.
« In realtà sì, lo temevo » gli confessai ridendo.
« Quello che ho capito è che siete semplicemente innamorati, non importa se siete gay o etero » gli dissi.
« Sarà bello avere una figlia come te » mi disse Harry.
« Anche per me sarà bello avere un patrigno come te » gli dissi io.
« Ehi, avete intenzione di non considerarmi? » ci chiese Louis.
Harry scattò subito in piedi.
« Louis!» esclamò.
« Da quanto tempo sei la dietro? » gli chiese.
« Da abbastanza da capire che ho una famiglia stupenda » rispose Louis.
Harry andò da lui e lo baciò con dolcezza.
Louis si mise a ridere e lo baciò di nuovo.
« Ecco, per me potrebbe anche bastare » dissi alzando le mani come se mi volessi arrendere.
Loro due risero.
« Voglio dire, non vi metterete a fare la coppietta sdolcinate, vero? » gli chiesi mostrando un finto orrore.
« Non so, cosa ne dici HarHar, siamo sdolcinati io e te? » chiese Louis con voce melensa.
« Non lo so nemmeno io BooBear » gli rispose Harry.
Scoppia a ridere.
« Va bene, ho capito, vado in camera mia »
Mi distesi sul letto e provai a dormire.
« Allyson? » mi chiamò Louis in quel momento.
« Sì? » gli chiesi.
« Prima ero al telefono con tua madre, mi ha detto che domani arriveranno tutte le tue cose qui » mi disse.
« Ok, grazie » gli dissi.
« Buona notte » mi disse lui.
« Buona notte anche a te » gli risposi.
Mi sentivo meglio.
Avevo finalmente parlato con Harry e mi aveva detto che non ero un peso per loro… potevo stare decisamente più tranquilla!
  
 
 
 

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Eccomi qui, scusate il mio enorme ritardo, ma alla fine sono riuscita ad aggiornare.
Dunque, come mi avevano fatto notare in molti, né Harry né Louis erano meravigliati per via della figlia, per cui ho deciso di scrivere questo capitolo in modo che ora siete tutti più a conoscenza di ciò che è successo.
Se avete altre cose da chiedermi fatelo, perché probabilmente nei prossimi capitoli, perché svelerò la storia di tutti i personaggi andando aventi con il racconto.
Spero di aver chiarito (almeno per ora) i dubbi di tutti.
Spero che recensiate e ringrazio sempre Sara_Scrive per aver fatto questo splendido banner e per avermi detto cosa sono i divisori v.v
gingerhair

 
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 


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Mi svegliai grazie ai raggi di sole che provenivano dalla finestra.
Li odiavo, perché bastava pochissima luce per svegliarmi.
Ovviamente, la sera prima, mi ero dimenticata di abbassare per bene la serranda e questo era il risultato.
Presi il cellulare che avevo sul comodino e lo accesi.
La notte dovevo spegnerlo mi dava fastidio sapere che era lì, acceso, da qualche parte.
Controllai l’ora e vidi che erano le sette e mezza.
Con un po’ di fortuna, sarei potuta andare in cucina e preparare la colazione per Harry e Louis.
Non sarebbe stato male fargli una piccola sorpresa.
Mi vestii con ciò che avevo portato, cioè dei jeans e una maglietta a maniche corte e mi tirai su i capelli con un mollettone.
Mi piacevano un sacco perché erano lunghi, ma spesso mi impicciavano quando dovevo fare le cose.
Andai in cucina e cercai qualcosa nel frigo: era pieno di molto cibo, ma dato che io e la cucina eravamo due linee parallele, cercai qualcosa di pronto.
Presi il succo di frutta e il latte e andai alla ricerca di biscotti o fette biscottate.
Li trovai in una mensola in alto.
Presi una sedia per arrivarci, dato che l’altezza non era il mio forte.
Trovai anche della marmellata di vari frutti, le misi sul grosso tavolo bianco.
Delle tazze erano sopra il lavandino, non ancora riposte.
Le presi e misi anche quelle sul tavolo, vicino al resto.
Poi cercai qualcosa per abbellire la tavola, ma non trovai nulla.
Mi accontentai di sistemare tutto al meglio e aspettai che si alzassero.
Passarono le otto e aspettai.
Passarono anche le nove e nessuno si alzò.
Andai a controllare la loro stanza.
Era completamente immersa nel buio e i due respiravano piano.
Chiusi la porta e tornai in cucina.
Non sapevo cosa fare per far passare il tempo, così presi il mio mp3 e mi misi ad ascoltare un po’ di musica.
Passò il tempo e arrivarono le dieci.
Non si erano ancora svegliati.
In quel momento mi arrivò una chiamata e risposi velocemente per non far sentire loro la suoneria.
Era un numero che non avevo in rubrica.
« Pronto? » dissi a voce bassa.
« Allyson! Pensavo ti fossi dimenticata di me! » disse una voce squillante che riconobbi subito.
Era Stacey.
« Ehi, Stacey, scusa se non ti ho richiamato, ma ieri è successo di tutto… poi ti spiegherò » le dissi sbrigativa.
« Che ne dici di incontrarci ora? » mi chiese lei.
« Vieni a casa mia, così ti faccio vedere dove abito!» aggiunse con entusiasmo.
Ci pensai un po’ su.
Ero a casa di mio padre solo da un giorno, non potevo mica mollare tutto e lasciare un biglietto in cui dicevo che andavo da sola per le vie di Londra.
« Ti richiamo fra poco e ti faccio sapere » le risposi.
« Ok, va bene » mi disse lei chiudendo la chiamata.
Posai il telefono e sorrisi pensando a lei.
Era una ragazza molto allegra, avevo passato così tanti bei momenti con lei.
In quel momento sentii dei passi provenire dal corridoio.
Era Harry che era appena entrato in cucina, sbadigliando.
Indossava un paio di pantaloncini corti e una maglietta.
Incredibile ma vero, i suoi capelli non sembravano essere schiacciati dal sonno, ma erano ricci come al solito.
« Finalmente ce l’hai fatta a svegliarti » gli dissi sorridendo.
« È stato il tuo telefono… all’inizio credevo che ci fosse Ed qui » rise lui.
« No, però io lo adoro, ecco perché ho ‘One Night’ come suoneria » gli risposi.
« L’avevo intuito » rise di nuovo.
« Io avevo preparato la colazione per te e Louis, pensavo che voi vi alzaste ad un orario decente la mattina » gli dissi.
« Perché, che ore sono? » mi chiese.
Guardai il display del mio cellulare.
« Le dieci e mezza » gli dissi mostrandoglielo.
« Scusami, non volevo » mi disse sempre ridendo.
Si sedette sul tavolino e prese un bicchiere di succo, poi iniziò a spalmare la marmellata sulle fette biscottate.
« Chi era al telefono, tua madre? » mi chiese.
Addentò la fetta e fece un rumore pazzesco per masticarla.
« No, Stacey, la mia migliore amica » gli risposi.
Mi misi a sedere davanti a lui mentre beveva il succo, felice che avesse tirato fuori l’argomento.
« Mi aveva detto se potevo andare da lei, dato che è molto tempo che non ci vediamo… » gli dissi.
« È la tua migliore amica e non la vedi da molto tempo? » mi chiese lui alzando un sopracciglio.
« Sì, ma è una storia complicata » gli dissi.
Era vero.
Noi due eravamo compagne di classe alle elementari, ma non ero ancora sua amica.
Fu quello che successe quando avevamo undici anni a farci avvicinare, in una sorta di confidenza segreta, che poi è sfociata nella nostra amicizia.
Quando, a quattordici anni, lei si era trasferita a Londra da Dover, sentivo di aver perso la mia vera migliore amica.
« E dove sarebbe questa tua amica? » mi chiese lui.
« In realtà non so di preciso, so solo che vive qui, ma non credo che viva in questo quartiere di ricchi, lei non ha mai avuto molti soldi…» gli dissi mordendomi un labbro.
« Dille di incontrarvi in un posto che potresti conoscere anche tu, no? » suggerì lui.
« Ottima idea » confermai.
Cercai il suo numero nella rubrica e la chiamai.
« Ehi, Stacey » le dissi quando rispose.
« Ciao Allyson, allora, possiamo vederci? »
« Sì, certo, dimmi tu dove » le dissi.
« Che ne dici di vederci a Hyde park? » mi chiese lei.
« È famoso e poi non è troppo lontano da dove vivo…» aggiunse lei.
« Ok, va bene, vediamoci lì » chiusi il telefono e informai Harry dicendogli dove andavo.
 
Presi la metro e raggiunsi Hyde Park.
Quella era la mia prima volta a Londra, per cui non l’avevo mai vista.
Era una giornata di sole, una delle ultime, dato che era inizio settembre.
Il parco era pieno di gente, dai bambini che correvano spensierati, alle donne che prendevano il sole, ai vecchi che leggevano il giornale.
Ci misi parecchio tempo per trovare Stacey nell’immensità del parco, ma alla fine ci riuscii.
Era vicino ad una fontana grandissima, stava guardando i bambini che giocavano a palla leggermente infastidita.
La cosa più strana, però, era lei.
Era parecchio tempo che non la vedevo più, era cambiata moltissimo.
Ricordo che prima il suo viso era paffuto e rotondo, mentre ora era allungato e fino.
Era anche un po’ rotondetta, invece ora era perfetta, aveva una siluette da urlo.
I capelli, però, erano rimasti gli stessi, ricci e castani.
Non l’avrei mai riconosciuta se non fosse stato per i capelli.
Si era vestita anche in modo strano, con vestiti di moda negli anni passati.
Non ero una grande esperta di moda, ma credo che fosse del periodo degli anni ’60.
Aveva dei pantaloncini corti a vita alta, delle calze con un disegno ricamato e ai piedi portava delle scarpe da ginnastica.
Indossava una maglietta a maniche corta con un modello floreale e le stava molto grande, anche se nel complesso era molto carina.
Aveva anche un piccolo nastro lungo la fronte.
« Stacey? » le dissi andandole vicino.
« Allyson! » esclamò lei.
Venne ad abbracciarmi e mi stritolò.
Era molto tempo che non la vedevo più…
« Allora, come stai? » mi chiese.
« Io bene, tu? »
« Bene anche io » mi rispose.
Si passò una mano fra i capelli.
Era una specie di tic per lei, non lasciava in pace quei suoi poveri capelli nemmeno un attimo.
« Come è andata a finire con la storia di tuo padre? » mi chiese lei.
Le avevo raccontato tutto.
Innanzitutto, perché non mi piaceva mentire alle persone a cui volevo bene, poi perché sapevo che di lei potevo fidarmi.
 
Accadde tutto quando avevamo undici anni.
Eravamo in classe insieme dalle elementari, ma non ci filavamo molto.
Non è che ci odiassimo o robe simili, solo che non pensavamo di avere qualcosa in comune.
Io ero una bambina allegra e chiacchierona, lei preferiva stare da sola a disegnare.
Disegnava benissimo, giuro.
Non mi dispiaceva passare del tempo con lei, ma preferivo la compagni di altre mie compagne di classe.
Cambiai idea quando ci misero vicine di banco e io dovetti fare una ricerca con lei.
Scegliemmo di andare a casa sua un pomeriggio, ma quello che successe non era in programma.
Suo padre, che doveva stare fuori per lavoro una settimana, era tornato perché la conferenza che aveva era stata annullata e si era ubriacato, anche pesantemente.
Picchiò sua madre, poi lei ci pregò di stare zitte.
Io leggevo la paura negli occhi di Stacey, anche se lei mi aveva giurato che suo padre non aveva mai alzato un dito su di lei.
Per quello tacqui tre anni.
Io e lei avevamo questo segreto che ci univa e ci aveva aiutato a conoscerci meglio, a fidarci l’una dell’altra, ad aprirci.
Da quasi sconosciute eravamo diventate inseparabili.
Di sciocchezze ne commettemmo, anche tante.
Ricordo quella volta, a dodici anni, quando mi innamorai per la prima volta, scrissi sulla porta del bagno delle ragazze della mia scuola ‘Kevin ti amo’.
Una ragazza, Millie Grant, riconobbe la mia calligrafia e lo disse a tutti.
Stacey le diede un pugno in faccia quando lo venne a sapere.
Certo, non le fece male, ma si guadagnò una reputazione del tutto rispettabile fra i nostri compagni.
Mi ricordo che, un’altra volta, Stacey non aveva fatto il tema che la professoressa Tyler, un’odiosa zitella, ci aveva assegnato.
Io le diedi il mio spacciandolo per quello di Stacey e le dissi che io non l’avevo.
La professoressa mi mise una nota, ma mia madre non lo venne mai a sapere.
Me la firmò Stacey, quella nota, mi insegnò come faceva lei a falsificare le firme.
Per questo quando, finalmente, sua madre si decise a denunciare suo padre e a trasferirsi a Londra, per cambiare vita, fu come se una parte di me morisse.
Non ebbi più con nessuno la complicità che avevo con lei.
Era unica, e le volevo un sacco di bene.
 
« Tutto bene, Louis vuole riconoscermi come figlia » le risposi.
« È fantastico! » esclamò lei.
Era davvero felice per me, si vedeva.
« Non devi dirmi nulla? » le chiesi guardandola.
« Cosa? » mi disse lei non capendo.
« Il tuo abbigliamento… sei così diversa! » le spiegai.
« Oh, sì » disse lei con un sorriso compiaciuto.
« È tutto merito di Alex » continuò lei.
« Alex? » ripetei io.
« Sì, il mio ragazzo » sorrise di nuovo.
« Non ne sapevo nulla! » esclamai felice, ma anche un po’ contrariata perché lei non mi aveva detto niente.
« Lo so, non lo sa quasi nessuno » disse con una scrollata di spalle.
« Viviamo insieme da un anno, da quando mia madre è morta » mi spiegò lei.
Sapevo di sua madre, mia aveva anche invitato al funerale, ma non ero potuta andarci.
« Mi ha fatto scoprire un negozio assurdo, vendono cose usate a prezzi stracciati » mi confidò.
« Un giorno mi ci porterai? » le chiesi.
« Certo » mi rispose lei.
Camminammo un po’ per Hyde Park, ammirandone la bellezza e ripensando ai vecchi tempi.
C’erano così tante cose che non ricordavo più!
Ed era così piacevole essere finalmente di nuovo con Stacey.
Mentre stavamo per salutarci il mio telefono squillò.
Vidi che era Brad, il ragazzo del treno.
« Pronto? » dissi rispondendo.
« Ciao, Allyson, sono Brad » mi disse lui.
« Volevo chiederti se questa sera volevi uscire con me e qualche mio amico… » mi disse.
Guardai Stacey e le chiesi, solo con le labbra, che programmi avesse per quella sera.
‘Niente’ mi disse lei.
« Ok, va bene, ma solo se posso portare una mia amica » gli risposi.
« Certo, come vuoi » mi disse lui.
« Ci vediamo all’Egg verso le undici » mi disse, poi attaccò il telefono, prima che gli potessi chiedere qualsiasi cosa.
« Cosa si fa stasera? » mi chiese Stacey.
« Andiamo in discoteca. All’Egg » le dissi domandandomi che razza di posto fosse.
« Oddio, quel locale è magnifico! » esclamò lei.
« Davvero? » le chiesi inarcando un sopracciglio.
« Davvero, sento che ci divertiremo » mi disse prendendomi a braccetto.
So che li mi aveva detto così, ma il mio sesto senso diceva tutto il contrario.
Speravo solo di sbagliarmi.



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Salve, bella gente.
Innanzitutto vorrei ringraziare tutti quelli che hanno recensito e che hanno messo la mia storia fra le preferite/seguite/ricordate.
Volevo anche scusarmi con il ritardo con cui aggiorno, ma sono andata in gita e non ho avuto molto tempo c:
Anyway, cosa ne pensate del capitolo?
Spero che non vi annoi troppo, perché a me piace che le cose siano fatte con calma e che ogni capitolo descriva bene i personaggi... comunque dal prossimo potremmo iniziare a vedere un po' più di movimento, ve lo assicuro ;)

Volevo fare anche una piccola nota su questo capitolo: dunque, ho scelto Hyde Park come parco d'incontro perché mi sembra abbastanza famoso e credo che molte persone lo conoscano. La fontata a cui faccio riferimento è  questa
Il locale, che descriverò meglio il prossimo capitolo, invece è questo
Premetto che non sono mai stata Londra e perciò mi aiuto molto con Internet per trovare le info e le altre cose. 
Se commettessi degli errori, vi pregherei di avvisarmi.
Volevo fare un appunto anche su Stacey: dunque, il nome del personaggio mi è venuto in mente grazie ad un libro che ho ritrovato che leggevo quando ero piccola (il libro in questione si chiama il club della bay-sitter) e per quanto riguarda i suoi vestiti mi sono ispirata alla canzone Thrift shop, che adoro *w*

Bene, spero che il capitolo vi sia piaciuto, ringrazio come al solito Sara_Scrive per il banner e spero di ricevere i vostri commenti al più presto c:
Ps: se volete potete seguire la mia FF anche su Facebook
gingerhair

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

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Mi accompagnarono Louis e Harry all’Egg.
Io non conoscevo quel posto, non c’ero mai stata prima, ma a giudicare dalla fila che c’era davanti alla porta d’ingresso era parecchio importante.
« A che ora tornerai? » mi chiese Louis preoccupato.
Speravo solo che non diventasse come mia madre.
Un genitore iper-protettivo era già abbastanza da sopportare.
« Non so, tardi, è una discoteca…» gli dissi.
« Va bene, ma non ti ubriacare, non parlare agli sconosciuti e se questi ragazzi con cui devi uscire ti danno fastidio chiamami immediatamente » mi disse lui serio.
« Agli ordini, signor capitano! » dissi sarcastica.
Harry rise.
Louis lo guardò male.
« Andiamo Lou, ha diciotto anni, credo che sappia badare a se stessa » gli disse Harry.
« Va bene, va bene » disse Louis alzando le mani in segno di resa.
Scesi dalla macchina e cercai di intravedere Brad o Stacey.
Non era arrivato ancora nessuno dei due.
Poco dopo vidi un ragazzo biondo che teneva la mano di una ragazzina, avrà avuto massimo quindici anni, che veniva verso di me.
Lo riconobbi solo quando era davvero vicino a me.
« Ciao Brad » lo salutai.
Lui mi diede due baci sulle guance.
« Ciao Allyson » mi disse lui.
« Visto che posto? » mi chiese indicandomi il locale.
« Oh, sì, molto bello » gli risposi.
La ragazza teneva la mano a Brad e mi guardava malissimo.
Avevo per caso qualcosa sulla faccia?
« Ah, lei è Effie, la mia ragazza ».
Allungai la mano e gliela strinsi sorridendo.
Ti pareva che non aveva una fidanzata, oh, un ragazzo bello come lui.
Solo che ci avevo sperato.
Speravo che fra noi due potesse esserci qualcosa di più che un sentimento di amicizia… è che era così bello!
Aveva quei capelli biondo cenere che non smetteva mai di aggiustarsi, quegli occhi color miele circondati da ciglia lunghe… era perfetto.
Era come se il principe azzurro delle favole fosse sceso per me.
Solo che invece di arrivare a cavallo era arrivato in treno.
Ma che importava di uno stupido animale?
Cavallo, treno… insomma, l’importante era che il principe arrivasse.
Solo che in questo caso aveva scelto la principessa sbagliata.
Oppure era un rospo vestito da principessa.
« Questo invece è il mio amico Scott » mi disse spostandosi e facendomi vedere un ragazzo alto dietro di lui.
« Piacere, Allyson » gli dissi.
Anche lui era un ragazzo molto bello.
Aveva la pelle scura, i capelli castani e gli occhi verdi.
Due principi azzurri al posto di uno.
Doveva essere la mia serata fortunata, oppure era un sogno.
Poco dopo vidi arrivare anche Stacey con il suo ragazzo.
« Dammi un pizzicotto le sussurrai » lei me lo diede.
Ok, non stavo sognando.
Il ragazzo di Stacey vestiva come lei, in stile anni ’60.
Erano decisamente molto carini insieme, anche se sembravano stare in un mondo a parte.
« Lui è Colin, il mio ragazzo » lui aveva l’aria un po’ impacciata, come di chi non è abituato a conoscere nuove persone.
Se fosse stato così mi sarei trovata di sicuro molto bene con lui.
Presentai Stacey e il suo ragazzo anche agli altri ed entrammo.
La cosa che mi stupì di più era il fatto che non dovemmo nemmeno fare la fila.
Brad andò da quell’ammasso di muscoli del buttafuori e gli disse che i nostri nomi erano sulla lista.
La montagna di muscoli lo guardò male, poi si avvicinò e Brad gli sussurrò qualcosa all’orecchio.
Brad aspettò paziente, mentre l’altro controllava la cartellina che teneva sottobraccio.
Dopo un po’ tolse il nastro rosso che impediva l’ingresso ed entrammo.
La prima cosa che mi colpì fu la confusione: la musica era altissima, la pista da ballo piena di gente che ballava a tempo.
Brad, Scott e Effie si diressero verso le scale a chiocciola che portavano al piano di sopra e noi li seguimmo.
Sopra c’erano dei privè e noi entrammo in un di quelli.
Ci sedemmo su dei divani di pelle rossa e iniziammo a parlare.
Anzi, loro iniziarono a parlare, io iniziavo a domandarmi quanto avremmo pagato.
Non che Louis avesse problemi economici, ma mi scocciava chiedergli del denaro.
« Allora, cosa fai di bello? Vai ancora a scuola oppure lavori? » mi chiese Brad.
« Oh, in realtà nulla » gli risposi distrattamente.
Volevo spiegargli cosa facevo, ma Effie gli si appiccicò e iniziarono a baciarsi.
Nemmeno se fosse stata una piovra che si avventava sulla sua preda.
Iniziai a parlare con Scott.
Era un tipo a posto, mi disse che lui e Brad facevano i modelli (adesso si spiegavano molte cose) e che cercavano di sfondare in quel campo.
Mi disse che anche Effie faceva la modella, che aveva quindici anni e che Brad l’aveva conosciuta in una pubblicità che avevano fatto insieme.
Io gli dissi che avevo finito la scuola, ma che non me la sentivo di andare in un college, non lavoravo nemmeno, mi ero presa una pausa per riflettere un po’ sulla mia vita.
Dopo circa un’ora se ne andarono Stacey e Colin, perché Colin, che aveva la macchina, doveva alzarsi presto e non poteva stare fuori per molto.
Li salutammo e ritornammo a parlare.
« Scendiamo a ballare? » chiese Brad.
« Va bene » dissi io.
Ero piuttosto stanca di non fare nulla, anche se era bello parlare con Scott.
Al piano di sotto un dj, un tizio famoso che però non conoscevo, stava mettendo tutta musica da discoteca.
Il volume era così alto che sembrava che la musica ti entrasse dentro e ti esplodesse nelle orecchie.
Inizia a muovermi a tempo e gli altri mi imitarono.
Dopo un po’ mi venne sete e Scott andò a prendermi da bere.
Sapevo che era qualcosa di alcolico, ma lo buttai giù comunque.
Ogni tanto andava fatto.
Mi scatenai ancora di più, fino a quando il dj non mise un pezzo lento.
Brad e Effie andarono subito a ballarlo, io mi misi in disparte convinta che nessuno mi volesse invitare.
« Balliamo? » mi chiese invece Scott.
Accettai e ci abbracciammo.
Fu decisamente strano, perché non lo conoscevo quasi per niente.
Alla fine decidemmo di tornare a casa anche noi.
Guardai l’ora sul telefono e vidi che erano le due e mezza.
Di sicuro non potevo chiamare Louis per farmi venire a prendere, era troppo tardi… allora cosa avrei dovuto fare?
Prendere la metropolitana?
Ma era notte ed io ero sola…
« Ragazzi, potreste darmi un passaggio? » chiesi quando uscimmo dall’Egg.
« Certo, tanto io ho la macchina » mi disse Brad.
Gli spiegai dove abitavo e mi fece salire.
Mi disse di salire davanti, perché sarei scesa per ultima.
Salì anche Effie, che si mise dietro.
« Guarda, adesso possiamo parlare francamente » mi disse lei.
« Di cosa? » le chiesi stupita.
« Di Brad » mi rispose lei tranquilla.
« So che ti piace, ho visto come lo guardi » mi disse lei.
« Sei fuori strada, completamente » le dissi.
« So che pensi che io sia una stupida bambina, ma so tenermi ciò che voglio » mi disse lanciandomi uno sguardo di fuoco.
« Ho combattuto per conquistare Brad e non me lo faccio rubare dalla prima che passa »
Ma che voleva questa?
« Te lo ripeto, sei fuori strada »
Prima che lei potesse ribattere entrarono anche Scott e Brad e terminammo la discussione.
Per mia enorme gioia la prima a scendere fu Effie.
Diede un bacio a Brad, il solito tipo piovra, e si incamminò verso una villetta.
Che poi i genitori non si arrabbiavano?
Era tardissimo e lei aveva solo quindici anni…
Dopo circa cinque minuti scese Scott.
Io e Brad rimanemmo in macchina da soli.
Quando arrivammo davanti al palazzo, iniziammo a parlare.
« Ti sei divertita? » mi chiese lui.
« Sì, è stata una bella serata » gli dissi.
Non era una bugia, perché alla fine non ero stata male.
« Abiti davvero qui? » mi disse indicando il palazzo.
« Sì, è l’appartamento di mio padre…» gli dissi.
« Io conosco delle persone che abitano qui, amici di mio padre » mi disse lui.
« Ah, io non conosco gli altri inquilini » gli dissi.
« Mio padre conosce solo i membri della sua vecchia band… sai lui è Zayn Malik, non so se l’hai mai sentito nominare…» mi confessò lui.
« Oh mio Dio! » esclamai.
« Già, me lo dicono tutti… per favore, non dirlo in giro » mi supplicò.
« No, non hai capito… mio padre è Louis, Louis Tomlinson » gli dissi.
« Non ci credo! » esclamò lui.
« Già, l’ho scoperto anche io da poco… lui ha detto che mi vuole riconoscere come figlia » gli dissi.
« Sono felice per te… i rapporti con mio padre invece non vanno molto bene… ma tu sarai stanca, non voglio trattenerti qui a parlare » mi disse lui.
« Buonanotte » gli dissi mentre scendevo dalla macchina.
Andai verso il portone del palazzo, quando sentii Brad che diceva:
« Sono felice di averti incontrato su quel treno » aveva abbassato il finestrino.
« Anche io » gli dissi ridendo.



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Salve bellezze! Allora, vi è piaciuto questo capitolo? Mi raccomando, fatemi sapere come al solito.
Vorrei ringraziare sempre tutte le persone che hanno messo la storia fra le prefertite/seguite/ricordate e chi mi ha aggiunto fra i suoi autori preferiti.
Inoltre vi volevo sempre ricordare che pubblico questa FF anche su facebook e che ho pubblicato un'altra storia, una FF su Ed, se la volete leggere la trovate sul mio profilo.
Ringrazio Sara_Scrive, come la solito, per il banner meraviglioso.

Gingerhair

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


 Capitolo 6

 

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Quando mi svegliai, il mattino seguente, la prima cosa che feci fu sorridere.
Sorrisi perché stavo pensando al sogno che avevo appena fatto: ero con Brad e lui mi stava baciando.
Mi sentii un po’ in colpa per Effie, ma non potevo farci nulla se il suo ragazzo era un figo assurdo.
« Ah, ben svegliata! » mi disse Louis entrando in quel momento nella mia stanza.
« Buongiorno » gli risposi stiracchiandomi.
« Sai che ore sono? » a giudicare dal suo tono era molto tardi.
« No » gli risposi.
« Le tre del pomeriggio » mi disse lui.
« Oddio, ho dormito così tanto? » esclamai.
« Credo proprio di sì » disse lui divertito « È passata tua madre prima, ha portato qui tutte le tue cose » aggiunse.
« Ora le metto a posto, a che ora è passata? » gli chiesi.
« Alle dieci, ma le ho detto che stavi ancora dormendo » mi rispose lui.
« Non le hai detto che sono andata in discoteca con dei ragazzi ieri sera, vero? » gli chiesi preoccupata.
« No, perché? » mi chiese lui.
« Perché altrimenti avrebbe chiamato tipo la CIA per scoprire con chi ero, quanto tempo sono stata via, quanto ho bevuto e cose simili » dissi tirando un sospiro di sollievo.
Louis si mise a ridere.
« Comunque la tua roba è di là, appena vuoi puoi metterla a posto » mi disse indicando la cucina con un cenno della testa.
« Grazie » mi alzai, andai in bagno a lavarmi, mi vestii per casa, raccolsi i miei capelli in una coda e poi andai a sistemare.
Mia madre mi aveva portato tutti i miei vestiti, che riposi con cura dentro l’armadio, i miei libri preferiti (praticamente la saga di Harry Potter) e li avevo messi su uno scaffale con i miei peluche.
Non importa quanti anni una persona ha, non si diventa mai troppo grandi per i peluche.
Poi appesi al muro qualche poster, per rompere la monotonia di quel grigio deprimente.
Finii nel tardi pomeriggio.
« Ora sembra molto più la mia stanza » dissi ad Harry.
« C’è qui l’avvocato » mi disse.
« L’avvocato? » ripetei stupita.
Non mi sembrava di aver fatto nulla di male.
« Sì, per riconoscerti come figlia…» mi spiegò lui.
« Ah! Me n’ero dimenticata! » dissi battendomi una mano sulla testa.
Andai di corsa in cucina e trovai Louis che parlava con un uomo grassoccio vestito con un completo arancione scuro.
Aveva due grossi baffi grigi e i capelli ricci dello stesso colore.
« Oh, Allyson, questo è Marvin Grossberg, il mio avvocato » mi disse presentandomelo.
L’uomo si avvicinò a me mi strinse la mano.
Anzi, me la stritolò.
Che presa d’acciaio, quell’uomo.
« Piacere » mi disse.
« Piacere mio » gli risposi aspettando che mi lasciasse la mano.
« Hai gli occhi di tuo padre » mi disse scrutandomi.
Non potei fare a meno di sorridere a quell’affermazione, che mi ricordava quando a Harry Potter dicevano ‘hai gli occhi di tua madre’.
« Devi firmare qui » mi disse il signor Grossberg passandomi una penna e dei fogli.
Firmai dove mi aveva indicato.
« Ora sei Allyson Tomlinson » mi disse Louis.
« Oddio, suona così strano… ero abituata ad essere Allyson Miller » dissi cercando di convincermi che non fosse un sogno.
Il signor Grossberg si mise a parlare con Louis, nonostante tutto, non riuscivo a pensare a lui come ‘papà’, così io mi sedetti sul divano.
Harry si sedette vicino a me.
« Ti sei divertita ieri sera? » mi chiese.
« Sì, molto » gli risposi.
« E il Brad che ho conosciuto è il figlio di Zayn e Perrie » gli dissi.
« Davvero? » mi chiese lui stupito.
« Sì » gli risposi.
« Mi ha detto che ha problemi con il padre… sai come mai? » gli chiesi curiosa di approfondire l’argomento.
« Vedi, lui non approva il fatto che suo padre non si sia ribellato ai nostri manager » disse sospirando.
« Avrebbe voluto che fosse stato più forte, che si fosse ribellato al loro volere, non che avesse messo incinta sua madre, Zayn e Perrie non si amano più » disse con amarezza.
« Dovrebbe capire suo padre, non tutti siamo forti » dissi.
« Lo so, poi considera che Brad deve molto a suo padre, perché se fa il modello è per merito suo, che gli ha aperto la strada » mi disse.
« Quello non mi piace come giro, ho conosciuto anche la sua ragazza, una certa Effie…» gli dissi storcendo il naso al suo ricordo.
« Già, una ragazzina particolare, non trovi? » mi chiese lui sorridendo.
« Particolare? È fuori da morire! » gli dissi.
Lui scoppiò a ridere.
« Assomiglia al suo nome » mi disse lui.
« In che senso? » gli domandai.
« Non te l’ha detto? Strano, di solito è la prima cosa che fa…» mi disse.
« No, non mi ha detto nulla » gli dissi curiosa..
« I suoi genitori sono amanti di Hunger Games, per cui hanno chiamato le loro tre figlie come i loro personaggi femminili preferiti: Katniss, Primrose e Effie » mi spiegò.
« Oddio, ma sono malati » dissi stupita dal fatto che gente del genere esistesse veramente.
Credevo che fosse una leggenda, come Babbo Natale o la fatina dei denti.
Cioè, anche io amavo Harry Potter, ma non avrei mai chiamato mia figlia Ninfadora (per quanto potessi amare Tonks).
« Non so, a me sarebbe piaciuto chiamare i miei figli con il nome di uno dei miei personaggi preferiti » mi confessò.
Lo guardai male.
« Cioè, dopotutto io sono Harry, come Harry Potter… anche se lui è stato scritto dopo la mia nascita » mi disse.
« Non mi convincerai a chiamare mia figlia Ninfadora! » gli dissi scherzando.
Lui rise di nuovo.
Nel frattempo, Grossberg se n’era andato.
« Perché ogni volta che vi vedo ridete? » mi chiese Louis.
« Perché sono una persona estremamente simpatica » dissi con finta modestia.
« Ma guarda, la mia figlioletta è molto modesta! » mi prese in giro lui.
Ridemmo, poi Louis tornò serio.
« La notizia che tu sei mia figlia si spargerà in fretta ora, potresti essere attaccata dai paparazzi » mi spiegò Louis.
Mi fermai un attimo a riflettere: non avevo mai pensato cosa succedeva a chi aveva un papà famoso.
« Vuoi dirmi che mi spieranno ogni singolo secondo della mia vita per cercare di cogliermi in qualche momento compromettente? » gli domandai preoccupata.
« No, ma dovrai stare attenta » mi rispose lui.
« Molti saranno curiosi di vedere la figlia di Louis, altri metteranno in dubbio che tu lo sia veramente e faranno di tutto per provare che tu non lo sia » intervenne Harry.
« Oddio! » esclamai.
« Non preoccuparti, non cercheremo di proteggerti, ma dovrai fare attenzione » mi rassicurò Louis.
Non era giusto, però.
Sognavo da sempre di avere un padre e, finalmente, quando potevo averlo si mettevano in mezzo un sacco di persone per rovinarmi tutto ciò.
Non era giusto, non lo era affatto.
« Va bene, starò attenta » dissi decisa a non farmi portare via il mio sogno da nessuno.




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Salve a tutti, eccomi qui con un nuovo capitolo.
Non ho molto da dirvi su questo capitolo, volevo solo fare alcune precisazioni.
La prima è che, probabilmente lo avete notato, io amo Harry Potter e mi sapeva brutto non mettercelo nella mia FF.
Poi volevo parlarvi dell'avvocato, il signor Grossberg.
Non è un personaggio inventato da me, ma l'ho preso da 'Phoenix Wright' un gioco per Nintendo DS che io AMO.
Ringrazio come al solito Sara_Scrive per il banner e tutte le persone che hanno messo la storia fra le seguite/ricordate/preferite la mia storia.
Ringrazio anche tutte le 10 persone che hanno recensito il capitolo precedente, voglio dire 10 *---* mi fate commuovere c':
Potete seguire la mia storia anche su facebook c:

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 


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Era la quinta volta, quella settimana.
La quinta volta che uscivo da un negozio e i paparazzi mi assalivano senza motivo.
Anzi, un motivo c’era.
Volevano sapere se era vero che ero la figlia di Louis Tomlinson, il famoso cantante della band degli ‘One Direction’.
Avevo detto di sì, che ero proprio io, ma non mi lasciavano in pace.
Chissà, forse pensavano che ero una di quelle tipe che hanno problemi di droga o cose simili, volevano cercare a tutti i costi un modo per fare scalpore su di me.
Per questo, quel giorno, ero dovuta andare a quella trasmissione in tv.
Io non sarei mai voluta andarci, ma purtroppo non avevo avuto altra scelta, dovevo raccontare la mia storia se volevo che mi lasciassero in pace.
E io lo volevo, eccome se lo volevo.
« Abbiamo qui con noi la famosa Allyson Tomlinson, la presunta figlia di Louis Tomlinson! » annunciò la presentatrice, una donna di mezza età con una voce squillante.
Non mi piaceva affatto quel ‘presunta’.
Chi cavolo si credeva di essere?
Entrai nello studio e fui accolta da applausi e fischi.
Feci finta di non accorgermi, andai a stringere la mano alla presentatrice, che mi fece accomodare su una poltroncina bianca.
« Allora, Allyson, io e il pubblico qui ci stavamo domandando come hai scoperto di essere la figlia di Louis e come mai non glielo hai mai detto prima…» mi disse la presentatrice con un sorriso così falso che si vedeva da chilometri di distanza.
Mi fermai un secondo a riflettere su ciò che avrei dovuto dire.
Dovevo stare attenta a cosa dicevo in tv.
« Avevo un accordo con mia madre » spiegai « non le avrei chiesto nulla di mio padre fino al compimento dei miei diciotto anni, lì lei mi avrebbe confessato chi fosse »,
« E ti ha detto che tuo padre era Louis Tomlinson? » mi chiese lei.
« Mi ha detto che mio padre era Louis Tomlinson » ripetei io.
« E tu le hai creduto? » mi chiese lei spostandosi gli occhialetti sul naso minuto.
Assomigliava a Rita Skeeter, inviata per la gazzetta del profeta.
« Cosa? » le chiesi per far sbollentare la mia rabbia.
Come poteva insinuare che mia madre mi aveva mentito in quel modo?
« Ho detto, non credi che tua madre te l’abbia detto per avere dei, ehm… dei vantaggi economici? »
Non ci credevo, non volevo credere che esistessero persone che la pensavano così.
« Credo che se fosse stato così mia madre l’avrebbe fatto appena scoprì di essere incinta, quando loro erano ancora carichi di denaro e all’apice del successo, se ha aspettato tutti questi anni, magari c’è una ragione » le dissi cercando di mantenere la calma.
Lei, per una frazione di secondo, mi guardò male, come se non si aspettasse che trovassi una risposta convincente alla sua domanda.
« E dimmi, Louis come l’ha presa quando ha scoperto di avere una figlia? » mi chiese quando capì che su quell’altro argomento l’avevo azzerata.
« All’inizio mi ha fatto delle domande per capire chi fosse mia madre, poi mi disse che mi voleva riconoscere come figlia, perché lo ero e gli sembrava la cosa più giusta » le spiegai.
« E Harry? Come ha reagito Harry? » mi chiese avida di sapere.
Sembrava che gli occhi le schizzassero fuori dalle orbite, quella donna era malata.
Magari si aspettava che Harry avesse litigato con Louis, che lo volesse lasciare, oppure non so cosa.
Ma non era normale, di questo ne ero certa.
« In realtà lui è molto carino con me » le dissi sorridendo.
« È come un secondo padre-amico, mi dà consigli, mi aiuta con Louis, mi ha raccontato della loro storia… è stato decisamente molto simpatico » aggiunsi.
« E ci potresti raccontare la loro storia? » mi chiese la presentatrice.
« Sono venuta qui per parlare di me, non di loro » risposi.
La mia risposta la deluse sicuramente, non riuscì a nasconderlo.
Mi fece altre domande a cui risposi sinceramente, senza dovermi sforzare troppo di mantenere la calma, ormai aveva capito che non avrei fatto scenate e che non le avrei raccontato di Louis e Harry.
Harry l’aveva confidata a me e se volevano saperla dovevano chiederla a lui, non a me.
Non gliel’avrei detto per tutto l’oro del mondo.
Nemmeno sotto tortura.
Quando finalmente potei lasciare lo studio feci un sospiro di sollievo.
Ero così felice che l’intervista fosse finita, così almeno i paparazzi mi sarebbero stati meno addosso.
Non ce l’avrei fatta.
Tornai a casa da Louis e trovai una sorpresa: oltre a lui e Harry c’erano anche Scott e Brad.
Mi guardai intorno e vidi che Effie non c’era.
Non potei fare a meno di sentirmi felice per questo.
« Quando ho visto la notizia che eri la figlia di Louis l’ho chiamato e gli ho chiesto perché ne parlassero tutti, così sono venuto qui e lui mi ha spiegato tutto » mi disse Brad.
« Hai tenuto testa a quella giornalista in modo strepitoso » aggiunse Scott con un sorriso.
Oddio, il suo sorriso.
Era perfetto, come avevo fatto a non accorgermene prima?
Aveva i denti perfettamente allineati e bianchi.
Forse era così perché faceva il modello.
Comunque aveva un sorriso meraviglioso.
« Grazie » gli risposi lievemente imbarazzata.
Louis e Harry mi lanciarono uno sguardo e poi se ne andarono in camera loro.
Ok, cosa avrei dovuto fare io?
Stavo lì, da sola con due esseri perfetti.
« Scott ha ragione, sei stata davvero eccezionale » confermò Brad.
Il sorriso di Brad era diverso da quello di Scott.
Manteneva comunque una traccia di tristezza, poi i suoi denti non erano bianchissimi, ma li adoravo li adoravo lo stesso.
« Io la prima volta che sono andato in tv è successo un casino » mi disse Brad.
« Come mai? » gli chiesi.
« Beh, avevo dodici anni e c’era un giornalista idiota che mi faceva tutte domande personali, ma non era interessato a me, ma alla storia dei miei genitori » mi raccontò.
Mi ricordai del tempo trascorso con la presentatrice idiota.
Rabbrividii.
« Ti capisco, so cosa significa, ora » gli dissi per consolarlo.
« Tu, però, ti sei comportata in maniera impeccabile, io invece ho iniziato a dire parolacce e ad insultare il conduttore » confessò.
« Se ti può tirare su di morale sei stato fantastico, quello se le meritava proprio le cose che gli hai detto…» intervenne Scott.
« Lo so, ma non avrei dovuto lo stesso, è anche per questo se mi sono allontanato tanto da mio padre…» disse Brad, quasi in un sussurro.
« Sai forse dovremmo fare una specie di club, tipo ‘giornalisti lasciate stare i figli delle persone famose’ » dissi scherzando.
Sia Brad che Scotto risero.
Brad si passò una mano fra i capelli.
Pregai che non lo facesse mai più, perché adoravo i ragazzi che si sistemavano spesso i capelli.
Però io non potevo, non dovevo innamorarmi di lui.
Era fidanzato, fidanzato cavoli, e per quanto non sopportassi Effie non avrei mai potuto rubarglielo.
Non ero il tipo di persona che faceva quelle cose.
Comunque anche Scott non era male, solo che Brad era proprio affascinante…
In quel momento squillò un telefono.
Era di Brad, che si alzò dal divano e rispose.
Al telefono, ovviamente, era Effie, la sua fidanzata-piovra.
« Ci risiamo » disse Scott sbuffando quando l’amico iniziò a parlare.
« Cioè? » gli chiesi.
« Beh, non so se hai notato, ma Brad è al telefono con la sua ragazza » mi disse scocciato.
« Allora? » continuai a chiedergli dato che non capivo dove voleva arrivare.
« Questo vuol dire che staranno almeno un’ora al telefono a fare gli sdolcinati e a dire frasi ‘attacca prima tu’ ‘no, attacca prima tu’ » disse facendo una smorfia.
« Poi Effie farò scenate per stare al centro dell’attenzione e cose simili » aggiunse.
Non mi sembrava che lui provasse tutto questo amore per Effie.
« Credevo che Effie ti fosse simpatica…» gli dissi.
« In un’altra vita, forse » mi rispose lui sarcastico.
Oh, beh, odiava Effie.
Questo faceva salire il mio indice di gradimento verso di lui di parecchi punti.
Forse anche di troppo.

 


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Buonsalve :3
Allora, questo capitolo è un po' più corto degli altri, forse perché non mi ispirava particolarmente (?)
Bah, comunque ieri non avevo nulla da fare e sono arrivata a scrivere fino al capitolo 9, per cui penso di postarvi il prossimo tipo giovedì (che ne dite?)
Ringrazio come al solito chi recensice, mette fra le preferite/ricordate/seguite la mia storia e anche chi legge solamente.
Ci vediamo al prossimo capitolo :3

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


 Capitolo 8

 

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« Cosa comprerai? » mi chiese Stacey.
« Non so, non ho in mente nulla di particolare » le dissi mentre controllavo la mia borsa.
Avevo sentito il mio telefono squillare, mi era arrivato un messaggio.
Stacey iniziò ad elencarmi le innumerevoli cose che aveva da comprare per lei.
Stavamo andando in quel negozio che mi aveva promesso, quello in cui lei comprava tutto.
Vendeva vestiti e altri oggetti usati e si potevano comprare grandi quantitativi di merci a prezzi molto bassi.
Mi attirava l’idea di un negozio del genere, perché Stacey si vestiva in maniera strana, certo, però era molto carina.
Finalmente trovai il telefono.
Lo sbloccai e lessi il messaggio, era da parte di Louis.
“Oggi torna a casa presto che stasera andiamo a cena fuori” mi aveva scritto.
« Uffa…» dissi.
« Cosa c’è? » mi chiese Stacey che non aveva ancora capito che non la stavo ascoltando.
« Oggi devo tornare a casa presto, a quanto pare abbiamo una cena…» borbottai.
« Ma non è giusto! » mi disse Stacey.
« Mi avevi promesso che avresti cenato da me! » aggiunse.
« Lo so, ma che ci vuoi fare? » gli dissi alzando le spalle.
« Va bene, allora sbrighiamoci » mi disse trascinandomi per una manica per farmi accelerare.
Dopo circa dieci minuti arrivammo.
L’edificio in cui c’era il negozio era enorme e bianco.
Aveva un solo piano, ma era diviso in reparti.
Io e Stacey andammo a quello dei vestiti.
Mi sorprese vedere che c’erano molti giovani, molti dei quali si provavano i vestiti e si facevano foto, parlando di quanto fossero belli i vecchi tempi.
C’era un ragazza con degli occhiali grandi quasi quanto tutta la sua faccia che suonava ‘Let it be’ dei Beatles con la chitarra.
« Benvenuta nel mio mondo » mi disse Stacey con un sorriso che le illuminava il volto.
Lei si diresse subito verso alcuni stand, mentre io mi misi a girare un po’ per il negozio in cerca di qualcosa che potesse attirarmi.
Trovai una lunga camicia con il tessuto a fiori che mi piaceva.
Stacey aveva già preso tre paia di pantaloni, un paio di pantaloncini, due magliette e una giacca.
Beh, si vedeva che sapeva dove andare… c’era molta roba, ma la maggior parte era davvero vecchia, si doveva avere l’occhio allenato per distinguere le cose in stile anni ’60 da quelle in stile nonna.
Io trovavo solo le seconde.
Fortunatamente, dopo un po’ che cercavo trovai anche un paio di stivaletti avana con qualche centimetro di tacco.
Volevo continuare a guardare altre cose, ma una ragazza vestita tipo Stacey mi prese con lei e si fece alcune foto insieme a me.
Il bello era che nemmeno la conoscevo.
« Tu sei la figlia di Louis Tomlinson » mi disse.
Aveva la pelle scura e gli occhi grandi e marroni.
« Sì, non sapevo mi conoscessi » le risposi.
« Oh, ero una directioner, in realtà lo sono ancora » mi spiegò lei.
« Quando si sciolsero avevo undici anni » aggiunse sorridendo.
Io non sapevo che dire.
Era la prima ragazza che incontravo che era fan di mio padre e non sapevo come trattarla.
Avrei dovuto parlare di Louis?
Avrei dovuto dirle che apprezzavo il suo gesto?
Ero indecisa, intanto lei i guardava con i suoi grandi occhi marroni come se si aspettasse qualcosa da me.
Ma cosa?
Ci fu un lungo, lunghissimo, silenzio imbarazzante, poi la ragazza mi salutò e se ne tornò con il suo gruppo.
« Paghiamo? » mi disse Stacey raggiungendomi in quel momento.
Era carica di vestiti, mentre io avevo solo gli stivaletti e la camicia.
« Va bene » le dissi.
Andammo alla cassa e Stacey comprò la sua roba tutta felice, mentre io non riuscivo a smettere di dimenticare la tizia di prima.
Ero sicura di averla delusa.
Inoltre iniziavo a sentire come una strana sensazione.
Arrivò il mio turno di pagare e appoggiai i miei acquisti sulla cassa.
« Aspetta, prova anche questi! » mi disse Stacey porgendomi un paio di occhiali presi da un mucchio lì vicino.
Li indossai e mi andai a specchiare.
Effettivamente, mi stavano bene.
Presi pure quelli.
Pagai e poi uscimmo dal negozio, lei carica di buste, io con una sola.
In quel momento successe una cosa orribile, che speravo non sarebbe mai successa.
Fuori dal negozio ci aspettavano un sacco di paparazzi, con le loro telecamere puntate su me e su Stacey.
Iniziarono a fotografarci, ovunque andassi mi trovavo i loro flash puntati addosso.
Iniziammo a correre con Stacey.
Ci chiudemmo dentro la metropolitana e tornammo a casa.
I paparazzi ci avranno fatto almeno un migli aglio di fotografie.
« Louis, non sai cosa mi è successo » dissi quasi piangendo mentre entravo in casa seguita da Stacey.
« Cosa? » mi chiese lui preoccupato.
« I paparazzi ci hanno fotografato, erano ovunque, con quei loro flash…» rabbrividii e mi coprii la faccia con le mani.
« Non possono farlo, però, non ne hanno il diritto! » urlò Louis.
« Adesso mi sentiranno, chiamerò Marvin, gli dirò di sistemare la faccenda…» Louis era furente.
« Li avevamo accontentati, gli avevamo dato un’intervista, cosa vogliono ancora? » continuava a ripetere tutte frasi del genere.
Nel frattempo era arrivato anche Harry e Stacey gli stava spiegando cosa era successo.
« Forse dovresti rimanere a dormire qui, per stanotte, non credo che sia una buona idea uscire adesso » le disse Harry.
Stacey sembrava notevolmente preoccupata, ma cerò di sorridere lo stesso.
« Grazie dell’ospitalità, ma Colin mi aspetta » disse lei.
« Harry ha ragione, dovresti fermarti, sarebbe meglio » intervenne Louis.
Stacey si morse il labbro e rifletté un attimo sulle parole di Louis.
« Ok, va bene, ma fatemi telefonare a Colin per spiegargli tutto » disse infine.
« Come ti senti? » mi chiese Harry.
« Malissimo, è stata una cosa orribile » gli risposi.
« Lo so » disse, mi mise una mano sulla spalla e mi guardò in maniera confortante.
« Ho telefonato a Marvin » ci disse Louis.
« Che ha detto? » gli chiese Harry.
« Ha detto che farà il possibile perché tutto ciò non accada più » disse Louis serio.
Aveva una ruga lungo la fronte, sembrava più vecchio dei suoi anni.
Era preoccupato, molto preoccupato.
Forse per lui il possibile non era il massimo.



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Bene, salve belle, ho aggiornato, come promesso.
Questo capitolo lo trovo un po' triste, ma ci stava, dato che non potevano essere tutte rose e fiori per Allyson, no?
Ringrazio sempre tutte le persone che hanno messo la mia storia fra le preferite/seguite/ricordate (siete davvero tanti, cavoli *-*)
E anche tutti quelli che continuano a seguire la storia con passione.
Vi ringrazio davvero, sono molto felice che la storia vi piaccia.
Volevo anche dirvi che, se volete, potete leggere anche un'altra mia pubblicazione, una raccolta di OS Larry.
Potete seguire la mia storia anche su facebook e che il banner è stato fatto da Sara_Scrive.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

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La notte dormii con Stacey e per un momento mi sentii come ai vecchi tempi.
Come quando facevamo i pigiama-party e ci raccontavamo i ragazzi che ci piacevano mangiando cioccolatini.
Poi facevamo finta di dormire quando mamma entrava in camera, in realtà ascoltavamo la musica.
Ah, mamma, mi mancava.
Chissà che faceva lei senza di me…
Il giorno dopo scoprimmo che il signor Grossberg non era riuscito a fare nulla.
Le nostre foto erano su tutti i giornali di gossip, con i seguenti titoli:
‘Il segreto della famiglia Tomlinson, la sua povera figlia?’
‘Tomlinson, i soldi sono finiti?’
‘Figlia dalle mani bucate’
E altre cose del genere.
Ovviamente si riferivano al fatto che eravamo in un negozio dell’usato.
Come se non bastasse si erano anche documentati su Stacey e alcuni avevano scritto qualcosa di suo padre.
Avevano scritto che la violentava da piccola (ovviamente non era vero) perché l0unica cosa che faceva lui era picchiare la madre.
Su Stacey non aveva mai alzato nemmeno un dito.
Quando lo lesse lei scoppiò a piangere e io non potei fare a meno di consolarla.
Anche se mi sentivo male tanto quanto lei.
Pensavo alla faccia che avrebbe fatto mia madre, di sicuro mi avrebbe voluto riportare a casa con lei.
Louis ci stava parlando al telefono da un’ora.
« Ti vuole » mi aveva detto ad un certo punto passandomi il cellulare.
I suoi occhi non erano di quell’azzurro cielo così simile ai miei come nel giorno che lo conobbi, ma erano spenti.
« Mamma? » dissi.
« Louis mi ha spiegato cosa è successo » mi disse lei in tono stranamente calmo.
« Io…» iniziai a parlare, ma lei mi interruppe.
« Ti ho cresciuta abbastanza bene da sapere che tu non hai affatto le ‘mani bucate’ » mi disse.
Sentivo le lacrime che mi bruciavano negli occhi.
« So che per te stare con tuo padre è importante, ma forse ora tu capisci perché non ho voluto che si sapesse, era questo quello che volevo evitare…» sembrava che anche lei stesse piangendo.
« Ora spero solo che tu mi capisca meglio » una lacrima mi scese lungo la guancia.
« Certo mamma, io ti voglio bene, so che tu volevi solo proteggermi » le dissi.
« Bene, sono felice che tu non ce l’abbia con me. Ti avrei voluto chiedere di tornare qui da me, ma so che hai anche bisogno di tuo padre, per cui aspetterò qui pazientemente, ti voglio bene » mi disse lei.
Era vero, per quanto mi dispiacesse per ciò che era successo, mio padre era sempre mio padre e volevo comunque vivere con lui.
« Anche io ti voglio bene mamma » le dissi prima di chiudere il telefono.
Mi asciugai le lacrime e feci un profondo respiro.
Non mi piaceva piangere, volevo essere forte, dovevo essere forte.
« Tutto ok? » mi chiese Louis.
« Sì, ora va meglio, grazie » gli dissi cercando di sorridere.
Lui mi fece una carezza e mi guardò con occhi tristi.
« Louis, ho fatto tutto » disse Harry in quel momento.
« Bene » gli disse lui guardandolo con amore.
Anche io un giorno avrei voluto trovare un ragazzo che mi avrebbe guardata come si guardavano quei due.
« Allyson, noi partiamo » mi disse Louis.
« Cosa? » gli chiesi incredula.
« Hai capito bene » mi disse.
« Ma… perché? » gli domandai.
« Perché fino a quando ci saremo noi qui i paparazzi non ti lasceranno in pace » mi disse.
« E quanto starete via? Dove andrete? » avevo trovato da poco questa parte della mia famiglia, non volevo perderla.
« Andiamo via un mese, andiamo a trovare Liam » mi disse.
« All’inizio avevamo pensato di mandarti da tua madre, ma poi pensavamo che i paparazzi potessero fare qualcosa anche a lei… » mi disse Harry.
« Per cui starai qui a casa da sola » aggiunse Louis.
« Da sola? Qui? » ripetei incredula.
Doveva essere una battuta, sicuramente.
Anche se non capivo perché volevano scherzare in un momento del genere.
« Non ti preoccupare, devi solo cercare di stare attenta, non fare cose che potrebbero dare troppo nell’occhio » mi disse Louis.
« Io mi fido di te, so che non farai nulla… poi ogni tanto manderò Brad a controllarti » aggiunse.
Quindi sarei dovuta rimanere da sola a Londra con Brad che mi gironzola intorno?
Ecco come cambiare la giornata da pessima a bellissima in un nanosecondo.
« Non credo che ci sia bisogno che Brad…» inizia a dire.
« Sì, ne hai bisogno » mi interruppe lui.
Se lo diceva con una tale convinzione, chi ero io per potergli dire di no?
« E la questione dei paparazzi? » chiesi per non pensare a Brad.
« Marvin ha già fatto causa alle riviste, vedrai che si sistemerò tutto » mi disse Louis.
« Basta andarsene per un po’ e aspettare che un nuovo scandalo copra tutta questa storia » mi disse per incoraggiarmi.
Harry riaccompagnò Stacey a casa e io rimasi sola con Louis.
« Mi raccomando, quando non ci siamo cerca di non distruggere la casa » mi disse ridendo.
« Non preoccuparti, starò attentissima » gli dissi facendogli l’occhiolino.
« Dirò a Brad di passare a pranzo e a cena, va bene? » mi chiese.
Certo che andava bene, lo avrei visto due volte al giorno.
« Sì, certo » mi affrettai a dirgli.
« Sono felice che Brad ti piaccia » mi disse lui mentre si versava del succo di frutta.
Arrossii violentemente.
« Brad non mi piace! » esclamai.
« Io intendevo che ti stia simpatico, ma è curioso che tu l’abbia inteso nell’altro senso, no? » mi disse lui con un sorriso beffardo.
Me l’aveva fatta.
« E che io penso sempre male » gli dissi, ma non convinsi nemmeno me stessa.
« Certo, va bene » lui stava ridendo e non mi credeva per niente.
Ma io che ci potevo fare?
Dovevo farmi passare la mia cotta, perché lui era fidanzato.
Doveva esserci qualche modo, tipo non pensare a lui.
Però, ora che lo avrei visto due volte al giorno sarebbe stato difficile.
Allora forse avrei dovuto ripetere nella mia mente frasi tipo ‘Non mi piace Brad Malik’ all’infinito.
Solo che quando iniziavo a ripeterlo dopo molte volte iniziava a perdere di significato.
Forse perché lui mi piaceva, parecchio pure.


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Bene, eccomi di nuovo qui, contente che ho aggiornato?
Dunque, so che questo capitolo forse è un po' triste, ma ci stava.
Vi annuncio che il prossimo vi piacerà un sacco (piace molto anche a me e mi sto divertendo moltissimo a scriverlo).
Dato che ultimamente sono molto impegnata con la scuola, credo di riuscire a postarvelo per venerdì/sabato.
Ho fatto anche alcuni cambiamenti nella storia, ho messo il rating giallo e il carattere più grande, ditemi se così vi piace c:
Se volete seguite la mia FF pure su fb e ringrazio Sara_Scrive per il banner.
Se volete potete pure seguirmi su twittah, ricambio tutti :3

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10



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Ormai erano due settimane che Louis e Harry erano partiti e Brad, come promesso, veniva sempre a casa a farmi compagnia.
Lui lavorava come modello, per cui passava tutto il pomeriggio a fare servizi fotografici e altre cose simili.
Veniva a casa per cenare insieme a me, poi la sera usciva con Effie (purtroppo stavano ancora insieme, quei due), poi il giorno dopo si ripresentava da me per pranzo.
Era davvero un ragazzo molto carino e disponibile nei miei confronti, questo non mi aiutava di certo a dimenticarlo.
Che poi sarebbe stato tutto perfetto, se lui non fosse innamorato di Effie.
Mi scocciava ammetterlo, ma ormai avevo perso le speranze che loro due stessero insieme per qualche capriccio.
Nessuno avrebbe potuto sopportare Effie.
Nessuno.
« Allyson, cosa hai in programma di fare per questa sera? » mi disse quel giorno Brad a pranzo.
« Oh, credo che guarderò un film, come al solito » gli risposi.
Era un piacere guardare i film sulla televisione 3D di Louis e Harry.
Era davvero fantastico.
« Avresti voglia di uscire con noi? » mi chiese lui.
Aspettai un attimo prima di rispondere.
Non avrei voluto che accadesse come la prima volta che eravamo usciti, che dovevo per forza parlare con Scott perché lui era troppo occupato a farsi risucchiare la faccia da Effie.
Non avrei sopportato un’altra scena del genere.
« Scott c’è? » gli chiesi.
« Sì, in realtà questa sera non c’è Effie perché ha un concorso… per questo l’ho chiesto a te » mi spiegò lui.
Io divenni raggiante.
Non c’era Effie? Poteva essere una delle serate più belle di tutta la mia vita.
Però un po’ mi scocciava essere la sua seconda scelta.
Cioè, non c’era Effie allora portava me.
« Certo, vengo sicuramente » gli risposi sorridente.
Lui mi squadrò, per un attimo serio, poi scoppiò a ridere.
« Perché ridi? » gli chiesi temendo di avere qualcosa sulla faccia.
« Ti sei mai ubriacata? » mi chiese lui ignorando completamente la mia domanda.
Io non sapevo cosa rispondergli.
Volevo dire, avevo bevuto ogni tanto qualche birra e bevevo lo spumante ai compleanni, ma non mi ero mai presa una sbronza di quelle serie.
« Non sul serio » gli risposi temendo ciò che voleva fare.
« Bene, perché c’è sempre una prima volta » mi rispose lui sorridendo.
Non andava bene, quando sorrideva mi scioglievo tutta.
Dannato amore.
« Non ho intenzione di ubriacarmi, Brad » gli dissi cercando di non far capire che aveva smosso tutte le farfalle dentro di me.
Ma secondo me non erano farfalle.
Erano calabroni.
Anche perché non era giusto provare quelle cose per chi era già innamorato di un’altra.
« Dai, Ally, guarda che sarà divertente » cercò di convincermi lui.
Peccato che aveva commesso l’errore più grande della sua vita.
Chiamarmi ‘Ally’.
Lo guardai storto.
« Non chiamarmi mai più Ally, lo odio, poi non posso ubriacarmi, ho promesso a Louis che sarei stata buona » gli dissi fingendomi arrabbiata con lui.
Lui si alzò mordendosi il labbro e si avvicinò sempre di più verso di me.
« Cosa vuoi fare? » gli chiesi guardandolo preoccupata.
Lui non mi disse nulla e avanzò.
Io mi alzai dalla sedia.
Lui fece uno scatto, mi raggiunse e iniziò a farmi il solletico sui fianchi.
Io non lo soffrivo.
Io lo iper-soffrivo.
Farmi il solletico era come volermi uccidere, era una cosa tremenda.
Non facevo altro che ridere e scalciare.
« Allora, cosa farai stasera? » mi chiese lui senza smettere.
Ormai avevo le lacrime agli occhi e mi faceva male la pancia dal ridere.
Inoltre non riuscivo a prenderlo con i calci, maledizione.
« Va bene, va bene, mi ubriacherò » gli urlai fra le risate per farlo smettere.
Lui mi guardò con aria soddisfatta mentre mi sistemavo.
« Pensare che Louis crede che tu abbia una buona influenza su di me » gli dissi tornando a mangiare.
« Io ho una buona influenza su di te » ribatté lui.
« Lo vedo » sbuffai.
« Chi spiegherà a Louis che mi stai portando sulla strada della perdizione? » dissi in tono melodrammatico.
Ero in vena di battute, quel giorno.
Lui rise.
Dannazione, dovevo farlo ridere per forza?
« Lo sai cosa diceva mio padre al tuo quando erano giovani? » mi chiese Brad.
« Diceva che mio padre era un cattivo ragazzo, ci aveva anche inventato una canzoncina ‘I’m a Bradford badboy, yo’ perché mio padre è di lì » mi disse senza aspettare una mia risposta.
Ridemmo insieme e finimmo di mangiare.
 
Quella sera mi vestii con un paio di leggins neri e una maglietta larga e lunga sopra.
C’era una scritta sulla maglietta ‘Made in the USA’ me l’aveva spedita Harry qualche giorno prima e già la adoravo.
Brad mi venne a prendere con la sua auto.
C’era pure Scott.
« Finalmente ti sei decisa a lasciarti andare, eh? » mi disse appena mi vide.
« In realtà ho un po’ paura, voi due siete perfidi » gli risposi guardandolo male.
Entrambi risero.
Mi ero dimenticata del sorriso perfetto di Scott.
Questa doveva essere la mia punizione divina per la mia grave mancanza.
Arrivammo all’Egg e entrammo di nuovo superando tutta la fila.
Avere Zayn Malik come padre risolveva molte cose, non c’era dubbio.
Mi portarono al bancone del bar.
« Con cosa vuoi iniziare? » mi chiese Brad.
Storsi il naso vedendo tutte le file di bottiglie sugli scaffali.
Scott sussurrò qualcosa all’orecchio di Brad.
« Vodka alla pesca » disse al barista.
Lui prese una bottiglia rosa e versò il contenuto in un bicchierino, poi me lo porse.
Io lo guardai male, ma dopo un po’ lo presi e iniziai a sorseggiarlo.
Era dolciastro, non so se mi piaceva molto.
Intanto Scott e Brad avevano preso un liquore dal nome impronunciabile.
« No, non così! » mi disse Scott fermandomi prima che potessi portare di nuovo il bicchiere alle labbra.
« Si fa così! » lo vidi prendere il suo bicchiere e buttare giù il liquido marrone tutto d’un fiato.
Brad era scoppiato a ridere prima di imitarlo.
Squadrai il mio bicchiere e lo buttai giù.
Molti bicchieri di vodka alla pesca dopo, sentivo il pavimento che andava in discesa.
Camminavo come se fossi un’anima in pena ripetendo ‘Il pavimento è in pendenza’ e ridendo come una scema.
Ad un certo punto dovetti andare al bagno.
« Brad, mi scappa la pipì! » gli sussurrai.
Lui scoppiò a ridere (anche lui aveva alzato un po’ il gomito) e mi accompagnò al bagno.
Andai al bagno e quando uscii vidi fuori dei ragazzi che stavano fumando.
Dall’odore mi sembrava che non fossero per niente delle normali sigarette.
« Mio padre lo verrà a sapere! » gli urlai.
« Luridi mezzosangue! » continuai.
Ero partita con la modalità insulti in maniera potteriana.
Ero proprio fuori.
Brad in quel momento si accorse del mo stato e decise che era meglio riportarmi a casa.
« Scusatela, è ubriaca » disse ai ragazzi che stavano fumando.
Cercammo Scott mentre urlavo “Credevi che avrei tenuto lo sporco nome da babbano di mio padre?” e tutti si giravano a guardarci.
Finalmente lo trovammo, stava fuori tanto quanto me, e Brad ci fece mettere seduti sui sedili posteriori della sua macchina, poi, prima di partire, tornò un attimo dentro al locale a fare qualcosa.
« Allyson? » mi chiamò Scott finito.
« Non osare pronunciare il nome del signore oscuro! » lo minacciai.
Lui mi guardò senza capire, poi mi baciò.
Probabilmente lo fece senza pensarci, ma restammo attaccati un bel po’, fino a quando non tornò Brad.
Mise in moto la macchina e accompagnò Scott a casa mentre cantavo ‘Drunk’ di Ed Sheeran.
Dire che ero stonata era un eufemismo, per cui il giorno successivo ci sarebbe stato il diluvio universale.
Ma quando si è ubriachi non si fa caso a queste cose.
Quando finalmente tornammo a casa, scesi dalla macchina e corsi verso il portone di ingresso, senza però riuscire a capire come si aprisse.
Brad arrivò e la aprì per me.
« Brad, dov’è quello alla pesca? Io voglio quello alla pesca, ce l’hai? Lo so che me lo nascondi… dov’è? » gli chiesi riferendomi alla vodka.
Lui scosse la testa.
« Sei proprio fuori » mi sorrise, mi prese in braccio e mi portò lui in ascensore e poi nell’appartamento.
Avevo la sensazione che sarebbe stata una lunga nottata.



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Salve a tutti, finalmente sono riuscita ad aggiornare *w*
Perdonate il mio enorme ritardo, ma ho avuto un sacco di cose da fare con la scuola... comunque, cosa ve ne pare di questo capitolo?
Vi ha fatto ridere?
Io spero di sì, perché mi sono divertita un mondo a scriverlo >.<
E poi le urla le frasi di hp, cioè, voglio dire, qui facciamo le cose serie ù.ù 
Beh, ok, ora passiamo alle cose serie.
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito i capitoli precedenti e anche quelli che leggono e basta.
Un grazie anche a Sara_Scrive per il banner.
Volevo ricordarvi che se volete potete seguire la mia storia anche su facebook e ho creato pure un gruppo a cui vi potrete iscrivere, così rimaremmo in contatto v.v
Ci vediamo al prossimo capitolo.

Gingerhair


 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 


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« Brad, voglio quello alla pesca! » gli dissi per l’ennesima volta ridacchiando.
Lui era stato molto gentile, mi aveva accompagnato dentro l’appartamento e ora mi stava ascoltando mentre gli facevo la lagna.
« Smettila! » mi rimproverò lui, ma stava ridendo.
Aveva aperto il frigo e aveva tirato fuori due birre, poi si era messo sul divano a bere la sua.
Lo raggiunsi e mi misi a bere l’altra bottiglia di birra.
Mi attaccai direttamente senza cercare nemmeno un bicchiere o di sembrare femminile.
Brad rideva e scuoteva la testa in segno di disapprovazione, ma continuava ad essere divertito.
« Non mi piace la birra, voglio quello alla pesca! » continuai a ripetere dopo che la finii.
« Non c’è qui! » mi disse Brad.
Io lo guardai male e mi misi alla ricerca della vodka.
Non so per quale logica, ammesso che una persona ubriaca ne potessi avere, ma iniziai a controllare dalla camera di Louis e Harry.
Aprii il comodino e trovai uno strano oggetto, che non avevo mai visto.
Mi domandai cosa fosse e lo feci vedere a Brad.
Tornai in cucina e vidi che anche lui aveva finito la birra e ora stava buttando giù qualche altro liquore.
« Brad, ho trovato questo nella loro camera, secondo te si beve? » gli dissi mostrandogli lo strano oggetto.
Lui scoppio a ridere in un modo in cui non avevo mai visto.
Doveva stare parecchio fuori anche lui.
« Perché ridi? Non capisco… » gli dissi confusa.
La verità è che mi stava anche prendendo un po’ di sonno.
Mi sentivo stanca, avevo allo stesso tempo voglia di bere e di mettermi a dormire.
Mi sedetti per terra, con la schiena appoggiata al divano su cui stava seduto Brad, che fra l’altro non aveva ancora smesso di ridere.
« Quello » mi disse mentre si teneva la pancia dal ridere.
« È un preservativo » mi disse, poi scoppiò di nuovo a ridere.
Io lo guardai male.
« Brad, ho sonno, andiamo a dormire? » gli chiesi.
Avevo davvero tanto sonno.
« Ma come, di già? Ma se abbiamo appena iniziato a bere… » intanto lui si era alzato per cercare altri alcolici.
« Brad, ho sonno, andiamo a dormire, voglio dormire! » gli dissi prendendolo a braccetto e conducendolo verso la mia camera da letto.
Lui protestava, ma si lasciava abbastanza guidare da me.
« Andiamo, non puoi dirmi una cosa così, non ho ancora bevuto abbastanza…» diceva.
« Brad, tanto quello alla pesca non c’è e io volevo solo quello, per cui andiamo a dormire » gli dissi in un tono che non ammetteva repliche.
Lui alzò gli occhi al cielo e mi seguì, stavolta senza fare troppe storie.
Arrivammo in camera mia e mi buttai sul letto, lui si sedette su una poltroncina bianca all’angolo.
Probabilmente mi sarei dovuta togliere i vestiti e mettere il pigiama, ma ero troppo stanca, inoltre sentivo che mi stava per venire il mal di testa.
Nonostante fossi distesa sul letto, mi girava tutto.
« Brad, il soffitto si muove » gli dissi in tutta sincerità.
Lui si alzò ridendo e si distese sul letto accanto a me.
Mi spostai leggermente per fargli posto e mi accorsi che stavo per cadere, dato che il letto era solo ad una piazza e in due non c’entravamo.
« Brad, sto per cadere » gli dissi girandomi su un fianco e aggrappandomi al lui.
Anche lui si girò, in questo modo ci guardavamo negli occhi.
« No, non cadrai mai se ci sono anche io con te » mi disse lui.
Stavo per chiedergli cosa significassero le sue parole, quando lui mi prese il mento fra le mani e mi baciò.
Fu un bacio delicato e dolce.
Si staccò quasi subito da me e io non sapevo che dire.
Avevo sognato questa scena un centinaio di volte, ma in quel momento non sapevo cosa fare.
Innanzitutto perché eravamo entrambi ubriachi, poi perché stavamo distesi vicini sul letto.
Il battito del mio cuore accelerò.
« Brad, tu sei fidanzato con Effie » gli ricordai.
Lui chiuse gli occhi.
Sembrava che si fosse dimenticato di quel dettaglio non proprio irrilevante.
« Lo so, ma da quando ti ho conosciuta non conta più niente » mi sussurrò.
Quando mi disse quelle parole il mio cuore smise definitivamente di battere e mi sentii mancare il respiro.
« Brad, ma che dici? » gli chiesi.
Lui aprì gli occhi e mi fissò.
Anche se era ubriaco si vedeva che i suoi occhi erano fermi quando mi parlava.
Aveva anche lui gli occhi di suoi padre, quel color miele che tanto mi piaceva.
« Dovresti saperlo, gli ubriachi dicono solo la verità » mi spiegò sorridendo leggermente.
Avrei voluto ribattere qualcosa, ma le parole non mi venivano.
Mi ero fermata, a bocca aperta, a contemplare la meraviglia che era Brad.
Così perfetto, con la sua bica carnosa, i tratti del viso spigolosi, i suoi capelli biondi che profumavano di gel e i suoi occhi color miele.
Era sicuramente la perfezione fatta sotto forma di persona umana.
Che poi a me non piacevano i biondi, o almeno lo pensavo prima di incontrarlo.
Lui mi baciò di nuovo.
Questa volta non ci staccammo tanto facilmente, anzi proseguimmo.
Lui fece scorrere le sue mani per esplorare tutto il mio corpo, poi iniziammo a spogliarci.
Lui era bellissimo, non c’era nulla da fare.
Mi sembrava di essere in suo potere, non potevo fare nulla per ribellarmi.
« Brad…» sussurrai quando lui si stava per togliere i pantaloni.
Lui sembrò ricordarsi di qualcosa e si alzò, prese i miei che stavano per terra ed estrasse un oggetto che stava nella tasca.
« Che fai? » gli chiesi dispiaciuta dal fatto che non ci stessimo più baciando.
Lui si girò verso di me e sorrise.
Un attimo dopo eravamo entrambi nudi, sul letto, mentre ci dichiaravamo nel modo più bello possibile il nostro amore.
 
Il giorno dopo, mi svegliai con un gran mal di testa.
Non mi ricordavo assolutamente nulla della sera prima, tranne il fatto che Brad voleva farmi ubriacare e che eravamo andati all’Egg.
Aprii leggermente gli occhi e vidi che qualcuno mi stava abbracciando.
Mi prese un colpo.
Chi cavolo era?
Mi girai di scatto e vidi che era Brad.
E che era nudo.
Cosa diavolo ci faceva Brad nudo nel mio letto?
E perché ero nuda anche io?
Forse stavo cominciando a farmi un’idea di cosa fosse successo la sera prima, solo che la cosa mi spaventava alquanto.
Mi misi un paio di mutande e un reggiseno e andai in salotto.
Per terra c’erano alcune bottiglie vuote di liquore e un po’ si era versato anche sul pavimento.
Fortuna che non c’erano Louis e Harry, altrimenti mi avrebbero ucciso, poco ma sicuro.
Decisi di lasciare che Brad dormisse un altro po’ e iniziai a pulire.
Chissà dove tenevano lo straccio per pulire i pavimenti.
Provai a cercare in bagno.
Mentre lo stavo cercando sentii dei rumori e immaginai che Brad si fosse svegliato.
Bene, perché dovevamo parlare, magari il più in fretta possibile.
Quando passai davanti alla mia camera, dopo aver trovato lo straccio, vidi che la porta era chiusa come l’avevo lasciata io.
Decisi di non entrare, magari Brad si stava vestendo e non avevo voglia di vederlo nudo un’altra volta.
Andai in salotto per pulire, ma quando arrivai mi paralizzai e sbiancai.
Non era Brad che aveva fatto quei rumori.
Erano Harry e Louis, appena tornati, che guardavano la loro casa come se si fosse trasformata nel set di un film dell’orrore.
Deglutii piano.
« Allyson? » mi chiese Louis, in evidente attesa di una spiegazione valida per non uccidermi.
« Ecco… io…» tentai di spiegargli.
In quel momento arrivò Brad, che aveva avuto la brillante intuizione di rimettersi i boxer, grazie a Dio.
« Allyson, perché c’è tutto questo rumore, mi fa male la testa…» anche lui si fermò di colpo quando vide Harry e Louis.
Ovviamente loro non ci misero molto a fare due più due.
Bottiglie di alcolici sparse ovunque, io in mutande e reggiseno, Brad in boxer che usciva dalla mia camera.
« Forse è meglio che vi lasci da soli » disse Brad correndo nella mia stanza a prendere i suoi vestiti.
Si vestì in fretta e furia e uscì dall’appartamento.
Ora eravamo rimasti solo noi, più gli sguardi di Louis e Harry che mi pesavano come macigni.
Avevo fatto un bel casino, lo dovevo ammettere, ed ero nella
merda fino al collo.


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Eccomi qui con un nuovo capitolo c:
Innanzitutto mi scuso per il ritardo con cui pubblico, ma fra gli ultimi compiti a scuola, le cresime e i compleanni sono piena d'impegni >.<
Come vi è sembrato questo capitolo? Ci siete rimasti di cacca?
Ahahahah anche io.
No, percé all'inizio non volevo farlo andare così, ma dopo, mentre scrivevo ci ho pensato meglio meglio e mi sono chiesta 'perché no?'
Ringrazio sempre tutti quelli che recensiscono, quelli che leggono e basta, quelli che hanno messo la mia storia fra le seguite/ricordate/preferite.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

 
 

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Mi ero andata a fare una doccia.
Louis e Harry mi avevano detto che volevano delle spiegazioni, ma prima mi davano il tempo di rimettere a posto le idee.
In realtà non sapevo cosa dire.
Era successo ciò che temevo, mi ero ubriacata e l’avevo fatto con Brad.
Fra l’altro era pure la mia prima volta e nemmeno la ricordavo.
Mi sentivo uno schifo totale, sapevo che non avrei dovuto fare nulla, inoltre avevo visto la delusione che si dipingeva sul viso di Louis e di Harry.
Harry, che era sempre stato sorridente, sempre pronto a darmi una mano, che guardava mio padre con quei suoi occhi verdi vibranti, questa volta non mi guardava nemmeno in faccia.
Ero di sicuro una persona orribile per fare tutto ciò, ne ero sicura.
Rimasi trenta minuti con la schiena appoggiata alla parete con l’acqua fredda che scendeva giù insieme alle mie lacrime.
Quando decisi che avevo sprecato abbastanza acqua uscii dalla doccia e mi avvolsi un asciugamano attorno ai miei capelli.
Mi vestii anche, mentre cercavo di capire ciò che stavano dicendo Harry e Louis.
Sentivo Louis che ogni tanto urlava e Harry che gli diceva di calmarsi.
Le parole che avevo capito più spesso erano “delusione”, “Sarah”, “figlia”, “calmati”.
Probabilmente lo avrebbero detto anche a mia madre.
Lei mi avrebbe ucciso di sicuro, ma tanto me lo meritavo.
Brad aveva anche provato a chiamarmi e a mandarmi dei messaggi, ma non avevo voglia di sentirlo.
Davo anche la colpa a lui di ciò che era successo la sera precente e ora la cosa più importante per me era recuperare i rapporti con mio padre.
Ero venuta a Londra per lui, non per fare cazzate insieme a Brad.
Andai in salotto e trovai Harry e Louis che stavano seduti sul divano e mi aspettavano.
Quella scena mi ricordò la prima volta che arrivai lì.
Ero impaurita e diffidente verso due persone che non conoscevo.
Mi sentivo esattamente allo stesso modo, solo che ora conoscevo quelle due persone, ma io ero diventata di nuovo un’estranea per loro, perché li avevo delusi.
Mi guardavano, senza dirmi niente.
Louis aveva la faccia ferita e lo sguardo arrabbiato.
Harry era piuttosto sorpreso e mi guardava con muta delusione.
Quegli sguardi mi facevano male, tanto male.
Non sapevo come reagire, mi sentivo troppo sottopressione.
« Vi prego, ditemi qualcosa, qualsiasi cosa, ma parlatemi! » gli dissi al colmo della tensione.
Sentivo che stavo anche per piangere, ma cercavo di resistere.
Non volevo piangere ancora.
« Cosa vuoi che ti diciamo? » mi chiese Louis.
« Non so, qualsiasi cosa; che mi odiate, che mi rimanderete da mia madre, che non sono più tua figlia, ma parlatemi, vi prego » avevo cercato di non piangere, ma non ci riuscii.
« Non fare la stupida, certo che sei ancora mia figlia e non ti odiamo » mi disse Louis leggermente sorpreso dalla mia reazione.
« Ti voglio bene ed è proprio per questo che sono deluso da ciò che hai fatto, perché credevo di conoscerti, invece sei una persona totalmente diversa da ciò che pensavo » quelle parole mi fecero più male di qualsiasi altra cosa.
Anche Harry se ne accorse, perché si girò verso Louis e lo guardò male.
« Io non volevo, lo giuro » sapevo che le mie parole sembravano vane.
Che senso avere dire che non volevo?
Ormai ciò che era fatto era fatto.
« Brad mi aveva proposto di ubriacarmi e io avevo accettato, ma per scherzo, non credevo che sarebbe successo sul serio… poi non avevo intenzione di finirci a letto, è stato tutto uno stupido sbaglio » gli spiegai.
« Perché l’hai fatto? » mi chiese Louis.
« Perché pensavo che tu e Harry non tornaste prima di due settimane… che male poteva farmi bere un po’? » gli risposi in tutta sincerità.
Vidi che nessuno dei due parlava.
« Oh, insomma, ho anche diciotto anni, non mi ero mai ubriacata e volevo provare, per una volta… » continuai.
« E Brad? Perché stava qui? » mi chiese Louis.
« Non mi ricordo, se devo essere sincera, ma credo che sia lui ad avermi riaccompagnata a casa » gli dissi quella che mi sembrava l’ipotesi più probabile.
« Io… non so che dire, veramente, mi hai deluso, Allyson, questo è tutto » disse Louis alzandosi e andando a chiudersi in camera sua.
Piansi in silenzio davanti ad Harry.
Lui, dopo un po’, si alzò e mi venne vicino.
« Scusa » mormorai.
« Mi sono intromessa nelle vostre vite senza nemmeno chiedervi il permesso e poi quando la cosa iniziava ad andare bene ho rovinato tutto » gli dissi amaramente.
« Smettila di dire così » mi disse Harry arrabbiato.
« Non hai rovinato nulla, è solo successo qualcosa che non ci aspettavamo » mi disse Harry.
« Tutti noi siamo stati giovani e abbiamo sbagliato e nessuno lo può dimostrare meglio di me e di Louis » mi spiegò.
« Solo che io l’ho capito e posso immaginare come ti senti, mentre Louis è una testa dura e rimarrà arrabbiato ancora per qualche giorno » mi disse Harry.
« Oh, Harry! » gli dissi scoppiando a piangere e abbracciandolo.
Lui mi consolò fino a quando non mi calmai un po’.
« È stata la mia prima volta e nemmeno me la ricordo, non ricordo nulla » gli confessai.
« Stai tranquilla, non è un problema, davvero, vedrai che la prossima volta andrà meglio » mi disse lui.
« Non ci sarà una prossima volta, da quello che so Brad sta ancora con Effie » gli dissi.
« Allyson, hai diciotto anni, sei una bella ragazza, non c’è solo Brad! » mi disse lui.
« Ma lui è l’unico che mi interessa davvero » ribattei.
« E allora? Magari fra qualche anno non ci penserai nemmeno più » sapevo che Harry voleva darmi una mano, ma questa non era decisamente la strada giusta.
Amavo Brad, avevo avuto la mia prima volta con lui, non l’avrei mai dimenticato.
« Louis lo dirà a mia mamma? » gli chiesi per informarmi se dovevo organizzarmi il funerale.
« No, non lo farà, non è così cattivo » mi disse facendomi l’occhiolino.
« Però lo dirà a Zayn, è giusto che lui suo figlio facciano una bella chiacchierata, Zayn non può sempre fargliela passare liscia solo perché si sente in colpa » mi spiegò.
« Capisco » mormorai.
In quel momento il mio telefono ricevette una nuova chiamata.
Era Brad.
Lo ignorai semplicemente.
« Quanto tempo vuoi andare avanti facendo finta che non esista? » mi chiese Harry indicando il telefono.
« Tanto quanto sarà necessario » gli riposi.
« Non è così che si risolvono i problemi, Allyson » mi disse lui.
Io feci finta di non sentirlo.
Non avevo voglia di parlare con Brad, era la verità.
« Senti, lo so che magari non ti piace quando ti faccio la predica, ma ti dico tutto questo perché so che è inutile soffrire per i propri sentimenti, meglio chiarire tutto e subito, davvero » mi disse lui sincero.
« Grazie Harry, lo apprezzo, davvero, ma non sono ancora pronta per parlare con lui » dissi fissando il display del cellulare.
« Va bene, ma ricordati ciò che ti ho detto » mi disse lui.
« Ok » gli risposi semplicemente.
Rimanemmo un attimo in silenzio.
« Che stai aspettando? » mi chiese Harry.
« Cosa? » gli chiesi, dato che non avevo capito.
« Vai a parlare con Louis, digli quello che hai detto a me, vedrai che ti perdonerà » mi consigliò.
Dovevo per forza farmi perdonare da lui, era vero.
Mi alzai dal divano e mi diressi verso la sua camera, era ancora chiuso dentro.
Bussai, ma non ricevetti nessuna risposta.
« Devo parlarti » gli dissi sperando che la mia voce non tremasse troppo.
Sentii dei passi che si avvicinavano e poi una chiave che si girava.
« Entra » mi disse lui aprendo la porta.


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Ehi, eccomi qui di nuovo! 
Cosa ne pensate, vi è piaciuto questo capitolo?
Beh, devo darvi una notizia.
Oggi mi sono fatta uno schemino e ho visto che la storia sarà di 15 capitoli, per cui è quasi finita!
Sinceramente volevo avvertirvi un po' prima, ma mi è venuto in mente solo ora.
Penso che nel giro di una settimana e mezza la finirò (dato che domani la scuola finisce potrò scrivere quanto voglio badsb), ma non vi preoccupate, ne inizierò anche un'altra.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

 

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La loro camera era pulita e in ordine, se non fosse stato per le valige sparse per terra e il letto disfatto.
Era sempre nei suoi soliti tre colori, bianco, nero e grigio, con il grande armadio chiuso, la serranda semi-abbassata e il pavimento nero su cui non c’era nemmeno un granello di polvere.
Louis era seduto sul letto con l’espressione più terribile che gli avessi mai visto: era arrabbiato e deluso allo stesso tempo.
Andai sul letto e mi sedetti in silenzio vicino a lui.
Mi aspettavo che iniziasse lui a parlare per primo, ma restava fermo a guardare la parte bianca davanti a lui con faccia assente.
« Mi dispiace e so che vorresti una spiegazione valida » esordii quando capii che lui non avrebbe parlato.
« Ma la realtà è che non c’è, volevo provare qualcosa che dicono che è divertente e ho esagerato, non c’è nient’altro da dire » continuai.
Lui sembrava non sentirmi, continuava a guardare davanti a lui.
Sospirai.
« So che preferiresti che ti dicessi che è tutta colpa di Brad e che io non mi volevo ubriacare, ma non sarebbe la verità, io l’ho fatto e ora me ne sto assumendo le responsabilità, perché questo è quello che mi hai insegnato tu, capisci? ».
Lui mi ignorò.
« Senti, Louis, ti ricordi cosa mi hai detto quando volevi riconoscermi come figlia? Che avevi sbagliato, che però avevi capito il tuo errore e quello era il tuo modo per fartene carico… beh, ecco, questo è il mio dicendoti la verità, altro non posso fare » avevo deciso di raccontargli tutto, perché mi sembrava giusto per entrambi.
Non avrebbe mai potuto perdonarmi se gli avessi detto una bugia, anzi il distacco fra noi ci avrebbe divisi.
Avevo già imparato a mie spese che dire la verità è sempre meglio.
« Proprio per quello che ho fatto da giovane credevo che tu stessi più attenta! » disse finalmente Louis guardandomi in faccia.
Nei suoi occhi non c’era più la rabbia e la delusione di prima, ma potevo leggere solo la voglia di chiarire le cose una volta per tutte.
« Ho fatto degli errori da giovane e credevo che la mia esperienza ti sarebbe servita per non commetterne più, invece mi sento inutile, perché non ti ho insegnato nulla, forse non sono un buon padre… » mi confessò lui con amarezza.
« Ma che dici, sei il padre migliore del mondo! » ribattei io.
Lui mi guardò con aria sorpresa.
« Lo pensi davvero? » mi chiese lui.
« Certamente! Voglio dire, hai riconosciuto tua figlia, l’hai lasciata vivere con te, l’hai protetta dai paparazzi… quanti padri sarebbero disposti a fare questo per la propria figlia? » gli dissi.
« E non dimenticarti che ho anche perdonato mia figlia per le stupidaggini che fa » mi disse abbracciandomi.
Non potevo credere a quelle parole.
Mi aveva perdonata, finalmente!
« Dai, forza, adesso andiamo di là, sennò Harry si preoccupa » mi disse ridacchiando.
« Lo sai? Lui sapeva che mi avresti perdonata » gli dissi sorridendo.
Lui sospirò.
« Quell’uomo mi conosce troppo bene » disse in tono amorevole e scuotendo la testa.
« Non l’ho mai detto mai a nessuno, ma vorrei trovare un uomo che mi ami come ti ama Harry » gli confessai.
Lui si fermò un attimo a riflettere sulle parole che gli avevo appena detto.
« Hai detto una cosa bellissima » mi disse lui.
In realtà odiavo quando mi dicevano così.
Non dicevo nulla di diverso da quello che pensavo, perché dovevano dirmi una cosa del genere?
Dicevo solo la verità, perché doveva essere bella?
Erano loro che la rendevano una cosa bella, mica io, io la dicevo e basta.
Finalmente andammo da Harry che quando ci vide sorridenti capì che avevamo fatto pace.
« Era ora » commentò lui.
In quel momento mi squillò di nuovo il telefono.
Lo presi e vidi che era di nuovo Brad.
Beh, non gli avrei risposto, avrebbe dovuto trovare un altro modo per sistemare le cose.
Harry mi lanciò un’occhiataccia, probabilmente aveva capito.
Non sarebbe riuscito, però, a farmi cambiare idea, non ero pronta a parlare con lui e, per quanto fossi cosciente che i problemi non si risolvessero così, volevo rimandare il più possibile.
Avevo appena ritrovato la fiducia di Harry e Louis, volevo un po’ godermi questo momento.
« Louis, mi sono accorto che manca qualcosa da mangiare… dovremmo andare a fare la spesa » disse Harry a mio padre.
« Quindi? Pizza per tutti? » disse Louis.
« No, quindi mi accompagni a fare la spesa » gli disse Harry tirandolo per un braccio.
Si vestirono e uscirono.
« Mi raccomando, Allyson, non far esplodere la casa questa volta che non ci siamo » mi disse Harry facendomi l’occhiolino mentre usciva.
Volevo sembrare offesa, ma non ci riuscii e risi.
« Guarda ce non ti prometto nulla! » gli urlai mentre erano andati a prendere l’ascensore.
Dopo circa cinque minuti che se n’erano andati, mi squillò il cellulare.
Stavo per chiudere pensando che fosse di nuovo Brad, invece era un numero che non conoscevo.
« Pronto? » dissi rispondendo.
« Ciao Allyson, sono Scott » mi disse la voce all’altro lato del telefono.
« Ah, ciao Scott » per un momento ebbi un terribile presentimento: che Brad gli avesse detto quello che era successo fra noi e che gli avessi detto di chiamarmi per farmi convincere a sistemare le cose lui.
« Che c’è? » gli chiesi piuttosto nervosa.
« Beh, è una cosa un po’ imbarazzante… » mi disse lui.
Ecco, no, i miei timori più grandi erano confermati.
Scott lo sapeva, lo sapeva, ne ero sicura.
« Cosa? » gli chiesi con la gola secca.
« Ti ricordi cosa è successo ieri sera? » mi chiese lui.
Tecnicamente non me lo ricordavo, ma avevo capito benissimo a cosa si riferiva, aveva parlato con Brad, mi sentivo morire.
Avrei voluto che almeno non lo sapesse qualcun altro…
« Sì, lo so…» gli dissi a bassa voce.
« Beh, volevo dirti che mi dispiace » disse lui sospirando.
« Dispiace a tutti » gli dissi io.
« Davvero? Perché, l’hai detto ad altre persone? » mi chiese lui preoccupato.
Come poteva chiedermi una cosa simile, Brad non gli aveva detto che Harry e Louis ci avevano scoperto?
« Beh, hai visto, i miei genitori…» gli dissi.
Lo sentii sospirare dall’altra parte del telefono.
« Senti, mi dispiace averti magari illuso, ma quel bacio non conta niente, davvero, cioè voglio dire, per me sei carina e simpatica, ma non provo nulla per te…» mi confessò lui.
Bacio? Ma di quale bacio parlava, che era di nuovo ubriaco?
« Di quale bacio stai parlando? » gli chiesi confusa.
« Dopo l’Egg, in macchina, quando eravamo soli ti ho baciata, ma non volevo…» lo interruppi perché stavo ridendo.
C’era stato tutto un malinteso enorme.
« Scott, non mi ricordo che tu mi abbia baciato, credevo che parlassi di un’altra cosa, mi hai fatto prendere un infarto! » gli dissi senza smettere di ridere.
« Oh, beh, adesso sono più o meno sollevato…» mi confessò lui.
« Non l’hai detto a Brad, vero? » mi chiese lui.
« Ma se nemmeno me lo ricordavo! » gli dissi.
« Meno male, altrimenti mi avrebbe ucciso » mi disse lui.
« Come mai? » gli chiesi.
« Beh, mica poi andare a baciare le ragazze che piacciono al tuo migliore amico! » mi disse lui allegro.
Appena ebbe detto questa frase entrambi capimmo che aveva parlato troppo.
« Cosa? » gli chiesi.
« Io… Ehm… Ci vediamo, Allyson! » mi disse e chiuse la chiamata.
Cioè, praticamente mi aveva detto che io piacevo a Brad?
Ma era una cosa impossibile, lui stava con Effie!
Nonostante non avessi ancora parlato con lui, il nostro ‘problema’ si era ingrandito parecchio, e io non avevo la più pallida idea di che pesci prendere.


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Ehi, eccomi di nuovo, stavolta ho aggiornato prima, visto? 
Dunuqe non so che dire su questo capitolo, ormai ho quasi finito di scrivere la mia FF, sto scrivendo giusto adesso l'ultimo capitolo.
Credo che per la prossima settimana sarà finita, un po' mi dispiace, ma non mi piacciono le storie che vanno troppo per le lunghe.
Se mi avete chiesto di leggere le vostre FF non mi sono scordata, solo che ne ho un sacco da recensire e sto andando pianissimo, lo so, ma prima o poi passerò, ve lo giuro v.v

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

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Avevo finito di parlare al telefono con Scott e stavo riflettendo su ciò che mi aveva detto.
Da quello che avevo capito, Brad non gli aveva raccontato ciò che era successo fra di noi la sera precedente.
Però Scott credeva che io piacessi a Brad, non sapevo però se l’aveva saputo da lui oppure se l’aveva dedotto da solo.
Era un casino assurdo, mi stavo facendo così tanti film mentali che mi faceva male la testa.
Da un lato era felice, perché da quando l’avevo visto sorridere per la pria volta non avrei voluto nient’altro che questo, ma il mio con cui giocava con me e Effie non mi piaceva.
Sì, perché lui non si era ancora lasciato e questa situazione non mi piaceva per niente.
Era così strano, credevo di essere innamorata di lui, ma mi rendevo conto che ero più innamorata dell’idea che mi ero fatta di lui più che della persona stessa.
Non lo conoscevo benissimo da sapere com’era in realtà, ma credevo che fosse una persona buona, uno di quelli che aiuta le vecchiette ad attraversare la strada o cose simili.
Per quanto ne so, invece, potrebbe anche tirare i sassi ai gattini piccoli.
Ora come ora non mi stupirebbe più nulla.
Mentre ero assorta nei miei pensieri sentii la serratura della porta scattare: dovevano essere tornati Harry e Louis.
« Brad? » chiesi stupita quando lo vidi entrare in casa con le chiavi.
« Ciao Allyson » mi disse semplicemente lui.
Ero sconvolta, cercavo di evitarlo e lui si presentava a casa, con le chiavi poi! Come faceva ad avere le chiavi?
« Che ci fai qui? » gli chiesi in tono aggressivo.
Non volevo sembrare scortese, ma avevo deciso che per un po’ di tempo lui non sarebbe dovuto entrare nella mia vita, non sarebbe dovuto stare qui.
Lui mi guardò senza dire nulla.
Adesso che lo guardavo meglio, mi sembrava che avesse l’aria distrutta: aveva la pelle vicino alle unghie mozzicata, la faccia stanca e sembrava più grande dei suoi diciotto anni.
Chissà perché quando qualcuno è preoccupato sembra più grande.
Indicò il divano e io gli feci un po’ di spazio per farlo sedere.
« Mio padre ha saputo tutto e mi ha messo in punizione » iniziò lui senza che io gli dicessi nulla.
« Mi ha tolto il telefono e mi ha proibito di uscire di casa… è stata la prima vera discussione che abbiamo avuto, mi ha fatto capire che ero solo un ragazzino viziato che non capisce nulla » avrei voluto dirgli che si sbagliava, che non era vero, ma non lo conoscevo abbastanza bene da saperlo.
« Ho capito che ho sbagliato a giudicarlo per quello che aveva fatto… ho capito che sbaglio ogni volta che me la prendo con lui o con mia madre… e che ho sbagliato anche con te e con Effie » mi disse lui, stavolta guardandomi negli occhi.
Fra tutte le cose che mi sarei aspettata che mi dicesse questa non l’avevo proprio pensata.
« Che cosa vuoi dire? Poi come hai fatto a prendere le chiavi? » gli chiesi.
« Poco fa mi sono venuti a trovare Harry e Louis, hanno spiegato meglio la situazione a mio padre e hanno deciso che io e te dovevamo chiarirci per cui… eccomi qui » concluse lui.
Io rimasi a fissarlo sbalordita senza sapere cosa dire.
Non mi sarei mai aspettata che Harry e Louis facessero una cosa del genere.
Spesa un corno, avrei ucciso Harry una volta tornato a casa, ero sicura che fosse tutta colpa sua.
« Allyson, posso farti una domanda? » mi chiese Brad.
Io annuii.
« Ieri sera… voglio dire… era la tua prima volta? » mi chiese lui imbarazzato.
Annuii di nuovo.
Non avevo voglia di parlargli.
« Scusami » mi disse lui.
Non sapevo cosa dirgli, ma non avrebbe dovuto scusarsi, ciò che era successo era anche colpa mia.
« Sai, tu mi piaci sul serio e speravo che le cose fra di noi andassero diversamente » continuò lui.
Ecco, l’aveva detto.
Aveva confessato che gli piacevo, nonostante questo non riuscivo ad essere felice.
Probabilmente mi sarei aspettata qualcosa di diverso, tipo che me lo dicesse dopo aver lasciato Effie, magari.
« Anche tu mi piaci, Brad e anche io speravo in un lieto fine, ma sai, quelli esistono solo nelle favole » gli dissi alzando le spalle.
Lui mi guardò fisso negli occhi.
« Mi sono comportato da schifo, sia con te che con Effie, sai cosa avrei voluto fare? » mi chiese lui.
Io mossi la testa in segno di dissenso.
« Avrei voluto trovare il coraggio per poter dire a Effie che le cose fra noi non andavano più bene e lasciarla in maniera carina, poi avrei voluto farti la corte lentamente, prima ti avrei portata a mangiare una pizza fuori, poi al cinema a vedere un film e tu saresti stata attaccata al mio braccio tutto il tempo, mentre ti vedevo sorridere » sorrise anche lui a quei ricordi che si stava creando.
« Poi saremmo andati a fare un pic-nic, tu ti saresti sporcata un angolo della bocca e io l’avrei pulito approfittando per baciarti e quello sarebbe stato solo il primo di una lunga serie » continuò lui.
« Lo so, Brad, ma le cose non sono andate così » sentendo il suo racconto mi ero arrabbiata un po’.
Ero arrabbiata perché lui aveva progettato tutte cose romantiche e l’unica cosa che aveva fatto veramente era portarmi in discoteca mentre vedevo la sua ragazza che gli risucchiava la faccia.
Restammo in silenzio un paio di minuti.
Eravamo imbarazzati, non sapevamo ciò che dirci e ci fissavamo le mani.
« Allyson, ho un’idea » mi disse ad un certo punto Brad.
« Dimmi » gli dissi io.
« È vero che non possiamo modificare il passato, ma il futuro sì » affermò lui.
« Cosa intendi? » gli chiesi.
« Dimentica tutto ciò che è successo » disse.
« Dimentica me, dimentica Effie, dimentica Scott, ricominceremo da capo » mi spiegò lui.
Sorrisi leggermente all’idea geniale che aveva avuto.
« Piacere, mi chiamo Allyson Tomlinson » gli dissi usando per la prima volta il cognome di mio padre.
Anche lui sorrise e mi strinse la mano.
« Io sono Brad Malik, il piacere e tutto mio » disse.
« Allyson, so che ti ho appena conosciuta, ma ti andrebbe di uscire con me la settimana prossima? » mi chiese Brad.
« Non so, perché mai dovrei uscire con uno sconosciuto? » gli chiesi per vedere cosa avrebbe fatto dopo.
« Hai ragione, allora che ne dici se usciamo con un po’ di nostri amici? Ti giuro che ti porto nella pizzeria migliore di Londra » mi disse facendomi l’occhiolino.
« Dove c’è pizza ci sono io » gli dissi ridendo.
Era una cosa buffissima, ma alla fine era anche dolce, a pensarci bene.
Lui voleva iniziare da capo e lo stava facendo in questo modo.
« Allora perfetto, prenoterò per la prossima settimana » mi disse Brad felice.
« Brad… Un’ultima cosa…» gli dissi afferrandogli il braccio mentre si stava alzando.
« Sì? » mi disse lui.
« Sei fidanzato? No, perché io non sono una rovina coppie e con i tipi fidanzati non ci esco » gli dissi chiaramente.
Dovevo sapere se avrebbe lasciato Effie per me, altrimenti non avrebbe funzionato nulla di ciò che stavamo facendo.
Lui mi guardò e mi sorrise, un sorriso di quelli che mi avevano sempre lasciato senza fiato.
« Non preoccuparti, fra un minuto sarò single » mi disse lui ridendo.

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Allora, eccomi qui, questa sarà la penultima volta che aggiorno, per cui non so cosa dire... mh... spero che la storia vi sia piaciuta fino a qui e lunedì o martedì dovrei mettervi l'ultimo capitolo, nella speranza che vi piaccia.
Finita questa FF non sarò ferma, anzi, ho già in mente di pubblicarne un'altra domenica, inoltre aggiornerò anche l'altra su Ed.
Per cui, intanto inizio a ringraziarvi, per aver messo la mia storia fra le preferite/ricordate/seguite, ringrazio tutte le persone che mi hanno recensito, ringrazio le persone che leggono e che apprezzano e ringrazio anche tutte le persone che mi seguono su facebook.
Grazie mille di nuovo a tutti, ci vediamo al prossimo (e ultimo) capitolo.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

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Era già passato una anno, come volava il tempo.
Mi ricordai di quando ero arrivata in casa di Harry e Louis, ero così impaurita da tutto e da tutti.
Avevo paura che non mi accettassero, che scombinassi la loro vita, invece Louis mi ha addirittura riconosciuta come figlia.
È stato un qualcosa di fantastico, l’ho sempre saputo.
Ricordo anche quando mia madre mi disse chi era mio padre, ricordo il mio stupore, la mia incredulità.
Non sapevo che mia mamma conoscesse gente tanto famosa.
Di sicuro non mi aspettavo nemmeno di trovare un compagno di mio padre così dolce e così premuroso da diventare quasi il mio migliore amico.
Harry era una persona molto speciale per me e lasciarlo sarebbe stato dolorosissimo anche se mi aveva promesso che mi sarebbe venuto a trovare e che io sarei potuta andare a trovare loro tutte le volte che volevo.
Già, perché era finito tutto.
Era passato un anno, dovevo ritornare a Dover da mia madre.
Lei, ovviamente, era felice che tornassi e in cuor mio mi auguravo che avendo vissuto un anno da sola fosse diventata più indipendente e meno iper-protettiva.
Avevo anche deciso cosa fare del mio futuro, avrei frequentato il Dover College, poi mi sarei laureata e avrei cercato un buon lavoro, anche per aiutare mia madre.
La retta l’avrebbe pagata mio padre, tanto i sodli non erano un problema per lui.
Presi le valige e mi fermai un attimo a vedere quella che era stata la mia camera per l’ultimo anno.
Aveva le pareti rosse e al muro c’erano poster e moltissime foto con Effie.
Finalmente avevano deciso di pitturare il loro appartamento, che ora aveva le pareti di ogni stanza di un colore diverso e il solito pavimento nero.
Ora c’era molta più allegria in casa.
Non portati via tutto dalla camera, perché, come disse giustamente Harry, quella sarebbe stata per sempre la mia camera e sarei potuta tornare lì tutte le volte che volevo.
Anche loro due mi sembravano più felici, finalmente potevano tornare ad essere la coppia di prima, ma con una figlia che gli voleva bene.
« Ciao Allyson » mi disse Louis abbracciandomi mentre Harry caricava le mie valige nel taxi che mi avrebbe portato alla stazione.
« Ciao Louis » gli dissi io.
« Oddio, scusami, scusami davvero » gli dissi all’improvviso.
« Perché? » mi chiese lui.
« L’ultimo giorno avevo programmato di dirti ‘ciao papà’, ma ero troppo emozionata e me ne sono dimenticata » gli confessai.
Lui si mise a ridere.
« Non preoccuparti, mi farai sentire vecchio se mi chiami così, poi ci sono un sacco di figli che chiamano il loro padre con il proprio nome… non vedo dove sia il problema » mi disse lui.
Lo abbracciai di nuovo forte.
Una parte di me non voleva partire, volevo rimanere a Londra per sempre, mi ero innamorata di quella città.
La stavo cominciando a scoprire lentamente e dovevo ammettere che mi sarebbe mancata molto.
« Ehi, Allyson, ho saputo che parti, fatti abbracciare » mi disse anche Stacey.
Era la mia migliore amica, mi sarebbe mancata un mondo.
In questo anno non solo avevamo ricordato tutto ciò che avevamo fatto da piccole, ma avevamo anche creato nuovi ricordi che ci saremmo portate dietro per tutta la vita.
Sarebbe stato difficile, adesso, non poter prendere la metropolitana per vederla quando volevo, fare le nostre passeggiate a Hyde park, andare nel negozio di cose usate.
Fra l’altro in quel negozio non avevo ancora trovato nulla che non fosse da nonna.
Abbracciai forte Stacey.
Sapevo che non ci saremmo viste per un po’, ma la nostra amicizia non ne avrebbe risentito.
Ci eravamo messe d’accordo, ci saremmo scritte mail, mandate foto, qualsiasi cosa che ci avrebbe fatto sentire più vicine.
« La prossima volta che torni a Londra, ti porterò di nuovo a quel negozio dell’usato » mi disse.
« E ti insegnerò a riconoscere i bei capi » aggiunse facendomi l’occhiolino.
Non riuscii a trattenermi e mi scese una lacrima lungo la guancia.
Dio, quanto mi sarebbe mancata.
Era venuto a salutarmi pure Scott.
« Mi mancherai » mi disse sorridendomi.
Avevo iniziato a capire meglio anche lui.
Non era uno di quei tipi coccoloni che non facevano altro che baciarti e starti addosso, alla fine lui era timido, non si sbilanciava con le manifestazioni d’affetto (tranne forse quando era ubriaco), ma quando si affezionava ad una persona, lo faceva davvero.
E anche io mi ero affezionata a lui, in un modo o nell’altro: aveva capito che mi piaceva Brad, aveva capito che non sopportavo Effie e faceva di tutto per farmi vedere la sua solidarietà.
Riflettendoci meglio, quando mi disse che piacevo a Brad, non credevo che l’avesse fatto per errore, ma che l’avesse fatto volontariamente, per convincere sia me e Brad a stare insieme.
Lo apprezzavo molto.
« Mi mancherai un sacco anche tu » gli dissi guardandolo negli occhi.
Finii di salutare tutti e salii nel taxi, si tornava a casa sul serio.
Guardai sempre fuori dal finestrino, perché non volevo perdermi nemmeno un momento.
Era come quando andavo al mare e fissavo per così tanto tempo il mare che quando chiudevo gli occhi lo vedevo a occhi chiusi…
Volevo che succedesse la stessa cosa.
Volevo poter chiudere gli occhi e vedere Londra.
Volevo imprimere quella città e i miei ricordi legati ad essa tanto profondamente, in modo che non si sarebbero mai cancellati, nemmeno il più piccolo o insignificante.
Finalmente arrivai alla stazione, presi le mie valige, feci il biglietto, e aspettai che arrivasse il treno.
Rimasi ferma a fissarlo, diceva ‘sola andata, Dover’.
Mi piangeva il cuore, ma non potevo farci nulla.
Quando finalmente arrivò, mi accalcai insieme agli altri accanto alle porte, aspettammo che quelli che già erano dentro scendessero e poi salimmo.
Riuscii a trovare un posto libero abbastanza facilmente, non c’era molta gente quel giorno, forse perché era un normale mercoledì lavorativo e non un giorno festivo.
Sistemai le valige sul portabagagli sopra al sedile, mi sedetti e accesi il mio mp3.
Appoggia la testa sul finestrino, esattamente come la prima volta che avevo preso questo treno per fare, però, il percorso inverso.
Il treno stava per partire e iniziava ad affollarsi.
Nel vagone, i posto stavano iniziando a riempirsi lentamente.
« È libro questo posto? » mi chiese un ragazzo.
Io gli sorrisi.
« Certo » gli dissi.
« Cosa ti porta a Dover? » mi chiese lui.
« Sono stata a Londra un anno da mio padre, ora torno da mia madre » gli spiegai.
« Anche io sto tornando da mia madre a Dover, ma non mi fermerò più di un paio di settimana » mi disse.
« Viaggi spesso con il treno? » gli chiesi.
« Mio padre abita a Londra, mia madre a Dover, io sono praticamente un pendolare » sbuffò lui.
« Tu? » mi chiese dopo un po’ lui.
« Oh, no, io è la seconda volta che lo prendo » gli risposi.
« Comunque piacere, io mi chiamo Brad » mi disse lui tendendomi la mano.
« Io sono Allyson » gli dissi.
« Scusa, ho le mani sudate » mi disse lui.
In quel momento non ce la feci più e scoppiai a ridere.
Anche Brad mi sorrise.
« Dovevo essere proprio idiota per averti detto una cosa del genere » gli dissi mentre cercavo di smettere di ridere.
« No, invece ti ho trovata decisamente adorabile » mi confessò lui.
Arrossii e per un po’ non parlammo più.
« Vuoi ascoltare? » gli chiesi porgendogli la mia cuffia.
Lui annuì e appoggiai la testa sulla sua spalla, mentre chiacchieravamo e ascoltavamo musica.
Quando arrivammo alla stazione di Dover, sapevamo che ci saremmo dovuti separare.
« Domani hai da fare? » mi chiese lui prendendomi dolcemente il mento fra le sue mani.
« Probabilmente no, ma mi dovrai dare un po’ di tempo prima di incontrarci di nuovo » gli risposi.
« Mia madre non è ancora pronta a scoprire che sua figlia ha un ragazzo, potrebbe volerci anche la psicanalisi! » aggiunsi.
Lui rise piano e mi baciò dolcemente, poi ognuno di noi prese un taxi diverso e ci riportò a casa.
Arrivata, trovai mia madre sull’uscio della porta, appena tornata dal lavoro che mi aspettava con le lacrime agli occhi.
« Ally, mi sei mancata moltissimo » mi sussurrò stringendomi fra le sue braccia.
« Lo so mamma, lo so » le dissi stringendola anche io.
« Come sei stata a Londra? Com’era tuo padre? » mi stava di nuovo iniziando a tormentare con le sue domande, e non eravamo nemmeno rientrate in casa.
« Ti prego, mamma, non sono ancora entrata! » protestai.
Lei mi sorrise e mi lasciò passare.
La mia camera era ordinata e più spoglia di quando l’avevo lasciata.
Mi distesi sul letto e pensai che era un anno che non lo facevo più.
Ripensai a Londra, a Harry, a Louis, a Stacey a Scott e a Brad.
Chiusi gli occhi e rividi l’appartamento di Harry e Louis il primo giorno, con quei tre colori deprimenti.
Quante cose che erano cambiate in un anno… anche io ero cambiata, in meglio sicuramente.
Quella sera mi addormentai felice, con la consapevolezza di avere un padre stupendo, un patrigno dolcissimo, una migliore amica fantastica, un amico fenomenale e un ragazzo che mi amava.
La mia vita era completa, io ero completa.
 
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Beh... cosa dire? 
Questo è stato l'ultimo capitolo dell FF.
Spero con tutta me stessa di non avervi deluso, spero che la storia vi sia piaciuta e che non vi abbia fatto rimanere male.
Il mio intento è stato quello di farvi vivere le gioie e le sofferenze della mia protagonista per cui spero che bbiate anche riso con lei.
Ringrazio infinitamente tutte le persone che mi hanno supportato e che mi hanno fatto andare avanti, grazie davvero.
Vorrei ringraziare anche tutte le persone che hanno recensito, siete davvero fantastiche e se mi fosse consentito vi sposerei tutte, ve lo giuro.
Ringrazio anche le persone che hanno deciso di iscriversi al mio gruppo e sopportano sempre i miei monologhi e i miei scleri.
Grazie anche a tutte quelle persone che hanno sempre letto e che hanno messo la mia storia fra le preferite/ricordate/seguite e anche chi legge solo su facebook.
Grazie, grazie di nuovo a tutti voi per avermi sostenuto e accompagnato fin qui, vi voglio bene, davvero ♥

Ah, un'ultima cosa: vi avevo detto che avrei pubblicato una nuova FF, infatti l'ho pubblicata e se aveste voglia di passare vi lascio il link.
La FF si chiama 'Outlaws of love' e la potete trovare QUI oppure sul mio profilo.

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