War in the hereafter di Sirene Chan (/viewuser.php?uid=29025)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arrivo agli inferi ***
Capitolo 2: *** Visita alla radura ***
Capitolo 3: *** I pirati ***
Capitolo 1 *** Arrivo agli inferi ***
La morte non l’aveva mai spaventata più
di tanto. Sapeva che prima o poi le sarebbe capitata, e
perciò si era rassegnata all’idea. Ma era anche
vero che mai e poi mai si sarebbe aspettata di morire a 15 anni. E mai
e poi si sarebbe aspettata di finire in un posto del genere.
Insomma, l’aldilà era parecchio diverso da come lo
immaginava.
La stanza in cui si trovava in quel momento, per esempio, era
incredibilmente reale. Sembrava fatta di cemento, o di qualsiasi cosa
sia fatto un muro della terra.
Nessuno le aveva detto che era morta, anche perché fino a
quel momento, dal suo risveglio, era rimasta sempre sola. Ma
l’aveva intuito, sfruttando al meglio il suo sesto senso.
O forse semplicemente aveva deciso di fidarsi del cartello con su
scritto “aldilà”. In ogni modo,
pensò che i morti erano molto realisti.
Comunque sia, la stanza in cui si trovava era debolmente illuminata,
con la luce soffusa. Non riusciva a vedere gli spigoli della camera, ma
vedeva il riflesso della fioca luce sui muri. Una porta sorgeva davanti
a lei, e sembrava non avere intenzione di aprirsi mai più,
come se fosse bloccata dai suoi quintali.
La porta si aprì.
Tre ragazzi comparvero in controluce.
- Bene bene… - disse una voce femminile. Poi i tre si
avvicinarono a lei. Quando anch’essi ebbero abbandonato la
luce per immergersi nell’ombra della stanza, la ragazza
capì che si trattavano di una femmina con due ragazzi.
L’unica donna si chinò su di lei, osservandola
curiosa. Un ragazzo con i capelli rossi lesse diligentemente una
cartella che teneva in mano.
- Namine, giusto? - chiese alla sua compagna. Lei annuì,
guardando la ragazza. Allungò una mano verso di lei, e le
carezzò i capelli. Namine rabbrividì a quel gesto.
- Hai addosso ancora così tanta vita… - le
bisbigliò. Poi si scosse, per rialzarsi e guardarla come per
soppesarla. Il terzo ragazzo, che finora era stato zitto, si mosse
verso la porta, per uscirne ed osservare fuori. Il rosso
sbuffò, vedendo l’atteggiamento del compagno, ma
non gli disse niente.
- Ora ti portiamo fuori di qui. - disse invece alla ragazza seduta a
terra. Questa lo guardò con sguardo confuso, non capendo
molto di quella situazione. - Non sappiamo ancora dove sarai affidata,
ma per ora non resterai qua. - spiegò, aspettandosi che il
suo discorso fosse capito all’istante.
Invece Namine lo guardò smarrita. Affidata?
- Ma ti si deve proprio spiegare tutto? - strepitò la
ragazza, sollevando un sopracciglio.
- Nessuno muore maestro. - disse filosofico il rosso, storpiando il
famoso detto. Poi si inginocchiò vicino a Namine,
sorridendole vivace.
- Ciao, io sono Reno! Lei è Yuffie - disse indicando
l’altra ragazza - e quello lì fuori è
Riku. - finì, mostrandole il ragazzo fuori dalla stanza. Poi
tornò ad osservare lei. - Sei appena morta. - disse, con una
sincerità disarmante. Namine annuì, non
particolarmente sconvolta. Lui continuò. - Ora ti portiamo
via da qui, e ti spieghiamo un po’ di cose, ok? - le chiese,
ma non aspettò una risposta. Si alzò, facendo
cenno all’amica. Lei si avvicinò, e la
alzò con velocità ed inaspettata delicatezza.
Reno tornò a guardare la cartella, mentre i tre si avviavano
verso Riku, rimasto pazientemente ad aspettare fuori.
- Dove dobbiamo portarla? - chiese il ragazzo con i capelli argentei,
senza guardarla apertamente ma lanciandole solo alcune occhiate fugaci.
- Curioso! - esclamò Reno, continuando a leggere la
cartella. - Qua non c’è scritto il luogo a cui
è predestinata. Questo significa che… -
iniziò guardando Yuffie. Lei finì la frase,
sorridendo.
- …che resterà con noi un po’! -
Riku annuì, mentre Namine li guardava stranita. In tutto
quel tempo aveva solo capito che era morta, e voleva sapere da loro
altre cose. Quindi per la prima volta aprì la bocca.
- Mi potreste spiegare come stanno le cose? - chiese, scoprendo la sua
voce.
Reno fece per risponderle, quando Yuffie le si mise davanti.
- Dobbiamo affidarti a qualcuno. Ma sulla tua cartella non
c’è scritto con chi devi andare, perciò
per ora starai insieme a noi. - spiegò, velocemente.
- E chi siete voi? - chiese la bionda, per niente intimorita dalla
ragazza. Lei sorrise scoprendo i denti, mostrando che i suoi canini
erano appuntiti. Poi, un lampo rosso le attraversò gli
occhi.
- Siamo demoni. - disse, sghignazzando, mentre Reno tratteneva a stento
la risata. Riku era rimasto serio davanti alla sua dimostrazione.
Namine la guardò perplessa.
- Pensi davvero che una cosa del genere possa spaventare una persona
appena morta? - le chiese.
Yuffie rimase stupita da quella frase, e sorrise.
- Di solito funziona. - spiegò, avvicinandosi a Reno e
mettendosi al suo fianco.
- Siamo demoni - disse il ragazzo. - anche se sulla terra ci chiamano
diavoli. Ma perdonami, tu non ricordi nulla della terra,
perciò è inutile parlarne. -
Namine si chiese se la terra di cui parlava lui fosse la terra in cui
lei aveva vissuto da viva. Poi si disse di si, anche perché
era l’unica terra possibile.
- Io mi ricordo della terra. - disse, quasi offesa. Reno e Yuffie la
fissarono con sguardi stupiti, e neanche Riku fu immune a quelle parole.
- Ti ricordi della tua vita da viva? - le chiese la ragazza,
strabuzzando gli occhi.
Namine annuì, sicura.
- Mi chiamavo Namine, avevo 15 anni e sono morta per un incidente
d’auto. - disse, per confermare le sue parole.
- Interessante… - mormorò Reno, tornando a
guardare la cartella, scoprendo che tutto quello che la bionda aveva
detto corrispondeva alla realtà. Poi le si
avvicinò. - Di solito i ricordi vengono cancellati dalla
mente, per rendere meno terribile il trapasso. Ti ricordi anche quello?
- le chiese, posandole una mano sulla fronte.
La bionda ci pensò su un attimo, poi negò.
- Finalmente una cosa normale. - sibilò il rosso,
interessato. - Sai, Namine, sei una ragazza molto particolare. - le
disse, e lei poté notare che Yuffie a quelle parole si
irritò.
- Cos’è il trapasso? - chiese. Dato che non se lo
ricordava, voleva sapere cosa si era persa.
- E’ il momento più terribile di tutti. - le
spiegò, allontanandosi nuovamente. - E’ quando
separano l’anima dal tuo corpo. -
- Ma io adesso cosa sono? - chiese. - L’anima o il corpo? -
- Ora nessuno dei due. Ed è per questo che dobbiamo
smistarti. Per decidere che cosa ti deve restare e cosa no. Ma ora
andiamo. - intimò il ragazzo.
Proseguirono per una stradina a dirupo, durante il quale Reno e Yuffie
parlarono per i fatti loro. Discutevano in chiave comica di tutti i
loro impegni da demoni, e ogni tanto interpellavano anche il terzo
compagno, che camminava silenzioso accanto a Namine. Intanto la bionda
non faceva nulla, all’infuori di osservarsi intorno. Era come
stare in una miniera, al chiuso. C’era molta gente, che non
le sembrava del tutto normale, e il paesaggio era devastante.
C’erano geyser che sputavano un liquido rosso, che Namine
sperò fosse lava, e la terra pareva bruciacchiata. Sembrava
proprio l’inferno.
- Perché sono finita qui? - chiese improvvisamente,
continuando a guardare il paesaggio. - Pensavo di essere abbastanza
buona per andare in paradiso. -
Reno e Yuffie risero.
- Di solito la perdita di memoria è fatta anche per
dimenticare certe panzane che vi dicono sulla terra. - la
prese in giro il rosso. - Non è così facile, qui,
che appena ti svegli ti trovi nel posto perfetto per te. Qua devi fare
un test! - esclamò, quasi fiero.
- Un test? - chiese smarrita Namine.
- Per individuare a che gruppo appartieni. - spiegò Yuffie.
- E che gruppi ci sono? - si informò la bionda.
- Demoni, angeli e ambigui. - disse Reno, ma proprio mentre la ragazza
stava per fare un’altra domanda, il rosso la
bloccò. - Alt, l’interrogatorio finisce qui. -
disse, risoluto. - Ti basti sapere che sei un caso particolare, e che
per ora starai con noi. -
Namine annuì, sconfitta. Yuffie le si affiancò,
lasciando andare Riku vicino a Reno.
- Non te la devi prendere. - le disse, gentile. - Noi non possiamo
informarti, è compito di altre persone. -
La bionda fece cenno di si, cercando di non sembrare troppo odiosa alle
prime persone che incontrava.
- Dove mi state portando? - chiese, immaginando che fosse un suo
legittimo diritto saperlo, anche se dubitava che i diritti e i doveri
esistessero in quel posto.
Yuffie si voltò verso di lei e ridendo le chiese
- Ti va di visitare gli inferi? -
Salve, sono Sirene Chan
e vi presento “War in the Hereafter”, che spero
significhi “guerra
nell’aldilà”. Protagonista di questa
storia è Namine, ma non mancheranno molte presenze famose di
vari Final Fantasy e Kingdom Hearts. Spero che come assaggio sia stato
abbastanza gradito, e che la storia non abbia deluso nessuno.
Arrivederci al prossimo capitolo!
Sirene Chan
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Capitolo 2 *** Visita alla radura ***
L’inferno era davvero un bel posto.
Non era una cosa molto bella da dire, ma rispecchiava la
verità, almeno secondo Namine. Il paesaggio non era
più tetro e al chiuso, ma era all’aperto, con una
luce accecante. Rispecchiava la terra quasi perfettamente, tanto che
alla ragazza sembrò di essere ancora viva.
- Perché è così terribilmente uguale
al mondo vivo? - chiese, troppo curiosa per stare in silenzio.
Reno si voltò a guardarla, probabilmente pensando alle
scocciature che poteva dare una persone che si ricordava tutto della
sua vita.
- A noi demoni resta solo il corpo. - si concesse di spiegare. -
Perciò il nostro territorio e totalmente uguale alla Terra.
- Immagino che agli angeli resti solo lo spirito. - ne dedusse la
bionda. Yuffie annuì.
- E agli ambigui? - chiese, non dimenticandosi la breve spiegazione che
le avevano dato poco prima.
Il rosso la guardò contrariato.
- Ti ho detto di non fare domande! - le disse, con tono brusco. Poi si
allontanò, tenendosi a distanza da Namine. Yuffie sospirando
lo seguì, mentre la bionda restò in silenzio
vicino a Riku.
- Ti conviene non parlare troppo degli ambigui con Reno. - la
avvertì lui. - Lui li odia. - spiegò, senza
aggiungere altro. Namine era tentata dal chiedere il perché,
ma decise di rimanere zitta per non sembrare una persona invasiva.
Dopo qualche parola, Yuffie abbracciò il rosso, per poi
sorridergli. Lui le disse qualcosa, e lei rispose. Poi lui disse
qualcos’altro, si chinò per abbracciarla
un’altra volta e se andò, mentre Yuffie lo
salutava. Poi la ragazza tornò dagli altri due.
- Reno ha preferito compiere un altro incarico, per ora. -
spiegò. Poi si rivolse a Namine. - Tranquilla, non te la
devi prendere. - le disse, come se temesse una scenata.
Namine annuì, facendole capire che era tutto apposto. Non
avrebbe mai immaginato che i demoni fossero così sensibili.
- Comunque ti portiamo noi in giro! - esclamò la ragazza,
prendendo per il braccio Riku. - Vero? - gli chiese. Lui disse di si,
leggermente imbarazzato per il gesto dell’amica.
Namine sorrise, e ripresero a camminare.
Nonostante la sua buona volontà, la bionda non
riuscì a tenere a freno la sua curiosità.
- Quando saprò tutte le cose che si devono sapere su questo
mondo? - chiese, rivolgendosi a Yuffie che le sembrava la
più ben disposta.
- Quando qualcuno te le dirà. - rispose semplicemente lei.
- E quando lo farà, questo qualcuno? - continuò.
- Mmm… - ci pensò su Yuffie. - Non lo so. - le
disse sorridendo davanti all’espressione esasperata della
bionda.
- E quando mi appiopperanno ad un gruppo, non potrò
più cambiare? - chiese, cercando di non apparire aspra.
- Beh, c’è stata un eccezione… -
mormorò pensierosa la mora, ma dopo si scosse, sorridendole.
- In poche parole non potrai più cambiare. - disse allegra.
Invece Namine era tutt’altro che felice di essere in quel
posto. Era morta, confusa, e non sapeva cosa diavolo la aspettasse in
quel luogo, che per quanto bello, le dava fastidio.
Proseguirono il cammino per qualche minuto in silenzio. Poi arrivarono
in una specie di laghetto, e nel vederlo Namine ebbe una sensazione
strana. Era un posto meraviglioso, illuminato appena dalla luce del
sole, il verde degli alberi che lo circondava, il blu
dell’acqua scintillante. Era un posto molto bello. Troppo
bello.
- Cosa succede qui? - chiese, intuendo qualcosa di negativo. Yuffie
fissò triste il lago.
- E’ quando decidono cosa fare di te. - spiegò,
malinconica. - Quando scelgono una strada per il tuo futuro. -
Namine capì che si stava riferendo al momento in cui ti
affidano o l’anima o il corpo. Pensò che anche lei
prima o poi avrebbe dovuto farlo.
- Come si chiama questo atto? - chiese, per iniziare a provare paura
verso la parola che le venisse detta.
- Purificazione. -
Il tono con cui Yuffie pronunciò quella parola, e la parola
in se le impedirono di spaventarsi.
- Perché purificazione? - chiese, non capendone il
significato, ma essendone affascinata.
- Perché purificano la parte che ti verrà data.
Ed è quella la parte dolorosa. - Namine ebbe la voglia di
chiedere una spiegazione, e fortunatamente gliela venne data. -
Perché ti purificano quando ti è già
stata affidata. Perciò le sofferenze devi subirle tu. -
disse, probabilmente viaggiando con la mente verso vari ricordi.
- E com’è? - le chiese. - Tu l’avrai
già provata, no? -
Lei distolse lo sguardo dal laghetto, allontanandosi. Non rispose alla
domanda, e Namine ne rimase perplessa.
Riku la avvertì una seconda volta.
- Non parlare della purificazione con lei. - disse. Namine assunse un
espressione mortificata. Non ne combinava una giusta.
Si avviarono dietro a Yuffie, e restarono in silenzio per un altro
po’. Poi la mora si voltò verso di loro, con lo
stesso solito sorriso furbo.
- Ti va di vedere la radura? - chiese. Riku intervenne subito.
- No, Yuffie, è meglio di no! - ribadì lui,
sicuro. Eppure dietro a quel tono deciso, si scorgeva una nota di
tristezza, un gemito, come se sapesse che il suo parere in quel momento
era nullo e che Yuffie avrebbe fatto di testa sua.
Difatti, la ragazza riprese a camminare, ritrovando di nuovo il
buonumore, conducendoli nell’esatto posto in cui voleva
andare. Namine si chiese cosa fosse questa radura, che raccoglieva
tanto interesse quanto rancore. Dopo poco trovò il coraggio
di chiederlo ad alta voce, e Riku le rispose, rabbuiato per la
decisione presa dall’amica.
- E’ il punto in cui gli inferi di differenziano dal
paradiso. E’ la zona di intersezione, dove non si
è ne in un mondo, ne nell’altro. -
spiegò.
- E cosa si va a fare, lì? - chiese, non vedendo il
divertimento di quel luogo.
- Di solito si stuzzicano gli angeli. - disse, con una smorfia. Namine
capì che quel divertimento intratteneva solo Reno e Yuffie,
mentre lui non ne era interessato.
Continuarono a camminare in silenzio, mentre Yuffie saltellava di qua e
di la. Era visibilmente felice di tornare in quel posto, poco ma
sicuro.
La radura non distava molto dalla loro posizione, e già da
lì si poteva intuire quale fosse. Era uno spiazzo,
circondato da montagne. Erano già al suo interno, non gli
restava che avvicinarsi. Era vuoto, e sembrava che non ci fosse proprio
nessuno.
Si affiancarono a quella che doveva essere la linea di separazione tra
un mondo e l’altro, guardando nel paradiso, ma anche
lì non c’era anima viva. Anzi, anima morta, ed era
proprio il caso di dirlo.
Namine guardò Yuffie, aspettandosi di vederla delusa. Ma lei
sorrideva, come se il divertimento stesse per arrivare. Difatti, fece
un passo verso la linea.
Con sgomento, Riku appurò che aveva messo il piede nel
paradiso. Le fu subito addosso, spostandola; era una cosa proibita, non
si doveva fare, e sia Riku sia Yuffie lo sapevano bene.
D’un tratto, si vide avvicinare qualcuno,
dall’altra parte. Quando fu rasente la linea, si
poté notare che era una ragazza. Yuffie fece una smorfia,
quando si accorse che era lei: non dovevano essere in buoni rapporti.
- Non dovete mettere piede nel paradiso! - disse questa, con voce
irritata ma pacata. In fondo era un angelo, non si poteva pretendere
che avesse una voce troppo grossa o squillante, che avrebbe disturbato
la pace eterna.
Yuffie le rise in faccia. Non si potevano toccare, perché
era ognuna nel suo mondo. La bionda si chiese come diavolo
l’angelo (scusate la contraddizione) avesse fatto a capire
che qualcuno aveva posato un piede nel suo territorio.
Poi l’angelo si voltò a guardarla, con sguardo
naturalmente dolce e delicato.
- Sei anche tu un demone? - le chiese.
E fu in quel momento che qualcuno afferrò Namine.
Ciao! Secondo capitolo
terminato! Grazie a Kabubi per la recensione, spero che continuerai a
seguirmi! ^^
Chi sarà mai
stato quell’angelo? Chi avrà rapito la nostra
Namine? Cosa si cela dietro all’odio di Reno per gli ambigui?
Che segreto nasconde la purificazione, e cos’ha a che fare
con Yuffie? Tutto questo e molto altro nei prossimi capitoli!
Sirene Chan
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Capitolo 3 *** I pirati ***
La navicella in cui si trovava era abbastanza grande. Era
metallica, ed era buia. Si trovava sola in una stanza, non aveva la
più pallida idea di dove la stessero portando, e
soprattutto, di chi la stesse portando. L’avevano infilata in
un sacchetto, e quando era riuscita ad uscirne si trovava
lì, da sola. Ricordava, pochi attimi prima di essere presa,
l’espressione dei due demoni (esterrefatta quella di Riku,
arrabbiata quella di Yuffie), e quella dell’angelo (a
malapena stupita, indifferente). Poi la sacca l’aveva
imprigionata, e lei non aveva idea di dove si trovasse. Il mezzo era
incredibilmente silenzioso, e non sentiva provenire rumori da nessuna
parte, per il fatto che le pareti erano di metallo.
Namine si alzò, decisa a cercare un’uscita o se
non altro un indizio che le facessero capire dove e con chi si
trovasse. Mentre perlustrava, fece delle riflessioni: dato che era nel
territorio dei demoni, non potevano che essere altri abitanti degli
inferi ad averla presa.
C’era una porta, alla sua destra. Si avvicinò,
provando a spingerla, ma non successe niente. Non riusciva a tirarla,
perché non aveva maniglie a cui aggrapparsi,
perciò continuò ad osservarsi intorno. La stanza
era vuota, le pareti spoglie. Cosa avrebbe dovuto fare per uscire di
lì?
Si sedette nuovamente sul pavimento, lasciando che qualcun altro
facesse qualcosa per lei. E si mise ad aspettare.
In effetti non aspettò molto, perché la navicella
che la portava ebbe uno sbalzo. Poi si inclinò, catapultando
Namine dall’altra parte con un volo. La bionda
però non fece in tempo a sbattere il muso sul muro opposto,
che qualcuno la afferrò. La velocità le impediva
di alzare lo sguardo per osservare il suo salvatore, ma le braccia che
la tenevano erano muscolose quanto bastava per farle capire che era un
maschio.
Dopo pochi secondi si ritrovò sul ponte della nave, e vide
che due ragazze la stavano circondando, mentre colui che
l’aveva salvata si rimetteva alla guida. La persona alla sua
destra la alzò, per accomodarla meglio. Poi le sorrise.
- Ciao! - la salutò. Namine non seppe cosa dire; era
confusa, non sapeva chi erano quelli la, ne perché
l’avevano presa. - Sono Rikku! - continuò quella.
La ragazza annuì per gentilezza.
- Io sono Namine. - disse, cordiale. Si era rivelata simpatica, e non
le andava di deluderla con un comportamento antisociale. - Chi siete? -
non riuscì a trattenersi.
- Siamo pirati dell’inferno! - rispose quella, entusiasta.
Una voce però la richiamò.
- Rikku, Fran, controllate la sala macchine! - disse uno dei due
ragazzi dei posti di guida. - Abbiamo qualche problema! -
spiegò.
Le due ragazze che circondavano Namine si alzarono, per recarsi alla
sala macchine.
La bionda rimase lì, con gli occhi sbarrati che cercavano di
captare qualcosa dei due tipi alla guida. La luce era luminosa, ma
nonostante tutto non riusciva a vedere bene.
Uno di loro si girò verso di lei, e Namine capì
che era quello che l’aveva salvata dallo schianto.
- Ciao! - le sorrise, con un sorriso che assomigliava tanto a quello di
Reno: sbruffone.
Lei ricambiò il saluto.
- Allora sei Namine, giusto? - le chiese, avendo sentito la sua
presentazione di poco prima. Lei annuì. - Io sono Balthier.
- si presentò. - Lui è Tidus - indicò
l’altro ragazzo alla guida, che alzò il braccio in
cenno di saluto - e quelle due ragazze sono Rikku e Fran. -
finì le presentazioni.
Namine annuì ancora. Stava per chiedere il motivo per cui
lei si trovasse li, quando le due tornarono dalla sala macchine.
- Nessun guasto! - esultò Rikku. Fran stette zitta,
lasciando parlare la ragazza.
Balthier sembrò pensieroso; la navicella ora volava bene, e
anche prima lo faceva, ma quello sbalzo sarà pur dovuto a
qualcosa, no? Si girò verso Fran, e la guardò a
lungo, e lei ricambiava l’occhiata. Dopo qualche minuto,
distolse lo sguardo. Nessuno fiatò, ne prima ne dopo
quell’occhiata così lunga.
- Si continua il viaggio! - esclamò il ragazzo, premendo
qualche tasto. Finalmente Tidus si alzò, e Namine
poté ammirarlo in viso, visto che non ci era ancora
riuscita. Era biondo, e aveva il viso tondo, con un espressione
ottimista. Questo si avvicinò a lei, chinandosi per essere
alla sua altezza.
- Ciao! - la salutò, divertito. Perplessa, Namine
ricambiò.
- Dove mi state portando? - chiese subito dopo.
- A fare un giro! - rispose, allegro.
Rikku si avvicinò, e si chinò vicino
all’amico.
- Sei una nuova recluta dei demoni? - chiese, pimpante.
Namine fece di no con la testa.
- Per ora non sono… niente. - spiegò, con qualche
difficoltà. Era imbarazzata, i volti dei due ragazzi erano
poco lontani dal suo, e questo le dava fastidio.
Vide che Fran si era messo al posto di guida, sostituendo Tidus, e che
lei e Balthier stavano parlando a bassa voce. Rikku seguì il
suo sguardo, e si voltò verso lei per spiegare.
- Lasciali perdere, spesso neanche noi capiamo cosa passa per la testa
a quei due. - disse, ridendo.
- Parlano in silenzio, come poco fa. Sembra che si leggano nella mente!
- esclamò Tidus, non trattenendo le risate.
Non li stavano prendendo in giro; erano affascinati da quel lato dei
due amici, e li divertiva perché la reputavano una cosa
impossibile.
- Cosa succede se mi butto da una certa altezza? - chiese Namine
improvvisamente. Era incuriosita dalla risposta: dato che erano
già morti, cosa sarebbe potuto succedere?
- Ti fai male! - rispose Rikku, tornando per un momento seria. - Non
puoi morire, ma il dolore lo senti lo stesso. -
Tidus annuì, concordando con la ragazza. Namine trovava
sempre più interessante l’inferno.
- Perché siete diventati pirati? - chiese.
- Perché ci eravamo stufati dei doveri dei demoni. - rispose
tranquilla Rikku.
- Doveri? - ripeté confusa Namine.
- Muoiono tante persone ogni giorno. - disse con indifferenza Tidus. -
Noi dobbiamo prenderle e portarle dagli ambigui. -
- Cosa sono gli ambigui? - chiese, sperando almeno questa volta in una
risposta.
- Esseri vuoti. - rispose grave Balthier, sentendo la conversazione.
Namine tacque: era una descrizione non molto dettagliata, ma che
rappresentava bene la vera situazione.
- Un po’ come te adesso! - rise Tidus.
Con una smorfia, Namine fece intendere il suo parere.
- Beh, tu adesso sei… uhm… - ci pensò
su Rikku. - …sei come un bicchiere in attesa di essere
riempito! Gli ambigui sono bicchieri rotti, che non potranno mai
più portare qualcosa dentro. - spiegò, in modo
efficace.
- Perciò una volta che si ha qualcosa dentro, non si
può più cambiare? - chiese per la seconda volta,
come conferma.
Il silenzio che precedette la risposta fu troppo lungo.
- Esattamente… - mormorò Tidus. Poi lui si
alzò, e si avvicinò ai guidatori.
Yuffie aveva accennato ad un eccezione in quell’ambito, anche
se subito dopo le aveva detto che non poteva cambiare. E sia il suo
comportamento che quello dei pirati l’avevano insospettita.
C’erano troppi misteri in quel mondo, molti non svelati. Ma
forse era questo a rendere intrigante l’aldilà.
Ciao, sono
Sirene Chan!
Grazie a Kabubi per la
recensione: Yuffie è sempre la solita Yuffie, nel bene e nel
male!^^ I misteri non saranno svelati ancora per un po’,
spero di averti incuriosito almeno un po’, e che tu
continuerai a seguirmi!
I pirati
dell’inferno stanno portando in giro Namine, ma
chissà cosa la aspetterà! E poi, chi
sarà questa famosa eccezione, di cui tutti evitano di
parlare? Inoltre, cosa si nasconderà nel passato dei nostri
demoni e pirati? Lo sapremo col passare del tempo, anzi, dei capitoli!
Alla prossima!
Sirene Chan
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