Il soffio dell'invisibile.

di AragostaMeccanica
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Occhio d'aquila ***
Capitolo 2: *** Odore di fumo. ***



Capitolo 1
*** Occhio d'aquila ***


Neanche lui sapeva quando tutto fosse cominciato, probabilmente dopo ciò che aveva vissuto, dopo ciò che aveva visto, quegli stupidi incubi continuavano, cercava di dare una risposta a tutto questo, senza, per ora, ottenere qualcosa.
Ma partiamo dal principio.
Igor nacque nella periferia di Mosca, in uno di quei palazzoni altissimi, dove abitano decine di famiglie e tutti si conoscono, i bambini giocano fuori, trovando ogni giorno il modo di trascorrere il tempo, inventano, saltano, cantano, senza che nessuno debba seguirli, anche se le madri, casalinghe, sono sempre pronte a tirarli fuori dai guai, che non mancano; gli uomini sono quasi tutti fuori per lavoro, mettendo da parte quelli che hanno avuto incidenti in fabbrica e i tossici, un'altro gruppo parecchio diffuso, abitano i piani più alti, occupano le case abbandonate e riescono a stare in pace con una coperta come letto e un fornellino da campeggio come cucina. La polizia non manca mai, per un'overdose, uno spacciatore poco attento o una lite familiare, capita spesso anche che i ragazzini assalgano qualche turista, sia per divertimento, sia per arrotondare la paghetta con quegli aggeggi sconosciuti che vendono a peso d'oro.
Attraversati i pochi palazzi e i miseri negozi con i beni necessari alla sopravvivenza, si giunge ad un'immensa campagna che non frutta niente per colpa dell'estremo freddo invernale, di solito diventa tutt'uno con la strada per la neve, causando incidenti mortali, anch'essi in piccola quantità, la manutenzione stradale è assente, dato che quel paesino è praticamente inutile.
Igor abitava al quarto piano, come vicini aveva tre gruppi di tossici, crescendo, praticamente, asfissiato dal fumo chimico prodotto dalle attrezzature di quelle minuscole fabbriche, essendo orfano di padre, la madre mandava avanti un piccolo negozietto di famiglia, ereditato dal marito, riuscendo a soddisfare i bisogni suoi e del bambino e arrotondando lo stipendio, di tanto in tanto, con piccoli lavoretti notturni ai quali non mancavano clienti, soprattutto anziani senza compagna o ragazzini alle prime armi. Non mancavano mai i problemi economici, richieste di affitto quasi scadute, piatto vuoto, gente che entrava a rubare in casa, e il bambino, ancora in fasce, non si rendeva assolutamente conto della sua situazione precaria...in tutti i sensi.
Aveva appena tre anni quando la madre lo vendette ad un ricco maniaco, non sapeva come riuscire ad andare avanti, e così si permise un po di tranquillità, il bambino sarebbe dovuto stare una notte con lui, senza problemi, gli era permesso fare di tutto.
Superata la misera infanzia, tra un calcio ad un pallone e una rapina con gli amici, a soli tredici anni, il ragazzino perse la madre, si ritrovò senza casa, dato che era stata subito occupata, e senza alcun'altra cosa, praticamente solo. Fu costretto ad andarsene, raccolse in uno zaino le sue poche cose e, coperto da logori stracci, s'incamminò per la bianca e sconfinata campagna in cerca di fortuna.
Il viaggiò non durò molto, dopo appena un paio d'ore di cammino, grattando il manto nevoso a terra, si rese conto di aver ormai perso la strada, intanto ricominciava a nevicare, si guardò intorno in cerca di riparo, ma tutto ciò che vide era bianco, non si distingueva il suolo dal cielo, tutto bianco e uguale, allora decise di aumentare il passo, magari avrebbe trovato un posto riparato e con qualche legnetto per un piccolo fuocherello, aveva imparato molto dai giochi con gli amici, ad accendere il fuoco, a riconoscere orme di animali e molte altre cose, ripensava a questo passo doopo passo, boccata dopo boccata, il gelo aumentava, non percepiva più gli arti, la pelle aveva un sottile strato di ghiaccio che la ricopriva interamente, lo sguardo diventava più fioco, quando, ad un certo punto, rendendosi conto di star per perdere i sensi, alzò il braccio e, facendo cadere tutta quella polvere bianca, si diede un grosso schiaffo sulla guancia, sgranchì i muscoli facciali e, avendo bisogno di calore, cominciò a correre.
Sentiva quei grumi ghiacciati entrargli negli occhi e nelle fessure dei vestiti, le braccia e le gambe che ormai si risvegliavano, ricominciò a sentirsi vivo, era felicissimo, e proprio quando credeva di aver qualche speranza, si sentì come tirare per le gambe. E ci fu solo nero.

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Capitolo 2
*** Odore di fumo. ***


Il fiato si risvegliò e dopo qualche secondo, Igor, ancora semi-incosciente, cercò di aprire gli occhi, senza successo, era rilassato, l'estremo freddo aveva lasciato spazio ad un tranquillissimo calore che gli cantava di rsestare in quella posizione, trascorsero dei minuti, fino a quando il ragazzino, arrivato a porsi troppe domande, con un estremo sforzo aprì gli occhi. Una forte luce lo avvolse, forse non era forte, forse aveva solo dormito troppo, il bruciore gli inondava i bulbi, quando, coprendo con una mano la fonte di illuminazione, li aprì di botto, sentendosi ancora più spaesato di prima.
Si trovava in una tanto desiderata grotta, al caldo, con i vestiti asciutti, c'era un fuoco proprio davanti a lui con due bistecche appoggiate a cuocere, l'ambiente era spoglio, piccolo e illuminato a dovere, cominciò a sentire una scomoda sensazione e capì che era il morso della paura, non aveva idea di come fosse finito li, ne di chi fosse li con lui, magari ad osservarlo in attesa di qualche sua mossa, si fece coraggio, parlò con un filo di voce che man mano cresceva:
«Chi c'è?
«Vi prego, sono spaventato, uscite fuori!
Nessuna risposta, solo il rumore della legna scoppiettante che continuava ad ardere.
Fissò il fuoco in cerca di risposte e appena notò quelle calde bistecche ci si fiondò sopra come un leone affamato in un'arena piena di prede succulente, mangiò voracemente, la camminata era stata durissima e non sapeva nemmeno da quanto tempo era li.
Finì il pasto e ebbe l'idea di sgranchirsi un po' le gambe, esplorare e, nel caso avesse capito di essere solo, di svuotarsi la vescica. Si alzo sentendo le giovani ossa scricchiolare e cominciò a camminare formando una circonferenza, accorgendosi di come, anche una dormita, poteva rendere tutto confuso e complicato; si avvicinò alle pareti e, osservandole dolcemente, scorse i segni di una civiltà passata, vedeva una scena di caccia, uomini che correvano verso una mandria di cervi, quello che appariva un sovrano, molto più grande degli altri e, sul suo capo, quasi come a protezione, un grosso sole stilizzato che sembrava avere il primo piano sullo spettacolo. Igor era incuriosito, e, cercando di rivivere la scena, sfiorò la roccia con un dito, sfumando quell'antico carbone chissà come rimasto li nei secoli.
La paura lo stava consumando vivo, non sapeva cosa fare, dove andare o come difendersi in caso di pericolo, aguzzò la vista scorgendo una sorta di sentiero dal quale penetrava il frutto del sole, lo seguì dando fiducia a quelle gambe che sembravano quasi abbandonarlo, il freddo non era assassino come durante la tempesta, il terreno non era ricoperto di neve e, per la prima volta, anche lui che era cresciuto vicino i boschi e in situazioni difficili, si diede per perso.

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