Life in flames

di Fateless
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ...and I don't understand ***
Capitolo 2: *** A new friend a new dream ***
Capitolo 3: *** Sound. ***
Capitolo 4: *** Memories. ***
Capitolo 5: *** Confusion. ***
Capitolo 6: *** Strange emotion. ***
Capitolo 7: *** Savior. ***
Capitolo 8: *** The Truth. ***
Capitolo 9: *** Home. ***
Capitolo 10: *** Bruise and knokledge ***
Capitolo 11: *** Body. ***
Capitolo 12: *** Return. ***
Capitolo 13: *** Heart. ***
Capitolo 14: *** Bitter tear. ***
Capitolo 15: *** A gentle reminder. ***
Capitolo 16: *** Scream. ***
Capitolo 17: *** Ocean. ***
Capitolo 18: *** Yes or no? ***
Capitolo 19: *** Show. ***
Capitolo 20: *** Celebrate. ***
Capitolo 21: *** Nightmare. ***
Capitolo 22: *** Congratulations. ***
Capitolo 23: *** Doubts. ***
Capitolo 24: *** Shit & girls. ***
Capitolo 25: *** Broken. ***
Capitolo 26: *** Divide. ***
Capitolo 27: *** Exit. ***
Capitolo 28: *** Kill me. ***
Capitolo 29: *** My dear. ***
Capitolo 30: *** Eyes and looks. ***



Capitolo 1
*** ...and I don't understand ***


Mi sono inventata tutto di sana pianta U.U lo ammetto U.U Che mente contorta muahahahahuah U.U 
 
Capitolo 1 - New York 
 
10-3-1994 
 
Mamma dice che dobbiamo partire, andiamo via per una città nuova nuova che non ho mai sentito. Deve fare un pò schifo perchè dal nome non mi piace proprio. Lei dice che andiamo a vivere York. Bah, spero di trovare nuovi amici. In più quest'anno vado a scuola. Sei anni e la vita è già così difficile. 
 
-Ben dai scendi, è tardi!- 
 
-si mamma arrivo subito.-
 
Scendo al piano di sotto e la mamma mi abbraccia.
 
-Dai ora ti porto a salutare papà e dopo andiamo- mi sorride, è da tanto che la mia mamma non è felice.
 
Saliamo in macchina e dopo dieci minuti di viaggio siamo nell'hotel in cui papà sta in questi giorni, lo vedo accanto alla porta e gli vado incontro correndo salutandolo con la mano. Lui mi abbraccia, guarda la  mamma e le dice uno strano "ciao", quello che si dice alle persone che ci stanno antipatiche. Continua ad abbracciarmi forte forte forte e mi dice una cosa nell'orecchio, come i segreti che si dicono le bambine perchè le altre non li sentano.
 
-Un giorno ci rivedremo leoncino, magari quando sarai grande, ma sappi che ti voglio bene e te ne vorrò sempre, anche se non ci vedremo.- 
 
E io non capisco. 
 
Papà mi scuote i capelli e mi da un'ultimo bacino sulla guancia. Dopo la mamma mi prende la mano e ritorniamo in macchina. 
 
Dopo due ore di viaggio siamo arrivati nella nuova casa. C'è un grande giardino, e magari la mamma mi lascerà tenere un cane, e allora sarei il bambino più felice del mondo! Lo chiamerei Marley, come Bob, quello che piace tanto al mio papà. La mamma apre la porta e mi trovo davanti un uomo. Deve avere l'eta della mia mamma.
 
-Hey Ben, campione! Finalmente ti conosco, la tua mamma mi ha parlato molto di te.- 
 
Io lo osservo dall'alto al basso, e lui e la mamma continuano a guardarsi, finchè non si abbracciano e si danno un bacio. Ed è strano, lui non è mio papà.... e allora perchè? 
 
-Mamma perchè l'hai fatto? Chi è lui?- chiedo.
 
-Beh ecco, lui è David, il tuo nuovo...-
 
-papà- conclude quell'uomo con il sorriso sulle labbra. 
 
Li guardo per un po' e dopo corro fuori urlando. Non voglio stare con loro.
 
- Voglio andare via! Voglio tornare dal mio papà, lo odio voglio andare a casa! - urlo a più non posso. Quando mi sento tirare per la maglietta, vengo sollevato, e mi ritrovo tra le braccia della mia mamma. E piango.  

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Capitolo 2
*** A new friend a new dream ***


A new friend, a new dream 
 
1/05/2005 
 
Esco di casa, mi sono stancato di tutto, o meglio di tutti, delle persone a cui non vado bene, che vogliono continuamente che io cambi. Fottetevi tutti stronzi. Ho diciasette anni, posso benissimo badare a me stesso. Cammino per il viale, ormai è sera, il sole sta tramontando, e il cielo si sta dipingendo di colori aranciati e caldi. Penso in quale locale andare a bere  qualcosa. Sono solo, completamente solo, non ho uno straccio di amico, nessuno vuole accanto una persona come me. Sono troppo stronzo e individualista per gli altri. Mentra rifletto sulla mia vita sento dei rumori provenire dal retro di un locale, delle urla, e in meno di dieci secondi, dalla porta ne esce un ragazzo, o meglio, viene gettato. Quel tipo avrà su per giù la mia età, non molto alto, con un ciuffo che gli copre mezza faccia, non deve essere ubriaco perchè si rimette in piedi facilmente dopo la caduta. Sul corpo ha pochi tatuaggi, che posso notare dato che indossa una maglia a maniche corte. Maggio si fa sentire. La scena è quasi divertente e infatti mi scappa una piccola risata. 
 
-che cazzo ridi eh?- mi dice lo sconosciuto. 
 
Lo fisso ancora un po', stavolta serio, e succede qualcosa di tremendamente comico: il ragazzo  si mette a ridere in un modo assurdo. E insieme a lui anche io. Ridiamo come non mai. Ci pieghiamo addirittura in due e quando sento di stare per morire, la porta si riapre e ne esce un uomo molto robusto che si mette a urlare un:" e non provare a rientrare bastardo!" E ricominciamo a ridere come due stupidi, o forse lo siamo sul serio. Alla fine ci fermiamo e ci sediamo per terra.
 
-Piacere, io sono Danny- dice lo sconosciuto porgendomi una mano.
 
-Ben- dico io. Ha una stretta forte e decisa e un sorriso stampato sulla faccia che gli crea due fossette sulle guance. -allora che hai combinato eh?- chiedo.
 
-bah, nulla, ho solo tentato di rubare due bottiglie del caro zio Jack- continua a sorridere.
 
-Daniel's?- 
 
-esattamente- annuisce.
 
-beh allora era un bel bottino se ci riuscivi- 
 
Ci guardiamo per qualche secondo e scoppiamo a ridere di nuovo.
 
-insomma, ci ero quasi riuscito, stavo per svignarmela e quell'orco mi ha beccato! In fondo non stavo facendo nulla di grave no?!?-
 
-siii ceeeerto-dico in tono ironico battendogli una mano sulla spalla.- Senti, che ne dici di alzare i nostri culi da questra strada e di andarci a sedere da qualche altra parte? Magari a bere qualcosa? - propongo.
 
-solo se per bere intendi Jack e soprattutto che lo paghi tu- dice lui continuando a sorridere, si, perchè non riesce a non sorridere e non capisco come faccia ad essere così... contagioso, dato che come un coglione sto sorridendo anche io da mezz'ora.
 
Intanto mi rovisto le tasche: neanche l'ombra di un soldo. Decidiamo quindi di andare in un parco. Mi ritrovo dunque disteso su un prato verde a osservare le stelle con questo Danny. 
 
-allora Ben che ci facevi lì al momento della mia entrata nella tua super-vita?- la sua voce interrompe il silenzio.
 
-onestamente? eh....un cavolo, vagavo in giro senza meta- 
 
-interessante, senti, ma tu quanti anni avresti eh?-
 
-sono un diciassettenne che aspetta con ansia i 18 per cambiare città e allontanarmi da tutti.- 
 
-waaa siamo in due! Vedi, però io ho un grande sogno. Non voglio solo cambiare città, voglio anche girare il mondo, e questo lo voglio fare con la mia band.- 
 
Mi illumino alla parola "band", mi rizzo a sedere, lo guardo con gli occhi spalancati :
 
-  cos'hai detto? Una band?- chiedo.
 
-....e che ho fatto, bestemmiato? Ho detto solo la parola  "band", hai presente quei gruppi di drogati alcolisti che gira il mondo su dei tourbus e vengono adulati da milioni di fans?
Ecco, io voglio essere in una di quelle.- risponde con tutta tranquillità. 

 
-E se tipo, ma per caso.... beh, se ti dicessi che suono la chitarra?-

 
Stavolta è lui che si rizza a sedere e mi fissa sbalordito.

 
-beh se fossi una ragazza ti avrei già baciato dalla felicità, ma dato che... si insomma, dato che non lo sei posso solo dirti...proviamoci.-
 
-a fare che.- lo guardo male.

 

-a creare una band coglione.- Stavolta è lui che mi guarda male. 
 
-che genere di band faresti Danny?-
 
-bah io avevo avevo pensato ad un guppo country di quelli adatti alle sagre di paese tu?- 
 
-si anche quella era la mia idea- rido. 
 
-scherzi a parte, la band che avevo in mente si ispira ai Tokio Hotel.- mi guarda coi suoi occhi che mi ipnotizzano e cala il silenzio, che viene interrotto dopo pochi secondi dalla nostra fragorosa risata.
 
-caro Ben.... non vorrei spaventarti, ma la mia band, ecco, deve essere metalcore.-
 
-allora stavi pensando anche tu la stessa cosa! No perchè stavo cominciando ad avere il serio dubbio che tu non stessi scherzando.- 
 
-cosa? dietro quel faccino da angioletto si nasconde uno come me? Naaaah, non è possibile. Mi stai prendendo per il culo.- 
 
-faccino da angioletto?- lo guardo in modo strano e non posso fare a meno di trattenere una risata.
 
-si... ecco, hai i lineamenti dolci.- dice lui, quasi imbarazzato. 
 
-pfff, farò finta di non aver sentito.- rispondo e incrocio le braccia facendo finta di essere offeso.
 
E ci rigettiamo sull'erba fissando il cielo, ridendo e scherzando tutta la notte, chiacchierando e  sognando ad occhi aperti il nostro futuro nella band. Perchè finalmente avevo trovato qualcuno che poteva diventare un amico, con cui potessi finalmente parlare e condividere i miei più grandi interessi. 
 
Ritorno a casa verso le quattro di mattina. Mi dirigo verso la mia stanza con l'unico mio compagno: il silenzio. Sono di nuovo solo. Ed è pesante, mi opprime, mi da quasi fastidio. Apro il primo cassetto del comodino, ci sono le loro foto. Le persone più importanti della mia vita. Una chissà dove e l'altra in paradiso. 



 
Ed ecco qui il secondo capitolo del mia prima  facfiction ^^, si devo dire che fa cagare ma abbiate pietà. Ecco come vedete ho fatto un salto nel tempo di circa undici anni U.U addio piccolo e tenerello Ben U.U Chi sono le persone delle foto? Bah chissà U.U Who knows. Ci tengo a dire di recensire se leggete, accetto anche le recensioni negative perchè ne ho bisogno, così capisco se devo continuare così o modificare D: Ve ne prego *si inginocchia* Addio, al prossimo capitolo U.U 
-elli elli
 
 

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Capitolo 3
*** Sound. ***


Sound.
 
2/5/2005
 
Mi risveglio per la prima volta felice. Sono le undici ormai, ma tanto oggi è domenica, a parte che non me ne sarebbe fregato lo stesso anche se era un giorno di scuola. Sto mandando tutto letteralmente a puttane. Dopo quel fatidico giorno, quel maledetto giorno che non dimenticherò mai... I miei pensieri vengono interrotti da mia madre che bussa alla porta. Vuole farsi perdonare, lo sento da come ha bussato, con un po' di timidezza. La mano trema sul legno bianco. Non ho voglia di parlarle, faccio finta di dormire. Lei entra, silenziosa, non fa il minimo rumore. Sento i suoi occhi puntati su di me, sul mio viso. Sento la sua mano sfiorarmi leggera, è tremendamente fredda. Dopo pochi secondi si gira e se ne va. Alzo il cuscino, sono lì, quelle due fotografie. Osservo i loro visi. Osservo il suo viso. Ad un tratto il mio telefono squilla, mi fa quasi prendere un gran bello spavento. 
 
-Pronto?- dico io ancora assonnato.
 
-Hey faccino d'angioletto!- la sua voce mi perfora un timpano. 
 
-Ciao Danny- dico un po' scocciato, anche se non lo sono veramente, anzi, sono contento di risentirlo così presto.
 
-Che voce oh... dai preparati che usciamo.-
 
-Eh?!?- 
 
-Hai ancora i tappi per le orecchie addosso per caso? Ti ho detto che usciamo-
 
-E dove sentiamo... caro il mio Danny Worsnop-
 
-Beh, caro il mio Ben Bruce, ho deciso di portarla in un posto- dice lui con il suo super accento inglese- dai fidati, vedrai che ti piacerà.-
 
Dopo circa mezz'ora me lo ritrovo fuori da casa mia. Lo precedo prima che suoni il campanello ed esco di casa. Non voglio che conosca mia madre, men che meno quello stron.. il mio patrigno. Prima di uscire urlo un:" Ciao a tutti esco". Afferro soldi e sigarette e giro la maniglia.
 Libertà. 
Eccolo lì, sorridente come lo ricordavo. Alla luce del sole poi è diverso. 
 
-Allora Mr Worsnop dove mi porta?- chiedo scherzando.
 
-Le ho già risposto Mr Bruce: in un posto.- 
 
-ma che misteriosi stamane Worsnop- 
 
Ci incamminiamo verso la strada che porta alla città, a piedi, si, perchè quello scemo l'ha prestata a sua sorella che l'altro giorno gliel'ha sfasciata finendo contro un palo. Evito i commenti maschilisti. Prendo il pacchetto di Marlboro, sfilo una sigaretta e me la accendo. 
 
-non si fuma muori prima!- mi urla dietro Danny. E quando mi giro per guardarlo male mi accorgo che ne ha una in bocca pure lui. Quel ragazzo mi fa morire. 
 
-tanto prima o poi si deve abbandonare questo mondo no?- 
 
-esatto, meglio farlo con stile.- inspira- ecco, siamo arrivati.-
 
E' un piccolo negozio, l'insegna dice "Soundworld" e appena entro mi illumino. Chitarre, chitarre ovunque. Amplificatori, bassi, tastiere, microfoni, bacchette, plettri, piatti e chi ne ha più ne metta. Guardo Danny, e lui modesto, con un sorriso beffardo mi dice:
 
-te l'avevo detto che ti sarebbe piaciuto, si lo so non serve che lo dici, sono il migliore che esista.- Gli tiro un pugno sul braccio e inizio a osservarle tutte. Una per una. Alla fine la vedo, eccola lì, una Ibanez nera. La sfioro con un dito. Cinque minuti dopo sono seduto con quella tra le mani. Accarezzo le sue corde, sono bellissime, sembra che risplendano. Mi sento addirrittura un bambino con il suo giocattolo nuovo, solo che io quella non posso averla. Non voglio nemmeno provarla, so già che non posso. Mi rialzo e la rimetto al suo posto. Alla fine esco dal negozio. Danny mi osserva, segue ogni mio passo, non mi ferma. Esce anche lui, mi guarda.
 
-perchè sei uscito?-
 
-non posso prenderla, tanto vale che non la provo nemmeno.-dico, non riesco neanche a guardarlo in faccia.
 
-che cazzo dici, guarda che provare non costa nulla.-
 
Nella mia mente rimbombano le parole di mia madre e suo marito:"con le chitarre non si guadagna, con la musica non si va da nessuna parte e tu sei solo un buono a nulla, sei come tuo padre". 
 
-dai Danny davvero, lascia perdere.-
 
-ok.- dice lui dispiaciuto.
 
Ce ne ritorniamo indietro, la strada la facciamo in silenzio. Lui con le mani in tasca e io con una sigaretta tra le labbra. Forse dovrei scusarmi. O forse no, magari a lui non importa più di tanto. 
Arriviamo davanti a casa mia, mi accorgo che le macchine non ci sono, la casa è libera. 
 
-Hey Worsnop mi spiace per prima. Ti va di entrare?- chiedo a bassa voce, come se non ci dovesse sentire nessuno.
 
Lui non parla nemmeno, annuisce soltanto. All'entrata vedo un biglietto, lo riconosco dai suoi colori sgargianti dato che si tratta di un fastidioso post-it giallo: "torniamo domani sera, ciao, chiama se hai bisogno, mamma". Lo accartoccio e lo getto nel cestino.
 
-Che casa, Bruce!- esulta.
 
-Eggià, proprio una gran casa.- solo l'edificio però, la famiglia che ci abita è una merda, penso. 
 
Mi giro e non ce più, si è già accomodato ancor prima che dicessi"fa come fossi a casa tua". Aveva già occupato mezzo divano nel salotto e si era acceso la tv. 
 
-Allora, che facciamo?- chiede, e intanto si alza, comincia ad osservare, soprattutto le foto sopra i mobili... e spero non mi chieda nulla dei miei "genitori". 
 
-hey questi tizi nella foto sono i tuoi genitori?- eccolo lì. Ha fatto centro. Lui me la fa vedere e io rispondo con tranquillità:
 
-no, o meglio quella donna è mia madre, e quello con la faccia da rincoglionito è il mio patrigno.- e ora spero che non mi chieda di mio padre...
 
-e tuo padre invece?- eccolo lì, mannaggiasantoddio. Lo strozzerei. 
 
-non lo so, l'ultima volta che l'ho visto avevo sei anni, dopo io e mia madre ci siamo trasferiti in questa città.-
 
-ahn, mi spiace.- dice, e dopo qualche secondo di silenzio la sua voce si fa malinconica.
 
-io invece non li ho mai conosciuti i miei genitori, sono stato adottato, ho vissuto qualche anno in un orfanotrofio, ma ero talmente piccolo che non mi ricordo nemmeno come fosse.-
 
E mi sento compreso. Per la prima volta in diciassette anni. 
 
-avanti, seguimi.- dico io per sviare il discorso.
 
Lo porto nella mia tana, la mia camera. Voglio fargli una sorpresa.
 
-siediti lì e sta zitto, arrivo subito.- gli ordino, strappandogli uno dei suoi magnifici sorrisi.
 
Subito dopo ritorno con la mia  chitarra acustica. E' da tantissimo che non suono, lo faccio solo quando i "miei" non sono in casa. Intorno c'è silenzio, inizio quindi la melodia della mia canzone preferita, che mi ricorda molto lei: Don't cry. Gliel'ho detto molte volte di non piangere. Ora non ha più importanza. 
Danny mi guarda e inizia a cantare. Ha una voce particolare. Mi piace, è dolce. Alla fine succede una cosa inaspettata.
 
-La mia canzone preferita.- diciamo all'unisono. Rido. E' strano, non mi è mai capitato. 
 
E mi sento felice.
 


Auguri di buon compleanno a HEDDYeTOM ^w^ ecco qui un nuovo capitolo, non mi piace più di tanto ma vabbè, alla prossima ^^
-elli elli
 

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Capitolo 4
*** Memories. ***


Memories.
 
3/5/2005
 
Oggi è lunedì, mia madre dovrebbe tornare stasera, ma che gioia. Mi alzo dal letto e mi dirigo verso il bagno, e mi faccio una doccia. Lascio che le l'acqua scivoli sul mio corpo. Mi godo quel momento di pace prima che la settimana cominci, prima di sentire quell'odiosa campanella di scuola. Scendo le scale, vado in cucina, prendo qualcosa da mangiare ed esco, con uno zaino che contiene due o tre libri presi a caso dalla scaffale. Vabbè. Dopo dieci minuti vedo l'edificio scolastico in lontananza che passo dopo passo diventa sempre più grande e più visibile, purtoppo. In giardino ci sono le stesse persone di sempre, è tutto così monotono. Entro in classe, nessuno si è accorto di me, normale, penso. Mi siedo nel mio solito posto, accanto alla finestra. Controllo l'orologio appeso al muro, sopra la lavagna, dice che mancano ancora venti minuti prima dell'inizio. Se ci fosse stata lei mi avebbe tentato di uscire dal cancello, di prendere un treno qualsiasi e di scappare insieme. Ma lei non è qui. Tiro fuori dalla tasca dei jeans la sua fotogafia. L'avevamo fatta quando l'avevo portata al mare, il suo posto preferito, nonchè il mio. Era seduta sugli scogli, i capelli all'indietro, mossi dal vento caldo, il suo sguardo posto all'orizzonte, verso quella di distesa di acqua salata blu come i suoi occhi. Li ricordo come se fossero qui. All'improvviso mi strappano la foto di mano. Mi alzo di scatto. Danny.  
 
-dammela.-chiedo a denti stretti.
 
-ma chi è?-chiede lui.
 
-non sono cazzi tuoi- è gliela tolgo dalle mani. Dopodichè mi rimetto a sedere. E fisso un punto indefinito al di fuori della finestra.
 
-Ben scusa....- 
 
Ma io rimango nella mia posizione, non mi smuovo, non voglio parlare di lei. 
 
-posso sedermi?-chiede lui dispiaciuto.-sai, mi sono trasferito in questa classe se non te ne sei accorto.-continua lui.-l'ho fatto un po' anche per te, sai, sei l'unico amico che ho.- 
 
Mi giro e lo abbraccio. Non so perchè lo faccio, sono confuso, ma ho capito che a lui ci tengo, non voglio perderlo, non voglio assolutamente, non come ho fatto con lei. 
 
4/5/2005
 
Oggi è il giorno della sua morte. Mia madre stamattina è venuta accanto a me e mi chiesto come stavo, lei lo sa. Non le ho risposto e sono uscito di casa. Al ritorno da scuola ho comprato dei fiori, dei tulipani rossi, i suoi fiori preferiti.
 
-perchè ti vuoi fermare dal fioraio?- ha chiesto Danny.
 
-perchè devo comprare dei fiori.-
 
-mavvà! noooooo, pensavo dovessi fare la spesa!- dice lui guardandomi  male. Gli faccio un piccolo sorrisetto e continuo la mia strada.
 
-dai Ben, a me lo puoi dire, chi è la fortunata?.- curioso il ragazzo, penso.
 
-nessuna.- poi mi viene la folle idea di portarlo con me al cimitero. 
 
Finite le spese lo faccio. Lo trascino fino ai cancelli e gli dico:
 
-Danny, ora ti presenterò la ragazza della fotografia di ieri.- dico serio.
 
Lui mi segue, senza fare domande, arriviamo poi alla lapide, la sua lapide. Poso i fiori nel vaso, cambio l'acqua. 
 
-Danny ti presento Alexandria.- poi mi rivolgo alla lapide, o meglio alla foto del viso di lei.- Alexandria lui è il mio amico Danny.-
 
Lui mi fissa. Sicuramente crede che sono pazzo. C'è troppo silenzio.
 
-allora....- dice solo questo. 
 
-se vuoi ti parlo di lei....-
 
-non è un obbligo, io non costringo nessuno...-
 
-Lo sai perchè si chiamava così? Beh, è una storia buffa. I suoi genitori si erano conosciuti lì, ad Alessandria, ed erano talmente strani che avevano deciso di dargli il nome di una città!-rido, ma è una risata amara, quasi di disprezzo, con una punta di odio, di tristezza, di malinconia.- Alexandria era la mia migliore amica. La migliore. L'unica che mi conoscesse sul serio. La mia sola e unica amica. Lei stava peggio di me. Era depressa, anche se in quella foto -la indico- sembrava felice. L'unico modo che l'aiutava a evadere dal suo mondo era la droga. Quel giorno però qualcosa è andato storto, non doveva andare così, una quantità troppo elevata di roba. L'hanno ricoverata, ma ormai non era più tra noi.-
 
-overdose- sussura Danny. 
 
-esatto.- dico io prima di andarmene. Mi giro e mi accorgo che lui non mi sta seguendo. E' ancora lì a fissarla, quella maledetta tomba. 
 
Torno a casa, salgo le scale e mi tuffo nel letto. E piango. Piango come quel giorno in cui lei mi aveva lasciato. Piango perchè mi manca, moltissimo. E vorrei solo che Dio o chicchessia me la riporti indietro. E urlo, urlo come non mai, urlo che me la restituiscano, mi serve, ho bisogno di lei, del suo sorriso, dei suoi abbracci, della sua voce. E la chiedo. Chiedo Alexandria. Prendo un foglio, un misero foglio bianco e scrivo, scrivo una canzone, che racchiude ciò che provo, ciò che sento, come mi sento. Scrivo la mia prima canzone: Asking Alexandria. 
 
 
Buonasera çAç oh maria che tristezza T.T
lascio a voi, commentate su T.T
-elli elli 

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Capitolo 5
*** Confusion. ***


Confusion. 
 
Sto camminando verso casa, ripenso a quello che è successo, alla super entrata di sua madre. A mamma mia chissà che sarebbe successo. E in quel momento avrei ucciso quella donna. Avei voluto sentire le labbra di Danny sulle mie. Si, credo proprio che i miei sentimenti non siano solo amicizia, ma qualcosa di più, e dalla reazione di Danny mi sembra che anche lui provi qualcosa, o magari no. Ok, mi sento una stupida ragazzina con le crisi di cuore eccheccazzo. Basta. Ecco che suona il telefono, e per un momento spero sia lui, afferro il cellulare: numero sconosciuto. 
 
-pronto?-
 
-ehm, ciao, ho trovato il numero sul volantino rosso, sai, c'è scritto che cercate un batterista- risponde.
 
-ah, si! Come ti chiami?- chiedo.

 
-sono James piacere, suono la batteria.- la sua voce è calda, profonda, chissà quanti anni ha. Ora non glielo chiedo, o mi prenderebbe per un maniaco.
 
-piacere io sono Ben, suono la chitarra, mentre il cantante si chiama Danny,  senti allora quando ci incontriamo?- 
 
-a me andrebbe bene dopodomani accanto al "Soundworld", conosci?- 
 
-eccome se lo conosco. Bene allora a dopodomani ciao.- eccome se lo conosco, quel fantastico posto dove ho ammirato la Ibanez nera....
 
6/05/2005
 
Sono davanti alla casa di Danny. Suono il campanello. 
La porta si apre e mi ritrovo faccia a faccia con il suo viso.
 
-ciao Worsnop!- urlo.
 
-Ehilà Bruce!- urla.

Mi guarda e a quel punto chiedo: 
 
-che ne dici posso entrare?-
 
-oh certo certo!- mi lascia entrare e richiude la porta. E andiamo nella sua stanza. 
 
-i tuoi?- chiedo.
 
-sono fuori città, ritornano dopodomani.-
 
-ah a proposito, mi ha chiamato un certo James ieri sera, suona la batteria, ci incontriamo tutti e tre al "Soundworld", dopodomani.-
 
-perfetto.- sorride lui.
 
Rimaniamo in silenzio per un po'. Poi lui si avvicina, finchè ritorniamo a guardarci negli occhi, e mi perdo ancora una volta nel suo sguardo e stavolta però non ci interrompe nulla, o meglio nessuno. Le nostre labbra si uniscono. E' durato pochi secondi ma per me è stata un'eternità. E' stata la cosa più bella che mi sia mai capitata.  E voglio rifarlo, di nuovo. Lo tiro per la maglietta dei Maiden, non lo voglio lasciare. Mai. Si stacca leggermente da me e posso sentire il suo respiro sulle mie labbra.
 
-hey Bruce che ci succede?- sussura.
 
-succede che mi sono innamorato di te coglione.- 
 
Finita la frase ci stendiamo sul letto, mi sfiora le labbra con le sue,  ci abbracciamo e rimaniamo in quella posizione in silenzio. Le sue braccia mi cingono i fianchi, poi mi sposta una ciocca di capelli e mi da un piccolo e leggero bacino sulla guancia. E Sorrido. 
 
-Ben che succederà ora?- chiede lui a bassa voce.
 
-zitto e goditi questi momenti, il resto non ha importanza.- rispondo dandogli un bacio sulle labbra e sento che le sue si piegano in un sorriso, quasi timido. E dopo mi accocolo sul suo petto e sento il suo cuore battere e la sua mano che mi accarezza i capelli. Per prima volta mi sento protetto, a casa, addirittura completo, ho tutto quello che voglio: qualcuno accanto a me. E il resto del mondo non esiste più. 
 
Prima o poi però ci devo tornare a casa mia e mi pento. Voglio azzerare tutto e ritornare tra le sue braccia. Appena arrivo noto una busta sotto la porta, è indirizzata a me, leggo da dove proviene: Carcere d'Inghilterra. Mi vengono i brividi, non capisco. E quando ento e mia madre la vede me la strappa dalle mani. 
 
-cosa centra il carcere con me?- chiedo spaventato.
 
-nulla Ben nulla....-risponde lei.
 
-allora ridammela così la leggo....-
 
-ehm no tesoro tranquillo non è niente la tengo io...-
 
-dammela.- stavolta sono al massimo della serietà.
 
-ha il diritto di saperlo.- mi giro e vedo il marito di mia madre.
 
-sapere cosa.- chiedo confuso.
 
-tuo padre.-sussura mia madre per poi porgermi la busta.
 
waaaaaaaaaaaaaaaa buonaseeeera ^^ Chissà che c'è scritto nella busta U.U boh
-elli 

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Capitolo 6
*** Strange emotion. ***


Strange emotion.
 
5/05/2005
 
Da due giorni non vado a scuola. Non ne ho voglia, ci sarebbe solo gente che mi chiede come sto, professori compresi. Solo il 3 maggio. Solo dopo la morte di Alexandria. E' come se tutte le persone avessero in loro una speciale sveglia che viene attivata solo in quella giornata che dice:"hey Ben Bruce esiste! Vai a chiedergli come sta!" per poi rispegnersi. Con Danny è diverso, lui si interessa di me sempre, ogni giorno, ogni singolo istante che trascorriamo insieme. 
Suonano al campanello, eccolo, mi aveva detto che oggi saremmo usciti. Corro giù per le scale, mia madre non deve neanche vederla la porta d'ingresso, ma eccola lì, troppo tardi, vedo la sua mano girare la maniglia e Danny fuori con la faccia perplessa. Perfetto. 
 
-ehm, Salve, ecco, io starei cercando Ben.-chiede lui imbarazzato grattandosi la testa.
 
-hey ciao accomodati pure, ora te lo chiamo.-risponde mia madre con un sorriso falso sulle labbra. Non le sono mai piaciuti i pochi amici che avevo, diceva che mi portavano sulla cattiva strada. Figurarsi allora se mi mettevo a presentarle il Worsnop! 
 
-hey Danny, tranquillo non accomodarti! Sono qui!- urlo dalla scale.
 
Mia mamma mi guarda male, poi guarda lui e noi usciamo salutando. 
Tutto in una frazione di secondo.
 
-carina tua madre.- dice Danny scoppiando a ridere.
 
-hey ciccio piantala.- dico io tirandogli una sberla in testa.
 
-Allora dove andiamo?- chiede lui saltellando.
 
-in culo alla balena.-rispondo
 
-bah, tu vacci pure ma io mi sa che vado da un'altra parte.- ride.
 
Ecco che parte un'altra sberla. E muoio dalle risate pure io. 
Passiamo davanti al locale del nostro "incontro" e mi sento strattonare il braccio.
 
-guarda Bruce! Ti ricordi?!- e mi indica la porta del retro- lì ho fatto la mia bellissima uscita dal locale ed entrata nella tua vita.- 
 
-dovrei ridere? Era pessima.- e invece scoppio a ridere come un cretino, proprio come quel giorno.  
 
-quindi è colpa del Jack Daniel's se ti ho conosciuto?- dico ironico.
 
-grazie Ben eh? Ti voglio bene anche io.- 
 
-hey Danny, ti va di ritornare in quel parco? Sai quello dove abbiamo parlato la prima volta.-
 
-ma certo faccino d'angioletto.- sorride.
 
-e smettila di chiamarmi così.- 
 
-si si certo contaci.- dice mentre si mette una sigaretta tra le labbra.
 
-lo fai e basta.- e gli frego la ciccia.
 
-si ok non lo faccio più giuro!! Ora ridammela.- 
 
Dieci minuti dopo arriviamo in quest'immenso prato e ci mettiamo nello stesso posto dell'altra volta. In cielo c'è un sole che risplende anche troppo, perciò appena ci distendiamo dobbiamo coprirci gli occhi con le mani. 
 
-allora, come facciamo per la band? Stavamo parlando di questo l'altra volta dunque parliamone anche ora .-
 
-mi pare giusto, beh non lo so, dobbiamo trovare un batterista, un bassista e un'altra chitarra, ma non so proprio dove andarli a cercare.-
 
-e se facessimo dei volantini?.- propone
 
-si dai non male. Ma dobbiamo trovare anche delle canzoni.-
 
-ecco, io ne ho scritte tipo una ventina....- dice un po' imbarazzato.
 
-sul serio?- chiedo curioso- io invece...- non finisco nemmeno la frase, e mi pento addirittura di averla iniziata, verrebbe a sapere di Asking Alexandria, e non so perchè, ma non voglio.
 
-...invece tu?- chiede
 
-invece io cosa...- faccio finta di non capire
 
-Ben, che cazzo hai la memoria corta? Finisci le frasi quando le inizi.-
 
-ops, ehehe l'ho dimenticato.- continuo a fingere ridendo.
 
-caspita sembri mia nonna.- ride.

Ed è proprio ora che mi accorgo di quanto sia bello. Lo osservo bene ed è proprio carino quando sorride... Ha delle bellissime fossette sulle guance... nononono, penso, no. E' un ragazzo. No. Non è bello. Ben non si prende le cotte, ripeto a me stesso. No. Ben non si prende le cotte. No. Non lui. Ma non si può ingannare se stessi.  

 
Al ritorno a casa, mia madre ovviamente non c'è, ci mettiamo subito all'opera, accendo il computer e iniziamo a fare volantini. Dopo due ore avevamo scelto quello che ci piaceva di più. Andiamo in centro, in una cartoleria e li stampiamo, sono rossi con le scritte nere:"cercasi batterista, bassista, chitarra per gruppo metalcore" e sotto avevamo messo i nostri numeri di cellulare. Perfetto. Li appendiamo in tutta la città, pali, lampioni, muri, porte, ovunque. La città è tempestata da foglietti rossi. Ed è buffo. 
Guardo l'orologio, le sette di sera. Impreco, mia madre è già a casa, non posso portarci Danny.
 
-hey Ben tanquillo, vieni tu da me.- mi sorride.
 
Lui abita in una casetta molto carina, è bianca, con un bellissimo porticato all'esterno. Appena entro mi accoglie una signora sui quarantacinque anni.
 
-ciao Danny, ciao amico di Danny.- mi dice lei e non posso fare a meno di ridere. 
 
-buongiorno.- dico io.
 
-tu devi essere Ben.- continua lei, e quando mi giro per osservare Danny mi accorgo che è imbarazzato e guarda sua "madre" del tipo: "eccheccazzo taci e sta zitta".
 
-si mamma, lui è Ben, ora però noi andiamo in camera, continuerete a chicchierare un'altra volta.- le da un bacio sulla guancia e mi porta su per le scale. 
 
-prego si accomodi Bruce.- dice.
 
Mi siedo sul  suo letto con calma, mentre lui si tuffa sopra e credo veramente che la rete del materasso si sia rotta. Vabbè. Ci sdraiamo e noto che sul soffitto ha appeso dei fogli, tanti. 
 
-cosa sono quelli?- indico.
 
-le mie canzoni.- dice sorridente.
 
-e perchè li hai attaccati lì?-
 
-beh ecco, prima di andare a dormire ne leggo qualcuno. Mi fa stare meglio.-
 
Continuo a guardarlo. E sento una sensazione strana. Ho voglia che questo momento duri per sempre, non finisca mai. Credo addirittura di stare arossendo, quindi mi giro, non voglio che mi veda. Invece si gira dalla mia parte e mi abbraccia, dandomi un bacio sulla spalla. Mi volto con il viso e ci guardiamo negli occhi, sono verdi, cristallini. Restiamo così per un po' e poi.... entra sua madre. 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Savior. ***


Savior
-che c'entra mio padre.- li guardo tremendamente confuso, non ci sto capendo un cazzo. Prendo la busta, le mie mani tremano, sotto sotto ho un po' paura. La apro e faccio uscire la lettera al suo interno. E' tra le mie mani, la fisso per qualche secondo e penso:" la leggo o non la leggo? La leggo o non la leggo?". La rimetto velocemente nella sua busta, e davanti agli occhi dei miei genitori me ne vado in camera mia. Non la voglio leggere con loro davanti, devo essere solo. Ma non voglio farlo ora, un'altra volta. Intanto però la metto in un posto sicuro, lontano dalle grinfie di mia madre. La infilo quindi dietro al poster dei Led Zeppelin. "Geniale" sussurro e mi scappa un sorrisino. Scendo le scale velocemente, ed esco di casa. 
 
-merda!-impreco, fuori è scoppiato il diluvio ma non mi importa più di tanto, mi stringo nella felpa, mi copro col cappuccio, e cammino sotto la pioggia verso la mia salvezza: Danny.
 
 Suono al suo campanello. E aspetto qualche minuto finchè la porta si apre e vedo lui sorridere. 
 
-sei tornato? Caspita da quanto tempo non ci vediamo!- dice ironico. E non posso fare a meno di saltargli addosso come una scimmia cingendogli i fianchi con le gambe. 
 
-solo un'ora e già mi manchi.- lo guardo facendogli una faccina triste.
 
-oh piccolo Ben non piangere- 
 
-se mi dai un bacino non verso neanche una lacrimuccia-dico con voce infantile. Prima di ritrovarmi le sue labbra sulle mie.
Scendo, mi metto in piedi e lo guardo. E scoppia in una risata. 
 
-perchè cazzo ridi!- gli chiedo.
 
-perchè sei fradicio- risponde.
 
-beh in effetti...-mi guardo, la maglietta e appiccicata al mio petto, e i pantaloni pure, in più sento i capelli più che umidi.
 
-dai seguimi-
 
-ah ma tranquillo ormai la strada la conosco-
 
-c'era una nota di malizia Bruce?- mi chiede divertito.
 
-noooo ma quando mai- dico ironico.
 
Ci ritroviamo in camera sua, di nuovo. Apre l'armadio, prende una maglietta e me la porge. 
 
-posso farmi una doccia?- chiedo, la pioggia comincia a darmi fastidio, malgrado sia maggio è comunque fredda e mi è come entrata dentro. 
 
-ma certo Bruce- 
 
Entro in bagno, è grazioso, le pareti sono dipinte da un'intonaco azzuro chiaro, la doccia è molto spaziosa e lo specchio ha una forma rettangolare. Mi spoglio, aziono il getto dell'acqua calda ed entro, lasciandomi avvolgere dall'acqua e dal vapore. Dopo dieci minuti esco e sento il fastidioso sbalzo di temperatura. Prendo un'asciugamano e lo lego in vita. Ne prendo un altro e mi scompiglio i capelli ricciolini. E mi guardo allo specchio. Tento di capire a chi assomiglio di più dei miei genitori. Il naso è sicuramente di mia madre, ma la bocca e gli occhi... quelli, sono di mio padre. E nel bel mezzo dei miei pensieri sento bussare alla porta.
 
-Ben se caduto giù dal cesso per caso?- urla Danny.
 
-no, sono stato risucchiato dal lavandino.- urlo.
 
-ah ok va bene!-
 
-smettila di urlare e vieni qui!-urlo.
 
La porta si apre e Danny si intrufola velocemente richiudendosela alle spalle. 
Sento i suoi occhi addosso, e mi sento un po' in imbarazzo, finchè non mi abbraccia da dietro e sento il suo corpo riscaldare la mia pelle nuda, le sue mani mi accarezzano il ventre, sotto l'ombelico. E ci riflettiamo nello specchio e non diciamo una parola. Mi da un lieve bacio sul collo e ritorniamo a guardarci. 
 
-so che qualcosa ti preoccupa, lo sento.- dice lui, sottovoce, come un sussurro.
 
-come fai a saperlo...- chiedo abbassando lo sguardo.
 
-non lo so, ma è come se ti conoscessi da sempre...- 
 
-riguarda mio padre, ma ora non te ne voglio parlare, voglio solo stare con te. Io e te.- mi volto e lo bacio. Sentendo che sorride. 
 
Scusate per l'attesa D: *si inginocchia* spero di non aver deluso nessuno T_____T
E tu, lettore che non si degna di recensire è.e vergogna 
Ringrazio invece la mia piccola Mery e HEDDYeTOM che recensiscono SEMPRE, aiutandomi e supportandomi in questa diffile impresa(?) 
-Elli

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Capitolo 8
*** The Truth. ***


The truth.
 
La luce mi colpisce gli occhi svegliandomi. Sono nel letto di Danny.  Mi stringe tra le sue braccia e quando mi volto mi accorgo che mi osserva.
 
-Buongiorno Bruce- dice lui sottovoce.
 
-Buongiorno- e gli sorrido.
 
Dopodichè mi da un lieve bacio sulle labbra e si alza dal letto. 
 
-allora oggi che facciamo?- chiede
 
-teoricamente oggi pomeriggio dobbiamo incontrare il tizio.- rispondo
 
-che tizio?- 
 
-dai su... il tizio- ripeto
 
-ah..siii ceeerto...- dice ironico.
 
-James, babbeo- dico ridendo.
 
-ah ora ho capito- e gli lancio un cuscino che lo colpisce dritto in faccia.
 
Facciamo colazione in due minuti tracannando quello che doveva essere succo di futta e mangiando come due maiali mettendo in bocca tre biscotti al cioccolato a testa. Usciamo di casa e andiamo nella mia. Devo controllare la lettera, ma mento a Danny dicendogli che in realtà ho dimenticato il portafogli, cosa che è vera, ma ora, strano a dirlo, è di minore importanza. Saliamo le scale, i miei sono già andati via, non me ne preoccupo più di tanto, apro la porta della camera. Tutto in ordine. Cammino nella stanza guardandomi attorno attentamente come se ci fosse un ladro, un'intruso. 
 
-Ben ma che cazzo fai- mi interrompe lui ridendo.
 
-ehm, niente, senti potresti andare di sotto a prendermi la giacca? Sai, così recupero il portafogli...- invento una scusa qualsiasi per stare solo e controllare dietro al poster se la lettera è ancora li... Sento i suoi passi allontanarsi, faccio in fretta, tolgo lo scotch che ferma il poster che, o per l'ansia o per la mia "grazia" e delicatezza, si strappa. Lasciando così cadere la busta. Mi abbasso per raccoglierla, ma è troppo tardi. 
 
-hey Ben cos'è?- chiede curioso.
 
-niente ridammela- e la situazione è molto simile a quella volta in classe, in cui lui mi strappò la foto di Alexandria tra le mani... 
 
-dimmi la verità Ben... Non mentire, non a me ti prego...- mi dice con occhi sinceri. 
 
-devo ancora leggerla... mi è stata spedita dal carcere, la sto nascondendo da mia madre. So solo che riguarda mio padre. Ora posso riaverla?- e tendo una mano avanti verso la busta.
 
-certo.- risponde secco. E me la porge. La afferro con un po' di titubanza, dopo mi siedo sul letto e lo guardo.
 
-ti va di aprirla con me?- chiedo e intanto abbasso lo sguardo.
 
Lui non fiata, annuisce soltanto e si siede  accanto a me. 
La apro lentamente. Le mani mi tremano. Prendo un lungo respiro e inizio a leggere:

 
Caro Ben, 
 
sono tuo padre, da quanto tempo eh? La mia mano trema mentre ti scrivo queste semplici e misere parole, sai ho paura che tu mi odi... 
 
Ci siamo separati quando tu eri ancora piccolo, non potevi sapere quello che stava accadendo. Non sono mai stato un buon padre, questo è quello che mi ha sempre ripetuto tua madre. Secondo lei era meglio se me ne andavo da te. Ti prego, non richiudere questa lettera, è importante, è l'unico modo che ho per comunicare con te, l'unico mezzo a mia disposizione per far sentire la mia voce, per dirti che io ci sono, sempre e che ti voglio bene. Ma soprattutto voglio spiegarti molte cose, tutti i fatti che sono successi. 
 
Sono stato arrestato dopo la tua partenza verso York, ho sempre avuto problemi di droga e alcol. Soprattutto dopo la scoperta che tua madre mi tradiva con un altro uomo, uno migliore di me. Quella sera mi trovavo in un locale, essendo il manager di una band dovevo assistere a una loro piccola performance. Ho bevuto. Molto. Ho assunto droga. Tanta. E' scoppiata una rissa. E' morto un uomo. Mi hanno giudicato complice di un mio, all'epoca, amico. Giuro sulla cosa più importante che ho, ovvero te Ben che io sono innocente. Tua madre mi ha sempre colpevolizzato su questo fatto. Sempre. All'inizio avevo il diritto  di vederti una volta al mese, eri pur sempre mio figlio, ma lei ha deciso che era meglio che tu stessi lontano da un mostro come me, da uno come tuo padre. Vi siete trasferiti, e tutte le volte che chiamavo a casa tua, lei non mi ha mai permesso di parlarti. Ti prego non provare pietà per me, non me la merito. Non provare odio per tua madre, lo ha fatto per proteggerti. 
 
Ormai Ben devi avere diciassette anni, sei grande. Mi manchi moltissimo. Potrai pensare che sono solo un povero pazzo assassino che si fa vivo dopo dieci anni o più... pensa tutto quello che vuoi, sei libero. Io sono felice al solo pensiero che tu stia toccando questa carta, che tu stia leggendo le mie parole. 
 
Spero di vederti presto.
 
Ti voglio bene leoncino.        
                                                                         -Chris 
 

Una lacrima bagna la lettera. Un abbraccio mi avvolge. Un urlo mi esce dalla gola squarciando il silenzio.  



 
 
 
buonasera a tutti, beh non ho nulla da dire, lascio a voi...
mi scuso se è corto... 
onestamente è stato triste scrivere questo capitolo...
spero di non aver deluso le vostre aspettative...
-elli

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Capitolo 9
*** Home. ***


Home.
 
-merda, abbiamo dato buca a quel James...- dico io con le lacrime agli occhi. 
 
-tieni qua sto fazzoletto e non preoccuparti di nulla Ben...- dice lui consolante con un fazzoletto in mano.
 
Sono passate tre ore e i miei occhi non vogliono smettere di lacrimare... Meno male che c'è lui... Danny.
 
-hey Ben scusa, ma ora devo andare a casa.. - mi dice lui dispiaciuto.
 
-ah.. ok, si meglio, fra poco arriva mia madre, preferirei che non ti vedesse. - rispondo guardando il pavimento.
 
Scendiamo le scale, lo abbraccio, lo saluto, non vorrei lasciarlo mai, gli do un bacio sulle labbra e apre la porta. 
 
-ciao Bruce-
 
-ciao Worsnop...-
 
Chiudo la porta, sono solo. Ancora. Mi dirigo verso la cucina, prendo un sacchetto di patatine e mi tuffo nel divano, accendo la televisione e rimango lì in stato vegetativo per circa mezz'ora. Dopo il mio sguardo si sposta verso le fotografie sopra il nostro caminetto. Io da piccolo, io e mia madre, mia madre e suo marito, il loro matrimonio. Mi fa schifo. E in quel momento provo solo rabbia, nemmeno un briciolo di tristezza, solo fottutissima rabbia... Mi alzo di scatto e inizio a scaraventare per aria quelle odiose fotografie, per poi passare ai soprammobili, alle sedie. Mi fermo quando mi rendo conto di quello che sta succedendo. Attorno a me regna il caos, solo confusione. Tutto per aria. Sembra il campo di battaglia di una guerra combattuta con me stesso, o forse una rivolta verso quelli che mi hanno rovinato la vita. 
 
-Ben che hai combinato!- urla mia madre. Nemmeno l'avevo sentita. Mi volto verso di lei, che stringe i pugni e mi guarda con gli occhi spalancati. Io sono tranquillissimo, anche troppo. 
 
-niente- rispondo fissandola intensamente negli occhi.
 
-tu sei pazzo...- sussura lei, non ha la forza di gridare.
 
-e tu una lurida stronza puttana- rispondo senza nessun briciolo di pietà, prima di sentire la sua mano scontrarsi con la mia guancia. Non provo nessun dolore, nessun tipo di sentimento, nemmeno l'odio...
 
-mi hai rovinato la vita... mi hai tolto un padre... sei stata egoista per tutto questo tempo... mi hai cresciuto raccontandomi solo bugie...-
 
-Ben credimi non è vero. Era tutto per il tuo bene.-dice lei prendendomi per le braccia e scuotendomi.
 
-no, era solo per il tuo bene.- dico puntandole il dito contro prima di andare in camera mia a fare le valigie. 
 
Scendo le scale con due valigie e la mia chitarra sulle spalle. 
 
-dove pensi di andare eh?- mi chiede lei.
 
-via da te- rispondo. Non mi ferma, non dice nulla, a mio parere è quasi felice, non versa nemmeno una lacrima. Mi ero immaginato molte volte questo momento, me la immaginavo inginocchiata per terra a scongiurarmi di restare addossandosi tutte le colpe. 
Mi avvicino alla porta d'ingresso, la apro, mi guardo indietro per l'ultima volta. E' in piedi davanti a me, appoggiata al muro della cucina. 
 
-ciao Elizabeth.- dico.
 
-ciao Benjamin.-
 
Furono le ultime parole che rivolsi a mia madre. 
 
 
Busso alla porta di Danny. La apre, prima guarda me e dopo le valigie e senza fare una domanda dice:
 
-si puoi stare da me.-
 
Entro, mi sono sempre sentito bene in casa sua, nella mia, o meglio, in quella di mia madre, mi sentivo quasi un estraneo...
 
-hey Ben!- dalla cucina esce sua madre, che mi abbraccia sorridendo. 
 
-mamma, Ben sta passando un momento difficile e...- introduce Danny.
 
-sono andato via di casa, si, mia madre lo sa, mi potete ospitare fino a quando troverò una casa?- dico io evitando domande da parte sua.
 
-ma certo caro- mi guarda con occhi comprensivi, come se veramente mi capisse...
 
-Danny vai a sistemare la tua stanza...- dice a suo figlio.
 
Quando sentiamo i suoi passi allontanarsi mi prende la mano e mi dice sottovoce:
 
-alla tua età ho lasciato anche io casa mia...sono scappata dalla mia famiglia. So quello che stai passando.- mi lascia la mano e ritorna in cucina. 
 
Vado in camera di Danny, appoggio i miei "bagagli" e lo abbraccio da dietro, mentre lui è intento a creare uno spazio nel suo armadio per i miei vestiti.
 
-hey...- dice lui sorridendomi.
 
-hey...-rispondo con una guancia appoggiata nella sua spalla. 
 
-tua madre sa di noi?...- chiedo titubante.
 
-mmm, no.- risponde- avrei un po' paura che lo dicesse ad esempio a mio padre.- 
 
-ah..- 
 
-ti dispiace che lei non lo sappia?- chiede preoccupato.
 
-nono anzi, meglio così, meno casini.- lo guardo sorridente per poi dargli un bacio sul naso.
 
Ci addormentiamo abbracciati, mi sento bene, quasi felice, avvolto ta le sue braccia, cerco di non pensare ai problemi per un'istante. Ma ci ricado, inciampo nei miei pensieri tristi e malinconici, nei ricordi. E piango, silenziosamente. Prima di sentire la mano di Danny accarezzarmi la guancia  e poi la mano.
 
-tranquillo, andrà tutto bene, ora ci sono io, e ci sarò sempre.- 

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Capitolo 10
*** Bruise and knokledge ***


Bruise and knowledge.
 
Io e Danny ci avviamo verso scuola, edificio che non vedo-per mia fortuna- da due giorni, ma prima o poi dovevo tornare. Stessa gente, stesse facce da schiaffi, il solito gruppetto di ragazze con gli ormoni in subbuglio del primo anno appoggiate agli armadietti della parete destra, il gruppetto dei nerd seduti nelle panchine del lato sinistro, e tanta gente che non conosco,e onestamente non voglio conoscere che cammina per i vari corridoi. Eccolo lì, il mio armadietto. 
 
-hey Bruce sei silenzioso stamattina- Danny mi osserva appoggiato all'armadietto affianco al mio e, come al solito sorride. 
 
-si, sarei rimasto volentieri a casa, senti ti va di fumarti con me una cicca?- chiedo tirando fuori il pacchetto di Marlboro dal mio zaino.
 
-dove, ai bagni? Ma neanche morto, non vado a fumare in un posto che puzza di merda- e mi guarda schifato.
 
-ma sono sempre le Marlboroooooo- e gli passo il pacchetto davanti alla faccia, agli occhi, in modo che lo veda bene e non possa dirmi di no, ma mi sposta il braccio, mi guarda male e mi urla in un orecchio un secco "no".
 
-vorrà dire che andrò da solo- dico un'ultima volta tentando di fargli un po' pena. 
 
-no Ben, no.- mi da un bacio sulla guancia assicurandosi che nessuno lo veda e se ne va.
 
Cammino verso il bagno, apro la porta e vedo un ragazzo specchiarsi e toccarsi un livido. Un enorme livido accanto all'occhio. Si accorge della mia presenza, si gira verso di me per poi ritornare a guardarsi. 
 
-Tutto ok?- chiedo avvicinandomi a lui.
 
-non sono fatti tuoi- risponde secco.
 
-ehm ok scusa...- lo lascio stare, mi appoggio alla finestra, la apro leggermente e mi accendo la mia adorata cicca.
 
-scusa, devo essere meno acido a volte...-dice il ragazzo. Mi accorgo dopo di quanto sia carino. Ha una voce profonda, i capelli sono castani chiari, che gli calano sulla fronte con un ciuffo liscio mentre solo dopo mi accorgo di un dilatatore di colore blu al lobo destro. 
 
-tranquillo, è vero, dovrei farmi i cavoli miei.- rispondo smettendo di osservarlo.
 
-non preoccuparti, non sono preso di mira dai bulli, e fare la mia conoscenza non ti porterà ad essere pestato a sangue appena esci di qui- ride- io sono James piacere- e mi porge la mano.
 
-io sono Ben- rispondo.
 
-che coincidenza, sai non ho molta fortuna coi tizi che si chiamano come te, l'altro giorno dovevo incontrarmi con un ragazzo col tuo stesso nome ma mi ha dato buca. Lo vedi questo foglio?- e mi fa vedere il volantino rosso, uno di quelli che avevamo attaccato per la città io e Danny...
 
-scusa- dico
 
-e di che- ride
 
-sono io quel Ben...- 
 
-ah...- Cala il silenzio.
 
-ho avuto dei gravi problemi mi spiace non averti avvertito credimi, ma ora sono qui, se vuoi ci vediamo in pausa pranzo, sai così c'è anche Danny, l'altro ragazzo, il cantante.-
 
-sai Ben, l'altro giorno ti avrei ucciso, ma ora mi sembri sincero quindi ok, va bene, ci vediamo in mensa oggi.- mi saluta con la mano e se ne va.
 
 
La campanella ci avvisa della tanto attesa pausa pranzo e una massa di studenti si avvia in mensa.
Tiro Danny per la manica.
E aspetto che la classe rimanga vuota.

 
-Worsnop in mensa ti devo far conoscere una persona.-
 
-il tuo amante?- chiede ridendo.
 
-eh si mi hai scoperto!- rispondo tirandogli una pacca sulla spalla.
 
-uffa però... volevo stare un po' solo con te...- mi sussurra all'orecchio tenendomi per i fianchi. Gli prendo il volto tra le mie mani e lo bacio. Ed è la prima volta che non voglio fermarmi e vorrei andare oltre, oltre ad un semplice bacio. E lui lo capisce. Dalla stretta delle mie mani sul suo volto, dalle mie labbra. 
 
-hey hey hey Bruce si calmi.- si stacca e ride- da dove sbuca tutta sta voglia- e ride ancora.
 
-stupido, muoviti dobbiamo andare- dico imbarazzato.
 
La mensa è molto grande, ci sono un sacco di tavoli pieni di ragazzi. Il fracasso delle urla degli studenti si sente appena si varca la soglia della porta d'entrata della scuola. E non è una cosa normale.
Eccolo lì, James, seduto nel tavolino in fondo, da solo. 

 
-heilà James- lo saluto con la mano. -lui è Danny- glielo indico.
 
-ciao James- dice Danny.
 
-ciao Danny- risponde.
 
-allora che suoni?- chiede quel belliss... Danny. 
-suono la batteria da quando ho nove anni, e il mio sogno è sempre stato entrare e suonare in una band.-

Alla fine della risposta i miei occhi si spostano di nuovo verso Danny, e infine non sento più quello che dicono, resto lì imbambolato a fissarlo, ci manca solo la bava e la scena è perfetta, finchè mi sveglio sentendo Danny che mi tira per un braccio. 

 
-allora Ben hai capito?- dice
 
-ehm si....-dico io guardando altrove.
 
-allora dopodomani ci troviamo a casa di James e proviamo ok?- dice come se stesse parlando ad un bambino.
 
-si capito- dico sorridendo come un coglione. 
 
 
I'm back C: ok, la mia reazione mentre scrivevo era indescrivibile, mi è piaciuto un sacco scriverlo. 
Dopo tempo di attesa è apparso James *yeee* e ora Ben è cotto *yeeee* e ora siamo tutti felici *yeee*. ok..... mi dileguo.
ciao C: 

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Capitolo 11
*** Body. ***


Body.
 
-Ben svegliatiiii cazzooo- urla a squarciagola Danny. 
 
-buongiorno, si ti voglio un bene dell'anima anche io.- dico mettendo la testa sotto il cuscino. 
 
-dai guarda che ho preso- e mi lancia un sacchetto. Apro e vedo dei biscotti. Biscotti. Adoro i biscotti. Alzo gli occhi verso Danny che mi guarda male, dato che li osservo come se fossero Dio sceso in terra. E la sua espressione si fa peggiore quando mi ficco in bocca più biscotti possibili e inizio a masticare. 
 
-sei disgustoso Ben, sul serio, fai schifo.- e inizia a ridere. Si siede sul letto, accanto a me e iniziamo a guardarci. Mi bacia e poi mi sussurra all'orecchio:
 
-sai di biscotti- e quando mi ribacia sento che sorride piano. Lo prendo per il viso, come ieri a scuola, per poi baciarlo più appassionatamente. Mi accarezza i capelli scompigliati, mentre io lo tiro sempre di più per la maglia nera, e se non mi stessi controllando gliel'avrei già strappata da un pezzo. Ormai non ho neanche più  fiato,  ora sono sopra le sue gambe, le sue mani corrono per il mio corpo, scendono dai capelli fino alle spalle e poi giù ancora, verso il petto, la schiena, e non si fermano, continuano il loro tragitto. Quando sta per arrivare al punto sento che si ferma e mi sussurra ancora:
 
-posso?- annuisco leggermente con la testa e lui ricomincia, sento le sue mani toccarmi ovunque. Ovunque. Sono un po' in imbarazzo ma mi piace da morire, sento di stare per scoppiare, gemo leggermente, piano, quasi non voglio che lui mi senta. Io non ho nemmeno il coraggio di toccarlo, sto ancora stringendo la sua maglia. Lo stringo forte quasi in un abbraccio quando sento la sua mano calda intrufolarsi nei miei boxer. Mi sembra di star per scoppiare, voglio andare oltre. Ora. Sento la sua mano muoversi velocemente... prima di sentire il campanello di casa. 
 
-merda! Urla Danny, i miei sono tornati e mi ero dimenticato che erano senza chiavi... - Si alza dal letto, si "ricompone" e scende le scale. Dopodichè mi alzo pure io, mi rimetto a posto i boxer e i pantaloni, raccolgo il sacchetto di biscotti e rifaccio il letto. Sono ancora mezzo scombussolato e confuso per quanto accaduto poco fa, è tutti così strano. E ancora una volta odio i genitori di Danny: la prima volta sua madre ci aveva interrotti nel bel mezzo di un bacio, e ora entrambi ci interrompevano durante il sesso. E che cazzo. Questa situazione mi fa quasi ridere finchè non vedo la faccia di Danny quando ritorna. 
 
-Ben hanno ricoverato James.- dice secco.
 
-cosa?!?- lo guardo con una faccia sconvolta. 
 
Siamo pallidi entrambi, con gli occhi splancati e ci guardiamo in silenzio, finchè non ci precipitiamo giù dalle scale  e il padre di Danny ci accompagna all'ospedale di York. L'edificio è molto grande, non ho tempo di osservarlo esternamente perchè corriamo verso l'entrata per poi prendere l'ascensore e salire circa tre piani. Tutto in meno di cinque minuti. Arriviamo e chiediamo subito informazioni ad un'infermiera, che ci indica la stanza 17, in fondo al corridoio. Apriamo la porta. Nel letto appoggiato alla parete destra vediamo un corpo, che dovrebbe essere James. Il viso è ricoperto dai lividi, come le braccia, o meglio, il braccio, poichè il destro è  ingessato. Sembra stia dormendo. Gli occhi sono chiusi. La testa è fasciata da una garza, come il basso ventre. Ci prendiamo una sedia e ci posizioniamo accanto al letto. Dopo pochi istanti di silenzio entra una donna, un'infermiera. 
 
-che gli  è successo?- chiede Danny.
 
-siete suoi amici vero?- chiede la signora. Noi annuiamo. -Suo padre l'ha picchiato per l'ennesima volta. Inoltre non si è accontentato di tirargli solo calci e pugni, ma ha voluto anche accoltellarlo al ventre.- sospira, nella sua voce c'è una nota di tristezza.- Sapete, non era la prima volta che veniva qui... lui l'ospedale l'aveva già visto molte volte a causa di quell'uomo. L'anno scorso ad esempio gli ha rotto il naso. Mi fa una tale tenerezza, ma ora suo padre verrà punito. Questa volta non la farà franca. Il corpo di questo povero ragazzo difatti è stato scoperto proprio da due poliziotti.- conclude lei. Dopodichè controlla il livello della flebo e del battito cardiaco come di dovere e infine ci saluta e se ne va, lasciando me e Danny senza parole.
 
 Ripenso a ieri, quando l'ho conosciuto. Si tastava un livido accando all'occhio. Non avrei dovuto sottovalutarlo, avrei dovuto aiutarlo forse. E' mi salgono un po' di sensi di colpa.  

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Capitolo 12
*** Return. ***


Return.
 
Stiamo riportando a casa James, ormai sono passati due mesi dall'accaduto. La sua ferita è guarita, non completamente, ma l'importante è che non è più a rischio. La scuola si è conclusa finalmente, giugno è iniziato e l'estate annuncia un nuovo periodo, migliore. Di mia madre nessun segno, l'ho dimenticata, per me è sparita. Come se nella mia vita non ci fosse mai stata, però a volte sento qualcosa dentro, e fa un po' male, e quando meno me lo aspetto nella mia mente si proiettano spiacevoli ricordi che mi colpiscono forte e non mi fanno dormire. 
Il nostro viaggio è silenzioso, nessuno fiata, e io ho quasi paura di respirare. Danny guida tranquillo, con un braccio fuori dal finestrino e gli occhiali da sole, James è seduto nel sedile posteriore, tutto composto con gli occhi fissi oltre il finestrino. Sta pensando. Il suo sguardo è concentrato. E allora azzardo una domanda.
 
-a che pensi James?-
 
-nulla- risponde piano.
 
-siii certo.- dico ironico. Attendo una risposta, ma niente, le sue labbra sono serrate, come cucite, non sposta nemmeno lo sguardo. Arriviamo davanti a casa sua, scende, ci saluta ed entra. Appena varca la soglia della sua abitazione io e Danny ci guardiamo senza parlare. Finchè io non dico:
 
-mi spiace per James- 
 
-anche a me Ben, anche a me.- finita la frase Danny accende di nuovo la macchina e riparte, verso casa. E la giornata procede così, tra silenzi e sguardi che parlano da soli, non c'è bisogno di nessuna spiegazione. Siamo entrambi dispiaciuti e confusi, forse ci sentiamo addirittura colpevoli. Abbiamo capito di tenere molto a quel ragazzo. Ormai è un amico. Questi due mesi li abbiamo passati quasi sempre in ospedale. Lo abbiamo sostenuto, abbiamo sperato di ritrovarlo vivo ogni volta che varcavamo la porta della sua stanza, della stanza 17. L'abbiamo addirittura fatto ridere nei momenti peggiori, quando la sua ferita faceva male da morire, abbiamo sognato insieme sulla band, abbiamo scherzato sulle groupie che avremmo "conosciuto". E mi addormento pensando a questi ricordi, ai momenti passati insieme. 

 
 
Il mattino seguente sento Danny che mi da un lieve bacio sulla guancia. Appena apro lentamente gli occhi lui inizia a scusarsi:
 
-scusascusascusascusa non volevo svegliarti- e si copre totalmente con le lenzuola nascondendosi. Allora lo "seguo", scendo anche io sotto le coperte-anche se mi sciolgo dal caldo- e gli prendo il mento tra due dita per poi baciarlo. 
 
-no, non ti scuso- sussurro.
 
-come farò a vivere ora- scherza lui ridendo e facendo una faccia spaventata.
 
-morirai- imito una risata malefica.
 
Sento che mi prende per i fianchi e mi tira a se. 
 
-noi dovevamo finire una cosa....- 
 
-ah si? Veramente?- faccio il finto tonto.
 
-oh si...- e mi bacia appassionatamente, e con piacere ricambio.
 
La sua mano si avvicina all'elastico dei boxer e si intrufola piano piano dentro. Mi accarezza lentamente, prima di velocizzarsi e farmi perdere la mente, portandomi in un altro mondo. Quasi non riesco più a respirare, quindi cerco di prendere il controllo della sua situazione salendo sopra di lui e togliendogli la maglia, accarezzandogli il petto, l'ombelico e poi sempre più giù, ma mi ferma. Mi prende la mano, cosa che io non mi aspetto,  mi guarda e mi sussurra:
 
-comando io leoncino.- e mi spiange facendomi cadere sul materasso. E mi ritrovo disteso con lui sopra. Ci guardiamo negli occhi prima di ritornare a baciarci. Gli cingo la vita con le gambe, e posso sentire che è eccitato. Sento qualcosa... il cellulare di Danny sul comodino. 
 
-non importa dai- dice Danny. Ma è un po' impossibile ritornare al nostro moment0 con gli Slayer in sottofondo...
 
Prende il cellulare con malavoglia, e risponde.
 
-chi caz.. Pronto? Chi parla?- e nel frattempo mette in vivavoce.
 
-ehm, mi chiamo Sam, se vuoi richiamo..-
 
-no ormai..- e si gira a guardarmi.
 
-ho chiamato per il volantino, quello rosso, so che cercate un bassista e io sarei disponibile...- dice. 
 
Io e Danny ci guardiamo ad occhi spalancati, sorpresi e felici, e se fossimo soli ci saremmo messi a saltellare per la casa. 

 
 
Ma che luuuunga attesa u.u vabbè. Spero come al solito di non aver deluso nessuno. Insomma, ora spunta un Sam e chissà che succede u.u eheheh. Ma la domanda è:
Riusciranno Ben e Danny a concludere qualcosa per una buona volta? U.U
La risposta è: Boh U.U 

 
Adios. *va ad ascoltare per la millesima(?) volta The Death of Me*
 
-elli 

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Capitolo 13
*** Heart. ***


Heart.
 
-Avremo una band, avremo una  baaaand- dice Danny saltando sul letto, ovviamente quel certo Sam non è più al telefono. Lo guardo mentre saltella felice con quel sorriso che fisserei per ore, quelle fossete sulle guance che bacio ogni volta che le vedo, quelle labbra fantastiche. Mi risveglio dai miei pensieri quando sento il suo corpo catapultarsi giù e sprofondando accanto a me sul materasso. 
 
-Ben posso farti una domanda?- chiede.
 
-ma certo- 
 
-sei felice?- chiede lui distogliendo i suoi occhi dai miei posandoli sul soffitto. 
 
In effetti era da tanto che non riflettevo sul mio stato d'animo. Danny è stata una cura spettacolare, quando sono con lui il mondo scompare. Da quando l'ho conosciuto è cambiato tutto. Il rapporto con mia madre, con la morte di Alexandria, con l'assenza di mio padre. E' stato e è un vero e proprio salvatore per me. Mi sono sentito capito, meno solo. Dopo la scomparsa di Alexandria avevo passato un periodo orribile, vegetavo nella mia stanza, non andavo a scuola, e passavo le mie giornate fumando Marlboro, ascoltando Led Zeppelin e pensando a come sarebbe stato meglio morire abbandonando questo mondo.
 Lo osservo per qualche istante, osservo il profilo del suo volto, i riflessi dei suoi capelli illuminati dalla luce del sole che entra dalla finestra aperta. 
Mi avvicino poi per dargli un bacino sul collo.
 
-si, mai stato meglio- gli sussurro stofinandomi il naso sull'incavo della spalla. 
 
-sei la cosa più importante che io abbia mai avuto.- mi dice fissandomi negli occhi, e non posso fare a meno di perdermi in quel verde, che sembra blu. Gli do un bacino sul naso e lo abbraccio, non lo vorrei lasciare mai. 
 
-sai cosa sei?- dice lui ridendo.
 
-no- rido.
 
-una cozza- e scoppia in una risata fragorosa.
 
-io sarei una cozza? E perchè mai sentiamo- dico fingendomi offeso. Incrociando le braccia al petto.
 
-perchè ti appiccichi a me e non mi lasci più- dice sorridendo- la differenza è che tu sei l'unica cozza che mi piace-

Rimango a fissarlo in silenzio per qualche minuto. 

 
-ma sei rincoglionito- dico ridendo, e quasi quasi non riesco più a respirare. Poi si avventa su di me e inizia a farmi il solletico, cosa che non sopporto e ora mia sembra proprio di morire. Dopo però le cose cambiano. Lui si ferma, e di conseguenza anche io. Ci guardiamo e ci parliamo con lo sguardo, non diciamo una parola, e stavolta non ci ferma nessuno. Ci baciamo come non mai, ci tocchiamo ovunque, finche mi ritrovo senza boxer e senza maglietta. Le sue mani indaffarate, mentre la mia mente è altrove, in un altro pianeta. Gemo come non mai. Poi è lui a trovarsi completamente nudo, privo di qualsiasi vestito. E stavolta però non mi ferma, ora mi lascia fare il mio lavoro, e quando non gli basta sento le sue forti mani afferrarmi la testa e spingermi verso il suo basso ventre. In una frazione di secondo però lui è ritornato sopra di me, ed io gli cingo i fianchi con le gambe. 
 
-Ben, dimmi se vuoi che smetta.- mi sussurra all'orecchio.
 
-prova a fermarti e ti stacco un braccio- rispondo io a bassa voce. 
 
-non voglio farti male.- dice lui.
 
-fallo e basta.- e gli rivolgo uno sguardo inceneritore.
 
Dopo poco lo sento dentro, e mi sento quasi bruciare, fa male da morire ma successivamente quando inizia a muoversi tutto cambia. All'inizio si muove lentamente, poi il movimento diventa sempre più veloce. Mi viene quasi da urlare, ma lui mi tappa la bocca baciandomi. Ma le mie urla non sono di dolore, sono urla di piacere. Non voglio  che finisca mai. 
 
Quando arriviamo al limite sento un calore immenso dentro, prima di sentire il suo corpo accasciato accanto al mio che mi abbraccia. Le sue labbra baciano lievemente la mia fronte sudata, e dalle nostre bocche escono respiri affannati. Appoggio la mia testa sul suo petto e ascolto il suo cuore, che piano piano rallenta fino a regolarizzarsi. 
 
-batte solo per te- sussura Danny. 
 
E una lacrima mi scivola sulla guancia per poi bagnare il suo petto. 
 
Non mi sono mai sentito così importante. 
 
-Danny credo di amarti- sussurro guardandolo negli occhi. 

 
 
 
L'hanno fatto. C'è da dire solo questo LOL 

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Capitolo 14
*** Bitter tear. ***


 Bitter tear.
 
Eccoci qui, tutti e tre -io, Danny e James- davanti ad un fast food ad aspettare Sam, o come cavolo di chiama. James ormai sta meglio, ora vive con sua nonna e suo padre è stato incarcerato per violenza verso il figlio. Non ho idea di quando uscirà. Ora vogliamo solo stargli accanto e proteggerlo. Ricordo quando per un periodo avevo io bisogno di conforto, di qualcuno accanto che mi autasse e mi proteggesse, e mi sento in dovere di farlo io stavolta. Non voglio che le persone a cui tengo provino ciò che ho patito io.
-ma sappiamo qualcosa di sto tizio?- chiede James con la sua voce profonda e quasi non si capisce che dice. Si, fa molto ridere.
-no, nulla- risponde Danny tentando di imitare la voce di James e facendoci ridere come due coglioni. Aspiro un altro po' di tabacco dalla mia sigaretta quando vedo un ragazzo apparentemente normale camminare verso di noi. E' di media statura, un gran bel fisico per la sua età. I capelli sono lisci e leggermente lunghi, non eccessivamente ecco. Ciò che mi colpisce è il suo sorriso. E' così solare.
 
-io sono Sam, siete voi...- non fa in tempo a finire la frase che Danny lo precede.
 
-si si si, io sono Danny, lui è Ben -e mi indica con il suo bellissimo dito e io saluto con un cenno con la mano- e lui è James.-conclude.
-piacere di conoscervi ragazzi- dice Sam. Deve essere un po' timido e imbarazzato, perchè noto che le mani gli tremano un po' e non sa che dire. Così parlo io.
 
-beh allora entriamo? Sto morendo di fame.- rido camminando verso l'entrata del fast food. Dieci minuti dopo siamo seduti ad un lurido tavolino rosso di quello strameledetto posto. Danny tiene tra le mani un hamburger che a me fa venire il voltastomaco solo a gurdarlo. James invece ha optato per un semplice toast, Sam per delle crocchette di pollo e io invece per delle misere patatite. -"Almeno mi danno la sorpresa" -Penso.
-Da quanto suonate?- chiede Sam addentando una crocchetta.
 
-Io suono praticamente da quando ho otto anni. Ricordo ancora la prima batteria che mi era stata regalata. E non posso dimenticare che le mie prime bacchette le portavo sempre con me nello zaino quando andavo a scuola.- dice James sorridendo.
-io canto.- dice Danny secco. -io ho sempre cantato e scrivo canzoni da.... boh, non ricordo.- conclude serio. C'è qualcosa che non va, lo sento.
-ehm, beh, io ho toccato la mia prima chitarra a sei anni, e avevo capito che era il mio sogno. Osservavo mio padre, le sue dita sulle corde e la musica che creava e me ne ero innamorato. Così a dieci anni me ne sono comprata una.- finisco la frase alzando le spalle.
 
-che storie interessanti- dice Sam- io invece inizialmente sono stato obbligato a suonare. I miei genitori sono musicisti quindi... si insomma capite bene che per loro dovevo per forza appassionarmi ad uno strumento. Il primo periodo lo odiavo, avrei voluto distruggere il basso facendolo cadere accidentalmente fuori dalla finestra- ride- poi invece ha cominciato a piacermi, finchè non passavo tutti i pomeriggi a suonare.- continua a ridere.
Sam è un ragazzo strano, particolare, un po' timido forse, ma non è male, si, insomma è divertente e tutto il resto. Ma secondo me è molto di più, credo sia una persona seria e con la testa sulle spalle. Non da l'idea di essere un drogato ubriacone e festaiolo come Danny. E' quasi misterioso. Non vedo l'ora di inizare a suonare insieme, di formare la band: voglio solo liberarmi dei fantasmi del passato e cominciare una nuova vita. A cosa vado incontro? Non ne ho idea... assolutamente, so solo che voglio lasciare indietro il mio mondo precedente.
 
Due ore dopo andiamo tutti a casa di Sam, tanto per stare in compagnia. Entriamo in questa modesta abitazione, preceduta da un piccolo giardino con due bellissimi alberi, l'interno è accogliente, i mobili sono in legno e in un certo senso ti fa sentire a casa. Nel salotto di sono due divani color panna in cui ci sediamo.
 
-ci canti qualcosa?- chiede James rivolgendosi a Danny.
-e che vi dovrei cantare- risponde lui ridendo.
 
-una tua canzone- dicono all'unisono Sam e James.
 
Guardo Danny credendo che si sarebbe messo a cantare facendomi poi impazzire con la sua voce, ma l'unica cosa che vedo è il volto del mio salvatore rabbiuiarsi. Il sorriso quasi gli scompare del tutto, e di conseguenza anche le sue fossette sulle guance, i suoi occhi si spengono piano piano e si posano prima sulle sue scarpe e poi sui miei. Appena i nostri sguardi si incrociano sento dei brividi percorrermi tutto il corpo. Non capisco che abbia, ma fa stare male anche me. Danny guarda l'orologio appeso sopra il caminetto nella stanza e si alza.
 
-scusate, ho un impegno, me ne sono ricordato solo ora, mi sa che vi devo lasciare.- dice tentando di sorridere, ma tanto non mi inganna. So che non sta bene.
I ragazzi lo salutano e appena Danny apre la porta di casa Bettley mi alzo, saluto anche io e raggiungo l'entrata, e mentre Danny sta per richiudersi la porta alle spalle, metto il mio piede a bloccarla. Lui la riapre piano, mi guarda e vedo una piccola lacrima rigargli la guancia.
 
 


Allora, nella scena è entrato Same yeeeeee :D però come al solito faccio soffrire la gente T.T quindi ho aggiunto un altro mistero U.U perchè il piccolo grande Worsnop piange ? Boh U.U 

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Capitolo 15
*** A gentle reminder. ***


A gentle reminder.
 
Lo abbraccio più forte che mai dopo essermi richiuso la porta alle spalle. Non dice nemmeno una parola, sento solo qualche lacrima calda bagnarmi la maglietta.
 
-Ben, andiamo in quel posto ti prego- sussurra.
 
-ok...- gli sfioro la mano per poi prendergliela e camminare accanto a lui verso il prato dove ci eravamo conosciuti, o meglio, avevamo iniziato a conoscerci.

Il tragitto prosegue in silenzio, nessuno dei due fiata. Il fatto è che non so aiutare le persone, mi trovo infatti un po' in difficoltà, non ho idea di come comportarmi. Intanto però la mia mano stringe la sua, e lui non la evita, la tiene ferma. Il suo sguardo è fisso al terreno, mentre il mio sul suo viso. Non l'ho mai visto in questo stato. Non voglio vederlo mai più. Ormai vedo gli alberi, il grande prato verde e la maestosa fontana da cui zampilla acqua fresca e trasparente. Ci sediamo nello stesso posto. Il primo a sedersi è Danny, poi io, che mi siedo davanti a lui.

 
-no, ti prego vieni qui- e mi indica il posticino accanto a lui. Allora mi trascino verso di lui e appoggio la testa sulla sua spalla. 
 
-Ben ho bisogno di parlarti- dice a bassa voce fissando un punto indefinito di quella distesa verde punteggiata di fiori gialli. 
 
Io invece lo guardo e annuisco.
 
-non ti ho detto tutta la verità, anzi, devo dirti un sacco di cose e non so da dove iniziare, sono confuso.- dice.
 
-perchè non mi spieghi il motivo per cui non vuoi cantare le tue canzoni...- sussurro.
 
Fa un profondo sospiro. 
 
-ho iniziato a scrivere canzoni nel periodo in cui stavo male. Cantarle significa riportare a galla momenti del passato da dimenticare. Ti ricordi quando sei venuto in camera mia e le hai viste tutte attaccate al soffitto? Beh quella volta ti ho mentito... sono lì perchè mi fanno capire che ora sono giorni migliori. - dice, e nella sua voce sento la malinconia.
 
-cosa avevi..- chiedo.
 
-mi drogavo. Mi bucavo.- dice secco.
 
E mi crolla il mondo addosso, il terreno sotto di me sparisce. Ho un tuffo al cuore. Gli prendo un braccio con forza e lo guardo. Li vedo, dei piccoli buchi che ormai stanno sparendo. 
 
-dimmi che hai smesso ti prego.- dico tra i singhiozzi stringendogli il volto tra le mani. 
 
Annuisce lentamente. 
 
-ho smesso. L'ho fatto solo per te, da quando ti ho visto nel retro del locale, da quando abbiamo parlato per la prima volta, da quando ho visto il tuo sorriso.- dice con il magone in gola.
 
Mi fiondo addosso a lui, lo bacio come se non lo vedessi da una vita. Stringo la sua testa  sul mio petto.
Dopo qualche minuti ritono a parlare.
 
-perchè lo facevi- chiedo.
 
-perchè la notte invece di dormire ero tormentato dai ricordi.- fa una pausa prima di ricominciare. -i miei genitori me li ricordo. Ero abbastanza grande per ricordarmeli. Li ho visti. Non è vero che mi avevano abbandonato. Sono morti davanti ai miei occhi.- finita la frase due lacrime gli scendono liquide e veloci sulle guance, prima di schiantarsi sulla sua felpa. -mia madre era minacciata da un pazzo, quelli che oggi chiamano stalker. Una bella sera eravamo fuori casa, tutti e tre, tornavamo dal cinema, quando ho visto quest'uomo avvicinarsi a noi e sparare due colpi al cuore dei miei genitori. Avevo solo sei anni.- dice Danny con tutto il coraggio in sè. E posso sentire tutta la rabbia nella sua voce. 
 
Piango anche io, non riesco a trattenermi. 
 
-lo vedi, ti sto facendo soffrire, non dovevo dirtelo...- inizia a dire lui.
-è tutta colpa mia, dovevo stare zitto, non dovevo parlarne. Sono un'egoista, ho preferito liberarmi di un peso non pensando ai tuoi sentimenti! - urla. 

 
Poi non riesco più a controllarmi. Reagisco. La mia mano gli colpisce violentemente la guancia facendolo tacere. Lo stringo fra le mie braccia e gli accarezzo i capelli, gli do un bacio sulla fronte e gli sfioro le sue braccia nude. 
 
-zitto. Sono qui Worsnop.- gli bisbiglio all'orecchio. -devi stare tranquillo.-
 
-ho paura di non riuscire a proteggere neanche te.- dice a bassa voce. 
 
-e io di non saperti aiutare- concludo.
 
Alza la sua testa dall'incavo della mia spalla e mi guarda. I nostri occhi si incontrano. 
 
-Ben ti amo- sussurra.
 
-anche Danny.- dico.
 
-senza te forse non sarei nemmeno qui- dice. 
 
E mi sento importante. 
 
 
 
Tralasciando il fatto che ho pianto come una fontana, lascio a voi recensire e commentare. 
p.s. spero che qualcuno abbia notato il riferimento ad A prophecy... (non solo nel titolo)
Alla prossima <3

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Capitolo 16
*** Scream. ***


Scream.
 
Stanotte Danny si è svegliato, ho sentito che si alzava dal letto per andare alla scrivania. Ha fatto tutto silenziosamente, non voleva svegliarmi ovviamente. Come luce ha usato una piccola torcia, ha preso un foglio e una penna e ha cominciato a scrivere. Dieci minuti dopo ha nascosto il missterioso pezzo di carta sotto un libro, ha spento la lucina ed è ritornato a letto, stringendomi tra le sue braccia. Ora è mattina, guardo l'orologio: 9.40. Alle undici abbiamo prove con i ragazzi, forse è meglio che io lo svegli. Gli do un bacio su una tempia, e gli sfioro il braccio con l'indice, disegnando dei cerchietti immaginari. Schiude leggermente gli occhi assonnati e sorride. 
 
-buongiorno Bruce- bisbiglia.
 
-'giorno, dormito bene Worsnop?- chiedo tentando di scoprire cosa ha fatto stanotte quando si è svegliato.
 
-si si tutto ok, dormito da dio.- risponde sorridente. 
 
Guarda l'orologio, poi guarda e me.
 
-ora scusa ma vado a farmi una doccia- mi da un bacio sulla fronte, si alza e va verso il bagno.
 
La curiosità di scoprire cosa ha scritto però è troppa, aspetto di sentire il getto dell'acqua azionarsi per poi fiondarmi alla scrivania.  Rovisto i vari foglio sul tavolo, apro vari libri finchè lo trovo. E' datato 20 giugno, cioè oggi, ore 4.00. Ci sono molti scarabocchi, parole cancellate e altre aggiunte, e dall'aspetto sembra una canzone:
 
"A prophecy" è il titolo. 
 
"How stubborn are the scars
when they won’t fade away?
Or just a gentle reminder
that now are better days?
We’ll be home soon,
so dry your eyes,
You’ll be okay.
Oh my God!
The water is rising!
It’s rising!
You just have to believe in me!
Failing that
I’ll ride this storm alone!
We can still make it out, fuck’.
I can help you through this,
But you have to take my hand!
I can take you home,
Take my hand,
Take my hand!
I should’ve known the tides
were getting higher.
We can still survive.
They think we’re drowning
but our heads are still above the waves,
Above the waves.
We can still survive!
You never said goodbye, goodbye!
You never said goodbye!
And now you’re on your own!" 
You never said goodbye!
You never said goodbye, goodbye!
 
-lascia subito stare quel foglio- sento la voce di Danny che mi prende alla sprovvista. "cazzo mi ha scoperto"...

-Danny è bellissima- dico con le lacrime agli occhi e il magone in gola.
 
Mi strappa di mano il foglio, lo piega e lo metto dentro un cassetto. 
 
-non devi frugare tra le mie cose...- dice serio guardandomi negli occhi. 
 
-scusa, ti chiedo scusa, sul serio.. non dovevo.- dico a bassa voce. 
 
Sento che mi abbraccia, ha solo un asciugamano addosso e sento che è ancora bagnato per la doccia. 
 
-non devo trattarti così- si rimprovera.
 
 
Usciti di casa ci avviamo a casa di Sam per suonare. Io prendo la mia chitarra, Danny la sua voce e partiamo. Arrivati sono tutti lì, e noto un ragazzo diverso, molto alto e magro. 
 
-ciao ragazzi- salutiamo. 
 
-hey eccovi, lui è Cameron, si è offerto di suonare la seconda chitarra- dice Sam.
 
-perfetto!- esulta Danny. -Band al completo- ride.
 
Alla fine delle presentazioni Sam ci porta in una stanza dove è già sistemata una batteria, qualche amplificatore e un microfono, d'altronde  non dimentichiamoci che i suoi genitori sono musicisti. 
James guarda meravigliato quella bellissima batteria e si sistema. Sam prende il suo basso e mi porge una chitarra ancora dentro la custodia. 
 
-no tranquillo ho la mia- sorrido. 
 
-avanti tieni questa- insiste gentile.
 
Apro la custodia. Non ci credo, la Ibanez nera... quella al negozio. Sono emozionato oltre ogni dire. Non avrei mai pensatoo che un giorno sarei riuscito ad averne una ta le mani, men che meno suonarla. 
 
Danny intanto prende il microfono. Decidiamo di suonare qualche canzone, di quelle classiche, le solite che ormai conoscono tutti ma nessuno si stancherà mai di suonare. Devo dire che è bellissimo. Si sta bene con loro, è divertente, secondo me suonamo bene insieme. Sono veramente meravigliato dalle abilità degli altri ragazzi. I nostri suoni si uniscono alla perfezione, e la voce di Danny mi ipnotizza come al solito, e ricordo ancora la prima volta che l'ho sentita. Eravamo in camera mia e lui cantava "Don't cry".
 
Le mie dita scivolano veloci e pizzicano le corde splendenti. 
 
Alla fine di un brano dei Led Zeppelin posiamo i nostri strumenti e ci sediamo su delle semplici sedie pieghevoli. 
 
-è stato fottutamente fantastico!- esulta James tracannando una  birra. 
 
E trascorriamo circa un'ora a discutere e a parlare di noi e a fare battute stupide  quando Danny si alza, prende il microfono e inizia a cantare.
 Rimaniamo stupefatti. Ci meraviglia con lo scream.
 
 Ed è solo dopo la prima strofa che la riconosco: " A prophecy". Osserviamo attentamente quello che dovrebbe essere Danny, ma che ora è irriconoscibile. Osserviamo il  volto di quello sconosciuto che si sta sforzando moltissimo, sembra stia quasi per scoppiare. 
 
"We’ll be home soon,
so dry your eyes,
You’ll be okay." -canta in melodico mentre mi guarda, ed è quasi rassicurante, non so nemmeno il motivo. Poi chiude gli occhi. 
 
"Oh my God!
The water is rising!
It’s rising!
You just have to believe in me!" -urla con tutta la voce in corpo.
 
"Failing that
I’ll ride this storm alone!
We can still make it out, fuck’." -alza il dito medio e abbassa la testa.
 
"I can help you through this,
But you have to take my hand!
I can take you home,
Take my hand,
Take my hand!"-urla guardandomi e in quelle urla sento solo disperazione.
 
"I should’ve known the tides
were getting higher." -canta colpevole. 
 
"We can still survive.
They think we’re drowning
but our heads are still above the waves,
Above the waves." -dice con sicurezza alzando un braccio verso l'alto.
 
"I should’ve known the tides
were getting higher.
We can still survive."-ripete più di una volta, quasi come un sussurro.
 
"You never said goodbye, goodbye!"-ricomincia a urlare, si inginocchia di scatto e ci guarda con i capelli che gli calano sul viso.
 
"You never said goodbye!" -dice disperato.
 
"And now you’re on your own!
You never said goodbye!
You never said goodbye, goodbye!" -conclude così. Rialza la testa lentamente. Ci osserva in silenzio. Mi osserva. 
 
 
 
Allora, avviso che ho tagliato il pezzetto del testo:
"(I should’ve known the tides
were getting higher)
(We can still survive)
(Above the waves)
(I should’ve known the tides
were getting higher)
(I should’ve known the tides
were getting higher)"
Per il resto, spero vi sia piaciuto. 
Alla prossima :3
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 17
*** Ocean. ***


La parte in corsivo si riferisce ad un flash-back.
 
Ocean.
 
Oggi io e i ragazzi andiamo in spiaggia, tanto per trascorrere un po' di tempo insieme. L'ultima volta che ci sono stato ero con Alexandria, quando le ho scattato quella foto che ora porto sempre con me. Guardo Danny e mi tocco la tasca destra dei pantaloni, dove tengo la fotografia. Sento i ragazzi ridere tra loro. Io però sono da un'altra parte con la mente. 
 
-Dai Ben ti ho detto di no!- dice lei ridendo. Che bel sorriso. 
 
-eddai solo una foto!- dico prendendo la macchina fotografica usa e getta.
 
-ti ho detto di no- replica lei saltandomi addosso e iniziando a farmi il solletico.
 
Dopo un po' smette e mi lascia in pace. Si rimette a sedere sullo scoglio a gambe incrociate. Restiamo a fissare il mare insieme, poi quando meno se lo aspetta le scatto la foto, ma quando se ne accorge  è ormai troppo tardi.
 
-stronzo- dice lei ridendo tirandomi un pugno sulla spalla. 

 
-Tu che ne pensi Ben?- la voce di James interrompe il ricordo e mi sveglia dai miei pensieri. 
 
-ehm...- lo guardo smarrito. Non ho idea di cosa stessero parlando.
 
-Ben ma che cazzo hai, sei sempre per i fatti tuoi- dice James ridendo.
 
-magari pensa a qualche bella ragazza- dice Danny sorridendo maliziosamente. Quel ragazzo non ha idea di quanto mi faccia impazzire quando sorride. 
 
-ohohoh- urlano tutti, e sento Cameron e James tirarmi un pugno su una spalla.
 
-come si chiama?- chiede Sam facendomi l'occhiolino.
 
In realtà è vero... stavo pensando ad una ragazza. Solo che lei è morta. Penso.
 
-Alexandria- dico distogliendo lo sguardo per poi posarlo oltre il finestrino e successivamente su Danny.
 
Noto dalla sua espressione che è dispiaciuto, ha smesso di sorridere, anzi, ha addirittura abbassato lo sguardo.
 
-raccontaci tutto  di lei- dice James curioso.
 
-no vi annoierei, è una storia lunga.- rispondo.

-però ce la farai conoscere vero?- chiede Cassells.
 
-certamente- rispondo sottovoce fingendo un sorriso.
 
Intanto Sam alza il volume dello stereo e inizia a ballare agitando le braccia a ritmo di musica. Ridiamo tutti, però io mi estraneo  ancora  e mi viene il magone in gola. 
 
Dopo un quarto d'ora sento la voce di Sam.
 
-siamo arrivati!- urla il ragazzo sfoggiando uno smagliante sorriso.
 
Scorgo la spiaggia alla mia destra, oltre il finestrino. La sabbia è dorata, e contrasta con il blu intenso del mare. 
Proseguiamo con la macchina, allontanandoci piano piano dagli ombrelloni, finchè diventano pochissimi. Dopo pochi minuti vediamo solo sabbia e scogli. 
L'auto si ferma e scendiamo. Finalmente. Mi sgranchisco le gambe e aspiro un po' d'aria marina. Ho sempre amato questa sensazione. Sentire l'aria del mare entrare nei polmoni mi fa sentire bene, vivo. Quasi mi ripulisce. Camminiamo un po' e raggiungiamo gli scogli sedendoci su quelle rocce. 
 
-merda se è alto!- urla Danny guardando in basso.
 
Io non ci faccio caso e ritorno a osservare l'orizzonte.
 
-Hey chi di voi ha soldi per le birre?- chiede James.
 
Sento un susseguirsi di "no" e poco dopo mi sento degli occhi puntati addosso. Quando mi volto vedo i quattro ragazzi che mi fissano sorridendo. Rido nel vedere quella scena e apro il portafoglio. 
 
-scrocconi- dico ridendo e porgo dei soldi a James.
 
Il mio portafoglio però cade e di conseguenza la fotografia della mia Alexandria esce. 
 
-no!- urlo e la raccolgo, ma Sam la prende prima di me.
 
-chi è questa bella fanciulla?- chiedono Sam e James curiosi.
 
Non so cosa fare, sono confuso. Cerco disperato gli occhi di Danny, ho bisogno di aiuto, di lui.
 
-Alexandria- mi arrendo, gli racconterò tutto.
 
-oh, allora è lei la ragazza che occupa i tuoi pensieri.- dice Cameron facendo l'occhiolino.
 
-allora quando ce la presenti?- chiede James ancora una volta sorridendo.
 
-è un po' complicato.- rispondo serio.
 
-perchè?- chiedono all'unisono.
 
-è morta- rispondo secco. 
 
Tra noi cala il silenzio. Sento solo il dolce rumore delle onde che si infrangono contro le rocce. 
 
-scusaci Ben- dice James dopo qualche minuto. Non hanno nemmeno il coraggio di guardarmi. Abbassano la testa e osservano il terreno. 
 
Sento poi la mano di Danny sfiorare timida la mia. Volgo lo sguardo verso di lui. Il vento gli scompiglia con delicatezza i capelli spettinandoli.
 
-overdose- dico io spezzando il silenzio. 
 
Ancora una volta sono tutti zitti. Nessuno fiata. Meglio così. Non ho  voglia di dare spiegazioni. 
Intanto la mano di Danny si è avvicinata sempre di più alla mia, la stringe forte, mi fa quasi male. Poi sento due braccia avvolgermi da dietro. James. Appoggia il mento sulla mia spalla sinistra, mentre Sam su quella destra. Cameron invece si avvicina e si siede accanto a me e mi da una pacca sul braccio. 
 
-Asking Alexandria- dice Danny.
 
Ci giriamo tutti verso di lui confusi.
 
-La band intendo. Chiamiamola così.- dice gesticolando.
 
-perche?- chiedo. Ripenso alla mia canzone. Ha lo stesso titolo. E' quasi inquietante. 
 
-perchè ci siamo conosciuti davvero chiedendo di lei, di Alexandria.- risponde fissando l'orizzonte. 



 
 
 
Eccomi qui con un nuovo capitolo, spero vivamente vi sia piaciuto. Ho trovato importantissimo che i ragazzi venissero a conoscenza di lei quindi ci ho dedicato un intero capitolo. Ditemelo pure se fa schifo U.U 
Ringrazio coloro che l'hanno recensita e che l'hanno messa nelle seguite^^ grazie di cuore ragazzuoli U.U Senza di voi non sarei nulla(?) 

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Capitolo 18
*** Yes or no? ***


Yes or no?
 
Scendo le scale, i genitori di Danny sono via, credo staranno fuori per circa una settimana. Problemi con il lavoro a quanto ho capito. Mi dirigo verso la cucina, troppa fame, d'altro canto oggi io e Danny abbiamo dormito fino a tardi saltando il pranzo, e ora il mio stomaco urla pietà. Guardo nella credenza e nel figorifero ,prendo pane e Nutella. Poi sento i suoi passi risuonare nel corridoio e sorrido. Poco dopo sento le sue mani calde sfiorarmi i fianchi e spostarmi una ciocca di capelli. 
 
-che fai?- mi sussurra Danny all'orecchio per poi appoggiare le sue labbra sul mio collo e darmi un leggero bacino.
 
-una specie di panino- rispondo, mi volto e gli do un bacio sulle labbra.
 
-vuoi?- chiedo mostrandogli la mia merenda.
 
-si grazie- addenta il panino che sto tenendo tra le mie mani e si sporca le labbra di ciocciolata. 
 
Sembra proprio un bambino. 
 
-guarda che sei sporco- dico ridendo.
 
-ah si? Dove?- ride anche lui tentando di pulirsi invano con il dorso di una mano.
 
-qui- dico, e lo bacio. Doveva essere una cosa breve ma lui approfondisce, e oltre a sentire il calore della sua bocca sento le sue mani sfiorarmi la schiena, sotto la maglietta. E sorrido. 
 
-perchè sorridi?- sussurra lui interrompendo il bacio. Posso sentire il suo respiro sulle mie labbra, adoro questa sensazione.
 
-è questo l'effetto che mi fai- bisbiglio.
 
-eppure là sotto faccio un altro effetto- dice malizioso e ride.
 
-il mio amichetto fa sempre quello che vuole- rispondo ridendo a mia volta.
 
Poi non riesco più a trattenermi e glielo chiedo:
 
-avevi mai fatto sesso con qualcuno prima di me?- dico tutto d'un fiato. Forse ho un po' timore della sua reazione, ma la curiosità la fa da padrona.
 
-beh- ride e si gratta la testa- mettiti l'animo in pace: solo con ragazze- dice. 
 
-quante?- chiedo.
 
-circa... due- dice, ma intanto sposta lo sguardo altrove.
 
-solo?- lo guardo male. C'è un attimo di silenzio, a dir poco imbarazzante.
 
-ok sono sincero, con sette o otto credo.- ride.
 
-ah- riesco solo a dire questo, e dentro sento una sensazione strana, alla bocca dello stomaco. 
 
-mi sbaglio o sei geloso?- mi chiede alzando un sopracciglio e sorridendo.
 
-n-n-no non solo geloso- mento, ecco cos'è quella sensazione... intanto sento le guance andare in fiamme. 
 
-pff no è vero scusa mi sono sbagliato.- dice ironico ed è talmente buffo che gli scoppio a ridere in faccia.
 
-sei solo scemo Ben- sussurra prima di ritornare a baciarmi.
 
Mi tiene il viso tra le sue mani, mentre io gioco con l'elastico dei boxer. Poi un'altra domanda assale la mia mente. Mi stacco.
 
-Danny noi cosa siamo?- chiedo.
 
Lui sbuffa, vuole solo fare sesso e io lo sto interrompendo. Quanto mi diverto. 
 
-a parte gay?- ride.
 
-stupido- rido anche io e gli tiro uno schiaffo leggero sulla guancia.
 
-non lo so, so solo che ti amo e se ora la smetti di farmi domande vorrei concludere qualcosa.- risponde sorridendo riprendendomi il viso tra le mani, ma quando le nostre labbra stanno per rincontrarsi per l'ennesima volta....
 
-concludere qualcosa?- chiedo fingendo di non aver capito. La verità è che mi sto divertendo da morire.
 
-si, col tuo amichetto che fa sempre quello che vuole- mi sussurra ridendo per poi ribaciarmi.
 
-Danny .....come si sono estinti i dinosauri?- chiedo ancora ridendo. 
 
-ora giuro che ti ammazzo- mi dice piegando le labbra in sorriso, poi sento le sue mani prendermi e bloccarmi i polsi. Cedo, dopo qualche minuto mi lascio trasportare da Worsnop che mi porta in camera sua. I nostri vestiti finiscono a terra e la mia voglia di fare domande idiote finisce. Dopo la prima volta non l'avevamo mai più fatto, e ora è diverso. Lo tengo stretto a me e non lo voglio mai lasciare. Accarezzo la sua pelle sudata, a volte addirittura la graffio. Non  ha nemmeno idea di quanto io tenga a lui, ogni giorno ci conosciamo un po' di più, scopro un nuovo lato. 
Si accascia accanto a me e mi osserva.
 
-cazzo guardi- dico io sfoggiando un mega sorriso.
 
-come sei dolce amore della mia vita- risponde ansimante. 
 
-secondo te dovremo dirlo al gruppo?- chiedo avvicinandomi sempre di più al suo viso.
 
-cosa dovremmo dire scusa- dice.
 
-di noi- dico secco indicando con il dito prima me e poi lui.
 
Danny mi prende l'indice nella sua mano, sale sopra di me, finchè non mi ritrovo faccia a faccia con lui e i nostri nasi si scontrano.
 
-caro Bruce, devi smetterla di preoccuparti e di fare domande, sul serio, finiscila, sei peggio di una ragazzina con il ciclo, credimi.- detto questo con straordinaria calma mi da un bacio molto casto sulle labbra e ritorna al suo posto.
 
-io sarei una ragazzina con il ciclo?- dico facendo finta di essere offeso.
 
-oh si- risponde convinto.
 
Lo guardo per un istante e lo abbraccio ancora. E' tutto troppo perfetto. Lo coccolo per tutto il giorno, qualcosa non va, è impossibile che la felicità abbia bussato alla mia porta. Scaccio via le preoccupazioni e lo tengo stretto.
 
 
 
 
Questo capitolo non ha un gran senso ma avevo voglia di scrivere coccolosità U.U quindi pazienza. 

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Capitolo 19
*** Show. ***


Show.
 
-Ben muovi il culo!- sento Danny urlare dal giardino.
 
-Spicciatiiiii- ti pareva ora anche Sam mi mette pressione. Mi metto le scarpe in super velocità e li raggiungo. Appena esco sento i quattro ragazzi applaudire.
 
-ce l'abbiamo fatta Bruce complimenti!- dice Danny sorridendo e ovviamente prendendomi per il culo. 
 
Sono passati circa tre mesi da quando siamo diventati gli Asking Alexandria, e dopo settimane di prova abbiamo in mano un sacco di canzoni. La cosa eccitante è che stasera suoniamo in un locale. Dal vivo. Finalmente. Credo. Ricevuta la notizia eravamo tutti su di giri... difatti siamo andati a festeggiare, si, ci siamo ubriacati di brutto. Brutti, anzi pessimi ricordi albergano nella mia mente....Vedo ancora davanti ai miei occhi il vomito di Sam sulla maglietta di quella povera ragazza. Schifo direi. 
Carichiamo gli strumenti in macchina e Danny mi apre la portiera per farmi entrare.
-Prego signorina- dice sorridendo. Poi senza che gli altri ovviamente ci vedano, mi palpa una chiappa. Mi giro di scatto e lo guardo male mentre sghignazza. 
 
-no- dico secco.
 
-sai che continuerò a farlo anche se me lo proibisci vero?- saliamo in auto e mi guarda poi con quell'aria da cucciolo che mi piace tanto. 
 
-fare cosa?- chiede James intento a guidare.
 
Io e Worsnop ci guardiamo e ridiamo assieme mentre gli altri ci osservano confusi.
 
-nulla nulla- rispondiamo all'unisono. Non immagino che succederebbe  se lo sapessero.
 
Mezz'ora dopo arriviamo in quel locale: "Whisky a go go" dice l'insegna.
 
Entriamo. Adesso è ancora vuoto, sono solo le cinque del pomeriggio. Lo spazio non è molto grande, ma neanche piccolo, diciamo modesto. Alla nostra destra, proprio vicino l'entrata, si estende un lungo bancone in legno, mentre sopra, in una lunga mensola anch'essa in legno, noto con mio grande piacere, e soprattutto con quello di Danny, la presenza qualsiasi tipo di alcolico. Qualsiasi. Il paradiso insomma. 
 
-hey!- una ragazza molto giovane con le braccia tatuate si avvicina a noi e ci invita a scaricare gli strumenti e sistemarli sopra il piccolo palco. Lo osservo un momento, non vedo l'ora di salire sopra a quello spiazzo. Immagino già le persone riempire il locale ed osservarci. E sorrido leggermente. 
 
-faccino da angioletto vieni a prenderti la chitarra- la voce irritante che al contempo adoro di Danny interrompe i miei sogni ad occhi aperti.
 
-si mammina- rispondo imitando una vocina infantile. 
 
-guarda che la vocina tenerella ce l'hai già- ride. Pessima battuta. Gli tiro un leggero pugno sul braccio. 
 
Mamma mia ora sono le sette, abbiamo provato un po', ma ora sono un fascio di nervi. Le mie gambe non riescono a stare ferme, si muovono freneticamente. Per rilassarci un po' allora ci avviciniamo al bancone e ordiniamo cinque Jack. Prendo il bicchierino e bevo in fretta. Tutto giù. Sento l'alcol bruciare in gola. Lo adoro. Ora sto meglio, molto. 
Poco dopo sento Worsnop tirarmi per il braccio e portarmi nello spogliatoio del locale. Sento che mi spinge verso la parete e mi bacia. Si stacca e mi guarda. 
 
- è difficile starti lontano e non poterti toccare perchè ci sono gli altri che ci guardano.- sorride.
 
Gli bacio le fossette sulle guance.
 
-lo so Worsnop, lo so.- rispondo. Mi abbraccia ma veniamo interrotti dalla voce di James.
 
-muovetevi si iniziaaa!- urla.
 
Ritorniamo da loro. Il cuore mi batte a mille. Scosto leggermente la tenda che separa il palco dalle quinte: Il locale è letteralmente pieno zeppo di persone. Prendo la mia chitarra e porgo a Sam il basso. Contiamo fino a tre all'unisono e usciamo. L'atmosfera è buia e cupa, solo un po' di luci stroboscopiche illuminano l'ambiente. 
 
-questa è The final episode!!- urla Danny con tutta la voce che ha in corpo.
Subito iniziamo a suonare come dei pazzi. James non è mai stato così potente, Danny cammina per il piccolo palco e urla come indemoniato, io invece salto allo stesso ritmo di Sam e Cam. Mi ci vuole un po' di tempo prima di sciogliermi, è tutto così strano, mi mantengo lontano da quel piccolo pubblico che ci ascolta per la prima volta, poi oso un po' e mi avvicino a loro, passo dopo passo. Ormai non capisco nemmeno che cosa sto facendo, sento il pubblico urlare, ascolto loro gridare il nostro nome. Il mio sguardo successivamente si posa verso Danny. Ha sempre sognato questo momento. 

 
-"The tears that stain my cheek 
must make me look weak,
 I wear them proudly." - canta. 
 
Osservo i suoi movimenti, il suo volto che dimostra a tutti quanto si stia sforzando. E così una canzone dopo l'altra. Sono stanchissimo, le dita e i piedi mi fanno male, voglio sedermi, ma allo stesso tempo non voglio fermarmi, ora sono qui finalmente. Tutto ciò che volevo.
Alla fine della nostra performance riitorniamo nello spogliatoio del locale. Sfiniti e sudati. 
 
-è stato fenomenale!- urliamo insieme. 
 
E dopo esserci ripresi un po' Danny torna in se':- allora tutti a bere adesso- dice ridendo.
 
 
 
Buonasera! gli AA finalmente suonano U.U 

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Capitolo 20
*** Celebrate. ***


Celebrate.
 
Il sole mi colpisce violentemente gli occhi, realizzo dopo qualche minuto che in realtà siamo tutti a casa di Sam. Mi ritrovo sdraiato sul tappeto con accanto un pezzo di pizza, mi alzo e vedo che vicino al divano ci sono invece Cameron e James che dormono beati tra bottiglie di birra sparse al terreno. Danny invece è il più comodo, più o meno, è sdraiato sul divano in pelle marrone, con la testa e le braccia a penzoloni. Ma non siamo soli, no, ci sono tre ragazze sdraiate nell'altro divano, tutte mezze svestite, con il trucco sbavato e i capelli scompigliati. Ora ricordo, siamo venuti qui dopo il concerto e abbiamo "festeggiato" bevendo come spugne e abbordando qualche ragazza. Sento un rumore di vetri, i ragazzi si svegliano, tutti tranne Danny. 
 
-Buongiorno- dice James sbadigliando, e la sua voce al mattino è ancora più profonda. 
 
-'giorno- diciamo io, Sam e Cam all'unisono. 
 
-hey Cindy, Lola- ci giriamo tutti e tre e vediamo la ragazza mora che tenta di svegliare le sue amiche scrollandole. 
 
-che cazzo vuoi Gwen- risponde la bionda, Cindy credo. 
 
Poi tutte e tre le giovani si girano verso di noi, si alzano, raccattano le loro cose e senza dire una parola raggiungono la porta ed escono. -Ciao ragazzuoli- dicono salutandoci con la manina e facendoci l'occhiolino. 
 
-hey- ci giriamo verso Danny svegliato dal rumore della porta che era stata sbattuta violentemente. 
 
-buongiorno raggio di sole spento- dico tirandogli un cuscino in faccia.
 
Si alza e inciampa su una bottiglia di birra e impreca. Com'è dolce. 
Ci sediamo tutti e cinque al tavolo della cucina, meno male che i suoi genitori sono momentaneamente in vacanza nella loro casa in spiaggia, sennò dubito che ci avrebbero lasciato distruggere il loro soggiorno e la loro cucina. Ci passiamo una bottiglia di succo alla pesca, l'unica cosa decente che è rimasta da ieri sera. Beviamo a canna uno dietro l'altro e ci ingozziamo di biscotti dallo stesso sacchetto. Poi me ne impossesso.
 
-eddai Ben che cazzo fai!- mi urlano loro. Ma io continuo a camminare verso il salotto catapultandomi sul divano e accendendomi il televisore. Poi Danny mi segue e  si riprende i biscotti.
 
-fanculo- gli dico sorridendo, poi lui si siede accanto a me. 
 
-hey buongiorno faccino d'angioletto- sussurra piano dandomi un leggero bacio sulla guancia. 
 
-'giorno- rispondo ficcandomi in bocca un biscotto.
 
-a proposito, noi dobbiamo ancora festeggiare- mi sorride malizioso e sento la sua mano avvicinarsi lentamente alla mia coscia, nella parte più interna. Sento i brividi percorrermi tutto il corpo e arroscisco un pochino. Poi gli prendo la mano e la sposto.
 
-eggià, ma non qui- sfoggio un sorrisone e me ne vado lasciandolo solo con la scatola di biscotti sulle ginocchia. 
 
Mi avvicino alla mia giacca. Prendo il cellulare che non bado molto spesso ma forse dovrei: 25 chiamate perse. Non ho il coraggio di vedere chi è... però il mio dito preme il pulsante. Davanti ai miei occhi si ripete un solo nome: Mamma. Lascio scivolare il cellulare dentro la tasca, prendo il giaccone, mi metto le scarpe e saluto tutti andandomene via da quella casa. Poco dopo Danny esce e mi raggiunge con un'espressione confusa.
 
-che cacchio fai- ride. 
 
-nulla, voglio solo ritornare a casa- non ho il coraggio di guardarlo negli occhi e di dirgli tutta la verità. 
 
-è successo qualcosa?- chiede accendendosi una cicca. 
 
-no no- sospiro- che mai deve essere successo... non ho mica trovato 25 chiamate perse da parte di mia madre.- 
 
-tua madre si è svegliata? Era ora- ride, ma io lo fulmino con lo sguardo.
 
Non gli rispondo nemmeno. - vai da lei, dovete parlare- intanto io non capisco che abbia da sorridere, ogni volta che mi parla. Quasi quasi gli tirerei uno schiaffo. Poi ripenso a quello che mi ha detto. Ha perfettamente ragione: devo parlarle. 
 
-non ora Danny, non oggi- rispondo con lo sguardo abbassato intento a fissarmi le scarpe. 
 
-fammi un sorriso- mi dice con la faccia da babbeo facendomi una faccia buffa, come se non ce l'avesse già. Mi tiene in mento tra le dita e con l'altra mano tenta di piegarmi le labbra in un sorriso. Lo accontento, mi fa troppo ridere. Iniziamo a camminare verso casa, mi stringe il fianco con un braccio e io faccio lo stesso. 
Arrivati a casa Worsnop, che ormai è anche la mia, Danny tira fuori le chiavi di casa, ma io mi paro davanti a lui con le spalle appoggiate alla porta. 
 
-noi non dovevamo festeggiare?- sorrido maliziosamente sfiorandogli il petto per poi spostare lentamente la mia mano al cavallo dei jeans. 
 
-Bruce... la casa è libera.- sussurra al mio orecchio. 
 
Dopo due secondi sono con le spalle al muro della sua camera. 
Lascio che i vestiti tocchino il terreno, permetto alle sue mani di toccarmi ovunque, ascolto i suoi ansimi che giungono alle mie orecchie e man mano le preoccupazioni mi abbandonano. Ora esistiamo solo noi due. 

 
 
 
Ciao, ho sonno della madonna ma non importa :D 
quindi direi che lascio a voi commentare anche questo ventesimo capitolo, io invece vado a nanna che sennò crollo sulla tastiera :D 
Buonanotte ragazzuole <3

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Capitolo 21
*** Nightmare. ***


Nightmare.
 
-dai muovi quel culo- Danny tiene la porta di casa aperta e mi invita ad uscire, ma io non voglio.
 
-muovi quelle bellissime chiappette e vai a parlare con tua madre- ripete e stavolta tenta di fare il serio.
 
-e se non ci vado che mi fai?- chiedo ironico.
 
-ti inculo con una bottiglia- mi fissa,  nessun sorriso, mi rivolge solo uno sguardo fulminante.
 
-ok ok ci vado, ma tu mi accompagni- inizio a camminare e lo tiro per la maglia. 
 
Poi ritorno indietro e mi fermo sul mio posto, sopra lo zerbino e lo guardo immobile.
 
-Ben avanti, non fare il bambino- ride.
 
-io resto qui- 
 
-ok- si avvicina a me e malgrado io opponga resistenza mi prende in braccio e mi appoggia su una spalla a mo di sacco di patate. 
 
-cazzo Danny ma che cazzo fai lasciami!- urlo scalciando, poi sento che inizia a camminare e quando siamo abbastanza lontani mi fa scendere. 
 
-terraferma!- dico guardandolo male. 
 
Continuiamo a camminare verso casa di mia madre, anzi, verso la donna che dovrebbe essere mia madre. 
 
-Danny?- 
 
-dimmi- aspira un po' di tabacco e si ferma a osservarmi.
 
-ti prego aspettami fuori, non andartene- dico a bassavoce.
 
-certamente- mi sorride chiudendo l'occhio destro a causa della forte luce del sole. 
 
Ora vedo la stradina, il giardino, la casa, la porta. Suono il campanello. Attendo qualche minuto, poi la porta si apre leggermente e rivedo il suo viso. La sua espressione è stupita nel vedermi, ha gli occhi spalancati e le labbra si piegano in un sorriso.
 
-Ben! Finalmente!- mi prende con forza e mi stringe a se', ma io mi sento morto, non mi muovo. Non voglio perdonare. Mi allontano un po' ed è lì che lo vedo. E' incinta, ha un pancione di circa cinque o forse sei mesi. Deve essere una bambina, mia madre è più bella e graziosa. 
 
-congratulazioni- dico indicando la pancia. 
 
-ah.. grazie, è una femminuccia- sorride, è felice. Io no. 
 
Rimango in silenzio. Mi fisso le scarpe. 
 
-Torni?- la sua voce interrompe i miei pensieri.
 
Alzo la testa e la guardo negli occhi. 
 
-no- il mio tono è secco da far paura.
 
-sai...ero lì l'altra sera...al locale, ti ho visto sopra quel palco.- la sua voce è debole, sento che fra poco forse piangerà, i suoi occhi sono lucidi. 
 
-perchè eri venuta?- chiedo, sono arrabbiato, non le è mai fregato nulla di me..
 
-perchè mi manchi- due lacrime le rigano le guance e lei abbassa lo sguardo. Io però dentro non provo niente, forse un cuore non ce l'ho. Sono solo un corpo. 
 
-sei andato a trovare tuo padre?- chiede poi ritornando a guardarmi negli occhi.
 
Io nego semplicemente con la testa. 
 
-quella sera te ne sei andato via senza ascoltare la mia spiegazione.- dice, e alla fine emette un risolino amaro. 
 
-spiegazione di cosa, del perchè mi hai nascosto la verità per tutti questi anni? Del perchè tu mi hai tolto un padre, e persino la possibilità di conoscerlo?- inizo ad urlare e gesticolare senza rendermene conto. 
 
-si!- mi prende il viso tra le sue mani. -Ben tuo padre sta male, è un pazzo, crede di essere innocente, si è ficcato in testa quell'idea dopo lo shock dell'aver ucciso un uomo! Ma in realtà lui è il colpevole dell'omicidio di quella fottutissima sera! Ha un disturbo mentale! L'hanno visto premere il grilletto di quella pistola!- mi urla in faccia e piange, e all'improvviso sento delle lacrime velarmi gli occhi e successivamente bagnarmi le guance.
 
-non è vero!- ripeto mentre lei urla, non voglio ascoltarla, è tutta finzione. 
 
-credimi! Credimi!Credimi!- mi scrolla le spalle violentemente mentre grida come una pazza. Voglio andarmene da quell'inferno, voglio ritornare da Danny, subito. 
D'un tratto si ferma, mi osserva. Mi accarezza la guancia con cautela. Piange.
 
-scusami per averti rovinato la vita- tenta di piegare le labbra in un sorriso, ma io non riesco più a stare lì e corro via. Sento urlare disperatamente il mio nome, ma non mi volto, forse non ne ho il coraggio. Danny vede la scena e mi segue, corre dietro di me e cerca di raggiungermi, poi lo sento tirarmi per la maglia. Ormai sono lontano da lei. Sento che mi stringe in un abbraccio e mi accarezza la testa. 
 
-ho visto e sentito tutto, mi ero nascosto dietro il cencello di casa tua, ero preoccupato scusa...- bisbiglia e mi accarezza i capelli.
 
-svegliami da questo incubo- sussurro. E lo dico ancora, più volte, ripetutamente, inizio ad urlare, sono fuori di me. 
 
-svegliami cazzo!- mi inginocchio sul marciapiede, la strada è deserta. Danny mi osserva, non sa che fare. Mi stringe. 
 
-andrà tutto ok- sussurra.
 
-non può essere pazzo, lui è innocente- dico.
 
-tranquillo- 
 
-non può essere- 
 
-hey Ben smettila-
 
-non può essere-
 
-ti prego finiscila-
 
-dimmi che è tutto un brutto sogno.- 
 
 
 
 
Ok, mi scuso veramente per tutta questa tristezza, ma questo capitolo è fondamentale nella storia, ci doveva essere. 

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Capitolo 22
*** Congratulations. ***


Congratulations.
 
Il boato di un tuono mi sveglia. Mi sono addormantato come un coglione sul divano di James. Guardo verso la finestra controvoglia, ho ancora i muscoli intorpiditi, fuori diluvia. Il vento soffia sopra il tetto in legno che scrocchia. La pioggia cade violenta, solitamente mi rilassa, ma ora devo dire che mi irrita a dir poco. 
 
-Buongiorno Ben!!- urla Danny spaventandomi irrompendo nel salotto e facendosi spazio nel divano. 
 
Sto per dargli un bacio quando lui mi sposta spingendomi, e solo dopo capisco:  stanno arrivando i ragazzi.
 
-comodo il mio divano eh?- James entra nella stanza e si siede sul tappeto. Poco dopo Cameron ci raggiunge portandoci delle birre. 
 
-dov'è Sam?- noto che non è con noi. 
 
-doveva andare via con una ragazza- James fa  l'occhiolino. 
 
-ah- dico ridendo. 
 
-e voi come siete messi per quanto riguarda le ragazze?- chiede Cameron bevendo un sorso di birra. 
 
Io e Danny ci guardiamo e sorridiamo, ci viene addirittura da ridere, poi Danny sta per iniziare a parlare ma gli squilla il telefono. Impreca sottovoce e risponde alzando gli occhi al cielo. 
 
-ciao Rob!- sorride. Il nostro menager.
 
-beh si può fare, devo solo avvertire Sam che ci raggiunga- io e gli altri ci guardiamo confusi e tentiamo di capire che sta succedendo.
 
-ok ciao Rob- Danny riattacca e ci guarda in silenzio. 
 
-allora?- chiede Cameron.
 
-allora cosa-
 
-che ti ha detto- 
 
-ah giusto!- Danny ride mentre Cam e James si danno una pacca sulla fronte segno di disperazione nei confronti del cantante poco sveglio.
 
-stasera dobbiamo suonare in un locale, ha detto che è mooolto importante- 
 
-ormai mi diverto a suonare così spesso- sorrido. Questa sera sarà la sesta volta che salgo su un palco, mi sono quasi abituato. 
 
-si ok Bruce, ora scusatemi ma vi devo sfrattare- James sorride felice mentre ci apre la porta di casa.
 
-e perchè- Cameron e Danny lo guardano con gli occhi spalancati e fanno un'espressione triste, da cuccioli. E in questo momento salterei addosso al mio cantante. 
 
-perchè fra poco arriva una ragazza e dato che sono le quattro del pomeriggio e alle otto dobbiamo andare via voglio godermi queste poche ore in compagnia di una fanciulla e non con voi tre barboni- 
 
Cam e Worsnop rimangono stupefatti dalla risposta di Cassells e lo guardano male dall'alto verso il basso. 
 
-barboni, ma senti chi parla- Danny lo indica con finto disprezzo prima di uscire di casa. Ovviamente ridiamo tutti. 
 
Facciamo un po' di strada noi tre insieme, per fortuna ha smesso di piovere e il cielo si sta schiarendo, dopo un po' però Cameron se ne va salutandoci con la mano.  
 
-finalmente soli- Danny mi rivolge uno sguardo malefico e all'improvviso mi prende in braccio e mi trasporta fino a casa in un lampo, correndo sotto la pioggia che sta ricominciando. 
 
-stupido lasciami andare- rido.
 
-neanche morto.- arriviamo al portico di casa sua e mi rimette giù dandomi un bacio.
 
Entriamo dentro casa e ci mettiamo sul divano: - e ora che facciamo?- sorride malizioso. 
 
-proprio nulla- capisco al volo che non è la risposta che voleva, ma non me ne frega proprio nulla. 
 
-Ben credo dovremmo dirlo ai ragazzi, io voglio stare con te anche se ci sono loro, voglio fare questo- dice dandomi un bacio sulle labbra-.
 
-anche io, ma se loro non ci accettassero? Meglio che prima lasciamo passare un po' di tempo, dopo si vedrà- dico appoggiando la testa sul suo petto. 
 
-come vuoi faccino d'angioletto- e mi stampa un leggero bacio sulla fronte. 
 
 
 
 
-l'hai presa la chitarra?- mi chiede Danny ansioso. 
 
-mannò, non vedi? Questa è una cacca spaziale- dico indicando la custodia della mia Ibanez. Alla fine Sam me l'ha regalata, all'inizio del nostro secondo piccolo e breve concerto. 
 
-non prendermi per il culo Ben.- tenta di fare il serio- sono io che lo faccio- continua sorridendo maliziosamente. Poi vediamo la macchina di Cameron parcheggiare sul viale e la raggiungiamo. 
 
Dopo mezz'ora di strada passata a metterci d'accordo sull'ordine delle canzoni da suonare vediamo il locale. Entriamo, ci sistemiamo come d'abitudine, anche se il luogo e differente dalle altre sere. Saliamo sul palco, Danny inizia a cantare mentre io e gli altri suoniamo. Mi sporgo verso la folla di ragazzini, sento qualcuno urlare il mio nome, mentre una ragazza mi tocca la caviglia. Scuoto i capelli e mi lascio andare anche io come il pubblico al ritmo di "A candlelit dinner with inamorta". Alzo la testa e il mio sguardo si perde al bancone del locale, vedo Rob che parla con un altro signore. Continuo a osservarli anche mentre faccio cambio di posto con Sam e nel frattempo Danny comincia a ronzarmi intorno. Non so, la cosa mi incuriosisce. Le canzoni continuano una dietro l'altra, minuto dopo minuto finchè le luci si spengono e ci ritiriamo dietro le quinte. 
 
-hey ragazzi!- sentiamo Rob chiamarci e ci avviciniamo a lui stanchi, tutti sudati. Accanto a lui c'è l'uomo che avevo notato prima. E' abbastanza alto, le braccia tatuate mi colpiscono subito, capelli corti castani chiari. Avrà all'incirca una cinquantina d'anni, forse un po' di meno.  
 
-lui è Jack Karrol, della Flames Record- ecco chi è il misterioso signore. Chissà che ci fa qui.
 
-piacere- uno ad uno gli stringiamo la mano.
 
-congratulazioni, avete l'opportunità di produrre un disco.- dice lui con tranquillità e un enorme sorriso stampato sulle labbra. 
 
Io però non riesco a credere alle sue parole. 
Tutti ci guardiamo stupiti. Poi osservo il mio cantante, penso a lui e al suo sogno, che giorno dopo giorno si sta realizzando. Mi sento felice nel vederlo sereno. Se lo merita.  
 
-Danny tirami un pizzicotto, sicuramente sto sognando.- gli sussurro all'orecchio, poi sento la sua mano pizzicarmi la chiappa. Faccio un piccolo saltino per lo spavento e gli pesto il piede. 
 
-stupido- gli bisbiglio. 

 
 
 
Ma che lunga attesa T.T perdono. 

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Capitolo 23
*** Doubts. ***


Doubts.
 
-incideremo un discoooooooo!!!!!!!- osservo Danny urlare in mezzo alla strada deserta, a braccia aperte verso il cielo notturno tempestato di stelle. 
Io, James, Cam e Sam siamo seduti su un muretto con delle lattine di birra in mano. Lo guardiamo ridere e girare su se stesso. Lo vedo felice, e mi si scalda il cuore. Sorrido ma nessuno per fortuna se ne accorge. Poi si avvicina a noi e mi prende per i fianchi facendomi scendere e mi trascina con lui. E senza nemmeno rendermene conto mi ritrovo in mezzo alla strada deserta a urlare dalla gioia con lui e successivamente ci raggiungono anche gli altri. Trascorriamo mezz'ora così e dopo ci buttiamo a terra stanchi. Guardo l'orologio, ormai sono le tre, non ho sonno ma mi sento le gambe e le braccia a pezzi. Mi tiro su a sedere, bevo l'ultimo sorso di birra e mi accendo una sigaretta. Aspiro tabacco e lo espiro con calma. 
 
-nuova vita- dice Sam, ancora sdraiato sull'asfalto a osservare il cielo. 
 
-già- James sposta lo sguardo verso il ragazzo e subito dopo verso le stelle.
 
-non siete preoccupati?- Sam ritorna a parlare e senza rendersene conto inizia a gesticolare.
 
-nah- dice Cameron sorridendo.
 
-no, al contrario, sono felice di lasciare questa vita alle spalle, si, insomma, iniziarne una nuova.- si osserva poi dei lividi che non vogliono sparire dalle sue  braccia e fa un mezzo sorriso.
 
-io si invece.- tutti ci giriamo verso Danny, che ci guarda sorridendo. Un sorriso falso, un po' amaro.
 
-e di cosa- azzarda Sam. Io però forse ho capito di che si tratta.
 
-della droga- la sua voce è sicura, nessuna paura o timore. Abbasso lo sguardo e gli sfioro una mano in segno di aiuto.
 
C'è un minuto di silenzio, poi James lo spezza.
 
-e perchè ne sei così preoccupato?-gli viene quasi da ridere. Lo ammazzerei credo.
 
-perchè mi facevo in vena, so che vuol dire, non voglio ricadere in quel buco nero.- è schietto, diretto, e lo colpisce come un proiettile. Si vede. Ora sul suo viso non c'è nemmeno traccia di un sorriso. E credo abbia colpito anche me. Mi fa male sentirgli dire quelle parole ancora una volta. 
 
-scusa- dice James con voce debole, si pente, è ovvio. 
 
-beh ora credo che sia meglio finirla di fare i cazzoni depressi- cerco in tuttti i modi di risollevare la situazione, mi scappa anche una risata. 
 
-già, hai ragione- dice Danny risollevando lo sguardo e posandolo su di me. 
 
-cosa? Avete sentito che ha detto?- 
 
-che ha detto- chiede Sam.
 
-che ho ragione, mamma mia non ci credo, ha detto che ho ragione, vi prego segnatevi questo giorno da qualche parte- Danny ride e mi tira un leggero schiaffo sulla nuca. 
Sono felice di avergli risollevato il morale. 
 
-ora però io Ben ce ne torniamo a casa casetta- Worsnop si alza in piedi, mi prende una mano e aiuta ad alzarmi a mia volta. 
 
-ah si?- 
 
-si Ben- sorride maliziosamente, meno male che gli altri non se ne accorgono. Credo, o almeno spero.
 
-Bruce, ma tua madre sa che ormai vivi da Danny?- chiede James catturando la mia attenzione. 
 
-si, cioè, beh... si, credo proprio di si, anche se non gliel'ho detto credo l'abbia capito- 
 
-ah, ok, ora la smetto di fare domande- ride.
 
Salutiamo i ragazzi e ci allontaniamo lentamente, passo dopo passo da loro, finchè scompaiono dietro la curva. Casa di Danny non è molto distante da lì, quindi dopo una quindicina di minuti varchiamo finalmente la soglia dell'abitazione.
La casa è silenziosa, nessun rumore, solo il ticchettio dell'orologio disturba quella pace quasi inquietante. I suoi genitori stanno di sicuro dormendo, d'altronde solo quasi le tre di notte. Saliamo le scale senza farci problemi, la camera dei suoi è la più lontana. Mi tuffo nel letto, che ormai è diventato anche mio e poco dopo mi raggiunge Danny che mi abbraccia, mentre io appoggio la testa sul suo petto. Indossa una maglietta a maniche corte, e vedo ancora davanti ai miei occhi i segni sul braccio sinistro, procuratosi dai numerosi aghi utilizzati per assumere droga . Ormai però sono spariti, ma le immagini sono ancora vivide nella mia testa. Gli sfioro delicatamente il braccio.
 
-ti prometto che non ricomincerò- mi dice sottovoce. Sento il suo respiro sul collo, delicato, mi fa sentire bene. 
 
Io non dico una parola, sposto il dito dal braccio alle sue labbra, zittendolo. Per poi baciarlo. 

 
 
 
Svegliarsi è una cosa traumatica, il letto diventa in quel momento la tua più grande tortura. E' proprio vero che l'amore fa male. Io amo il mio letto, e dovermi alzare e separarmi da quel morbido e comodo materasso, beh mi fa proprio soffrire. 
Tento di reprimere il mio bisogno di dormire e vado verso il bagno. Mi lavo la faccia appoggiandomi al lavandino e avvicinandomi al rubinetto, ed è in quel momento che sento le mani di Danny sfiorarmi i fianchi. 
 
-no. Non ora, non qui- dico.
 
-eddai Ben- quasi mi implora, e non posso fare a meno di ridere. 
 
Mi metto in posizione eretta e lo guardo. -Buongiorno Worsnop- sorrido.
 
-ti odio Bruce- sorride per poi uscire dal bagno e scendere in cucina. 
 
Poco dopo lo raggiungo, saluto i suoi genitori come al solito. Sono seduti al tavolo e fanno colazione. Come ogni mattina caffè e fette biscottate per lui, mentre thè e biscotti per lei. 
 
-vuoi un po' leoncino?- mi dice la donna scompigliandomi i capelli e indicandomi una bustina di thè solubile. Sa che odio quella bevanda, infatti ride.
 
-ma anche no grazie- rispondo. 
 
-a proposito, ieri è arrivata una lettera per te- la sua espressione cambia in un attimo. E non so perchè, ma mi salgono i brividi alla schiena. Ho un brutto presentimento. 
 
-ecco tieni- 
 
E' una busta bianca, ma quando leggo il mittente inizia a mancarmi il respiro. 
E' il carcere. Di nuovo. 
La apro con cautela, ma al contempo ho fretta di leggerne il contenuto. Sarà di nuovo una lettera scritta da lui? Magari è uscito?O forse gli è successo qualcosa? Mille domande mi frullano nella testa, e io non riesco a darmi pace. 
Ora eccola qui, davanti ai miei occhi. 
 
"Le ricordiamo il calendario degli incontri con i detenuti.
A seguire la tabella con gli orari.
Le ricordiamo inoltre di avvisare in anticipo almeno cinque giorni prima dell'incontro."
 
E ora? Adesso le domande sono più di prima. Un concentrato di perplessità mi avvolge. Cosa devo fare? Dovrei incontrarlo? 

 
 
 
Buonasera U___U Da quanto tempo che non pubblicavo, credo u___u beh, allora Il Bruce ora che farà? Chi lo sa U__U 
Vi lascio con un po' di dubbi dai Lol 
alla prossima<3

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Capitolo 24
*** Shit & girls. ***


Shit & girls.
 
E' arrivato il grande giorno, il primo giorno in studio di registrazione per il nostro primo album. Abbiamo deciso che si chiamerà "Stand up and scream". In realtà non c'è un vera storia su questo titolo, è uscito e basta. Dopo la forte ubriacatura di stanotte sono ancora rincoglionito e in questo momento non capisco nulla, ho un forte mal di testa e non ho nemmeno idea di dove siamo. Tento di rilassarmi sul sedile posteriore, metto gli occhiali da sole e mi copro la faccia con la felpa. In questo momento ucciderei tutti quanti, quei coglioni non vogliono stare zitti, e ora hanno anche iniziato anche a cantare, o meglio ad urlare canzoni dei Metallica messe a massimo volume sullo stereo. Spero manchi poco a destinazione, o potrei fare una strage.
 
-hey Ben- Danny alza la felpa e si intrufola cosicchè mi ritrovo faccia a faccia con lui. Lo guardo male e lo  caccio via. Lui non si arrende e ritorna. 
 
-che ti ho fatto ora!- 
 
-niente ho mal di testa coglione- e torno a scacciarlo. Voglio stare solo per un po', soprattutto perchè ho ancora in mente alcune immagini di ieri sera di una ragazza avvinghiata a lui... Non credevo potesse fare questo effetto la vista di una scena del genere. Ho provato una gelosia tremenda. 
 
-non dirmi che è per stanotte- torna sotto la mia copertura.-Ti ho già detto che non è successo nulla, quella è venuta da me e mi ha sbattutto le tette in faccia, ero ubriaco e ci siamo baciati, non è stato nulla- 
 
-baciarvi! Ti stava risucchiando! Quella era peggio di un buco nero!- tento di non urlare e mi stringo nella felpa. 
 
Sento abbassare il volume della musica. -Ragazzi siamo arrivati!- urla Sam spegnendo il motore. Mi tolgo la giacca da sopra la testa e scendo dalla macchina. Aria finalmente. 
In lontananza vedo Jack Karrol, della Flame Records e il nostro menager Rob che ci vengono incontro. Batto il pugno a Rob e sento una pacca sulla spalla da Jack. Iniziano a parlare di qualcosa, non ho idea di che si stanno dicendo, quella conversazione è solo tra loro due e i ragazzi. Io sono da tutt'altra parte, nel mio piccolo e immenso mondo di preoccupazioni, dubbi e paranoie. E se lui non mi amasse? Se mi stesse solo prendendo per il culo? Lo osservo mentre parla con gli altri, poi incrocia lo sguardo con il mio e sorride leggermente. Il mio sorriso al contrario del suo è un po' amaro. Una mano si muove davanti ai miei occhi. 
 
-heyyyy Beeeeen stiamo andando deeeentrooo- Sam tenta di riportarmi alla realtà.
 
-si Sam ci sono- sbuffo e mi incammino all'interno del modesto edificio. 
 
Davanti a me si apre uno spazio dall'atmosfera molto calda, data dal pavimento in legno. Da quasi fastidio. Proseguiamo verso un corridoio che ci porta in un'ampia sala in cui l'elemento regnante è sempre il legno. Qui ci sono due divani dall'aria comoda, un tavolino e una televisione, mentre il centro della stanza è occupato da un grande tavolo in vetro. Lungo una parete invece ci sono tre grandi porte-finestre che lasciano che la luce del sole illumini l'ambiente. 
Danny si siede con ben poca grazia su uno dei due divani e osserva l'esterno, oltre le finestre. 
 
-allora, vi piace?- sorride compiaciuto Jack dando una gomitata a Rob. 
 
-perfetto- annuisce James.
 
-sarai proprio tu ad iniziare- indica con il dito il batterista, che in questo momento ha l'aria confusa. 
 
-presto seguimi, spero tu ti ricordi le tue canzoni- ride.
 
-a dopo ragazzi- ci saluta con enorme sorrisone stampato in viso. 
 
Restiamo tutti in silenzio, è quasi imbarazzante. Poi sento la sua voce chiamarmi, e alzo mio sguardo quasi timido verso il suo viso. 
 
-Ben?- sento la sua mano sfiorarmi il braccio.-vieni fuori con me?- mi mostra poi il pacchetto di Marlboro. 
 
Io mi limito soltanto ad annuire. Usciamo e finalmente respiro di nuovo. Ci incamminiamo verso un sentiero alberato e ci sediamo su un prato all'ombra di un grande albero con le foglie di un  bel verde smeraldo. Sento che si avvicina lentamente a me, non so perchè ma il mio cuore batte sempre più forte. Bum Bum. Bum.
 
-Ben....- Bum. Bum.
 
-....mi spiace  per stanotte- Bum. Bum.
 
-voglio che tu capisca che sei tu che mi piaci- Bum. Bum.
 
-non saranno certo due belle e grandi tette a farmi dimenticare di te- Bum. Bum. Bum.
 
Non riesco a parlare, le parole non riescono ad usciare dalla mia bocca, attorno c'è solo del fottutissimo silenzio. 
 
-sono una stupida ragazzina- dico poi con quel filo di voce che a fatica riesce ad uscire. 
 
-lo so Bruce- non riesce a fare a meno di ridere ed abbracciarmi. 
 
-cercherò di fare il possibile per cacciare via le ragazze da me- dice sorridente. 
 
-promettilo, sai tu non te ne rendi conto, ma è terribile vederti mentre palpi le tette di una puttanella.. quelle mani possono toccare solo me- queste ultime parole suonano maliziose, tant'è che Danny si avventa su di me e mi tocca una chiappa. 
 
-così intendi?- chiede poi ridendo.
 
Annuisco baciandolo sulle labbra per poi scendere sul collo.
 
-ti avverto che sarà difficile cacciare quelle mocciose, sai, sono un ragazzo troppo sexy...- si lecca poi il labbro superiore e strizza l'occhio. 
 
-moltissimo- torno poi a baciarlo. Un bacio lungo, che in quel momento mi ricorda tanto il primo, in camera sua. Le sue mani mi accarezzano i capelli, mentre io lo stringo per la maglietta, attirandolo a me. Un leggero vento ci accarezza, ma nient'altro, non c'è più niente e nessuno in questo momento. Forse.
 
-che cazzo state facendo?- veniamo interrotti all'improvviso, ci alziamo alla svelta dall'erba mettendoci seduti  e osserviamo sorpresi e forse anche spaventati James, che ci guarda con una faccia confusa e sbalordita. 
 
Merda. 
 

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Capitolo 25
*** Broken. ***


Broken.
 
James ci guarda attonito, gli occhi sono spalancati, la bottiglia di birra gli scivola di mano e cade sull'erba, iniziando a rotolare.
Intorno solo il silenzio, nessuno ha il coraggio di parlare, o forse nessuno sa cosa dire. 

 
E ora che succederà? 
 
-voi...- Cassells azzarda una parola, e lascia in sospeso la frase.
 
-noi...- Danny indica me e poi lui con la mano e mi guarda implorandomi di dire qualcosa.
 
-ecco...- sono confuso, non so che fare, è come se ci stessimo passando la patata bollente, che ora è nelle mie mani.
 
-allora è vero- James ride e noi ancora non riusciamo a capire cosa ci sia di così tanto divertente, ma soprattutto non riusciamo a capire cosa stia a significare quella frase.
 
-vero cosa- dice Danny confuso.
 
-che voi due state insieme- sorride il batterista, pronunciando il tutto con un tono ovvio quasi da far paura.Poi il batterista si volta verso la porta dell'edificio, che si sta aprendo e vediamo spuntare fuori Sam e Cam. 
 
-hey venite qui!- Cassells richiama la loro attenzione e i ragazzi si avvicinano con una bottiglia in mano.
 
-avevamo ragione!- urla poi ridendo. 
 
Ora i confusi siamo noi. Ci guardiamo perplessi, onestamente io sono molto preoccupato.
Ho il cuore a mille e una sola domanda che mi preme in mente: Ragione su cosa? 

 
-li hai visti con i tuoi occhi?- chiede Sam ridendo.
 
-si si, si stavano sbaciucchiando allegramente- ride un po' disgustato.
 
-beh questa è la prova: Cam ha perso la scommessa.- il bassista si volta verso Cameron puntandogli un dito contro.
 
-hey nano non puntarmi il dito addosso- ride- allora quanti soldi vi devo?- prende il portafogli nella tasca dei jeans e lo apre.
 
-dieci a testa grazie- dicono all'unisono porgendo la mano verso Cam. 
 
-non per interrompere i vostri traffici di denaro, ma... che cazzo fate?- Danny non sembra per nulla felice, li guarda perplesso e spazientito.
 
-in poche parole: io e James dicevamo che voi fe la facevate di nascosto, mentre Cam non ci credeva. Allora abbiamo fatto una scommessa in soldi- il nano ride e guarda la sua banconota, sicuramente sta pensando a come spenderla stasera. Secondo me in birra. 
 
-quanta birra che ci compreremo stasera- ridacchia poi. Visto? Avevo indovinato.
 
-vi darei fuoco- dice Danny con uno sguardo inceneritore. -e noi che avevamo paura di dirvelo per timore di sciogliere la band. Se solo avessi un lanciafiamme in questo momento...- 
 
-prova a guardare su eBay- suggerisce James, forse non avrebbe dovuto dirlo... Danny si alza velocemente in piedi e inizia a rincorrerlo urlandogli... beh ecco, cose molto dolci. 
Non riesco a smettere di ridere, e mi libero di questa preoccupazione, un peso in meno che se ne va dal mio petto. E mi sento quasi più leggero. Poi Danny si avvicina a me col fiatone per la corsa e mi abbraccia da dietro tenendomi per i fianchi.
 
-ti rendi conto Ben?- dice dandomi un bacio sulla guancia. 
 
-ora posso fotterti ovunque e quando mi pare- ride scatenando la risata degli altri. Io mi limito a tirargli uno schiaffo e a sorridere. 
 
 
 
 
-dai Ben muoviti che dobbiamo uscire!- Sam tira pugni alla porta del bagno pregandomi di spiacciarmi.
Stasera andiamo al "Drink night" per divertirci. Esco sbuffando trascinando i piedi verso la porta d'ingresso per poi dirigermi verso la macchina e intanto osservo le facce degli altri che mi stanno aspettando da un pezzo come per dire:"tu brutto stronzo ritardatario ti ammazzo ti botte la prossima volta". 

 
Dopo circa venti minuti arriviamo al locale pieno zeppo di ragazzi e ragazze, la maggior parte già ubriachi marci che faticano a reggersi in piedi. Mi fa quasi ridere se penso che fra poco anche noi saremo ridotti così. Ci addentriamo nella folla raggiungendo il bancone a fatica, tirando gomitate alla gente perchè si sposti. Ordiamo drink dopo drink, birra dopo birra, vodka dopo vodka, ma io sono ancora lucido, James invece è già nel suo mondo, ride come uno stupido: è l'ubriaco più divertente che io abbia mai conosciuto.
Mi volto verso il vocalist, una ragazza lo ha raggiunto.
E' vestita di una maglia scollata che mette in mostra il seno prosperoso, del rossetto rosso fuoco colora le sue labbra carnose e i suoi occhi sono cerchiati da una spessissima linea nera e un quintale di ombretto. Gli sussurra qualcosa all'orecchio, lui ride. Io intanto muoio.
Le mani della ragazza sfiorano il suo braccio tatuato, ci sta provando, si vede. Lui non reagisce, sembra stare al gioco, non la caccia, nemmeno quando lei appoggia le sue labbra sulle sue. Non oppone resistenza. Il mio cuore si sta frantumando, è come se un treno mi stesse investendo. I miei piedi non riescono a muoversi, non riesco a spostarmi, non riesco a fare nulla. Sento solo il silenzio, il frastuono del locale scompare, resto lì immobile a fissarli. Poi si alzano dagli sgabelli e se ne vanno, verso quel sudicio bagno. Non voglio nemmeno immaginare cosa vogliano fare. Non so dove io trovi poi la forza di spostarmi e correre ritornando indietro. 

 
Mi fiondo nel letto e piango.
Come una stupida ragazzina durante la sua prima cotta.
Il cuscino è bagnato e mi da fastidio, ma non mi importa, le lacrime continuano a scendere incontrollabili e irrefrenabili.
Me l'aveva detto proprio stamattina: gli interesso solo io.. me l'aveva promesso: non avrebbe toccato nessuna ragazza... e io come uno stupido gli ho creduto. 

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Capitolo 26
*** Divide. ***


Divide.
 
Un tonfo mi sveglia. 
Mi alzo di soprassalto dal letto.
Mi sono addormentato mentre piangevo senza nemmeno rendermene conto, gli occhi mi bruciano, sono gonfi, e li sento come se stessero per uscirmi dal cranio.
Un altro tonfo. Una risata. 
Scendo le scale e vedo che le luci dell'ingresso e del salotto sono accese. 
Vedo Sam e James reggere Danny, che è appoggiato alle loro spalle, completamente ubriaco. 
-che è successo?- chiedo mentre osservo i due tentare di far sedere il vocalist sul divano.
-è ubriaco marcio non lo vedi?- con acidità e rimprovero Sam mi risponde, lanciandomi un'occhiataccia.
-hey Ben... s..sei sparito prima- Danny ha la voce impastata e ride come un deficiente.
Io non rispondo, non dico nulla, con lui in questo momento non voglio discutere, nemmeno se fosse sobrio. Ora vorrei lasciarlo lì e ritornarmene a letto come se nulla fosse, ma so che non ci riuscirei mai. Decido di mandare via James e Sam. Posso farcela da solo. D'altronde conosco abbastanza Worsnop... o meglio, conoscevo.
-Avanti ragazzi andate...lo porto io di sopra...- sbuffo e mi scosto i capelli all'indietro.
-come vuoi..- mormora Sam guardandomi negli occhi, fa quasi paura.
Sento la porta chiudersi alle loro spalle, mi avvicino al mio cantante che è stravaccato sul divano con un sorriso ebete in faccia. Lo prendo per un braccio e tento di sollevarlo. Si regge a me mettendomi un braccio al collo e iniziamo a camminare. Piega più volte la testa all'indietro e ride, ma non parla. Meglio così.
Saliamo a fatica le scale, scalino dopo scalino, passo dopo passo.
Entro in camera e lo getto sul materasso senza curarmi se gli faccio male oppure no. Se lo merita.
-Ben, dimmi che mi ami...- sussurra con la voce impastata.
Io me ne sto zitto a fissarlo in piedi, accanto alla porta.
-Ben, mi dispiace- inizia a piangere come un bambino, io però sono cieco di rabbia, non provo nessuna pietà. 
-Ben ti ho tradito- d'un tratto ride amaramente per poi ricominciare a piangere. Vedo le lacrime trasparenti scendergli sulle guance.
-Dimmi che mi ami ancora- 
-Dimmelo.-
Io sono completamente vuoto.
Il mio cuore si è frantumato in mille pezzetti.
Non voglio più vederlo, non voglio più avere a che fare con lui, non voglio nemmeno parlargli. 
Spengo la luce della stanza ed esco dirigendomi in salotto. Stanotte dormo sul divano.
 
 
 
Stamattina mi sono svegliato presto, prima di Danny questo è poco ma è sicuro. Mi sono preparato e sono uscito da solo, mi sono fatto dare un passaggio da Cam e ora sono già in studio.
-come mai Danny non è venuto con te?- mi chiede mentre guida.
-stanotte è tornato sbronzo..- 
-tutto qui? Ben, ieri al locale ho visto una cosa, non solo io, anche Sam, e ora lo sa anche James...- si gratta la testa e per tre secondi mi guarda, per poi tornare a posare lo sguardo davanti, oltre il parabrezza.
-lo so... lui e la puttanella..- mormoro abbassando lo sguardo.
-mi dispiace, che farai ora?- chiede.
-non lo so, ma non mi fido più di lui....-
 
 
 
-heilà ragazzi!- Danny entra nella stanza al settimo cielo, facendo la linguaccia.
Tutti lo guardano male e lo salutano con un semplice e tranquillo "ciao", mentre io me ne sto seduto nell'angolino del divano a sfogliare una rivista di chitarre. 
Sento che si avvicina a me, sta per darmi un bacio ma mi sposto velocemente alzandomi in piedi. 
-che succede?- mi guarda confuso con quei suoi occhi maledettamente verdi e limpidi.
Io non rispondo, non si merita neanche una parola da me.
-è per ieri sera?- mormora. C'è una nota di tristezza nella sua voce. 
-ho fatto una cazzata- continua abbassando lo sguardo.
-ma ti prometto che non succederà più..- 
Sento la rabbia salirmi in corpo, dalla punta dei piedi verso il petto fino al cervello. Stringo i pugni più che posso.
-promesse, sai fare solo quelle! False e stupide fottutissime promesse!- urlo con tutta la voce che ho in corpo.
-ti odio! Ecco cosa! Mi hai distrutto in mille pezzi e credi di cavartela così...- mormoro e sento le lacrime salirmi agli occhi.
Il cuore mi fa male. 
-io rimedierò- sussura aggrottando la fronte. 
-no Danny, non lo farai- le lacrime scendono calde sulle mie guance e lui mi prende le mani, ma io fuggo dalla sua presa.
-io te lo giuro, sarà diverso da ora in poi...- 
-no Danny...-
-si cazzo si!-
-io non mi fido più di te- dico tutto d'un fiato.
Sono parole dolorose, che lo colpiscono dentro. Lo vedo dai suoi occhi.
Tra noi solo il silenzio, i ragazzi ci hanno lasciati soli. Non me ne ero nemmeno accorto.
-e ora?- sussura, vedo una lacrima scendergli dall'occhio destro.
-credo sia meglio che ci dividiamo- 
Sussurro queste parole, lui si volta ed esce, richiudendosi la porta alle sue spalle. 
Le gambe non mi reggono più. Crollo sul pavimento e piango. 
Le mie urla straziano il silenzio intorno a me.
Sono solo.
 
 
 
Questo capitolo è molto triste, ma è uno tra i più fondamentali nella storia, mi dispiace se ha preso questa piega così drammatica, ma deve esserci.
Non odiatemi D:

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Capitolo 27
*** Exit. ***


Exit.
 
POV Danny
 
Resto immobile sopra il letto.
Sono da solo. 
Giro la testa e lui non c'è. 
Ormai questa scena si ripete da una settimana. 
Tasto il cuscino, smuovo la coperta e lui non c'è. 
Allora è vero. Non è un brutto sogno. 
Sono stato un coglione. 
 
-eddai dammelo!- urla Ben. Checca isterica, penso. 
-smettila Bruce! E' l'ultimo biscotto no, non te lo do- rispondo tenendo stretta la scatola di biscotti.
-cattiveria, ecco cosa- dice accovacciandosi sul divano e mettendo il broncio.
Lo osservo seduto dall'altra parte del divano e sorrido. 
E' proprio un bambino.
-dai Ben tieni- gli dico lanciandoglielo, e lui come un cagnolino lo prende al volo facendomi poi un mega sorrisone.
Si avvicina e si sdraia accanto a me dandomi un bacino sul naso. 
Mi stringe forte quasi mi sembra di soffocare. 
-prometti che non mi lascerai- sussurra. 
E come farei a lasciarlo... 
Gli scosto i capelli che gli coprono il viso e lo bacio.
-non ti lascerò- mormoro.
 
Sono stato un coglione. 
E' proprio quando la persona sparisce che ti rendi conto di quanto era importante. Io lo amo più di me stesso. 
 
Che razza di persona sono? 
Dico di essere un uomo quando in realtà non lo sono, e se continuo così non lo sarò mai. Che razza di uomo è uno che non mantiene le sue promesse? 
Devo essere pazzo.
Non ho nemmeno la forza di piangere. 
Mi metto seduto sul letto e fisso il comodino. Il secondo cassetto per la precisione.
So cosa c'è dentro. 
Lì c'è quello che mi merito. 
La mia mano trema mentre il braccio si avvicina senza coraggio al cassetto bianco. Lo apro silenziosamente. Speravo che sarebbe rimasto chiuso ancora per un po, magari per sempre. 
Davanti ai miei occhi ci sono oggetti luccicanti, lucidi, lisci, metallici.
Davanti ai miei occhi ci sono lamette. 
Non lo faccio da due anni. 
Avevo smesso dopo aver scoperto qualcosa che mi dava ancora più sollievo, dopo aver iniziato a bucarmi. 
Le guardo. Risplendono e riflettono il mio volto. Sarebbe così facile andare un po' più in profondità e mettere fine a tutti questi casini. A tutti i miei sbagli. 
Richiudo il cassetto con un calcio che fa sbattere il cassetto. 
No, non devo. 
 
 
POV Ben 
 
Stanotte ho sognato mio padre. 
Allora ho riflettuto e ho preso una decisione: lo  andrò a trovare. Voglio archiviare la questione "famiglia". Voglio togliermi i dubbi soprattutto.
Vado verso la mia valigia, dato che mi sono trasferito a casa di James, la apro e prendo la lettera che mi era stata inviata dal carcere ancora tempo fa. 
 
 "Le ricordiamo il calendario degli incontri con i detenuti.
A seguire la tabella con gli orari.
Le ricordiamo inoltre di avvisare in anticipo almeno cinque giorni prima dell'incontro."
 
Afferro il telefono e digito il numero verde sottostante. 
Un primo squillo.
Un secondo.
Un terzo.
-pronto? Carcere di Londra, come posso aiutarla?- una voce femminile risponde all'altro capo del telefono. 
-si buongiorno, io vorrei prenotare un incontro con un detenuto- 
mi torturo le dita, le mani non riescono a stare ferme un secondo.
-mi potrebbe dare il nome del detenuto?-
-Chris Bruce- mormoro, è così strano prononciare il suo nome. Ora che ci penso non l'avevo mai pronunciato per intero. 
-non l'hanno avvisata? Il signore è stato rilasciato ieri mattina- 
Mi manca il respiro, il terreno sotto ai piedi crolla. 
Non ci posso credere, sono confuso, non so nemmeno se essere felice. 
-e ora dov'è?- chiedo stupito e frastornato.
-in assenza di una casa ora alloggia in un albergo.-
-potrebbe dirmi dove? La prego, sono il figlio, ho urgenza di incontrarlo- dico tutto d'un fiato, devo essere penoso.
-farò un'eccezione...-ride- alloggia all'hoter "Yesterday"- dice gentile.
-grazie mille veramente...-  mormoro. 
Interrompo la telefonata e gettò a terra il cellulare. 
Devo trovarlo, ma oggi non posso.
 
Mi vesto, mi sistemo e salgo in macchina con Cam, anche oggi dobbiamo andare in studio. Ormai siamo a buon punto, ci mancano ancora alcune canzoni, e abbiamo fissato la data d'uscita dell'album: 15 settembre del 2009. 
Cioè fra circa cinque quasi sei mesi.
Sarà fantastico. 
E dopo la nostra vita cambierà, ci saranno tour, concerti, sbronze (come se non ce ne fossero già abbastanza), e gireremo il mondo.
A dire il vero però la mia vita è già cambiata. 
Senza Danny la mia non è da considerarsi vita, ma un'insieme di respiri. 
Il cuore mi si riempie di malinconia, come ogni volta che lo vedo.
Vorrei abbracciarlo, stringerlo forte, ma non riesco più ad avvicinarmi. 
Qualcosa mi blocca. 
Entro nella stanza e me lo ritrovo davanti, in piedi accanto alla finestra. 
Si accorge della mia presenza, si volta verso di me e il suo viso si illumina. 
Poi però abbassa lo sguardo, e io faccio lo stesso. 
-buongiorno- sussurro. 
-ciao Ben- mormora mantenendo lo sguardo abbassato.
Vorrei dirgli un mucchio di cose, vorrei... ma non posso.
Apro la bocca per dire qualcosa ma mi blocco, ci rinuncio e vado a sedermi. Il silenzio che domina la stanza mi opprime. Ho paura anche di respirare. 
Mi alzo e vado a fare una passeggiata. Accendo una sigaretta e sento dei passi alle mie spalle. 
-hey James- lo saluto con la mano e lui fa lo stesso.
-come stai Bruce?- chiede fregandomi la cicca.
Decido di parlarne con lui, con Danny non posso. 
-mio padre è stato rilasciato ieri e andrò a trovarlo, alloggia in un albergo dato che non ha ancora una casa.- dico tutto d'un fiato.
-ma è fantastico! Quando ci vai?- chiede sorridente.
-stavo pensando di andarci dopodomani- 
-vuoi che ti accompagni?- 
-no tranquillo vado da solo non ti preoccupare- sorrido e getto la sigaretta ormai finita. 
-Danny ovviamente non lo sa...- 
Annuisco.-non riesco ancora a parlargli- 
-è dispiaciuto sai? Non hai idea di quanto sia pentito per quello che ha fatto- sussurra.
-anche a me dispiace, ma ormai è tardi per rimediare- 
 
 
 

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Capitolo 28
*** Kill me. ***


Kill me.
 
Ogni è il gran giorno, incontrerò finalmente mio padre. Sono emozionato oltre ogni dire, d’altronde non lo vedo ormai da quando ho sei anni. Se devo essere sincero sono un po’ preoccupato, non posso fare a meno di pensare a quello che mi ha detto mia madre ancora tempo fa. No, è assolutamente impossibile, lui non è pazzo, non rilascerebbero mai dal carcere una persona con problemi mentali. 
Prendo la mia giacca, metto nelle tasche le sigarette, l’accendino, un po’ di soldi e il mio cellulare ed esco di casa. La macchina non ce l’ho, James l’altro giorno si è offerto di accompagnarmi ma io non voglio, devo essere solo, quindi preferisco andare in autobus. 
Aspetto alla fermata e sento pian piano l’ansia salirmi al petto e opprimermi, non ho mai avuto questo problema, ma ora fatico proprio a respirare. 
Salgo sull’autobus che si è fermato davanti ai miei occhi e timbro il biglietto, per poi sedermi sul primo posto libero che vedo. 
L’hotel non è molto distante, a dir la verità sarei potuto benissimo andare a piedi. Dopo dieci minuti scendo e mi ritrovo davanti all’albergo. E’ molto grande, avrà si e no circa quattro piani. Prendo un ultimo respiro ed entro nell’edificio. Mi guardo attorno confuso. L’ambiente è molto caldo, e un lampadario di cristallo pende al centro del salone. Alla mia destra c’è una sala enorme, dove sono stati posizionati dei divani, un televisore e un tavolino in legno. 
-posso esserle d’aiuto?- una voce femminile cattura la mia attenzione. Volgo lo sguardo e vedo una donna sui trent’anni seduta dietro il bancone della reception.
-si grazie, io starei cercando una persona- mi torturo le dita per l’ansia e poi proseguo- si chiama Chris Bruce, dovrebbe alloggiare qui-
La donna fruga numerose carte sul tavolo, si mette alla tastiera del computer e digita qualche tasto per poi ritornare a guardarmi. 
-allora, il signore sta nella stanza B17, al secondo piano- dice sorridente. 
-grazie mille- rispondo per poi dirigermi verso l’ascensore. 
Ho sempre odiato queste maledette cabine che mi fanno sentire intrappolato. La puzza è insopportabile, un misto di tabacco, sudore e chiuso che mi fa stare ancora peggio. 
Finalmente esco da quell’inferno e inizio a camminare per il corridoio in cerca della stanza. 
Me la ritrovo davanti a me. Ora però vorrei tornare solo indietro, vorrei scappare. Faccio un lungo e profondo respiro e busso piano alla porta. 
L’attesa mi uccide, e l’ansia mi opprime. Poi finalmente la porta si apre e davanti a me vedo il volto di un uomo. 
E’ lui.
-ciao papà- sussurro con le lacrime agli occhi e il magone in gola.
-ciao Ben- mormora abbracciandomi.
Mi lascio stringere da quelle forti braccia e respiro il suo profumo. Quanto mi è mancato.
Dopobarba e bagnoschiuma. 
Lo guardo in volto, è cambiato moltissimo. Delle rughe sono apparse sulla sua fronte e attorno agli occhi, ma per me è sempre lo stesso. E’ sempre mio padre.
-accomodati Ben- mi fa segno di sedermi sul letto, mentre lui preferisce una sedia.
-sei cresciuto- lui mi osserva mentre si accende una sigaretta e libera il fumo.
-perché non dici nulla?- chiede continuando ad osservarmi.
-cosa dovrei dire, è così strano, non ti vedo da quando sono piccolo e ora mi ritrovo accanto a te- sorrido debolmente e sento il groppo alla gola. Deglutisco ma non si vuole sciogliere.
-sai che non è stata colpa mia se non ci siamo mai visti.- fissa la sua sigaretta tra le dita e prosegue- per quello ringrazia tua madre.- 
Io non riesco a parlare, sono bloccato, non so cosa dire, in realtà questo giorno non me lo immaginavo così.
-io non sono il colpevole Ben, io non lo sono, io non sono un assassino- mi guarda con quei suoi due occhi così simili ai miei e io non riesco a distogliere lo sguardo da quelle iridi così verdi.
-lo so- mormoro. 
-dicono che io sia un pazzo, ma non è così- piega la testa di lato e continua a guardami sorridente. E’ inquietante, sento i brividi salirmi su per il corpo. 
-lo so- sussurro di nuovo.
-io non sono il colpevole!- urla e si avventa su di me facendomi cadere sul pavimento. 
Ho paura, in testa ho la confusione, non riesco a capire cosa stia succedendo.
-cazzo Ben smettila!- continua ad urlare e sento il suo fiato colpirmi  il  viso.
-no Ben, non lo ucciso, finiscila non è vero! Lasciami stare Ben! Smettila, io non sono un assassino!- 
-io non sto dicendo nulla!- alzo la voce anche io e tento di alzarmi dal pavimento, lo scanso e mi rimetto in piedi.
-Ben credimi, io non l’ho ucciso, io non sono cattivo.- il suo sguardo e perso nel vuoto, rimane incantato a fissare un punto indefinito nella stanza e poi piange come un bambino ritornando ad urlare. 
-Per piacere credetemi! State zitti! Mi avete sfinito! Zitti ho detto!- si tappa le orecchie con le mani e chiude gli occhi inginocchiandosi.
In me regna il caos, le mie mani tremano e le sue grida disperate mi opprimono. Poi poso lo sguardo sul comodino. Pasticche. Aveva ragione mia madre, è solo un pazzo. Dovevo fidarmi di lei.
 
 
POV Danny
-Qualcuno sa dov’è Ben?- entro nel salotto e chiedo ai ragazzi.
-smettila Danny, non ti vuole vedere.- risponde Cameron continuando a fissare lo schermo del suo computer.
Non è per quello. Qui qualcosa non va, lo sento. 
Sento una strana sensazione, sul petto. Non riesco a stare fermo, è come se fossi iperattivo. 
Le mie gambe non riescono a stare ferme e immobili nemmeno per un secondo. Mi torturo le dita e ritorno a fissare i ragazzi.
-sicuri che nessuno sa dov’è?- chiedo insistente. 
-no Danny e ora finiscila- risponde acido Sam ritornando a sdraiarsi sul divano chiudendo gli occhi.
-e tu James?- 
-no, non lo so- tiene lo sguardo abbassato sul suo cellulare, ma io non credo me la stia raccontando giusta, non ha nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi mentre me lo dice. 
-sicuro?- 
-si Danny - mormora.
Intanto la sensazione non se ne va via, è ancora qui, sullo stomaco, sono quasi sicuro che c’entra Ben, per forza. E io devo trovarlo. Sento il bisogno di vederlo, di vedere se sta bene,  ho un brutto anzi pessimo presentimento. 
-per piacere è grave e urgente- faccio il serio stavolta, li guardo negli occhi uno ad uno mentre loro rimangono in silenzio.
-perché Danny..-chiede Cassells.
-perché credo che si sia messo in un bel casino- sussurro.
Il batterista apre la bocca per dire qualcosa ma la richiude all’istante. 
-ti prego James…- 
-è andato a trovare suo padre- abbassa lo sguardo e io sento il terreno crollarmi sotto ai piedi.
-cosa? Dove?- sono stupito, devo raggiungerlo. Ormai sono sicuro che è successo qualcosa. 
-portami da lui- mi alzo in piedi di scatto e afferro la giacca.
-non se ne parla- risponde.
-ti prego è urgente- 
-ha detto che voleva stare da solo- 
-e io ti dico che sta succedendo qualcosa- lo guardo negli occhi serio, forse sto addirittura tentando di trasmettergli un po’ di pietà, e devo dire che ci riesco. 
Prende le chiavi della macchina e saliamo. 
-dai veloce accelera- dico in preda all’ansia e ora non so perché, ma mi sale anche il panico.
Cassells poggia il piede sull’acceleratore e l'auto si velocizza, arrivando così in meno di dieci minuti davanti ad un hotel.
Scendo velocemente dalla macchina e inizio a correre verso l’entrata, è come se questo non fosse più il mio corpo, le gambe corrono veloci verso il bancone della reception guidate dal panico.
-la prego, dov’è Chris Bruce – chiedo alla donna che inizia a frugare tra le carte, ma io non ho tempo, impreco e corro verso le scale, scalino dopo scalino finchè sento delle urla provenire dal secondo piano, mi dirigo alla fine del corridoio, davanti a me ora la porta di una stanza. Là dentro l’inferno. Poi sento la sua voce. Le sue urla.
Do una spallata alla porta che si apre di scatto. Davanti a me una scena raccapricciante. 
Un uomo con un coltello in mano urla disperato mentre osserva Ben. 
Il chitarrista è con le spalle al muro, urla il mio nome e tenta invano di divincolarsi.
L’uomo avvicina il coltello al suo petto.
No, non può succedere, io lo amo. 
In una frazione di secondo mi fiondo addosso a loro e sento improvvisamente una fitta al petto. 
Il sangue cola sulla mia maglia, è così rosso e scuro da sembrare nero. 
Immagini a rallentatore, tutto rallenta. 
Poi il dolore fisico, la ferita fa tremendamente male, mi sento squarciato in due.
Vedo Ben urlare il mio nome disperato e gettarsi sul mio corpo che si accascia lentamente al terreno.
Gli sorrido debolmente e sussurro un “ti amo”.
Sono così stanco, la vista di appanna e le palpebre si chiudono. 
 
-non andartene!- le grida di Ben giungono alle mie orecchie, mi sfiora una mano e piange come non mai. La disperazione. 
-non lasciarmi qui da solo! Io ti amo...- sento le sue lacrime colare e bagnarmi le mani. 
-io non morirò- sussurro con la poca forza che mi rimane prima che mi trasportino con la barella.
 
 
 
 
 
Lascio a voi commentare, vi dico soltanto di non preoccuparvi.-.
ormai siamo quasi alla fine di questa ff che forse, udite udite, diventerà una serie c: 
buonanotte a tutte, mi spiace se è triste sto capitolo t.t 
-Fateless

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Capitolo 29
*** My dear. ***


My dear.

tic... tic... tic...
Il suono regolare del respiratore è il sottofondo nella stanza.
Aspetto qui, seduto su questa sedia da non so quanto tempo. Forse quattro ore. Lui è lì immobile, come se fosse morto, supino con gli occhi chiusi e le braccia lungo i fianchi. Alla vista di quella scena sento il magone alla gola e le lacrime salirmi agli occhi, ma non ho più la forza di piangere, non ho più lacrime. Mi avvicino lentamente al letto e con cautela gli sfioro delicatamente una mano. La sua pelle è calda come al solito.
Mentalmente sono confuso e frastornato. Sono deluso, credevo che le cose con mio padre sarebbero andate bene, magari avemmo potuto recuperare il tempo perso, invece ha tentato di uccidermi e ora è stato arrestato per la seconda volta in attesa di un processo che lo condannerà colpevole. Poi c'è il fatto di Danny. Mi ha salvato la vita sacrificando la sua, e mi fa sentire terribilmente in colpa. Se ora lui è in queste condizioni è colpa mia, dovevo esserci io sdraiato lì. Ma questa situazione mi ha fatto capire quanto lui tenga veramente a me, e non avrei dovuto trattarlo in quel modo dopo quella sera. Mi sarei dovuto fidare.
-hey Ben- James interrompe i miei pensieri, entra nella stanza e si siede accanto al letto.
Io non ho nemmeno la forza di salutare quindi faccio un piccolo cenno con la testa.
-come sta?- mormora.
-ci vuole tempo, i medici dicono che deve riprendersi,  quindi dobbiamo solo aspettare che si risvegli- lo sento fare un lungo sospiro.
-ti va di uscire da questa stanza?- chiede sottovoce. Io sono titubante, non voglio lasciare Danny da solo, potrebbe risvegliarsi in qualsiasi momento e io devo esserci.
-eddai Ben, è da due giorni che sei inchiodato qui- insiste e io non posso rifiutare. Ho bisogno di distrarmi, e forse la caffeina può aiutarmi.
 
 
-se lo sentiva- James alza lo sguardo e mi fissa con i suoi occhi nocciola e lentamente piega le labbra in un sorriso timido.
-cosa, scusa non capisco- mescolo lo zucchero nel bicchierino di caffè della macchinetta e bevo un sorso.
- l'altro giorno, sentiva che qualcosa non andava, è per questo che l'ho accompagnato all'hotel-
-ah- rispondo abbassando lo sguardo fissando il pavimento. Che cosa tenera.
-ha insistito tanto, e appena siamo arrivati si è fiondato su per le scale in cerca della stanza- il batterista continua a sorridere e mi accarezza una spalla.
Sento le lacrime riempirmi gli occhi, il mento trema e dopo un po' non reggo più. Lacrime salate iniziamo a scendermi sulle guance cadendo silenziose sul pavimento.
-mi dispiace tanto- sussurro con un filo di voce.
- perché, Ben non è mica colpa tua...- non riesce a finire la frase dato che lo interrompo.
-non avrei dovuto trattarlo di merda dopo quella fottutissima sera, avrei dovuto perdonarlo, forse questo non sarebbe accaduto...-
-ormai nulla ha più importanza, è passato-
-già...- sussurro con un filo di voce prima di sentire chiamare il mio nome da una voce femminile che conosco fin troppo bene.
- Benjamin?- alzo la testa fino ad incontrare due occhi terribilmente azzurri.  
-ciao- sussurro apatico. Lei è sempre la stessa, sempre la stessa donna bellissima, con i suoi capelli castani mossi, il suo rossetto rosso a colorarle le labbra, il suo profumo dolce, è il suo pancione, che credo tra poco svanirà. Sempre mia madre.
Rimaniamo un po' a fissarci poi James si alza e se ne va.
-vi lascio soli- dice cercando di sorridere.
Poi mia madre si avvicina e si siede nella sedia occupata un secondo prima dal batterista.
-hai pianto?- mi chiede con voce estremamente dolce. Deve aver  notato i miei occhi gonfi e rossi, non doveva succedere, non voglio che mi veda fragile.
-può darsi-
-come sta?-
-e a te che ti importa?- la risposta mi viene di getto, senza pensarci rispondo secco e acido guardandola negli occhi.
-scusa- mormoro. Per la prima volta mi pento, e sento il bisogno di rimediare.
-dobbiamo solo aspettare che si risvegli- continuo abbassando la testa.
-ci tieni a lui vero?- mi chiede prendendomi la mano e stringendola tra le sue.
-io lo amo- solo dopo mi rendo conto di quello che ho detto, di quello che ho confessato.
-lo so- sospira.
-no non lo sai, non ne hai idea- sento la rabbia salirmi in corpo.
-è vero, ma so quanto ti ama lui. Non è da tutti i giorni sacrificare la vita per qualcuno.- ha sempre saputo spegnermi e farmi sentire nel torto.
-non ti da fastidio?-
-che tu ami un ragazzo? No, d’altronde io che ci posso fare, di sicuro non mi cambia la vita- mi sorride dolcemente prendendomi il mento tra le dita e mi stampa un bacio sulla fronte, come quando ero bambino, ma stavolta è diverso, è dato col cuore.
Quanto mi è mancato il suo amore.
-avevi ragione- le lacrime scendono sulle mie guance senza fermarsi. Sento lei prendermi la testa tra le mani e appoggiarla sul suo petto. Mi accarezza i capelli e mi bacia la nuca.
Sento il suo profumo e mi calmo piano piano. Mi sento un bambino, o forse lo sono ancora.
-tra quanto nascerà?- le chiedo sfiorandole il pancione.
-un mese e mezzo-
-ti manco?- una lacrima scende e le bagna la maglietta.
-che domande idiote che fai, le facevi anche da piccolo, ovvio che mi manchi, e spero che tu un giorno tornerai a casa. Sai, ho dormito nel tuo letto il primo mese che te ne sei andato.-
Mi alzo e ritorno a guardarla negli occhi.
-comodo vero?- dico scherzando per risollevare la situazione, lei mi accarezza una guancia e si commuove.
-scusami tanto- sussurra.
-ti va di venire nella sua stanza?-
-certamente- si alza lentamente insieme a me e si regge al mio braccio.
-scusa, ma pesa un bel po’ e la mia schiena è a pezzi- sorride. E’ così bella quando sorride, gli anni per lei sembrano non passare, ai miei occhi rimane sempre stupenda, soltanto che in me non riesco a identificare nulla di lei, nessuna espressione, e questo mi dispiace da morire.
Entriamo nella stanza in silenzio, come quando si ha paura di svegliare qualcuno, la differenza è che io pagherei oro perché aprisse gli occhi. Che contraddizione. Ormai però per forza di abitudine non riesco ad entrare nella stanza camminando normalmente e parlando ad alta voce.
Io mi metto alla sinistra di Danny mentre lei alla destra. Sembra che stia per piangere, come biasimarla. Le prendo una sedia e gliela porgo indicandole di sedersi, non voglio che si stanchi. Rimaniamo in silenzio e inizio ad osservare la stanza, come se ormai non ne conoscessi ogni minimo particolare. Le pareti sono di un bianco che infastidisce gli occhi, e agli angoli del soffitto si notano delle sfumature di nero, segno della sporcizia e della necessità di tinteggiare. Il comodino accanto al letto e semplice, e sopra sono appoggiati numerosi vasi di fiori portati dalla madre adottiva di Danny. Sono orchidee bianche e viola, che danno un tocco di colore a questo posto odioso. Sopra un’altra sedia inoltre la madre ieri ha appoggiato dei vestiti di ricambio, ovviamente per quando si risveglierà. Dubito inoltre che riutilizzerà più la maglietta che indossava il giorno del terribile incidente dato che è insanguinata, mi sono appunto occupato io di gettarla nel cassonetto dei rifiuti quando me l’hanno consegnata come d’obbligo.
Questa situazione è così confusa e complicata. Mi accascio a peso morto sulla sedia accanto al letto e gli sfioro con tutta la dolcezza possibile una mano. Poi noto qualcosa.
Si muove. L’indice si muove di un millimetro. Inizialmente credo di essere stato io, ma dopo si muove un’altra volta. Mi alzo di scatto e lo guardo con gli occhi spalancati per poi osservare mia madre che mi guarda confusa.
-si è mosso, ne sono sicuro, la mano… il dito… l’indice… di poco…- sono in preda all’ansia, devo chiamare qualcuno. Esco dalla stanza velocemente lasciando da sola mia madre perplessa e corro lungo il corridoio. Mi fiondo sul primo medico che incontro e lo prego di seguirmi.
-si è mosso, ne sono sicuro, si sta svegliando- dico mordendomi le unghie dal nervosismo.
Il dottore lo controlla con tutta la calma e tranquillità possibile, apre le palpebre e gli punta una torcia sulle pupille.
-è probabile che si stia risvegliando, ma noi non possiamo fare altro che aspettare- alza la spalle e mi tira una pacca sulla spalla sorridendo. Testa di cazzo. Riesco a pensare solo questo.
Si dirige verso la porta ed esce.
-testa di cazzo- dico senza pudore verso mia madre.
-Ben!- mi riprende seria per poi piegare le labbra in un sorriso.
-ma è vero!- alzo le braccia al vento.
-Ben…- sento sussurrare il mio nome e guardo confuso mia madre. Poi riconosco la voce. E’ flebile, ma rimane sempre la stessa. Mi volto verso il corpo di Danny e lo vedo sorridermi debolmente.
Dio solo sa quanto io stia morendo dentro dalla felicità.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 30
*** Eyes and looks. ***


Eyes and looks.

Sono le sette di mattina, non mi sono mai svegliato così presto, considerando il fatto che per me anche le due del pomeriggio sono da considerarsi “presto”. Mi alzo dal letto maledicendo colui che ha inventato la sveglia e spengo quell’apparecchio infernale che mi trapana le orecchie obbligandomi ad aprire gli occhi ad un nuovo giorno. Oggi i ragazzi vengono a casa di Danny, che ora è anche mia e prepariamo una piccola festa di “bentornato” al vocalist che verrà dimesso dall’ospedale. Vado in bagno e mi lavo la faccia con l’acqua gelida che mi sveglia un po’ togliendomi quell’aria da ebete. Mi vesto, mi sistemo e scendo le scale. Danny tornerà a casa, non posso smettere di pensare a noi. Al suo risveglio gli sono saltato addosso e l’ho abbracciato ma subito dopo sono tornato al mio posto e i genitori di Danny sono entrati nella stanza. Allora me ne sono andato lasciandoli soli. Ho paura di rivederlo, ho paura di quello che succederà. Mi sento fottutamente in colpa per tutto quello che è successo, e ho timore che tra noi non sarà più come prima. Il campanello interrompe i miei pensieri. Devono essere i ragazzi che sono venuti ad aiutarmi. Mi dirigo verso la porta e la apro, e rimango ad osservare le facce da zombie di James, Sam e Cam.
-allora ci fai entrare?- chiede James acido, al che io mi sposto lasciandoli sistemare all’interno dell’abitazione.
-proprio di mattina dovevamo farla?- sbuffa Sam sedendosi sul divano.
-si, è una sorpresa, e ora alzati che dobbiamo preparare un sacco di cose- gli ordino tirandogli addosso una presina da forno.
-che ci devo fare con questa?- chiede perplesso.
-non voglio che ti scotti quando tirerai fuori la pizza- sorrido.
-pizza?-
-si, esatto, quella che si mangia.-
-ma perché?-
-per lo stesso motivo per cui non abbiamo potuto comprare alcolici, Sam, ci sono i suoi genitori, il massimo che si può bere è una lattina di birra- dico scocciato. Il tempo passa e dobbiamo fare un sacco di cose.
-che rotta di palle- sbuffa di nuovo andando in cucina trascinando i piedi sul pavimento.
L’idea di questa cosa che io continuo a chiamare festa, ma che in realtà non è  (niente alcol e droga…) è stata della madre di Danny, e dato che ora lei è insieme a suo marito in ospedale, è toccato a me preparare tutto.
Io e Cam spostiamo il tavolo quadrato al centro del soggiorno e lo apriamo, cosicché si trasforma in un bel tavolo rettangolare per dieci persone.
Metto una bella tovaglia di colore verde e sistemo le bibite sopra. Dopo mi dirigo in cucina a controllare che tutto proceda per il meglio. Vedere Sam ai fornelli è stranissimo ma allo stesso tempo normale, lo abbiamo sfruttato altre volte per fare la pizza. La sua fantastica pizza.
Poi mi dirigo in giardino e sento un profumino di carne invadere l’aria. Il barbecue.
Le costolette. Le preferite di Danny. Sorrido leggermente ma subito dopo tutta la felicità scompare. Ho il panico che tutto cambierà, che lui non mi ami più, che addirittura mi odi per quello che è successo. Come biasimarlo.
 
 
Sono le undici ed è tutto pronto. La pizza è sul tavolo appena sfornata e la carne pure. Non riesco a stare fermo, sono in ansia. Loro saranno qui a momenti. Poi sento una macchina parcheggiare in giardino. Il mio battito cardiaco aumenta. Il motore si spegne. Sento il cuore uscirmi dal petto. Rumore di sportelli che sbattono. Ho il sudore freddo. Una chiave che entra nella toppa della serratura. Tremo. La porta si apre lentamente e lo vedo. Ci alziamo in piedi urlando il suo nome e rivedo il suo splendido sorriso. Arrossisce di colpo per l’emozione e i nostri occhi si incrociano. Vorrei andare lì e abbracciarlo, ma non posso. Vorrei andare lì e baciarlo, ma non posso. Vorrei solo dirgli che lo amo, ma non posso. Distolgo a fatica lo sguardo posandolo sul tavolo preparato. Prima di sentirmi prendere il braccio. Mi volto lentamente sperando che sia lui, ma con dispiacere è sua madre che mi ringrazia di cuore per tutto. Le sorrido, in realtà non riesco ad ascoltare nemmeno una parola che sta dicendo. Il mio sguardo si posa su Danny che parla con i ragazzi tutto felice.
Mi siedo sul divano insieme a James, mentre gli altri scelgono le sedie, come Danny. Non riesco a staccargli gli occhi di dosso. Non riesco a credere che dopo tutto quello che abbiamo passato, dopo tutto quello che siamo stati ora siamo così distanti. Fa tremendamente male, ho il groppo alla gola e la malinconia si fa sentire.
-grazie mille ragazzi- dice il vocalist prendendo una costoletta.
-prego barbone- risponde James guardandolo schifato mentre addenta con ben poca eleganza il pezzo di carne.
- com’è stato il risveglio?- chiede Cameron passandogli un tovagliolo.
-ah, bellissimo svegliarsi e sentire Ben dire “testa di cazzo” ad un dottore- ride guardandomi con i suoi occhioni verdi e non posso fare a meno di ridere anche io. Come la prima volta che ci siamo conosciuti.
-è vero, era un testa di cazzo- mormoro sorridendo.
-sentite, mi sto annoiando, che ne dite di andare al mare?- James con molta noncuranza di immette nella conversazione.
-io ci sto- sorride Danny per poi continuare- quindi dato che il festeggiato sono io, venite anche voi- si alza in piedi e si avvicina alla porta di ingresso, saluta i suoi genitori e ci invita ad uscire urlandoci dietro.
-e i costumi?- chiedo.
-ma chi se ne frega!- urla salendo in macchina senza nemmeno voltarsi verso di me.
E’ il solito Danny.
La macchina esce dal viale velocemente, per poi immettersi in una strada trafficata. Danny sorpassa tutti, probabilmente si sta gasando troppo. Slayer e finestrini aperti al massimo. Proseguendo di questo passo ci scontreremo contro un palo, ma d’altronde è bello vedere che il vecchio Danny è ritornato tra noi. Ma forse sarà proprio questo menefreghismo che magari ci allontanerà. Sto sperando con tutto il cuore che non sia così.
Il mio sguardo finisce casualmente sullo specchietto retrovisore e vedo gli occhi di Danny fissarmi per poi vedere le sue labbra piegarsi un sorriso, facendo si che nelle sue guance si creino le sue magnifiche fossette. Ricambio il sorriso prima di vedere Sam mettere la testa  fuori dal finestrino e urlare qualcosa di incomprensibile.
 
Il mare, l’ho sempre adorato e odiato contemporaneamente. Felice di giorno e malinconico la sera.  Scendo dalla macchina e mi avvicino alla spiaggia deserta, nessuno viene in quel tratto dorato. Cammino sulla sabbia e mi tolgo le scarpe con molta facilità, sentendo così tutto il calore pervadermi il corpo rabbrividendo. Poi vedo qualcosa corrermi accanto. Danny. Si spoglia velocemente abbandonando i vestiti al terreno e tuffandosi in acqua, seguito poi dagli altri che urlano come ragazzine. Io mi siedo sul bagnasciuga vestito solo dei miei boxer e li osservo ridendo. Vorrei andare lì insieme a loro, ma non riesco a ridere, non sono felice, sono preoccupato e basta. Poi vedo il vocalist correre verso di me e tirarmi per un braccio. Mi oppongo, ma lui mi prende in braccio e mi scaraventa nell’acqua. Riemergo velocemente e tossisco, l’acqua salata mi è entrata nei polmoni, mentre Danny ride di gusto.
-stupido- dico ridendo affogandolo.
Dopo un po’ riemerge tossendo e ridendo.
Restiamo a guardarci per un po’, le parole non mi escono, non riesco a parlare. E’ tutto così complicato. Non saprei nemmeno cosa dire.
-Ben…- mormora.
Non riesce a concludere la frase perché i ragazzi vengono da noi a romperci le scatole.
Esco dall’acqua e mi siedo su uno scoglio. Mi rimetto la maglietta che inevitabilmente si bagna così come i jeans strappati. Scuoto i capelli e rimango ad osservarli mentre si divertono. E’ bello che sia ritornato, è bello sapere che è vivo e vegeto, che siamo di nuovo gli Asking Alexandria, che nemmeno la quasi morte del nostro vocalist sia riuscita a dividerci. I ragazzi escono lentamente e si siedono con me sugli scogli aspettando di asciugarsi, chiacchierano di qualcosa, ma io non riesco a stare attento, poso lo sguardo all’orizzonte e non lo scollo da lì neanche un secondo, poi li vedo alzarsi e vestirsi e capisco che è il momento di ritornare a casa. Sono veramente stanco, vorrei solo fare una dormita. Salgo in macchina e mi accascio sul sedile sprofondando nel sonno. Nessun sogno, la mezz’ora di viaggio vola e all’arrivo sento Sam scrollarmi e svegliarmi tirandomi uno schiaffo.
- Sam, ti voglio bene anche io eh..- dico stiracchiandomi e scendendo dall’auto.  Poi noto che in macchina siamo solo io, Danny e Sam.
-dove sono gli altri?- chiedo.
-si sono fatti accompagnare a casa, e ora me ne vado anche io- sorride allontanandosi e facendo un segno di saluto con la mano.
Ora siamo solo io e il vocalist, non avevo pensato a questo dettaglio: io vivo con lui, prima o poi sarebbe successo. Credo sia arrivato il momento di chiarire la faccenda.
-Ben…- si volta verso di me frugandosi le tasche dei pantaloni.
-si, Danny?- ho veramente paura di quello che sta per dirmi.
- hai tu le chiavi di casa?-
Dentro di me sono veramente sollevato. Frugo nei pantaloni e le trovo porgendogliele.
Lui le infila nella serratura e apre la porta. La casa è silenziosa, il televisore è spento, i suoi genitori devono essere andati a lavoro. D’altronde non c’è nemmeno la macchina parcheggiata in garage. Ancora peggio, penso. Ora siamo veramente soli, non c’è via di scampo. Mi siedo sul divano, la stanchezza, malgrado abbia riposato durante il viaggio, non è svanita, l’effetto di una giornata al mare mi fa sempre questo effetto. Vedo Danny entrare nel soggiorno e sedersi accanto a me. Profuma di acqua salata. Si avvicina lentamente a me una sua mano e mi prende il mento tra due dita voltami la testa verso di lui, e non posso evitare di guardarlo negli occhi perché come ogni volta ne rimango
sempre ipnotizzato.
-mi dispiace tanto- mormora sottovoce, come se qualcuno ci potesse sentire.
-di cosa…-
-di aver rovinato tutto quella sera al locale, di averti tradito, di aver tradito la tua fiducia..-
- Danny… non mi importa più nulla di quella volta, l’unica cosa che mi interessa e che tu mi ami ancora dopo tutto quello che ti ho fatto- gli prendo la mano e la stringo alla mia.
-tu non mi ha fatto nulla- sorride debolmente.
-si invece, è tutta colpa mia, se tu sei finito in ospedale è solo colpa mia… se hai sofferto è solo colpa mia..- sento che sto per piangere, sento il magone in gola e mi brucia, ma lui mi zittisce e in una frazione di secondi appoggia le sue labbra sulle mie tenendomi ferma la testa con le sue mani calde. Quanto mi è mancato.
- non è colpa tua. E’ colpa che ti amo- sussurra e sento il suo respiro sul mio viso.
Gli salto addosso e lo bacio di nuovo, e in pochi secondi lo ritrovo sdraiato sopra di me. Gli tolgo la maglietta e gli bacio il petto. Sa di sale, di mare, mi manda in estasi. Sento il suo respiro sul collo mentre lui mi slaccia i pantaloni e sorrido. Si, è sempre il solito pervertito.
S’intrufola nei boxer e ansimo. Mi vuole uccidere. Allungo una mano e tento di fare lo stesso, ma ormai sono su un altro mondo. Mi aggrappo al suo bacino con le gambe e piego la testa all’indietro quando lo sento dentro e ansimo più forte. Lui mi bacia il collo e lo abbraccio forte graffiandogli la schiena numerose volte. Mi scosta i capelli dal viso e mi stampa un leggero bacio sulla fronte sudata. Poi si sposta ansimante sul divano troppo stretto e mi accoccolo a lui baciandogli il petto.
- Ben, nulla ci dividerà- mormora accarezzandomi il braccio con l’indice.
-nulla- ripeto sottovoce guardandolo negli occhi.
 
 
 
Eccoci qui all’ultimo capitolo di questa fan fiction. Sto piangendo come una fontana e non sto scherzando. Sono felicissima di aver lasciato un piccolo segno in questo fandom spettacolare che aspetta solo di essere riempito di spettacolari storie. Questa fan fiction è solo frutto della mia malata fantasia, ho solo voluto condividere con qualcuno quello che penso di loro, non è nulla di veritiero, anche se a dirla tutta mi piacerebbe.
Spero che questa storia abbia emozionato qualcuno mentre la leggeva, come ha emozionato me mentre la scrivevo. Non è nulla di che, non è stata scritta perfettamente, contiene numerosi errori, ma spero vivamente che a qualcuno sia piaciuta. Ringrazio tutti quelli che mi hanno supportata in questa avventura recensendo e non solo, perché sul serio, senza di voi questa fan fiction non sarebbe nemmeno stata continuata. Ho le lacrime agli occhi, è stata un’esperienza fantastica, ma credo comunque che continuerò a scrivere su di loro, magari diventerà un serie, mi spiace e chiedo scusa se ho trascurato determinati componenti della band, ma dopo tutto erano comunque dei personaggi secondari. Ancora una volta ringrazio tutti e questo fandom. Grazie alla mia Mery di avermi sopportata quando credevo di aver fatto un disastro con questa fan fiction e grazie anche al piccolo funghetto allucinogeno di avermi aiutata e di avermi sopportata. So che rompo le balle.
Quindi grazie ancora a tutti quanti, è stato bellissimo.
Arrivederci.
-Fate.
 

 

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