'Cause your eyes are everything I want

di AliceC12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Styles ***
Capitolo 2: *** Blu come l'oceano ***
Capitolo 3: *** Palpitazioni ***



Capitolo 1
*** Styles ***


Capitolo 1

-E dai, piantala! Louis non puoi portarlo via?-
-Mi spiace, è dotato di mentalità propria-
Harry Styles.
Un nome, una garanzia.
Alto 1.80, capelli ricci, occhi color verde smeraldo, labbra rosee e sottili: obiettivamente un bel ragazzo.
Mi veniva dietro da circa cinque mesi e, forte della sua nomea di “fusto” della scuola in quanto capitano della squadra di calcio, non perdeva occasione di mettersi in mostra.
Convinto che il suo fascino da bello impossibile avesse un qualche potere magnetico anche su di me, sferrava in continuazione la sua mossa ottenendo in cambio cumuli di due di picche.
La sua insistenza mi infastidiva ma al contempo mi lusingava.
Era il migliore amico di mio fratello Louis e sfruttava questa posizione per passare intere giornate a casa nostra ed intrufolarsi di soppiatto nella mia camera mentre, puntualmente, mi mettevo lo smalto alle unghie dei piedi.
-Andiamo Tomlinson, so che prima o poi cederai…-
-Bene, fino ad allora esci dalla mia stanza- ringhiai fermamente, prima di cacciarlo fuori come ormai era mia consuetudine fare alle 4 di ogni pomeriggio.
Tutti i martedì avevano gli allenamenti quindi, non appena sentii la porta d’ingresso serrarsi, girai la chiave nella toppa e cominciai a godermi quelle poche ore di libertà e solitudine prima che rientrassero i miei.

-Perché non ti ci metti insieme? E’ un figo della madonna e tu ancora gli resisti? Io gli sarei già saltata addosso- dopo aver allontanato la cornetta dall’orecchio, scioccata dai discorsi appena espressi dalla mia amica Lauren, ricominciai il discorso.
-Perché non può trovarsi un’altra ragazza? Non lo sopporto più-
-Non diresti così se fossi qualsiasi altra ragazza della scuola-
-Ma tu sai che mi piace distinguermi dalla massa- affermai con un velo di ironia.
In effetti era vero: appartenevo a quel gruppo di ragazze poco interessate all’aspetto fisico,per le quali le gonne e i tacchi alti costituivano una macchina da tortura. Il trucco era uno dei miei peggiori nemici; matita e rimmel potevano passare ma ombretti, blush, primer o qualsiasi altro prodotto permettesse di eseguire un make-up complicato, erano come un’allergia per me.
A scuola non facevo parte del gruppo delle cheerleader, né del club di matematica. Non ero la ragazza di un giocatore di calcio, ma il cognome Tomlinson mi aveva fatto guadagnare un certo rispetto grazie al ruolo di mio fratello nella squadra.

-Dunque ragazzi, Costantino vinse la battaglia di Saxa Rubra nei pressi di Ponte Milvio nella primavera del 312. Questo gli permise di affermare il suo potere su tutto l’impero romano-
La tentazione di aprire la finestra e scaraventarmi di sotto dal terzo piano, divenne irrefrenabile davanti ai discorsi sempre più soporiferi che la Burbon stava blaterando da un’ora.
Era ormai fine maggio e la scuola sarebbe terminata a breve, ma la stanchezza degli ultimi giorni era diventata insostenibile.
Fortunatamente il pensiero di passare l’intero mese di luglio all’estero, più precisamente in Messico, in compagnia di mio fratello, riusciva a darmi la forza di impegnarmi anche durante quei giorni fatali; cosa necessaria, perché un brutto voto avrebbe compromesso la partenza.

-Ciao Jess-
Mi salutò mio fratello con un bacio sulla guancia al quale ricambiai con un sorriso, mentre ero impegnata a cucinare la mia ricetta migliore:risotto ai funghi e bacon.
-mmm che profumino-
-L’ho preparato solo per te-
Il nostro rapporto era un misto amore-odio: una perfetta simmetria che si avvicendava a momenti alterni e ci permetteva di andare d’accordo senza sembrare falsi.
L’odio si presentava sotto forma di lotte per il telecomando, sfuriate per il volume eccessivo della musica, richieste di denaro ai nostri genitori che potevano rifornire a turno solo uno di noi.
L’amore, invece, non si manifestava apertamente ma tramite la sua gelosia nei confronti dei miei ex-fidanzati, che aveva messo sotto torchio per capirne le intenzioni. Attraverso la preparazione di pietanze che sapevamo essere adorate dall’altro, o passaggi in macchina a qualsiasi ora del giorno.

Lo guardavo soddisfatta addentare voracemente le ultime fette di bacon rimaste nel piatto, ma le troppe smancerie che mi aveva rivolto mi avevano fatto intuire che qualcosa non andava.
-Ora che ti sei spazzolato il piatto, pensi di dirmi cosa c’è che non va?-
-Solo se prometti di mantenere la calma-
-Dai…- lo incoraggiai.
-Harry verrà in vacanza con noi- disse tutto d’un fiato, tappandosi le orecchie con le mani, pronto a sopportare una delle mie scenate isteriche.
Meglio censurare tutti gli insulti che uscirono dalla mia bocca per evitare che i deboli di cuore ne rimangano secchi e passare alle ultime battute.
-Non lo voglio lì e soprattutto non voglio che mi guardi il culo mentre sono in costume da bagno-
-Dai,  lo terrò buono-
-Sarà meglio-

Le urla disumane della mia amica non appena saputa la notizia, mi trapassarono violentemente i timpani attraversando la cornetta telefonica.
-Tu…tu…tu- balbettò in preda al panico che, da parte mia, era solo disperazione.
-Si, lo dovrò sopportare anche lì-
Lauren si ammutolì all’improvviso, lasciandomi intuire che, se avessi continuato di quel passo, sarebbe venuta a casa mia per schiaffeggiarmi.
-Non è colpa mia se non puoi venire, te lo avrei lasciato volentieri- sospirai con rassegnazione.
-Sono sicura che succederà qualcosa tra voi-
-Oltre al fatto che mi stuprerà?... Non penso proprio- affermai scherzosa prima di attaccare il telefono e scendere in cucina per la cena a base di pollo arrosto preparato da mia madre.
-Libertà- questa fu la parola che invase la mia mente non appena la campanella che segnava l’inizio delle vacanze estive suonò, tra le urla di studenti eccitati all’idea di non dover più mettere piede nell’istituto Robert Hollis per tre mesi.

-Harry muoviti con quella valigia o perderemo l’aereo-
Giugno era volato via; avevo passato la maggior parte del tempo facendo sport e portandomi avanti con i compiti, così da non essere obbligata a portarli in Messico.
L’emozione aveva invaso il mio corpo all’idea di quel viaggio che attendevo da mesi ormai, ma in quel momento l’euforia si era trasformata in collera.
La velocità e prontezza di quel ragazzo era paragonabile ad un maratoneta che cerca di portare a termine 11km di corsa dopo aver affrontato il pranzo natalizio della nonna: missione impossibile.
Erano dieci minuti che io e Louis lo aspettavamo in macchina, volgendo sguardi sfuggevoli all’ora segnalata sul cruscotto dell’auto che sembrava passare ad un velocità davvero illogica.
-Harry- lo rimproverai nuovamente.
-Calmati dolcezza, c’è bisogno di tempo per creare una capigliatura sexy come questa- rispose varcando la soglia di casa che io e Louis stavamo fissando impazienti da un quarto d’ora.
Guadagnatosi un’occhiataccia raggelante con quell’affermazione, capì che forse era arrivato il momento di muovere quel benedettissimo sederino che la mamma gli aveva donato e salire in macchina, prima che la mia collera si trasformasse in furia omicida.
-Dai piccola, so che non sei arrabbiata-
Mi colpii sonoramente la fronte con la mano destra in segno di disperazione e lo spinsi nel veicolo, alla cui guida Louis sghignazzava divertito.

Volo Londra-Messico, prepararsi all’imbarco.

La vocina invisibile dell’altoparlante stava richiamando il nostro volo da circa dieci minuti; superammo in fretta e furia il chek-in e il metal detector e ci fiondammo nell’abitacolo.
Ad aspettarci una miriade di sguardi che, da euforici al pensiero della meta prestabilita, erano diventati furiosi in attesa dei tre passeggeri che avevano provocato la partenza ritardata dell’aereo.
-Visto cos’hai combinato?-
Sussurrai ad Harry spintonandolo contro il sedile affinchè velocizzasse le operazioni.
-E dai Jess, non è morto nessuno- lo sostenne Louis.
-Smettila di dargli corda- ringhiai contro mio fratello, sempre pronto a difendere l’amico.

-Jess… Jess- una vocina irritante si insinuò fastidiosamente nelle mie orecchie interrompendo il pisolino che mi ero imposta per trascorrere quelle 11 ore di viaggio accanto a Styles nella maniera più indolore possibile.
-Jess- insistette.
-Cosa c’è?- mugugnai infastidita.
-Ho paura-
Solo in quel momento mi resi conto delle violente turbolenze che stavano scuotendo l’aereo.

Attenzione. E’ il capitano che vi parla. Stiamo attraversando una forte corrente d’aria. Vi preghiamo di rimanere seduti, allacciare le cinture e portare i sedili in posizione eretta.

Un’altra scossa e poi niente… il vuoto.



Spazio autrice: Questo è il primo capitolo. E' molto descrittivo e non da una vera e propria anticipazione sul contenuto della storia. Non si sa se il protagonista sarà Harry oppure un altro ragazzo. Se vi interessa scoprirlo continuate a seguire la storia. Se lasciaste una piccolas recenzione mi farebbe davvero molto piacere. grazie mille :)

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Capitolo 2
*** Blu come l'oceano ***


Capitolo 2

-Jess, rispondimi ti prego-
Quando aprii gli occhi, il mio sguardo fu incatenato da quello di Louis che mi teneva stretta fra le sue braccia, tentando di fermare la violenta fuoriuscita di sangue dal mio braccio.
-Cos’è successo?- domandai flebilmente, mentre lottavo contro le mie palpebre affinchè rimanessero aperte.
Riuscii a portarmi in posizione eretta e un urlo di terrore uscì incontrollato dalle mie labbra alla visione di quello scempio: l’aereo era precipitato sulla spiaggia di un’isola, le ali si erano staccate e l’abitacolo, rotto a metà, lasciava intravedere i sedili e le valigie che avevano perso la giusta collocazione per via dell’impatto.
Ma ciò che mi lasciò più perplessa fu vedere i corpi senza vita di cinque uomini, adagiati sulla sabbia calda.
-Dov’è Harry?-
Scioccato dall’accaduto, neanche mio fratello si era reso conto della mancanza del suo amico.
Cominciammo le ricerche che risultarono, però, vane fino a quando, in lontananza, scorsi una capigliatura riccia appoggiata al tronco di un albero.
-Jess, Louis- ci stringemmo in un caloroso abbraccio, felici di esserci ritrovati.
-Harry, cos’hai alla gamba?-
-Oh non è niente, ho solo preso una storta-
Anche se poco convinti, io e Louis lo prendemmo sotto braccio aiutandolo a rialzarsi e ci riunimmo con gli altri passeggeri per decidere il da farsi.

“Siamo spacciati” urlava uno, “Non ce la faremo mai” affermava l’altro.
Io invece, caratterizzata dall’animo intraprendente ereditato da mio padre, scrutavo attentamente i passeggeri, attribuendo mentalmente a ciascuno di loro un compito da svolgere.
Alla fine presi parola: un uomo sui quarant’anni alto e robusto sarebbe andato alla ricerca della legna per il fuoco, una signora che in quel trambusto era stata capace di pensare unicamente al gatto che aveva portato con se, avrebbe intrecciato insieme foglie di palma per costruirvi i letti.
Io, Louis e Harry saremmo andati alla ricerca di noci di cocco, banane e tutto ciò che ci avrebbe permesso di sopravvivere.
Non pensavo lo avrei mai detto, ma le ore di sonno perse a guardare puntate e puntate di “Lost” con quel figo di Ian Somerhalder, non si erano rivelate vane alla fine.

Camminavamo ormai da due ore ma nessun frutto esotico sembrava volersi mostrare a noi, alimentando la convinzione di essere realmente spacciati. Si stava facendo buio, la caviglia destra di Harry, che lui riteneva semplicemente distorta, cominciò a pulsare e il dolore divenne quasi insopportabile.
Un grande ematoma violaceo aveva invaso la parte lesa ma sarebbe stato impossibile curarlo dispersi su quell’isola.
Louis propose di tornare indietro e continuare le ricerche la mattina seguente, ma non avevo alcuna intenzione di sorbirmi le lamentele di uomini sulla settantina, scocciati perché il clima non era di loro gradimento e perché la cena non sarebbe stata a base di aragosta come si aspettavano trovandosi su un’isola.

All’improvviso il fruscio delle foglie e il gracchiare di alcuni uccelli provenienti da un cespuglio, interruppe il nostro vociare, portandoci a temere di essere attaccati da un qualche animale feroce della cui presenza non avevamo tenuto conto.
Dall’ammasso di fogliame, contrariamente alle nostre aspettative, uscì un ragazzo: abbastanza alto, magro, con soffici capelli biondi imbruniti dal fango rappreso.
Gli occhi blu come il mare in tempesta, incatenarono i miei in una morsa letale, impedendo alla mia mente di formulare un qualsiasi pensiero logico o anche solo sorprendermi che un angelo di tale bellezza potesse trovarsi in quel luogo abbandonato.
Mi fu impossibile non rimanere immobile, il corpo pietrificato e lo sguardo perso nelle sue iridi color zaffiro.
Al contrario, lui spalancò la bocca in segno di sorpresa e speranza  e ci corse in contro, abbracciando i ragazzi e salutando me con un bacio alla mano che annebbiò ulteriormente i miei pensieri.

-Ma tu sei… un ragazzo-
L’attimo magico alla visione di quell’angelo, fu interrotta dall’affermazione palese di Styles, alla quale avrei voluto rispondere con un sonoro insulto che però trattenni.
-Styles la tua perspicacia è davvero ammirevole- affermai alla fine, commento al quale lo straniero rispose con un dolce sorriso che mando le mie ovaie in visibilio.
Sembrò accorgersene, tanto che puntò gli occhi nei miei, facendo si che un leggero colorito rosso si impadronisse delle mie guance.
-Come sei arrivato qui?- domandò Louis interrompendo l’attimo decisamente imbarazzante che si era creato.
-Non lo so…-
-Come non lo sai?-
-Non me lo ricordo-
Era chiaro che doveva aver colpito violentemente la testa e ciò gli aveva provocato una brutta amnesia.
Non sapevo decisamente il motivo, ma ogni particella del mio corpo mi spingeva ad aiutarlo, ad appoggiarlo, a fargli sapere che ci sarei stata per qualsiasi cosa.
-Dai ragazzi torniamo indietro, cercheremo domani il cocco- dissi alla fine.
Poco dopo mi voltai verso di lui e notai che non si era mosso neanche di un millimetro.
-Vuoi venire con noi?-
Il suo sguardo si illuminò alla mia domanda.
-Ne sarei felice- affermò alla fine sfoderando uno dei suoi magnifici sorrisi.
-Piacere, Jess-
-Piacere, Niall-

Esattamente come avevo immaginato,  le lamentele non si fecero attendere.
-Dov’è il cibo? E lui chi è?-
-Niente cibo? Perfetto, mangeremo lo straniero!-
Il mio viso si contorse in una smorfia disgustata nell’udire quelle ultime parole; la rassegnazione di essere bloccati su quell’isola doveva aver già dato loro alla testa se, dopo appena due ore, avevano intenzione di ricorrere al cannibalismo.
-Nessuno mangerà nessuno- mi stupii di quanto quell’affermazione risuonasse ridicola e ripensai a quando, durante i  pomeriggi passati in compagnia dei miei cuginetti, mi ritrovavo ad interpretare il ruolo di arbitro mentre giocavamo con i dinosauri affinchè non si scannassero a vicenda.
-Lui si chiama Niall, non era con noi sull’aereo ma…- in quel momento mi resi conto di non avergli chiesto niente di lui: da quanto tempo fosse sull’isola, come fosse riuscito a sopravvivere, se ci fossero altre persone insieme a lui.
Alla fine conclusi con un semplice: -Non lo mangeremo!- classificando quella frase come la più stupida che avessi mai detto, e le cavolate che uscivano dalla mia bocca erano all’ordine del giorno.
Tutti i passeggeri tornarono all’interno dell’aereo per recuperare le poche cibarie rimaste, delle coperte e le valigie in modo da utilizzare i vestiti per creare un prototipo di letto.

Dopo ben due ore di estenuanti rampicate su e giù per l’abitacolo, Louis mi accolse in un caldo abbraccio, lasciando che appoggiassi la testa sulla sua spalla e mi addormentassi.
Prendere sonno mi fu del tutto impossibile:  le scene dell’impatto sull’isola continuavano ad avvicendarsi nella mia mente, interrotte ogni tanto dall’immagine di una fila di denti bianchi sormontati da due occhi blu come l’oceano.
Mi arresi all’evidenza che quella sarebbe stata una notte insonne;  mi alzai, presi la torcia e mi diressi in riva al mare.
Immersi i piedi scalzi nell’acqua e lanciai gli occhi al cielo per osservare le stesse, perfettamente visibili e luminose, completamente diverse da quei fiochi puntini gialli che si intravedono dalle case in città.

-Anche io vengo qui tutte le sere-
Una voce calda e suadente interruppe il silenzio di quella notte, distogliendo la mia attenzione dalla costellazione del Grande Carri che ero riuscita ad individuare dopo 15 minuti di ricerche.
Ci sedemmo su un tronco lì vicino e, dopo esserci fissati silenziosamente per qualche secondo, cominciai l’interrogatorio.
-Niall, da dove vieni?
-Da Mullingar, in Irlanda-
-Come hai fatto a sopravvivere su quest’isola?-
-Mi sono nutrito con tutto ciò che mi offriva la terra; bacche, germogli, frutti e persino animali-
-Ma sei qui da solo, insomma come hai fatto a cavartela?-
-Eravamo in cinque; siamo partiti per fare un viaggio all’estero, ma l’aereo è precipitato e ci siamo ritrovati qui.  Tutti gli altri si sono ammalati e… ora sono solo io- rispose mentre le lacrime cominciarono ad inumidirgli gli occhi.
Era incredibile quanto le nostre storie fossero simili; alla fine dovetti fargli la domanda la cui risposta mi terrorizzava più di tutte.
-Da quanto tempo sei qui?-
Esitò a lungo prima di rispondere.
-Quattro mesi- sospirò infine.
-Stai scherzando vero? Quattro mesi? Non posso stare qui quattro mesi, i miei genitori ci crederanno morti, inizierà la scuola e non vedrò più le mie amiche, non troveremo del cibo e moriremo di fame, quegli idioti cominceranno a  vaneggiare nuovamente riguardo il cannibalismo, non potrò più…-
Cominciai a singhiozzare ripetutamente e capii di essere nel bel mezzo di uno dei miei soliti attacchi di panico, quando le lacrime bagnarono incontrollate le mie gote rosee.
-Hey, stai tranquilla. Sopravvivremo- mi tranquillizzò stringendomi fermamente tra le sue braccia.
In quel momento il calore del suo corpo mi trasmise sicurezza e un senso di calma si riappropriò della mia mente.

Che Niall fosse la cura alla mia pazzia? Ancora non ne ero cosciente, ma Niall sarebbe DIVENTATO la mia pazzia.



Spazio autrice:  Ho visto che il primo capitolo è già stato recensita da 5 persone e, anche se non è moltissimo, mi fa comunque moltissimo piacere visto che ho cominciato a pubblicarla da poco! Spero realmente che continuerete a seguirla e che vi piaccia! Potreste lasciare una piccola recensione per farmi sapere cosa ne pensate? Se non chiedo troppo aggiungetela anche tra le seguite, mi fareste un enorme piacere!
Bene, dopo avervi rotto le scatole per bene, mi dileguo e spero che il capitolo vi sia piaciuto!  Bacioni! <3

Vi lascio con una foto ammazza ovaie del nostro irlandese!



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Capitolo 3
*** Palpitazioni ***


Capitolo 3

Il mattino seguente mi svegliai in riva al mare.
I raggi del sole scontrarono violentemente le mie iridi chiare mentre lo scroscio delle onde accompagnò il mio risveglio dolcemente: due diversi stati fisici opposti tra loro ma di una bellezza neanche lontanamente comparabile a quella che mi aspettava pochi centimetri dal mio viso.
Rivolsi lo sguardo al mio ventre, stranamente più caldo del resto del corpo, dove rimasi colpita dalla visione di  un braccio diafano che mi cingeva la vita attirandomi a se e infondendo calore nella parte racchiusa in quella morsa letale.
Mi voltai e la sorpresa fu ancora più grande nello scoprire il proprietario di quel braccio: Niall era steso a pochi centimetri da me, dormiva beatamente accompagnato da quell’espressione angelica che lo caratterizzava.

-Ehm ehm-
Quell’attimo magico fu interrotto da un colpo di tosse, appositamente studiato per attirare la mia attenzione verso l’alto: i miei occhi vennero incatenati da quelli di Harry che mi fissava con aria da rimprovero, mentre la gelosia incombeva da tutti i pori della sua pelle.
-Tu, biondo, pensi di staccarti o te la devo tagliare la mano?-
-Harry!- lo rimproverai alzandomi da terra e staccandomi, con mio dispiacere, dall’abbraccio di Niall che, ancora intontito da quel brusco risveglio, non era riuscito a metabolizzare la situazione.
-Vieni via- Harry mi afferrò per un braccio e, nonostante i miei vani tentativi di liberarmi, riuscì a trascinarmi sino all’accampamento, in modo che subissi una bella ramanzina da parte di Louis.

-Ma sei una scellerata, non ti posso mai portare da nessuna parte, sei incontrollabile. Come devo fare con te?-
-Louis stai cercando di imitare papà?-
-Già… Non ha funzionato vero?-
-Non proprio-
-Bhe allora non so che dire-
-E lasci che la passi liscia in questo modo? Stava dormendo con un ragazzo!- intervenne Harry sull’orlo di una crisi di nervi, mentre una vena gli pulsava sul collo e gli occhi sprizzavano agitazione da ogni angolo.
-Perché se dormissi con te, proprio come tu vorresti, con chi starei? Con un ermafrodite?-
Di fronte all’impossibilità di rispondere alla mia domanda, si limitò a sedersi sopra un tronco, con movimenti resi goffi dalla caviglia dolorante.
Un urlo di dolore uscì incontrollato dalle sue labbra quando, involontariamente, la gamba andò a scontrarsi con il pezzo di legno, facendo pulsare ulteriormente la zona lesa.
-Aspetta ti aiuto- affermò Niall giungendo inaspettatamente in soccorso del ragazzo che lo aveva appena minacciato di amputazione.
Mentre eravamo intenti a fasciare la gamba di Harry, le nostre mani si sfiorarono, provocando in me uno squilibrio ormonale che credevo non avrei mai provato per il semplice tocco di un ragazzo conosciuto da così poco tempo.

-Io voglio morire, non ce la faccio più-
Eravamo sull’isola da soli due giorni, bloccati con le stesse persone, senza alcuna via di fuga e affermazioni disperate come la precedente erano diventate ormai una moda.
Niall propose a me e mio fratello, data l’impossibilità di muoversi di Harry, di seguirlo nel luogo in cui aveva trascorso gli ultimi quattro mesi e dove qualche provvista doveva essere rimasta.
Quel posto mi incuriosiva; forse sarei riuscita a conoscere in modo più approfondito quell’angelo biondo che era apparso nella mia vita inaspettatamente e il cui mondo ancora non avevo scoperto.

Quel luogo altro non era se non una vecchia casupola arrugginita nascosta tra le erbacce.
Aprimmo cautamente la porta, spaventati che qualcosa potesse staccarsi e caderci addosso.
Qualcuno doveva aver alloggiato sull’isola: c’era una sedia in vimini, un vecchio tavolo privo di una gamba e diversi scaffali posti in modo confusionario.
Niall aprì quella che doveva essere una dispensa e ne tirò fuori qualche banana, delle mentine e un paio di noci di cocco.
Rientrati all’accampamento muniti del nostro bottino, fummo immediatamente assaliti da uomini affamati che non ci lasciarono altro se non una banana da dividerci in quattro.

-Harry che cos’hai?-
Avevamo passato l’intera mattinata nel rifugio di Niall e, una volta tornati, avevamo notato qualcosa di strano nel nostro amico.
La pelle, non più bianca e lucente, aveva un colorito giallastro e goccioline di sudore gli imperlavano la fronte, scivolando accanto agli occhi arrossati. Scottava terribilmente e la mancanza di cibo e acqua non gli permetteva una giusta idratazione.
-Non c’è un dottore qui?-
Niente, tra 40 passeggeri nessuno che avesse mai anche solo sfogliato un manuale medico.

-Amico, fai proprio cagare! Dov’è il tuo sharm alla Harry Styles?- affermò scherzosamente Louis tentando di rallegrarlo.
-Fanculo Leader- rispose lui sfoderando un sorriso e chiamando mio fratello con l’appellativo che gli aveva dato quindici anni prima.
-Ho voglia di pesce- aggiunse alla fine.
-Harry, stai male, non sei  diventato gay!- replicò Louis guadagnandosi un’occhiataccia divertita dall’amico, intuito il doppio senso di mio fratello.
Quei due insieme erano una forza: si conoscevano da 15 anni e non avevano mai litigato, si adoravano e sapevo con certezza che, il sarcasmo di Louis, era una strategia per non ammettere il grande dolore che provava al solo pensiero di poterlo perdere.
D’altronde era quella la realtà; dispersi su un’isola nel bel mezzo dell’oceano senza medicine o una buon’anima che sapesse qualcosa di cure mediche, sopravvivere ad un’infezione era praticamente impossibile.

-Jess, ti prego, vieni qui-
Una voce sofferente mi chiamò da lontano e, nonostante le mie preghiere, constatare che apparteneva ad Harry mi spezzò il cuore.
-Come stai?-
Domandai già consapevole della risposta, sollevandogli delicatamente la testa e appoggiandola sulle mie ginocchia.
-Devo chiederti una cosa fondamentale-
-Dimmi pure- affermai senza esitare, anche se spaventata dalla possibile domanda.
-Sono sexy come sempre vero?-
Spalancai la bocca in segno di disappunto e lo colpii ripetutamente sulla spalla, mentre cercava di farsi scudo con le mani, rinfacciandogli il fatto di essere un’idiota.
Cullai la sua testa fra le mie braccia per diversi minuti, attorcigliando le dita tra i suoi morbidi ricci e domandandomi come mai a casa lo odiassi così tanto.
Ma non potevo cambiare la mia opinione nei suoi confronti, maturata in ben 15 anni, dopo soli due giorni perché mi chiedeva aiuto con espressione dolorante.

Quella sera Niall riuscì ad accendere un fuco, abilità che aveva appreso durante quei mesi infernali; come si dice “Necessità fa virtù”.
Ci sedemmo accanto a quel piacevole tepore e ne approfittammo per parlare e conoscerci meglio.
-Che ne dite del gioco della bottiglia?- propose Louis.
Essendo l’unica ragazza, i due birbanti acconsentirono di buon grado, ma sapevo per certo che se mi fosse toccato baciare Niall, il mio cuore non avrebbe retto.
Il primo a girare la bottiglia fu Louis, già consapevole di dover scontare una penitenza visto che di certo non avrebbe baciato sua sorella né uno dei ragazzi.
-A cosa pensavo quando l’ho proposto!- mormorava tra sé e sé mentre si toglieva i pantaloni pronto a gettarsi nell’acqua ghiacciata come richiedeva la penitenza.
-Vi auguro ogni male- ci urlò contro mentre sghignazzavamo divertiti.

Era il mio turno; presi la bottiglia, con un colpo secco del polso la feci girare e la macchina pompa sangue nel mio petto passò trenta interminabili secondi alternando la tachicardia all’infarto quando il tappo segnava di fermarsi verso Niall o Harry.
Alla fine si fermò, esattamente come il mio respiro si bloccò in gola.


Spazio autrice: Posso dire di essere abbastanza soddisfatta di questo capitolo. Come avrete ormai capito Jess è inesorabilmente attratta da Niall ma ancora non può definire "amore" questo sentimento, dopo tutto sono passati solo due giorni dal loro primo incontro.
Inoltre Niall è un ragazzo molto taciturno quindi, nonostante sembri che anche lui sia attratto da Jess considerando la scena del risveglio in riva al mare, sarà molto difficile per lui esprimere i suoi sentimenti.  Ma sarà ancora più difficile per Jess convinvere con il dubbio che lui la ami oppure no.
Non giungerete presto alla conclusione, quindi se vi va di scoprire come andrà a finire, continuate a seguire la storia e, se avete bisogno di chiarimenti o volete anche solo lasciare una recensione per farmi sapere cosa ne pensate, sarò felice di rispondervi e di leggere cosa avete da dire. Bene, detto questo ringrazio tutte quelle che seguono la storia e mi dileguo. Un bacio :)


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