the rock show

di Pioggeestive
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** surprise! ***
Capitolo 2: *** let's make this last forever ***



Capitolo 1
*** surprise! ***


La sua voce mi accompagna ogni giorno, mi fa compagnia in un mondo per me pieno di solitudine, un mondo simile ad una scatola grigia, in cui devi essere chiuso dentro per forza, e dove l'unico spiraglio di luce che riesci a vedere per andare avanti ogni giorno è solo ascoltare una stupida voce. "Ti accontenti di poco" mi dicono. Ma il fatto è che per me la voce di Tom è tutt'altro che poco. Non si può sapere quanto io mi senta fortunata ad avere un ipod e un paio di cuffiette. Io le considero le mie armi per combattere quello che è lo schifo della vita. Sono davvero il mio scudo e la mia spada. Sono la miglior cosa che abbia mai avuto.
È un giorno di pioggia, una Domenica di pioggia,per precisare. Giorni come questo si possono dire l'ideale di vita di una ragazza che ama vegetare nel suo letto ascoltando il ticchettio delle gocce battere un ritmo assai affrettato sul tetto della sua camera. Giorni come questo sono quelli in cui ti dedichi alle cose che più ti piacciono. Io per esempio amo mangiare. Ma oggi non ho tanta fame, quindi decido molto stranamente di scendere di casa a fare un giro. Sì, un giro con la pioggia, e soprattutto da sola. Mi sorprendo della mia decisione, non tanto perchè piove, ma perchè io ho sempre odiato camminare per strada da sola. Ma quando c'è la musica ad accompagnarmi, non sono mai sola, quindi mi infilo la felpa dei nirvana per proteggermi dal freddo, e poi un jeans scelto a caso dal mio guardaroba, e le dr.martens per non impregnare di pioggia le mie amate converse. Oggi credo non sia un giorno come tutti gli altri, mi sento strana, stranamente felice. Infilo il giubbino e scendo, lasciando i miei genitori con un "torno tra poco".
Fuori fa più freddo di quanto mi aspettassi, una nuvoletta di fumo esce dalla mia bocca per poi disperdersi nell'aria. Infilo le cuffiette quasi con le dita gelate e poi inizio a camminare senza una vera a propria meta. Parte una canzone dei green day, e già inizio a sentirmi a casa. Mentre cammino penso, e pensare tanto rende la mia giornata fin troppo seria, quindi rientro in casa e mi preparo un the ai frutti di bosco, con i biscotti affianco, e quintali di zucchero per concludere, poi penso che mi andrò a rannicchiare vicino il termosifone leggendo un libro. Ma una risata insolita proveniente dal salotto mi desta. Mia madre? Sì. Sta ridendo con papà, e mi stanno imbarazzantemente fissando. Cos'avrò di strano? Beh, i capelli non staranno nel migliore dei modi, ma i miei genitori non sono tipi che ridono per qualcosa come la capigliatura di una persona. Stanno ridendo perchè sanno qualcosa che io non so.
Non riesco a godermi la tazza di the, troppi pensieri mi frullano nella mente, e poi qualcuno si è attaccato al campanello e nessuno sta andando ad aprire. Così, di malavoglia, mi alzo e vado a vedere chi potrebbe mai essere alle cinque di pomeriggio.
Il postino. Il postino?
Non faccio in tempo a chiamare mamma, che l'ometto baffuto con la busta in mano mi ferma prima che dicessi qualunque parola.
< Helena Rubber? > .
< S..si! > rispondo. < Ora chiamo subito mia madre, mi scusi >
< Ma non è tua madre che cerco! > mi risponde con affare nervoso.
< Beh, allora un secondo che chiamo mio padre.... > rispondo, con aria stranita....
< Io veramente devo consegnare una busta a te. >.
La risposta mi spiazza. Non ho mai ricevuto posta in vita mia.
Metto una firma su un foglio e congedo il postino con affare impaziente, cercando di poter aprire al più presto la busta.
Ha una forma rettangolare, è più linga delle altre buste, quelle normali, con cui si inviano le lettere o le cartoline. Questa è verde e ha stampato in grande la scritta "TICKET ONE" nella parte anteriore.
Ticket one.
Ticket one!
'Ommioddio fa che sia quello che penso, fa che sia quello che penso, fa che sia quello che penso!'
Eccoli. Colore giallo, forma rettangolare ed una grande scritta in grassetto al lato. "BLINK-182". Non respiro. No, proprio non ci riesco. Non riesco a respirare, non riesco a crederci. Mi siedo a terra con il fiatone e gli occhi spalancati. Mi sudano e mi tremano le mani. Chi potrebbe essere stato a comprare due biglietti per il moo sogno? In un secondo mi tornano in mente le labbra sghignazzanti dei miei genitori. LORO. Santi! Santi! Loro. Mi alzo da terra e corro nella camera matrimoniale. Li trovo seduti ai piedi del letto, come se mi stessero aspettando da tempo. Poi tutto accade in una velocità incredibile. Io guardo loro. Loro guardano me. Visi inespressivi. < Voi >dico. < siete stati voi >.

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Capitolo 2
*** let's make this last forever ***


Roma è una città stupenda, e l'attesa la rende ancora più bella, anche nei piccoli particolari. Mancano tre ore al momento in cui si apriranno i cancelli, quelli che mi permetteranno di realizzare il mio sogno . Non avevo mai provato una sensazione così intensa. Il mio stomaco si contorce non per la fame (come di solito accade), ma per l'attesa. Di solito le ragazze della mia età hanno le farfalle nello stomaco solo quando vedono un ragazzo carino, io in questo momento ho uno zoo intero che me lo sta spiaccicando. Alla vista dei cancelli, mi sento letteralmente svenire. La fila è ancora poca, per mia fortuna, così trascino zia (la mia amata accompagnatrice) alla coda per poter arrivare il più sotto possibile al palco. Voglio godermi questa giornata, nessuno potrà guastarmela. Così le 3 ore passano interminabili, quando un rumoroso parlottare mi distoglie dai pensieri e mi allarma. Guardo l'orario, i cancelli si saranno sicuramente aperti, infatti riesco a fare qualche passettino alla volta fino a quando non raggiungo l'entrata. Ho le lacrime agli occhi. Dei signori vestiti di nero e con gli occhiali da sole a mò di buttafuori, mi chiedono svogliatamente lo zaino e ci frugano dentro. Dopo averci bruscamente strappato il biglietto, ci fanno entrare. La prima cosa che faccio? Urlo e rido come una stupida. Come se fossi la ragazza più felice del mondo. Forse lo sono veramente! Raggiungo il palco. Tre file di persone mi separano da esso, e quindi durante l'attesa, mentre i gruppi di apertura continuano a farmi accumulare ansia nella pancia, mi avvicino lentamente alla prima fila trascinando zia, e finalmente tocco il cancello che mi separa dal palco. Mi pizzicano gli occhi, ma non voglio farmi vedere piangere davanti tutte queste persone, quindi mi trattengo. Affianco a me c'è una ragazza bassina, con una bandana in testa e capelli neri e legati in una coda. Sorride, forse era l'effetto che le fa la canna che si sta fumando, infatti ha un'espressione estasiata. "Piacere, sono frankie!" Mi dice, spiazzandomi. Si può fare amicizia con una ragazza sotto l'effetto di una canna? "Piacere, Helena!" Dico, felice di aver fatto almeno una conoscenza. "Sei emozionata, giusto? Scommetto che è il tuo primo concerto" mi dice, di nuovo sorridendomi, solo che questa volta noto meglio i denti bianchissimi. È proprio una bella ragazza. "Io, beh, si!" Rispondo. "Ahahaha beh, buon divertimento allora!" Mi dice. Mormoro un grazie, e la conversazione finisce lì. I gruppi di apertura non sono gran che, ma almeno ci intrattengono mentre aspettiamo che arrivi il grande momento. Uno dei chitarristi mi lancia il suo plettro e mi fa l'occhiolino. Io inizio a ridere e non smetto, sto iniziando davvero ad ambientarmi qui, e mi piace l'aria che c'è. Si respira attesa, ansia, felicità, energia, adrenalina. Abbiamo tutti le stesse emozioni. Il tempo sembra non passare, ma ecco che le luci si spengono, e arrivano due ragazzi che scoprono la batteria che era stata coperta con un telo nero fino ad ora, altri due portano tre microfoni, e altri accordano le chitarre. Le persone iniziano a spingere da dietro, urlare e agitarsi. Che atmosfera, che vita! Rido, poi non ce la faccio e piango. Piango di gioia, non posso crederci, è più forte di me, urlo anche io. Un minuto, pii silenzio. Un "ooooooooh" viene urlato dalle persone, per smorzare l'attesa. Urlo. < NON CI POSSO CREDERE, UN MINUTO E AVRÒ TUTTO IL MIO MONDO A POCHI METRI> più a me stessa che a chiunque altro. Frankie affianco a me inizia ad agitarsi e ridere come molta altra gente qui. I ragazzi se ne vanno, ed ecco che le luci si accendono. Che il concerto inizi! Ecco entrare Travis. Mi bruciano gli occhi, mi brucia la gola. Poi Mark. Rido, Rido con le lacrime. Ed ecco Tom. Le mie orecchie si tappano. Non respiro, vedo solo lui. Il suo piercing al labbro, il suo sorriso a mezza bocca. Eccolo, la mia ragione di felicità, più di chiunque altro. Piango. Un miscuglio di emozioni mi annebbia la mente. Ed ecco che inizia la prima canzone. La sua voce è estasiante, più di qualunque droga al mondo, forse è proprio una droga, la più forte, però. Ad un certo punto degli omoni giganteschi, mi prendono per le braccia, fino a sollevarmi sopra il palco. O H M I O D I O. Sono sopra lo stesso palco dei blink-182. Non riesco a pensare, guardo la gente che urla, cerca di arrampicarsi ma non ci riesce, e poi vedo me, la ragazza con un culo spaccato che ha avuto la fortuna di salire sul palco. Dovrei godermi questo momento. Ma inizio a piangere come una deficiente. Mi giro con le lacrime e mi ritrovo Tom di fronte, che mi sorridde, e dopo aver visto la prima lacrima scendere dal mio occhio, mi abbraccia. Cazzo cazzo cazzo. Lui è Thomas Matthew De Longe. E mi sta abbracciando. Un " ma cosa cazz....?" Mi esce dalla bocca. Mi sta stringendo, stritolando, come se fossi stata una persona che non vedeva da tempo e che gli mancava tanto. "Non lo so!" Mi risponde. La sua voce. La sua voce. La sua voce! Sta accadendo tutto troppo in fretta. Mi gira la testa e non riesco a stare impiedi. Mi tremano le gambe. La mia vista diventa sfocata, tutto gira, gira, gira intorno a me. Credo stia per svenire. Svenire in braccio a Tom De Longe. Svenire davanti un pubblico intero. Che cosa da deboli di cuore. Ma eccomi qui. Svengo tra le braccia dell'uomo che avrei definito quello della mia vita.

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