Un amore impossibile siamo noi.

di Magikgio96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Conoscenze. ***
Capitolo 2: *** Vittoria! ***
Capitolo 3: *** Luck&Cigarettes ***
Capitolo 4: *** OcchiBlu ***
Capitolo 5: *** SognoOsonDesto? ***
Capitolo 6: *** Past ***
Capitolo 7: *** Rinascere. ***
Capitolo 8: *** Partenza. ***
Capitolo 9: *** Believe. ***
Capitolo 10: *** England. ***
Capitolo 11: *** Prime gelosie. ***
Capitolo 12: *** Felicita'. ***
Capitolo 13: *** A meta'. ***
Capitolo 14: *** Chiacchiere e Toast. ***
Capitolo 15: *** Lividi. ***
Capitolo 16: *** Rivelazioni. ***
Capitolo 17: *** Prima settimana. ***
Capitolo 18: *** Buongiorno principessa! ***
Capitolo 19: *** La prima volta. ***
Capitolo 20: *** Amore mio. ***
Capitolo 21: *** Riflessioni. ***
Capitolo 22: *** Nostalgia. ***
Capitolo 23: *** Stava succedendo. ***
Capitolo 24: *** Bun bum. ***
Capitolo 25: *** Maledetta me. ***
Capitolo 26: *** Razionalità o sentimento? ***
Capitolo 27: *** Stupia+Partenza. ***
Capitolo 28: *** Ciao Italia! ***
Capitolo 29: *** Smettila di prenderti in giro. ***
Capitolo 30: *** Cicatrici. ***
Capitolo 31: *** Vendetta+ritorno. ***
Capitolo 32: *** Epilogo-Tra gioia,dolore e futuro. ***



Capitolo 1
*** Conoscenze. ***


Driiin, driiin.

Sentii il suono della sveglia. Odiosa sveglia, mi ripetevo sempre che un giorno l'avrei gettata fuori dalla finestra.

Mi alzaai con malavoglia dal letto, come tutte le altre mattine d'altronde
Come sempre pensai che lo avrei rivisto, che ancora una volta m'avrebbe rellegrato la giornata, lo stesso pensiero ogni mattina.

Marco.
Bello, alto, moro, occhi azzurri.
Fisicamente era perfetto per me, se non fosse stato per quel suo caratteraccio.
Non era un cattivo ragazzo, solo che.. non lo capivo. E per quanto ci provassi era impossibile riusirci.
Aveva la sua cerchia d'amici, una ragazza ogni notte, i suoi festini, le sue sigarette, le sue sbornie.
Eravamo due mondi opposti io e lui.
Non ero una di quelle sue ragazze. Ero diversa.
Io ero nei miei jeans che quella mattina decisi di indossare, nelle felpe, nei miei capelli legati e nel poco trucco che usavo. 
Ero io.
Ogni mattina era la stessa storia. Salutavo velocemente mia mamma, e con un biscotto in bocca e i libri in mano correvo verso l'autobus.

"Ehi ti ho preso il posto!" Marina, l'amica piu' cara che avevo.
"Pronta per il test di inglese?" Mi chiese mentre arrancavo fra i nodi delle cuffie.
"Si!" risposi con un lieve sorriso.
"Vinceremo questo viaggio!" Fu la sua risposta. Dopodichè (Conoscendomi) mi lascio' sprofondare giu' nella musica.
Driiiiin. 
"Maledetto driiin" pensai fra me e me,facendomi scappare anche una risata. Come un'ebete. 
Presi posto, vicino la finestra.
Non avevo ancora visto Marco, ma speravo in una sua partita.
La mia finestra si affacciava sul campetto da calcio, e io amavo guardarlo giocare.
Veramente io amavo e basta.
Amavo i suoi occhi blu, i suoi capelli neri, il suo fisico scolpito da chissa' chi o cosa.
Era un dipinto bellissimo, Marco per me.
Era il sorriso di un bambino in una giornata buia.
Mi rattristai pensando che per lui non ero altro che una delle tante.
Una che gli moriva dietro,e che avrebbe imbottigliato la sua voce e il suo profumo.
C'ero abituata ai miei pensieri, e mi ero abituata anche a spegnerli.
Ed è quello che feci per il resto dell'ora. 
Dovevo vincere quel viaggio!

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Capitolo 2
*** Vittoria! ***


Entrai in classe e presi posto vicino la finestra, come tutti i giorni.
Era da quella finestra che vedevo marco giocare.
Le ore passarono veloci, e il compito fu facilissimo.
Tutt'un tratto venni attirata da delle risate nel cortile, voltai lo sguardo e.. MARCO. 
Marco era lì.
Non s'accorgeva mai di me, ma io ogni volta m'accorgevo di lui.
Mi accorgevo del suo modo di correre così strano, delle goccie di sudore che gli cadevano in viso quasi a delineare quei linamenti scultorei.

No, non sto esagerando.
Marco era quello. Era un quadro dipinto da chissa' quale pittore, era la risata di un bambino. Marco era nei miei occhi stanchi, nelle mie giornate miti.
Era qualcosa che viveva in me.

Che brutta cotta m'ero presa, amara.
Mi vibrò il cell. 
"Svegliati, è mezz'ora che ti fisso". Era Marina che si sbracciava disperatamente tentando di dirmi qualcosa.
"Cosa c'è?" Le risposi.
"Stasera vieni alla festa vero? Ci sarà anche Marco!"
Buuuuuuuuuuuuuuuuuuuum. Un colpo al cuore. Le gambe cominciavano a tremare, la gola a seccarsi, e probabilmente m'era venuto anche qualche capello bianco.
"Marco..? Alla festa?"
"Si è amico di Benjamin"
Benjamin... non mi era mai stato cosi simpatico! 
Benjiamin era un tipo strano, o meglio era strano il rapporto con Marina.
Se uno dei due aveva casa libera, si faceva l'amore e poi si tornava a dimenticarsi. E' un qualcosa che non sarei mai riuscita a fare.
Dimenticare Marco.. era possibile? Me lo chiedevo spesso, e ogni volta la risposta era incerta.
Non c'ho mai capito niente dell'amore, o meglio non voglio capirci piu' niente.
Senza pensarci su mandai un messaggio a Marina.
"Si io alla festa ci vengo."
E ci sarei andata.
Armata di tutto l'amore possibile.

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Ho notato parecchie visite, vi ringrazio infinitamente! Spero vi piaccia il mio modo di scrivere alle volte troppo ''Poetico''.. :)
Vi saluto, MG. :*

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Capitolo 3
*** Luck&Cigarettes ***



“Con tutto l’amore che hai Alessia. Ma quanto amore hai? Quanto amore sei disposta a dare? Sei disposta a lottare? Marco è bello, e i suoi occhi sono il cielo in cui sai di poter brillare. Sono un mondo da esplorare. Sono i giochi che amavi tanto quando eri bambina. E le sue labbra? Evita di mettere il rossetto oggi. Pff, che pensiero stupido Ale. Le sue labbra sono il traguardo che non raggiungerai mai, come il suo cuore, la fortezza che mai abbatterai.  Ma se tu cominciassi a respirare con il suo naso, baciare con la sua bocca, toccare e vedere con le sue mani, con i suoi occhi.. Non significherebbe che hai già perso la guerra? Hai perso Ale! Guardati, un vestitino e un po’ piu’ di trucco non bastano a farti cambiare. Hai perso Ale. E’ ora di ammetterlo”. Ecco i pensieri che mi balenarono in testa davanti lo specchio.
Un vero e proprio monologo, da persona idiota , questo è certo.
Su Ale tirati su.
Misi le scarpe, e tentai di smorzare tutti i film che mi ero gia’ fatta. Non sarebbe successo niente.
A volte ero un vero e proprio regista. Calcolavo con precisione massima, quasi matematica, ogni scena.
I dialoghi poi erano degni d’oscar.
Peccato che gli attori erano gli stessi, i baci lo stesso, e il risveglio anche.
Arrivai, Marina mi apri sprezzante di gioia.
“Eccoti, sei bellissima!” mi disse con fare gentile.
Mi girò quattro o cinque volte intorno. Mi sentivo osservata, la musica alta e la gente avvinghiata.
“Esco fuori ,fumo una sigaretta” sussurrai a Marina. 
Marlboro light. Ne accesi una con quell'accendino fucsia che mi accompagnava ormai da 1 anno. 
"Scusa hai da accendere?"
Mi voltai.
Marco.
Il cuore precipitò vorticosamente verso una dimensione che non eslporavo piu' da tempo. 
Sentii lo stomaco accortocciarsi in mille maniere, con voga e furia.
Mi aveva chiesto una sigaretta? 
Proprio a me?
Se ne stava lì in piedi con aria nobile e fisico statuario.
I suoi occhi sembravano piu' blu, e tutt'oggi a distanza di tempo, non riesco a capire se a far luce erano i suoi occhi o i fari adiacenti al balconcino sul quale ci trovavamo.
Un balconcino romantico, con una decorazione tutta di ghirigori e qualche rosa selvatica che tentava disperatamente di restare attaccata a quel balcone che aveva qualcosa di magico.
Cominciai a tremare, e sempre tremando tirai fuori il pacchetto e gli concessi di prendere la tanto ardita sigaretta.
"Grazie!" disse sorridendo, e fissandomi.
-No dai, non fissarmi ti prego. Non torturarmi. Guarda che tutti questi sorrisi potrebbero ammazzarmi-
Pensai, come se gli stessi parlando. 
Sorrisi.
"Ma ti è sparita la voce?" 
Sorrise.
"No.. la voce ce l'ho" 
Dissi sorridendo ,e accennando una piccola risata.
"Ah che sollievo.. piacere Marco!"
-E' buffo. 
Io so come ti chiami. Io so tutto di te. Conosco i tuoi occhi come le strade di casa mia. Io ti conosco ,io so come sei e chi sei. Tu sei l'amore.-
"Piacere ,Alessia" 
Risposi. Mi strinse la mano.

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Capitolo 4
*** OcchiBlu ***


Occhi blu.

“Spero non ti dispiaccia se resto ancora un po’ qui, dentro la musica è troppo alta” mi disse.
-Marco,marco,marco. Non mi dispiace affatto. Puoi restare qui tutto il tempo che vuoi,puoi anche allontanarti da te, ma a me bastera’ una sola traccia, anche impercettibile del tuo profumo, e giuro,giuro che mi andrebbe bene anche cosi. Se vuoi, possiamo guardare la luna insieme. Respiriamo insieme. Stiamo insieme. No Marco, non mi dispiace-
“Si” risposi in maniera incredula.
Quasi con sincronia, entrambi fissammo la luna. Qualche nuvola qui e la, uno scenario da film.
I miei dannati pensieri mi portarono a pensare che prima o poi, in tutte quelle parole che non gli ho mai detto, ci sarei affogata. E non ci sarebbe stato alcun modo di risalire in superficie se non le sue calde mani.
Maledizione.
Maledetto amore.
Maledetto Marco.
Maledetti occhi blu.
“Ma non ti fanno male quelle scarpe?” disse fissando prima il mio tacco 12 e poi i miei occhi.
Probabilmente aveva capito di torturarmi con quegli occhi zaffiro.
“Ahahah, no ci sono abituata”
Mi sorrise finemente.
“Ti va di ballare?” mi chiese.
La musica era piu’ lenta, la gente s’abbracciava.
Ballare con Marco. In quanti film era capitato?
Smettila di pensare stupida!
“Si, con molto piacere!” risposi lasciandomi dietro tutti quei pensieri che mi attanagliavano l’anima e pensando solamente alla mia grande idiozia.
“Prego signorina” disse facendo un lieve inchino e porgendomi una rosa.
Cominciammo a ballare.
Le sue mani intorno ai miei fianchi, la mia testa nell’incavo del suo collo.
Un puzzle perfetto.
Chissa’ forse eravamo destinati davvero a qualcosa. Forse i miei film non erano solo fantasia.
Ballammo per attimi infiniti.
Ballammo per tutto il tempo, e non passava minuto o secondo senza che il suo profumo o i suoi occhi blu mi rapissero anima e cuore.
Occhi blu un giorno m’avrebbe ammazzato.
Martina ci scorse in mezzo alla folla, e con gli occhi lucidi mi accenno’ con le mani un ok.
Ok. Si era tutto ok.
Non sarebbe potuta andare meglio.
Io.
Lui. I suoi bellissimi occhi blu. Li si che ci sarei affogata.
Amore.

Intanto tenevo stretta la rosa fra le mie mani. Non l’avrei lasciata per niente al mondo.
Era bellissimo.
Poi il buio. La musica tutt’un tratto fini, e il dj congedò tutti.
Mentre estraevo il telefono dalla borsetta per chiamare mio padre,Marco mi bloccò il polso.
“Ti accompagno io se vuoi”
Certo che voglio.
“Si va bene, ma è un po lontanuccio”
“Meglio cosi”
Meglio? Cosa avrebbe voluto dire? Forse aveva voglia di stare con me?
Ero la persona piu’ felice del mondo.

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Capitolo 5
*** SognoOsonDesto? ***


Sogno.

“Eccoci, è qui”.
Eravamo gia’ arrivati. Non era possibile. La distanza si era accorciata, forse anche lei s’era innamorata dei suoi passi. O forse, di lui. Come me d’altronde.
“Oh siamo gia’ arrivati?”
“Eh già..”
“Quando ci rivedremo?”
Mi stava chiedendo se ci saremmo rivisti? Un sogno. Il mio sogno.
“Frequento la tua stessa scuola”
Mi sorrise. Sorrise come solo un angelo poteva fare, come solo Marco sapeva fare.
Ed era un sorriso diverso. Era un sorriso che racchiudeva qualcosa di magico, qualcosa di invisibile agli occhi, ma che il mio cuore percepiva benissimo.
Lo sentivo bussare nel petto, voler uscire e scappare chissa’ dove.
Forse voleva andare a trovare quello di Marco.
Tutt’ora non m’è chiaro se Marco fosse o no la mia metà, ma una cosa è certa: In quel momento lui mi completava.
Lui era la parte estroversa di me.
Era i miei sorrisi finti, che diventavano veri.
Era in me. Come un’idea, come una canzone.
“Perfetto..a domani allora!”
Mi congedò abbracciandomi, e entrai in casa.
Il sogno, era finito.
Marco non c’era piu’, il suo profumo mi aveva lasciato.
Fissai la luna dopo aver indossato il pigiama. Qualcosa mi diceva che quella notte io non avrei dormito.

Le mie ipotesi furono vere.
Non dormii, a tal punto da esser puntuale. Stranamente qualcosa mi aveva impedito di sognarlo, forse perché i miei sogni si stavano realizzando.
Ma questo chi poteva saperlo.
Sentii un clacson.
Papa’ era gia’ uscito, e in genere era solito lasciare la sua cartellina tipica di un medico, sul tavolo.
La presi di fretta, e uscii.
“Papa’ eccot…” restai immobile. Di stucco. Marco.
Mi voltai, l’auto di papa’ era parecheggiata non era ancora uscito.
Pfff!! Sei una stupida!
“Scusami pensavo fosse mio padre! Lascia sempre qui la cartellina!”
“Fa niente, dai su prendi lo zaino.. ti do uno strappo!”
Entrai e chiusi la porta.
Era venuto a prendermi.
Presi di fretta lo zaino, il telefono e chiusi la porta lasciandomi alle spalle ogni pensiero.
“Buongiorno Marco!” dissi.
“Buongiorno anche a te!” Disse dandomi un bacio sulla guancia!
Buongiorno Marco! Buongiorno amore! Buongiorno felicità!

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Capitolo 6
*** Past ***


Past.

“Mica ho corso troppo?” disse chiudendo la portella e aggiustandosi i suoi capelli.
Sì aveva corso un bel po’, ma questa è un’altra di quelle cose che non sono riuscita mai a dirgli. “No, non preoccuparti”
“Bene, ne sono felice.” All’uscita fatti trovare qui, ti riporto io a casa.
“Certo m..” non feci in tempo a finire che sentii qualcuno chiamarlo.
Uno schiamazzo, un urlo e un bacio.
Doveva essere la sua ragazza.
“E questa qua?” disse guardandomi dalla testa ai piedi.
“Mia cugina” disse, facendo spalluccie.
Lo congedai ed entrai in classe.
-Stupida! Idiota! Incosciente! Ecco cosa sei!-
Per tutte e cinque le ore mi gettai addosso queste esatte parole, sprofondando ancora di piu’ nell’abisso della disperazione. Si, disperazione amorosa però.
Ho sempre pensato ,sin da quell’età che era meglio il tunnel dell’alcool che la depressione per colpa dell’amore.
L’amore è un diavolo, e lo penso tutt’ora che apparentemente ho tutto quello che volevo.
Apparentemente.
Sono rimasta sempre un po’ quell’adolescente malinconica, non m’ha voluto abbandonare.
Ma allora chi lo poteva sapere.
Chi mai avrebbe potuto prevedere tutto cio’ che sarebbe accaduto? Io no di certo.
E anche se avessi potuto, il mio passato sarebbe stato uguale.
Perché l’amore ti tira, ti inganna, ti usa, ti graffia ma non t’uccide, e credo che quella sia la cosa peggiore.
Restar vivi dopo la guerra.
Restare vivi ,per cosa poi? Guardare le macerie di qualcosa che ormai e’ distrutto?
Risentire l’eco di quella voce, e vedere la luce di quegli occhi?
In quei momenti ho sempre sperato di uscirne morta dalla mia battaglia contro l’amore, e il ricordo tutt’ora mi fa male.
E durante tutto il corso della giornata il mio unico pensiero fu quello.
La mia stupidita’, le bugie di Marco, Marco.
Nessuno, e dico nessuno, sarebbe riuscito a smuovermi dai miei pesanti pensieri.
Ero seduta sempre li, sempre vicino la finestra. E riconobbi, come sempre, la sua risata in mezzo a quella di tanti, ma non ebbi il coraggio di voltarmi a guardare.
Le lacrime sarebbero uscite.
E le sentivo lì, in fondo agli occhi. Spingevano e le sentivo quasi urlare.
Volevano uscire e mostrarsi.
Ma io le mie lacrime non le ho mai mostrate, nonostante tutto.

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Capitolo 7
*** Rinascere. ***


Rinascere.

Ultima ora.
Nel frattempo Marina aveva saputo tutto e come sempre, era stata li, armata piu’ di me, a tirarmi su di morale.
Lei non aveva mai combattuto per amore. Non ne era capace. Ma non di combattere, d’amare si intende. Certe volte la invidiavo a tal punto da voler essere in lei.
Non avevo paura per me, per il dolore. Ma per i pensieri che si sarebbero fatti rivedere. Maledetti.
No, no, quella volta fu diverso. Solo che come sempre, io non lo potevo sapere. “Fatti forza Ale”.
Furono quelle le parole di Marina.
E aveva ragione.
Dovevo darmi forza. La scelta di innamorarmi di uno come lui è stata mia.
I miei pensieri furono interrotti dai tabelloni di inglese.
Dovevo sapere come era andata quella prova, e se era andata bene sarei partita.
Presi i libri, senza troppa forza, senza troppa voglia, senza troppo tutto.
Mi alzai senza far rumore, non volevo essere notata.
Non mi andava.
Mi fermai davanti quei tabelloni, e scorsi tutti i nomi, fin quando non lessi il mio.
Gli occhi ,nemmeno fossero stati attirati, piombarono sul nome di Marco.
Ci sarebbe stato anche lui. Perfetto. Come rovinarsi un mese.
La partenza sarebbe stata di li a una settimana.
Comunicata la bella notizia a Marina comincio’ a saltare. Lei aveva la straordinaria capacita’ d’esser felice. Ma non per lei, no. Per gli altri.
Segui una settimana intensa in attesa della partenza. Marco me l’ero trovata faccia a faccia solo una volta, in cui aveva anche tentato di scusarsi dicendo che con quella la era finita.
Ma poco ci credevo.
Non mi aveva nemmeno fatto effetto.
Il giorno precedente non avevo nemmeno visto la sua partita.
Però continuavo a respirarlo, continuavo a sentirlo dentro me.
Solo che la fiamma era diventata debole, e io piu’ allegra.
In quella settimana avevo persino cambiato taglio di capelli.
Avevo cominciato a truccarmi un po’ di piu’ e a sorridere piu’ spesso.
M’ero stufata.
Ricordo quella settimana, come le altre 4 che sarebbero poi successe, la piu’ veloce di tutta la mia vita.
Avevo preparato la valigia, con i capi nuovi per l’occasione.
Mi ero fatta trascinare dall’allegria di Marina, dalla voglia di avventura che mi era presa tutt’un tratto, dalla rabbia per essere stata trattata in quel modo.
Che poi, era niente in confronto a cio’ che sarebbe successo dopo.

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Capitolo 8
*** Partenza. ***


Partenza.

E cosi s’avvicino’ anche il giorno della partenza.
05.00 a.m
I miei mi accompagnarono all’aereoporto, dove, dopo aver asciugato le lacrime di mia mamma e aver appreso sapientemente i consigli e le raccomandazioni del babbo, m’unii alla mia classe.
Posto 56.
Cercavo imperterrita il mio posto.
“Alice” e una mano salutarmi dall’altro lato del corridoio.
Era Marco.
I miei sospetti si rivelarono veri. Ero seduta accanto a lui.
Che destino stronzo. Cominciavamo bene.
“Grazie.. non riuscivo a trovare il mio posto”.
“Di niente”
Accennai un sorriso lieve, ma lieve per davvero, presi il mio mp3.
“Io.. ho voglia di parlarti.”
E di cosa aveva voglia di parlare? In fondo non s’era poi tanto dispiaciuto quando m’aveva trattata in quel modo.
“E di cosa? Su parla!” Dissi in maniera fredda guardando fuori.
“Ricordi la sera in cui t’ho conosciuta?”
“Io sono una persona che ricorda tutto.”
“Beh meglio cosi..ecco io quella sera, pensavo tu fossi una ragazza di quelle che frequento abitualmente,che non ci saresti rimasta male. Ma evidentemente mi sbagliavo.”
“Gia’. Hai sbagliato”
“Ricominciamo da capo”.
Non avevo tantissima voglia di riprendere da capo. Ma ci avrei trascorso un mese, mi toccava.
“Come vuoi” dissi facendo spalluccie.
“Piacere Marco”.
“Piacere, Alessia”
“Giuro se potessi ti chiederei di ballare un’altra volta”
“Giuro se potessi, ti risponderei no”
Rimasi di stucco. Non credevo di aver pronunciato quelle parole.
Mi fissò. Non se lo aspettava un rifiuto. I tipi come lui rifiutano, non vengono rifiutati.
Ma io ero cambiata e quella volta era cascato male.
“Ti posso capire. Anche io avrei pensato la stessa cosa”
“Consolati. L’inghilterra è piena di ragazze, potrei rifarti. Inutile perdere tempo dietro me”
“Io voglio perdere tempo dietro te. Io sono cambiato.”
“I tipi come te non cambiano” dissi voltando lo sguardo ancora verso il finestrino. Adesso ci trovavamo ad alta quota.

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Capitolo 9
*** Believe. ***


Believe.

Mi accarezzo’ delicatamente il viso, in maniera tale che io potessi voltarmi.
Stupidamente mi voltai, sperando in chissa’ che cosa.
Ero abituata a sperare senza ricevere nulla in cambio.
Mi fisso’ negli occhi, dandomi la possibilita’ di perdermi nei suoi occhioni blu.
Quanto mi piacevano. Mi sarebbero piaciuti sempre.
Al di la’ del tempo, al di la’ di cio’ che li avrebbe spenti.
Io l’avrei amati sempre.
“Quando Marco dice una cosa” disse con tono serio “E questa cosa non riguarda quante ragazze ha portato a letto ieri sera, quante ragazze ha deluso o usato” per un attimo i suoi occhi si inumidirono “Marco parla seriamente.”
Mi aveva spiazzata.
Ma non come le altre volte, in cui mi sentivo leggera, mi sentivo bambina.
No.
Stavolta mi aveva spiazzata in un’altra maniera.
Piu’ seria. Piu’ profonda.
Una maniera che fece bruciare lo stomaco, pizzicare la gola, e irrigidire i muscoli.
Come una malattia.
“Sei la malattia e la cura”.
In quel preciso istante quella canzone comincio’ a risuonarmi in testa e probabilmente solo allora ne capii l’esatto significato.
Deglutii e risposi un flebile “Ti credo.”
Continuo’ a fissarmi per un po’, e i nostri visi si avvicinarono,tanto che sentivo il suo dolce respiro accarezzarmi leggermente la pelle.
I suoi occhioni blu si fecero sempre piu’ vicini, sempre piu’ grandi, sempre piu’ immensi.
A interrompere quel magico momento fu la voce robotica che ci disse che di li a poco saremmo arrivati.
Mi fisso’ ancora per un po’, lasciando la sua calda mano sulla mia guancia e lasciando che il suo respiro m’accarezzasse ancora un pò.
Passò il suo indice sulle mie labbra, e quando si volto’ feci la stessa identica cosa.
Mi aveva quasi baciata.
Le mie labbra per poco avevano incontrato le sue.
E di li fu tutta una salita d’emozioni.
Quelle stesse emozioni che avevo spento si riaccesero una ad una, non mi diedero scampo.
Non avevano voglia di lasciarmi stare.
Cominciai a sentire di nuovo le farfalle nello stomaco.
E per cosi poco per giunta!
Io avevo voglia di un suo bacio. Di una sua carezza.
Io avevo voglia di Marco.
Io avevo voglia di essere felice.

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Capitolo 10
*** England. ***


England.

Come sempre, non mi ero svegliata in tempo dai miei pensieri che non m’ero accorta che eravamo atterrati.
A svegliarmi fu lui, il mio angelo custode.
Mi tirò via per un braccio ,mi sorrise e mi disse “Da qui parte la nostra avventura”.
Si. Da li sarebbe cominciato un nuovo mondo, solo che ovviamente come sempre, e tanto per cambiare la routine,io non lo potevo sapere.
Scendemmo,  prendemmo le valigie, e ci riunimmo con la classe.
Di li a poco venni a sapere che saremmo stati al centro di Londra e che la casa dove avrei abitato io non era tanto distante da quella di Marco.
Marco m’accompagno’ fino a dove avrei abitato e mi congedo’ con un tenero bacio sulla guancia.
Il pomeriggio avevamo le lezioni.
Entrai e ad accogliermi fu un allegra famiglia.
Jackie ,la moglie, mi accolse con un caloroso abbraccio, chiedendomi come mi chiamavo e presentandomi suo marito, Bob.
Di li a poco sentii dei passi lenti, il rumore di una porta che si apriva e poi.. un angelo.
Figo. Figo. Figo.
Senza maglietta, fisico palestrato e occhi nocciola da far paura.
Ma nonostante cio’, io non riuscivo a vedere e a pensare piu’ a nessuno dopo cio’ che era successo in aereo con Marco.
“Piacere Jhon”
“Piacere Alessia”
Mi abbraccio’ e  in quell’istante sentii quanto caldo fosse il corpo.
Però, calorosi questi inglesi.
Jackie mi preparò qualcosa e nel frattempo cominciammo a parlare.
Le parlai delle mia famiglia, della mia vita, di quanto fosse diventata perfetta.. parlammo per due ore abbondanti.
L’orario delle lezioni era vicino.
Lo avrei rivisto.
Mentre uscivo sentii una voce chiamarmi.
“Vuoi un passaggio?” Mi chiese in maniera molto cortese Jhon “Purtroppo per ora ho solo la moto un pochino malandata”.
“Non preoccuparti, la signorina viene con me”.
Sentii una voce calda, che avevo ben conosciuto, alle mie spalle.
“Ehi Marco!” mi voltai verso Jhon “Lui è Marco, è un mio amico.”
Fra i due furono sguardi minatori.
Presi Marco e lo trascinai via dopo aver salutato molto cortesemente Jhon.
“Quel tipo non mi piace” disse, mettendo un braccio intorno al mio collo.
Camminavamo abbracciati.
Era strano come quando fossimo abbracciati il mondo era piu’ lento, tutto era piu’ calmo e tranquillo e non il solito mare in tempesta.

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Capitolo 11
*** Prime gelosie. ***


Prime gelosie.

Desideravo cosi tanto che non finisse mai quel momento.
Comincio’ ad accarezzarmi dolcemente con il dorso della mano il viso, e allora tentai di spegnere quei piccoli brividi che mi erano nati dietro la schiena, presi fiato e sibilai un lieve “Perché?”
“Non so. So solo che non mi piace e basta. Appena arrivata ci prova con te”
Sorrisi.
“E adesso perché ridi?” disse guardandomi perplesso.
“Perché sei tenero. Ahahahah, ma se tu ti sei presentato la mattina dopo avermi conosciuta, sotto casa con la tua auto..ahahahah”
“Ahahahahah”
Ridemmo per quasi tutto il tragitto. Ridemmo forte, come non avevo mai fatto con nessuno. Come se non avessi mai riso in tutta la mia vita. Risi. Risi a tal punto da avere dolori di pancia.
Era pazza e innamorata.
O forse ero pazza perché innamorata.
Non lo capiro’ mai.
Tutt’un tratto divenne serio.
Lo fissai per qualche secondo e poi li chiesi “Perché hai smesso di ridere? Non ti diverti piu’?”
Accennò un lieve sorriso e pronuncio’ delle parole che tutt’oggi ricordo.
“Vedi”-prese fiato-“Il punto è che tu non sei di nessuno. Sei giovane, bella, simpatica e carismatica, ma nessuno ti appartiene. Come tu non appartieni a nessuno.”
“..Beh?” Dissi con aria meravigliata e confusa.
“Ecco il punto è che io a te mi ci sono gia’ affezionato. La festa, la sigaretta che non ti ho ancora reso, il mio essere bugiardo, l’aereo e poi questo. Non sei di nessuno, ma non devi nemmeno essere di qualcuno che non abbia il mio nome, il mio cognome e che non sia io. Non devi appartenere a nessuno. Ti prego Alessia”
Il suo sguardo si fece piu’ serio, e la sua voce piu’ tremante.
Qualcosa mi diceva che le sue parole in aereo non erano tutta una menzogna.
“Marco ma..” mi zitti poggiandomi il suo indice sulle labbra.
“Sssh, non parlare.” Dissi abbracciandomi fortemente, come nessuno aveva mai fatto prima.
Le mie braccia cadevano a penzoloni lungo i suoi fianchi, e dopo aver disteso e richiuso le mani per vedere se cio’ che stava accadendo era vero, decisi di stringerlo anche io.
Ovviamente la stretta fisica non era eccessiva, non ho mai avuto molta forza.
Ma il mio cuore lo stringeva in una maniera cosi tremenda, cosi forte e prepotente, che se fosse stato vero probabilmente l’avrei ucciso.
Io invece non mi sentivo uccisa, o in pericolo. No.
Le sue braccia mi facevano sentire viva. Tremendamente viva. Ma di quel vivo che non capita spesso. Scoprii di amare i suoi abbracci.

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Capitolo 12
*** Felicita'. ***


Felicita’.

Ci staccammo, ci guardammo e nessuno di noi due ebbe il coraggio di spiaccicar parola.
Mi prese le mani e con lieve forza le porto al suo viso, appoggiandole sulle sue guancie morbide come la seta.
L’amavo.
Comincio’ a piovere e io indossavo un giubbottino abbastanza leggero.
“Piccola ti raffredderai, entriamo dentro”.
Eravamo arrivati gia’ davanti scuola.
Piccola. P i c c o l a.
Dopo averlo salutato scandii per tutte le ore restanti quelle parole.
Mi aveva chiamata piccola. Si era preoccupato per me.
Marco, il mio sogno proibito, mi aveva quasi baciata, mi aveva abbracciata, era stato premuroso e mi aveva chiamata piccola, nell’arco di una sola giornata.
Quel giorno di meta’ Maggio nulla mi sembrò vero.
Ero felice ,ma avevo paura.
Paura di svegliarmi e rendermi conto che Marco era solo un sogno.
O peggio.
Svegliarmi, e ritrovarmi esattamente li, senza lui.
E poi ero tremendamente felice. Felice da fare schifo.
Era lui a rendermi cosi.
Quel ragazzo aveva un effetto strano su di me, che non capivo. Aveva il potere di farmi sorridere, di farmi riflettere, di farmi cadere nell’abisso della disperazione e di risalire in superficie solo porgendomi le sue calde mani.
Chissa’ cosa ero io per lui.
Magari tornati a casa, non avrei significato piu’ nulla.
Scossi la testa, convinta che in quel modo quei pensieri mi avrebbero abbandonata.
Fino ad allora erano stati momenti magici, troppo belli per essere rovinati da degli stupidi pensieri.
La giornata passò veloce, feci nuove amicizie e delle lezioni ci capii ben poco.
Era bastato un solo giorno a far si che sul mio banco spuntasse una grande M, scritta in corsivo e con qualche cuoricino.
Era il mio ‘’portafortuna’’.  Chissa’ magari fino a Giugno e alla maturita’ ci sarebbe stata un’altra lettera.
All’uscita cercavo in tutti quegli sguardi il suo.
Cercavo Marco.
Lo cercavo come una pazza, e a interrompermi dalla mia ricerca fu un bacio sulla guancia.
“Ah eccoti” dissi sprezzante di gioia. L’avevo trovato.
“Mi cercavi?”
“Si”.

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Capitolo 13
*** A meta'. ***


A meta’.
Mi fissò e mi prese le mani.
Deglutendo e sudando freddo mi disse “Non vedevo l’ora di trovarti”
“Anche io aspettavo solamente di trovarti” dissi con voce tremante.
Avevo detto quelle parole? Per quanto tempo avevo sognato di dirgli tutte quelle dolci parole? Per quanto? E adesso, era tutta realta’.
Mi diede un leggero bacio sul naso. La cosa mi fece sorridere come una scema e accennando un piccolo ‘’aww’’ lo abbracciai.
Certo che ero proprio scema.
“Stasera hai da fare?” e interruppe l’abbraccio.
“No, non ho niente da fare.. ti va di vederci?”
“Mi hai letto nel pensiero baby”.
Tornammo a casa, senza dirci parola ,sguardo nello sguardo e mano nella mano.
Non stavamo insieme, non eravamo nemmeno amici.
Non avevamo fatto l’amore, e non ci eravamo mai baciati.
Eravamo qualcosa di indefinibile, ma quell’indefinibile mi piaceva da impazzire.
Era un rapporto sul filo del rasoio.
A meta’ fra l’essere amici o amanti.
A meta’ fra una carezza e un bacio.
E ho sempre pensato, che qualcun altro al posto mio sarebbe impazzito.
Io ero pazza gia’ di mio.
Arrivati sulla soglia di casa mi congedò con una carezza e un “attenta piccola, quel tipo non mi piace”.
Lo tranquillizzai dicendo che in camera sua aveva una foto di una ragazza.
Pensai subito fosse la sua ragazza.
Il solito bacio sulla guancia e entrai.
Chiusi la porta e mi lasciai scivolare lungo essa, mi sentivo cosi leggera.
Cosi bene.
Una sensazione che non avevo mai provato, oppure non ricordavo.
Fissai per un attimo il soffitto e sorrisi come un ebete.
“Hai un bel sorriso ,sai?”
Era Jhon.
Arrossi in volto, e chinando il capo rosso per la figura d’ebete che avevo appena fatto risposi in maniera molto timida “Grazie”
“Ahahaha, non c’è bisogno di vergognarsi. Devi essere molto stanca per accasciarti dietro la porta.
Gia’, stanca… Ero innamorata da fare schifo! Felicissima!
“Si.. qui studiate di piu’” ,accennai un sorriso.
“Voi italiani amate la comodità” e ricambiò il sorriso.
“Vieni mi stavo giusto preparando un toast, prosciutto e formaggio.. ti va?”
Accettai e cominciammo a preparare i toast.

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Capitolo 14
*** Chiacchiere e Toast. ***


Chiacchiere e toast.

Mentre Jhon preparava i toast, decisi di riempire due bicchieri di succo d’uva.
L’avevo sempre visto alla tv, sui libri di inglese, nei cartoni, ma non lo avevo mai assaggiato.
Cosi come quella terra.
L’avevo sempre vista da uno schermo o una pagina.
Ed ora che ci dovevo abitare per un mese mi sembrava tutto cosi strano.
Senza contare quanta fortuna mi stava portando.
Mentre riempivo il secondo bicchiere, schizzò un po’ di succo sul mio collo.
“Cavolo” esclami, dimenticandomi della presenza di Jhon.
Il succo bagnò la mia polo bianca.
“Caspita.. vado a cambiarmi e scendo”
“No i toast sono pronti, prendi questa”-disse togliendosi la felpa e rimanendo con una canottiera che ne delineava il fisico scultoreo “Io non ne ho bisogno”.
Accettai di buon grado, non avevo voglia di fare le scale e dopo essere corsa nel bagno al piano inferiore per cambiarmi, ritornai in cucina.
Di quella maglietta mi colpi immediatamente il profumo.
Un profumo inebriante,che mi piaceva da impazzire.
Non ci feci caso e tornai in cucina. Cominciammo a mangiare.
“Sei carina sai.. Ce l’hai un ragazzo?”
Avrei voluto rispondere ‘’chissà’’.
“Mmmh.. piu’ o meno”
“Piu’ o meno?”
“E’ complicato”
“Quindi se io…” Mi prese e mi trascino’ di peso sul divano distendendosi sopra di me.
Le mie urla e i miei calci erano inutili, mi tappò la bocca con un bacio.
Schifoso vai via.
Non ho voglia di te.
Lo spinsi con la forza e gli mollai un ceffone. Erano stati momenti infiniti.
Arrivai in camera e mi chiusi con la chiave. Non avevo voglia di vederlo.
Feci una doccia, tentando di scacciare i pensieri.
Quella sera avevo un appuntamento con Marco.
Mi ero portata il vestitino di quella sera, di quando lo conobbi e mi acconciai alla stessa maniera.
Scesi le scale, guardandomi attentamente intorno.
Se con una felpa e una polo sporca era stato capace di sbattermi sul divano e baciarmi, figuriamoci adesso che ero con una vestito corto.

Giovy'corner :*

Non mi prendo mai uno spazio tutto mio! Ma in questo caso andava fatto per ringraziare in particolar modo tutti coloro che continuano a recensire la mia storia e a seguirla e a tutti coloro che hanno fatto si che potessi raggiungere quasi 400 e piu' letture nel primo capitolo.. Mi fa piacere vedere che i lettori aumentano sempre di piu'! :D 
GRAZIE MILLE A TUTTI QUANTI! :D

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Capitolo 15
*** Lividi. ***


Lividi.

Incontrai Marco.
Bello come il sole, pantaloni neri, camicia bianca e un di quelle sciarpe maschili enormi, che andavano tanto di moda e che mi piacevano tanto.
Mi avvicinai e lo salutai con un abbraccio fortissimo.
Il suo profumo quella sera, era magico.. come ogni giorno, ma quella volta di piu’.
Era uno di quei profumi che facilmente dimentichi, come il profumo dei dolci a Natale, come il profumo delle uova di cioccolato, che, ogni volta che lo senti ti si annoda lo stomaco.
Ecco.
“Hai un buon profumo gli dissi” senza esitazioni.
Per un attimo sorrise, poi li vidi farsi scuro in volto.
Purtroppo non mi ero guardata allo specchio quella sera.
Avevo un livido sulla spalla, e il coprispalle, fatto di tessuto leggero, lo lasciava intravedere.
“Cosa c’è?” lo guardai ignara della situazione.
“Chi te lo ha fatto?”
“Ah quello.. no..allora..ho sbattuto io”
Mentii.
Marco oltre che per essere uno stronzo era conosciuto anche come un attacca brighe.
Non si faceva problemi sferrare un cazzotto a qualcuno.
“Non mentire. Non deludermi. Te lo ha fatto qualcuno.”
Mi trafisse con lo sguardo. Non potevo non dirgli la verita’.
Raccontai ogni cosa, ogni singola cosa.
Eravamo ancora sull’uscio di casa, e quando finii di raccontare tutto sentii qualcuno alle mie spalle “Ehi, vuoi picchiarmi amico?”
Era Jhon.
“Giuro che ti spezzo le ossa”.
Fu un attimo.
Rumore di schiaffi, calci e imprecazioni.
No. Non poteva essere vero.
A separarli fu Bob. Marco gli spiego’ tutta la situazione e Bob caccio’ malamente Jhon.
Sarebbe rimasto dalla zia fino alla mia partenza.
Bob ci invitò ad entrare e lascio’ la cassetta del pronto soccorso sul tavolo.
“Vieni qui” dissi ,facendo accomodare Marco sulla sedia, accanto a me.
Presi un batuffolo di cotone , e lo intinsi con del disinfettante.
Glielo passai su tutti i suoi graffi e le sue ferite.
Si era ferito un labbro.
S’era fatto male, e io da buon samaritana ero la, a curargli tutte le sue ferite.
Io invece, avevo tanto bisogno di esser curata le ferite all’anima.

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Capitolo 16
*** Rivelazioni. ***


Rivelazioni.

Fu mentre gli passavo il disinfettante sul taglio sanguinante nel labbro che mi blocco’ i polsi, deglutì e mi trafisse ancora con lo sguardo.
Probabilmente quella sera aveva deciso di ammazzarmi.
Aveva degli occhi stupendi, blu come il mare. E ogni volta ci affogavo dentro. Li amavo da impazzire.
“Hai presente quando hai detto a Jhon che non sapevi se avevi un ragazzo o meno?”
“Si.”
Abbassò lo sguardo allontanando la mia mano dal suo viso.
“Nemmeno io lo so”
Arrossi e comincio’ a torturarsi le mani.
Lo fissai ferma senza dire nulla.
“Io vorrei tanto una ragazza”.
Il mio cuore si fermò per alcuni istanti.
Prese fiato, continuò a torturarsi le mani e tutt’un fiato disse “Ma se questa ragazza non ha i tuoi profondi occhi scuri, la tua pelle chiara e morbida, la tua risata.. Dio, l’amo da impazzire. Mi piace quando mi vedi ,mi corri incontro e mi sorridi. O quando ho tentato di baciarti, hai sorriso per tutto il resto del volo. E so che non te ne sei accorta. E adoro anche la tua sbadataggine. Come quando stiamo camminando abbracciati e tu sei immersa nei tuoi pensieri criptici e non te ne accorgi. Che poi vorrei sapere a cosa pensi, vorrei sapere se io ne tuoi pensieri ci sono, se ami me cosi come io faccio con te” mi fissò ,e inginocchiandosi continuo’ “Io lo so che probabilmente ai tuoi occhi sono il solito stronzo che tenta di spiaccicare quattro parole solo per portarti a letto. Ma io con te.. ecco se solo tu.. se solo io..”
Mi lascai cadere alla sua altezza, e afferatogli il volto con le mani cominciai a fissarlo.
“Sssh.”
“Ma non mi rispondi non dici niente?”
Lo fissai e sorrisi.
“Se solo tu sapessi in quante belle parole d’amore nei tuoi confronti mi sono lasciata affogare ti vergogneresti di quello che hai appena detto.”
“Ma allora tu..”
“Io, ti amo.”
Mi guardò e dopo aver fatto un sorriso con tutti i denti possibili, mi bacio’.
Mi bacio’ forte.
Quella sera oltre che le mie labbra, mi bacio’ anche l’anima.
Mi bacio’ le ferite, e sembrarono guarite in un niente.
Un bacio lungo, di quelle che avevo dato solo per finta.
Si staccò e fissandomi disse “Come fosse stato il mio primo bacio.”

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Capitolo 17
*** Prima settimana. ***


Prima settimana.

Jackie e Bob furono cosi carini quella sera da lasciarlo dormire a casa loro.
Jackie addirittura chiese scusa in lacrime per Jhon.
Stronzo.
Non se lo meritava quella sottospecie d’essere.
Solo dopo aver scacciato i pensieri d’odio fissai Marco, aveva preso sonno.
Mi teneva abbracciata e dormiva sul mio petto.
Doveva stare comodo su quel filo di seno che avevo.
Cominciai ad accarezzargli quei piccoli ciuffi che gli cadevano sulla fronte, non sapendo che non sarei piu’ riuscita a dormire senza.
Era cosi bello il mio Marco.
Mio.
Era bello mentre mi chiedeva scusa, mentre mi accarezzava e mentre mi baciava.
Anche prima di addormentarsi mi bacio’ dolcemente.
Solo una sera e i suoi baci erano diventati gia’ una droga.
Gia’, perché durante la mia adolescenza, ed anche ora ho sempre pensato che i baci della persona amata siano come una droga.
Come la prima sigaretta, la fumi, ti piace, prendi un vizio.
I suoi baci era un altro vizio che non riuscivo a togliermi.
Ero troppo felice per dormire, e leggermente mi lasciai scivolare dalla sua presa, presi un libro e sotto i freddi raggi lunari che leggermente illuminavano il suo bellissimo volto, mi accessi una sigaretta.
Era un libro strano quello che lessi quella notte,e mi ci volle un po’ per capire che si trattava di un libro d’avventure.
Fino a poco prima le avventure mi piaceva leggerle, non viverle. Ma non so quale buon vento, o quale smania di vivere mi prese quella notte.. avevo voglia di avventura.
Chissa’ magari tornare a casa e cominciare a vivere una nuova vita con Marco.
Finire la scuola, passare l’esame con il massimo, prendere la patente.
I 18 anni non gli attendevo cosi tanto, se non per la patente.
18,40,50 pensavo avrei amato e gioito sempre allo stesso modo.
Invece no.
Nella mia vita avrei trovato gioie diverse, amato gente diversa e sarei tornata a case diverse.
Tutto diverso.
Le luci, le persone, le emozioni.
Quella sera, la rissa, il bacio e la smania di avventura segnarono la fine della prima settimana in Inghilterra.
“Se questa è solo la prima settimana, figuriamoci nelle restanti tre”, dissi a voce bassa fissando la luna e tirando ancora un po’ da quella sigaretta.
Pensai anche di smettere di fumare, e credetti che ammazzarsi d’amore o di fumo era uguale.

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Capitolo 18
*** Buongiorno principessa! ***


Buongiorno principessa!

Alla fine riuscii a dormire un bel po’, e mi risvegliai senza Marco accanto a me.
Erano le 9.00 a.m di Sabato, e il Sabato in Inghilterra non si va.
Marco non c’era.
Non poteva essere stato tutto un sogno.
Allungai la mano sul letto, non c’era, ma c’era il suo profumo a rasserenarmi.
Marco era davvero stato con me.
Notai la porta di camera aperta,mi stiracchiai e tentai di alzarmi dal letto.
Notai un biglietto sul comodino che portava questa scritta qui:
 
“Buongiorno principessa! Purtroppo sono dovuto ritornare nella mia casa ospite per non farli preoccupare troppo. Ci vediamo all’ora di pranzo,passo a prenderti io.
I love you baby!
P.s hai delle labbra morbidissime e un profumo buonissimo!”

Principessa.
I love you.
Erano tutte per me, tutte tutte per me.
Mi feci una doccia, mi truccai e acconciai i capelli. Dovevo essere perfetta.
La mia lentezza fece si che per un pelo non facessi tardi.
Sentii il campanello suonare.
Marco! Gli saltai al collo. Giuro.
“Buongiorno RE” gli dissi sorridendo.
Mi bacio’.
Ma non sulla guancia. No, non piu’.
Sulla bocca.
Un bacio lento e lungo.
Come se le nostre labbra e le nostre lingue si fossero cercate a lungo. Come se erano qualcosa che si apparteneva.
Ma in realta’ nessuno dei due si era mai appartenuto.
E tutt’ora, ho i miei seri dubbi.
Chissa’ se anche i quei momenti Marco mi apparteneva.
Io so solamente che piu’ lo guardavo e piu’ l’amavo, e che quando non c’era cercavo il suo sguardo in mezzo ai tanti degli altri ragazzi.
Ci incamminammo e notai che aveva un cestino nella mano destra.
“Ma cos’è quello?” dissi incuriosita, in quel periodo piu’ che uno stronzo l’avevo visto come un tipo parecchio strano.
“Andiamo a fare un pic-nic oggi! Ho cucinato tutto io, spero sia di tuo gradimento”.Sorrise.

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Capitolo 19
*** La prima volta. ***


The first time

Il pomeriggio passò piacevolmente, non c’era nessuno intorno a noi.
Ci eravamo seduti di fronte un laghetto ,circondato da una recinzione e con qualche paperella.
Una tranquillita’ assoluta.
“Si sta bene qui” disse divorando l’ultimo pezzo di panino e stendendosi sull’erba fresca.
“Gia’”
Mi tirò con forza verso di lui, e poggio’ la mia testa sul suo braccio.
“E fai un po’ di compagnia al tuo re” disse con una faccia che mi sembrò quasi strafottente.
“Sono una principessa io, mica una dama di compagnia!”
Cominciammo a scherzare, a rincorrerci, lui che mi faceva il solletico, e io che ridevo.
Dio come l’amavo!
“Non mi avrai mai!” urlavo e ridevo.
E rischio’ davvero di non prendermi, se non fosse stata per una scivolata che ci fece ritrovare abbracciati su quell’erba fresca.
Ridemmo insieme, e ridemmo proprio forte.
D’un tratto comincio’ ad accarezzarmi i capelli ,rise e mi disse “buttiamoci”
Buttiamoci? Ma era pazzo?
“Ma sei diventato pazzo?”
“Dai siamo in Inghilterra, chi vuoi che ci conosca!”
Restai qualche secondo a notare come mi implorava con lo sguardo.
Mi feci convincere.
Comincio’ a togliersi la maglietta, dio com’era sexy.
Fu un attimo, si buttò.
Portava dei boxer blu, dio mio che imbarazzo avevo!
“Devo spogliarti io?” disse con fare malizioso e alzando un sopracciglio.
“No grazie” ,feci finta d’esser offesa.
Usci dall’acqua, e le goccioline che gli cadevano dai capelli sui pettorali lo rendevano cosi dannatamente sexy.
Mi si buttò addosso e comincio’ a togliermi la maglietta.
“Non ti vergogni mica?” mi chiese ,e nel suo sguardo trovai l’invito ad essere sincere.
Risposi di no. Sinceramente non me ne vergognavo. Non so perché.
Mi tolse la maglietta, e anche i pantaloni, mi passò un braccio dietro la schiena.
Fu un attimo.

Quel giorno facemmo l’amore.
Lo facemmo fisicamente e con l’anima.
Sentivo la sua anima avvicinarsi sempre piu’ alla mia, e il nostro amore crescere.
Mi sembro’ quasi stupito di scoprire che a 18 anni non avevo ancora fatto un passo cosi importante.

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Capitolo 20
*** Amore mio. ***


Amore mio.

Quel magico momento passò e restammo cosi, occhi negli occhi.
Non c’era nessuno intorno a noi, eravamo nudi e senza alcun timore.
Avevamo entrambi l’affanno ed entrambi eravamo sudaticci.
A nessuno dei due importava. Comincio’ lui a parlare, io non ne avevo il coraggio, non ne avevo voglia. Mi piaceva averlo cosi. Senza timori. Senza lacrime e preoccupazioni.
Degluti e abbassò lo sguardo.
Come quella sera.
Come quel bacio.
“T-Tu non avevi mai fatto l’amore” e mi guardò fissa “Devo confessarti una cosa”
“Dimmi”
“E’ stata la volta piu’ bella in cui io abbia mai fatto l’amore”
Rialzò lo sguardo, smise di sudare freddo e mi bacio’.
Non so per quanto restammo in quel modo, a baciarci.
Non so e non voglio immaginare.
Sentimmo voci, e solo allora decidemmo di staccarci per rivestirci.
Nessuno ci aveva visti.
Era stato un momento nostro. Dannatamente nostro.
Dannatamente bello, dannatamente lui, dannatamente io, dannatamente tutto.
La gente ci trovo’ abbracciati, come una normalissima coppietta a farci fotografie idiote.
Dovemmo lasciare quel posto.
Era diventato un posto magico, perfetto.
Ci riproponemmo che ci saremmo ritornati ogni qual volta avessimo voluto fare l’amore.
Almeno fino alla nostra permanenza in Inghilterra.
Ce ne tornammo a casa, contenti, sudaticci e innamorati fino all’ultimo cm di pelle.
Eravamo cosi perfetti io e il mio amore.
Gia’.

Il mio amore bellissimo.
Mio.
Amore.
Bellissimo.

Marco.
Lo descrivevi con queste parole.
Semplici ma d’effetto e tutt’ora se mi chiedessero di descriverlo lo descriverei esattamente cosi.
Con tutto l’amore che ho.

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Capitolo 21
*** Riflessioni. ***


Riflessioni.

Mi riaccompagnò a casa, e arrivata in camera mi guardai allo specchio.
Mi vedevo diversa.
Paonazza in viso al ricordo di quel gesto cosi ignobile per due amanti 18enni, ma cosi dannatamente bello.
Il mio seno e il mio ventre piatto scavati da solchi delle sue mani calde.
Gia’, avevamo commesso qualcosa di imperdonabile per me.
E saremo finiti all’inferno.
Nel girone di chi si è amato o non se lo è mai detto, o chi, come nel nostro caso s’era amato tardi.
Troppo tardi per star bene.
Troppo presto per star male.
Mi soffermai nei miei occhi riflessi su quello specchio sporco solamente dell’alone lasciato dalle mie dita.
Giornate grigie e vuote, trasformarsi in giornate piene e con un sole da far pizzicare gli occhi a un suo sorriso.
Lo stomaco annodato, al solo pensiero di sapere che non era mio.
Non era mia proprieta’.
E la felicita’. La felicita’ piu’ assoluta al pensiero che un giorno lo sarebbe stato.
Tutto per me. Tutto, senza lasciarne un pezzetto per nessuno.
La mia felicita’ era solo e solamente mia.
Dopo aver guardato il mio viso paonazzo, il ventre piatto, e i miei occhi mi soffermai sulle mie mani.
Anche se avevo solo 18 anni quelle mani avevano accarezzato tanto.
Avevano asciugato lacrime e donato abbracci, ed ora sarebbero state tutte sue.
Gli abbracci, le carezze la sera, prima d’addormentarsi sarebbero state tutte sue. Senza avidita’, senza tutte quelle brutte cose a cui gli uomini pensano cosi dannatamente spesso.
Ho sempre pensato che una carezza non avrebbe mai ferito nessuno.
E io nei miei 18 anni non avrei mai ferito nessuno.
Ero troppo innocente, troppo ingenua per ferire qualcuno.
Ho sempre lasciato che mi ferissero senza mai ferire.
Ho sempre pensato fosse giusto cosi.
E poi le mie gambe.
Dio come erano magre.
Alzai il jeans e mi soffermai su quella cicatrice, di quel brutto giorno.
Che poi tanto brutto non fu.
Vidi per la prima volta Marco.
Mi tese la mano dopo avermi fatta cadere dalla bici, avevo sbattuto la testa.
Oggi mi viene da ridere, e quasi quasi la ringrazierei anche quella cicatrice.

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Capitolo 22
*** Nostalgia. ***


Nostalgia.

Interruppi i miei pensieri.
E una nostalgia di casa mi fece attanagliare lo stomaco.
Marina.
Lei era sempre stata casa mia, e ora piu’ di prima mi mancava.
Non avevo nessuno che condividesse la mia gioia con me.
La chiamai –tanto la bolletta non la pagherò io-
Sorrisi a quel pensiero buffo.
Presi il cordless e decisi di chiamarla.
“Pronto?”
“MARINAAAAAAAAAAAAA!”
Dissi urlando e sprezzando di gioia.
“AMORE MIOOOOO!” rispose, e la sentii quasi di piangere.
“Non starai mica piangendo scema?”
“N-no io..” si soffio’ il naso, la conoscevo troppo bene “non sto piangendo cosa te lo fa pensare?”
“Ahahah non mentire scema, tanto tra 3 settimane siamo di nuove da te!”
“SIAMO?”
“Ecco io..” le raccontai tutto. Dell’aereo, delle gelosie, del rapporto intricato, del bacio, e di quel giorno al parco.
Anche se non ce l’avevo accanto, potevo vedere che saltava di gioia.
Finita la chiamata, indossato il pigiama e mandata la buonanotte alla ragione del mio sorriso, decisi di andare a dormire.
Nonostante la nostalgia avrei dormito sogni tranquilli quella notte.
Mi svegliai di sussulto, non stavo molto bene e decisi di non andare a lezione.
Scesi pronta a fare colazione, e nel momento in cui mi avvicinai alla cucina sentii due braccia possenti abbracciarmi.
Erano le sue braccia,quelle di quella sera, le braccia di Jhon.
Era tornato.
Non mi liberai da quell’abbraccio, poiché sentivo il cuore battere all’impazzata.
Ma cosa mi stava succedendo?
“Non ti liberare da questo abbraccio ti prego”.
Sul suo volto notai una lacrima.
-Anche i machi piangono- pensai.
“Scusami piccola”
Mi strinse piu’ forte, e mi bacio’ la fronte a fior di labbra.
Cominciarono a sudare freddo anche le mani.
Le ginocchia mi tremavano.
-Riprenditi Ale- pensai.
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Ciao lettori carisssimi <3
Ahahah ma come son bella :3
Ma Ale cosa diamine ti succede?!?!? :D
La prima volta t'ha sbandato il cervello?? Ahahah.. comunque sono qui per annunciarvi che questa long è quasi giunta a termine.. Ringrazio chiunque l'abbia messa fra i preferiti, fra le seguite, e a chi mi ha inserito nei suoi autori preferiti.
Ringrazio tutti coloro i quali hanno recensito e rivolgerei una preghiera a quei lettori silenziosi: Recensite per favore! :D
Ringrazio anche loro ^.^

Al prossimo capitolo ;)

P.s Ho una pagina Facebook nel quale scrivo poesie, pensieri, ecc.. Vi lascio di seguito il link :)

https://www.facebook.com/pages/Biancanera/351637808247707?ref=hl

Un bacione :*

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Capitolo 23
*** Stava succedendo. ***


Stava succedendo.

Non so cosa stava accadendo, quale malevolo sentimento stesse nascendo.
Ma so solo che mi dispiacque che quell’abbraccio finì. Ci ero stata bene.
Come se fosse quello di Marco.
Jackie entrò e ci vide in quel modo.
Io non ricambiai quell’abbraccio, se non all’arrivo della madre.
Non so perché lo feci, forse per il ricordo di quella sera.
“scusami,scusami” non ricordo per quanto tempo si scusò, tanto, ma proprio tanto.
Attimi che sembrarono infiniti.
Ogni parola mi trafiggeva il cuore, e i battiti acceleravano.
“Tranquillo Jhon!” feci finta di sorridere, gli diedi una pacca sulla spalla e mi voltai. “Vuoi un caffè?” continuai.
Non mi voltai, ma dal riflesso della finestra davanti a me notai che sorrise.
Sorrise. Dio come era bello.
Mi chiesi cosa mi prendeva, e continuai a fare il caffè.
Fu pronto e gliene versai una tazza.
“Tieni” dissi con fare gentile.
“Senti.. ma.. quel ragazzo, dell’altra sera.. è il tuo ragazzo?”
“Finalmente” dissi, e mi sentii sollevata quando mi ricordai di avere un ragazzo.
“Starete bene insieme” e puntò i suoi occhi nei miei.
Uno sguardo travolgente, uno sguardo di quelli che ti ammazza.
E m’ammazzò per davvero.
Ah, vaffanculo Jhon.
“S-si, s-stiamo davvero bene insieme” dissi con voce tremante, dopo aver letto un filo di malinconia nei suoi occhioni.
Notai che aveva cambiato tagli di capelli, sembrava un marines.
E gli stavano parecchio bene.
Piu’ lo guardavo e piu’ mi circolava in testa il suo nome e il pensiero di quanto fosse bello.
Dannazione.
Chiacchierammo ancora un po’ e salimmo in camera sua.
Mi racconto’ che quella nella foto era sua sorella, deceduta 3 anni fa in seguito ad un incidente.
Mi confessò di farsi qualche canna ogni tanto, e che quella sera era stata una di quelle.
Mi mostro’ ogni piccola parte del suo mondo.
Comincio’ a girarmi la testa, e ricordo il buio.
Mi risvegliai fra le sue braccia, mi aveva adagiata sul letto.
“Ah finalmente. Cominciavo a preoccuparmi.”
“oh tranquillo capita spesso”.

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Capitolo 24
*** Bun bum. ***


Bum,bum.

Bum bum. Sentivo il cuore spingere nel petto, fortissimo.
Dovevo aver avuto uno dei miei soliti giramenti di testa.
Ci fissammo a lungo, fino a quando non mi accorsi che aveva avvinghiato le sue labbra alle mie, tenendomi dolcemente la nuca.
Ci eravamo baciati.
Lo stesso che tentò di impossessarsi di me mi aveva baciata.
Fu una sensazione bellissima, di stupendo piacere.
Ci staccammo e la mia testa volo’ su Marco.
Cosa avevo fatto?
Avevo concesso le mie labbra a qualcuno che non fosse lui, e lo avevo fatto coscientemente.
Sapevo di sbagliare.
Pensavo che fosse stato l’errore piu’ tremendo e bello allo stesso tempo, di tutta quanta la mia vita.
Non so cosa mi prese, il cuore si fermò per qualche istante.
Bum,bum.
Lo sentii che batteva nel petto, scalciava, palpitava e voleva quasi esplodere. Ah, maledetta stupida.
Cancellai i pensieri,  e continuai a baciarlo a fior di labbra ,con gesti lenti.
Un bacio lento, uno violento.
Non ci capivo piu’ niente.
Lui mi strinse piu’ forte, e io quasi mi dimenticai di Marco.
No, non poteva essere vero.
Forse m’ero innamorata.
Ma si poteva amare due persona contemporaneamente?
A destarmi da quel momento magico fu il telefono.
Mi alzai di scatto e dopo aver letto il nome sul telefono sussurrai “E’ Marco..”
“Rispondi” Disse Jhon accarezzandomi le spalle “Perdonami” mi sussurrò in un orecchio.
Lo baci, nuovamente come se cio’ non fosse bastato.
Risposi al telefono.
“Amore!” mi chiamò dall’altra parte del telefono.
“Ehi..” risposi flebilmente. Io avevo paura.

Per la prima volta avevo avuto paura delle mie emozioni.

“Ma cos’hai amore?”
“No niente, ho solo un po’ di febbre”
“Dai ci sentiamo dopo cuore” Certo. A dopo.

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Capitolo 25
*** Maledetta me. ***


Maledetta me.

Notai che Jhon stava guardando l’orizzonte, con un braccio appoggiato al muro e sguardo malinconico.
“Tu fra 3 settimane partirai giusto?”
Lo fissai. Dispiaceva anche a me andar via.
“S-si Jhon..”
“Promettimi una cosa.”
“Cosa?”
“Tu ami davvero Marco?”
“Non lo so piu’ Jhon. Ho aspettato cosi tanto per averlo.”
“Promettimi, che non ne farai parola. I nostri baci rimarranno in Inghilterra, fra le lenzuola di questo letto e le pareti di questa stanza”
“Io te lo prometto!” dissi stringendo sempre di piu’ il cellulare nelle mani.
“Non torturare piu’ quel povero telefono. Stringimi” mi sussurrò all’orecchio.
Non lo feci.
Lo guardai , e scappai di sotto.
Mi addormentai letteralmente sul divano.
A svegliarmi fu Jackie che mi comunicò che Marco era venuta a farmi una visita.
Lo vidi.
“Vai via, ti prego” gli sussurrai flebilmente.
Non doveva essere li non se lo meritava.
“P-piccola ma che succede?”
Sentii gli occhi inumidirsi e le lacrime salire.
Non ero cosciente, come se fossi ubriaca del piu’ dolce dei liquori.
Marco, l’amore.
E poi c’era Jhon.
Lo sballo di una sera.
Decisi di riprendere la mia lucidita’.
“Scusami, è che non sto bene”
“Tranquilla amore. Mi hai fatta spaventare” disse baciandomi a fior di labbra.
-Marco ma non lo senti? Non senti il sapore delle labbra di Jhon? Davvero non lo senti? Sono cosi brava a mascherare tutto? Complimenti Alessia, qui lo stronzo bello e dannato era lui.-
“Se non vuoi restare, non farlo, non preoccuparti”
“Amore ma che ti prende? Oggi non sembri tu. Certo che voglio restare.”
Sentii la porta aprirsi. Era Jhon.
Lo salutai abbassando lo sguardo, mentre Marco li ringhio’ un sonoro ‘’Ciao’’
‘’Che ci fa lui qui?”
“E’ tornato, la zia ha problemi di salute”. No, era tornato per me. Maledetta me.

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Capitolo 26
*** Razionalità o sentimento? ***


Razionalita’ o sentimento?

Era passato qualche giorno, e anche quella seconda settimana si era conclusa.
Jhon continuavo a vederlo, e ogni giorno che passasse io l’adoravo sempre piu’.
Marco era dovuto tornare in Italia, per la morte di sua nonna.
Nonostante cio’, continuavo a sentirlo tutti i giorni. 
Quel giorno da scuola,mi venne a prendere Jhon.
Pioveva,pioveva a dirotto.
“Santa macchina” esclamai.
Ci fermammo in una piazzola.
“J-Jh..” non feci in tempo a parlare che mi tappò la bocca con un bacio accarezzandomi dolcemente dietro l’orecchio.
Non so per quanto restammo cosi.
“Ti prego scegli me” disse staccandosi dalla mia figura.
Razionalita’ o sentimento, cosa scegliere?
“Jhon vedi.. non è un amore possibile il nostro. Io ho Marco, e tu potresti meritare anche di meglio. Ci troviamo a non so quanti km di distanza. Non è razionale!”
Mi scese una lacrima. Davvero non avrei voluto mai partire.
Mi asciugò la lacrima con le sue calde dita,e avvicinandosi al mio orecchio sussurrò “Perché tu pensi che cio’ abbiamo fatto sia stato razionale?”
Lo fissai,e non seppi trattenere le lacrime.
Aveva ragione.
Eravamo capitati in un vortice e nessuno dei due riusciva a liberarsi.
Nel vortice dei nostri baci.
Dio come li amavo.
Per quel giorno non parlammo piu’.
Continuavamo ad amarci.
Senza pensieri,senza preoccupazioni.
O almeno non io.

La partenza si avvicinava sempre piu’, fin quando una sera ci trovammo abbracciati io e Jhon sul divano.
“Non lo lascerai vero?” mi sibilò Jhon osservando il messaggio in chat di Marco.
“No, Jhon. Lo sai meglio di me”.
“Quando sarai li, chiamami” mi disse, e mi concesse di sapere il suo numero di telefono.
Certo che lo avrei chiamato.
Io non so perché mi ero affezionata cosi tanto a Jhon.
Non era né amore, né un semplice volere bene.
Era qualcosa di piu’.
Qualcosa che superava i limiti. Io non capivo.
“Senti..” disse voltandosi verso di me “Prima che tu parta io vorrei poter dire che tu sei stata mia” continuò baciandomi appassionatamente le labbra.

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Capitolo 27
*** Stupia+Partenza. ***


Ciao seguaci della mia storiaaaa :3 
Questo è un capitolo un pò speciale, poichè sono due capitoli messi insieme.
Rileggendoli mi sono resa conto che non potevo separarli!
Detto ciò,buona lettura e ancora grazie a chi commenta e recensisce sempre!:*

Stupida, stupida,stupida!

Non capivo, le emozioni avevano preso il sopravvento su di me.
Poi la stessa scena.
Avevo fatto sesso con Jhon.
Non l’amore, no. Sesso.
Ci eravamo strappati i vestiti di dosso e ci eravamo baciati violentemente.
Voracemente.
Come se mai nessuno dei due avesse mai visto l’altro sesso.
Violenti.
Irrequieti.
Nonostante tutto, ricordo quel momento come un momento magico.
Finimmo, e ricominciammo.
Restammo tutta la notte cosi, ad amarci.
E a me bastava.
In fondo sarei dovuta partire fra una settimana scarsa, e nessuno si sarebbe ricordato di niente.
Sentivo le sue mani calde stringermi, e i nostri corpi unirsi.
Alessia, che stupida.
Ti eri innamorata per davvero.
Marco non era piu’ nei miei pensieri, non mi preoccupavo per lui.
Ma ovviamente la vita riserva una marea di sorprese, e non potevo sapere cio’ che mi riservava per quei precisi istanti.
Dio come stavo amando Jhon.
Nessuno poteva saperlo.
Nessuno.
Nemmeno io probabilmente.

Anche quel magico momento si interruppe, e restammo su quel divano abbracciati, non si sa come e neanche perché.
So solo che probabilmente quello era stato lo sbaglio piu’ grosso di tutta la mia vita.
Ma non me ne fregava, non me ne importava.
Ero felice, cosi felice che avrei potuto spaccare il mondo.
Eppure avevo compiuto un atto cosi ignobile, ma in quel periodo cio’ che era sbagliato mi attraeva molto.
Tantissimo.
Fin troppo.
Pensai a quanto mi sarebbe mancato, e a come avrei continuato la mia vita una volta rientrata in Italia.

Partenza. (secondo capitolo)

Io e Jhon non ci parlammo quel giorno, mi aiuto’ a fare le valigie.
In silenzio.
Ma quando i nostri sguardi si incrociarono, niente fermò le nostre labbra e i nostri corpi.
Facemmo l’amore, un’altra volta, piu’ forte di prima.
Finito tutto mi riaccompagnò all’aereoporto.
“Mi mancherai tantissimo” mi sussurrò.
Entrambi piangemmo da far schifo e ci abbracciamo sotto gli sguardi sbigottiti di tutti.
In quel momento pensai a Marco.
Lui mi aspettava li. Dall’altra parte della mia vita.
La storia con Jhon era ormai finita.
Non c’era modo di continuare, di potersi mai vedere. Di potersi riabbracciare.
Presi quel maledettissimo aereo, che mi aveva dato e tolto cosi tanta felicita’.
Restai in silenzio, guardando per chissa’ quanto tempo le nuvole fuori.
Ripensai a tutto quello che era successo, a quanto era passato velocemente il tempo e a quanto avevo amato.
Feci anche un lieve pisolino.
Al risveglio, non so cosa mi prese.
Marco.
Perché non era rimasto accanto a me?
Cominciai a cercarlo, e pensai a quanto fossi una poco di buono.
Mi era venuta voglia di vederlo. Impazzivo alla sola idea.
Che stupida idiota che ero.
Non potevo affezionarmi a piu’ persone contemporaneamente e cercarle solo quando mi faceva comodo.
I pensieri non mi lasciavo scampo, e oltre al desiderio di fumare si faceva strada in me anche il desiderio di poter riabbracciare Marco.
Mi odiavo, mi disprezzavo, mi rifiutavo.
Rifiutavo il mostro che ero diventata, cio’ che avevo fatto a Marco.
Cio’ che avevo fatto a Jhon.
Cio’ che avevo fatto a me stessa.
In fondo ora che tutto era passato, cosa sarei stata per Jhon?
Una puttanella.
La ragazza con cui è stato tanto per divertimento ,che ha pianto di fronte a lui e che non ha saputo scegliere tra l’amore razionale e quello sentimentale.
Ma l’amore non è una cosa razionale.
Mi stupii anche di come Jhon avesse accettato di buon grado ogni cosa. Doveva avere un cuore d’oro. E da quel pensiero che ritrovai la forza di sollevarmi ancora.
Il pilota ci avvisò di mettere le cinture di li a poco saremmo atterrati.

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Capitolo 28
*** Ciao Italia! ***


Ciao Italia!

Atterrammo, e presi con me le mie cose.
L’aria di casa aveva un sapore diverso, un buon sapore.
Sapore di baci, di abbracci.
Notai che tutti m’aspettavano, mamma, papa’, il cane e Marina.
E Marco?
Per un attimo pensai di meritare il fatto che lui non fosse li.
E lo meritavo per davvero, mi ero comportata come una troietta, di quelle che trovi in mezzo alla strada e che per quattro soldi son capaci di darti amore per un notte.
Mi sentivo uno schifo a quei pensieri, lo stomaco mi si accartocciò e ci misi un po’ a cacciare giu’ i conati di vomito e l’espressione di disgusto.
Corsi incontro alla mia famiglia, lasciando cadere le valigie e facendo un tonfo assurdo a tal punto che il cane fece un balzo indietro.
Ero contenta di rivederli tutti quanti.
Mamma aveva cambiato colore di capelli, se li era fatti biondi. Si concesse anche qualche lacrima.
Papa’ aveva cambiato quella montatura orribile da dottore ultranovantenne che portava.
E Marina mi colpi piu’ di tutti.
Pallida in viso, con le occhiaie che nemmeno il correttore copriva ed era diventata piu’ magra.
Ma oltre alle cose negative, notai anche quelle positive.
Aveva tolto l’apparecchio, e adesso poteva far vedere a tutti i ‘’sorrisi alla Marina’’ che si concedeva solo quando era con me.
L’abbracciai forte, e lei ricambiò.
“Mi sei mancata cosi tanto” disse in lacrime.
“E Marco?” le chiesi.
Vidi un fulmine passare i suoi occhi come se avessi chiesto qualcosa che non dovevo chiedere.
Infatti, non avrei proprio dovuto chiederlo.

Vergognati Alessia, sei solo una grande incoerente.

“Ha la febbre” annuncio’ con voce fredda.
Salimmo in macchina, e mentre il cane continuava a leccarmi la faccia io guardavo fuori dal finestrino pensando a tutto cio’ che era accaduto.
Marco, Jhon, aver fatto l’amore con entrambi.
Quel viaggio in macchina fortunatamente finì.
Scesi dalla macchina conscia della mia decisione.
Avrei lasciato Marco.
Inutile perdersi in chiacchiere, o in bicchieri d’alcool, non d’acqua.
Avevo fatto l’amore con Jhon. Come potevo amare ancora Marco? 

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Capitolo 29
*** Smettila di prenderti in giro. ***


Smettila di prenderti in giro.

Arrivammo e lasciai in fretta e furia le valigie, dovevo andar da Marco.
Per fortuna lui mi aveva lasciato le chiavi di casa sua.
Genitori divorziati, lui abitava con la mamma e guarda caso lei non c’era mai in casa.
Mi aveva raccontato che se ne era andata con un tipetto piu’ giovane di lei di 10 o 15 anni.
Una cosa cosi.
Chiamai Marina, ma non rispondeva.
Probabilmente i suoi durante il viaggio in macchina le avevano tolto il telefono per l’ennesimo due in chissa’ quale materia.
Decisi di incamminarmi verso casa di Marco.
Entrai.
Sentii dei rumori provenire dal piano di sopra.
Un sentimento di preoccupazione fece strada dentro me.
E se Marco fosse stato con un’altra?
Abbassai lo sguardo, vergognandomi di me stessa e della mia idiozia.
La stronza ero stata io.
Mi incamminai lentamente verso la sua camera.
Aprii la porta e lo spettacolo fu raccapricciante.
Lui, nudo. Marina anche. Un letto. Una coperta, preservativi e pillole anticoncezionali lasciate sul comodino.
Lasciai cadere le chiavi a terra, quando li vidi vestirsi disperatamente.
Avevo voglia di vomitare.
L’odore di alcool e sigaretta perforava le narici, e il fumo era visibile da un povero raggio di sole che disgraziatamente si faceva strada in quella fottuttissima stanza.
“A-a-aless…” sibilò Marco e continuando “s-scu-scusaci”.
Gia’, avrei dovuto scusarli. Qui chi voleva perdono ero io.
“Vestitevi immediatamente. Entrambi. Oppure finite di scopare o quel che cacchio stavate facendo” dissi racchiudendo tutta la rabbia di quel momento in un fiume di lacrime “Io ho chiuso con entrambi”.
Corsi a casa, piangendo, disperandomi.
Avevo avuto quello che meritavo, senza che lui ne potesse essere conscio.
Brava Alessia. Tu sapevi sempre come rovinarti la vita.
Mi catapultai sul letto, piena di rabbia, a tal punto da graffiarmi la faccia, da cancellare dalla memoria ogni ricordo di Jhon.
Gia’.
Non piangevo per quei due, no.
Io piangevo per me.
Mi rifiutavo, mi odiavo.
Sentivo le mie unghie penetrarmi la pelle, braccia, gambe, viso e cio’ mi provocava un senso di piacere. Sapevo che sarei finita in queste condizioni. Era prevedibile.

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Capitolo 30
*** Cicatrici. ***


Cicatrici.

Non so per quanto tempo piansi e urlai, per quanto mi disperai.
I miei ricordi precisi sono le lenzuola bianche sporche del sangue di una come me.
Ricordai che da piccola avevo visto un film, in cui un vampiro aggrediva una ragazza.
Il mio vampiro era la mia coscienza.
Mi rannicchiai e guardandomi i piedi sussurrai “Vieni a prendermi vampiro... aspetto solo te”.
Raccolsi le ultime forze e poi crollai in un sonno profondo.
Il giorno dopo mia madre non oso’ svegliarmi, non sapevo cio’ che fosse accaduto, non ero abituata a parlarle.
Non mi sveglio’ perché ritenne fossi stanca.
Ero stanca si.
Ma di tutto e tutti però.
-Ah, vaffanculo-
Pensai raccogliendo quell’ultima rabbia che mi era rimasta in corpo, quando osservai lo specchio di fronte a me.
Avevo delle cicatrici.
Ero stata una grandissima sciocca.
Decisi di uscire, tanto per svagare.
Ma nel momento stesso in cui stavo per scegliere i vestiti, mi squillò il telefono.
“So che non hai voglia di parlare. Ma si tratta di Marina. Corri a scuola è urgente”
Era Marco.
Ma cosa era successo?
Comunque sia, decisi di non andarci.
Non uscii nemmeno.
Marina poteva cavarsela da sola, cosa era successo? Benjamin l’aveva beccata con Marco, o le si era spezzata un’altra unghia?
Accennai una risata malvagia mentre un senso d’odio si fece strada dentro me.
Li odiavo.
Mi odiavo.
La giornata passò cosi.
L’indomani a scuola sentii qualcuno afferrarmi per un polso.
Era Marco.
Mi incastrò i suoi occhi nei miei.
“Marina è in ospedale. Cosa cazzo ti è preso ieri?? E’ la tua migliore amica cazzo! Non hai sensi di colpa?”
Mi urlò con tutto il fiato che avevo in gola.
No. Si sbagliava.

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Capitolo 31
*** Vendetta+ritorno. ***


Vendetta.

Sorrisi.
E in quel momento mi schifai di cio’ che ero diventata.
“Come puoi ridere? Cosa cazzo sei, chi cazzo sei?”
Notai una lacrima scivolargli lungo il viso quando lascio’ il mio polso.
Un po’ mi dispiacque.
Decisi di calmarmi.
“Quella che avrei dovuto essere. Cosa è accaduto a Marina?”
“Ieri è svenuta, ha perso conoscenza per un 30 di minuti buoni.”
“Tu eri con lei?” accennai flebilmente ma con tanta di quella rabbia in corpo da fare paura.
“Si” fu la sua risposta.
“Adesso come sta?”
“Male.”
“Cazzo, portami in ospedale” dissi voltandomi.
“Alessia, ma la scuola?”
“Portami in ospedale Marco cazzo!” ringhiai con tutta la rabbia e la preoccupazione che avevo per quell’anima innocente.
“Sali in macchina” disse.
Salimmo in macchina, e per tutto il tragitto non ci parlammo.
Arrivammo in ospedale.
Marco mi scortò fino alla stanza dove era Marina.
Il primo a entrare fu lui, stampandole un bacio sulla fronte.
Rabbia. Ma decisi di farmela passare.
Lei mi vide,e per un attimo quasi interminabile ci guardammo negli occhi.
Io e la mia migliore amica.
Messo da parte l’orgoglio, e fatti riaffiorare i sentimenti le corsi incontro.
Mi era cosi mancata.
“Cos’hai?” le chiesi fredda, inginocchiandomi ai piedi del letto.
Comincio’ ad accarezzarmi la testa.
“Io..ho un tumore”  sibilò.
Sgranai gli occhi,ero incapace di muovermi, di intendere o di volere.
Non parlai, ma scoppiai in un pianto profondo.

I giorni passarono, con Marco non parlavo piu’ ma mettevo l’orgoglio da parte se si trattava di Marina.
Lei cominciò la terapia e i miei giorni diventarono piu’ sereni.
Io continuavo a sperare.


In quei giorni mi ero anche sentita con Jhon, che si era fatto dare il mio indirizzo di casa.
Erano passati due mesi circa, avevo sostenuto la maturita’ e preso la patente.
Avevo studiato cosi tanto. Ma per quel 100 ne valse davvero la pena.
Aveva detto di dovermi spedire alcuni accessori fatti a mano da Jackie.
Era bello essere rimasti in contatto.
Ogni volta che vedevo il suo nome con accanto il pallino verde della chat.. andavo in tilt.
Ah, c’è  una cosa che vi ho omesso.

Avevo raccontato tutta la verita’ a Marco.

Non ci eravamo ne’ insultati, ne presi a pugni o calci.
Ma fece un gesto strano.
M’abbraccio’. Senza spiaccicar parola.
Quel giorno, avevo promesso a Marina di andarla a trovare per portarle il suo libro preferito.
Era ancora in ospedale, e passava il suo tempo leggendo.
Cominciai a prepararmi e sentii il campanello suonare.
Incurante di niente, scesi.
Aprii la porta e trovai un minuscolo pacchettino.
Lo aprii, e al suo interno un bigliettino.
“Ti aspetto in giardino”.
Non era firmato e ne’ riconobbi la scrittura.
Ma, chi poteva essere?
Tirai un lungo sospiro e mi incamminai verso il giardino.
Che poi non era un vero e proprio giardino, un piccolo spiazzo dove mamma lasciava il cibo per i gatti della vicina. Ogni tanto avevano l’abitudine di scappare.
Mi incamminai e mi trovai davanti cio’ che non mi sarei mai aspettata.
Jhon.
Stessi muscoli, stesso taglio, stesse labbra e stessi occhi.
Gli corsi fra le braccia lasciando andare quel biglietto poi trascinato dal vento.
Mi abbraccio’ fortissimo sollevando i miei piedi dal suolo.
Mi si risveglio’ il cuore, e la polvere accumulata in quei mesi andò via.
Lo invitai a casa, ma non volle entrare.
Allora presi le chiavi della macchina, e lo feci salire.
Non ci pensai due volte, e lo baciai. Lo baciaci talmente tanto forte da non lasciargli respiro. Lo baciai proprio come in quei giorni.
Mi strinse in un abbraccio talmente tanto forte da far quasi paura.
Ci staccammo, e fissandomi negli occhi mi disse “Non hai niente da raccontarmi?”
E fu quello che feci.
Gli raccontai ogni singola cosa, anche degli impegni di quel giorno.
“Quindi dobbiamo passare da quel tizio e poi da questa tua amica?”
“Si”
“Facciamo veloce però”
“Perché?” domandai stupita.
“Ho voglia di fare l’amore” disse baciandomi a fior di labbra.
Lo fissai negli occhi e senza timori risposi: “Anche io”.

Holaaa^_^
Come avrete capito, anche questa volta doppio capitolo.
Ci tenevo a ringraziare da morire Bella_96 e Banana_smile le mie due recensitrici (?) preferite!
Siete fantastiche! E ringrazio anche tutti coloro i quali lasciano continuamente recensioni.. yo! (?)
Alla prossima <3

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Capitolo 32
*** Epilogo-Tra gioia,dolore e futuro. ***


Eccoci qui. 
La fine di tutto.
Marco,Alessia,Marina e tutto il resto.
Mi è presa una stretta allo stomaco cliccando 'completa'. mi ci ero affezionata.
Ringrazio tutti coloro i quali mi hanno seguita,recensita,adorata e (speriamo di no eheheeh) criticata.
Sappiate che domani ci sarà la mia nuova storia,soprannaturale stavolta.
Spero di ritrovarvi tutti di nuovo qui, a lasciare recensioni fantastiche sotto i miei capitoli.

   SIETE STATI SPECIALI!
G R A Z I E !
Da giovy,marco,alessia,marina e Jhon.

Come siamo arrivati ad odiare?

Arrivati in ospedale, Jhon restò fuori dalla camera.
Era una cosa egoista, ma pensai che Marina sarebbe stata capace di portarmi via anche lui.
Entrai nella sua camera, e notai il cuscino pieno di capelli.
“La chemio me li porta via” disse fissandomi negli occhi e con un sorriso malinconico.
L’abbracciai, e le sussurrai “Resisti. Ti portera’ via anche questo brutto male”
Interruppi quel momento cosi doloroso per entrambe, mostrandole il libro che le avevo portato.
“L’hai portato, sii!” esclamò tenendolo stretto per le mani e fissandolo, cosi gioiosa che la invidiai.
Marco entrò sbattendo la porta, salutò con il solito bacio Marina, e come sempre mi si rivoltò lo stomaco.
Si voltò e dopo avermi sbattuta al muro mi urlò “Cosa cazzo ci fa lui qui?!?!”
“Non ti interessa” dissi staccandolo da me.
Marina chiamo’ un’infermiera per farsi accompagnare un po’ in giro per l’ospedale, quella era la sua piccola citta’.
Restammo io e Marco.
Marco e io.

“Come abbiamo potuto rovinare un cosi bel rapporto?”
“Non so” risposi.
Era la stessa domanda che mi facevo io da due mesi.
E in quei due mesi non l’ho mai trovata una risposta valida.
Sorrise. Ma un sorriso malinconico.
“Ti ricordi quando abbiamo fatto l’amore?” Al solo ricordo un vortice di emozioni, superò per un attimo il disgusto di tutta quella strana situazione.
“Certo che mi ricordo.” Risposi deglutendo il groppo che mi si era formato in gola.
“Quando io ti dicevo che tu eri la mia principessa e che ogni volta che facevamo l’amore, era come se fosse la prima.. non scherzavo.”

Interruppi quel vortice di emozioni.

Perché?

“Perché mi hai tradita?” chiesi fredda.
“Tu perché lo hai fatto?”
Mi aveva colpita in pieno petto. Non avrei saputo che rispondere.
Scavai per cinque minuti nei meandri della mia testa, del mio essere cosi contorto.
Perché lo avevo fatto?
“Per amore”
“Io amo Marina.”
“Io amo Jhon” dissi chiudendo i pugni, e ricordandomi con quanta facilità gli avevo confessato di amarlo.
“Resteremo sempre buon amici”
“Gia’.”

Ne e’ passato di tempo da quell’avvenimento, io continuavo a visitare la mia cara amica Marina.
Fino al 1O Giugno di 30 anni fa.
Il funerale di Marina.
Anche lei mi aveva abbandonata, era andata via anche lei.
Jhon era ripartito, l’avevo beccato in un bagno pubblico e scopare con una biondina.
L’avevo cacciato, senza esitazioni.
Nel frattempo ripresi anche i rapporti con Marco.
Lo aiuti, lo sorressi, dopo la morta di Marina era rimasto scioccato.
Non siamo mai piu’ tornati insieme.
Ma una cosa è rimasta uguale.
Io la solita ragazza timida, e lui il solito stronzo.
Mi sento tirare il vestito, mi volto ed è mio figlio di 4 anni. “Mamma mamma! Papa’ non è tornato ancora.. noi quando andiamo dallo zio Marco?”
“Un attimino ,finisco di raccontare una favola ai miei amici”
“Poi la racconti anche a me?”
Mi è saltato in braccio, facendo finta di saper leggere cio’ che vi sto scrivendo.
Squilla il telefono, io e mio marito siamo invitati a cena da Marco e sua moglie.
Una bella coppia davvero.

Siamo stati un amore impossibile.
Di quelli che si consuma in una notte.
Ma io, avrei fatto piu’ scintille di quella mora che ora si ritrova come moglie.
E penso che la ragazzina timida che continua a vivere in me, amera’ sempre quel ragazzo stronzo che a suo tempo l
e rubo’ il cuore.

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